Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 aprile 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il regolamento (UE) 2023/956 introduce un meccanismo (Carbon border adjustment mechanism o Cbam) attraverso il quale si intende assicurare che il prezzo corrisposto dalle imprese europee, per le emissioni di anidride carbonica generate dalla produzione di beni importati da Paesi extra-Unione europea, equivalga al prezzo che sarebbe stato corrisposto per le emissioni di anidride carbonica generate dalla produzione domestica di quegli stessi beni;

    il regolamento (UE) 2023/956 intende, altresì, mitigare il cosiddetto rischio di carbon leakage, ossia il rischio che, a causa della minore onerosità delle politiche climatiche dei Paesi extra-Unione europea, le imprese europee possano decidere di trasferire parte o tutta della propria capacità produttiva in tali Paesi;

    il regolamento (UE) 2023/956 è entrato in vigore il 1° ottobre 2023 e sarà implementato secondo un regime «transitorio» sino al 31 dicembre 2025, per poi essere implementato nella sua modalità «definitiva» a decorrere dal 1° gennaio 2026;

    in entrambe le fasi di applicazione del regolamento (UE) 2023/956 per le imprese europee importatrici di beni e precursori riconducibili alla produzione di cemento, fertilizzanti, alluminio, ferro e acciaio, energia elettrica e idrogeno vige l'obbligo di dichiarare, ogni trimestre, l'ammontare di emissioni dirette (per esempio, direttamente riconducibili al processo produttivo) e indirette (per esempio, riconducibili al consumo di energia elettrica ai fini dell'esecuzione del processo produttivo) di anidride carbonica generate dalla produzione di tali beni e precursori in Paesi extra-Unione europea;

    nella fase transitoria, sino al 31 luglio 2024, l'Unione europea permetterà alle imprese importatrici di stimare le emissioni dirette e indirette attraverso l'applicazione di fattori standard di conversione (tonnellata di anidride carbonica/tonnellata di prodotto) delle emissioni di processo forniti dall'Unione europea medesima. Successivamente, per le dichiarazioni da rendere con riferimento al terzo e quarto trimestre 2024, le imprese europee saranno obbligate alla stima di tali emissioni attraverso valori «osservati»;

    l'obbligo di rendere dichiarazioni trimestrali a «valori osservati» implica per le imprese europee importatrici la necessità di raccogliere complesse e numerose informazioni (di natura qualitativa e quantitativa) presso i soggetti produttori dei Paesi extra-Unione europea, circa i processi produttivi – e le fonti emissive dirette e indirette a questi sottese – che hanno luogo nei rispettivi stabilimenti per la realizzazione delle materie prime e precursori importati;

    nella fase transitoria e in quella a regime saranno applicate sanzioni alle imprese europee che rendano dichiarazioni trimestrali incomplete e/o inesatte;

    nella fase a regime, alle imprese europee sarà imposto l'obbligo di acquisire certificati il cui prezzo sarà espresso in euro per tonnellata – e pari alla media settimanale dei prezzi dei permessi Ets – e di rilasciare un numero di certificati per un valore pari alle emissioni generate dai beni importati dai Paesi terzi (qualora le imprese importatrici corrispondano un prezzo per le emissioni di anidride carbonica nel Paese extra- Unione europea tale valore sarà dedotto dal valore dei certificati da rilasciare);

    l'esperienza maturata a oggi dalle imprese italiane nell'implementazione degli obblighi di rendicontazione imposti dal regolamento (UE) 2023/956 evidenzia numerose criticità. Tra queste:

     a) l'esclusione dall'applicazione del Cbam dei prodotti finiti determinerebbe un ingiustificato vantaggio competitivo per le imprese manifatturiere extra-Unione europea verso quelle comunitarie rispetto al mercato europeo;

     b) il Cbam esporrebbe le imprese europee al rischio di una contrazione significativa delle esportazioni verso i mercati extra- Unione europea a beneficio delle imprese esportatrici di Paesi con politiche climatiche meno stringenti;

     c) la complessità e la mole di informazioni che le imprese europee dovranno raccogliere dai produttori dei Paesi extra-Unione europea per la compilazione delle rendicontazioni a «valori osservati» (ossia delle rendicontazioni relative al terzo trimestre 2024 in avanti) determinerebbero un significativo incremento dei costi di natura organizzativa e gestionale per le imprese europee;

     d) la complessità e la mole di informazioni che le imprese europee dovranno raccogliere dai produttori dei Paesi extra-Unione europea per la compilazione delle rendicontazioni da rendere dal terzo trimestre 2024 in poi determinerebbero per i produttori dei Paesi extra-Unione europea oneri aggiuntivi che, uniti alla limitata preparazione di questi ultimi sul Cbam, espone le imprese europee al rischio di informazioni inesatte e incomplete, la cui veridicità è pressoché impossibile da verificare per gli importatori stessi, e al conseguente rischio di sanzioni;

     e) le sanzioni applicabili ai sensi del regolamento UE 2023/956 sarebbero ingiustificate in quanto derivanti dall'allocazione alle imprese europee di un rischio da queste non controllabile e non gestibile in quanto sono esclusivamente i produttori extra-Unione europea a potere controllare la completezza e la correttezza delle fonti delle informazioni fornite;

     f) l'applicazione a regime del Cbam determinerebbe un significativo incremento dei costi di produzione a detrimento della competitività delle imprese europee e dei clienti finali;

    alla luce delle criticità evidenziate e, in particolare dei costi imposti dal Cbam, vi è pertanto il rischio di:

     a) un danno significativo alla competitività delle imprese europee e, in particolare, italiane caratterizzate da un'industria prevalentemente trasformativa, che importa materie grezze per la produzione di prodotti finiti destinati all'esportazione. Ciò anche alla luce di costi dell'energia particolarmente elevati, tra i più elevati dell'Unione europea e destinati a crescere per effetto delle misure necessarie a garantire una progressiva decarbonizzazione dei consumi energetici;

     b) incoraggiare processi di delocalizzazione verso Paesi extra-Unione europea caratterizzati da politiche climatiche meno costose in termini di processo produttivo e organizzativo, con conseguenti impatti negativi sull'occupazione e sulla creazione di capitale umano del Paese,

impegna il Governo:

1) ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurocomunitarie al fine di:

  a) mitigare gli impatti negativi dell'applicazione del Cbam sui costi di natura organizzativa delle imprese europee mediante:

   1) il riconoscimento, per almeno tutto il periodo transitorio (ossia sino al 31 dicembre 2025), della possibilità di ricorrere ai fattori standard di conversione messi a disposizione dalla Commissione europea per la stima delle emissioni dirette e indirette associate dalla produzione dei beni importati dai Paesi terzi e rientranti nell'applicazione del regolamento (UE) 2023/956;

   2) l'eliminazione, in conseguenza della facoltà di cui al capoverso 1, lettera a), punto 1), dell'obbligo di effettuare la stima delle emissioni dirette e indirette mediante i cosiddetti «valori osservati»;

   3) l'introduzione di un obbligo di rendicontazione semestrale anziché trimestrale;

  b) mitigare gli impatti negativi dell'applicazione del Cbam sui costi di natura produttiva delle imprese europee mediante:

   1) la possibilità di considerare – a deduzione dell'onere finanziario derivante dall'applicazione a regime del meccanismo – anche i sussidi diretti alla riduzione delle emissioni clima-alteranti adottati dai Paesi terzi;

   2) l'utilizzo dei ricavi provenienti dall'attuazione del meccanismo per la riduzione diretta dei costi energetici delle imprese europee, già significativamente messi alla prova dalla recente crisi energetica;

   3) l'eliminazione delle sanzioni in caso di dichiarazioni inesatte o incomplete, data l'impossibilità per le imprese importatrici di poter controllare il processo di identificazione e raccolta dati presso gli stabilimenti dei Paesi terzi;

  c) favorire un maggiore coordinamento nelle modalità attuative del meccanismo con i Paesi in via di sviluppo che rischiano di essere interessati in modo significativamente oneroso dagli effetti del Cbam a detrimento, anche, delle opportunità di cooperazione di natura industriale ed energetica con l'Italia;

  d) prevedere l'adozione di misure correttive al Cbam volte a mitigare gli effetti negativi del medesimo sulla capacità di esportazione di prodotti europei verso i mercati esteri.
(1-00268) «Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato».


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi da Covid-19 e l'aggressione russa contro l'Ucraina hanno aggravato ulteriormente le disuguaglianze di reddito preesistenti in Italia, dove nel 2022 il quintile più ricco della popolazione guadagnava oltre cinque volte e mezzo rispetto al quintile più povero;

    negli ultimi 30 anni, i salari sono aumentati dell'1 per cento, contro un aumento medio nei Paesi Ocse pari al 32,5 per cento;

    secondo Inps, nel 2021 il 43,2 per cento dei lavoratori under-35 ha guadagnato meno di 10.000 euro lordi e il 39,8 per cento dei lavoratori under-35 aveva un contratto part time, con una percentuale del 50,9 per cento tra le giovani donne;

    secondo Istat, nel 2022, nonostante un aumento nominale dei salari del 3,1 per cento, l'inflazione media del 5,9 per cento ha determinato una diminuzione del 2,8 per cento dei salari reali. Nello stesso anno, oltre 944.000 famiglie con reddito da lavoro dipendente vivevano in condizioni di povertà assoluta;

    secondo Ocse, nel 2022 la retribuzione media annua lorda in Italia, corretta per il potere d'acquisto, è stata inferiore del 17 per cento rispetto a quella francese e del 31 per cento rispetto a quella tedesca, nonostante il numero medio di ore lavorate risultasse superiore;

    secondo Eurostat, nel 2023 il 12,9 per cento della popolazione lavorava a termine, superando di 1,4 punti percentuali la media europea. Di questi, il 57,9 per cento svolgeva le proprie mansioni in questa modalità su base involontaria. Tra i giovani l'incidenza era significativamente maggiore, pari al 71,5 per cento;

    l'Italia è l'unico Paese del G7 senza un salario minimo legale;

    la direttiva UE 2022/2041 ha previsto per gli Stati membri l'istituzione di procedure per l'implementazione di un salario minimo, al fine di garantire ai lavoratori un tenore di vita dignitoso, ridurre la povertà lavorativa e promuovere la coesione sociale e la convergenza verso l'alto, nonché ridurre il divario salariale di genere;

    nel settembre 2015 tutti i 193 Paesi membri dell'Onu hanno sottoscritto l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la quale unisce 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile in un grande programma d'azione per un totale di 169 traguardi. L'obiettivo 5 si propone di eliminare ogni forma di discriminazione e violenza per tutte le donne, mirando alla parità tra tutte le donne e le ragazze nei diritti e nell'accesso alle risorse economiche, naturali e tecnologiche, nonché alla piena ed efficace partecipazione delle donne e alla pari opportunità di leadership a tutti i livelli decisionali politici ed economici;

    la direttiva UE 2006/54/CE del Parlamento europeo e del Consiglio ha stabilito che, per quanto riguarda uno stesso lavoro o un lavoro al quale è attribuito un valore uguale, occorre eliminare la discriminazione diretta e indiretta basata sul sesso e concernente un qualunque aspetto o condizione delle retribuzioni;

    la direttiva UE 2023/970, riprendendo la direttiva 2006/54, ha stabilito prescrizioni minime intese a rafforzare l'applicazione del principio della parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore tra uomini e donne: tali obiettivi dovranno essere conseguiti, in particolare, tramite la trasparenza retributiva e il rafforzamento dei relativi meccanismi di applicazione,

impegna il Governo:

1) ad assicurare, per quanto di competenza, una piena condivisione con il Parlamento nell'ambito del procedimento di attuazione della direttiva UE 2022/2041 sul salario minimo, introducendo, altresì, opportuni sistemi sanzionatori per le aziende che non si dovessero conformare alla normativa;

2) ad aprire un dialogo con le parti sociali per sviluppare una strategia comune contro la povertà e la precarietà e per sostenere il lavoro giovanile e femminile;

3) ad adottare iniziative normative volte ad attuare quanto prima la direttiva UE 2023/970, tenendo conto anche di quanto riportato nei considerando della direttiva medesima, in coerenza con la strategia per la parità di genere 2020-2025;

4) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e a disincentivare la diffusione del part time involontario tramite provvedimenti normativi specifici.
(1-00269) «D'Alessio, Richetti, Bonetti, Benzoni, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    il Green deal europeo (European Green deal, Egd), lanciato nel 2019 dall'attuale Commissione europea, è stato concepito per arrivare al traguardo della trasformazione dell'Unione europea nel primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, implementando tale visione con una roadmap legislativa. Nato come strategia di decarbonizzazione, il Green deal europeo è al contempo un nuovo paradigma industriale e un'iniziativa di rilancio del progetto di integrazione europea. Contrariamente ad esperienze precedenti, tale iniziativa si è rafforzata nel contesto delle due grandi crisi che hanno interessato l'Europa negli ultimi anni: la pandemia e l'aggressione russa in Ucraina, come attestano le risorse che hanno continuato a essere investite nel processo di decarbonizzazione e la revisione al rialzo dei target climatici a livello europeo;

    la misura chiave del Green deal europeo è la legge climatica europea adottata nel 2021, che ha introdotto per la prima volta un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di lungo periodo. La legge climatica ha, inoltre, allineato l'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 con quello di lungo termine, portandolo dal 40 al 55 per cento. Per il raggiungimento di tale obiettivo, la Commissione europea ha presentato nel luglio del 2021 il pacchetto legislativo Fit for 55, inclusivo di misure di adeguamento della legislazione precedente e di nuove iniziative. Fra le prime figurano la riforma dell'Emission trading scheme (Ets), allo stato il principale strumento economico comunitario – insieme al mainstreaming del clima nel quadro finanziario pluriennale – per il raggiungimento degli obiettivi climatici; interventi regolatori come la riforma delle direttive rinnovabili (Red III), efficienza energetica (Eed), performance energetica degli edifici (Epbd) e dei regolamenti sugli standard emissivi per auto e furgoni, sui settori non soggetti all'Ets (Ese) e sull'uso e modifiche d'uso del territorio e delle foreste (Lulucf);

    per quanto attiene al sistema per lo scambio di quote di emissioni nell'Unione europea (EU Ets), istituito dalla direttiva 2003/87/CE e riferimento essenziale della politica dell'Unione in materia di clima, di cui costituisce finora lo strumento fondamentale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficace anche sotto il profilo dei costi, c'è da rilevare che l'obbligo di aderire al sistema Ets per le aziende europee di alcuni settori, soprattutto quelli di settori energivori ovvero della manifattura, lascia esposte alla concorrenza di aziende straniere che non sono soggette a tariffe e norme ambientali altrettanto stringenti nei Paesi in cui producono;

    fra le nuove misure proposte, le più significative riguardano l'estensione del prezzamento delle emissioni ai settori dei trasporti e degli edifici – al momento al di fuori dell'Ets e responsabili di circa un terzo delle emissioni europee – e la regolamentazione delle emissioni di metano nel settore energetico. Particolarmente rilevante e impattante sul tessuto produttivo comunitario è poi l'introduzione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Carbon border adjustment mechanism, Cbam), un dazio sul contenuto carbonico nelle importazioni di acciaio, alluminio, fertilizzanti, cemento, elettricità e idrogeno;

    il Cbam è ispirato dalla doppia ambizione di: a) proteggere le industrie manifatturiere europee nei settori energivori dalla concorrenza estera nel processo di introduzione di tecnologie non emissive, che ne aumenteranno i costi di produzione, riducendone la competitività nel breve-medio periodo; b) incentivare esportatori extraeuropei a ridurre l'intensità carbonica delle loro produzioni. Per aiutare a proteggere l'industria europea dalla concorrenza sleale, è questo un meccanismo che stabilisce un prezzo del carbonio sulle importazioni di determinati prodotti nel tentativo di sostenere le industrie nazionali che saranno colpite da prezzi del carbonio più elevati rispetto alla concorrenza estera, quindi con la prospettiva di garantire uno sforzo corale per far sì che le riduzioni delle emissioni europee contribuiscano anche a un calo delle emissioni globali, invece di spostare semplicemente la produzione ad alta intensità di carbonio al di fuori dell'Europa – un fenomeno noto come «carbon leakage»;

    è previsto che il Cbam venga applicato inizialmente ad un ristretto numero di prodotti importati (cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità ed idrogeno), classificati secondo la nomenclatura combinata (cosiddetti codici NC, corrispondenti a quelli del regolamento CEE n. 2658/87), comprendendo sia le merci che sono utilizzate nella loro produzione sia, per evitare possibili pratiche elusive del meccanismo, determinate lavorazioni dei prodotti definite con differenti codici NC;

    è previsto, inoltre, che in una prima fase o fase di transizione (1° ottobre 2023 – 31 dicembre 2025) la misura non sia applicata interamente ai prodotti importati, ma che siano solo acquisite informazioni sulle quantità dei prodotti in entrata, compresa la valutazione delle emissioni incorporate, e che contestualmente inizi l'attività di autorizzazione dei soggetti obbligati (i dichiaranti autorizzati Cbam);

    in una seconda fase (con avvio dal 1° gennaio 2026) è previsto che il meccanismo entri in funzione in maniera definitiva, sebbene attraverso un regime transitorio con la coesistenza con l'EU Ets, che durerà fino al 31 dicembre 2033;

    il Cbam è concepito, quindi, per creare condizioni di parità per i produttori dell'Unione europea che già da tempo pagano i permessi per l'inquinamento da carbonio nell'ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione (l'Emission trading system o Ets);

    la prima fase del meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere dell'Unione europea o Carbon border adjustment mechanism (Cbam) ha preso il via il 1° ottobre 2023, obbligando gli esportatori di sei settori industriali ad alta intensità energetica a comunicare le proprie emissioni di carbonio alle autorità dell'Unione: l'idea, almeno sulla carta, è che col Cbam i produttori stranieri dovranno pagare lo stesso prezzo delle emissioni di carbonio pagato dai produttori dell'Unione europea. L'obiettivo, oltre a ripristinare condizioni di maggiore parità nella concorrenza, è quello di incoraggiare una produzione più pulita anche all'estero e di impedire la delocalizzazione delle industrie europee;

    l'avvio del meccanismo del Cbam sta aprendo fronti di tensione con economie emergenti e Paesi in via di sviluppo: l'ipotesi di una futura estensione del Cbam alla totalità dell'import dell'Unione europea appare particolarmente penalizzante, sia per economie emergenti, come Russia, Sudafrica, India e Cina, sia per Paesi del vicinato, come Algeria, Turchia e Ucraina, sia per i Paesi in via di sviluppo nell'Africa sub-sahariana o nel Sud-Est asiatico. Soprattutto per le economie meno avanzate, l'adattamento appare particolarmente difficile a causa di popolazioni in espansione, mancanza di risorse finanziarie e amministrative per l'adattamento alla normativa e i lunghi tempi richiesti dalla decarbonizzazione industriale: le prime tensioni si starebbero già trasferendo – almeno per il momento – a livello di Organizzazione mondiale del commercio, visto che la Cina ha chiesto all'Unione europea di giustificare il Cbam presso l'Organizzazione mondiale del commercio, suggerendo che potrebbe iniziare un'azione presso la corte di Ginevra e che segnali di possibili ricorsi sono giunti anche dall'India, grande esportatore di acciaio, ferro e alluminio;

    anche per quanto attiene il contesto europeo e italiano, il nuovo sistema rischia di rivelarsi un onere amministrativo considerevole non solo per gli importatori e i produttori extra-Unione europea, ma anche per le autorità degli stessi Paesi dell'Unione europea, stante il fatto che l'attuazione del Cbam varierà probabilmente da Paese a Paese, come nel caso del sistema di scambio delle quote di emissione, visto che gli approcci delle autorità nazionali competenti tendono a essere diversi, con diversi tempi di sdoganamento, di capacità di verifica delle emissioni tra gli Stati membri che potrebbero portare a colli di bottiglia nel processo, di potenziali complicazioni derivanti dall'obbligo di importatori e produttori di condividere con le autorità nazionali informazioni dettagliate, alcune delle quali potrebbero essere riservate;

    è necessario, inoltre, stabilire una connessione fra gli obiettivi climatici e l'attuale dibattito sulla riforma del Patto di stabilità e crescita che può rappresentare un'importante opportunità per riflettere sull'adeguatezza degli strumenti finanziari a disposizione per gli ambiziosi traguardi di rimpatrio di capacità industriale stabiliti dal regolamento sull'industria a zero emissioni nette e da quello sulle materie prime critiche, anche alla luce del fatto che il Cbam potrebbe portare tra i 5 e i 14 miliardi di euro di entrate all'anno e che va deciso in che modo utilizzare tali risorse,

impegna il Governo:

1) ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:

  a) monitorare ed eventualmente modificare il meccanismo stesso e la sua attuazione, al fine non solo di verificarne l'impatto sulle imprese e sui consumatori, ma di valutarne altresì l'effettiva efficacia, anche per la futura applicazione ad altri settori, valutando gli impatti effettivi su tutta la catena del valore dei prodotti, prevedendo la cessazione delle compensazioni dei costi indiretti di anidride carbonica per le imprese esposte al carbon leakage solo in seguito alla completa decarbonizzazione del sistema elettrico, nonché la riduzione al minimo della differenza tra emissioni dirette e costi indiretti e la piena valutazione degli impatti sulle imprese a valle nella catena di approvvigionamento;

  b) in ragione della progressiva applicazione del Cbam accompagnata a una graduale riduzione delle assegnazioni gratuite, assicurare tramite le idonee iniziative una corrispondenza tra i due sistemi con riguardo al calcolo delle emissioni incorporate nei prodotti, semplificando le modalità autorizzative, le relative comunicazioni, la contabilità delle emissioni;

  c) estendere l'applicazione anche all'impronta carbonica dei prodotti a valle del ciclo produttivo delle merci incluse nel Cbam;

  d) valutare, nel rispetto delle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio, misure che possano salvaguardare la competitività delle imprese europee in relazione alle esportazioni e verificare attentamente l'impatto del meccanismo nei settori in cui le importazioni si rendono necessarie a causa di un'insufficiente offerta all'interno dell'Unione europea, al fine di valutare la possibilità di adottare specifiche misure per le imprese operanti in tali settori, anche prevedendo misure di supporto finanziate a livello di Unione europea;

  e) rafforzare le misure antielusione, tenendo conto anche del rischio di rilocalizzazione delle emissioni di anidride carbonica da parte di Paesi terzi che potrebbero ridistribuire i flussi di esportazioni inviando i prodotti a basse emissioni di carbonio verso l'Europa e quelli ad alta impronta di carbonio verso Paesi extra Unione europea;

  f) sostenere l'utilizzo delle ingenti risorse derivanti dall'Ets e dal Cbam per il finanziamento di strumenti europei finalizzati alla creazione di catene del valore nei settori strategici legati alla green economy.
(1-00270) «Peluffo, Simiani, De Luca, Braga, Curti, De Micheli, Di Sanzo, Ferrari, Gnassi, Iacono, Madia, Orlando, Scarpa».


   La Camera,

   premesso che:

    il lavoro rappresenta un diritto costituzionale incardinato nell'articolo 1: «l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro»;

    l'articolo 4 della Costituzione stabilisce che «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto»;

    le gravi crisi internazionali e la preoccupante ondata inflattiva che hanno colpito le economie europee, accompagnate dalle sfide rappresentate dalla rivoluzione tecnologica e dalla transizione green, costituiscono un importante banco di prova per il sistema economico e sociale italiano. Un sistema, nel passato, troppo spesso alimentato da misure assistenzialiste e dalla mancanza di lungimiranti politiche economiche, che hanno determinato fragilità anche strutturali, accentuatesi negli ultimi 20 anni a causa di una lunga recessione seguita dalla crisi pandemica;

    in questo scenario restano prioritarie le iniziative rivolte alle tematiche del lavoro, poiché il lavoro è essenziale alla crescita economica, a garantire un reddito alle persone, ad offrire sicurezza e dignità;

    difatti, dal suo insediamento, questo Governo è impegnato a creare condizioni favorevoli per l'occupazione, avviare politiche per stimolare la creazione di posti di lavoro, ridurre la disoccupazione e garantire una distribuzione equa dei redditi;

    i risultati di successo ottenuti riferiscono che, innanzitutto, è stata data tempestiva risposta all'emergenza occupazionale, all'eccessiva precarietà e al disallineamento tra domanda e offerta di lavoro;

    dall'esame dei dati Istat dei primi mesi del 2024 si evince come il numero di occupati in Italia continui a crescere. Si tratta di un trend che va a confermare una crescita in termini di occupazione, già registrata nel 2023;

    tale andamento positivo dell'occupazione è stato poi ulteriormente confermato dai dati pubblicati dall'Inps, il 18 gennaio 2024, dell'Osservatorio sul precariato, che vanno da gennaio a ottobre 2023. Il report attesta che le trasformazioni da tempo determinato sono risultate 653.000, fino a ottobre 2023, in aumento rispetto allo stesso periodo del 2022 (+3 per cento). Le attivazioni di rapporti di lavoro incentivati nel corso dei primi dieci mesi del 2023 presentano nel complesso una variazione pari al +2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel dettaglio, l'esonero contributivo totale giovani registra una variazione percentuale positiva (+7 per cento), trainata dalle trasformazioni, mentre l'agevolazione «decontribuzione Sud» segna ancora una crescita (+6 per cento), attestandosi come l'agevolazione di maggior impatto, soprattutto per il numero di dipendenti coinvolti;

