Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 26 febbraio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione (ex articolo 115, comma 3, del regolamento):


   La Camera,

   premesso che:

    con decreto del Presidente della Repubblica 21 ottobre 2022, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, il senatore Matteo Salvini è stato nominato Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

    con decreto del Presidente della Repubblica 23 ottobre 2022, sempre su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, allo stesso Ministro Salvini sono state attribuite le funzioni di Vicepresidente del Consiglio dei ministri;

    ai sensi dell'articolo 93 della Costituzione e dell'articolo 1, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento di fedeltà alla Repubblica, nonché di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e «di esercitare le (...) funzioni nell'interesse esclusivo della nazione»;

    l'11 marzo 2015, l'allora eurodeputato Matteo Salvini affermava che «la Russia è sicuramente molto più democratica dell'Unione Europea di oggi, una finta democrazia. Io farei a cambio, porterei Putin nella metà dei Paesi europei, mal governati da presunti Premier eletti che non sono eletti da nessuno, ma telecomandati da qualcun altro»;

    il 25 novembre 2015, dopo aver preso parte alla seduta plenaria del Parlamento europeo durante la quale interveniva il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul fenomeno dell'immigrazione e sulla necessità di avere un'Europa unita, Matteo Salvini pubblicava un post sui propri canali social in cui scriveva «cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin», allegando una sua fotografia in cui posava, all'interno dell'aula di Strasburgo, indossando una maglietta con sopra stampato il volto di Vladimir Putin, recando peraltro un grave danno di immagine e di credibilità alla Presidenza della Repubblica;

    il 6 marzo 2017 Matteo Salvini firmava, in qualità di segretario federale del partito politico «Lega Nord» – carica poi confermata il 31 gennaio 2020 con riferimento al partito politico «Lega per Salvini premier» – un accordo con Sergei Zheleznyak, vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali del partito politico russo «Russia unita», afferente al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, il quale era già stato a capo del partito fino al 2012;

    tale accordo, sottoscritto a Mosca in data 6 marzo 2017, in base al punto 8) aveva una durata pari a cinque anni e si è automaticamente rinnovato il 6 marzo 2022, successivamente, quindi, all'invasione russa dell'Ucraina;

    negli anni, l'esistenza dell'accordo è stata citata e riportata più volte anche in sedi pubbliche e interviste rilasciate dallo stesso Ministro Salvini, il quale non ha ad oggi ancora mai smentito né i contenuti dell'accordo né ha prodotto il documento che notifichi alla controparte russa l'intenzione di cessazione dello stesso;

    tra le altre cose, al punto 4) dell'accordo si prevede che il Ministro Salvini e la controparte russa promuovano la creazione di relazioni tra i deputati dei due partiti politici, organizzando anche «lo scambio di esperienze in attività legislative»;

    successivamente alla sottoscrizione dell'accordo, il Ministro Salvini affermava pubblicamente che si trattasse di «un accordo programmatico di collaborazione tra Lega e Russia Unita, che è il movimento del Presidente Putin» aggiungendo che «Putin sia uno dei migliori uomini di Governo al mondo perché lo credo e perché lo dicono i fatti» e che se «avessimo un Putin anche in Italia staremmo sicuramente meglio, e questo lo dico perché ne sono convinto»;

    l'anno successivo, nell'estate del 2018, il Ministro Salvini affermava pubblicamente come «abbiamo solo che da imparare (...) da Putin in termini di difesa della propria gente e del proprio popolo» e che «l'annessione della Crimea alla Russia è (...) legittima»;

    a distanza di un anno da tale dichiarazione, il 2 agosto 2019, dal palco della festa della Lega svoltasi a Cervia, il Ministro Salvini elogiava ancora una volta l'operato di Putin, ritenendo che «Putin sia un grande uomo di stato e di governo»;

    nonostante le recenti dichiarazioni dei componenti del partito del Ministro Salvini, tendenti a specificare come, nella realtà, l'accordo di collaborazione con il partito «Russia Unita» non sia mai stato concretamente implementato, a quanto risulta – come detto – il Ministro Salvini non ha mai agito formalmente al fine di interrompere il rapporto di collaborazione con l'entità politica del Presidente Vladimir Putin;

    nella sostanza, ad oltre due anni dall'inizio dell'illegale invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa, il Governo della Repubblica Italiana è rappresentato da un Ministro e Vicepresidente del Consiglio dei ministri che non rinnega né i rapporti di collaborazione con il partito di Vladimir Putin né le sue dichiarazioni di elogio a Putin stesso;

    alla luce di queste considerazioni, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo il Ministro Salvini non può rappresentare degnamente la Repubblica Italiana ma, anzi, dimostra di non esercitare appieno le proprie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione,

per tali motivi:

   visto l'articolo 94 della Costituzione;

   visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati,

   esprime la propria sfiducia al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, senatore Matteo Salvini, e lo impegna a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni.
(1-00249) «Richetti, Braga, Francesco Silvestri, Zanella, Schlein, Conte, Bonetti, Bonelli, Fratoianni, Aiello, Alifano, Amato, Amendola, Appendino, Ascani, Ascari, Auriemma, Bakkali, Baldino, Barbagallo, Barzotti, Benzoni, Berruto, Boldrini, Bonafè, Borrelli, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carè, Carfagna, Carmina, Carotenuto, Caso, Castiglione, Casu, Cherchi, Ciani, Alfonso Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Cuperlo, Curti, D'Alessio, D'Orso, D'Alfonso, De Luca, De Maria, De Micheli, Dell'Olio, Di Biase, Di Lauro, Di Sanzo, Donno, Dori, Evi, Fassino, Fede, Fenu, Ferrari, Ilaria Fontana, Forattini, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Ghirra, Gianassi, Girelli, Giuliano, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Grimaldi, Grippo, Gubitosa, Guerra, Iacono, Iaria, L'Abbate, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Lomuti, Lovecchio, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Mari, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Morfino, Onori, Orfini, Orrico, Ubaldo Pagano, Pastorella, Pavanelli, Pellegrini, Peluffo, Penza, Piccolotti, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio, Quartini, Raffa, Toni Ricciardi, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Roggiani, Rosato, Andrea Rossi, Ruffino, Santillo, Sarracino, Scarpa, Scerra, Scotto, Scutellà, Serracchiani, Simiani, Sottanelli, Speranza, Sportiello, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Todde, Torto, Traversi, Tucci, Vaccari, Zan, Zaratti, Zingaretti».

(Presentata il 23 febbraio 2024)

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    Vladimir Kara-Murza è un noto attivista e giornalista russo che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, collaborando con figure come Boris Nemtsov e Mikhail Khodorkovsky e sostenendo sanzioni mirate contro i responsabili di violazioni dei diritti umani in Russia;

    il 17 aprile 2023, Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere per presunti reati politici, inclusi quelli di «alto tradimento» e diffusione di informazioni false sulle Forze armate russe, a causa del suo impegno nel contestare l'invasione russa dell'Ucraina e nel difendere i diritti umani;

    il tribunale di Mosca ha emesso la condanna sulla base di accuse che si ritengono infondate e politicamente motivate, tra cui la partecipazione a conferenze internazionali in cui Kara-Murza ha criticato l'aggressione russa in Ucraina, e la sua collaborazione con organizzazioni ritenute «indesiderabili»;

    le condizioni di salute di Kara-Murza, già precarie, si sono ulteriormente deteriorate in carcere: oltre ad aver subito due tentativi di avvelenamento su cui le autorità russe non hanno mai indagato, mostrando un chiaro disinteresse per la sua sicurezza e integrità fisica, si segnala anche una neuropatia grave ai piedi che richiede cure mediche urgenti;

    il rispetto dei diritti umani è un principio fondamentale per la comunità internazionale e un pilastro della diplomazia italiana;

    in considerazione dell'eccezionale interesse che avrebbe per la comunità nazionale riuscire ad assicurare a Kara-Murza il godimento delle libertà fondamentali ad oggi negate, la concessione della cittadinanza italiana rappresenterebbe un gesto di sostegno nei confronti di un difensore dei diritti umani perseguitato ingiustamente e di generosità umana nei confronti di una persona che necessita di adeguate cure mediche, riflettendo in tal modo l'impegno dell'Italia nella tutela delle libertà e dei valori democratici, nonché dei preminenti valori umanitari che, nel caso di specie, attengono alla salvaguardia del bene primario del diritto alla vita;

    in particolare, richiamando i princìpi sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, di cui l'Italia è Stato parte, il conferimento della cittadinanza italiana costituirebbe la realizzazione concreta dell'impegno del nostro Paese al riconoscimento dei diritti enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, proclamata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, con particolare riferimento al rispetto della dignità umana, dei diritto alla vita, dell'integrità della persona, della proibizione della tortura e delle pene o dei trattamenti inumani e degradanti, e del diritto a un equo processo;

    il sostegno alla causa di Kara-Murza è parte di un impegno più ampio per promuovere la democrazia e la libertà di espressione nella Federazione Russa e nel mondo,

impegna il Governo:

1) ad avviare tempestivamente, mediante le competenti istituzioni, le necessarie verifiche al fine di poter conferire a Vladimir Kara-Murza la cittadinanza italiana ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91;

2) a monitorare con attenzione, anche per il tramite della rappresentanza diplomatica italiana a Mosca, l'eventuale prosieguo dei procedimenti a carico di Kara-Murza e le sue condizioni di detenzione;

3) a sostenere, anche nei consessi europei ed internazionali, l'immediato rilascio di Vladimir Kara-Murza e di tutti i prigionieri di coscienza, i difensori dei diritti umani e gli attivisti politici ingiustamente detenuti;

4) a promuovere iniziative volte a garantire il rispetto dei diritti fondamentali alla libertà di espressione, di associazione e di manifestazione pacifica nella Federazione Russa.
(1-00250) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    la fibromialgia, anche detta sindrome fibromialgica (FMS, dall'inglese fibromyalgia syndrome), è una patologia cronica caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso, disturbi del sonno, fatica cronica, alterazioni neurocognitive e molti altri sintomi, come la cefalea o la sindrome del colon irritabile;

    il termine fibromialgia significa dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (i legamenti e i tendini): questa condizione viene definita «sindrome» poiché esistono segni e sintomi clinici che sono contemporaneamente presenti;

    è una condizione che può manifestarsi a qualunque età, anche se più spesso nella terza/quarta/quinta decade di vita, e approssimativamente 1.5-2 milioni di persone solo in Italia ossia circa il 2 per cento e il 4 per cento della popolazione;

    tale sindrome interessa prevalentemente il sesso femminile – si stima quasi il 90 per cento dei soggetti affetti – e di queste soprattutto le donne in età fertile e lavorativa. A tal proposito, occorrerebbe implementare anche gli approcci alla medicina di genere riconosciuti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), previsti sia dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che dal Piano nazionale della prevenzione (PNP 2020-2025) del Ministero della salute;

    la fibromialgia ha un andamento cronico e i sintomi possono persistere anche tutta la vita, ma non sono sempre presenti nella stessa intensità o con lo stesso livello di gravità: ci possono essere riacutizzazioni (peggioramenti) della sintomatologia più o meno ricorrenti, e ciò spesso rende difficile la diagnosi;

    il sintomo principale della fibromialgia è un dolore cronico, causato da una sorta di tensione muscolare, che può essere localizzato o diffuso in tutto il corpo, e che può diventare così intenso da impedire le normali attività quotidiane, con ripercussioni negative sul lavoro, la vita familiare e i rapporti sociali. Fra i numerosi altri sintomi sono presenti affaticamento, astenia, rigidità, sensazione di gonfiore, parestesie, tachicardia, disturbi del sonno, mal di testa e dolore facciale. Si riscontrano spesso anche disturbi cognitivi, gastrointestinali, urinari e della sensibilità (vista, udito e tatto), dismenorrea, vaginismo, alterazioni dell'equilibrio e della temperatura corporea, allergie, intolleranze e sintomi a carico degli arti inferiori (la cosiddetta «sindrome delle gambe senza riposo»);

    molte persone raccontano di manifestazioni ansiose o depressive, a volte con attacchi di panico. Questo ha fatto sì che in passato la fibromialgia venisse considerata come un processo di somatizzazione, e purtroppo, ancora oggi, molti medici sono legati a questa definizione ormai superata. Diversi studi hanno dimostrato inequivocabilmente che gli eventuali sintomi depressivi o ansiosi sono un effetto, piuttosto che una causa, della malattia;

    dopo un eventuale contagio da COVID-19 il rischio di fibromialgia è cinque volte più alto rispetto al normale e anche per questo è importante aumentare l'attenzione per una malattia «invisibile», che spesso richiede anni prima di arrivare alla diagnosi ma che compromette molto la qualità di vita;

    è una sindrome con un notevole impatto anche in ambito lavorativo dato che ben il 35-50 per cento dei pazienti non lavora e una persona su tre ritiene di non poter lavorare a causa della sintomatologia e delle limitazioni che la malattia porta. Tutto ciò porta a gravi difficoltà economiche che impattano anche sulle possibilità di cura;

    nonostante la sindrome fibromialgica sia una condizione così grave e che colpisce un elevato numero di persone e pur essendo, per l'ampio spettro di sintomatologie, da considerare di interesse multidisciplinare, essa, a distanza di oltre 30 anni dal suo riconoscimento da parte dell'organizzazione mondiale della sanità – avvenuto ben nel 1992 – non è ancora riconosciuta come malattia invalidante a tutti gli effetti;

    fibromialgia in Italia non è inclusa negli elenchi ministeriali delle patologie croniche e non è dunque inserita nei Lea, livelli essenziali di assistenza. Ciò significa che i pazienti non hanno diritto all'esenzione da ticket per prestazioni specialistiche, farmaci o qualsiasi forma di terapia;

    il diritto alla salute rappresenta all'interno del nostro sistema costituzionale un fondamentale diritto dell'individuo, oltre ad un interesse primario per la collettività, è l'unico ad essere qualificato come «inviolabile» dalla Costituzione e si sostanzia nel diritto all'integrità fisica e psichica nel senso di poter avere trattamenti medici di prevenzione e cura;

    appare, pertanto, in tutta la sua evidenza, un obbligo da parte dello Stato di riconoscere anche a chi soffre di sindrome fibromialgica le cure, le spese mediche e gli esami diagnostici necessari, al pari di ciò che avviene per le altre malattie invalidanti;

    se si considera che, pur non esistendo una cura specifica, essendo una malattia cronica, la sindrome fibromialgica richiede trattamenti multidisciplinari a lungo termine, farmacologici convenzionali e non convenzionali, ossigenoterapia iperbarica e ozono terapia, tali considerazioni assumono una valenza ancora più ampia e più urgente;

    in aggiunta a queste considerazioni, essendo la caratteristica principale della sindrome fibromialgica il dolore, i pazienti dovrebbero rientrare pienamente nella categoria delle persone che necessitano di «terapia del dolore»; infatti il dolore cronico risulta essere, ad oggi, tra le forme di sofferenza a più alto costo nei Paesi industrializzati, con almeno 500 milioni di giorni di lavoro persi ogni anno soltanto in Europa, che corrispondono ad un costo di circa 34 miliardi di euro;

    appare pertanto quanto mai necessario fornire, con tempistiche il più brevi possibili, risposte adeguate alle centinaia di cittadini che soffrono di tale patologia: le Istituzioni devono tutelare le istanze e i bisogni di queste persone e promuovere le opportune forme di aiuto e di sostegno, attraverso la presa in carico di questa patologia per garantire le risposte più efficaci dai punto di vista clinico, sociale e relazionale;

    l'intervento da attuare è quanto mai urgente anche perché, allo stato attuale, un riconoscimento della patologia della fibromialgia, o almeno l'attenzione al fenomeno, è già stato operato da alcune regioni in modo autonomo: pertanto, le conseguenze inevitabili sono che, sul territorio nazionale, vi è una differente modalità di approccio dei servizi sanitari regionali nei confronti dei pazienti, e si produce una odiosa disparità di trattamento in netto contrasto con i principi della Carta costituzionale;

    il riconoscimento della sindrome fibromialgica come malattia invalidante ne consentirebbe l'inserimento tra le patologie che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni sanitarie, prime fra tutte quelle concernenti la «terapia del dolore» e che appaiono indispensabili in considerazione delle condizioni di forte disagio e malessere psicofisico che, si manifestano nelle persone che ne sono affette;

    inoltre, si consentirebbe anche l'individuazione sul territorio nazionale sia di strutture sanitarie pubbliche idonee alla diagnosi e alla riabilitazione di questa patologia, sia di centri di ricerca per lo studio di tale sindrome, al fine di garantire la formazione continua – anche alla luce della piena attuazione delle disposizioni di cui al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, – la diagnosi e i relativi protocolli terapeutici;

    in assenza dell'inserimento nel nomenclatore dei Ministero della salute, la sindrome fibromialgica non può essere prevista come diagnosi nei tabulati di dimissione ospedaliera, con la conseguente inapplicabilità di alcuna forma di esenzione alla partecipazione alla spesa,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere il riconoscimento della sindrome fibromialgica come malattia invalidante – garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124 – anche nell'ottica di una più ampia revisione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza);

2) ad individuare, attraverso gli opportuni provvedimenti, i centri nazionali di ricerca per lo studio della sindrome fibromialgica, per la definizione dei relativi protocolli terapeutici e dei più idonei presìdi farmacologici – sia convenzionali, sia non convenzionali – e riabilitativi, nonché per la rilevazione statistica dei soggetti affetti dalla predetta patologia;

3) ad istituire, presso il Ministero della salute, il registro nazionale della sindrome fibromialgica, al fine di provvedere alla raccolta e all'analisi dei dati clinici riferiti a tale malattia, con l'obiettivo di stabilire strategie di intervento, di monitorare l'andamento e la ricorrenza della patologia e di rilevare le problematiche ad essa connesse nonché le eventuali complicanze;

4) ad adottare le iniziative per favorire l'accesso delle persone affette da sindrome fibromialgica all'attività telelavorativa, nelle forme sia del lavoro a distanza sia del telelavoro domiciliare, compatibili con la funzionalità dell'impresa e con la qualità del servizio fornito;

5) a promuovere, in collaborazione con le regioni e con le associazioni regionali senza scopo di lucro che tutelano i cittadini affetti da fibromialgia, periodiche campagne di informazione e di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla fibromialgia dirette in particolare a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della malattia;

