Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 20 febbraio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la libertà di manifestazione del pensiero, prevista dall'articolo 21 della Costituzione, si configura come diritto fondamentale della persona, quale libertà strumentale al pieno realizzarsi dell'ordinamento democratico; la libertà e l'autonomia dell'informazione sono pilastri fondamentali per la promozione dello sviluppo democratico, sociale e culturale di ogni società e il lavoro giornalistico è lo strumento fondamentale per l'attuazione di tale diritto democratico;

    per una serie di fattori interconnessi, legati, tra l'altro, alla crisi economica del settore informativo, all'assenza di un quadro normativo organico e moderno che supporti nella sostanza il giornalismo libero, alla precarietà del lavoro nel settore, all'interferenza della politica e alla presenza di portatori di interessi nella proprietà editoriale, il panorama mediatico internazionale e italiano presenta uno scenario allarmante sotto il profilo della libertà di stampa e del libero esercizio del diritto di cronaca;

    secondo i dati del Consiglio d'Europa il livello di violenza e minacce subite dai giornalisti è in continua crescita, specie nei contesti di lotta alla criminalità o di conflitto; nel nostro Paese, stando alla «Piattaforma per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti», sono oltre 250 i giornalisti ad essere sotto vigilanza e di questi più di venti sono sotto scorta;

    l'ordinamento costituzionale, nel confermare che la libertà di pensiero è «pietra angolare dell'ordinamento democratico» (Corte costituzionale, sentenza n. 84 del 1969), ha precisato la necessità di garantire anche tutti quei diritti inalienabili dell'individuo che si esplicano nella tutela dell'onore, della reputazione, dell'integrità personale e della privacy. Una democrazia matura, quindi, si misura anche sulla capacità di saper coniugare il diritto dell'individuo ad essere informato e il diritto/dovere del giornalista ad informare con l'inalienabile diritto di ogni persona a non veder divulgate proprie informazioni di natura privata o sensibile, o a non vedere ingiustamente lesa la propria reputazione e integrità personale, nonché altri diritti costituzionalmente garantiti, quali la presunzione di innocenza e il diritto all'oblio;

    nel dibattito pubblico nazionale e internazionale è in atto già da tempo un confronto sulle azioni da intraprendere in materia di procedimenti giudiziari manifestamente infondati o abusivi tesi a bloccare la partecipazione pubblica, comunemente noti con l'acronimo inglese «Slapp» (Strategic litigation against public participation);

    anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nelle analisi condotte dall'Osservatorio sul giornalismo, denuncia «il crescente problema delle intimidazioni ai giornalisti, sotto diverse forme» (le minacce tradizionali, le nuove forme di intimidazione sul web, gli ostacoli all'informazione), nonché «alcune forme di intimidazione subite dai giornalisti esercitate attraverso strumenti legali» quali fenomeni di «particolare gravità» perché in grado di condizionare o compromettere la libertà di espressione;

    in riferimento alle Slapp, specifica che «si tratta di azioni processuali per lo più infondate in punto di fatto e diritto, (...) esperite con il solo scopo di limitare e condizionare l'esercizio del diritto di cronaca del giornalista. (...) Nel caso di lite temeraria intentata nei confronti del giornalista il processo, mezzo di tutela dei diritti della personalità, si trasforma in strumento di limitazione di un altro diritto fondamentale, quello della libera manifestazione del pensiero»;

    le giornaliste sono ancor più esposte dai rischi della professione; in tal senso, i dati sulle vittime delle intimidazioni e dell'odio mediatico e on line in costante crescita sono allarmanti e hanno l'effetto di sminuire il riconoscimento delle competenze professionali delle stesse e di creare un clima di generale intimidazione e attacco alla reputazione che non permette a molte donne giornaliste di condurre la propria professione in modo adeguato e compiuto; tutto ciò è accresciuto dall'esistenza di un notevole gap salariale tra generi, visto che in Italia il 40 per cento dei giornalisti è donna; eppure tale percentuale non si rileva tra le firme che hanno maggiore spazio nei media e lo stipendio delle donne, secondo i dati forniti dall'Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti), è di quasi il 20 per cento inferiore nella retribuzione media delle professioniste dell'informazione rispetto ai colleghi uomini a parità di incarico;

    in risposta alle numerose richieste di intervento sul tema delle Slapp, giunte anche dal Parlamento europeo, la Commissione europea nell'aprile 2022 ha presentato una propria proposta di direttiva sull'abuso delle querele per diffamazione contro giornalisti e attivisti;

    a seguito della seduta plenaria del 10 luglio 2023, il Parlamento europeo ha approvato il testo negoziale sulle norme a difesa dei giornalisti dalle querele temerarie;

    i co-legislatori europei hanno poi raggiunto un compromesso sulla proposta di direttiva nel dicembre 2023 e la Commissione giuridica (Juri) ha votato sull'approvazione di questa versione il 24 gennaio 2024. Nello specifico, il testo – che verrà votato nella prossima plenaria a partire dal 26 febbraio 2024 – prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa una specifica regola sull'onere della prova secondo cui sarà il ricorrente a dover dimostrare la fondatezza della denuncia ed eventualmente a sostenere le spese procedurali. Inoltre, per quanto riguarda le spese della vittima, ove la legislazione nazionale non prevedesse una garanzia piena dei costi sostenuti per difendersi, sarebbero gli stessi Paesi membri a doverli garantire, entro limiti non eccessivi. Inoltre, i Paesi membri avrebbero l'obbligo di fornire informazioni per le vittime di queste cause, così come di pubblicare le sentenze relative alle Slapp in formato elettronico. Le nuove norme delimitano il campo di queste cause al fine di ridurre il ricorso e i tempi del processo civile, fermando sul nascere quelle intentate al fine di intimidire;

    dal canto suo, il Consiglio d'Europa ha, nella sessione di gennaio 2024, varato una risoluzione che impegna gli Stati membri ad avviare senza indugio politiche per contrastare le Slapp;

    il corpo normativo italiano si è arricchito negli anni di discipline volte a bilanciare i diversi diritti costituzionali, valutando quale sia l'interesse di volta in volta prevalente; si pensi all'articolata normativa sulla privacy o alla norma con cui il 19 dicembre 2023 la Camera dei deputati ha approvato una modifica al codice di procedura penale per vietare in modo prescrittivo la pubblicazione delle ordinanze cautelari, integrali o per estratto, fino al termine dell'udienza preliminare, anche in attuazione dei principi e dei diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della stessa Costituzione, nonché in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343;

    è da tempo attesa in Italia una riforma della disciplina in tema di diffamazione: per citare uno degli aspetti più rilevanti, ma non l'unico, l'esistenza del reato di diffamazione a mezzo stampa punibile con la reclusione è stata contestata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e dalla Corte costituzionale. Entrambe hanno ritenuto che la pena detentiva per diffamazione costituisca una violazione sproporzionata del diritto alla libertà di espressione;

    per consentire la disciplina dei casi di diffamazione, nel 1984 è intervenuta sul tema una storica sentenza della Corte di cassazione, conosciuta dai giornalisti come «sentenza decalogo», la quale individua le tre condizioni che rendono legittimo il diritto di cronaca in presenza di uno «scontro» con la tutela dell'altrui reputazione, e cioè quando concorrano le seguenti tre condizioni: utilità sociale dell'informazione, verità dei fatti esposti, forma «civile» dell'esposizione dei fatti e della loro valutazione, ossia non eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire;

    cionondimeno, l'assenza di norme adeguate in questi anni ha portato ad un sistema rallentato e saturo, nel quale 7 volte su 10 le querele vengono archiviate dal giudice per le indagini preliminari – ancor prima, quindi, di arrivare a processo – e, di queste, 9 su 10 si concludono con l'assoluzione dei giornalisti;

    la Corte costituzionale ha più volte raccomandato una riforma legislativa in materia e ha avvertito che, qualora il Parlamento non avesse modificato la legge entro il 22 giugno 2021, la stessa Corte avrebbe dovuto abolire le pene detentive. A seguito di tale monito, diversi disegni di legge sono stati discussi e presentati in Parlamento, ma nessuno di essi ha portato ad una vera e propria legislazione. Pertanto, il 22 giugno 2021 la Corte costituzionale è tornata a pronunciarsi sulle relative disposizioni di legge, rinnovando la richiesta al Parlamento di approvare una riforma che possa bilanciare adeguatamente il diritto alla libertà di espressione con la tutela della reputazione dell'individuo;

    per quanto riguarda il servizio pubblico radiofonico e televisivo italiano, anche in tale ambito appare necessario uno specifico intervento volto a garantire pluralismo e libertà di informazione attraverso una riforma della governance della Rai;

    secondo il «Rapporto sullo Stato di diritto 2023», l'Italia è considerata dalla Commissione europea uno dei sedici Stati a «rischio elevato» per la «crescente politicizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo», con un rischio elevato o medio di influenza commerciale e della proprietà sui contenuti editoriali, presentando un rischio medio in merito all'indipendenza politica dei media, relativa al conflitto di interessi e al controllo politico sui media e sulle agenzie di stampa;

    tutti i sistemi di governance sperimentati dal 1952 a oggi hanno consentito alla maggioranza parlamentare di nominare gran parte dell'organo di amministrazione e, di conseguenza, di influenzare le nomine dei direttori e dei dirigenti delle reti, delle testate e delle strutture societarie e amministrative della RAI, anche in base ad accordi con le opposizioni parlamentari;

    le diverse formule utilizzate – sia che attribuissero il potere di nomina al Governo, sia che lo attribuissero al Parlamento – non hanno mai impedito, ma semmai agevolato, che fosse il sistema politico il cosiddetto «editore di riferimento» del servizio pubblico, con un'automatica prevalenza delle forze governative;

    senza una modifica istituzionale del modello di governance della Rai, che eviti la politicizzazione delle nomine non come abuso censurabile, ma come conseguenza inevitabile del suo stesso statuto giuridico, non è realistico auspicare l'affrancamento del servizio pubblico da ragioni di parte;

    quanto all'obiettivo di rafforzare l'indipendenza della stampa dai poteri economici e di rafforzare l'informazione libera, occorre trovare strumenti, anche normativi, adeguati a sostenere l'editoria e il giornalismo nella sua indipendenza, anche per ciò che concerne gli assetti proprietari; sarebbe opportuno potenziare gli incentivi economici e fiscali destinati al finanziamento delle testate giornalistiche di editori «puri», che separino la proprietà dalla linea editoriale, salvaguardandone l'indipendenza, legando altresì gli incentivi economici alle copie effettivamente vendute;

    alle problematiche sopra esposte si aggiunge la sempre più rapida diffusione dell'intelligenza artificiale – e in particolar modo della cosiddetta «Ia generativa» – la quale ci pone di fronte a sfide epocali, soprattutto nel campo dell'informazione, comportando diversi rischi in materia di qualità delle informazioni, affidabilità delle fonti, responsabilità professionale e tutela del diritto d'autore e dei dati personali,

impegna il Governo:

1) a prevedere iniziative di carattere normativo volte a riformare la disciplina della diffamazione, in linea con i pronunciamenti della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo;

2) a dare attuazione alle indicazioni del Consiglio d'Europa e alla normativa europea sulle Slapp, anche attraverso le modifiche normative necessarie a garantire il diritto all'informazione;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere un sostegno finanziario e legale per le vittime delle Slapp, valutando altresì la creazione di un regime assicurativo, ovvero di un apposito fondo finanziato anche attraverso i proventi delle condanne risarcitorie, con particolare riferimento alle categorie di professionisti contraddistinti da minori tutele contrattuali, come nel caso dei freelance;

4) a promuovere iniziative normative a favore della parità di genere e contro il gender pay gap nel mondo del giornalismo, volte anche a proteggere le giornaliste dalle maggiori intimidazioni e dall'odio in rete;

5) ad adottare iniziative normative volte a garantire che, su richiesta dell'imputato assolto con sentenza divenuta irrevocabile o dell'indagato prosciolto, il direttore o il responsabile della testata giornalistica, radiofonica, televisiva o on line che abbia dato notizia dell'avvio del relativo procedimento penale o di dichiarazioni, informazioni o atti oggetto del procedimento stesso sia tenuto a dare immediata pubblicità alla sentenza di assoluzione o di proscioglimento, con spazio ed evidenza proporzionati e adeguati alla notizia dell'avvio del procedimento penale o alle dichiarazioni, informazioni e atti oggetto del procedimento;

6) a promuovere iniziative normative per una riforma del modello di governance del sistema radiotelevisivo e della Rai con l'istituzione di una fondazione pubblica, di nomina non politica e che sia sotto l'alta vigilanza di un organo dotato di requisiti di «terzietà», prevedendo il trasferimento ad essa della proprietà della società concessionaria, oggi in capo al Ministero dell'economia e delle finanze, e la contestuale abolizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;

7) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte al sostegno di un settore vitale per la democrazia del Paese come quello dell'editoria, anche attraverso il sostegno finanziario vincolato a reinvestimenti qualitativi che tutelino l'indipendenza della linea editoriale, prevedendo anche uno strumento di finanziamento a sostegno delle testate editoriali – in particolar modo quelle cartacee – basato sulla loro reale presenza e diffusione territoriale, ovvero sul numero di copie vendute, vincolando tale sostegno al fatto che si tratti di editori «puri» o che scelgono di diventarlo trasferendo la proprietà ad una fondazione che non possa influenzare la linea editoriale;

8) ad agire, sia a livello nazionale che nelle sedi internazionali, affinché vengano implementati quanto prima degli strumenti, anche normativi, a tutela del diritto d'autore nel mondo dell'informazione nei confronti dei rischi posti dall'intelligenza artificiale, con particolare riguardo alla valorizzazione della professionalità e delle capacità umane.
(1-00245) «Grippo, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Sottanelli, Castiglione, Onori, Pastorella, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    la libertà di manifestazione del pensiero, prevista dall'articolo 21 della Costituzione, è diritto fondamentale della persona, presupposto basilare di ogni ordinamento democratico;

    in quest'ambito la tutela della libertà di stampa e la garanzia per i giornalisti di poter operare e compiere liberamente e senza condizionamenti esterni la loro opera di informazione costituiscono una pietra angolare nell'ambito del diritto e dell'ordinamento di uno Stato compiutamente democratico come l'Italia;

    nel rispetto della doverosa indipendenza dell'attività giornalistica e del diritto di informare, occorre tenere conto del bilanciamento con i valori costituzionali del rispetto della dignità umana, del diritto alla riservatezza, alla presunzione di non colpevolezza, alla tutela della reputazione e della garanzia alla non divulgazione di notizie che possano ledere l'onore, ma anche del diritto all'oblio e alla riabilitazione, che fanno parte del nostro Stato di diritto;

    pertanto, in uno Stato di diritto deve essere tutelata tanto la dignità della persona – compresa la non divulgabilità di informazioni di natura privata o sensibile – e la presunzione di innocenza, quanto il diritto ai giornalisti alla loro libertà di espressione, privi di minacce e intimidazioni;

    in tutta Europa, l'Italia ha il triste primato dell'unico giornalista, Paolo Berizzi, messo sotto scorta dal Ministero dell'interno, per le gravi minacce ricevute dalle organizzazioni di estrema destra per il suo lavoro di inchiesta sulle organizzazioni medesime;

    con particolare riferimento alla Rai e al sistema del servizio pubblico in Italia, la garanzia di un'azienda di informazione pubblica che sia libera dai condizionamenti politici, con riferimento, in particolare all'Esecutivo e alla maggioranza che lo sostiene, e che garantisca la divulgazione di una pluralità di opinioni, con la dovuta attenzione a quelle delle minoranze, è presupposto fondamentale per il realizzarsi del servizio pubblico e, al proprio interno, per la valorizzazione delle professionalità che esso esprime;

    l'ingerenza del Governo in questa materia costituirebbe una violazione della libera informazione e, al contempo, del diritto dei cittadini a fruire di un servizio pubblico indipendente e di informazioni obiettive e scevre da condizionamenti politici;

    la libertà di stampa, ma anche la tutela della professione giornalistica e la tutela delle proprietà intellettuali e del diritto d'autore, nel tempo delle deep fake e dell'intelligenza artificiale, con particolare riferimento alla «Ia generativa», sono esposte a gravi rischi e richiedono nuovi strumenti di tutela;

    la qualità dell'informazione, l'affidabilità delle fonti, la veridicità dei fatti riportati, la possibilità di attribuire correttamente le opinioni ai loro autori impongono nuove sfide ed esigono nuove soluzioni compiute alla luce delle implicazioni delle attuali tecnologie, anche per l'importanza degli effetti in ambito democratico,

impegna il Governo:

1) a porre in atto tutte le necessarie misure di competenza per tutelare la libertà dell'attività di giornalista, la sicurezza dei professionisti e la loro espressione libera da condizionamenti, censure o minacce da ogni parte esse provengano, anche adottando iniziative normative volte ad escludere pene detentive per i giornalisti;

2) a garantire la piena indipendenza del servizio pubblico di informazione da ogni ingerenza, anche da parte dello stesso Esecutivo, favorendo altresì, per quanto di competenza, l'iter delle proposte di iniziativa parlamentare di riforma della gestione della Rai, al fine di garantirne l'indipendenza, valutando l'ipotesi della costituzione di una fondazione;

3) a garantire, attraverso iniziative normative di rango primario, la modifica dell'articolo 114 del codice di procedura penale, prevedendo, nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione, integrale o per estratto, del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva (UE) 2016/343, come già previsto nella delega di cui all'articolo 4, comma 3, della legge di delegazione europea 2022/2023;

4) a garantire, anche attraverso iniziative normative, la tutela della libertà di stampa, ma anche della professione giornalistica connessa alle proprietà intellettuali e al diritto d'autore, nell'ambito delle possibili applicazioni dell'intelligenza artificiale, con particolare riferimento alla «Ia generativa».
(1-00246) «Faraone, Gadda, De Monte, Del Barba, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    il giornalismo e la libertà di stampa rappresentano temi fondamentali per l'operato del Governo, impegnato ad assicurare tutela e garanzia ai professionisti, e certamente non passano inosservati i troppi giornalisti uccisi e le centinaia feriti in tutto il mondo, nell'anno 2023 appena trascorso;

    il diritto all'informazione è un tema centrale e sempre più attuale e costituisce un pilastro per le democrazie di tutto il mondo e nello specifico per quelle europee che, soprattutto nel corso degli ultimi anni, si sono impegnate attivamente per bilanciare i contrapposti interessi in essa rappresentati;

    in Italia, secondo le ultime rilevazioni del 2022 del «Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti» del Ministero dell'interno, sono stati 111 gli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti rispetto ai 232 del 2021, con una diminuzione pari al 52 per cento;

    nella classifica mondiale della libertà di stampa pubblicata da «Reporter sans frontieres» l'Italia è in netta risalita e si attesta al 41° posto; inoltre, si evidenzia che l'attività dei giornalisti è soprattutto minacciata da gruppi di criminalità organizzata che perseguono l'obiettivo di limitare il giornalismo di inchiesta;

    è evidente come la crescita della cosiddetta disintermediazione possa portare a fenomeni di larga disinformazione, uniti anche ad un sempre più frequente utilizzo di algoritmi che provocano una marcata polarizzazione e radicalizzazione dell'informazione. In questo panorama è sempre più fondamentale il ruolo di un giornalismo serio, affidabile e di approfondimento e analisi;

    a ciò si aggiunge la diffusione dell'intelligenza artificiale ed in particolar modo della «Ia generativa», che pone riflessioni epocali nell'applicazione al campo dell'informazione, manifestando luci ed ombre, opportunità (soprattutto organizzative nelle redazioni), responsabilità (etiche e deontologiche) e rischi (di sostituzione di redattori, di qualità dell'informazione, di manipolazione di contenuti, di tutela di diritti d'autore e dei dati personali);

    proprio in materia di intelligenza artificiale, con decreto di iniziative del Sottosegretario di Stato con delega all'informazione e all'editoria del 23 ottobre 2023, è stato istituito un comitato tecnico al fine di studiare l'impatto di tale nuova forma di tecnologia sul sistema dell'editoria e della formazione. Il comitato ha approfondito l'incidenza dell'intelligenza artificiale sull'occupazione, sulla vulnerabilità e sull'evoluzione della professione giornalistica, ponendosi in ascolto delle istanze provenienti dalle associazioni della categoria;