    ad ottobre 2023 il report segnala la conferma di un andamento «continuo e significativo di incremento delle posizioni di lavoro dipendente nel settore privato», trend attestato – dopo il rimbalzo post Covid – attorno alle 500.000 unità. Per il tempo indeterminato la variazione tendenziale annua risulta pari a +371.000 unità (oltre i tre quarti dell'incremento complessivo), mentre per quanto concerne tutte le altre tipologie contrattuali la variazione è pari a +136.000 unità;

    si tratta, dunque, di risultati importanti sull'occupazione, confermati nel tempo, che ci mettono di fronte ad uno scenario confortante dovuto alle politiche attive sul lavoro adottate dall'Esecutivo, alle misure che stanno favorendo un incremento in busta paga, come il taglio del cuneo contributivo confermato anche per il 2024, e alle agevolazioni nei confronti del sistema produttivo italiano per l'instaurazione di nuovi rapporti di lavoro;

    il Governo sta portando avanti innovativi strumenti di politiche attive del lavoro, come l'avviamento del Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (Siisl), realizzato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione con Inps, che favorisce l'incontro tra domanda e offerta di lavoro facendo ricorso a percorsi personalizzati che prevedono il rafforzamento delle competenze attraverso la formazione;

    con la legge di bilancio per il 2024 è stato introdotto uno sgravio contributivo totale in favore dei datori di lavoro privati che nel triennio 2024-2026 assumono donne disoccupate vittime di violenza, beneficiarie del contributo denominato reddito di libertà;

    sono previsti, inoltre, incentivi, a regime o ancora validi per il 2024, che riguardano, in particolare, le imprese che adottano una politica occupazionale attenta al rispetto della parità di genere, l'assunzione di giovani fino a 30 anni di età, di soggetti di età non inferiore a 50 anni disoccupati da oltre dodici mesi;

    sempre a contrasto della precarietà e per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie e dei lavoratori di fronte all'incremento dei prezzi, per ciò che concerne il pubblico impiego, assumono particolare rilevanza le misure adottate in riferimento al personale, con riferimento alle facoltà assunzionali delle pubbliche amministrazioni, nonché alle procedure concorsuali e di stabilizzazione del personale precario;

    ciò premesso, le repentine trasformazioni del mercato del lavoro e le sfide in atto, come quelle provenienti dall'intelligenza artificiale, richiedono ulteriori iniziative volte ad incentivare il lavoro stabile e di qualità, garantire il benessere dei lavoratori e il sostegno al tessuto produttivo del Paese, per portare avanti un piano di politiche del lavoro che sia efficace e lungimirante,

impegna il Governo:

1) ad implementare ogni utile iniziativa a protezione dei lavoratori e delle lavoratrici, affinché siano instaurati rapporti di lavoro conformi alla normativa in materia, a condizioni giuste e dignitose e in presenza delle misure volte ad assicurare salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

2) a continuare ad investire in programmi di formazione e riqualificazione professionale per aiutare i lavoratori a sviluppare competenze – con particolare riferimento a quelle legate alle nuove tecnologie e al digitale – che li rendano più competitivi sul mercato del lavoro per rispondere alle esigenze delle imprese e favorire opportunità di lavoro stabile;

3) ad adottare iniziative volte a preparare i giovani al mondo del lavoro, anche introducendo iniziative finalizzate allo sviluppo delle competenze non cognitive e trasversali nelle attività educative e didattiche delle istituzioni scolastiche, nonché implementando le attività di apprendimento delle lingue straniere;

4) ad adottare iniziative che valorizzino quei benefici che provengono dall'utilizzo dell'intelligenza artificiale in termini di produttività e che non determinino una diminuzione dei posti di lavoro;

5) a proseguire nell'attuazione di iniziative volte a favorire la crescita dimensionale delle piccole e medie imprese delle aree del Mezzogiorno d'Italia, incrementando ogni intervento volto a garantire un'occupazione di qualità, lo sviluppo delle imprese e la valorizzazione del territorio;

6) a garantire ogni utile iniziativa a sostegno delle categorie di lavoratori con maggiori difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, ponendo particolare attenzione ai lavoratori e alle lavoratrici disabili;

7) a favorire ogni iniziativa a sostegno dei lavoratori domestici con mansioni di assistenza alla persona;

8) a valorizzare strumenti di flessibilità del lavoro per agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, prevedendo altresì forme innovative di organizzazione del lavoro anche finalizzate all'aumento della produttività delle aziende;

9) ad implementare la misura del congedo parentale e ogni strumento utile a conciliare famiglia e lavoro, con l'obiettivo di contrastare i fenomeni di precarietà legati alla maternità e alla paternità;

10) a valorizzare l'importanza della formazione tecnica e professionale e la loro rilevanza con riguardo all'occupazione, anche attraverso azioni di comunicazione mirate;

11) a porre in essere iniziative finalizzate al rafforzamento della contrattazione collettiva, per assicurare retribuzioni dignitose, favorire la parità di genere e implementare misure di welfare;

12) a promuovere ogni iniziativa volta alla prosecuzione degli interventi normativi previsti e finalizzati alla riduzione del costo del lavoro, alla semplificazione degli adempimenti burocratici previsti per imprese e lavoratori, al rafforzamento della contrattazione collettiva e al potenziamento delle iniziative per facilitare il reinserimento di chi è fuori dal mercato del lavoro;

13) a favorire la contrattazione di secondo livello, la cui offerta flessibile consente alle aziende di adattare più rapidamente le condizioni di lavoro alle mutevoli esigenze del mercato, contribuendo alla creazione di lavoro stabile mediante strumenti e incentivi che determinano condizioni lavorative competitive e il rafforzamento del sistema del welfare nel suo complesso.
(1-00271) «Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Alessandro Colucci, Schifone, Nisini, Battilocchio, Brambilla, Coppo, Caparvi, Tassinari, Giovine, Giagoni, Malagola, Mascaretti, Volpi, Zurzolo».


   La Camera,

   premesso che:

    l'ultima relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), concernente gli effetti dell'aumento globale delle temperature di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali e alle relative traiettorie delle emissioni di gas a effetto serra a livello mondiale, costituisce la base scientifica per affrontare i cambiamenti climatici e conferma l'assoluta necessità di intensificare l'azione per il clima. La relazione ci dice con chiarezza che, al fine di ridurre la probabilità di eventi meteorologici estremi, le emissioni di gas a effetto serra devono essere ridotte con urgenza e che i cambiamenti climatici devono essere limitati a un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi;

    è certamente responsabilità di tutti i Paesi, come riconosciuto durante la Cop28, agire immediatamente con misure severe per poter ottenere risultati efficaci. L'Unione europea si è mossa sviluppando iniziative riguardanti il clima e l'ambiente, in linea con l'accordo di Parigi: prima fra tutte, il pacchetto legislativo Fit for 55, che rispecchia l'ambizione europea di raggiungere una riduzione delle emissioni di gas serra almeno del 55 per cento entro il 2030 e di poter arrivare a un'Unione europea climaticamente neutra entro il 2050;

    una sfida onerosa ma necessaria, che si concretizza attraverso una serie di interventi normativi, tra cui, il regolamento (UE) 2023/956 del 16 maggio 2023, che istituisce il «Carbon border adjustment mechanism», un meccanismo di politica ambientale di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) che si applicherà alle importazioni di determinate merci (cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno), la cui produzione è ad alta intensità di carbonio (hard to habate) e che presenta un alto rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio;

    il Cbam mira a creare condizioni di parità per i produttori dell'Unione europea che già da tempo pagano i permessi per l'inquinamento da carbonio nell'ambito del sistema di scambio di quote di emissione dell'Unione (l'Emission trading system o Ets). L'obbligo di aderire al sistema Ets per le aziende europee di alcuni settori le lascia, infatti, esposte alla concorrenza di aziende straniere che non sono soggette a tariffe e norme ambientali altrettanto stringenti nei Paesi in cui producono;

    con il Cbam, i produttori stranieri dovranno pagare lo stesso prezzo delle emissioni di carbonio pagato dai produttori dell'Unione europea, con l'obiettivo, oltre a quello di ripristinare condizioni di maggiore parità nella concorrenza, di incoraggiare una produzione più pulita anche all'estero, evitando la delocalizzazione delle industrie europee in paesi con minor standard ambientali e riducendo il dumping ambientale e sociale;

    l'obiettivo principale dell'adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) è una misura largamente ispirata dal principio «chi inquina paga», che intende spingere i produttori dei Paesi terzi a rendere più green le loro catene di approvvigionamento;

    da gennaio 2024 è iniziata una fase transitoria per tutti i soggetti interessati (importatori, produttori e autorità), che consentirà alla Commissione europea di poter raccogliere informazioni utili sulle emissioni al fine di poter migliorare la metodologia in vista del 2026, quando il meccanismo (Cbam) entrerà a pieno regime e quando gli importatori di prodotti ad alta impronta di carbonio dovranno pagare una tassa qualora i gas serra emessi per produrre questi beni superano quelli che sarebbero stati emessi se la produzione fosse avvenuta in Europa;

    il regolamento Cbam individua quali destinatari coloro che sono importatori di specifiche categorie merceologiche, che, al momento dell'entrata in vigore dello stesso, sono: cemento e prodotti in cemento, energia elettrica, fertilizzanti, vari prodotti in ghisa, ferro e acciaio, alluminio e sostanze chimiche. In futuro l'elenco delle categorie è destinato a ricomprendere ulteriori tipologie di merci, comprese quelle assoggettate alla normativa Ets;

    il Parlamento europeo e il Consiglio hanno deciso di introdurre il Cbam gradualmente, sia per consentire agli operatori economici di entrare poco alla volta nel complesso meccanismo previsto dal regolamento di base, sia per calibrare i futuri interventi e aggiornamenti del meccanismo. L'applicazione è stata pertanto divisa in due fasi: la prima, denominata periodo transitorio, iniziata il 1° ottobre 2023, terminerà il 31 dicembre 2025. Nel periodo transitorio sono previsti obblighi esclusivamente informativi, senza che si debba pagare nulla al momento dell'immissione in libera pratica delle merci Cbam, attraverso la presentazione di relazioni periodiche trimestrali da parte degli importatori o dei loro rappresentanti (indiretti). A partire dal 1° gennaio 2026, i dichiaranti autorizzati dovranno presentare annualmente, e non più trimestralmente, la relazione sul portale Registro Cbam e il meccanismo entrerà definitivamente in vigore solo nel 2032;

    l'adeguamento del carbonio alle frontiere costituisce uno strumento necessario per esercitare una pressione politica e commerciale volta a persuadere i Paesi extra-Unione europea ad adottare meccanismi di tutela ambientale similari a quelli assunti in Europa, per uniformare maggiormente le condizioni di concorrenza sui mercati internazionali e contenere la concentrazione media globale di anidride carbonica, che nel 2023 ha raggiunto le 420 parti per milione, molto al di sopra del confine planetario proposto di 350 parti per milione, una riduzione senza la quale crisi climatica è destinata a diventare irreversibile;

    il nuovo dispositivo sta alimentando incertezze circa i costi economici che potrà comportare, a fronte degli evidenti vantaggi climatici e di mitigazione della concorrenza sleale che intende offrire, e il periodo transitorio per l'entrata in vigore del meccanismo serve proprio a correggere eventuali criticità, che opportunamente risolte saranno in grado di dare maggior equilibrio concorrenziale e tutelare i settori europei,

impegna il Governo:

1) ad avviare opportune interlocuzioni con le istituzioni europee affinché:

  a) il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam) venga esteso anche ai prodotti finiti extraeuropei, al fine di ridurre il dumping ambientale e sociale nella politica commerciale e scongiurare il rischio di delocalizzazione delle produzioni di prodotti finali o intermedi da parte delle imprese dell'Unione europea, delocalizzazione che non solo produrrebbe un danno economico e strategico al sistema industriale, ma ulteriori effetti drammatici sull'occupazione nei Paesi dell'Unione;

  b) siano promossi accordi commerciali per supportare, anche attraverso strumenti di finanza internazionale e trasferimenti tecnologici, i Paesi meno sviluppati e quindi maggiormente vulnerabili che potrebbero non essere in grado di soddisfare i requisiti green, nello sviluppo di capacità produttiva che tenga conto degli standard ambientali dell'Unione europea;

  c) in assenza di sostegno internazionale ai Paesi in via di sviluppo, sia considerata la possibilità che i Paesi meno sviluppati siano esentati dal meccanismo, in base al principio della Convenzione Unfccc sulle responsabilità comuni ma differenziate, che prevede un trattamento distinto per i Paesi in via di sviluppo, impossibilitati a raggiungere i requisiti previsti;

  d) sia favorita, attraverso un approccio diplomatico con i Paesi con i quali l'Unione europea ha i più significativi rapporti commerciali sui prodotti oggetto del Cbam, un efficace e costante collaborazione con i fornitori di Paesi terzi che esportano le merci per garantire la fornitura di dati, informazioni e metodi di calcolo per la contabilità delle emissioni, ai fini delle dichiarazioni Cbam da parte delle aziende europee;

  e) sia garantito il coordinamento tra il meccanismo Cbam e la riforma del mercato europeo di scambio delle quote di emissione dell'anidride carbonica (EU Ets), in modo da evitare vuoti temporali fino all'applicazione definitiva del meccanismo;

