Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 14 novembre 2023

TESTO AGGIORNATO AL 15 NOVEMBRE 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 14 novembre 2023.

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Cappellacci, Carè, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cesa, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Letta, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Orlando, Orsini, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 13 novembre 2023 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa della deputata:

   BRAMBILLA: «Modifiche agli articoli 12, 13 e 22 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, in materia di divieto dell'esercizio dell'attività venatoria mediante l'uso dell'arco» (1541).

  Sarà stampata e distribuita.

Ritiro di sottoscrizioni
a proposte di legge.

  In data 13 novembre 2023 il deputato Tremaglia ha comunicato di ritirare la propria sottoscrizione alla proposta di legge:

   DI GIUSEPPE ed altri: «Modifica dell'articolo 2 della legge 23 ottobre 2003, n. 286, in materia di compiti e funzioni dei Comitati degli italiani all'estero, e soppressione del Consiglio generale degli italiani all'estero» (1329).

Assegnazione di un progetto di legge
a Commissione in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

   XII Commissione (Affari sociali):

  DI GIUSEPPE ed altri: «Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero» (1042) Parere delle Commissioni I, III, V, VI, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Presidenza
del Consiglio dei ministri.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, concernente l'esercizio di poteri speciali inerenti agli attivi strategici nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 novembre 2023, recante l'esercizio dei poteri speciali, con opposizione all'acquisto, in relazione all'acquisizione, da parte di Petro Mat FZCO, del 100 per cento delle quote della società FBM Hudson Italiana Spa (procedimento n. 353/2023).

  Questo documento è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Trasmissione dal Ministero
dell'università e della ricerca.

  Il Ministero dell'università e della ricerca ha trasmesso un decreto ministeriale recante variazioni di bilancio tra capitoli dello stato di previsione del medesimo Ministero, autorizzate, in data 10 novembre 2023, ai sensi dell'articolo 33, comma 4-quinquies, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

  Questo decreto è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal Ministero dell'interno.

  Il Ministero dell'interno, con lettere del 13 novembre 2023, ha trasmesso le note relative all'attuazione data agli ordini del giorno: CANNATA n. 9 /1114-A/51, sull'opportunità di procedere ad assunzioni di personale di polizia municipale, in deroga alle vigenti disposizioni in materia, per i comuni con popolazione fino a 50 mila abitanti strutturalmente deficitari o sottoposti a procedura di riequilibrio finanziario pluriennale o in dissesto finanziario; CARETTA e CIABURRO n. 9/1114-A/85, sull'opportunità di rendere «strutturale» la sterilizzazione della spesa per i segretari comunali attualmente prevista fino al 2026, accolti come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 6 giugno 2023; BOF ed altri n. 9/1239- A/89, accolto come raccomandazione dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 31 luglio 2023, concernente misure volte a rivedere le disposizioni inerenti al tetto di spesa per i segretari comunali con riferimento ai comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti.

  Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali) competente per materia.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 10 novembre 2023, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della nomina della dottoressa Laura Bernini a componente del consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL).

  Questa comunicazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1 e 16 della legge 9 agosto 2023, n. 111, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante razionalizzazione e semplificazione delle norme in materia di adempimenti tributari (93).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VI Commissione (Finanze) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 14 dicembre 2023.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 29 SETTEMBRE 2023, N. 131, RECANTE MISURE URGENTI IN MATERIA DI ENERGIA, INTERVENTI PER SOSTENERE IL POTERE DI ACQUISTO E A TUTELA DEL RISPARMIO (A.C. 1437-A)

A.C. 1437-A – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5. convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non e mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    tra gli emendamenti respinti nonostante fossero stati presentati anche da esponenti della maggioranza, particolarmente importante è quello volto a prorogare la fine del regime di maggior tutela, motivata dal fatto che la dinamica di rientro dei costi energetici, seguita alla fase acuta della crisi, in Italia non è stata altrettanto rapida che in altri Paesi europei, in particolare sul segmento retail, dove, in maniera ancor più preoccupante sul mercato libero, si assiste a una persistenza di prezzi estremamente elevati, su cui anche l'agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (ACER) ha sollecitato un supplemento di indagine, a tutela dei consumatori;

    un rinvio della scadenza è altresì, necessario per mettere a punto una vera e propria riforma del mercato dell'energia con una reale difesa dei consumatori,

impegna il Governo

a provvedere, nell'ambito delle proprie prerogative, a prorogare di un anno la fine del regime di maggior tutela nel mercato dell'energia elettrica e del gas per i clienti domestici.
9/1437-A/1. Braga, Peluffo, Simiani, Merola, De Micheli, Di Sanzo, D'Alfonso, Gnassi, Orlando, Toni Ricciardi, Stefanazzi, Tabacci.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame sono presenti «Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale»;

    il gruppo Terna è proprietario della rete di trasmissione nazionale italiana (Rtn) dell'elettricità in alta e altissima tensione, ed è il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica (Tso) in Europa. Si tratta di un ruolo di servizio pubblico, indispensabile per assicurare l'energia elettrica al Paese e permettere il funzionamento dell'intero sistema elettrico nazionale;

    Terna è partecipata con il 29,85 per cento da Cdp (Cassa depositi e prestiti) Reti Spa controllata al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti (a sua volta controllata all'80 per cento dal Ministero dell'economia);

    sono iniziati i lavori del nuovo elettrodotto tra l'isola d'Elba e Piombino: l'opera, realizzata da Terna e del costo di circa 90 milioni di euro, consentirà la realizzazione di un'infrastruttura moderna ed efficace tra il sistema elettrico nazionale e la rete dell'Elba;

    il nuovo progetto, che prevede la maggior parte dell'elettrodotto in cavo sottomarino (34 chilometri sui 37 complessivi), porterà a raddoppiare le linee di connessione tra il sistema elettrico nazionale e la rete dell'Elba, garantendo quindi sensibili benefici in termini di affidabilità e sostenibilità energetica e tutelando, al tempo stesso, l'ecosistema marino grazie ad un trapianto preventivo di Posidonia oceanica dalla zona interessata a una superficie di 1.650 metri quadri del Golfo di Follonica;

    nell'arcipelago toscano la vicina Isola del Giglio è alimentata esclusivamente da una centrale elettrica a gasolio: tale impianto, oltre a creare evidenti problemi di inquinamento ed approvvigionamento di autobotti dal continente, presenta criticità anche per quanto riguarda i costi energetici per famiglie ed imprese (aggravati anche alla presenza di un solo gestore ed alla conseguente mancanza di concorrenza);

    il piano pluriennale di Terna, presentato nel mese di luglio 2021 e teso anche a favorire lo sviluppo green delle isole attualmente non interconnesse con la terraferma, prevedeva la realizzazione di un cavo sottomarino per l'isola del Giglio con lavori da avviare nel 2023 e da concludere nel 2030;

    questo progetto, oltre a risolvere i problemi sopracitati di difficoltà approvvigionamento, costi per cittadini e imprese, risolverebbe la tematica della generazione con carbon fossile instaurando così un processo di decarbonizzazione dell'isola (che risiede nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano);

    da quanto si apprende sulla stampa il progetto di Terna sarebbe sostanzialmente bloccato: nel corso di una recente riunione tra comune di Isola del Giglio e Terna «si è accertato che la progettazione è purtroppo rallentata, in questi ultimi tempi, a causa del parere negativo reso dall'Autorità di Regolazione ARERA che ha giudicato troppo costoso l'intervento, in attesa di eventuali fondi nazionali o regionali che possano render migliore il rapporto costo/beneficio dell'intervento. In questo momento sono in corso le valutazioni del parere ARERA per riuscire a risolvere tutte le criticità che sono emerse dall'analisi dell'intervento che, come ribadito nel corso della riunione, verrà sostenuto anche nel Piano di Sviluppo Terna 2023»;

    appare evidente come tale situazione stia creando gravi problemi economici, produttivi ed ambientali, ad un territorio marginale che rischia di essere ulteriormente penalizzato,

impegna il Governo

ad intraprendere iniziative rapide ed urgenti, per quanto di competenza, al fine di sbloccare e velocizzare la realizzazione dell'elettrodotto marino citato in premessa, al fine di evitare che famiglie e imprese che ricadono in territori marginali continuino a pagare ingenti ed insostenibili costi energetici aggiuntivi.
9/1437-A/2. Simiani.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame sono presenti «Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale»;

    vaste zone della Toscana sono state colpite nei giorni scorsi da aventi alluvionali che hanno causato gravissimi danni ad infrastrutture, frane, esondazioni di fiumi e allagamenti diffusi. Tali eventi estremi che hanno determinato una grave situazione di pericolo per l'incolumità delle persone, causando alcune vittime, l'allagamento e l'isolamento di diverse località, nonché l'evacuazione di numerose famiglie dalle loro abitazioni. LE alluvioni hanno danneggiato immobili privati e imprese ed i danni sono stimati ad oggi in circa 2 miliardi di euro;

    il 3 novembre scorso il governo ha dichiarato lo stato d'emergenza, per dodici mesi, nel territorio delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato, in conseguenza degli eventi meteorologici di eccezionale intensità verificatesi a partire dal 2 novembre 2023. Considerata la necessità di dare immediata risposta alla popolazione colpita, è stato disposto dal governo un primo stanziamento di 5.000.000 di euro per garantire le misure e gli interventi più urgenti volti al soccorso e all'assistenza alla popolazione e al ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, alle attività di gestione rifiuti e delle macerie;

    il 10 novembre Arerà ha approvato un primo provvedimento di urgenza che sospende il pagamento delle bollette di acqua, luce e gas (compresi il GPL e altri gas distribuiti per mezzo di reti canalizzate) a tutela delle utenze e forniture site nel territorio delle province di Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia e Prato colpite dagli eccezionali eventi meteorologici verificatisi a partire dal giorno 2 novembre 2023;

    in analogia e continuità con i provvedimenti già approvati per gli eventi verificatisi lo scorso maggio, la delibera Arerà 519/2023/R/Com verrà applicata alle utenze e forniture site nei territori dei Comuni colpiti, che verranno puntualmente individuati dalle autorità competenti;

    appare evidente come, in relazione ai danni verificati, occorre prevedere oltre alla sospensione delle bollette anche piani specifici di rateizzazione al fine di non creare debiti enormi, soprattutto su famiglie ed imprese già gravate dai danni causati dalle alluvioni,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile, conseguentemente alla sospensione del pagamento delle utenze citata in premessa, per prevedere piani di rateizzazione del debito eventualmente accumulato, al fine di evitare la concentrazione in un termine breve di oneri non sostenibili per l'utente.
9/1437-A/3. Fossi, Simiani, Gianassi, Bonafè, Furfaro, Boldrini, Scotto.


   La Camera,

   premesso che:

    nel provvedimento in esame sono presenti «Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale»;

    l'Italia è uno dei paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, producendo nel proprio territorio solo il 22,5 per cento dell'energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5 per cento;

    la guerra in Ucraina e la scelta di non dipendere dal gas russo ha accelerato i processi di autosufficienza energetica nel nostro Paese ed i possibili sviluppi del recente conflitto in Medio Oriente potrebbero creare nuovi aumenti dei costi;

    le comunità energetiche rappresentano oggi una opportunità straordinaria per promuovere e mettere in rete l'autoproduzione di fonti rinnovabili, salvaguardare l'ambente e contrastare con efficacia il caro bollette di imprese e famiglie;

    le comunità energetiche rinnovabili (Cer) sono state introdotte in Italia dall'articolo 42-bis del decreto-legge numero 162 del 2019 «Autoconsumo da fonti rinnovabili» e successivamente normate dal decreto legislativo numero 199 del 2021 (recepimento della direttiva europea Red II);

    sussistono ad oggi gravi ritardi rispetto alla definizione della regolamentazione degli incentivi per la condivisione dell'energia: l'apposito decreto previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 199 del 2021 non è stato infatti ancora emanato e continua ad essere applicata la disciplina sperimentale prevista dal citato articolo 42-bis del decreto-legge numero 162 del 2019;

    ad oggi infatti nonostante le rassicurazioni del governo e del Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica (ultima in ordine temporale 1'11 ottobre scorso nell'Aula di Montecitorio nel corso della discussione della interrogazione numero 3-00725) tale decreto non è stato ancora emanato;

    permangono, quindi, ritardi continui e incomprensibili sulle comunità energetiche che danneggiano pesantemente il nostro Paese, i cittadini e le imprese, ancora una volta pronti ad accettare la sfida della transizione ecologica;

    oltre alle problematiche relative all'emanazione di tale decreto, le associazioni di categoria delle PNRR hanno evidenziato alcune criticità relative all'attuale normativa sulle comunità energetiche che penalizzerebbe l'autoproduzione destinata alle attività delle piccole e medie imprese. Queste problematiche riguardano in particolare:

     a) la mancanza di incentivi fiscali per l'installazione di impianti sui capannoni nelle zone artigianali ed industriali ai fini della produzione di energia destinata all'autoconsumo;

     b) gli attuali finanziamenti per l'installazione dei pannelli, stanziati con appositi bandi del PNRR, prevedono criteri che estromettono di fatto ampie zone produttive del Paese;

     c) manca ad oggi una mappatura dettagliata sulla presenza nei territori comunali delle cabine di trasformazione (cabine primarie e secondarie);

     d) l'obbligo da parte dei consumatori di collegarsi a punti di connessioni su reti elettriche di bassa tensione (cabine secondarie) sottese alla medesima cabina di trasformazione a media/bassa tensione escludendo di fatto le imprese energivore;

     e) il limite di potenza complessiva degli impianti per la singola comunità energetica fissato a 200 kilowatt che risulta inadeguato per le imprese;

     f) i tempi di risposta del Gse per la verifica delle condizioni che comporta un iter burocratico eccessivamente lungo;

     g) la presenza di rigidi vincoli paesaggistici e idrogeologici in insediamenti artigianali per l'installazione di impianti fotovoltaici; si tratta spesso di limiti anacronistici, soprattutto per quanto riguarda il rischio idrogeologico, perché non tengono conto delle opere già realizzate per prevenire tali pericoli;

    appare quindi evidente la necessità di intervenire adottando misure efficaci per limitare costi energetici delle imprese mediante la promozione dell'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, al fine di salvaguardare la continuità produttiva ed occupazionale delle PNRR e conseguentemente evitare che eventuali rincari di prestazioni e prodotti possano coinvolgere anche i consumatori finali,

impegna il Governo:

   ad emanare i decreti attuativi del decreto legislativo n. 199 del 2021 riguardanti la disciplina dell'autoconsumo e delle comunità energetiche;

   ad inserire nel prossimo provvedimento utile norme e risorse per incentivare ulteriormente l'autoproduzione energetica da fonti rinnovabili da parte delle imprese, promuovendo altresì misure idonee a favorire la loro adesione alle comunità energetiche a partire dalla rimozione delle criticità evidenziate dalle associazioni di categoria esposte in premessa.
9/1437-A/4. Bonafè, Simiani, Roggiani, Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022»;

    dalle suddette norme risulta assente il riferimento agli impianti sportivi e natatori;

    diversi dei nostri interventi chiedono di porre maggiore attenzione al mondo dello sport che ha sofferto una crisi devastante negli ultimi anni con la pandemia e adesso è in forte affanno a causa dei pesanti rincari energetici;

    questa condizione, che sta diventando insostenibile, sta aggravando anche la situazione finanziaria dei gestori degli impianti natatori, sui quali già pesano i mesi di chiusura forzata a causa della pandemia;

    le piscine e le strutture per l'attività motoria sono anche importanti spazi di aggregazione sociale e la loro chiusura avrebbe preoccupanti risvolti negativi sulla salute fisica e sul benessere mentale, oltre tutto in un momento storico già delicato sotto questo punto di vista,

impegna il Governo

al fine di fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica a prevedere forme di agevolazioni a sostegno degli impianti sportivi e natatori sia sotto forma di credito di imposta, attraverso la proroga della norma che dispone la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento sul gas e, altresì, reperendo risorse adeguate da destinare all'erogazione di contributi a fondo perduto.
9/1437-A/5. Berruto, Manzi, Orfini, Zingaretti.


   La Camera,

   premesso che:

    la rubrica del Cap I, del provvedimento in esame, prevede interventi volti a sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio delle famiglie;

    recentemente molti dirigenti scolastici e alcuni sindacati studenteschi hanno segnalato il problema dell'accesso ai viaggi di istruzione;

    a causa dei loro costi aumentati a causa dell'inflazione, molte famiglie non possono affrontare la spesa;

    questo significa togliere a molti di loro un'opportunità culturale, di diritto allo studio, ma anche di conoscenza ed esperienza relazionale che è stata distrutta dal lockdown conseguente alla pandemia di COVID-19 e di cui oggi i ragazzi hanno bisogno come non mai;

    i viaggi di istruzione hanno una valenza didattica molto importante e rappresentano un momento integrativo e complementare all'attività educativo-didattica delle scuole di ogni ordine e grado. Essi rappresentano un momento privilegiato di conoscenza, di comunicazione, di socializzazione e di allargamento dell'orizzonte culturale, nonché una preziosa occasione di riscontro e di approfondimento di quanto trattato nelle attività di studio. I viaggi di istruzione infatti sono parte integrante della programmazione didattica, dalla quale non possono prescindere e sono inseriti nel piano dell'offerta formativa;

    ad oggi molte scuole hanno utilizzato il fondo di solidarietà basato sul contributo volontario delle famiglie che spesso non è sufficiente a garantire un'ampia partecipazione a tali iniziative;

    riteniamo che debbano essere le istituzioni a farsi carico dei più fragili e a far sentire la loro vicinanza a chi fa più fatica, affinché agli studenti e alle studentesse non siano tolte opportunità,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, ad adottare iniziative volte a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'istruzione e del merito da ripartire, sulla base dell'indice di disagio sociale, tra i diversi istituti di scuola di ogni ordine e grado.
9/1437-A/6. Manzi, Berruto, Orfini, Zingaretti.


   La Camera,

   premesso che:

    la rubrica del Cap I, del provvedimento in esame, prevede interventi volti a sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio delle famiglie;

    l'aumento del costo dei libri scolastici – come riportato dall'analisi dei dati Eurostat da parte della Confederazione europea dei sindacati – CES – oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori ed il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 per cento al 25 per cento tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello dello scorso anno pari all'8 per cento. Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento;

    nel 2022, l'allora Ministro Bianchi, convocò un tavolo sull'editoria scolastica per esaminare gli elementi critici della filiera e offrire risposte concrete ai tanti problemi e disservizi sull'utenza finale osservati negli ultimi anni. Le proposte ufficializzate in quella sede, che richiamano la necessità di vedere riconosciuto a librerie e cartolibrerie un ruolo di partnership con il Ministero per la distribuzione dei libri di testo, offrono una piattaforma importante su cui proseguire un'interlocuzione con il settore;

    nel luglio scorso – a più di un anno di distanza – il ministero ha finalmente riconvocato il tavolo relativo all'editoria scolastica che ha visto la partecipazione delle associazioni rappresentative del settore, nel corso del quale sono state annunciate possibili misure di sostegno al settore editoriale e alle famiglie, senza – però – specificare nel dettaglio gli interventi e le risorse che verranno messe a disposizione, mentre la manovra si accenna, ancora, a generali misure di spending review,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, nonché di sostenere il comparto dell'editoria scolastica, che risente anche della crisi nella quale versano le famiglie:

  a favorire, nell'ambito del lavoro del Tavolo sull'editoria scolastica costituito presso il Ministero dell'istruzione, un lavoro complessivo diretto a monitorare e garantire l'avvio di un accordo di filiera finalizzato a valorizzare il ruolo di tutti gli operatori del settore (librerie, cartolibrerie, rappresentanti e promotori) che consenta di affrontare e superare le criticità che attengono il settore;

  a reperire risorse adeguate finalizzate a promuovere misure per il sostegno al diritto allo studio nella direzione di un'omogeneizzazione delle condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate, fino all'estensione della gratuità dei libri a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti;
9/1437-A/7.Orfini, Manzi, Berruto, Zingaretti.


   La Camera,

   premesso che:

    la rubrica del Cap I, del provvedimento in esame, prevede interventi volti a sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio delle famiglie;

    come si legge nel documento che l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza pubblicò in occasione dei trent'anni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, «La mensa scolastica si configura come un importante strumento di contrasto delle condizioni di svantaggio socio-economico ma, al contempo, quale strumento educativo, di socializzazione, nonché quale servizio pubblico essenziale per la promozione della salute e di sani stili di vita». L'accesso alla mensa scolastica va riconosciuto quale servizio essenziale e non più come servizio a domanda individuale, un diritto da tutelare per garantire il diritto all'educazione, all'istruzione e alla salute;

    la mensa scolastica rappresenta anche un servizio essenziale per garantire opportunità eguali di salute e di apprendimento: un'alimentazione corretta a scuola infatti contribuisce allo sviluppo psicofisico dei bambini, soprattutto di coloro che a casa non hanno a disposizione un'alimentazione adeguata alla loro crescita;

    questo rafforza anche le capacità cognitive, oltre al fatto che la condivisione del pasto rappresenta un importante momento di sviluppo socio-relazionale. La mensa è condizione essenziale per assicurare un tempo scuola più ampio, una leva fondamentale per contrastare la povertà educativa,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'aumento del costo del carburante, a reperire risorse adeguate ad incrementare, nella prospettiva dell'introduzione di un Livello Essenziale delle Prestazioni, il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale.
9/1437-A/8. Zingaretti, Manzi, Orfini, Berruto.


   La Camera,

   premesso che:

    la legge di bilancio 2023 ha riconosciuto a favore delle imprese esercenti l'attività agricola e della pesca un credito d'imposta pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante effettuato nel primo trimestre solare 2023;

    la proroga del credito di imposta rappresenta uno strumento fondamentale per sostenere il settore ittico nell'affrontare l'attuale crisi energetica e nell'incoraggiare donne e uomini della pesca a proseguire la loro attività e il loro impegno a intraprendere una transizione energetica e tecnologica evitando un fermo dei pescherecci e il conseguente pericolo di lasciare che il prodotto italiano venga sostituito da quello importato;

    la proroga del credito di imposta è un passo per favorire la valorizzazione delle imprese italiane e garantire che il settore della pesca possa operare in condizioni tali da soddisfare la domanda interna dei prodotti,

impegna il Governo

ad intervenire nel prossimo provvedimento utile, in relazione a quanto espresso in premessa, per riconoscere alle imprese esercenti l'attività della pesca, a parziale compensazione dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina, un contributo sotto forma di credito di imposta al fine di garantire la sostenibilità economica ed occupazionale del comparto e dell'intera filiera.
9/1437-A/9. Vaccari, Forattini, Marino, Andrea Rossi.


   La Camera,

   preso atto che:

    nell'ultimo triennio i lavoratori hanno perso il 15 per cento del loro potere d'acquisto a causa di inflazione e speculazioni non controllate ed è una esigenza non più procrastinabile intervenire con azioni di sostegno per le famiglie;

    il decreto in commento contiene misure di compensazione per le famiglie una tantum senza sviluppare una politica strutturale con adeguate disponibilità finanziarie a sostegno di un complesso di misure fondamentali per contrastare la perdita del potere di acquisto dei lavoratori;

    con l'articolo 6 il Governo ha inteso bloccare il contenzioso dei lavoratori già di Alitalia esclusi dalla nuova compagnia ITA Airways mediante una norma di interpretazione autentica – dell'articolo 56, comma 3-bis, del decreto-legge n. 270 del 1999 – con la quale, in maniera retroattiva, si modificano le norme sulla cessione del ramo d'azienda per evitare l'applicazione dell'articolo 2112 del codice civile, là dove prevede il trasferimento dei lavoratori in caso di cessione di ramo d'azienda, agli ex dipendenti di Alitalia che hanno avviato un contenzioso legale per farsi assumere;

    l'interpretazione delle norme applicabili in merito al contenzioso lavoristico attivato da taluni dipendenti di Alitalia per vedersi riconosciuto il passaggio automatico del rapporto di lavoro in capo a ITA, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2112 codice civile, è una questione centrale che merita una soluzione idonea a tutelare le varie esigenze in campo, nell'ottica di garantire la conclusione della cessione di ITA a Lufthansa ma senza restringere i diritti dei lavoratori in maniera retroattiva come invece l'articolo 6 impone,

impegna il Governo

a monitorare gli effetti applicativi della norma di cui in premessa al fine di contribuire all'individuazione di soluzioni alternative a tutela dei tanti lavoratori coinvolti.
9/1437-A/10.Barbagallo, Bakkali, Casu, Ghio, Morassut, Roggiani, Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    è necessario fornire un sostegno più incisivo alle famiglie per sostenere l'incrementi del costo dei carburanti,

impegna il Governo

nell'ambito delle proprie prerogative, ad adottare ulteriori iniziative normative affinché nella manovra di bilancio siano stanziate le risorse necessarie a riconoscere un buono da utilizzare per l'acquisto di carburanti pari almeno a 200 euro per le famiglie con indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) fino a 35.000 euro.
9/1437-A/11. De Luca.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    continua a mancare un'azione incisiva del Governo per potenziare lo strumento del bonus trasporti dandogli continuità ed adeguate risorse affinché possa essere pienamente utilizzabile da tutti i cittadini e dalle famiglie italiane, con l'obiettivo di sostenerle e di favorire il più possibile uno spostamento verso modalità di trasporto sostenibili e alternative,

impegna il Governo

a provvedere, nell'ambito delle prerogative, a rifinanziare per un triennio il cosiddetto «bonus trasporti» per la fruizione dei servizi di trasporto pubblico locale, incrementandone significativamente le risorse anche al fine di estendere la platea dei beneficiari alle persone ai percettori di un reddito complessivo fino a 35.000 euro, in luogo dell'attuale limite previsto a 20.000 euro.
9/1437-A/12. Ghio, Casu, Barbagallo.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    l'articolo 1, comma 8 del provvedimento all'esame istituisce un contributo straordinario per il IV trimestre 2023 per i clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico, crescente con il numero di componenti del nucleo familiare secondo le tipologie già previste per il bonus sociale;

    l'articolo 4 del disegno di legge di bilancio all'esame del Senato riconosce il medesimo beneficio per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024;

    tuttavia, mentre per il quarto trimestre 2023 sono stanziati 300 milioni di euro, per il primo trimestre 2024 le risorse si riducono a 200 milioni e conseguentemente l'importo del contributo sarà ridotto,

impegna il Governo

a incrementare, nell'ambito delle proprie prerogative, già durante l'esame parlamentare del disegno di bilancio, il finanziamento destinato al riconoscimento, per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024, del contributo straordinario ai clienti domestici titolari di bonus sociale elettrico.
9/1437-A/13. Malavasi.


