Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 14 marzo 2024

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    il 24 aprile 2009 l'Albania ha presentato domanda di adesione all'Unione europea;

    il 9 novembre 2010 la Commissione europea, formulando il suo parere sulla domanda di adesione all'UE dell'Albania, ribadisce che prima dell'avvio formale dei negoziati, lo Stato interessato deve ancora raggiungere un necessario livello di conformità ai criteri di adesione, in particolare per soddisfare le 12 priorità fondamentali individuate nel suo parere;

    tra tali priorità si annoverano il completamento delle fasi essenziali della riforma della pubblica amministrazione, l'adozione e l'attuazione di una strategia di riforma della giustizia, il rafforzamento della lotta alla criminalità organizzata, il conseguimento di una solida casistica nella lotta contro la corruzione e il miglioramento della tutela dei diritti umani;

    nell'ottobre 2012 la Commissione europea raccomanda di concedere all'Albania lo status di Paese candidato a condizione che completi le principali misure per la riforma del settore giudiziario e della pubblica amministrazione e per la revisione del regolamento parlamentare. Operando in tal senso, nel giugno 2014, conformemente a quanto richiesto, l'Albania ottiene lo status di Paese candidato;

    l'Albania, nel processo di integrazione europea dei Balcani Occidentali, rappresenta uno dei tasselli fondamentali per l'allargamento dell'Unione europea. A oggi sono trascorsi circa 15 anni dalla sua domanda di adesione del 24 aprile 2009. L'Italia è da sempre uno dei principali sostenitori dell'ingresso dell'Albania nell'Unione europea, favorito anche dalla prossimità geografica, e dall'intenso rapporto esistente che poggia su solide fondamenta storiche, culturali ed economiche;

    l'Italia infatti, resta un interlocutore privilegiato per l'Albania, in prima linea nel sostenere la transizione dell'Albania e il suo percorso europeo. Inoltre, il nostro Paese è stato primo donatore bilaterale nell'arco degli ultimi venti anni e il principale partner commerciale e il più importante investitore;

    il 12 febbraio 2010 è stata firmata a Roma la «Dichiarazione sullo Stabilimento di un Partenariato Strategico» a riprova dell'importante legame esistente tra i due Paesi, grazie a quasi vent'anni di collaborazione e di incontri bilaterali, e che va incentrandosi su sette aspetti cruciali della cooperazione tra Italia e Albania;

    il rapporto tra il nostro Paese e l'Albania è difatti da intendersi anche come una delle forme di politica regionale più compiuta che l'Italia porta avanti nei Balcani. L'Italia apprezza il contributo dell'Albania alla stabilità della regione e al rafforzamento della cooperazione regionale, oltre a riconoscerne l'esemplare impegno per la convivenza pacifica tra religioni e la cultura pienamente europea del suo popolo;

    a testimonianza del forte legame esistente tra l'Albania e l'Italia, è la solidarietà espressa dal nostro Paese a seguito delle devastazioni subite dall'Albania con il terremoto del 26 novembre 2019, mediante l'invio di aiuti. Solidarietà che è stata immediatamente ricambiata dal Premier albanese Edi Rama il 29 marzo 2020 nel corso della pandemia da COVID-19, quando il nostro Paese era in difficoltà, inviando un team di 30 medici e infermieri albanesi ai colleghi italiani impegnati nella lotta al coronavirus in Lombardia;

   il 6 novembre 2023, inoltre, è stato disposto un altro importante tassello nella cooperazione rafforzata tra i due paesi grazie alla firma del Protocollo tra il Governo della Repubblica Italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, in conformità agli standard internazionali umanitari e in osservanza del diritto, internazionale ed europeo, grazie all'intenso rapporto di collaborazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il Primo Ministro Edi Rama;

   il Protocollo, pertanto, fa seguito al precedente accordo del 3 novembre 2017 tra Italia ed Albania per il rafforzamento della collaborazione bilaterale nel contrasto al terrorismo e alla tratta di esseri umani, costituendo l'attuazione dell'impegno alla collaborazione bilaterale in materia di gestione dei flussi migratori stabilito dal Trattato di Amicizia e di Collaborazione del 1995, inserendosi nel più ampio quadro di amicizia storica e profonda cooperazione tra Roma e Tirana;

   il 5 dicembre 2023, il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica del Protocollo tra l'esecutivo albanese e il Governo italiano in materia migratoria, al quale ha fatto seguito l'approvazione della Camera dei deputati il 24 gennaio 2024 e la definitiva approvazione al Senato 15 febbraio 2024;

   il Parlamento italiano, inoltre, annovera una serie di programmi di assistenza al Parlamento albanese a partire dall'ottobre 2002 da parte dei funzionari della Camera dei deputati, fino alla costituzione, il 29 novembre 2005, del Centro per la formazione dei parlamentari dell'Europa sud-orientale, promosso dalla Camera dei deputati, il Parlamento albanese e l'Università «Nostra Signora del Buon Consiglio» di Tirana, che ne ospita la sede;

   dal 28 al 31 gennaio 2008 ha avuto avvio il Progetto «Azione Balcani Occidentali», mentre dal 25-26 maggio 2017 vi è stata l'inaugurazione dell'importante progetto di gemellaggio amministrativo «Further Strengthening the Assembly of Albania in the context of EU Accession» bandito nel giugno 2016 dalla Commissione europea, dalla durata di 12 mesi e finanziato dall'Unione europea, al quale la Camera dei deputati (insieme al Senato) ha partecipato in qualità di junior partner, insieme al Parlamento greco;

   l'Albania, inoltre, insieme all'Italia è membro dell'InCE (Iniziativa centro-europea) di cui ricopre la presidenza per il 2024. Insieme all'Italia, l'Albania contribuisce al dialogo tra le regioni e al processo di allargamento dell'Unione europea nei Balcani. L'istituto dalla importante valenza sia parlamentare che governativa, combinato all'impegno dei 17 Paesi membri, di cui 9 già appartenenti all'Unione, rappresenta per i Paesi candidati come l'Albania, un importante catalizzatore di istanze, capace di fornire strumenti e impulsi formativi per il loro ingresso, anche ai paesi che ambiscono o che hanno già presentato domanda di adesione;

   l'Italia essendo uno dei Paesi fondatori della casa europea, si è sempre fatta portavoce delle istanze di quei Paesi che, nel rispetto dei principi e dei valori dell'articolo 2 del Trattato dell'Unione europea, avessero fatto richiesta di ingresso, favorendo un processo di integrazione volto soprattutto alla stabilizzazione dell'area balcanica,

impegnano il Governo:

   a promuovere le opportune interlocuzioni tra l'Albania e l'Italia al fine di sostenere Tirana nel percorso di riforme interne finalizzate al suo ingresso nell'Unione europea;

