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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 3 aprile 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il percorso europeo di decarbonizzazione, cosiddetto «Green Deal», mira alla neutralità climatica entro il 2050 attraverso una serie di regolamenti tra cui, con riferimento alle produzioni ad alte emissioni (hard to abate), il sistema Ets (Emission trading system) del 2005 ed il recente Regolamento (UE) 2023/956 Cbam (Carbon border adjust mechanism);

    l'Eu Ets e il Cbam si prefiggono l'obiettivo comune di stabilire un prezzo per le emissioni di gas a effetto serra incorporate negli stessi settori e nelle stesse merci mediante l'uso di quote o certificati specifici. Entrambi i sistemi hanno natura normativa e sono giustificati dalla necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in linea con l'obiettivo ambientale vincolante, stabilito dal diritto dell'Unione nel regolamento (UE) 2021/1119, di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra dell'Unione di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica in tutti i settori dell'economia entro il 2050;

    mentre l'Eu Ets fissa il numero totale di quote rilasciate (cap «massimale») per le emissioni di gas a effetto serra derivanti dalle attività che rientrano nel suo campo di applicazione e consente la negoziazione delle quote (sistema cap-and-trade, «sistema di limitazione e scambio»), il Cbam non dovrebbe stabilire limiti quantitativi alle importazioni in modo che i flussi commerciali non siano limitati. Inoltre, mentre l'Eu Ets si applica agli impianti situati nell'Unione, il Cbam dovrebbe applicarsi a determinate merci importate nel territorio doganale dell'Unione;

    in quanto strumento per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, il Cbam dovrebbe garantire che i prodotti importati siano soggetti a un sistema normativo che applica costi del carbonio equivalenti a quelli sostenuti nell'ambito dell'Eu Ets, con il risultato di pervenire a un prezzo del carbonio equivalente per i prodotti importati e quelli nazionali, garantendo nel contempo la compatibilità con la legislazione dell'organizzazione mondiale del commercio;

    tuttavia, la concreta applicazione del meccanismo presenta alcune criticità che potrebbero vanificare il raggiungimento dell'obiettivo generale. I problemi legati all'applicazione del Cbam si presentano in modo differente per i diversi settori obbligati. In particolare, nei settori dell'acciaio e dell'alluminio, l'applicazione del Cbam comporta un rischio di riduzione della produzione interna, a causa dell'incremento del prezzo delle importazioni di materie prime, e di uno spostamento nei Paesi extra europei della produzione di manufatti intermedi sui quali non si applica il Cbam. Questo problema, invece, non riguarda il settore dei fertilizzanti, dell'energia elettrica, dell'idrogeno e del cemento;

    relativamente ai settori dell'acciaio e dell'alluminio, sarebbe opportuno introdurre alcune modifiche al meccanismo Cbam per scongiurare il rischio di delocalizzazione della produzione di prodotti finali o intermedi. Delocalizzazione che non solo produrrebbe un danno economico e strategico al sistema industriale italiano e europeo ma comporterebbe, allo stesso tempo, un aumento dell'intensità di emissioni per unità di prodotto;

    secondo l'attuale versione del regolamento, infatti, i prodotti finiti extra Unione europea potranno liberamente essere importati senza tassazione Cbam anche se prodotti con materie prime ad alta intensità emissiva. Appare evidente che tale circostanza produrrebbe un effetto diametralmente opposto allo scopo immaginato dal meccanismo Cbam;

    a norma del regolamento, il Cbam dovrebbe essere attuato anche attraverso la creazione di incentivi per la riduzione delle emissioni da parte degli operatori nei Paesi terzi. Tuttavia, molti partner commerciali, in particolar modo quelli più fragili economicamente ed esposti alle esportazioni verso l'Unione europea, come taluni Paesi africani, rilevano che la politica commerciale verde dell'Unione europea non è sufficientemente attenta alla dimensione della cooperazione allo sviluppo;

    in sostanza, viene espressa una forte preoccupazione per le implicazioni economiche degli strumenti commerciali verdi dell'Unione europea, che alcuni Paesi considerano una forma di protezionismo verde. Questi strumenti condizionano l'accesso al mercato dell'Unione europea al rispetto di rigorosi requisiti ambientali, creando barriere all'accesso per i partner commerciali dell'Unione europea, in particolare i Paesi in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati che potrebbero non essere in grado di soddisfare tali requisiti. L'impatto delle regolamentazioni dell'Unione europea non sarà uniforme su tutti i Paesi, con alcune nazioni che subiranno conseguenze economiche più severe;

    in un contesto di progressiva crescita della domanda di beni con una impronta emissiva minore rispetto agli standard del passato, la difesa strategica della nostra produzione siderurgica dipende dagli investimenti per la decarbonizzazione della produzione,

impegna il Governo:

1) ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:

  a) privilegiare un approccio diplomatico con i Paesi con i quali l'Europa ha i più significativi rapporti commerciali sui prodotti oggetto del Cbam, al fine di promuovere nei Paesi extra europei una ambizione climatica paragonabile a quella europea, anche mobilitando le leve della finanza internazionale e degli accordi commerciali bilaterali basati su standard legati all'impronta carbonica dei prodotti intermedi e/o finali;

  b) adottare un approccio diplomatico diversificato (bilaterale, multilaterale e plurilaterale) rispetto alle caratteristiche specifiche del Paese partner terzo, in grado di distinguere tra Paesi vulnerabili e Paesi avanzati, competitor, rispondendo alle preoccupazioni economiche dei primi, anche attraverso:

   1) l'istituzione di «partnership commerciali verdi» per supportare i Paesi più vulnerabili nello sviluppo di capacità istituzionale e produttiva per soddisfare gli standard ambientali dell'Unione europea;

   2) l'utilizzo di parte dei ricavi del Cbam per sostenere la transizione verde nei Paesi più vulnerabili, anche all'interno della cornice del «Piano Mattei per l'Africa»;

  c) mitigare gli effetti distorsivi del regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, «Carbon Border Adjustment Mechanism» (CBAM), anche attraverso opportune modifiche, secondo modalità che:

   1) estendano la sua applicazione anche all'impronta carbonica dei prodotti intermedi e finiti, almeno per una lista di prodotti significativi per l'industria, o strategici per la sicurezza, contenenti acciaio e allumino (come ad esempio automobili, elettrodomestici, macchine industriali), realizzati con le materie prime grezze oggetto di imposta ambientale importati nell'Unione;

   2) promuovano l'introduzione di meccanismi di incentivazione selettiva alla domanda – come incentivi per il settore automotive, per gli elettrodomestici, per i prodotti da costruzione – basati su una certificazione di impronta emissiva in grado di soddisfare determinati standard fissati a livello europeo;

   3) promuovano, conseguentemente, l'introduzione di standard per la determinazione di quote minime di prodotto «green» per manufatto finito nel mercato europeo, tali da sostenere la domanda interna di prodotti con bassa intensità emissiva, indipendentemente dal Paese di provenienza, in tal modo riducendo significativamente il rischio di delocalizzazione;

   4) semplifichino le future procedure di autorizzazione e diano certezza agli operatori sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante introduzione di metodi di calcolo inequivocabili per gestire la contabilità delle emissioni;

   5) coordinino le misure del Cbam con la riforma dell'Eu Ets e con la direttiva CSDDD sugli obblighi di sostenibilità delle imprese (corporate sustainability due diligence directive);

  d) prevedere appositi meccanismi di supporto, come l'istituzione di un fondo sovrano europeo per la transizione climatica, in grado di superare le differenze di esposizione al debito pubblico dei diversi Paesi europei rispetto alla possibilità di finanziare la transizione, tali meccanismi, finanziati dall'emissione di debito comune sul modello del Next Generation EU, dovrebbero dotare rapidamente i settori hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone in tal modo la competitività e aumentando l'integrazione e la sicurezza strategica europea.
(1-00266) «Sergio Costa, Pavanelli, Ilaria Fontana, Cappelletti, L'Abbate, Morfino, Santillo».

Risoluzioni in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le malattie cardio e cerebrovascolari sono, in Italia, uno dei più importanti problemi di salute pubblica poiché sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità; sono malattie molto diffuse nella popolazione, soprattutto in quella più anziana, e gli effetti pervasivi non sono solo clinici ma anche sociali poiché colpiscono profondamente la vita lavorativa e familiare;

    fanno parte delle malattie dell'apparato cardiocircolatorio le malattie ischemiche del cuore, come l'infarto acuto del miocardio e l'angina pectoris, e le malattie cerebrovascolari, come l'ictus ischemico ed emorragico; le malattie cerebrovascolari più frequenti sono l'ictus ischemico (circa l'80 per cento degli eventi cerebrovascolari acuti), l'emorragia intracerebrale (15-20 per cento), l'emorragia subaracnoidea (3-5 per cento) e gli eventi cerebrovascolari acuti mal definiti (1-3 per cento);

    le patologie dell'apparato cardiocircolatorio rappresentano il 34,8 per cento di tutti i decessi (31,7 per cento nei maschi e 37,7 per cento nelle femmine); secondo l'Istat (2018), la cardiopatia ischemica è responsabile del 9,9 per cento di tutte le morti (10,8 per cento nei maschi e 9 per cento nelle femmine), mentre gli eventi cerebrovascolari dell'8,8 per cento (7,3 per cento nei maschi e 10,1 per cento nelle femmine);

    secondo i dati Istat nel 2020 in Italia sono stati rilevati complessivamente 227.350 decessi per malattie del sistema circolatorio (98.853 maschi e 128.614 femmine), rappresentando poco più del 30 per cento di tutti i decessi registrati, in aumento rispetto al 2019 e dunque con una leggera inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, che avevano fatto registrare una riduzione costante seppure lieve, fattore sicuramente riconducibile anche alla pandemia;

    seppure nella lettura dei dati occorre tener conto della variazione intervenuta sulla classificazione internazionale delle malattie, come evincibile dal Rapporto osservasalute 2022 in 36 anni la mortalità totale si è più che dimezzata (il tasso standardizzato di mortalità totale si è ridotto di oltre il 50 per cento tra il 1980-2018) ed il contributo delle malattie cardiovascolari è stato quello che senz'altro più ha influito sul trend in discesa della mortalità (nello stesso periodo la mortalità per malattie ischemiche del cuore si è ridotta del 70 per cento e quella delle malattie cerebrovascolari di oltre il 70 per cento);

    quasi tutti gli indicatori disponibili (mortalità, dimissioni ospedaliere, pensioni di invalidità, spesa farmaceutica) confermano la gravità dei danni umani, sociali ed economici di queste patologie, tenuto conto che spesso le conseguenze per chi sopravvive ad un evento cardio o cerebrovascolare acuto sono tali che inevitabilmente chi ne è colpito diventa un malato cronico e talvolta disabile grave, con rilevanti ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali; sono malattie correlate in maniera prevalente all'invecchiamento della popolazione e per questo rappresentano in tale popolazione la prima causa di disabilità fisica e disturbi della capacità cognitiva;

    il 18 maggio 2017 è stata costituita l'Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, quale patto strategico volontario per accrescere gli interventi di prevenzione, assistenza e controllo delle malattie cardio-cerebrovascolari;

    all'Alleanza, sottoscritta dal Ministro della salute pro tempore, aderiscono più di quaranta federazioni/società di cardiologia e neurologia, medicina interna, medici di medicina generale, pediatri, farmacisti, nonché associazioni di pazienti e altri enti, con lo scopo di avvicinare il livello istituzionale a quello clinico, riunendo in un tavolo di confronto permanente tutti i principali stakeholder e con il comune obiettivo di contribuire alle strategie di prevenzione e cura delle malattie cardio-cerebrovascolari, in linea con il programma «Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari», il Piano nazionale della prevenzione e il Piano nazionale cronicità, al fine di ridurne l'incidenza, la morbosità e la mortalità nel lungo periodo; la mission e gli intenti dell'alleanza sono indicati nel documento di strategia, elaborato dal Ministero della salute in collaborazione con le società scientifiche e associazioni di pazienti operanti in ambito cardio-cerebrovascolare;

    il Ministero della salute, che ha il ruolo di coordinamento tecnico-scientifico e amministrativo dell'alleanza, e i firmatari si sono impegnati a:

     a) promuovere, nella popolazione generale e nelle persone a rischio, l'adozione di stili di vita salutari (sana alimentazione, attività fisica, astensione dall'uso di prodotti del tabacco e dal consumo di alcol), quale principale strategia di prevenzione, supportando gli obiettivi di «Guadagnare salute» e del Piano nazionale della prevenzione;

     b) promuovere l'empowerment dei cittadini e l'engagement dei pazienti e delle loro famiglie;

     c) consolidare il raccordo tra il sistema di cure primarie e la rete di assistenza ospedaliera e specialistica;

     d) promuovere interventi di formazione sulla gestione del rischio cardio-cerebrovascolare e sul supporto al cambiamento comportamentale;

     e) contribuire alle iniziative di comunicazione e sensibilizzazione;

     f) definire e divulgare documenti e linee di indirizzo;

    dal documento di strategia dell'alleanza si evince come consolidati studi epidemiologici abbiano identificato i fattori di rischio ed abbiano dimostrato che buona parte di essi sono reversibili e prevenibili con l'adozione di comportamenti legati allo stile di vita; tali fattori di rischio e l'aumento dell'aspettativa di vita richiedono necessariamente azioni preventive e coordinate per il conseguimento delle migliori condizioni di salute in età avanzata;

    entrando ancora più nel dettaglio, si evidenzia come tra i fattori di rischio ve ne siano alcuni non modificabili:

     a) l'età, con un incremento esponenziale dai 55 anni e dopo i 65 anni;

     b) la familiarità/fattori genetici, legata alla presenza di eventi vascolari a carico dei familiari di primo grado (genitori, fratelli, sorelle, figli) in età precoce, ovvero prima dei 55 anni nei maschi e dei 65 anni nelle femmine;

     c) il genere, che lega il minor rischio cardio-cerebrovascolare delle donne rispetto agli uomini almeno sino alla menopausa; mentre le donne dai 55 ai 75 anni hanno, rispetto agli uomini, un maggior rischio di ictus che aumenta con l'età e con maggiore mortalità o maggiore disabilità in caso di sopravvivenza;

     d) l'etnia, i bianchi caucasici rispetto agli afroamericani sono a minor rischio di ictus cerebrale, mentre le popolazioni asiatiche sono a maggior rischio di emorragia cerebrale;

    altri fattori di rischio sono invece modificabili o reversibili e i più importanti sono:

     a) il tabagismo, il fattore di rischio più nocivo, ed anche il fumo passivo;

     b) la sedentarietà/scarsa attività fisica, anche laddove favorisce il sovrappeso, soprattutto quando associata ad una scorretta alimentazione;

     c) il consumo di alcol, poiché aumenta il rischio di ictus cerebrale, contribuisce a innalzare la pressione arteriosa, favorisce l'aumento di peso, modifica la risposta all'insulina, danneggia la funzionalità epatica e interferisce con il metabolismo di molti farmaci;

     d) la scorretta alimentazione laddove ricca di grassi saturi e/o di sale e/o povera di verdure, frutta e pesce e/o caratterizzata da un apporto calorico inadeguato (in genere eccessivo) rispetto al fabbisogno energetico;

     e) il sovrappeso/obesità, anche laddove è associato spesso a ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e iperglicemia; il rischio di ictus aumenta progressivamente al crescere dell'indice di massa corporea (IMC o body mass index, BMI) e della circonferenza addominale;

     f) il diabete mellito, in quanto l'iperglicemia favorisce l'insorgenza di danni vascolari e dell'aterosclerosi;

     g) le dislipidemie (elevati valori di colesterolemia totale; elevati valori di colesterolemia LDL; bassi valori di colesterolemia HDL; elevati valori di trigliceridemia) poiché favoriscono lo sviluppo dell'aterosclerosi;

     h) l'ipertensione arteriosa, l'elevata pressione del sangue nelle arterie (≤140/90 mmHg) è uno dei fattori di rischio più importanti per ictus ed è molto diffuso nella popolazione; la prevalenza aumenta con l'età fino a superare il 50 per cento oltre i 74 anni e nella popolazione di età superiore ai 60 anni è tendenzialmente maggiore nelle donne rispetto agli uomini;

     i) la fibrillazione atriale (FA), poiché favorisce la formazione di trombi nell'atrio sinistro del cuore da cui poi si possono distaccare emboli che raggiungono il circolo cerebrale ed è particolarmente pericolosa;

     l) le cardiopatie (cardiopatia ischemica, cardiomiopatie, valvulopatie, forame ovale pervio, aneurisma del setto interatriale);

     m) le vasculopatie (lesioni ateromasiche dell'arco aortico, delle carotidi, dei vasi intracranici e aneurismi cerebrali);

    rispetto ai fattori di rischio reversibili, la prevenzione primaria rappresenta la strada maestra per contrastare l'insorgenza delle malattie cardiovascolari, agendo sulle conoscenze dei cittadini e modificando gli stili di vita per prevenire i comportamenti non salutari fin dall'infanzia e dall'adolescenza, riducendo significativamente il rischio di insorgenza, nell'età adulta, di patologie correlate al cardiovascolare e favorendo un invecchiamento sano ed attivo;

    tra i fattori di rischio prevenibili vi sono anche quelli ambientali, in primis legati all'inquinamento atmosferico al quale sono associati il 18 per cento dei decessi per malattie cardiovascolari in Europa (sebbene come riportato dall'European environment agency (Eea) tale percentuale rappresenta una sottostima) mentre molteplici studi confermano le malattie cardiache e l'ictus quali cause più comuni di morti prevenibili attribuibili all'esposizione all'inquinamento atmosferico, seguite da malattie polmonari e cancro del polmone;

    secondo gli ultimi dati raccolti dall'Aea nel rapporto «Health impacts of air pollution in Europe, 2022» e relativo al 2020, in Europa si sono registrate 310.474 morti premature per l'inquinamento atmosferico, di queste 237.810 sono attribuibili al particolato fine (PM2.5), 48.555 al biossido di azoto (NO2) e 23.109 all'ozono. In Italia nello stesso anno si sono invece registrati 68.538 decessi, di cui 52.303 per PM2.5, 11.158 per NO2 e 5.077 attribuibili all'ozono;

    secondo la Commissione sull'inquinamento e la salute Lancet 2020, l'inquinamento ambientale è la principale causa di morte prematura reversibile al mondo. Lo studio Global Burden of Disease (Gbd) ha attestato l'inquinamento atmosferico come quarta causa mondiale di malattie e morte, con circa 9 milioni di decessi imputati in tutto il mondo all'anno. Il 61,9 per cento di questi era dovuto a malattie cardiovascolari, tra cui la cardiopatia ischemica (31,7 per cento) e l'ictus (27,7 per cento);

    appare dunque fondamentale ridurre i rischi ambientali per ridurre anche il carico delle malattie cardiovascolari in Europa; nell'ambito del piano d'azione stabilito con il Green Deal, la Commissione europea ha fissato, tra gli altri, l'obiettivo di ridurre il numero di morti premature causate dal PM2.5 di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto al 2005;

    il 19 ottobre 2023 Cittadinanzattiva ha presentato l'iniziativa «Mi sta a Cuore: informazione ed empowerment sul rischio cardiovascolare» che, in collaborazione con Fimmg e Gise, ha coinvolto oltre 400 alunni delle scuole superiori e 60 specializzandi in Veneto e Campania, con lo scopo di costruire un nuovo modello di presa in carico e gestione dei pazienti con rischio cardiovascolare e promuovere, allo stesso tempo, percorsi di prevenzione e miglioramento degli stili di vita dei cittadini;

    l'iniziativa di Cittadinanzattiva si è concentrata, nella sua seconda annualità, sui temi dell'informazione e dell'empowerment attraverso tre attività principali:

     a) profilazione dei pazienti con fibrillazione atriale e stenosi aortica per elaborare un sistema di indicatori in grado di intercettare i pazienti prima del verificarsi dell'evento acuto;

     b) percorso di formazione per oltre 400 alunni delle scuole superiori di Veneto e Campania sul funzionamento del sistema cardiocircolatorio e sui fattori di rischio modificabili e non modificabili che condizionano il benessere delle persone;

     c) percorso di formazione sugli stili di comunicazione medico-paziente in 4 atenei di Veneto e Campania, con il coinvolgimento di rappresentanti delle associazioni, singoli pazienti e 60 medici specializzandi;

    ha dichiarato a riguardo Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva: «Fare prevenzione, occuparsi di rimanere in una condizione di salute, partecipare attivamente al mantenimento della salute collettiva è la sfida che dobbiamo affrontare per garantire condizioni di benessere diffuse nella popolazione e meno legate alle disuguaglianze determinate dal luogo e dalla situazione economica e sociale dei cittadini, nonché per contribuire alla maggiore sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale». L'iniziativa Mi sta a cuore ha l'obiettivo di portare questa sfida all'interno delle scuole e delle università, affinché sin da piccoli gli studenti possano comprendere che la salute è una priorità collettiva e gli specializzandi in medicina possano sviluppare e accrescere le competenze per una migliore comunicazione e per l'ascolto del paziente al fine di coinvolgerlo attivamente nella prevenzione e nella cura della propria salute;

    l'iniziativa di Cittadinanza attiva, nella sua precedente annualità, conseguiva ad un'indagine e approfondimento condotti in merito alla qualità dei servizi presenti sul territorio nazionale e alla loro capacità di instradare le persone con patologie cardiovascolari in percorsi strutturati e stabili nel tempo, in grado di massimizzare il benessere del singolo individuo;

    la predetta indagine ha fatto emergere una serie di criticità trasversali alla complessa organizzazione regionalizzata del Servizio sanitario nazionale che favoriscono l'insorgere di disuguaglianze in grado di compromettere lo stato di salute dei pazienti con patologie legate al sistema cardiovascolare;

    una delle maggiori criticità rilevate è «la persistenza di una frattura di comunicazione e interazione tra la medicina territoriale e il livello specialistico (solo il 7,4 per cento dei pazienti, ad esempio, risultava inserito in percorsi strutturati – PDTA – che prevedono interazioni costanti tra i diversi livelli di presa in carico e gestione) che si accentua maggiormente nelle aree interne o periferie cittadine»;

    altra criticità è correlata alla capacità di azione dei singoli pazienti, fortemente frammentata e compromessa, nonché al grado di conoscenza che i pazienti hanno sul proprio ruolo nel percorso di salute e benessere, in presenza di criticità cardiovascolari;

    come rilevato anche dall'indagine di Cittadinanzattiva, nel percorso di cura dei pazienti con questo tipo di patologie, è fondamentale il ruolo del caregiver, figura che tuttavia fatica ancora ad essere considerata nell'interazione con i MMG e con gli specialisti e che richiede di essere adeguatamente formata poiché spesso si tratta di familiari o di badanti che non hanno le corrette conoscenze e le competenze per poter rappresentare un valido supporto al paziente; a riguardo appare opportuno garantire una formazione adeguata anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di tutela dei pazienti quale valido supporto conoscitivo e di trasferimento di competenze; dall'indagine è emerso che solo il 28 per cento dichiara di conoscere l'esistenza di specifiche associazioni che tutelano pazienti con patologie cardiovascolari e solo la metà di questi dichiara di avere interazioni o collaborazioni, riconoscendo in esse un valore aggiunto nei percorsi di cura;

    nelle note conclusive dell'indagine si sottolinea come «l'offerta dei servizi preventivi, così come le reti ospedaliere, è ancora troppo a macchia di leopardo, fattore che genera disuguaglianze di accesso ai servizi e disparità di cure tra cittadini. Il tasso di mortalità analizzato in apertura del presente lavoro e che vede una maggiore incidenza nelle regioni del Sud è sintomatico di una fragilità del sistema e ci dimostra che li dove l'organizzazione della rete e dei servizi è più efficace, i tassi di decesso si riducono e aumenta anche il livello di benessere del cittadino con patologia cronica»;

    quale risposta efficace all'invecchiamento della popolazione e alla cronicità delle patologie, «la sanità d'iniziativa» è il nuovo modello assistenziale di gestione delle malattie croniche che si sta via via imponendo;

    in base alla sanità d'iniziativa il sistema sanitario non aspetta che il cittadino/paziente arrivi in ospedale (sanità di attesa), ma lo intercetta prima che le patologie insorgano o si aggravino, garantendo quindi al paziente interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio, puntando anche sulla prevenzione e sull'educazione; tale nuovo modello assistenziale si basa sul cosiddetto «chronic care model» quale interazione tra il paziente più informato ed i medici, infermieri e operatori sociosanitari;

    il chronic care model (Ccm), elaborato dal professor Wagner del Mac-Coll Institute for Healthcare Innovation, è la combinazione di diversi fattori la cui combinazione realizza l'interazione efficace tra un paziente consapevole e un team assistenziale multiprofessionale; tali fattori sono: le risorse della comunità, l'organizzazione dei servizi sanitari, il supporto all'auto-cura, il sistema di erogazione dell'assistenza, il supporto alle decisioni, i sistemi informativi;

    nell'esperienza toscana relativa all'impiego del Ccm, occorre dunque partire dalla valutazione dei bisogni della comunità, tramite l'elaborazione di profili di salute, l'identificazione di gruppi di popolazione a rischio, l'analisi delle diseguaglianze nella salute e nell'assistenza sanitaria; la promozione della salute mediante interventi settoriali e intersettoriali rivolti a specifici determinanti di salute (ambiente, lavoro, traffico, stili di vita, eccetera); la valorizzazione delle risorse della comunità (gruppi di volontariato, gruppi di auto-aiuto, attività fisica adattata, centri per anziani, eccetera);

    il supporto all'auto-cura (self-management) è concepito come aiuto ai pazienti ed alle loro famiglie ad acquisire conoscenze, abilità e motivazioni nella gestione della malattia, fornendo loro gli strumenti necessari e valutando regolarmente i risultati e i problemi;

    i sistemi informativi devono essere in grado di garantire alcune fondamentali funzioni quali: un sistema di allerta che aiuti i team delle cure primarie ad attenersi alle linee guida; un sistema di feedback per i medici riguardo ai loro livelli di performance rispetto agli indicatori delle malattie croniche; un sistema di raggruppamento dei pazienti per patologie («registri di patologia») e di stratificazione degli stessi per profilo di rischio all'interno di un determinato gruppo; un sistema di monitoraggio e valutazione degli interventi individuali realizzati,

impegna il Governo:

   ad elaborare un Piano nazionale per le malattie cardio e cerebrovascolari che, in coerenza con il Piano nazionale della prevenzione, il Piano nazionale della cronicità e con i lavori dell'Alleanza per le malattie cardio e cerebrovascolari, individui gli obiettivi e le azioni da realizzare a livello nazionale e regionale, per prevenire l'insorgenza delle patologie per la diagnosi precoce e per le cure più efficaci, assicurando interventi utili per migliorare i percorsi di cura e assistenza attraverso la personalizzazione e la corretta informazione al paziente, favorendo altresì un accesso equo alle terapie e tecnologie più innovative, creando una effettiva integrazione ospedale-territorio che non si basi solo ed esclusivamente sulla gestione di un paziente ormai cronico, ma che possa evitare l'ospedalizzazione e la stessa cronicizzazione di una patologia;