   La Camera,

   premesso che:

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022» (comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01);

    a tal fine, si prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2024, hanno diritto di accedere alle agevolazioni sugli oneri generali di sistema destinati al supporto delle energie rinnovabili le imprese che, nell'anno precedente alla presentazione dell'istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno avuto un consumo annuo di energia elettrica non inferiore a 1 GWh e che od operano in uno dei settori a rischio o ad alto rischio di rilocalizzazione di cui all'allegato 1 alla comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01, oppure hanno beneficiato, nell'anno 2022 ovvero nell'anno 2023, di agevolazioni come imprese energivore di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 dicembre 2017;

    i commi da 4 a 7 stabiliscono l'intensità delle agevolazioni riconosciute alle imprese energivore, in forma di esenzione parziale dal pagamento della componente degli oneri generali afferenti al sistema elettrico destinata al sostegno delle fonti rinnovabili, prevedendo premialità per le imprese che coprano almeno il 50 per cento del proprio consumo di energia elettrica con energia da fonti che non emettono carbonio;

    in particolare, con i commi 5 e 6 sono stabilite riduzioni della contribuzione prevista per le imprese a rischio di rilocalizzazione e per quelle che coprono almeno il 50 per cento del proprio consumo di energia elettrica con energia prodotta da fonti che non emettono carbonio, di cui almeno il 10 per cento assicurato mediante un contratto di approvvigionamento a termine oppure almeno il 5 per cento garantito mediante energia prodotta in sito o in sua prossimità;

    sarebbe opportuno che l'applicazione della maggiorazione avvenga in presenza del 10 per cento di contratti di approvvigionamento di lungo periodo in ambito Power Purchase Agreement (PPA), anziché contratti di approvvigionamento di breve o medio termine con applicazione della Garanzia d'origine. Tale tipologia di contratto consente al produttore di garantire la vendita a lungo termine (10 e 20 anni) e all'acquirente la fornitura stabile di energia elettrica da fonte rinnovabile. In questo quadro si ritiene essenziale promuovere lo sviluppo dei contratti PPA di acquisto e vendita di energia elettrica, nei quali un'acquirente si impegna ad acquistare l'energia elettrica prodotta da un impianto di generazione rinnovabile, fotovoltaici o eolici,

impegna il Governo

ad intervenire con il primo provvedimento utile per favorire il maggior utilizzo possibile di contratti di approvvigionamento di lungo periodo in ambito Power Purchase Agreement (PPA) integrando in tal senso la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica.
9/1437-A/14. Di Sanzo, Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'ARERA, nella Relazione 243/2023/I/COM ARERA del 31 maggio 2023 – trasmessa al Parlamento (Doc. CCXXV, n. 1) – contenente la rendicontazione dell'utilizzo delle risorse destinate al contenimento dei prezzi nei settori elettrico e del gas naturale, per l'anno 2022, ha evidenziato che, «se le attuali previsioni del 2023 in merito al PUN [Prezzo Unico dell'energia] e ai prezzi del gas verranno confermate, con le risorse già stanziate per i primi due trimestri del 2023 si dovrebbe avere un complessivo avanzo che potrebbe finanziare l'annullamento degli oneri generali del settore gas e le CCI, ossia le componenti di compensazione integrativa] di entrambi i settori per tutto il 2023»;

    alla luce delle ultime decisioni dell'Autorità che stabiliscono aumenti per le bollette degli utenti in regime di maggior tutela (che per l'elettricità sono del 18,6% nel quarto trimestre e per il gas, che ha rilevazione mensile, ad ottobre del 12% rispetto al mese precedente), stante il fatto che i dati disponibili per il confronto tra mercato libero e mercato tutelato indicherebbero che il mercato libero, ha costi più alti, fino al doppio, di quello tutelato, e in previsione del fatto che, a normativa vigente, dal prossimo 10 gennaio 2024 sia previsto il termine dei servizi di tutela, è evidente che è assolutamente necessario e urgente intervenire per alleviare le bollette di famiglie ed imprese annullando per il quarto trimestre gli oneri generali di sistema che sono stati reintrodotti dal 1° aprile 2023 per scelta del Governo e che attualmente gravano per il 25 per cento sui costi dell'energia per i consumatori;

    alcuni interventi, contenuti nel provvedimento in esame, pur in continuità con le misure intraprese nell'ultimo anno e mezzo, presentano un impatto decisamente minore anche a fronte di continui rincari energetici: infatti, per limitare l'impatto in bolletta degli straordinari rialzi dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso, si sono susseguiti diversi provvedimenti che hanno «tagliato», di trimestre in trimestre, per tutto il 2022 e ad inizio 2023, gli oneri generali di sistema in bolletta per l'energia elettrica per le utenze domestiche e non domestiche. Alcune rilevazioni mostrano come, negli ultimi due anni, il prezzo dell'energia elettrica ha registrato livelli del tutto eccezionali (fino a 700 €/MWh), per poi diminuire e avvicinarsi, da ultimo, ai 110-130 €/MWh. Nonostante ciò, questo livello risulta comunque pari a oltre il doppio dei prezzi registrati nel periodo pre-crisi (2019). Nel 2022, le imprese del terziario di mercato hanno speso per energia elettrica 19.7 miliardi di euro. Questa spesa potrebbe ridursi, nel 2023, a 12 miliardi di euro, rimanendo ancora del +36 per cento maggiore della spesa del 2019 (anno considerato «normale» sotto il profilo energetico). Proprio alla luce di questi dati, è necessario intervenire nuovamente in riduzione degli oneri generali di sistema per il settore elettrico e giova ricordare, inoltre, che larga parte degli oneri di sistema serve a finanziare spese che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici degli utenti;

    come sottolineato in fase di audizione dalle principali associazioni di categoria, queste ultime misure adottate dal Governo per mitigare l'impatto dei costi dell'energia per imprese e famiglie sono insufficienti;

    dopo due anni di caro energia per famiglie ed imprese, i prezzi delle forniture al dettaglio permangono ancora su livelli troppo alti rispetto a quelli pre-crisi e purtroppo rimane ancora il differenziale con le politiche governative di altri Paesi europei, che hanno messo a disposizione delle proprie imprese energia a prezzi da 2 a 3 volte più bassi rispetto a quelli italiani: secondo alcune stime che riguardano il terziario, la spesa energetica delle imprese di questo settore si attesterà infatti, nel 2023, intorno ai 38 miliardi di euro, in calo rispetto ai 41 miliardi del 2022, ma quasi il triplo rispetto ai 13 miliardi del 2021;

    proprio in considerazione del divario emerso tra il prezzo dell'energia elettrica rispetto ai valori registrati nel periodo pre-crisi è necessario calmierare i prezzi delle bollette per cittadini e imprese e questo va fatto immediatamente azzerando gli oneri di sistema,

impegna il Governo

ad intervenire con il primo provvedimento utile per sterilizzare gli oneri generali di sistema delle bollette elettriche per famiglie ed imprese per il quarto trimestre 2023.
9/1437-A/15. Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    dal prossimo mese di gennaio è prevista la cessazione del mercato tutelato, ossia quelle forniture di energia elettrica e gas naturale con prezzi e condizioni contrattuali definite dall'autorità per l'energia, l'ARERA, destinati a famiglie e clienti finali di piccole dimensioni, che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero;

    proprio in previsione del passaggio al libero mercato, è da tempo che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha considerato di fondamentale importanza rafforzare innanzitutto gli strumenti di informazione, di formazione e di trasparenza a beneficio dei consumatori, nonché raccogliere le loro esigenze tramite appositi «canali di ascolto». Un aspetto che però è rimasto di fatto in buona parte lettera morta;

    secondo uno studio dell'Unione Nazionale Consumatori, da giugno 2021, ossia prima dei rialzi scattati a partire da luglio, a settembre 2023, la luce del mercato libero in Italia è rincarata del 109,6 per cento contro il 21,3 per cento del tutelato, più di 5 volte tanto, mentre considerando il primo dato utile del gas rilevato dall'Istat, dicembre 2021, il libero da allora è aumentato del 47,4 per cento contro un calo dell'11,4 per cento del tutelato, un divario di 58,8 punti percentuali;

    una proroga ulteriore della cessazione del mercato tutelato è stata caldeggiata da più parti, con l'obiettivo di dare più tempo al consumatore finale per prepararsi. È evidente che il passaggio al mercato tutelato, impone a ogni cittadino di scegliere il proprio fornitore, con il rischio di incorrere in un ulteriore aumento dei prezzi, già aumentati in questi mesi anche in conseguenza dell'inflazione;

    la fine del mercato tutelato rischia quindi di tradursi in una ennesima stangata per famiglie ed imprese data l'estrema volatilità delle quotazioni sui mercati e il valore delle materie prime in continua ascesa,

impegna il Governo

a prevedere una proroga della cessazione del regime di maggior tutela nella vendita di elettricità e gas.
9/1437-A/16. Bonelli, Zanella, Grimaldi, Evi, Borrelli.


   La Camera,

   premesso che:

    l'ARERA, nella Relazione 243/2023/I/COM ARERA del 31 maggio 2023 – trasmessa al Parlamento (Doc. CCXXV, n. 1) – contenente la rendicontazione dell'utilizzo delle risorse destinate al contenimento dei prezzi nei settori elettrico e del gas naturale, per l'anno 2022, ha evidenziato che, «se le attuali previsioni del 2023 in merito al PUN [Prezzo Unico dell'energia] e ai prezzi del gas verranno confermate, con le risorse già stanziate per i primi due trimestri del 2023 si dovrebbe avere un complessivo avanzo che potrebbe finanziare l'annullamento degli oneri generali del settore gas e le CCI, ossia le componenti di compensazione integrativa] di entrambi i settori per tutto il 2023»;

    alla luce delle ultime decisioni dell'Autorità che stabiliscono aumenti per le bollette degli utenti in regime di maggior tutela (che per l'elettricità sono del 18,6 per cento nel quarto trimestre e per il gas, che ha rilevazione mensile, ad ottobre del 12 per cento rispetto al mese precedente), stante il fatto che i dati disponibili per il confronto tra mercato libero e mercato tutelato indicherebbero che il mercato libero, ha costi più alti, fino al doppio, di quello tutelato, e in previsione del fatto che, a normativa vigente, dal prossimo 10 gennaio 2024 sia previsto il termine dei servizi di tutela, è evidente che è assolutamente necessario e urgente intervenire per alleviare le bollette di famiglie ed imprese annullando per il quarto trimestre gli oneri generali di sistema che sono stati reintrodotti dal 1° aprile 2023 per scelta del Governo e che attualmente gravano per il 25 per cento sui costi dell'energia per i consumatori;

    alcuni interventi, contenuti nel provvedimento in esame, pur in continuità con le misure intraprese nell'ultimo anno e mezzo, presentano un impatto decisamente minore anche a fronte di continui rincari energetici: infatti, per limitare l'impatto in bolletta degli straordinari rialzi dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso, si sono susseguiti diversi provvedimenti che hanno «tagliato», di trimestre in trimestre, per tutto il 2022 e ad inizio 2023, gli oneri generali di sistema in bolletta per l'energia elettrica per le utenze domestiche e non domestiche. Alcune rilevazioni mostrano come, negli ultimi due anni, il prezzo dell'energia elettrica ha registrato livelli del tutto eccezionali (fino a 700 €/MWh), per poi diminuire e avvicinarsi, da ultimo, ai 110-130 €/MWh. Nonostante ciò, questo livello risulta comunque pari a oltre il doppio dei prezzi registrati nel periodo pre-crisi (2019). Nel 2022, le imprese del terziario di mercato hanno speso per energia elettrica 19.7 miliardi di euro. Questa spesa potrebbe ridursi, nel 2023, a 12 miliardi di euro, rimanendo ancora del +36 per cento maggiore della spesa del 2019 (anno considerato «normale» sotto il profilo energetico). Proprio alla luce di questi dati, è necessario intervenire per fare finalmente una riforma strutturale degli oneri generali di sistema per il settore elettrico, che in larga parte serve a finanziare spese che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici degli utenti;

    una riforma del sistema degli oneri generali attraverso la sua parziale traslazione sulla fiscalità generale, in particolare rimettendo al finanziamento da parte dell'Erario sia gli sgravi ai cosiddetti energivori (che rappresentano di fatto strumenti di politica industriali) che i cosiddetti bonus sociali (che rientrano tra le misure di sostegno a favore delle fasce deboli della popolazione e sono pertanto strumenti di politiche sociali): questo sarebbe in coerenza con le numerose segnalazioni che ARERA ha trasmesso nel corso degli anni al Parlamento circa l'opportunità di modificare tale sistema al fine di alleggerire la bolletta energetica per imprese e cittadini e per renderla un effettivo strumento di comunicazione dei reali segnali di prezzo dell'energia sul mercato,

impegna il Governo

ad intervenire urgentemente per avviare una riforma del sistema degli oneri generali attraverso la sua parziale traslazione sulla fiscalità generale.
9/1437-A/17. De Micheli, Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'ARERA, nella Relazione 243/2023/I/COM ARERA del 31 maggio 2023 – trasmessa al Parlamento (Doc. CCXXV, n. 1) – contenente la rendicontazione dell'utilizzo delle risorse destinate al contenimento dei prezzi nei settori elettrico e del gas naturale, per l'anno 2022, ha evidenziato che, «se le attuali previsioni del 2023 in merito al PUN [Prezzo Unico dell'energia] e ai prezzi del gas verranno confermate, con le risorse già stanziate per i primi due trimestri del 2023 si dovrebbe avere un complessivo avanzo che potrebbe finanziare l'annullamento degli oneri generali del settore gas e le CCI, ossia le componenti di compensazione integrativa] di entrambi i settori per tutto il 2023»;

    alla luce delle ultime decisioni dell'Autorità che stabiliscono aumenti per le bollette degli utenti in regime di maggior tutela (che per l'elettricità sono del 18,6 per cento nel quarto trimestre e per il gas, che ha rilevazione mensile, ad ottobre del 12 per cento rispetto al mese precedente), stante il fatto che i dati disponibili per il confronto tra mercato libero e mercato tutelato indicherebbero che il mercato libero, ha costi più alti, fino al doppio, di quello tutelato, e in previsione del fatto che, a normativa vigente, dal prossimo 10 gennaio 2024 sia previsto il termine dei servizi di tutela, è evidente che è assolutamente necessario e urgente intervenire per alleviare le bollette di famiglie ed imprese annullando per il quarto trimestre gli oneri generali di sistema che sono stati reintrodotti dal 1° aprile 2023 per scelta del Governo e che attualmente gravano per il 25 per cento sui costi dell'energia per i consumatori;

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    alcuni interventi, contenuti nel provvedimento in esame, pur in continuità con le misure intraprese nell'ultimo anno e mezzo, presentano un impatto decisamente minore anche a fronte di continui rincari energetici: infatti, per limitare l'impatto in bolletta degli straordinari rialzi dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso, si sono susseguiti diversi provvedimenti che hanno «tagliato», di trimestre in trimestre, per tutto il 2022 e ad inizio 2023, gli oneri generali di sistema in bolletta per l'energia elettrica per le utenze domestiche e non domestiche. Alcune rilevazioni mostrano come, negli ultimi due anni, il prezzo dell'energia elettrica ha registrato livelli del tutto eccezionali (fino a 700 €/MWh), per poi diminuire e avvicinarsi, da ultimo, ai 110-130 €/MWh. Nonostante ciò, questo livello risulta comunque pari a oltre il doppio dei prezzi registrati nel periodo pre-crisi (2019). Nel 2022, le imprese del terziario di mercato hanno speso per energia elettrica 19.7 miliardi di euro. Questa spesa potrebbe ridursi, nel 2023, a 12 miliardi di euro, rimanendo ancora del +36 per cento maggiore della spesa del 2019 (anno considerato «normale» sotto il profilo energetico). Proprio alla luce di questi dati, è necessario intervenire nuovamente in riduzione degli oneri generali di sistema per il settore elettrico e giova ricordare, inoltre, che larga parte degli oneri di sistema serve a finanziare spese che nulla hanno a che vedere con i consumi energetici degli utenti;

    come sottolineato in fase di audizione dalle principali associazioni di categoria, queste ultime misure adottate dal Governo per mitigare l'impatto dei costi dell'energia per imprese e famiglie sono insufficienti;

    dopo due anni di caro energia per famiglie ed imprese, i prezzi delle forniture al dettaglio permangono ancora su livelli troppo alti rispetto a quelli pre-crisi e purtroppo rimane ancora il differenziale con le politiche governative di altri Paesi europei, che hanno messo a disposizione delle proprie imprese energia a prezzi da 2 a 3 volte più bassi rispetto a quelli italiani: secondo alcune stime che riguardano il terziario, la spesa energetica delle imprese di questo settore si attesterà infatti, nel 2023, intorno ai 38 miliardi di euro, in calo rispetto ai 41 miliardi del 2022, ma quasi il triplo rispetto ai 13 miliardi del 2021;

    proprio in considerazione del divario emerso tra il prezzo dell'energia elettrica rispetto ai valori registrati nel periodo pre-crisi è necessario calmierare i prezzi delle bollette per le imprese e questo va fatto immediatamente reintroducendo i crediti d'imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas a favore delle imprese, energivore e non,

impegna il Governo

a reintrodurre, nell'ambito delle proprie prerogative, già durante l'esame parlamentare del disegno di legge di bilancio, i crediti d'imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas a favore delle imprese, energivore e no.
9/1437-A/18. Gnassi, Peluffo.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2, al comma 5 incrementa il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio di 7.429.667 euro, per l'anno 2023, destinato alla corresponsione delle borse di studio per l'accesso alla formazione superiore;

    l'intervento non risulta adeguato ad affrontare il problema degli alloggi per studenti;

    il problema del caro-affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche, a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione;

    l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative urgenti a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro-affitti e la mancanza di alloggi universitari.
9/1437-A/19. Ferrari.


   La Camera,

   premesso che:

    la rubrica del Cap I, del provvedimento in esame, prevede interventi volti a sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio delle famiglie;

    l'aumento del costo dei libri scolastici – come riportato dall'analisi dei dati Eurostat da parte della Confederazione europea dei sindacati – CES – oltre a gravare in modo significativo sui bilanci delle famiglie italiane, rischia di avere degli effetti particolarmente gravi nel contesto della crescente povertà infantile europea: in un contesto socioculturale dove la povertà educativa tocca 1,2 milioni di minori ed il numero di minori di 18 anni che vivono a rischio di povertà è aumentato dal 23 per cento al 25 per cento tra il 2019 e il 2022, il costo per l'istruzione è aumentato due volte più velocemente dei salari di tutta Europa e il prezzo del materiale utile agli studenti come penne, matite, carta, gomme, temperamatite e forbici è salito del 13 per cento tra gennaio e maggio 2023. Un aumento che segue quello dello scorso anno pari all'8 per cento. Nel 2019 era stato dell'1,7 per cento,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a reperire risorse adeguate finalizzate a promuovere misure per il sostegno al diritto allo studio anche attraverso l'estensione della gratuità dei libri di testo a tutta la scuola dell'obbligo per le famiglie meno abbienti.
9/1437-A/20. Fornaro.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022»;

    dalle suddette norme risulta assente il riferimento al settore sportivo,

impegna il Governo

al fine di fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica a prevedere, a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano agevolazioni, anche sotto forma di credito di imposta.
9/1437-A/21. Andrea Rossi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022»;

    dalle suddette norme risulta assente il riferimento al settore sportivo,

impegna il Governo

al fine di fronteggiare l'aumento dei costi dell'energia termica ed elettrica a prevedere un incremento del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, da destinare all'erogazione di contributi a fondo perduto per le associazioni e società sportive dilettantistiche.
9/1437-A/22. Mancini.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 4 del presente provvedimento introduce l'ennesima riduzione delle sanzioni da parte del Governo, in questo caso per coloro che non emettono fatture e scontrini;

    da inizio legislatura, circa poco più di un anno, il Governo ha introdotto la quattordicesima sanatoria in ordine temporale;

    già la legge di bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022) ha introdotto uno strumentario di norme che permette ai contribuenti di definire con modalità agevolate, e dunque in deroga alle regole ordinarie, la pretesa tributaria ovvero il relativo contenzioso. Le misure si riferiscono a un ampio ventaglio di fasi dell'adempimento fiscale, che va dall'accertamento alla cartella di pagamento, fino al contenzioso innanzi alle corti di merito e di legittimità. Le norme consentono di usufruire di dilazioni dei pagamenti dovuti e dell'abbattimento di alcune somme dovute al fisco a titolo di aggio, di interessi, ovvero a titolo di sconto sulle sanzioni;

    ai 12 condoni della legge di bilancio 2023 è stata successivamente aggiunta una ulteriore sanatoria nel cosiddetto «decreto-legge bollette» di cui al decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023 n. 56, che ha previsto uno scudo penale sui reati tributari;

    il cosiddetto «decreto-legge enti» di cui al decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 87, è intervenuto poi riaprendo i termini per aderire alla definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione fino al 30 giugno 2022 (cd. rottamazione-quater) posticipato il termine per la presentazione delle domande dal 30 aprile al 30 giugno 2023. Slitta conseguentemente anche la scadenza per il pagamento della prima o unica rata, originariamente fissata al 31 luglio 2023 e prorogata al 31 ottobre 2023;

    da ultimo il citato provvedimento che permette di ridurre le sanzioni su chi non emette scontrini e fatture;

    mentre nel Documento di Economia e Finanza – DEF – il Governo assume impegni a perseguire gli ambiziosi obiettivi di riduzione del tax gap previsti dal PNRR (che prevedono la riduzione della propensione al gap almeno al 17,7 per cento entro il 2023 e al 15,8 per cento entro il 2024), dall'altro introduce misure che allentano le maglie dei controlli sull'evasione riducendo l'onere tributario per i contribuenti non in regola, in netto contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il PNRR e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale;

    il Governo e la maggioranza sembrano non considerare l'evasione fiscale come una fonte di iniquità e un mancato rispetto dell'obbligo costituzionale di contribuire alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva, ma piuttosto come una presunta difesa nei confronti di una amministrazione finanziaria considerata troppo aggressiva;

    l'Agenzia delle entrate ha presentato il 9 marzo 2023 i dati aggiornati al 2022. Dall'analisi emerge che nel 2022 stati recuperati 20,2 miliardi, cifra che rappresenta il dato più alto di sempre, ma già nel periodo gennaio-agosto 2023 il gettito derivante dall'attività di accertamento e controllo si è ridotto di 707 milioni di euro, pari a 8,8 per cento attestandosi a 7.305 milioni di euro;

    un segnale che dimostra la riduzione della compliance alla luce delle citate disposizioni entrate in vigore dal 1° gennaio 2023 (con la legge di bilancio 2023), cui sono succeduti ulteriori interventi deflattivi,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni riguardanti la riduzione delle sanzioni per coloro che non emettono fatture e scontrini disposta dall'articolo 4 del presente provvedimento e a perseguire riforme orientate al conseguimento di obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo attraverso il sistema della riscossione a tal fine valutando gli effetti sul gettito fin qui prodotti da tutte norme citate in premessa in vigore dal 1° gennaio 2023.
9/1437-A/23. Merola, D'Alfonso, Guerra, Toni Ricciardi, Stefanazzi, Tabacci.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    la congiuntura dei tassi BCE in salita ha un impatto considerevole soprattutto sulle famiglie che hanno mutui casa e una particolare categoria di soggetti danneggiati dalla stretta sui tassi di interesse sono le famiglie che hanno contratto un mutuo a tasso fisso in convenzione con la banca (solitamente la banca dove svolgono la propria attività da dipendenti) per la quale si applica la cosiddetta disciplina dei fringe benefit che prevede un regime fiscale particolare;

    in particolare la disciplina fiscale dei fringe benefit costituiti da concessioni di prestiti, ai sensi dell'articolo 51, comma 4, lettera b), del TUIR, prevede che «in caso di concessione di prestiti si assume il 50 per cento della differenza tra l'importo degli interessi calcolato al tasso ufficiale di sconto vigente al termine di ciascun anno e l'importo degli interessi calcolato al tasso applicato sugli stessi»;

    tale disposizione appare neutrale per i mutui a tasso variabile, mentre per i mutui a tasso fisso risulta vantaggiosa per il contribuente nei periodi di ribasso dei tassi stessi;

    in questa congiuntura di tassi crescenti, la predetta norma sta facendo emergere, per i mutui a tasso fisso, valori da tassare che non rappresentano il trattamento di favore effettivamente ricevuto dal dipendente (che in alcuni casi ha stipulato il mutuo, in un periodo di tassi molto bassi, alle stesse condizioni offerte alla clientela);

    a poco è servita la norma introdotta dall'articolo 40 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023 n. 85, che ha innalzato la soglia di esenzione per i cosiddetti fringe benefit da 258,23 a 3.000 euro per tutto il 2023 esclusivamente ai lavoratori dipendenti e ai collaboratori che abbiano nel loro nucleo figli a carico;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi mentre in Italia non vi è alcuna strategia di lunga visione;