6) a promuovere studi e ricerche al fine di identificare criteri diagnostici riconosciuti capaci di individuare la sindrome fibromialgica, e in particolare le sue forme più gravi e invalidanti, le terapie innovative e la loro efficacia, le prestazioni specialistiche più appropriate, l'impiego di farmaci per il controllo dei sintomi nonché il monitoraggio e la prevenzione degli eventuali aggravamenti;

7) ad adottare iniziative di competenza per prevedere un maggiore coinvolgimento degli organismi tecnico-scientifici competenti, tra cui in particolare l'istituto superiore di sanità, nell'ambito dell'elaborazione della normativa in materia di percorsi assistenziali, al fine di giungere ad una trattazione organica di tutte le patologie che ad oggi non possiedono un adeguata risposta terapeutica.
(1-00251) «Bonetti, Richetti, D'Alessio, Grippo, Rosato, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione Mondiale della sanità ha riconosciuto dal 1993 la fibromialgia tra le malattie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo, classificandola il 24 gennaio 2007 con il codice M-79.7 nell'IDC-lO (International classification of diseases), Capitolo XIII «Malattie del sistema muscolare e connettivo»;

    la sindrome fibromialgica è una malattia reumatica, complessa e debilitante caratterizzata da dolore del muscolo scheletrico-cronico diffuso con affaticamento costante e una rigidità generalizzata, spesso associato a sintomi extrascheletrici – come astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell'alvo, problemi dell'area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive) – a carico di numerosi organi o apparati e a sintomi di tipo psicologico (ansia, depressione, attacchi di panico);

    la sindrome fibromialgica conta più di 100 sintomi; oltre a quelli sopracitati, si riscontrano disturbi della vista, fibrofog, allergie, mioclonie, ipersensibilità, palpitazioni cardiache, dolore toracico, disturbi digestivi, dolore pelvico e altri ancora. Il paziente predisposto al dolore fibromialgico manifesta molti episodi di dolore cronico quali cefalea, disfunzione temporale mandibolare, fatica cronica, colon irritabile e altre sindromi dolorose. Tutti sintomi altamente invalidanti che influiscono negativamente sulla qualità della vita di chi ne è affetto;

    nell'Unione europea quasi 14 milioni di persone soffrono di tale sindrome, che colpisce soprattutto le donne in età compresa fra i 25 e 55 anni, ma può osservarsi a ogni età, compresa l'infanzia e sono in aumento i casi fra gli adolescenti. In Italia colpisce circa 1,5-2 milioni di individui, con un rapporto uomo-donna di 1:8;

    non esistono a tutt'oggi esami diagnostici specifici o marcatori per l'individuazione della sindrome fibromialgica, né terapie risolutive di provata efficacia sul controllo del dolore e dei tanti sintomi collaterali ed i pazienti richiedono trattamenti multidisciplinari e farmacologici;

    anche se non esiste una cura specifica, la fibromialgia, in quanto malattia cronica, richiede trattamenti multidisciplinari a lungo termine, farmacologici convenzionali e non convenzionali, ossigenoterapia iperbarica e ozono terapia. Sono importanti anche approcci personalizzati per le specifiche esigenze dei pazienti: terapie antalgiche (agopuntura o criostimolazione), fitoterapiche, approccio nutraceutico e nutrizionistico, ginnastica dolce, linfodrenaggio, fisioterapia, acqua antalgica e psicoterapia;

    la difficoltà nel formulare una diagnosi dà spesso origine a un percorso nosocomiale che si protrae per anni, un costoso calvario caratterizzato dalla sofferenza e contraddistinto da una crescente disabilità;

    a livello territoriale, numerose regioni hanno riconosciuto la sindrome fibromialgica come malattia invalidante e/o avviato percorsi per il riconoscimento e la presa in carico dei malati: le province autonome di Trento e di Bolzano hanno garantito ai malati il diritto all'esenzione per patologia dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, oltre che un maggior punteggio in sede di determinazione dell'invalidità civile; anche in Veneto le è stato attribuito lo status di malattia rara e Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Emilia-Romagna, Campania e Toscana hanno avviato il percorso per l'inclusione della patologia tra le malattie rare e invalidanti;

    sebbene quelli a livello regionale siano risultati importanti, occorre un intervento unitario per garantire omogeneità di cure e uguaglianza dei pazienti;

    la Commissione nazionale per l'aggiornamento dei Lea e la promozione dell'appropriatezza del Sistema sanitario nazionale è impegnata nell'esame e nella valutazione di tale richiesta di inserimento e delle relative prestazioni di specialistica ambulatoriale appropriate per il monitoraggio della malattia da concedere in regime di esenzione;

    la legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), all'articolo 1, comma 972, ha previsto per il 2022 lo stanziamento di un fondo di 5 milioni di euro finalizzato allo studio, alla diagnosi e alla cura della fibromialgia;

    il mancato riconoscimento di tale sindrome ricade sui pazienti e sulle loro famiglie, sia per quanto riguarda le prestazioni sanitarie e l'acquisto dei farmaci, sia a livello lavorativo per il riconoscimento dell'invalidità e delle assenze per malattia;

    la fibromialgia è presente come entità clinica autonoma in tutte le classificazioni internazionali del dolore cronico ed è riconosciuta in molti Paesi dal sistema sanitario pubblico e a livello assicurativo,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa di competenza, volta a riconoscere la fibromialgia come malattia cronica e invalidante, proseguendo nel percorso intrapreso e volto a perfezionare l'iter delineato con la legge n. 208 del 2015, in coerenza con i princìpi di rilevanza costituzionale sottesi all'aggiornamento dei LEA, fra i quali la tutela della salute, il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, la leale collaborazione, il contenimento della spesa, garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;

2) ad adottare le iniziative di competenza necessarie per aggiornare i protocolli terapeutici esistenti e definire un Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) specifico per l'individuazione di competenze, procedure diagnostiche e terapeutiche uniformi, nonché del percorso assistenziale più appropriato da far seguire al paziente, dal medico di medicina generale fino al secondo livello rappresentato dallo specialista, affinché sia possibile una tempestiva diagnosi e terapia, evitando la progressione della sindrome;

3) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere l'erogazione dei farmaci, individuati dalle terapie per il trattamento della sindrome fibromialgica e volti a migliorare lo stile di vita della persona malata, riducendone i dolori e restituendo la possibilità di svolgere mansioni quotidiane, attraverso il canale di distribuzione diretta, sulla base della diagnosi e del piano terapeutico da effettuarsi unicamente da parte degli specialisti dei centri di riferimento regionali;

4) a istituire, presso il Ministero della salute, il registro nazionale della sindrome fibromialgica, al fine di provvedere alla raccolta e all'analisi dei dati clinici riferiti a tale malattia, con l'intento di stabilire appropriate strategie di intervento, di monitorare l'andamento e la ricorrenza della patologia, nonché di rilevare le problematiche a essa connesse e le eventuali complicanze;

5) a valutare tutte le iniziative utili a promuovere una specifica formazione e l'aggiornamento di tutti i professionisti coinvolti nel percorso assistenziale;

6) a promuovere, per quanto di competenza, la definizione di accordi per favorire l'inserimento e la permanenza lavorativa delle persone con tale patologia;

7) a promuovere, in collaborazione con le regioni e con le associazioni maggiormente rappresentative, periodiche campagne di informazione e di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla sindrome fibromialgica, dirette, in particolare, a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della malattia e a promuovere il ricorso al medico di base, al fine di favorirne una diagnosi precoce e corretta.
(1-00252) «Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla, Vietri, Loizzo, Cappellacci, Lancellotta, Panizzut, Patriarca, Ciocchetti, Colosimo, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone, Testa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il 17 gennaio 2024, il Governo ha esercitato i poteri speciali dei golden power, nella sola forma delle prescrizioni, dando il via libera alla cessione della rete fissa di accesso, ora di proprietà di Tim, a una costituenda NetCo. Quest'ultima sarà partecipata al 65 per cento dal fondo speculativo statunitense Kkr (e da altri investitori esteri), come stabilito dagli accordi sottoscritti il 6 novembre 2023, all'indomani della decisione del consiglio di amministrazione di Tim di cedere alcune attività della rete fissa. Il Tesoro parteciperà al capitale della NetCo con il 20 per cento;

   la delibera del Consiglio dei ministri – si legge nella nota di Palazzo Chigi – «rappresenta un ulteriore e fondamentale step nell'operazione di acquisizione di NetCo» e recepisce, nelle prescrizioni, gli impegni che le parti Tim e Kkr hanno assunto durante la trattativa. Si tratta di impegni che, a dire del Governo, sarebbero pienamente idonei ad assicurare la tutela dell'interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione;

   come illustrato da Tim, la decisione di vendere la rete fissa di accesso ha l'obiettivo di diminuire l'indebitamento netto (che ammonta a 25,7 miliardi di euro a fine dicembre 2023) ma non è chiaro né quanto, effettivamente, diminuirà detto indebitamento, né quanto investirà Kkr, visto che detto fondo speculativo sta cercando di coinvolgere altri investitori finanziatori, come il fondo sovrano di Abu Dhabi (Adia) o il maggior fondo pensione del Canada (Ccpib), che parrebbero pronti a partecipare;

   né è chiaro l'orizzonte industriale, con particolare riferimento agli investimenti che Kkr e soci faranno per potenziare e ammodernare la rete tlc, per assicurare la sicurezza nazionale e la transizione digitale. In ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024;

   similmente non appare chiaro, stante le sole notizie di stampa sul tema, quale indirizzo politico e strategico a tutela degli interessi nazionali e della sicurezza nazionale il Governo stia mettendo in campo; ci si domanda se e in che termini l'ingresso di investitori speculativi in NetCo (società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa di Tim) possa tutelare l'interesse nazionale, la garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete fissa primaria di telecomunicazione e in che modo il Governo possa incidere nelle scelte, vista l'esigua partecipazione pari al massimo al 20 per cento, a fronte di un socio di maggioranza che deterrà almeno il 65 per cento ma con concreta possibilità di arrivare a quote superiori;

   mentre il Governo annuncia passi in avanti nella definizione complessiva dell'operazione, secondo le tempistiche annunciate, e si avvicina il rinnovo del consiglio di amministrazione di Tim alla prossima assemblea di bilancio, fissata il 23 aprile 2024, si fa sempre più concreto il rischio di un nuovo caso «Alitalia» ovverosia una nuova Tim ibrida e di vita breve che, laddove pure riducesse il debito, perderebbe però un ruolo primario nel mercato TLC in crisi di fungibilità – prima che di liquidità –, con concorrenti più forti e costi operativi minori;

   in ultimo, non è chiaro quanto dovrà pagare il Tesoro per rilevare la maggioranza della NetCo, dopo la già prevista fuoriuscita di Kkr, come lascerebbe intendere la nota stampa del 17 gennaio 2024 –:

   se e come il Governo intenda garantire la «supervisione strategica affidata allo Stato» nella nuova società NetCo – dichiarata nella nota del Governo citata – a fronte di una partecipazione al capitale, pari al solo 20 per cento, e prerogative di governance già concordate che assegnano al socio pubblico una mera «minoranza qualificata», per definizione insuscettibile di determinare politiche d'indirizzo del fondo conformi e coerenti rispetto agli interessi nazionali allo sviluppo economico e tecnologico, così come alla sicurezza e alla difesa ovvero alla transizione digitale e tecnologica e alla salvaguardia dei perimetro occupazionale e di lotta all'esclusione sociale.
(2-00333) «Pellegrini, Francesco Silvestri, Barzotti, Aiello».

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alla luce dell'urgente necessità emersa durante la pandemia di rafforzare il Servizio sanitario nazionale tramite il reclutamento di nuovo personale sociosanitario, l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 665 del 22 aprile 2020, recante «Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili», ha autorizzato, in deroga alla normativa vigente e per tutta la durata dello stato di emergenza nazionale di cui alla delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, l'istituzione di un'unità sociosanitaria composta da 1.500 operatori sociosanitari, di cui 500 presso le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) per anziani e per disabili e le case di riposo e 1.000 presso istituti penitenziari individuati dal Ministero della giustizia, ai quali è corrisposto un premio di solidarietà forfettario, erogato dalla Regione interessata, di 100 euro per ogni giorno di attività effettivamente prestata;

   a seguito del termine dello stato di emergenza nazionale in data 31 marzo 2022, ai sensi del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, l'ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile n. 892 del 16 maggio 2022, «finalizzata a consentire il progressivo rientro in ordinario delle misure di contrasto alla pandemia da COVID-19 di competenza delle Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano e degli enti locali», ha prorogato l'istituzione della predetta unità sociosanitaria fino al 31 maggio 2022 al fine di garantire la continuazione del servizio di personale OSS nei penitenziari e Rsa;

   a partire dal 31 maggio 2022, allo scadere della proroga, tale servizio è dunque cessato, privando così gli istituti penitenziari, le Rsa per anziani e disabili e le case di riposo di un servizio che continua ad essere essenziale anche nell'attuale fase post emergenziale;

   per quanto riguarda le Rsa, il rapporto 2022 dell'osservatorio sull'assistenza a lungo termine CERGAS - SDA Bocconi denominato «Il presente e il futuro del settore Long-Term Care: cantieri aperti» relativo a dati di ottobre 2021 evidenzia una carenza media di personale Oss nelle Rsa del 13 per cento, con picchi fino al 30 per cento;

   tale situazione di carenza strutturale di figure professionali rischia di declinarsi in una compromissione della qualità del servizio sanitario;

   per quanto riguarda gli istituti penitenziari, secondo il rapporto Antigone 2021 sulle condizioni di detenzione, nelle carceri italiane è presente solamente un medico ogni 315 detenuti. Tale dato, a fronte di un tasso di sovraffollamento al 2022 del 107,4 per cento e delle precarie condizioni di salute della popolazione carceraria come dimostrato, inter alia, da una prevalenza significativamente maggiore rispetto alla popolazione libera di malattie infettive (HIV, epatite B, epatite C e tubercolosi), patologie psichiatriche e gesti autolesionisti e suicidi, testimonia l'urgenza di nuovo personale OSS ai fini del rafforzamento del sistema sanitario penitenziario;

   il servizio sociosanitario erogato a partire dal 2020 da questo personale OSS, il quale ha lavorato con grandi capacità, senza limitazione oraria e mansionaria, assicurando un contributo qualitativo all'assetto delle prestazioni sanitarie dedicate agli ospiti delle strutture, incidendo positivamente all'interno delle aree sanitarie e collaborando con le figure professionali degli infermieri, continua a rappresentare un'assoluta necessità ai fini della tutela della qualità del servizio sanitario nelle Rsa e negli istituti penitenziari e della difesa del diritto alla salute garantito dall'articolo 32 della Costituzione -:

   se intendano, alla luce dell'urgenza evidenziata in premessa e come richiesto da diverse Regioni, assumere iniziative volte alla stabilizzazione dei 1.500 operatori sociosanitari di cui all'ordinanza n. 665 del 2020.
(4-02384)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANES. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Misura M2C2 - 4.4.1 del PNRR prevede una dotazione di 2.415 milioni di euro per il rinnovo del parco autobus regionale per il trasporto pubblico con veicoli a combustibili puliti, per il periodo 2021-2026;

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili n. 530 del 23 dicembre 2021 ha previsto l'assegnazione alla Città di Aosta di euro 1.115.971,00 per l'acquisto di autobus ad emissioni zero con alimentazione elettrica o ad idrogeno e per la realizzazione delle relative infrastrutture;

   ai sensi dell'articolo 2 dello statuto speciale la competenza legislativa in materia di trasporti e «linee automobilistiche locali» è in capo alla regione Valle d'Aosta. Ai sensi della legge regionale 1° settembre 1997, n. 29, il trasporto pubblico locale è in capo all'amministrazione regionale, cui sono demandate le funzioni di programmazione e pianificazione dei trasporti;

   con Convenzione tra comune di Aosta, la Rava e la società Svap S.r.l. sono state stabilite le modalità di finanziamento al dipartimento trasporti dell'assessorato della regione, come soggetto attuatore ed è stata incaricata per la gestione delle gare la società Svap S.r.l., in qualità di attuale affidatario dei servizi di trasporto pubblico locale;

   in attuazione della Convenzione la Svap S.r.l. ha provveduto alla gara relativa alla fornitura di n. 2 autobus, procedura che è andata deserta. Oggetto della richiesta di fornitura erano mezzi ad idrogeno di dimensione 8,5/10 metri;

   la società Svap ha quindi provveduto alla ripubblicazione della gara, andata nuovamente deserta;

   il gestore ha anche tentato, invano, con il mercato Consip, ma i mezzi in questione non sono reperibili sul mercato. Questa motivazione parrebbe essere la causa dell'esito negativo delle due gare;

   ai sensi dell'articolo 8 del decreto ministeriale n. 530 del 2021, «gli autobus acquistati con le risorse di cui all'articolo 1, sono destinati esclusivamente ai servizi di trasporto pubblico locale dei comuni beneficiari delle risorse». A riguardo il comune aveva precisato, alla direzione generale trasporto pubblico locale e regionale, che alcune linee urbane di Aosta avevano fermate unicamente all'interno del comune, come la linea «navetta rossa», mentre altre, come la «linea n. 3» e la linea «navetta verde», presentavano fermate anche al di fuori dal territorio comunale pur essendo a tutti gli effetti trasporto pubblico locale del comune di Aosta;

   era stata chiesta al Ministero la possibilità di destinare i fondi, anche per l'acquisto di autobus per queste linee parzialmente all'interno del territorio comunale;

   a seguito del quesito, con mail del 13 marzo 2023 si era chiarito che «se il servizio è disciplinato come trasporto pubblico locale di competenza di codesto comune, tale destinazione si ritiene ammissibile», con specifico riferimento alle linee «navetta verde» e la «linea 3»;

   analogo quesito era stato inoltrato per la «Linea n. 29», per indirizzare le risorse verso mezzi più standard, di lunghezza pari a 12 metri (e non 8,5/10 metri), reperibili sul mercato e meno costosi. La «Linea 29», infatti, interessa l'area urbana di Aosta ma presenta anche fermate in altri comuni limitrofi. Ormai lo sviluppo antropico ha determinato un tessuto urbano continuo, pertanto i servizi di trasporto pubblico locale di Aosta devono estendersi anche oltre i suoi confini perché la domanda lo richiede;

   tale richiesta non ha avuto alcun riscontro e pertanto il Gestore ha orientato la gara verso mezzi da 8,5/10 metri;

   una condivisione con la direzione generale del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili avrebbe potuto portare ad un esito diverso per le gare –:

   se alla luce delle risultanze negative delle gare di cui all'oggetto, il Ministero possa considerare una riallocazione di risorse da destinare all'acquisto di autobus a emissioni zero, tenendo conto – nell'eventuale nuovo decreto – degli elementi di criticità esposti derivanti dalla specificità del territorio di competenza.
(5-02047)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della legge n. 172 del 2023 del 1° dicembre 2023, cosiddetta legge sulla carne coltivata, introduce il «Divieto della denominazione di carne per i prodotti trasformati contenenti proteine vegetali», conosciuto anche come divieto di meat-sounding per le carni vegetali;

   in attesa dei decreti ex comma 5 del citato articolo 3, con cui il Ministero dell'agricoltura adotterà l'elenco delle denominazioni vietate, la norma resta a oggi inattuata;

   qualora attuati, i divieti resterebbero comunque viziati ad avviso dell'interrogante, infatti, come rilevato anche dalla Commissione europea nella comunicazione con cui ha chiuso la notifica TRIS 2023/0675/IT, avendo sottoposto il testo di legge alle verifiche di cui alla direttiva UE 2015/1535, il giorno stesso della sua promulgazione, l'Italia ha violato la citata direttiva. Conseguentemente, come stabilito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (Unilever, 26 settembre 2000), la normativa introdotta con la legge n. 172 del 2023 è inefficace e può essere dichiarata inapplicabile dai tribunali nazionali;

   anche nella loro fase di mancata attuazione, le restrizioni stanno comunque penalizzando le aziende, soprattutto laddove queste si confrontano con le scelte di marketing relative al lancio di un nuovo prodotto, ovvero laddove si tratti di start-up che si preparano a entrare sul mercato;

   qualora attuati, i divieti restano inefficaci. Le aziende pertanto verrebbero costrette a incorrere negli ingenti costi di re-branding e di smaltimento delle vecchie etichette, per adeguarsi a una normativa che si sa essere esposta al rischio di una dichiarazione di inapplicabilità;

   le restrizioni, inoltre, penalizzano le imprese, sulle quali, a esempio, ricadranno ingenti costi di re-branding e smaltimento delle vecchie etichette, e i consumatori, ai quali viene tolta la possibilità di compiere delle scelte guidate dal concetto di familiarità. Al contempo il divieto di meat-sounding non risulta funzionale alla tutela del patrimonio zootecnico nazionale, finalità dichiarata al comma 1 del sopracitato articolo 3, già ampiamente tutelato dai numerosi disciplinari di produzione, ovvero dallo specifico elenco ministeriale che individua i cosiddetti PAT;

   in seguito alle criticità rilevate dalle aziende produttrici, il Ministro interrogato ha manifestato una giusta disponibilità a riconsiderare l'opportunità delle restrizioni per non danneggiare il settore degli alimenti a base vegetale, che in Italia vale 680,9 milioni di euro (stime 2022, Good Food Institute Europe);

   quali tempestive iniziative normative si intendano avviare al fine di riconsiderare, ossia abrogare, le restrizioni di cui all'articolo 3 della legge n. 172 del 2023, tutelando così le aziende produttrici di alternative vegetali alla carne, e scongiurando i danni all'impresa e ai consumatori, derivanti da una normativa ancora inattuata, inefficace ed esposta a una dichiarazione di inapplicabilità da parte della magistratura, in seguito alla violazione della procedura di cui alla direttiva UE 2015/1535.
(5-02064)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRETTO e BRUZZONE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   continuano ad essere rilevanti i numeri di predazioni di animali compiute dai lupi che stanno avvenendo in queste ultime settimane in diversi comuni della provincia di Vicenza, a cui si aggiungono preoccupanti avvistamenti in prossimità delle aree urbanizzate;

   gli amministratori locali riferiscono all'interrogante la crescente preoccupazione da parte della popolazione relativamente a queste continue predazioni, sottolineando che in alcuni casi – come avvenuto nel comune di Valdastico dove un asino è stato sbranato a pochi passi dalle abitazioni – i lupi gironzolano indisturbati anche in pieno giorno tra strade e centri abitati anche in zone molto frequentate da bambini e ragazzi;

   i residenti hanno paura per la propria incolumità e per quella dei loro animali anche domestici. Il comune di Pedemonte avrebbe esposto un cartello, alla luce delle ripetute segnalazioni, dove invita i cittadini a evitare di fare passeggiate, soprattutto con i cani;

   la specie lupo (canis lupus) è tutelata sia dalla legge n. 157 del 1992 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) che dalla direttiva 92/43/CEE (direttiva «Habitat»), recepita con decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

   la direttiva europea Habitat, all'articolo 16, prevede che gli Stati membri possano richiedere una deroga per intervenire sulle popolazioni di animali selvatici in determinate circostanze, a condizione che ne venga mantenuto uno stato di conservazione soddisfacente;

   anche agricoltori e allevatori sono ormai scoraggiati, non riuscendo con le misure di vigilanza e protezione da loro adottate a contenere il fenomeno. È necessario dunque che le istituzioni si adoperino per dare loro risposte concrete ed efficaci;

   la presenza di branchi di lupi sta ostacolando, in molte aree, la prosecuzione delle attività agricole, determinando in molti casi l'abbandono del presidio di aree naturalisticamente notevoli, mettendo anche a rischio la pratica di allevamento allo stato brado, che rappresenta un'attività agricola fortemente orientata alla valorizzazione ed alla tutela della biodiversità, oggi in forte espansione;

   il Presidente della Commissione europea, ha annunciato una proposta, che ovviamente dovrà compiere il suo iter, riguardo allo stato del lupo che da «strettamente protetto» potrebbe passare a «protetto» con minori garanzie e tutele rispetto alle attuali. Le motivazioni di una tale decisione riguarderebbero il sovrannumero dei predatori che stanno creando problemi un po' ovunque in Europa;

   l'incremento della popolazione dei lupi in Italia con 3300/3600 esemplari (dati Ispra) e il cambiamento delle abitudini, dalla maggiore confidenza con l'uomo al fenomeno dell'ibridazione e della diffusione di patogeni con i cani, sta diventando un rischio concreto;

   la modifica dello status di protezione giuridica consentirebbe, quindi, una maggiore flessibilità di gestione a tutte le parti della convenzione di Berna per la conservazione della flora e della fauna selvatiche europee e dei loro habitat naturali, mantenendo nel contempo l'obiettivo giuridico generale di conseguire e mantenere uno stato di conservazione comunque soddisfacente per la specie;

   è necessaria l'urgente adozione di misure per rendere la presenza del lupo compatibile con le attività esercitate dall'uomo, contemplando anche la possibilità di adottare le limitazioni necessarie a garantire la sicurezza delle persone, nelle campagne così come nei centri abitati -:

   se intendano, per quanto di competenza, valutare eventuali misure atte ad arginare il problema tramite l'adozione, nel rispetto della normativa euro-nazionale e nell'ambito del Piano nazionale per la conservazione del lupo, di specifiche deroghe per le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano al fine di rendere la presenza degli animali selvatici compatibile con le attività umane, nel rispetto del mantenimento del giusto equilibrio dei rapporti tra fauna, uomo e ambiente circostante.
(4-02383)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella città di Civitavecchia si è avviato da tempo il processo di chiusura della centrale Enel di Torrevaldaliga nord da 1,8 GW alimentata a carbone. Il phase out dal carbone è programmato entro dicembre 2025 e determinerà, fra le altre conseguenze, una forte criticità in termini di occupazione, essendo coinvolti, con l'indotto, circa mille posti di lavoro;

   la comunità locale ha dapprima contrastato, con una massiccia mobilitazione, l'ipotesi Enel di riconversione della centrale da carbone a gas, in quanto si trattava di un progetto ancora una volta basato sull'utilizzo di combustibili fossili, ma al contempo si è impegnata a ricercare soluzioni alternative praticabili e sostenibili, anche tentando interlocuzioni con la stessa Enel;

   l'obiettivo prioritario per la cittadina è sempre stato quello di sostituire la produzione di energia da fonti fossili con progetti basati sulle energie rinnovabili per affrancare il territorio da una servitù di oltre 70 anni che ha recato danni all'ambiente e alla salute pubblica, salvaguardando gli occupati coinvolti o addirittura di incrementarli ulteriormente;

   in seguito a un lungo dibattito pubblico, la cittadinanza, la politica locale, i sindacati, e le associazioni presenti in città hanno individuato e sostenuto con forza un progetto di eolico off shore galleggiante da 540 MW incrementabili, elaborato da un gruppo di ricercatori e sostenuto finanziariamente da una joint venture internazionale appositamente costituita, la GreenIT, la joint venture italiana per le energie rinnovabili tra Plenitude (Eni) e CDP Equity (Gruppo CDP), e Copenhagen Infrastructure Partners (CIP – attraverso i suoi Flagship Funds);

   il progetto è stato depositato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in data 14 agosto 2023 per la concessione dell'autorizzazione. La collocazione delle pale eoliche è stata individuata in zona adeguata, a oltre 20 km di distanza dal litorale, tenendo conto di tutti gli aspetti potenzialmente coinvolti: filiera della pesca, avvio fauna, traffico marittimo e aereo, impatto sui fondali marini, aree marine protette e altri vincoli ambientali e paesaggistici;

   gli impianti dovrebbero essere attivi al 2030, ma i lavori di costruzione inizierebbero, ovviamente, dal momento del rilascio delle autorizzazioni, consentendo impiego immediato di forza lavoro;

   in sede di conversione del decreto-legge n. 181 del 2023 recante «Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del Paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili di energia, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia e in materia di ricostruzione nei territori colpiti dagli eccezionali eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023» sono stati approvati due emendamenti con i quali si estende anche al sito di Civitavecchia la possibilità di realizzare infrastrutture portuali idonee a garantire lo sviluppo degli investimenti nel settore della cantieristica per la produzione, l'assemblaggio e il varo di piattaforme galleggianti per la produzione di energia eolica in mare, possibilità inizialmente riservata a soli due porti del Mezzogiorno e si consente, in particolare, anche alle aree portuali limitrofe ad aree in phase out dal carbone, di partecipare ai bandi per la realizzazione di tali impianti;

   il porto di Civitavecchia possiede pertanto tutti i requisiti per essere individuato fra i porti prescelti e quindi potenziato allo scopo, a maggior ragione avendo un progetto concreto in avanzato stato di attuazione; peraltro, è appena il caso di sottolineare come l'avvio immediato della costruzione dell'impianto possa dare finalmente un chiaro segnale alla ancora incerta transizione energetica in Italia –:

   se non ritenga opportuno agevolare un percorso di semplificazione e di velocizzazione degli iter autorizzativi per la realizzazione della costruzione dell'impianto eolico off shore di Civitavecchia, garantendo la tutela dell'ambiente.
(3-01017)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto di depurazione delle acque reflue situato ad Anagni (Frosinone) è un'opera programmata sin dai primi anni 2000 ed ad oggi ancora incompiuta;

   con l'accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche (APQ8) del 23 dicembre 2002 e il secondo atto integrativo del citato accordo sottoscritto il 2 maggio 2006, oltre al depuratore venne finanziato anche il completamento della rete fognaria e dei collettori;

   il depuratore doveva servire l'agglomerato di Anagni con un carico generato di circa ventimila abitanti equivalenti; l'agglomerato è stato inoltre interessato dalla procedura di infrazione UE 2014/2059, del marzo 2015;

   in virtù della procedura di infrazione il Ministero dell'ambiente ha comunicato periodicamente alla Commissione europea lo stato di attuazione degli interventi previsti. Inizialmente, da aggiornamenti forniti dalla regione Lazio e dal consorzio Asi di Frosinone, risultava che il collaudo operativo e la messa in funzione del depuratore di Anagni fossero previsti per la fine del 2018. Successivamente, a gennaio 2019, il Ministero dell'ambiente, in risposta ad una interrogazione parlamentare, comunicava che la regione Lazio e il consorzio Asi devono ancora attuare gli interventi sulla rete fognaria e che Anagni uscirà dalle procedure di infrazione aperte dall'Unione europea per mancata depurazione delle acque reflue non prima del 2021;

   ad ottobre 2023 articoli di stampa nazionale riportavano la disponibilità della regione Lazio a finanziare il completamento dell'opera con 15 milioni di euro;

   a febbraio 2024 è stato annunciato, da parte della regione Lazio e del consorzio Asi, l'investimento di oltre 45 milioni di euro destinati a trentanove progetti infrastrutturali ma non è stato specificato se il depuratore in oggetto rientri tra questi –:

   quale sia il cronoprogramma previsto per la conclusione dei lavori del depuratore in oggetto e per la chiusura della citata procedura di infrazione europea relativa all'area di Anagni.
(5-02062)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINO e SERRACCHIANI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento di Ronchi dei Legionari del gruppo Leonardo costituisce un presidio produttivo di riconosciuto valore tecnologico e professionale;

   il suddetto stabilimento è stato di recente oggetto di un processo di ristrutturazione che ne ha suddiviso le competenze tra Divisioni Elettronica e Divisione Velivoli;

   il suddetto stabilimento è impegnato da tempo nella realizzazione del progetto industriale per il drone Falco Xplorer;

   altri produttori internazionali sono impegnati in progetti direttamente concorrenziali con tale progetto di Leonardo;

   attualmente il Falco Xplorer è in fase di certificazione presso la base Aeronautica militare italiana di Trapani;

   tale certificazione è necessaria per permettere al Falco Xplorer di volare su aree antropizzate, incrementando pertanto notevolmente sia le attività di addestramento sia la sua capacità di sorvolare porzioni di territorio nazionale per operare anche a supporto di attività di pubblica sicurezza e di protezione civile;

   tale certificazione del progetto compete ad Ami, che a tutt'oggi non l'ha fornita –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per sostenere il progetto Falco Xplorer e il rilascio della certificazione necessaria, nonché in raccordo con il Ministero delle imprese e made in Italy, per l'acquisto del prodotto.
(5-02050)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   DE PALMA e TASSINARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi hanno creato grande preoccupazione notizie diffuse da alcuni quotidiani e testate web che hanno paventato presunti tagli alle sedi operative dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con il conseguente depotenziamento del presidio sul territorio;

   su queste informazioni è intervenuto il direttore dell'Agenzia, Roberto Alesse per chiarire che: «Le suddette notizie di stampa sono fuorvianti, non si fondano su dati oggettivi né sui modelli in fase di studio, non c'è alcun taglio in atto». «Sono destituite di ogni fondamento in quanto il processo di riorganizzazione territoriale posto in essere dall'Agenzia nell'ultimo anno, attuativo dell'articolo 23-quater, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, che ha disposto l'incorporazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane, non prevede alcun taglio né scomparsa di sedi o riallocazione coattiva di personale, se non nell'ambito dello stesso Comune di attuale servizio»;

   Alesse ha altresì spiegato che: «Il modello organizzativo in fase di studio dall'Agenzia, anche grazie all'istituzione di nuove posizioni organizzative ad elevata responsabilità previste dalla legge, che possono assicurare un ulteriore sviluppo di carriera per il personale impiegato, garantisce, a parità di condizioni logistiche, un aumento della qualità dell'attività di controllo dell'Agenzia.»;

   sulla questione è anche intervenuto il sottosegretario di Stato al Ministero dell'economia e delle finanze, Sandra Savino: «La riorganizzazione degli uffici dipendenti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si orienta verso un modello operativo più efficiente, senza prevedere la chiusura di strutture né il trasferimento di personale.» «È una riorganizzazione che avviene nel pieno rispetto dell'autonomia dell'Agenzia. Avviene nel pieno rispetto dell'autonomia dell'Agenzia. Questa iniziativa favorisce, dopo anni, un'integrazione e una maggiore collaborazione tra le diverse competenze. Di fatto con questo processo, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli mira a ottimizzare risorse e processi, migliorando la distribuzione delle competenze operative e la qualità dei servizi. Il Ministero è pienamente impegnato a supportare l'Agenzia ed i suoi vertici, con cui abbiamo instaurato da subito un dialogo costruttivo e orientato al miglioramento continuo» –:

   se il Ministro interrogato abbia ulteriori informazioni in merito alla riorganizzazione degli uffici dipendenti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, volte a scongiurare la chiusura di sedi operative, che potrebbero arrecare danni al personale e depotenziare i servizi offerti sul territorio.
(5-02056)


   FENU, AURIEMMA, LOVECCHIO, RAFFA e GUBITOSA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 del decreto-legge n. 91 del 2017 ha introdotto un credito d'imposta per le imprese che avviano un programma di attività economiche nella ZES;

   il credito di imposta, originariamente applicato all'acquisto di terreno e all'acquisizione di beni immobili strumentali, è stato poi esteso anche ai casi di realizzazione ovvero di ampliamento di immobili strumentali agli investimenti;

   la disciplina dei credito d'imposta rinvia, in quanto compatibile, alla disciplina del credito d'imposta Mezzogiorno relativo ai beni mobili strumentali;

   l'Agenzia delle entrate – nel fornire risposta (parere n. 310 del 3 maggio 2023) ad un interpello nel quale venivano richiesti chiarimenti in merito al requisito della «novità» per le fattispecie di acquisto di terreni e di acquisizione, realizzazione e ampliamento degli immobili strumentali – ha chiarito che il costo sostenuto per l'acquisto del compendio immobiliare è agevolabile solo a condizione che sussista li requisito della «novità», in analogia a quanto previsto per il credito d'imposta per il Mezzogiorno;

   rispondendo all'interrogazione 5-01134 del 19 luglio 2023 in merito al requisito della novità, il Ministero dell'economia e delle finanze ha richiamato l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate e confermato il relativo orientamento;

   il Ministero ha altresì precisato che la disciplina del credito d'imposta ZES non prevede esplicite eccezioni che possano disapplicare il requisito della novità degli asset oggetto degli investimenti né il richiamo alla disciplina del credito d'imposta per il Mezzogiorno «in quanto compatibile» è idonea a superare detto requisito;

   in sostanza, in assenza di modifiche normative il requisito della novità non può essere derogato;

   è necessario acquisire elementi per comprendere l'entità dei casi di errato utilizzo del credito e intraprendere le opportune iniziative –:

   quale sia il numero di casi di crediti d'imposta concessi connessi ad immobili strumentali privi del requisito della novità e quale sia l'ammontare degli investimenti e dei relativi crediti d'imposta.
(5-02057)