2) ad adottare iniziative volte a indirizzare parte dei ricavi derivanti dall'applicazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera per sostenere processi di innovazione più performanti, per la decarbonizzazione dell'industria manifatturiera e l'utilizzo delle migliori tecniche disponibili, per progetti di autoproduzione che consentano alle imprese di emanciparsi dall'utilizzo delle fonti fossili, per l'elettrificazione del calore industriale;

3) ad adottare iniziative volte a rafforzare, nell'ambito degli obiettivi di riduzione delle emissioni a effetto serra che lo stesso meccanismo Cbam persegue, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, sostenendo maggiori investimenti e disponendo adeguate semplificazioni per l'installazione di nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile per almeno 13 gigawatt annuali per i prossimi sei anni.
(1-00272) «Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XII,

   premesso che:

    l'Italia ha assunto la Presidenza del prossimo G7 durante la quale i vertici delle sette economie più influenti si riuniranno per tracciare le strategie condivise delle sfide economiche e geopolitiche mondiali;

    in questo quadro il G7 salute, il 10 e 11 ottobre 2024, sarà l'occasione per definire i piani di azione globali per contrastare le minacce sanitarie globali;

    recentemente il Ministro della salute ha condiviso le priorità, tra cui spiccano le strategie di prevenzione lungo tutto il corso della vita, con particolare attenzione agli stili di vita corretti e alla prevenzione delle malattie croniche. Tra le priorità condivise dal Governo che saranno oggetto della dichiarazione congiunta dei leader spicca, tra gli altri, la sicurezza alimentare al quale Ministro della salute ha dichiarato di voler dedicare nel G7 salute particolare attenzione;

    è fondamentale affrontare il tema della sicurezza alimentare, della nutrizione e dell'alimentazione in tutta la sua complessità che include senza dubbio la lotta alla malnutrizione, alla fame, la garanzia di sistemi globali di qualità e disponibilità dei prodotti alimentari, la promozione di sani stili di vita e alimentazione corretta anche in ottica di cooperazione internazionale;

    da un punto di vista sanitario coesiste con la malnutrizione il grave problema della sovralimentazione, principale causa dell'obesità, che risulta oggi uno dei problemi di salute pubblica più evidenti;

    secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, Oms, proprio l'obesità risulta uno dei temi di salute pubblica più trascurati dalle agende politiche dei principali Paesi e non risulta infatti oggi essere parte delle discussioni del prossimo G7 salute, nonostante si assista ad una crescente e preoccupante epidemia globale di sovrappeso e obesità, fenomeno che proprio per la sua portata viene definito «globesità»;

    si tratta di una patologia complessa, con gravi dimensioni sociali, sanitarie e psicologiche, che colpisce tutti i gruppi di età, soprattutto le fasce socioeconomiche più fragili e meno abbienti e minaccia di travolgere sia i Paesi sviluppati che quelli in via di sviluppo. La rapidità della diffusione è allarmante: se nel 1995 erano 200 milioni gli adulti obesi, nel 2000 il numero è salito ad oltre 300 milioni, arrivando a 2.2 miliardi nel 2020. Le proiezioni non sono migliori, si stima entro il 2030 quasi un raddoppio della prevalenza che, sommata al sovrappeso, rischia di arrivare a circa il 70 per cento della popolazione mondiale (dati Oms e World Obesity Federation);

    contrariamente al percepito, l'epidemia da obesità è globale e non è limitata ai Paesi più industrializzati. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, già oltre 115 milioni di persone ne soffrono e si prevede che entro il 2035 il 79 per cento degli adulti obesi e in sovrappeso vivrà nei Paesi a basso e medio reddito (dati Atlas 2024, World Obesity Federation);

    l'obesità è una patologia che incide profondamente sulla salute pubblica in quanto fattore di rischio delle patologie croniche più diffuse e pericolose tra la popolazione, prima fra tutte il diabete mellito di tipo 2, ma anche l'ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, oltre ad essere la principale causa di insorgenza di tumori dell'intestino, del rene, dell'esofago, del pancreas e del seno;

    l'obesità genera quindi un «effetto moltiplicatore» in termini di impatti sociali e sanitari, che causa oltre 4 milioni di decessi annui, di cui 1,2 milioni solo in Europa (il 13 per cento delle cause di morte), oltre ad un impatto economico che vale oltre il 2,4 per cento del PIL mondiale e che rischia di raggiungere cifre enormi nel 2035, pari a 4,32 trilioni di dollari;

    la diffusa disattenzione alla minaccia dell'obesità e sottovalutazione politica da parte dei Governi deriva anche dalla radicata convinzione, priva di basi scientifiche, che piuttosto che una patologia cronica si tratti esclusivamente della conseguenza di una scelta volontaria della persona che diventa in qualche misura il principale colpevole, generando fenomeni di stigma, isolamento sociale e disattenzione clinica;

    la comunità scientifica ha in più occasioni invece sottolineato che si tratta di una patologia cronica influenzata da una pluralità di fattori: la genetica, lo stress-cronico, gli stili di vita, l'alimentazione malsana e la sedentarietà, che necessita di un approccio integrato che parta dalla prevenzione fino alla diagnosi precoce e al rapido accesso alle cure per mitigare i rischi di gravi complicazioni;

    l'essere esposti ad esperienze di stigmatizzazione e discriminazione legate al peso è inoltre un fattore di rischio per disturbi mentali, sintomi depressivi, alti livelli di ansia, bassa autostima, stress ed abuso di sostanze, con conseguenti impatti di carattere socio-sanitario ed economico per il sistema;

    nonostante quanto premesso, si osserva ancora oggi un effettivo mancato riconoscimento dell'obesità come patologia cronica sociale e l'assenza di strategie nazionali e globali di contrasto a lungo termine, che possano garantire le tutele sanitarie necessarie ai pazienti e l'eliminazione dei costi sociali, sanitari ed economici associati al mancato trattamento di questa patologia;

    grazie alla Presidenza del G7 l'Italia può oggi guidare un cambio di paradigma epocale e rimettere finalmente al centro del dibattito il contrasto all'obesità, alla sovralimentazione e alla malnutrizione, adottando una visione globale e promuovendo la cooperazione internazionale, sfidando la potenziale prossima crisi sanitaria del futuro;

    il Parlamento ha recentemente dedicato inoltre una forte attenzione al tema dell'obesità e dei disturbi alimentari, a causa della forte diffusione anche a livello nazionale che porta quasi un italiano su due ad essere in sovrappeso o obeso, richiedendo in più occasioni e attraverso molteplici atti approvati anche nelle scorse legislature il riconoscimento dell'obesità come patologia cronica recidivante con un elevato impatto sulla società e l'implementazione di strategie di contrasto che includano la prevenzione e la cura, dimostrandosi così un Paese capofila a livello globale e modello di politica sanitaria,

impegnano il Governo:

   a dedicare, nel quadro del G7 salute, una specifica sessione di alto profilo tecnico dedicata al contrasto delle patologie correlate al peso come l'obesità, definendo strategie internazionali e piani dedicati al contrasto di questa patologia nell'ambito di quanto già previsto dal piano per l'alimentazione;

   a lanciare la proposta di un'alleanza internazionale in seno al G7 e coordinata dall'Italia per il contrasto delle patologie legate al peso che, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda ONU 2030, definisca obiettivi di cooperazione internazionale.
(7-00216) «Benigni, Orsini, Patriarca, Cappellacci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 5 aprile 2024 sul quotidiano La Notizia in merito alla trattativa in corso per la cessione della seconda agenzia di stampa italiana Agi da parte dell'Eni all'imprenditore-editore Antonio Angelucci, emergono dettagli che, se confermati, non farebbero che far aumentare le preoccupazioni dell'interrogante rispetto ad un'operazione che, come più volte pubblicamente denunciato dallo stesso interrogante, sta avvenendo nella più totale assenza di trasparenza e informazione da parte sia dell'Eni che dell'intero Governo e che rischia di consegnare l'Agi, agenzia di informazione primaria, ad un gruppo editoriale di proprietà di Antonio Angelucci, deputato della Lega ed esponente di un partito dell'attuale maggioranza di Governo, cui appartiene anche il Ministro interrogato, già editore dei quotidiani Il Tempo, Il Giornale e Libero, definito il network della destra, in violazione di ogni principio e regola diretta alla tutela del pluralismo e dell'indipendenza dell'informazione e in contrasto con l'European media freedom act;

   dal citato articolo de La Notizia si apprende che Antonio Angelucci potrebbe acquistare l'Agi a cifre di gran lunga inferiori rispetto a quelle circolate nelle scorse settimane che andavano dai 40 milioni ai venti milioni di euro;

   al citato quotidiano risulterebbe infatti che l'offerta reale avanzata da Angelucci all'Eni si aggirerebbe intorno ai 7 milioni di euro ma alcune condizioni poste dallo stesso imprenditore gli permetterebbero non solo di rientrare dall'investimento ma di guadagnare circa mezzo milione di euro;

   nella trattativa per l'acquisto dell'Agi rientrerebbero infatti 4,5 milioni di euro in inserzioni pubblicitarie che l'Eni garantirebbe nei prossimi tre anni sui 3 quotidiani di proprietà di Angelucci, mentre poco più di tre milioni di euro sarebbero garantiti dal bando del Governo sui contributi economici per l'editoria per il 2024;

   inoltre, i 19 poligrafici presenti in Agi rimarrebbero in carico a Eni anche in caso di cessione e, ad oggi, 14 dei 72 giornalisti in forze all'Agenzia di stampa hanno aderito alla procedura di sospensione con possibilità di pensionamento anticipato fino a 7 anni nelle aziende interessate da eccedenza di personale;

   dunque, se tutti coloro che hanno aderito alla suddetta procedura, lasceranno effettivamente l'Agi, l'Eni non solo si farà carico dei poligrafici, ma sosterrà anche i costi del cosiddetto «scivolo pensionistico» in attesa della maturazione della pensione;

   ad avviso dell'interrogante è già grave che una società partecipata dallo Stato, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze e la Cassa depositi e prestiti, ceda un importante ramo d'azienda attraverso una trattativa privata, priva di ogni trasparenza, ma lo è tanto più se tale cessione non è neanche economicamente vantaggiosa –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche alla luce delle indiscrezioni di stampa riportate in premessa, per evitare che l'operazione di vendita dell'Agi da parte dell'Eni all'imprenditore Angelucci, oltre a configurare un palese conflitto di interessi e una violazione del principio del pluralismo dell'informazione, sia anche economicamente svantaggiosa per un'azienda partecipata dallo Stato.
(4-02632)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI e SIMIANI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2024 il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato un decreto che regolamenta l'attività di pesca sportiva e ricreativa con il palangaro con il quale si riduce da 200 a 50 il numero complessivo degli ami dei palangari presenti a bordo e/o calati da ciascuna unità da diporto e si introduce il divieto di utilizzo dei verricelli salpa-reti elettrici o collegati a motori termici;

   una scelta unilaterale, ad avviso degli interroganti, considerato che le disposizioni precedenti erano in perfetta sintonia con le direttive comunitarie e le indicazioni della scienza. Peraltro, essendo un metodo di pesca fortemente selettivo, la pesca col palangaro si effettua con limitati consumi energetici ed è molto rispettosa delle risorse che si stanno sfruttando:

   il provvedimento è stato emanato senza un adeguato coinvolgimento del Parlamento e in assenza di un dialogo o concertazione preventiva con le parti associazioni interessate;

   la pesca sportiva, nelle sue diverse articolazioni, rappresenta uno spaccato sociale che si coniuga con la storia e le tradizioni del nostro Paese e che coinvolge decine di migliaia di appassionati, difensori strenui dei nostri mari e della biodiversità;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a modificare il decreto ministeriale del 30 gennaio 2024 finalizzate a portare a 100 ami a pescatore e a non più di 200 a imbarcazione, indipendentemente dal numero di pescatori, a introdurre il riferimento della taglia minima con l'uso di ami di dimensioni maggiori o circolari per impedire la cattura di pesci sottomisura, a inasprire la lotta a chi opera illegalmente aumentando le risorse umane ed economiche necessarie per rafforzare i controlli coinvolgendo le associazioni dei pescatori sportivi.
(5-02257)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   all'alba dell'8 aprile 2024 una densa nube di fumo nero ha invaso i cieli dei Castelli Romani e di Roma sud a causa di un vasto rogo divampato in una discarica non autorizzata di pneumatici e materiale da rifiuto in località Montagnano nel comune di Ardea (RM);