   a rafforzare la cooperazione con l'Albania, costruendo percorsi strutturati nella gestione del fenomeno migratorio, ispirati a un modello permanente;

   a rilanciare, nelle idonee sedi, il processo di allargamento dell'Unione europea a tutti gli Stati dei Balcani occidentali;

   a incrementare la promozione d'iniziative di formazione e di scambio di buone pratiche con le istituzioni albanesi, per l'elaborazione e l'attuazione delle riforme richieste in ambito europeo per l'allineamento agli standard comunitari;

   a rafforzare i canali e i flussi informativi con l'Albania in relazione allo sviluppo del processo d'adesione, anche fornendo pieno sostegno agli strumenti della diplomazia parlamentare, nella prospettiva di agevolare ulteriormente una rappresentazione aggiornata e realistica, nelle sedi europee, delle sollecitazioni e degli orientamenti espressi dalla politica e dalla società albanesi;

   a dare piena attuazione al quadro di cooperazione bilaterale in materia di contrasto ai fenomeni di terrorismo, favorendo l'elaborazione di politiche comuni, coerenti con criteri assunti in materia dall'Unione europea;

   a rafforzare la collaborazione all'interno dell'iniziativa Centro-europea (InCE) – la cui Presidenza è esercitata dall'Albania nel 2024 – e fare di tale organizzazione – sorta per iniziativa del nostro Paese – in conformità ai principi del «Processo di Berlino», l'incubatore per la promozione dell'integrazione europea per i paesi non UE appartenenti a quella regione, tramite la realizzazione di progetti per la coesione sociale;

   a promuovere l'adozione di posizioni comuni tra gli Stati dell'UE favorevoli all'integrazione dell'Albania, in seno alle sedi decisionali dell'Unione.
(7-00205) «Caiata, Giordano, Lampis, Urzì, Matera».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19, in risposta ai problemi di assembramento, il Governo, con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, introdusse la possibilità per società, associazioni ed aziende di poter svolgere le assemblee da remoto;

   ciò ha permesso a società ed enti non commerciali di tenere le assemblee societarie da remoto, utilizzando modalità telematiche, anche quando lo statuto sociale non contemplava tale possibilità;

   la disciplina in deroga legittima tale modalità di svolgimento delle riunioni sociali, anche nel caso in cui lo statuto non ne prevede l'eventualità;

   va ricordato che tale modalità di convocazione delle assemblee non è preclusa dal Legislatore, ma richiede che il soggetto giuridico ne preveda la possibilità nello statuto sociale;

   con la fine del periodo della pandemia, la legislazione in deroga è stata di anno in anno rinnovata;

   in seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge del 23 febbraio 2024, n. 18, di conversione del cosiddetto decreto Milleproroghe, si concede un'ulteriore possibilità di esercitare le assemblee da remoto, anche in assenza di previsione statutaria, fino al 30 aprile 2024;

   tale termine è stato ultimamente prorogato al 31 dicembre 2024 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 5 marzo 2024, n. 21, della cosiddetta Legge Capitali. Allo spirare di quest'ultima data, le assemblee si potranno svolgere da remoto solo se previste dallo statuto, il che significa che entro quest'anno, le decine di migliaia dei soggetti interessati, dovranno convocare assemblee straordinarie per adeguare gli statuti e sostenere le spese di notaio e di registrazione –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga opportuno superare lo strumento delle proroghe attraverso l'adozione di un'iniziativa normativa con la quale sia riconosciuto il diritto di poter svolgere le assemblee da remoto.
(3-01071)

Interrogazione a risposta scritta:


   MORFINO, D'ORSO, SERGIO COSTA e ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   La Federazione regionale delle misericordie siciliane, unitamente a tutti i coordinamenti e comitati di zona e alle misericordie affiliate, con riferimento alla problematica legata al servizio civile universale, è stata esclusa dall'ultimo bando di selezione, per la riduzione dei fondi stanziati, e con essa tutte le misericordie delle regioni del sud Italia aderenti al programma proposto dalla confederazione nazionale delle misericordie d'Italia (Sicilia, Campania e Puglia, in particolare);

   rilevato che:

    nel momento della riduzione delle risorse, il Governo ha lasciato cadere nel nulla istanze parlamentari, gli appelli, le sollecitazioni e le richieste avanzate a tutti i livelli dal Movimento delle misericordie che da sempre ha servito e assistito in ambito socio-sanitario e socio-culturale la parte più debole della popolazione. L'esclusione di molti programmi del servizio civile e, fra questi, quelle delle misericordie del sud Italia hanno disegnato una brutta pagina nella storia del servizio civile italiano, che da sempre ha incarnato e ancora incarna gli ideali più nobili della nostra Nazione, attenta alla crescita sociale, culturale, umana e di cittadinanza attiva dei nostri giovani, ai bisogni primari dei cittadini più fragili e alla tutela e valorizzazione della nostra cultura, nell'accezione più ampia del termine, e del nostro territorio;

    le scelte limitative dell'ultimo bando stanno andando in direzione opposta e avranno ricadute negative e gravi proprio per i cittadini più deboli, ammalati, soli, anziani e diversamente abili. Ricadute negative altresì rispetto al sostegno economico che il servizio civile può rappresentare per i giovani del sud che si apprestano ad entrare nel mondo del lavoro. I giovani maturano la consapevolezza che il proprio servizio è utile alla crescita sociale, culturale ed economica della Nazione e che il compenso ricevuto è correlato all'impegno profuso;

    inoltre la mancanza del servizio civile avrà una ricaduta negativa sulla formazione umana di tantissimi ragazzi, sul mondo del volontariato e sulla vita relazionale con gli altri volontari, nonché il danno economico non indifferente per anziani, emarginati, ammalati e poveri, costretti a pagare per servizi fino ad oggi svolti gratuitamente o con minimi rimborsi spesa –:

    se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte alla riammissione dei programmi esclusi, mettendo fin da subito a disposizione delle associazioni delle regioni del sud escluse i posti rimasti vacanti – che hanno già la copertura economica e non necessitano di ulteriori risorse –, riaprendo i termini di partecipazione.
(4-02509)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   a novembre 2023, il costo dell'energia nella borsa elettrica si è ridotto di un 9,3 per cento rispetto ad ottobre 2023 sotto la spinta sia della riduzione del costo del gas sia per un deciso incremento della produzione rinnovabile, salita di oltre il 12 per cento grazie a un rimbalzo di idroelettrico ed eolico, che hanno sottratto ampie fette di mercato al gas;