    è necessario considerare che il diritto all'informazione deve sempre essere bilanciato con il diritto all'onore di coloro che possono essere potenzialmente lesi dalle notizie che circolano sulla stampa; a tal proposito, si deve richiamare la proposta di direttiva europea «Slapp», che mira a rafforzare la tutela degli operatori dell'informazione dalle denunce temerarie, ossia quelle presentate al solo fine di intimidire e ostacolare la diffusione delle notizie e il dibattito pubblico;

    nell'ordinamento italiano, la libertà di manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione, dalla quale discende il diritto di cronaca, è diritto inviolabile, ma hanno fondamento costituzionale anche i suoi limiti, individuati nei diritti della personalità e, in particolare, nel diritto all'onore e alla reputazione;

    la libertà di espressione è, dunque, un diritto fondamentale che deve essere esercitato con senso del dovere e responsabilità, tenendo conto del diritto fondamentale delle persone di ottenere informazioni imparziali, come anche del rispetto del diritto fondamentale della persona alla tutela della propria reputazione, dei propri dati personali e della propria vita privata; in caso di conflitto tra tali diritti, tutte le parti devono avere accesso alla giustizia, nel pieno rispetto del diritto al processo equo;

    l'ordinamento italiano garantisce sia la tutela del diritto all'informazione, sia la tutela del diritto all'onore e alla reputazione, tanto in sede penale quanto in sede civile; tuttavia, appare opportuna una riflessione sulla necessità di individuare indici di temerarietà delle querele, al fine di consentire al giudice di irrogare la sanzione adeguata;

    d'altro lato, è opportuno valorizzare la professionalità e la serietà nell'esercizio del diritto di cronaca, garantendo a chi sia leso da condotte connotate da intenti diffamatori un pieno ristoro; inoltre, appare opportuno anche riflettere sulla necessità di incrementare la tutela in caso venga accertato il carattere diffamatorio delle condotte;

    per questo motivo al Senato della Repubblica è in corso d'esame in Commissione giustizia il disegno di legge recante «Disposizioni in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione»;

    nell'ordinamento processuale, i limiti legali che devono preservare la legittimità degli atti di «interferenza» che l'autorità giudiziaria è abilitata ad esercitare sono fissati nell'articolo 200, terzo comma, del codice di procedura penale, in base al quale il giudice può ordinare al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni solo in presenza delle due condizioni ivi tassativamente previste: a) che la rivelazione della fonte sia indispensabile per la prova del reato per il quale si procede, prendendo a riferimento fatti specifici in ordine ai quali si sviluppa l'attività di indagine, e non semplicemente riconducibili all'astratto nomen iuris; b) che le notizie non possano essere altrimenti accertate;

    non basta, dunque, un semplice nesso di «pertinenzialità» tra le notizie e il generico tema dell'indagine per chiedere la rivelazione della fonte, ma occorre che la necessità di conoscere la fonte rappresenti la extrema ratio cui ricorrere per poter conseguire la prova necessaria per perseguire il reato;

    pertanto, i disegni di legge presentati al Senato della Repubblica, nella parte che la maggioranza condivide, sono finalizzati a modificare la disciplina vigente, in materia di diffamazione, con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di condanna del querelante nonché di segreto professionale, assicurando una celere tutela del soggetto offeso dalla pubblicazione diffamatoria, avendo cura di evitare un rischioso sconfinamento nell'esercizio del diritto di cronaca spettante al giornalista;

    è opportuno ricordare che la tutela penale dell'onore rappresenta uno degli aspetti più controversi del codice penale, dovuto all'inafferrabilità del bene giuridico oggetto di tutela e le progressive rivendicazioni della libertà di manifestazione del pensiero;

    in tale contesto si rileva le necessità di favorire l'immediata riparazione dell'offesa subita, consentendo alla persona offesa un'effettiva tutela del proprio onore e della propria dignità, senza le lungaggini processuali. Siffatta tutela consiste nella pubblicazione gratuita e senza commento, senza risposta e senza titolo, con l'indicazione «rettifica dell'interessato», sia su iniziativa del direttore sia su iniziativa del responsabile dell'offesa, delle rettifiche e delle smentite dei soggetti di cui sono state pubblicate immagini o a cui sono stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro dignità, del loro onore e della loro reputazione o contrari a verità;

    è di tutta evidenza che le rettifiche e le smentite, oltre a non dover essere documentalmente false, non dovranno contenere elementi in grado di dar luogo ad ipotesi di responsabilità penale. Il direttore o, comunque, il responsabile è tenuto a informare l'autore dell'articolo o del servizio della richiesta di rettifica o smentita, nonché l'autore di esse nel caso in cui ritenga di non pubblicarle, con specifica indicazione delle ragioni per cui la pubblicazione è stata esclusa. Sono, altresì, previste le modalità per effettuare la rettifica per i quotidiani, per i periodici, per i quotidiani on line, per la stampa non periodica, per i telegiornali e i giornali radio;

    la permanenza di notizie lesive, sul web in particolare, è paragonabile ad un vero e proprio virus che reitera la sua tossicità, per questi motivi occorrono provvedimenti adeguati e puntuali in merito;

    in materia di tutela della professionalità, delle condizioni di lavoro e dell'occupazione dei giornalisti, il Governo, tramite il Dipartimento per l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, si è fatto promotore di una serie di misure, tra le quali la riforma della disciplina del sostegno pubblico alle agenzie di stampa che offrono i propri servizi alla pubblica amministrazione, con la quale è stato introdotto l'elenco delle agenzie di rilevanza nazionale, che vede quale principale requisito per l'iscrizione la disponibilità di un numero di giornalisti, assunti a tempo pieno e indeterminato, pari a non meno di cinquanta, con retribuzione non inferiore alla soglia minima stabilita dal contratto collettivo nazionale del comparto giornalistico. L'accesso all'elenco delle agenzie di stampa di rilevanza nazionale consente la sottoscrizione, a seguito di procedura negoziata, di contratti con i quali il Dipartimento per l'informazione e l'editoria riconosce un contributo minimo per l'acquisizione dei notiziari da parte delle amministrazioni dello Stato. La misura del contributo è parametrata anch'essa sul numero dei giornalisti con contratto a tempo pieno e indeterminato. Inoltre, con la legge di bilancio per l'anno 2024, sono stati enunciati i principi in conformità ai quali devono essere ridefiniti i criteri per l'erogazione dei contributi a sostegno del settore dell'editoria e dell'informazione. Tra questi, particolare rilevanza acquista il requisito per l'accesso ai contributi da parte delle imprese editrici di quotidiani, anche digitali, della dotazione di una struttura redazionale con almeno quattro giornalisti assunti a tempo indeterminato, con una retribuzione non inferiore alla soglia minima stabilita dal contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto giornalistico,

impegna il Governo:

1) a tutelare il giornalismo e l'informazione reale in tutte le sue forme, nel rispetto della dignità umana e del diritto alla riservatezza di ogni cittadino;

2) a tutelare il diritto d'autore del giornalista e dei contenuti editoriali con riguardo all'intelligenza artificiale generativa, valorizzando l'apporto umano e la sua unicità;

3) a promuovere maggiori iniziative di collegamento tra mondo del giornalismo e scuole, per riavvicinare i giovani alla professione del giornalista e all'informazione di approfondimento, nonché favorire la lettura dei giornali in classe e sviluppare la capacità critica, al fine di riconoscere le fonti di informazione autentiche e difendersi da false informazioni;

4) a favorire il mantenimento e la crescita qualitativa delle scuole di formazione giornalistica, assicurando che il percorso all'interno di esse, così come dei corsi di formazione universitari in cui si insegna giornalismo, garantiscano un maggior numero di contatti con il mondo del lavoro e sviluppino percorsi di formazione più orientati alla pratica e alla conoscenza delle reali dinamiche delle redazioni;

5) a promuovere ogni iniziativa volta a garantire la tempestiva tutela del soggetto offeso dalla pubblicazione diffamatoria, specificatamente quando si parla di risposte e rettifiche a mezzo stampa;

6) a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative che rafforzino il sistema di tutele già previste a protezione del diritto di cronaca, impedendo lo scorretto esercizio dello stesso e garantendo una maggiore tutela dei soggetti lesi;

7) ad istituire un tavolo interministeriale, con la partecipazione di rappresentanti dell'ordine dei giornalisti, ai fini del monitoraggio della normativa sulle liti temerarie;

8) a promuovere a livello europeo iniziative normative volte ad uniformare, in materia di diffamazione, il valore della piena proporzionalità della pena rispetto alla gravità del fatto;

9) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per la protezione delle fonti giornalistiche, individuando strumenti idonei al rafforzamento del sistema di tutele già strutturato dalla giurisprudenza;

10) ad adottare iniziative normative volte a garantire, anche per il tramite di interventi sanzionatori, la tempestiva pubblicazione della rettifica a favore del soggetto leso nell'onore;

11) ad adottare iniziative volte a prevedere norme risarcitorie più incisive, rafforzando gli interventi a tutela del cosiddetto diritto «all'oblio», nell'ottica di difendere l'onore e la dignità di chiunque sia stato leso dalle notizie circolanti in rete o su altro mezzo di comunicazione, qualsivoglia sia il suo status, anche professionale;

12) a promuovere iniziative normative sulla parità lavorativa e salariale tra uomo e donna, con particolare riferimento alla tutela della maternità e contro ogni forma di discriminazione nel giornalismo;

13) a potenziare, per quanto di competenza, il funzionamento indipendente dei media del servizio pubblico, assicurando la prevedibilità dei flussi economici ai fini della programmazione di maggiori investimenti in nuove tecnologie, salvaguardando la trasparenza e il merito nelle nomine dei vertici delle aziende pubbliche.
(1-00247) «Amorese, Miele, Paolo Emilio Russo, Pisano, Cangiano, Sasso, Dalla Chiesa, Di Maggio, Latini, Mulè, Matteoni, Loizzo, Tassinari, Messina, Mollicone, Perissa, Roscani».


   La Camera,

   premesso che:

    la libertà e il pluralismo dell'informazione rappresentano una componente essenziale della democrazia e dei diritti fondamentali dei cittadini; una vera democrazia non può esistere senza media liberi e indipendenti nei confronti del potere;

    i media sono un pilastro fondamentale del sistema di bilanciamento dei poteri su cui poggiano i Governi democratici, ed è per questo motivo che spesso lo scivolamento verso le autocrazie e gli autoritarismi comincia proprio quando la libertà di informazione e i media indipendenti vengono presi di mira;

    negli ultimi decenni diversi Stati del mondo hanno intrapreso questo cammino, ricorrendo alla coercizione e spesso alla violenza per perseguitare organi di informazione e singoli giornalisti;

    gli operatori dell'informazione continuano a lavorare in condizioni molto difficili: solo per aver svolto il loro lavoro, molti di loro vengono infatti sottoposti a pressioni finanziarie e politiche sempre più forti, sono messi sotto sorveglianza, sono vittime di condanne arbitrarie a pene detentive o di atti di violenza;

    l'articolo 21 della nostra Costituzione sancisce che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e che «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;

    i nostri Costituenti lo hanno previsto consapevoli del valore e della rilevanza che la libera stampa ha a tutela della qualità della democrazia;

    la libertà di informazione è il risultato di un processo iniziato con la diffusione della stampa molto tempo fa, ma si è affermata come principio costituzionale solo nel XVIII secolo, partendo dalla Dichiarazione dei diritti umani del 1789; essa è considerata una sorta di cartina di tornasole della natura democratica di uno Stato e del livello di libertà dei suoi cittadini;

    l'accesso ad un'informazione indipendente, libera e plurale è un requisito fondamentale per il pieno esercizio della cittadinanza, ma purtroppo questo principio risulta essere sempre sotto minaccia;

    nell'ultimo rapporto del World Press Freedom Index 2023, la libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalla criminalità organizzata oltre che da vari gruppi estremisti violenti, attacchi che sono notevolmente aumentati durante la pandemia e continuano a ostacolare il lavoro dei professionisti dell'informazione, soprattutto durante le manifestazioni;

    il rapporto prosegue evidenziando come, pur in un panorama mediatico nazionale, che garantisce il pluralismo, in un quadro normativo che, nel 2022, ancora risente di «una certa paralisi legislativa» su temi come la diffamazione, a condizionare il lavoro dei giornalisti, oltre alle intimidazioni e alle minacce, è soprattutto la «crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia»;

    l'11 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo negoziale sulle nuove norme per tutelare giornalisti, media, e attivisti dalle querele vessatorie, azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica, note con l'acronimo inglese SLAPP, Strategic Lawsuit Against Public Participation, volte a intimidirli o penalizzare la stampa ed il dibattito pubblico; il testo prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa la possibilità di chiedere il rapido respingimento della causa, l'istituzione di sportelli unici in cui le vittime di azioni legali vessatorie possano chiedere informazioni e consulenza alle autorità nazionali e in cui sia possibile fornire assistenza finanziaria, legale e psicologica, e richiede agli Stati membri di non riconoscere le sentenze di azioni SLAPP decise in Paesi non Ue nei confronti di persone fisiche e società residenti nel proprio territorio. Sarà previsto un risarcimento del tribunale nazionale per le parti interessate; gli Stati saranno tenuti inoltre a formare adeguatamente i consulenti legali in materia di azioni legali vessatorie e a garantire che le associazioni di categoria adottino norme per dissuadere i propri membri dall'uso di tale pratica, di raccogliere dati in maniera regolare sulle decisioni giudiziarie di modo che la Commissione Ue possa istituire un registro Ue sulle SLAPP monitorando il fenomeno e i principali utilizzatori;

    per «Slapp», Strategic Litigation Against Public Participation, ci si riferisce dunque a quelle azioni legali strategiche, temerarie, utilizzate di solito per silenziare le voci critiche di giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti ambientali, cause che, per quanto legittime, risultano pretestuose perché finalizzate a creare un danno economico e psicologico, dissuadendo dal proseguire nel lavoro d'inchiesta intrapreso;

    l'European Media Freedom Act (EMFA) rappresenta dunque il nuovo corpo di regole dirette a proteggere il pluralismo e l'indipendenza dei media nell'Unione europea, strumento, per i Paesi Ue necessario a garantire la pluralità dei media e proteggerne l'indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private, un sistema rapido e coordinato di risposte per far fronte al recente deterioramento della libertà di stampa;

    nel corso della XVII legislatura è stata approvata dalla Camera dei deputati, modificata dal Senato della Repubblica e nuovamente modificata dalla Camera dei deputati in terza lettura e che poi non ha visto la luce, una proposta di legge che riformava la disciplina della diffamazione a mezzo stampa, intervenendo sulla legge sulla stampa, sui codici penale e di procedura penale, sui codici civile e di procedura civile; l'articolo 1 del provvedimento modificava la legge sulla stampa (legge n. 47 del 1948) prevedendo: l'estensione dell'applicazione della legge sulla stampa alle testate giornalistiche online registrate presso le cancellerie dei tribunali; la riforma della disciplina del diritto di rettifica; la riforma delle pene previste per la diffamazione a mezzo stampa, con l'eliminazione della pena della reclusione;

    nel corso della presente legislatura, invece, alcune iniziative parlamentari con parere favorevole del Governo, rischiano di incidere, ad avviso dei firmatari, in maniera molto rilevante sulla effettività di questo principio costituzionale, come denunciato da operatori dell'informazione, sindacati, magistrati;

    purtroppo questi principi in questo inizio di legislatura, sembrano essere ampiamente derubricati e palesemente aggrediti. Basti pensare al proliferare di denunce nei confronti del giornalismo di inchiesta, alla occupazione del servizio pubblico radiotelevisivo, all'attacco politico, senza precedenti, di una parte della maggioranza contro testate e gruppi editoriali; ad aggravare il contesto vi sono altri elementi come il proliferare del precariato all'interno delle redazioni, il condizionamento delle querele sul lavoro dei giornalisti, oltre alle intimidazioni e alle minacce, con una ventina di professionisti dell'informazione costretti alla tutela proprio per l'esercizio del proprio lavoro;

    è necessario, inoltre, contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l'informazione, con particolare riferimento alle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l'intimidazione nei confronti dei giornalisti, alla molteplicità delle loro cause, riferibili immediatamente alle organizzazioni criminali o ispirate da altri soggetti, quali esponenti di organizzazioni politiche o di gruppi di potere economico o finanziario, che pretendono il silenzio sui loro legami collusivi, nonché alle conseguenze degli atti di violenza o di intimidazione sulla qualità complessiva dell'informazione, esaminando la diffusione geografica del fenomeno, con attenzione particolare ai territori in cui queste conseguenze si manifestano in modo più evidente, e indicare eventuali iniziative ritenute opportune per adeguare la normativa in materia, conformandola ai livelli europei, con particolare riferimento alla tutela dovuta ai giornalisti e al loro diritto-dovere di informare, anche al fine di favorire l'emersione del lavoro non contrattualizzato e di contrastare normativamente le querele temerarie;

    esiste, inoltre, come denunciato, una grave questione di genere in quanto ad un crescente incremento di professioniste donne all'interno del mondo dell'informazione non corrisponde un incremento delle figure femminili nell'ambito degli incarichi di responsabilità nelle testate giornalistiche e si conferma una disparità salariale molto evidente a tutti i livelli rispetto ai colleghi maschi;

    organizzazioni di rappresentanza professionale come GiULiA giornaliste – ETS (Giornaliste unite libere e autonome) sottolineano la difficoltà presente oggi da parte delle operatrici di informazione che sono le prime e principali vittime di intimidazioni e aggressioni;

    allargando lo sguardo alle ulteriori minacce che si addensano all'orizzonte del settore dell'informazione vi sono sicuramente la governance di innovazioni come l'Intelligenza Artificiale e il rapporto con i grandi player del web che nonostante l'introduzione di una severa normativa come da direttiva europea continuano a speculare sui contenuti editoriali a danno della libera informazione;

    il contenzioso giudiziario che coinvolge Agcom sottolinea l'importanza di avere una legislazione ancora più attenta alla tutela del principio della libertà di stampa;

    la filiera editoriale nazionale sconta una serie di ritardi e di mancato processo di modernizzazione;

    l'incertezza che complessivamente riguarda il PNRR interessa anche i progetti e le risorse destinate al settore che avrebbero dovuto supportare il processo di transizione in atto;

    continua il processo di ridimensionamento delle edicole. In base ad un recente rapporto di Unioncamere rimangono attive poco meno di 14 mila edicole 3.733 in meno rispetto a 10 anni fa. Dal 2019 al 2023 hanno abbassato definitivamente le saracinesche circa 2.700 chioschi;

    dall'analisi dei dati Ads, la società che certifica la diffusione e la vendita delle copie dei giornali, risulta che nel 2023 le copie vendute, nel giorno medio, erano circa un milione e mezzo con la perdita di oltre 200 mila copie di media rispetto al 2021;

    oltre al cambio di costume e all'incremento della quota digitale molto incide anche la rarefazione delle edicole;

    numerose sono inoltre le crisi e le vertenze che riguardano testate storiche che vedono forti ridimensionamenti in termini di redazioni e personale;

    il servizio pubblico radiotelevisivo, come testimoniano anche le recenti vicende, è sempre più bersaglio di mire egemoniche da parte della maggioranza di Governo che rischia di pregiudicare pluralismo e libertà di informazione; a tal proposito si rende sempre più urgente una riforma che ne salvaguardi il carattere pubblico, l'autonomia e valorizzi le professionalità che vi operano all'interno; strumento centrale per la promozione culturale e sociale del Paese, nell'interesse generale di ciascun cittadino a poter usufruire di informazioni libere e accessibili,

impegna il Governo:

1) ad adottare finalmente, per quanto di competenza, iniziative anche normative, adeguandosi alle indicazioni provenienti dall'Europa, atte a contrastare il fenomeno delle querele temerarie, che possono diventare strumenti intimidatori in grado di condizionare le inchieste e la libera circolazione delle informazioni, impedendo di portare alla luce situazioni di grave illegalità, nonché a predisporre misure che regolino l'istituto della diffamazione, trovando un punto di equilibrio tra la tutela della dignità delle persone e il diritto di cronaca, che prevedano, però, oltre al diritto del cittadino di non essere ingiustamente diffamato, anche tutele inattaccabili che mettano al riparo la libertà dell'informazione e il diritto dei cittadini di essere informati, che passi anche, ad esempio, per una efficace protezione delle fonti, in modo da garantirne la segretezza e la sicurezza;

2) a programmare un'attività volta a contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l'informazione, con particolare riferimento alle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l'intimidazione nei confronti dei giornalisti, alla molteplicità delle loro cause, riferibili immediatamente alle organizzazioni criminali o ispirate da altri soggetti, quali esponenti di organizzazioni politiche o di gruppi di potere economico o finanziario, che pretendono il silenzio sui loro legami collusivi, nonché alle conseguenze degli atti di violenza o di intimidazione sulla qualità complessiva dell'informazione, esaminando la diffusione geografica del fenomeno, con attenzione particolare ai territori in cui queste conseguenze si manifestano in modo più evidente, e indicare eventuali iniziative ritenute opportune per adeguare la normativa in materia, conformandola ai livelli europei, con particolare riferimento alla tutela dovuta ai giornalisti e al loro diritto-dovere di informare, anche al fine di favorire l'emersione del lavoro non contrattualizzato e di contrasto delle querele temerarie;

3) ad affrontare, con il pieno coinvolgimento del Parlamento, le conseguenze e le prospettive per il settore dell'informazione in relazione all'uso della intelligenza artificiale, coinvolgendo editori, giornalisti, operatori dell'informazione, esperti, anche al fine di garantire contenuti multimediali diversificati e inclusivi, rispetto ai quali appare fondamentale contrastare i rischi derivanti dalla formazione con dati non equilibrati, anche dal punto di vista di una corretta informazione di genere;

4) a promuovere politiche di genere, nel settore dell'informazione che riducano in tempi rapidi il gender gap nelle retribuzioni e che contrastino ogni forma discriminatoria nella crescita professionale, forme di hate speech e diffusione di odio, violenza e di messaggi discriminatori, anche sul web, che contrastino fenomeni di vittimizzazione, anche secondaria, delle donne, e che affrontino inoltre la grave carenza di rappresentanza e di partecipazione di donne competenti nei media, in qualità di esperte e leader accademiche, esecutive e istituzionali;

5) ad introdurre, misure di incentivazione del settore dell'informazione, rafforzando quelle esistenti, con particolare attenzione per le nuove generazioni, anche per contrastare le forme di precariato dilagante nel settore dell'informazione, l'adeguatezza salariale, e a prevedere adeguati meccanismi di stabilizzazione, nonché strumenti di tutela per tutte le forme contrattuali e per i freelance, garantendo, inoltre, la possibilità di mantenere la segretezza delle fonti;

6) a promuovere una riforma della governance del servizio pubblico radiotelevisivo, salvaguardandone il carattere pubblico e indipendente e sottraendola alle mire egemoniche delle maggioranze politiche di turno nell'interesse generale del Paese, e garantendone l'autonomia e la valorizzazione delle professionalità che vi operano all'interno, e la sua qualità di strumento centrale per la promozione culturale e sociale del Paese, nell'interesse generale di ciascun cittadino a poter usufruire di informazioni libere e accessibili;

7) a tutelare la filiera dell'editoria operante in Italia partendo dalla rete delle edicole, valorizzandone la funzione anche sociale in particolare nelle aree interne, anche individuando nuovi e ulteriori strumenti per la diffusione della stampa.
(1-00248) «Gianassi, Graziano, Bakkali, Di Biase, Lacarra, Peluffo, Serracchiani, Stumpo, Zan».

Risoluzione in Commissione:


   La Commissione VIII,

   premesso che:

    l'articolo 9 della Costituzione costituisce il cardine della tutela paesaggistica laddove afferma che la Repubblica «tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»;

    il Titolo V della Costituzione, invece, specifica la portata delle competenze inerenti alla tutela e alla valorizzazione dei beni paesaggistici e culturali. Sotto tale profilo, l'articolo 117, comma 2, lettera s), dispone che la tutela dell'ambiente, e quindi del paesaggio, costituisce competenza esclusiva dello Stato;

    detto principio è comunque temperato dall'articolo 118, comma 3, che precisa che la legge statale «disciplina inoltre forme di intesa e coordinamento [tra Stato e Regioni] nella materia della tutela dei beni culturali»;

    nel 2004 è entrato in vigore il Codice dei beni culturali e del paesaggio – un corpus di norme cosiddette «interposte» che garantiscono l'attuazione dei princìpi costituzionali – che ha innovato la disciplina statale in materia di pianificazione paesaggistica, introducendo, tra l'altro, il principio della pianificazione congiunta dei beni paesaggistici tra Stato e regione;

    si ricorda che la giurisprudenza della Corte costituzionale, ancora di recente, ha affermato che «la disciplina statale volta a proteggere l'ambiente e il paesaggio viene [...] "a funzionare come un limite alla disciplina che le regioni e le province autonome dettano in altre materie di loro competenza"» (sentenza n. 66 del 2018). Essa «richiede una strategia istituzionale ad ampio raggio, che si esplica in un'attività pianificatoria estesa sull'intero territorio nazionale [...] affidata congiuntamente allo Stato e alle regioni» (sentenza n. 66 del 2018). È in questa prospettiva che il Codice dei beni culturali e del paesaggio pone, all'articolo 135, un obbligo di elaborazione congiunta del piano paesaggistico, con riferimento agli immobili e alle aree dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136 (le cosiddette «bellezze naturali»), alle aree tutelate direttamente dalla legge ai sensi dell'articolo 142 (le cosiddette «zone Galasso», come territori costieri, fiumi, torrenti, parchi) e, infine, agli ulteriori immobili ed aree di notevole interesse pubblico (articolo 143, lettera d)). Tale obbligo costituisce un principio inderogabile della legislazione statale, che è, a sua volta, un riflesso della necessaria «impronta unitaria della pianificazione paesaggistica» (sentenza n. 64 del 2015), e mira a «garantire, attraverso la partecipazione degli organi ministeriali ai procedimenti in materia, l'effettiva ed uniforme tutela dell'ambiente» (sentenza n. 210 del 2016) (sentenza n. 86 del 2019, ma già nello stesso senso, ex plurimis, sentenze n. 178, 68 e n. 66 del 2018, n. 210 del 2016, n. 64 del 2015, n. 197 del 2014, n. 211 del 2013);

    in merito alle competenze delle regioni e degli enti locali, «è l'impronta unitaria della pianificazione paesaggistica che è assunta a valore imprescindibile, non derogabile dal legislatore regionale in quanto espressione di un intervento teso a stabilire una metodologia uniforme nel rispetto della legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici sull'intero territorio nazionale: il paesaggio va, cioè, rispettato come valore primario, attraverso un indirizzo unitario che superi la pluralità degli interventi delle amministrazioni locali» (sentenza n. 182 del 2006; la medesima affermazione e presente anche nelle successive sentenze n. 86 del 2019, n. 68 e n. 66 del 2018, n. 64 del 2015 e n. 197 del 2014);

    pertanto, lo spirito che deve informare il procedimento di adozione e di approvazione dei piani paesaggistici deve essere improntato al principio di leale collaborazione, che, come la Corte costituzionale ha ripetutamente affermato, si caratterizza per «la sua elasticità e la sua adattabilità», che se, da un lato, «lo rendono particolarmente idoneo a regolare in modo dinamico i rapporti in questione, attenuando i dualismi ed evitando eccessivi irrigidimenti», dall'altro lato, richiedono «continue precisazioni e concretizzazioni» (sentenza n. 31 del 2006). In particolare, sussiste «la necessità di un confronto costante, paritario, e leale tra le parti, che deve caratterizzare ogni fase del procedimento e non seguire la sua conclusione» (sentenza n. 240/2020);

    il Piano territoriale paesaggistico regionale (Ptpr) del Lazio, redatto sulla carta tecnica regionale e sulla base della carta dell'uso del suolo risalenti agli anni 2000, è stato approvato, con deliberazione di Consiglio regionale n. 5 del 21 aprile 2021, inserendo la nuova cartografia aggiornata al 2014, al 2016 e per alcuni parti di territorio al 2020. L'iter, molto complesso, ha previsto una prima adozione nel 2007, una lunga fase di osservazioni e controdeduzioni, e quindi l'elaborazione definitiva, congiuntamente agli uffici del Ministero della cultura, in applicazione dei principi di copianificazione obbligatoria e di leale collaborazione sanciti dalla legge regionale sul paesaggio n. 24 del 1998 e dagli articoli 135, 143 e 156 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio);

    il Piano territoriale paesaggistico della regione Lazio, si riferisce a tutto il territorio, con due ricadute fondamentali: laddove insistono i vincoli evidenziati nelle TAV B, i paesaggi e la loro disciplina – evidenziati nelle TAV A – sono cogenti e devono essere rispettati; per il resto del territorio, dove non sono presenti i vincoli, i paesaggi individuati, non sono cogenti, e rappresentano esclusivamente un mero indirizzo per la pianificazione comunale;

    si evidenzia, pertanto, che al momento dell'elaborazione del Piano, ormai effettivo dal 2007, la reale situazione del territorio è stata fotografata correttamente e che le eventuali discrasie sono state evidenziate dalle amministrazioni comunali e dai cittadini per un lungo arco temporale (2007-2021) che ha portato poi all'approvazione del piano definitivo nel 2021;

    ciò non toglie che, come indicato negli elaborati del Ptpr, nelle norme condivise ed approvate con il Mic, e soprattutto nell'Accordo sottoscritto da regione Lazio e lo stesso Ministero, tale strumento di tutela è stato strutturato in maniera tale che venga aggiornato periodicamente, per rispondere sia alle esigenze di tutela dei paesaggi, sia alle necessità espresse dagli enti locali. In fase di approvazione, sono inoltre state inserite delle procedure semplificate (si veda ad esempio l'articolo 65 delle norme tecniche di attuazione del piano), applicabili, in particolare, alle porzioni di territorio ricadenti nei paesaggi degli insediamenti urbani e delle reti di infrastrutture e servizi, alle opere pubbliche e di pubblico interesse (e quindi a tutte quelle finanziate con il PNRR) e più in generale alle varianti proposte dai comuni del territorio;

    non ultimo, ma molto importante è la costituzione del tavolo congiunto, istituito con l'approvazione del Ptpr, e già operativo, che ha la possibilità, sempre congiuntamente con il Ministero della cultura di approvare modifiche immediatamente efficaci proprio alla strumento paesaggistico (Ptpr);

    per quanto riguarda le opere pubbliche o di pubblico interesse, si ribadisce l'introduzione, nella fase approvativa del Ptpr di due articoli, 12 e 14, che prevedono la possibilità di realizzare opere in difformità al Ptpr, previa autorizzazione paesaggistica,

impegna il Governo

nel rispetto della tutela del paesaggio, del suo miglioramento e della sua possibile fruizione e valorizzazione, ad attivarsi affinché si continui con l'azione di semplificazione per l'attuazione dello strumento stesso del Ptpr e, contemporaneamente, venga portata avanti l'opera di aggiornamento condivisa dalla regione Lazio con il Ministero della cultura, assicurando la più ampia trasparenza e pubblicità di tutte le fasi svolte dagli enti coinvolti.
(7-00199) «Simiani, Curti, Ferrari, Scarpa, Zingaretti, Mancini, Madia».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   GADDA, FARAONE, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BOSCHI, BONIFAZI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la situazione di violenza e di guerra nella Repubblica di Haiti ha raggiunto ormai livelli gravissimi;

   Haiti è da anni preda di una crisi economica, politica e di sicurezza senza precedenti e il territorio è oggetto di saccheggi, incendi e violenze continue da parte dei miliziani delle gang locali;

   la chiusura, nel mese di settembre 2023 delle frontiere con la Repubblica dominicana, ha dato nuovo impulso alle bande criminali, tra le quali la cosiddetta «coalizione G9» capeggiata dall'ex agente di polizia Chèrizier;

   a questa gravissima situazione di insicurezza, con le bande armate che controllano quasi due terzi della capitale, si aggiunge un'allarmante crisi alimentare e sanitaria che porta a prefigurare il possibile nascere di gravi epidemie, come accadde con quella di colera subito dopo il grave terremoto del 2021;

   la forza multinazionale decisa dall'Onu nel mese di ottobre 2023, con il compito di sostenere le forze di sicurezza locali, contribuendo a difendere scuole, porti, ospedali e aeroporti e «migliorare le condizioni di sicurezza ad Haiti», forse anche per l'esiguo numero dei suoi componenti, non sembra aver contribuito a migliorare la situazione, mentre la polizia, con pochi effettivi e scarsissimi mezzi, non appare in grado di garantire la sicurezza di un Paese che conta 11 milioni di abitanti, dei quali, quasi 5, secondo le Nazioni Unite, soffrono la fame acuta;

   nell'ambito di questa situazione si trova ad operare la «Fondazione via Lattea», la quale gestisce a Port au Prince la Kay Pè Giuss, una casa con annesso istituto scolastico che accoglie i bambini orfani che lì trovano rifugio, assistenza ed educazione;

   tre giorni fa un rappresentante di uno dei gruppi armati, appartenenti alla «coalizione G9», ha ordinato l'evacuazione dei 134 bambini dalle strutture, in quanto le loro milizie avrebbero a breve occupato gli edifici che ospitano la casa, la scuola e la scuola materna e, da allora, con una serie di comunicati, gli operatori hanno chiesto aiuto al fine di garantire la sicurezza dei bambini –:

   sulla base delle informazioni recenti rispetto all'attuale situazione della struttura e dei suoi ospiti, quali iniziative urgenti il Ministro interrogato abbia assunto per mettere al sicuro i volontari e i bimbi orfani ivi ospitati e, più in generale, quali iniziative di competenza intenda porre in essere, anche nei consessi internazionali, al fine di garantire un compiuto ed efficace intervento che consenta di porre fine alla violenza e di assistere la popolazione civile, attraverso un graduale ritorno alla normalità.
(3-01012)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   DELLA VEDOVA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2024, nella seduta n. 223, la Camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza, a seguito del parere favorevole del Governo, la risoluzione 6-00082;

   tale risoluzione impegna il Governo «ad assumere tutte le iniziative necessarie nell'ambito dell'Unione europea e della presidenza pro-tempore del G7, affinché – nel rispetto del diritto internazionale – gli asset bancari dello Stato russo, congelati nell'ambito dei diversi meccanismi sanzionatori a seguito dell'aggressione russa all'Ucraina, possano essere trasferiti allo Stato ucraino»;

   l'Unione europea ha imposto una serie di misure restrittive anche nei confronti della Bielorussia, in risposta alla repressione in corso da tempo nel Paese e alla luce del suo coinvolgimento nell'aggressione russa all'Ucraina;

   le misure restrittive comprendono il congelamento dei beni compresi in un elenco di 233 persone e 37 entità –:

   se e come il Governo italiano intenda dare seguito all'impegno riguardo alla confisca dei beni russi congelati, estendendo inoltre l'iniziativa ai beni congelati della Bielorussia, per trasferirli all'opposizione democratica bielorussa in esilio.
(5-02020)


   BOLDRINI, AMENDOLA, PROVENZANO, PORTA e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2024 è entrata in vigore la decisione assunta il 30 novembre 2023 dalla Corte suprema russa di vietare le attività del «movimento LGBT internazionale», etichettato come «estremista»;

   non esiste in Russia e nel mondo un'organizzazione che reca questa denominazione, il che lascia intendere che le autorità russe intendano perseguire qualunque persona e qualunque associazione si impegni per i diritti delle persone LGBTQIA+;

   è stato il Governo russo, e precisamente il Ministero della giustizia, il 17 novembre 2023 a chiedere alla Corte suprema di deliberare in questa direzione, proseguendo così nell'intensa attività messa in campo dal partito di Putin contro le minoranze sessuali che minerebbero i presunti «valori tradizionali» della società: corrispondono a questa attività le decisioni politiche già assunte recentemente di divieto della cosiddetta «propaganda gay» e della transizione di genere;

   questi atti discriminatori e illiberali hanno il pieno sostegno della chiesa ortodossa russa, il cui portavoce Vakhtang Kipishidze ha dichiarato che il risultato delle attività del movimento LGBTQIA+ sarebbe «la distruzione dell'idea tradizionale del matrimonio e della famiglia», e il Patriarcato di Mosca ha difeso il bando del «movimento internazionale Lgbt» in Russia, deciso dalla Corte suprema, definendolo «autodifesa morale della società»;

   la sentenza della Corte suprema russa è stata criticata dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, il quale ha affermato che «Nessuno dovrebbe essere incarcerato per aver svolto attività a favore dei diritti umani o vedersi negare tali diritti per il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere»;

   è diffusa la preoccupazione sul fatto che questa decisione della Corte suprema – assunta peraltro a porte chiuse alla sola presenza dei rappresentanti del Ministero della giustizia – possa portare ad un aumento delle manifestazioni di odio contro la comunità LGBTQIA+ e delle azioni di persecuzione nei suoi confronti, oltre a determinare il fatto che chiunque affermi o promuova la parità di diritti per le persone LGBTQIA+ affronterà conseguenze penali;

   con questa decisione la Russia si schiera di fatto con i 70 Paesi che criminalizzano l'omosessualità nel mondo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire sostegno alle persone LGBTQIA+ e a chi difende i diritti umani in Russia.
(5-02021)


   RICCARDO RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di novembre 2023 si assiste ad un'escalation degli attacchi Houthi contro le navi mercantili che transitano nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden, nel Mar Arabico e nel Golfo di Oman, con conseguenze impattanti sull'intero commercio internazionale e, peraltro, mettendo seriamente a repentaglio la sicurezza del personale marittimo imbarcato sulle predette navi. Tali attacchi costituiscono una palese violazione dei principi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), quali la libertà dell'alto mare e del diritto di passaggio in transito negli stretti usati per la navigazione internazionale;

   il 10 gennaio 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2722 (2024) che conferma tale condanna, sottolineando la necessità di difendere la libertà di navigazione nel Mar Rosso a favore del libero flusso commerciale internazionale e della sicurezza regionale, specificando che tale attività di difesa deve essere conforme al diritto internazionale;

   il 19 febbraio 2024 il Consiglio «affari esteri» dell'Unione europea ha approvato la nuova missione militare di sicurezza marittima denominata «Aspides», di cui l'Italia avrà il comando delle forze, volta a salvaguardare la libertà di navigazione;

   la base giuridica della missione è rappresentata dalla decisione (PESC) 2024/583 del Consiglio dell'8 febbraio 2024. All'articolo 6, paragrafo 3, si prevede lo stretto coordinamento con l'operazione militare Eunavfor Atalanta, della quale il nostro Paese ha assunto il comando delle forze l'11 febbraio 2024. Al paragrafo 4, del medesimo articolo, è prevista la collaborazione con l'operazione angloamericana «Prosperity Guardian» –:

   quale sia la tempistica di presentazione alle Camere della deliberazione della nuova missione Aspides, considerato il suo imminente avvio, e della relazione analitica sulle missioni in corso ai fini della loro prosecuzione e della proroga della loro durata per l'anno 2024, considerato il coordinamento stabilito con la missione Eunavfor Atalanta, ormai scaduta il 31 dicembre 2023, al fine di garantire un efficace controllo parlamentare in merito allo svolgimento, in linea con il diritto internazionale, dell'operazione.
(5-02022)