   ad individuare le più opportune misure e azioni coordinate per consentire la diagnosi precoce e un trattamento tempestivo adeguato con lo scopo di modificare la progressione della malattia cardio e cerebrovascolare con conseguente riduzione della disabilità, miglioramento della prognosi e dell'aspettativa di vita e contenimento dei costi diretti (farmaci, trattamenti chirurgici e riabilitazione) e indiretti (assenza dal lavoro);

   a destinare, anche nell'ambito di specifici provvedimenti di natura economico finanziaria, un'adeguata quota di risorse finanziarie affinché siano attivati screening e sistemi di alert specifici per la popolazione che presenta fattori di rischio non reversibili come l'età, la familiarità/fattori genetici, il genere e l'etnia nonché per la popolazione che presenti almeno uno dei seguenti fattori di rischio: diabete mellito, dislipidemie, con ipertensione arteriosa, fibrillazione atriale (Fa), cardiopatie o vasculopatie;

   ad implementare un modello di prevenzione basato su una collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti ospedalieri che siano in grado di avvalersi anche di supporti tecnologici e telematici, oggi indispensabili per un corretto percorso di cura e che consentano di creare un sistema di alert sulle piattaforme di gestione dei pazienti oggi in uso ai MMG e all'utilizzo di canali di comunicazione con gli specialisti ospedalieri per stabilire, congiuntamente, il percorso di cura migliore per ogni singolo paziente;

   a rafforzare le misure, e ad introdurne ulteriori, volte a risolvere la frattura di comunicazione e interazione tra la medicina territoriale e il livello specialistico soprattutto per le aree interne del Paese che ne sono maggiormente colpite, con specifico riguardo per le malattie cardio e cerebrovascolari;

   a reperire con estrema urgenza ulteriori risorse per incrementare l'offerta dei servizi preventivi e delle reti ospedaliere al fine di assicurarne l'uniforme diffusione in tutto il territorio nazionale, nell'ottica di eliminare le disuguaglianze nell'accesso ai servizi e disparità di cure tra cittadini, ridurre i tassi di decesso e aumentare anche il livello di benessere del cittadino con patologia cronica cardio o cerebrovascolare, rafforzando le sinergie e il raccordo tra il sistema di cure primarie e la rete di assistenza ospedaliera e specialistica;

   a rivalutare l'autonomia differenziata in materia di salute, nel senso di escluderla, al fine di ovviare alle conseguenze della complessa organizzazione regionalizzata del Sistema sanitario nazionale e all'insorgere di disuguaglianze in grado di compromettere lo stato di salute dei pazienti con patologie legate al sistema cardiovascolare;

   quale risposta efficace all'invecchiamento della popolazione nonché alla cronicità delle patologie, ad adottare le opportune iniziative normative per promuovere e sperimentare su tutto il territorio nazionale la sanità d'iniziativa quale nuovo modello assistenziale di gestione delle patologie cardio e cerebrovascolari, garantendo quindi al paziente interventi adeguati e differenziati in rapporto al livello di rischio, puntando anche sulla prevenzione e sull'educazione e rafforzando la corretta interazione tra il paziente e professionisti della salute;

   ad individuare le più opportune misure per assicurare un'adeguata formazione al personale medico e sanitario sugli stili di comunicazione medico-paziente, nell'ottica di rafforzare la capacità di azione dei singoli pazienti, fortemente frammentata e compromessa, nonché il grado di conoscenza che i pazienti hanno sul loro ruolo nel percorso di salute e benessere, in presenza di criticità cardiovascolari;

   ad adottare ogni misura utile volta a valorizzare il ruolo del caregiver nel percorso di cura dei pazienti con patologie legate al sistema cardiovascolare, attraverso il coinvolgimento delle associazioni di tutela dei pazienti quale valido supporto conoscitivo e di trasferimento di competenze, nell'ottica di assicurare la più ampia formazione e conoscenza sulle patologie cardio e cerebrovascolari e di agevolare l'interazione con i MMG e con gli specialisti;

   ad implementare azioni di comunicazione volte a dare una più efficace conoscibilità delle associazioni che tutelano pazienti con patologie cardiovascolari al fine di agevolare interazioni o collaborazioni, riconoscendo in esse un valore aggiunto nei percorsi di cura;

   a promuovere, attraverso le più idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione, l'empowerment dei cittadini e l'engagement dei pazienti con patologie legate al sistema cardiovascolare e delle loro famiglie;

   ad introdurre misure idonee per assicurare un efficace monitoraggio sulle patologie legate al sistema cardiovascolare, anche attraverso una più efficace rilevazione dei dati sanitari e socio-sanitari, nonché per potenziare la ricerca e l'introduzione di terapie innovative;

   a predisporre un piano di interventi che preveda soluzioni efficaci per rafforzare le strategie di prevenzione e cura delle malattie cardio e cerebrovascolari, promuovendo con risorse adeguate, nella popolazione generale e nelle persone a rischio, l'adozione di stili di vita salutari, quale principale strategia di prevenzione, supportando gli obiettivi di «Guadagnare salute» e del Piano nazionale della prevenzione;

   a reperire ulteriori e congrue risorse da destinare ad una strategia comune intersettoriale, in grado di coinvolgere l'intero sistema educativo del Paese ed intervenire sulle nuove generazioni per renderle più consapevoli del proprio ruolo individuale sulla salute collettiva, assicurando che in tutti i livelli dell'istruzione vi siano programmi formativi di prevenzione primaria volti a radicare fin dall'età evolutiva stili di vita salutari nonché interventi di formazione specifici sul funzionamento del sistema cardiocircolatorio e sui fattori di rischio modificabili e non modificabili e sulla gestione del rischio cardio-cerebrovascolare;

   ad adottare le iniziative, anche normative, necessarie a rafforzare il sostegno, monitoraggio e ampliamento della legislazione di controllo del tabagismo, dell'assunzione di alcol e del consumo di cibi non salutari, per proteggere la salute, potenziando i programmi di prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro e campagne di informazione e comunicazione multimediali per ridurre l'uso e il consumo delle predette sostanze e, conseguentemente, ridurre le patologie legate al sistema cardiovascolare;

   ad adottare politiche dei prezzi sui prodotti del tabacco, sull'alcol e sui cibi non salutari, adeguate al contesto sociale, culturale ed economico e alla gravità delle conseguenze che tali prodotti determinano in relazione alle malattie del sistema cardiocircolatorio;

   ad attivare e finanziare campagne di comunicazione istituzionale in tema di promozione di stili di vita salutari e su una corretta alimentazione anche collaborando con le organizzazioni sportive affinché in occasione delle maggiori competizioni sportive agonistiche nazionali e internazionali siano veicolati messaggi salutari sull'alimentazione e sullo sport;

   a potenziare le politiche nazionali di contrasto dell'obesità e del sovrappeso, in conformità con gli obiettivi dei piani d'azione promossi dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea, perseguendo un approccio intersettoriale e multidisciplinare, con interventi coordinati dei differenti livelli istituzionali, per prevenirne l'insorgenza, assicurare la precoce presa in carico dei soggetti a rischio di patologie del sistema cardiovascolare o ancora allo stadio iniziale, per rallentarne la progressione e per garantire la tutela della salute e il miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti;

   ad adottare iniziative per includere l'inquinamento nei programmi quotidiani di prevenzione primaria e secondaria, prevedendo che l'anamnesi dei pazienti includa sempre la storia dell'esposizione all'inquinamento, anche lavorativa, e la valutazione della suscettibilità individuale, approntando ogni misura utile per interrompere o ridurre l'esposizione all'inquinamento.
(7-00211) «Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    secondo quanto si evince dal sito istituzionale dell'Istituto superiore di sanità (Iss):

     la disforia di genere è una condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso;

     il sesso è l'insieme di tutte le caratteristiche biologiche che contraddistinguono l'essere femmine o l'essere maschi (sesso biologico);

     il genere si riferisce a caratteristiche dipendenti da fattori culturali, sociali, psicologici che definiscono comportamenti considerati tipici per l'uomo e per la donna;

     il sentire di appartenere intimamente all'uno o all'altro genere costituisce l'identità di genere;

     per la maggior parte delle persone il sesso biologico e l'identità di genere coincidono mentre, per altre, l'identità di genere non coincide con il sesso assegnato alla nascita; alcune persone, per esempio, si sentono/vivono come una donna, ma sono di sesso biologico maschile; altre, si sentono/vivono come un uomo ma sono di sesso biologico femminile; altre ancora, sentono di non appartenere ad alcuno dei due generi maschile e femminile;

     il termine transgender indica le persone la cui identità di genere non coincide con il sesso assegnato alla nascita: per esempio una persona che nasce maschio, ma che si sente donna (o viceversa);

     la condizione per cui una persona ha un'identità di genere diversa dal sesso assegnato alla nascita si definisce, secondo l'Icd 11, incongruenza di genere;

    l'incongruenza di genere non è una malattia infatti nell'ultima edizione della Classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati (ICD-11) è stata rimossa dal capitolo delle malattie mentali ed è stata inserita in un nuovo capitolo, quello della salute sessuale;

    la contraddizione tra il sesso biologico e l'identità di genere può condurre ad una condizione di profonda sofferenza, ansia, depressione e/o difficoltà di inserimento in ambito sociale, lavorativo o in altre importanti aree, chiamata appunto disforia di genere, così come definita nella quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5–American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders: 5th edition);

    in generale, la prevalenza della disforia di genere negli adulti (minori di 18 anni) è di 0.005-0.014 per cento per le persone con sesso biologico maschile e 0.002-0.003 per cento per le persone con sesso biologico femminile;

    la disforia di genere, quindi, è più frequente nella forma MtF con un rapporto tra il sesso maschile e il sesso femminile di circa 3:1; nei bambini sotto i 12 anni, il rapporto va da 3:1 a 2:1; mentre negli adolescenti, oltre i 12 anni, il rapporto è di circa 1:1.7;

    la disforia di genere è indipendente dall'orientamento sessuale, che, a differenza degli altri «livelli» dell'identità sessuale, riguarda l'attrazione emotiva, affettiva ed erotica nei confronti dei membri del sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi (ci si può identificare rispettivamente come eterosessuali, omosessuali o bisessuali);

    la World Professional association for transgender health (Wpath) è un'associazione internazionale multidisciplinare di professionisti la cui missione è quella di promuovere, per la salute delle persone transgender, assistenza e cure basate sull'evidenza medica, la formazione, la ricerca, l'advocacy, l'ordine pubblico ed il rispetto; la Wpath riunisce diversi specialisti a livello mondiale, che si dedicano a promuovere le migliori pratiche e politiche di supporto della salute, della ricerca, della formazione, del rispetto, della dignità e dell'uguaglianza delle persone transgender e di genere non-conforme, in ogni ambito culturale;

   una delle funzioni principali della Wpath è quella di promuovere il più alto livello di standard di cure individuali attraverso gli standard di cura (Soc) per la salute delle persone transessuali, transgender/gender diverse;

    i predetti standard di cura si fondano sulla miglior scienza disponibile e sul consenso di professionisti esperti e rappresentano una guida clinica per gli specialisti nella presa in carico delle persone transgender/gender diverse con percorsi efficaci e sicuri per garantire loro il duraturo benessere personale nel genere di riconoscimento e per accrescere lo stato di salute generale, psicologico e di realizzazione personale; l'assistenza può comprendere cure di assistenza primaria, cure urologiche e ginecologiche, scelte riproduttive, terapia della voce e delle tecniche comunicative, servizi di salute mentale (ad es. valutazione, counseling, psicoterapia), nonché trattamenti ormonali e chirurgici;

    Wpath riconosce tuttavia che la salute non dipende solamente dalle cure cliniche, ma anche da un clima sociale e politico che garantisca tolleranza sociale, eguaglianza e pieno diritto di cittadinanza e in tale ottica la salute viene garantita anche con politiche pubbliche e riforme giuridiche che promuovono tolleranza ed equità e volte all'eliminazione di pregiudizi, discriminazioni e stigmatizzazioni:

    negli standard di cura, i criteri utilizzati per la terapia ormonale ed i trattamenti chirurgici riguardanti la disforia di genere sono da considerarsi linee guida cliniche; naturalmente possono essere modificate a seconda delle differenti esigenze dagli specialisti che le adottano e discostarsi da queste linee guida può essere necessario per specifiche esigenze del paziente; come si evince da tali linee guida cliniche, il percorso terapeutico per la disforia di genere contempla diverse soluzioni ed il numero ed il tipo di interventi possono variare da persona a persona;

    più in particolare, le varie opzioni terapeutiche indicate dalle predette linee guida comprendono:

     a) cambio di espressione e del ruolo di genere (che possono comprendere il vivere sempre o quasi sempre in un ruolo di genere diverso, coerente con la propria identità di genere);

     b) terapia ormonale per femminilizzare o mascolinizzare il corpo;

     c) chirurgia per cambiare le caratteristiche sessuali primarie o secondarie (ad es. seno/torace, genitali interni/esterni, caratteristiche del viso, forma del corpo);

     d) psicoterapia (individuale, di coppia, familiare o di gruppo) con lo scopo di esplorare le varie identità/ruoli/espressioni di genere, modificare l'impatto negativo della disforia di genere e lo stigma sulla salute mentale, alleviare la transfobia interiorizzata, migliorare il supporto sia sociale che tra pari, migliorare l'immagine del corpo, promuovere la capacità di recupero;

    per alleviare gli effetti della disforia di genere, oltre alle opzioni terapeutiche, sono utili anche azioni per il supporto sociale come ad esempio supporti, organizzazioni o gruppi che forniscano sostegno sociale e legale oppure il supporto per familiari e amici;

    nei bambini e negli adolescenti è coinvolto un rapido e drammatico processo di sviluppo (fisico, psicologico e sessuale) e vi è una maggiore fluidità e variabilità di risultati, particolarmente in bambini in età pre-puberale e per tale motivo è necessario un approccio differenziato nel corso dello sviluppo per bambini, adolescenti o adulti:

    secondo quanto riportato negli standard di cura del Wpath già nei bambini di due anni ci possono essere delle indicazioni di disforia di genere: essi possono desiderare di appartenere all'altro genere ed essere scontenti delle loro caratteristiche sessuali e fisiche; nei bambini con disforia di genere è piuttosto comune la presenza di disturbi come ansia e depressione;

    in alcuni di questi bambini tali sentimenti si intensificheranno e l'avversione al proprio corpo si svilupperà o aumenterà con la crescita e con lo sviluppo delle caratteristiche sessuali secondarie; gli adolescenti che considerano le proprie caratteristiche sessuali primarie o secondarie sviluppate non conformi alla propria identità di genere, ne possono essere altamente angosciati e molti di questi adolescenti con disforia di genere hanno un forte desiderio di prendere ormoni o di un intervento chirurgico; un numero sempre più crescente di adolescenti comincia a vivere nel ruolo di genere desiderato già all'inizio delle scuole superiori;

    gli specialisti che lavorano con bambini o adolescenti con disforia di genere, oltre ad avere i requisiti di competenza richiesti per gli specialisti che lavorano con gli adulti, dovrebbero essere qualificati nella psicopatologia dello sviluppo dei bambini e degli adolescenti e devono quindi essere in grado di diagnosticare e trattare i problemi comuni di bambini e adolescenti;

    più in particolare gli specialisti, attraverso la multidisciplinarità, dovranno:

     a) saper valutare direttamente la disforia di genere in bambini ed adolescenti,

     b) fornire consulti alla famiglia e psicoterapia di supporto per assistere bambini e adolescenti nell'esplorazione della propria identità di genere;

     c) alleviare lo stress collegato alla disforia di genere e migliorare qualsiasi altra difficoltà psicosociale;

     d) valutare e trattare eventuali altri sintomi riguardanti la salute mentale del soggetto (o inviare il soggetto ad altro professionista competente);

     e) indirizzare ad altro specialista gli adolescenti per ulteriori interventi fisici al fine di alleviare la disforia di genere (come gli ormoni soppressori della pubertà);

     f) educare e fornire supporto a bambini ed adolescenti con disforia di genere ed ai loro familiari all'interno della comunità (ad es., consultori, scuole, organizzazioni) al fine di circoscrivere molestie che li mettono a rischio di isolamento sociale, depressione ed altre conseguenze negative;

     g) fornire a bambini, giovani ed alle loro famiglie informazioni ed indirizzi per un supporto, come ad esempio, i gruppi di genitori di bambini con genere non conforme o transgender;

    prima di considerare qualsiasi intervento fisico per gli adolescenti, deve essere effettuata una valutazione completa degli aspetti psicologici, familiari e sociali e la durata di questa valutazione può variare notevolmente a seconda della complessità della situazione;

    come già rappresentato con l'interpellanza urgente n. 2/00320, a prima firma della deputata Sportiello, nel mese di gennaio, in seguito all'interrogazione parlamentare del senatore Gasparri, è stata effettuata un'ispezione all'ospedale Careggi di Firenze ove è attivo un centro medico ospedaliero che segue un approccio affermativo ai percorsi di affermazione di genere per adolescenti in età puberale e pre-puberale; il centro, composto da una équipe multidisciplinare di professionisti, svolge un'attività integrata assistenziale e di ricerca relativamente all'incongruenza/disforia di genere e agli stati intersessuali in età adulta e in età evolutiva;

    l'interrogazione del senatore Gasparri verteva sull'incriminazione di un farmaco (la triptorelina) che a dire dell'interrogante verrebbe somministrata a bambini di 11 anni senza alcuna assistenza psicoterapeutica e psichiatrica e il via libera «sarebbe basato sul presupposto, inaccettabile, che con la pubertà bloccata i bambini hanno tempo di esplorare la loro identità di genere e decidere se proseguire il percorso di transizione»;

    il Ministero della salute ha quindi chiesto al Comitato nazionale di bioetica e ad Aifa, che in passato avevano rilasciato parere favorevole sul farmaco, una «rivalutazione» sul suo uso;

    con la determina n. 21756 del 25 febbraio 2019 dell'Agenzia italiana del farmaco, il medicinale triptorelina è stato incluso nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, istituito dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648, e il suo impiego è autorizzato in casi selezionati, in cui la pubertà sia incongruente con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva;

    ciò comporta la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale per l'utilizzo off label, purché vengano rispettati tutti i criteri contemplati nella suddetta determina n. 21756 del 2019, consentendo, contestualmente, il controllo della prescrizione e dispensazione del medicinale, nonché il monitoraggio costante dei soggetti a cui esso viene somministrato;

    la triptorelina rientra tra gli interventi fisici completamente reversibili in caso di interruzione della terapia, viene somministrata agli adolescenti con disforia e solo col consenso di entrambi i genitori, in modo che possano decidere una volta maggiorenni se ricorrere alla transizione di genere: un modo per sospendere la scelta e ridurre gli effetti esteriori determinati dallo sviluppo;

    sugli eventi conseguenti all'ispezioni del Careggi sono intervenute tutte le più importanti società scientifiche che, a gran voce hanno stigmatizzato la diffusa disinformazione, sottolineando come «la triptorelina sia un farmaco salva-vita nei giovanissimi transgender e gender, prescritto solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, il cui scopo non è né castrare chimicamente e definitivamente, né modificare orientamento e identità sessuale, ma dare tempo ai giovani sofferenti e alle famiglie di fare scelte ponderate e mature, impedendo stigma sociale, autolesionismi e suicidi»;

    queste le associazioni firmatarie dell'appello: Associazione culturale pediatri (Acp); Associazione italiana della tiroide (Ait), Associazione medici endocrinologi (Ame); Osservatorio italiano di identità di genere (Onig), Società italiana di andrologia e medicina della sessualità (Siams), Società italiana di diabetologia (Sid), Società italiana di endocrinologia (Sie), Società italiana di pediatria endocrinologia e diabetologia (Siedp), Società italiana genere identità e salute (Sigis), Società italiana di medicina dell'adolescenza (Sima), Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia-sezione di psichiatria) Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps);

    «Adolescenti transgender e gender diverse (TGD) – spiegano gli esperti, convinti che la tematica sia stata trattata con superficialità – hanno un'identità di genere non conforme al sesso assegnato alla nascita. Essere TGD è un aspetto previsto dello sviluppo umano e tutte le identità di genere possono essere considerate possibili variazioni dell'identità sessuale di una persona, come è stato dichiarato univocamente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) e dall'Associazione Psichiatrica Americana (APA). Le persone adolescenti TGD possono provare una intensa sofferenza causa della loro incongruenza di genere, sia psicologica che fisica. Il disagio psicologico sembra derivare in gran parte dal pregiudizio sociale e dallo stigma di coloro che non riconoscono l'esistenza di una varianza di genere come normale espressione dell'ampio spettro, in cui l'identità di genere può svilupparsi. Purtroppo, a volte, lo stigma è presente anche fra il personale sanitario e le persone TGD devono affrontare numerosi ostacoli per avere accesso alle cure e si devono confrontare, in alcuni casi, con professionisti che non sono adeguatamente formati e quindi non rispondono adeguatamente alle esigenze delle persone TGD. Al momento della pubertà può insorgere un intenso disagio fisico e disforia nell'osservare e vivere i cambiamenti corporei che si sviluppano progressivamente in una direzione non voluta e non desiderata, come può essere la crescita dei peli del viso e del corpo, l'abbassamento del tono di voce e lo sviluppo dei genitali, negli adolescenti assegnati maschi alla nascita, e lo sviluppo del seno o la comparsa delle mestruazioni, nelle adolescenti assegnate femmine alla nascita»;

    è di pochi giorni fa la notizia dell'apertura di un centro al Gemelli di Roma chiamato «Ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere» ma si teme che l'approccio degli specialisti che vi lavorano non sia sufficientemente laico e in linea con le indicazioni scientifiche sopra declinate, poiché tra i nomi sembrerebbero esserci persone appartenenti o riconducibili a «Bioetica e Famiglia» del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia e comunque da personalità che sembra abbiano in passato ricondotto la disforia di genere a cause totalmente antiscientifiche come ad esempio ai disturbi dell'apprendimento e al fenomeno degli hikikomori (dal giapponese significa «stare in disparte», viene usato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale);

    la messa in discussione di un centro laico e all'avanguardia come il Careggi e la contestuale apertura di centri non laici sul tema della disforia di genere rischiano di delineare un percorso totalmente antiscientifico che finanche può condurre a tentavi pericolosi per legalizzare o istituzionalizzare terapie riparative che dovrebbero invece essere illegali e non semplicemente vietate dal codice deontologico degli psicologi;

    in Italia i centri per i percorsi di affermazione di genere sono pochi e le liste di attesa sono lunghe e ancora meno sono quelli che prendono in carico adolescenti e questo comporta che solo le persone che hanno disponibilità economica potranno rivolgersi alle strutture o ai professionisti privati;

    anche i farmaci dovrebbero essere garantiti a tutti coloro che hanno bisogno di accedere ai percorsi di affermazione di genere;

    per le suesposte ragioni, la presa in carico deve essere necessariamente del Servizio sanitario nazionale pubblico quale condizione imprescindibile, tra l'altro, per conseguire, ove ciò sia voluto e necessario, anche la rettifica anagrafica in tribunale, tenuto conto che il percorso privatistico aumenta drasticamente i tempi e i costi per chi fa la domanda e per chi quindi, per motivi burocratici, è costretto a rimanere in un limbo foriero di stigma e fobia;

    negli ultimi anni molte sentenze hanno permesso a persone che non si riconoscevano nel loro sesso biologico di ottenere il cambio dei dati anagrafici in assenza di interventi di riassegnazione chirurgica del sesso, ritenuto per questi soggetti non necessario (o addirittura nocivo) all'ottenimento di un equilibrio psico-fisico; la Corte costituzionale ha ribadito questo concetto, con la sentenza n. 221 del 5 novembre 2015, dichiarando che: «l'esclusione del carattere necessario dell'intervento chirurgico ai fini della rettificazione anagrafica appare il corollario di un'impostazione che – in coerenza con supremi valori costituzionali – rimette al singolo la scelta delle modalità attraverso le quali realizzare, con l'assistenza del medico e di altri specialisti, il proprio percorso di transizione, il quale deve comunque riguardare gli aspetti psicologici, comportamentali e fisici che concorrono a comporre l'identità di genere. L'ampiezza del dato letterale dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 164 del 1982 e la mancanza di rigide griglie normative sulla tipologia dei trattamenti rispondono all'irriducibile varietà delle singole situazioni soggettive.»;

    la mancanza di informazioni indipendenti, certificate e aggiornate, facilmente accessibili agli utenti, sia in ambito sanitario che giuridico, rappresenta una delle maggiori criticità da affrontare al fine di favorire l'inclusione sociale della popolazione transgender;

    al riguardo, una prima azione concreta è stata la realizzazione nel 2020, in collaborazione con l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (Unar)-Presidenza del Consiglio dei ministri, di Infotrans, il primo portale istituzionale in Europa dedicato alla popolazione transgender e più in generale a tutti i cittadini;

    il sito (infotrans.it), oggetto di un continuo aggiornamento ed a breve disponibile anche in inglese, spagnolo e portoghese, contiene informazioni riguardanti la prevenzione, la salute e il percorso di affermazione di genere (dal supporto psicologico al trattamento ormonale e chirurgico), la tutela dell'identità di genere, il diritto al cambio dei documenti e le norme da conoscere prima di affrontare eventuali interventi chirurgici di affermazione di genere oltre ai principali falsi miti e bufale che circolano sul tema;

   Infotrans include inoltre una mappa di tutti i punti di riferimento sul territorio che offrono servizi dedicati alle persone transgender, dalle associazioni ai centri clinici, ai consultori e ai punti di ascolto. Infine, Infotrans è una piattaforma web predisposta anche per contenere buone pratiche per i professionisti, dall'ambito scolastico-educativo a quello socio-sanitario, lavorativo, sindacale, giuridico-legale, istituzionale, della comunicazione e dell'informazione;

   come evidenziato sul sito dell'Istituto superiore di sanità:

     a) le persone transgender in Italia, così come nella maggior parte del mondo, sono tuttora marginalizzate rispetto alle politiche sanitarie con difficoltà di accesso non solo all'assistenza sanitaria di base e specialistica, ma anche a risorse determinanti in ambito sanitario come l'istruzione, l'occupazione e l'alloggio con conseguenze allarmanti per la loro salute;

     b) ne consegue la necessità di politiche sanitarie maggiormente inclusive di questa fascia di popolazione e per raggiungere questo obiettivo, risulta prioritario coprire alcune lacune informative quali la scarsità di dati sulla numerosità effettiva della popolazione transgender e lo stato di salute generale (stili di vita, percezione dello stato di salute, prevalenza di patologie croniche e appropriatezza dei trattamenti medici e chirurgici);

     c) si aggiunge la necessità di una formazione specifica degli operatori sanitari, che ad oggi è lasciata per lo più all'iniziativa e alla sensibilità personale perché in Italia sono ancora poche le università che hanno incluso nella formazione corsi dedicati alla salute transgender,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per reperire con estrema urgenza ulteriori risorse da destinare alla diffusione, in tutto il territorio nazionale, di centri e/o ambulatori multiprofessionali per la disforia di genere, al fine di garantire un'attività integrata assistenziale e di ricerca relativamente all'incongruenza/disforia di genere e agli stati intersessuali in età adulta e in età evolutiva;

   a diffondere in ogni struttura sanitaria e in ogni centro dedicato alla disforia di genere la conoscenza degli standard di cura elaborati dalla World professional association for transgender health (Wpath) e condivise dalle più importanti associazioni scientifiche italiane;

   ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché tutti i centri pubblici dedicati alla disforia di genere siano dotati di équipe multidisciplinare di professionisti, secondo le indicazioni fornite negli standard di cura dalla Wpath;

   ad adottare le opportune iniziative per rafforzare, nei centri specializzati, la presenza di specialisti qualificati nella psicopatologia dello sviluppo dei bambini e degli adolescenti e che abbiano una formazione adeguata a diagnosticare e trattare i problemi comuni di bambini e adolescenti;

   a promuovere, attraverso l'ausilio delle associazioni scientifiche indicate in premessa, le migliori pratiche e politiche di supporto della salute, della ricerca, della formazione, del rispetto, della dignità e dell'uguaglianza delle persone transgender/gender diverse, in ogni ambito culturale;

   a predisporre un piano di interventi che preveda soluzioni efficaci per contrastare, ogni disinformazione sul tema della disforia di genere e sul percorso di affermazione di genere garantito dal Servizio sanitario nazionale, informando adeguatamente su tutte le procedure e le terapie disponibili, nonché sui possibili rischi che queste comportano, sulla reversibilità e sull'irreversibilità di alcune di esse;

   ad adottare le iniziative, anche normative, necessarie a realizzare percorsi formativi rivolti a medici di medicina generale, specialisti, infermieri o altri operatori in ambito sanitario non soltanto volti alla sensibilizzazione sull'importanza di un linguaggio corretto e sulla tutela della particolarità della condizione transgender, ma anche sulle specifiche necessità di salute che, sulla base del sesso assegnato alla nascita e dell'identità di genere, le persone transgender presentano anche una volta concluso il percorso di affermazione di genere;

   a rafforzare, con ogni strumento utile, politiche sanitarie maggiormente inclusive della popolazione transgender, contrastando tutte le lacune informative quali la scarsità di dati sulla numerosità effettiva della popolazione transgender e sullo stato di salute generale (stili di vita, percezione dello stato di salute, prevalenza di patologie croniche e appropriatezza dei trattamenti medici e chirurgici);

   ad adottare le iniziative di competenza per prevedere che i percorsi di prevenzione e diagnosi precoce gratuiti e attivi tutto l'anno rivolti alla popolazione generale asintomatica (che non ha i sintomi della malattia per la quale lo screening viene effettuato) rivolti alla prevenzione del tumore al seno, cervice uterina e colon retto siano adeguatamente accessibili alle persone transgender;

   a valutare l'introduzione di misure che riconoscano che la salute non dipende solamente dalle cure cliniche, ma anche da un clima sociale e politico che garantisca tolleranza sociale, eguaglianza e pieno diritto di cittadinanza e che in tale ottica la salute sia garantita con politiche pubbliche e riforme giuridiche che promuovono tolleranza ed equità e volte all'eliminazione di pregiudizi, discriminazioni e stigmatizzazioni;

   a rafforzare, con ogni strumento utile, le azioni per il supporto sociale al fine di alleviare la disforia di genere, come ad esempio supporti, organizzazioni o gruppi che forniscano sostegno sociale e legale oppure il supporto per familiari e amici;

   ad adottare iniziative per porre fine, con ogni strumento utile, alla perdurante disinformazione, conseguente all'ispezione all'ospedale Careggi, sull'impiego del medicinale triptorelina tenendo conto dell'intervento ampiamente chiarificatore delle più importanti società scientifiche che, a gran voce hanno stigmatizzato la diffusa disinformazione e sottolineato come «la triptorelina sia un farmaco salva-vita nei giovanissimi transgender e gender, prescritto solo dopo attenta valutazione multiprofessionale, il cui scopo non è né castrare chimicamente e definitivamente, né modificare orientamento e identità sessuale, ma dare tempo ai giovani sofferenti e alle famiglie di fare scelte ponderate e mature, impedendo stigma sociale, autolesionismi e suicidi»;

   a monitorare l'apertura di centri/ambulatori dedicati alla disforia di genere che si pongono in contrasto con le evidenze scientifiche e con le indicazioni cliniche indicate in premessa, al fine di contrastarne l'apertura e l'accreditamento;

   ad adottare le iniziative di competenza volte ad assicurare con ogni mezzo utile la continuità terapeutica delle cure ormonali;

   ad adottare le opportune iniziative per contrastare con ogni misura utile i tentavi di legalizzare o istituzionalizzare terapie riparative che dovrebbero invece essere illegali;

   ad adottare iniziative per rafforzare il percorso istituzionale avviato con la realizzazione nel 2020, in collaborazione con l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali (UNAR)-Presidenza del Consiglio dei ministri, di Infotrans, il primo portale istituzionale in Europa dedicato alla popolazione transgender e più in generale a tutti i cittadini, quale percorso permanente per assicurare l'informazione più adeguata e fornire buone pratiche per i professionisti, dall'ambito scolastico-educativo a quello socio-sanitario, lavorativo, sindacale, giuridico-legale, istituzionale, della comunicazione e dell'informazione;

   ad individuare le più opportune misure per implementare servizi di sostegno e supporto, infopoint, numeri verdi, sportelli, sul tema dell'identità di genere e della condizione delle persone transgender.
(7-00212) «Sportiello, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con legge n. 188 del 4 dicembre 2017, denominata «Disposizioni per la celebrazione dei centocinquanta anni dalla morte di Gioachino Rossini», il 2018 è stato dichiarato «Anno Rossiniano» nella ricorrenza dei centocinquanta anni dalla sua morte;

   con la medesima legge è stato istituito il Comitato promotore delle celebrazioni rossiniane (breviter, il Comitato), che doveva rimanere in carica fino al 31 dicembre 2019 e che doveva essere presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un suo delegato;

   al Comitato – affinché realizzasse interventi di promozione, diffusione, approfondimento e salvaguardia della conoscenza della vita, dell'opera e dei luoghi legati alla figura di Rossini – la legge anzidetta ha attribuito un contributo straordinario di 680 mila euro per l'anno 2018 e di 20 mila euro per l'anno 2019;

   l'articolo 3, comma 3, della richiamata legge impegnava il Comitato a predisporre, entro 90 giorni dal termine delle celebrazioni, una relazione conclusiva sulle iniziative realizzate e sull'utilizzo dei contributi ricevuti, da trasmettere al Presidente del Consiglio dei ministri ai fini dell'invio alle Camere –:

   se il Comitato promotore abbia trasmesso alla Presidenza del Consiglio del ministri la relazione conclusiva sulle iniziative realizzate e sull'utilizzo dei contributi ricevuti entro i 90 giorni dai termine delle celebrazioni, ossia entro marzo 2020;

   in caso positivo, quando ed in quali modalità la relazione conclusiva, sia stata trasmessa alle Camere e se la stessa risulti coerente con l'iniziale programma delle attività da realizzare;

   quali iniziative si intendano intraprendere nel caso in cui sia stata ravvisata la mancata o incompleta trasmissione della relazione conclusiva da parte del Comitato promotore.
(4-02578)


   DELLA VEDOVA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del naufragio avvenuto domenica 28 maggio 2023 sul Lago Maggiore che ha causato la morte di quattro persone, tra cui due agenti italiani dei servizi per l'estero (AISE) e un ex agente israeliano del Mossad, in data 5 giugno il sottoscritto interrogante ha rivolto un'interrogazione al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, n. 4-01109, chiedendo loro di chiarire la natura dell'incidente e, più specificatamente, se l'ipotesi di attentato ad opera di servizi di Paesi terzi fosse da escludere;

   a tale interrogazione non è stata data alcuna risposta;

   i tre facevano parte di un gruppo composto complessivamente da ventuno agenti segreti dei due Paesi. All'indomani dell'incidente, la componente israeliana del gruppo è stata rapidamente rimpatriata – come da protocollo in questi casi – e il funerale dell'ex agente israeliano si è svolto il giorno successivo in maniera pubblica ad Ashkelon, alla presenza del capo del Mossad;

   dal sito governativo dedicato al sistema d'informazione per la sicurezza della Repubblica, si viene ora a sapere che i nomi dei due agenti italiani sono stati aggiunti alla «Parete della Memoria», con la precisazione che hanno perso la vita «nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con servizi collegati esteri»;

   la «gita» sul lago non era dunque di natura conviviale ma parte di «una delicata attività operativa» –:

   se il Presidente del Consiglio e il Ministro interrogati – in base alle informazioni in loro possesso e ferma restando l'indagine della Procura di Busto Arsizio che vede indagato il comandante dell'imbarcazione, non ancora conclusa – ritengano che siano da escludere azioni di carattere doloso non riconducibili al fattore accidentale dovuto al sovraccarico di passeggeri e all'allerta meteo in corso.
(4-02587)


   D'ALFONSO e SOTTANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per il potenziamento della linea ferroviaria Roma-Pescara, fondamentale per le relazioni trasportistiche delle aree interne abruzzesi, inserita nell'Allegato del IV del decreto-legge n. 77 del 2021 (PNRR) fra le opere pubbliche aventi valore strategico e preordinate alla realizzazione della mobilità sostenibile, il Progetto di fattibilità tecnico-economica (Pfte), inerente alla realizzazione del raddoppio delle tratte approvato dalla commissione speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici il 9 febbraio 2022, comprende lotto 1 «Interporto d'Abruzzo – Manoppello» e lotto 2 «Manoppello-Scafa»;

   secondo Rfi, proponente del progetto, la realizzazione dei due lotti, del costo complessivo di 720 milioni di euro, richiederebbe circa 3,4 anni e si dovrebbe concludere entro il 2026;

   contestualmente all'approvazione del progetto, nell'aprile 2022, la relazione conclusiva è stata inviata alla Commissione nazionale per il dibattito pubblico e alle Conferenze dei servizi per i lotti 1 e 2;

   il piano di fattibilità tecnico-economico evidenza immediatamente che il progetto «ingegnerizzato» da Italferr su mandato di Rfi prevede la demolizione di una serie di edifici che comportano di «sfollare» oltre 80 famiglie, alcune realtà economiche e, nel territorio di Alanno, due fabbriche metalmeccaniche con una settantina di lavoratori direttamente impiegati oltre all'indotto;

   per questo motivo il dibattito pubblico non si è limitato a discutere il progetto per come presentato, ma, tenuto conto anche delle istanze emerse dal territorio, ha prodotto ipotesi di tracciato alternative, tra le quali la cosiddetta «Variante Plus», che ha rappresentato la soluzione migliore per mitigare fortemente l'impatto dell'infrastruttura sul territorio e superare una serie di ostacoli e di obiezioni che i comuni di Manoppello, Alanno, Scafa, Chieti, Rosciano, il comitato Comferr, avevano prodotto;

   la «Variante plus» è stata oggetto di approfondimento anche da parte di Italferr ed è apparsa subito una valida alternativa in grado di bypassare i problemi connessi alla viabilità e agli espropri di fabbricati e alle aree interessate;

   mentre in un primo momento la regione Abruzzo, con Dgr n. 312 del 2022 delibera la necessita che Rfi valuti la Variante Plus e garantisca la piena operatività delle attività produttive della zona artigianale, successivamente con Dgr n. 246 del 2023, senza apparenti approfondimenti, sostiene l'impossibilità di perseguire la «Variante Plus»;

   in definitiva, le preminenti esigenze di «appaltabilità» delle opere e della relativa realizzazione entro i termini fissati dal PNRR inducono i comuni di Manoppello e Alanno e quindi la regione ad accontentarsi di proposte sommarie di aggiustamento del tracciato e di indennizzi, spianando così la strada a Rfi verso le gare di appalto e le procedure di esproprio;

   quando il Governo, nel mese di luglio 2023, annuncia ufficialmente il dirottamento dei fondi PNRR previsti per i due lotti verso altre opere, l'iter di realizzazione dell'infrastruttura subisce un arresto fino al febbraio 2024, quando viene annunciata una nuova assegnazione di 720 milioni di euro di risorse Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027;

   è a dir poco sconcertante che sia stata di fatto abbandonata la possibilità di realizzare la «Variante Plus» già verificata e condivisa da tutti i soggetti coinvolti, la sola in grado di fornire, contrariamente al progetto Italferr, una soluzione priva di effetti collaterali negativi su famiglie e imprese locali –:

   se siano a conoscenza delle ripercussioni negative sul territorio del tracciato «ingegnerizzato» da Italferr e dell'esistenza della proposta di un tracciato alternativo costituito dalla «Variante plus», dichiarato fattibile anche da Rfi e concordato e pienamente condiviso dalla cittadinanza locale;

   se siano a conoscenza di stringenti motivi tecnici e di sicurezza che hanno indotto la regione Abruzzo ad abbandonare la proposta alternativa, non essendo condivisibile che solo il timore di perdere i finanziamenti per ritardi, peraltro, non dipendenti dai cittadini stessi, li penalizzi in maniera così rilevante.
(4-02592)


   BENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

  il 26 marzo 2024 il Presidente di Auditel, Andrea Imperiali, ha presentato la relazione annuale della società presso la Camera dei deputati, alla presenza del Governo e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

   la relazione evidenzia come ci si trovi in un contesto che «vede l'assoluta centralità della TV nel processo di trasformazione della società italiana in chiave digitale», sottolineando che si è registrato un boom degli schermi connessi, «passati negli ultimi cinque anni, da 70 milioni a oltre 93 milioni su un totale di circa 120 milioni di schermi complessivi presenti nelle case e nelle tasche degli italiani»;

   la relazione conferma, pertanto, quanto evidenziato nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-02321 presentata dal sottoscritto interrogante in data 13 febbraio 2024 – per la quale si è ancora in attesa di risposta – con cui si sollevava il tema dell'ingiustificata iniquità della ripartizione, da parte della SIAE, dei compensi per la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi, la cosiddetta copia privata, con il 65 per cento dei compensi raccolti destinato alle major musicali contro il solo 35 per cento per il comparto dell'audiovisivo –:

   quando si intenda, dare seguito a quanto segnalato in premessa, anche al fine di fornire delle risposte concrete alle diverse rimostranze del comparto audiovisivo;

   quali iniziative si intendano intraprendere per quanto di competenza, al fine di risolvere l'iniquità illustrata, dividendo in parti uguali tra i settori audio e video la totalità del compenso da copia privata.
(4-02600)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANTILLO, CHERCHI e FEDE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero dell'interno, nel 2022 sono stati emessi 41.849 provvedimenti esecutivi di sfratto, il 9,4 per cento in più rispetto all'anno precedente. Numeri in netto aumento si registrano anche per le richieste di esecuzione, pari a 99.316 (quasi il 200 per cento in più del 2021), e per gli sfratti eseguiti, pari a 30.385 (in aumento del 218 per cento); dietro questi dati si nasconde il dramma di 983 mila famiglie povere in affitto che, secondo i dati Istat sulla povertà nel 2022, rappresentano il 45 per cento di tutte le famiglie povere, con un'incidenza di povertà assoluta del 21,2 per cento;

   in tale scenario, che conferma il drammatico andamento in atto da anni, sintomatico dell'assenza di adeguate soluzioni alla crisi abitativa in corso, è intervenuta la recente constatazione del Comitato sui diritti economici, sociali e culturali dell'Onu del 28 febbraio 2024 (E_C-12_75_D_226_2021_36501_E) che, nell'ambito di una procedura di sfratto riferita a due famiglie con minori, ha accertato la violazione da parte dell'Italia degli articoli 9 (diritto alla sicurezza sociale) e 11 (diritto a un livello di vita adeguato, incluso l'alloggio) del Patto sui diritti economici, sociali e culturali (Pidesc), ratificato dal nostro Paese nel 1977;

   come noto, con legge 3 ottobre 2014, n. 152, l'Italia ha altresì ratificato il Protocollo facoltativo al Patto, adottato a New York il 10 dicembre 2008, fortemente voluto dal nostro Paese e sottoscritto non appena aperto alla firma, che riconosce al Comitato Onu la competenza a ricevere ed esaminare le comunicazioni presentate da soggetti che si ritengano vittime di una violazione, da parte dello Stato parte, di uno dei diritti economici, sociali e culturali oggetto del Patto stesso;

   in merito alla prassi sugli sfratti esecutivi, il Comitato, nella citata constatazione, ha ritenuto che gli sgomberi forzati sono contrari al Patto e possono essere giustificati solo in situazioni eccezionali, nel rispetto dei princìpi di ragionevolezza e di proporzionalità, valutando l'eventuale presenza di fattori di vulnerabilità, quali età e disabilità. In particolare, ha rilevato che lo Stato parte deve adottare tutte le misure appropriate, al massimo delle sue risorse disponibili, per garantire adeguati alloggi alternativi e per dotarsi di un quadro normativo coerente con gli obblighi stabiliti dal Patto;

   accertata la violazione del diritto ad un alloggio adeguato ai sensi dell'articolo 11 del Patto, il Comitato ha chiesto all'Italia di adottare le misure necessarie per garantire che gli sfratti di persone prive di mezzi, che dunque necessitano di un altro alloggio, avvengano solo nell'ambito di procedimenti che prevedano la consultazione effettiva delle persone interessate, compresi i minori coinvolti, valutando le sistemazioni alternative al fine di assicurare alloggi adeguati. Il Comitato ha altresì richiesto un piano globale per garantire il diritto a un alloggio adeguato per le persone a basso reddito –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di adempiere agli obblighi contratti ai sensi del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, con particolare riferimento al diritto all'alloggio, in seguito ai pareri e alle raccomandazioni del Comitato di cui in premessa, e se non intenda intervenire, anche con iniziative normative, per prevenire il verificarsi di ulteriori violazioni dello stesso tenore prevedendo, nelle more della definizione di una adeguata strategia e pianificazione, l'attivazione di appositi tavoli presso le prefetture, con la partecipazione dei soggetti interessati, al fine di pervenire all'elaborazione di idonei protocolli per la gestione sostenibile degli sfratti.
(4-02599)


   ASCARI, AURIEMMA, BAKKALI, BOLDRINI, CARMINA, CAROTENUTO, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI e SCOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a partire da gennaio 2024, il Governo italiano ha avviato una serie di evacuazioni destinate a minori palestinesi bisognosi di cure mediche e ai loro familiari;

   la maggior parte di loro, dopo una degenza presso le eccellenze ospedaliere del nostro Paese, quali il Bambino Gesù di Roma, il Meyer di Firenze, il Gaslini di Genova, il Rizzoli di Bologna e il Buzzi di Milano, è stata accolta presso appartamenti e strutture gestite dalle associazioni del terzo settore. In particolare da Arci, Caritas, Comunità di Sant'Egidio e dalla Federazione delle Chiese valdesi;

   queste persone, giunte in Italia grazie al rilascio di un lasciapassare da parte delle autorità consolari italiane e a un visto turistico della durata di 90 giorni, non hanno avuto immediato accesso al sistema pubblico di accoglienza né hanno potuto usufruire dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale;

   pertanto in molti hanno già formalizzato la richiesta di protezione internazionale;

   tale soluzione assicura alle persone palestinesi, a partire da quelle evacuate dal Governo, di accedere all'accoglienza pubblica presso il Sai sin da subito, di avere un permesso che regoli il loro soggiorno sul territorio italiano nonché di godere di tutti i diritti e servizi previsti da tale status giuridico senza le paure e i rallentamenti che stanno attualmente caratterizzando la scelta sulla presentazione della richiesta di protezione internazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanti cittadini palestinesi evacuati abbiano richiesto protezione internazionale e di quanti siano stati effettivamente inseriti nel sistema di accoglienza e integrazione in virtù della loro condizione di richiedenti asilo vulnerabili;

   se il Ministro intenda indicare, inoltre, quanti di loro si trovino ancora in accoglienza presso le strutture del terzo settore e se, in questo caso, sia stata prevista una copertura delle spese di accoglienza e quante richieste siano state tradotte presso i Cas con conseguente trasferimento presso il Sai;

   se il Governo intenda adottare misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie in occasione di eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all'Unione europea, così come previste dall'articolo 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, recante «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero»;

   se il Governo abbia previsto altre operazioni di evacuazione di cittadini palestinesi e se stia lavorando all'adozione di un protocollo per la realizzazione di corridoi umanitari per i palestinesi dai Paesi limitrofi, quali l'Egitto e la Giordania.
(4-02604)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, SIMIANI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   al Sud è già emergenza idrica, con i bacini scarsamente approvvigionati e in alcuni casi il ricorso alle autocisterne per la distribuzione dell'acqua;

   secondo i dati dell'osservatorio europeo sulla siccità, rilanciati da il Sole 24 Ore, il 15 per cento dell'intero territorio dell'Unione europea è oggi in allerta arancione per la siccità, mentre per un ulteriore uno per cento siamo all'allarme rosso;

   a mettere in fila i danni ci ha pensato la European Environment Agency (Eea): tra il 1980 e il 2022 gli eventi estremi legati al tempo e al clima hanno provocato perdite in Italia pari a 111 miliardi di euro, cifra che sale a 650 miliardi se si estendono i calcoli a tutti gli Stati membri dell'Unione europea;

   è necessario pertanto prendere atto che per rispondere alle nuove esigenze dell'agricoltura – che assorbe il 41 per cento della domanda idrica e che è una priorità, insieme all'uso umano, per la centralità della produzione di cibo – è necessario agire su più fronti;

   l'Anbi (Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), più volte in passato ha sollecitato interventi, presentando anche un progetto per la realizzazione di laghetti e bacini di contenimento per lo stoccaggio delle acque, con l'obiettivo di passare dall'11 per cento al 50 per cento della raccolta dell'acqua piovana. L'associazione ha censito oltre settecento progetti di manutenzione straordinaria delle infrastrutture idriche nazionali, per un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. Le regioni hanno presentato 562 proposte da 13,5 miliardi per il piano nazionale di interventi strutturali e per la sicurezza del settore idrico;

   il 19 marzo 2024 si è tenuta a Palazzo Chigi la riunione della Cabina di regia per la crisi idrica. Secondo quanto riportato nel comunicato stampa rilasciato dalla Presidenza del Consiglio, la proposta operativa del MIT prevede di concludere entro il 25 del mese corrente la ricognizione delle risorse disponibili e degli interventi in corso, per passare alla successiva predisposizione del Piano per gli interventi nelle infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico –:

   a quanto ammontino le risorse disponibili per finanziare gli interventi programmati e quali nuovi interventi siano stati individuati e con quali risorse verranno finanziati per contrastare la scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche necessarie al comparto agricolo.
(5-02221)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata:


   CARAMIELLO, ILARIA FONTANA, SERGIO COSTA, CHERCHI e DI LAURO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 7 febbraio 2024 la Commissione europea ha inviato al Governo italiano una lettera di messa in mora per il mancato rispetto di:

    a) direttiva uccelli (2009/409/CE);

    b) regolamento Reach (1907/2006/CE);

   le norme censurate sono: articolo 1, commi 447 e 448, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, di modifica della legge n. 157 del 1992, non conforme a numerose disposizioni della direttiva uccelli; articolo 11-ter del decreto-legge n. 104 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136, di modifica della legge n. 157 del 1992, che viola il Trattato di funzionamento dell'Unione europea e non è conforme al regolamento Reach;

   il 25 gennaio 2023 è stata avviata la procedura EU Pilot (2023)10419, con cui la Commissione ha rilevato tre criticità:

    a) tutela degli habitat e specie migratrici;

    b) regime generale di protezione delle specie di uccelli di cui all'articolo 1 della direttiva;

    c) regime giuridico degli abbattimenti;

   nella lettera la Commissione ha stigmatizzato le argomentazioni illustrate dallo Stato italiano nella lunga interlocuzione intercorsa, rilevando l'assenza della differenza gerarchica tra le fonti ed evidenziando l'inappropriatezza della presunta applicazione – da parte del giudice – del principio di priorità della normativa europea, confermando l'inefficacia della norma, stante la necessità dell'intervento della magistratura;

   la procedura EU Pilot (10542) relativa al regolamento Reach nasce dalla circolare interpretativa adottata dai Ministri dell'ambiente e dell'agricoltura che stabilisce limiti all'uso di munizioni di piombo all'interno o in prossimità delle zone umide;

   in risposta all'avvio della procedura il Governo italiano ha informato che le disposizioni contestate erano state trasfuse in una norma di rango primario, determinando una nuova censura da parte della Commissione sotto diversi profili, il primo metodologico, i successivi nel merito della normativa:

    a) l'illegittimo recepimento del regolamento poiché il regolamento è obbligatorio e direttamente applicabile e non deve essere né recepito né surrettiziamente modificato attraverso una norma interpretativa;

    b) l'arbitraria restrizione della definizione di zone umide;

    c) la legge n. 136 del 2023 ha stabilito un macchinoso rinvio ad un non meglio precisato utilizzo delle munizioni per attività diverse da quelle di tiro, dando vita ad un combinato disposto delle due disposizioni (circolare e legge) che porterebbe inevitabilmente ad una nuova incertezza giuridica;

    d) il mancato rispetto della previsione del regolamento Reach riguardo alla necessità che gli Stati membri adottino sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive –:

   come intenda rispondere il Governo alla Commissione europea al fine di bloccare la procedura di infrazione e per scongiurare l'irrogazione di sanzioni all'Italia.
(3-01109)
(Presentata il 2 aprile 2024)

Interrogazione a risposta orale:


   BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da organi di stampa, l'11 marzo 2024 è stato presentato al Senato il disegno di legge n. 1063 (Ddl) recante «Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti sul territorio nazionale e la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare», con l'intento, tra l'altro, di introdurre l'uso civile dell'energia nucleare di nuova generazione, prevedendo la riattivazione degli impianti nucleari esistenti e la costruzione e gestione di nuove centrali;

   l'amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, avrebbe dichiarato in merito: «Il grado di decommissioning raggiunto e il grado di obsolescenza delle strutture di supporto, non consente la riattivazione delle centrali. Occorre costruirle ex novo con le tecnologie odierne»;

   il nostro Paese è ancora alle prese con il problema dei rifiuti e delle scorie radioattivi derivanti dall'attività delle centrali, chiuse definitivamente dal 1990 e dal loro decommissioning, per il quale ancora non si è pervenuti a una soluzione concreta per il loro smaltimento, non essendo tuttora concluso l'iter per l'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, come richiesto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo;

   va ricordato che la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, rispettivamente del 1987 e del 2011, con i quali è stata decretata la fine della produzione e dello sfruttamento dell'energia nucleare nel nostro Paese, senza operare distinguo sulla tecnologia utilizzata a tal fine;

   costi, tempi, localizzazione degli impianti e gestione delle scorie rimangono ancora problemi largamente irrisolti del nucleare di terza e quarta generazione, tali da suggerire la necessità di continuare ad indirizzare le risorse economiche del nostro Paese allo sviluppo delle fonti rinnovabili;

   il nuovo rapporto Nuclear phase out «How rewables, energy savings and flexibility can replace nuclear in Europe» dell'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb) dimostra e argomenta in modo chiaro che per decarbonizzare l'Europa non serve né nuovo nucleare, né prolungare oltre misura la vita degli impianti esistenti perché le energie rinnovabili, il risparmio energetico e le opzioni di flessibilità possono efficacemente sostituire l'energia nucleare nel mix energetico dell'UE;

   i recenti rilievi mossi della Commissione europea mostrano che il Pniec non riesce a centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti previsti a livello continentale, ovvero -55 per cento al 2030 rispetto al 1990 e per quanto riguarda la penetrazione delle fonti rinnovabili a fronte di una richiesta minima del 39 per cento prevista dal regolamento (Ue) 2018/1999 per il nostro Paese, il target non risulta particolarmente ambizioso, dato che la direttiva Red III impone di arrivare – come dato medio dell'Unione europea – almeno al 42,5 per cento di penetrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico, con l'ambizione di arrivare al 45 per cento sempre al 2030;

   il recente rapporto di Legambiente «Scacco matto alle rinnovabili 2024», presentato durante i lavori del K.EY-The energy transition expo di Rimini, evidenzia come nel 2023 sono stati registrati appena 5.677 MW (Megawatt) totali di nuove installazioni, una crescita decisamente lenta rispetto ai numeri di installazione annuale che servirebbero per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW (Gigawatt) di nuove installazioni, pari a quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga necessario, in tema di nucleare, confermare la volontà popolare espressa in ben due esiti referendari, che hanno sancito il divieto per il nostro Paese di generare energia da nucleare nel territorio nazionale e quali iniziative intenda assumere per incrementare gli investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione secondo gli impegni assunti dal nostro Paese in sede europea ed internazionale.
(3-01120)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'audizione presso la X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati del 6 marzo 2024, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha delineato la situazione energetica del Paese nei settori del gas naturale, del petrolio, e dell'energia elettrica;

   in riferimento al primo settore, il Ministro ha evidenziato che dall'analisi dei rischi sono emersi 102 potenziali rischi di natura politica, tecnica, economica, ambientale e sociale e 4 situazioni di crisi combinate; il Ministro ha affermato, quindi che la realizzazione dei terminali di rigassificazione off-shore di Piombino e Ravenna nei breve termine e della linea Adriatica nel medio termine risulta essenziale per la mitigazione dei rischi individuati e per mantenere il sistema in sicurezza;

   un recente studio indipendente, condotto da Ecco think tank, confronta tre scenari di domanda di gas in Italia e in Europa al 2030 (Late Transition, Fit for 55/PNIEC 2023, G7), con differenti ipotesi di evoluzione dell'infrastruttura gas valutate rispetto alla sicurezza, al rischio di stranded-costs e agli obiettivi climatici;

   lo studio mostra come l'attuale infrastruttura permetta di soddisfare i requisiti di sicurezza per gli scenari di domanda più probabili (G7 e Fit for 55/PNIEC 2023), e solo nello scenario di late transition – molto improbabile – (che al 2030 vede una domanda gas superiore all'attuale), sarebbe necessario il rafforzamento della rete adriatica e un incremento del 50 per cento del Tap;

   il potenziale di export di gas verso l'Europa, nell'ipotesi di piena chiusura dei flussi russi, è stimato in tutti gli scenari tra i 6 e i 9 miliardi di mc/a. La somma di tale potenziale con la domanda interna di gas equivale ad un volume di domanda complessiva comunque inferiore ai livelli pre-Covid. Pertanto, ad avviso degli interroganti l'idea di esportare gas in Europa attraverso l'Italia non avrebbe senso perché non c'è, e non ci sarà in futuro, domanda di gas europea sufficiente per giustificare nuove infrastrutture gas;

   eccessivi nuovi investimenti in infrastruttura gas esporrebbero il sistema a molteplici rischi, quali le ripercussioni sul costo della materia prima per famiglie e imprese, e distrarrebbero risorse pubbliche e private dallo scenario di decarbonizzazione che, come rivela lo studio, è quello in grado di garantire una maggiore sicurezza anche a fronte di instabilità geopolitiche –:

   se il Ministro interrogato intenda precisare in base a quali scenari di domanda e offerta di gas emerga che la realizzazione della linea adriatica risulti essenziale per la mitigazione dei rischi di sicurezza energetica nel medio termine e a quali potenziali rischi di natura politica, tecnica, economica, ambientale e sociale specifici si riferisca.
(4-02579)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Santuario di Santa Maria della Fonte di Caravaggio, in provincia di Bergamo, è un luogo di culto cattolico che da quasi 700 anni attira pellegrini da tutta Italia e dall'estero;

   il 26 maggio 2023 il Santuario è stato ufficialmente riconosciuto come «Santuario regionale della Lombardia», un riconoscimento che rimarca l'importanza che il santuario riveste per l'intero territorio lombardo;

   desta dunque particolare preoccupazione la scelta avallata dal comune di Misano di Gera d'Adda (Bg) di sfruttare gli spazi agricoli circostanti al Santuario per l'ennesima realizzazione di un polo logistico, su un'area da circa 120 mila metri quadrati a nord della provinciale «Rivoltana», sottraendo spazio agevole per la piena visibilità del Santuario e fino ad ora immerso in un ambiente naturale di grande respiro, di ristoro per i numerosi pellegrini che vi si recano, danneggiando dunque ad avviso dell'interrogante la sua funzione spirituale e culturale;

   non solo, l'opera determinerebbe un'intensificazione dell'inesorabile processo di cementificazione che interessa da anni senza sosta la Bassa bergamasca;

   secondo gli ultimi dati Ispra, in provincia di Bergamo il processo di cementificazione e di consumo di suolo pare inarrestabile: in un solo anno sono andati persi altri 103 ettari, che fanno salire a oltre 32 mila il totale degli ettari coperti artificialmente in tutta la provincia (il 12 per cento del totale);

   ai gravi problemi di consumo del suolo si sommerebbero, non di meno, anche gli effetti negativi in termini di inquinamento ambientale ed acustico dettato dal futuro corposo transito di veicoli pesanti nell'area che metterebbero a serio rischio la qualità della vita della popolazione e l'integrità dell'ecosistema;

   contro le modifiche del Piano di governo del territorio del comune di Misano, che vedrebbe la trasformazione del terreno da agricolo ad area produttiva si sono da sempre mossi i circoli territoriali di Legambiente e il FAI. Legambiente Lombardia il 27 ottobre 2023 ha anche depositato un ricorso al Tar di Brescia;

   da quanto appreso da fonti di stampa, la stessa Diocesi di Cremona, responsabile del Santuario, si è più volte espressa contro il progetto. In particolare il rettore del santuario mariano ha dichiarato: «la tutela del Santuario di Caravaggio e del suo paesaggio sono un patrimonio storico e artistico. La vicinanza di un nuovo comparto produttivo di 162 mila metri quadrati, ancora da urbanizzare e a poco più di 500 metri dal Santuario, non giustifica per nulla la sua localizzazione, ma al contrario crea una situazione di forte discontinuità dell'ecosistema e del paesaggio rispetto ai luoghi vincolati circostanti» –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative, in accordo con il comune di Misano di Gera d'Adda, al fine di evitare che il progetto di un nuovo polo logistico possa compromettere in modo permanente il paesaggio circostante al Santuario di Santa Maria della Fonte di Caravaggio mediante un ulteriore consumo di suolo e compromettere la qualità della vita dei residenti anche a seguito di un'intensificazione del traffico veicolare.
(4-02597)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, è presente un elettrodotto da 220 mila Volt, il «Colà-Tavazzano», che attraversa il centro abitato e interessa diverse opere pubbliche sensibili tra le quali il plesso scolastico del quartiere Belvedere;

   il gestore dell'impianto «Colà-Tavazzano» è la società Terna – Rete elettrica nazionale S.p.a.;

   nel 2001 l'Arpa Lombardia ha effettuato una campagna di misurazione dell'intensità del campo elettromagnetico nei pressi del plesso scolastico di Belvedere con risultati compresi nel range 2,70 uT-s-3,54 µT che, se confrontati con i limiti proposti dall'Ispesl e dall'Iss che pongono il livello di attenzione a 0,5nT, appaino davvero preoccupanti;

   a luglio 2003, su sollecitazione dei cittadini e del comune, è stata effettuata una seconda campagna di misure su tutte le zone urbane attraversate dall'elettrodotto, con diversi valori che hanno superato il limite di qualità fissato a 3 µT;

   nel 2002 l'I.A.R.C., Centro internazionale di ricerca sul cancro, ha dichiarato che i campi elettromagnetici sono da classificare come «possibili cancerogeni per l'uomo». In particolare, il risultato di diversi studi scientifici presi in considerazione dal Centro ha rilevato il raddoppio del rischio di ammalarsi di leucemia infantile nelle esposizioni residenziali a campi magnetici uguali o maggiori a 0,4 microtesla (µT), misurazione inferiore rispetto a quelle rilevate nella zona interessata dall'elettrodotto;

   nel 2009 Asl, Arpa e provincia di Mantova hanno presentato un'indagine epidemiologica e ambientale il cui risultato ha evidenziato, nel comune di Castiglione, nel periodo dal 1996 al 2005, un profilo di mortalità molto più marcato per l'insieme dei tumori maligni, sia rispetto ai comuni del proprio distretto sia rispetto a tutti i comuni della provincia. In particolare, a Castiglione si registra una forte incidenza di tutte le tipologie di leucemie e di tumori al fegato;

   dal 2009 a oggi, tuttavia, non risulta che siano stati disposti ulteriori approfondimenti necessari per stabilire una connessione tra l'esposizione alle frequenze elettromagnetiche e l'insorgere delle patologie tumorali, nonostante le diverse petizioni dei cittadini di Castiglione che continuano a chiedere alle autorità di tutelare la loro salute con nuovi interventi in merito;

   il 20 novembre 2012 il Consiglio provinciale di Mantova ha approvato all'unanimità una mozione presentata dal consigliere Tiana con la quale presidente e giunta sono stati impegnati a programmare approfondimenti dei dati epidemiologici, in particolare sulle leucemie;

   per oltre 20 anni gli attivisti di Castiglione e il comitato «Interriamolo» hanno chiesto fondi per spostare o interrare i cavi che passano sulle teste di studenti, lavoratori e cittadini;

   nel 2019 quasi 1400 cittadini firmarono una petizione, che indusse l'amministrazione comunale a incontrare il gestore Terna, impegnandosi a realizzare un progetto di interramento e a reperire le risorse necessarie anche col coinvolgimento di regione Lombardia;

   il 19 dicembre 2023 il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/01555/011 dell'interrogante col quale si chiedeva di «adottare tutte le iniziative, di concerto con gli enti territoriali, e anche attraverso uno specifico contributo a copertura dei relativi oneri, al fine di consentire l'interramento dei cavi dell'alta tensione dell'elettrodotto “Colà-Tavazzano”»;

   tale progetto in assenza di fondi non è realizzabile –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare iniziative di competenza volte a fornire agli enti territoriali competenti un contributo finanziario finalizzato a portare a compimento il progetto di interramento dei cavi dell'alta tensione dell'elettrodotto «Colà-Tavazzano» e a svolgere una nuova e più approfondita indagine epidemiologica sulla popolazione del comune di Castiglione delle Stiviere, anche al fine di riscontrare l'impatto del citato elettrodotto sulla loro salute.
(4-02598)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   RAFFA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   alle ore 18 del giorno 29 settembre 2023 scadeva il termine per presentare domande per partecipare all'avviso pubblico Imprese Borghi per il sostegno di iniziative imprenditoriali realizzate nei comuni assegnatari di risorse per l'attuazione di progetti locali di rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici, finanziato dall'Unione europea – NextGenerationEU nell'ambito del PNRR, M1C3, Investimento 2.1 «Attrattività dei borghi», Linea B;

   il 1° ottobre 2023 l'Ufficio stampa e comunicazione del Ministero della cultura pubblicava un comunicato rilevando «L'enorme successo del bando» e che «si avvieranno immediatamente le attività di verifica di ammissibilità e valutazione delle proposte progettuali presentate» e ancora che «sono 4.381 le micro, piccole e medie imprese che hanno presentato domanda... per sostenere le attività economiche nei 294 comuni del Piano Nazionale Borghi, per un totale di oltre 367 milioni di euro di investimenti richiesti... Il bando, finanziato dall'Unione europea... attraverso i fondi destinati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha una dotazione di 188 milioni di euro»;

   da testimonianze sul web si apprende che alcune imprese partecipanti a dicembre hanno ricevuto richieste di chiarimenti ed integrazione documentale alle domande, da allora nessuna informazione è più stata diramata né dal Ministero né dal soggetto gestore Invitalia SpA;

   l'avviso pubblico Imprese Borghi non stabilisce alcuna tempistica per la formazione delle graduatorie dei progetti ammessi, però stabilisce tempistiche e passaggi precisi sia per la conclusione dei progetti ammessi sia per l'iter di concessione ed erogazione del contributo; in particolare si prevede all'articolo 6 dell'avviso una durata massima di 18 mesi per ciascun progetto dalla data di accettazione del provvedimento di ammissione, e che i progetti dovranno essere conclusi entro il 31 dicembre 2025, se ne deduce che l'accettazione del provvedimento di ammissione da parte di ciascuna impresa dovrà avvenire entro il 30 giugno 2024;

   per arrivare all'accettazione del provvedimento di ammissione l'avviso pubblico prevede che, concluso il procedimento da parte del soggetto gestore e di un «Comitato per la valutazione della coerenza dell'iniziativa imprenditoriale con il Progetto Locale», il Ministero della cultura provveda a redigere, associando le due graduatorie pervenute, la graduatoria definitiva articolata su base regionale, e che il Ministero provveda ad emanare apposito decreto per adottarla, poi si dovranno contattare a mezzo Pec le migliaia di soggetti ammessi; dalla data di questa comunicazione l'avviso prevede altri 30 giorni per firmare la convenzione di concessione del contributo tra il richiedente ed il soggetto gestore, il tutto entro il termine del 30 giugno 2024 di cui al capoverso precedente;

   il Ministero della cultura, giusto quanto fin qui premesso, ha solo due mesi di tempo, cioè entro la fine del mese di maggio, per completare l'iter fino all'invio della comunicazione via Pec alle migliaia di soggetti che saranno ammessi prima di accumulare ritardo sui tempi previsti per l'attuazione di questa misura del PNRR –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e se siano in corso, o intenda avviare, gli opportuni solleciti ed iniziative per evitare che l'avviso esposto in premessa della Missione 1 del PNRR accumuli ritardi.
(4-02588)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PENZA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 46 del 2022 articolo 13, comma 3, si stabiliva che «ai fini della consistenza associativa, sono conteggiate esclusivamente le deleghe per un contributo sindacale non inferiore allo 0,5 per cento dello stipendio»;

   con la circolare del Ministro della difesa datata 8 luglio 2022 (inerente alle modalità di finanziamento di cui all'articolo 7 della legge n. 46 del 2022) si chiariva che per «stipendio» da assumere a base di calcolo della trattenuta sindacale, rilevante ai fini della rappresentatività delle APCSM, devono intendersi emolumenti fissi e continuativi netti;

   con proprio decreto del 26 luglio 2022 il Ministro della difesa affermava che ai fini della delega sindacale e necessario riportare «l'importo della trattenuta, in misura fissa ovvero in percentuale con l'indicazione delle voci della retribuzione o del trattamento pensionistico da considerare, al netto delle ritenute fiscali e contributive ai fini del calcolo, precisando se la trattenuta deve essere applicata su 12 o 13 mensilità»;

   il centro stipendiale CUSI della difesa con lettera del 22 novembre 2022 esplicitava le procedure al fine di ottenere dal No.I.Pa. il codice meccanografico per le trattenute sindacali;

   per quanto risulta all'interrogante, No.I.Pa. ad alcune sigle sindacali ha risposto dicendo che non si potevano indicare indennità ben precise, qualora la trattenuta di cui sopra venisse considerata al netto delle ritenute previdenziali, assistenziali e fiscali;

   viceversa il Gabinetto del Ministro della difesa con propria circolare n. 065502 datata 21 dicembre 2023, poco più di un mese prima della verifica della rappresentatività stabilita per il 31 gennaio 24, puntualizzava che per contributo associativo pari almeno al 0,5 per cento delle voci fisse e continuative della retribuzione al netto delle ritenute fiscali e previdenziali e assistenziali si debba intendere: «stipendio parametrale (compresa l'indennità integrativa speciale), l'importo aggiuntivo pensionabile, indennità mensile pensionabile, assegno funzionale, indennità di vacanza contrattuale, benefìci per causa di servizio, indennità di impiego operativo di base e retribuzione individuale di anzianità fino al grado di capitano e gradi corrispondenti. Inoltre lo stipendio comprensivo di classi e scatti, assegno pensionabile, indennità mensile pensionabile, indennità integrativa speciale, indennità di posizione nella misura di cui all'articolo 1 lettera b) della legge n. 334 del 1997, indennità di impiego operativo di base e benefìci per causa di servizio spettanti al personale in servizio con il grado di maggiore e gradi corrispondenti. Retribuzione di base per i volontari in ferma prefissata»;

   a fronte di ciò, risulterebbe all'interrogante il No.I.Pa stia trattenendo il 0,5 per cento sul totale in busta paga ed anche sulla 13a mensilità al netto del parametro a diversi appartenenti a sigle sindacali, nonostante tale possibilità fosse negata;

   il Ministro della difesa, all'interrogazione del 25 luglio 2023 n. 4-01398 rispondeva che ai fini del calcolo della rappresentatività: «il regolamento di attuazione fornirà gli elementi di riferimento per l'individuazione della base di calcolo dello 0,5 per cento»;

   nonostante si stia procedendo a calcolare la rappresentatività alla data del 31 gennaio 2024 ad oggi il regolamento di attuazione di cui sopra non è stato ancora adottato –:

   quali criteri di calcolo No.I.Pa. adottato fino al 31 gennaio ai fini della trattenuta stipendiale, su quali voci e al netto di quali ritenute;

   se tali trattenute siano state conformi per tutti i militari dello stesso grado ed anzianità a prescindere dal tipo di impiego o se ci si sia basati sul totale delle voci in busta paga;

   se a parità di grado ed anzianità tra militari di Forze Armate diverse ci siano gli stessi criteri e le stesse cifre trattenute ai fini della rappresentatività;

   se si intenda considerare solo ricognitivo il calcolo alla data del 31 gennaio 2024 in considerazione del fatto che, il decreto interministeriale per l'individuazione della base di calcolo ancora non è stato adottato e che, tale ritardo ha disorientando le associazioni su quanto richiedere all'associato ai fini della trattenuta, così come già espresso dal Ministro all'interrogante.
(4-02603)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta scritta:


   PADOVANI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la Carta europea della disabilità è il documento che permette alle persone con disabilità di accedere a beni e servizi, pubblici o privati, gratuitamente o a tariffe agevolate;

   tale documento, che rientra all'interno dei progetto europeo «UE Disabili Card», ha come obiettivo il mutuo riconoscimento delle condizioni di disabilità fra i Paesi aderenti e, in particolare grazie al QR code incorporato, consente, tramite l'accesso ai dati sensibili, di certificare lo stato di disabilità, sostituendo tutti i certificati cartacei e verbali attestanti le condizioni di disabilità del titolare. Può quindi essere utilizzata per certificare la propria condizione di disabilità presso gli uffici pubblici dando luogo all'accesso gratuito o a tariffa agevolate presso i musei statali e in tutti i luoghi di cultura dei Paesi dell'Unione europea che hanno aderito al progetto;

   trattandosi di una carta di riconoscimento rilasciata dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, nell'uso quotidiano, ci si sarebbe aspettati una omogeneità di trattamento sull'intero territorio nazionale ma, purtroppo, per quanto consta all'interrogante, così non è;

   come si apprende da fonti di stampa, infatti, alcune strutture turistiche concedono una scontistica soltanto di fronte ad una invalidità del 100 per cento; in alcune mostre e musei è consentito l'ingresso gratis per il soggetto con disabilità e un accompagnatore, mentre in altri casi viene applicato solo uno sconto e in alcuni luoghi, anche pubblici, non viene addirittura riconosciuta alcuna agevolazione;

   in particolare, la Carta europea della disabilità non si applica in modo automatico in tutti gli accessi ai luoghi pubblici ma, al di là dei musei gestiti direttamente dallo Stato, solo in tutti quei casi in cui è stata sottoscritta e applicata una specifica convenzione tra il Ministro interrogato e gli enti interessati;

   come si può facilmente verificare dall'elenco pubblicato sui sito del Ministero, che riporta dettagliatamente i singoli accordi, ad oggi, hanno sottoscritto la convenzione solo alcuni comuni italiani e qualche museo;

   oltre a questi enti e comuni, Trenitalia, in un comunicato ufficiale del 22 luglio 2023, informava che: «i titolari di Disability Card che necessitano di accompagnatore o di maggiore intensità di sostegno (individuati nei decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 novembre 2020), Trenitalia riconosce la gratuità del viaggio per l'accompagnatore dei titolare, per i viaggi su tutto il territorio nazionale. Ai fini dell'individuazione delle categorie beneficiarie dell'agevolazione, sul lato anteriore della Carta deve essere presente un'apposita indicazione con lettera “A”. L'agevolazione accordata con la Disability Card non è cumulabile con altre riduzioni, ad eccezione di quella per i ragazzi (come di seguito indicato) [...]»;

   al di là dell'elenco dei comuni che hanno sottoscritto la convenzione e del dispositivo di Trenitalia, restano le tante criticità di un progetto che vuole e deve essere di inclusione e di supporto alle persone con disabilità, ma che è scarsamente e non uniformemente applicato –:

   se al Ministro interrogato risultino i fatti esposti in premessa; se e quali iniziative di competenza intenda assumere a riguardo, al fine di consentire alle persone con disabilità, titolari della Carta europea della disabilità, di fruire uniformemente su tutto il territorio nazionale delle agevolazioni, promozioni e servizi previsti dal documento e obiettivo primario del progetto europeo di inclusione e mutuo riconoscimento delle condizioni di disabilità;

   se non ritenga opportuno escludere per il riconoscimento della Carta europea della disabilità il ricorso alla necessità della sottoscrizione di una convenzione tra Ministero ed enti pubblici.
(4-02586)


   DORI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i più recenti dati Istat, le persone con disabilità in Italia sono oltre 3 milioni, pari al 5,2 per cento della popolazione italiana;

   il decreto-legge n. 48 del 4 maggio 2023 ha introdotto l'assegno di inclusione, come misura di sostegno economico, inclusione sociale e professionale per i nuclei familiari con un Isee di valore non superiore a euro 9.360;

   dal 18 dicembre 2023 è stato possibile presentare la domanda per l'erogazione dell'assegno di inclusione;

   i criteri per individuare i beneficiari dell'assegno sono sostanzialmente tre: l'Isee familiare; il reddito del nucleo; il patrimonio del nucleo, in particolare quello mobiliare cioè soprattutto conti correnti bancari e postali;

   il decreto ministeriale n. 407 del 13 dicembre 2023 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha apportato modifiche alla dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), la cui compilazione è necessaria per il calcolo Isee ai fini di usufruire di prestazioni sociali agevolate, tra le quali il suddetto assegno di inclusione;

   tali modifiche, entrate in vigore dal 1° gennaio 2024, aboliscono il limite dei 26 anni di età dei figli non conviventi, non sposati e senza figli, fiscalmente a carico dei genitori, per rientrare nel nucleo di origine ai fini dell'Isee;

   come evidenziato in un articolo pubblicato il 10 febbraio 2024 sul sito web de L'Avvenire, il combinato disposto fra le regole dell'Isee e le nuove norme sull'assegno di inclusione rischia di escludere dai sussidi molte persone in condizioni comunque di bisogno, tra cui gli invalidi civili maggiorenni;

   secondo le regole Isee, «il figlio maggiorenne che non convive con alcuno dei genitori fa parte di un nucleo diverso, a meno che non sia a loro carico ai fini Irpef. L'unica eccezione a tale ultima regola si verifica se il figlio è coniugato o ha figli: in tal caso il figlio fa parte di un nucleo diverso da quello dei genitori»;

   pertanto, se l'invalido civile, così come qualsiasi altro maggiorenne, pur abitando da solo è celibe/nubile e senza prole, viene attratto nell'Isee di madre e padre. Sommando così i propri redditi con quelli dei genitori, si oltrepassano facilmente i limiti fissati per alcune provvidenze e servizi;

   non sono attualmente previste deroghe per l'accesso all'assegno di inclusione, pertanto di fatto a una persona con disabilità è preclusa la possibilità di avere una vita autonoma, considerata anche la maggiore difficoltà a collocarsi nel mondo del lavoro, oppure è obbligato a sposarsi o a mettere al mondo dei figli oppure ad attendere di diventare orfano per poter avere diritto al nuovo sostegno anti-povertà che sostituisce il reddito di cittadinanza, causando una discriminazione tra persone con disabilità coniugate e i singoli oppure le coppie che non intendono unirsi in matrimonio o non possono, o non vogliono, avere figli, compromettendo così il proprio diritto all'autodeterminazione –:

   se i Ministri interrogati intendano con urgenza adottare le iniziative di competenza, anche di natura normativa, al fine di introdurre deroghe specifiche per l'accesso all'assegno di inclusione delle persone con disabilità, permettendo così di condurre una vita dignitosa anche al di fuori del nucleo familiare dei genitori.
(4-02593)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Anna Vitiello è una insegnante di 55 anni, madre di tre figlie, originaria di Torre del Greco, in provincia di Napoli ma residente in Piemonte;

   da circa dieci anni insegna educazione fisica e da tre anni è diventata insegnante di ruolo alte superiori presso l'istituto Primo Levi;

   Anna è malata oncologica dal 2007, quando le avevano diagnosticato il primo tumore al seno. Poi la cura e la regressione del male, fino alla recidiva. Oggi è ricoverata in un letto dell'Hospice di Carignano;

   nell'ottobre 2023 è stata a una visita collegiale per certificare il suo stato di salute. Ed è stata licenziata. Non ha ricevuto nemmeno la tredicesima e la buonuscita dall'Istituto Superiore Primo Levi di Torino. Secondo quanto ha dichiarato al Corriere della Sera: «Il Mef dice che la scuola non prepara un documento, la scuola dice che il Mef non spiega come si prepara questo documento, il risultato è che io sono dal mese di ottobre senza stipendio e senza pensione perché ci sono dei ritardi anche con l'Inps»;

   la signora Anna, in seguito all'aggravarsi dei suo stato di salute, aveva chiesto la visita collegiale per poter ottenere la pensione di inabilità al lavoro;

   nella lettera inviata ricostruisce così gli eventi: «Il 5 ottobre 2023 faccio la visita collegiate e mi dichiarano inabile al lavoro. Nel frattempo il 31 agosto 2023 scade il contratto al Bosso Monti e rientro ai Primo Levi, scuola di appartenenza, la quale dopo 10 giorni dal ricevimento del verbale della commissione medica fa partire il licenziamento. Era il 18 ottobre 2023»;