   Enea stima che gli interventi di efficientamento energetico nel 2022 hanno generato un risparmio record di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale. Se fossero contabilizzati anche gli impianti fotovoltaici e gli accumuli installati con il superbonus il risparmio generato in bolletta sarebbe intorno a 4 miliardi. Benefici che saranno alimentati per molti anni di vita utile delle tecnologie impiegate;

   tali risparmi drenano non pochi profitti alle compagnie che operano nel settore dell'Oil & Gas;

   per il 2023 si sono raggiunti circa i 6 GW di installato da fonti rinnovabili. Nell'anno 2022 abbiamo installato circa 3 GW. Buona parte di questi impianti sono stati realizzati grazie al superbonus che la maggioranza continua a demonizzare, nonostante solo per gli interventi del 2022 saranno risparmiati in bolletta 2 miliardi di euro ai quali si aggiungeranno quelli del 2023;

   tali performance sono lontane rispetto a quelle tenute dagli altri Stati europei. Inoltre, per metterci in linea con il target 2030 del Pniec dovremmo installare circa 10-12 GW di fonti rinnovabili all'anno;

   dal monitoraggio dei provvedimenti attuativi (N. 4 – Febbraio 2024), curato dal servizio per il controllo parlamentare della Camera dei deputati, emergono in modo palese la presenza di una serie di ritardi rispetto l'attuazione legislativa di provvedimenti che riguardano il settore della transizione energetica. Molti dei provvedimenti che avrebbero dovuto essere emanati già nel giugno del 2022 riguardano l'attuazione con il decreto legislativo n. 199 del 2021 della cosiddetta direttiva RED II;

   per citare alcuni tra i numerosi provvedimenti, sono ancora da adottare le modalità per l'implementazione dei sistemi di incentivazione per la produzione di energia elettrica di impianti alimentati da fonti rinnovabili (sia FerX che Fer2), il decreto per l'individuazione delle aree idonee e non idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, l'adozione del testo unico per le procedure di autorizzazione, costruzione ed esercizio degli impianti, il decreto sui termini e le modalità per il rispetto e la verifica dell'obbligo di incremento dell'energia rinnovabile termica nelle forniture di energia, la disciplina della piattaforma di mercato per la negoziazione di lungo termine dell'energia da fonti rinnovabili e l'istituzione della piattaforma unica digitale per impianti a fonti rinnovabili;

   l'emanazione di questi provvedimenti è utile per accelerare la transizione energetica al fine di raggiungere i target individuati del Pniec in discussione, per rafforzare la sicurezza del Paese, per innovare e rendere più competitivo il comparto produttivo oltre che garantire la riduzione dei costi di energia, per gli utenti consumatori –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intenda intraprendere per accelerare l'attuazione dei provvedimenti utili a colmare i ritardi presenti nel raggiungimento dei target individuati nel Pniec.
(3-01072)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, PAVANELLI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 22 dicembre 2023 è stata approvata la legge di bilancio di previsione della regione Umbria 2024-2026 che reca, tra l'altro, a seguito dell'approvazione di un emendamento presentato dalla consigliera Manuela Puletti, una modifica del Testo unico regionale delle foreste finalizzata a consentire, in tutto il territorio regionale, di percorrere i sentieri con mezzi a motore, a meno che non sia espressamente vietato;

   inevitabilmente, la novità introdotta sfocerà in un incremento dell'attività di caccia, a scapito della biodiversità, sempre più minacciata;

   la deregulation rappresenta un problema anche per gli stessi cacciatori che, attraverso un sistema fondato sull'autogestione e consapevoli della scarsità di controlli presenti sul territorio, esercitano la caccia in maniera sempre meno prudente e rispettosa delle regole;

   le strade collinari e montane sono funzionali ad alpeggi, boschi, pascoli, allo svolgimento di attività in campo agricolo e forestale; nondimeno, i sentieri costituiscono la rete della viabilità agro-silvo-pastorale (Vasp);

   di norma, l'accesso alla viabilità agro-silvo-pastorale con veicoli a motore è vietato, ad eccezione dei veicoli a motore autorizzati con permesso del comune o del gestore;

   la disposizione introdotta appare in netto contrasto con l'articolo 11-bis dello Statuto regionale dell'Umbria, che recita «La Regione tutela le risorse naturali, anche a garanzia delle generazioni future»;

   la «Rete Natura 2000», strategia di intervento per la conservazione della natura e la tutela del territorio dell'Unione europea, è costituita da un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie, di interesse comunitario, la cui funzione è di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo;

   la rete è costituita da aree ad elevata naturalità identificate dai diversi Paesi membri e territori contigui ad esse, indispensabili per mettere in relazione ambiti naturali affini per funzionalità ecologica;

   la direttiva «Uccelli», recepita dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, concerne la conservazione delle specie di uccelli presenti allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri a cui si applica il trattato; essa ha come obiettivo prioritario quello di garantire la protezione, la gestione e la regolamentazione della fauna selvatica;

   la direttiva europea «Habitat» 92/43/CEE, recepita con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, successivamente modificato e integrato dal decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, attiene alla conservazione degli habitat naturali, in particolare, all'articolo 6, paragrafi 3 e 4, stabilisce che «qualsiasi piano o progetto [...] che possa avere incidenze significative sul Sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una valutazione appropriata dell'incidenza che ha sul Sito»;

   il Green Deal europeo, avviato dalla Commissione nel dicembre 2019, è un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l'Unione europea sulla strada di una transizione verde, con l'obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050;

   il ripristino della natura e la tutela della biodiversità offrono una soluzione rapida ed economica per assorbire e stoccare il carbonio;

   la strategia dell'Unione europea sulla biodiversità per il 2030 è un piano globale a lungo termine per proteggere la natura e avviare la biodiversità europea verso la ripresa, a vantaggio delle persone, del clima e del pianeta;

   la strategia prevede azioni e impegni specifici, tra i quali: ampliare i siti esistenti di Natura 2000, nonché la rete dell'Unione europea di aree marine e terrestri protette –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di garantire un adeguato regime di tutela delle aree che rischiano di vedere compromessi gli standard ambientali, anche considerata la necessità di evitare l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per violazione delle normative dell'Unione europea in materia di protezione della fauna selvatica.
(4-02505)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i liquidatori del fondo immobiliare Hospitality & Leisure hanno avviato la procedura di vendita del complesso immobiliare turistico «Villaggio Gioia del Tirreno ex Valtur» di Marina di Nicotera (VV), con un prezzo base di soli 1.282.500 euro e con termine per la presentazione delle offerte fissato per il 4 marzo 2024;

   il villaggio turistico, inaugurato nel 1971, situato in uno dei tratti più belli della costa tirrenica calabrese, è chiuso dal 2011, conta 1.200 posti letto e negli anni di attività occupava più di 500 dipendenti;

   la struttura è stata progettata dall'architetto Cidonio e dal paesaggista Porcinai e negli anni scorsi ne era stata valutata anche l'acquisizione al patrimonio pubblico;

   i progettisti, attraverso l'utilizzo di avanzate tecniche europee del recupero ambientale, realizzarono un complesso innovativo dal punto di vista architettonico e della compatibilità ambientale con l'obiettivo di creare un vero e proprio paesaggio-parco fruibile e godibile da parte dei villeggianti;