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i corsi di lingua e cultura italiana rappresentano un tassello fondamentale della tutela e della cura dell'identità italiana nel contesto della comunità dei cittadini residenti all'estero così come della promozione del sistema-Paese nel mondo;

   ad aprile 2023, è stata depositata una interrogazione a risposta immediata in commissione (atto 5-00679) a prima firma Onori sul tema dei corsi di lingue e cultura italiana, portando all'attenzione del Governo anche una tendenza di difficoltà di ordine generale incontrate dagli enti gestori in tale ambito;

   al tempo erano state messe in luce anche problematiche di applicazione concernenti la circolare n. 4 del 2022: si sottolineava quanto il farraginoso iter concernente la richiesta di accesso ai contributi statali, così come previsto dalla menzionata circolare, avesse reso la situazione economico-finanziaria di un gran numero di enti gestori situati in diversi Paesi difficilmente sostenibile;

   già all'epoca, molti enti gestori avevano dichiarato la propria impossibilità a proseguire le attività chiudendo definitivamente, mentre altri si erano trovati costretti a fare ricorso allo strumento del credito;

   nella risposta fornita alla citata interrogazione, si afferma che «La promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo è una priorità del Governo e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in particolare». Tuttavia, nell'illustrare la posizione del Dicastero in merito a tale dossier partendo dal caso concreto prospettato, non è stato affrontato, ad avviso dell'interrogante, in maniera chiara e diretta il nodo del possibile aggiornamento e revisione della circolare n. 4 del 2022, oggetto di numerose critiche da parte degli enti gestori –:

   se non si ritenga opportuno avviare un tavola di confronto e lavoro tra i competenti uffici del Maeci e i principali attori interessati, inclusi gli enti gestori e i dirigenti scolastici della pubblica amministrazione italiana inviati dal Ministero per lo svolgimento di tali corsi, al fine di avviare un costruttivo confronto tra le parti e acquisire elementi utili non ultimo per la redazione di future circolari volte a risolvere le attuali criticità.
(5-02023)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSCANI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 ottobre 2022 il signor Morlotti Leone e consorte venivano fermati da persone in borghese, in seguito identificati come carabinieri forestali, all'uscita del casello autostradale di Bergamo, dopo aver trascorso una breve vacanza venatoria in località Manfredonia;

   il signor Morlotti all'inizio del viaggio di rientro dalla vacanza aveva notato un'automobile di tipo pick-up di colore bianco, e senza alcuna scritta identificativa, che sembrava seguirli, preoccupandosi che le persone a bordo fossero malintenzionate e volessero in qualche modo molestarli o derubarli dei fucili, come successo anni prima ad altri cacciatori nella stessa zona;

   durante il viaggio il signor Morlotti, dopo il tramonto, non aveva più visto tale autovettura, sino all'arrivo al casello autostradale di Bergamo, quando dall'abitacolo sono scese in modo minaccioso alcune persone, che gli hanno intimato di fermarsi e di scendere per aprire il bagagliaio;

   la macchina è stata svuotata completamente del proprio contenuto fino ad essere ispezionata perfino nel sotto scocca, mentre le persone chiedevano ripetutamente: «lei è il Signor Morlotti?»;

   dopo circa una decina di minuti, e in seguito alla perquisizione, tali persone si sono identificate come carabinieri;

   successivamente il signor Morlotti è stato fatto spostare in un altro parcheggio, dove gli sono stati controllati tutti i documenti riguardanti l'attività venatoria e la regolarità della detenzione del fucile;

   durante gli accertamenti la consorte ultrasettantenne del signor Morlotti ha accusato un malore;

   il controllo in oggetto, che ha avuto esito completamente negativo e che non ha fatto riscontrare la benché minima infrazione, è durato circa un'ora e mezza, e in esito allo stesso non è stata rilasciata alcuna verbalizzazione dell'accaduto;

   i fatti esposti formano oggetto di un regolare esposto-denuncia, presentato dai coniugi Morlotti in data 9 novembre 2022, in cui chiedono che «l'Autorità giudiziaria svolga le indagini necessarie per l'identificazione dei soggetti sopra indicati e proceda nei loro confronti per i reati di cui agli articoli n. 609 610 del codice penale, nonché per ogni altro reato, anche procedibile a querela, eventualmente ravvisabile nei fatti esposti nel presente atto», successivamente integrato, in data 30 gennaio 2023, da una denuncia querela, a seguito di un incontro, avvenuto casualmente, tra il signor Morlotti e l'agente dei carabinieri che aveva eseguito la perquisizione;

   recentemente l'associazione «Cacciatori lombardi» aveva sottolineato uno specifico accanimento verso la caccia da appostamento alla selvaggina migratoria, con morbosa attenzione ai richiami vivi usati e detenuti dai cacciatori, con cui il reparto speciale dei carabinieri forestali Soarda (Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali), coadiuvati da centinaia di agenti volontari appartenenti al mondo animal-ambientalista (notoriamente anti caccia), conduce le proprie operazioni di vigilanza e controllo, sottolineando che questi controlli sono divenuti nel tempo sempre più pressanti ed invasivi, fino ad arrivare a perquisizioni personali e domiciliari, con mezzi e metodi sproporzionati rispetto al contesto ed ai soggetti a cui si riferiscono;

   l'associazione «Cacciatori lombardi» ha, inoltre, dichiarato come associazioni e cacciatori osteggino da sempre il fenomeno del bracconaggio, ma di opporsi alla trasformazione dei controlli in strumento per dissuadere i cittadini dal continuare ad esercitare l'attività venatoria, provocando particolare disagio e sfiducia nelle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle criticità esposte in premessa con riferimento alle modalità con le quali sono svolti i controlli, e quali iniziative di competenza, se del caso, intendano assumere affinché i controlli eseguiti a contrasto delle attività di bracconaggio si svolgano con modalità trasparenti e nel pieno rispetto dei diritti di ciascun individuo;

   quali siano i costi relativi all'attività del nucleo speciale Soarda, con particolare riferimento all'«operazione Pettirosso».
(4-02357)


   ORRICO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio per l'anno 2023, la n. 197 del 2022, veniva disposto l'incremento di 120 unità del contingente di personale dell'Arma dei carabinieri per la tutela agroalimentare, le cosiddette «sentinelle della qualità»;

   nel medesimo provvedimento normativo era previsto l'inizio della operatività del nuovo contingente di personale di cui sopra a decorrere dal 1° settembre 2023;

   il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, fra il marzo e l'aprile 2023, predisponeva il corso di formazione per consentire ai militari prescelti di conseguire la specializzazione necessaria a ricoprire l'incarico in questione;

   sempre nel corso del 2023 sono state predisposte le sedi dei futuri nuclei agroalimentari, mediante la realizzazione di lavori edili di ristrutturazione degli immobili e l'acquisto dell'arredamento d'ufficio;

   solo una parte dei militari nel frattempo specializzati è stata destinata alle sedi prescelte, dove già erano attivi i reparti agroalimentari, ovvero Torino, Parma, Roma, Salerno e Messina;

   ad oggi rimangono 72 specializzati in materia agroalimentare che non hanno ricevuto comunicazioni circa le tempistiche e le motivazioni dei ritardi per la piena operatività delle nuove sedi di Bergamo, Bari, Verona, Oristano, Firenze, Avezzano e Reggio Calabria;

   sono state stanziate risorse pubbliche sia per la formazione dei militari che per l'adeguamento della logistica;

   il contrasto alle frodi nel settore agroalimentare è un'attività impegnativa e gli unici reparti oggi attivi devono coprire zone estese, con inevitabile aggravio in termini di tempo e costi e con una conseguente minore efficacia dell'azione di tutela dei cittadini –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per verificare le reali tempistiche entro le quali i 72 militari specializzatisi in materia agroalimentare potranno prendere servizio presso le nuove sedi di Bergamo, Bari, Verona, Oristano, Firenze, Avezzano e Reggio Calabria.
(4-02362)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta immediata:


   MAZZETTI, CASASCO e SQUERI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il settore tessile italiano è una realtà costituita da 13.500 imprese e 110.000 occupati diretti, cui si somma il comparto moda con 33.000 imprese e 200.000 addetti. Per tali realtà l'introduzione della responsabilità estesa del produttore («Epr tessile») e del regolamento recante la disciplina per la cessazione della qualifica di rifiuti (cosiddetta «EoW tessile») rappresenta una tappa decisiva nel processo di evoluzione verso una maggiore circolarità;

   la responsabilità estesa del produttore è un regime che impone alle aziende di farsi carico dell'intero ciclo di vita dei prodotti immessi sul mercato, anche mediante creazione di specifici consorzi di gestione collettiva. La preoccupazione espressa dal settore tessile, a fronte delle proposte in corso di esame, consiste nel rischio che sia sottovalutato il ruolo delle imprese manifatturiere a monte della filiera nei sistemi di gestione collettiva, a vantaggio di soggetti a valle, spesso puramente commerciali e a controllo estero, che potrebbero condizionare l'operato dei consorzi Epr, in contrasto con le esigenze della filiera tessile nazionale;

   in sostanza la parte finale della filiera non dovrebbe essere l'unico gestore delle risorse rappresentate dal contributo ambientale, oltre che il decisore di strategie e operazioni specialistiche e complesse che non gli appartengono;

   quanto all'end of waste (EoW), rispetto al testo in consultazione, il settore tessile chiede che l'elenco delle materie prime secondarie (mps) sia il più ampio e dinamico possibile e rileva che sarebbe opportuno un confronto per definire le priorità per il sistema produttivo nazionale, valorizzando quei processi produttivi che già impiegano i materiali tessili riciclati;

   le ipotesi attualmente in discussione parrebbero penalizzare le filiere produttive europee specializzate nel lavorare materiali tessili riciclati, estendendo oltre misura le operazioni di recupero rifiuti, aumentando costi e adempimenti burocratici e di fatto favorendo i processi di delocalizzazione. Peraltro, è in corso la definizione di un regolamento europeo sull'EoW tessile, che occorre monitorare attentamente;

   il sistema di responsabilità estesa del produttore (Epr) e il regolamento EoW dovrebbero tenere conto delle esperienze e delle esigenze di filiera, sviluppandole e superando i limiti che oggi non favoriscono il riutilizzo e il riciclo di maggiori quantità di prodotti tessili –:

   se non ritenga opportuno, nel quadro dei comuni obiettivi di economia circolare, istituire un tavolo di confronto con il settore tessile manifatturiero nazionale al fine di approfondire le tematiche esposte in premessa, individuando un percorso condiviso che valorizzi le esperienze in corso e favorisca la competitività di questo rilevante comparto dell'economia nazionale.
(3-01011)

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 la provincia di Padova decideva di ampliare l'istituto I di istruzione superiore «Rolando da Piazzola» nel comune di Piazzola sul Brenta (PD);

   dallo studio geognostico preliminare tenuto per la realizzazione dell'opera, pubblicato nel gennaio 2020, emerse la presenza di un pesante inquinamento del suolo e sottosuolo, sia dell'area dove sorge la Scuola sia dell'area a parcheggio sede dell'ampliamento, con elevati superamenti delle Csc (concentrazione soglia di contaminazione) per metalli tossici, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), ed Idrocarburi pesanti C>12;

   l'analisi di rischio specifica (Adr) pubblicata nel dicembre 2020 evidenzia il superamento delle Csr (concentrazione soglia di rischio) e conclude che vi è un rischio non accettabile per i metalli antimonio, arsenico, piombo, tallio e Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) nel suolo e sottosuolo, già rispetto a questa prima Adr avrebbe dovuto essere presentato un progetto di messa in sicurezza e bonifica del sito, previa approvazione dell'Adr in una conferenza di servizi indetta dal comune. Diversamente, nella conferenza dei servizi convocata in merito dal comune il giorno 24 marzo 2021 non viene messo all'ordine del giorno l'approvazione dell'Adr, ma si approva un nuovo piano di caratterizzazione più ampio rispetto al piano precedente di indagine preliminare;

   le numerose indagini ambientali effettuate fino a fine 2023, condotte dalla ditta SGI Ingegneria srl di Ferrara e commissionate dalla provincia di Padova, proprietaria della scuola e dell'area, hanno confermato i dati preliminari senza mai indicare la necessità della messa in sicurezza e la bonifica del sito;

   secondo quanto costa all'interrogante, a gennaio 2023 viene pubblicata una sintesi del piano di caratterizzazione, contenente anche una seconda Adr nella quale si conferma nuovamente il rischio non accettabile per i metalli antimonio, arsenico, piombo, tallio e Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) per l'intera area che riguarda il sito scolastico (sia per la sub area 1 e sia per la sub, area 2);

   la stessa relazione tenuta dalla ditta incaricata dalla provincia conclude con la necessità di presentare un progetto operativo di bonifica e la messa in sicurezza, ai sensi dell'articolo 242 del decreto legislativo n. 152 del 2006, per la bonifica dei terreni, della falda e dei materiali di riporto;

   il 15 marzo 2023, il sindaco indice la conferenza dei servizi nella quale vengono richieste le integrazioni all'Adr, approvata in seguito con determina dirigenziale n. 230 del 5 maggio 2023, con la quale viene richiesta la presentazione del progetto di bonifica (Pob) entro il 5 novembre 2023. Detto termine, su richiesta della provincia, secondo quanto consta all'interrogante, viene prorogato dal comune di 90 giorni;

   il pesante inquinamento della falda, con valori dei metalli tossici riscontrati in concentrazioni molto superiori alle Csc, non ha portato ad alcuna caratterizzazione del piume che va verso il centro del paese di Piazzola dove esistono ancora approvvigionamenti da pozzo;

   a parere dell'interrogante tale situazione avrebbe dovuto comportare subito le attività per la messa in sicurezza di emergenza (Mise), prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006;

   attualmente non sono ancora stati previsti gli interventi di messa in sicurezza e la conseguente presentazione del piano di bonifica dell'area –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative, per quanto di competenza, affinché si pervenga con urgenza alla messa in sicurezza e bonifica dell'area.
(3-01002)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO, SIMIANI, MADIA e DE MICHELI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'obiettivo principale del raggiungimento dell'autonomia energetica nazionale, il 10 dicembre 2023 è entrato in vigore il decreto-legge n. 181 del 2023, che all'articolo 8 prevede la creazione di un polo strategico nazionale nel settore della progettazione, della produzione e dell'assemblaggio di piattaforme galleggianti e delle infrastrutture e l'acquisizione di manifestazioni di interesse per la individuazione, in due porti del Mezzogiorno rientranti nelle Autorità di sistema portuale (Adsp), di due siti destinati a realizzare piattaforme galleggianti e relative infrastrutture, funzionali allo sviluppo della cantieristica navale per la produzione di energia eolica in mare;

   al fine di estendere la misura all'intero territorio nazionale sono stati successivamente approvati, fra gli altri, due emendamenti, il primo volto ad individuare altri porti sedi di Adsp in cui poter realizzare le piattaforme galleggianti e le relative infrastrutture, il secondo rivolto ai porti sedi di Adsp ricadenti in specifiche aree interessate dalla dismissione di centrali alimentate a carbone, fra cui il porto di Civitavecchia, ove è in dismissione entro il 2025 la centrale Enel di Torrevaldaliga nord;

   l'approvazione di questi due emendamenti, ad avviso dell'interrogante, consente al territorio di Civitavecchia di proseguire nel percorso di creazione di una valida alternativa industriale alla centrale Enel in dismissione dal carbone: essendo il territorio sede di servitù energetiche da oltre 70 anni, si è attivato da tempo, un percorso con il coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali e imprenditoriali, per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, fra cui la realizzazione di un impianto eolico off-shore galleggiante. Il progetto è attualmente in fase di valutazione VIA-VAS presso il Mase; sono, inoltre, concrete le possibilità di realizzare, nei siti dell'Adsp, oltre alle cosiddette opere a terra necessarie per rimpianto a mare, anche un hub per una filiera produttiva riguardante le infrastrutture necessarie, la costruzione delle pale eoliche, nonché quanto necessario per la loro posa in opera e le opere funzionali alle successive operazioni di manutenzione;

   il progetto di eolico off-shore galleggiante e più in generale la transizione verso impianti da fonti rinnovabili, per il momento e in assenza di indirizzi definiti da parte dell'Enel, ad avviso dell'interrogante, rappresenta la sola alternativa valida alla centrale a carbone in dismissione: grosse aspettative sono riposte da sindacati, imprese e tessuto sociale, sia per la prospettiva concreta di ricadute occupazionali, sia per la riqualificazione di un intero territorio che molto ha dato in termini di energia al Paese e altrettanto ha pagato in termini di ambiente e salute; è noto come il Governo stia lavorando al cosiddetto decreto «Fer-X» per promuovere ulteriormente lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile in Italia, rappresentando un passaggio importante verso la transizione energetica, in quanto dovrebbe snellire le procedure autorizzative, favorire la ricerca e l'innovazione, stabilire tariffe incentivanti per l'energia prodotta da fonti rinnovabili e normare adeguatamente l'iter di assegnazione degli incentivi per lo sviluppo dei progetti da fonti rinnovabili, attraverso la pubblicazione di bandi e gare ad hoc –:

   quali iniziative di competenza si intenda assumere in previsione della dismissione della centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, di cui, peraltro, non si conoscono ancora né i piani industriali sulle aree ove insiste la centrale a carbone attuale, né le linee strategiche di sviluppo o gli impegni futuri sul territorio;

   quali siano i tempi previsti per l'adozione del cosiddetto decreto «Fer-X» e, considerata la sua importanza, se non ritenga sia necessaria un'accelerazione, che consentirebbe, da un lato, alle imprese che intendono investire nella transizione energetica di poter operare in un quadro di regole certe e, dall'altro, al territorio di Civitavecchia di velocizzare il processo di riconversione energetica ed ecologica.
(5-02034)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso da fonti di stampa, a marzo 2023 la società Edison spa ha inviato alla regione Lombardia un'istanza di concessione per la grande derivazione d'acqua del fiume Adda a uso idroelettrico al fine di realizzare un nuovo impianto nel comune di Castelnuovo Bocca d'Adda, in provincia di Lodi;

   si tratterebbe di un impianto di 5,6 megawatt di potenza con un salto nominale di circa 4 metri che intenderebbe sfruttare il salto naturale del fiume tramite uno sbarramento mobile;

   l'istanza sarebbe attualmente sottoposta alla procedura di valutazione di impatto ambientale in merito alla quale fino al prossimo 24 febbraio 2024 è possibile presentare osservazioni;

   il sindaco di Castelnuovo Bocca d'Adda, Marcello Schiavi, ha già dichiarato apertamente come un'opera di questo tipo modificherebbe la morfologia del fiume e che dunque il parere del comune è negativo rispetto a questo tipo di interventi;

   la realizzazione dell'impianto idroelettrico comporterebbe infatti insanabili effetti ambientali a danno della biodiversità e dell'intero ecosistema come la deturpazione permanente del paesaggio e dell'ambiente fluviale, nonché alterazioni significative dell'habitat e delle specie presenti;

   ulteriori effetti negativi sono riconducibili alla morfologia stessa del fiume. Non è da escludere infatti una significativa riduzione della profondità e della larghezza dell'alveo bagnato e, quindi, dello spazio vitale per le biocenosi, dell'aumento della temperatura del corpo idrico e della riduzione della velocità della corrente, della capacità di diluizione, della sedimentazione di materiale fine, nonché dell'alterazione della composizione del substrato di fondo e della riduzione della concentrazione di ossigeno disciolto dell'acqua con ingenti cambiamenti dell'equilibrio chimico acquatico e conseguente inquinamento idrico;

   non da ultimo è di forte impatto visivo che la costruzione di una nuova centrale idroelettrica potrebbe generare a causa della realizzazione di importanti lavori – bacini d'acqua, canali di derivazione, installazione di grandi turbine e generatori elettrici – a danno del paesaggio naturale;

   nella «Guida alla produzione di energia idroelettrica nel rispetto della normativa UE sulla tutela della natura» la Commissione europea ha rilevato che la maggior parte dei fiumi europei ha già raggiunto un livello di saturazione tale da non consentire nuovi progetti o attività di sviluppo senza aggravare ulteriormente il loro stato e ha rimarcato la necessità di valutare potenziali effetti cumulativi di nuove attività, quali le centrali idroelettriche o altre opere, anche solo approvate ma non ancora attuate;