   TONI RICCIARDI e MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Accordo Italia-Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri del 1974, rimasto in vigore fino al 31 dicembre 2023, prevedeva che i frontalieri dei «comuni di confine» con rientro giornaliero avrebbero pagato le tasse sul reddito da lavoro solo in Svizzera;

   il 23 dicembre 2020 è stato siglato un nuovo Accordo entrato in vigore il 17 luglio 2023 ed applicabile a partire dal 1° gennaio 2024;

   tale nuovo Accordo contiene una definizione molto più precisa sia di «lavoratore frontaliere», sia di «comune di confine» pertanto le Autorità hanno definito in modo congiunto l'elenco dei comuni di confine, includendo appunto tra essi tutte quelle località poste entro i venti chilometri dal confine tra i due Stati;

   l'articolo 9 del nuovo Accordo stabilisce, in via transitoria, che i redditi da lavoro, percepiti da coloro che sono già stati «frontalieri residenti in Italia» tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023 – cosiddetti «vecchi frontalieri» –, restano imponibili soltanto in Svizzera;

   pertanto alla luce del nuovo Accordo i frontalieri residenti nei «comuni di confine», verranno tassati in modalità differente a seconda del fatto che essi siano vecchi o nuovi frontalieri;

   in particolare, se i soggetti sono nuovi frontalieri pagheranno in Svizzera un'imposta alla fonte con aliquote pari all'80 per cento di quelle ordinarie e dovranno poi dichiarare il reddito da lavoro anche in Italia; al contrario, se sono «vecchi frontalieri», essi pagheranno solo l'imposta elvetica con un notevole risparmio;

   il sindacato federale del Canton Ticino – OCST – ha reso noto che il 19 febbraio 2024 che il Cantone ha recentemente aggiornato le proprie direttive e in base a questa presa di posizione, risulterebbero esclusi dai «vecchi frontalieri» tutti i lavoratori frontalieri dei comuni della provincia di Sondrio che non erano presenti nel vecchio elenco dei Canton Ticino ma solo in quello valido per il Canton Grigioni e per questa ragione ora il Ticino ha deciso di inquadrarli come «nuovi frontalieri» con tassazione mista;

   la nuova interpretazione elvetica sta generando moltissima confusione, basti pensare che, sul lato italiano, moltissimi amministratori locali hanno da tempo comunicato ai propri cittadini che sarebbero stati inclusi tra i «vecchi frontalieri» con tassazione integralmente in Svizzera –:

   se intenda adottare urgentemente iniziative di competenza per risolvere questa grave violazione che sta mettendo a rischio la situazione economica di molte famiglie di lavoratori frontalieri in provincia di Sondrio esclusi dalla fase transitoria prevista dall'Accordo del 23 dicembre 2020.
(5-02058)


   MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   durante la pandemia, una serie di interventi normativi hanno potenziato la capacità di erogazione dei finanziamenti diretti dei consorzi e cooperative di garanzia collettiva fidi-confidi e a fronte degli effetti economici negativi, si è intervenuti sospendendo il decorso del triennio consecutivo di mantenimento della soglia minima di attività pari a 150 milioni di euro, senza la quale Banca d'Italia avrebbe revocato ai sensi dell'articolo 4, comma 3, primo periodo del decreto ministeriale n. 53 del 2015 l'autorizzazione a operare dei confidi vigilati;

   la garanzia pubblica al contempo, è passata dal 65 per cento del 2019 all'85 per cento del 2023, mentre quella privata si è ridotta dal 35 per cento del 2019 al 15 per cento del 2023;

   a fronte della disintermediazione attuata dalla garanzia pubblica, gli interroganti evidenziano come i confidi abbiano subito una riduzione dei propri volumi garantiti, in alcuni casi di quasi il 50 per cento, i cui riflessi hanno determinato una diminuzione dei flussi tali da rendere problematico il mantenimento della soglia;

   in tale ambito, gli interroganti rilevano altresì che la Banca d'Italia interpreta attualmente in maniera restrittiva la norma di cui all'articolo 3, comma 11-quater, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, riferendo l'applicabilità ai meri provvedimenti di revoca e non all'individuazione delle tre consecutive annualità senza raggiungimento della soglia di 150 milioni di euro;

   alla luce della recente riforma del Fondo di Garanzia e della nuova revisione del CRR che modifica il regolamento (UE) n. 575/2013, a giudizio degli interroganti, i confidi avrebbero l'opportunità di ritrovare uno spazio di mercato e grazie alla normalizzazione della garanzia pubblica del Fondo PMI, incrementare l'attività di garanzia in maniera tale da superare l'attuale difficoltà nel raggiungimento della soglia;

   in relazione alle suesposte considerazioni, a parere degli interroganti, risulta conseguentemente necessario introdurre una norma interpretativa del richiamato articolo 3, comma 11-quater del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, al fine di chiarire che la disposizione in oggetto, ha inteso sospendere anche il decorso del termine dei tre esercizi consecutivi fino ai 1° gennaio 2023, data in cui questo inizia nuovamente a decorrere per gli effetti dell'articolo 4, comma 3, primo periodo, del decreto ministeriale n. 53 del 2015 –:

   se condivida le osservazioni in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza di tipo normativo intenda assumere a tutela del ruolo di supporto delle PMI svolto dai confidi.
(5-02059)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai fini dell'allineamento del trattamento fiscale dei dividendi e delle plusvalenze conseguiti da fondi di investimento esteri, è prevista, ai sensi dell'articolo 1 commi 631-632, della legge n. 178 del 2020, l'esenzione della ritenuta del 27 per cento sugli utili percepiti da Organismi di investimento collettivi del risparmio di diritto estero istituiti negli Stati membri dell'UE e negli Stati aderenti all'Accordo sullo Spazio economico europeo (SEE) in conformità alla disciplina europea, il cui gestore sia soggetto a forme di vigilanza nel Paese estero nel quale l'Oicr è istituito;

   in particolare, la normativa si applica agli Oicr di diritto estero istituiti negli Stati membri dell'UE e negli Stati aderenti all'Accordo sullo SEE che consentono un adeguato scambio di informazioni in conformità alla direttiva 2009/65/CE («Undertakings for Collective Investment in Transferable Securities – UCITS, che disciplina gli OICR che investono prevalentemente in valori mobiliari), nonché agli OICR non conformi alla direttiva UCITS, il cui gestore sia soggetto a forme di vigilanza nel Paese estero nel quale è istituito ai sensi della direttiva 2011/61/UE, cosiddetta “Direttiva società madri e figlie” (Alternative Investment Fund Managers – AIFMD, che disciplina gli OICR cosiddetti “alternativi” che investono prevalentemente in attivi diversi dai valori mobiliari)»;

   in virtù della decorrenza degli effetti previsti dalle disposizioni sopra illustrate continuano a essere soggetti alla ritenuta a titolo d'imposta di cui all'articolo 27, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 i dividendi di fonte italiana distribuiti a fondi extra UE/SEE, mentre beneficiano del nuovo regime d'esenzione previsto dalla citata legge n. 178 del 2020 i dividendi di fonte italiana distribuiti a fondi UE/SEE solo se corrisposti a partire dal 1° gennaio 2021;

   a parere degli interroganti, l'attuale formulazione legislativa di cui all'articolo 27 comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, ultimo periodo, così come modificato dalla legge di bilancio 2021, appare di incerta applicazione per la parte in cui, prevedendo l'esenzione da ritenuta per i dividendi, fa riferimento a fondi vigilati che devono essere istituiti in uno Stato UE o aderente all'Accordo sullo SEE, senza circoscrivere espressamente l'ambito temporale correlato all'istituzione del fondo –:

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di prevedere un esplicito riferimento temporale correlato all'istituzione dei fondi di investimento citati in premessa per il riconoscimento dell'esenzione fiscale di cui all'articolo 1, commi 631-632, della legge n. 178 del 2020.
(5-02060)


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'approvazione della legge n. 83 del 2023, è entrato in vigore il nuovo Accordo fra Italia e Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri sulle imposte sul reddito e sul patrimonio, sottoscritto nel 2020;

   l'articolo 2, lettera b), numero 1) dell'accordo, definisce quale lavoratore frontaliere, ai fini dell'accordo, colui il quale: «sia fiscalmente residente in un Comune il cui territorio si trovi, totalmente o parzialmente, nella zona di 20 km dal confine dell'altro Stato contraente»;

   il successivo articolo 3 definisce come verranno tassati i redditi di quei frontalieri che hanno iniziato a lavorare nell'area di frontiera svizzera dopo l'entrata in vigore dell'Accordo;

   come noto, l'articolo 9 del richiamato Accordo del 2020, disciplina un regime transitorio in favore dei cosiddetti «vecchi frontalieri», in particolare viene specificato al paragrafo 1 che: «restano imponibili soltanto in Svizzera»;

   il citato articolo 9 non fornisce una differente definizione di frontaliere, motivo per cui risulta pienamente applicabile anche per questo articolo la definizione data all'articolo 2, nel quale, infatti, si specifica che «ai fini del presente Accordo»;

   in base dunque alle disposizioni fin qui richiamate, con «vecchi frontalieri» si dovrebbero intendere tutti quei lavoratori che erano già attivi per lavoro in Ticino/Grigioni/Vallese, tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023, con residenza fiscale in qualsiasi comune di confine, in linea con quella che è sempre stata la visione italiana del tema;

   tale pregressa interpretazione, anche a seguito di atti di indirizzo di natura parlamentare, fu allora ribadita con risoluzione ADE n. 38 del 2017;

   a seguito di quanto esposto e in considerazione delle interpretazioni e assicurazioni rilasciate da esponenti del Governo e della maggioranza, agli organi di stampa, secondo le quali, nessuna penalizzazione sarebbe derivata dall'applicazione del nuovo accordo per i cosiddetti «vecchi frontalieri», sembrerebbe confermata l'interpretazione contenuta nella Risoluzione ADE n. 38 del 2017 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno chiarire che, in riferimento ai «Vecchi frontalieri», i cui redditi resteranno quindi soggetti a tassazione imponibile soltanto in Svizzera, resta confermata fa definizione, peraltro coincidente con quella prevista dal richiamato articolo 2 dell'accordo sottoscritto in data 23 dicembre 2020 e oggetto di ratifica con legge n. 83 del 2023, contenuta nella citata risoluzione dell'Agenzia delle entrate n. 38 del 2017, ovvero che i vecchi frontalieri continuano a considerarsi tali in virtù della distanza dal confine svizzero e non dal confine del Cantone presso cui prestano attività lavorativa.
(5-02061)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Governo dovrà attuare la legge di delega per la riforma del sistema tributario (legge n. 111 del 2023) entro due anni dalla sua entrata in vigore, mediante l'adozione di uno o più decreti legislativi;

   la riforma prevede la revisione dell'attuale disciplina dei cosiddetti «fringe benefit», i beni e servizi conferiti in natura dal datore di lavoro ai dipendenti allo scopo di integrare la normale retribuzione in denaro. In particolare, secondo l'articolo 5, comma 1, lettera e), il Governo dovrà semplificare le disposizioni riguardanti le somme e i valori esclusi dalla formazione del reddito di lavoro dipendente, «con particolare riguardo ai limiti di non concorrenza al reddito previsti per l'assegnazione dei compensi in natura, salvaguardando le finalità della mobilità sostenibile [...]»;

   allo stato attuale, i fringe benefit, se di valore superiore alla soglia di 258,23 euro, concorrono interamente alla formazione del reddito di lavoro dipendente e sono soggetti alle ordinarie aliquote Irpef. Ciò rende i benefit poco incentivanti, tanto per il dipendente, quanto per l'azienda;

   allo scopo di promuovere finalità ritenute meritevoli di particolare tutela da parte dell'ordinamento, l'articolo 51, comma 2, del Testo unico delle imposte sui redditi (decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986) individua alcune categorie di beni e servizi che il datore di lavoro può mettere a disposizione dei dipendenti, senza che il relativo valore assuma rilevanza fiscale e contributiva;

   tuttavia, la mobilità trova limitato riconoscimento nel quadro delle esclusioni menzionate, includendo solamente: le prestazioni di servizi di trasporto collettivo offerte alla generalità o a categorie omogenee di dipendenti, oppure le somme erogate o rimborsate alla generalità o a categorie omogenee di dipendenti destinate all'acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale del dipendente e dei familiari fiscalmente a carico;

   l'obiettivo di indirizzare la domanda di mobilità dei lavoratori verso modalità di spostamento che producono minori esternalità rispetto all'utilizzo individuale dell'auto privata pare difficilmente perseguibile da una normativa che, eccetto il trasporto pubblico, esclude dai benefici fiscali tutte le soluzioni di mobilità alternativa ai mezzi privati, come i servizi di micro-mobilità e sharing. Scelta in netta controtendenza agli impegni assunti dall'Italia sul piano internazionale, nell'ambito della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e del PNRR, al centro dei quali si pone la transizione ecologica della mobilità;

   diversi Paesi europei hanno introdotto vari tipi di benefit aziendali dedicati alle spese di mobilità sostenibile, come il francese «Forfait mobilité durable» e il belga «budget de mobilité», per i quali si è riscontrato un crescente numero gli adesioni;

   secondo un sondaggio pubblicato nel 2023 dal McKinsey Center of Future Mobility, quasi la metà degli intervistati (46 per cento) ha riferito che prenderebbe in considerazione la transizione da un veicolo privato a un'altra modalità di trasporto e il 16 per cento di essere disposto a modificare considerevolmente le proprie abitudini per favorire la sostenibilità;

   l'attuazione della riforma fiscale costituisce l'occasione per introdurre anche nel nostro Paese analoghe misure volte a stimolare il progresso verso una mobilità urbana più sostenibile e perseguire concretamente l'obiettivo di salvaguardare la finalità della mobilità sostenibile sancito dalla legge di delega;

   dei decreti di attuazione finora adottati dal Governo, l'unico in materia di Irpef (decreto legislativo n. 216 del 2023) risulta limitato e parziale rispetto al complesso degli obiettivi assegnati dalla legge di delega: non sono state apportate, infatti, modifiche all'attuale disciplina dei limiti di imponibilità dei compensi in natura volti ad incentivare la mobilità sostenibile, come invece prescritto dalla legge di delega –:

   entro quanto, e in che termini, si intenda dare attuazione alla delega concernente i fringe benefit volti a salvaguardare e favorire la mobilità sostenibile.
(5-02054)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con delibera di giunta comunale n. 83 del 29 giugno 2011 il comune di Santa Maria la Carità (NA) procedeva all'approvazione dell'intervento del 1° stralcio per la realizzazione di un'isola ecologica nell'ambito dell'area Pip Fusaro, da inaugurare nell'anno 2017;

   con delibera di giunta comunale n. 135 del 9 settembre 2015 si procedeva all'approvazione delle opere complementari attinenti alla realizzazione di un impianto di trattamento delle acque di prima pioggia, realizzazione aiuole perimetrali del muro di cinta, predisposizione della pubblica illuminazione, realizzazione della rete idropotabile, fornitura e posa in opera di cancelli carrabili, pavimentazione dell'area della pensilina e completamento del piazzale;

   emergono perplessità relative ai lavori delle citate opere complementari approvate ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 12 aprile 2006, articolo 57, comma 5, lettera a): «per i lavori o i servizi complementari, non compresi nel progetto iniziale né nel contratto iniziale, che, a seguito di una circostanza imprevista, sono divenuti necessari all'esecuzione dell'opera o del servizio oggetto del progetto o del contratto iniziale, purché aggiudicati all'operatore economico che presta tale servizio o esegue tale opera, nel rispetto delle seguenti condizioni (...)»;

   appare, infatti, difficilmente credibile, ad avviso dell'interrogante, visto il carattere delle opere complementari, che la loro realizzazione sia scaturita da circostanze impreviste;

   con verbale del 27 giugno 2011 l'architetto Pasquale Aprea procedeva alla validazione del progetto esecutivo, in qualità di Rup e progettista del 1° stralcio dei lavori di realizzazione dell'isola ecologica, nell'ambito dell'area Pip Fusaro;

   dal predetto atto di validazione sembra emergere un'incompatibilità di ruoli nella fattispecie nelle figure quali Rup, progettista e validatore oltre alla carenza dell'elemento essenziale di forma ossia gli estremi dell'atto che sanciscono la validità, ovvero l'essere perfetto in tutti i suoi elementi e di conseguenza la sua efficacia in qualità di provvedimento amministrativo ai sensi dell'articolo 21-septies della legge n. 241 del 7 agosto 1990: «È nullo il provvedimento amministrativo che manca degli elementi essenziali, che è viziato da difetto assoluto di attribuzione, che è stato adottato in violazione o elusione del giudicato, nonché negli altri casi espressamente previsti dalla legge.»;

   il verbale risulta essere sprovvisto di qualsiasi protocollo che ne sancisca l'efficacia;

   tale documento risulta essere a firma dell'architetto Pasquale Aprea, rivestendo nello stesso verbale molteplici ruoli: di Rup, di progettista e di validatore;

   l'articolo 9 della Costituzione prevede che la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche promuovendo una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e della funzione pubblica.
(4-02374)


   BOF. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2024 ha stabilito l'importo dei fringe benefit che non concorrono alla formazione del reddito tassabile in capo ai lavoratori dipendenti, prevedendo una soglia di euro 2.000 per i lavoratori con figli a carico e di euro 1.000 per i lavoratori dipendenti senza figli a carico (articolo 51, comma 3, ultimo periodo, TUIR e legge n. 213 del 30 dicembre 2023) –:

   se tali soglie di esenzione, nel limite delle risorse disponibili per la contrattazione decentrata, possano essere destinate all'erogazione di benefìci di natura assistenziale e sociale (welfare integrativo) ai dipendenti pubblici e, nello specifico, qualora un comune destini una quota dei fondi per la produttività individuale al welfare integrativo ed eroghi per esempio buoni spesa o rimborsi per un controvalore inferiore ad euro 1.000, se tali erogazioni non concorrano alla formazione del reddito imponibile.
(4-02377)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GADDA e GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 74, 75, 76, 77 e 78 della legge sull'ordinamento penitenziario, legge n. 354 del 1975, così come gli articoli 95 e 119 del regolamento di attuazione, decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, fanno tutti riferimento alla costituzione, presso i tribunali dei capoluoghi di ciascun circondario, dei «Consigli di aiuto sociale» ai quali sono affidati una serie di importanti compiti relativi all'assistenza penitenziaria e post-penitenziaria;

   ad avviso dell'interrogante questi «enti», dotati di personalità giuridica e sottoposti alla vigilanza del Ministero della giustizia, sono fondamentali per corrispondere al dettato costituzionale di cui all'articolo 27 e al relativo reinserimento sociale delle persone detenute e per far fronte al soccorso e all'assistenza alle vittime del delitto;

   dell'argomento si è più volte discusso nella trasmissione Radio Carcere di Radio Radicale, condotta dal giornalista Riccardo Arena e con ospite fissa Rita Bernardini;

   a quel che risulta all'interrogante, non esistono ad oggi Consigli di aiuto sociale costituiti e attivi se non il tentativo fatto a Palermo nell'ottobre 2021 dall'allora Presidente Antonio Balsamo, oggi Sostituto procuratore generale della Corte di cassazione;

   ad avviso dell'interrogante i Consigli di aiuto sociale sono fondamentali per il reinserimento sociale delle persone detenute e, quindi, per combattere la recidiva altissima per chi sconta la pena in carcere –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se corrisponda al vero la mancata costituzione dei Consigli di aiuto sociale;

   quale sia la situazione a livello nazionale in merito alla costituzione dei Consigli di aiuto sociale;

   da quali organismi o enti siano state svolte negli ultimi 5 anni le funzioni attribuite dall'ordinamento penitenziario e dal regolamento di attuazione ai Consigli di aiuto sociale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per promuoverne urgentemente la costituzione o se intenda adottare iniziative normative per apportare modifiche alla disciplina vigente e attribuirne le imprescindibili finalità ad altri enti o organismi.
(4-02380)