   «A mio avviso l'inabilità non è giusta causa per il licenziamento, inoltre i malati oncologici sono ben tutelati sulla questione e infine mi licenziano in un periodo in cui ero ancora in malattia». Poi aggiunge: «non so più come andare avanti. Quei pochi soldi che avevo sono finiti e mi sto riempiendo di debiti. Il TFR arriverà a ottobre questo lo so, ma per la pensione tutto tace»;

   purtroppo Anna non può lasciare l'Hospice, dove è stata ricoverata perché ha ormai bisogno di assistenza 24 ore su 24, ma ha ancora l'alloggio dove viveva a Nichelino, ci sono le bollette da pagare e l'affitto da saldare: «non vorrei lasciare questa eredità di problemi alle mie figlie, non credo di avere molto tempo a disposizione», spiega la docente che consulta sempre la sua pratica della pensione sul portale dell'Inps. «Sembra che sia all'ufficio “controllo e pagamento”, risulta in lavorazione – spiega –. Ha fatto tanti solleciti, anche tramite il Caf, ho chiamato il call center. Intanto aspetto e passano i giorni» –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati rispetto ai fatti esposti in premessa;

   se non ritengano sussistenti i presupposti per l'attivazione di verifiche in ordine al licenziamento effettuato dall'Istituto Primo Levi;

   se non intendano, per quanto di rispettiva competenza, intraprendere misure urgenti per consentire alla signora Anna Vitello di beneficiare della pensione di inabilità al lavoro.
(3-01119)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURTI e MANZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, recante «Misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77», aveva disposto il divieto dell'esercizio delle opzioni di «cessione del credito» e «sconto in fattura» previste e disciplinate all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b) del medesimo provvedimento;

   l'articolo 2, comma 3-quater dello stesso decreto-legge n. 11 del 2023 aveva tuttavia previsto una deroga a tale divieto, consentendo l'esercizio delle opzioni di cui sopra per gli interventi effettuati in relazione a immobili danneggiati dagli eventi sismici di cui all'articolo 119, comma 8-ter, primo periodo, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, nonché in relazione a immobili danneggiati dagli eventi meteorologici verificatisi a partire dal 15 settembre 2022 per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza con le deliberazioni del Consiglio dei ministri 16 settembre 2022;

   nelle ultime ore sì è avuta notizia che, attraverso un decreto-legge di imminente emanazione e su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell'economia e delle finanze, il succitato comma 3-quater verrà abrogato, non consentendo più ai progetti di ricostruzione post-sisma e post-alluvione di fruire di due misure ad avviso dell'interrogante assolutamente necessarie. L'estensione dello strumento del Superbonus ai progetti della ricostruzione, infatti, si è resa necessaria per evitare ai richiedenti un oneroso accollo delle spese non coperte dal contributo;

   oggi moltissimi cittadini non sono nelle condizioni di sostenere tale accollo né, allo stesso tempo, di anticipare le somme necessarie da poter poi recuperare, nel corso degli anni, sotto forma di credito d'imposta «Superbonus»;

   anche nell'ipotesi in cui il decreto-legge di prossima emanazione preveda la salvaguardia di quelli già avviati, moltissimi progetti attualmente in itinere non potranno essere realizzati e si assisterà di fatto al blocco della ricostruzione –:

   se corrisponda al vero la notizia per cui con decreto-legge di imminente emanazione si disporrà l'abrogazione del comma 3-quater di cui all'articolo 2 del decreto-legge n. 11 del 2023 e, in caso di risposta affermativa, quali misure intenda porre in atto per garantire ai progetti della ricostruzione post-sisma e post-alluvione, richiamati in premessa, la piena fruizione dei benefici di cui al «Superbonus» previsti all'articolo 121, comma 1, lettere a) e b) del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 («cessione del credito» e «sconto in fattura»).
(5-02234)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   MICHELOTTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria senese hanno più volte rappresentato al Ministro della giustizia e al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria la situazione di grave carenza di organico in cui versa la casa circondariale di Santo Spirito di Siena, chiedendo un aumento di organico di dieci unità;

   il sovraccarico di lavoro a cui sono sottoposti gli agenti della polizia penitenziaria è davvero ingente e gravoso, sia per la carenza di organico in rapporto alla qualità che alla quantità dei servizi di polizia richiesti;

   con l'organico attuale non si riescono a garantire pienamente i diritti contrattuali e normativi previsti per legge (piani ferie, congedi ordinari, eccetera). Per quanto concerne il ricorso al lavoro straordinario, per sopperire alla carenza del personale, nel 2024 sarebbe stato ridotto il budget assegnato e, quindi, vi sarebbe il pericolo che a fine anno le ore di straordinario svolte dal personale non vengano economicamente riconosciute;

   delle 50 unità di personale previste alla casa circondariale di Siena, 42 sono quelle amministrate, ma in realtà effettive ne sono rimaste solo 33 (considerando che 7 sono unità distaccate e 2 unità sono sospese);

   per i livelli minimi di sicurezza per una soia giornata lavorativa h24 la casa circondariale di Siena necessiterebbe di almeno 38 unità (26 a turno, 6 per il nucleo di traduzioni e piantonamenti, 6 per le cariche fisse) contro le effettive 33. Un dato che ad avviso dell'interrogante si commenta da solo;

   la pianta organica reale del carcere di Siena, così come previsto dal nuovo gruppo di lavoro istituito con il provvedimento del capo del dipartimento del 18 aprile 2019, dovrebbe consistere in 57 unità per livelli minimi di sicurezza, fino ad arrivare ad un massimo di 80 unità;

   risulta esserci anche una grave carenza di personale amministrativo: infatti, sono solo otto gli amministrativi assegnati rispetto ai 14 previsti, ma solo 6 effettivamente operano nella struttura di Siena (2 sono distaccati a Roma);

   l'interpello nazionale di trasferimento vedrà movimenti in ambito nazionale nel mese di luglio 2024, durante l'uscita dalle scuole dell'ultimo corso di agenti –:

   se il Ministro interrogato intenda emanare un interpello straordinario a livello nazionale per inviare nell'immediatezza 6-7 unità distaccate presso il carcere di Siena;

   se intenda riformulare, tramite i competenti uffici del Ministero, con l'avallo dei sindacati, la nuova pianta organica del carcere di Siena;

   se intenda rimediare all'evidente carenza di risorse umane in servizio, incrementando il personale organico dell'istituto, così come richiesto dalle sigle sindacali.
(4-02582)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata:


   SQUERI, POLIDORI e CASASCO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la domanda di materie prime minerali (litio, nichel, rame, zinco, magnesio, titanio, gallio, germanio, terre rare e iridio) è destinata ad aumentare sensibilmente come conseguenza del graduale abbandono delle tecnologie fossili a favore di nuovi processi di trasformazione;

   la Germania sta già pensando di istituire un «fondo nazionale per le materie prime», per sostenere il finanziamento di nuovi progetti di estrazione, lavorazione e riciclaggio. La Francia intende fare lo stesso e i due Paesi stanno coordinando queste iniziative per cooperare tra loro;

   in Italia, dove è in costante aumento il numero di richieste di concessioni per l'attivazione o riattivazione di miniere di rame, cobalto, litio e zinco, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha avviato a gennaio 2021 un tavolo tecnico, con l'obiettivo di creare le condizioni normative, economiche e di mercato volte ad assicurare un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche. La lista dei materiali in esame presso il tavolo è composta da 30 elementi. La lista dei materiali sotto osservazione dell'Unione europea è composta da 83 elementi (Study on the EU's list of Critical Raw Materials – 2020);

   con l'articolo 30 del decreto-legge n. 21 del 2022, più volte modificato, è stato previsto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, siano individuate le materie prime critiche per le quali le operazioni di esportazione al di fuori dell'Unione europea sono soggette a notifica. La misura si applica in particolare all'export di rottami ferrosi, per i quali l'export va notificato se superiore a 250 tonnellate;

   anche i rottami di metalli non ferrosi sono materie prime critiche strategiche per il Paese ed in particolare l'alluminio, il rame, il nichel e lo zinco. Tuttavia l'Europa è un esportatore netto di rottami di alluminio – più di 1 milione di tonnellate/anno, l'80 per cento esportato in Asia (Cina, India, Pakistan, Corea) – e di rottame di rame per circa 900.000 tonnellate/anno;

   con l'articolo 40-ter del decreto-legge n. 76 del 2020 sono state introdotte semplificazioni per le attività di recupero dei materiali metallici. Il recupero di detti materiali ha una valenza altissima in termini di economia circolare –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda porre in essere il Ministro interrogato nei diversi ambiti esposti in premessa e in particolare se non ritenga opportuno implementare la lista dei materiali da porre sotto controllo, nel quadro dell'adozione di ulteriori misure che favoriscano il riciclaggio interno al nostro Paese.
(3-01111)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   FARAONE, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i dossier e i tavoli aperti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, compreso quello di Almaviva-Contact, sono assai numerosi, simbolo di un'Italia che chiede risposte al Governo, soprattutto in particolari settori;

   nel dettaglio, nel settore del contact-center, i cali di volumi reali, le delocalizzazioni spinte, l'introduzione massiva di sistemi di Ia, hanno prodotto e continuano a creare problematiche molto critiche, mentre i fondi per la cassa in deroga dei call-center si dimostrano insufficienti;

   nel settore, inoltre, a cominciare da quelle indette dalla pubblica amministrazione, le gare vengono gestite con il massimo ribasso, spesso senza l'applicazione del Ccnl telecomunicazioni e ciò conduce alla ricerca di un risparmio che finisce per realizzarsi sul costo del lavoro;

   l'azienda Almaviva-Contact per oltre 20 anni ha gestito una grande quantità di commesse, ma ad oggi le attività in gestione sono molto basse, anche in relazione alla richiamata crisi complessiva del sistema dei contact-center;

   da quanto risulta all'interrogante, durante l'emergenza pandemica, l'azienda di call center Almaviva-Contact ha spostato circa 428 unità lavorative al «1500», il numero di utilità pubblica istituito dal Ministero della salute per fornire tutte le informazioni necessarie sul COVID-19 e questi lavoratori sono stati definiti «angeli», insieme agli operatori sanitari e ai medici e il loro supporto si è dimostrato indispensabile per districarsi nel complicato mondo delle norme anti-Covid;

   sempre riguardo ad Almaviva-Contact, in forza lavoro ci sarebbero 651 addetti suddivisi tra le sedi di Palermo, Catania, Rende, Napoli, Roma e Milano e tra questi lavoratori, come detto, 428 unità hanno operato per il numero verde «1500» legato alla gestione dell'emergenza sanitaria COVID-19;

   ciò che appare evidente, riguardo ad Almaviva-Contact, è che i tavoli che si sono tenuti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy con le parti sociali, da inizio del 2023, non hanno portato ad una soluzione per garantire la salvaguardia dei lavoratori, mentre l'intero settore vive una crisi senza precedenti in Italia –:

   quali iniziative di competenza si ritenga di promuovere, al fine di garantire, in tempi rapidi, interventi urgenti nel settore dei contact-center, anche attraverso l'interlocuzione con tutti gli attori protagonisti, al fine di garantire una piena sostenibilità e le doverose tutele occupazionali alla filiera, con particolare riferimento ai lavoratori in esubero di Almaviva-Contact, i quali, in massima parte, in momenti assai difficili, hanno contribuito con la loro professionalità ad uscire dall'emergenza pandemica da COVID-19.
(3-01112)
(Presentata il 2 aprile 2024)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, ORLANDO e GIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che ad Albenga poco dopo Capodanno due pensionati si sono visti staccare la corrente elettrica per una morosità non voluta;

   infatti, sempre secondo notizie di stampa, l'anziana signora era stata colpita da un grave ictus che ne aveva messo a rischio la vita e che richiede ora tutta una serie di indispensabili interventi, tra cui anche l'utilizzo di un respiratore;

   proprio a causa della grave malattia della signora, la coppia di pensionati si è trovata nell'impossibilità di saldare nei tempi dovuti la bolletta della luce, e, nonostante le richieste di una proroga che consentisse di mettersi in regola, si è proceduto al taglio dell'utenza da parte dell'azienda che gestisce il servizio;

   oltre ad essere stato precipitoso (la coppia, infatti, ha provveduto a regolarizzare la sua posizione in tempi rapidi), l'intervento dell'azienda non ha tenuto conto delle condizioni di salute della signora, e, sempre a quanto risulta da notizie di stampa, ne avrebbe addirittura messo a rischio la vita, visto che il respiratore non è utilizzabile senza energia elettrica;

   si tratta certamente di un fatto grave e non ci si può non domandare quanti ne accadano di analoghi, con persone che si trovano nella condizione di morosità involontaria e, pur chiedendo una proroga di poco tempo, si vedono staccare l'utenza –:

   se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto e, comunque, se non intenda adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza per evitare che situazioni come quella sopra esposta si verifichino, considerando che eventi del genere non sono dovuti a cattiva volontà delle persone, ma a condizioni oggettive che necessitano di buon senso e comprensione.
(5-02230)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Ministero delle infrastrutture e trasporti conta circa 6.500 dipendenti attualmente dislocati su tre importanti e spaziose sedi nella Capitale, per le quali non corrisponde alcun canone di locazione;

   il 15 marzo 2024 è stato pubblicato sul sito del Ministero delle infrastrutture e trasporti un avviso di ricerca di immobile ad uso ufficio. L'immobile in questione, deve avere caratteristiche molto dettagliate: dovrà avere una superficie tale da accogliere almeno 750 postazioni di lavoro; con una capienza massima richiesta media giornaliera nell'immobile pari a n. 600 dipendenti;

   lo spazio dovrà poi svilupparsi su più livelli che possano ospitare complessivamente: «almeno 6 stanze direttoriali con annessi sala riunioni e servizi igienici privati; almeno 30 stanze dirigenziali; almeno 6 sale riunioni; stanze da destinare al restante personale; eventuale disponibilità di locali da adibire ad archivio consultabile»;

   con riguardo all'ubicazione, dovrà essere situato nel Municipio II di Roma, in una zona ben servita dal trasporto pubblico e ad una distanza massima di 500 metri dalla sede centrale del Ministero ed inoltre deve essere localizzato ad una distanza non superiore di 1 chilometro da una fermata metro e di 300 metri da una fermata autobus;

   l'obiettivo della norma contenuta in legge di bilancio – articolo 1, comma 76 – di «razionalizzare l'assetto logistico e conseguire un risparmio di spesa nella gestione degli immobili destinati alle proprie sedi» prevede un impegno di spesa di 7,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024;

   altro aspetto da considerare riguarda la durata, con riguardo sull'avviso si legge che «la durata della locazione dell'immobile è di nove anni, fatta salva la presenza, dopo il terzo anno, delle necessarie risorse iscritte nel bilancio del Ministero tali da assicurare il pagamento del canone di locazione pattuito, con opzione di rinnovo per un periodo di pari durata agli stessi patti e condizioni su espressa volontà dell'Amministrazione,». Il Discastero quindi sarebbe pronto a investire circa 70 milioni per gli anni suddetti;

   secondo fonti di stampa, il bando sarebbe orientato a impegnare l'amministrazione verso Villa Patrizi, sede delle Ferrovie dello Stato;

   circa due anni fa sono stati spesi 6 milioni di euro circa per ristrutturare e adeguare la sede di via Caraci, che, alla luce di quanto esposto dalla stampa, verrebbe parzialmente svuotata. Inoltre, prevedere ulteriori 600 persone al giorno nella già congestionata zona di Porta Pia, non aiuta la preoccupante situazione di affollamento al centro della Capitale e dei relativi flussi di traffico;

   il dossier del Servizio Bilancio dello Stato della Camera dei deputati di dicembre 2023, con riguardo ai profili finanziari sostiene quanto segue «sebbene l'intenzione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sia quella di individuare un immobile da locare a un prezzo comprensivo anche degli oneri accessori, l'ammontare della spesa derivante dalla stipula del contratto di locazione, di cui alla norma, potrebbe essere ridotto tenendo conto del solo valore medio annuo della locazione (€ 470/mq), potendo gli oneri accessori gravare sui pertinenti capitoli di bilancio del Ministero (consumi intermedi)»;

   da ultimo, le necessarie sedi periferiche che si contano tra gli affitti passivi del Ministero delle infrastrutture e trasporti non superano il valore di 100 mila euro l'anno e solo un paio vanno oltre il milione di euro –:

   se il Ministro interpellato ritenga che l'operazione immobiliare guidata dal suo Dicastero, esposta in premessa possa conseguire l'obiettivo enunciato in legge di bilancio di un risparmio netto della spesa per le sedi del Ministero;

   se, il Ministro interpellato, alla luce delle evidenze esposte, intende fornire chiarimenti, con particolare riguardo all'impegno finanziario del Dicastero, circa gli oneri accessori, rendendo edotto il Parlamento dell'effettivo impegno economico previsto per la nuova sede.
(2-00354) «Cantone, Francesco Silvestri, Iaria, Fede, Traversi».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   su oltre ventisei chilometri di tratta autostradale dell'A7 e dell'A10 che si snodano all'interno del tessuto abitativo genovese, Autostrade per l'Italia S.p.A. (Aspi) ha previsto la reinstallazione di 13,3 chilometri di barriere integrate antirumore e la realizzazione di 1,7 chilometri di nuove installazioni. Purtroppo, ad oggi, soltanto meno di 1 chilometro di barriere reinstallate può dirsi concluso e soltanto per la metà delle altre sono state terminate le attività di cantierizzazione;

   la mancanza delle barriere fonoassorbenti lungo l'asse autostradale del 1° tronco di Genova è un'ulteriore conseguenza della tragedia del crollo del viadotto Polcevera: tutte le barriere sono state infatti smontate, a partire dal 2019, in quanto non conformi dal punto di vista della sicurezza, come stabilito in uno dei filoni dell'inchiesta giudiziaria;

   i residenti non possono più aprire le finestre delle proprie case a causa dell'inquinamento acustico dovuto al traffico che transita a pochi metri dalle proprie abitazioni, oltre che dell'inquinamento ambientale causato dalle polveri sottili dei veicoli quasi sempre incolonnati a causa dei continui ingorghi che contraddistinguono questo tratto della rete;

   sulla base di quanto si è appreso dalla stampa locale, Aspi avrebbe dichiarato di essere «al lavoro per ridurre al massimo i disagi, attraverso una programmazione serrata, che tenga conto sia delle esigenze dei territori sia del piano di ammodernamento in corso sulla rete», prevedendo un termine dei lavori entro 3-4 anni;

   tali tempistiche non sono ovviamente sostenibili per i residenti, i quali già da diversi anni subiscono le conseguenze di rumori, fumi e polveri sottili –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per velocizzare le opere richiamate in premessa al fine di tutelare in via prioritaria la salute dei residenti – che già da molti anni tollerano una situazione insostenibile – e se intenda, in tal senso, aprire un tavolo di concerto con Aspi, gli enti locali interessati dai progetti e i comitati dei cittadini attivatisi negli anni, per garantire un monitoraggio costante delle problematiche e ottimizzare i tempi di implementazione di soluzioni adeguate.
(3-01113)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, RAIMONDO, DEIDDA, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI, GAETANA RUSSO e GIOVINE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di febbraio 2024, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato che l'Italia ha inviato al Segretario generale della Commissione europea una lettera firmata dal Ministro delle politiche dell'Unione europea, Raffaele Fitto, sul tema relativo ai divieti di transito sull'asse del Brennero;

   nella missiva si chiede l'avvio di una procedura di infrazione, prevista dall'articolo 259 del Tfue, contro l'Austria per le limitazioni di transito sull'asse;

   l'intero panorama delle associazioni di rappresentanza del settore dell'autotrasporto e della logistica e Uniontrasporti (società in house del sistema italiano delle Camere di commercio) ha voluto esprimere il pieno appoggio alla richiesta del Governo italiano;

   in una lettera inviata dal comparto dell'autotrasporto, della logistica e da Uniontrasporti al Vicepresidente esecutivo della Commissione dell'Unione europea, Margrethe Vestager, al Commissario dei trasporti, Adina Valean, e al Commissario per il mercato interno, Thierry Breton, le associazioni affermano che i divieti tirolesi non solo minano la libera circolazione delle merci, ma ledono altresì l'equa concorrenza nell'Unione producendo danni diretti e indiretti all'economia italiana per oltre 2 miliardi di euro;

   le associazioni, ricordando la strategicità del corridoio del Brennero per l'interscambio delle merci tra gli Stati membri, hanno evidenziato le criticità e i disagi operativi derivanti dai singoli divieti imposti dal Tirolo;

   il settore sottolinea anche una possibile contraddizione della politica austriaca rispetto alle motivazioni di tutela ambientale: le limitazioni, infatti, sembrano non sussistere per il traffico con origine o destinazione in Tirolo;

   nella stessa missiva, inoltre, le associazioni sottolineano gli impatti sociali negativi che generano in termini di sicurezza della circolazione e salute degli autisti;

   la Commissione europea ha espresso l'intenzione di svolgere appieno il proprio ruolo in conformità all'articolo 259 del Tfue;

   l'auspicio delle associazioni di categoria è che la Commissione europea adotti un parere motivato nel più breve tempo possibile, in modo da intimare all'Austria di rimuovere i divieti tirolesi al fine di ripristinare la libera circolazione delle merci e con essa un'equa concorrenza nel Mercato unico –:

   quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine indurre la Commissione europea ad adottare un parere motivato che inviti l'Austria a rimuovere i divieti tirolesi sull'asse del Brennero, al fine di consentire una libera circolazione delle merci nel rispetto delle regole sull'equa concorrenza nel Mercato unico.
(3-01114)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   MACCANTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere la crescita sostenibile e a lungo termine di un territorio, oltre che incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

   la regione Basilicata da anni sconta lo storico isolamento del suo territorio a causa delle sue caratteristiche geografiche e dell'inadeguatezza di reti ferroviarie e autostradali;

   la velocità dei collegamenti è essenziale per dare la possibilità alle realtà imprenditoriali della regione di essere realmente competitive, infatti il 25 per cento dei 945 milioni dell'Accordo di coesione e sviluppo tra Governo e regione, cioè 200 milioni di euro, sono stati destinati al settore dei trasporti;

   tra le opere principali e più attese dal territorio c'è l'intervento di realizzazione della nuova variante in gallerie ad Acquafredda e Cersuta di Maratea, per la quale è necessario uno stanziamento di risorse;

   inoltre, oltre agli interventi messi in campo dalla regione, come il potenziamento dei mezzi di trasporto ferroviario e le risorse investite di recente sulla mobilità, in particolare per rinnovare il parco rotabile delle Ferrovie Appulo Lucane, sono fondamentali i lavori di collegamento alla rete ferroviaria e autostradale nazionale, ad esempio quelli riguardanti l'itinerario stradale Murgia-Pollino, asse strategico di preminente interesse nazionale –:

   se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare per realizzare un piano di investimenti in infrastrutture strategiche e sistemi di trasporto efficienti per la regione Basilicata, al fine di far fronte allo storico isolamento in cui versa il territorio.
(3-01115)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la nuova diga foranea di Genova è stata la principale opera contenuta nel Programma straordinario per la ripresa del porto di Genova prevista dall'articolo 9-bis del decreto-legge n. 109 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130, e rappresenta un'infrastruttura determinante per lo sviluppo di Genova e del sistema portuale italiano;

   il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito dalla legge 1 luglio 2021, n. 101, ha istituito il Fondo complementare al PNRR, finalizzato ad integrare, con risorse nazionali, gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e a finanziare anche la diga foranea di Genova;

   il 27 maggio 2022, il Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha approvato il progetto della diga foranea di Genova;

   il 1° giugno 2022 il Commissario straordinario Paolo Emilio Signorini ha approvato in via definitiva il progetto di fattibilità tecnica economica della nuova diga foranea;

   il 23 novembre 2022 il Commissario straordinario Paolo Emilio Signorini ha sottoscritto il contratto per la realizzazione dell'opera con i rappresentanti del Consorzio PerGenova Breakwater (ATI composta da Webuild, Fincantieri, Infrastructure Opere Marittime, Fincosit e Sidra);

   l'aumento dei costi dei materiali delle costruzioni ha richiesto l'aggiornamento del costo dell'opera da 950 milioni di euro a 1,3 miliardi di euro, come da stime dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale;

   come riportato da numerosi organi di stampa, l'Autorità nazionale anticorruzione avrebbe trasmesso la propria delibera n. 142 del 20 marzo 2024 alla procura della Repubblica di Genova e al procuratore regionale della Corte dei conti della Liguria;

   la delibera dell'Autorità citata ravvisa anche una possibile «distorsione della concorrenza» nelle procedure tecniche adottate per le procedure di appalto e «la sindacabilità (...) della scelta circa l'inserimento della Nuova Diga Foranea nel Programma Straordinario» di cui al decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2018, n. 130 –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare la realizzazione in tempi brevi della diga foranea di Genova, un'opera infrastrutturale di rilevanza strategica per Genova e per lo sviluppo economico del Paese.
(3-01116)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   ORLANDO, GHIO, BARBAGALLO, MORASSUT, BAKKALI, CASU, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del 20 marzo 2024, l'Anac ha concluso la propria istruttoria sulle procedure di appalto integrato complesso avente a oggetto la progettazione definitiva ed esecutiva e la realizzazione dell'intervento P3062 «Realizzazione della Nuova Diga Foranea – Ambito Bacini di Sanpierdarena – Porto di Genova»;

   nella delibera Anac considera confermati i profili di contestazione sollevati nell'atto di avvio del procedimento di vigilanza in ordine all'assenza delle motivazioni sottese alla scelta dell'utilizzo della procedura negoziata senza bando e ravvisa la mancata sussistenza dei presupposti per l'applicazione del regime derogatorio, non prospettandosi situazioni di estrema urgenza, nonché la possibilità per l'impresa di ottenere automaticamente delle varianti e pone dubbi sul fatto che l'opera potesse essere commissariata e finanziata con fondi del PNRR;

   la situazione desta profonda preoccupazione poiché si tratta di un'opera molto importante per la Liguria e tutto il Nord-Ovest, la cui realizzazione è propedeutica e connessa ad altre opere infrastrutturali di sviluppo per l'intera regione e desta sconcerto per la mancanza della necessaria trasparenza e correttezza delle procedure che un progetto di questa entità richiederebbe;

   l'insufficiente attenzione alle procedure da parte di chi doveva impostare il percorso, avallando un progetto nato già con delle lacune, a cui non è stato posto rimedio, non è accettabile e richiede un intervento;

   infatti, il rischio di un allungamento dei tempi mette in pericolo la sostenibilità economica dell'opera, che conta su circa 1,3 miliardi di fondi del PNRR che, se non vengono rispettati i tempi di scadenza, si potrebbero perdere –:

   quali siano, alla luce della delibera Anac e delle procedure giudiziarie in corso, le valutazioni in relazione al rispetto dei tempi e delle scadenze di realizzazione dell'opera per evitare la perdita dei fondi del PNRR e come si intenda fare fronte ad eventuali ritardi per garantire la realizzazione dell'opera.
(3-01117)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 5-02203 svolta in Commissione VIII (Ambiente) della Camera dei deputati il 27 marzo 2024, l'interrogante ha appreso che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ritenendo necessario dettare regole generali in merito alla vigilanza sull'attività della società Stretto di Messina Spa (SdM) e alla definizione degli indirizzi idonei a garantire, coerentemente con quanto previsto dall'articolo 2, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 175 del 2016, che sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della medesima sia esercitata una influenza determinante da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha emanato il 2 febbraio 2024 il decreto ministeriale n. 26, con il quale viene adottata la direttiva del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il controllo analogo della SdM, ai sensi dell'articolo 1 del citato decreto-legge n. 35 del 2023;

   tale direttiva, sempre secondo la risposta del rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, individua modalità con le quali viene esercitato il controllo analogo, distinguendo tra un controllo preventivo ed un controllo successivo;

   sul sito istituzionale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella sezione «ricerca normativa», non sembra sia disponibile alla consultazione tale decreto ministeriale;

   l'emanazione, a distanza di un anno dal decreto-legge n. 35 del 2023, della direttiva che individua modalità con il quale viene esercitato il controllo analogo, induce a ritenere che sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative della SdM non sia stata esercitata una adeguata influenza determinante da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   secondo quanto si apprende da organi di stampa (articolo on-line del quotidiano «la Repubblica» del 14 marzo 2024) l'Anac nel suo database segnala tra il 2023 e il 2024 una spesa da parte della SdM per affidamenti diretti e gare pari a 4 milioni di euro;

   tra questi in particolare spiccano: un incarico da 80 mila euro all'avvocato Vincenzo Fortunato, che dal 2013 al 2022 ha curato per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'infinita liquidazione mai conclusa della SdM; un incarico da 120 mila euro come supporto all'ufficio stampa della SdM al signor Carlo Parmeggiani, ex portavoce del governatore del Veneto Luca Zaia; un incarico per un compenso di 65 mila euro all'ingegner Agostino Nuzzolo per l'aggiornamento del piano del traffico e merci –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti richiamati in premessa e quale influenza determinante, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 175 del 2016, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia potuto esercitare, dalla riattivazione della concessione alla SdM, sugli obiettivi strategici e sulle decisioni significative compiute dalla società, anche in merito alle consulenze e affidamenti d'incarico che ammonterebbero nel solo primo anno a 4 milioni di euro di risorse pubbliche.
(3-01118)
(Presentata il 2 aprile 2024)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 340 è l'arteria che collega geograficamente Como a Porlezza, costeggiando il lago di Como fino a Menaggio e che, nella tratta compresa tra Como e Menaggio, è comunemente identificata con il nome «Regina» per la sua centralità e il suo ruolo fondamentale nel collegare tutti i centri abitati sul lago con Como;

   il tratto tra i comuni di Argegno e Griante presenta una configurazione caratterizzata da numerosi centri abitati, strettoie e vicoli, rendendo particolarmente difficoltosa la circolazione stradale, soprattutto durante la stagione turistica. Per questo motivo, si è concretizzata la necessità di realizzare una strada alternativa in grado di collegare le varie località tramite ponti e gallerie, al fine di migliorare la viabilità della zona;

   i tempi di realizzazione dell'opera, inizialmente pianificati entro il 2026, hanno subito ritardi a causa della presenza di contaminanti nel terreno, come arsenico e idrocarburi, con conseguente slittamento dei lavori e fissazione di una nuova data di completamento al 10 aprile 2028;

   i ritardi hanno caratterizzato anche la galleria di svincolo di Colonno: programmata per essere inaugurata nell'estate del 2023, in realtà non è stata ancora completata;

   la situazione descritta comporta significativi problemi di viabilità: oltre al traffico ordinario, si registra un notevole transito di mezzi pesanti che congestiona la strada, causando disagi per residenti, turisti e operatori economici della zona. La situazione impatta anche sul passaggio delle ambulanze, costrette a utilizzare la strada per raggiungere i Pronto Soccorso di Menaggio e Como –:

   se ritenga che i lavori verranno certamente completati entro il 10 aprile 2028;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di facilitare lo smaltimento del traffico, prevedendo ad esempio strategie di gestione del traffico, con particolare riferimento al passaggio dei mezzi pesanti.
(5-02229)