   nel 2023 sul solo suolo lombardo si contavano ben 80 impianti a grande derivazione, che hanno una potenza nominale di generazione pari a 1.224 megawatt, e 1.000 impianti a piccola derivazione, che hanno una potenza di 3.000 kilowattora;

   queste centraline vengono spesso realizzate con lo scopo di approfittare degli incentivi derivanti dallo sfruttamento di energia rinnovabile a prescindere dall'utilità degli stessi anche in ordine alla quantità di energia prodotta –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di tutelare il fiume Adda, scongiurando la realizzazione di un impianto idroelettrico nel comune di Castelnuovo Bocca d'Adda che modificherebbe irrimediabilmente l'ecosistema interessato.
(4-02358)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 83 del 2014, contenente «Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo», all'articolo 3 contiene misure urgenti per la tutela e la valorizzazione del complesso della Reggia di Caserta, prevedendo la riassegnazione e restituzione degli spazi del complesso della reggia vanvitelliana alla loro esclusiva destinazione culturale educativa e museale;

   in attuazione di tali disposizioni, nel dicembre del 2015 veniva sottoscritto dagli enti interessati un progetto, noto come «Piano Soragni», che prevede la dismissione di tutti gli spazi occupati da enti esterni: aeronautica, Ros, ex Rettorato, Ept ed altri; l'Archivio di Stato di Caserta esercita le proprie competenze sull'Archivio della Real Casa, oggi allocato in alcuni ambienti della soprintendenza; i lavori nell'emiciclo ex Pollio – dal 1995 una delle sedi dell'Archivio di Stato – richiedono una mole di finanziamento e di tempi di esecuzione indeterminabili e in ogni caso non sufficiente ad accogliere i depositi, la biblioteca, spazio espositivo, sala studio e altro; ad oggi sono stati appaltati oltre 30 milioni di euro senza che nulla sia stato portato a conclusione, per tali ragioni dal 2016 sono stati assegnati dal demanio alcuni locali degli spazi ex aeronautica da adibire a depositi e sala studio pari a circa 4000 metri quadrati su tre livelli;

   il «Piano Soragni» assegna all'Archivio di Stato alcuni spazi del cosiddetto piano Reale ove vi è una disponibilità di ulteriori 80.000 metri quadrati liberati dei quali per più della metà va individuata la destinazione ad attività educative e culturali;

   dal 1972 i depositi dell'Archivio di Stato (canone locazione 180.000 euro annui fino al 2018 e 150.000 dal 2018 ad oggi) si trovano in condizioni precarie in una palazzina in Via dei Bersaglieri dal 2014 in extra contrattualità per idoneità dei locali;

   sulla vicenda vi è stata una intensa attività di denuncia dei precedenti direttori dell'Archivio di Stato di Caserta, di associazioni di cittadini e di attività ispettive di diversi parlamentari del tutto disattese dal Ministero della cultura;

   in data 18 ottobre 2018 l'allora Direttore generale Archivi, dopo aver avocato a sé la Direzione dell'Archivio, ad avviso dell'interrogante, lo smembrava irrimediabilmente portando alcuni protocolli notarili presso la sede di Pastorano della società Italarchivi (canone annuo 80.000 Iva inclusa) la biblioteca presso l'Archivio di Stato di Benevento ignorando appelli, delibere di comuni, interrogazioni parlamentari e disattendendo tutte le norme di riferimento;

   da alcuni organi di stampa e da tre missive del nucleo promotore del «Comitato Salviamo l'Archivio di Stato di Caserta», si apprende che è intenzione del Ministero della cultura trasferire in outsourcing i depositi dell'Archivio di Stato di Via Bersaglieri presso la sede di Pastorano della Italarchivi spa a 40 chilometri di distanza da Caserta, decretando di fatto la chiusura dell'Archivio di Stato di Caserta –:

   quali siano i costi di trasferimento dell'Archivio di Stato di Caserta dall'attuale sede ad un capannone nella località di Pastorano, in provincia di Caserta;

   quali siano le ragioni per le quali di fronte alla disponibilità di 80.000 metri quadrati di spazi demaniali e delle evidenti ricadute in termini di offerta culturale e scientifica si intenda decretare la chiusura di un archivio prestigioso che vanta un patrimonio che va dal 1400 all'età contemporanea;

   quali siano i motivi della mancata informazione su appalti contratti, incarichi, locazioni passive affidamenti sul sito dell'ente;

   quali siano le ragioni per le quali dal gennaio 2016 i lavori di adeguamento da adibire a deposito non siano mai partiti nonostante i finanziamenti della DGA;

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire al fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico custodito presso l'Archivio storico di Caserta.
(4-02359)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TASSINARI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi hanno creato grande preoccupazione notizie diffuse da alcuni quotidiani e testate web che hanno paventato presunti tagli alle sedi operative dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con il conseguente depotenziamento del presidio sul territorio;

   su queste informazioni è intervenuto il direttore dell'Agenzia, Roberto Alesse, per chiarire che: «Le suddette notizie di stampa sono fuorvianti, non si fondano su dati oggettivi né sui modelli in fase di studio, non c'è alcun taglio in atto». «Sono destituite di ogni fondamento in quanto il processo di riorganizzazione territoriale posto in essere dall'Agenzia nell'ultimo anno» – attuativo dell'articolo 23-quater, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, che ha disposto l'incorporazione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato nell'Agenzia delle dogane — «non prevede alcun taglio né “scomparsa” di sedi o riallocazione coattiva di personale, se non nell'ambito dello stesso Comune di attuale servizio»;

   Alesse ha altresì spiegato che: «Il modello organizzativo in fase di studio dall'Agenzia, anche grazie all'istituzione di nuove posizioni organizzative ad elevata responsabilità previste dalla legge, che possono assicurare un ulteriore sviluppo di carriera per il personale impiegato, garantisce, a parità di condizioni logistiche, un aumento della qualità dell'attività di controllo dell'Agenzia.»;

   sulla questione è anche intervenuto il sottosegretario di Stato al Ministero dell'economia e delle finanze, Sandra Savino: «La riorganizzazione degli uffici dipendenti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si orienta verso un modello operativo più efficiente, senza prevedere la chiusura di strutture né il trasferimento di personale». «È una riorganizzazione che avviene nel pieno rispetto dell'autonomia dell'Agenzia. Questa iniziativa favorisce, dopo anni, un'integrazione e una maggiore collaborazione tra le diverse competenze. Di fatto, con questo processo, l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli mira a ottimizzare risorse e processi, migliorando la distribuzione delle competenze operative e la qualità dei servizi. Il Ministero è pienamente impegnato a supportare l'Agenzia ed i suoi vertici, con cui abbiamo instaurato da subito un dialogo costruttivo e orientato al miglioramento continuo» –:

   se il Ministro interrogato abbia ulteriori informazioni in merito alla riorganizzazione degli uffici dipendenti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, volte a scongiurare la chiusura di sedi operative, che potrebbero arrecare danni al personale e depotenziare i servizi offerti sul territorio.
(5-02037)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   DORI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, FRATOIANNI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa l'Ansa ha pubblicato un video risalente al 3 aprile 2023, dove si vedono, per 10 minuti, agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Reggio Emilia effettuare un duro pestaggio nei confronti di un cittadino tunisino;

   il detenuto, mentre si trovava a terra, veniva colpito al volto, calpestato con gli scarponi, trattenuto per le gambe, con un braccio torto dietro la schiena, denudato dalla cintola in giù, sollevato di peso, portato in cella e ancora colpito, lasciato lì, per oltre un'ora, mezzo nudo, ferito e sanguinante;

   il Ministro dell'interno Piantedosi ha definito quelle immagini «inaccettabili torture», mentre il Ministro interrogato ha affermato: «Provo sdegno e dolore, sono immagini indegne per uno Stato democratico»;

   tale video, nella sua atrocità, evidenzia l'esito di una politica che ha nel tempo abbandonato il sistema carcerario;

   con un sovraffollamento medio pari al 118 per cento, ovvero 60 mila detenuti stipati in poco più di 50 mila posti a disposizione, viene da chiedersi se si sta parlando di umanità o disumanità, riservata ai condannati ad espiare una pena;

   oltre al sovraffollamento cronico e alla mancanza di personale, ogni due giorni un detenuto si toglie la vita: sono ben 20 i suicidi dall'inizio del 2024;

   del preoccupante stato delle carceri si è interessato, nei giorni scorsi, anche il Presidente della Repubblica Mattarella convocando al Quirinale il Garante dei diritti dei detenuti;

   il Ministro interrogato nel gennaio 2023, in risposta a un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea del primo firmatario della presente interrogazione, affermava: «questo reato di tortura difetta in alcune parti di queste condizioni, ma questo non significa affatto che debba essere abolito o che debba essere attenuata quella che è l'attenzione nei confronti dello Stato nella repressione di condotte illecite che possono essere riferite sotto l'ambito della citata Convenzione di New York»;

   tuttavia, successivamente, il 2 agosto 2023 la Commissione giustizia del Senato della Repubblica ha iniziato l'esame del disegno di legge n. 341 presentato dal principale partito di maggioranza per abrogare il reato di tortura ex articolo 613-bis del codice penale, trasformandolo in mera aggravante;

   l'opinione pubblica italiana è stata recentemente sconvolta dal trattamento disumano riservato dalle autorità ungheresi alla cittadina italiana Ilaria Salis –:

   quale sia la posizione del Governo in ordine alla disciplina del reato di tortura e ad una sua possibile trasformazione in mera aggravante, cosa che, ad avviso degli interroganti, provocherebbe quindi un preoccupante allontanamento dell'Italia dalle norme internazionali e dalla Carta dei diritti dell'Unione europea e un suo avvicinamento a Paesi come l'Ungheria.
(3-01007)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2003 il Parlamento italiano ha approvato la legge 9 gennaio 2004, n. 6, che ha introdotto l'amministrazione di sostegno;

   all'articolo 1 della legge citata si legge: «La presente legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente»;

   in Italia al 2022 si contavano 350 mila soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno;

   l'amministratore di sostegno viene nominato dal tribunale e ha il compito di provvedere ad alcune esigenze quotidiane della persona, come la gestione delle sue cure e del suo patrimonio, della casa in cui vive, garantendo l'ascolto delle volontà dell'amministrato;

   l'amministratore di sostegno ha il compito di assistere la persona nelle sue cure, nei rapporti con il personale medico e nella gestione di tutti gli aspetti relazionali e sociali della sua vita. Inoltre, cura il patrimonio del beneficiario con l'obiettivo di conservarlo per soddisfare le necessità ordinarie, come l'acquisto del cibo e dei medicinali, il pagamento delle tasse e delle utenze;

   la legge prevede che l'amministratore di sostegno sia chiamato a svolgere il suo ruolo gratuitamente, ma nel caso in cui sia un soggetto estraneo alla famiglia è possibile il riconoscimento di un'indennità calcolata a seconda dell'entità del patrimonio e della difficoltà nell'amministrarlo;

   i giudici dovrebbero preferire la nomina di un familiare, anche se negli ultimi anni è aumentato il ricorso ad amministratori di sostegno estranei alla famiglia, come avvocati e commercialisti;

   nel corso degli anni si sono susseguite numerose denunce da parte di associazioni di familiari dei sottoposti ad amministrazione di sostegno, che hanno denunciato casi di abusi nell'applicazione della legge;

   diverse persone sono state poste sotto amministrazione di sostegno contro la loro volontà, senza essere ascoltate, e in molti casi l'amministratore decide il trasferimento in residenze sanitarie, dove parenti e amici non possono entrare;

   è necessario garantire la giusta tutela e ascolto ai soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere, in particolare al fine di modificare la legge 9 gennaio 2004, n. 6, al fine di garantire la tutela dei soggetti più fragili.
(3-01008)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VARCHI, BUONGUERRIERI, DONDI, LA SALANDRA, PALOMBI, PELLICINI, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 19 febbraio 2024, durante un convegno organizzato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali anche straniere, si sono svolte le celebrazioni per i venticinque anni di attività del Gruppo operativo mobile (Gom) della Polizia penitenziaria;

   nel corso del suo intervento, il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, ha evidenziato un problema molto diffuso nelle carceri italiane, ovverosia la presenza di cellulari, introdotti illegalmente, all'interno degli istituti penitenziari;

   in passato, il Ministero della giustizia, mediante il proprio canale di informazione on line, ha divulgato i relativi dati statistici, dai quali si rileva che, solamente nei primi 9 mesi del 2020, sono stati 1.761 gli apparecchi rinvenuti nelle carceri italiane, requisiti all'interno o bloccati prima del loro ingresso. Nello stesso periodo del 2019 erano stati 1.206, mentre nel 2018 se ne erano registrati 394;

   la disponibilità di telefoni cellulari consente ai detenuti non solo di commettere e di commissionare reati, ma anche di svolgere una sorta di attività commerciale, permettendo ad altri detenuti di effettuare telefonate alla famiglia, oltre i limiti imposti dall'ordinamento penitenziario, in cambio di sigarette, di alimenti o di bevande, ovvero dietro promessa di ricevere altri vantaggi;

   la presenza di smartphone all'interno delle carceri, inoltre, è stata spesso documentata e comprovata attraverso la diffusione, sulle piattaforme social, di video e immagini registrate all'interno delle celle dai detenuti degli istituti stessi, i quali, attraverso tale condotta, continuano, non curanti, a violare i rigidi protocolli imposti;

   i molteplici controlli effettuati in diversi istituiti penitenziari italiani hanno sottolineato l'esigenza di imporre ulteriori misure, come, ad esempio, la schermatura delle sezioni detentive, con la finalità di eliminare la prassi ormai diffusa dell'introduzione illegale di telefoni e di dispositivi dotati di connessione ad internet –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di contrastare la diffusione di questo fenomeno.
(3-01009)


   D'ORSO, ASCARI, CAFIERO DE RAHO, GIULIANO, BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati forniti dall'Inail, in tutto il 2023 le denunce per incidenti mortali sul luogo di lavoro sono state 1.041: quasi tre morti al giorno;

   tali dati fotografano una situazione allarmante, dimostrando che ancora troppo poco è stato fatto in termini di prevenzione e contrasto;

   l'ultimo – di una lunga serie – grave incidente sul lavoro si è verificato di recente, il 16 febbraio 2024 a Firenze, sul cantiere del nuovo centro commerciale Esselunga, in cui hanno perso la vita cinque operai e altri tre sono stati estratti vivi dalle macerie. La procura di Firenze ha aperto un fascicolo, al momento senza indagati, per crollo colposo e omicidio colposo;

   l'eccezionalità della situazione attuale richiede risposte da parte di tutti gli attori istituzionali altrettanto eccezionali;

   in tale direzione si colloca, invero, la proposta più volta avanzata dal MoVimento 5 Stelle di istituire una procura nazionale del lavoro e procure distrettuali del lavoro, che siano competenti per il coordinamento e l'accertamento dei reati riguardanti infortuni sul luogo di lavoro e che siano specializzate nel fare fronte alle ipotesi di reato caratterizzate da maggiore complessità;

   una procura ad hoc non solo consentirebbe di affidare l'accertamento di fatti complessi ad un pool di magistrati con competenze specifiche e pregresse esperienze in materia, ma consentirebbe, altresì, di sgravare le procure ordinarie, già sommerse da un copioso carico di arretrato, dando un'accelerata alle indagini e, di conseguenza, anche alla celebrazione dei processi. Si consideri, infatti, che troppo spesso i processi per morti sul lavoro si estinguono prima ancora di aver raggiunto un accertamento dei fatti, a causa della prescrizione, proprio per il dilatarsi dei tempi che questo tipo di indagini comportano;

   questo rischio diventerà ancora più concreto, a giudizio degli interroganti, per effetto dell'approvazione definitiva della riforma che ripristina la prescrizione sostanziale, ad oggi in esame al Senato della Repubblica (atto Senato n. 985);

   una procura nazionale ad hoc assolverebbe anche ad una funzione preventiva, posto che, potendo contare su uomini e mezzi propri, la stessa potrebbe svolgere azioni sistematiche e organiche di prevenzione in ordine ai problemi che maggiormente insidiano la sicurezza del lavoro in violazione delle norme vigenti e penalmente sanzionate –:

   se il Ministro interrogato, alla luce anche degli ultimi fatti di cronaca, non ritenga indispensabile adottare le iniziative di competenza volte all'istituzione di una procura nazionale che si occupi nello specifico delle morti sul luogo di lavoro e, se del caso, non intenda stanziare le necessarie risorse, anche umane, all'uopo destinate.
(3-01010)

Interrogazione a risposta orale:


   ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-02110 del 10 gennaio 2024, al quale non è stata data alcuna risposta, l'interrogante chiedeva al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica e al Ministro dell'interno se non ritenessero urgente chiedere conto alla società Danieli & C. Officine Meccaniche s.p.a. (nel seguito Danieli) delle intenzioni nei confronti dei 21.974 cittadini sottoscrittori della petizione inviata al Consiglio regionale, con la quale veniva dichiarata la propria opposizione alla trasformazione dell'area indicata come «Punta sud» nella zona industriale di San Giorgio di Nogaro;

   nella stessa interrogazione veniva chiesto ai Ministri interrogati quali iniziative intendessero intraprendere, ciascuno per le proprie competenze, per garantire il principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione e tutelare in tutte le sedi il diritto dei cittadini di utilizzare liberamente i processi partecipativi istituzionalmente riconosciuti;

   l'interrogante presentava l'interrogazione, dopo aver appreso da organi di stampa che Danieli «A seguito della volontà della giunta regionale di interrompere la procedura riguardante l'autorizzazione per l'insediamento, ha inteso raccogliere informazioni per comprenderne le ragioni» e a tal fine avrebbe richiesto alla regione di acquisire copia della Petizione con le relative firme dei 21.974 sottoscrittori;

   si apprende sempre da organi di stampa che il 19 gennaio 2024 Danieli ha presentato al tribunale di Udine atto di citazione con richiesta di risarcimento di 100 mila euro per il danno da diffamazione ex articolo 2043 codice civile contro il sig. Paolo De Toni coordinatore della rete di comitati «Salviamo la Laguna-No acciaieria»;

   quella delle diffamazioni a mezzo stampa, con la richiesta di esorbitanti risarcimento danni, rappresenta sempre più frequentemente ad avviso dell'interrogante un'azione intimidatoria per colpire la libertà di espressione nel nostro paese, come accaduto in passato con la querela da parte di ENI nei confronti delle associazioni Greenpeace Italia e ReCommon o da parte di Acciaierie di Italia nei confronti del giornalista Gad Lerner;

   il 20 ottobre 2022 si è svolta a Strasburgo la prima conferenza europea dedicata alla lotta alle querele strategiche contro la partecipazione democratica, comunemente note in italiano come querele bavaglio, o querele temerarie, indicate sempre più frequentemente con l'acronimo anglosassone Slapp (Strategic Lawsuits Against Public Participation);

   le Slapp rappresentano una grave limitazione alla partecipazione democratica e al diritto alla libertà d'espressione poiché privano il dibattito pubblico di voci che fanno luce su informazioni di pubblico interesse. L'obiettivo dichiarato di chi porta avanti un'azione temeraria nei confronti di giornalisti e/o attivisti, che si occupano ad esempio di corruzione, abusi di potere e questioni ambientali è quello di metterli a tacere, attraverso minacce al diritto alla libertà d'espressione e al diritto di cronaca;

   in data 11 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo negoziale sulle norme a difesa dei giornalisti dalle querele temerarie, che prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa la possibilità di chiedere un rapido respingimento della causa, nel qual caso dovrà essere il ricorrente a dover dimostrare la fondatezza della denuncia e a sostenere l'onere delle spese processuali compresa la rappresentanza legale della vittima –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per contrastare l'abuso delle querele per diffamazione nei confronti di attivisti o giornalisti garantendo appieno la libera manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione.
(3-01013)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PELUFFO, DI SANZO, BOLDRINI e SIMIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento siderurgico Jsw di Piombino si trova da anni in uno stato di prolungata inattività. L'acquisizione degli impianti da parte del gruppo indiano Jindal – avvenuta oltre 5 anni fa – non ha risolto la situazione, anche perché non è stato mai attuato il piano industriale che l'azienda si era impegnata a realizzare al momento dell'accordo sottoscritto con le parti pubbliche il 24 luglio 2018;