   da quanto si apprende da organi di stampa la discarica abusiva sorgeva su un terreno incolto di circa 5 mila metri quadri, un'area che in passato sarebbe risultata di proprietà del titolare della EcoX di Pomezia, il cui stabilimento di gestione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi fu oggetto di analogo incendio nel 2017;

   l'enorme nube di fumo avrebbe generato la dispersione di una densa nube nera provocando la diffusione di pulviscolo ed odore acre in una vasta area a sud della Capitale, interessando i comuni di Ardea, Pomezia, Albano Laziale, Castel Gandolfo e Marino;

   il 29 luglio 2023 un vasto incendio scoppiato nell'impianto di stoccaggio e trasferenza rifiuti non pericolosi della Società Ecologica 2000, posto nel comune di Ciampino (RM), aveva dato origine ad un'analoga dispersione di sostanze inquinanti, con valori di diossina registrati nelle prime 24 ore negli immediati dintorni del sito, 130 volte superiori alla soglie di sicurezza;

   sempre secondo notizie di stampa si apprende che la discarica abusiva di pneumatici sarebbe stata oggetto di denunce da parte di cittadini e comitati locali, che da tempo attraverso esposti avevano sollecitato le autorità ad intervenire anche disponendo la bonifica dell'area;

   il fenomeno ricorrente degli incendi negli impianti autorizzati di gestione e nei depositi illegali di rifiuti suggerisce la necessità di aumentare i livelli di coordinamento e collaborazione tra le diverse autorità competenti per la prevenzione, il monitoraggio, il controllo e il risanamento ambientale dei territori a tutela della sicurezza e della salute pubblica;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della gravità dell'incendio scoppiato in una discarica non autorizzata di pneumatici e materiale da rifiuto in località Montagnano nel comune di Ardea, quale siano le immediate azioni assunte dalle competenti autorità a tutela degli effetti acuti sulla popolazione esposta alla possibile emissione di diossina nelle vicinanza del luogo del rogo, se siano stati rilevati immediatamente e nei giorni successivi i valori di concentrazione dei diversi inquinanti connessi all'incendio, se e a quando risalgano gli ultimi controlli da parte delle competenti autorità sulla presenza della discarica e se non ritengano urgente promuovere, in raccordo con le diverse autorità competenti, una strategia integrata per porre in essere tutte le opportune azioni di prevenzione, monitoraggio, controllo e contrasto al fenomeno degli incendi di rifiuti a tutela della salute e della sicurezza pubblica.
(3-01127)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSINARI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2022 le sette diocesi della Romagna (Ravenna-Cervia, Imola, Faenza-Modigliana, Forlì-Bertinoro, Cesena-Sarsina, Rimini e San Marino-Montefeltro, quest'ultima di competenza civile delle Marche) hanno inviato al Ministero della cultura le schede richieste in merito a 60 progetti in materia di messa in sicurezza antisismica dei luoghi di culto per essere ammessi al contributo, come previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   solo l'arcidiocesi di Ravenna-Cervia ha ricevuto, in data 25 febbraio 2022, la comunicazione della soprintendenza competente che aveva provveduto a trasmettere al Ministero competente le proprie valutazioni sui progetti presentati dalla stessa arcidiocesi, senza tuttavia comunicarne il tenore;

   le altre diocesi della Romagna non hanno ricevuto alcuna comunicazione, né sono state date ulteriori indicazioni;

   nell'allegato al decreto del Segretario generale n. 455 del 7 giugno 2022, che assegna le risorse per la sicurezza sismica nei luoghi di culto e il restauro del patrimonio culturale Fondo edifici di culto, non risulta inserito alcun progetto delle diocesi della Romagna, di competenza della soprintendenza di Ravenna, mentre sono approvati i progetti presentati alle soprintendenze dell'Emilia, creando di fatto una disparità di trattamento all'interno del territorio regionale (fra Emilia, con 3 milioni di abitanti, e Romagna, con 1,5 milioni di abitanti);

   in data 27 giugno 2022 i vescovi romagnoli hanno scritto all'allora Ministro della cultura, Dario Franceschini, al Presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, e per conoscenza alle soprintendenze e autorità interessate, per lamentare il mancato finanziamento dei progetti per il recupero e il miglioramento antisismico di luoghi con un elevato valore religioso, storico, artistico e culturale, e maggiormente rappresentativi per le rispettive comunità e territori. Edifici che, inoltre, vengono utilizzati anche per l'accoglienza turistica e la fruibilità del patrimonio artistico;

   neppure questa richiesta ha ottenuto risposta, né dal Ministero né dalle soprintendenze;

   il 25 novembre 2022 l'interrogante ha svolto un'interpellanza urgente per sottoporre al Governo la situazione delle diocesi romagnole: da allora la situazione è immutata, nonostante l'urgenza di mettere in sicurezza i luoghi di culto messi a progetto, perché ubicati in zona sismica –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per porre rimedio alla situazione descritta in premessa e se intenda valutare la possibilità di accogliere alcuni progetti presentati a suo tempo, anche attraverso ulteriori modalità di finanziamento, ponendo così rimedio alla disparità territoriale venutasi a creare.
(3-01129)


   GRIPPO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il cinema è un comparto industriale che, contribuendo alla crescita del prodotto interno lordo, creando posti di lavoro e spingendo il settore del turismo, incide in modo sostanziale sull'economia del Paese attraverso il lavoro delle oltre 9 mila imprese, dei 65 mila occupati diretti e di almeno 115 mila indiretti;

   secondo un recente studio di Cassa depositi e prestiti, l'investimento nel settore audiovisivo ha un ritorno sul prodotto interno lordo pari a 3,54 euro per ogni euro investito e una media di 2.281 nuovi occupati per ogni 100 milioni di euro di maggiore domanda di produzione audiovisiva;

   il tax credit è una forma di agevolazione alle produzioni cinematografiche che assegna un credito d'imposta alle imprese di produzione, distribuzione ed altre attività connesse con il settore cinematografico ed audiovisivo;

   tale meccanismo è stato riformulato nel 2016 e oggi si tratta di agevolazioni connotate da automaticità e diretta proporzionalità con le spese effettuate, che devono essere eleggibili, effettivamente sostenute e pagate;

   nell'ultimo anno si sono susseguite dichiarazioni del Governo che hanno generato confusione e incertezza in merito alla volontà di mantenere e rafforzare il meccanismo del tax credit così come illustrato;

   in particolare, hanno colpito le dichiarazioni a margine della legge di bilancio per il 2024 sulla volontà di tagliare le risorse o le valutazioni del Governo di trasformare i meccanismi automatici in valutazioni discrezionali legate a criteri disparati, fino a quelle del Sottosegretario per la cultura Gianmarco Mazzi secondo il quale, in sostanza, in Italia si farebbero troppi film e molti di essi non meriterebbero gli attuali livelli di finanziamenti;

   in un quadro di competizione internazionale agguerrito, tali dichiarazioni generano un clima di incertezza nel settore e dirottano gli investimenti su altri Paesi che, in un mercato globale, danno maggiori incentivi e consentono di pianificare i prossimi anni in modo certo e semplice;

   soprattutto, tali dichiarazioni denunciano ad avviso degli interroganti un profondo equivoco sul meccanismo del tax credit, che è un'agevolazione fiscale volta, al pari di meccanismi analoghi in altri settori, a generare un ritorno sul prodotto interno lordo in un comparto importante per il Paese e non uno strumento filantropico utilizzato dallo Stato per sostenere la propria programmazione culturale –:

   come intenda dare seguito alle istanze presentate dall'industria e dalle categorie del comparto cinematografico e audiovisivo, al fine di garantire al settore un'adeguata stabilità nella programmazione del lavoro – anche attraverso la definizione certa di meccanismi di incentivazione fiscale su base pluriennale e strutturale – e la fine del pesante clima di incertezza venutosi a creare nell'ultimo anno.
(3-01130)


   FOTI, AMORESE, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MOLLICONE, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 1944 moriva a Firenze il filosofo Giovanni Gentile, ucciso davanti all'entrata della propria residenza da un commando dei Gruppi di azione patriottica (Gap);

   nato a Castelvetrano (Trapani), il 30 maggio 1875, Gentile fu protagonista di una riforma epocale della pubblica istruzione e attivissimo organizzatore della cultura italiana. Tra le varie e importanti iniziative si ricordano la rivista «La Critica», fondata nel 1903 con Benedetto Croce, e l'ideazione nel febbraio 1925 insieme a Giovanni Treccani dell'Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, di cui diviene direttore scientifico;

   è per undici anni direttore della Scuola Normale di Pisa, presiede l'Istituto di studi germanici e il Centro studi nazionale degli studi manzoniani, nonché vicepresidente dell'Università Bocconi;

   Gentile fu padre dell'attualismo e docente universitario –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di promuovere la figura di Giovanni Gentile nella storia nazionale in occasione dell'80° anniversario della tragica morte.
(3-01131)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   in un'epoca segnata da eclatanti fatti di malagiustizia straniera e concittadini detenuti all'estero desta sconcerto e incredulità la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto un ragazzo italiano, Andrea, all'epoca studente di ventidue anni e promessa del nuoto;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa e già denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4/10199 del 10 settembre 2021, i fatti risalgono all'estate del 2018, quando il giovane, che si era recato in Germania per un'offerta di lavoro stagionale, avendo deciso di tornare in Italia, prenotava un biglietto FlixBus per il 6 agosto da Francoforte a Milano;

   giunto alla fermata del bus, il controllore avrebbe iniziato a spintonarlo contestando la validità del biglietto perché non obliterato, fino all'arrivo della polizia: come si legge nell'atto di querela, ammanettato e caricato su una camionetta, «hanno steso un telo di plastica nera sul pavimento e mi hanno picchiato con calci, pugni e bastoni fino a farmi svenire. [...] Tradotto nella stazione di polizia, hanno continuato il pestaggio a sangue tutta la notte e per gran parte del 7 agosto 2018. Erano almeno in cinque. [...] Quando svenivo, venivo rianimato con scosse elettriche sulle braccia»;

   la sera del 7 agosto 2021, Andrea veniva trasportato in ospedale in coma per un'emorragia cerebrale causata dalle percosse e operato per il posizionamento di un sondino intracranico per l'assorbimento dell'ematoma; nonostante l'arresto non fosse stato convalidato, continuava ad essere trattenuto in stato di fermo e ammanettato al letto, senza poter avvisare la famiglia e l'ambasciata italiana;

   dopo cinque giorni e senza la possibilità di convalescenza, un secondo giudice convalidava il fermo e il ragazzo veniva condotto in carcere in sedia a rotelle, «inizialmente il medico di turno del carcere si era arrabbiato moltissimo e aveva scritto che ero incompatibile con il regime carcerario nel mio stato, che non potevo stare lì, ma è stato costretto a modificare la relazione»;

   sempre nell'atto di denuncia si legge: «durante la detenzione venivo spesso minacciato di morte dalla polizia. [...] Mi hanno sottoposto a un digiuno forzato. Ho perso circa diciassette Kg in venti giorni», il che gli ha causato la sindrome del calo improvviso degli zuccheri con il rischio di morte improvvisa;

   come emerge dagli atti giudiziari, Andrea riusciva ad avvisare la famiglia e il Consolato solo in data 17 agosto e solo il 22 agosto riusciva ad avere un colloquio con l'avvocato di fiducia;

   Andrea rientrava in Italia il 13 settembre 2021 e ricoverato in ospedale in codice giallo, venivano accertati «postumi di trauma policontusivo, pneumomediastino posteriore, esiti di frattura peroneale sn, problemi spalla dx», tanto da richiedere un secondo ricovero per «ematoma sub-durale cranico (una sorta di seconda emorragia residuale del cervelletto); cefalea; sindrome ansiosa post-traumatica e ancora problemi spalla dx e caviglia sn che andranno controllati con rm»;

   una storia di malagiustizia indicibile, fatta di abusi, irregolarità e mancato rispetto dei trattati europei, in merito alla quale il Governo pro tempore sarebbe rimasto passivo, come denunciato dalla mamma e dal legale del ragazzo, nei cui confronti le accuse sono state tutte definitivamente archiviate –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(2-00357) «Rampelli».