   nel 2019 il Ministero della cultura ha riconosciuto l'«interesse particolarmente importante» del villaggio Gioia del Tirreno e ha posto il vincolo;

   a parere dell'interrogante tale bene rischia oggi non solo di essere svenduto ma di rientrare nella disponibilità della criminalità organizzata che, come è stato documentato negli anni da inchieste giudiziarie e giornalistiche, ha tentato di impadronirsene;

   come emerge anche da inchieste giornalistiche pubblicate su «il Sole 24 ore» del 19 dicembre 2019 e «L'Espresso» del 10 gennaio 2020, vi sarebbero forti interessi delle economie criminali su quell'area costiera e dalle intercettazioni telefoniche emergerebbe il dominio della cosca Mancuso di Limbadi sul mercato immobiliare della zona;

   a seguito dell'alienazione del bene, la situazione rischia di precipitare e compromettersi definitivamente nelle prossime settimane;

   nell'avviso della messa in vendita si ricorda la possibilità del diritto di prelazione da parte della pubblica amministrazione proprio in virtù del vincolo di interesse culturale che dovrebbe tutelarlo anche se gli obblighi di tutela previsti dall'articolo 18 del decreto legislativo n. 42 del 2004 non sono mai stati effettivamente esercitati;

   l'associazione Pietro Porcinai ha collaborato nel novembre del 2021 con la sovrintendenza e il segretariato regionale del Ministero della cultura per la Calabria alla redazione di un «Documento preliminare di indirizzo per sostenere un percorso di riqualificazione e valorizzazione del complesso architettonico e paesaggistico ex villaggio turistico di Marina di Nicotera»;

   diverse associazioni nei giorni scorsi hanno inviato una lettera alle istituzioni interessate per sollecitare iniziative volte a salvaguardare il villaggio turistico di Nicotera Marina;

   a parere dell'interrogante, in assenza di una tempestiva e specifica vigilanza istituzionale, può esistere il rischio concreto e imminente che il bene entri a far parte dell'economia criminale, con conseguente perdita del suo riconosciuto valore architettonico e paesaggistico-ambientale, rischio di demolizioni, nuove intensive costruzioni e uno stravolgimento del progetto che porterebbe a una cementificazione incontrollata dell'area;

   al contrario, una piena valorizzazione del bene potrebbe rappresentare un'occasione per creare un virtuoso circuito occupazionale per la collettività nicoterese, essere volano di un rinnovamento profondo a carattere ambientale, culturale ed economico del contesto territoriale e costituire un argine ai pervasivi circuiti della criminalità organizzata che sembrano gravare sul complesso –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per tutelare e rilanciare l'area dell'ex villaggio turistico Gioia del Tirreno a beneficio della collettività rendendo così effettivo il vincolo posto dal Ministero della cultura, valutandone anche l'acquisizione al patrimonio pubblico;

   quali iniziative di competenza intendano adottare al fine di scongiurare che il bene possa entrare a far parte del patrimonio della locale criminalità organizzata che, come si evince dalle indagini della magistratura e dalle inchieste giornalistiche, avrebbe posto l'attenzione sul villaggio Gioia del Tirreno.
(4-02506)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI, ASCARI, BOLDRINI, CARMINA, CAROTENUTO, FERRARI, GRIMALDI, SCARPA e SCOTTO. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo trimestre del 2023 l'Italia ha esportato «armi e munizioni» verso Israele per un valore pari a 2,1 milioni di euro;

   solo a dicembre l'export italiano ha raggiunto quota 1,3 milioni di euro, contro i 233.025 euro di ottobre e i 584.511 di novembre;

   le nuove statistiche del commercio estero aggiornate a metà marzo 2024 dall'Istat sembrano smentire le rassicurazioni pubbliche del Governo fatte nei mesi scorsi circa un blocco totale operato nei confronti delle esportazioni di armi e munizioni verso Israele;

   a tal proposito occorre ricordare il diniego opposto dall'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento alle istanze di accesso civico avanzate da Altreconomia in merito ai dati reali dell'export militare e al presunto decreto di sospensione della vendita di armamenti a un esercito in guerra;

   il 12 marzo 2024 l'Istat ha pubblicato i dati relativi al mese di dicembre 2023 dai quali emerge che nel 2023 il nostro Paese ha esportato «armi e munizioni» verso Israele per un valore complessivo di 13.707.376 euro, in diminuzione rispetto ai 17.938.156 euro del 2022;

   dall'analisi dei dati operata da Altreconomia e riportata in un articolo del 13 marzo 2024, pubblicato sul proprio sito, emerge che a dicembre 2023 l'export di «armi e munizioni» è cresciuto rispetto ai due mesi precedenti a 1,3 milioni di euro, più del triplo del dicembre dell'anno precedente, di questi, 373.821 euro fanno riferimento ad «armi, munizioni e loro parti e accessori» non militari, e perciò non «oscurate» dall'Istat. Ciò significa che quasi un milione di euro del materiale esportato a fine anno verso Israele ha evidentemente riguardato armi e munizioni a uso militare;

   dei suddetti 373.821 euro non «oscurati», 280.641 euro fanno riferimento alla categoria, non militare, di «bombe, granate, siluri, mine, missili, cartucce e altre munizioni e proiettili, e loro parti, inclusi panettoni, pallini da caccia e le borre per cartucce», materiale comunque sensibile dal momento che Gaza e la Cisgiordania occupata sono teatro, anche prima dei terribili e indiscriminati attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 di aggressioni armate da parte dei coloni ai danni dei palestinesi;

   i nuovi dati dell'Istat gettano ombre sul ruolo dell'Italia anche in merito a possibili forniture di componenti per velivoli a uso militare. Secondo Giorgio Beretta, analista esperto dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal), dall'aggiornamento Istat emerge un dato estremamente significativo e cioè che nella categoria «Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi» da ottobre a dicembre 2023 risultano esportati a Israele 14.800.221 euro di materiali, di cui 8.795.408 euro, oltre la metà, da Varese, provincia nella quale ha sede Alenia Aermacchi del gruppo Leonardo, azienda produttrice dei 30 aerei addestratori militari M-346, selezionati dal Ministero della difesa di Israele nel 2012 e poi acquistati ed esportati per addestrare i piloti della Israeli Air Force, impegnata nei bombardamenti nella Striscia di Gaza;

   da ottobre 2023 a oggi i morti nella Striscia di Gaza sono già oltre 30 mila e i feriti 71 mila;

   alcune organizzazioni della società civile, tra cui Rete Pace Disarmo, hanno chiesto al Governo di sospendere qualsiasi trasferimento di armi e munizioni verso Israele chiedendo altresì massima trasparenza e accessibilità rispetto ai contenuti delle decisioni assunte –:

   se i Ministri interrogati in relazione alla fornitura di armamenti allo Stato di Israele, intendano chiarire se, dal 7 ottobre 2023, sono state sospese soltanto eventuali nuove autorizzazioni alla vendita di armamenti a Israele o anche quelle già in essere e, in tal caso, qualora sia ancora in atto l'invio di armi e munizioni in virtù di contratti in essere, non intendano adottare iniziative per sospendere urgentemente tali contratti, vista la grave situazione per la popolazione civile nella Striscia di Gaza.
(4-02504)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, SARRACINO, SIMIANI e BOLDRINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'Unione europea nei giorni scorsi anche l'Antitrust del Regno Unito ha approvato la fusione della attività di Whirlpool in Europa con quelle di Arçelik in Beko Europe;

   secondo indiscrezioni di stampa il nuovo gruppo verrebbe a sviluppare un giro d'affari da 6 miliardi di euro. Arçelik acquisirà infatti, tramite una nuova società di cui deterrà il 75 per cento, tutti gli stabilimenti Whirlpool dell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Il restante 25 per cento resterà in capo a Whirlpool. La multinazionale americana sottolinea come «la transazione avrà un impatto positivo sulla concorrenza e che l'entità combinata sarà in una buona posizione per offrire valore ai consumatori attraverso marchi attraenti, produzione sostenibile, innovazione del prodotto e servizi ai consumatori». La finalizzazione della transazione è attesa per il primo aprile mentre Beko Europe inizierà a operare dal 2 aprile;

   dalla Whirlpool non sono arrivati commenti ufficiali, anche se è stata inviata una comunicazione interna (riportano i media), con la quale si evidenzia che tutta l'operazione rappresenta «una pietra miliare fondamentale» e che «la combinazione delle due attività porterà vantaggi significativi a clienti e consumatori, attraverso marchi attraenti, produzione sostenibile, innovazione di prodotto e servizi ai consumatori»;

   in Italia sono coinvolti dall'operazione gli stabilimenti di Siena (congelatori), Comunanza (Ascoli Piceno, lavatrici e lavasciuga), Melano (Ancona, piani cottura), Cassinetta (Varese, frigoriferi, forni a microonde da incasso) mentre nel sito di Carinaro (Caserta) Whirlpool ha un magazzino logistico e un centro di ricondizionamento dei prodotti danneggiati. In tutto sono oltre 5.000 i dipendenti coinvolti in Italia;

   i sindacati chiedono da tempo rassicurazioni circa le prospettive future del sito di Siena, anche perché il gruppo Arçelik non investe in maniera significativa su stabilimento da ormai 10 anni, mentre possiede stabilimenti in Polonia e Romania dove vengono prodotti frigoriferi. A Siena sono infatti oltre quindici anni che sono stati attivati gli ammortizzatori sociali e ad oggi sono 9 i giorni lavorativi di stop al mese;

   «Apprendiamo positivamente del parere dell'Antitrust inglese, uscito con 20 giorni di anticipo. Ma questa accelerazione, non tanto della fusione che richiede tempi tecnici, ci fa ben sperare per l'incontro con il gruppo sul nuovo piano industriale e con il Governo rispetto alla vertenza Whirlpool per conoscere eventuali strategie alternative da mettere in campo. La priorità è salvaguardare il sito senese e i livelli occupazionali. Si parla infatti di 300 lavoratori: faremo di tutto affinché siano traghettati tutti nella newco»: ha commentato Daniela Miniero, Fiom Cgil Siena;

   «Attendiamo di conoscere il piano industriale dei turchi. Solo da lì si potranno conoscere le prospettive future del sito di Siena. Resta fondamentale anche l'incontro con il Governo, che dovrà avere un ruolo di garante»: ha affermato Giuseppe Cesarano, Fim Cisl Siena;

   per Massimo Martini, Uilm Siena, «il via libera alla newco determina il fatto che Whirlpool chiuderà la propria attività entro il primo aprile. Come Uilm siamo pronti ad andare al Ministero per capire il piano industriale della nuova proprietà, perché questo significa il futuro dello stabilimento di Siena. Ormai i giochi sono fatti. Ora ci sono le condizioni per aprire una discussione sul piano industriale. Siena ha bisogno di continuare a lavorare e crescere con investimenti reali»;

   un tavolo istituzionale presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sulla vicenda è stato richiesto da mesi da regione Toscana, istituzioni locali e sindacati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei progetti di Beko Europe sul futuro dello stabilimento di Siena e conseguentemente quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di sostenere il rilancio del sito produttivo e la sua piena continuità occupazionale, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale già richiesto da enti locali, sindacati e regione Toscana.
(5-02150)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRAZIANO, SCOTTO e BOSCHI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Nuroll S.p.a., un importante realtà produttiva manifatturiera nel settore gomma, plastica e specializzata nella produzione di film in Pet biorientato per gli imballaggi alimentari con sede a Pignataro Maggiore (CE), sta attraversando un periodo di grave crisi;

   le 76 lavoratrici e lavoratori dell'azienda sono da tempo soggetti a ripetuti ricorsi agli ammortizzatori sociali, prossimi a scadenza il 14 aprile 2024;

   la proprietà dell'azienda, facente parte del gruppo turco Yildiz-Polinas, ha manifestato l'intenzione di delocalizzare la produzione e chiudere lo stabilimento, mettendo a rischio il sostentamento delle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori e provocando seri danni ad un intero indotto ad esso collegato;

   il territorio di Caserta, famoso per essere definito come «Terra di Lavoro» non può continuare a perdere importati presidi industriali e livelli occupazionali;

   occorre una strategia complessiva per riportare il territorio della provincia di Caserta al centro di una seria pianificazione industriale e per salvaguardare i livelli occupazionali –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per monitorare la situazione della Nuroll S.p.a. e garantire il sostegno necessario ai lavoratori;

   se e quali misure siano state considerate per prevenire la delocalizzazione della produzione e la chiusura dello stabilimento, in modo da preservare i livelli occupazionali e l'economia del territorio;

   se sia prevista l'attivazione di tavoli di crisi per il sito produttivo di Pignataro Maggiore, al fine di coinvolgere le parti sociali e cercare soluzioni condivise per evitare ulteriori conseguenze negative sul tessuto occupazionale locale.
(4-02502)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   un recente progetto infrastrutturale prevede la chiusura dell'anello ferroviario nord di Roma nella tratta Valle Aurelia-Tiburtina e la realizzazione di nuove bretelle di collegamento con la linea Tirrenica (Bivio Aurelia) e la linea lenta per Firenze (Bivio Tor di Quinto);

   il progetto consiste nella realizzazione di una nuova stazione a Tor di Quinto che permetterà l'interscambio con la linea ferroviaria Roma-Viterbo, il potenziamento della stazione Val d'Ala e il raddoppio nella tratta Valle Aurelia-Vigna Clara;