   lo stabilimento si trova in una situazione di grave carenza manutentiva e produttiva, incluso il grave stato di decadimento delle infrastrutture portuali in concessione demaniale e demaniale marittima, attualmente scadute;

   il 16 gennaio 2024 è stata sottoscritta un'intesa fra l'azienda, le organizzazioni sindacali, la regione Toscana e il Governo, che ha portato alla proroga della cassa integrazione fino al 7 gennaio 2025 per le lavoratrici e i lavoratori in attesa che venga definita un progetto di rilancio delle acciaierie;

   il 17 gennaio 2024 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa fra il Governo e le aziende Metinvest e Danieli per il rilancio del polo siderurgico di Piombino, e il Ministro aveva annunciato la firma contestuale di analogo protocollo con l'azienda Jsw;

   da notizie di stampa si apprende che il 18 gennaio 2024 si è svolto un incontro tra il Ministro delle imprese e del made in Italy, senatore Adolfo Urso, e l'amministratore delegato del gruppo Jsw, Sajjan Jindal, per discutere i programmi di rilancio del polo siderurgico di Piombino, che vedrebbe impegnata direttamente anche la nuova compagnia Metinvest-Danieli;

   era prevista entro la fine del 2023 la firma di un memorandum d'intesa da parte di Jsw, ma questo impegno è slittato nel tempo facendo crescere ulteriormente tra le lavoratrici e i lavoratori, così come tra i cittadini di Piombino, la già forte preoccupazione sul futuro dello stabilimento –:

   quale sia stato l'esito dell'incontro tra il Ministro interrogato e l'amministratore delegato di Jsw, anche in relazione agli impegni assunti tra le parti e all'iniziativa del Governo per assicurare un futuro stabile e redditizio all'azienda e a chi nell'azienda lavora.
(5-02028)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI e APPENDINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi dati sul settore produttivo industriale mostrano un trend negativo per l'intero comparto che deve essere prontamente contrastato per evitare l'evolversi di una dinamica recessiva. Dopo un anno di forte rimbalzo, il 2021, e un periodo relativamente stabile, la produzione industriale nel 2023 è arretrata del 2,5 per cento rispetto all'anno precedente, prima riduzione annua dopo la caduta nell'anno del Covid;

   per il Sole24Ore i segnali negativi sono dovuti sia dalla domanda interna, debole in termini di consumi di beni (-1 per cento in nove mesi nelle stime di Prometeia) che dalla domanda internazionale, mediamente in calo a volume di oltre tre punti nel mondo. Tra gli altri aspetti, rilevano il caso eclatante delle macchine utensili, dove l'attesa dei decreti attuativi dei bonus 5.0 ha ingessato la domanda interna, più che dimezzando gli ordini tra ottobre e dicembre, e la frenata generale dell'intera filiera legata all'edilizia, «orfana» del superbonus al 100 per cento e della cessione del credito;

   in risposta al question time del 20 dicembre 2023 alla Camera dei deputati, il Ministro in indirizzo ha dichiarato che, nella riprogrammazione dei fondi del PNRR, sono stati destinati al suo dicastero 9 miliardi e 600 milioni di euro in più attraverso il capitolo del REPowerEU, di cui 6 miliardi e 300 milioni di euro destinati proprio al Piano Transizione 5.0, che si sommano ai 6 miliardi e 400 milioni previsti in bilancio;

   per il biennio 2024-2025, è previsto un incentivo sotto forma di credito d'imposta agli investimenti che comportino un risparmio energetico conseguito, almeno pari al 3 per cento per l'impresa o del 5 per cento per il processo produttivo. Le aliquote saranno incrementate fino al 45 per cento e il tetto massimo per gli investimenti sarà di 50 milioni di euro (dagli attuali 20 milioni di euro). Tra gli investimenti agevolabili sono inclusi anche quelli per la produzione di energia elettrica da fonti di energie rinnovabili destinati all'autoconsumo;

   sempre secondo quanto dichiarata dal Ministro interrogato «il decreto-legge sarà varato a gennaio e ad esso seguirà immediatamente un decreto attuativo del mio Dicastero che, di fatto, è già pronto». Ad oggi tuttavia del decreto de quo non se ne conoscano i tempi per l'approvazione in Consiglio dei ministri –:

   quali siano i motivi che hanno portato alla flessione per undici mesi consecutivi della produzione industriale.
(5-02029)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la sottoscritta interrogante, sin dall'insediamento della XIX legislatura, ha posto specifica attenzione alle vertenze industriali del territorio ligure ed in particolare in relazione alla vertenza Piaggio Aerospace S.p.A. presentando in merito interrogazioni a risposta immediata all'attenzione del presente Ministero, sia nel corso delle sedute della X Commissione della Camera dei deputati del 29 marzo 2023, 27 aprile 2023, 23 maggio 2023, 28 giugno 2023, 20 settembre 2023, 17 gennaio 2024 sia in Assemblea nell'ambito del question time del 5 luglio 2023, in virtù del settore strategico nazionale in cui opera nonché per l'importante ricaduta in termini produttivi ed occupazionali;

   Piaggio Aerospace S.p.A. composta dai due asset Piaggio Aero Industries S.p.A. e Piaggio Aviation S.p.A., società in amministrazione straordinaria da cinque anni, le cui due prime gare per la vendita non hanno condotto al risultato auspicato della cessione, è stata oggetto di un terzo bando di gara;

   a seguito della chiusura del suddetto avviso, sono pervenute 18 manifestazioni di interesse e, successivamente, i soggetti ammessi alla fase di due diligence sono stati 14;

   in data 12 dicembre 2023, i commissari di Piaggio Aerospace S.p.A. hanno proceduto alla rimessione in termini di tutti i soggetti per la presentazione, o integrazione, di offerte definitive e vincolanti finalizzate all'acquisizione della società, fissando quale nuova data il 30 gennaio 2024;

   nel corso della seduta della X Commissione della Camera dei deputati del 17 gennaio 2024, il Ministro interrogato, nel rispondere all'ultima interrogazione in merito presentata dall'interrogante, chiariva che «la rimessione in termini trova la propria ragione d'essere nell'esigenza di acquisire offerte irrevocabili e garantite da cauzione per la vendita dell'azienda», comunicando che in questa fase «altri soggetti hanno dichiarato interesse all'azienda e sono stati ammessi anch'essi alla due diligence» ed aggiungendo inoltre come «occorre attendere la conclusione della gara per poter effettuare una valutazione in ordine alle richieste inerenti all'amministrazione straordinaria»;

   scaduti i termini, decorsa la data del 30 gennaio 2024, sono trascorse tre settimane senza che siano ancora giunte comunicazioni formali, ma solo indiscrezioni a mezzo stampa –:

   quali siano le tempistiche per conoscere gli esiti della gara specificando, qualora non fosse possibile giungere ad un'assegnazione imminente, quali azioni di competenza intenda mettere in atto il Ministro interrogato, in ordine anche all'eventuale proroga dell'amministrazione straordinaria di Piaggio Aerospace S.p.A.
(5-02030)


   ANDREUZZA, BARABOTTI, DI MATTINA, GUSMEROLI e TOCCALINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso gennaio il Governo ha ufficializzato il Piano Transizione 5.0, con l'obbiettivo di premiare quelle aziende che si convertono alla digitalizzazione e si impegnano nel contenimento dei consumi;

   il Piano, correlato alla revisione del PNRR, che ha incluso la nuova missione «Repower Ue», è rivolto alle imprese di qualsiasi dimensione, incluse le micro, piccole e medie imprese (PMI), residenti in Italia o con stabile organizzazione, ad esclusione di quelle sottoposte a procedura concorsuale;

   rientrerebbero nei costi ammissibili gli investimenti in beni materiali e immateriali nuovi, strumentali all'esercizio d'impresa di cui agli allegati A e B annessi alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, e che sono interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura, quelli in beni materiali nuovi strumentali all'esercizio d'impresa finalizzati all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo, nonché le spese per la formazione del personale finalizzate all'acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi;

   allo scopo di rafforzare la competitività delle imprese operanti nel settore dell'Information technology e dei servizi digitali made in Italy, sarebbe auspicabile valorizzare il software nazionale integrando l'allegato B di cui alla legge n. 205 del 2017 con componenti software italiani;

   parimenti sarebbe opportuno includere tra le attività incentivabili anche quelle di reingegnerizzazione e digitalizzazione dei processi produttivi e dei relativi servizi (consulenza e formazione), stante la necessità, per un percorso completo verso la sostenibilità, non limitarsi all'acquisizione di macchinari tecnologicamente avanzati e software più performanti, bensì anche sostenere una riorganizzazione articolata e completa dell'impresa in chiave digitale;

   per l'accesso ai benefici agevolativi, il Piano prevede due certificazioni: ex ante, attestante che il progetto rispetti i criteri di ammissibilità relativi alla riduzione del consumo totale di energia ed ex post, attestante l'effettiva realizzazione degli investimenti in conformità alle disposizioni stabilite nella certificazione ex ante –:

   se il Governo, in fase attuativa del Piano, intenda ampliare la categoria dei beni immateriali di cui all'allegato B citato in premessa verso prodotti software made in Italy e, contestualmente, inserire nel Piano le attività di reingegnerizzazione dei processi aziendali, procedendo altresì ad una definizione chiara e trasparente dei criteri e delle modalità di certificazione ex ante ed ex post.
(5-02031)


   EVI e GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Saras s.p.a. è una società operativa nel settore della raffinazione del petrolio e nella produzione di energia elettrica. Tra i suoi impianti è inclusa la più grande raffineria a sito unico del Mediterraneo, posizionata in un sito industriale in Sardegna, a Sarroch, la cui raffineria, con una capacità di 300 mila barili/giorno fornisce prodotti petroliferi all'Italia e all'Europa, mentre il suo impianto di generazione di energia elettrica, uno dei più grandi nel suo genere, contribuisce per oltre il 40 per cento al fabbisogno energetico della Sardegna. La Saras ha un importante portafoglio di rinnovabili;

   all'interno dello stabilimento lavorano circa 1300 lavoratori ai quali si aggiungono quasi 3.000 dell'indotto;

   da notizie di stampa si è appreso della decisione delle società che fanno capo alla famiglia Moratti di vendere le proprie quote che rappresentano circa il 35 per cento del capitale azionario di Saras, del valore di circa 1,7 miliardi di euro, a Vitol B.V., colosso olandese, o a una società controllata e designata da Vitol. Il perfezionamento dell'affare è subordinato all'ottenimento delle autorizzazioni regolamentari necessarie;

   ottenute le eventuali autorizzazioni, l'intera partecipazione detenuta dalla famiglia Moratti in Saras sarà trasferita a Vitol e l'operazione determinerà l'insorgere dell'obbligo di promuovere un'offerta pubblica di acquisto («OPA») sul capitale azionario di Saras, che sarà promossa da Vitol;

   le organizzazioni sindacali hanno diffuso una nota in cui, in attesa di conoscere il nuovo piano industriale, manifestano grande preoccupazione per il futuro del sito produttivo e, più in generale, per l'occupazione diretta e indotta;

   ad avviso degli interroganti, se autorizzata la cessione, ove la cessione sia autorizzata, un'altra importante azienda nazionale non sarà più italiana ma olandese; prima di Sarroch era stata la volta di Priolo, nell'area industriale del siracusano, i cui impianti erano stati ceduti dalla società russa Lukoil al gruppo cipriota Goi Energy. In quel caso il via libera all'operazione era arrivato con alcune prescrizioni e obblighi per l'acquirente, sia per quanto riguarda futuri investimenti, sia per ciò che concerne il mantenimento della forza lavoro e il livello di produzione del sito siciliano –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire i livelli produttivi e gli investimenti, anche aprendo a tal fine un dossier «golden power», per dare garanzie in termini di sviluppo e occupazione per un territorio messo a dura prova dalla crisi del comparto industriale.
(5-02032)


   BENZONI e D'ALESSIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-01918 svolta il 31 gennaio 2024, i sottoscritti interroganti hanno esposto le criticità legate alla situazione della «Fibre Ottiche Sud» Srl (Fos) di Battipaglia (Salerno) e ai suoi 300 dipendenti;

   secondo quanto emerso recentemente, sarebbero in corso tre interlocuzioni con due realtà straniere e una nazionale, tutte operanti nel settore della fibra ottica, possibilmente interessate a sostituirsi all'attuale proprietà del gruppo Prysmian;

   il rilancio del sito è una priorità assoluta per le 300 famiglie che subiscono la situazione, per il tessuto socio-economico salernitano e, quindi, per l'intera credibilità e competitività dell'industria italiana operante in un settore tecnologicamente avanzato;

   secondo quanto riportato dall'Ansa, il Governo avrebbe chiesto all'azienda tre settimane di tempo per portare avanti delle verifiche approfondite in tal senso, e l'attuale proprietà si è detta disponibile ad attendere prima di avviare la procedura di chiusura e conferma l'impegno ad agevolare l'ingresso nel sito di un nuovo soggetto a condizioni e termini di favore;

   occorre individuare un percorso che abbia l'obiettivo di salvaguardare l'attività a Battipaglia, nella consapevolezza che si tratta di un asset importante in un settore ad altissima tecnologia e meritevole di un più ampio progetto di sviluppo dell'intera filiera;

   nell'ottica di favorire la strategicità della fibra ottica di qualità prodotta all'interno dei confini nazionali con riferimento ai bandi PNRR e non solo –:

   entro quanto tempo si avranno ulteriori novità anche con riferimento alle soluzioni di lungo periodo allo studio finalizzate a incrementare la competitività dello stabilimento di Battipaglia, da inserire all'interno di un più ampio progetto di sviluppo dell'intera filiera a salvaguardia delle professionalità del territorio.
(5-02033)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Sardegna la deficitaria efficienza del sistema dei collegamenti interni e la mancata garanzia di una mobilità sostenibile si ripercuote sullo spopolamento delle zone interne e, più in generale, rappresenta un ostacolo alla ripresa socio-economica dell'Isola, oltre che costituire un limite alla libertà di movimento dei sardi;

   la Sardegna conta 18 chilometri di ferrovie ogni mille chilometri quadrati, a fronte della media nazionale di 56 chilometri per mille chilometri quadrati; mentre il doppio binario è presente solo nel 12 per cento della rete quando in Italia si raggiunge quasi la metà;

   il rapporto Pendolaria 2024 di Legambiente, come quello precedente, ribadisce le croniche criticità della rete ferroviaria locale sarda: inoltre, evidenzia come, a fronte dei progressi nell'elettrificazione della rete e dell'installazione di sistemi di controllo della sicurezza (SCMT, Sistema controllo marcia treno e SSC, Sistema supporto condotta) per interventi che interessano complessivamente oltre 1.700 chilometri di rete, da questi importanti investimenti resti esclusa gran parte della rete dell'isola;

   in tema di trasporto pubblico locale, le aziende pubbliche hanno un parco autobus di circa 1.300 mezzi con una media di 7 anni di vita, quasi la metà con oltre 10 anni di vita;

   grave anche l'assenza di una rete autostradale. La Sardegna è l'unica regione d'Italia ad esserne del tutto priva: ne dovrebbe fare le veci una rete di superstrade costruite fra i principali centri abitati, arterie da cui diramano poi strade secondarie verso tutte le località, non fosse che l'unica grossa arteria, la strada statale 131, è un cantiere permanente, e non è migliore la situazione della viabilità provinciale, abbandonata a sé stessa dopo il depotenziamento delle province;

   inoltre, in Sardegna è del tutto assente un piano regionale dei trasporti – l'ultimo risale al novembre 2008 – che consenta di inserire gli interventi in un progetto organico e che, nel tempo, raggiunga l'obiettivo di offrire ai sardi una mobilità all'altezza delle aspettative e indispensabile per progettarne e accompagnarne lo sviluppo –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per colmare il divario esistente fra il sistema dei trasporti interni della Sardegna e le altre regioni italiane ed europee e se, conseguentemente, non ritenga di intervenire attraverso lo stanziamento delle risorse necessarie per garantire ai sardi il pieno rispetto del principio di eguaglianza, del diritto alla mobilità e di continuità territoriale.
(5-02038)


   CANGIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del codice della strada individua i requisiti per il conseguimento della patente di guida, nonché le figure professionali abilitate al rilascio dell'idoneità di guida degli autoveicoli;

   alle figure professionali in parola sono richiesti un codice identificativo e le credenziali di accesso al sito del portale dell'automobilista, secondo quanto disposto dal decreto dirigenziale del 31 gennaio 2011, e possono quindi procedere mediante autocertificazione;

   l'articolo 5 del decreto dirigenziale prevede che siano gli uffici della motorizzazione preposti al rilascio del codice di identificazione ad effettuare controlli sulle dichiarazioni sostitutive delle certificazioni prodotte dai medici;

   in Italia sono sempre più frequenti le indagini in materia di illecita produzione di certificati medici per il rilascio ovvero il rinnovo di patenti di guida;

   le forme che tali attività assumono sono le più svariate, da autodichiarazioni mendaci all'uso improprio delle credenziali dei soggetti abilitati all'accesso al sistema informatico del dipartimento dei trasporti terrestri;

   non sono mancati casi di utilizzo delle credenziali anche dopo il decesso del professionista abilitato;

   tali pratiche hanno consentito di rinnovare le patenti guida anche a consumatori abituali di sostanze stupefacenti, a titolari di indennità di invalidità civile o a persone anziane con problemi di salute, tutti casi che invece avrebbero dovuto essere valutati con maggiore attenzione;

   inoltre, la giunta regionale della Campania, con delibera n. 6260 del 20 dicembre 2002, ha esteso la potestà di produrre certificazioni mediche per il rilascio delle patenti di guida anche ai «medici cui sono attribuite funzioni in materia medico-legale» e non solo a quelli delle Aziende sanitarie locali;

   tale errore è stato corretto con decreto dirigenziale n. 305 del 19 dicembre 2017;

   tuttavia, le motorizzazioni periferiche di Napoli, Caserta, Avellino, Benevento e Salerno non solo hanno rilasciato l'autorizzazione a svolgere l'attività idoneativa a figure non previste dal codice della strada, ma, non effettuando il ritiro delle stesse a seguito del decreto correttivo, hanno determinato un corto circuito tra l'albo regionale e gli albi delle motorizzazioni, rilasciando i codici di accesso al sito del portale dell'automobilista per i rinnovi a soggetti ormai fuori legge –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere al fine di assicurare il corretto rispetto delle disposizioni in materia di soggetti abilitati al rilascio dell'idoneità di guida degli autoveicoli, così da rendere pienamente operativa l'attività di vigilanza ministeriale.
(5-02039)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 5 febbraio 2024, n. 10, recante disposizioni urgenti sulla governance e sugli interventi di competenza della Società «Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A.» il Governo modifica il decreto-legge n. 16 del 2020, introducendo alcune innovazioni in merito al regime di funzionamento e di composizione del Consiglio di amministrazione della Società preposta alla realizzazione delle infrastrutture funzionali alle Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026;

   la situazione in cui versa la realizzazione delle opere connesse alla sicurezza stradale e all'adeguamento ferroviario per le olimpiadi di Milano-Cortina è molto difficile, poiché tali opere risultano ancora da avviare;

   in tale contesto le continue modifiche alla governance della Società, che nel giro di pochi mesi ha visto cambiare sia l'amministratore delegato sia il commissario alle opere, ad avviso degli interroganti, rischiano di determinare una ulteriore situazione di impasse e di incidere negativamente sulla realizzazione del progetto;

   tra le opere funzionali a garantire la necessaria accessibilità alle olimpiadi di Milano-Cortina 2026 ce ne sono molte, necessarie a garantire la sicurezza stradale – di ponti, incroci, svincoli ed eliminazione di passaggi a livello – nonché gli adeguamenti infrastrutturali delle stazioni ferroviarie del territorio e il completamento di percorsi ciclabili e di collegamenti ferroviari –:

   se ritenga che sia possibile assicurare la realizzazione delle opere connesse alte sicurezza stradale e alle infrastrutture ferroviarie, anche alla luce di quanto esposto in premessa.
(5-02040)