   GHIRRA e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal report sulla giustizia minorile pubblicato il 20 febbraio 2024 dall'Associazione Antigone emerge un primo bilancio in seguito all'entrata in vigore del cosiddetto decreto Caivano, decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, convertito dalla legge 13 novembre 2023, n. 159;

   in particolare, al 15 gennaio 2024 i ragazzi, minori e giovani adulti, detenuti nei 17 istituti penali per minorenni del nostro Paese risultavano essere ben 496, il numero più alto degli ultimi 15 anni;

   questo dato rappresenta una vera e propria inversione di tendenza rispetto a una delle costanti che hanno caratterizzato il sistema della giustizia minorile italiano: dalla riforma del processo minorile, la giustizia minorile ha reso progressivamente sempre più residuale il ruolo degli istituti penitenziari per i minorenni in favore di misure alternative con funzione marcatamente rieducativa;

   quasi la metà dei trattenuti, il 48,8 per cento dei presenti, è oggi detenuto tra Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata e Campania a conferma del fatto che il fenomeno della detenzione minorile abbia come protagonista il Meridione, quanto meno per quanto riguarda i ragazzi italiani, che rappresentano oggi all'incirca la metà dei presenti;

   se è vero che numeri analoghi si erano già registrati in passato, tra il 2009 e il 2012, è anche vero che da allora le presenze in Ipm sono scese radicalmente, al punto tale che si decise di estendere la permanenza in Ipm ai giovani adulti sotto i 25 anni di età, anziché 21 come prima della riforma del 2014;

   nel 2023, fino al 15 settembre, sono stati registrati 1.231 ingressi con una media di 4,8 al giorno mentre dal 15 settembre, con l'entrata in vigore del decreto Caivano, fino al 31 dicembre, si sono registrati 576 ingressi in 108 giorni, con una media dunque di 5,25 ingressi al giorno;

   un altro dato rilevante è che i ragazzi detenuti negli Ipm sono in gran parte trattenuti in assenza di una sentenza definitiva: sono il 68,5 per cento del totale dei presenti, e addirittura l'88,8 per cento tra i minorenni e il 75,6 per cento tra gli stranieri. Questi dati, se paragonati a quanto si registra nelle carceri per adulti, dove le persone senza una condanna definitiva sono attorno al 30 per cento, già molto alta rispetto alla media europea, il dato degli Ipm appare, a parere degli interroganti, davvero allarmante;

   considerazioni confermate anche dai dati relativi ai detenuti definitivi che nel 2023 erano 156, un anno prima 142, numeri analoghi dunque, mentre le persone in misura cautelare sono passate da 243 a 340: la crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è dovuta dunque quasi interamente a ragazzi in misura cautelare;

   i numeri dicono come la significativa crescita delle presenze osservata negli ultimi 12 mesi sia da imputare a un maggiore ingresso di persone per lievi violazioni del testo unico degli stupefacenti;

   un altro dato da evidenziare è come la nazionalità sia un criterio fortemente selettivo per l'accesso agli Ipm in fase cautelare: il percorso che ci si immagina più comune, ovvero l'ingresso in centri di prima accoglienza a seguito di fermo o arresto, la convalida di questo e l'applicazione di una misura cautelare, è assai più comune per gli stranieri (41 per cento) che per gli italiani (21 per cento), i quali invece entrano più spesso in Ipm dalle comunità per aggravamento della misura –:

   se sia a conoscenza dei dati statistici riportati, se non ritenga utile fare una riflessione sugli effetti dell'entrata in vigore del provvedimento governativo e se non ritenga utile adoperarsi per avviarne una riforma che ripristini lo spirito rieducativo della giustizia minorile.
(4-02381)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il Capo di gabinetto del Ministro interrogato, Alberto Rizzo, avrebbe formalizzato, in data 21 febbraio 2024, la propria rinuncia al suo incarico, depositando al contempo al Consiglio superiore della magistratura la richiesta di rientro in ruolo;

   durante l'esame al Senato del disegno di legge di conversione del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, convertito poi dalla legge n. 136 del 2023, è stato approvato un emendamento per cui al fine di «consentire la continuità nella gestione delle attività amministrative connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), fino al 31 agosto 2026 il termine di un anno di cui all'articolo 20, comma 3, della legge 17 giugno 2022, n. 71 è modificato in due anni in relazione agli incarichi di cui al comma 1 del medesimo articolo 20 assunti presso amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR»;

   tale modifica è intervenuta quindi su una norma rilevante della cosiddetta «delega Cartabia» in materia di «porte girevoli» tra politica e magistratura, ovvero il ricollocamento dei magistrati collocati fuori ruolo a seguito dell'assunzione di incarichi politico-amministrativi apicali (quali capo e vice-capo dell'ufficio di gabinetto, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri, capo e vice-capo di dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e Ministeri nonché presso i consigli e le giunte regionali);

   nello specifico, l'articolo dispone il collocamento per un anno in posizione di fuori ruolo, presso il Ministero di appartenenza o la Presidenza del Consiglio, oppure presso l'Avvocatura dello Stato o altre Amministrazioni, in un ruolo non apicale; si prevede inoltre che, trascorso l'anno, il magistrato potrà tornare a svolgere le funzioni giudiziarie ma non potrà per i 3 anni successivi assumere incarichi direttivi o semidirettivi; in alternativa, si prevede il ricollocamento in ruolo e destinazione ad incarichi non direttamente giurisdizionali, individuati dagli organi di autogoverno;

   l'articolo 20 prevedeva al comma 3 una deroga per i casi in cui l'incarico cessi prima del decorso di un anno dalla data dell'assunzione; l'emendamento approvato, invece, estende tale periodo a due anni –:

   per quali ragioni il Governo, considerato che non ha espresso parere contrario all'approvazione, ha avallato la modifica, con procedura «d'urgenza», di una legge vigente da poco più di un anno;

   se tra le ragioni risiedesse la necessità di assicurare un avvicendamento non traumatico nel ruolo di Capo di gabinetto del Ministero della giustizia;

   se ritenga che l'applicazione al caso di specie della norma risponda alle finalità connesse al PNRR, con cui è stata motivata l'estensione da 1 a 2 anni.
(4-02388)


   BORDONALI e FORMENTINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 28 maggio del 1974 è avvenuta la strage di Piazza della Loggia a Brescia e quest'anno ricorre il 50esimo anniversario;

   il 29 febbraio 2024 è fissato il dibattimento a carico di Roberto Zorzi, ritenuto, con Marco Toffaloni (all'epoca dei fatti minorenne) uno degli autori materiali dello scoppio della bomba che causò 8 morti e un centinaio di feriti. Per la Procura di Brescia, Zorzi «ha partecipato alle riunioni in cui l'attentato veniva ideato, manifestando la propria disponibilità all'esecuzione dell'attentato e comunque – recita il capo di imputazione – rafforzando il proposito dei correi e cagionava una strage in piazza Loggia collocando un ordigno esplosivo in un cestino metallico porta rifiuti aderente ad una colonna dei portici delimitanti la piazza»;

   in base a quanto riportato, anche da numerose notizie di stampa, il processo potrebbe slittare a causa di una grave carenza di organico. Il presidente della prima sezione penale della corte d'assise Roberto Spanò risulta aver chiesto misure di supporto per via dei troppi processi in corso nella sezione. I timori sono stati confermati dal presidente del tribunale di Brescia Vittorio Masia: la prima sezione penale deve procedere all'escussione di 53 testimoni e le relative udienze proseguiranno anche per il 2025;

   ad avviso degli interroganti, per procedere, serve un intervento straordinario sulla pianta organica della sezione giudicante: almeno due giudici in più;

   per ovviare alla carenza di personale si è ipotizzato di aggiungere due giudici alla prima sezione alla quale è stato assegnato il nuovo processo, spostando magistrati dal tribunale di Cremona, Bergamo o Mantova, che fanno parte del distretto giudiziario bresciano;

   il 27 gennaio 2024, il Ministro della giustizia, Carlo Nordio, intervenendo all'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte d'appello di Brescia, ha dichiarato: «Questa città ha sofferto molto per la Strage, doveroso essere qui. L'omaggio alla memoria, quella che torna al 28 maggio 1974 in piazza Loggia e l'impegno a ricercare ancora la verità», il plauso ai «risultati» raggiunti dagli uffici giudiziari bresciani e una promessa su tutte: «In ottemperanza ai vincoli del Pnrr, il nostro impegno, entro il 2026, è quello di colmare integralmente il vuoto di organici della magistratura. Ce la stiamo mettendo tutta». «Ho scelto Brescia — ha sottolineato il ministro — perché ha sofferto molto, per la strage di piazza Loggia. Era doveroso, per me, essere qui oggi, proprio in coincidenza con il Giorno della memoria», per portare «la mia testimonianza e quella del Governo, dove ancora si sta lavorando, dopo 50 anni, per trovare la verità»;

   Manlio Milani, presidente della Casa della Memoria (associazione familiari vittime della Strage di piazza della Loggia), ribadisce l'importanza che tale processo ad uno dei presunti esecutori materiali della strage inizi e soprattutto arrivi alla sua conclusione in tempi accettabili. L'accertamento della verità processuale è ancora oggi, imprescindibile e il Paese intero si augura che l'appello fatto dai vertici degli uffici giudiziari bresciani e la loro richiesta di potenziamento degli organici, peraltro anticipata dal Guardasigilli nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, sia ascoltato ed ottemperato fornendo tutte le risorse necessarie –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato e quali iniziative intenda adottare, per quanto di propria competenza, per aderire alla richiesta di potenziamento degli organici degli uffici giudiziari bresciani.
(4-02393)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 febbraio 2024 il tribunale di Napoli ha proceduto ad omologare il concordato preventivo riguardante la società Dema;

   questo atto giunge a conclusione di un percorso assai travagliato vissuto in maniera drammatica dai lavoratori;

   a seguito di questo atto vi sono una serie di urgenze da affrontare a partire dall'orizzonte temporale del contratto di solidarietà a copertura dei lavoratori;

   occorre inoltre pensare rapidamente ad un piano industriale di rilancio nell'ambito di un settore quale quello aeronautico che è in forte espansione e che ha visto i principali competitori cercare di spartirsi le spoglie di un patrimonio di competenze molto appetibile –:

   se, a seguito del pronunciamento del tribunale di Napoli, il Governo intenda tempestivamente convocare un tavolo di confronto in sede ministeriale per affrontare immediatamente la questione del rilancio industriale del gruppo e della tutela delle garanzie per i lavoratori.
(5-02051)

Interrogazione a risposta scritta:


   ANDREUZZA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da oltre nove mesi nel Veneto orientale, si segnalano fenomeni di anomala propagazione del segnale Rai. Nella maggior parte dei casi si tratta spesso di cittadini impossibilitati a fruire di un servizio concessorio che però viene regolarmente pagato tramite il canone;

   anche il presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, recentemente ha espresso la sua preoccupazione per la frequente mancanza del segnale Rai in molte zone della regione;

   da quanto appreso dall'interrogante, gli stessi giornalisti della Tgr Rai Veneto hanno espresso nell'assemblea di redazione «preoccupazione e sconcerto per la diffusa mancanza del segnale Rai in ampie zone della regione»;

   i fenomeni di cui sopra favoriscono l'arrivo in loco, anche per sole frazioni di tempo, di segnali di alcuni trasmettitori posti a lunga distanza (Emilia-Romagna), che per deleterio effetto della riduzione delle frequenze disponibili dovuto al rilascio della banda 700 MHz devono condividere l'uso della medesima frequenza;

   la compresenza di più segnali non sincronizzabili sulla stessa frequenza, adottata in seguito alle recenti operazioni di refarming che hanno visto il passaggio del principale Multiplex Rai in modalità Sfn (Single Frequency Network), dà luogo ad un elevato numero di contributi che portano alla distruzione del segnale utile ed è responsabile delle difficoltà di ricezione segnalate;

   nello schema del Contratto di servizio 2023-2028, è indicato il 10 gennaio 2024 come data per la diffusione di un Multiplex nazionale RAI che avvia la trasformazione ai nuovo standard DVB-T2 in tutto il territorio nazionale, iniziativa che potrebbe offrire la possibilità di mitigare almeno in parte le problematiche sopra riportate;

   già in sede di risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01346 il Ministro interrogato specificava che «il passaggio alla tecnologia DVB-T2 (...) previsto per i primi mesi del 2024» avrebbe risolto gran parte dei problemi di ricezione locale;

   addirittura, in sede di risposta al quesito 33/355 presentato presso la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, la società concessionaria informava l'interrogante che il «Multiplex nazionale RAI che avvia la trasformazione al nuovo standard DVB-T2» sarebbe stato diffuso «il 10 gennaio 2024 (...) in tutto il territorio nazionale»;

   l'articolo 59, comma 2, del testo unico per la fornitura di servizi di media audiovisivi (decreto legislativo n. 208 del 2021) che peraltro riproduce l'articolo 45, comma 2, del testo unico della radiotelevisione (decreto legislativo n. 177 del 2005) individua le attività che il servizio pubblico generale radiotelevisivo deve comunque garantire, fra cui la diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio della società concessionaria con copertura integrale del territorio nazionale;

   il diritto all'informazione regionale e nazionale, da sempre considerato uno dei pilastri del servizio pubblico radiotelevisivo, è compromesso da problemi di carattere tecnico e burocratico, incomprensibili per chi paga il canone;

   a parere dell'interrogante non è ulteriormente procrastinabile un risolutivo ed urgente intervento ministeriale al fine di ripristinare il corretto funzionamento del servizio –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per risolvere i descritti problemi di ricezione del segnale e garantire il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nell'area nelle località di mare del Veneto orientale nonché dell'entroterra ad alta vocazione turistica.
(4-02386)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU, FURFARO, BARBAGALLO, CIANI, DI BIASE, GIRELLI, MADIA, MALAVASI, MORASSUT, ORFINI e STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano che a dicembre 2024 un uomo di settantotto anni è caduto alla Stazione Termini di Roma mentre si trovava nei pressi delle scale mobili;

   l'uomo è stato assistito dagli agenti della Polfer, ma ha dovuto attendere ben tre ore prima che giungesse un'ambulanza in grado di soccorrerlo e portarlo all'ospedale per accertamenti;

   testimonianze raccolte dalla stampa confermano che nonostante le numerose telefonate dell'uomo e di altre persone presenti al momento, il numero di emergenza chiamato non era in grado di quantificare l'attesa e informava che vi erano almeno altri settanta interventi più urgenti da gestire;

   sebbene l'episodio non abbia avuto conseguenze tragiche, è inaccettabile che in una stazione affollata come Termini di Roma una persona debba attendere così a lungo per ricevere soccorso;

   è evidente la necessità di avere almeno un presidio sanitario con un'ambulanza operativo 24 ore su 24 nella stazione per garantire tempi rapidi di intervento e soccorso a chiunque ne abbia bisogno, evitando episodi simili –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e, in caso affermativo, cosa intendano fare, per quanto di loro competenza ed anche in collaborazione con la regione Lazio, per evitare che episodi del genere si ripetano, adottando tutte le misure necessarie per garantire un pronto intervento di soccorso per tutte le cittadine e tutti i cittadini in situazioni analoghe.
(5-02052)


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la compagnia AeroItalia in Sicilia avrebbe dovuto rappresentare la concorrenza a Ita e Ryanair e riportare i prezzi a livelli di guardia, ma di fatto si è rivelata un flop: nel giro di pochi mesi ha, di fatto, ridotto i voli su alcune tratte sia dall'aeroporto di Comiso che da quello di Catania;

   il Presidente della Regione Siciliana, circa un anno fa, aveva annunciato l'avvento di un vettore che sarebbe comparso anche sui radar di Catania e Palermo;

   in sordina, la compagnia pare stia continuando a ridurre il proprio impegno sugli scali della Sicilia orientale;

   a pagarne le conseguenze è l'aeroporto di Comiso, dove la compagnia ha previsto di ridurre nei mesi di aprile e maggio, i collegamenti settimanali con Roma da 6 a 4, per Bologna da 3 a 2, per Pisa, salvo imprevisti, 2 a settimana;

   anche nello scalo di Catania, dove, a differenza di Comiso, scalo quasi monocolore, vige una certa concorrenza, si intensifica la riduzione dei voli: la frequenza del Fontanarossa-Bergamo scende a bisettimanale, mentre per Fiumicino si partirà tre volte al giorno e non più quattro, e peraltro anche per la stagione invernale si era assistito a riduzioni consistenti per Roma, sia da Catania che da Palermo;

   AeroItalia è una delle compagnie a beneficiare dei ristori della regione per aver aderito all'avviso esplorativo sugli sconti per i residenti ma nonostante tutto continua a far registrare i disservizi, tali che, se si prenota un volo, non si sa se si potrà usufruirne; questo è accaduto e continua ad accadere prevalentemente a Comiso, l'unico aeroporto siciliano ad aver chiuso in perdita, per passeggeri, nel 2023 –:

   alla luce dei fatti esposti, vista la situazione che si sta prospettando, quali iniziative di competenza intenda assumere per restituire ai siciliani il diritto alla mobilità e al contempo contribuire allo sviluppo dell'isola sotto il profilo infrastrutturale e turistico.
(5-02053)


