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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 16 aprile 2024

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal prossimo anno scolastico 2024/2025, nella scuola media dei paesi abruzzesi di Caramanico Terme e Castelvecchio Subequo dovrebbero essere attivate delle pluriclassi, comprendenti la prima e la terza media;

   la drastica riduzione del numero degli iscritti dovuto allo spopolamento e la normativa vigente hanno costretto la dirigenza scolastica ad autorizzare le pluriclassi prima/terza media con un numero pari, rispettivamente, a 19 (7 alunni della prima media e 12 della terza) e 18 (6 alunni iscritti in prima e 12 in terza);

   riunire in un'unica classe ragazzi che sono appena entrati nella scuola secondaria di primo grado e altri che ne stanno uscendo equivale a stravolgere i programmi scolastici a danno della didattica e ad imporre una coabitazione forzata tra fasce di età che hanno esigenze molto diverse;

   attualmente, il decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009 prevede per le classi di scuola primaria un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26 e nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi con un numero di alunni inferiore al numero minimo, ma comunque non inferiore a 10 alunni;

   le pluriclassi, invece, sono costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni. Se è presente un/a alunno/a con disabilità, il numero massimo scende a 12, come stabilito dal decreto ministeriale n. 141 del 1999;

   secondo i dati dell'Ufficio scolastico per l'Abruzzo, per il prossimo anno scolastico, in Abruzzo, complessivamente, gli alunni saranno 160.417 rispetto agli attuali 163.266 con saldo negativo di 2.849 e questo significherà inevitabilmente una forte dispersione scolastica e la chiusura delle piccole scuole soprattutto nell'entroterra, dove lo spopolamento si fa sentire in maniera drammatica, con conseguente, altrettanto inevitabile, riduzione di posti di lavoro, per docenti, insegnanti di sostegno e personale amministrativo, tecnico e ausiliario;

   è evidente che con questi orientamenti sul dimensionamento, con il badare solo ai numeri, le nostre scuole sono destinate a chiudere ed è urgente riconsiderare nuovi criteri di formazione delle classi, prestando attenzione, in particolare, alle aree interne, che non possono essere trattate alla stessa stregua delle comunità metropolitane;

   se da una parte si è tutti consapevoli ormai del ruolo importante che possono svolgere i piccoli comuni nel rafforzamento di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico ed ambientale e si sta concentrando ogni sforzo nel promuovere iniziative a contrasto del disagio socio-economico del momento, dall'altra non si può lasciare che stringenti limiti normativi contribuiscano al loro degrado e conseguente abbandono –:

   se siano a conoscenza di quello che si sta verificando nei piccoli comuni, dove per mantenere il presidio scolastico sempre più spesso si è costretti a ricorrere alle pluriclassi;

   quali provvedimenti di competenza intendano adottare per poter tenere aperte le scuole nelle aree interne che si spopolano e garantire così il diritto allo studio e la qualità della didattica;

   se intendano intervenire nell'immediato, per quanto di competenza, nel coadiuvare l'Ufficio scolastico regionale per trovare una soluzione per il prossimo anno scolastico 2024-2025 al fine di evitare la formazione delle pluriclassi prevedendo risorse sufficienti per mantenere l'organico di diritto nell'anno 2024-2025 e di non stravolgere il percorso formativo dei giovani del comune di Castelvecchio Subequo e del plesso scolastico di Caramanico Terme.
(5-02278)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, per sapere – premesso che:

   il foie gras, letteralmente fegato grasso, è un piatto tipico della cucina francese a base di fegato d'oca o d'anatra ed è considerato ancora in diverse parti del mondo una prelibatezza;

   la produzione di foie gras, tuttavia, avviene nella maggior parte dei casi attraverso l'alimentazione forzata delle oche e delle anatre, utilizzando un trattamento denominato gavage, che permette nel minor tempo possibile di ingrassare il fegato degli animali;

   tale tecnica prevede che ai volatili venga somministrato con forza più cibo di quanto assumerebbero in natura, o volontariamente negli allevamenti domestici, attraverso un imbuto equipaggiato da un lungo tubo di metallo di 20-30 centimetri che immette il cibo direttamente nell'esofago dell'animale;

   l'alimentazione consiste solitamente in grano bollito nel grasso per facilitarne l'ingestione e provocare grandi depositi di lipidi nel fegato, ottenendo così una consistenza gelatinosa che tanto è ricercata in gastronomia;

   l'inserimento e l'estrazione del tubo danneggiano le pareti della gola e dell'esofago degli animali provocando irritazioni e ferite ed esponendo oche e anatre al rischio costante di infezioni. Inoltre, durante la pratica dell'ingrassamento forzato l'animale cerca di divincolarsi rischiando fratture del collo e perforazione dell'esofago e di conseguenza la morte. Durante tale pratica, non di rado, gli animali muoiono anche soffocati dal proprio vomito. In generale sembrerebbe che la mortalità in questi allevamenti sia fino a 10 volte superiore rispetto agli allevamenti in cui non si pratica il «force-feeding»;

   il gavage è subìto per lo più da anatre e oche di sesso maschile, poiché generalmente le femmine vengono uccise appena nate a causa del loro fegato considerato di qualità inferiore;

   alla fine della fase di ingozzamento (l'ultima fase di allevamento per il foie gras in cui anatre e oche vengono alimentate forzatamente due volte al giorno per 15 giorni) il fegato di ogni animale può essere fino a dieci volte più grande di quello di un animale che non ha subito questo trattamento, tanto da arrivare ad uno stato di steatosi epatica – patologia legata a un enorme accumulo di grasso;

   in Italia, dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 146 del 26 marzo 2001, recante «Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti», è vietata la produzione di «fegato grasso» di oche e anatre mediante alimentazione forzata. Tuttavia il foie gras tramite alimentazione forzata viene ancora prodotto in cinque dei 27 Stati dell'Unione europea: Francia, Ungheria, Bulgaria, Spagna e Belgio (solo nella Vallonia), che lo producono e io esportano a livello globale; la Francia da sola produce circa l'80 per cento del foie gras consumato ed esportato in tutto il mondo;

   in Italia il consumo della particolarità culinaria è solo l'1 per cento rispetto al consumo della Francia; tuttavia anche gli stessi francesi hanno contestato l'alimentazione forzata, ammessa, all'interno dell'Unione europea, in Francia, Ungheria, Bulgaria, Spagna e Belgio;

   in alcuni Paesi terzi quali India, Regno Unito, Argentina, Stati Uniti, oltre alla produzione sono vietati anche il consumo e la vendita di foie gras prodotto attraverso l'alimentazione forzata;

   in Europa, il requisito dei pesi minimi del fegato di anatre e oche, attualmente previsto dal Regolamento (CE) n. 543 del 2008 relativo alle norme di commercializzazione per le carni di pollame, ad avviso degli interpellanti, non ha alcuna base scientifica o tradizionale e, di fatto, impedisce la produzione di foie gras senza ricorrere al gavage;

   il tema è già da tempo all'attenzione della Commissione europea (Direzione generale agricoltura e sviluppo rurale) che, nell'ambito della revisione delle norme sulla commercializzazione per la carne di pollame, ad aprile 2023 ha lanciato una consultazione pubblica, vedendo arrivare 2245 input da parte di cittadini, operatori commerciali e associazioni. Il 90 per cento di questi chiede l'eliminazione del requisito dei pesi minimi del fegato, per permettere ai consumatori di scegliere foie gras prodotto senza alimentazione forzata;

   il 30 giugno 2023, presso il Parlamento europeo è stata presentata un'interrogazione scritta, firmata da ben 84 europarlamentari, 15 di questi italiani e appartenenti ad ogni schieramento politico, atta a richiedere l'eliminazione del requisito dei pesi minimi del fegato di anatre e oche, e quindi di permettere la produzione di foie gras senza gavage;

   il nostro Paese, attraverso le azioni di precedenti Governi, si è più volte fatto portavoce in Europa di questa causa, schierandosi ufficialmente contro il requisito dei pesi minimi del fegato e a tutela del benessere animale;