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Pedemontana veneta è una superstrada dai costi stellari, oltre 13 miliardi di euro quasi tutti corrisposti dalla regione Veneto, con una spesa di circa 80 milioni di euro al chilometro, che andranno nelle mani di una azienda privata alla quale è stata affidata in concessione per 39 anni; nei mesi scorsi, lo stato di salute delle gallerie dell'infrastruttura ha richiamato l'attenzione degli automobilisti e di alcune associazioni di cittadini che sono preoccupati per la presenza di eventuali pericoli sulla sicurezza;

   infatti, il 3 marzo 2024, sul sito internet dell'emittente televisiva tvavicenza.gruppovideomedia.it, è stata diffusa la notizia che l'infrastruttura è interessata dalla presenza di crepe sulla volta nel soffitto delle gallerie tra Malo e Castelgomberto, il che ha alimentato timori per gli automobilisti di passaggio, dalla notizia emerge inoltre che per la regione si tratterebbe di un problema estetico da monitorare mentre si attende una risposta formale da parte del consorzio che ha costruito la superstrada;

   le preoccupanti condizioni delle gallerie della Pedemontana veneta emergono anche dall'articolo di Marco Milioni, pubblicato il 28 marzo 2023 dal giornale online www.vicenzatoday.it dal titolo «Sicurezza dei tunnel Spv? C'è un esposto ai carabinieri». Secondo l'articolo, la situazione preoccupante in cui versano le gallerie che attraversano l'ovest vicentino ha spinto i rappresentanti dell'Associazione ecologista Covepa, associazione che da anni contesta il progetto della Superstrada pedemontana veneta, a presentare un esposto al comando della stazione carabinieri forestali di Recoaro Terme (Vicenza) per chiedere «lumi sulle crepe nonché sulla chiusura parziale di una galleria»;

   al fine di garantire la sicurezza degli automobilisti e delle Associazioni, l'interrogante ritiene necessario che siano effettuate le opportune verifiche sulla sicurezza delle gallerie oltre a far conoscere gli esiti delle stesse –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e, per quanto di competenza quali iniziative ritenga opportuno intraprendere con urgenza al fine di verificare le condizioni di sicurezza delle gallerie presenti nella Pedemontana veneta.
(5-02231)


   BARZOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo Ponte Becca è inserito tra le 76 opere prioritarie di cui al decreto ministeriale n. 1 del 2021 in materia di messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza nel bacino del Po;

   l'attuale Ponte della Becca, in evidente stato di degrado, fu progettato per un traffico di poche auto e carretti strascinati da cavalli e si ritrova ora a sopportare un traffico intenso con una percorrenza stimata di circa 18.000 veicoli al giorno: l'infrastruttura impatta direttamente su un bacino di 126 comuni e circa 360.000 abitanti (dati 2018 Confindustria Pavia);

   dal 2010, lo stesso è interdetto ai mezzi pesanti ed è oggetto di frequenti manutenzioni ed interventi di messa in sicurezza che spesso portano alla chiusura totale del traffico per diversi giorni all'anno. La strada su cui insiste il ponte è ormai di competenza Anas ed è necessaria la costruzione di una nuova infrastruttura, per la quale è già stato finanziato il progetto preliminare ed è necessario l'inserimento delle spese connesse alle fasi successive nell'aggiornamento del Contratto di programma Anas;

   nell'estate 2023, il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha disposto alcune modifiche progettuali;

   ad ottobre 2023 il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Tullio Ferrante, sollecitato da un'interrogazione parlamentare, comunicava che sarebbero stati necessari sei mesi per adeguare il progetto di fattibilità tecnico-economica del nuovo ponte della Becca –:

   se sia previsto l'inserimento dell'opera nel Contratto di programma Anas 2021-2026, che tempistiche siano previste per la realizzazione e se verrà prevista l'applicazione dell'appalto integrato per la futura attuazione.
(5-02232)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROGGIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2021 è stato presentato un progetto dell'Agenzia del Demanio di Como che prevede il recupero dell'ex aula bunker del carcere Bassone, nella quale dovrebbero trasferirsi gli uffici territoriali della Motorizzazione civile di Lecco che, a seguito di una riorganizzazione interna nell'ottica di ottimizzazione della spesa pubblica, verrebbero accorpati con gli uffici provinciali di Como;

   per evitare la chiusura totale della sede di Lecco la Direzione per il Nord-Ovest della Motorizzazione ha dato la disponibilità a lasciare aperto in città il front office e l'aula didattica per l'espletamento degli esami di patente di guida a patto che il territorio metta a disposizione uno spazio adeguato e a titolo gratuito. Tale spazio non è stato trovato;

   la chiusura degli uffici della Motorizzazione civile comporta disagi non solo per i lavoratori della Motorizzazione stessa, che non sanno quale sarà il loro futuro, ma anche per i lavoratori delle aziende del settore trasporti della provincia di Lecco, che dovranno fare ore di strada per ottenere licenze e autorizzazioni;

   la semplificazione della burocrazia è fondamentale per garantire un funzionamento efficiente delle istituzioni e favorire lo sviluppo economico e sociale. Ridurre la complessità amministrativa non solo facilita i cittadini e le imprese nell'interagire con le istituzioni, ma promuove anche la trasparenza e la responsabilità nell'azione amministrativa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per evitare la chiusura e mantenere attiva la sede attuale della Motorizzazione civile di Lecco.
(4-02584)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 586 rappresenta un'arteria di vitale importanza per la Valle dell'Aveto, la Valle Sturla, la Valle di Chichero e la costa. Infatti, la strada connette circa il 20 per cento del territorio della città metropolitana di Genova e permette di raggiungere il parco regionale dell'Aveto. Inoltre, rappresenta il collegamento interprovinciale ed interregionale con la provincia di La Spezia e la regione Emilia-Romagna;

   la strada statale nei mesi scorsi era stata colpita da due grosse frane che ne avevano limitato la percorrenza, a Borzonasca e Rezzoaglio, i relativi lavori di messa in sicurezza sembrerebbero essere in dirittura d'arrivo ma emerge la mancanza di una pianificazione degli interventi di manutenzione straordinaria e monitoraggio dei versanti che sono purtroppo soggetti a tali eventi;

   infatti, ora al centro dell'attenzione c'è il recente cedimento strutturale avvenuto in località Terrarossa al chilometro 65: le forti piogge delle ultime settimane hanno causato un nuovo cedimento a valle della carreggiata nel territorio comunale di Carasco con materiale franato anche nella sottostante strada comunale, località Rietta, e, soprattutto, con conseguente restringimento della stessa e l'installazione temporanea di un impianto semaforico;

   ad avviso dell'interrogante la situazione è critica e, prima che ulteriori precipitazioni possano aggravare il problema portando all'interruzione della viabilità ed all'isolamento di migliaia di residenti e delle attività produttive delle valli, è necessario un intervento rapido e risolutivo che garantisca la percorribilità di un'arteria interregionale molto importante;

   i recenti accadimenti evidenziano come non si possa intervenire solo per sistemare l'emergenza, ma sia indispensabile una pianificazione strutturata di prevenzione su tutto il percorso nell'interesse degli utenti ma soprattutto dei cittadini e di un territorio che coniuga produttività a turismo sostenibile e deve mantenere idonee infrastruttura per arginare il depauperamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione e se intenda predisporre un sopralluogo sul territorio interessato dalle frane per verificare direttamente quanto descritto in premessa;

   se intenda adottare le iniziative necessarie per l'attivazione immediata dei lavori di ripristino del cedimento della carreggiata a valle al chilometro 65+100;

   quali azioni di competenza intenda porre in essere per mettere in sicurezza e migliorare la percorribilità dell'intero tracciato della strada statale 568 da Carasco a Santo Stefano d'Aveto.
(4-02590)


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con legge 5 agosto 2022, n. 108, di conversione in legge del decreto-legge n. 68 del 2022, recante «Disposizioni urgenti per la sicurezza e lo sviluppo delle infrastrutture, dei trasporti e della mobilità sostenibili, nonché in materia di grandi eventi e per la funzionalità del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili» è stata autorizzata la spesa di 89 milioni di euro per la realizzazione del «Progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana per Genova»;

   nella stessa giornata, la conferenza di servizi decisoria della regione Liguria aveva espresso la compatibilità ambientale a condizione che, entro 8 mesi dalla pubblicazione del provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), venisse presentato, in ossequio al principio di trasparenza dell'azione amministrativa, un progetto di fattibilità tecnico-economica esteso almeno fino a 30 metri dalla linea ferroviaria e finalizzato alla mitigazione e compensazione degli impatti acustici e paesaggistici del progetto ferroviario;

   nella successiva riunione della conferenza tenutasi il 22 agosto 2022, la stessa ha provveduto a rilasciare autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati necessari alla realizzazione e all'esercizio del medesimo intervento;

   ai fini dell'esecuzione del progetto, il 31 agosto 2022 è stato siglato un protocollo d'intesa, vincolante per i sottoscrittori, tra il comune di Genova – che è soggetto attuatore delle opere e degli interventi in esso previsti, con funzioni progettuali, autorizzative e attuativa – la regione Liguria, RFI, il commissario straordinario di Governo e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   il procedimento di Paur da parte della regione Liguria si è concluso in data 30 settembre 2022 a favore di RFI, attraverso apposito decreto dirigenziale comprensivo della compatibilità ambientale attraverso specifiche condizioni;

   successivamente, il comune di Genova ha elaborato, ai sensi dell'articolo 4 del protocollo d'intesa, una proposta progettuale di interventi denominata «Masterplan», da presentare al commissario straordinario di Governo del progetto unico in data 14 luglio 2023 e finalizzata all'assunzione di ogni determinazione necessaria per la prosecuzione dei lavori;

   il Masterplan non corrisponderebbe, però, al piano di fattibilità tecnico-economica atteso dalla regione Liguria e presenta, invece, una serie di criticità: in aperta contraddizione con il protocollo d'intesa, esso non prevede alcun intervento di rigenerazione urbana degli edifici svuotati dai residenti in via Canepari; non predispone il progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana per Genova come previsto dalla legge e dal protocollo d'intesa, né rispetta il termine di 8 mesi per la presentazione del Progetto di fattibilità tecnico-economica come condizione, prevista dal Paur, per la realizzazione delle opere;

   ad oggi, non sarebbe tantomeno realizzato l'obiettivo della maggior sostenibilità sociale e del miglioramento del contesto urbano. Questo avrà, come diretta conseguenza, un fenomeno di esodo dei residenti, il cui patrimonio immobiliare sarà oggetto di svalutazione non compensata dall'ipotetico afflusso di studenti e proliferare di attività economiche e commerciali;

   inoltre, in data 5 ottobre 2023 è stato approvato lo schema di Addendum al protocollo di intesa, con la revisione in particolare dei contenuti relativi alle tempistiche di erogazione di quota parte delle risorse attribuite al comune per la realizzazione del progetto e per le attività ad esso propedeutiche, realizzandosi in tal modo un'ulteriore elusione del Protocollo siglato nel 2022 –:

   se non ritenga di chiarire le motivazioni fondanti la mancata attuazione del progetto di riqualificazione del territorio descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire una prosecuzione dell'attività amministrativa tale da consentire la concreta realizzazione del progetto.
(4-02595)


   BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto di realizzazione di un'infrastruttura funiviaria di collegamento di Forte Begato, a Genova, con la Stazione Marittima è uno degli strumenti per la realizzazione dell'accordo di valorizzazione dell'intero Sistema dei Forti;

   si tratta di un'opera dal costo di oltre 40 milioni di euro finanziato dal piano nazionale complementare (Pnc) a cui, però, non corrisponde alcuna concreta ricaduta positiva per la città: di fatti, non apporterà alcuna miglioria al trasporto pubblico locale, né alla qualità della vita dei cittadini; tale progetto potrebbe persino essere evitato optando per alternative più economiche e sostenibili – come, a titolo esemplificativo, il rilancio della cremagliera di Granarola, per cui non è mai stata dimostrata l'impossibilità di un suo rinnovamento o prolungamento, o della funicolare del Righi: due mezzi del sistema di trasporto pubblico locale particolarmente amati dai genovesi, meritevoli di valorizzazione e che potrebbero essere implementati per rendere possibile un collegamento diretto con il Sistema dei Forti;

   è opportuno sottolineare come l'inclusione del progetto tra quelli finanziati dal Pnc, e quindi dal bilancio nazionale, evidenzia come il progetto abbia natura residuale, scevro di qualunque urgenza di realizzazione, finanche legata a necessità di rispetto delle tempistiche europee;

   inoltre, manca un confronto su informazioni tecniche, progettazioni, studi o atti formali da parte dell'amministrazione comunale di Genova, e la regione non ha ancora condotto la valutazione di impatto ambientale. Questo solleva concreti dubbi sulla reale necessità dell'intervento in oggetto nell'ottica della creazione di un sistema di trasporto pubblico efficiente e sostenibile, allineato ai modelli di mobilità adottati da città che realmente studiano i sistemi di trasporti –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza volte a sospendere il finanziamento della parte del progetto richiamato in premessa e rivalutare le soluzioni per l'accessibilità al Sistema dei Forti, valutando la possibilità di destinare, in tutto o in parte, i fondi esistenti a progetti alternativi, come la cremagliera e la funicolare del Righi, oltre ai servizi di autobus, per implementare, riqualificare e valorizzare l'insieme dei mezzi pubblici garantendo, in tal modo, un servizio di trasporto pubblico efficiente e sostenibile.
(4-02601)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi ha suscitato molte polemiche la dichiarazione resa in un programma radiofonico da una popolare attrice, che ha dichiarato che ormai la camorra è presente anche al Nord ed ha citato esplicitamente il comune di Desenzano sul Garda in provincia di Brescia;

   l'amministrazione comunale di Desenzano, lamentando un presunto danno di immagine, ha minacciato una possibile querela nei confronti dell'attrice;

   in realtà, non si tratta di un'affermazione nuova od originale, in quanto da tempo è noto che la criminalità organizzata si è insediata anche in molte realtà locali;

   a tal riguardo appaiono particolarmente significative le dichiarazioni del professor Nando Dalla Chiesa, che, come noto, rappresenta un'autorità indiscussa per quanto riguarda l'analisi del fenomeno mafioso, e che, oltre all'attività universitaria, alla promozione di specifici osservatori sulla mafia, alle consulenze con la Commissione parlamentare antimafia, alle collaborazioni internazionali sulla criminalità organizzata, ha negli scorsi anni redatto per la regione Lombardia uno specifico studio sulla mafia regionale;

   il professore, in una trasmissione radiofonica successiva a quella che ha causato le polemiche sopra ricordate, ha fatto notare il fatto che molte ricerche e studi confermano ciò che, in maniera colorita, ma sincera, ha detto la nota attrice, e ha aggiunto che negare questo fatto, la presenza della camorra al Nord, ed in particolare a Desenzano, non può fare altro che favorire le organizzazioni criminali che hanno bisogno proprio di silenzio e negazione –:

   se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto, ossia la presenza diffusa della criminalità organizzata nella zona del Garda, e quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare una questione che non può essere lasciata passare sotto silenzio e che anzi, a giudizio dell'interrogante, deve diventare motivo di particolare attenzione ed attività nel contrastare ogni forma di mafia presente nel territorio lombardo.
(5-02233)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal report «Un fallimento annunciato. Centri Italia 2023» realizzato da ActionAid e Openpolis emerge come il sistema di accoglienza Italiano – che, per il 60 per cento, vede prevalere i Centri di accoglienza straordinaria (CAS), rispetto al sistema accoglienza diffusa (SAI) – venga gestito in maniera sempre più caotica dal punto di vista amministrativo, sia segnato da bandi deserti e ripetuti, e veda una crescita esponenziale di affidamenti diretti;

   già tra il 2020 e il 2022 quasi un quinto degli accordi quadro emessi dalle prefetture in materia di accoglienza sono andati completamente deserti;

   nel 2022 il 53 per cento delle gare deserte riguarda l'accoglienza diffusa e l'importo delle gare per centri in rete passa dal 52 per cento nel 2020 al 32 per cento nel 2022, mentre le grandi strutture passano dal 15 per cento al 26 per cento; nei primi 8 mesi del 2023 quasi la metà degli accordi quadro sono stati ripetuti, ben 35 (24 per l'accoglienza diffusa), più di quanto non sia avvenuto in tutto il 2020, e due terzi dei contratti sono stati assegnati in affidammo diretto, contro il 35 per cento del 2020, con oneri pari a 83,1 milioni di euro, oltre 5 volte l'importo raggiunto in tutto il 2020 (16,3 milioni di euro) e le procedure aperte passano dal 47 per cento del 2021 al 10 per cento del 2023;

   le prefetture incontrano sempre più difficoltà ad assegnare gli appalti per l'accoglienza e ricorrono maggiormente ad affidamenti diretti o altre procedure in cui il grado di trasparenza e competitività degli appalti si riduce ampliando la possibilità che emergano fenomeni di mala gestione e contraendo le garanzie per accolti e territori accoglienti;

   da quanto risulta manca ancora lo schema di capitolato che dovrebbe regolare servizi e costi così, tagliando la legge n. 50 del 2023 i servizi previsti da quello vigente (decreto ministeriale del 29 gennaio 2021), in assenza di indicazioni le prefetture agiscono discrezionalmente;

  l'attività di decretazione del Governo in materia di immigrazione e l'impulso normativo dallo stesso promosso, improntano ad un presunto «stato di emergenza», hanno finito per regolarizzare per legge prassi che, ad avviso dell'interrogante, ledono i diritti delle persone migranti, compresi i minori, riducendo la qualità della vita, già discutibile, all'interno dei CAS tagliando servizi e smantellando un sistema basico di diritti all'accoglienza.

   i richiedenti asilo non accedono più al sistema di accoglienza diffuso dei SAI ma sono accolti esclusivamente nei centri governativi, i quali hanno solo aumentato i loro parametri di capienza;

   agevolare la concentrazione di persone in centri sempre più affollati, derogando ai parametri di capienza può mettere a rischio qualsiasi tutela igienico-sanitaria e di sicurezza di chi vi è accolto;

   i migranti che non trovano alloggio nei già sovraffollati Centri di prima accoglienza e nel CAS sono alloggiati in non meglio definite «strutture temporanee» in cui non è previsto alcun accompagnamento all'autonomia, né una presa in carico;

   nei primi mesi del 2023 sono stati 50 i bandi CAS per minori stranieri non accompagnati (nel 2020 erano solo 3), 21 con assegnazione diretta;

   la possibilità di sistemare i minori non accompagnati in centri per adulti non risponde al superiore interesse del minore;

   ad avviso dell'interrogante le criticità che si riscontrano nel nostro sistema di accoglienza non possono addebitate a situazioni di emergenza conseguenti agli arrivi secondo dati del Ministero dell'interno le persone in accoglienza non hanno mai superato le 141 mila nel 2023 (0,18 per cento della popolazione italiana) –:

   quali iniziative intenda assumere affinché si proceda ad una più razionale programmazione del sistema di accoglienza evitando grandi concentrazioni di persone e investendo maggiormente nell'accoglienza diffusa, uscendo dalla logica emergenziale in cui sono costrette ad operare le prefetture e che rischia di rendere strutturali fenomeni di mala gestione.
(4-02581)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tra le opere finanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), figura un intervento volto al consolidamento e alla messa in sicurezza della strada di collegamento tra il centro del comune di Tavoleto (PU) e la frazione di Calciullo;

   le opere di sostegno e drenaggio servono ad interrompere fenomeni gravitativi in atto, che costituiscono grave pericolo per la stabilità e la conservazione dell'asse viario nonché per la stabilità dei manufatti e per l'incolumità degli abitanti;

   l'intervento si propone, tra l'altro, di recuperare e valorizzare il paesaggio rurale, al fine di incrementare lo sviluppo turistico di un territorio ad elevata connotazione agricola con la valorizzazione delle attività presenti sul territorio, considerate supporto indispensabile allo sviluppo dell'economia locale con importanti riflessi occupazionali;

   con decreto del Ministero dell'interno del 19 maggio 2023 di assegnazione dei contributi per l'anno 2023 ex articolo 1, commi 139 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, il progetto di messa in sicurezza è stato approvato;

   successivamente, il comune di Tavoleto, avendo preso visione del decreto di assegnazione dei contributi in oggetto e dei relativi allegati, ha rappresentato alla Prefettura di Pesaro Urbino di aver commesso un mero errore materiale in sede di presentazione della domanda di contributo riferita all'opera associata al CUP J94H20000510001: tale errore consiste nell'aver indicato «l'importo di richiesta di contributo pari ad euro 49.350,00 in luogo di euro 493.500,00», circostanza che ha determinato l'assegnazione del contributo in misura pari al minore dei predetti importi;

   l'errore risulterebbe «evidente» in quanto nella domanda di contributo «è stato indicato il costo complessivo del progetto di euro 493.500,00 ed euro 0,00 per la quota parte cofinanziata. Anche il piano dei costi nelle due annualità previste riporta l'importo totale di euro 493.500,00»;

   il 24 luglio 2023 il comune di Tavoleto ha chiesto alla Prefettura di Pesaro Urbino una rettifica dell'importo, allegando tutta la documentazione necessaria, considerato che l'esiguità dell'importo assegnato non consente, in assenza di ulteriori finanziamenti, l'avvio e la conclusione dell'opera nel rispetto degli obiettivi del PNRR –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto esposto in premessa e in considerazione dell'evidente errore materiale, non ritenga, compatibilmente con le risorse del PNRR o altre risorse allocate per interventi di messa in sicurezza del territorio, di destinare al comune di Tavoleto un contributo pari al costo complessivo del progetto in questione.
(4-02585)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 febbraio 2024 si è svolta l'adunanza plenaria del Consiglio superiore della istruzione per esprimere il previsto parere sullo schema di ordinanza del Ministro dell'istruzione e del merito recante «Procedure di aggiornamento delle graduatorie provinciali e di istituto di cui all'articolo 4, commi 6-bis e 6-ter, della legge 3 maggio 1999, n. 124 e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo»;

   il Cspi in considerazione dell'elevato numero di posti non coperti da personale con contratto a tempo indeterminato ha sottolineato l'importanza di regole certe e chiare per il reclutamento dei supplenti, soprattutto per assicurare il puntuale avvio delle lezioni e la continuità didattica per tutto l'anno scolastico;

   il Consiglio superiore della istruzione, in attesa della pubblicazione del nuovo «Regolamento concernente la costituzione delle graduatorie provinciali e di istituto di cui all'articolo 4, commi 6-bis e 6-ter, della legge 3 maggio 1999, n. 124 per il conferimento delle supplenze per il personale docente ed educativo», ha ritenuto opportuno evidenziare alcune criticità che rendono difficoltose e complesse le procedure di conferimento delle supplenze previste dalla suddetta ordinanza;

   in particolare, per quanto riguarda l'attribuzione degli incarichi a tempo determinato per il sostegno in caso di esaurimento delle graduatorie di istituto, il Cspi – pur riconoscendo l'utilità dell'introduzione della procedura di interpello al fine di garantire trasparenza e correttezza delle fasi – ha suggerito di eliminare il divieto di partecipazione alla procedura, relativamente ai posti comuni, degli aspiranti inseriti in GPS non destinatari di contratto e non rinunciatari, anche al fine di garantire la copertura di tutti i posti, a partire dalle classi di concorso relative alle discipline STEM, così come previsto per i posti di sostegno;

   tale esclusione, infatti, considerata la disomogeneità di capienza delle GPS e delle graduatorie di istituto presente nelle diverse realtà territoriali, rischia di mantenere le difficoltà di reclutamento per le istituzioni scolastiche per la mancanza di candidati alla procedura –:

   se intenda o meno adeguarsi a quanto suggerito dal Cspi in materia.
(5-02227)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo sistema di formazione e accesso al ruolo dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado è stato delineato dal decreto-legge n. 36 del 2022, convertito dalla legge n. 79 del 2022, che ha modificato il decreto legislativo n. 59 del 2017;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2023 che regola il percorso di formazione iniziale così come previsto dalla legge suddetta è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 settembre 2023 e successivamente sono state emanate le Linee guida ANVUR sulla base delle quali le Università hanno richiesto l'accreditamento;

   con notevole ritardo, i decreti per l'anno accademico 2023/24 sono stati caricati in piattaforma il 7 febbraio 2024 e il Ministero dell'università e della ricerca ha pubblicato l'elenco dei 1.492 percorsi: tuttavia, mancano ancora i decreti con numero dei posti per singola classe di concorso, quota di posti riservati, modalità accesso in caso di sovrannumero;

   le procedure di aggiornamento sono previste nelle prossime settimane dopo l'emanazione della relativa ordinanza;

   dalla bozza relativa all'aggiornamento delle GPS risulta la possibilità di inserirsi con riserva in prima fascia ma il relativo titolo di abilitazione deve essere conseguito entro il 30 giugno, pena lo scioglimento negativo della riserva in mancanza del titolo entro tale data –:

   quando verranno adottati i provvedimenti riguardanti l'avvio dei percorsi per l'acquisizione dei Cfu da parte delle università;

   se si intenda considerare il ritardo maturato fino ad ora rispetto alle scadenze relative all'iscrizione con riserva nelle GPS prima fascia.
(5-02228)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni è stata pubblicata da parte di numerose testate giornalistiche la notizia della diffusione di libri di testo, relativi alle discipline di Storia e Geografia per le scuole secondarie di primo grado, i quali risulterebbero caratterizzati da «un'impostazione faziosa e distorta della realtà storica, in favore della narrazione della Russia putiniana e dell'Unione Sovietica comunista»;

   la segnalazione, proveniente da un gruppo di attiviste ucraine, tra cui Irina Cascei, giornalista di provenienza ucraina trapiantata in Italia, si riferisce, nello specifico, a tredici sussidiari adottati nelle scuole medie italiane, dodici dei quali riportano una versione del conflitto tra Russia e Ucraina in linea con la propaganda revisionista del Cremlino;

   sulla questione, l'Ambasciatore d'Ucraina in Italia, Yaroslav Melnyk, ha affermato che la presenza di informazioni alterate all'interno dei libri favorisce la creazione di una versione distorta degli eventi, capace di alterare la realtà e di manipolare la percezione della storia, della geografia e dei processi politici e di influenzare l'opinione pubblica italiana, minando i principi democratici;

   il direttore dell'Osservatorio Ucraina presso l'Istituto «Gino Germani», Massimiliano Di Pasquale, inoltre, ha sottolineato la pericolosità di testi di tale genere e la necessità di analizzare a fondo la questione, «affinché la cultura e la storia insegnata tra i banchi di scuola non siano utilizzate quali mezzi utili alla diffusione nelle giovani menti di informazioni difformi dalia realtà»;

   lo scorso 20 marzo 2024 il Ministero dell'istruzione e del merito ha dichiarato di aver avviato delle verifiche finalizzate all'esame dei succitati manuali e al riscontro di effettive criticità –:

   quali siano stati gli esiti delle verifiche avviate e quali ulteriori iniziative, se del caso, intenda assumere in merito.
(4-02580)