    la legge 9 agosto 2023, n. 111, recante «Delega al Governo per la riforma fiscale», in particolare, l'articolo 5, comma 1, lettera e), prevede la revisione e la semplificazione delle disposizioni che riguardano il trattamento fiscale delle somme e dei valori esclusi dalla formazione del reddito di lavoro dipendente, con particolare riguardo ai limiti di non concorrenza al reddito in caso di assegnazione di fringe benefit;

    con l'interrogazione a risposta immediata in commissione Finanze n. 5/01426 dello scorso 4 ottobre la rappresentante del Governo ha dichiarato la volontà del Governo di intervenire per porre soluzione a questa ingiustizia,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, ad adottare iniziative di competenza volte a correggere il criterio di determinazione forfettaria del reddito in caso di concessione di finanziamenti a tasso fisso ai dipendenti, anche prevedendo una modifica normativa per tutti i mutui in corso e di nuova stipula secondo la quale, la tassazione, per i mutui a tasso fisso, avvenga sulla base del differenziale eventuale tra tasso del mutuo e Tur al giorno dell'erogazione, mentre per i mutui a tasso variabile sulla base del differenziale tra tasso applicato e Tur rilevato alla fine di ogni anno.
9/1437-A/24. Stefanazzi, Merola, D'Alfonso, Toni Ricciardi, Tabacci.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    allo scopo di aiutare le famiglie e i giovani, alcuni comuni e città metropolitane, come Roma Capitale, hanno introdotto diverse tipologie di agevolazioni per biglietti e abbonamenti per viaggiare sulla rete del Trasporto Pubblico Locale tra cui alcuni bonus per i giovani; ad esempio il Comune di Roma Capitale ha previsto per le ragazze e i ragazzi dagli 11 ai 19 anni, residenti a Roma, un abbonamento annuale al trasporto pubblico al costo simbolico di 50 euro a prescindere dal reddito familiare;

    anche la Giunta Regionale della Campania ha approvato, lo scorso mese di agosto, la delibera per gli abbonamenti gratuiti agli studenti per l'anno scolastico 2023/2024; un'azione che il governo regionale ripropone dal 2016 e intercetta oltre 130.000 richieste ogni anno e che mira a sostenere il diritto allo studio e a promuovere l'utilizzo del trasporto pubblico locale, configurandosi come uno degli interventi più qualificanti messi in campo dall'amministrazione regionale sul piano sociale e di sostegno alle famiglie;

    il Governo dovrebbe farsi promotore di tali iniziative di sostegno in favore degli studenti per la fruizione dei servizi di trasporto pubblico locale superando la logica dei bonus sociali ad esaurimento delle risorse, che vengono attribuiti sulla base della rapidità di chi li richiede (i cosiddetti «clickday»);

    la mobilità sostenibile assume ed assumerà nei prossimi anni una valenza notevole, ed è opportuno intervenire, anche sul piano simbolico e pedagogico, indirizzando risorse per la gratuità del trasporto pubblico locale in favore delle giovani generazioni,

impegna il Governo

al fine sostenere il potere d'acquisto delle famiglie, in particolare in relazione ai costi di trasporto per gli studenti, a prevedere nel prossimo provvedimento utile specifiche agevolazioni, di carattere strutturale, a decorrere dall'anno 2024, per viaggiare sulle reti del Trasporto Pubblico Locale regionale e interregionale in favore di ragazze e ragazzi fino al ventiseiesimo anno di età, compensando le amministrazioni locali per le corrispondenti mancate entrate.
9/1437-A/25. Toni Ricciardi.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    particolarmente significativo è il problema del rincaro degli affitti determinato dall'inflazione in atto. Secondo l'istituto nazionale di statistica (ISTAT), nel 2021 circa 5,2 milioni di famiglie (il 20,5 per cento del totale) vivevano in affitto. La quota delle famiglie in affitto è molto più elevata (31,8 per cento) per i nuclei appartenenti al primo quinto di reddito equivalente. La spesa media mensile per abitazione delle famiglie che vivono in affitto era, sempre nel 2021, di 579 euro, pari al 27,9 per cento del reddito medio mensile. Il 32,3 per cento delle famiglie in affitto era in sovraccarico per i costi dell'abitazione rispetto al reddito (spesa maggiore del 40 per cento del reddito disponibile); il costo degli affitti è attualmente insostenibile per molte famiglie, soprattutto quelle numerose, con persone disabili o malate, che a causa dell'inflazione non riescono più ad arrivare a fine mese;

    il fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, strumenti fondamentali per l'attuazione delle politiche di sostegno al diritto alla casa, non sono stati rifinanziati dalla legge di bilancio per il 2023, né dal disegno di bilancio per il 2024 attualmente all'esame del Senato;

    l'importo attualmente riconosciuto della detrazione spettante per le spese sostenute per l'affitto è ampiamente inferiore alla analoga detrazione prevista sulla rata di mutuo per gli acquirenti della prima casa; è necessario colmare questo divario incomprensibile che penalizza chi, impossibilitato all'acquisto, in particolare a causa del precariato, il basso livello dei salari e l'elevata disoccupazione, affronta e risolve il bisogno abitativo con la locazione,

    per coloro che vivono in una casa di proprietà è prevista l'intera deducibilità dal reddito complessivo dichiarato del valore dell'abitazione principale e delle sue pertinenze mentre l'analogo costo dell'abitare di coloro che sostengono le spese di locazione da diritto solo ad un recupero parziale con una detrazione a favore di redditi molto bassi,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a provvedere, nell'ambito delle proprie prerogative, a raddoppiare l'importo attuale della detrazione sul reddito di cui possono beneficiare i conduttori in locazione abitativa anche prevedendo la possibilità di modulare la detrazione in funzione della numerosità del nucleo familiare.
9/1437-A/26. Guerra.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame del Parlamento non risolve questioni importanti per il rilancio dell'economia italiana e non individua misure strutturali per proteggere le famiglie e le imprese dalla riduzione del potere di acquisto determinata dall'aumento dell'inflazione;

    il tema della intermodalità è decisivo per un comparto che coinvolge milioni di lavoratori, centinaia di migliaia di imprese e che ha necessità di avere dei segnali chiari di strategie e di investimento dopo che il Governo ha ritardato di 10 mesi l'erogazione della misura incentivante del «ferro-bonus» e, nella manovra 2024, prevede di ridurre di 235,7 milioni di euro il sostegno allo sviluppo della intermodalità nelle azioni previste dalla Missione 2.3 dello stato di previsione del MIT;

    si tratta di scelte che vanno nella direzione totalmente opposta rispetto a quanto richiesto dagli operatori del settore e dalle istituzioni comunitarie e che lo stesso Governo si era impegnato a realizzare;

    in tale contesto la situazione è compromessa anche dall'aumento dei prezzi dell'energia che si riflette nei costi di trasporto. Pertanto va individuata una modalità per mettere le imprese del settore al riparo dall'oscillazione del costo energetico,

impegna il Governo

a dare un forte impulso allo sviluppo del trasporto intermodale, attraverso un tavolo tecnico di confronto con tutti gli operatori e il dialogo permanente con tutti i soggetti e le istituzioni chiamate a contribuire allo sviluppo dell'intermodalità.
9/1437-A/27. Casu.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    il mercato dell'energia, specialmente in questa fase, è con tutta evidenza instabile e fragile, oltre che immaturo, viste la poca concorrenza e la scarsa trasparenza sulla generazione dei prezzi, e il PD ha sempre ribadito la propria disponibilità a collaborare, in tal senso, per costruire gli opportuni meccanismi che rendano finalmente compiuta e stabile la riforma del mercato dell'energia, tutelando innanzitutto i consumatori, che, ricordiamolo, già vivono un periodo durissimo, con milioni di persone in condizioni di povertà o a fortissimo rischio, ciononostante, nel corso dell'esame in commissione, stati respinti tutti gli emendamenti del PD volti a contrastare il carovita, in particolare quello volto a prorogare la fine del regime di maggior tutela dell'energia elettrica e del gas, presentato peraltro anche da esponenti della maggioranza. Un rinvio della scadenza è, invece, necessario per mettere a punto una vera e propria riforma del mercato dell'energia con una reale difesa dei consumatori;

    il sistema giustizia soffre, al di là degli annunci roboanti del Governo, di una grave carenza di risorse, sia finanziarie sia organizzative, aggravata dalla totale assenza di stanziamenti previsti nella manovra per il 2024, e dai tagli effettuati e mai ristorati effettuati nella legge di bilancio per il 2023, e il costante aumento dei costi dell'energia rischia di mettere ulteriormente alla prova gli uffici giudiziari, con ulteriori ripercussioni sul cittadino, utente in questo caso, di giustizia,

impegna il Governo

ad adottare, nell'ambito delle sue proprie prerogative, ogni iniziativa utile a contenere i costi energetici legati al funzionamento degli uffici giudiziari, con particolare riferimento agli uffici che ospitano le Corti di appello, i Tribunali Ordinari, gli Uffici di Sorveglianza, i Tribunali di Sorveglianza, i Tribunali per i Minorenni, le Procure della Repubblica presso il Tribunale Ordinario, le Procure della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, le Procure Generali presso la Corte di appello.
9/1437-A/28. Gianassi, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    il mercato dell'energia, specialmente in questa fase, è con tutta evidenza instabile e fragile, oltre che immaturo, viste la poca concorrenza e la scarsa trasparenza sulla generazione dei prezzi, e il PD ha sempre ribadito la propria disponibilità a collaborare, in tal senso, per costruire gli opportuni meccanismi che rendano finalmente compiuta e stabile la riforma del mercato dell'energia, tutelando innanzitutto i consumatori, che, ricordiamolo, già vivono un periodo durissimo, con milioni di persone in condizioni di povertà o a fortissimo rischio, ciononostante, nel corso dell'esame in commissione, stati respinti tutti gli emendamenti del PD volti a contrastare il carovita, in particolare quello volto a prorogare la fine del regime di maggior tutela dell'energia elettrica e del gas, presentato peraltro anche da esponenti della maggioranza. Un rinvio della scadenza è, invece, necessario per mettere a punto una vera e propria riforma del mercato dell'energia con una reale difesa dei consumatori;

    il sistema giustizia soffre, al di là degli annunci roboanti del Governo, di una grave carenza di risorse, sia finanziarie sia organizzative, aggravata dalla totale assenza di stanziamenti previsti nella manovra per il 2024, e dai tagli effettuati e mai ristorati effettuati nella legge di bilancio per il 2023, tagli molto pesanti in particolare per quanto riguarda il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, responsabile degli aspetti organizzativi dell'esecuzione penale negli istituti penitenziari e della gestione del personale amministrativo e di polizia penitenziaria, il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che si occupa dell'esecuzione penale per i minori, dell'esecuzione penale esterna e messa alla prova degli adulti, e che in qualità di Autorità centrale cura i rapporti tra Stati in materia di sottrazione internazionale dei minori; il costante aumento dei costi dell'energia rischia di mettere ulteriormente alla prova gli uffici, con ulteriori ripercussioni sul cittadino, utente in questo caso, di giustizia,

impegna il Governo

ad adottare, nell'ambito delle sue proprie prerogative, ogni iniziativa utile a contenere i costi energetici legati al funzionamento degli uffici del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con particolare riferimento alla gestione degli uffici distrettuali e gli uffici interdistrettuali di esecuzione penale esterna.
9/1437-A/29. Serracchiani, Gianassi.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    particolarmente significativo è il problema del rincaro degli affitti determinato dall'inflazione in atto. Secondo l'istituto nazionale di statistica (ISTAT), nel 2021 circa 5,2 milioni di famiglie (il 20,5 per cento del totale) vivevano in affitto. La quota delle famiglie in affitto è molto più elevata (31,8 per cento) per i nuclei appartenenti al primo quinto di reddito equivalente. La spesa media mensile per abitazione delle famiglie che vivono in affitto era, sempre nel 2021, di 579 euro, pari al 27,9 per cento del reddito medio mensile. Il 32,3 per cento delle famiglie in affitto era in sovraccarico per i costi dell'abitazione rispetto al reddito (spesa maggiore del 40 per cento del reddito disponibile);

    per i contratti di affitto abitativi stipulati in base alla legge 9 dicembre 1998, n. 431, le parti possono prevedere degli aumenti del 100 per cento della variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (POI) calcolato dall'ISTAT. Per i contratti a canone concordato si applica l'aggiornamento ISTAT al 75 per cento. In caso di scelta del regime di cedolare secca (opzione esercitata da circa 1,9 milioni di contribuenti nell'anno di imposta 2020 secondo i dati dell'Agenzia delle entrate), il proprietario non può chiedere l'aggiornamento ISTAT;

    l'impatto dell'indicizzazione dei canoni di affitto in una fase di inflazione ancora elevata a fronte di redditi delle famiglie stagnanti rischia di essere estremamente pesante, allargando a dismisura la quota di famiglie in affitto in condizione di sovraccarico per i costi dell'abitazione,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a stabilire, nell'ambito delle proprie prerogative, che fino al 31 dicembre 2024, l'adeguamento del canone relativo ai contratti di locazione per abitazione di residenza non si applichi qualora l'indice medio annuo ISTAT relativo ai prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), subisca aumenti superiori al 2 per cento su base annua.
9/1437-A/30. Morassut.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    durante l'esame nelle Commissioni referenti sono stati respinti tutti gli emendamenti del gruppo PD-IDP per contrastare il crescente fenomeno del carovita che ha colpito la popolazione italiana negli ultimi mesi, con particolare attenzione alle fasce più deboli e vulnerabili della società;

    il costo della vita è, ormai, diventato insostenibile per molte famiglie, aspetto che mina la stabilità economica e sociale del nostro Paese;

    negli ultimi mesi, in molti Paesi europei i Governi hanno messo in campo una molteplicità di interventi per rallentare la corsa dei prezzi: in Italia, il Governo ha eliminato a fine 2022 lo sconto sulle accise sui carburanti, deciso dal Governo Draghi, e ha progressivamente ridotto gli aiuti contro il caro energia. Il decreto-legge sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti (decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23), varato in pompa magna a gennaio 2023, si è rivelato un buco nell'acqua perché il «doppio cartello» imposto ai gestori delle pompe di benzina non solo non ha sortito alcun effetto ma è stato dichiarato illegittimo dal TAR del Lazio, mentre le altre misure sono rimaste inattuate: l'applicazione informatica pubblica per la comparazione dei prezzi non è mai partita e il meccanismo dell'«accisa mobile», pur rilanciato dal decreto, non è mai diventato operativo nonostante le promesse del Ministro Salvini di un taglio delle accise in caso di superamento della soglia dei 2 euro/litro;

    quanto ai prezzi degli altri beni e servizi, finora il Governo non ha messo in campo alcuna strategia di contenimento degna di nota, salvo l'avvio dal 1° ottobre di un «trimestre anti inflazione» frutto dell'accordo con l'industria alimentare e dei beni di largo consumo per offrire una serie di prodotti a prezzi calmierati o ribassati, di ben modesta portata;

    particolarmente significativo è il problema del rincaro degli affitti determinato dall'inflazione in atto. Secondo l'istituto nazionale di statistica (ISTAT), nel 2021 circa 5,2 milioni di famiglie (il 20,5 per cento del totale) vivevano in affitto. La quota delle famiglie in affitto è molto più elevata (31,8 per cento) per i nuclei appartenenti al primo quinto di reddito equivalente. La spesa media mensile per abitazione delle famiglie che vivono in affitto era, sempre nel 2021, di 579 euro, pari al 27,9 per cento del reddito medio mensile. Il 32,3 per cento delle famiglie in affitto era in sovraccarico per i costi dell'abitazione rispetto al reddito (spesa maggiore del 40 per cento del reddito disponibile); il costo degli affitti è attualmente insostenibile per molte famiglie, soprattutto quelle numerose, con persone disabili o malate, che a causa dell'inflazione non riescono più ad arrivare a fine mese;

    il fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, strumenti fondamentali per l'attuazione delle politiche di sostegno al diritto alla casa, non sono stati rifinanziati dalla legge di bilancio per il 2023, né dal disegno di bilancio per il 2024 attualmente all'esame del Senato;

    il mancato rifinanziamento non consente alle amministrazioni locali di intervenire per affrontare la precarietà abitativa, il caro affitti e gli sfratti per morosità, determinando così un aumento drammatico delle persone senza casa e ciò costituisce una vera e propria emergenza nel Paese,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a provvedere, nell'ambito della manovra di bilancio, all'adozione di ulteriori iniziative normative volte a rifinanziare i fondi di sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole per l'anno 2024.
9/1437-A/31. Furfaro.


   La Camera,

   premesso che:

    nonostante il Governo dichiari con il titolo del provvedimento l'obiettivo di «sostenere il potere di acquisto», gli interventi sono decisamente modesti, limitati, per un verso, a prorogare fino a fine anno alcuni interventi avviati con il Governo Draghi, che avevano permesso di ridurre sensibilmente l'impatto sui redditi del caro prezzi, per un altro a finanziare o a rifinanziare con risorse molto esigue il bonus trasporti (12 milioni di euro, una dotazione insufficiente, esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento), il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per l'accesso alla formazione superiore (7,4 milioni di euro), un contributo per l'acquisto di carburante a favore dei titolari della social card, ben poca cosa rispetto al mancato rinnovo già per l'anno in corso dell'agevolazione sulle accise dei carburanti che molto ha contribuito nel 2022 al contenimento dei costi su famiglie e imprese;

    il mercato dell'energia, specialmente in questa fase, è con tutta evidenza instabile e fragile, oltre che immaturo, viste la poca concorrenza e la scarsa trasparenza sulla generazione dei prezzi, e il PD ha sempre ribadito la propria disponibilità a collaborare, in tal senso, per costruire gli opportuni meccanismi che rendano finalmente compiuta e stabile la riforma del mercato dell'energia, tutelando innanzitutto i consumatori, che, ricordiamolo, già vivono un periodo durissimo, con milioni di persone in condizioni di povertà o a fortissimo rischio, ciononostante, nel corso dell'esame in commissione, stati respinti tutti gli emendamenti del PD volti a contrastare il carovita, in particolare quello volto a prorogare la fine del regime di maggior tutela dell'energia elettrica e del gas, presentato peraltro anche da esponenti della maggioranza. Un rinvio della scadenza è, invece, necessario per mettere a punto una vera e propria riforma del mercato dell'energia con una reale difesa dei consumatori;

    il sistema giustizia soffre, al di là degli annunci roboanti del Governo, di una grave carenza di risorse, sia finanziarie sia organizzative, aggravata dalla totale assenza di stanziamenti previsti nella manovra per il 2024, e dai tagli effettuati e mai ristorati effettuati nella legge di bilancio per il 2023, tagli molto pesanti in particolare per quanto riguarda il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, responsabile degli aspetti organizzativi dell'esecuzione penale negli istituti penitenziari e della gestione del personale amministrativo e di polizia penitenziaria, il Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che si occupa dell'esecuzione penale per i minori, dell'esecuzione penale esterna e messa alla prova degli adulti, e che in qualità di Autorità centrale cura i rapporti tra Stati in materia di sottrazione internazionale dei minori; il costante aumento dei costi dell'energia rischia di mettere ulteriormente alla prova gli uffici, con ulteriori ripercussioni sul cittadino, utente in questo caso, di giustizia,

impegna il Governo

ad adottare, nell'ambito delle sue proprie prerogative, ogni iniziativa utile a contenere i costi energetici legati al funzionamento degli uffici dell'Amministrazione penitenziaria, con particolare riferimento alla gestione degli Istituti penali per i minorenni.
9/1437-A/32. Zan, Serracchiani.


   La Camera,

   premesso che:

    l'ARERA, nella Relazione 243/2023/I/COM ARERA del 31 maggio 2023 – trasmessa al Parlamento (Doc. CCXXV, n. 1) – contenente la rendicontazione dell'utilizzo delle risorse destinate al contenimento dei prezzi nei settori elettrico e del gas naturale, per l'anno 2022, ha evidenziato che, «se le attuali previsioni del 2023 in merito al PUN [Prezzo Unico dell'energia] e ai prezzi del gas verranno confermate, con le risorse già stanziate per i primi due trimestri del 2023 si dovrebbe avere un complessivo avanzo che potrebbe finanziare l'annullamento degli oneri generali del settore gas e le CCI, ossia le componenti di compensazione integrativa] di entrambi i settori per tutto il 2023»;

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    nonostante il calo dei prezzi energetici rispetto allo scorso anno, le imprese energivore continuano a fronteggiare costi energetici più che doppi rispetto al periodo antecedente la crisi energetica e notevolmente più alti rispetto a quelli sostenuti dai competitor internazionali; in particolare, per l'energia elettrica il differenziale di prezzo rimane molto alto anche rispetto ai Paesi UE. Nel settore del gas, alle difficoltà di sostituzione degli approvvigionamenti dalla Russia alle quali è stato sottoposto il sistema negli ultimi anni, si aggiungono ora preoccupazioni per i possibili impatti sul settore energetico della crisi ora in corso in Medio Oriente;

    alcuni interventi, contenuti nel provvedimento in esame, pur in continuità con le misure intraprese nell'ultimo anno e mezzo, presentano un impatto decisamente minore anche a fronte di continui rincari energetici;

    il comma 5 dell'articolo 1 del prevede che, in deroga a quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto), le somministrazioni di gas metano destinato alla combustione per usi civili e per usi industriali, contabilizzate nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023, sono assoggettate all'aliquota IVA del 5 per cento;

    come sottolineato in fase di audizione dalle principali associazioni di categoria, queste misure sono insufficienti e avranno uno scarso impatto per le imprese energivore dei settori rappresentati da Gas Intensive,

impegna il Governo

ad intervenire con il primo provvedimento utile per estendere la riduzione dell'Iva al 5 per cento anche a favore delle imprese Gas Intensive, appartenenti ai settori acciaio, calce e gesso, ceramica, fonderie, metalli, vetro.
9/1437-A/33. De Maria.


   La Camera,

   premesso che:

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022» (comunicazione della Commissione europea 2022/C80/01);

    a tal fine, si prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2024, hanno diritto di accedere alle agevolazioni sugli oneri generali di sistema destinati al supporto delle energie rinnovabili le imprese che, nell'anno precedente alla presentazione dell'istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno avuto un consumo annuo di energia elettrica non inferiore a 1 GWh e che operano in uno dei settori a rischio o ad alto rischio di rilocalizzazione di cui all'allegato 1 alla comunicazione della Commissione europea 2022/C80/01, oppure hanno beneficiato, nell'anno 2022 ovvero nell'anno 2023, di agevolazioni come imprese energivore di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 dicembre 2017;

    ARERA con cadenza annuale formula le proposte e le relative stime per l'estensione della fiscalizzazione ad altre tipologie di oneri generali di sistema oltre a quelli già previsti per legge afferenti al nucleare e nel corso degli anni ha evidenziato al Parlamento l'opportunità di modificare tale sistema al fine di alleggerire la bolletta energetica per imprese e cittadini e per renderla un effettivo strumento di comunicazione dei reali segnali di prezzo dell'energia sul mercato;

    in aggiunta a ciò, sarebbe di aiuto al Legislatore che la stessa Autorità di regolazione per energia reti e ambiente provveda annualmente, con specifico approfondimento all'interno della propria Relazione Annuale, a rendicontare l'impatto complessivo delle agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, fornendo altresì l'indicazione puntuale del gettito imputato alle diverse categorie di clienti finali che partecipano al finanziamento delle medesime agevolazioni attraverso il pagamento delle corrispondenti voci di copertura di cui al sistema degli oneri generali attraverso le proprie fatture energetiche,

impegna il Governo

a prevedere che la relazione annuale di ARERA fornisca anche l'analisi dell'impatto complessivo delle agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, fornendo altresì l'indicazione puntuale del gettito imputato alle diverse categorie di clienti finali che partecipano al finanziamento delle medesime agevolazioni attraverso il pagamento delle corrispondenti voci di copertura di cui al sistema degli oneri generali attraverso le proprie fatture energetiche.
9/1437-A/34. Scarpa.