   è bene ricordare che nell'ambito della strategici Farm to Fork, che si colloca al centro del Green Deal europeo, un punto cruciale consiste nella tutela del benessere degli animali, per cui la Commissione europea si era impegnata a rivedere la legislazione sull'etichettatura dei prodotti alimentari, sulle condizioni degli animali negli allevamenti, durante il trasporto e nel momento dell'abbattimento entro l'anno 2023; tale revisione non è stata tuttavia portata a termine –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda intervenire nelle competenti sedi europee al fine di sostenere la causa dell'eliminazione del requisito dei pesi minimi di fegato di anatre e di oche, allo scopo di porre fine ad una pratica crudele e contraria a qualsiasi concetto di benessere animale, contribuendo ad abolire il maltrattamento degli animali, sottoposti ad inutili sofferenze e promuovendo standard di allevamento già praticati dagli allevatori italiani.
(2-00361) «Cherchi, Caramiello, Sergio Costa, Di Lauro, Morfino, Quartini, Marianna Ricciardi, Amato, Baldino, Carmina, Ilaria Fontana, Fede, Scutellà, Torto, Cappelletti, Caso, Iaria, Ferrara, Dell'Olio, D'Orso, Scerra».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il palangaro è un attrezzo di pesca professionale e sportiva tra i più antichi e diffusi, soprattutto fra gli operatori della piccola pesca nel Mediterraneo; le tecniche di utilizzo di questo attrezzo sono state tramandate verbalmente dai pescatori che ne hanno fatto la loro risorsa e il loro mestiere. Essendo un metodo fortemente selettivo, la pesca col palangaro si effettua con limitati consumi energetici ed è molto rispettosa delle risorse che si sfruttano;

   fino al 30 gennaio 2024, il palamito utilizzabile per la pesca amatoriale poteva essere dotato di un numero massimo di duecento ami; con l'emanazione del decreto ministeriale «Misure tecniche per la pesca sportiva e ricreativa con il palangaro», il numero massimo degli ami dei palangari presenti a bordo e/o calati da ciascuna unità da diporto è stato ridotto a cinquanta, qualunque sia il numero delle persone presenti;

   le ragioni di questa nuova regolamentazione risiederebbero nella necessità di introdurre misure più restrittive di quelle vigenti, atte a prevenire, scoraggiare ed eliminare fenomeni di pesca illegale, che però niente ha a che vedere con la pesca sportiva, e tutelare la risorsa ittica;

   tuttavia, non appare chiaro come per il pescatore dilettante i duecento ami risultino altamente catturanti e impattanti sulla risorsa ittica, mentre i pescatori professionisti non riescano, con un numero di ami notevolmente superiore (3.000/5.000 ami), a catturare quantità di pescato sufficienti a soddisfare l'attività lavorativa e debbano ricorrere anche ad altre modalità di pesca (reti di posta, nasse e altro);

   con un palangaro da cinquanta ami di fatto si cancella la pesca sportiva con palamito, pur senza farlo ufficialmente, decretando la fine di una tradizione della cultura marinara propria della Liguria, nonché delle coste italiane e provocando ingenti danni economici all'indotto. Questa sarà l'unica diretta conseguenza del decreto, senza alcun indebolimento del fenomeno della pesca illegale, che andrebbe sì combattuta, ma rendendo più efficaci i controlli, specialmente nelle ore notturne in cui sono quasi sempre assenti –:

   se intenda adottare iniziative volte a rivedere la disciplina in questione, eliminando la limitazione dei cinquanta ami per palangaro, di cui all'articolo 2 del citato decreto, e predisponendo l'apertura di un tavolo congiunto con le associazioni e le federazioni di pesca sportiva, al fine di giungere a una soluzione che permetta di mantenere in vita l'ormai radicata tradizione della pesca ricreativa con il palangaro e, al contempo, individuare misure, puntuali ed efficaci, necessarie per il contrasto della pesca illegale.
(3-01148)


   EVI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione della direttiva 2009/128/CE per l'utilizzo sostenibile dei pesticidi, il nostro Paese ha emanato il decreto legislativo n. 150 del 2012;

   detto decreto legislativo ha previsto l'emanazione di un decreto interministeriale per l'adozione del Pan, il «Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari», che deve definire «gli obiettivi, le misure, le modalità e i tempi per la riduzione dei rischi e degli impatti dell'utilizzo dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull'ambiente e sulla biodiversità. Il Piano, inoltre, promuove lo sviluppo e l'introduzione della difesa integrata e di metodi di produzione o tecniche di difesa alternativi, al fine di ridurre la dipendenza dai prodotti fitosanitari, anche in relazione alla necessità di assicurare una produzione sostenibile»;

   gli obiettivi del Piano sono: a) la protezione degli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e della popolazione interessata; b) la tutela dei consumatori; c) la salvaguardia dell'ambiente acquatico e delle acque potabili; d) la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi;

   il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha quindi emanato il decreto ministeriale del 22 gennaio 2014, recante «Adozione del Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari», che stabilisce altresì che il Piano debba essere «riesaminato periodicamente almeno ogni cinque anni» e che le modifiche sostanziali apportate al Piano siano comunicate tempestivamente ai Ministri competenti. Inoltre, le regioni e le province autonome devono trasmettere «ogni trenta mesi, ai Ministeri dell'agricoltura, dell'ambiente e della salute, una relazione dettagliata sulle azioni svolte e sui progressi realizzati nell'attuazione delle misure di cui al presente decreto»;

   dal sito del Ministero della salute si apprende che «è stata predisposta una bozza del primo aggiornamento del suddetto Piano che andrà a sostituire integralmente quello attualmente in vigore. Tale bozza di Piano è stata resa disponibile ai fini della consultazione pubblica (...). Tutti i contributi pervenuti sono stati esaminati ed è in corso la stesura conclusiva del nuovo Piano». Il sito riporta però che l'ultimo aggiornamento è del 3 maggio 2022 –:

   quali iniziative siano state avviate per aggiornare finalmente il Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e quali regioni abbiano finora provveduto, come prevede l'articolo 6, comma 8, del decreto legislativo n. 150 del 2012, a relazionare dettagliatamente sulle azioni svolte e sui progressi realizzati nell'attuazione delle misure in materia di utilizzo sostenibile dei pesticidi.
(3-01149)


   BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana si è ormai diffusa in numerose regioni italiane: nel piacentino gli allevatori hanno lanciato un nuovo allarme dopo aver individuato 40 casi, chiedendo l'apposizione di reti di protezione e l'abbattimento dei cinghiali per bloccare il virus. Sono stati trovati nuovi casi in Piemonte e Liguria ed è notizia recente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale affetto da peste suina africana a 10 chilometri da Langhirano (Parma), in prossimità dei capannoni dove si stagionano migliaia di cosce di prosciutto di Parma;

   Il Sole 24 ore stima per la filiera suinicola italiana un valore di oltre 10 miliardi di euro, 40 mila posti di lavoro e 2 miliardi di euro di export;

   le conseguenze dell'espansione della malattia sulle esportazioni di carne suina e di insaccati dop rischiano di diventare, quindi, ulteriormente drammatiche. Si ricorda, peraltro, che la Cina ha già chiuso all'import di carne suina dall'Italia, causando danni economici importanti alla filiera, e che il Canada sta valutando misure analoghe;

   dai territori arrivano dati inquietanti anche con riferimento alle recinzioni troppo blande e incapaci di fermare realmente gli spostamenti dei cinghiali infetti, oltre alla richiesta di fondi adeguati per incentivare i cacciatori negli abbattimenti mirati;

   Belgio, Lussemburgo e Francia sono riusciti a sconfiggere la peste suina africana perché hanno applicato alla lettera i protocolli europei: se è vero che è estremamente complesso recintare territori montagnosi, è altrettanto vero che si sarebbe potuto recintare la parte pianeggiante fra Liguria e Lombardia e a quest'ora non vi sarebbe la peste suina africana a Pavia, ad esempio;

   malgrado la diffusione dell'emergenza, da ogni parte arrivano notizie di aziende sanitarie locali non ancora pronte, sostanzialmente inadeguate a coordinare i piani di abbattimento a causa della carenza di veterinari disponibili per adempiere ai necessari protocolli di biosicurezza;

   la messa in sicurezza degli allevamenti di suini attraverso le recinzioni anti-intrusioni e le misure di biosicurezza non possono essere lasciate esclusivamente a carico dei suinicoltori italiani;

   non avendo agito per tempo e in modo efficace, si sta mettendo a serissimo rischio una filiera italiana di eccellenza e anche in Europa c'è grande inquietudine per questa gestione insufficiente, la quale rischia di far tornare l'infezione in Paesi che, invece, erano riusciti a liberarsene, con un potenziale rischio anche di sanzioni europee salate –:

   quali iniziative siano state implementate sinora e quali ulteriori siano allo studio per il contrasto alla peste suina africana e per la tutela dell'intero comparto suinicolo italiano.
(3-01150)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CERRETO, LA SALANDRA, CARETTA, ALMICI, CIABURRO, LA PORTA, MALAGUTI, MARCHETTO ALIPRANDI e MATTIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il Governo Meloni è costantemente impegnato per proteggere il vero made in Italy, soprattutto nel settore agroalimentare, ed è la stessa Italia ad aver assunto una posizione di guida per la tutela dei prodotti anche nel contesto europeo nel settore dell'agricoltura;

   nello specifico, negli ultimi giorni, particolare rilievo hanno avuto le manifestazioni, in zone di frontiera, dirette ad arrestare l'invasione di cibo straniero surrettiziamente spacciato per italiano, evidenziando non solo i rischi nazionali ma anche quelli che corrono i Paesi dell'Unione europea in tema di etichettatura, perché spesso è messo a rischio il principio di reciprocità. Infatti, le regole imposte alle imprese agricole italiane devono valere anche ogni volta che viene importato un prodotto straniero, andando a verificare l'effettivo rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa vigente;

   in tale contesto, un importante risultato è testimoniato dai dati contenuti nel report 2023 delle attività del dipartimento dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf). Pare evidente come, ad oggi, grazie alle informazioni pubblicate nel report, che l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari abbia effettuato 54.658 controlli totali, ispettivi e analitici. I controlli totali ispettivi e analitici su dop e igp sono stati, invece, 15.796 e 5.763 quelli riguardanti il settore bio. Le sanzioni irrogate sono state pari a 2.204, per un importo totale di 21.418.395 euro;

   significativa è stata anche la propositività dell'Italia nel settore vitivinicolo, in special modo durante l'ultima Conferenza internazionale del vino in Franciacorta, in cui il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, unitamente alle 30 delegazioni presenti e all'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), ha tracciato le linee guida di settore su ambiente, sostenibilità, promozione della qualità, lavoro e rispetto dei diritti –:

   quali siano, per quanto di competenza, le ulteriori iniziative che intenda assumere sui temi esposti in premessa a tutela della riconoscibilità dei prodotti del settore primario italiano, per il contrasto alla contraffazione e all'Italian sounding.
(3-01151)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI e DAVIDE BERGAMINI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2024 le autorità hanno lanciato l'allarme per il ritrovamento di alcune carcasse di cinghiali selvatici affetti da peste suina africana (PSA) a Tornolo che dista 53 chilometri in linea d'aria da Langhirano;

   il 19 febbraio 2024 un nuovo ritrovamento è avvenuto a Borgotaro che dista circa 40 chilometri in linea d'aria da Langhirano;

   il 6 aprile 2024 un ulteriore caso infetto è stato rinvenuto a Ramiola, tra i paesi di Fornovo e Varano, in provincia di Parma, località che distano solo 17 chilometri in linea d'aria da Langhirano;

   questo ultimo caso, in particolare, ha creato una certa agitazione per l'avvicinamento del virus alla zona di eccellenza dei prosciutti; infatti Langhirano è la sede di decine di prosciuttifici ed è considerata la patria del Prosciutto di Parma Dop;

   questa zona, fino al 23 marzo non era collocata in zone di restrizione ma a seguito dell'ultimo ritrovamento potrebbe passare in zona di restrizione; infatti, il 18 aprile 2024 è prevista una riunione a livello Unione europea nella quale la Commissione europea dovrà fare il punto della situazione sull'emergenza Psa e potrebbe ricorrere a nuove misure restrittive che riguarderanno anche il parmense;

   la questione non riguarda tanto la salubrità dei salumi, visto che il virus non si trasmette all'uomo, ma l'intera filiera, che vedrebbe diminuire drasticamente le esportazioni creando un danno incalcolabile;

   questo passaggio a «zona rossa» potrebbe, infatti, rendere più problematiche le vendite all'estero;

   se l'area degli stabilimenti di stagionatura dei prosciutti di Parma verrà inclusa nelle zone di restrizione, potrebbe scattare il blocco delle importazioni di tutti i salumi, non solo del prosciutto di Parma, da parte di Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, che potrebbero scegliere di non comprare prodotti italiani per evitare qualsiasi rischio di contaminazione, causando così un crollo pressoché totale delle esportazioni e i prezzi del prosciutto, sul mercato interno, potrebbero diminuire fortemente per eccedenza di offerta;

   ad esempio, nella seduta della Commissione unica nazionale suina dell'11 aprile 2024 – la borsa merci del settore suinicolo e della carne di maiale – il listino dei maiali vivi da macellare ha segnato un «Non quotato» perché, alla luce dell'arrivo della peste suina nei pressi di Langhirano e nella prospettiva di uno stop alle esportazioni, i macellatori hanno chiesto un forte ribasso dei prezzi di acquisto e gli allevatori hanno deciso di non accettare;