   tale opera permetterà non solo di potenziare l'offerta commerciale passeggeri nel nodo di Roma e la creazione di un itinerario di gronda alla capitale per il traffico merci, ma attraverso la sua realizzazione si aumenterà anche l'accessibilità da più parti d'Italia dell'aeroporto di Roma-Fiumicino «Leonardo Da Vinci» per il tramite dei servizi alta velocità (AV);

   l'infrastruttura dovrebbe realizzare nuove funzioni di interscambio con la fermata di Val d'Ala, oggetto di futuro prolungamento dei servizi FL2 Roma-Avezzano-Sulmona in relazione al completamento del piano regolatore generale di Roma Tiburtina, potenziando le connessioni per una migliore integrazione della rete sia in ambito urbano sia in ambito ferroviario, garantendo l'interscambio con i servizi ferroviari della linea Roma-Viterbo gestita da Cotral in corrispondenza di Tor di Quinto;

   l'opera, inoltre, consentirebbe l'accessibilità diretta ai servizi ferroviari per alcuni Municipi urbani oggi non serviti da tale modalità, con l'opportunità di attivare un servizio metropolitano di tipo «ring» ad integrazione dei servizi già presenti nell'ambito del nodo di Roma;

   l'anello è un'opera importantissima per la città: consiste in una linea circolare che permetterà di muoversi attorno al centro della città e collegarsi alla restante rete del trasporto pubblico, permettendo di rafforzare l'offerta commerciale per i passeggeri, senza trascurare il traffico merci, nel nodo di Roma;

   non da ultimo, questa avrà anche una valenza turistica e determinerà un vantaggio in favore della componente sociale dell'utente viaggiante, formata da numerosi pendolari quali studenti e lavoratori;

   in aggiunta, la realizzazione del nodo ferroviario di Pigneto è stata più volte rinviata a causa della mancata partecipazione da parte degli operatori economici ai bandi di gara indetti dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane –:

   quale sia l'attuale stato di avanzamento delle attività di completamento dell'anello ferroviario di Roma nella tratta Valle Aurelia-Tiburtina e, se del caso, quali ulteriori misure si intendano adottare per garantire il rispetto dei tempi di realizzazione ivi previsti in modo tale da rendere attuabile, nel più breve tempo, il raddoppio della tratta Vigna Clara-Valle Aurelia;

   a quale punto sia la realizzazione del nodo ferroviario di Pigneto e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per scongiurare ulteriori slittamenti dei cronoprogrammi per la costruzione dello stesso.
(4-02507)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE CORATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto dipartimentale n. 38 del 18 gennaio 2024, il Ministro dell'interno – Dipartimento dei Vigili del Fuoco, ha bandito un concorso interno per titoli e successivo superamento di corso per n. 1201 posti complessivi per capo squadra dei Vigili del Fuoco;

   il bando in argomento, privilegiando un criterio «territoriale» nella scelta delle sedi, all'articolo 6 prevede che «sulla base della graduatoria di cui al paragrafo precedente, accede al corso di formazione un numero di candidati pari a quello dei posti messi a concorso. La predetta graduatoria determina l'ordine della scelta delle sedi di assegnazione da parte di coloro che conseguono la nomina a capo squadra 1 posti disponibili sono riservati prioritariamente ai capi squadra che scelgono la stessa sede ove già prestano servizio. Nel caso in cui il numero dei posti resi disponibili in una determinata sede sia inferiore rispetto al numero dei promossi capo squadra provenienti da quella medesima sede, tali posti sono attribuiti ai riservatari seguendo l'ordine della graduatoria di accesso al corso»;

   il suddetto condivisibile criterio di riserva dei posti, in favore di quei capi squadra che già prestano servizio nella sede ove si è resa disponibile la posizione evita inutili pendolarismi e disagi agli operatori e garantisce al contempo la possibilità di impiegare personale che già conosce il territorio;

   considerando il medesimo criterio territoriale che ha ispirato la disposizione citata, appare opportuno che la stessa possa essere integrata con analoga riserva, in via subordinata, non solo in favore del personale che presta servizio in quella sede ma anche in favore di quello che comunque presta servizio nell'ambito della stessa regione –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare gli opportuni provvedimenti per integrare la citata disposizione del bando, nel senso di cui in premessa.
(5-02152)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIGLIO VIGNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 marzo 2004, n. 92, nel definire l'istituzione della Giornata del Ricordo, al comma 2 dell'articolo 1 recita che: «...è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende»;

   in Canavese, amministrazioni di tutti i colori politici, centrodestra, centrosinistra e liste civiche negli anni stanno sempre più incentivando iniziative di questo tipo; Cuorgnè, ad esempio, ha inaugurato quest'anno il cippo commemorativo;

   ricorrendo, infatti, quest'anno il ventennale dell'istituzione della Giornata commemorativa, il comune di Cuorgnè ha concesso il gratuito patrocinio all'iniziativa ed ha accolto la richiesta, pervenuta da parte di un gruppo di cittadini, di dedicare una stele in onore sia dei martiri delle foibe, sia degli esuli provenienti dai confini orientali;

   ad Ivrea, invece, la richiesta al comune da parte degli organizzatori di concedere il patrocinio alla manifestazione per i martiri delle foibe è stato negato dal sindaco;

   la Giornata del Ricordo è stata istituita al fine di commemorare chi morì barbaramente per ordine del maresciallo Tito e comunque al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani, di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale e fra gli esuli vi fu anche chi venne ad Ivrea;

   al contrario di quello che successe in altre città, Ivrea accolse gli esuli, i quali furono immediatamente assunti dall'onorevole ingegnere Adriano Olivetti, chi come ingegnere, chi come ragioniere, chi come operaio e chi come maestra negli asili, chi in altri ruoli e mestieri, diventando così parte integrante della Ivrea di quegli anni;

   se quella fu una pagina buia, anche gli anni della negazione sono stati un momento oscuro, una cappa di silenzio che oggi, finalmente, si può affermare sia stata eliminata e gli eporediesi non vogliono di certo che la città torni indietro di anni –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, al fine di promuovere il pieno rispetto delle finalità della legge n. 92 del 2004 da parte di tutte le istituzioni e gli enti pubblici, anche alla luce del caso del comune di Ivrea segnalato in premessa.
(4-02508)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   AMATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la contrattazione collettiva integrativa è finalizzata ad incrementare la qualità dell'offerta formativa, sostenendo i processi di innovazione in atto, e, per il settore scuola, si svolge, a livello di istituzione scolastica, ai sensi dell'articolo 30 del contratto collettivo nazionale di lavoro del personale del comparto istruzione e ricerca 2019-2021 sottoscritto il 18 gennaio 2024, tra il dirigente scolastico, la Rsu e i rappresentanti territoriali delle organizzazioni sindacali firmatarie del Ccnl;