   La Camera,

   premesso che:

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022» (comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01);

    a tal fine, si prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2024, hanno diritto di accedere alle agevolazioni sugli oneri generali di sistema destinati al supporto delle energie rinnovabili le imprese che, nell'anno precedente alla presentazione dell'istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno avuto un consumo annuo di energia elettrica non inferiore a 1 GWh e che od operano in uno dei settori a rischio o ad alto rischio di rilocalizzazione di cui all'allegato 1 alla comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01, oppure hanno beneficiato, nell'anno 2022 ovvero nell'anno 2023, di agevolazioni come imprese energivore di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 dicembre 2017;

    il comma 8 dell'articolo 3 pone a carico delle imprese agevolate l'obbligo di effettuare la diagnosi energetica di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102. Tale obbligo già sussiste ai sensi del richiamato decreto legislativo e viene ribadito e rafforzato dall'ulteriore obbligo di adottare almeno una delle seguenti misure:

     a) attuare le raccomandazioni di cui al rapporto di diagnosi energetica, qualora il tempo di ammortamento degli investimenti a tal fine necessari non superi i tre anni e il relativo costo non ecceda l'importo dell'agevolazione percepita;

     b) ridurre l'impronta di carbonio del consumo di energia elettrica fino a coprire almeno il 30 per cento del proprio fabbisogno mediante fonti che non emettono carbonio;

     c) investire una quota pari almeno al 50 per cento dell'importo dell'aiuto in progetti che comportano riduzioni sostanziali delle emissioni di gas a effetto serra;

    si obbligano quindi le imprese beneficiarie ad eseguire una diagnosi energetica e ad adottare ulteriori misure volte a ridurre le emissioni di gas a effetto serra;

    sarebbe opportuno però allineare la nuova disciplina alle disposizioni in materia di diagnosi energetica con quanto già previsto dalla Direttiva Efficienza Energetica (UE) 2023/1791 sui sistemi di gestione dell'energia certificati e fornire adeguata certezza alle imprese, definendo criteri e modalità il più possibile oggettivi e non discrezionali al fine di garantire la sostenibilità, anche economica, degli interventi nel medio periodo; sarebbe inoltre opportuno prevedere percorsi di adeguamento in casi di adempimento parziale che scongiurino il rischio di richieste di rimborsi ex post (salvo nei casi di evidente inadempienza) non sostenibili finanziariamente da imprese, spesso quotate in borsa ed infine evitare un eccesso di discrezionalità e di responsabilità per il soggetto demandato ad effettuare controlli a seguito dei quali potrebbero determinarsi pesanti effetti per le imprese;

    sarebbe infine opportuno allineare in modo corretto la nuova disciplina alla disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022 e al decreto legislativo, che attua la direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, emanando in tempi ristretti un atto normativo che disciplini: la definizione del concetto di «proporzionato» presente in diversi atti legislativi (tra cui anche quelli ETS) e le procedure per consentire, in maniera fattuale e percorribile la dimostrazione dell'esecuzione degli interventi e delle relative spese sostenute,

impegna il Governo

ad intervenire con il primo provvedimento utile per integrare la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, di cui all'articolo 3 del provvedimento in esame, con la Direttiva Efficienza Energetica (UE) 2023/1791, adottando altresì ulteriori iniziative normative che disciplinino la definizione del concetto di «proporzionato» e le procedure per consentire, in maniera fattuale e percorribile, la dimostrazione dell'esecuzione degli interventi e delle relative spese sostenute dalle imprese.
9/1437-A/35. Curti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni per la salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie e la tutela del risparmio in conseguenza del rincaro dei prezzi;

    a gravare pesantemente sui bilanci di milioni di famiglie è la stretta monetaria decisa dalla BCE per contrastare l'inflazione;

    l'aumento di tassi di interesse bancari ha comportato l'incremento delle rate dei mutui, soprattutto dei mutui a tasso variabile, le cui rate hanno visto maggiorazioni dell'importo mensile dovuto di oltre il 70 per cento;

   considerato che:

    le misure adottate dal Governo per il contrasto dell'aumento dei tassi di interessi non hanno sortito l'effetto annunciato;

    l'imposta sugli extraprofitti bancari, che avrebbe dovuto generare maggiori entrate per oltre tre miliardi da redistribuire in favore delle famiglie in difficoltà, si è rivelata una misura a favore della patrimonializzazione delle banche;

    ad oggi nessun istituto bancario ha dichiarato di rinunciare alla facoltà prevista dalla legge versando l'imposta dovuta: se si considerano le sole prime sette banche quotate nel nostro Paese, che hanno pubblicato i bilanci relativi al terzo trimestre 2023, l'ammanco certificato per le casse dello stato sale a oltre due miliardi di euro (e sono solo dati parziali, riferiti all'anno ancora in corso);

    emblema del fallimento della misura varata del Governo è stata la rinuncia al versamento dell'imposta da parte di Mediocredito centrale e Monte dei Paschi di Siena ovvero le due banche italiane a partecipazione pubblica;

   ritenuto che:

    è necessario intervenire con urgenza per far fronte alle gravi difficoltà finanziarie che milioni di famiglie stanno sopportando per via dell'aumento dei tassi di interesse bancari, che si protrarrà almeno per tutto il 2024,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante:

  a introdurre con la massima urgenza misure per sostenere le famiglie alle prese con l'aumento dei tassi di interesse bancari;

  a rivalutare le scelte operate in materia di tassazione degli extraprofitti bancari, in considerazione degli effetti fallimentari della normativa introdotta con riferimento al recupero di maggior gettito, introducendo correttivi in grado di garantire maggiori entrate da redistribuire in favore di misure di sostegno del reddito e del potere di acquisto delle famiglie.
9/1437-A/36. Francesco Silvestri, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni per la salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie e la tutela del risparmio in conseguenza del rincaro dei prezzi;

    a gravare pesantemente sui bilanci di milioni di famiglie è la stretta monetaria decisa dalla BCE per contrastare l'inflazione;

    l'aumento di tassi di interesse bancari ha comportato l'incremento delle rate dei mutui, soprattutto dei mutui a tasso variabile, le cui rate hanno visto maggiorazioni dell'importo mensile dovuto di oltre 70 per cento;

   considerato che:

    tra i benefit accordati dal datore di lavoro ai propri dipendenti possono figurare anche i prestiti;

    a tale riguardo, la lettera b) del comma 4 dell'articolo 51 del Tuir prevede che, ai fini della concorrenza al reddito di lavoro dipendente imponibile «... si assume il 50 per cento della differenza tra l'importo degli interessi calcolato al tasso ufficiale di sconto vigente al termine di ciascun anno e l'importo degli interessi calcolato al tasso applicato sugli stessi»;

    con l'aumento dei tassi BCE, il criterio di calcolo dell'esenzione è risultato iniquo finendo per perdere l'agevolazione sul finanziamento;

    per conservare la natura agevolativa propria della previsione in commento, è necessario pervenire ad una formulazione correttiva dell'attuale normativa tale da garantire la natura agevolativa della norma,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a introdurre misure correttive della normativa in premessa, al fine di sterilizzare eventuali impatti negativi e imprevedibili legati all'incremento dei tassi di interesse.
9/1437-A/37. Auriemma, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca disposizioni per la salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie e la tutela del risparmio in conseguenza del rincaro dei prezzi;

    a gravare pesantemente sui bilanci di milioni di famiglie è la stretta monetaria decisa dalla BCE per contrastare l'inflazione;

    l'aumento di tassi di interesse bancari ha comportato l'incremento delle rate dei mutui, soprattutto dei mutui a tasso variabile, le cui rate hanno visto maggiorazioni dell'importo mensile dovuto di oltre il 70 per cento;

   considerato che:

    le misure adottate dal Governo per il contrasto dell'aumento dei tassi di interessi non hanno sortito l'effetto annunciato;

    l'imposta sugli extraprofitti bancari, che avrebbe dovuto generare maggiori entrate per oltre tre miliardi da redistribuire in favore delle famiglie in difficoltà, si è rivelata una misura a favore della patrimonializzazione delle banche;

    ad oggi nessun istituto bancario ha dichiarato di rinunciare alla facoltà prevista dalla legge versando l'imposta dovuta: se si considerano le sole prime sette banche quotate nel nostro Paese, che hanno pubblicato i bilanci relativi al terzo trimestre 2023, l'ammanco certificato per le casse dello stato sale a oltre due miliardi di euro (e sono solo dati parziali, riferiti all'anno ancora in corso);

    emblema del fallimento della misura varata del Governo è stata la rinuncia al versamento dell'imposta da parte di Mediocredito centrale e Monte dei Paschi di Siena ovvero le due banche italiane a partecipazione pubblica;

   ritenuto che:

    è necessario intervenire con urgenza per far fronte alle gravi difficoltà finanziarie che milioni di famiglie stanno sopportando per via dell'aumento dei tassi di interesse bancari, che si protrarrà almeno per tutto il 2024,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a individuare le risorse finanziarie necessarie per l'adozione di misure fiscali di favore per le famiglie esposte all'aumento dei tassi di interesse bancari, anche valutando la maggiorazione della detrazione degli interessi passivi relativi a mutui prima casa, quantomeno per i titolari di mutui a tasso variabile che hanno subito pesanti incrementi della rata mensile.
9/1437-A/38. Alifano, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2, commi 1-3, del provvedimento in esame, è finalizzato al riconoscimento di un ulteriore contributo ai beneficiari della social card, come misura di sostegno al potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante;

    l'intervento si rende necessario a seguito della crisi ucraina e delle conseguenti misure sanzionatorie della Russia, imposte dall'UE a decorrere dal 5 dicembre 2022, con riguardo ai prodotti petroliferi, nonché al petrolio greggio;

    l'articolo 2, al comma 4, altresì dispone l'incremento di 12 milioni di euro per il 2023, del cosiddetto fondo bonus trasporti, già previsto a normativa vigente con una dotazione di 100 milioni nel 2023, allo scopo di far fronte alle esigenze emerse in corso d'anno;

   rilevato che:

    il prezzo di benzina e diesel continua a subire significative oscillazioni al rialzo, nonostante il prezzo del petrolio sia tornato ai livelli precedenti all'invasione russa in Ucraina;

    le associazioni dei consumatori denunciano i rincari dei prezzi del carburante, concentrando l'attenzione soprattutto sui distributori nelle autostrade;

    tra i paesi europei, l'Italia risulta essere il Paese con il prezzo carburanti più alto e in particolare è quello con la quota percentuale di tasse più elevata rispetto al prezzo finale;

    al fine di perseguire maggiore equità ed equilibrio tra i costi sostenuti dai consumatori e i profitti ottenuti dagli operatori, sarebbe opportuno assicurare una congrua riduzione di accisa e di imposta sul valore aggiunto sui carburanti, in particolare provvedendo alla relativa copertura finanziaria attraverso l'istituzione di un contributo a titolo di prelievo solidaristico straordinario e temporaneo, a carico dei soggetti che esercitano, nel territorio dello Stato, attività di vendita, produzione, importazione e commercializzazione di prodotti nei settori farmaceutico e assicurativo,

impegna il Governo

ad assicurare che sia prorogata ed estesa la riduzione di accisa e di imposta sul valore aggiunto sui carburanti, provvedendo alla relativa copertura finanziaria attraverso l'istituzione di un contributo a titolo di prelievo solidaristico straordinario e temporaneo, a carico dei soggetti che esercitano, nel territorio dello Stato, attività di vendita, produzione, importazione e commercializzazione di prodotti nei settori farmaceutico e assicurativo.
9/1437-A/39. Donno, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento reca misure per contenere l'aumento dei prezzi dei prodotti energetici;

    al riguardo, con riferimento ai carburanti, si rammenta l'iniziativa del Governo di prevedere l'obbligo di pubblicazione dei prezzi medi regionali da parte dei distributori di carburanti con l'obiettivo di contrastare l'incremento dei prezzi;

    si rammenta che l'obbligo di pubblicazione è scattato a decorrere dal mese di luglio 2023 senza di fatto produrre l'effetto annunciato. Sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, infatti, è consultabile la pagina con l'esposizione del prezzo medio mensile a livello nazionale da cui emerge l'incremento del prezzo per i carburanti da autotrazione proprio nei mesi di agosto, settembre e ottobre ovvero i mesi successivi all'introduzione dell'obbligo di esposizione del prezzo medio regionale;

    da ultimo è intervenuto il TAR Lazio che ha annullato il decreto ministeriale con cui il Ministero delle imprese e del made in Italy aveva stabilito le modalità dell'obbligo di comunicazione da parte degli esercenti dei prezzi dei carburanti. Senza entrare nel merito della misura, il TAR ha annullato il provvedimento per vizi formali rilevando l'assenza «della prevista e preventiva comunicazione al presidente del Consiglio dei ministri e del parere del Consiglio di Stato»;

    con la sentenza è stato accolto il ricorso proposto da Fe.Gi.Ca. – Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini, F.I.G.I.S.C. – Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti, e da alcuni esercenti;

    il Ministero delle imprese e del made in Italy avrebbe dato mandato all'Avvocatura dello Stato di proporre immediato appello al Consiglio di Stato con richiesta di sospensione degli effetti della sentenza del Tar del Lazio,

impegna il Governo:

   a cogliere l'occasione dell'intervenuto annullamento del provvedimento da parte del TAR e, per l'effetto, a rivalutare l'obbligo di esposizione del prezzo medio regionale da parte degli esercenti;

   a introdurre misure, in considerazione del carattere emergenziale conseguente all'eccezionale rincaro dei prezzi energetici, tese a mitigare l'impatto dei prezzi dei carburanti sulle famiglie e le imprese attraverso la riduzione delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto sui carburanti.
9/1437-A/40. Fenu, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2, commi 1-3, del provvedimento in esame, è finalizzato al riconoscimento di un ulteriore contributo ai beneficiari della social card, come misura di sostegno al potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante;

    l'intervento si rende necessario a seguito della crisi ucraina e delle conseguenti misure sanzionatorie della Russia, imposte dall'UE a decorrere dal 5 dicembre 2022, con riguardo ai prodotti petroliferi, nonché al petrolio greggio;

    l'articolo 2, al comma 4, altresì dispone l'incremento di 12 milioni di euro per il 2023, del cosiddetto fondo bonus trasporti, già previsto a normativa vigente con una dotazione di 100 milioni nel 2023, allo scopo di far fronte alle esigenze emerse in corso d'anno;

   rilevato che:

    il prezzo di benzina e diesel continua a subire significative oscillazioni al rialzo, nonostante il prezzo del petrolio sia tornato ai livelli precedenti all'invasione russa in Ucraina;

    le associazioni dei consumatori denunciano i rincari dei prezzi del carburante, concentrando l'attenzione soprattutto sui distributori nelle autostrade;

    tra i paesi europei, l'Italia risulta essere il Paese con il prezzo carburanti più alto e in particolare è quello con la quota percentuale di tasse più elevata rispetto al prezzo finale;

   ritenuto che:

    in relazione al meccanismo di rideterminazione delle aliquote d'accisa sui carburanti mediante decreto ministeriale (cosiddetta «accisa mobile»), in corrispondenza di un maggior gettito IVA, è necessario intervenire prevedendo parametri maggiormente in linea con l'andamento del mercato,

impegna il Governo

a valutare, in modifica dei parametri di cui di cui ai commi 290 e seguenti della legge n. 244 del 2007, l'introduzione di valori di riferimento ulteriori rispetto al valore del prezzo internazionale del petrolio greggio indicato nel Documento di economia e finanza o nella relativa Nota di aggiornamento presentati alle Camere, come ad esempio il valore effettivo dei prodotti finiti (Platt's CIF Med), maggiormente rappresentativi dell'andamento del mercato.
9/1437-A/41. Dell'Olio, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame contiene una serie di disposizioni finalizzate a sostenere il potere d'acquisto e a tutelare il risparmio attraverso misure rivolte a contrastare gli effetti del caro energia nonché dirette a dare sostegno a famiglie e imprese;

    in particolare, l'articolo 2, commi 1-3, riconosce un ulteriore contributo ai beneficiari della social card, come misura di sostegno al potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante. A tal fine, vengono introdotte alcune novelle ai commi da 450 a 451-bis della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023) con le quali, per l'anno 2023, viene incrementata a 600 milioni la dotazione del Fondo ivi previsto allo scopo di estendere il contributo, attualmente previsto per i beni alimentari di prima necessità, ai carburanti, oltre che, in alternativa, agli abbonamenti per i mezzi del trasporto pubblico locale;

   considerato che:

    l'articolo 1 del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, recante disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi, nonché di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico, ha introdotto l'obbligo, per i soggetti che esercitano l'attività di vendita al pubblico di carburanti, di indicare, presso i singoli impianti di distribuzione, la media aritmetica dei prezzi praticati su base regionale, come rilevata dal Ministero delle imprese e del made in Italy sulla base delle comunicazioni ricevute da tutti gli esercenti, prevedendo sanzioni per le ipotesi di inadempimento;

    come chiaramente segnalato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel corso dell'Audizione presso la Commissione X della Camera dei deputati, lo scorso 27 gennaio 2023, «l'introduzione, in capo agli esercenti, dell'obbligo dell'indicazione, accanto al prezzo di vendita praticato, del prezzo medio regionale calcolato dal Ministero, appare suscettibile di presentare anche talune possibili controindicazioni». Inoltre, la media aritmetica del prezzo regionale risulta molto poco rappresentativa dell'effettivo contesto competitivo in cui un impianto di distribuzione di carburanti opera e come un impianto di distribuzione di carburanti risulti effettivamente in concorrenza soltanto con gli impianti situati a pochi chilometri di distanza (o, alternativamente, raggiungibili in un tempo di percorrenza limitato), che possono costituire una concreta alternativa per il consumatore che necessita di rifornire la propria vettura;

   rilevato, altresì, che:

    una recentissima sentenza del Tar del Lazio ha annullato, per assenza della prevista e preventiva comunicazione al Presidente del Consiglio dei ministri e del parere del Consiglio di Stato, il citato decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5, con il quale si sono stabilite le modalità dell'obbligo di comunicazione da parte degli esercenti dei prezzi dei carburanti, così accogliendo il ricorso proposto da Fe.Gi.Ca. – Federazione Gestori Impianti Carburanti e Affini, F.I.G.I.S.C. – Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti, e da alcuni esercenti;

    secondo la Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti, fin dalla sua introduzione la doppia cartellonistica, oltre a comportare oneri economici e organizzativi aggiuntivi per gli esercenti e a rivelarsi fuorviante per il consumatore, non ha contribuito in nessun modo a calmierare il costo della benzina. Le ragioni alla base del prezzo praticato alla pompa vanno, infatti, cercate in una diminuzione delle quotazioni internazionali dei prodotti raffinati per autotrazione, peraltro ancora in una fase di volatilità a causa della situazione in Medio Oriente,

impegna il Governo

ad adottare tempestivi interventi normativi volti ad eliminare l'obbligo, per i soggetti che esercitano l'attività di vendita al pubblico di carburanti, di indicare, presso i singoli impianti di distribuzione, la media aritmetica dei prezzi praticati su base regionale di cui all'articolo 1 del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5.
9/1437-A/42. Appendino, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2, commi 1-3, del provvedimento in esame, è finalizzato al riconoscimento di un ulteriore contributo ai beneficiari della social card, come misura di sostegno al potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante;

    l'intervento si rende necessario a seguito della crisi ucraina e delle conseguenti misure sanzionatorie della Russia, imposte dall'UE a decorrere dal 5 dicembre 2022, con riguardo ai prodotti petroliferi, nonché al petrolio greggio;

    l'articolo 2, al comma 4, altresì dispone l'incremento di 12 milioni di euro per il 2023, del cosiddetto fondo bonus trasporti, già previsto a normativa vigente con una dotazione di 100 milioni nel 2023, allo scopo di far fronte alle esigenze emerse in corso d'anno;

   rilevato che:

    il prezzo di benzina e diesel continua a subire significative oscillazioni al rialzo, nonostante il prezzo del petrolio sia tornato ai livelli precedenti all'invasione russa in Ucraina;

    le associazioni dei consumatori denunciano i rincari dei prezzi del carburante, concentrando l'attenzione soprattutto sui distributori nelle autostrade;

    tra i Paesi europei, l'Italia risulta essere il Paese con il prezzo carburanti più alto e in particolare è quello con la quota percentuale di tasse più elevata rispetto al prezzo finale;

    al fine di perseguire maggiore equità ed equilibrio tra i costi sostenuti dai consumatori e i profitti ottenuti dagli operatori, sarebbe opportuno assicurare una congrua riduzione di accisa e di imposta sul valore aggiunto sui carburanti, in particolare provvedendo alla relativa copertura finanziaria attraverso l'istituzione di un contributo a titolo di prelievo solidaristico straordinario e temporaneo, a carico dei soggetti che esercitano, nel territorio dello Stato, attività di vendita, produzione, importazione e commercializzazione di prodotti nei settori farmaceutico e assicurativo,

impegna il Governo

a introdurre misure finalizzate a prevedere la riduzione del prezzo del carburante per autotrazione anche attraverso la revisione del criterio di determinazione della base imponibile IVA, evitando la doppia imposizione Accisa/IVA.
9/1437-A/43. Aiello, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame contiene una serie di disposizioni finalizzate a sostenere il potere d'acquisto e a tutelare il risparmio attraverso la proroga di misure rivolte a contrastare gli effetti del caro energia nonché dirette a dare sostegno a famiglie e imprese;

   considerato che:

    in attuazione della Direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, con l'articolo 15, comma 1, del decreto legislativo 4 luglio 2014 n. 102, è stato istituito, presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE), il Fondo nazionale per l'efficienza energetica volto a favorire il finanziamento di interventi coerenti con il raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica;

    il Fondo, gestito da Invitalia, è articolato in due sezioni: una per la concessione di garanzie su singole operazioni di finanziamento, cui è destinato il 30 per cento delle risorse disposte annualmente; una per l'erogazione di finanziamenti a tasso agevolato cui è destinato il 70 per cento delle risorse disposte annualmente;

    le iniziative ammissibili a finanziamento del Fondo riguardano: la riduzione dei consumi di energia nei processi industriali; la realizzazione e/o l'implementazione di reti ed impianti di teleriscaldamento e teleraffrescamento; l'efficientamento di servizi ed infrastrutture pubbliche, inclusa la pubblica illuminazione; la riqualificazione energetica degli edifici;

   rilevato, altresì, che:

    con Delibera n. 26/2023/CCC, la Corte dei conti, nell'ambito dell'analisi approvata concernente la gestione delle risorse destinate al «Fondo Nazionale per l'efficienza energetica», raccomanda al Governo di intervenire per apportare al citato Fondo misure correttive idonee ad incrementarne l'utilizzo;

    in particolare, viene evidenziato come a quattro anni dall'istituzione del Fondo solo 2,8 milioni di euro, sui 310 stanziati, sono stati erogati per il finanziamento di progetti di efficientamento o di riduzione dei consumi di energia, con un risparmio energetico conseguito di 11.000 Tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), a fronte dei 15,5 milioni indicati al 2020 come uno degli obiettivi nazionali raggiungibili con il concorso di tutte le misure adottate nel settore;

    in molte aree geografiche si è manifestata poca attenzione per la misura e, nei casi di Veneto, Puglia e Sardegna, l'interesse si è mostrato addirittura del tutto assente;

    lo scarso impiego e utilizzo del Fondo sono strettamente legati alla sua scarsa attrattività;

   tenuto conto che:

    nell'ambito dell'istruttoria della Corte, il MASE ha fatto pervenire una nota osservando espressamente di condividere le valutazioni fatte oltre ad impegnarsi a rendere più attrattiva la misura, con aggiornamenti e modifiche al decreto interministeriale 22 dicembre 2017 già con la legge di bilancio;

    nel corpo finale della delibera della Corte viene raccomandato al MASE, ove ritenuto coinvolgendo Invitalia, di elaborare le misure correttive, già discrezionalmente identificate nel riscontro fornito nell'istruttoria, atte a migliorare l'efficacia della misura, come il miglioramento della promozione pubblicitaria del Fondo o l'eventuale spostamento di tutte le risorse destinate alla concessione di garanzie verso i soli finanziamenti a tasso agevolato, definendone tempi e risultati attesi, invitando inoltre il Ministero a riferire con documentazione, nel termine di trenta giorni dal ricevimento della deliberazione, sulle eventuali iniziative intraprese per osservare le raccomandazioni impartite;

    la piena funzionalità del Fondo alimenterebbe oltre 300 milioni investimenti, nell'ambito della transizione ecologica e della decarbonizzazione sia per le imprese che per la Pubblica Amministrazione, stimolando la crescita economica dei comparti più innovativi della filiera produttiva nazionale, la riduzione dei consumi e dei costi energetici, e rafforzando la capacità competitiva delle imprese,

impegna il Governo

ad adottare, nel primo provvedimento utile, opportune iniziative normative volte ad introdurre idonee misure correttive al Fondo di cui all'articolo 15, comma 1, del decreto legislativo 4 luglio 2014 n. 102, con particolare riferimento all'ampliamento delle finalità dello stesso agli interventi di miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici di proprietà della Pubblica Amministrazione e di imprese, anche attraverso configurazioni di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili, nonché a promuovere campagne informative ad hoc atte a pubblicizzare in modo capillare l'esistenza del Fondo de quo, in particolare nelle aree del territorio nazionale dove il ricorso al medesimo risulta ancora insufficiente.
9/1437-A/44. Cappelletti, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento de quo contiene una serie di disposizioni finalizzate a sostenere il potere d'acquisto e a tutelare il risparmio attraverso misure rivolte a contrastare gli effetti del caro energia nonché dirette a dare sostegno a famiglie e imprese;

    in particolare, viene confermata la riduzione delle bollette di energia elettrica e gas a favore dei nuclei familiari economicamente più disagiati o con componenti in condizioni di salute gravi, nonché l'azzeramento degli oneri di sistema relativi al gas naturale, oltre all'estensione alle bollette dell'ultimo trimestre del 2023, fino al 31 dicembre, della riduzione dell'aliquota Iva al 5 per cento per le somministrazioni di gas metano destinato alla combustione per usi civili e industriali, già prevista dall'autunno 2021 e più volte rinnovata, unitamente all'azzeramento degli oneri di sistema per il gas naturale;

   considerato che:

    l'ultimo triennio è stato caratterizzato da shock di portata straordinaria: l'emergenza pandemica, l'invasione russa dell'ucraina e annessa crisi energetica nonché il ritorno dell'inflazione hanno avuto forti ripercussioni sulle famiglie italiane con conseguente incremento di quelle in condizione di povertà energetica. Da ultimo il recente conflitto mediorientale potrebbe influire negativamente sulla spesa di famiglie ed imprese attraverso incrementi del costo di petrolio e gas, con nuove ripercussioni sulle bollette del gas e sui prezzi dei carburanti, soprattutto in caso di un'ulteriore escalation;

    molte delle misure normative adottate dal nostro Paese per attenuare l'impatto dei prezzi dell'energia e in risposta ai forti rincari delle commodities energetiche sui nuclei familiari – soprattutto quelli indigenti e vulnerabili – sebbene necessarie per affrontare l'emergenza e supportare interi nuclei familiari, hanno sortito effetti limitati nel ridurre le disparità di potere d'acquisto tra le famiglie italiane;

    il fenomeno della povertà energetica colpisce famiglie a basso reddito dotate di alloggi fatiscenti e inadeguati, scarsamente efficienti dal punto di vista energetico, e rappresenta una notevole sfida climatica, ambientale, sanitaria e sociale perché costituisce una fonte di spreco di energia e un costo significativo per la spesa pubblica nelle citate dimensioni;

    sebbene i vantaggi derivanti dal combattere efficacemente il predetto fenomeno siano oramai noti, risulta necessario adottare nuove politiche pubbliche mirate ed attente alla riduzione strutturale dei costi energetici per le famiglie vulnerabili e in condizioni di povertà energetica;

   valutato, altresì, che:

    il sistema dei Titoli di Risparmio Energetico (TEE) gioca un ruolo di primo piano nel finanziamento degli interventi di efficientamento energetico delle abitazioni. Si tratta di un regime obbligatorio di risparmio di energia primaria posto in capo ai distributori di energia elettrica e gas naturale (cosiddetti soggetti obbligati) con più di 50.000 clienti. Ad altri soggetti (cosiddetti volontari, quali ESCO o società dotate di un esperto in gestione dell'energia certificato – EGE) si riconosce il diritto di ricevere la corrispondente quantità di certificati bianchi laddove scelgano di realizzare liberamente interventi di riduzione dei consumi negli usi finali di energia;

    con particolare riferimento ai soggetti obbligati, questi possono adempiere alla quota d'obbligo realizzando direttamente progetti di efficienza energetica per i quali vengono riconosciuti i certificati bianchi (TEE), oppure, in alternativa, acquistando i titoli dagli altri soggetti ammessi al meccanismo. Ogni Certificato Bianco corrisponde al risparmio di una tonnellata equivalente di petrolio («TEP»);

    il revisionato Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede un processo di aggiornamento del meccanismo dei Certificati Bianchi attraverso un potenziamento della misura nonché la semplificazione, l'ottimizzazione delle metodologie di quantificazione e riconoscimento del risparmio energetico, la riduzione dei tempi per l'approvazione, l'emissione e l'offerta dei titoli sul mercato;

    riconosciuta la validità e l'efficacia dimostrata in questi anni dai TEE, in modo particolare sul settore domestico, sarebbe auspicabile, al fine di incentivare la realizzazione di interventi di risparmio energetico su soggetti in condizioni di fuel poverty, riorganizzare il meccanismo introducendo, per i soggetti obbligati, un vincolo preciso che li orienti obbligatoriamente ad intervenire per una quota parte del proprio obiettivo di risparmio energetico con interventi sui predetti soggetti;

    la povertà energetica non è infatti, ad oggi, ancora inclusa tra gli obblighi dei certificati bianchi,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative normative volte a revisionare il meccanismo dei certificati bianchi, anche attraverso l'introduzione, per i distributori di energia elettrica e gas naturale con più di cinquantamila clienti finali, di un nuovo obbligo di risparmio da soddisfare mediante progetti finalizzati all'incremento dell'efficienza energetica a beneficio di soggetti vulnerabili e in condizioni di povertà energetica, tutelando al contempo la piena funzionalità del mercato e il corretto svolgimento del processo concorrenziale.
9/1437-A/45. Sergio Costa, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1 del provvedimento in esame reca misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas;

   considerato che:

    la cessazione del regime di tutela di prezzo – ovvero dei servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche e contrattuali definite dall'ARERA e destinati ai clienti domestici che non abbiano ancora scelto un'offerta di mercato libero – è prevista per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale (famiglie e condomini) da gennaio 2024 e per i clienti domestici non vulnerabili di energia elettrica a partire da aprile 2024;

    il prezzo del servizio di maggior tutela rappresenta un benchmark facile da conoscere per acquirenti e venditori e costituisce una garanzia per i clienti finali, soprattutto domestici, di non incorrere in pratiche commerciali scorrette quali ad esempio la pubblicità ingannevole;

    specialmente nell'ultimo biennio, molte famiglie e imprese hanno preferito rimanere nel mercato tutelato per le maggiori garanzie sul prezzo della fornitura a fronte di un rialzo generalizzato dei prezzi all'ingrosso delle commodities energetiche, in particolare a partire dall'inizio del conflitto russo-ucraino;

   rilevato altresì che:

    in una condizione di assoluta difficoltà per gli utenti domestici, di fronte alla forte preoccupazione per la perdurante volatilità dei costi energetici e al fine di tutelare le famiglie da ulteriori aggravi in bolletta, risulta fondamentale non solo posticipare, in via cautelativa, almeno di un anno il termine previsto per la fine della tutela di prezzo sia nel settore dell'energia elettrica che del gas naturale ma anche potenziare le informazioni atte a preparare i citati soggetti ad effettuare scelte consapevoli sulla fornitura di energia e gas;

    quanto sopra presuppone, pertanto, la proroga del regime di maggior tutela per i clienti domestici non vulnerabili nel settore elettrico e del gas almeno fino al 10 gennaio 2025, nonché la predisposizione di più efficaci e funzionali campagne d'informazione e sensibilizzazione a tutela degli utenti finali da diffondere, oltre che sul piano istituzionale, anche per mezzo di diverse piattaforme social nonché attraverso l'assistenza qualificata e il supporto delle associazioni dei consumatori,

impegna il Governo

ad adottare iniziative di competenza volte a prorogare al 2025 il termine di cessazione del regime di tutela del prezzo per i clienti domestici non vulnerabili di energia elettrica e gas naturale nonché a rendere più efficaci e funzionali le periodiche campagne di comunicazione istituzionale a carattere pubblicitario già previste a tutela degli utenti finali del settore dell'elettricità e del gas in relazione al definitivo superamento del regime di maggior tutela, anche fornendo nell'ambito delle stesse una panoramica di tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili per la realizzazione di interventi rivolti alla decarbonizzazione e alla transizione ecologica, alla riduzione e all'efficientamento dei consumi di energia, alla produzione di energia rinnovabile, anche mediante configurazioni di autoconsumo individuale e collettivo e la costituzione di comunità energetiche rinnovabili.
9/1437-A/46. L'Abbate, Cappelletti, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'obiettivo del Green deal europeo è il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050;

    per l'efficace perseguimento di tale traguardo, la Commissione europea ha proposto un pacchetto di riforme note come «Fit for 55» che prevede come obiettivo intermedio la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra dell'Ue di almeno il 55 per cento entro il 2030;

    per dare seguito a tale processo, il Governo nazionale dovrebbe favorire trasversalmente la transizione ecologica di tutti i settori produttivi, avendo particolare attenzione anche alle necessità delle piccole e medie realtà imprenditoriali e ai maggiori costi iniziali connessi alla decarbonizzazione cui alcune di esse vanno incontro;

    dall'indagine condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile nel 2022, emerge che nell'ultimo anno le PMI hanno ricevuto numerose pressioni sulle questioni di sostenibilità dai clienti e da parte dei fornitori, ma anche da banche e investitori;

    a fronte di tale situazione si rende necessario favorire la diffusione di fonti energetiche rinnovabili presso le PMI attraverso uno stanziamento e la predisposizione di misure ad hoc,

impegna il Governo

a prevedere un credito d'imposta destinato alle piccole e medie imprese che realizzano investimenti rivolti all'installazione di impianti di energia rinnovabile da realizzare presso i propri siti produttivi e destinati all'autoproduzione.
9/1437-A/47. Pavanelli, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento reca misure per salvaguardare gli investimenti e la continuità aziendale delle imprese;

    il settore edilizio è ancora oggi alle prese con la questione dei crediti edilizi incagliati, soprattutto a seguito del divieto di cessioni introdotto dal Governo nel corso del 2023;

    a oggi le misure e le iniziative proposte dal Governo, tra cui anche la realizzazione di un'apposita piattaforma di cessione dei crediti con la partecipazione di importanti operatori di mercato, non hanno avuto esito positivo;

    di fatto a oggi non è stata adottata alcuna soluzione per lo sblocco dei crediti in capo alle aziende, con gravi ripercussioni sulla liquidità che rischiano, se non risolte con urgenza, di compromettere definitivamente gli investimenti e la stessa continuità aziendale,

impegna il Governo

al fine di salvaguardare gli investimenti e la continuità aziendale delle imprese edili, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante e dell'aumento dei prezzi delle materie prime che ne è conseguito, a introdurre misure finalizzate allo sblocco dei crediti incagliati, anche attraverso il potenziamento dello strumento della compensazione in favore degli istituti di credito.
9/1437-A/48. Santillo, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento reca misure per salvaguardare gli investimenti e la continuità aziendale delle imprese;

    il settore edilizio è ancora oggi alle prese con la questione dei crediti edilizi incagliati, soprattutto a seguito del divieto di cessioni introdotto dal Governo nel corso del 2023;

    a oggi le misure e le iniziative proposte dal Governo, tra cui anche la realizzazione di un'apposita piattaforma di cessione dei crediti con la partecipazione di importanti operatori di mercato, non hanno avuto esito positivo;

    di fatto a oggi non è stata adottata alcuna soluzione per lo sblocco dei crediti in capo alle aziende, con gravi ripercussioni sulla liquidità che rischiano, se non risolte con urgenza, di compromettere definitivamente gli investimenti e la stessa continuità aziendale,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, nonché di sostenere il comparto dell'edilizia, che risente dell'incremento di tali costi oltre che della crisi nella quale versano le famiglie, a prevedere la proroga degli interventi ammessi al superbonus 110 per cento, almeno per il primo semestre 2024 e con riferimento ai condomini, in considerazione delle oggettive difficoltà avute per il completamento dei lavori nel corso dell'anno 2023.
9/1437-A/49. Torto, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 del provvedimento all'esame, al comma 5 incrementa il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio di 7.429.667 euro, per l'anno 2023, destinato alla corresponsione delle borse di studio per l'accesso alla formazione superiore in favore degli idonei non beneficiari nelle graduatorie degli enti regionali per il diritto allo studio relative all'anno accademico 2022/2023. Il comma 6 del medesimo articolo reca la relativa copertura finanziaria;

    la Missione 4, Componente 1, Investimento 1.7 del PNRR stanzia l'importo di 500.000.000,00 euro al fine di finanziare l'aumento dell'importo e del numero di borse di studio ex decreto legislativo n. 68 del 2012 erogate nel rispetto dell'articolo 34 della Costituzione;

    in particolare, l'investimento ha come obiettivi target l'incremento medio degli importi delle borse di studio per una cifra pari a 700,00 euro ed il raggiungimento di 300.000 borse erogate entro il 2023 e di 336.000 entro il 2024, mantenendo stabile tale numero anche per gli anni successivi. Ciò al fine di ridurre in modo significativo il divario rispetto alla media UE di studenti con una borsa di studio (circa il 25 per cento rispetto ad appena il 12 per cento registrato in Italia ante-PNRR), eliminando nel contempo il fenomeno degli idonei non beneficiari;

    in attuazione di quanto previsto dal Piano, attraverso diversi interventi normativi si è provveduto ad aumentare mediamente di 700 euro l'importo delle borse e ad ampliare la platea degli aventi diritto innalzando leggermente le soglie di reddito minimo per l'accesso;

    con l'ultima legge di bilancio sono stati stanziati ulteriori 250 milioni per ciascuna delle annualità 2024 e 2025 per provare a dare continuità alla misura una volta esauriti I fondi PNRR, senza però nulla prevedere per gli anni successivi;

    dal rapporto del Governo intitolato «Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU», pubblicato il 27 luglio 2023 ed approvato dalla Cabina di regia PNRR tenutasi nella stessa giornata, si evince che il numero di borse attualmente erogate è pari a circa 245.000 con 5.666 studenti risultati idonei non beneficiari, raggiungendo quasi in tutte le regioni il 100 per cento di copertura;

    con il Provvedimento in esame si prende atto, con estremo ritardo, del fatto che le risorse del PNRR assegnate alle regioni per l'anno 2022, unitamente a quelle del fondo integrativo statale pari a 307 milioni di euro e a quelle proprie delle regioni, non sono state sufficienti a soddisfare tutti gli idonei nelle graduatorie degli enti per il diritto allo studio in Abruzzo, Calabria, Lombardia, Molise e Veneto. Per porre rimedio a ciò si interviene richiedendo la restituzione di circa 10 milioni ad alcuni Enti che non hanno potuto utilizzare le somme a disposizione per l'anno accademico 2022/2023 e si stanziano ulteriori 7,5 milioni di euro per coprire un fabbisogno totale di circa 17,5 milioni;

    sempre dal suddetto rapporto di proposta di revisione del PNRR si legge: «Questo, nonostante il MUR, proprio in attuazione della prima parte dell'investimento PNRR (Milestone M4C1-2 conseguita nel dicembre 2021), con apposito D.M. abbia innalzato le soglie ISEE/ISPE per l'accesso ai benefici del DSU ed incrementato il valore medio delle borse di circa 700 euro. In considerazione dell'aggettiva irraggiungibilità dei target connessi alla misura, connessi a circostanze non ascrivibili al Ministero, il MUR propone una revisione dei target che dovranno afferire non più al numero di studenti da sostenere, ma diversamente focalizzare l'attenzione sull'incremento medio delle borse rispetto ai valori presi a riferimento per la baseline, prevedendo un incremento medio di 500 euro/borsa per il 2022/2023 e 700 euro/borsa per il 2023/2024, in linea con gli attuali trend inflazionistici globali e con la descrizione della misura proposta in sede di stesura del PNRR.»;

    ritenendo di importanza strategica per il Paese, incrementare la percentuale di spesa rispetto al PIL in Formazione Terziaria, di cui il finanziamento delle borse di studio rappresenta un'importante componente che può contribuire a ridurre sensibilmente i grossi divari con gli altri Stati europei,

impegna il Governo:

   a ritirare la richiesta di rinuncia dei target quantitativi relativamente all'investimento 1.7 del PNRR, Missione 4, Componente 1, riguardante le borse di studio per la formazione terziaria, avanzata alla Commissione UE nelle Proposte per la revisione del PNRR;

   a procedere ad un allargamento della platea dei beneficiari, innalzando ulteriormente le soglie ISEE/ISPE e conseguentemente ad incrementare il Fondo FIS, attualmente capiente solo per 250.000 borse, al fine di raggiungere i target PNRR inizialmente concordati con la Commissione UE, ovvero: 330.000 borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024 milioni di euro.
9/1437-A/50. Caso, Amato, Cherchi, Orrico, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2, commi 1-3, del provvedimento in esame riconosce un ulteriore contributo ai beneficiari della social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 nei limiti pro capite derivanti dalla ripartizione della somma autorizzata dalla norma in esame, pari a 100 milioni di euro per l'anno 2023;

    tale aumento è giustificato dalla volontà di estendere il contributo, attualmente previsto solo per l'acquisto di beni alimentari di prima necessità, ai carburanti o, in alternativa, agli abbonamenti per i mezzi del trasporto pubblico, al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, a seguito dell'incremento dei prezzi causato dall'inflazione;

    l'aumento generalizzato dei prezzi sta colpendo numerosi beni e servizi, tra i quali troviamo gli alimenti per animali domestici e le spese veterinarie;

    da un'indagine commissionata da Facile.it all'istituto di ricerca Emg Different è emerso che ogni anno per mantenere un cane, considerando tutte le spese dal cibo al veterinario, servono in media quasi 600 euro, mentre per mantenere un gatto poco meno di 390 euro;

    più della metà (59 per cento) di coloro che ne possiede uno, ovvero 11 milioni di italiani, ha ammesso di aver riscontrato rincari nei costi di mantenimento dell'animale, con il maggior incremento registrato nella spesa destinata al cibo: 9 proprietari su 10 hanno infatti dichiarato che il prezzo degli alimenti è la voce aumentata di più, seguita poi dal veterinario;

    se si considera che in Italia una famiglia possiede, in media, due animali, emerge come il loro mantenimento rappresenti una voce di spesa molto importante nel bilancio familiare: si va infatti dai 780 euro ai 1200 euro annui;

    tuttavia, come si evince dall'Allegato 1 del decreto interministeriale 19 aprile 2023 MASAF-MEF, concernente i criteri di individuazione dei nuclei familiari in stato di bisogno, beneficiari della social card, tra l'elenco dei beni alimentari di prima necessità non compaiono gli alimenti per sfamare gli animali domestici, nonostante quest'ultimi siano da tempo considerati beni essenziali;

    inoltre, nella relazione tecnica si precisa che, secondo quanto stabilito dal citato decreto, il numero complessivo di carte assegnabili è di 1.300.000 unità e in virtù dell'incremento disposto dalla presente disposizione, si prevede di riconoscere un ulteriore contributo di circa euro 76 a carta, da aggiungersi al beneficio già concesso, pari a euro 382, 50, una cifra totalmente insufficiente che non basta a coprire in modo sostanziale le spese sostenute dai nuclei familiari meno abbienti,

impegna il Governo:

   ad inserire, nel prossimo provvedimento utile, gli alimenti per animali domestici tra i beni alimentari essenziali acquistabili con la social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis della legge 29 dicembre 2022, n. 197;

   a valutare l'opportunità di incrementare, nel rispetto dei limiti di finanza pubblica, il Fondo di cui all'articolo 1, comma 450 della citata legge di bilancio, finalizzato all'acquisto di beni alimentari di prima necessità.
9/1437-A/51. Cherchi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 6 dispone in ordine al contrasto giurisprudenziale sorto nell'ambito del nutrito contenzioso giudiziario in corso, per lo più presso gli Uffici giudiziari di Roma e di Milano, in vertenze che riguardano oltre mille dipendenti del ramo d'azienda «Volo» di Alitalia, i quali rivendicano il diritto a transitare alle dipendenze della società ITA da ottobre 2021;

    l'intervento si è realizzato con una norma di interpretazione autentica, volta a sancire la discontinuità tra Alitalia e ITA, finalizzata, ad avviso dei firmatari, ad escludere nella vicenda della cessione da Alitalia a ITA le garanzie occupazionali prestate all'ordinamento, incidendo in modo retroattivo sulla condizione dei lavoratori;

    il Governo afferma nella relazione che l'intervento, con decretazione d'urgenza, si sarebbe reso necessario per evitare esiti pregiudizievoli per ITA e per la finanza pubblica, dall'accoglimento dei ricorsi dei lavoratori; la norma impatta abusivamente e illegittimamente sul contenzioso giudiziario in corso, condizionandone l'esito e violando la separazione dei poteri dello Stato;

    è devoluto solo alla Magistratura del Lavoro l'accertamento fattuale e concreto circa l'entità dei beni oggetto della cessione e circa l'autonomia e preesistenza del complesso aziendale ceduto. A fronte di tale accertamento in fatto, l'applicazione della normativa legale rilevante in materia è attribuzione esclusiva del Giudice come imposto senza possibilità di deroga dagli articoli 101 e 111 della Carta Costituzionale;

    i fondati dubbi di legittimità costituzionale della disposizione si accompagnano al rilievo che l'intervento del Governo si manifesti altresì come inammissibile ed illegittimo anche ai sensi dell'articolo 6 CEDU, Convenzione Europea dei Diritti dell'uomo, riguardante il diritto della persona ad un processo giusto, imparziale e immune da interventi esterni;

    ad avviso dei firmatari, la «discontinuità economica» accertata dal parere della Commissione europea del 10 settembre 2021, è riferita esclusivamente agli aiuti di Stato che l'Italia ha concesso ad Alitalia e alla insussistenza di una esposizione debitoria anche di ITA per la restituzione di tali aiuti, nulla a che vedere con l'autonomia funzionale preesistente del complesso dei beni produttivi oggetto della cessione tra le due società e con la conseguente applicabilità delle garanzie che in Italia presta l'articolo 2112 c.c. e che in Europa sono sancite dalle direttive comunitarie in materia delle quali l'ultima è la n. 23 del 2001,

impegna il Governo

a valutare gli effetti applicativi dell'articolo 6 e ad adottare le misure, anche legislative, finalizzate alla sua tempestiva abrogazione.
9/1437-A/52. Alfonso Colucci, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 del provvedimento all'esame stanzia ulteriori 100 milioni di euro a favore dei titolari della social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis della legge n. 197 del 2022 per consentirne l'utilizzo ai fini dell'acquisto di carburante o, in alternativa, di abbonamenti per i mezzi di trasporto;

    il medesimo articolo rinvia ad un decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy – da adottare entro trenta giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste – l'adozione delle conseguenti disposizioni attuative;

    si ricorda che l'articolo 1, comma 450 della legge di bilancio 2023 aveva previsto l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), del predetto fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l'anno 2023, destinato all'acquisito di beni alimentari di prima necessità dei soggetti con un ISEE non superiore a 15.000 euro, da fruire mediante l'utilizzo di un apposito sistema abilitante;

    il predetto contributo per l'acquisto dei beni alimentari di prima necessità si sostanzia in un trasferimento in danaro pari a 382,50 euro per nucleo famigliare, erogabile tramite carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane per il tramite della società controllata Postepay,

impegna il Governo

a ripensare la competenza relativa alla gestione della social card, riconducendola al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, attesa la competenza di tale dicastero per le altre misure con finalità di contrasto alla povertà e per l'inclusione sociale.
9/1437-A/53. Di Lauro, Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 del provvedimento all'esame stanzia ulteriori 100 milioni di euro a favore dei titolari della social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis della legge n. 197 del 2022 per consentirne l'utilizzo ai fini dell'acquisto di carburante o, in alternativa, di abbonamenti per i mezzi di trasporto;

    il predetto contributo per l'acquisto dei beni alimentari di prima necessità si sostanzia in un trasferimento in danaro pari a 382,50 euro per nucleo famigliare, erogabile tramite carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane per il tramite della società controllata Postepay;

    i beneficiari del contributo sono i cittadini appartenenti ai nuclei familiari, residenti nel territorio italiano, aventi specifici requisiti, tra cui:

     iscrizione di tutti i componenti del nucleo famigliare all'Anagrafe della popolazione residente (Anagrafe comunale);

     titolarità di una certificazione ISEE ordinario, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000 euro annui;

    in taluni specifici casi il contributo non è cumulabile, come ad esempio per i nuclei familiari che alla data di entrata in vigore del decreto di attuazione (decreto MASAF 18 aprile 2023) avessero incluso titolari di: a) Reddito di cittadinanza; b) Reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà. Viene precluso inoltre ai nuclei familiari nei quali almeno un componente sia percettore della Nuova assicurazione sociale per l'impiego (NASPI) e dell'indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (DIS-COLL); o dell'indennità di mobilità e dei Fondi di solidarietà per l'integrazione del reddito; ovvero di Cassa integrazione guadagni-CIG o di qualsivoglia differente forma di integrazione salariale, o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato;

    il 25 ottobre 2023 l'ISTAT ha reso noti gli ultimi dati sulla povertà nel nostro Paese dai quali emerge che la povertà assoluta è in crescita; nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7 per cento in crescita dal 9,1 per cento dell'anno precedente); questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell'inflazione;

    l'incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9 per cento, si ferma invece al 6,4 per cento per le famiglie composte solamente da italiani; l'incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9 per cento (stabile rispetto all'11,0 per cento del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a ripristinare, senza alcun indugio, la misura del reddito di cittadinanza quale misura strutturale di contrasto alla povertà.
9/1437-A/54. Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 del provvedimento all'esame stanzia ulteriori 100 milioni di euro a favore dei titolari della social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis della legge n. 197 del 2022 per consentirne l'utilizzo ai fini dell'acquisto di carburante o, in alternativa, di abbonamenti per i mezzi di trasporto;

    si ricorda che l'articolo 1, comma 450 della legge di bilancio 2023 aveva previsto l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), del predetto fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l'anno 2023, destinato all'acquisito di beni alimentari di prima necessità dei soggetti con un ISEE non superiore a 15.000 euro, da fruire mediante l'utilizzo di un apposito sistema abilitante;

    il predetto contributo per l'acquisto dei beni alimentari di prima necessità si sostanzia in un trasferimento in danaro pari a 382,50 euro per nucleo famigliare, erogabile tramite carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane per il tramite della società controllata Postepay;

    i beneficiari del contributo sono i cittadini appartenenti ai nuclei familiari, residenti nel territorio italiano, aventi specifici requisiti, tra cui:

     iscrizione di tutti i componenti del nucleo famigliare all'Anagrafe della popolazione residente (Anagrafe comunale);

     titolarità di una certificazione ISEE ordinario, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000 euro annui;

    in taluni specifici casi il contributo non è cumulabile, come ad esempio per i nuclei familiari che alla data di entrata in vigore del decreto di attuazione (decreto MASAF 18 aprile 2023) avessero incluso titolari di: a) Reddito di cittadinanza; b) Reddito di inclusione o qualsiasi altra misura di inclusione sociale o sostegno alla povertà;

    la social card viene preclusa inoltre ai nuclei familiari nei quali almeno un componente sia percettore della Nuova assicurazione sociale per l'impiego (NASPI) e dell'indennità mensile di disoccupazione per i collaboratori (DIS-COLL); o dell'indennità di mobilità e dei Fondi di solidarietà per l'integrazione del reddito; ovvero di Cassa integrazione guadagni-CIG o di qualsivoglia differente forma di integrazione salariale, o di sostegno nel caso di disoccupazione involontaria, erogata dallo Stato;

    il 25 ottobre 2023 l'ISTAT ha reso noti gli ultimi dati sulla povertà nel nostro Paese dai quali emerge che la povertà assoluta è in crescita; nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3 per cento del totale da 7,7 per cento nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7 per cento in crescita dal 9,1 per cento dell'anno precedente); questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell'inflazione;

    la social card non è una misura strutturale ma una tantum e per tale ragione insufficiente a ovviare all'aggravamento della povertà,

impegna il Governo

a rendere strutturale il beneficio economico al fine di ovviare al rilevante aggravamento della povertà conseguente alla eliminazione della misura del reddito di cittadinanza e all'inflazione e ad estendere la misura anche a coloro che abbiano usufruito di altri benefici economici a carico dello Stato, almeno laddove il reddito permanga entro i limiti della certificazione ISEE con indicatore non superiore ai 15.000 euro annui.
9/1437-A/55. Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 del provvedimento all'esame stanzia ulteriori 100 milioni di euro a favore dei titolari della social card di cui all'articolo 1, commi da 450 a 451-bis della legge n. 197 del 2022 per consentirne l'utilizzo ai fini dell'acquisto di carburante o, in alternativa, di abbonamenti per i mezzi di trasporto;

    il predetto contributo per l'acquisto dei beni alimentari di prima necessità si sostanzia in un trasferimento in danaro pari a 382,50 euro per nucleo famigliare, erogabile tramite carte elettroniche di pagamento, prepagate e ricaricabili, messe a disposizione da Poste Italiane per il tramite della società controllata Postepay;