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta immediata:


   GADDA, FARAONE, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i prezzi dei carburanti, secondo le rilevazioni dell'8 aprile 2024, avrebbero raggiunto il prezzo più alto degli ultimi sei mesi;

   sul servito la benzina arriva a 2,048 euro al litro e il diesel a 1,951 euro, mentre il gpl ha un costo variabile tra 0,723 e 0,741 euro al litro e il metano auto da 1,308 a 1,414 euro al chilogrammo;

   tali rialzi rischiano di riaccendere ulteriormente l'inflazione, che già a marzo 2024 è schizzata all'1,3 per cento dallo +0,8 per cento di febbraio 2024 e si inseriscono in un sistema logistico italiano nel quale il trasporto avviene per l'88 per cento su gomma;

   riguardo alle famiglie, in un anno e mezzo, il potere d'acquisto dei salari è sceso del 7,3 per cento e un ulteriore aggravio del processo inflattivo avrebbe un impatto sociale molto forte;

   al contempo, la sostenibilità di alcune filiere, come, ad esempio, quella dell'autotrasporto e quella agricola – per la quale i costi di trasporto arrivano ad incidere fino ad un terzo sul totale – rischia di essere compromessa;

   i dati richiamati dimostrano che le disposizioni fin qui introdotte dal Governo riguardo all'esposizione dei cartelli relativi al prezzo medio/praticato non hanno comportato alcun beneficio al sistema e ai cittadini;

   in questo quadro si inserisce la forte preoccupazione delle associazioni di categoria dei gestori degli impianti della rete di carburanti che segnalano come le compagnie petrolifere, proprietarie dell'intera filiera distributiva, stiano ripetutamente e gravemente violando il quadro normativo speciale di settore e della contrattazione collettiva;

   tali violazioni, poste in essere con iniziative unilaterali aziendali, riguarderebbero principalmente i contratti di lavoro e l'atteggiamento di alcune aziende che stanno progressivamente sostituendo i gestori – le cui tipologie contrattuali sono stabilite dalla disciplina legislativa vigente – con soggetti controllati al 100 per cento dalle suddette imprese;

   questo atteggiamento, sempre secondo le associazioni di categoria, renderebbe evidente la volontà di fare ricorso a forme di precariato che non garantiscono in alcun modo il lavoratore e rischierebbero di introdurre sproporzionate condizioni di vantaggio non previste dalle vigenti normative di settore –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere per addivenire ad una complessiva riforma del settore e limitare l'impatto dell'aumento di prezzi al consumatore, anche attraverso il taglio delle accise.
(3-01128)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema aeroportuale è un anello fondamentale per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica dei territori e dell'intero Paese garantendo la mobilità dei cittadini e delle merci;

   secondo un recente studio condotto da ParkVia, piattaforma online che consente di prenotare servizi in più di 2000 parcheggi aeroportuali in Europa, sono molti gli aeroporti che devono ancora migliorare sul piano dei servizi offerti;

   lo studio ha preso in esame 33 scali e la valutazione si è basata su otto differenti fattori, come la connessione wi-fi gratuita; fast-track; lounge aeroportuali; parcheggi coperti, nello scalo o raggiungibili con navetta; il punteggio delle recensioni di Google; il numero di voli di linea operato negli ultimi 30 giorni; il numero delle destinazioni nazionali e internazionali; la distanza in auto dal centro della città più vicina;

   lo studio ha permesso di stabilire una classifica, elencando nel dettaglio i primi 10 migliori aeroporti in cui figurano: Roma-Fiumicino, Napoli, Milano-Malpensa, Olbia, Milano-Linate, Bari, Cagliari; Torino, Venezia, Milano-Bergamo;

   dalla decima posizione in su sono elencati gli aeroporti con performance peggiori per qualità dei servizi offerti;

   al tredicesimo posto c'è l'aeroporto di Catania che presenta diverse criticità, dal wi-fi gratuito che manca completamente, ai lunghi tempi di accesso agli imbarchi, con conseguenti giudizi negativi, alle contestazioni sul livello di correttezza delle gare;

   ancora oggi tante sono le compagnie che rinunciano alla tratta Catania-Roma;

   tutte queste e molte altre sono le criticità da superare dopo i disastri della scorsa estate;

   nel 2022, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili aveva posto in consultazione la bozza del Piano nazionale aeroporti (Pna), elaborato dall'Enac, come documento di indirizzo politico e tecnico per lo sviluppo del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, che disegna il perimetro dell'aviazione civile fino al 2035, in linea con le tematiche di sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione tecnologica previste dal PNRR. In base al codice della navigazione la revisione del piano dovrebbe seguire lo stesso iter di adozione del precedente piano, ossia essere sottoposto come schema alle competenti commissioni parlamentari al fine di acquisirne il parere per la successiva adozione come decreto del Presidente della Repubblica –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per favorire lo sviluppo dell'aeroporto di Catania in linea con le migliori performance nazionali e, quando intenda presentare lo schema del Piano nazionale aeroporti, al fine di avviarne l'esame parlamentare per affrontare il tema del rilancio del settore aeroportuale nazionale.
(5-02252)


   CURTI e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la complessità della attuale fase economica e sociale del Paese, determinata anche dalle contingenti dinamiche di natura internazionale, sta aggravando le criticità del trasporto pubblico locale a causa dell'aumento dei costi e della diminuzione dei ricavi da traffico, ancora oggi stimati intorno a un meno 20 per cento rispetto al periodo pre-Covid;

   inoltre, complessità strutturali legate alla storia di questo settore, quali la stratificazione normativa, l'assenza di una riforma del Tpl e l'insufficienza delle risorse del Fondo nazionale trasporti (Fnt) in un settore fortemente dipendente da risorse pubbliche, hanno esposto ancora di più il sistema agli effetti negativi della crisi economica;

   nello specifico, in merito al Fondo nazionale trasporti, si ritiene che la messa in sicurezza del fondo prima di tutto dal punto di vista normativo, non possa prescindere da un importante investimento che riallinei la quota economica a disposizione all'importo di almeno 6 miliardi per consentire una congrua risposta rispetto alle esigenze del settore e per aprire una stagione contrattuale forte;

   sono già evidenti le prime ripercussioni: il servizio offerto ai cittadini ha subito un peggioramento derivante dalla percezione di qualità che si è avuta nelle fasi più acute della pandemia rispetto al ritorno alla normalità (prestazione puntuale e distanziamento che evitava il sovraffollamento). La quota modale di trasporto pubblico collettivo stenta a ripartire. La domanda di mobilità si sposta sempre più verso l'auto privata e forme alternative di mobilità;

   nella regione Marche, in particolare, il trasporto pubblico locale sta affrontando una fase di progressivo depauperamento che pregiudica la qualità del servizio e determina la mancata rispondenza tra l'offerta e le esigenze dei territori;

   secondo quanto dichiarato da Cgil, Cisl e Uil delle Marche appena il 2,6 per cento degli utenti utilizza treni o autobus per gli spostamenti contro l'80 per cento che, al contrario, preferisce il mezzo privato. È uno dei risultati peggiori su scala nazionale che, se si pone a riferimento lo 0,7 per cento del trasporto mediante autobus, assume una dimensione addirittura allarmante;

   le misure di cui al decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104 (cosiddetto «Decreto Asset»), convertito con modificazioni dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136, ad avviso degli interroganti, hanno ulteriormente aggravato la situazione, non tenendo conto dei divari territoriali connessi alla mobilità e al trasporto pubblico locale. Nella ripartizione del Fondo nazionale trasporti, in particolare, la regione Marche incide per una quota di appena il 2,17 per cento del totale andando ad occupare l'ultima posizione;

   ciò che risulta particolarmente penalizzante è la modifica dei criteri di riparto del Fondo nazionale trasporti che, di fatto, ha comportato l'eliminazione della garanzia di un'assegnazione minima e certa di risorse a beneficio di ciascuna regione. In tal modo si determina per le Marche un consistente taglio, mettendo così a rischio servizi e investimenti per il Tpl;

   l'incertezza delle risorse produce l'impossibilità di programmare i servizi e di mantenere un equilibrio economico per le aziende del settore, mettendo di conseguenza a rischio anche gli investimenti;

   il 13 febbraio 2024, la IX Commissione Trasporti della Camera dei deputati ha approvato una risoluzione che impegna il Governo ad adeguare lo stanziamento del Fondo nazionale trasporti, nonché a proseguire con la rimodulazione dei criteri di definizione dei costi standard e degli adeguati livelli di servizio –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in atto per supportare il settore del trasporto pubblico locale della regione Marche, garantendo tra l'altro una più equa ripartizione delle risorse del Fondo nazionale trasporti anche in rapporto all'obiettivo di adeguare l'offerta alle esigenze dei territori.
(5-02256)


   ASCANI e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Il trasporto pubblico locale, servizio essenziale per garantire il diritto alla mobilità sicura e sostenibile per tutte e per tutti si trova in grave emergenza e, nonostante gli investimenti previsti nel Pnrr per trasporti, infrastrutture e mobilità sostenibile, mancano sul territorio le risorse necessarie per fronteggiare l'aumento della domanda dovuta al boom turistico, le conseguenze della crisi climatica, la gestione e l'efficientamento dei nuovi mezzi;

   particolarmente critica è la situazione nella regione Umbria dove con delibera n. 511 della Giunta regionale lo scorso 17 maggio 2023 è stato adottato il Documento programmatico per il Piano regionale dei trasporti, pubblicato sul sito della regione, dal quale sono emersi dati preoccupanti, come quelli relativi al fatto che tra gli spostamenti per motivi di studio (fonte ISTAT) solo il 17,89 per cento avvengono a piedi o bici, mentre il 56,04 per cento degli studenti si avvale dell'auto privata e solo il 26 per cento utilizza i mezzi pubblici;

   ancor più allarmanti sono risultati i dati con riferimento agli spostamenti per motivi di lavoro, tra i quali solo l'11,27 per cento avviene a piedi o in bici, l'85,84 per cento avviene tramite l'auto privata e solo il 3,95 per cento avviene mediante i mezzi pubblici;

   il 23 settembre del 2023 è stata poi adottata a Perugia una relazione, pubblicata sul sito dell'Agenzia Umbria Mobilità, che illustra l'analisi condotta sul bacino unico del trasporto pubblico locale della regione Umbria finalizzata ad individuare il numero dei lotti di gara nei quali articolare il Bacino per l'affidamento dei servizi;

   dall'esame di questo documento è emerso che la rete extraurbana della regione Umbria si compone di circa 150 linee, delle quali appena 18 (pari al solo 6 per cento del totale delle percorrenze) superano la soglia di criticità in tutti e 4 i parametri di analisi, mentre appena 16 linee (pari al 10,7 per cento delle percorrenze) superano la soglia di criticità in almeno 3 dei 4 criteri utilizzati; 23 linee (pari al 19 per cento delle percorrenze) superano la soglia di criticità in almeno 2 dei 4 criteri e le restanti 93 (che rappresentano il 63,4 per cento delle percorrenze) superano le soglie di criticità in appena 1 o in nessuno dei 4 criteri di analisi;

   mentre in Europa si sperimenta il così detto «biglietto climatico» con l'introduzione di abbonamenti mensili o annuali per il trasporto pubblico che siano economici e facili da usare, e offrire così una valida alternativa al trasporto privato, in Italia la situazione è ogni giorno più critica e come, sottolineato anche in una risoluzione approvata presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati, negli scorsi mesi occorrerebbe incrementare la dotazione annua per almeno 700 milioni di euro al fine di consentire alle imprese di sostenere l'aumento dei costi dei fattori produttivi e per almeno 900 milioni annui per coprire i maggiori costi del nuovo contratto dei lavoratori del settore, risorse che potrebbero essere in buona parte ottenute anche attraverso la rimodulazione o l'eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, i cosiddetti SAD –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di realizzare un trasporto pubblico locale efficiente e di qualità in grado di offrire, anche nelle aree interne e nelle periferie, un'alternativa credibile e funzionale all'uso del mezzo privato, con particolare riferimento alla situazione della regione Umbria.
(5-02258)


   CURTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da diversi anni il tratto autostradale della A14, da Pedaso (FM) a San Benedetto del Tronto (AP), è interessato da una impressionante sequela di incidenti, purtroppo anche mortali;

   si tratta di circa 16 chilometri in cui si sono consumate troppe tragedie, ultima in ordine di tempo quella occorsa giovedì 4 aprile 2024 presso la galleria Vinci, all'altezza di Cupra Marittima. A perdere la vita, in questo caso, è stato un uomo di 59 anni mentre altre undici persone sono risultate ferite;

   questo segmento viario è purtroppo tristemente noto per una pericolosità che esubera qualsiasi riscontro statistico. Il tratto è infatti interessato dalla presenza di numerose gallerie ma, soprattutto, risulta oggetto di una serie apparentemente interminabile di manutenzioni che, da tanti anni, condizionano la circolazione. Non è un caso se molti degli incidenti si siano verificati proprio all'interno delle gallerie sottoposte a doppio senso di marcia per necessità di cantiere;

   occorre peraltro rimarcare che, oltre ad aver causato numerose morti, questo segmento è stato teatro di innumerevoli ferimenti più o meno gravi. Per gli utenti di Autostrade e per le comunità interessate, il tributo di vite umane corrisposto non è più accettabile né tollerabile;

   il 23 febbraio 2023, rispondendo a una interrogazione svoltasi sullo stesso tema presso la Commissione Ambiente della Camera dei deputati, all'indomani di un altro incidente mortale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rappresentato dal Sottosegretario dottor Tullio Ferrante comunicava che «in merito alle iniziative necessarie al fine di garantire la sicurezza della viabilità e la fruibilità di questo tratto autostradale, sono state previste una serie di misure prioritarie che il soggetto gestore si è impegnato a soddisfare subito. Tra queste, l'incremento delle lavorazioni in orario notturno; la riduzione degli scambi di carreggiata; il differimento degli interventi per evitare il congestionamento della rete; il miglioramento della segnaletica di tutti i cantieri aperti; una campagna di sensibilizzazione degli automobilisti sulla sicurezza stradale». Inoltre, relativamente alle tempistiche di conclusione dei cantieri e al ripristino delle ordinarie condizioni di circolazione, il Ministero sottolineava che era stato stabilito «di prevedere un coordinamento, presieduto dallo stesso MIT, per la pianificazione dei cantieri con le regioni interessate e l'eventuale rimodulazione delle opere e del cronoprogramma, con la relativa valutazione di impatto sul territorio»;

   il 23 marzo 2023 si svolgeva un sopralluogo presso il tratto interessato, alla presenza di una delegazione della Commissione Ambiente, a seguito del quale i rappresentanti di Aspi confermavano l'impegno a potenziare i livelli di sicurezza e a garantire il rispetto del cronoprogramma;

   nel corso dell'ultimo anno tuttavia la drammatica sequenza di incidenti, ferimenti e disagi non si è arrestata, fino all'ultimo tragico evento di giovedì 4 aprile 2024 che ha dolorosamente richiamato l'attenzione sulla sostanziale insufficienza delle misure approntate;