   IARIA, SANTILLO, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Contratto di servizio attualmente vigente relativo al trasporto di passeggeri per la media e lunga percorrenza è stato sottoscritto tra le parti, ovvero il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Il Ministero dell'economia e delle finanze e l'impresa ferroviaria Trenitalia nel 2017, ed ha validità per il periodo 2017-2026;

   è stato firmato il 19 gennaio 2017 in assegnazione diretta e prevede una durata decennale, ovvero per tutta la durata dell'orario ferroviario 2026, impegnando Trenitalia ad avviare un processo di rinnovo della flotta;

   con l'atto di sindacato ispettivo numero 5-01717, la cui risposta è pubblicata nell'allegato al bollettino in Commissione IX, il Ministero ha reso noto di voler avviare una fase di revisione contrattuale sfruttando quanto indicato nel medesimo contratto all'articolo 12;

   altresì si fa specifico riferimento al paragrafo 4 dell'articolo 4 del Regolamento (CE) n. 1370 del 2007, come modificato dal Regolamento (UE) n. 2338 del 2016, e successive modifiche come sopra indicate;

   sul punto sarebbe dunque in corso un confronto anche con la Commissione europea sulla percorribilità di quanto indicato nel suddetto articolo;

   nell'anno 2023 è stato finalizzato un primo ordine di 70 carrozze per servizi notturni;

   la manutenzione ciclica rappresenta contrattualmente con 489 milioni di euro il 45 per cento degli investimenti totali da contratto. La valutazione da previsione contrattuale del valore dei rotabili impiegati nei Servizio Universale nel 2026 è pari a 289 milioni di euro;

   la consistenza prevista contrattualmente al 31 dicembre 2022 era di 157 locomotive, 14 elettrotreni, 264 carrozze notte, 615 carrozze giorno ed 87 carrozze semipilota mentre la consistenza effettiva al 31 dicembre 2022 era di 235 locomotive, 0 elettrotreni, 262 carrozze notte, 736 carrozze giorno e 53 carrozze semipilota –:

   quali siano gli aggiornamenti con riguardo al rinnovo del Contratto di servizio attualmente vigente relativo al trasporto di passeggeri per la media e lunga percorrenza, con particolare riferimento agli investimenti che ancora sono attesi al Sud Italia.
(5-02041)


   PASTORELLA, BONETTI e BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2022, RFI ha approvato il progetto definitivo del raddoppio ferroviario lungo la linea Codogno-Cremona-Mantova, ed in particolare per la tratta Piadena-Mantova, che consente il collegamento diretto tra Mantova e Milano;

   l'intervento eliminerà i passaggi a livello pubblici e privati oggi esistenti e consentirà il passaggio, dagli attuali 4 treni all'ora a 10 treni nei due sensi di marcia, riducendo i tempi di percorrenza;

   l'avvio dei lavori avvenuto il 14 gennaio 2024 ha richiesto l'interruzione della circolazione tra Mantova e Bozzolo (MN), che si protrarrà fino a dicembre 2026. Al fine di sopperire alla sospensione della circolazione ferroviaria, RFI, congiuntamente a Trenord e regione Lombardia, ha ritenuto di predisporre, nel periodo considerato, autobus sostitutivi da Mantova fino alla stazione di Bozzolo;

   tale situazione aggrava i disagi dei pendolari dell'area, i cui trasferimenti si allungheranno sino a 2 ore e 40 minuti per raggiungere Milano con il bus sostitutivo o che saranno costretti a individuare tragitti differenti ed economicamente più dispendiosi;

   inoltre, in tal modo si aumenta l'isolamento della città di Mantova nel panorama lombardo, ed in particolare rispetto al capoluogo di regione;

   ad oggi, non si prevedono ulteriori misure a favore degli utenti interessati dai disagi di cui sopra, nonostante le richieste degli enti locali e dei comitati dei pendolari per l'elaborazione di ulteriori soluzioni quali, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, l'attivazione di una connessione via autobus per la stazione ferroviaria di Peschiera del Garda che permetterebbe di sfruttare la linea ad alta velocità, l'attivazione di un biglietto unico e dal costo calmierato su questa tratta o di uno sconto per i biglietti della linea ad alta velocità via Verona Porta Nuova;

   pur riconoscendo l'importanza strategica e l'urgenza dell'intervento oggetto dell'odierna interrogazione, alla luce di quanto esposto risulta improcrastinabile un'azione congiunta di RFI e degli altri soggetti coinvolti per individuare le migliori soluzioni possibili, atteso che l'interruzione della circolazione ferroviaria si protrarrà per ben tre anni fino a dicembre 2026 –:

   quali iniziative intenda adottare congiuntamente a RFI per ridurre i disagi agli utenti, anche alla luce dell'interruzione della circolazione tra Mantova e Bozzolo fino al dicembre 2026, e se risulti l'intenzione di RFI di adottare nuove soluzioni, come ad esempio quelle descritte in premessa.
(5-02042)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Val Bisagno e la Val Trebbia sono le valli di Genova storicamente non collegate al centro attraverso un sistema di trasporto di massa su ferro;

   a ottobre 2023 è stato presentato in conferenza dei servizi il progetto Skymetro, finanziato dal Ministero dei trasporti (Mit) con 398 milioni di euro, un'infrastruttura sopraelevata di 12/14 metri, posata sugli argini del Bisagno che non interferirà con la viabilità ordinaria e costituirà l'estensione dell'esistente rete metropolitana genovese snodandosi per un totale di 6,9 chilometri, da Brignole a Molassana;

   da programma, i lavori per la realizzazione dovrebbero iniziare a luglio 2024 per terminare entro la metà del 2027. Obiettivo che stride con l'annuncio del Mit di un decreto di proroga per spostare il termine di aggiudicazione al 31 dicembre 2025, una dilazione che farebbe slittare la consegna dell'opera al 2029;

   inoltre, il Consiglio superiore dei lavori pubblici, con riferimento al progetto, ha sospeso il proprio parere esprimendo una serie di criticità e perplessità: sugli aspetti geologici e idrogeologici, sugli aspetti idraulici, rilevando che nell'analisi costi-benefici non sono state prese in considerazione le esternalità negative derivanti dall'impatto delle fasi di cantiere, mancherebbero, infine, elaborati relativi agli aspetti acustici e vibrazionali;

   ugualmente il settore VIA della Regione ha richiesto chiarimenti sulla sostenibilità ambientale dell'opera in comparazione con diverse alternative progettuali, sui punti comuni e sulle eventuali sovrapposizioni col progetto degli assi di forza e sulla gestione delle singole successive fasi di cantiere, unitamente a un'analisi sulla valutazione degli impatti cumulativi con altri cantieri che riguardano o riguarderanno la valle;

   infine, permangono i dubbi su come verrà risolta l'interferenza con l'elettrodotto di Terna e ancora non è noto quale delle tre o più alternative al vaglio sarà scelta per modificare il tracciato e superare l'importante criticità di connessione con la metropolitana esistente. I cittadini dei territori interessati, nella consapevolezza della necessità di un ammodernamento della mobilità pubblica che renda fruibili i collegamenti, esprimono perplessità sull'infrastruttura denunciando una mancanza di coinvolgimento nella fase di scelta e progettazione, nonostante le disposizioni europee che ne prevedrebbero la partecipazione –:

   se, considerate le continue modifiche apportate al progetto, intenda chiarire a che punto sia la fase di valutazione da parte del Ministero, indicando su quale stadio progettuale e su quale documento si stia svolgendo, specificando se preveda il completamento del tracciato sino a Struppa.
(5-02043)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   in più occasioni i consiglieri comunali del comune di Avellino nei mesi scorsi hanno richiesto all'amministrazione la pubblicazione delle delibere come previsto dalle norme in vigore e lo stesso prefetto a cui si sono rivolti i consiglieri comunali ha inviato un sollecito al sindaco di Avellino;

   da ultimo un consigliere comunale della città di Avellino con un esposto del 6 febbraio 2024 ha comunicato al prefetto di Avellino che ammonterebbero a 170 le delibere mai pubblicate dall'amministrazione;

   tale opacità di comunicazione della gestione anche solo di una singola manifestazione è esplicativa di un comportamento reiterato del comune di Avellino che, per inveterata consuetudine, non pubblica le delibere di giunta, alle quali si giunge per deduzione solo attraverso la lettura delle successive determine di spesa pubblicate a completamento delle procedure;

   in particolare, alla nota protocollo comune di Avellino n. 426 70 del 23 inviata dal prefetto di Avellino al comune, «a seguito di esposto di alcuni consiglieri in ordine ad irregolarità nella pubblicazione delle delibere da parte della Giunta Comunale», il segretario comunale ha riscontrato testualmente al rappresentante di governo: «da tempo immemore, si è instaurata la prassi per cui le delibere dell'organo esecutivo vengono approvate con la formula dell'immediata eseguibilità pure senza la motivazione richiesta dalla giurisprudenza». Il segretario comunale nel riscontro alla nota del prefetto aggiunge ancora: «Ad avviso dello scrivente tale consuetudine è da considerarsi secondum legem in ragione della funzione tipica esercitata dall'organo esecutivo che è chiamato a prendere decisioni i cui effetti sono destinati a maturare con immediatezza e urgenza. Quanto alla tempistica già con pregressa nota lo scrivente ha evidenziato come non rinvenga nell'ordinamento giuridico una norma che disciplini in che tempo va pubblicato un atto adottato»;

   la sentenza del Consiglio di Stato sez. IV (sentenza n. 1070 del 2009) invocata dall'amministrazione comunale sancisce che la dichiarazione di immediata eseguibilità di un deliberato, non seguita dalla pubblicazione, non comprime la possibilità per chiunque si senta leso di impugnare l'atto una volta che esso venga pubblicato, anche se quest'ultimo ha prodotto già gli effetti;

   dal 9 al 14 febbraio ad Avellino si è svolta la manifestazione Eurochocolate, da notizie di stampa si apprende che la manifestazione è stata finanziata da sponsor privati per quasi euro 500.000 e la manifestazione ha comportato un esborso da parte dell'amministrazione comunale per un totale di 279.280 euro a favore di due società che hanno la stessa sede legale e lo stesso amministratore unico;

   in particolare secondo i seguenti atti pubblicati sul sito ufficiale del comune di Avellino (albo pretorio):

    a) determina n. 4522 del 28 dicembre 2023, il comune di Avellino ha impegnato, tra l'altro, la somma di 151.280 euro per il servizio di promozione dell'evento Eurochocolate Avellino 2024 a favore dell'operatore economico Advertising Srl, con sede legale Roma (RM) 00136 via Pier Ruggero Piccio n. 55;

    b) determina n. 511 del 9 febbraio 2024 il comune di Avellino ha impegnato inspiegabilmente una ulteriore somma di 124.928 per il servizio di promozione dell'evento Eurochocolate Avellino 2024 a favore dell'operatore economico Radio Dimensione Suono (RDS), con sede legale in via Pier Ruggero Piccio n. 55, Roma (RM);

   in merito a tale manifestazione non è mai stata pubblicata all'albo pretorio del comune la delibera di giunta n. 151 del 12 maggio 2023 che regola i rapporti economici/operativi tra la società che detiene diritti di Eurochocolate ed il comune di Avellino, resa nota solo in un post pubblicato sui social da un consigliere comunale;

   il tema della pubblicazione dell'atto, che è alla base della presente interrogazione che mira a segnalare un comportamento ai limiti del surreale in relazione ad un atto della pubblica amministrazione, e non si comprende come si può impugnare un atto se esso stesso non viene pubblicato;

   va da sé che nel caso della manifestazione di cui si discute, gli effetti di un provvedimento relativo ad una fiera non è dato comprendere perché vengano catalogati come urgenti, e per un classico sillogismo si potrebbe dire che se tutti i provvedimenti di giunta sono urgenti nessuno di essi è urgente –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare se nei comportamenti dell'amministrazione comunale di Avellino nella gestione della pubblicazione delle delibere siano adottati i criteri di cui alla legislazione vigente;

   se nei riscontri alle note del prefetto e agli esposti dei consiglieri comunali vi siano adeguate motivazioni in relazione ai comportamenti adottati dalla giunta comunale;

   se intenda promuovere verifiche, che per quanto di competenza, in particolare in relazione al diritto del cittadino ad una corretta informazione sugli atti amministrativi e in relazione alle norme sulla trasparenza.
(2-00332) «Gubitosa».

Interrogazioni a risposta immediata:


   RUFFINO, BENZONI, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2024, all'articolo 1, comma 510, ha previsto ingenti tagli – pari a 84 milioni di euro (44 milioni di euro per l'anno 2024, 14 milioni di euro per l'anno 2025 e 26 milioni di euro per l'anno 2027) – a discapito dei fondi, individuati nello stato di previsione del Ministero dell'interno, destinati agli enti comunali con meno di 1.000 abitanti;

   i successivi commi 533 e 534 disciplinano, invece, il concorso alla finanza pubblica del comparto di enti locali, province e città metropolitane di tutte le regioni a statuto ordinario, oltre che di Sicilia e Sardegna, per un totale di 250 milioni di euro fino al 2028;

   il cosiddetto decreto «milleproroghe 2024» prevede che da quest'ultima misura di spending review siano esclusi gli investimenti destinati ad opere pubbliche per efficientamento energetico e per lo sviluppo territoriale sostenibile, ma la previsione del comma 510 sui piccoli comuni è rimasta immutata;

   dopo due anni in cui i fondi sono stati in media superiori agli 80 mila euro annui, per effetto di tali disposizioni i piccoli comuni riceveranno solamente in media 58 mila euro annui;

   si tratta di risorse che erano state stanziate a decorrere dal 2021, finalizzate all'avvio da parte dei piccoli comuni di un programma pluriennale per potenziare gli investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, così che tutta la collettività potesse beneficiare delle infrastrutture presenti sul territorio;

   il fondo, inoltre, è destinato anche ad interventi di efficientamento energetico e per lo sviluppo territoriale sostenibile;

   quelle risorse, nella formulazione e nella dotazione originaria, erano decisive ed essenziali per investimenti e progetti pluriennali che gli enti comunali avevano previsto;

   quello attuato è un taglio a giudizio degli interroganti estremo ed ingiustificato: si tratta, infatti, di risorse destinate a realtà territoriali che hanno una già ridotta disponibilità di fondi e la cui gestione economica e finanziaria è sempre più spesso governata da un quadro normativo che pregiudica fortemente la loro stessa funzione –:

   se non ritenga doveroso intervenire, per quanto di competenza, al fine di ripristinare lo stanziamento originario del fondo destinato ai comuni con meno di mille abitanti, anche alla luce della natura essenziale degli interventi in oggetto.
(3-01003)


   MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo il drastico calo del numero di sbarchi nel 2018 e nel 2019 con il gruppo della Lega alla direzione del Ministero dell'interno, successivamente, con il cambio di guida al Viminale, si è invece registrato un allarmante aumento degli stessi, con effetti prolungati fino al 2023;

   grazie all'impegno dell'attuale Governo e all'efficacia delle nuove misure nel frattempo adottate per contrastare l'immigrazione irregolare, già dall'ottobre 2023 si è registrata una consistente riduzione degli arrivi via mare nel nostro Paese;

   stando ai dati resi disponibili dal Ministero dell'interno il 19 febbraio 2024, sono finora 4.149 gli immigrati sbarcati sulle coste italiane da inizio 2024, con una riduzione del 66 per cento;

   pur essendo imprescindibile un percorso di soluzione europea per affrontare la questione migratoria con una strategia comune, la stessa deve essere, nel frattempo, gestita e governata soprattutto a livello nazionale, attraverso misure efficaci finalizzate alla difesa dei confini e del tessuto sociale;

   diversamente, invero, il tema migratorio subito indiscriminatamente rischia di generare disordine, pericolo, minacce alla sicurezza dei cittadini e tensioni sociali;

   questo Governo e questa maggioranza hanno deciso di affrontare sin da subito tale questione, anche alla luce del numero ormai importante di arrivi illegali nel nostro Paese e del mutato contesto internazionale dovuto ai conflitti in corso, attraverso l'approvazione di diversi provvedimenti in materia di immigrazione e ponendo anche una chiara distinzione tra contrasto all'immigrazione illegale e valorizzazione delle forme di immigrazione legale –:

   se e quali ulteriori misure il Governo intenda adottare per ridurre ulteriormente gli sbarchi irregolari sulle coste italiane.
(3-01004)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della morte di Alexei Navalny varie sono state le manifestazioni spontanee o organizzate in tutta Italia per onorare la memoria dell'attivista, politico e blogger russo, ma non sono mancate le polemiche per alcune scelte di intervento da parte della polizia di Stato;

   un piccolo gruppo di persone si è dato appuntamento, a Milano, davanti al monumento ad Anna Politkovskaja, per commemorare Navalny e posare un fiore. Questi liberi cittadini sono stati raggiunti e identificati da agenti della Digos in borghese;

   sorte simile per una cittadina italiana, di origini russe e residente a Savona, che ha deposto un mazzo di fiori, una candela e la foto di Aleksei Navalny davanti al consolato russo di Genova Nervi per poi raccogliersi in preghiera, un gesto di sensibilità e umanità alla luce del sole;

   tuttavia, la sua presenza sarebbe stata segnalata dal personale dell'ufficio diplomatico che ha avvertito la polizia: sul posto sono giunti gli agenti delle volanti e della Digos che l'hanno identificata;

   si tratta di un atto di controllo che, per quanto lecito, desta perplessità in termini di opportunità, trattandosi di una signora recatasi sola e pacificamente dinanzi alla sede consolare, che peraltro non risulta tra gli obiettivi di possibili azioni violente, unicamente per testimoniare la propria partecipazione al lutto;

   molte sono state le reazioni di denuncia e le voci sollevatesi in disaccordo con l'identificazione dei cittadini, denunciando la gravità del messaggio che potrebbe passare: intimidire quanti vogliano manifestare cordoglio per la morte del dissidente al regime putiniano e onorarne la memoria, cosa che purtroppo sta avvenendo in ben altri termini in Russia –:

   se intenda chiarire le ragioni delle azioni di identificazione, valutando se siano imprescindibili o se in talune situazioni, come quelle esposte in premessa, vi possa essere un grado di tollerabilità differente nel rispetto dell'ordine pubblico, ma anche della pacifica espressione di cordoglio per la morte.
(3-01005)