    le stesse carte elettroniche sono consegnate per spese relative ai soli beni di prima necessità, con esclusione di qualsiasi tipologia di bevanda alcolica, presso tutti gli esercizi commerciali convenzionati che vendono generi alimentari;

    i beneficiari del contributo sono i cittadini appartenenti ai nuclei familiari, residenti nel territorio italiano, aventi specifici requisiti, tra cui:

     iscrizione di tutti i componenti del nucleo famigliare all'Anagrafe della popolazione residente (Anagrafe comunale);

     titolarità di una certificazione ISEE ordinario, in corso di validità, con indicatore non superiore ai 15.000 euro annui;

    considerata dunque l'estensione della misura anche a prodotti non alimentari,

impegna il Governo

ad estendere l'impiego della social card anche per l'acquisto di farmaci, attualmente vietato dalla disposizione in esame.
9/1437-A/56. Marianna Ricciardi, Quartini, Di Lauro, Sportiello, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    tra gli obiettivi del provvedimento in titolo, unitamente alle misure in materia di energia, gli interventi a sostegno del potere d'acquisto delle famiglie;

    in particolare, l'articolo 2, comma 5, reca misure urgenti in materia di borse di studio, a tal fine incrementando il fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, destinato alla corresponsione delle borse di studio per l'accesso alla formazione superiore in favore degli idonei non beneficiari nelle graduatorie degli enti regionali per il diritto allo studio relative all'anno accademico 2022/2023, in quanto le risorse all'uopo stanziate non sono state sufficienti a soddisfare tutti gli idonei nelle graduatorie degli enti per il diritto allo studio;

    in ordine all'istituto delle borse di studio, al fine di sostenere il potere d'acquisto nonché alleggerire il peso fiscale delle famiglie, preme ai firmatari segnalare l'opportunità di prevedere una generale esenzione dalla tassazione e, a tal fine,

impegna il Governo

per i fini indicati in premessa, ad introdurre la detassazione delle somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio, assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale percepite dai giovani di età compresa fra i diciotto ed i trentacinque anni che non svolgano attività di lavoro dipendente o autonomo.
9/1437-A/57. Raffa, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 reca Misure urgenti in materia di social card, di trasporto pubblico e di borse di studio,

    il trasporto pubblico locale dovrebbe diventare la prima modalità di trasporto specialmente in ambito urbano. Le politiche poste in essere dai precedenti Governi hanno stimolato lo shift modale verso l'uso dei mezzi pubblici, attraverso ingenti investimenti nel cambio della flotta nonché nel sostegno all'acquisto degli abbonamenti. Queste azioni lungi dall'essere complete devono essere portate avanti e costantemente stimolate;

    nel 2022, il Fondo Bonus Trasporti è stato istituito dal cosiddetto «Decreto Aiuti» (articolo 35 del decreto-legge n. 50 del 2022) ed è stato successivamente incrementato, da 79 a 180 milioni, dal cosiddetto «Decreto Aiuti bis». Successivamente, l'articolo 12 del cosiddetto «Decreto aiuti ter» ha incrementato il Fondo di ulteriori 10 milioni. Purtroppo, la dotazione del Fondo è stata in ultimo ridotta di 50 milioni dall'articolo 3, comma 14, del decreto-legge n. 176 del 2022, passando così da 190 a 140 milioni di euro;

    il Fondo è stato costituito per l'erogazione di un contributo in caso di acquisto, entro dicembre 2022, di un abbonamento – annuale, mensile o relativo a più mensilità – ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale o ai servizi di trasporto ferroviario nazionale. Il bonus – nominativo o richiedibile per un minore – è utilizzabile per l'acquisto di un solo abbonamento ed è pari al 100 per cento della spesa da sostenere, nel limite massimo di 60 euro. Il bonus può essere richiesto accedendo al portale bonustrasporti.lavoro.gov.it dalle persone fisiche che nell'anno 2021 hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 35 mila euro;

    considerato che il plafond viene costantemente azzerato nel giro di pochi minuti, risulta necessario, da una parte, aumentare la capienza del fondo e dall'altra a stabilizzare tale misura al fine di rendere lo shift modale verso i mezzi condivisi, una abitudine ordinaria della vita urbana,

impegna il Governo:

   a non procedere alla riduzione del fondo cosiddetto bonus trasporti, come avvenuto nel 2022;

   a provvedere, tempestivamente, anche con futuri provvedimenti normativi, alla stabilizzazione del bonus trasporti attraverso il rifinanziamento del Fondo citato in premessa;
9/1437-A/58. Iaria, Cantone, Fede, Traversi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 2 reca Misure urgenti in materia di social card, di trasporto pubblico e di borse di studio;

    la carta giovani nazionale è uno strumento digitale per le ragazze e i ragazzi tra i 18 e i 35 anni residenti in Italia, che consente l'accesso agevolato a beni, servizi, esperienze e opportunità;

   considerato che:

    il trasporto pubblico locale dovrebbe diventare la prima modalità di trasporto specialmente in ambito urbano. Le politiche poste in essere dai precedenti Governi hanno stimolato lo shift modale verso l'uso dei mezzi pubblici, attraverso ingenti investimenti nel cambio della flotta nonché nel sostegno all'acquisto degli abbonamenti. Queste azioni lungi dall'essere complete devono essere portate avanti e costantemente stimolate;

    tra le proposte presentate su quest'ultimo profilo, sarebbe quella di associare ai titolari della Carta giovani nazionale (CGN) di cui all'articolo 1, commi 413 e 414, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, il «biglietto unico giovani» che consente un prezzo agevolato per l'utilizzo di tutti i mezzi di trasporto, pubblici e privati, all'interno del territorio nazionale;

    estendere dunque l'utilizzo della carta giovani – introdotta nel 2019 – a questa ulteriore necessità avrebbe una importante ricaduta educativa. Abituare nonché agevolare i giovani a spostarsi con i mezzi pubblici e di sharing – riducendo alla radice il fabbisogno di automobili e scooter di proprietà avrebbe infatti un'importante ricaduta per la di mobilità sostenibile e di impatto sull'inquinamento, specie quello cittadino,

impegna il Governo

ad associare, alla già introdotta Carta giovani nazionale, il «biglietto unico giovani», che consenta un prezzo agevolato per l'utilizzo di tutti i mezzi di trasporto, pubblici e privati, all'interno del territorio nazionale.
9/1437-A/59. Cantone, Traversi, Fede, Iaria, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni nei comuni italiani si è infatti verificata una diminuzione del numero di attività commerciali di circa l'8 per cento,

    un recente studio condotto da Confesercenti e Ipsos, intitolato «Il Commercio oggi e domani» ha infatti certificato come, dal 2019 al 2023 oltre 52mila commercianti italiani, abbiano chiuso la propria attività. E le previsioni per il futuro sono allarmanti;

    la riduzione delle attività commerciali colpisce comunque tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato. In termini assoluti secondo gli ultimi dati, resi note dalle associazioni di categoria, a registrare la perdita più rilevante è la Campania, con un saldo negativo di -2.707 negozi; seguono, a stretta distanza, il Lazio (-2.215) e la Sicilia (-2.142). Perdite rilevanti anche in Lombardia (-2.123), Piemonte (-1.683), Toscana (-1.479), ed Emilia-Romagna (-1.253). In termini relativi, però, la perdita peggiore è quella registrata dalle Marche, dove il calo percentuale delle imprese del commercio attive, rispetto al 2021, è del -8,8 per cento: quasi una su dieci. Seguono Friuli Venezia Giulia (-4,7 per cento) e Molise (-4,4 per cento);

    tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità è calato, rispetto al 2012, del –14,3 per cento circa. Nelle province autonome di Trento e Bolzano, ormai, ci sono solo 6,9 imprese del commercio ogni mille abitanti; in Friuli Venezia Giulia 7,8, e in Lombardia 8,4. Nelle regioni del Sud il tessuto del commercio resiste un po' di più, in particolare in Campania (19,7 imprese ogni mille abitanti), Calabria (18,7) e Sicilia e Puglia (entrambe con 15,1);

    va poi sottolineato in questo contesto il cosiddetto «effetto desertificazione», a causa del quale circa 5.000 comuni sono attualmente privi dei servizi primari, rendendo conseguentemente difficile, se non impossibile, l'acquisto di beni senza spostarsi di numerosi chilometri dalla propria abitazione. Si tratta di centri abitati che presentano spesso ricchezze culturali, artistiche e ambientali, ma manifestano da tempo evidenti sintomi di «disagio insediativo», nonostante la necessaria e prioritaria funzione di gestione del territorio che essi rivestono;

    questo trend allarmante è stato aggravato, negli ultimi anni prima dalla pandemia, poi dalla crisi energetica e dalla crescita dell'inflazione mentre altra notevole criticità è rappresentata dalla concorrenza del commercio elettronico con i colossi del web che stanno conquistando anche nel nostro Paese fette di mercato sempre più consistenti;

    sono quindi necessarie norme e risorse mirate per sostenere questa tipologia di imprese ed in particolare per quelle ricadenti nei Centri commerciali naturali, come individuati dalle rispettive norme regionali e costituiti in forma di associazioni, rete di impresa o consorzi;

    in primo luogo vanno quindi individuati strumenti capaci di limitare i costi energetici aggravati dalla guerra in Ucraina, dall'inflazione, senza dimenticare i possibili sviluppi prodotti dal recente conflitto in Medio Oriente;

    nel provvedimento in esame sono presenti «Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale»;

    le misure presenti nel provvedimento in esame per contenere i costi energetici di tali esercizi di vicinato sono palesemente insufficienti e limitate nel tempo, soprattutto in relazione all'aumento dell'energia e dell'inflazione,

impegna il Governo

a prevedere, già a partire dal prossimo provvedimento utile e in relazione a quanto espresso in premessa, risorse e norme aggiuntive finalizzate alla riduzione delle tariffe per la fornitura di energia elettrica e per la fornitura di gas naturale a favore di esercizi di vicinato di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, numero 114, che ricadono nei Centri commerciali naturali, come individuati dalle rispettive norme regionali e costituiti in forma di associazioni, rete di impresa o consorzi.
9/1437-A/60. Scotto, Simiani, Gianassi.


   La Camera,

   premesso che:

    l'Agenzia europea dei regolatori dell'energia Acer ha segnalato come a livello europeo, ma soprattutto a livello italiano, la spesa per le bollette delle famiglie sia aumentata nel primo semestre del 2023 rispetto al 2022 nonostante la diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso. I prezzi italiani risultano stabilmente al di sopra delle medie europee e questa anomalia richiede l'avvio di un serio monitoraggio dei contratti sottoscritti dai consumatori nel libero mercato oltre a un percorso di armonizzazione ai fini di una maggiore confrontabilità tra i contratti sottoscritti nel libero mercato e quelli relativi al servizio di maggior tutela;

    secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, i prezzi del gas applicati ai consumatori domestici italiani risultano stabilmente al di sopra delle medie europee e difficilmente giustificabili rispetto ai costi di approvvigionamento della commodity. Tale situazione richiede l'avvio di un percorso di indagine volto ad individuarne e superarne le cause;

    nell'ultimo aggiornamento di settembre l'Istat conferma che la discesa dell'inflazione in Italia è frenata dalle tensioni sui prezzi di energia elettrica e gas, in particolare proprio quelli del libero mercato non regolamentati;

    in un quadro di preoccupante incertezza dei mercati del gas italiani ed europei, sarebbe opportuno la proroga di due anni dei termini per lo svolgimento delle aste previste per dicembre 2023, finalizzate all'assegnazione del servizio a tutele graduali in materia di fornitura di gas per i clienti domestici, al fine di avviare iniziative, con il coinvolgimento di tutte le autorità competenti, volte a rimuovere le criticità e le distorsioni del passaggio al mercato libero in Italia segnalate, tra gli altri, dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ARERA, dalla Autorità per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia, Acer, dalle associazioni dei consumatori e dalle associazioni rappresentanti il tessuto industriale e produttivo, oltre che dall'ISTAT, sia con riferimento alla eccessiva concentrazione, che alle politiche di comunicazione commerciali eccessivamente aggressive e alla struttura e varietà dei contratti sottoscritti dai consumatori domestici nel libero mercato. Preoccupano i dati diffusi dall'ISTAT circa la eccessiva differenza tra i prezzi medi registrati sul mercato libero nell'anno in corso e quelli regolamentati, che inducono ad intervenire per tutelare i consumatori domestici dal rischio di incrementi del costo dell'energia inattesi o ingiustificati, anche al fine di salvaguardarne il potere di acquisto,

impegna il Governo

a prorogare al 1° gennaio 2026 la scadenza del mercato tutelato dell'energia per i clienti domestici, vulnerabili e non e ad adottare tutte le iniziative di carattere normativo necessarie per far sì che l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente assicuri l'assegnazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici mediamente procedure competitive da svolgersi nel mese di dicembre 2025 e da concludersi entro il termine del 10 gennaio 2026, predisponendo nel frattempo un'efficace attività di monitoraggio dei contratti sottoscritti dai consumatori nel mercato libero oltre che una campagna informativa finalizzata a rendere pienamente consapevole l'entrata nel mercato libero dei consumatori coinvolti, anche attraverso azioni volte a incrementare il grado di informazione sulle opportunità presenti in termini di vantaggi derivanti da pluralità di offerte, trasparenti e confrontabili, e sugli strumenti a tutela dei propri diritti.
9/1437-A/61. Bagnai, Gusmeroli, Cavandoli, Centemero, Andreuzza, Di Mattina, Toccalini.


   La Camera,

   premesso che:

    nel decreto DL Energia del 28 marzo 2023 tale richiesta e stata accolta dal Governo e riconfermata fino al 31 dicembre 2023 attraverso il Decreto Energia del 25 settembre;

    a Milano la rete del teleriscaldamento serve 223.000 famiglie;

    l'IVA applicata per questo servizio si differenzia tra produzione di acqua surriscaldata, proveniente da Centrali di Cogenerazione (produzione acqua surriscaldata + produzione di energia elettrica) che godono dell'IVA agevolata al 10 per cento, ed erogazione di servizio proveniente da centrali termiche per la sola produzione di acqua surriscaldata con una applicazione di aliquota IVA nella misura del 22 per cento;

    secondo A2A le famiglie a Milano con questo trattamento IVA sono circa 25.000;

    delle circa 25.000 famiglie con IVA al 22 per cento, ben 18.000 risiedono in quartieri di edilizia residenziale pubblica, dove, com'è noto, vivono famiglie con redditi modesti e le fragilità sociali sono più elevate;

    implicitamente questa norma considera (ai fini fiscali) gli Enti gestori di edilizia residenziale pubblica al pari di Aziende Private che, appaltando il servizio di erogazione calore, devono applicare obbligatoriamente l'aliquota IVA del 22 per cento, che viene a sua volta riaddebitata sull'inquilinato, creando quindi una disparità di trattamento con gli utenti ai quali viene applicata l'IVA al 10 per cento;

    quando queste famiglie abbandonarono i loro vecchi impianti di riscaldamento per allacciarsi al teleriscaldamento, lo fecero responsabilmente per contribuire al risanamento dell'aria della città, ma non furono rese edotte di questa onerosa differenza di aliquota fiscale;

    ove nei condomini sia presente una attività commerciale o artigianale collegata al servizio di teleriscaldamento, anche in presenza del requisito fiscale di applicazione dell'IVA al 10 per cento, l'interpretazione della norma fin qui emanata dall'Agenzia delle Entrate porta in molti casi all'applicazione automatica dell'IVA al 22 per cento a tutti i condomini;

    da questa «tagliola» fiscale ci si può salvare solo se i condomini dotano gli usi non residenziali di opportuni misuratori del calore consumato oppure con la non adesione o l'abbandono dell'allaccio al teleriscaldamento da parte dei titolari delle attività commerciali o artigianali che, dotandosi di una caldaia autonoma a gas o di una pompa di calore riuscirebbero a recuperare le spese dell'installazione nel corso degli anni pagando l'aliquota IVA agevolata del 10 per cento cioè meno della metà dell'IVA pagata sul teleriscaldamento;

    i motivi per un urgente intervento per sanare di per sé l'ingiustizia fiscale fin qui vissuta, sono rafforzati da quanta atteso da ARERA in merito agli incrementi delle tariffe del gas per il 4° trimestre del 2023 previsto in misura del 15 per cento rispetto al trimestre aprile-giugno 2023;

    tra conseguenze del conflitto Russia Ucraina e speculazioni nel settore con i prezzi dell'energia costantemente in crescita l'IVA al 22 per cento rappresenta un moltiplicatore che è indifferibile disinnescare,

si impegna il Governo

al fine di porre rimedio alle ingiustificate differenze nelle tariffe applicate per il teleriscaldamento:

   a modificare quanta previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (Parte 3° Beni e Servizi soggetti all'aliquota agevolata) facendo cessare l'ingiusta discriminazione dell'applicazione di un'aliquota IVA diversa tra incolpevoli famiglie;

   a considerare gli Enti che gestiscono il patrimonio ERP di comuni e regioni come erogatori di un servizio dovuto e non come aziende che trasferiscono una «fornitura» con il conseguente accollo agli inquilini dell'aliquota IVA al 22 per cento;

   a modificare l'automatismo dell'applicazione dell'IVA al 22 per cento sulle utenze di tutti i condomini, in caso di presenza nel medesimo complesso immobiliare di attività commerciale allacciata al servizio di teleriscaldamento, garantendo ai caseggiati il medesimo trattamento fiscale previsto in caso di riscaldamento centralizzato con caldaia a gas;

   a recepire al più presto quanta previsto dalla Direttiva Europea 542/2022 che colloca il teleriscaldamento tra i servizi che possono godere della riduzione dell'IVA fino al 5 per cento.
9/1437-A/62. Roggiani.


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi energetica ha colpito molteplici settori della nostra economia, interessando famiglie ed imprese e generando forti impatti sociali che hanno obbligato il Governo a predisporre, attraverso diversi provvedimenti legislativi, interventi nazionali per contenere l'aumento dei prezzi e supportare famiglie e imprese;

    il decreto-legge in esame reca misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio e si colloca dunque sulla scia delle molteplici misure volte a sostenere imprese e famiglie nell'affrontare l'aumento dei costi energetici;

    in particolar modo, il capo I contiene misure in materia di energia in favore delle imprese e interventi per sostenere il potere di acquisto delle famiglie;

    il settore ittico nazionale ha subito negli ultimi anni forti ripercussioni dovute a molteplici fattori che si sono susseguiti nel tempo e che hanno portato ad una continuata e prolungata crisi;

    gli effetti socioeconomici della crisi internazionale hanno provocato un aumento vertiginoso dei prezzi del gasolio, poi, hanno determinato una minore capacità delle imprese di pesca a continuare a produrre e vendere i propri prodotti, conservando così la propria posizione sui mercati nazionali ed internazionali, colpendo fortemente l'economia ittica e con particolare criticità l'armamento peschereccio nazionale;

    in particolar modo, durante il 2022 e il 2023 il caro gasolio ha fortemente colpito le imprese di settore nazionali, ponendo un'ulteriore sfida alla conduzione dell'attività ittica. I pescatori hanno dovuto reagire riducendo i giorni trascorsi in mare o interrompendo l'attività, con gravi conseguenze sociali ed economiche per le proprie famiglie, imprese e per tutta la filiera ittica italiana;

    per sostenere il settore, il Legislatore è ricorso al contributo straordinario nella forma di credito d'imposta, quale strumento diretto a compensare parzialmente i maggiori oneri sostenuti dalle imprese per l'acquisto di energia elettrica, gas naturale e carburante e con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 ha introdotto un contributo sotto forma di credito di imposta a favore delle imprese agricole e della pesca pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante effettuato nel primo trimestre dell'anno solare 2022, poi prorogato anche per il secondo, il terzo e il quarto trimestre dell'anno solare 2022;

    tale misura è diventata uno strumento fondamentale per le imprese ittiche per compensare una parte dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e, da ultimo, con la legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio 2023) è stato previsto un contributo anche per il primo trimestre 2023;

    la misura, purtroppo, nonostante i molteplici appelli da parte del settore, non è stata rinnovata e gli imprenditori ittici sono ritornati a dover affrontare il continuo aggravio dei prezzi, che ha portato la voce carburante nei bilanci delle imprese, che prima incideva per il 40 per cento, a superare in alcuni momenti anche il 70 per cento dei costi complessivi, con le conseguenti difficoltà economiche e produttive,

impegna il Governo

a prevedere, nel prossimo provvedimento utile, il rinnovo per il primo semestre dell'anno 2024 della misura del credito di imposta per l'acquisto del carburante per l'esercizio dell'attività della pesca al fine di supportare il settore e fornire una risposta alle ripercussioni sociali ed economiche sulle imprese e sulle famiglie generate dalla crisi energetica nonché di evitare il fermo dei pescherecci ed il conseguente pericolo di lasciare che il prodotto italiano venga sostituito da quello importato, favorendo dunque la valorizzazione delle imprese italiane e garantendo che il settore possa operare in condizioni tali da soddisfare la domanda interna dei prodotti.
9/1437-A/63. Gatta.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022» (comunicazione della Commissione europea 2022/C80/01), prevedendo che le imprese beneficiarie debbano eseguire una diagnosi energetica e adottare ulteriori misure volte a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, pena l'obbligo di restituire le agevolazioni;

    la diagnosi energetica è disciplinata dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 102 del 2014. Il comma 8 dell'articolo 3 del provvedimento in esame prevede che le imprese beneficiarie debbano attuare le raccomandazioni del rapporto di diagnosi energetica, qualora il tempo di ammortamento degli investimenti a tal fine necessari non superi i tre anni e il relativo costo non ecceda l'importo dell'agevolazione percepita, mentre il comma 9 affida all'ENEA il compito di effettuare controlli per accertare l'adempimento all'obbligo di effettuazione della diagnosi energetica, anche nei casi in cui l'impresa abbia adottato un sistema di gestione dell'energia conforme alla norma ISO 50001;

    la certificazione ISO 50001 «Sistemi di gestione dell'energia – Requisiti e linee guida per l'uso» stabilisce delle metodiche che hanno l'obiettivo di portare a un aumento dell'efficienza energetica e a un miglioramento delle prestazioni energetiche, nel quadro di una generale riduzione dei costi,

impegna il Governo:

   a generalizzare, per le imprese a forte consumo di energia, l'utilizzo dello standard di certificazione ISO 50001, nell'ambito dei sistemi di gestione dell'energia, nella misura in cui il tempo di ritorno degli investimenti in questione non superi i tre anni e il costo dei loro investimenti sia proporzionato;

   in sede si attuazione della comunicazione della Commissione europea 2022/C80/01 e del decreto legislativo n. 102 del 2014, a emanare in tempi ristretti un atto normativo che disciplini le procedure per consentire, in maniera fattuale e percorribile la dimostrazione dell'esecuzione degli interventi e delle relative spese sostenute, definendo altresì il concetto di interventi o adempimenti «proporzionati», nonché di «ammortamento», inteso a livello comunitario come «tempo di ritorno» (payback), presenti in diversi atti legislativi, tra cui anche quelli relativi agli European Union Emissions Trading Scheme – (EU ETS).
9/1437-A/64. Squeri.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame, reca disposizioni per la conversione in legge del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, recante misure urgenti in materia di energia, interventi per sostenere il potere di acquisto e a tutela del risparmio;

    il provvedimento prevede a tal fine, l'adozione di una serie di misure urgenti, per sostenere le famiglie e le imprese, per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, tuttora persistenti a causa anche del rincaro delle materie prime determinate dal conflitto russo-ucraino in corso;

    il rincaro generale dei prezzi ha interessato infatti, ogni segmento economico e produttivo del Paese, inclusi gli impianti sciistici di risalita i cui rincari mediamente pari al 12 per cento, hanno determinato ulteriori aggravi nei riguardi dei consumatori e del turismo invernale in generale;

    le difficoltà economiche sono state registrate anche da parte dei comuni montani, non soltanto sulla base del criterio di altitudine sul livello del mare, ma anche del numero dei cittadini residenti, con le prevedibili conseguenze del rischio di recessione economica e commerciale, alla luce peraltro della variazione demografica registrata negli ultimi 30 anni;

    si evidenzia al riguardo, che i predetti criteri risultano infatti necessari non solo per individuare i comuni montani, ma per perimetrare tutti gli enti locali che vivono in condizioni economiche e finanziarie di evidenti difficoltà, sia a causa della costante desertificazione economica e sociale che stanno attraversando, che per le contingenti difficoltà registrate nello scenario internazionale attuale;

    in ragione delle osservazioni citate, si rileva altresì che i comuni in precedenza richiamati, sono caratterizzati da un'economia spesso dipendente dalle stagionalità turistiche, dettate sia dai flussi turistici, che dalla presenza di strutture come gli impianti sciistici di risalita, costantemente in funzione nel corso della stagione invernale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, nel corso della legislatura, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, l'introduzione di misure volte al contenimento dell'aumento dei prezzi nel settore energetico, con riferimento in modo particolare ai comuni montani individuati attraverso i criteri citati in premessa, inclusi gli impianti sciistici di risalita sul territorio nazionale, al fine di sostenere la ripartenza della stagione turistica invernale e l'intera economia montana.
9/1437-A/65. Ciaburro, Caretta.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame dell'Assemblea, contiene significative misure finalizzate a sostenere le famiglie e le imprese dagli effetti ancora persistenti determinati dall'aumento delle tariffe elettriche e del gas naturale, generati dal conflitto in corso, causato dall'aggressione della Russia sul territorio sovrano dell'Ucraina;

    il quadro economico e finanziario europeo, ha imposto per ogni Paese, l'esigenza di adottare misure urgenti, spesso distinte fra loro, per fronteggiare le emergenze socioeconomiche, determinatesi con il rincaro delle tariffe energetiche a carico delle imprese e dei nuclei familiari, (in particolare le fasce a reddito medio-basso) con misure spesso distinte l'una dall'altra, i cui fattori negativi hanno causato l'impennata dei prezzi energetici al consumo, responsabile in gran parte dell'inflazione;