   con l'acronimo Rsu si indica la rappresentanza sindacale unitaria costituita in ogni istituzione scolastica autonoma attraverso votazioni cui partecipa tutto il personale docente e ATA in servizio, formato da tre componenti negli istituti che hanno fino a 200 unità di personale e da sei componenti in tutti quegli istituti che superano i 200 addetti;

   la contrattazione negli istituti scolastici è materia delicata e per questo motivo richiede un grande senso di responsabilità da parte della Rsu d'istituto e di ogni suo componente, in quanto rappresentanti delle esigenze dei lavoratori;

   per questo motivo, molti componenti di Rsu di istituti scolastici vedrebbero con favore la possibilità di avvalersi di un consulente esterno che possa affiancarli durante le trattative a livello di contrattazione, d'istituto, senza alcun onere aggiuntivo per l'amministrazione;

   tale eventualità è già prevista per la delegazione trattante di parte pubblica, individuata dal Ccnl nella figura del dirigente scolastico, il quale, secondo la nota dell'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), protocollo 4260 del 27 maggio 2004, può avvalersi di consulenti ed esperti esterni «se la complessità della materia lo richiede», fermo restante l'impossibilità degli stessi di sostituirsi alla delegazione di parte pubblica trattante nella conduzione del negoziato;

   il dirigente scolastico può, dunque, utilizzare nella contrattazione d'istituto i propri esperti, ma a determinate condizioni: il consulente deve limitarsi a fornire i pareri che gli sono proposti, senza intervenire direttamente nella trattativa e il suo utilizzo non deve comportare alcuna spesa da parte dell'amministrazione;

   alcuni contratti integrativi d'istituto prevedono la possibilità per le parti «di usufruire dell'assistenza di esperti di loro fiducia, senza oneri per l'Amministrazione, in tutti i momenti delle relazioni sindacali»;

   tenuto conto che i contratti integrativi d'istituto vengono inviati all'Aran, ai sensi dell'articolo 40-bis, comma 5, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la quale non ha mai opposto rilievi, si ritiene necessario garantire la facoltà generalizzata in tutte le istituzioni scolastiche per un componente della Rsu di avvalersi di un consulente di fiducia al fine di agire, nel miglior modo possibile, nell'interesse dei lavoratori della scuola –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suesposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere affinché si dia la possibilità a tutte le Rsu d'istituto di avvalersi di un supporto esterno durante le trattative a livello di contrattazione integrativa d'istituto, così come previsto per il dirigente scolastico, senza alcun onere per l'amministrazione.
(3-01073)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la legge 23 dicembre 2014, n. 190, all'articolo 1, comma 331, ha previsto, al fine di contribuire il mantenimento della continuità didattica e dell'offerta formativa, per il personale del comparto scuola il divieto di essere posto in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o utilizzazione comunque denominata, presso altre pubbliche amministrazioni;

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, all'articolo 1, comma 134, ha disposto che la norma di cui al paragrafo precedente si applicasse a decorrere dall'anno scolastico 2016/2017;

   il comparto scuola considerato nella sua interezza comprende anche personale non docente, in particolare quello identificato come ATA (ausiliari tecnici amministrativi) che non è direttamente coinvolto nel servizio didattico e formativo;

   se, nel caso del personale docente, la norma in questione intende correttamente assicurare una continuità didattica in ragione del superiore interesse degli studenti, non si capiscono le ragioni per cui il divieto di essere posto in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o utilizzazione comunque denominata presso altre pubbliche amministrazioni debba essere applicato anche al personale non docente;

   nonostante la finalità della norma sia specificata nella disposizione e nonostante l'interpretazione data in fase di approvazione della legge, risulta all'interrogante che l'articolo 1, comma 331, in questione sia stato attuato anche nei confronti del personale non docente del comparto scuola –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di attivarsi al fine di assicurare che la norma citata in premessa sia attuata solo nei confronti del personale docente del comparto scuola, salvaguardando il diritto del personale non docente a richiedere di essere posto in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o utilizzazione comunque denominata, presso altre pubbliche amministrazioni.
(4-02510)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FENU e BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili – Cndcec – secondo quanto rilevato in una nota, evidenzia la necessità di estendere anche per la medesima categoria, la possibilità di effettuare l'asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato instaurati presso datori di lavoro, procedura operativa denominata «Asse.Co.» attualmente riservata ai soli consulenti del lavoro;

   al riguardo, la stessa categoria rileva come la richiesta sia stata già avanzata nel corso di ripetuti incontri con l'ispettorato nazionale del lavoro, all'interno dei quali si è analizzato in maniera più approfondita il sistema dell'asseverazione dei consulenti del lavoro (ideato dieci anni fa) e diventato nel tempo, oggetto di prestazione professionale remunerata a cui sono ammessi soltanto i predetti consulenti;

   la valorizzazione ed estensione dell'asseverazione, nella quale all'impresa viene certificata la conformità e regolarità dei contratti di lavoro, a giudizio dei commercialisti, comporta una «riserva» di competenze di carattere convenzionale, che genera una disparità ingiustificabile tra le professioni e comporta nei fatti una turbativa del mercato professionale, ragione per la quale il Cndcec ha rivolto l'istanza per la sottoscrizione in tempi rapidi, di un protocollo d'intesa che estenda questa competenza anche alla loro professione;

   in tale ambito, la professionalità dei dottori commercialisti ed esperti contabili riveste oggettivamente prerogative in materia di lavoro, che necessitano di adeguate tutele e valorizzazione, in considerazione peraltro del fatto che decine di migliaia di iscritti si occupano di tali materie e quasi ottocentomila aziende del nostro Paese si avvalgono dell'attività di assistenza e consulenza da parte dei commercialisti, le cui competenza forniscono, come noto, un contributo essenziale e determinante per il sistema economico e imprenditoriale nazionali;

   a parere dell'interrogante, le suesposte osservazioni da parte del Cndec risultano condivisibili e pertinenti, in considerazione del fatto che s'inseriscono nel quadro più ampio, dal punto di vista delle competenze professionali attribuite dalla normativa vigente, in ambito economico, sociale e della corretta gestione dei rapporti di lavoro fra le diverse categorie di professionisti, nel fornire assistenza nella gestione dei servizi contabili, economici, giuridici e fiscali;