   il settore della salumeria quota un fatturato, con l'indotto, di circa 10 miliardi di euro e dà lavoro a circa 60 mila persone; un segmento della nostra economia con una storia millenaria, un vanto della cucina italiana, che rischia il default;

   i più pessimisti parlano addirittura di un «addio» al prosciutto di Parma visto che le stime e i piani per eradicare la peste suina prevedono un epilogo nel 2028;

   dopo il primo caso di Psa rinvenuto nella carcassa di un cinghiale in provincia di Alessandria, i ritrovamenti si erano allargati anche alla Liguria e in alcune zone limitrofe del Piemonte;

   successivamente il virus è arrivato anche negli allevamenti di maiali in Lombardia, zona di Pavia, per arrivare ad un totale di ben 7 regioni coinvolte –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche nelle opportune sedi europee, affinché sia contenuta in maniera più efficace la diffusione della Psa al fine di tutelare le imprese suinicole nazionali, in particolare il distretto delle carni di Langhirano, e la relativa filiera nonché salvaguardare le esportazioni di carni suine che contano un fatturato di oltre un miliardo di euro.
(5-02277)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA, FEDE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   i piani antincendio boschivo (Aib), previsti dalla legge 21 novembre 2000, n. 353, sono strumenti di fondamentale importanza per prevenire lo svilupparsi di incendi. Tale importanza assume un ruolo ancor più critico in relazione a parchi e riserve naturali;

   i piani Aib, basandosi su banche dati che consentono di definirne la pericolosità, i fattori di rischio e le cause, necessitano di una periodica pianificazione circa le manutenzioni da effettuare, la sorveglianza e le procedure di lotta attiva per gli spegnimenti;

   sebbene di durata quinquennale, i piani Aib sono aggiornati annualmente con l'approssimarsi del periodo più critico per la lotta agli incendi. Gli enti gestori delle aree protette devono curare la previsione e la prevenzione degli incendi boschivi;

   la lotta attiva agli incendi è invece di competenza regionale, essendo l'articolo 3 della legge n. 353 del 2000 a prevedere al comma 1 che: «Le regioni approvano il piano regionale per la programmazione delle attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi»;

   in caso di inadempienza delle regioni, tuttavia, il comma 4 del citato articolo 3 della legge n. 353 del 2000 prevede che sia il Ministro delegato per il coordinamento della protezione civile a predisporre «anche a livello interprovinciale, le attività di emergenza per lo spegnimento degli incendi boschivi, tenendo conto delle strutture operative delle province, dei comuni e delle comunità montane»;

   per quanto concerne le aree protette, l'articolo 8 della legge n. 353 del 2000 prevede altresì che sia inclusa un'apposita sezione all'interno del piano di cui al citato articolo 3, «definita di intesa con gli enti gestori, su proposta degli stessi, sentito il Corpo forestale dello Stato»;

   le attività di monitoraggio circa l'attuazione degli adempimenti previsti dalla legge n. 353 del 2000 sono di competenza del Ministro delegato per il coordinamento della protezione civile, e ne riferisce al Parlamento;

   per quanto riguarda l'attuazione dell'articolo 8 della legge n. 353 del 2000, i piani antincendio boschivi per le aree nazionali protette sono adottati dal Ministero dell'ambiente –:

   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 353 del 2000, con particolare riferimento all'attuazione della legge nelle aree naturali protette quali parchi e riserve di competenza delle regioni;

   se sia stata avviata un'attività di censimento periodico, per l'anno 2024, dei parchi nazionali aventi un piano antincendio boschivo scaduto o in fase di aggiornamento non ancora conclusa.
(4-02657)


   BOLDRINI, FOSSI, SIMIANI e QUARTINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 4 ottobre 2023 la società Inwit, tramite portale Suap, ha inoltrato al comune di Arezzo istanza di autorizzazione unica relativa all'installazione di una nuova Stazione Radio Base, funzionale alla telefonia, da collocarsi in via Sicilia;

   il 6 ottobre 2023 l'ufficio edilizia del comune di Arezzo ha trasmesso preavviso di diniego in quanto «La localizzazione dell'impianto proposto si pone in contrasto con l'articolo 4 del Regolamento per l'attuazione del Piano Territoriale per la minimizzazione dell'esposizione ai campi elettromagnetici (denominato Piano delle Antenne), approvato con delibera del Consiglio comunale n. 60 del 2017»;

   il 13 ottobre 2023 la società Inwit contestava il diniego e otteneva per il 6 novembre 2023 la convocazione della conferenza dei servizi da parte del comune, il quale, correggendo la posizione iniziale, ha rilasciato il 18 dicembre 2023 l'autorizzazione unica;

   il 23 gennaio 2024 la società Inwit ha inoltrato la comunicazione di inizio lavori, che il giorno dopo cominciavano con l'allestimento del cantiere;

   gli abitanti dell'area in cui stava iniziando l'installazione dell'antenna, tenuti all'oscuro delle decisioni assunte, scoprendo l'oggetto dei lavori in corso manifestavano con un sit-in e una raccolta di firme tutta la loro preoccupazione per gli effetti che le onde elettromagnetiche emanate dall'antenna possono avere sulla salute delle persone, giacché l'installazione stava avvenendo nel cuore di un centro abitato;

   i lavori erano stati perciò sospesi e il 28 febbraio 2024 il comitato dei cittadini di via Sicilia e via Romagna incontrava gli assessori comunali Lucherini e Cherici, i quali comunicavano loro di aver concordato un incontro con l'impresa per trovare una diversa collocazione e ne informavano anche la stampa locale;

   il 25 marzo 2024 il comune rilasciava l'autorizzazione per la ripresa dei lavori senza darne pubblica comunicazione, e il giorno successivo l'antenna veniva definitivamente installata –:

   se siano al corrente di quanto sopra descritto e quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere affinché nei procedimenti per la localizzazione di antenne per le comunicazioni telefoniche sia assicurato il coinvolgimento degli abitanti delle zone interessate e si tenga altresì nella massima considerazione e come priorità assoluta la tutela della salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», garantita dall'articolo 32 della Costituzione.
(4-02658)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante il «Codice dell'ordinamento militare» e, in particolare, l'articolo 332, comma 1, dispone che per il tempo strettamente necessario allo svolgimento di esercitazioni, il Comandante territoriale può disporre, per motivi di pubblica incolumità, lo sgombero e l'occupazione di immobili e il divieto di accedervi, lo sgombero di specchi d'acqua interni e marini, e imporre limitazioni alla circolazione stradale;

   il comma 5 del sopra citato articolo 332 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dispone che agli operatori economici sia riconosciuto un indennizzo, per gli sgomberi e occupazioni disposti in occasione di esercitazioni militari, mentre il comma 6 dispone che la misura dell'indennizzo sia commisurata al salario corrente per ciò che riguarda i lavoratori dipendenti, rapportata alla retribuzione spettante ai lavoratori dipendenti con qualifica e specializzazione affine per ciò che attiene i lavoratori autonomi;

   il comma 15 dell'articolo 325 del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, recante il «Codice dell'ordinamento militare», dispone che per il pagamento degli indennizzi si provveda mediante aperture di credito disposte a favore dei sindaci dei comuni nel cui territorio insistono le aree ammesse all'indennizzo, secondo le norme sulla contabilità generale dello Stato;