    il Governo tedesco ad esempio, ha recentemente raggiunto un accordo per la riduzione del peso degli oneri energetici sull'industria tedesca, tramite una significativa riduzione delle imposte vigenti sulle utenze elettriche per l'industria manifatturiera ed un'estensione della misura di compensazione del prezzo dell'elettricità, per un pacchetto normativo dal costo stimato di 12 miliardi di euro annui;

    la predetta misura, dovrebbe garantire alle imprese tedesche un costo energetico di 70 euro a MWh, configurando una riduzione delle imposte, i cui effetti rischiano tuttavia di aggravare lo svantaggio competitivo cui sono sottoposte le imprese italiane, in particolare quelle del settore energivore;

    in tale scenario, ad avviso dei sottoscrittori del presente documento, si ravvisa che lo svantaggio competitivo subito dalle industrie italiane energivore sul piano nazionale, a causa del quadro regolatorio determinato dalla disciplina dei regimi degli aiuti di Stato vigenti presenti in altre nazioni europee, quali la Francia e Germania, perdura da troppo tempo e rappresenta una misura europea disomogenea che consente ai medesimi Paesi, (con un maggiore margine di manovra di bilancio) di distorcere di fatto la concorrenza con sussidi a «pioggia», imponendo al contempo misure di rigidità nei riguardi di quei Paesi membri, ad alto debito pubblico,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, nell'ambito delle proprie competenze, di attivarsi in sede europea, allo scopo di ottenere la riconsiderazione dei criteri previsti dal quadro regolatorio sugli aiuti di Stato, al fine d'introdurre misure volte alla concessione degli aiuti pubblici alle imprese in deroga al divieto generale sancito dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE, articolo 107, paragrafo 1) in grado di non determinare fenomeni di concorrenza sleale da parte dei Paesi membri dell'Unione europea, nei confronti dell'Italia.
9/1437-A/66. Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento introduce misure di sostegno in favore delle imprese e delle famiglie per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale;

    gli effetti socio-economici della diffusione del COVID-19 e successivamente della crisi internazionale ed il connesso e vertiginoso aumento dei prezzi del gasolio, hanno determinato una minore capacità delle imprese di continuare a produrre e vendere i propri prodotti ed a mantenere la conquistata posizione sui mercati nazionali ed internazionali;

    la suddetta congiuntura ha colpito fortemente l'economia ittica e, con particolare criticità, l'armamento peschereccio nazionale. Gli imprenditori della pesca, infatti, stanno vivendo una forte compressione della loro competitività relativa, per effetto diretto delle politiche comunitarie volte alla sostenibilità dello sfruttamento degli stock naturali, in presenza di altrettante attività economiche poste in essere da flotte di Paesi terzi che concorrono commercialmente sugli stessi mercati;

    tale condizione si protrae ormai da tempo, determinando l'inefficienza economica delle imprese con conseguente crisi di liquidità, fronteggiata dalle aziende attraverso il ricorso all'indebitamento mediante affidamenti bancari, particolarmente onerosi ed insostenibili nel medio termine;

    durante gli anni 2022 e 2023 il caro gasolio ha lanciato un'ulteriore sfida alla conduzione dell'attività ittica alla quale i pescatori hanno reagito riducendo il periodo trascorso in mare o addirittura interrompendo l'attività, con gravi ripercussioni economiche e sociali per tutta la filiera ittica italiana; il consumo di carburante rappresenta, per le imprese di pesca, la voce di costo più importante (la cui incidenza è passata dal 40 al 70 per cento), dunque la sua estrema volatilità influenza, sia positivamente che negativamente, la profittabilità dell'attività nel breve e nel medio periodo. Il comportamento dei pescatori è, pertanto, fortemente influenzato dal prezzo del gasolio, in quanto gli stessi reagiscono alle variazioni del prezzo del carburante modificando i giorni di pesca, le aree di pesca e le specie target;

    tale crisi del mercato ittico si determina anche perché le imprese di pesca non riescono a trasferire gli aumenti e i costi di produzione sui consumatori. Oltretutto tale riduzione dei margini di profittabilità esplica un effetto diretto anche sui lavoratori del settore, alla luce del sistema di retribuzione «alla parte» previsto dai CCNL di riferimento nel settore;

    il primo intervento a sostegno del settore delle marinerie è stata adottata dal precedente Governo con il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, il quale, all'articolo 18, ha introdotto un contributo sotto forma di credito di imposta a favore delle imprese agricole e della pesca pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante effettuato nel primo trimestre dell'anno solare 2022, poi prorogato anche per il secondo, il terzo e il quarto trimestre dell'anno solare 2022. A tali misure, che si sono rivelate uno strumento fondamentale per le imprese ittiche per compensare una parte dei maggiori oneri effettivamente sostenuti per l'acquisto di gasolio e la conseguente situazione emergenziale verificatasi, si aggiunge, da ultimo, la proroga del contributo a tutto il primo trimestre 2023 previsto dall'articolo 1, commi 45-50 della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023);

    successivamente, nonostante i molteplici appelli da parte del settore, la misura non è stata rinnovata e gli imprenditori ittici sono ritornati a dover affrontare il continuo aggravio dei prezzi dei carburanti, in particolar modo dal mese di luglio, con conseguenti difficoltà economiche e produttive,

impegna il Governo

a valutare, anche alla luce delle previsioni economiche non confortanti, di prorogare a tutto l'anno 2024 il credito d'imposta in misura pari al 20 per cento della spesa sostenuta dalle imprese ittiche per l'acquisto del carburante per autotrazione.
9/1437-A/67. Borrelli, Evi, Zanella, Grimaldi.


   La Camera,

   premesso che:

    una delle finalità principali del provvedimento d'urgenza in esame, è quella di provare a sostenere il potere d'acquisto di famiglie e imprese dagli effetti negativi conseguenti dall'incremento del costo dell'energia;

    l'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, ha istituito un contributo straordinario a carico dei produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, di gas nonché di prodotti petroliferi, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra operazioni attive e passive realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 aprile 2022, rispetto al medesimo periodo 2020/2021;

    tale contributo doveva essere versato per un importo pari al 40 per cento a titolo di acconto, entro il 30 giugno 2022 e per la restante parte, a saldo, entro il 30 novembre 2022, laddove l'incremento del saldo sia superiore al 10 per cento e a 5 milioni di euro in termini assoluti;

    l'aliquota è stata successivamente aumentata al 25 per cento;

    il precedente Governo Draghi aveva stimato la base imponibile del contributo in circa 39 miliardi di euro e un gettito erariale pari a circa 10,5 miliardi di euro;

    il 27 aprile 2023, il ministro Giorgetti, in risposta all'interrogazione 3-00350, ha dichiarato che il gettito dei versamenti effettuati nel 2022 è stato pari a 2.760,49 milioni di euro. È evidente quindi che moltissimi soggetti, seppur tenuti da obblighi di legge, non hanno comunque pagato il suddetto contributo sugli extraprofitti per circa 8 miliardi di euro,

impegna il Governo

a mettere in atto, in sinergia con l'Agenzia delle Entrate e con la Guardia di Finanza, tutte le iniziative necessarie a garantire il recupero dei contributi straordinari non ancora versati dai soggetti passivi inadempienti tenuti al pagamento del contributo straordinario di cui all'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, di cui in premessa.
9/1437-A/68. Zanella, Bonelli, Borrelli, Grimaldi, Evi, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il disegno di legge in esame, è finalizzato al sostegno delle fasce di clienti e cittadini maggiormente in difficoltà in una fase ancora perdurante in cui i prezzi dei carburanti e dei prodotti energetici sono ancora elevati;

    a queste misure prevalentemente contingenti in materia energetica a sostegno di famiglie e imprese, sarebbe stato utile affiancare norme più strutturali in grado di aumentare sempre di più l'autosufficienza energetica del nostro Paese, favorendo così la stabilizzazione e calmierazione dei prezzi delle materie prime energetiche;

    sotto questo aspetto, è necessario far crescere le energie alternative nel nostro Paese, sia attraverso maggiori risorse sia prevedendo le necessarie semplificazioni per accelerare il rilascio di permessi per la realizzazione sul territorio nazionale di nuovi impianti di energia rinnovabile in coerenza con gli obiettivi europei;

    giova peraltro ricordare che esistono specifici ambiziosi obiettivi fissati in sede europea, circa il raggiungimento entro il 2030 di una quota del 42,5 per cento di rinnovabili nel consumo finale di energia,

impegna il Governo

ad adottare tutte le iniziative normative necessarie a garantire una maggiore semplificazione delle procedure e ad accelerare il rilascio di permessi per la realizzazione sul territorio nazionale di nuovi impianti di energia rinnovabile in piena coerenza con gli obiettivi UE.
9/1437-A/69. Evi, Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    Il provvedimento oggetto di conversione prevede meritorie misure in materia di energia e interventi necessari per sostenere il potere di acquisto delle famiglie;

    in particolare si interviene, tra gli altri settori, con una nuova disposizione che prevede l'incremento del nuovo bonus trasporti, istituito dall'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 5 del 2023 comunemente noto come decreto Carburanti presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l'anno 2023. Si ricorda altresì che il decreto Carburanti al fine di garantire la massima trasparenza dei prezzi dei carburanti ha corrispondentemente rafforzamento i poteri di controllo del garante per la sorveglianza dei prezzi istituito presso il MIMIT con la legge 24 dicembre 2007 n. 244 e novellato la legge istituendo la «Commissione di allerta rapida» di sorveglianza dei prezzi;

    tale Commissione ha il compito specifico di monitorare la dinamica dei prezzi dei beni di largo consumo derivanti dall'andamento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime sui mercati internazionali, anche con riferimento alla filiera dei prezzi dei carburanti per automazione;

    il Garante dei prezzi è un'istituzione pubblica che può convocare la predetta Commissione per coordinare l'attivazione degli strumenti di monitoraggio necessari alla individuazione delle ragioni dell'anomala dinamica dei prezzi nella filiera di mercato;

    lo stesso Garante, qualora dalle analisi condotte in seno alla Commissione o dalle indagini conoscitive emergano fenomeni speculativi lungo la filiera di origine e produzione, ingrosso e distribuzione, nonché vendita e consumo, è tenuto a riferire gli esiti delle attività al Ministro delle imprese e del made in Italy;

    la Commissione è composta da un rappresentante delle Imprese e delle Associazioni di categoria interessate, un rappresentante delle autorità indipendenti competenti per settore, tre rappresentanti delle associazioni dei consumatori e degli utenti inserite nell'elenco di cui all'articolo 137 del Codice del consumo, nominati dal Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, e un rappresentante delle regioni e delle province autonome;

    dall'elencazione dei membri componenti la commissione stessa appare manifesta la necessità di completare la composizione stessa prevedendo la ulteriore partecipazione dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative al fine di accrescere conoscenze e competenze da mettere a fattor comune e poter meglio perseguire l'obiettivo del contrasto all'inflazione e sulle misure a tutela del potere di acquisto di lavoratori, pensionati e famiglie,

impegna il Governo

ad adottare, con il primo provvedimento utile allo scopo, una norma dedicata con la quale, novellando l'articolo 199-ter della legge n. 244 del 2007, si incrementi il numero dei componenti della Commissione di allerta rapida inserendovi rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
9/1437-A/70. Mattia, Colombo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento oggetto di conversione prevede meritorie misure in materia di energia e interventi necessari per sostenere il potere di acquisto delle famiglie;

    in particolare si interviene, tra gli altri settori, in quello della somministrazione di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali di cui all'articolo 26, comma 1, del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, contabilizzate nelle fatture emesse per i consumi stimati o effettivi dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023, assoggettandole all'aliquota d'IVA del 5 per cento, invece che all'aliquota del 10 o del 22 per cento prevista, a seconda dei casi, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;

    sono poi previste modifiche all'articolo 3 del decreto-legge n. 34 del 2023 in materia di contributo in quota fissa in caso di prezzi del gas elevati, per perseguire al meglio la finalità di contribuire a contenere la spesa energetica da sostenere nel quarto trimestre 2023 dalle famiglie che versano in condizioni di disagio economico;

    si ricorda che nella nostra nazione vi sono circa 7 milioni di famiglie utilizzano fonti di energia alternative a quella derivante dall'utilizzo del gas metano ovvero il GPL, utilizzato sia per il riscaldamento che per gli usi alimentari nonché ulteriori 1,9 milioni di famiglie che utilizzano il pellet sostenendo, rispettivamente, una spesa media pari a 328 e 528 euro;

    appare evidente che GPL e pellet, a causa del loro diffuso utilizzo dovrebbero beneficiare della medesima riduzione dell'aliquota IVA di cui al decreto-legge in conversione prevista per il gas metano:

    poiché esiste una stringente, evidente analogia di uso e consumo di gas metano, GPL e pellet, si ritiene necessario parificare le misure fiscali adottate, estendendo le misure fiscale del gas metano anche al GPL e al pellet,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare, in un prossimo intervento legislativo, l'estensione dei benefici anche a GPL e pellet, attualmente previsti riservati al solo gas metano.
9/1437-A/71. Colombo, Mattia, Cavo.


   La Camera,

   premesso che:

    i rincari senza precedenti dei valori delle materie prime energetiche e, di conseguenza, dei prezzi al dettaglio dell'energia elettrica hanno colpito indistintamente anche tutte le imprese, a prescindere dalla potenza impegnata e dai settori di attività di appartenenza;

    l'articolo 3 del provvedimento in esame adegua la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica alla nuova «Disciplina in materia di aiuti di Stato a favore del clima, dell'ambiente e dell'energia 2022» (comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01);

    a tal fine, si prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2024, hanno diritto di accedere alle agevolazioni sugli oneri generali di sistema destinati al supporto delle energie rinnovabili le imprese che, nell'anno precedente alla presentazione dell'istanza di concessione delle agevolazioni medesime, hanno avuto un consumo annuo di energia elettrica non inferiore a 1 GWh e che od operano in uno dei settori a rischio o ad alto rischio di rilocalizzazione di cui all'allegato 1 alla comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01, oppure hanno beneficiato, nell'anno 2022 ovvero nell'anno 2023, di agevolazioni come imprese energivore di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 dicembre 2017;

    il comma 8 prevede, come requisito all'accesso all'agevolazione, l'effettuazione della diagnosi energetica, mentre il comma 9 assegna, tra l'altro, all'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo sostenibile – ENEA, il compito di svolgere dei controlli per accertare l'adempimento dell'obbligo di effettuare tale diagnosi;

    nel caso in cui i suddetti controlli portino ad accertare l'inottemperanza degli obblighi stabiliti dalla norma, l'impresa interessata è obbligata a rimborsare l'importo delle agevolazioni ricevute per l'intero periodo di mancato adempimento dei medesimi obblighi e può percepire ulteriori agevolazioni soltanto dopo aver provveduto a rimborsare detto importo;

    sempre in tema di controlli, in coerenza con i criteri adottati dalla Commissione europea ai fini dell'identificazione della classe delle imprese destinatarie delle agevolazioni per gli energivori (l'esposizione alla concorrenza internazionale ed il rischio di delocalizzazione), si rende necessario introdurre una clausola di obbligo alla restituzione dell'agevolazione percepita in caso di delocalizzazione parziale o totale dell'attività d'impresa. Tale ipotesi recepirebbe in maniera più corretta ed efficace i principi che sottendono alla definizione europea dell'agevolazione,

impegna il Governo

ad intervenire, con il primo provvedimento utile, per integrare la disciplina delle agevolazioni tariffarie a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, di cui all'articolo 3 del provvedimento in esame, prevedendo una clausola di obbligo alla restituzione dell'agevolazione percepita in caso di delocalizzazione parziale o totale dell'attività d'impresa.
9/1437-A/72. D'Alfonso.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento, all'articolo 3 interviene per riformare il regime delle agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica al fine di adeguare, a decorrere dal 1° gennaio 2024, la normativa nazionale alla comunicazione della Commissione europea 2022/C 80/01 del 18 febbraio 2022;

    le Linee Guida aiuti di stato energia ed ambiente COM 2022/C 80/11, prevedono, al punto 414, di poter svolgere gli audit energetici nell'ambito di un sistema di gestione dell'energia;

    la formulazione del richiamato articolo 3, in particolare nella parte relativa alle nuove «condizionalità green» regolate dai commi da 8 a 11, assegna ad un decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, sentita l'ARERA, il compito di individuare le modalità e i criteri per il soddisfacimento delle condizioni e l'assolvimento degli obblighi, inclusi quelli di consumo energetico, di cui ai commi 5, 6 e 8, nonché per lo svolgimento dei controlli ai sensi del comma 9, comprese le condizioni per la revoca totale o parziale delle agevolazioni,

impegna il Governo

a valutare nell'ambito dei provvedimenti di attuazione dell'articolo 3, l'opportunità di:

  tenere conto della presenza di un sistema di gestione dell'energia conforme alle norme ISO 50001, ai fini dell'individuazione delle condizioni per l'accesso alle agevolazioni di cui al comma 8, dell'articolo 3, da parte delle imprese;

  prevedere che le raccomandazioni di cui alla lettera a) del comma 8 dell'articolo 3, contenute nel rapporto di audit energetico siano implementate a partire dal ciclo di audit successivo a quello in corso, in modo da dare certezza alle imprese per lo svolgimento delle proprie attività e la programmazione dei costi operativi;

  consentire che la quota di fabbisogno coperta da fonti rinnovabili di cui alla lettera b), del comma 8 dell'articolo 3, sia calcolata sul mix energetico residuale, non soggetto a contratti di approvvigionamento a lungo termine;

  considerare, con riguardo alla lettera c) del comma 8 dell'articolo 3, anche i maggiori costi operativi ai fini della determinazione della quota minima di investimenti da realizzare;

  graduare la sanzione prevista al comma 9 dell'articolo 3, proporzionalmente alle irregolarità eventualmente riscontrate, regolando le modalità attraverso il previsto decreto attuativo di cui al comma 11;

  consentire alle imprese che per gli anni 2022 e 2023 abbiano beneficiato delle agevolazioni di cui al decreto del Ministro dello Sviluppo economico 21 dicembre 2017, recante «Disposizioni in materia di riduzioni delle tariffe a copertura degli oneri generali di sistema per imprese energivore» un congruo tempo di adeguamento alla nuova normativa.
9/1437-A/73. Andreuzza, Barabotti, Di Mattina, Gusmeroli, Toccalini.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame prevede tra le finalità l'introduzione di misure di sostegno in favore delle imprese e delle famiglie per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, e interventi a supporto del potere d'acquisto e a tutela del risparmio;

    permane la necessità di un intervento a sostegno delle famiglie per far fronte all'aumento straordinario dei tassi d'interesse che in questi mesi ha falcidiato il potere d'acquisto e i redditi dei lavoratori, in particolare di quelli con contratti a termine, precari e a tempo parziale;

    per alcune categorie prioritarie, giovani coppie coniugate ovvero conviventi da almeno due anni, nuclei familiari monogenitoriali con figli minori conviventi, conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari, giovani di età inferiore a 36 anni, non è più rinviabile un intervento finalizzato a rendere più efficace l'operatività del Fondo mutui prima casa gestito da Consap secondo quanto previsto dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, articolo 1 comma 48, lettera c) e successive modifiche;

    nella Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) il governo ha definito l'obiettivo di perseguire «la massima efficienza nel combinare risorse pubbliche e private e nella capacità del settore pubblico di erogare garanzie sul credito sempre più mirate e selettive»,

impegna il Governo

al fine di sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante, a valutare l'opportunità di introdurre correttivi al funzionamento del Fondo di garanzia per la prima casa («Fondo prima casa») per evitare un accesso indifferenziato alla garanzia gratuita dello Stato e indirizzare quindi le risorse a sostegno effettivo dell'accesso al credito per le famiglie più deboli, le cosiddette categorie prioritarie individuate dalla legge n. 147 del 2013, e impedendo alle banche di richiedere a fronte della garanzia pubblica ulteriori garanzie private.
9/1437-A/74. Lai.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 59, della legge 4 agosto 2017, n. 124, dispone, a decorrere dal 10 gennaio 2024, la soppressione del terzo periodo del comma 2 dell'articolo 22 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164, e successive modificazioni;

    il comma 2 dell'articolo 22 del decreto legislativo 23 maggio 2000, n. 164 dispone che a decorrere dal 10 gennaio 2024, i fornitori e gli esercenti il servizio di fornitura di ultima istanza sono tenuti a offrire ai clienti vulnerabili di cui al comma 2-bis del medesimo decreto la fornitura di gas naturale a un prezzo che rifletta il costo effettivo di approvvigionamento nel mercato all'ingrosso, i costi efficienti del servizio di commercializzazione e le condizioni contrattuali e di qualità del servizio, così come definiti dall'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA);

    tale ultima misura ha la finalità di favorire il contenimento della spesa per il gas sostenuta da utenti vulnerabili, in quanto incide sul costo finale dell'energia per il cliente;

    sarebbe opportuno e ragionevole estendere nel tempo la portata di questa norma volta ad aiutare le persone più fragili,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di procedere alla proroga di due anni del termine del 10 gennaio 2024 fissato dall'articolo 1, comma 59, della legge 4 agosto 2017, n. 124, spostandolo al 10 gennaio 2026.
9/1437-A/75. Cavo.


   La Camera,

   premesso che:

    nel settore dei servizi energetici, la legge per il mercato e la concorrenza n. 124 del 2017 ha previsto un termine per i servizi di maggior tutela, con un progressivo passaggio dal mercato tutelato a quello libero, che nella generalità dei casi rimarrà l'unica modalità di fornitura. Per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale il superamento della tutela di prezzo è previsto da gennaio 2024, mentre per il settore elettrico la conclusione delle gare per l'assegnazione del servizio a tutele graduali è prevista per il 10 gennaio 2024;

    tali contenuti sono stati confermati dal PNRR approvato nell'aprile 2021. Le procedure di passaggio riguardano 9 milioni di utenze per l'elettricità e 7,3 milioni di utenze per il gas;

    per quanto riguarda il gas la liberalizzazione del mercato del gas si attua con il passaggio automatico con lo stesso fornitore dei clienti domestici non vulnerabili che non scelgono offerte sul mercato libero, sulla base di un'offerta Placet. I dati ARERA evidenziano che il 68,1 per cento dei clienti domestici e il 71,5 per cento dei condomini già acquistano gas sul mercato libero;

    più complesso il quadro nel settore dell'elettricità. Le utenze che non effettueranno scelte saranno accompagnate per un triennio da un Servizio a Tutele Graduali (STG), affidato all'operatore del mercato libero che avrà presentato l'offerta con tariffe più basse in un'asta che si terrà nel mese di dicembre 2023. Gli utenti che non scelgono potrebbero ritrovarsi con altro fornitore;

    all'approssimarsi della scadenza è crescente la preoccupazione dei cittadini per la scarsa informazione sulle modalità del passaggio al mercato libero dell'energia e sull'impatto che la transizione potrà avere sui costi energetici delle famiglie;

    secondo le associazioni dei consumatori il PNRR, approvato prima della guerra russo-ucraina e delle crescenti tensioni sui mercati internazionali, prevede di eliminare i prezzi regolamentati dell'energia a partire dal 1° gennaio 2023, senza tuttavia individuare un termine preciso per il completamento di tale passaggio;

    segnalano altresì che il PNRR includeva ulteriori obiettivi che non appaiono realizzati quali la trasparenza della bolletta dell'energia elettrica, l'eliminazione del canone Rai dalla bolletta della luce, la fissazione un tetto alla quota massima di mercato a disposizione di ciascun fornitore;

    per quanto riguarda il gas, i consumatori segnalano che i dati ISTAT del luglio 2023 rilevano che il gas del mercato libero è rincarato del 28,3 per cento su luglio 2022, a fronte invece di un crollo del prezzo del gas del mercato tutelato, nello stesso periodo di riferimento, del 34,6 per cento. Un divario tra mercato tutelato e libero di ben 62,9 punti percentuali, dovuto alle differenti modalità con cui gli operatori del libero mercato reagiscono alle variazioni dei prezzi internazionali rispetto agli aggiornamenti trimestrali di ARERA;

    l'Agenzia europea dei regolatori dell'energia – ACER ha evidenziato come a livello europeo, ma soprattutto a livello italiano, la spesa per le bollette delle famiglie sia aumentata nel primo semestre del 2023 rispetto al 2022 nonostante la diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici all'ingrosso. I prezzi dell'energia praticati in Italia risultano stabilmente al di sopra delle medie europee, con effetti inflattivi e sul potere di acquisto delle famiglie;

    il complesso delle anomalie sopra segnalate evidenzia la necessità:

     di avviare un monitoraggio dei contratti sottoscritti dai consumatori nel libero mercato;

     di individuare un percorso di armonizzazione ai fini di una maggiore confrontabilità tra i contratti sottoscritti nel libero mercato e quelli relativi al servizio di maggior tutela;

     di rafforzare la vigilanza Arerà sui prezzi di superamento del mercato tutelato, nel quadro una impostazione delle relative tariffazioni secondo modalità che premino, per i clienti domestici, i comportamenti energeticamente virtuosi e non i maggiori consumi;

    l'impostazione preferenziale dell'Unione europea per la concorrenza e il libero mercato è basata sul presupposto che il risultato sia la riduzione del prezzo dei beni. In ambito energetico l'impostazione dell'Unione è quella di ridurre i consumi finali di energia e non quella, meramente mercantile, di favorire maggiori consumi. Se queste due condizioni non si verificano gli obiettivi europei sono travisati;

    un passaggio non attentamente meditato al libero mercato dell'energia dei clienti domestici invece di contribuire a un crescente livello di maturità e di capacità del cliente finale di cogliere le dinamiche del mercato libero, potrebbe generare il risultato opposto e cioè che la migliore scelta sia quella non scegliere, un'opzione che si sta facendo largo in ambito consumeristico,

impegna il Governo:

   ad avviare iniziative volte a garantire il graduale passaggio consapevole della clientela domestica al libero mercato, in linea con l'attuale quadro regolatorio e con gli impegni assunti nell'ambito del PNRR a livello europeo, che favorisca un atteggiamento propositivo del cliente nelle scelte relative al mercato dell'energia elettrica, allo scopo di scongiurare alterazioni delle condizioni concorrenziali e che assicuri la continuità delle forniture senza ulteriori adempimenti e oneri da parte degli utenti finali;

   a monitorare le modalità del passaggio al mercato libero in Italia, con il coinvolgimento di tutte le Autorità competenti, delle associazioni dei consumatori e delle associazioni rappresentanti il tessuto industriale e produttivo, oltre che dell'ISTAT, al fine di evitare l'insorgere di criticità o distorsioni di mercato, anche con riferimento alla eccessiva concentrazione, alle politiche di comunicazione commerciali eccessivamente aggressive e alla struttura e varietà dei contratti sottoscritti dai consumatori domestici nel libero mercato;

   ad avviare una penetrante campagna informativa, anche coinvolgendo la Concessionaria Servizio Pubblico radiotelevisivo nella predisposizione di trasmissioni di approfondimento e confronto, volta a mettere in condizione i cittadini di operare scelte consapevoli.
9/1437-A/76. Polidori, Squeri, Casasco.