   la necessità di pervenire ad un'intesa tra le suesposte categorie professionali, a giudizio dell'interrogante, risulta pertanto urgente e necessaria, in considerazione del fatto che il sistema di verifica volontario mediante il quale il datore di lavoro richiede liberamente di «essere verificato» (al fine dell'ottenimento dell'asseverazione della conformità dei rapporti di lavoro) costituisce una procedura che rientra coerentemente all'interno dell'attività professionale della categoria dei dottori commercialisti ed esperti contabili, nella gestione dei rapporti con la clientela imprenditoriale –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se condividano le richieste da parte del Cndcec in relazione alla necessità della sottoscrizione di un protocollo d'intesa con l'Ispettorato nazionale del lavoro che estenda anche alla professione le competenze su «Asse.Co.», come in precedenza richiamato.
(4-02503)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO e GUERRA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 57, comma 3, del decreto-legge n. 104 del 2020, al fine di assicurare le professionalità necessarie alla ricostruzione, prevede che le regioni, gli enti locali, ivi comprese le unioni dei comuni ricompresi nei crateri del sisma del 2002, del sisma del 2009, del sisma del 2012 e del sisma del 2016, nonché alcuni enti parco nazionali (per la precisione, quelli il cui territorio è compreso, in tutto o in parte, nei comuni del cratere sismico del 2016), in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni, possano assumere a tempo indeterminato il personale non dirigenziale non di ruolo, reclutato a tempo determinato con procedure concorsuali o selettive ed in servizio presso gli uffici speciali per la ricostruzione o presso i suddetti enti alla data del 12 marzo 2023 e che abbia maturato almeno tre anni di servizio nei predetti uffici, anche in posizioni contrattuali diverse;

   al fine di concorrere agli oneri derivanti da tali assunzioni a tempo indeterminato con il successivo comma 3-bis, è stato istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, a decorrere dall'anno 2020, un fondo con dotazione pari a 5 milioni di euro per l'anno 2020, a 31 milioni di euro per l'anno 2021 e a 83 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022;

   in attuazione di tali disposizioni è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 ottobre 2021 che ha consentito l'assunzione di una parte del personale interessato impegnando solo una quota delle risorse disponibili;

   al fine di estendere l'applicazione delle norme anche al personale che avrebbe maturato i requisiti in date successive a quelle previste inizialmente sono state introdotte delle modifiche ed integrazioni al citato articolo 57 del decreto-legge n. 3 del 2023, decreto-legge n. 44 del 2023) e con nota protocollo n. DFP -0022121-P- 31 marzo 2023 della Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento della funzione pubblica sono stati riaperti i termini dal 3 aprile al 3 maggio 2023 per la presentazione delle istanze per l'accesso alle risorse dell'apposito fondo per le stabilizzazioni;

   nonostante gli enti interessati abbiano proceduto entro il termine indicato alla presentazione delle richieste di finanziamento e sia stata anche completata la fase istruttoria ai fini della ammissibilità delle stabilizzazioni, non risulta ancora emanato e pubblicato l'ulteriore decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto delle risorse ai singoli enti aventi diritto, necessario per il completamento della procedura, né si ha traccia della sua calendarizzazione da parte della Conferenza unificata;

   poiché l'articolo 8, commi 21-22, del decreto-legge n. 19 del 2024 incrementa di 2,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024 le risorse del Fondo di cui all'articolo 57, comma 3-bis –:

   in quali tempi si preveda l'emanazione del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e quali siano le disponibilità complessive del Fondo di cui all'articolo 57, comma 3-bis, del decreto-legge n. 104 del 2020.
(5-02151)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per i soggetti riconosciuti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati infetti è previsto il diritto a percepire un indennizzo vitalizio da parte dello Stato, ai sensi della legge 25 febbraio 1992, n. 210;

   sulla materia, nel corso degli anni, il legislatore è intervenuto decine di volte con la conseguenza che la normativa si presenta frammentata e di difficile interpretazione;

   anche per tali motivi si è creato un rilevante contenzioso sulla materia, con un numero elevato di soggetti interessati, dovuto anche alle pronunce della giurisprudenza che si sono susseguite, allargando la platea dei soggetti aventi diritto all'indennizzo;

   in questo contesto, a seguito delle molteplici sentenze di condanna subite anche innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, a partire dal 2004, il Ministero della salute ha concluso una transazione con circa 800 danneggiati emofilici (numero comprensivo di danneggiati viventi e di eredi di danneggiati deceduti), i quali avevano avviato un giudizio risarcitorio nei confronti dello stesso Dicastero; tuttavia, la transazione è stata limitata ai soli soggetti emofilici e non ha definito l'ingente contenzioso pendente;

   al fine di promuovere una nuova transazione con gli altri soggetti interessati (talassemici, trasfusi occasionali, emofilici esclusi dalla prima transazione), aventi un giudizio risarcitorio pendente nei confronti dello stesso Ministero della salute, sono stati emanati l'articolo 33 del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222; l'articolo 2, commi 361 e 362, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria per il 2008); l'articolo 2, comma 2, del decreto ministeriale n. 138 del 28 aprile 2009 in tema di termini prescrizionali;

   in seguito alla sentenza Cedu 5376/11 del 3 settembre 2013, che accogliendo un ricorso dei danneggiati, ha chiesto allo Stato italiano di chiudere in tempi brevi la problematica derivante da vaccinazioni e trasfusioni da sangue infetto mediante il riconoscimento di una equa riparazione, il legislatore ha introdotto all'articolo 27-bis nel decreto-legge n. 90 del 2014 una procedura transattiva per ristorare i soggetti danneggiati da trasfusione con sangue infetto, da somministrazione di emoderivati infetti o da vaccinazioni obbligatorie; tale normativa è stata poi ulteriormente modificata nel 2017;

   nonostante lo sforzo legislativo profuso, i contenziosi non accennano a diminuire: allo stato attuale risulta all'interrogante che il Ministero della salute incorra annualmente in 1000 sentenze di risarcimento con cifre liquidate ai singoli beneficiari che vanno oltre le 100 mila euro previste forfettariamente dal citato articolo 27-bis e che spesso si assestano anche su cifre milionarie assegnate in sede giudiziaria;

   il numero dei danneggiati titolari dei benefici di cui alla legge n. 210 del 92 risulterebbe essere di circa 34.000 di cui 9000 a carico del Ministero e il resto a carico delle regioni; che l'equa riparazione di cui all'articolo 27-bis sarebbe stata riconosciuta a 4.865 soggetti emodanneggiati e che nel triennio 2023/2025 il risarcimento dovrebbe essere liquidato ad altri 3000 soggetti –:

   quali siano esattamente i numeri del fenomeno: quanti i procedimenti giudiziari in corso, quali i costi relativi alle sole spese legali di soccombenza, quanti i soggetti che non abbiano ricevuto alcun indennizzo e che siano stati esclusi dalle procedure transattive a causa della tardiva o dell'omessa presentazione dell'istanza introduttiva, quanti i soggetti che siano stati indennizzati e con quali costi per lo Stato, se sia possibile quantificare gli oneri relativi all'intera platea degli emodanneggiati;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a riformare e razionalizzare la normativa in vigore, al duplice scopo di ridurre il contenzioso e tutelare ogni soggetto riconosciuto danneggiato da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati infetti.
(4-02501)