   già a novembre 2023 i pescatori delle marinerie di Sant'Anna Arresi e Teulada si son visti bloccati gli indennizzi per il fermo delle attività a causa delle operazioni di addestramento nel poligono di Capo Teulada, nel sud ovest della Sardegna;

   il blocco delle risorse dovrebbe essere legato a un pignoramento operato da terzi nei confronti del Ministero della difesa e, prima di tale situazione, a favore del comune di Teulada si è proceduto con l'accredito del 77 per cento del contributo spettante, mentre a favore del comune di Sant'Anna Arresi solamente del 34 per cento del totale spettante;

   tale situazione ha ovviamente provocato le proteste dei medesimi che però non hanno portato, ad oggi, a una risoluzione del problema definitiva e univoca in quanto solo alcuni dei comuni coinvolti hanno potuto vedere le risorse effettivamente liquidate, attraverso un procedimento differente, mentre i comuni i cui territori ricadono totalmente all'interno dell'area militare ancora si vedono negato tale diritto;

   a febbraio 2024 il Ministero della difesa ha comunicato l'avvenuta erogazione del 44 per cento della somma spettante a favore del comune di Sant'Anna Arresi, ma anche in quel caso le risorse sono state bloccate presso il conto di tesoreria statale;

   le esercitazioni militari sono in procinto di essere riprese e i pescatori delle marinerie coinvolte sono in stato di agitazione per il mancato ristoro delle perdite subite durante il periodo di fermo imposto –:

   se sia a conoscenza della situazione sopra esposta e quali iniziative intenda adottare al fine di risolvere tale problematica e tutelare gli interessi degli operatori del comparto.
(4-02659)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   in data 3 ottobre 2023, a prima firma della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, è stata presentata e poi conclusa, il 6 ottobre 2023, un'interpellanza urgente sulle ripetute aggressioni che hanno visto vittima diversi agenti della polizia penitenziaria e autori detenuti ristretti presso la casa circondariale di Corigliano Rossano che già in altri istituti si erano resi protagonisti di episodi di violenza;

   nonostante le rassicurazioni del Governo, le cronache locali continuano ad oggi a riportare gravissimi episodi di aggressione a danno degli agenti penitenziari;

   come riporta per esempio la stampa locale del 26 marzo 2024 «ancora un episodio di violenza nel carcere di Rossano, dove un detenuto, già protagonista di gravi disordini nei giorni scorsi, ha aggredito un sovrintendente di sorveglianza generale della polizia penitenziaria. Sottoposto alle cure mediche ospedaliere, il sovrintendente ha ricevuto una prognosi di 10 giorni, a causa dei calci e dei pugni ricevuti»;

   da ultimo, come comparso nelle settimane scorse sul sito internet «Polizia Penitenziaria Società Giustizia & Sicurezza» con un articolo dal titolo «Carcere Rossano: prima la rissa nel penitenziario, poi il caos in ospedale. Detenuto manda in tilt il pronto soccorso», un detenuto del carcere di Corigliano Rossano avrebbe «portato il caos al pronto soccorso dell'ospedale di Rossano dove era stato portato per essere medicato dopo che era rimasto coinvolto in una rissa nel penitenziario. L'uomo ha tentato di aggredire i medici ed è stato fermato dagli agenti di penitenziaria. Uno degli agenti per fermarlo ha riportato una frattura»;

   ancora, come sostenuto dal coordinatore nazionale Fp Cgil Polizia Penitenziaria, in una nota stampa del 29 marzo 2024 a commento del fatto sopra esposto: «Il Corpo di Polizia Penitenziaria è sotto stress per le continue aggressioni e per l'impossibilità di lavorare con minime garanzie per la propria incolumità. Le finte soluzioni delle celle aperte e della sorveglianza dinamica adottate per evitare sanzioni dalla Corte Edu, non sono più sufficienti a gestire un sistema penitenziario con sempre più detenuti e sempre meno poliziotti. Le continue aggressioni ai poliziotti determinano ulteriori assenze dal servizio, talvolta, come in questo caso, di mesi interi. È urgente un impegno del Governo per l'immediata assunzione di almeno 5.000 unità dei “Baschi Azzurri” e per rivedere la pianta organica del Corpo»;

   la casa circondariale di Corigliano Rossano è ad oggi ancora affetta da una grave carenza d'organico di personale del Corpo di Polizia Penitenziaria;

   sebbene sul sito del Ministero della giustizia presso la casa circondariale di Corigliano Rossano i poliziotti amministrati risulterebbero 111, quelli effettivamente impiegabili risulterebbero la metà;

   presso la casa circondariale di Corigliano Rossano sembra esserci ormai una vera e propria emergenza che, peraltro, essendosi protratta per tanto e troppo tempo sta mettendo a dura prova l'integrità psicofisica del pochissimo personale di Polizia Penitenziaria ivi operante –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei nuovi fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per garantire il rimpinguamento dell'esiguo personale penitenziario in forza al carcere di Corigliano Rossano e per ridurre la pressione della comunità carceraria, garantendo condizioni di lavoro dignitose e sicure ai dipendenti della casa circondariale, nonché condizioni di vita dignitose ai detenuti.
(2-00362) «Baldino, Scutellà, Cappelletti».

Interrogazione a risposta immediata:


   AURIEMMA, SERGIO COSTA, SANTILLO, PENZA, CARAMIELLO, CASO, SPORTIELLO, CAROTENUTO, DI LAURO e ALIFANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la corte di appello, con sentenza del 29 gennaio del 2015, in parziale riforma della sentenza di primo grado del tribunale di Napoli, ha condannato i fratelli Pellini, imprenditori impegnati nello smaltimento dei rifiuti in molti comuni della provincia di Napoli, a 7 anni di reclusione (ridotti a 4 con l'indulto) per il reato di disastro ambientale doloso di cui all'articolo 434, secondo comma, del codice penale;

   successivamente, la Corte di cassazione con sentenza del 17 maggio 2017 confermava la condanna per il reato di cui sopra;

   si tratta del più importante processo per reati ambientali che riguardava molti comuni della cosiddetta Terra dei fuochi della provincia di Napoli e di Caserta. L'inchiesta partì da indagini incrociate di varie procure di Italia, tra cui quelle di Rieti, di Venezia e di Napoli, dando vita al processo denominato «Carosello»;

   con decreto di confisca n. 85 del 2019, emesso in data 16 gennaio 2019 e depositato in data 20 febbraio 2019, il tribunale di Napoli ha ordinato la confisca dei beni nella disponibilità diretta o indiretta dei fratelli, costituiti da ville, case, auto di lusso, appartamenti, quote societarie ed elicotteri, per un valore pari al patrimonio di 222 milioni di euro;

   la Corte di cassazione, con provvedimento del 27 marzo 2024, ha tuttavia disposto la restituzione dei beni, dichiarando l'illegittimità della misura ablatoria, essendo stato il decreto di confisca emesso oltre il termine di diciotto mesi, di cui all'articolo 24, comma 2, del decreto legislativo n. 159 del 2011;

   i luoghi oggetto di sversamento derivante dalla condotta illecita dei condannati non sono mai stati oggetto di bonifica e restano tuttora in vita gli effetti devastanti della loro azione inquinante –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno promuovere verifiche, per quanto di competenza, anche attraverso un'attività ispettiva presso gli uffici giudiziari di Napoli che a vario titolo sono stati coinvolti nell'adozione del decreto di confisca di cui in premessa, in ordine alle cause e alle ragioni del ritardo nell'adozione del medesimo decreto, stante l'estrema rilevanza della vicenda giudiziaria.
(3-01146)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta immediata:


   MARATTIN, FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, in ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 6 del decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, ha emanato la risoluzione n. 19/E del 12 aprile 2024, con la quale sospende l'utilizzo in compensazione mediante modello F24 dei crediti d'imposta per gli investimenti «Transizione 4.0»;

   il citato articolo 6 dispone che ai fini della fruizione dei crediti d'imposta per investimenti in beni strumentali nuovi e dei crediti d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e design e ideazione estetica (cosiddetta Transizione 4.0), le imprese sono tenute a comunicare preventivamente, in via telematica, l'ammontare complessivo degli investimenti che si intendono effettuare a decorrere dal 29 marzo 2024, nonché la presunta ripartizione negli anni del credito e la relativa fruizione;

   a norma di legge le comunicazioni dovrebbero essere effettuate sulla base del modello adottato con decreto direttoriale del 6 ottobre 2021 del Ministero dello sviluppo economico, opportunamente modificato con apposito decreto direttoriale del Ministero delle imprese e del made in Italy;

   dunque, in attesa che il Ministero delle imprese e del made in Italy renda nota la modulistica modificata, l'Agenzia delle entrate ha sospeso la trasmissione dei modelli F24 che contengono la compensazione dei codici tributo «6936» e «6937», quando in corrispondenza degli stessi viene indicato come «anno di riferimento» 2023 o 2024, oltre che i codici «6938», «6939» e «6940», quando in corrispondenza degli stessi viene indicato come «anno di riferimento» 2024;

   tuttavia, nel modello F24 l'anno da specificare è quello di interconnessione e non di effettuazione. Questo implica che la sospensione stabilita dall'Agenzia delle entrate blocchi anche le compensazioni di crediti derivanti dagli investimenti 4.0 effettuati nel 2022 (o persino nel 2021), regolamentati dai commi 1057 (o 1056) della legge 30 dicembre 2020, n. 178, se interconnessi nel 2023 (o nel 2024);

   tale circostanza risulta ad avviso degli interroganti in conflitto con quanto disposto dal decreto-legge 29 marzo 2024, n. 39, il quale stabilisce che si debbano monitorare solo gli investimenti effettuati dal 2023 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare urgenti interventi volti a ripristinare la compensazione del credito di imposta per gli investimenti effettuati negli anni precedenti al 2023, a prescindere da momento di interconnessione, al fine di non pregiudicare una misura la cui efficacia è stata unanimemente riconosciuta per quanto concerne la promozione di innovazione e competitività.
(3-01145)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Ministero delle infrastrutture e trasporti conta circa 6.500 dipendenti attualmente dislocati su tre importanti e spaziose sedi nella Capitale, per le quali non corrisponde alcun canone di locazione;

   il 15 marzo 2024 è stato pubblicato sul sito del Ministero delle infrastrutture e trasporti un avviso di ricerca di immobile ad uso ufficio. L'immobile in questione deve avere caratteristiche molto dettagliate: dovrà avere una superficie tale da accogliere almeno 750 postazioni di lavoro;

   fermo restando tale capienza massima richiesta, si stima una presenza media giornaliera nell'immobile pari a n. 600 dipendenti;

   lo spazio dovrà poi svilupparsi su più livelli che possano ospitare complessivamente: «almeno 6 stanze direttoriali con annessi sala riunioni e servizi igienici privati; almeno 30 stanze dirigenziali; almeno 6 sale riunioni; stanze da destinare al restante personale; eventuale disponibilità di locali da adibire ad archivio consultabile»;

   con riguardo all'ubicazione, dovrà essere situato nel Municipio II di Roma, in una zona ben servita dal trasporto pubblico e ad una distanza massima di 500 metri dalla sede centrale del Ministero ed inoltre deve essere localizzato ad una distanza non superiore di 1 chilometro da una fermata metro e di 300 metri da una fermata autobus;

   l'obiettivo della norma contenuta in legge di bilancio – articolo 1, comma 76 – di «razionalizzare l'assetto logistico e conseguire un risparmio di spesa nella gestione degli immobili destinati alle proprie sedi» prevede un impegno di spesa di 7,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024;

   altro aspetto da considerare riguarda la durata, per cui sull'avviso si legge che «la durata della locazione dell'immobile è di nove anni, fatta salva la presenza, dopo il terzo anno, delle necessarie risorse iscritte nel bilancio del Ministero tali da assicurare il pagamento del canone di locazione pattuito, con opzione di rinnovo per un periodo di pari durata agli stessi patti e condizioni su espressa volontà dell'Amministrazione,». Il Discastero quindi sarebbe pronto a investire circa 70 milioni per gli anni suddetti;

   secondo fonti di stampa, il bando sarebbe orientato a impegnare l'amministrazione verso Villa Patrizi, sede delle Ferrovie dello Stato;

   circa due anni fa sono stati spesi 6 milioni di euro circa per ristrutturare e adeguare la sede di via Caraci, che, alla luce di quanto esposto dalla stampa, verrebbe parzialmente svuotata. Inoltre, prevedere ulteriori 600 persone al giorno nella già congestionata zona di Porta Pia, non aiuta la preoccupante situazione di affollamento al centro della Capitale e dei relativi flussi di traffico;

   il dossier del Servizio Bilancio dello Stato della Camera dei deputati di dicembre 2023, con riguardo ai profili finanziari sostiene quanto segue «sebbene l'intenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia quella di individuare un immobile da locare a un prezzo comprensivo anche degli oneri accessori, l'ammontare della spesa derivante dalla stipula del contratto di locazione, di cui alla norma, potrebbe essere ridotto tenendo conto del solo valore medio annuo della locazione (euro 470/mq), potendo gli oneri accessori gravare sui pertinenti capitoli di bilancio del Ministero (consumi intermedi)»;

   da ultimo, le necessarie sedi periferiche che si contano tra gli affitti passivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non superano il valore di 100 mila euro l'anno e solo un paio vanno oltre il milione di euro –:

   se il Ministro interpellato ritenga che l'operazione immobiliare guidata dal suo Dicastero, esposta in premessa, possa conseguire l'obiettivo enunciato in legge di bilancio di un risparmio netto della spesa per le sedi del Ministero;

   se, il Ministro interpellato, alla luce delle evidenze esposte, intenda fornire chiarimenti, con particolare riguardo all'impegno finanziario del Dicastero, circa gli oneri accessori, rendendo edotto il Parlamento dell'effettivo impegno economico previsto per la nuova sede.
(2-00360) «Cantone, Francesco Silvestri, Iaria, Fede, Traversi».