   D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 22 novembre 2023, si è verificato in Abruzzo il cedimento di una parete laterale della galleria di San Silvestro della SS 714, variante alla Statale 16, che collega Montesilvano a Francavilla al Mare, causato dalle infiltrazioni d'acqua determinate dalle abbondanti piogge che sono riversate sul litorale adriatico;

   il cedimento ha coinvolto un'automobile con il conducente che, fortunatamente, non ha riportato gravi danni, ma le conseguenze sono state e restano tuttora pesanti, sia dal punto di vista della viabilità ordinaria (statale Adriatica e riviera) che sotto il profilo dell'inquinamento atmosferico da polveri sottili a causa delle code che si creano nelle ore di punta. Il tratto di strada interessato, infatti, è stato chiuso e sottoposto a sequestro ed il traffico è stato deviato sulla SS 16 e sul lungomare;

   certamente i sopralluoghi, le verifiche tecniche e gli interventi che saranno individuati necessari richiederanno tempi non brevi, togliendo a chi transita tempo e alternative e diventando così un vero e proprio costo sociale;

   al di là delle indagini volte a verificare se vi siano state carenze manutentive o accortezze insufficienti nella fase di realizzazione della infrastruttura, che saranno valutate nelle sedi opportune, la cosa sconcertante, a parere dell'interrogante, è che, nonostante il problema delle infiltrazioni d'acqua non sia nuovo, ma sussista da tempo, ci si ritrovi oggi di fronte all'emergenza di una alternativa e che solo fortunatamente si sia scampata la tragedia;

   nell'immediato, per portare il traffico fuori dalle arterie intasate sarebbe necessario almeno favorire l'alternativa dell'utilizzo della tratta autostradale che corrisponde alla galleria bloccata, e questo potrebbe essere possibile rendendone gratuito il pedaggio agli utenti –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per supportare idoneamente ANAS e i suoi tecnici a concludere con urgenza le verifiche ed il ripristino, in sicurezza, della galleria franata;

   perché non promuova un accordo con Autostrade per l'Italia, che consenta di far ricorso al fondo dedicato del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per rendere gratuito a tempo il pedaggio tra i caselli di Pescara sud-Francavilla al mare e Pescara ovest-Chieti della A14, fino alla riattivazione del tratto di variante alla Statale 16, che collega Montesilvano a Francavilla al Mare, per decongestionare il traffico intenso che si sta riversando nelle strade comunali;

   quali provvedimenti intenda adottare, perché vengano programmate verifiche periodiche sull'intera rete stradale al fine di ottenere le informazioni utili ad individuare situazioni di pericolo, di stilare una lista di priorità di intervento, di impostare un piano manutentivo e di indirizzare le risorse economiche verso interventi necessari ed efficaci, che rendano le nostre strade sicure e non costringano a ricorrere ad interventi emergenziali;

   quali provvedimenti intenda adottare per promuovere l'attivazione dell'Archivio informatico delle opere pubbliche (Ainop), utile a consentire un maggiore controllo delle opere pubbliche durante il loro intero ciclo di vita, in considerazione del fatto che, in Abruzzo in particolare, il patrimonio infrastrutturale è costituito da opere realizzate da oltre 60 anni.
(5-02055)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ALESSIO e CARFAGNA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sin dal 2012, sul lungomare di Salerno e, più precisamente in Piazza Cavour, sono in corso i lavori di realizzazione di 236 stalli pubblici e 90 box privati su due livelli. Un progetto importante per l'urbanistica della città, che ha subìto nel tempo diverse battute d'arresto e sulla quale incombeva il problema dei binari ferroviari, che attraversano il tratto del lungomare, di proprietà di Rete ferroviaria italiana (RFI);

   con nota del 22 novembre 2023, a seguito di un'interlocuzione con il comune di Salerno, Rfi ha autorizzato la procedura di vendita delle volumetrie interessate dal progetto di realizzazione dei box, per le quali l'amministrazione comunale ha avanzato richiesta di acquisto;

   con tale spiegazione, sembrava essere chiarito il rallentamento burocratico che ha tenuto per lungo tempo fermo il cantiere – creando peraltro notevoli disagi ai cittadini. A seguito di quanto comunicato, avrebbe dovuto essere in corso il rilascio dei certificati di destinazione urbanistica delle aree interessate dai lavori e l'avvio di quanto necessario per la stipula dell'atto notarile di vendita dei binari che si inseriscono nell'area di cantiere;

   l'amministrazione comunale, pochi giorni fa ha affermato di aver ritenuto che non vi fosse più la necessità di creare nuovi posti, decidendo così di risolvere la convenzione con la società concessionaria dei lavori Parking Cavour s.r.l. e di adire le vie legali per ragioni motivate – sempre secondo l'amministrazione – dall'inadempienza del concessionario;

   la citata società, in risposta a quanto dichiarato dal comune, avrebbe reso noto come il problema sia stato il mancato acquisto del binario morto, tutt'ora di proprietà di Rfi. A nulla sarebbero valse, a suo modo di vedere, le numerose osservazioni formulate agli uffici comunali preposti con cui si evidenziava la mancata consegna delle aree riferibili ai binari di proprietà della società Rfi;

   inoltre, la stessa società avrebbe comunicato l'avvenuta risoluzione della convenzione e la conseguente posizione debitoria del comune per una cifra pari a oltre 3 milioni di euro, che dovrà pagare entro i 15 giorni previsti dalla legge in virtù di un decreto ingiuntivo emesso dal tribunale, configurando quindi anche un grave danno erariale –:

   quale sia l'effettivo stato della situazione e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere per risolvere le problematiche esposte in premessa e porre fine agli enormi disagi arrecati nei confronti dei cittadini salernitani da un cantiere aperto dodici anni fa in una zona centralissima della città di Salerno.
(4-02375)


   GIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di costruzione del Raccordo Autostradale tra il Casello di Ospitaletto (A4), il nuovo casello di Poncarale (A21) e l'aeroporto di Montichiari (cosiddetto «Raccordo Autostradale») dovrebbero concludersi a breve dopo un iter tortuoso e molto lungo che ha visto negli anni dilungarsi le tempistiche di apertura dell'arteria che in gran parte costituisce il raddoppio di una infrastruttura già esistente (strada provinciale 19);

   da notizie di stampa Autovia Padana S.p.A., che gestisce l'Autostrada A21 tronco Piacenza-Cremona-Brescia, subentrata in data 1o marzo 2018 alla precedente concessionaria (Autostrade Centro Padane S.p.A.), sembra intenzionata a prevedere un pedaggio anche per il raccordo sopra citato. Pedaggio quantificato in 10 centesimi al Km. Questo sarebbe possibile in forza della convenzione stipulata con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 31 maggio 2017 (Convenzione Rep. 16051/7665);

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 6 febbraio ha emesso nota stampa sulla questione che cita: «Dal prossimo mese di giugno non ci saranno nuovi pedaggi o incrementi di tariffe per i mezzi che percorrono la “Corda Molle” di Brescia. Lo specifica il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che aggiunge di aver chiarito alla Società concessionaria che ogni variazione dovrà essere preventivamente definita con il Concedente. Il dossier è seguito con attenzione dal Vicepremier e Ministro Matteo Salvini. Lo rende noto il Mit»;

   va considerato altresì che la nota del Ministero non chiarisce in primis fino a quando il pedaggio è scongiurato, si parla infatti di giugno 2024, che temporalmente non evita nuovi aumenti in data successiva, ma soprattutto non si evince dalla nota, in forza di quali strumenti normativi il Ministero può bloccare l'introduzione del pedaggio;

   risulta all'interrogante che il concessionario (Autovia Padana S.p.A.) deve comunicare al concedente (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) entro il 15 ottobre di ogni anno le variazioni tariffarie da applicare nell'anno successivo –:

   cosa preveda la convenzione in essere relativamente al pagamento del pedaggio sul raccordo autostradale Ospitaletto-Montichiari, denominato «Corda molle», e quali siano le eventuali clausole per la società concessionaria o per il concedente sul punto;

   se il concessionario (Autovia Padana S.p.A.) abbia comunicato nei tempi previsti dalla convenzione (15 ottobre 2023) al concedente (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) l'intenzione di applicare per il 2024 il nuovo pedaggio in oggetto e se in questo lasso di tempo il Ministero si sia attivato nelle sedi idonee per informare, verificare e approntare eventuali modifiche a tale iniziativa;

   quali iniziative intenda mettere in campo per scongiurare in maniera definitiva il pagamento del pedaggio su una tratta che viene utilizzata dai cittadini dei comuni interessati quale servizio di spostamento breve e non certo nella maniera classica delle infrastrutture autostradali per gli spostamenti medio-lunghi tali da giustificare il pagamento di un pedaggio.
(4-02376)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   CARAMIELLO e MORFINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   la problematica del razzismo negli stadi è un fenomeno molto serio che affligge il mondo del calcio e dello sport in generale: nonostante le politiche e le campagne istituzionali, i comportamenti discriminatori continuano ad essere un problema diffuso;

   il razzismo negli stadi può manifestarsi in diverse forme, come gli insulti razzisti, le espressioni di odio, le aggressioni fisiche e le discriminazioni in base alla razza o all'etnia, il che rappresenta una grave violazione dei diritti umani. Dunque, è necessario che gli stadi siano luoghi di inclusione, dove la diversità sia rispettata e celebrata, e non oggetto di discriminazione e odio. Pertanto, è importante che i tifosi, gli atleti, le autorità sportive e le istituzioni lavorino insieme per creare un ambiente di gioco sicuro e accogliente per tutti, indipendentemente dalla loro razza o etnia;

   in particolare, è importante educare i giovani e le nuove generazioni al rispetto della diversità e dell'uguaglianza, in modo da prevenire comportamenti discriminatori e razzisti fin dall'infanzia. Le scuole e gli istituti educativi possono svolgere un ruolo fondamentale nella promozione di valori come la tolleranza, l'inclusione e il rispetto delle differenze;

   per combattere il razzismo negli stadi, dunque, sono stati adottati diversi provvedimenti, come l'introduzione di sanzioni disciplinari più severe, la promozione di campagne di sensibilizzazione e l'adozione di politiche di tolleranza zero. Tuttavia, questi sforzi non sono ancora sufficienti per eliminare completamente il problema;

   anche in Italia, purtroppo, questo fenomeno è diffuso e coinvolge non solo i calciatori e i tifosi provenienti da Stati stranieri ma anche i cittadini che provengono dal Mezzogiorno d'Italia, spesso etichettati – in senso dispregiativo – col termine «terroni»;

   da ultimo, in occasione della gara di Champions League Milan-Napoli, disputatasi in data 12 aprile 2023 e trasmessa in mondovisione, alcuni tifosi milanisti hanno esposto uno striscione recante «via Raffaele Stasi 40/46 – Na», un messaggio all'apparenza criptico e insignificante. Tuttavia, il riferimento è ad un civico dov'è ubicato un negozio di una società italiana operante nella grande distribuzione organizzata di saponi: chiaro il messaggio razzista, un esplicito riferimento ad un vecchio coro ingiurioso contro i napoletani, definiti «colerosi e terremotati che col sapone non si sono mai lavati»;

   la gravità del gesto è amplificata dal fatto che si tratta di una gara valevole per una competizione internazionale, il che getta ombre su un episodio che va affrontato dalle istituzioni italiane, al netto dell'appartenenza politica. I regolamenti della Uefa e della Figc prevedono il pugno duro contro gli striscioni, le scritte, i simboli e i cori di discriminazione per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica. Eppure, a livello italiano, si è intervenuti raramente per punire episodi di discriminazione legati alla provenienza regionale o macroregionale e, quasi sempre (giustamente) per motivi attinenti al colore della pelle;

   ciò premesso, è fondamentale che le autorità sportive, le forze dell'ordine e tutti gli attori preposti all'ordine pubblico, anche sulla scorta dell'ultimo episodio avvenuto in occasione della partita Milan-Napoli, siano pronte ad agire con determinazione e immediatezza anche in caso di comportamenti razzisti che non devono essere fatti passare come «sfottò» negli stadi, onde evitare di alimentare stereotipi e atteggiamenti denigratori tra italiani. Sotto questo profilo, la mancanza di intervento può essere interpretata come un'approvazione tacita del comportamento, e questo può incoraggiare ulteriori atti di discriminazione –:

   come si intenda intervenire per contrastare, all'interno degli stadi, i fenomeni di discriminazione aventi ad oggetto tifosi e atleti nati nel Mezzogiorno o in altre parti d'Italia.
(3-01016)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, AMENDOLA, ASCANI, BAKKALI, BARBAGALLO, BERRUTO, BOLDRINI, BONAFÈ, BRAGA, CARÈ, CASU, CIANI, CUPERLO, CURTI, D'ALFONSO, DE LUCA, DE MARIA, DE MICHELI, DI BIASE, DI SANZO, FASSINO, FERRARI, FORATTINI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GIRELLI, GNASSI, GRAZIANO, GRIBAUDO, GUERINI, GUERRA, IACONO, LACARRA, LAI, LAUS, LETTA, MADIA, MALAVASI, MANCINI, MANZI, MARINO, MAURI, MEROLA, MORASSUT, ORFINI, ORLANDO, UBALDO PAGANO, PELUFFO, PORTA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, ANDREA ROSSI, SARRACINO, SCARPA, SCHLEIN, SCOTTO, SERRACCHIANI, SIMIANI, SPERANZA, STEFANAZZI, STUMPO, TABACCI, VACCARI, ZAN e ZINGARETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   apprendiamo dalla stampa e dai social media che il 23 febbraio 2024 la Polizia avrebbe caricato nel centro di Pisa un corteo di studenti che stava manifestando per la pace in Palestina;

   secondo una prima ricostruzione le forze dell'ordine, schierate in assetto antisommossa, avrebbero intercettato il corteo studentesco che voleva raggiungere piazza dei Cavalieri. Nello specifico i poliziotti schierati a protezione di uno degli accessi alla piazza avrebbero manganellato gli studenti che stavano cercando di oltrepassare lo sbarramento;

   dalle immagini disponibili è evidente come ragazze e ragazzi, senza motivo evidente, siano stati colpiti con violenza inaudita e gratuita con i manganelli; molti giovani sono rimasti feriti durante il corteo mentre alcuni studenti, un ragazzo e una ragazza, sono stati fatti sdraiare a terra con le mani dietro alla schiena;

   sdegno e disapprovazione sono stati espressi da esponenti del mondo politico, istituzionale ed associativo che hanno stigmatizzato il comportamento violento della Polizia;

   «È necessario che venga chiarito al più presto cosa è successo ma un punto va messo subito: anche se emergessero comportamenti sbagliati da parte dei ragazzi, la violenza delle cariche che abbiamo visto a Pisa non è giustificabile»: ha dichiarato Giacomo Martelli, presidente di Acli Toscana;

   il sindaco di Pisa Michele Conti ha ribadito in merito come «mai in alcun modo si può usare la violenza per reprimere una manifestazione di ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Quello che è accaduto stamani in città mi ha profondamente amareggiato, prima ancora che come Sindaco, come cittadino e genitore»;

   in una nota i docenti dei Liceo artistico Russoli di Pisa si sono detti «allibiti. Riteniamo che qualcuno debba rispondere dello stato di inaudita e ingiustificabile violenza cui sono stati sottoposti cento-duecento studenti scesi in piazza pacificamente»;

   sulla stessa linea il rettore dell'ateneo di Pisa Riccardo Zucchi: «l'Università di Pisa esprime profonda preoccupazione e sconcerto per gli scontri avvenuti questa mattina nel centro della città, che hanno causato a quanto pare il ferimento di studenti universitari e di studenti delle scuole superiori»;

   tale fatto assume quindi caratteri di una gravità inaudita che, ad avviso degli interroganti, mette chiaramente in discussione la condotta delle forze dell'ordine e limiterebbe di fatto il diritto stesso a manifestare previsto dalla Costituzione –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   per quali motivi le forze dell'ordine, in assetto antisommossa e di fronte ad un corteo pacifista, hanno caricato giovani studenti causando numerosi feriti;

   se non ritenga conseguentemente che la violenza delle cariche delle forze dell'ordine, che hanno colpito giovani studenti di un corteo pacifista, sia stato un gravissimo ed evidente errore da stigmatizzare e da non ripetere.
(5-02063)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 20 febbraio 2024 Enrico Rizzi, attivista impegnato per il diritto degli animali, ha diffuso, nel corso di una diretta Facebook, un video nel quale viene filmata, su una strada extraurbana nel catanese, una corsa di cavalli;

   gli animali trainavano due sulky professionali guidati da driver con il volto coperto, circondati da decine di scooter con la targa oscurata, nel video si avvertono anche chiaramente esplodere ben cinque colpi di pistola, per almeno tre volte coincidenti con i frame che mostrano alcuni dei partecipanti con un'arma in mano;

   a parere dell'interrogante siamo ancora una volta di fronte ad un atto di crudeltà e di violenza sugli animali e del loro sfruttamento;

   il fenomeno è notoriamente direttamente legato alle cosche mafiose, che da questi eventi non solo alimentano i loro profitti illeciti tramite le scommesse, ma acquistano sempre più prestigio e dimostrano la propria impunità;

   il legame tra le organizzazioni criminali mafiose era già stato confermato da una indagine dello scorso anno della Compagnia di Paternò dei carabinieri, la quale aveva denunciato cinque persone (di cui due con precedenti per reati associativi mafiosi) per maltrattamento di animali, manifestazioni vietate, divieto di combattimento tra animali e interruzione di pubblico servizio, a dimostrazione che l'episodio dello scorso 20 febbraio non può considerarsi isolato, ma significativo di una trama criminale estesa a tutto il territorio del catanese –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per reprimere e contrastare nel catanese il fenomeno delle corse clandestine dei cavalli e, quindi, la violenza sugli stessi e il loro sfruttamento, sradicando una pratica criminale organizzata da cui le cosche mafiose traggono profitto e con la quale cercano altresì di affermare e dimostrare il controllo del territorio.
(4-02378)


   MARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 16 febbraio 2024 si è svolta a Pordenone una fiaccolata in difesa dei 47 tigli presenti nell'area dell'ex fiera – oggetto di lavori di riqualificazione urbana promossi dall'amministrazione comunale utilizzando fondi Pnrr – e che saranno presto tagliati per consentire i lavori di realizzazione del nuovo centro sportivo «Polo Young», così come verranno eliminati dei campetti da basket e una parte del giardino della scuola elementare Carlo Collodi;

   il corteo è stato organizzato dall'associazione Il Tiglio verde, al quale hanno aderito Legambiente e Campetto Open Run ed ha visto un'ampia partecipazione da parte di cittadini e cittadine che vogliono evitare che la realizzazione del centro sportivo comporti il sacrificio di 47 tigli dei quali non è stata nemmeno accertata l'età per appurare se abbiano più o meno di settanta anni e quindi se sono soggetti o meno al vincolo ope legis;

   inizialmente il percorso del corteo era previsto con partenza in piazzetta Calderari, dove ha sede il municipio di Pordenone, e con percorso lungo Corso Vittorio Emanuele II, doveva raggiungere via Molinari per terminare davanti l'entrata principale del complesso «ex fiera»;

   per non meglio precisati motivi di ordine pubblico la questura di Pordenone, tenuto conto delle decisioni adottate in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, la sera prima della manifestazione ha comunicato agli organizzatori la modifica del percorso, con partenza da piazza XX Settembre, evitando dunque che il corteo transitasse davanti alla sede del Comune;

   la decisione della Questura ha suscitato stupore e amarezza tra gli organizzatori anche perché non si comprendono quali fossero i motivi di ordine pubblico sulla base dei quali il percorso è stato modificato e quale poteva essere l'interferenza con l'attività del Comune dal momento che in municipio il venerdì pomeriggio non si svolgono attività aperte al pubblico;

   inoltre, non si comprende perché la recente manifestazione promossa dalle associazioni sportive, a sostegno del progetto Polo Young, si sia potuta tenere davanti la loggia del municipio, con tanto di palco –:

   se il Ministro non intenda acquisire dalla questura di Pordenone informazioni utili a comprendere quali fossero i motivi oggettivi di ordine pubblico per cui è stato impedito ai partecipanti alla fiaccolata di protesta contro l'abbattimento di 47 tigli di partire dalla piazza dove ha sede il Municipio di Pordenone ritenendo l'interrogante tale decisione discriminatoria considerato che le associazioni sportive che avevano manifestato a sostegno del progetto Polo Young hanno potuto tenere il proprio appuntamento davanti alla loggia del municipio.
(4-02379)


   FRATOIANNI, BONELLI, ZANELLA, ZARATTI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, venerdì 23 febbraio 2024, a Firenze, il corteo formato da studenti, sindacati di base e comunità palestinese è stato caricato dalle forze di polizia quando alcuni manifestanti hanno provato a raggiungere il consolato americano;

   una situazione analoga si è verificata a Pisa dove, la stessa mattina, le forze di polizia schierate a protezione di uno degli accessi a piazza dei Cavalieri, dove si affaccia la sede centrale dell'ateneo di Pisa, ha caricato il corteo studentesco;

   i video e le notizie che circolano in rete raccontano di una violenza brutale e sproporzionata utilizzata nei confronti di cortei studenteschi, i cui partecipanti, che manifestavano in maniera assolutamente pacifica, sono stati manganellati con forza e ripetutamente mentre tentavano di allontanarsi dall'area;

   a Pisa la carica sarebbe giunta all'improvviso, all'imbocco di una via strettissima e chiusa da una camionetta della polizia, senza possibilità di fuga per i manifestanti, alcuni dei quali sono stati fermati e bloccati per terra con le mani dietro la schiena al solo scopo di impedire al corteo di accedere alla piazza;

   a parere degli interroganti è intollerabile il comportamento degli operatori delle forze dell'ordine che a Pisa e a Firenze hanno caricato delle studentesse e degli studenti inermi che stavano manifestando per la pace e per chiedere il cessate il fuoco in Palestina e la cui unica colpa è quella di voler sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto sta avvenendo a Gaza;

   ad avviso degli interroganti gli studenti, sia universitari che delle scuole superiori, sono oggetto di una repressione ormai sistematica da parte di un Governo che sempre più sembra non tollerare il dissenso e il protagonismo della società civile, soprattutto quello delle giovani generazioni e decide di reprimerlo con la violenza, come accaduto, per citare solo gli ultimi episodi, con le cariche davanti a diverse sedi Rai nei giorni scorsi e come avvenuto a Pisa e Firenze;

   ormai gli episodi di manifestazioni in cui le Forze dell'ordine del nostro Paese intervengono con un uso sproporzionato della forza per reprimere i partecipanti e che sempre più spesso coinvolgono giovani e giovanissimi, sono andati oltre ogni livello di guardia;

   anche undici docenti del liceo artistico «Russoli» di Pisa, in una lettera aperta, hanno espresso il loro sconcerto per le cariche delle forze di polizia ai danni di studenti, per lo più minorenni, che sono stati manganellati senza motivo dal momento che risulta incomprensibile il motivo per cui il corteo non avrebbe dovuto accedere in Piazza Cavalieri;

   secondo gli stessi docenti, proprio di fronte all'ingresso del liceo, sono partite tre cariche in sequenza contro dei giovani con le mani alzate e senza che le forze dell'ordine neanche provassero a dialogare con gli studenti, dando vita a scene di inaudita e ingiustificata violenza –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere affinché venga verificato il corretto comportamento tenuto dagli operatori di polizia e dai dirigenti e funzionari preposti alla gestione dell'ordine pubblico durante le manifestazioni citate in premessa e se vi sia stato un uso sproporzionato e ingiustificato della forza nei confronti degli studenti e delle studentesse che manifestavano in modo pacifico;

   quali iniziative urgenti intenda assumere, alla luce dei numerosi episodi di manifestazioni in cui le Forze dell'ordine, ad avviso degli interroganti, ricorrono ad un uso sproporzionato della forza contro i manifestanti, affinché si ponga fine a questo crescente clima di intolleranza che rischia di minacciare la libertà di manifestazione e di espressione.
(4-02389)


   FRANCESCO SILVESTRI, BALDINO, CASO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI, FENU, AIELLO, ALIFANO, AMATO, APPENDINO, ASCARI, BARZOTTI, BRUNO, CAFIERO DE RAHO, CANTONE, CARAMIELLO, CARMINA, CAROTENUTO, CHERCHI, ALFONSO COLUCCI, CONTE, SERGIO COSTA, DELL'OLIO, DI LAURO, DONNO, D'ORSO, FEDE, ILARIA FONTANA, GIULIANO, GUBITOSA, IARIA, L'ABBATE, LOMUTI, LOVECCHIO, MORFINO, ORRICO, PAVANELLI, PELLEGRINI, PENZA, QUARTINI, RAFFA, MARIANNA RICCIARDI, RICCARDO RICCIARDI, SCERRA, SCUTELLÀ, SPORTIELLO, TORTO, TRAVERSI e TUCCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   se da tempo, ad avviso degli interroganti, si intravedeva l'insinuarsi di sintomi e di prodromi di un contenimento della libertà di manifestazione ed espressione del pensiero, i fatti e le occasioni sembrano ora dilagare e sfociare in vere e proprie repressioni;

   nella giornata del 23 febbraio 2024, a Pisa, la reazione spropositata e sproporzionata delle forze dell'ordine ha colpito giovani studenti, in molta parte minorenni, nel corso di una manifestazione;

   dalle immagini che giungono dal web, sembrerebbe che la carica delle forze dell'ordine abbia investito gli studenti, in corteo per raggiungere la piazza chiedendo il cessate il fuoco in Palestina, costringendoli in una sorta di cul de sac;

   dalla stampa si apprende di insegnanti, «sconcertati dalle cariche davanti alla scuola», che testimoniano di «scene di violenza inaudita», di «cariche e manganellate senza motivo contro studenti pacifici, per lo più minorenni», al solo scopo, sembrerebbe, di impedire loro l'accesso alla piazza;

   fatti simili risulterebbero occorsi, nella giornata del 23 febbraio 2024, anche a Firenze e Catania;

   gli eventi del 3 ottobre 2023 a Torino, del 21 novembre 2023 a Firenze, del 21 dicembre 2023 a Roma, testimoniano reazioni eccessive rispetto al rischio per la sicurezza pubblica e alle funzioni di tutela e da ascriversi, ad avviso degli interroganti, ai vertici della catena di comando;

   i fatti recenti, unitamente a quelli occorsi il 23 febbraio 2024, nel chiaro messaggio delle parole del Presidente della Repubblica – «l'autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza»; «con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento» – richiamano una riflessione sulle modalità con cui viene garantito il bilanciamento tra le esigenze di pubblica sicurezza e il rispetto dei diritti di libertà –:

   se non intenda chiarire la dinamica dei fatti esposti in premessa occorsi nelle città di Pisa, Firenze e Catania;

   quali ordini siano stati impartiti alle forze dell'ordine in azione nelle città anzidette e con quali obiettivi;

   quale sia la strategia in essere, compresa quella posta e adottata dalle questure, a tutela della sicurezza pubblica e a salvaguardia dell'integrità dei cittadini unitamente alla garanzia della libertà di espressione, in occasione delle manifestazioni in parola e, in generale, nelle occasioni simili;

   se non ritenga di dover fornire tempestivamente ogni utile chiarimento in ordine agli accadimenti esposti.
(4-02390)


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2024 a Pisa ci sono state violente cariche della polizia nei confronti di un corteo studentesco pro Palestina al quale partecipavano soprattutto studenti medi superiori e minorenni;

   il bilancio delle violenze è stato di 18 studenti feriti, di cui 10 minorenni;

   subito dopo l'episodio ci sono state dure prese di distanza contro le forze dell'ordine da parte dei sindaci di Firenze e Pisa, Dario Nardella e Michele Conti, e da quattro rettori, quelli dell'Università di Firenze, di Pisa, della Normale e della Scuola Sant'Anna;

   nella giornata di sabato 24 febbraio il Presidente della Repubblica ha sentito il Ministro dell'interno, ed è stato diramato il seguente comunicato: «Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell'interno, trovandone condivisione, che l'autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento.»;

   oltre alla polemica politica sui fatti accaduti a Pisa è stata avviata un'indagine dalla procura al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato;

   gli inquirenti, a quanto si apprende, si starebbero concentrando sui video circolati sui social e quelli girati e acquisiti dai docenti del liceo di fronte al quale si sono verificati gli scontri, ma anche sulla catena di comando del dispositivo di ordine pubblico per chiarire chi ha dato l'ordine di caricare e perché i poliziotti si sono accaniti sugli studenti;

   nell'immediato dei fatti, una studentessa ha dichiarato: «Eravamo pacifici, avevamo le mani alzate. Hanno urlato “caricate”, c'è anche chi è stato colpito alle spalle, hanno aperto la testa a una 16enne e non hanno neppure fatto passare l'ambulanza per soccorrerla»;

   ad opinione dell'interrogante, quanto accaduto a Pisa il 23 febbraio è un fatto di estrema gravità che richiede immediate misure –:

   quali iniziative voglia intraprendere il Ministro interrogato al fine di evitare che fatti gravi come quello accaduto a Pisa il 23 febbraio 2024 si ripetano;

   quali iniziative intenda adottare per consentire l'esercizio della libertà di manifestare pacificamente;

   se non intenda assumere misure urgenti al fine di prevedere misure di identificazione per gli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico.
(4-02391)


   VIETRI, CERRETO, CANGIANO e SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 16 febbraio 2024 si è tenuta a Roma, in piazza Santi Apostoli, una manifestazione di protesta contro l'autonomia differenziata e il blocco del Fondo sviluppo e coesione, inopportunamente promossa con i loghi istituzionali della regione Campania e dell'Anci Campania;

   la marcia di protesta contro il Governo, promossa dal governatore campano e a cui avrebbero dovuto partecipare i sindaci dei territori del Mezzogiorno che hanno risposto al suo appello, si è trasformata, ad avviso degli interroganti, in uno spettacolo indecoroso di insulti e dichiarazioni offensive a cui De Luca ha abituato da tempo i cittadini;

   come si apprende da fonti di stampa, dopo gli interventi dal palco, il governatore campano si è messo alla testa di un corteo spontaneo dei sindaci presenti in piazza, muovendosi verso il Ministero per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per essere ricevuti;

   di fronte al blocco della polizia, De Luca ha protestato fino ad apostrofare come «pinguino» un funzionario della polizia che gli chiedeva di attendere, per poi dirigersi verso Palazzo Chigi;

   diversi sono stati i momenti di tensione tra le forze dell'ordine e i manifestanti, con toni accesi e scontri quasi fisici con la polizia impegnata nella gestione della sicurezza –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti esposti in premessa e, in particolare, se nell'ambito di eventuali attività di controllo attinenti all'ordine pubblico, siano stati individuati soggetti a rischio, nonché se ritenga che sia stato rispettato il testo unico di pubblica sicurezza.
(4-02392)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ogni anno scolastico è caratterizzato dal dibattito sul significativo aumento dei docenti precari, considerata una vera e propria emergenza a causa della scarsa copertura degli insegnanti di ruolo (nel 2023 appena il 50,06 per cento dei posti disponibili è stato coperto dalle assunzioni effettuate) e al drastico aumento dei contratti a tempo determinato (divisi tra contratti annuali di 12 mesi e contratti solamente fino al termine delle attività previste per giugno);

   per ovviare al problema, dopo anni di attese, nel luglio 2020 vennero banditi due concorsi ordinari in tutte le regioni e per quasi tutte le classi di concorso, uno per infanzia e primaria (D.D. n. 498 del 2020) e uno per la secondaria (D.D. n. 449 del 2020). A questi due si aggiunse il concorso Stem 2022 (D.D. n. 252 del 31 gennaio 2022), rivolti a laureati in possesso di 24 crediti universitari in discipline pedagogiche e didattiche e con l'obiettivo di stabilizzare i docenti precari e reclutare nuovo personale;

   dal risultato di tale selezione vennero stilate graduatorie di merito, originariamente di validità biennale, poi trasformate ad esaurimento dall'articolo 20, comma 2 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito con modificazioni dalla legge 10 agosto 2023, n. 112 (cosiddetto decreto-legge PA-bis);

   tuttavia, la sopracitata disposizione specifica che «a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, tali graduatorie siano utilizzate nei limiti delle facoltà assunzionali residuali rispetto alle immissioni in ruolo necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR. La disposizione non si applica ai concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione». In altre parole, a coloro che risultano idonei al concorso 2020 e a concorso Stem 2022 saranno attribuiti eventuali posti «in coda» rispetto alle nuove procedure concorsuali PNRR;

   per garantire un'assunzione celere di docenti abilitati e già selezionati i concorsi del PNRR si sarebbero potuti bandire solo per quelle classi di concorso nelle regioni dove non vi fossero più docenti da attingere dalle graduatorie di merito del concorso ordinario 2020 e Stem 2022;

   accelerare con le assunzioni in ruolo e coprire tutti i posti vacanti dovrebbe essere l'obiettivo primario del Ministero, che proprio sulla valorizzazione del merito ha voluto porre l'accento in sede di modifica della denominazione dello stesso, mentre ad oggi coloro che sono meritatamente in attesa dell'assunzione in ruolo stanno lavorando come precari e verranno posti «in coda» ai nuovi assunti, riducendo brutalmente le speranze di ottenere una stabilizzazione ed una tutela in tempi accettabili –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le iniziative necessarie affinché nel nuovo procedimento di immissione in ruolo dei docenti venga data priorità, e quindi non soltanto in maniera residuale, agli idonei del concorso ordinario 2020 e Stem 2022.
(3-01015)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia in un cantiere edile a Firenze, si somma alle decine e decine di vittime del cattivo lavoro che si sono registrate da inizio anno. È doveroso fermare questa conta infinita dei morti ed è necessario investire sull'attività di prevenzione, così come su una potenziata attività di vigilanza sul lavoro;

   alcuni degli operai coinvolti nella strage di Firenze sembra fossero inquadrati come operai metalmeccanici anziché edili. Un elemento importante, perché ne derivano anche obblighi diversi in materia di formazione sui rischi e perché comporta un cinico risparmio sui costi del lavoro;

   è fondamentale che gli organi preposti alla vigilanza sul lavoro svolgano appieno il loro ruolo istituzionale e siano messi nelle condizioni per farlo. L'Ispettorato nazionale del lavoro, costituito per razionalizzare e semplificare l'attività di vigilanza sul lavoro continua ad avere importanti problemi di carenza di personale; nonostante le recenti immissioni di personale, frutto dei concorsi banditi o velocizzati grazie anche all'azione del precedente Ministro del lavoro, permane ancora una carenza di oltre mille ispettori, come lo stesso ente dichiara nel documento di programmazione dei fabbisogni di personale 2024-2026;

   al riguardo va segnalato che c'è una graduatoria in scadenza per fine maggio 2024, che riguarda diverse centinaia di idonei per il profilo di ispettore del lavoro, da cui si potrebbe attingere per colmare la carenza di ispettori ancora presente;

   nel 2023, tutte le sigle sindacali dell'Inl hanno avviato una mobilitazione culminata con uno sciopero che ha visto un'ampissima adesione di lavoratrici e lavoratori, il terzo sciopero del personale nel corso degli ultimi due anni. La mobilitazione e lo sciopero erano finalizzati a risolvere non solo il mancato riconoscimento degli arretrati dell'indennità di amministrazione, da cui i dipendenti dell'Inl erano stati ingiustamente esclusi, ma anche per chiedere risorse economiche e strumentali al personale;

   la carenza di personale in Inl, infatti, proviene anche da un alto tasso di rinunce alla presa di servizio e tali rinunce sono la conseguenza di un ente che, a discapito del ruolo sociale e di tutela affidatogli, non riesce ancora ad essere attrattivo per il basso salario accessorio rispetto ad altri del comparto. Diversi giovani, pur apprezzando il lavoro che sono chiamati a svolgere nell'Inl, preferiscono andare presso altri enti, dove sono richieste minori responsabilità e la retribuzione è migliore;

   l'ultimo concorso bandito riguardava 1149 unità e solo 700 hanno preso servizio, mentre il precedente concorso per ispettori tecnici, bandito dal Ministero del lavoro, risale al 2006 e riguardava solo 75 ispettori in tutt'Italia;

   una tendenza che va assolutamente invertita, anche riconoscendo normativamente all'Inl la capacità di utilizzare le risorse del proprio bilancio. Un bilancio in attivo di svariati milioni di euro, che però non può usare, nonostante l'asserita autonomia di cui disporrebbe. Una situazione, a parere degli interroganti, paradossale, che rischia di ingessare un'attività, quella di vigilanza sul lavoro, su cui si deve puntare, se davvero si vuole bloccare il triste fenomeno delle morti sul lavoro –:

   se non si ritenga opportuno intervenire affinché si possa ricorrere allo scorrimento integrale della graduatoria per il profilo di ispettore del lavoro, in scadenza a fine maggio 2024, così da coprire ulteriormente le sedi vacanti, in particolare collocate nel Nord;

   con che tempi si intenda procedere all'assunzione di nuovi ispettori tecnici del lavoro, per rafforzare la vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di autorizzare l'Inl a utilizzare le risorse disponibili nel proprio bilancio per iniziative tese a rendere più appetibile lavorare nell'Inl, anche aumentando in modo significativo il salario accessorio dei propri lavoratori.
(5-02048)