   La Camera,

   considerato che:

    secondo il Registro Italiano Dighe, sono 309 le grandi dighe in regime di concessione per la produzione di energia idroelettrica, per la gran parte collocate sull'arco Alpino e nelle Isole maggiori. Circa il 20 per cento di tali concessioni, è scaduta o in scadenza entro il 2024, l'86 per cento scadrà entro il 2029;

    con l'articolo 7 della legge sulla concorrenza n. 118 del 2022 si è stabilito che le procedure di assegnazione delle concessioni devono essere avviate non oltre il 31 dicembre 2023 e sono effettuate tenendo conto degli interventi di miglioramento delle infrastrutture esistenti e di recupero della capacità di invaso. Su tale ultimo aspetto è altresì intervenuto il decreto-legge n. 39 del 2023 (Siccità);

    l'adozione del principio della messa a gara è stato adottato sulla base di specifico obiettivo PNRR che prevede di modificare le regole sulle concessioni idroelettriche «al fine di favorire, secondo criteri omogenei, l'assegnazione trasparente e competitiva delle concessioni medesime, anche eliminando o inducendo le previsioni di proroga o di rinnovo automatico, soprattutto nella prospettiva di stimolare nuovi investimenti»;

    tale previsione è stata mantenuta nonostante in data 23 settembre 2021 sia intervenuta l'archiviazione da parte della Commissione europea della procedura d'infrazione sullo specifico argomento a carico di diversi Paesi europei, tra i quali, oltre all'Italia, Germania, Austria, Polonia e Svezia;

    attualmente l'Austria prevede una durata delle concessioni di 90 anni, con riassegnazione alla scadenza al titolare uscente e senza gara. In Svezia la durata delle concessioni è illimitata. In Francia talune concessioni sono state prorogate recentemente fino al 2041;

    la situazione di incertezza in cui da anni si muovono gli operatori del settore blocca non solo gli investimenti, ma anche le manutenzioni, in particolare quella degli invasi, necessarie contenere le estremizzazioni del clima, in un quadro di multifunzionalità del sistema dighe;

    sono state più volte segnalate capacità non sfruttate del sistema idroelettrico «storico». Tale situazione si riflette sul PNIEC al 2030, nel quale si prevede una crescita zero della potenza idroelettrica installata (19,2 GW nel 2019 e 2030), mentre il dato sulla produzione è assente;

    il ruolo del grande idroelettrico al mix energetico nazionale è considerato strategico dagli organi preposti alla sicurezza della Repubblica. Con il decreto-legge n. 21 del 2022 si è estesa la disciplina del golden power anche alle concessioni di grande derivazione idroelettrica;

    si ritiene opportuno rafforzare nei tempi più rapidi possibili l'apporto dell'idroelettrico alla sicurezza energetica nazionale e la soluzione appare quella di dare certezza agli operatori del settore, prorogando i termini delle concessioni secondo modalità funzionali a metterli in breve tempo in condizione di effettuare gli investimenti necessari per il revamping di tali infrastrutture,

impegna il Governo

ad adottare le misure necessarie a consentire l'assegnazione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica in favore dei concessionari uscenti, a fronte della contestuale adozione di piani di investimento per una durata proporzionale all'entità dei medesimi investimenti. I piani in questione potranno essere finalizzati alla manutenzione straordinaria, all'ottimizzazione tecnologica e strutturale dell'impianto al miglioramento ambientale del bacino idrografico di pertinenza, al fine di realizzare un incremento della capacità di gestione delle acque, nonché della produttività e dell'efficienza dell'infrastruttura energetica.
9/1437-A/77. Casasco, Squeri, Polidori.


   La Camera,

   premesso che:

    ai sensi dell'articolo 1, comma 60, della legge 4 agosto 2017, n. 124, l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente adotta le disposizioni per assicurare l'assegnazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici, mediante procedure competitive, al fine di garantire la continuità della fornitura di energia elettrica;

    le suddette procedure competitive da svolgersi per l'assegnazione del servizio sono in scadenza e dovranno concludersi entro il 10 gennaio 2024;

    sarebbe quindi necessario predisporre una proroga della scadenza del suddetto termine,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative volte a prorogare il termine per lo svolgimento delle procedure competitive volte all'assegnazione del servizio a tutele graduali in materia di fornitura dell'energia elettrica per i clienti domestici, previsto dal comma 2 dell'articolo 16-ter del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, al 10 gennaio 2026.
9/1437-A/78. Bicchielli, Cavo.


   La Camera,

   considerato che:

    è atteso dagli operatori del settore un provvedimento di complessivo riordino del settore energia, di cui l'articolo 3 del provvedimento in esame, sulla riforma del regime di agevolazioni a favore delle imprese a forte consumo di energia elettrica, costituisce una anticipazione;

    dalle anticipazioni di tale provvedimento risulta che sarebbe in preparazione una norma per favorire l'eolico offshore, considerato una opportunità, in considerazione della vastità del sistema costiere italiano. Il provvedimento si concentrerà sull'individuazione di vaste aree dedicate in mare, le quali permetteranno l'impegno dei grandi gruppi nel settore eolico offshore, consentendo, al contempo, grandi produzioni di energia senza impatti significativi sul paesaggio circostante;

    tale investimento creerebbe due hub dedicati all'eolico off shore «da individuare nel Mezzogiorno». Il procedimento prevede considerata l'esigenza di assicurare la più celere industrializzazione dei relativi processi produttivi, che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, sentito il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, concede le aree di cui al comma 1 a un operatore individuato, per la produzione di piattaforme galleggianti, di infrastrutture energetiche funzionali e per l'assemblaggio e varo delle stesse e degli impianti di produzione di energia eolica in mare,

impegna il Governo

a introdurre, in sede di redazione del provvedimento di cui in premessa, un criterio preferenziale nell'individuazione di tali aree, che ricomprenda anche le aree in fase out dal carbone non solo nel Mezzogiorno ma anche su tutto il territorio nazionale, in considerazione della necessità di riconvertire tali aree a una produzione energetica green e di riqualificare gli occupati delle centrali dismesse.
9/1437-A/79. Battilocchio.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 18-bis del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 14 (cosiddetto Decreto Asset) recante «Misure per incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili» ha introdotto nell'ordinamento una novella finalizzata a favorire la produzione di biometano;

    in particolare, l'articolo in questione, al fine di dare completa attuazione alla Missione 2, Componente 2, Investimento 1.4, del PNRR, in materia di sviluppo della produzione di biometano, stabilisce che i valori della tariffa incentivante (di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto del Ministro della transizione ecologica 15 settembre 2022) spettante agli impianti collocati in posizione utile nelle graduatorie dei futuri bandi finalizzati alla realizzazione (o riconversione) di nuove istallazioni per la produzione di biometano, che verranno pubblicati a far data dal 10 ottobre 2023, saranno aggiornati, in fase di pubblicazione dei singoli bandi, da parte del Gestore dei servizi energetici – GSE Spa su base mensile, facendo riferimento all'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, per tenere conto dell'inflazione media cumulata tra il 18 novembre 2021 e il mese di pubblicazione del bando della relativa procedura;

    indubbiamente tale novella risulta essere una misura particolarmente utile per consentire al settore produttivo di gas rinnovabili di perseguire gli obiettivi dettati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e delineare una traiettoria certa di sviluppo del biometano nel nostro Paese. Tuttavia, stando all'attuale impostazione della norma, l'aggiornamento delle tariffe incentivanti avverrà solo per le procedure competitive che verranno pubblicate dal GSE in seguito all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto Asset (10 ottobre 2023) e non interesserà, dunque, gli impianti collocati in posizione utile nelle graduatorie dei primi due bandi già indetti dal GSE prima di tale data;

    in particolare, in attesa degli esiti del secondo bando (conclusosi il 12 settembre 2023), sono oggi 60 gli impianti di biometano già ammessi agli incentivi previsti dal PNRR. Senza un adeguato correttivo, dunque, queste istallazioni si troverebbero economicamente svantaggiate rispetto agli impianti che verranno incentivati a seguito dei futuri bandi che godranno del meccanismo di indicizzazione della tariffa all'inflazione. Sotto profili concorrenziali, dunque, l'attuale impostazione dell'articolo in questione produrrà, indubbiamente, delle forti distorsioni nel mercato del biometano totalmente a svantaggio dei beneficiari dei bandi già indetti,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a garantire che per la realizzazione di impianti a sonde geotermiche a circuito chiuso a servizio di edifici di nuova realizzazione a prescindere dalla potenza termica degli stessi, nonché per la realizzazione di impianti a sonde geotermiche a circuito chiuso a servizio di edifici già esistenti fino ad una potenza termica pari a 1 MW, si applica la procedura abilitativa semplificata di cui all'art. 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;

   ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a garantire per gli impianti oggetto di incentivazione ai sensi del decreto del Ministro della transizione ecologica 15 settembre 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 251 del 26 ottobre 2022 risultati in posizione tale da rientrare nel contingente previsto dai bandi pubblicati prima dell'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, i valori della relativa tariffa incentivante e delle spese ammissibili di cui all'articolo 3, comma 1, lettera b) e dell'allegato I al medesimo decreto sono anch'essi aggiornati del Gestore dei servizi energetici – GSE Spa su base mensile, facendo riferimento all'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, per tenere conto dell'inflazione media cumulata registrata tra il 18 novembre 2021 e il mese della data di entrata in esercizio commerciale dei suddetti impianti.
9/1437-A/80. Mollicone.


   La Camera,

   premesso che:

    stiamo assistendo ad un'escalation della dinamica inflattiva dei prezzi generalizzata, ma ancora più marcata sulle materie prime, alla quale dopo la pandemia è stata impressa un'accelerazione drammatica prima in conseguenza dell'invasione dell'ucraina da parte della Russia e più di recente con l'aggressione da parte di Hamas nelle città e nei kibbutz a ridosso della striscia di Gaza e la conseguente recrudescenza del conflitto arabo israeliano in Medio Oriente;

    l'impennata dei prezzi dell'energia elettrica e del gas che attanaglia il nostro Paese da quasi due anni sta mettendo a dura prova imprese e famiglie;

    in questo primo anno di governo l'Esecutivo, oltre ad iniziative in campo politico-diplomatico a livello bilaterale ed unionale, ha messo in campo ingenti risorse economiche per far fronte alla situazione;

    a partire dalla scorsa legge di bilancio, in cui il Governo ha deciso di impiegare ben 21 dei 35 miliardi complessivamente impegnati in interventi a sostegno di famiglie e imprese per contrastare il caro energia e l'aumento dei prezzi di tutti i beni, l'impegno dell'Esecutivo in questa direzione non è mai venuto meno;

    un impegno ancora più marcato nei confronti delle categorie più fragili della popolazione: nuclei familiari a basso reddito, quelli in particolare in cui sono presenti persone con disabilità, e nuclei familiari numerosi;

    proprio in questo contesto il provvedimento in esame proroga anche per il 4° trimestre 2023, fino al 31 dicembre 2023: la riduzione delle bollette dell'energia elettrica e del gas a favore dei nuclei familiari economicamente più disagiati (con ISEE fino a 15 mila euro o fino a 30 mila euro se con 4 figli) o con componenti in condizioni di salute gravi, in modo tale che i livelli obiettivo di riduzione della spesa siano pari al 30 per cento sull'energia elettrica e del 15 per cento sul gas attualmente praticata; l'azzeramento degli oneri di sistema relativi al gas naturale; la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento per le somministrazioni di gas metano usato per combustione per usi civili e industriali e per le forniture di servizi di teleriscaldamento e per le somministrazioni di energia termica prodotta con gas metano;

    inoltre, si integra il beneficio di riduzione delle bollette di energia elettrica e gas con un contributo straordinario alle spese di riscaldamento per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2023 e si consente l'uso della social card (oggi utilizzata per l'acquisto di generi alimentari dai nuclei familiari con ISEE fino a 15 mila euro) anche per l'acquisto di carburanti: a tal fine le risorse destinate alla social card sono incrementate di 100 milioni di euro;

    nel corso dell'esame in sede referente presso le Commissioni riunite VI e X del provvedimento non hanno oggettivamente potuto trovare accoglimento proposte emendative al presente decreto che avrebbero potuto contribuire a garantire ai consumatori condizioni di tutela, attraverso il rinvio dell'ultima fase del superamento del c.d. regime di maggior tutela nel settore dell'energia per i clienti domestici al fine di individuare meccanismi e modalità finalizzate alla gestione equa e consapevole delle criticità evidenziate;

    i servizi di tutela sono i servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche (prezzo) e contrattuali definite dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) destinati ai clienti finali di piccole dimensioni (quali famiglie e microimprese) che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero;

    il cosiddetto regime di maggior tutela prevede ai sensi ai sensi dell'articolo 1, comma 2 del decreto-legge n. 73 del 2007, che il servizio elettrico sia erogato dall'impresa di distribuzione, anche attraverso apposite società di vendita, ma che la funzione di approvvigionamento sia svolta dall'Acquirente Unico Spa;

    la legge 4 agosto 2017, n. 124 (legge annuale per il mercato e la concorrenza) ha previsto, all'articolo 1, comma 60, la cessazione dell'efficacia del regime dei prezzi regolati del mercato elettrico istituito dall'articolo 35, comma 2 del decreto legislativo n. 93 del 2011 per i clienti finali civili e le imprese connesse in bassa tensione con meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo non superiore ai 10 milioni di euro che non scelgano un fornitore sul mercato libero;

    la citata legge n. 124 del 2017 stabiliva inizialmente un unico termine a decorrere dal quale sarebbe cessato il regime dei prezzi regolati per dette imprese e clienti civili, fissato al 1° gennaio 2019;

    detto termine è stato successivamente più volte differito – anche in seguito all'aumento dei prezzi delle materie prime innescatosi a partire dal post pandemia – e da ultimo fissato al 1° gennaio 2021 per le piccole imprese ed al 1° gennaio 2023 per le microimprese e i clienti domestici (articolo 12, comma 9-bis del decreto-legge n. 183 del 2020);

    per i clienti domestici, tuttavia, il servizio di maggior tutela continua ad applicarsi, secondo gli indirizzi definiti con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, nelle more dello svolgimento delle procedure concorsuali per l'assegnazione del servizio di vendita a tutele graduali (STG), da concludersi entro il 10 gennaio 2024, come stabilito dall'articolo 16-ter, commi 1 e 2 del decreto-legge n. 152 del 2021(cosiddetto decreto governance PNRR);

    il completamento del processo di piena liberalizzazione nel settore dell'energia elettrica, attraverso l'adozione di regole finalizzate ad assicurare un passaggio informato e consapevole al mercato libero da parte della clientela, rientra tra le riforme volte alla promozione della concorrenza e alla rimozione delle barriere all'entrata nel mercato, che il Governo Draghi si è impegnato ad adottare nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato con decisione di esecuzione del Consiglio europeo 13 luglio 2021;

    mentre gli operatori del mercato hanno già iniziato a contattare i clienti, in alcuni casi avanzando offerte in vista del passaggio, si registra da parte dei consumatori interessati un alto grado di spaesamento e mancanza di informazione riguardo alle importanti scadenze in arrivo;

    il mercato tutelato ha dato un contributo decisivo sia per contenere i rincari quando i prezzi sono esplosi sia per intercettare subito le riduzioni di prezzo quando queste si sono verificate nei mercati all'ingrosso: questo ci dicono i dati Istat relativi a luglio 2023 al mercato del gas che ha visto il gas del mercato libero aumentare del 28,3 per cento su luglio 2022, a fronte invece di un crollo del prezzo del gas del mercato tutelato, nello stesso periodo di riferimento, del 34,6 per cento. Un divario tra mercato tutelato e libero di ben 62,9 punti percentuali;

    un rinvio della citata scadenza pare dunque necessario – anzi ineludibile – anche per predisporre un'efficace campagna di comunicazione che consenta ai consumatori di approdare nel mercato libero dell'energia con una maggiore consapevolezza così come richiesto anche dalla normativa euro unitaria in materia;

    devesi purtroppo considerare che il governo sconta, in questa fase, impegni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza presi dal precedente Esecutivo Draghi e dunque si comprende la necessità di sostenere sulla materia una delicata interlocuzione con Bruxelles,

impegna il Governo

a prorogare al 1° gennaio 2026 la scadenza del mercato tutelato dell'energia per i clienti domestici, vulnerabili e non e ad adottare tutte le iniziative di carattere normativo necessarie per far sì che l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente assicuri l'assegnazione del servizio a tutele graduali per i clienti domestici mediante procedure competitive da svolgersi nel mese di dicembre 2025 oltre che una campagna informativa finalizzata a rendere pienamente consapevole l'entrata nel mercato libero dei consumatori coinvolti, anche attraverso azioni volte a incrementare il grado di informazione sulle opportunità presenti in termini di vantaggi derivanti da pluralità di offerte, trasparenti e confrontabili, e sugli strumenti a tutela dei propri diritti.
9/1437-A/81. Zucconi, Rampelli.


   La Camera,

   premesso che:

    valutate le finalità del provvedimento con riguardo alle misure per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale, nonché quelle volte a sostenere il potere d'acquisto dei nuclei familiari meno abbienti, anche a seguito dell'incremento del costo del carburante;

    tenuto conto che il preoccupante quadro di incertezza dei mercati del gas e dell'energia italiani rappresenta terreno fertile per fenomeni di pirateria del teleselling,

impegna il Governo

nell'ottica di tutelare al massimo gli utenti da proposte commerciali su energia e gas fittizie e/o fraudolenti, ad adottare tutte le iniziative di competenza, anche normative, al fine di impedire il perdurare di pratiche di teleselling scorrette e moleste per i cittadini.
9/1437-A/82. Barabotti, Maccanti, Andreuzza, Dara, Toccalini, Furgiuele, Di Mattina, Marchetti, Cavandoli, Pretto.


   La Camera,

   premesso che:

    con le leggi finanziarie del 2007 e del 2008, rispettivamente agli articoli 1, commi 832 e seguenti, e 2, commi 143 e seguenti, è stato previsto un meccanismo di incentivazione della produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, attraverso il rilascio di certificati verdi o, alternativamente, attraverso una tariffa onnicomprensiva per un periodo di quindici anni sulla base di una convenzione da stipulare con il GSE;

    la tariffa onnicomprensiva era inizialmente prevista dall'articolo 1, comma 832-ter, della legge n. 296 del 2006, ma tale comma è stato abrogato dall'articolo 42, comma 5, legge n. 99 del 2009, unitamente al resto della predetta disciplina di incentivazione contenuta nell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, la quale prevedeva anche che l'energia elettrica sarebbe dovuta essere prodotta nell'ambito di intese di filiera o contratti quadro di cui al decreto legislativo n. 102 del 2005;

    questo ha dato luogo ad un quadro giuridico più chiaro e, conseguentemente, ha determinato un'impennata delle domande di accesso all'incentivo mediante tariffa onnicomprensiva – che è rimasto disciplinato dal suddetto articolo 2, commi 143 e seguenti della legge finanziaria del 2008 – e dei correlati interventi di realizzazione di impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli;

    con il decreto legislativo n. 28 del 2011, che ha recepito la direttiva 2009/28/CE, è stato abrogato il suddetto meccanismo di incentivazione mediante tariffa onnicomprensiva, ma è stato garantito che per gli impianti entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2012, le tariffe fisse omnicomprensive previste dall'articolo 2, comma 145, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, sarebbero rimaste costanti per l'intero periodo quindicennale;

    gli articoli 11 e 14 del decreto legislativo n. 199 del 2021 prevedono incentivi per la produzione e immissione in rete di biometano, tra cui anche contributi a fondo perduto per investimenti volti alla riconversione parziale o totale di impianti esistenti a biogas, in attuazione del PNRR (Missione 2, Componente 2, Investimento 1.4);

    il decreto del Ministero della transizione ecologica del 15 settembre 2022 e le relative regole applicative hanno dato attuazione ai suddetti articoli del decreto legislativo n. 199 del 2021 e disciplinato nel dettaglio le tempistiche e le modalità di svolgimento delle procedure competitive; la prima graduatoria è stata pubblicata in data 10 luglio 2023;

    per quanto riguarda le tempistiche, è previsto che i lavori di realizzazione degli impianti non devono essere avviati prima della data di pubblicazione della graduatoria e che gli impianti collocati in posizione utile nella relativa graduatoria devono entrare in esercizio al più tardi entro 18 mesi dalla predetta data;

    questo rappresenta un problema per gli impianti che sono entrati in esercizio prima del 2010 in quanto, tenendo conto dei tempi necessari per i lavori di riconversione, la convenzione quindicennale che avevano stipulato a suo tempo con il GSE scade prima che possano beneficiare dei nuovi incentivi;

    senza il sostegno dei suddetti incentivi, infatti, l'esercizio degli impianti in questione diventa economicamente insostenibile, ne possono gli impianti essere spenti temporaneamente senza danneggiare l'apparato biologico;

    pertanto, e al fine di preservare la capacità produttiva dei predetti impianti oggetto di riconversione, sarebbe opportuno prorogare il periodo quindicennale di fruizione della tariffa onnicomprensiva fino alla loro entrata in esercizio a seguito della riconversione,

impegna il Governo

ad assumere iniziative volte ad assicurare che gli impianti per la produzione di elettricità da biogas agricolo, che beneficiano della tariffa fissa omnicomprensiva quindicennale ai sensi dell'articolo 1, comma 382-ter, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e che sono collocati in posizione utile in graduatoria a seguito della partecipazione ad una procedura competitiva ai sensi del decreto del Ministero della transizione ecologica del 15 settembre 2022, per l'accesso agli incentivi per la riconversione in impianti per la produzione di biometano, possano continuare a beneficiare della predetta tariffa fissa omnicomprensiva anche dopo la scadenza del periodo quindicennale, fino all'entrata in esercizio a seguito dalla riconversione.
9/1437-A/83. Schullian.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento d'urgenza, contiene una pluralità di misure finalizzate a sostenere le famiglie e le imprese, dagli effetti dell'aumento delle tariffe energetiche, stanziando a tal fine circa 1,3 miliardi di euro per fronteggiare la crisi di sistema che stiamo attraversando, soprattutto dal punto di vista energetico e della carenza di materie prime;

    il testo in particolare, prevede interventi in favore delle fonti energetiche rinnovabili, attraverso l'articolo 1-bis, (introdotto nel corso dell'esame in sede referente) che integra la disciplina inerente il monitoraggio delle configurazioni di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, consentendo ai comuni, per le finalità di pianificazione energetica a livello locale, di richiedere ad Acquirente Unico S.p.A. la prestazione di servizi informativi sulla base del Sistema informativo integrato, gestito dallo stesso Acquirente Unico, nonché dall'articolo 3, commi da 4 a 7, che stabiliscono l'intensità delle agevolazioni riconosciute alle imprese energivore, in forma di esenzione parziale dal pagamento della componente degli oneri generali afferenti al sistema elettrico destinata al sostegno delle fonti rinnovabili, prevedendo premialità per le imprese che coprano almeno il 50 per cento del proprio consumo di energia elettrica con energia prodotta da fonti che non emettono carbonio;

    in tale ambito, i cambiamenti climatici e il determinarsi dei nuovi scenari geoeconomici europei impongono, com'è noto, un'accelerazione netta della transizione verso l'energia pulita, al fine di aumentare l'indipendenza energetica dagli altri Paesi europei e innalzare i livelli di sviluppo e competitività per le nostre imprese;

    al riguardo, i sottoscrittori del presente atto rilevano, che numerose imprese impegnate nel settore delle rinnovabili, evidenziano il perdurarsi del blocco delle autorizzazioni nel nostro Paese, su progetti presentati da oltre un anno pari, per il settore eolico, (in particolare l'eolico off-shore) pari a 500 MW e già autorizzati, a causa di un quadro regolatorio farraginoso previsto dai Governi precedenti, nonché da variegate opposizioni socio-ambientali;

    la necessità di accelerare gli iter autorizzativi e le lungaggini burocratiche dei processi autorizzativi, risulta a tal fine, urgente e indifferibile, a parere dei sottoscrittori del presente documento, per consentire di accelerare la realizzazione dei nuovi impianti da fonte pulite e sostenere le imprese italiane del settore e contrastare la concorrenza del mercato estero in particolare quello cinese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, in tempi rapidi, interventi anche di tipo normativo, volti a sbloccare i nodi autorizzativi nei riguardi delle imprese rinnovabili, i cui sistemi di licenza sono bloccati anche a causa del quadro normativo previsto nella scorsa legislatura, che ha reso complesse le procedure dei permessi, nei riguardi delle imprese del settore, in particolare del settore eolico.
9/1437-A/84. Ambrosi.