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ANDREA ROSSI e MALAVASI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Polizia di Stato rappresenta un fondamentale attore nell'ambito della sicurezza pubblica;

   il Reparto prevenzione crimine è una specialità di eccellenza della Polizia di Stato;

   Reggio Emilia è sede di un Reparto prevenzione crimine servente rispetto alla sua area vasta e quindi avente valenza sovraprovinciale;

   suddetto reparto è composto da circa 50 agenti costantemente impiegati nel controllo su strada del territorio;

   il reparto sopracitato è ubicato nei locali della questura di Reggio Emilia e quindi la sua eventuale chiusura non rappresenterebbe certo un risparmio di spesa;

   i sindacati della Polizia di Stato hanno lanciato un allarme rispetto alla possibile chiusura del reparto reggiano «Emilia occidentale» che rappresenta un importante presidio di contrasto dei fenomeni criminali e delle infiltrazioni mafiose nell'ambito di questo territorio;

   il reparto di Reggio Emilia si è anche particolarmente distinto per l'encomiabile contributo dato in occasione di tragiche calamità, quali il terremoto dell'Emilia-Romagna, quello de L'Aquila e le alluvioni di Modena, Boretto e Guastalla;

   nel 2023 i dati relativi ai controlli del reparto superano i duemila veicoli e le cinquantamila persone, portando ad oltre cento denunce;

   a Reggio il reparto collabora attivamente con le altre forze dell'ordine per il presidio delle zone più problematiche dalla città, come la zona dalla zona stazione ed il centro storico;

   l'organico della questura di Reggio Emilia è già fortemente sottodimensionato, come quello delle questure delle provincie limitrofe, non pare quindi la soluzione più utile al miglioramento della sicurezza quello di ridurre ulteriormente la disponibilità di agenti sul nostro territorio;

   la decisione di procedere ad una eventuale chiusura del citato reparto risulterebbe davvero incoerente con le dichiarazioni pubbliche del Governo e anche delle forze politiche che sostengono l'attuale maggioranza –:

   se davvero risulti esser prevista la soppressione del reparto prevenzione crimine «Emilia-Romagna Occidentale» e se, a fronte di tale eventuale chiusura, abbia previsto in alternativa di procedere al potenziamento della pianta organica in servizio presso la questura di Reggio Emilia, al fine di consentire un capillare ed efficace controllo del territorio.
(3-01144)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani di una prima visita al Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) sito a Macomer avvenuta in data 23 marzo 2024 e della visita del 2 aprile 2024 successiva al grave incendio propagatosi nella struttura la notte del 25 marzo 2024, il giorno 15 aprile 2024 l'interrogante, esercitando le proprie prerogative parlamentari, si è recata per la terza volta presso il Cpr di Macomer per una visita alla struttura e ai trattenuti, accompagnata da cinque collaboratori con competenze diverse, tutti necessari per svolgere al meglio le attività ispettive;

   giunti all'ingresso della struttura, il personale adibito all'accettazione ha interdetto l'ingresso ai citati collaboratori, in quanto non muniti di un formale contratto di collaborazione con la sottoscritta parlamentare;

   va considerato che tale condotta appare, a parere dell'interrogante, in evidente contrasto con il diritto del parlamentare ad accedere, ai sensi dell'articolo 67, comma 2, dell'Ordinamento penitenziario, ai Cpr con accompagnatori di sua scelta, che lo coadiuvano nell'esercizio del suo ufficio senza alcuna previa autorizzazione;

   la prassi di negare ai parlamentari l'accesso ai Cpr con al seguito esperti della società civile è stata stigmatizzata dalla sentenza, Tar Sicilia n. 02360/2019, pubblicata il 15 ottobre 2019, la quale ha ribadito il principio secondo cui l'articolo 67 della legge penitenziaria si applica anche ai Cpr e che «Il tenore letterale della disposizione di legge sopraindicata appare chiaramente escludere qualsiasi margine di discrezionalità in capo all'amministrazione penitenziaria e prefettizia sulla richiesta di accesso agli istituti penitenziari e ai centri di permanenza per i rimpatri così da concentrare in capo al parlamentare un diritto soggettivo perfetto all'accesso, includente anche “coloro che [lo] accompagnano [...] per ragioni del loro ufficio”»;

   l'articolo 19, comma 3, del decreto-legge n. 13 del 2017 prevede, che «Nei centri di cui al presente comma si applicano le disposizioni di cui all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354», estendendo l'applicazione dell'articolo 67 della legge sull'Ordinamento penitenziario anche ai Cpr, equiparando il diritto di accesso a questi ultimi a quello in carcere, applicazione poi confermata anche dall'articolo 7 della Direttiva recante «Criteri per l'organizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri», adottata con decreto del Ministero dell'interno in data 19 maggio 2022;

   sussiste quindi un diritto soggettivo perfetto dei parlamentari ad accedere ai sensi dell'articolo 67, comma 2, legge sull'Ordinamento penitenziario, a qualsivoglia Cpr e/o istituto penitenziario, con accompagnatori di propria scelta che lo coadiuvino nell'esercizio dell'ufficio senza alcuna preventiva autorizzazione;

   inoltre, la giustizia amministrativa è intervenuta diverse volte per affermare l'accessibilità degli enti di tutela delle persone straniere nei Cpr (sentenze Tar Sicilia n. 2169/2020, Tar Piemonte n. 360/2020, Tar Sardegna n. 838/2021, oltre a Tar Sicilia n. 2473/2021 sull'hotspot di Lampedusa e Consiglio di Stato ordinanza n. 74/2022 sulle zone di transito aeroportuali), arrivando recentemente espressamente ad affermare che la prefettura, o meglio il Ministero non possa fermarsi alla mera valutazione delle norme statutarie delle associazioni che richiedono l'accesso, dovendo verificare in concreto l'attività di tutela svolta dal soggetto che richiede l'accesso. In ogni caso le amministrazioni devono condurre un'adeguata istruttoria sulle motivazioni della richiesta e un eventuale motivato rifiuto (Tar Lombardia, sentenza 2 gennaio 2023, n. 1) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda di cui in premessa; quali iniziative, intenda intraprendere al fine di rendere effettivo il diritto del parlamentare di accedere con i propri collaboratori al seguito presso le strutture denominate Cpr; se il Governo non intenda adoperarsi per garantire dentro i Cpr il rispetto dei diritti umani.
(4-02656)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata:


   MANZI, BERRUTO, ORFINI, ZINGARETTI, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   anche in seguito alla decisione unanime del consiglio di istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello (Milano) di una giornata di chiusura il 10 aprile 2024, in occasione della festa di fine Ramadan, nel corso del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2024 il Ministro interrogato, come riportato dalla stampa, avrebbe sollevato il tema della «chiusura delle scuole per festività non riconosciute dallo Stato»;

   durante la festa per i 40 anni della Lega, tenutasi il 14 aprile 2024 a Varese, il Ministro interrogato avrebbe, anche in tale occasione, annunciato l'avvio di un provvedimento, dichiarando che «non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato»;

   l'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo n. 297 del 1994, recante «Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado», stabilisce che tra le competenze del consiglio d'istituto vi sia proprio «l'adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali»;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 che disciplina l'autonomia scolastica stabilisce che essa è «garanzia di pluralismo culturale che si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti»;

   in tal senso, ogni istituto italiano può decidere in autonomia le proprie pause didattiche. Basti pensare a quello che accade a Ivrea, dove per il celebre carnevale le scuole chiudono per più giorni durante quella settimana rispetto ad ogni parte d'Italia, o in città come Prato, dove c'è una comunità cinese numericamente importate in cui in diverse scuole, a quanto consta agli interroganti, già si adottano misure del genere nei giorni del Capodanno cinese, ma ci sono anche scuole che adattano il calendario per far svolgere ai propri studenti la settimana bianca;

   in materia di calendario scolastico, la competenza spetta alle regioni e – in tal senso – se apparivano già quantomeno singolari gli interventi del Ministro interrogato a commento della delibera dell'istituto di Pioltello, appare quanto più lesivo l'annuncio di un provvedimento che limita il principio, costituzionale, dell'autonomia scolastica –:

   come il Ministro interrogato intenda avviare un provvedimento normativo che disciplini il calendario scolastico senza limitare e ledere il principio, costituzionale, dell'autonomia scolastica.
(3-01152)