   SERRACCHIANI e LAUS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia in un cantiere edile a Firenze si somma alle decine e decine di vittime del cattivo lavoro che si sono registrate da inizio 2024. È doveroso fermare questa conta infinita dei morti ed è necessario investire sull'attività di prevenzione, così come su una potenziata attività di vigilanza sul lavoro;

   è fondamentale che gli organi preposti alla vigilanza sul lavoro svolgano appieno il loro ruolo istituzionale e siano messi nelle condizioni per farlo. L'Ispettorato nazionale del lavoro, costituito per razionalizzare e semplificare l'attività di vigilanza sul lavoro continua ad avere importanti problemi di carenza di personale;

   nonostante le recenti immissioni di personale, frutto dei concorsi banditi o velocizzati grazie anche all'azione del precedente Ministro del lavoro, permane ancora una carenza di oltre mille ispettori, come lo stesso ente dichiara nel documento di programmazione dei fabbisogni di personale 2024-2026;

   un fenomeno che in alcuni territori, come quello del Friuli-Venezia Giulia, assume indici allarmanti;

   su un totale di 108 ispettori, tra ordinari e tecnici, previsti come dotazione organica, ne risultano in servizio solo 48, con province come quella di Udine dove la carenza di ispettori sfiora addirittura il 70 per cento o come quella di Gorizia dove nessuno dei nuovi assunti l'ha scelta come sede di attività;

   carenze di organico che si registrano anche per quanto riguarda gli altri ruoli amministrativi e che finiscono per condizionare tutta l'operatività dell'attività dell'Istituto nella regione;

   per di più, in molte sedi gli ispettori ordinari sono costretti a svolgere funzioni di ufficio, tanto che, ad esempio, a Pordenone, su 17 ispettori in servizio, solo meno della metà sono quelli che possono svolgere le attività ispettive presso le aziende;

   la carenza di personale in Ispettorato nazionale del lavoro, infatti, proviene anche da un alto tasso di rinunce alla presa di servizio e tali rinunce sono la conseguenza di un ente che, a discapito del ruolo sociale e di tutela affidatogli, non riesce ancora ad essere attrattivo per il basso salario accessorio rispetto ad altri del comparto, tanto che nell'ultimo concorso bandito per 1.149 unità, solo 700 hanno preso servizio;

   peraltro, c'è una graduatoria nazionale in scadenza a fine maggio 2024, che riguarda diverse centinaia di idonei per il profilo di ispettore del lavoro, da cui si potrebbe attingere per colmare la carenza di ispettori ancora presente in tante aree del Paese;

   si tratta di una situazione che va assolutamente invertita, anche riconoscendo normativamente all'Ispettorato nazionale del lavoro la capacità di utilizzare le risorse del proprio bilancio –:

   se non ritenga necessario intervenire affinché, nelle more dell'indizione di nuovi concorsi, si possa ricorrere alla suddetta graduatoria per il profilo di ispettore del lavoro, così da coprire ulteriormente le sedi vacanti, con particolare riguardo a quelle del Friuli-Venezia Giulia;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di autorizzare l'Ispettorato nazionale del lavoro a utilizzare le risorse disponibili del proprio bilancio per iniziative tese a rendere più appetibile lavorare nell'Ispettorato nazionale del lavoro, anche aumentando in modo significativo il salario accessorio dei propri lavoratori.
(5-02049)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2024 all'interno dello stabilimento Fca Stellantis di Pratola Serra, in provincia di Avellino, ha perso la vita Domenico Fatigati, operaio di 52 anni;

   Domenico Fatigati era dipendente di una ditta esterna e stava effettuando lavori di manutenzione nel reparto «basamento motore» quando è stato schiacciato da un macchinario;

   la ditta esterna, una società di Foggia, per cui lavorava Fatigati era stata incaricata dalla direzione dello stabilimento di effettuare alcuni interventi programmati di controllo dei macchinari;

   la vittima, originaria di Acerra, è deceduta nonostante i tentativi di rianimazione e i soccorsi immediati da parte dei sanitari del 118 e delle squadre di pronto intervento aziendale che hanno cercato di estrarre l'uomo dal macchinario dove era rimasto incastrato. In pochi minuti, nello stabilimento di Pratola Serra sono arrivati anche i carabinieri, gli ispettori del lavoro e funzionari dell'Asl che hanno avviato – ognuno per le proprie competenze – le verifiche per ricostruire l'esatta dinamica dell'incidente;

   a seguito dell'incidente le organizzazioni sindacali metalmeccaniche provinciali, insieme alle rappresentanze del Consiglio di fabbrica composto da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm, hanno proclamato per il 23 febbraio 2024 uno sciopero dei lavoratori dello stabilimento per tutta la giornata;

   le segreterie nazionali di Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm hanno chiesto, nel giorno dell'incidente mortale alla Stellantis e dopo la tragedia di Firenze e il decesso sulla pista di Nardò di un collaudatore, un intervento immediato. «Il Governo e il sistema delle imprese devono assumersi le proprie responsabilità – precisano i sindacati – occorre rimettere al centro delle scelte politiche il diritto alla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro anche attraverso una nuova legislazione. Urgono regole specifiche per il sistema degli appalti, che troppo spesso si dimostra deteriore dal punto di vista delle tutele, del salario e perfino della sicurezza sul lavoro»;

   per le organizzazioni di categoria, quello di Pratola Serra è «l'ennesimo morto legato alla catena degli appalti e dei subappalti. Chiaramente saranno gli organi competenti ad accertare dinamica dell'infortunio mortale di oggi, ma questa strage silenziosa di morti sul lavoro deve essere fermata. Le imprese devono agire concretamente con investimenti e formazione sulla sicurezza senza ricercare alibi ogni qual volta si verifica un incidente» –:

   quali iniziative urgenti di competenza voglia intraprendere il Ministro interrogato per porre fine a questa silenziosa strage che vede così tante morti sul lavoro e in particolare se non intenda adottare iniziative normative in materia di appalti e subappalti, posto che questa ennesima tragedia è strettamente correlata a tale ambito.
(5-02065)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIOVINE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro è quanto mai centrale nel dibattito politico degli ultimi 20 anni e il Governo Meloni sta mettendo in campo tutte le migliori energie per affrontarlo nel modo più corretto e risolutivo possibile;

   l'Inail è l'ente preposto a pagare eventuali indennità ai lavoratori e ha il compito d'ispezionare i luoghi degli incidenti per verificarne le cause;

   l'Inps si occupa dell'azione ispettiva che risulta essere fondamentale ai fini della prevenzione degli incidenti;

   l'Ispettorato del lavoro esercita e coordina sul territorio nazionale la funzione di vigilanza in materia di lavoro, contribuzione, assicurazione obbligatoria e di legislazione sociale, compresa la vigilanza in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

   alcune sigle sindacali della provincia di Vicenza, scevre da ogni approccio ideologico, hanno deciso di affrontare il tema raccogliendo prima i dati presentati dall'Istituto nazionale del lavoro e poi sottolineando la necessità di incrementare il personale di tutti gli enti preposti al controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro. Infatti, in provincia di Vicenza risultano particolarmente sottodimensionati gli organi preposti al controllo diretto o indiretto delle misure di sicurezza che riguardano i lavoratori;

   il premier Giorgia Meloni ha dichiarato che la sicurezza nei luoghi di lavoro è una priorità del Governo in carica e che presto sarà convocato un tavolo con le parti sociali per valutare alcune proposte ritenute interessanti che poi faranno parte di un pacchetto di nuove misure;

   l'Informativa del Ministro Calderone in Consiglio dei ministri evidenzia l'attenzione del Governo Meloni rispetto al grande tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, priorità assoluta su cui sin dal giorno del suo insediamento il Ministero del lavoro si è impegnato con atti di indirizzo verso le istituzioni preposte e il coinvolgimento delle parti sociali, con il chiaro obbiettivo di rafforzare l'Ispettorato nazionale del lavoro, vigilanza, controllo, previsione dell'insegnamento della materia nelle scuole, accompagnamento delle imprese alla prevenzione e correzione dei comportamenti sbagliati prima ancora che sfocino in storture o peggio ancora tragedie;

   il Governo Meloni ritiene necessario un impegno di responsabilità corale tra tutti i soggetti coinvolti, dall'Ispettorato nazionale del lavoro ai soggetti della sanità regionale preposti, dall'Inail alla polizia giudiziaria dedicata e specializzata al fine di promuovere un approccio metodologico, con il coinvolgimento delle associazioni datoriali e sindacali, di chi vive il tema quotidianamente in modo pratico ed operativo;

   in dieci anni in Veneto si è passato da circa 40 ispettori operativi dell'Inail a soli 13, di cui appena 3 per tutta la provincia di Vicenza;

   gli ispettori dell'Inps nel 2016 erano 86, mentre oggi sono 28 di cui 3 assegnati alla provincia di Vicenza;

   alla luce dei dati raccolti, per quanto riguarda la provincia di Vicenza, risultano attualmente operativi 6 ispettori dell'Ispettorato del lavoro, meno di un quinto rispetto al fabbisogno della dotazione organica, pari a 34;

   con la dotazione attuale dell'Ispettorato del lavoro, ci vorrebbero circa 10 anni per visitare le 240 mila aziende in provincia di Vicenza;

   eccezionalmente nella provincia di Vicenza risulta esserci un grave deficit di personale in tutti gli enti preposti direttamente o indirettamente ai controlli in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, favorendo la presenza di situazioni irregolari e aumentando il rischio di incidenti che possono avere conseguenze di rilievo –:

   quali azioni intenda intraprendere per risolvere la carenza di personale addetto al controllo, alla vigilanza e alla prevenzione della sicurezza nei luoghi di lavoro a Vicenza e nel resto del territorio nazionale.
(4-02382)


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, ha unificato l'ordine professionale di commercialisti e ragionieri;

   il decreto legislativo 23 gennaio 2006, n. 28, ha attribuito al suddetto ordine le competenze sul registro dei revisori contabili;

   l'articolo 4 della legge n. 34 del 2005 prevedeva, entro due anni, l'unificazione della Cassa previdenziale dei commercialisti e della Cassa previdenziale dei ragionieri senza oneri per la finanza pubblica;

   la mancata unificazione delle Casse, a fronte dell'unico ordine professionale, ha determinato la circostanza, isolata nella previdenza dei liberi professionisti, di due enti previdenziali riferiti a un unico ordine;

   nella relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sulle politiche di investimento delle casse professionali (XVIII legislatura) la Commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori ha valutato la compatibilità tra l'autonomia degli Enti e la funzione di indirizzo esercitata dalle Istituzioni riguardo alla loro funzione costituzionale. In particolare: l'ex presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli enti gestori ha poi sostenuto che «La legittima richiesta delle Casse di non veder svilita la propria autonomia e la propria capacità di auto-regolamentazione, sotto controlli meramente formalistici e inutilmente ripetitivi, non può eludere il nodo che – a fronte della funzione pubblica che svolgono e dell'obbligatorietà dei contributi che incassano – non è pensabile che lo Stato non dica loro né che cosa fare, né chi essere»;

   relativamente alla stabilità della Cassa ragionieri, si sottolinea che la determinazione del 21 novembre 2023, n. 131 (Sezione di controllo sugli enti della Corte dei conti), ribadisce la difficoltà dell'Ente a garantire un equilibrio previdenziale nel lungo periodo. In particolare: «dall'ultimo bilancio tecnico risulta una previsione di saldi previdenziali negativi in ciascuno degli anni dal 2034 al 2063. Né la situazione prospettica migliora se si considera il rendimento patrimoniale; infatti, anche in tale fattispecie, il saldo generale rimarrebbe negativo dal 2038 al 2060»;

   l'ex presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, nelle audizioni preliminari sulla legge di bilancio del 2022 riguardo al salvataggio pubblico dell'Inpgi (causa dissesto finanziario), ha valutato tale urgenza come un pericoloso precedente nella previdenza di base. Scelta che marca una differenza rispetto al trattamento riservato ai fondi bilaterali, anch'essi privati, cui è richiesta completa autonomia di bilancio. Soprattutto in mancanza di meccanismi di pool in tra le realtà previdenziali privatizzate tali da garantire una difesa per assistiti, iscritti e per i dipendenti;

   la tutela previdenziale connessa all'assenza di una mutualità del sistema, compensativa delle difficoltà di un settore o di specifica attività professionale, pregiudica la salvaguardia della natura privatistica degli enti;

   l'ex presidente Nannicini parlò di necessaria riforma del settore, abbastanza superato dai mutamenti socioeconomici intercorsi in quasi trent'anni dalla «privatizzazione» degli enti previdenziali;

   l'ex presidente del Cnel, prof. Treu, rilevò che la normativa delle casse è vetusta alla luce dei profondi cambiamenti demografici verificatisi da allora. Un sistema rigido e anelastico, condizionato da corporativismi, tali da impedire, a esempio, l'unificazione nei riflessi previdenziali tra commercialisti e ragionieri -:

   se, in merito alle Casse previdenziali, i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per verificare l'adeguatezza dei decreti legislativi n. 509 del 1994 e n. 103 del 1996, che privatizzarono le casse esistenti e crearono nuovi enti previdenziali privati, ovvero se intendano adottare iniziative normative per riformare l'intero settore al fine di costituire una realtà unica che rafforzi l'autonomia gestionale, che fornisca un'assistenza complessiva al professionista, dal sostegno economico fino all'assistenza strategica, che abbracci l'intero arco professionale: dal periodo post-universitario, alla formazione, all'acquisizione di competenze specifiche fruibili nei transiti professionali e se, in attesa di una possibile previdenza comune dei professionisti, sostenibile nel lungo periodo che migliori la suddivisione del rischio rafforzando le economie di scala;

   se intendano nel frattempo, relativamente ai commercialisti e ragionieri, mettere in atto iniziative di competenza volte alla unificazione delle rispettive Casse previdenziali, riordinando nel settore delle professioni «contabili» la contribuzione previdenziale soprattutto in considerazione dell'avvenuta unificazione degli ordini professionali.
(4-02387)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una malattia si definisce rara quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una determinata soglia. La direttiva 2011/24/UE del 9 marzo 2011 (attuata con il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 38) definisce rare le malattie che presentano una soglia di prevalenza di non più di cinque pazienti su 10.000;

   si tratta spesso di malattie gravi, a carattere cronico e potenzialmente letali: alcuni pazienti affetti da malattie rare incontrano difficoltà nella ricerca di una diagnosi e di cure per migliorare la qualità di vita e aumentare le proprie aspettative di vita;

   il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate è di circa 10.000, ma è una cifra che cresce con l'avanzare della scienza e, in particolare, con i progressi della ricerca genetica;

   in conseguenza della gravità e delle molteplici debilitazioni che le malattie rare comportano, alcune sono state riconosciute come invalidanti e quindi inserite all'interno della «Tabella indicativa delle percentuali d'invalidità per le minorazioni e per le malattie invalidanti» del Ministero della salute di cui al decreto ministeriale del 5 febbraio 1992, la quale è istituita sulla base della classificazione internazionale (Icd) dell'Organizzazione mondiale della sanità la quale, aggiornata periodicamente, classifica malattie e traumatismi;

   all'interno di tale tabella sono presenti alcune malattie rare per le quali è stata fissata una percentuale di invalidità ma, per tutte quelle non incluse esplicitamente nell'elenco, per l'eventuale calcolo di tale percentuale, vengono prese in considerazione dalle commissioni Inps le infermità che interessano uno o più organi e apparati che caratterizzano la patologia o comunque lo stato di salute e la capacità lavorativa del cittadino richiedente;

   in tale fase, un ostacolo che le persone affette da una malattia rara possono dover affrontare, risiede nel trovarsi di fronte a un medico Inps che la deve certificare, o a una commissione medico legale che deve accertare l'invalidità civile, ai quali la malattia è del tutto sconosciuta;

   alcune malattie rare, però, sono tali da non permettere alle persone che ne sono affette di vivere una serena quotidianità, di avere una normale integrità psico-fisica e, di conseguenza, di poter svolgere attività lavorative risultando per essi difficoltoso se non impossibile;

   un caso esemplificativo è quello della sindrome di Scheuermann (codice ICD: M42.0), patologia rara e degenerativa che riassorbe le cartilagini e comporta dolori continui e il blocco ad alcuni arti. Vista l'inefficacia delle terapie in commercio, tale patologia ha effetti significativi sulla salute e sulla qualità della vita delle persone affette;

   questa sindrome è stata riconosciuta dall'Inps come invalidante solo recentemente in un paio di casi specifici: come si apprende dall'Associazione «Sindrome di Scheuermann Italia» in un caso l'invalidità è stata riconosciuta al 77 per cento, in un altro solo al 46 per cento e altri ancora lottano per tale riconoscimento – nonostante le evidenti limitazioni e gli studi scientifici in merito – anche a causa della ridotta conoscenza di tali patologie e i mancanti aggiornamenti normativi;

   situazioni di questo tipo coinvolgono molti cittadini a cui sono state diagnosticate malattie rare, non ottenendo di fatto il riconoscimento dell'invalidità civile la quale permette, a chi realmente impossibilitato in tutto o in parte a svolgere attività lavorative, di vivere una vita dignitosa così come garantito dalla stessa Costituzione –:

   quali iniziative intenda adottare affinché si giunga ad un aggiornamento della tabella di cui al decreto ministeriale del 5 febbraio 1992 che includa infermità, patologie e malattie rare ad oggi escluse, anche al fine di un riconoscimento più agevole e geograficamente uniforme dell'invalidità civile.
(4-02385)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Girelli e altri n. 1-00242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Manzi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Boldrini e altri n. 4-02137, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Serracchiani.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Maiorano n. 4-00490 del 20 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Del Barba n. 5-02013 del 16 febbraio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02037 del 20 febbraio 2024.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Caramiello e Morfino n. 4-00858 del 19 aprile 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-01016;

   interrogazione a risposta in Commissione Caso n. 5-01804 del 10 gennaio 2024 in interrogazione a risposta orale n. 3-01015.