   BATTISTONI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nella regione Marche il dirigente scolastico Flavio Bosio dell'IC «Raffaello Sanzio» ha impedito ai parroci di procedere alla tradizionale «benedizione Pasquale», al fine di non urtare la sensibilità di chi professa un'altra religione o non è credente. Tale presa di posizione da parte del dirigente scolastico a giudizio dell'interrogante appare non giustificata, priva di fondamento, mai sperimentata nel territorio e dettata da preconcetti ideologici;

   alla luce del diniego mostrato dal dirigente scolastico, i sindaci dei comuni interessati a cui l'istituto fa riferimento (comune di Monte Grimano Terme, Monte Cerignone e Mercatino Conca) davano la loro disponibilità ad adibire un'aula limitrofa per accompagnare i ragazzi a cui non interessava la benedizione, per i pochi minuti necessari. Anche questa iniziativa trovava il diniego del dirigente scolastico, di fatto impedendo agli alunni di ricevere la consueta «benedizione Pasquale»;

   la circolare del Ministro della pubblica istruzione prot. 13377/544/MS del 13 febbraio 1992 ammette la possibilità di far rientrare, su iniziativa e deliberazione conforme degli organi collegiali dei singoli istituti, eventuali atti di culto, quali la celebrazione di una messa di inizio anno scolastico e le benedizioni pasquali nell'ambito delle iniziative extrascolastiche di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 416 del 1974;

   il nostro Stato, attraverso il Concordato e la protezione costituzionale di cui esso gode a norma dell'articolo 7 della Costituzione, riconosce alla Chiesa cattolica un importante ruolo storico e sociale dato da un'antica e ininterrotta tradizione che lega il popolo italiano alle vicende della Chiesa cattolica;

   ad avviso dell'interrogante cancellare i simboli della nostra identità, collante indiscusso di una comunità, in nome di un'ideologica visione relativista e laicista significa unicamente svuotare di significato i princìpi su cui si fonda la nostra società. Accanto a ciò, si sottolinea come la benedizione Pasquale costituisce una tradizione cristiana da sempre svolta all'interno dell'istituto senza mai trovare proteste da parte della comunità locale e, pertanto, negare tale momento significa rinnegare le tradizioni, la cultura e l'identità italiana;

   se, da un lato, la libertà religiosa, di credenza e di coscienza, è un diritto inviolabile consolidato nella cultura del popolo italiano e riconosciuto in modo inequivocabile dal combinato disposto degli articoli 3, 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, è innegabile, dall'altro lato, che il patrimonio storico culturale del nostro Paese affonda le proprie radici nella civiltà e nella tradizione cristiana;

   come si apprende dai mezzi stampa, si stanno affermando ad avviso dell'interrogante tendenze laiciste da parte di dirigenti scolastici che, in nome del rispetto della libertà religiosa, impongono l'abbandono di quelle tradizioni che costituiscono un punto di riferimento fondamentale per le radici culturali italiane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del fatto su esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire un corretto dialogo tra le religioni, tutelare l'identità cristiana del nostro Paese e per promuovere, nelle scuole, la tutela delle tradizioni e dei riti che contraddistinguono le festività cattoliche, riconoscendo alle radici cristiane un valore fondante della nostra cultura.
(4-02589)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Istat il 25 marzo 2024 ha pubblicato i dati preliminari, quelli ufficiali saranno pubblicati il 17 ottobre 2024 relativi alla povertà assoluta;

   nel 2023 secondo le stime, la spesa media mensile cresce in termini correnti del 3,9 per cento rispetto al 2022, una spesa che incide pesantemente sugli stipendi dei lavoratori;

   l'Istat afferma che nel 2023 le famiglie in povertà assoluta si attestano all'8,5 per cento del totale delle famiglie residenti, erano l'8,3 per cento nel 2022, circa 5,7 milioni di individui, il 9,8 per cento rispetto al 9,7 per cento del 2022;

   in particolare peggiora la condizione delle famiglie con lavoratore dipendente. L'incidenza di povertà assoluta è stabile all'8,2 per cento tra le famiglie con lavoratore, interessando oltre 1 milione 100 mila famiglie, ma in tale contesto si assiste ad un peggioramento rispetto al 2022 della condizione delle famiglie con lavoratore con reddito povero, tra questi l'incidenza raggiunge il 9,1 per cento dall'8,3 per cento del 2022, coinvolte oltre 944 mila famiglie;

   è l'effetto dilagante del fenomeno dei working-poor i lavoratori poveri, persone che non superano la soglia di povertà nonostante siano occupate, oggi all'8,2 per cento, il valore più alto di sempre di famiglie povere, quindi, nonostante un componente sia occupato;

   è evidente il peggioramento avvenuto sulla qualità dei posti di lavoro negli ultimi tempi, non è un caso che l'Italia sia storicamente uno dei Paesi con i salari più bassi dell'area euro e quello in cui le buste paga hanno perso più potere d'acquisto negli ultimi anni a causa dell'inflazione;

   con il Governo Meloni si giunge quindi al record storico di povertà assoluta in Italia: circa 5,7 milioni di individui, con una incidenza di povertà assoluta individuale per i minori pari al 14 per cento, il valore più alto dal 2014;

   sono dati, al di là dei proclami del Governo, che dicono come le azioni messe in campo attraverso l'allargamento della precarietà, l'aumento, non casuale, dei lavori a tempo determinato o occasionali e non per ultimo il taglio del reddito di cittadinanza per centinaia di migliaia di persone, abbiano sortito un effetto drammatico sulla vita delle persone, persino quelle che lavorano –:

   tenuto conto dei dati preliminari sulla povertà assoluta diffusi dall'Istat, quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di contrastare il lavoro povero, a tempo determinato e precario, che fino ad oggi il Governo ad avviso dell'interrogante ha sostenuto con gli atti e le iniziative assunte dal suo insediamento.
(5-02223)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come precisato dal messaggio INPS n. 1090 del 14 marzo 2024, i nuclei familiari che hanno presentato la domanda per ricevere l'assegno di inclusione (ADI), con esito positivo e PAD (patto di attivazione digitale) sottoscritto entro il mese di febbraio 2024, potranno ricevere i primi pagamenti. Ad oggi, si precisa, i nuclei familiari beneficiari dell'ADI sono 550.000;

   cifra «tonda» da cui non è possibile delineare elementi specifici della misura «anti-povertà» che ha sostituito il Reddito di cittadinanza (RdC), cui non seguirà alcun report da parte di INPS: nei prossimi mesi, infatti, saranno diffusi i dati sulle assunzioni, sulla cassa integrazione, sull'assegno unico universale, i flussi di pensionamento, ma nessuna traccia dell'ADI;

   ciò stride con la massima trasparenza che invece ha sempre garantito elementi di piena conoscenza – e, quindi, un dibattito pubblico – sul RdC, anche grazie ad Anpal che, sebbene soppressa dal Governo, ha diffuso con cadenza semestrale le tabelle con il numero di percettori di RdC, tutt'altro che «divanisti»;

   forte è quindi la preoccupazione circa una realtà di numeri che smentiscono gli annunci del Governo: se fino a fine dicembre 2023 la Ministra del Lavoro riferiva che con ADI sarebbe stata raggiunta, già a gennaio 2024, la platea di 737 mila famiglie beneficiarie, così da non lasciare scoperti nemmeno per un mese i nuclei più fragili, in realtà a gennaio 2024 solo 288 mila hanno percepito l'ADI;

   secondo i dati resi noti dall'Istat lunedì 25 marzo 2024, nel 2023 le famiglie in povertà assoluta si attestano all'8,5 per cento del totale delle famiglie residenti, corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8 per cento): la povertà assoluta, quindi, peggiora, raggiungendo un record storico, sia rispetto alla percentuale delle famiglie in povertà assoluta(l'8,5 per cento che supera il precedente primato 2022 quando era 8,3 per cento), sia rispetto agli individui, 9,8 per cento (una percentuale maggiore rispetto al record 2022, pari al 9,7 per cento);

   se il Governo abbia intenzione di fornire elementi conoscitivi circa l'ADI e il Supporto formazione lavoro (Sfl), in particolare il numero esatto di quanti finora ne abbiano fatto domanda, mese per mese, quante di queste richieste siano state accolte e respinte, la quantità di percettori provincia per provincia, l'importo medio ottenuto, la composizione delle relative famiglie – quindi quelle con minori, disabili, anziani, stranieri – nonché il costo totale per le casse pubbliche.
(5-02224)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Beyers è una azienda belga che produce caffè in vari formati e in particolare capsule per caffè e fa parte del gruppo svizzero Sucafina, un colosso mondiale nel settore del commercio del caffè;

   la Beyers ha recentemente annunciato la chiusura della sede di Castel Maggiore, in provincia di Bologna, avviando la procedura di licenziamento per tutti i 30 lavoratori impiegati presso l'azienda;

   come conseguenza i sindacati hanno aperto lo stato di agitazione e dichiarato lo sciopero degli straordinari e della flessibilità e hanno chiesto l'apertura di un tavolo di crisi istituzionale;

   se dunque non si troverà un accordo coi sindacati, i licenziamenti diventeranno effettivi entro i 75 giorni previsti dalla legge, a luglio 2024;

   il primo incontro tra management, sindacato e Rsu si è svolto il 18 marzo 2024 e nel corso del vertice l'azienda si è detta «indisponibile» a ritirare la procedura –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per favorire l'attivazione del «tavolo di salvaguardia», e in particolare se non si intenda assumere urgenti iniziative di competenza per scongiurare la chiusura dell'impresa e l'avvio di un confronto finalizzato alla salvaguardia dell'attività produttiva industriale e dell'occupazione.
(5-02225)


   FOSSI, SCOTTO, GRIBAUDO, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Gkn, multinazionale del settore della componentistica automobilistica e aerospaziale, vive da anni una grave crisi produttiva ed occupazionale;

   l'articolo 30 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85 dispone norme per la «Cassa integrazione guadagni in deroga per eccezionali cause di crisi aziendale e riorganizzazione». Il comma 1 ha disposto, nello specifico, la «cassa integrazione salariale straordinaria fino al 31 dicembre 2023, al fine di salvaguardare il livello occupazionale e il patrimonio di competenze acquisito dai lavoratori dipendenti» garantendo quindi ammortizzatori sociali per i lavoratori di Gkn;

   con una Pec inviata alle Rsu ed alle organizzazioni sindacali il 23 settembre 2023, Qf Spa ha formalizzato una richiesta di incontro per informare della volontà di avviare la procedura di licenziamento;

   le associazioni sindacali si sono dette subito contrarie «alla procedura di mobilità perché riteniamo che vi siano tutte le condizioni per scongiurare i licenziamenti. Il Governo può scongiurare i licenziamenti dando la possibilità all'unico piano di reindustrializzazione esistente, quello della Cooperativa GFF, di essere avviato»;

   il 27 dicembre 2023 il giudice ha dato ragione alla Fiom, condannando la Qf per comportamento antisindacale ed annullando la procedura di licenziamento collettivo oltre ad imporre la procedura prevista dalla legge n. 234 del 2021 sulle delocalizzazioni da svolgersi a livello nazionale in sede ministeriale. L'azienda ha però confermato l'intenzione di dismettere la fabbrica;

   il 31 dicembre 2023 è scaduta la cassa integrazione in deroga per i 173 lavoratori e non sono stati attivati altri ammortizzatori sociali;

   il 7 febbraio 2023 la proprietà ha addirittura disertato il tavolo regionale di concertazione lasciando senza risposte gli operai;

   il 26 marzo 2024 c'è stata una nuova seduta del tavolo di concertazione ma la proprietà non è stata presente;

   da circa 15 mesi l'azienda non ha versato alcuno stipendio ai dipendenti;

   il 19 febbraio 2024 la Camera ha approvato un ordine del giorno (numero 9/01633-A/016) che impegna il Governo a prorogare le citate disposizioni di cui all'articolo 30 del citato decreto-legge n. 48 del 2023 anche per l'anno 2024 per i lavoratori di Gkn –:

   se non ritenga indifferibile adottare le opportune iniziative volte a prorogare anche per l'anno 2024 la cassa integrazione in deroga per i lavoratori della Gkn, prevista dall'articolo 30 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48.
(5-02226)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la normativa che ha cancellato il reddito di cittadinanza (decreto-legge 4 maggio 2023, numero 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, numero 85) ha istituito il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e l'Assegno di inclusione (Adi);

   ad avviso dell'interrogante l'attivazione del Sfl ha presentato e sta presentando evidenti criticità dovute anche a problematiche di carattere tecnico (complessità dell'iter digitale, nonché il caricamento del beneficio nella «Carta di inclusione» solo nei mese successivo alla sottoscrizione del Patto di attivazione digitale-Pad) che mettono in discussione o ritardano la corretta erogazione del beneficio;

   Bankitalia da tempo ha sostenuto come il nuovo assegno di inclusione ridurrà la platea di beneficiari da 2,1 a 1,2 milioni, ovvero di ben 900 mila unità, mentre ogni famiglia prenderà in media 1.300 euro in meno l'anno (il limite è di 6 mila euro l'anno, alzabile a 7.560 in caso di sostegno all'affitto) garantendo un risparmio al Governo di 1,7 miliardi euro l'anno;

   secondo i nuovi dati forniti dall'Inps sono 589.000 i beneficiari di questo sostegno. Lo scorso anno i beneficiari del reddito di cittadinanza erano oltre il doppio;

   gli attuali beneficiari sono inoltre circa 200.000 in meno rispetto alle stime annunciate mesi fa dallo stesso Ministro interrogato;

   tale riduzione sarebbe dovuta, secondo quanto emerso sulla stampa, dai nuovi requisiti e da «cavilli tecnici – in particolare il nuovo metodo di calcolo più stringente del reddito familiare» che ha escluso dal sussidio nuclei con minori, disabili ed anziani;

   l'evidente riduzione della platea di beneficiari si inserisce nel quadro drammatico certificato dall'Istat che ha reso noto come nel 2023 le famiglie in povertà assoluta siano in crescita e corrispondano a circa 5,7 milioni di individui (8,5 per cento del totale delle famiglie residenti contro l'8,3 per cento nel 2022);

   Inps ha inoltre sospeso i report mensili sui percettori del reddito che fornivamo un quadro puntuale e dettagliato sui percettori del sussidio, sulle domande accolte e quelle respinte, sulla quantità dei percettori provincia per provincia, sull'importo medio liquidato, sulla composizione delle famiglie (comprese quelle «fragili»), sul costo totale per lo Stato;

   a giudizio dell'interrogante è oggi necessario, al fine di fare reale chiarezza sui finanziamenti erogati e sulle reali misure messe in campo per sostenere i cittadini senza reddito ed in particolare per i nuclei familiari con disabili, anziani e minori, ripristinare i report Inps mensili sui dati relativi al Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e l'Assegno di inclusione (Adi) –:

   se non ritenga indifferibile ed urgente, in relazione a quanto esposto in premessa, ripristinare i report Inps mensili sui dati relativi al Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e l'Assegno di inclusione (Adi) al fine di fornire un quadro puntuale e dettagliato sui percettori del sussidio, sulle domande accolte e su quelle respinte, sulla quantità dei percettori provincia per provincia, sull'importo medio liquidato, sulla composizione delle famiglie (comprese quelle «fragili»), sul costo totale per lo Stato.
(5-02219)


   PORTA e TONI RICCIARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° marzo 2022 rassegno al nucleo familiare (Anf) e le detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni sono stati sostituiti dall'assegno unico universale (Auu);

   si riscontrano numerose segnalazioni di cittadini italiani residenti in Italia e con figli minorenni a carico residenti all'estero ai quali gli uffici competenti dell'Inps respingono la domanda per la concessione dell'assegno unico universale;

   in virtù della normativa italiana attualmente in vigore che disciplina il diritto all'assegno unico universale e soprattutto del diritto e dei regolamenti europei di sicurezza sociale, la prestazione in oggetto dovrebbe essere erogata, fermo restando il rispetto dei requisiti di legge, anche per i figli a carico residenti all'estero del richiedente residente in Italia;

   secondo l'Inps il problema della mancata erogazione dell'assegno unico universale sarebbe dovuto al fatto che i figli seppur fiscalmente a carico sarebbero residenti all'estero e pertanto non inclusi nel nucleo familiare ai fini Isee in quanto non conviventi con il richiedente la prestazione;

   la legge istitutiva dell'assegno unico prevede la concessione del beneficio, seppur con un importo minimo previsto dalla normativa, anche a coloro i quali ne fanno richiesta in assenza di Isee;

   in più occasioni la Corte di giustizia europea ha statuito che (sulla scorta dell'articolo 7 del regolamento n. 883 del 2004, intitolato «Abolizione delle clausole di residenza») le prestazioni familiari in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l'istituzione debitrice (l'ultima sentenza in materia è quella riferita alla Causa n. 328/2020 del 16 giugno 2022);

   l'Inps, nelle circolari n. 23 e n. 34, rispettivamente del 9 febbraio e del 28 febbraio 2022, aveva indicato che in riferimento ai riflessi della normativa comunitaria e bilaterale sulla prestazione dell'assegno unico «verranno fornite successive istruzioni» in attesa della valutazione in merito alla eventuale applicabilità di accordi bilaterali e multilaterali stipulati dall'Italia nonché delle regole dettate dal regolamento (CE) n. 883/2004 tuttavia ad oggi tali chiarimenti non sarebbero ancora pubblicati;

   la Commissione europea ha aperto contro l'Italia una procedura di infrazione sull'assegno unico e ha inviato al Governo italiano una lettera con parere motivato – che prevede una risposta urgente per evitare un eventuale deferimento alla Corte di giustizia europea – in cui spiega che la richiesta di due anni di residenza e li requisito della «vivenza a carico» – necessari per l'ottenimento dell'assegno unico – «violano il diritto dell'Ue in quanto non trattano i cittadini dell'UE in modo paritario, il che si qualifica come discriminazione» –:

   se il Ministro, in conformità con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitari e da numerose sentenze della Corte di giustizia europea e alla luce delle recenti procedure di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione europea, non intenda assumere le iniziative di competenza volte a riconoscere il diritto all'assegno unico universale attualmente negato al richiedenti residenti in Italia ma con nucleo familiare a carico residente all'estero.
(5-02222)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2024, presso il porto di Napoli, è deceduto Gaspare Davì, un marittimo dell'equipaggio del traghetto Gnv Antares. L'incidente è avvenuto a bordo dello stesso traghetto Gnv Antares, ormeggiato al terminal Grandi navi veloci, nella calata del Piliero, tra calata Porta di Massa e il molo Angioino;

   il marinaio di bordo, Gaspare Davì, stava ultimando le manovre di carico, prima della partenza della nave, quando è rimasto schiacciato dalla ralla, intenta a posizionare un semirimorchio;

   il marittimo trapanese di 45 anni, membro dell'equipaggio della nave, è morto schiacciato da un carrello, un mezzo pesante utilizzato nella movimentazione della merce durante le operazioni di carico e scarico, quando la nave era prossima alla partenza per il porto di Palermo;

   i sindacati denunciano che manca una formazione continua e strutturale, che dev'essere in capo a tutte le aziende. Accanto a questo, vanno intensificati i controlli ed emesse sanzioni più severe, inoltre i sindacati dichiarano che c'è molta tensione tra i lavoratori portuali e marittimi di Napoli;

   questo fatto si inserisce in un quadro di forte disagio da parte dei lavoratori del comparto marittimo che hanno – nell'ultima legge di bilancio – subito una diminuzione dell'indennità di malattia e che ad oggi risultano ancora esclusi, incomprensibilmente, dalla categoria dei lavori usuranti –:

   quali iniziative di competenza ritengano di intraprendere i Ministri interrogati per salvaguardare il comparto marittimo sotto il profilo della sicurezza affinché non si verifichino più questi episodi; se non ritengano che un settore così delicato debba essere ricompreso nella categoria dei lavori usuranti e se non ritengano altresì di dover adottare le iniziative di competenza volte a ripristinare l'indennità di malattia, come prevista prima della legge di bilancio del dicembre 2024.
(4-02591)


   CAROTENUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Cndcec (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili), sottolinea in una nota l'importanza di estendere ai dottori commercialisti ed esperti contabili la facoltà di effettuare l'asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato, procedura nota come «Asse.Co.», che attualmente risulta limitata ai consulenti del lavoro;

   tale richiesta risulta all'interrogante essere stata sollevata già in diversi incontri con l'ispettorato nazionale del lavoro;

   il sistema di asseverazione dei consulenti del lavoro, concepito dieci anni fa, è diventato nel tempo un servizio professionale retribuito accessibile solo ai consulenti del lavoro;

   i dottori commercialisti ritengono che questa difformità generi una disparità ingiustificata tra le professioni, turbando di fatto il mercato professionale;

   con questa motivazione, il Cndcec ha chiesto rapidamente la firma di un protocollo d'intesa per estendere questa competenza anche alla loro professione;

   i dottori commercialisti ed esperti contabili possiedono, come noto, competenze fondamentali che necessitano adeguate protezioni e valorizzazione;

   le osservazioni espresse dal Cndcec sono a parere dell'interrogante condivisibili e rilevanti perché si inseriscono nel contesto più ampio delle competenze professionali definite dalla normativa vigente, riguardanti gli aspetti economici, sociali e la gestione corretta dei rapporti di lavoro tra diverse categorie professionali, nell'ambito della consulenza relativa a servizi contabili, economici, legali e fiscali;

   per questi motivi l'interrogante ritiene urgente il raggiungimento di un accordo tra le suddette categorie professionali. Parere avvalorato dalla fattispecie che il sistema di verifica volontaria, tramite cui il datore di lavoro richiede di essere verificato per ottenere l'asseverazione sulla conformità dei rapporti di lavoro, si inserisce naturalmente nell'interazione con la clientela imprenditoriale dei dottori commercialisti ed esperti contabili –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato con riferimento a quanto esposto in premessa e se condivida la necessità e l'urgenza della sottoscrizione di un protocollo d'intesa con l'ispettorato nazionale del lavoro che estenda anche ai dottori commercialisti ed esperti contabili competenze su «Asse. Co.»;

   in caso affermativo e in ragione delle esigenze esposte in premessa, quali iniziative di competenza intenda avviare il Ministero al fine di raggiungere un'intesa tra la categoria dei consulenti del lavoro e il Cndcec, allo scopo di consentire a questi ultimi la possibilità di effettuare l'asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato instaurati presso datori di lavoro.
(4-02596)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta immediata:


   PASTORINO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la legge 6 ottobre 2017, n. 158, è volta a favorire l'adozione di misure in favore dei residenti nei piccoli comuni e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, per contrastarne lo spopolamento e incentivare l'afflusso turistico;

   a tal fine si istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell'ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all'insediamento di nuove attività produttive;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 luglio 2021 è definito l'elenco dei piccoli comuni che possono beneficiare dei finanziamenti concessi della suddetta legge. Con il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del 16 maggio 2022, è disciplinata la «Predisposizione del Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», individuando le regole per l'assegnazione dei relativi fondi;

   il 15 luglio 2023 è stato pubblicato il «Bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il Piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli comuni», predisposto dal dipartimento Casa Italia, che fissa i termini di presentazione della domanda di inserimento dei progetti di investimento pubblico nel Piano e i criteri per la selezione degli stessi;

   il termine per la presentazione delle domande di partecipazione, inizialmente fissato all'11 settembre 2023, è stato prorogato al 25 ottobre, per poi essere ulteriormente rinviato al 15 novembre, data di conclusione della fase 2 e avvio della fase di verifica dei progetti presentati che si concluderà con l'adozione della graduatoria finale tramite decreto della Presidenza del Consiglio;

   il 21 novembre 2023 si è riunita la commissione di valutazione, per fornire indicazioni sulle modalità e i tempi di lavoro della stessa nonché della segreteria tecnico-amministrativa di supporto. In tale occasione è stato stabilito il calendario per giungere all'adozione della graduatoria, presumibilmente entro l'estate prossima;

   tuttavia, il trascorrere del tempo e l'indicazione di un termine approssimativo per la graduatoria, destano perplessità e preoccupazione dal momento che si rischia una variazione dei prezzi e un «invecchiamento» dei progetti presentati, tenendo conto anche delle tempistiche di realizzazione degli stessi –:

   se si intenda indicare con precisione la data di pubblicazione della graduatoria definitiva, adoperandosi affinché vi sia una velocizzazione del procedimento di definizione dei progetti selezionati.
(3-01110)
(Presentata il 2 aprile 2024)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in materia di liste d'attesa una criticità è rappresentata dalla commistione, nel Servizio sanitario nazionale e regionale, di modelli di offerta di prestazioni diverse addirittura in concorrenza tra loro;

   si assiste a prestazioni erogate all'intero delle strutture pubbliche tramite il Sistema sanitario nazionale/regionale: 1) a carico della finanza pubblica, con la eventuale compartecipazione alla spesa dei cittadini; 2) a prestazioni erogate all'interno delle strutture pubbliche tramite «intramoenia», con prestazioni offerte ai pazienti a pagamento, qualora vogliano scegliere direttamente lo specialista di fiducia; 3) a prestazioni erogate, all'interno delle strutture private, sta in regime di convenzione con il SSN/SSR, sia in regime privatistico, favorito dalla crescita della sanità integrativa;

   il modello sanitario pubblico/privato ha creato un'enorme e crescente distorsione nel sistema agevolando progressivamente le «prestazioni a pagamento», creando in questo modo le condizioni per liste di attesa differenziate. Infatti, la stessa prestazione medica (esame diagnostico, visita specialistica, intervento chirurgico), addirittura con io stesso professionista nella stessa struttura sanitaria pubblica o privata può avvenire a pagamento in tempi brevi;

   nel SSN o SSR i tempi di attesa possono arrivare a mesi, anche superare l'anno, siamo di fronte, ad avviso dell'interrogante, ad una vera e propria discriminazione tra pazienti/cittadini solventi, che sostengono direttamente le spese o indirettamente con la sanità integrativa e pazienti poveri che devono scegliere se rassegnarsi ad utilizzare i propri risparmi, oppure obbligati a scegliere i lunghi tempi di erogazione delle prestazioni del SSN o SSR;

   si arriva così al dato di circa 14 milioni di persone che hanno rinunciato alle cure mediche, per i seguenti motivi: il 64 per cento per i tempi di attesa troppo lunghi; il 60 per cento a causa del cento elevato, in tale contesto tenuto conto che nel Servizio sanitario nazionale (in cui mancano 70.000 infermieri 80.000 O.S.S., 30.000 medici ospedalieri, oltre 3.000 medici di famiglia) la questione liste di attesa appare di difficile soluzione, senza scelte strutturali –:

   tenuto conto dei dati relativi al ricorso all'intramoenia, resi noti da Agenas, così come delle prestazioni nelle strutture convenzionate e delle liste di attesa causate in particolare dall'insufficiente finanziamento del Servizio sanitario nazionale, dalla carenza di organici, nonché dai cambiamenti demografici e da malati cronici che incrementano la domanda di prestazioni sanitarie pubbliche quali iniziative di competenza ulteriori intenda assumere per garantire ai cittadini le prestazioni in tempi adeguati senza dover ricorrere a quelle a pagamento o convenzionate.
(5-02214)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   VIETRI, CIOCCHETTI, CIANCITTO, MACCARI, LANCELLOTTA, MORGANTE e ROSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sta facendo discutere la proposta di alcuni assessori regionali di far seguire gli interventi in sala operatoria da anestesisti-rianimatori ancora in formazione, senza l'assistenza di un tutor, con tutto ciò che ne concerne in termini di sicurezza;

   se è vero che gli specializzandi al quarto e quinto anno di corso sono inseriti nelle strutture ospedaliere con contratti di lavoro a tempo determinato mentre proseguono la loro formazione e, peraltro, con un accompagnamento e tutoraggio, è altrettanto vero che questo nulla ha a che fare con la scelta di sostituire lo specialista anestesista-rianimatore dando allo specializzando autonomia in sala operatoria, proprio dove la improvvisa insorgenza delle complicanze anche chirurgiche richiede il massimo della esperienza e della competenza;

   all'ospedale di Nocera Inferiore, ad esempio, lo specializzando verrebbe «utilizzato» con turni in autonomia senza affiancamento di un tutor supervisore, come segnala l'AAROI, che ha presentato due diffide alla Asl: in una nota Prot. 92/22 indirizzata a tutte le ASL della regione Campania, il Presidente AAROI-EMAC, Dott. Galano, invitava i direttori sanitari «a voler verificare, laddove presenti Medici in Formazione Specialistica in Anestesia e Rianimazione, assunti a tempo determinato, le modalità di utilizzo degli stessi, e di volersi adeguare a quanto previsto dalla normativa vigente qualora ciò non sia stato fatto o sia stato fatto solo parzialmente»;

   in particolare, le recenti procedure concorsuali finalizzate all'assunzione di dirigenti medici in anestesia e rianimazione nell'ambito delle strutture del SSN, come risposta alle gravi carenze di specialisti, sarebbero state estese anche ai medici in formazione specialistica, iscritti a partire dal terzo anno del corso di specializzazione in anestesia e rianimazione –:

   se risultino i fatti esposti in premessa e quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'impiego di giovani medici specializzandi in autonomia nelle sale operatorie per sopperire alla carenza di anestesisti.
(5-02215)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   FURFARO, CIANI, MALAVASI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'entrata in vigore del decreto tariffe per la specialistica ambulatoriale e per la protesica, in attuazione dei nuovi Lea previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 approvato ad aprile 2023 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 giugno 2023 è stata ulteriormente prorogata al 1° gennaio 2025 (sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio 2024 per la specialistica, poi prorogata al 1° aprile 2024 e il 1° aprite 2024 per la protesica);

   eppure un anno fa il Ministro interrogato dichiarava che dopo sei anni era stata finalmente raggiunta l'intesa in Stato-regioni che avrebbe consentito la piena efficacia dei nuovi livelli essenziali di assistenza quale risultato «dell'impegno del Governo e della collaborazione proficua con le regioni... e tutti i cittadini, superando le disomogeneità assistenziali potranno finalmente usufruire in ogni area della Nazione di prestazioni al passo con le acquisizioni medico scientifiche ormai consolidate, con effetti positivi anche in termini di contenimento della mobilità sanitaria»;

   oggi, dopo le numerose proteste dei laboratori e delle associazioni private per la riduzione delle tariffe, ancora una volta, i nuovi Lea non saranno disponibili per tutti;

   l'impatto complessivo della proposta tariffaria risulta pari a 379,2 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e ad euro 23,4 milioni per la protesica, per un totale di 402,6 milioni di euro;

   in un anno dall'approvazione del decreto tariffe, che provvede all'aggiornamento del nomenclatore disciplinato dal decreto ministeriale 22 luglio 1996, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete, non sono state individuate le necessarie risorse per dare concreta applicazione a tale decreto;

   è inspiegabile un'ulteriore proroga dovuta all'abbassamento delle tariffe con cui alcune prestazioni saranno rimborsate visto che il decreto già sarebbe dovuto essere in vigore;

   è necessario garantire ai cittadini, già duramente provati da profonde sperequazioni nel diritto alla salute, l'accesso su tutto il territorio nazionale a prestazioni previste già da sette anni, tra le quali ve ne sono alcune particolarmente innovative tra cui quelle relative alla PMA, alla diagnosi/monitoraggio della celiachia, gli screening neonatali, agli ausili informatici/comunicazione per persone con gravissime disabilità, ai presidi di varia natura a tecnologia avanzata per le disabilità motorie –:

   quali misure urgenti il Ministro interrogato intenda adottare fino all'entrata in vigore del decreto tariffe affinché non sia leso il diritto alla salute dei cittadini e siano garantite quelle prestazioni attese da ormai sette anni.
(5-02216)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   FARAONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'adeguamento della rete ospedaliera siciliana di cui al decreto interministeriale 2 aprile 2015, n. 70 è stato attuato con decreto dell'assessorato alla salute della Regione Siciliana 11 gennaio 2019, n. 22, nel quale si prevede anche il relativo cronoprogramma;

   detto cronoprogramma è stato peraltro oggetto di valutazione da parte del tavolo tecnico di cui al citato decreto ministeriale n. 70 del 2015 e delle ulteriori fasi di interlocuzione con il Ministero della salute, formalizzate con nota n. 86172 del 21 novembre 2018;

   per il presidio ospedaliero «Madonna SS. Dell'Alto» di Petralia Sottana (PA), il citato decreto assessori le individuava 6 posti letto di chirurgia generale, 14 posti letto di medicina generale, 4 posti letto di ortopedia e traumatologia, 6 posti letto di cardiologia, 20 posti letto di recupero e riabilitazione funzionale, 16 posti letto di lungodegenza;

   il 31 ottobre 2023, l'interrogante ha effettuato una visita presso il predetto presidio ospedaliero, accompagnato dai comitati civici sorti nel territorio in sinergia con le amministrazioni e la cittadinanza dei comuni madoniti che afferiscono nosocomio di Petralia Sottana;

   la popolazione lamenta in particolare un progressivo stato di abbandono del presidio «Madonna SS. Dell'Alto», sia per il mancato adeguamento previsto da detto decreto assessorile, sia per la mancanza del personale medico necessaria sua sopravvivenza, sottolineando altresì la mancanza di un reparto di pediatria;

   da quanto constatato, la struttura ospedaliera si regge grazie al lavoro encomiabile del personale sanitario che consente, in condizioni numeriche non adeguate e senza alcun incentivo, di sopperire alle evidenti carenze di personale medico e infermieristico dovuta anche alla evidente mancata attuazione del piano di adeguamento di cui al decreto n. 22 del 2019 –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competere, sia in grado di indicare le cause del mancato adeguamento del presidio «Madonna SS. Dell'Alto» a quanto previste dai decreti di cui in premessa e, quindi, quali iniziative ritenga di promuovere, in raccordo con le amministrazioni locali interessate, al fine di garantire la concreta attuazione dei principi sanciti dall'articolo 32 della nostra Carta costituzionale.
(5-02217)
(Presentata il 2 aprile 2024)


   QUARTINI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Conferenza Stato-regioni ha dato il proprio assenso al decreto che proroga al 1° gennaio 2025 l'entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario per specialistica ambulatoriale e protesica con la motivazione che la stessa proroga è stata richiesta da un numero cospicuo di regioni;

   la proroga in realtà sarebbe conseguente alle richieste dei laboratori e centri di analisi privati accreditati che lamentano il rischio di un taglio al ribasso dei rimborsi e dunque la proroga consentirebbe «di valutare una più ampia revisione delle medesime tariffe, assicurando nel contempo una graduale transizione al nuovo tariffario»;

   con la proroga al 1° gennaio 2025 si arriva di fatto a limitare nuovamente l'accesso alle prestazioni dei LEA, e a riguardo sarebbe stata possibile, come soluzione alternativa, di colmare gli squilibri dal punto di vista delle tariffe rimborsate alle strutture sanitarie senza penalizzare il diritto alla salute dei cittadini, come richiesto anche da Cittadinanzattiva;

   ad avviso degli interroganti saranno dunque i cittadini a pagare gli squilibri economici a cui il Ministero non ha saputo porre rimedio, cittadini che stanno attendendo le prestazioni dei nuovi LEA da ben 7 anni e che riescono solo in alcune regioni ad usufruirne –:

   quali iniziative intenda porre in essere affinché i diritti dei cittadini siano garantiti assicurando l'accesso a tutte le prestazioni previste nei LEA.
(5-02218)
(Presentata il 2 aprile 2024)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIANASSI, FURFARO, BONAFÈ, FOSSI e SIMIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità segnala che fra l'8 per cento e il 38 per cento degli operatori sanitari ha subito una forma di violenza fisica nel corso della sua carriera e che sono ancora più numerosi i casi di coloro che sono stati aggrediti verbalmente;

   i casi di aggressione e violenza ai danni del personale sanitario accertati dall'Inail nel 2022 sono più di 1.600, in aumento sia rispetto al 2021 sia rispetto al 2020;

   sempre secondo l'Inail, escludendo gli infortuni da COVID-19 che hanno colpito gli operatori sanitari più di qualsiasi altra categoria di lavoratori, circa il 10 per cento degli infortuni occorsi a chi lavora in corsia e riconosciuti positivamente dall'istituto è riconducibile a un'aggressione;

   per alcuni addetti ai lavori questi numeri sarebbero comunque sottostimati: secondo l'Ordine delle professioni infermieristiche, ad esempio, non vengono quasi più denunciate le aggressioni verbali, che sono comunque motivi importanti di stress e che possono portare anche ad abbandonare la professione;

   per l'Osservatorio nazionale sulla sicurezza, istituito al Ministero della salute proprio per approfondire i dati, le regioni con più segnalazioni sono Puglia e Sicilia seguite dalla Toscana;

   le associazioni sindacali di categoria della Toscana hanno infatti recentemente denunciato come nella regione (solo nell'Asl Toscana Nord Ovest) le aggressioni (verbali e fisiche) siamo passate dalle 1.258 del 2022 alle 2.356 del 2023. In particolare, 478 sono state le aggressioni fisiche denunciate dai sanitari nel 2023, mentre è inoltre emerso come siano in media il 70 per cento gli episodi non denunciati;

   dopo la barbara uccisione a Pisa mi mese di aprile 2023 della psichiatra Barbara Capovani davanti all'ospedale Santa Chiara, i numeri sono quindi pericolosamente aumentati;

   sempre secondo le associazioni sindacali la crescita esponenziale dei casi sarebbe conseguenza anche dei tagli al Sistema sanitario nazionale: le attuali risorse non sono infatti sufficienti a potenziare, ad esempio, i servizi di psichiatria, ad aumentare i posti per malati cronici ed acuti e per potenziare le assunzioni di personale;

   nel 2020 è stata approvata la legge n. 113, recante «Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni»;

   tale provvedimento prevede, oltre all'inasprimento delle pene per i trasgressori, l'istituzione presso i Ministero della salute di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie. Tale Osservatorio deve monitorare: gli episodi di violenza commessi nell'esercizio delle funzioni; gli «eventi sentinella» che possano dar luogo ai suddetti fatti; l'attuazione, delle misure di prevenzione e protezione previste dalla disciplina in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro; la promozione di studi per la formulazione di proposte e misure idonee a ridurre i fattori di rischio negli ambienti più esposti; la diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza; corsi di formazione per il personale medico e sanitario, finalizzati alla prevenzione e alla gestione di situazioni di conflitto, nonché a migliorare la qualità della comunicazione con gli utenti;

   tale legge rimette inoltre al Ministro della salute la promozione di iniziative di informazione sull'importanza del rispetto del lavoro del personale esercente una professione sanitaria o socio sanitaria e dispone che le strutture presso cui opera il personale esercente le professioni sanitarie e sociosanitarie prevedano nei propri piani per la sicurezza misure volte ad inserire specifici protocolli operativi con le forze di polizia per garantire interventi tempestivi;

   è oggi necessario appurare lo stato di attuazione della legge n. 113 del 2020 al fine di verificarne la sua reale efficacia –:

   quale sia lo stato di attuazione della legge n. 113 del 2020, in particolar modo per ciò che riguarda le misure di prevenzione, protezione e sicurezza nei confronti dei medici e dei lavoratori del settore sanitario nell'esercizio delle loro funzioni, e, conseguentemente, quali iniziative urgenti si intendano assumere al fine di garantire la tutela e l'incolumità di tutti i lavoratori del comparto.
(5-02220)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAROTENUTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Federazione nazionale degli ordini dei biologi – d'ora in avanti Fnob – è diretta da un Comitato centrale composto da 15 biologi eletti dai presidenti degli ordini territoriali;

   in data 11 marzo 2023 è avvenuta l'elezione dei succitato Comitato che, da statuto, ha provveduto ad eleggere le cariche di rappresentanza, tra cui il presidente, il dottor Vincenzo D'Anna;

   risulta all'interrogante che la prima riunione del Comitato centrale, convocata dal presidente in data 14 aprile 2023, sia stata rinviata a causa dell'assenza della maggioranza dei suoi componenti;

   una seconda convocazione del Comitato centrale sarebbe stata fissata dal presidente D'Anna in data 30 giugno 2023 con sole 48 ore di preavviso giustificato dal carattere di urgenza, ma risulta che egli stesso non si sia presentato non adducendo alcuna giustificazione e che, sebbene il Comitato centrale abbia deliberato su entrambi i punti all'ordine del giorno, il presidente, pur essendovi obbligato, non abbia dato corso a quanto oggetto della delibera;

   frattanto nell'edizione del «Giornale dei Biologi» – rivista della Fnob – di maggio 2023 il presidente D'Anna ha reso nota intenzione di sciogliere il Comitato centrale, motivando il suo parere con generiche difficoltà di funzionamento dello stesso;

   da allora il Comitato non è più stato convocato dal presidente D'Anna, con ripercussioni negative sul piano amministrativo della Fnob e sul funzionamento degli ordini territoriali;

   con decreto ministeriale n. 8117 dei 10 agosto 2023, il Ministro della salute, ha disposto lo scioglimento e il contestuale commissariamento del Comitato centrale della Fnob, comprovando l'impossibilità di svolgere le sue attività risultante da nota del presidente Fnob del 15 giugno 2023 prot. 6552/2023, acquisita agli atti del Ministero con prot. DGPROF 34172-15/06/2023;

   con essa al Ministro interrogato era stata rappresentata l'«accertata impossibilità per il Comitato centrale della Fnob di funzionare regolarmente a causa di contrasti interni che impediscono la prosecuzione delle attività istituzionali ed accessorie», con l'annessa richiesta di valutare «l'opportunità di procedere allo scioglimento dell'attuale Comitato centrale, al sensi dell'articolo 8 decreto legislativo C.p.S. n. 233 del 13 settembre 1946»;

   risulta all'interrogante che i componenti dei Comitato centrale siano stati tenuti all'oscuro di tutte le comunicazioni tra il presidente D'Anna e il Ministero della salute;

   con la disposizione viene altresì nominata una commissione straordinaria di cinque componenti che ha proceduto a nuove elezioni del Comitato centrale;

   risulta all'interrogante che diversi componenti dei disciolto Comitato centrale abbiano proposto ricorso al Tar avverso il decreto ministeriale n. 8117 del 2023. I ricorrenti lamentano di non essere stati auditi dal Ministero e che le decisioni del Dicastero siano state prese solo sulla base delle molteplici comunicazioni del presidente D'Anna, inviate al Ministero senza alcun loro coinvolgimento in violazione dell'articolo 7 della legge n. 241 del 1990 il quale prevede che «qualora da un provvedimento possa derivare un pregiudizio a soggetti individuati o facilmente individuabili, diversi dai suoi diretti destinatari, l'amministrazione è tenuta a fornire loro, con le stesse modalità, notizia dell'inizio del procedimento» –:

   per quali ragioni il Ministero non abbia trasmesso tutte le note pervenute dal presidente D'Anna a tutti i componenti del Comitato centrale, per motivare una preventiva diffida atta ad avviare un procedimento istruttorio, ma abbia invece disposto il commissariamento del direttivo della Fnob in assenza di un'istruttoria che accertasse, nei contraddittorio tra le parti, i motivi delle difficoltà del funzionamento dell'organo e se essi non fossero rimovibili;

   se non ritenga doveroso ritirare in autotutela il decreto ministeriale n. 8117 del 10 agosto 2023 e ogni atto presupposto e susseguente.
(4-02583)


   DORI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   recentemente Rete ferroviaria italiana (Rfi), a seguito dell'autorizzazione ricevuta dall'Azienda sanitaria locale 3 della Liguria, ha dato il via a un'attività di «bird control» consistente nella cattura di colombi da città che vivono nei pressi delle stazioni di Genova Piazza Principe e di Genova Brignole;

   l'attività di «bird control» avrebbe il dichiarato scopo di salvaguardare il patrimonio artistico delle stazioni ferroviarie prevedendo il contenimento demografico dell'avifauna urbanizzata nei pressi delle stesse;

   il servizio prevede, in particolare, l'installazione di voliere di contenimento con acqua e grano in punti strategici per la cattura;

   da quanto appreso dall'interrogante, dallo scorso autunno sarebbero in corso le prime attività di cattura sul territorio ligure, in particolare nella stazione di Genova Brignole e fin da subito si sono mobilitate diverse realtà animaliste;

   in particolare, l'associazione Gaia Animali e Ambiente ha presentato una richiesta rivolta a Grandi stazioni s.p.a. di sospendere ogni attività di «bird control» in corso. Per quanto riguarda il caso di Genova, Edgar Meyer, Presidente nazionale di Gaia, ha dichiarato che «attraverso un accesso agli atti» l'associazione ha ottenuto «alcuni documenti che attestano che un'attività di bird control è stata affidata da Grandi stazioni in subappalto ad una società che svolge attività di falconeria con sede in provincia di Lecce, che in questo caso opera con catture attraverso gabbie-trappola, la cui omologazione è tutta da verificare, che a loro dire conterrebbero fino a 20 piccioni periodicamente trasportati presso un sedicente allevamento avicolo in provincia di Parma dove sarebbero rinchiusi in una grande voliera che può contenere fino a 1000 uccelli, da informazioni commerciali questa struttura risulta essere una piccola azienda di coltivazioni agricole associate all'allevamento di animali»;

   a marzo è stata inoltre avviata una petizione, che sta ottenendo la sottoscrizione da parte di numerosissimi cittadini, con lo scopo di chiedere che Rfi fermi immediatamente gli abbattimenti (servizio bird control) e consideri altri metodi ecologici non letali;

   le associazioni contestano anzitutto la mancanza di chiarezza e di informazioni sul destino dei volatili catturati che potrebbe dunque concretizzarsi in una prigionia a vita o, addirittura, in una soppressione;

   secondo l'Osservatorio savonese animalista (Osa), l'eliminazione di una popolazione animale libera di un territorio non avrebbe alcun senso ed efficacia se non si riduce piuttosto la «portanza» alimentare del territorio stesso, ossia la disponibilità di cibo nello stesso;

   la specie del colombo di città è considerata fauna selvatica e per la legge sono previsti specifici piani di controllo, la stessa legge n. 197 del 2022 prevede diversi step, che coinvolgono alcuni metodi ecologici alternativi, prima di attuare un piano di abbattimento, come l'uso del farmaco sterilizzante –:

   se i Ministri interrogati non intendano fare chiarezza sull'attività di «bird control» attuata da Rfi e attiva nelle stazioni ferroviarie di Genova Piazza Principe e di Genova Brignole, con particolare riguardo alle modalità di cattura, di trasporto e di destinazione dei colombi di città catturati, verificando anche le predette attività siano svolte da personale qualificato e nel rispetto delle norme di legge sul benessere animale.
(4-02594)


   GIAGONI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   presso gli enti del Servizio sanitario nazionale e dei Servizi sanitari regionali aziende sanitarie locali, Istituti zooprofilattici sperimentali e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico risultano ad oggi in servizio a tempo indeterminato circa 1.260 medici veterinari specialisti ambulatoriali, incardinati nei Dipartimenti di Prevenzione ai sensi dell'Accordo collettivo nazionale vigente di categoria;

   la qualificazione giuridica della maggior parte di questi professionisti, pur se rientrante nell'alveo della «parasubordinazione», ha permesso all'autorità competente di assegnare loro, al pari dei dipendenti-dirigenti «subordinati» funzioni e mansioni proprie dei Veterinari ufficiali;

   anche presso le aziende sanitarie locali della regione Sardegna risultano in servizio dal 2009 una trentina di specialisti ambulatoriali veterinari;

   l'articolo 10 del decreto-legge n. 34 del 30 marzo 2023, modificato e poi convertito dalla legge n. 56 del 26 maggio 2023 riporta: «Le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario, possono affidare a terzi i servizi medici ed infermieristici solo in caso di necessità e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga, a seguito della verificata impossibilità di utilizzare personale già in servizio, sia dipendente sia in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, di assumere gli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore relative all'assunzione di personale dipendente e di avvalersi in regime di convenzione del personale iscritto nelle graduatorie per l'assistenza specialistica ambulatoriale interna, [...] 7. Le aziende e gli enti di cui al comma 1, al fine di reinternalizzare i servizi appaltati, [...] avviano le procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate, prevedendo la valorizzazione, anche attraverso una riserva di posti non superiore al 50 per cento di quelli disponibili, del personale impiegato in mansioni sanitarie e socio-sanitarie corrispondenti nelle attività dei servizi esternalizzati che abbia garantito assistenza ai pazienti per almeno sei mesi di servizio [...]»;

   le determinazioni dirigenziali Azienda regionale della salute della Sardegna per nuove assunzioni – (delibera n. 3659 del 28 dicembre 2023 – delibera n. 140 del 18 gennaio 2024) non prevedono il completamento orario e quindi la valorizzazione dei medici veterinari specialistici operanti in Sardegna dal 2009;

   in altre regioni italiane, il completamento orario di tutti gli specialisti veterinari è stato previsto ed attuato, portando i veterinari in servizio a 38 ore, come prevede il contratto nazionale con un percorso condiviso tra regioni, servizi e sindacati –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per eliminare le disparità di trattamento dei medici veterinari specialisti ambulatoriali, tese anche e soprattutto alla valorizzazione dell'expertise che non può che avvenire attraverso un completamento orario degli stessi.
(4-02602)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BARABOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la città di Carrara è sede di un ateneo pubblico per lo studio delle arti visive (Afam), noto come Accademia di belle arti, con sede nel Palazzo Cybo Malaspina;

   il complesso, edificato nei primi decenni del XVI secolo, è fra i più importanti edifici della città per pregio artistico e storico, dimora principesca fino al 1805 e quindi destinato da Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, a sede dell'Accademia di Belle Arti;

   da molti anni, nell'apparente indifferenza di coloro che sono chiamati a guidare l'Accademia di Belle Arti di Carrara, parte della facciata dell'edificio è ricoperta da scritte vergognose, ingiuriose e minacciose o addirittura prive di senso e di rivendicazione che, in tutti i casi, feriscono un luogo così ricco di cultura, storia e bellezza;

   è di tutta evidenza che tali brutture mal si conciliano con il decoro della città, ma queste assumono un significato particolarmente grave e negativo dal momento che compaiono sulla sede di un istituto prestigioso che ha proprio l'altissimo compito di conservare e tramandare arte, bellezza e cultura alle nuove generazioni e all'intera comunità;

   a distanza di oltre tre anni dalla comparsa dalle ultime scritte e dagli ultimi imbrattamenti, il direttore dell'accademia a mezzo stampa ha reso noto che «è pronto da tempo un progetto di restauro la cui esecuzione deve essere sottoposta al necessario iter approvativo», chiedendo al contempo un aiuto alle istituzioni nazionali per far fronte ad una gestione di grande complessità, in considerazione del valore storico e culturale dell'immobile in cui ha sede l'Accademia –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda intraprendere per assicurare che sia ripristinato al più presto il decoro delle facciate dell'istituto e se si intenda accertare cause e responsabilità del ritardo sin qui occorso.
(4-02577)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Casasco e altri n. 1-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio e altri n. 7-00206, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gribaudo.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Vaccari e Simiani n. 5-02116, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ghio.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguente documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Faraone n. 4-01863 del 10 novembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Vietri n. 5-02011 del 16 febbraio 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Barabotti n. 5-02083 del 28 febbraio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02577;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-02440 del 4 marzo 2024 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02229.