   SASSO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il caso registrato all'istituto comprensivo Iqbal Masih di Pioltello, che aveva deliberato la sospensione delle lezioni per il giorno di fine Ramadan, ha suscitato non poche polemiche;

   la delibera adottata dal consiglio di istituto, a seguito di verifiche effettuate dall'ufficio scolastico regionale competente, è risultata viziata da irregolarità, che hanno richiesto un intervento del Ministro interrogato al fine di ripristinare la legittimità dell'azione amministrativa;

   nei giorni scorsi, a Varese, il Ministro interrogato è tornato sul caso del predetto istituto, annunciando che non sarà più possibile chiudere una scuola in occasione di una festività non riconosciuta dallo Stato;

   il Ministero, infatti, starebbe lavorando a un provvedimento che non consenta alle scuole di restare chiuse per festività religiose non riconosciute dallo Stato italiano;

   taluni esponenti politici e sindacali asseriscono che la misura sia in contrasto con il principio dell'autonomia scolastica che riconosce alle scuole di poter adattare il calendario scolastico in relazione alle esigenze derivanti dal piano triennale dell'offerta formativa, ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999;

   il provvedimento, inoltre, per alcuni, sarebbe dettato da una presa di posizione ideologica del Ministro interrogato che intende compromettere il processo di integrazione in cui è impegnata l'intera comunità educante, soprattutto in quei territori dove esiste un tessuto multiculturale;

   queste accuse preventive e preconcette a questa iniziativa sembrano non tener in alcun conto le altre iniziative, intraprese dal Ministro interrogato, al fine di ridurre i divari che si registrano nella popolazione scolastica di provenienza straniera –:

   quali siano i contenuti del provvedimento annunciato per capire in che modo sarà rispettata l'autonomia scolastica e quali iniziative, anche relative al «Piano estate», intenda adottare per favorire la piena integrazione, inclusione e socialità nel nostro Paese.
(3-01153)


   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di transizione energetica che il Paese si è impegnato a perseguire, al fine di raggiungere l'azzeramento netto delle emissioni entro il 2050, richiedono un importante sforzo economico e tecnologico, ma anche un cambio di paradigma culturale;

   i comportamenti virtuosi dei singoli cittadini rischiano di essere inefficaci, se non accompagnati da una maggiore consapevolezza delle azioni che il Paese deve implementare per modificare i processi produttivi;

   sono note le difficoltà dei cittadini ad accettare la realizzazione di infrastrutture strategiche e di interesse pubblico sul proprio territorio, quali gli impianti di produzione da fonti rinnovabili, le reti di distribuzione energetica o le strutture per lo smaltimento dei rifiuti;

   le campagne di informazione e di promozione di una cultura della responsabilità personale e sociale rappresentano uno strumento fondamentale di cui le istituzioni devono farsi carico, a partire dal sistema di istruzione scolastica;

   le Linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica individuano tra i nodi concettuali fondamentali lo sviluppo sostenibile, con un richiamo esplicito all'Agenda 2030 dell'Onu. In particolare, si riferiscono all'importanza che gli studenti comprendano «la necessità di uno sviluppo equo e sostenibile, rispettoso dell'ecosistema, nonché di un utilizzo consapevole delle risorse ambientali; conoscano le fonti energetiche e promuovano un atteggiamento critico e razionale nel loro utilizzo; rispettino, curino, conservino e migliorino l'ambiente, assumendo il principio di responsabilità»;

   il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, pubblicato nel 2022, sottolinea l'importanza delle attività di comunicazione e informazione preventiva sul tema della radioattività ed evidenzia come «la percezione del rischio radiologico/nucleare sia condizionata dalla scarsa conoscenza che si ha di esso e sia inoltre influenzata da elementi di natura socio-anagrafica, socio-culturale, socio-economica e socio-politica»;

   due mozioni approvate dalla Camera dei deputati in data 9 maggio 2023 impegnano il Governo a favorire campagne di informazione pubblica scientificamente rigorose sulle diverse fonti e tecnologie energetiche utili al conseguimento degli obiettivi di transizione energetica –:

   quali iniziative intenda realizzare per promuovere percorsi finalizzati ad accrescere la consapevolezza degli studenti sulla transizione energetica e sugli obiettivi «net zero», nonché sull'importanza di saper analizzare criticamente le implicazioni sociali, economiche, ambientali delle diverse opzioni tecnologiche.
(3-01154)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della procedura di licenziamento collettivo aperto dalla azienda Beyers Caffè Italia, in data 16 aprile 2024 si è tenuto il primo incontro del tavolo di salvaguardia della città metropolitana di Bologna, con la presenza dell'azienda;

   il tavolo è stato convocato dopo che gli incontri sindacali non hanno prodotto nessuna alternativa ai licenziamenti e alla chiusura totale dello stabilimento di Castel Maggiore;

   la proprietà si è detta indisponibile anche alla proposta di sospensione delle procedure per avere tempo materiale per attivare gli ammortizzatori sociali;

   non risulta una conclamata situazione di crisi che giustifichi la chiusura dello stabilimento di Castel Maggiore;

   sono in gioco numerosi posti di lavoro ed un presidio produttivo di grande valore –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere in merito.
(5-02276)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   PAOLO EMILIO RUSSO, NAZARIO PAGANO, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, DALLA CHIESA, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, MULÈ, NEVI, ORSINI, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto tra pubblica amministrazione e utenti, cittadini e imprese rappresenta un aspetto cruciale dal punto di vista dello sviluppo e della crescita del nostro Paese;

   per sostenere il tessuto produttivo ed erogare servizi sempre più efficienti è fondamentale eliminare le lungaggini burocratiche e tutte quelle fasi procedimentali che frenano l'attività amministrativa e, quindi, lo sviluppo dell'Italia;

   a questo proposito, il Ministro interrogato, recentemente, ha annunciato l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri di un ulteriore pacchetto di semplificazioni volto a migliorare meccanismi e procedure che disciplinano il rapporto con gli utenti, nel solco tracciato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   ad avviso degli interroganti la semplificazione delle procedure amministrative, oltre a rappresentare uno strumento di tutela e rispetto dei diritti del cittadino nel rapporto con lo Stato, costituisce una misura di fondamentale importanza anche sotto il profilo economico –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti circa gli interventi adottati in merito alla semplificazione delle procedure amministrative, al fine di rendere più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione e utenti.
(3-01147)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Cantone n. 2-00354 del 3 aprile 2024.