   è prioritario pertanto che si riaffermi, anche formalmente, nei confronti di Aspi la richiesta circa il tassativo rispetto delle tempistiche di conclusione dei lavori e, allo stesso tempo, che vengano previste significative penali in caso di inadempienza –:

   quali iniziative di somma urgenza intenda avviare al fine di ripristinare adeguati livelli di sicurezza del tratto interessato e garantire una rapida quanto certa conclusione delle opere di manutenzione avviate e programmate.
(5-02259)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUZZONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più frequenti le azioni vandaliche ed eco-terroristiche effettuate da sedicenti associazioni animaliste;

   tali azioni di vandalismo vengono poste in essere sul territorio nazionale a discapito di attività legittime quali ad esempio quelle collegate al mondo venatorio e dell'associazionismo sportivo;

   da ultimo, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il quagliodromo di Urago d'Oglio (Br), centro di addestramento per i cani da caccia, è stato devastato nella notte tra il 4 e il 5 aprile e l'azione è stata rivendicata dal gruppo animalista Alf (Animal liberation front), peraltro con una firma sui muri lasciata con una bomboletta spray;

   tali manifestazioni di dissenso, espresse attraverso episodi di intolleranza e violenza fisica e verbale che nulla hanno a che fare con la causa sposata, non possono essere in alcun modo giustificate e soprattutto lasciate impunite;

   è impensabile che simili attacchi, oltre a comportare danni materiali dall'ingente valore economico, minino la sicurezza di chi svolge il proprio lavoro con sacrificio e dedizione e soprattutto nel pieno rispetto della legalità;

   oltre ad un attacco al mondo venatorio, tali episodi rappresentano un vero e proprio attacco ai valori fondanti della nostra democrazia;

   l'auspicio è che le autorità competenti adottino tutte le misure necessarie per individuare i responsabili e arginare il protrarsi ormai da troppo tempo di tali azioni violente e, ad avviso dell'interrogante, intimidatorie da parte di fronde animaliste –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di far fronte alla problematica esposta in premessa.
(4-02631)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   SCOTTO, GRIBAUDO, GUERRA, FOSSI, LAUS, SARRACINO, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della seduta del 28 giugno 2023, la Camera dei deputati ha approvato, con parere favorevole del rappresentante del Governo, l'ordine del giorno n. 9/01238/010, con il quale si è impegnato il Governo «ad adottare ogni iniziativa utile al fine di potenziare i controlli sull'utilizzo appropriato della cassa straordinaria Covid, così come delle altre provvidenze previste durante la fase della pandemia, e per sanzionare gli operatori che ne avessero usufruito in maniera fraudolenta, recuperando con la massima sollecitudine gli importi illecitamente percepiti»;

   l'illecita fruizione della cassa Covid, secondo uno studio dell'Ufficio parlamentare di bilancio nell'anno 2020, avrebbe riguardato una percentuale di ore stimate al 27 per cento del totale di quelle autorizzate, corrispondenti a circa 2,7 miliardi di euro di spesa che si sarebbe potuta risparmiare in presenza di comportamenti corretti;

   come noto, tali illecite richieste avrebbero coinvolto anche la Visibilia Editore, società quotata in Borsa, rispetto alla quale la procura di Milano ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari (articolo 415-bis) nei confronti della Ministra Daniela Santanchè e di altre quattro persone: due fisiche e due giuridiche;

   lo stesso Ministro dell'economia e delle finanze ha recentemente evidenziato le difficoltà di bilancio in vista della definizione del documento di economia e finanza, tanto che nella recente audizione parlamentare ha previsto come certa la raccomandazione della Commissione europea al Consiglio volta all'apertura di una procedura per disavanzo eccessivo nei confronti del nostro come di diversi altri Paesi;

   anche alla luce di tali evidenze, appare necessario provvedere con la massima sollecitudine al recupero delle risorse impropriamente percepite per la cassa Covid –:

   quali iniziative di competenza siano state intraprese nei confronti di società che hanno impropriamente usufruito della cassa Covid, in ottemperanza del richiamato ordine del giorno n. 9/01238/010, e quante risorse siano state recuperate.
(3-01132)


   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo nuove competenze sostiene le imprese che hanno necessità di adeguarsi a nuovi modelli organizzativi e produttivi, in risposta alle transizioni ecologiche e digitali e in caso di progetti di investimento strategico o di transizione industriale, e che necessitano a questo fine di formare nuove competenze per i propri lavoratori e lavoratrici;

   il fondo citato è stato istituito dall'articolo 88 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ed è stato modificato dall'articolo 4 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126;

   il decreto interministeriale del 9 ottobre 2020 e il decreto interministeriale integrativo del 22 gennaio 2021 hanno attuato la misura, con riferimento alla prima edizione del Fondo nuove competenze;

   il decreto interministeriale del 22 settembre 2022 ha rifinanziato il Fondo citato con una dotazione di 1 miliardo di euro, a valere sulle risorse dell'iniziativa React-Eu affluite al Programma operativo nazionale sistemi di politiche attive per l'occupazione (Pon Spao), promuovendo la seconda edizione del fondo;

   con riferimento alla seconda edizione, si evidenzia che tuttora risulta la presenza di candidature sul portale «MyAnpal» che riportano come stato le diciture «Richiesta invio al fondo», «Risposta fondo ko» e «Ripresentata», per le quali i candidati non hanno ricevuto riscontro in merito all'accoglimento o al rigetto dell'istanza;

   il Programma nazionale «Giovani, donne e lavoro», cofinanziato dal Fondo sociale europeo plus, prevede nell'ambito della priorità 3 il finanziamento del Fondo nuove competenze con una dotazione di circa 800 milioni di euro;

   il 14 marzo 2024, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, senatore Claudio Durigon, ha dichiarato: «considerata l'importanza di offrire ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti per adattarsi alle mutate condizioni del mercato del lavoro, si sottolinea la volontà del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel definire tempistiche rapide per l'avvio della terza edizione del Fondo nuove competenze» –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la comunicazione dell'esito di tutte le candidature della seconda edizione del Fondo nuove competenze e una repentina apertura della terza edizione del fondo citato.
(3-01133)


   NISINI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo nuove competenze, introdotto dall'articolo 88 del cosiddetto «decreto rilancio» (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77) e successivamente modificato dal cosiddetto «decreto agosto» (decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126), è un fondo pubblico istituito presso Anpal e cofinanziato dal Fondo sociale europeo, introdotto nell'ordinamento con lo scopo di contrastare i negativi effetti economici conseguenti all'emergenza epidemiologica da Covid-19 e, dunque, di sostenere imprese e lavoratori nella difficile fase post-Covid;

   trattasi, nello specifico, di uno strumento di politica attiva che persegue la finalità di consentire alle imprese di adeguare le competenze dei lavoratori, destinando parte dell'orario alla formazione, prevedendo la possibilità per tutti i datori di lavoro del settore privato di stipulare degli accordi collettivi, a livello aziendale o territoriale, tra le associazioni datoriali e dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello nazionale, per rimodulare l'orario di lavoro dei dipendenti e svolgere dei percorsi di formazione e di ricollocazione;

   già con l'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-02138 gli interroganti chiedevano al Governo informazioni in merito all'avvio della cosiddetta «terza edizione» del Fondo nuove competenze, che, secondo indiscrezioni, sarebbe dovuta partire entro primavera 2024 con un budget di risorse di oltre 1 miliardo di euro;

   in sede di risposta presso la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel precisare che «il finanziamento del Fondo nuove competenze (avesse) una dotazione di circa 800 milioni» circostanziava che «l'autorità di gestione, con il supporto di Sviluppo Italia lavoro (ex Anpal servizi) è attualmente impegnata nella gestione degli avvisi pregressi relativi agli anni 2020 e 2022» e che comunque stesse lavorando speditamente «a tutti gli approfondimenti necessari all'emanazione di un nuovo avviso» –:

   se il Ministro interrogato possa ad oggi fornire indicazioni certe in merito all'emanazione del bando relativo alla terza edizione del Fondo nuove competenze.
(3-01134)


   PAVANELLI, CAPPELLETTI, APPENDINO, BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Enel s.p.a., la più grande azienda elettrica del Paese e tra i principali operatori integrati globali nei settori di energia elettrica e gas, vede lo Stato azionista con una quota del 23,6 per cento;

   secondo gli ultimi dati, Enel nel 2023 ha ottenuto un utile netto ordinario pari a 6,5 miliardi di euro (+20,7 per cento rispetto al 2022) e un ebitda ordinario a 22 miliardi di euro (+11,6 per cento rispetto al 2022). Per converso, dalla relazione e bilancio di esercizio di Enel al 31 dicembre 2022 (l'ultima attualmente disponibile) emerge, con riferimento al costo del personale, un ammontare complessivo di 105 milioni di euro, con una riduzione pari a 74 milioni di euro rispetto al 2021;

   in data 29 gennaio 2024, i sindacati di categoria hanno aperto lo stato di agitazione in Enel denunciando le politiche di «esternalizzazione di attività core», quali gli interventi sulla rete, vecchia e da convertire con energie rinnovabili;

   in particolare, i sindacati hanno denunciato l'ingiustificata riduzione del costo del lavoro, il blocco rispetto alle assunzioni pianificate, agli straordinari, alle trasferte, ivi comprese quelle concordate, il taglio dello smart working, gli orari di lavoro spezzati e la tendenza dell'azienda a terziarizzare il lavoro verso l'esterno;

   per tali motivi, oltreché lamentando il mancato adeguato supporto alla transizione energetica, in data 19 marzo 2024, gli stessi sindacati hanno proclamato lo sciopero dello straordinario programmabile per un mese a partire dal 4 aprile 2024, nonché lo sciopero generale di due giornate di tutti i dipendenti delle società del gruppo Enel;

   tale decisione è stata assunta constatato l'esito negativo dell'incontro di raffreddamento e conciliazione dell'8 febbraio 2024 innanzi alla direzione generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni di industriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nonché alla perdurante invarianza delle posizioni aziendali rispetto ai temi della pendente vertenza;

   come è noto, nell'ambito del Green deal europeo, l'Italia ha assunto precisi impegni con riferimento al taglio delle emissioni da anidride carbonica, che impongono – come primo step – una riduzione del 55 per cento già entro il 2030 –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, di assumere posizioni suscettibili di garantire i lavoratori ivi impiegati da ogni peggioramento del livello occupazionale ovvero delle condizioni di welfare aziendale, nel quadro di auspicate politiche industriali maggiormente orientate al processo di transizione energetica.
(3-01135)


   MARI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da uno studio della Cgil si rileva che 5,7 milioni di lavoratori dipendenti percepiscono una retribuzione media inferiore a 11 mila euro lordi annui e a questi vanno aggiunti oltre 2 milioni di dipendenti con salari medi inferiori ai 17 mila euro annui, frutto della discontinuità lavorativa, del part time e della precarietà contrattuale;

   dai dati Ocse emerge come nel 2022 il salario medio in Italia si sia attestato a 31,5 mila euro lordi annui, un livello nettamente più basso rispetto a quelli tedesco, 45,5 mila euro, e francese, 41,7 mila euro;

   sul minore salario medio in Italia incidono una maggior quota delle professioni non qualificate, l'alta incidenza del part time involontario, con una percentuale del 57,9 per cento, la più alta di tutta l'Eurozona, e del lavoro a termine che incide per il 16,9 per cento;

   nel 2022 oltre la metà dei rapporti di lavoro cessati ha avuto una durata fino a 90 giorni e, benché in Italia si lavori comparativamente di più in termini orari, i salari medi e la loro quota sul prodotto interno lordo sono notevolmente più bassi;

   nel 2022 il salario medio dei circa 17 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato con almeno una giornata retribuita nell'anno si è attestato a 22.839 mila euro lordi annui; il 59,7 per cento di questa platea ha salari medi inferiori alla media generale ed è composto da oltre 7,9 milioni di dipendenti discontinui e da oltre 2,2 milioni di lavoratori part time;

   i lunghi ritardi nel rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro determinano un'elevata percentuale di lavoratori con retribuzioni non rivalutate;

   prendendo a riferimento le retribuzioni nette nel 2022, 5,7 milioni di lavoratrici e lavoratori hanno guadagnato l'equivalente mensile di 850 euro e 2 milioni di dipendenti arrivano a 1.200 euro al mese: questi già bassi livelli salariali sono stati ulteriormente erosi dall'inflazione che nel 2022 e 2023 ha fatto registrare un totale del 13,8 per cento;

   è improrogabile assumere urgenti iniziative per recuperare il divario retributivo accumulato rispetto ai grandi Paesi europei, intervenendo su tutti i fattori che determinano le basse retribuzioni, quali: precarietà, discontinuità, part time involontario, basse qualifiche, gravi ritardi nel rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro –:

   quali iniziative intenda assumere nell'immediato rispetto alle criticità che determinano le basse retribuzioni.
(3-01136)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la «Giorgio Armani Operations spa», è stata recentemente posta in «amministrazione giudiziaria» (in base all'articolo 34 del decreto legislativo n. 159 del 2011, un consulente del tribunale affiancherà per un anno i vertici della società industriale del gruppo per «bonificarne» i rapporti con i fornitori) poiché nell'azienda «c'è una cultura di impresa gravemente deficitaria sotto il profilo del controllo, anche minimo, della filiera produttiva della quale la società si avvale: prassi illecita così radicata e collaudata da poter essere considerata inserita in una più ampia politica d'impresa diretta all'aumento del business», in quanto «funzionale a realizzare una massimizzazione dei profitti, anche a costo di instaurare stabili rapporti con soggetti dediti allo sfruttamento dei lavoratori»;

   secondo la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, la «Giorgio Armani Operations spa», avrebbe colposamente agevolato con la propria interessata inerzia il caporalato praticato su manodopera straniera irregolare da opifici cinesi in provincia di Milano, capannoni ai quali un fornitore ufficiale italiano di Armani, «Manifatture Lombarde srl», subappaltava in realtà la produzione di borse, pelletteria e accessori griffati Armani a opifici cinesi, ad esempio il «Wu Cai Ju» a Rozzano in cui i lavoratori (per lo più cinesi, a volte pakistani) venivano impiegati nella più totale violazione delle regole di sicurezza sul lavoro con ritmi massacranti, stipati in aree malsane, senza ferie, malattia, maternità, niente visite mediche e formazione;

   la «Giorgio Armani Operations spa» aveva quindi stipulato con la «Manifatture Lombarde srl» di Pieve Emanuele (Milano) un contratto per la produzione di borse, cinture e pelletteria varia, prevedendo, tra le altre cose, anche un codice etico e l'esplicito divieto di subappaltare la produzione;

   tuttavia, in base alle testimonianze raccolte, molti lavoratori dichiaravano di essere pagati per 4 ore al giorno ufficiali ma di lavorarne 10;

   secondo quanto si apprende, la società committente non avrebbe mai effettivamente controllato la catena produttiva rimanendo inerte pur venendo a conoscenza dell'esternalizzazione di produzioni da parte delle società fornitrici;

   per il settore della moda si tratta della seconda misura di prevenzione adottata dalla sezione autonoma misure di prevenzione del Tribunale di Milano in pochi mesi –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative urgenti al fine di contrastare il fenomeno del sub-appalto basato sulla produzione con forza lavoro in condizione di sfruttamento nell'ottica dell'esclusivo contenimento dei costi finalizzato alla massimizzazione dei profitti da parte delle imprese.
(5-02253)


   SARRACINO, SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2024 lo sciopero proclamato da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ha registrato una straordinario adesione di lavoratrici ed i lavoratori a cui si applica il contratto nazionale della distribuzione moderna organizzata;

   la mobilitazione, cui seguiranno ulteriori 8 ore di sciopero articolate su base territoriale, punta a sollecitare un rinnovo del contratto nazionale dignitoso, scaduto da più di 4 anni e che riguarda 240 mila lavoratrici e lavoratori;

   tale rivendicazione si scontra con l'atteggiamento di Federdistribuzione, associazione datoriale che, ad avviso degli interroganti, ha tentato di peggiorare le condizioni dei lavoratori con un pesante intervento sulla classificazione del personale, con inevitabili ricadute sul salario, e con richieste derogatorie alla regolamentazione dei tempi determinati volte ad una precarizzazione delle condizioni di lavoro;

   i rinnovi dei contratti nazionali terziario, distribuzione e servizi e distribuzione cooperativa non solo non hanno comportato alcun peggioramento della parte normativa, ma al contrario, hanno migliorato significativamente taluni istituti contrattuali di indubbio interesse per le lavoratrici ed i lavoratori;

   non solo i lavoratori, ma anche le istituzioni non possono accettare un improprio scambio tra un tardivo e incerto adeguamento salariale e un ulteriore precarizzazione, ben oltre gli stessi limiti di legge –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di favorire un proficuo confronto tra le parti per la definizione del rinnovo del contratto della distribuzione moderna organizzata, in linea con quanto già convenuto per settori analoghi quali quello del terziario, distribuzione e servizi o della distribuzione cooperativa.
(5-02254)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° aprile 2024 il lavoro agile è tornato alla gestione ordinaria: si è conclusa la fase di emergenza, determinata dalla pandemia, che ha permesso inizialmente a tutti i lavoratori, e poi soltanto a quelli affetti da patologie gravi e ai genitori di ragazzi al di sotto dei 14 anni, di lavorare da remoto anche tutti i giorni, senza alcun bisogno di ottenere il consenso del datore di lavoro;

   si è tornati alla «normalità», e quindi, dal punto di vista delle procedure, all'accordo individuale con il datore di lavoro;

   nel frattempo la realtà del mondo del lavoro è cambiata profondamente. La spinta formidabile della pandemia, e i ripetuti lockdown, hanno moltiplicato il numero dei lavoratori in lavoro agile, passati dai 570 mila del 2019 ai tre milioni e mezzo del 2023, e ai 3,65 milioni entro la fine del 2024, secondo le stime dell'Osservatorio del Politecnico di Milano;

   un incremento del 541 per cento che, se oggi si è lontano dai picchi del 2020 e del 2021, determinati dalle esigenze di distanziamento, è suscettibile di far presumere quanto il lavoro agile, al di là dei numeri, abbia cambiato fortemente l'organizzazione del lavoro;

   i dati dell'Osservatorio del Politecnico indicano che l'incremento di produttività per un lavoratore, derivante dall'adozione di un modello «maturo» di lavoro agile, sale dal 15 al 20 per cento;

   simile l'impatto del lavoro agile a livello di sistema Paese; considerando che i lavoratori che potrebbero attuare questa modalità lavorativa sono circa 6 milioni (pressappoco il 22 per cento del totale degli occupati) e ipotizzando che la pervasività del lavoro agile possa arrivare al 70 per cento dei lavoratori potenziali, l'effetto dell'incremento della produttività media del lavoro in Italia si può stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro;

   effetti positivi del lavoro agile sono anche relativi alla maggior conciliazione vita-lavoro, al risparmio energetico (dalla postazione di lavoro alla mobilità), alla diminuzione dello stress da lavoro correlato;

   i summenzionati vantaggi implicano una revisione della organizzazione aziendale, un approccio nuovo, flessibile, in funzione dell'adempimento della prestazione lavorativa anche da remoto –:

   se e come il Ministro interrogato intenda, per quanto di competenza, reperire le risorse per permettere la proroga del lavoro agile oltre il 31 marzo 2024, per i lavoratori fragili, tanto del settore pubblico che di quello privato, nonché porre in essere iniziative volte a incentivare e sostenere datori di lavoro e lavoratori nell'adozione di una organizzazione del lavoro più «sostenibile» e, in particolare, nel ricorso al lavoro agile.
(5-02255)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOIZZO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2024, il comune di Bagaladi, in provincia di Reggio Calabria, ha pubblicato un avviso per la selezione di esperti per lo svolgimento di attività di supporto ai comuni di Bagaladi, Bova, Cardeto, Ferruzzano, Montebello Ionico, Roccaforte del Greco, Roghudi, San Lorenzo, Staiti, per la realizzazione della «Strategia di Area Grecanica», finanziata nell'ambito della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI);

   l'avviso è finalizzato a selezionare cinque esperti, con i seguenti profili: segreteria tecnica program manager, segreteria amministrativa, media manager e revisore contabile;

   la durata dell'incarico è pari a 30 mesi, con 10 giorni di lavoro al mese per un totale di 300 giornate lavorative, a fronte di una retribuzione da 15 a 60 mila euro a seconda dei diversi profili;

   le candidature potevano essere presentate in una forbice temporale molto ristretta, dalle ore 17 del 12 marzo alle ore 20 del 14 marzo, poco più di 48 ore;

   a normativa vigente, ai sensi dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, che disciplina l'accesso agli impieghi presso le pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi, i bandi di concorso devono essere pubblicati sul portale unico del reclutamento e devono contenere un termine di presentazione della domanda non inferiore a 10 e non superiore a 30 giorni dalla data di pubblicazione;

   fonti vicine all'amministrazione comunale di Bagaladi, tuttavia, hanno precisato che l'ente locale calabrese non avrebbe indetto un nuovo avviso pubblico, bensì riattivato un avviso precedente, del dicembre 2023, che era stato sospeso per via di errori materiali;

   l'avviso, finalizzato alla selezione dei 5 esperti, era stato pubblicato il 14 dicembre 2023 con scadenza prevista per il 30 dicembre 2023, ma i sindaci degli altri comuni interessati avevano prontamente chiesto che il bando venisse annullato in quanto la procedura di selezione non aveva coinvolto appieno gli altri enti della «Strategia di Area Grecanica» nella fase propedeutica all'avvio della medesima;

   a seguito della riapertura del bando, i medesimi sindaci hanno manifestato nuovamente di non condividere le modalità attraverso le quali il comune di Bagaladi ha gestito la procedura di selezione;

   se il Ministro interrogato sia informato delle modalità di svolgimento della procedura di selezione richiamata in premessa, anche valutando l'attivazione dei propri poteri ispettivi, e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di assicurare che le procedure di concorso per l'accesso agli impieghi presso le pubbliche amministrazioni avvengano nel pieno rispetto delle norme in vigore.
(4-02630)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 14 luglio 2021, come riportato da quotidiano online «Positano news», il dottor Ferdinando Annaruma, allora direttore del servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale dell'AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona, rivolgeva un accorato appello agli abitanti di Salerno e provincia affinché effettuassero delle donazioni di sangue vista la carenza di sacche ematiche destinate alla trasfusione;

   il dottor Annaruma dichiarava che: «a stento riusciamo a garantire le trasfusioni urgenti, ma se persiste questa situazione tra qualche giorno le scorte di sangue a disposizione termineranno del tutto.»;

   li 28 marzo 2024 il quotidiano «Le Cronache di Salerno» ha pubblicato la notizia delle nuova inchiesta della Procura di Salerno avviata su input di un medico del reparto trasfusioni;

   il medico ha denunciato la mancanza dai registri, successivamente inviati al Ministero della salute, di 40 sacche di sangue relative agli anni 2021, 2022, 2023;

   a seguito dell'intervento dei Nas è stata istituita una Commissione interna che ha accertato l'effettiva mancanza di 40 sacche di sangue;

   il 27 marzo 2024 il Capo dipartimento, dottor Carmine Selleri, ha convocato una riunione con gli 11 medici del reparto minacciando provvedimenti disciplinari ai loro danni;

   l'ospedale Ruggi d'Aragona di Salerno è noto alla stampa per numerosi casi di cattiva gestione;

   ad una situazione già grave si aggiunge la totale indifferenza del direttore generale, che avrebbe dovuto nominare a breve il nuovo primario del reparto di trasfusioni, e che minimizza l'accaduto asserendo che le sacche siano state trasportate in altre aziende ospedaliere senza però essere state registrate;

   in una situazione di emergenza e carenza di sangue nel reparto trasfusioni che ha anche portato all'acquisto di ulteriori sacche, appare quantomeno grave che siano sparite del tutto 40 sacche che dovevano essere utilizzate per i cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza intenda intraprendere a tutela dei pazienti del Ruggi d'Aragona di Salerno al fine di garantire che avvenimenti come questo non si ripresentino.
(4-02629)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Casasco e altri n. 1-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pisano.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Barbagallo n. 5-02250 dell'8 aprile 2024.