   MAURI, BRAGA, SCHLEIN, BONAFÈ, CUPERLO, FORNARO, CASU, FERRARI, GHIO, CIANI, TONI RICCIARDI, DE LUCA, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA e ORFINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 febbraio 2024, in occasione delle manifestazioni di cordoglio per Navalny, il dissidente russo morto in una colonia penale della regione artica, una dozzina di persone che si erano recate a commemorarlo sono state identificate da tre agenti della Digos, nonostante si fossero limitate a portare fiori;

   il Ministro interrogato, come riportato dalla stampa, ha minimizzato l'accaduto, dichiarando che «il personale che aveva operato non avesse piena consapevolezza»;

   da notizie a mezzo stampa è emerso che nell'ultimo anno diverse sono state le identificazioni non necessarie effettuate da appartenenti alle forze di polizia, in relazione a circostanze politicamente sensibili come nel caso avvenuto alla Scala di Milano, il 7 dicembre 2023, quando un uomo è stato identificato dalla Digos per il solo fatto di aver detto ad alta voce «Viva l'Italia antifascista» al termine dell'Inno di Mameli;

   ancor più allarmanti sono le notizie riportate a mezzo stampa sulle modalità di reazione o di gestione dell'ordine pubblico, tra cui ci si limita qui a citare i fatti di Torino del 3 ottobre 2023 o di Napoli del 13 febbraio 2024 di fronte alla sede Rai, o ancora di Bologna del 16 febbraio 2024, modalità di reazione ritenute da più parti sproporzionate in relazione ai fatti avvenuti;

   altrettanto gravi i fatti riportati su uno studente, rappresentante di istituto a Modena, sospeso per dodici giorni dopo un'intervista rilasciata sulle criticità della vita scolastica, che dimostra, come nel caso della circolare ministeriale sulle occupazioni scolastiche, un clima di generale inasprimento di tutte le istituzioni di fronte a qualunque forma di protesta o di dissenso;

   questi segnali di un atteggiamento intimidatorio e repressivo del dissenso trovano ulteriore conferma nella disposizione prevista dall'articolo 11 del disegno di legge governativo, a prima firma del Ministro interrogato, sulla sicurezza pubblica che trasforma in reato l'impedimento alla circolazione fatto con il proprio corpo e che verrebbe ora punito con la reclusione fino a due anni, norma che limiterebbe in maniera drastica la possibilità di protestare senza incorrere in gravissime conseguenze –:

   quali siano le direttive impartite alle forze di polizia – corpi fondamentali per la tutela delle garanzie democratiche della Repubblica – per la gestione dell'ordine pubblico e se nei casi citati sia stato rispettato il principio di proporzionalità, nonché quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire in ogni occasione il pieno e sostanziale rispetto della libera manifestazione del pensiero in tutte le sue forme e modalità, così come previsto dalla Costituzione.
(3-01006)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZARATTI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, FRATOIANNI, MARI, PICCOLOTTI e ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica 18 febbraio 2024, intorno alle ore 14.30 a Milano un piccolo gruppo di cittadini si è recato sotto la targa dedicata alla giornalista Anna Politkovskaja per deporre fiori in memoria di Navalny, pur trattandosi di una espressione spontanea da parte di un numero assolutamente esiguo di persone, si sono premuniti, per l'alto senso civico e per rispetto alle istituzioni, di comunicare il fatto alla Questura, una pattuglia della Digos si è fermata sul posto procedendo all'identificazione di alcuni presenti;

   il 6 dicembre 2023 alla Scala di Milano un cittadino è stato identificato dalla Digos, in seguito al fatto che, dopo l'inno di Mameli, avesse risposto ad una voce che gridava «viva l'Italia», gridando a sua volta «viva l'Italia antifascista»;

   il 7 gennaio 2024 un migliaio di persone ha inscenato una coreografia, molto vicina ad una parata militare, in occasione dell'anniversario della strage di Acca Larenzia, solo tre giorni dopo, e solo in seguito a numerose polemiche, il Ministero dell'interno comunicava di essere riuscito a identificare un centinaio di persone attraverso i filmati;

   dalle notizie stampa si apprende che il Ministro interrogato abbia dichiarato: «È capitato pure a me nella vita di essere identificato, non è un dato che comprime una qualche libertà personale; l'identificazione delle persone è una operazione che si fa normalmente nei dispositivi di sicurezza per il controllo del territorio, il personale mi è stato riferito che non avesse piena consapevolezza» –:

   se il 18 febbraio 2024 la pattuglia della Digos abbia semplicemente chiesto ai presenti cosa stessero facendo e le loro generalità ovvero abbia chiesto ai presenti i documenti di riconoscimento;

   se non ritenga che il ricorso all'identificazione, in contesti dove è evidente l'inesistenza di pericoli per la sicurezza o l'ordine pubblico, possa essere percepito come un'intimidazione e non sia un evidente abuso di potere;

   sulla base di quale direttiva di ordine pubblico, evidentemente diramata dai vertici del Ministero dell'interno, i funzionari di pubblica sicurezza valutino se e quando procedere all'identificazione delle persone.
(4-02360)


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 gennaio 2024, con l'approvazione del decreto-legge n. 7 del 2024 da parte del Consiglio dei ministri in tema elezioni è stato introdotto un aumento pari al 30 per cento dei compensi di scrutatori e presidenti di seggio per la tornata elettorale dei giorni 8 e 9 giugno 2024 adeguandoli all'impegno istituzionale da assolvere;

   in occasione delle elezioni di giugno 2024 verranno rinnovati anche oltre 3.700 consigli comunali e per quanto riguarda lo status degli amministratori locali, si ricorda che l'ordinamento prevede che il relativo trattamento economico è costituito dall'indennità di funzione e dai gettoni di presenza (articolo 82 testo unico enti locali). L'indennità di funzione è corrisposta per le cariche di sindaco, presidente del consiglio comunale e assessori, ed è stabilita con provvedimenti statali (decreto del Ministro dell'interno 4 aprile 2000, n. 119);

   i gettoni di presenza, inoltre, sono corrisposti ai consiglieri comunali per la partecipazione alle sedute e rivalutati secondo l'indice Istat con cadenza triennale;

   la revisione dell'indennità dell'amministratore locale non è mai stata effettuata, e questo mortifica una figura che compie una notevole quantità di incontri, colloqui e interlocuzioni con cittadini e rappresentanti delle categorie, proprio per non perdere il contatto con il tessuto sociale ed economico nel quotidiano interesse della collettività –:

   quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati per dar seguito al suindicato dettato normativo in tema di adeguamento dell'indennità dei consiglieri comunali;

   quali iniziative normative intendano intraprendere per ripristinare, compatibilmente coi vincoli di bilancio, le indennità previste per i consiglieri provinciali e abrogate dalla legge n. 56 del 2014 in materia di città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni.
(4-02364)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASO, ORRICO e FEDE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   dal recente rapporto Istat «L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno 2022-2023», nell'anno scolastico 2022/2023 sono aumentati gli alunni con disabilità di circa il 7 per cento rispetto all'anno precedente, attestandosi a 338 mila unità, pari al 4,1 per cento degli iscritti totali;

   sebbene anche gli insegnanti di sostegno continuino ad aumentare, grazie anche al piano di potenziamento di 25 mila cattedre in più sul sostegno in tre anni voluto dall'ex Ministra dell'istruzione Lucia Azzolina, dai dati emerge che il 30 per cento dei circa 228 mila insegnanti non ha una formazione specifica, ma viene selezionato, spesso con ritardo, dalle graduatorie per le supplenze per far fronte alla carenza di figure specializzate;

   il quadro fornito dal rapporto dell'istituto di statistica, già di per sé preoccupante, si aggrava aggiungendo il dato relativo alla continuità didattica: nell'anno scolastico 2022/2023, la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all'anno precedente è pari al 59,6 per cento, salendo al 62,1 per cento alle medie e raggiungendo la percentuale del 75 per cento nelle scuole dell'infanzia. Il 9 per cento ha addirittura cambiato insegnante per il sostegno nel corso dell'anno scolastico;

   per quanto concerne, invece, gli strumenti didattici a supporto degli alunni con disabilità finalizzati a facilitarne il processo di apprendimento, non sempre l'offerta soddisfa la domanda: il 7,3 per cento degli studenti non dispone di questa strumentazione, ma ne avrebbe bisogno e, a livello territoriale, la carenza di strumenti didattici si riduce al 5,9 per cento al Nord, mentre aumenta nel Mezzogiorno (8,7 per cento);

   più di una scuola su quattro (nel Mezzogiorno una scuola su tre) definisce insufficiente la dotazione di postazioni informatiche adattate alle esigenze degli alunni con disabilità e tra gli ordini scolastici, la scuola primaria ne risulta maggiormente sprovvista, con solo il 31 per cento delle scuole con postazioni sufficienti. A ciò si aggiunge la scarsa diffusione della formazione dei docenti per il sostegno in tecnologie educative specifiche, in quanto solo in una scuola su quattro tutti gli insegnanti hanno frequentato almeno un corso specifico di formazione e aggiornamento in materia; per quanto concerne i livelli di partecipazione alle gite scolastiche che prevedono il pernottamento, i numeri sono decisamente bassi: solo il 23 per cento degli alunni frequentanti la scuola primaria vi partecipa e il dato si riduce drasticamente nella scuola dell'infanzia, con solo il 6 per cento dei partecipanti;

   la mancanza di fondi e la carenza di insegnanti specializzati non permettono a circa la metà degli alunni con disabilità di partecipare alle attività extra-didattiche organizzate nel corso dell'orario scolastico, come i laboratori artistici, il teatro ed altro, mentre sebbene la partecipazione all'attività motoria sia molto diffusa (il 92 per cento), solo il 21 per cento degli alunni con disabilità prende parte a attività sportive diverse da quelle rientranti nel piano della didattica curriculare;

   sono ancora molte le barriere fisiche presenti nelle scuole: la mancanza di un ascensore rappresenta la barriera più diffusa (50 per cento), mentre il 35 per cento delle scuole sono sprovviste di servo scale interno, bagni a norma (26 per cento) o rampe interne (24 per cento): in totale, soltanto il 40 per cento delle scuole risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria –:

   quali provvedimenti urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di superare le problematiche evidenziate e garantire la piena inclusione scolastica degli alunni con disabilità.
(5-02035)


   CASO, ORRICO e FEDE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la legge 8 ottobre 2010, n. 170, recante «Disposizioni in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico», riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento (Dsa), i quali, anche in assenza di patologie neurologiche o deficit sensoriali, possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana;

   in Italia, secondo un report sugli studenti con disturbi specifici dell'apprendimento pubblicato dal Ministero dell'istruzione e del merito nel 2022, negli anni scolastici 2019/2020 e 2020/2021, gli alunni a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell'apprendimento sono stati rispettivamente 318.678 (il 5,3 per cento) e 326.548 (il 5,4 per cento) del numero complessivo dei frequentanti della scuola primaria e secondaria di I e II grado;

   per supportare le scuole e le famiglie nella tutela e nel supporto degli allievi con Dsa, il 21 luglio 2011 è stato pubblicato il decreto ministeriale attuativo 12 luglio 2011, n. 5669, con le relative linee guida, finalizzati a garantire l'utilizzo di strumenti compensativi, quali mappe concettuali come supporto all'elaborazione di compiti e verifiche, maggior tempo o strumenti informatici ausiliari da parte degli alunni con Dsa;

   tuttavia, nonostante la presenza di una normativa in merito, molte famiglie e i relativi studenti lamentano una disapplicazione della legge nel momento in cui gli studenti sono costretti a misurarsi con prove ed esami. In particolare, come denunciato dall'Associazione italiana dislessia, durante l'ultima prova di maturità, ad alcuni alunni con Dsa è stato vietato l'utilizzo di mappe concettuali, nonostante fossero state approvate e consegnate nei termini stabiliti per legge;

   inoltre, la stessa Associazione ha condotto un'indagine somministrando un questionario a studenti, genitori e docenti e dalle oltre diecimila risposte è emerso che la legge approvata quattordici anni fa non viene sempre rispettata sul territorio nazionale e spesso, nonostante il Piano didattico personalizzato (Pdp) redatto obbligatoriamente per legge, il 65 per cento degli alunni ha dichiarato che i professori non io hanno rispettato sempre;

   queste criticità si uniscono, in taluni casi, alla mancanza di corsi specifici di preparazione e formazione dei docenti sui disturbi specifici dell'apprendimento e sul corretto utilizzo degli strumenti compensativi, rendendo difficoltoso il percorso formativo ed educativo di questi studenti, i quali, ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione, hanno eguale diritto a ricevere un'educazione corretta e completa al pari dei loro compagni –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di risolvere le problematicità suesposte, garantendo così il diritto degli alunni con Dsa di ricevere un'educazione corretta e completa al pari dei loro compagni così come richiesto dalla nostra Costituzione.
(5-02036)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il «liceo del made in Italy» è un'iniziativa fortemente voluta dal Ministro interrogato e dal Governo, che ha promosso un nuovo indirizzo al corso di studi già esistente del liceo delle scienze umane, aggiungendo alcune specifiche materie che dovrebbero valorizzare e promuovere le conoscenze e le abilità connesse all'eccellenza dei prodotti e della tradizione italiana;

   la norma prevede che, negli istituti che aderiscono al progetto, il nuovo liceo sostituisca gradualmente l'indirizzo economico-sociale già previsto dal liceo delle scienze umane;

   da quanto risulta in totale in Italia sono stati approvati 92 licei a indirizzo «made in Italy» ma le iscrizioni registrate risultano molto basse, appena 375, ovvero lo 0,08 per cento del totale delle iscrizioni alle scuole superiori per il prossimo anno scolastico, mentre l'opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane, di cui avrebbe dovuto essere un'alternativa, ha registrato il 3,96 per cento delle iscrizioni, in crescita rispetto all'anno scolastico precedente;

   in Lombardia le scuole che hanno dato la propria disponibilità per l'attivazione del liceo del «made in Italy» sono 12, tra cui l'istituto Munari di Crema, dove il preside aveva inizialmente deciso di formare comunque una classe del nuovo «liceo del made in Italy», nonostante soltanto uno studente avesse deciso di iscriversi mentre altri 48 avevano optato per il tradizionale indirizzo economico-sociale;

   nei giorni scorsi il preside dell'istituto Munari aveva dunque inviato una lettera ai genitori dei ragazzi e delle ragazze che avevano deciso di pre-iscriversi all'indirizzo economico-sociale annunciando una «importante modifica» relativa all'iscrizione, spiegando che, in assenza di adesioni volontarie, la classe del «liceo del made in Italy» sarebbe stata formata comunque estraendo a sorte 24 dei 48 studenti immatricolati per l'indirizzo economico-sociale, che di conseguenza il prossimo anno avrebbero dovuto frequentare l'indirizzo contro la loro volontà;

   dopo che la lettera era stata ripresa da diversi quotidiani, locali e nazionali lo stesso preside pare abbia deciso di rivedere la sua decisione e in diverse interviste ha confermato che, senza adesioni volontarie da parte delle famiglie, il «liceo del made in Italy» non verrà attivato e verranno formate due classi di liceo economico-sociale, come richiesto dalle famiglie;

   a parere dell'interrogante, l'oggettivo fallimento del «liceo del made in Italy», rischia di produrre esiti dannosi per le scuole e le famiglie, come dimostra il tentativo, fortunatamente ritrattato, del preside dell'istituto Munari, di iscrivere d'ufficio alcuni alunni al «liceo del made in Italy» andando contro la volontà degli stessi studenti e delle loro famiglie;

   sarebbe più opportuno, ad avviso dell'interrogante, prendere atto dell'insensatezza e del fallimento di una proposta, quella dell'istituzione del «liceo del made in Italy», che ha raccolto pochissime adesioni in tutto il Paese e, in ogni caso, occorre evitare la confluenza del liceo a indirizzo economico-sociale nel liceo del «made in Italy», il cui avvio rischia di determinare la dispersione dell'importante patrimonio culturale e professionale rappresentato dal liceo economico-sociale che ha sviluppato un profilo formativo caratterizzato da competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti alle scienze giuridiche, economiche e sociali e un grave impoverimento sul piano culturale e pedagogico rappresentando un ulteriore tassello di una inaccettabile deriva che renderà il percorso delle scuole secondarie superiori un mero avviamento al mondo del lavoro –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare iniziative di singoli dirigenti scolastici che possano comprimere la libertà di scelta degli studenti e delle loro famiglie rispetto all'indirizzo di studio prescelto, in particolare in relazione a quanti hanno deciso di iscriversi al liceo delle scienze umane a indirizzo economico-sociale preferendolo al neo istituito indirizzo del «made in Italy»;

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato alla luce dell'esiguo numero di iscrizioni al «liceo del made in Italy».
(4-02361)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso venerdì 16 febbraio 2024 alle 8.52 del mattino un forte boato ha interrotto i lavori nel cantiere fiorentino dell'Esselunga in costruzione. Una delle travi di sostegno è crollata provocando il ferimento di 3 persone e la morte di 5 operai, il più giovane aveva solo 24 anni. Il cantiere, situato in un quartiere a nord ovest della città, vedeva impiegati una cinquantina di operai, quasi tutti stranieri;

   secondo dati Inail nel 2023 sono state 1.041 le denunce di incidenti mortali sul posto di lavoro e 585 mila le denunce di infortuni sul lavoro presentate, 73 mila le malattie professionali riconosciute nel 2023, in aumento del 19,7 per cento rispetto al 2022;

   come si legge su Il Manifesto di Sabato 17 febbraio 2024: «Torino, 18 dicembre 2021: una gru cade su un palazzo in ristrutturazione; Monopoli, 25 maggio 2023: una roccia si stacca e cade su un incavo per l'impianto fognario; Brandizzo, 30 agosto 2023: un treno piomba sui binari in riparazione. (...) Tutte stragi in sub appalto di lavoratori edili». La tragedia avvenuta a Firenze, ad avviso dell'interrogante, dimostra come la logica del subappalto e del massimo ribasso mettano, di fatto, a rischio la vita delle persone;

   il 20 settembre 2023 si è svolto alla Camera dei deputati un ampio dibattito con la presentazione di mozioni da parte di tutti i gruppi politici. Il Governo si era impegnato a mettere in atto misure per superare le problematiche esistenti al fine di garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro. Fino ad oggi non si registrano però miglioramenti come dimostra il tragico evento di Firenze –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo al fine di aumentare l'organico di tutti gli enti preposti ai controlli in tema di sicurezza e prevenzione sul lavoro, in modo da rendere più costante e capillare il controllo nei luoghi di lavoro e, allo stesso tempo, valutare l'adozione di ogni iniziativa di competenza volta a definire procedure di qualificazione delle imprese (patente a punti) in ordine al soddisfacimento dei requisiti minimi in materia di rispetto della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro assicurando, al contempo, l'innalzamento dei livelli di formazione dei lavoratori, promuovendo l'attivazione di corsi di aggiornamento che permettano una maggiore qualità ed efficienza della formazione.
(5-02024)


   BARZOTTI, QUARTINI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda committente e la ditta appaltatrice, coinvolte nel crollo nel cantiere Esselunga, il 16 febbraio 2024, sono le stesse di un altro incidente, verificatosi il 10 febbraio 2023 a Genova;

   a Firenze, Esselunga aveva incaricato della costruzione una ditta controllata ai 100 per cento, la Villata spa di Milano, la quale aveva a sua volta subappaltato l'esecuzione all'Aep di Pavia, dalla quale si apre un reticolo di successivi subappalti a decine di sotto-imprese (si parla addirittura di sessanta, di cui almeno 4 operavano quella mattina nel catino di via Mariti);

   è la «normalità» del lavoro in edilizia, tanto più peggiorata dopo l'entrata in vigore nell'aprile 2023, del nuovo «Codice di appalti» (di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023) che, ad avviso degli interroganti, peggiorando la normativa del 2016, ha dato via libera al ricorso ai cosiddetti «appalti a cascata» (la possibilità delle ditte sub-appaltanti di subappaltare a loro volta, lungo una catena infinita) anche nell'ambito pubblico, permettendone così il dilagare a maggior ragione nel privato;

   nel caso della «tragedia» fiorentina, l'azienda La Villata, partecipata al 100 per cento da Esselunga, è presieduta dall'ex Ministro Alfano. Esselunga ha acquisito l'intera società pochi mesi fa acquistando il 32,5 per cento che era posseduto da Unicredit al prezzo di 435 milioni di euro;

   l'esecutrice dei lavori in sub-appalto è l'Aep, già nota alla stampa per vicende legate alla costruzione di un supermercato a Lodi. Il piano di recupero della relativa area, fortemente voluto dall'amministrazione di centrodestra guidata dalla sindaca leghista Casanova, e appoggiata da Fratelli d'Italia, è stato approvato col parere contrario delle opposizioni. Nei mesi di settembre e ottobre 2020, mentre era ancora in corso la procedura in consiglio comunale, Aep ha versato sul conto del partito guidato da Meloni due bonifici per un totale di quasi 50 mila euro, mentre il terreno su cui si edificava il supermercato Esselunga è stato poi rivenduto alla stessa con una maggiorazione di prezzo di circa 2,4 milioni di euro –:

   se e quali iniziative urgenti abbia già disposto al fine di fermare la strage delle morti sul lavoro, stante, ad avviso degli interroganti, una perdurante inattuazione del Testo unico del 2008 in materia di sicurezza sul lavoro, la mancata istituzione dell'Agenzia unica ex Ispettorato prevista dal decreto legislativo n. 149 del 2015, ma anche la nota contrarietà alla proposte del gruppo M5S sulla qualificazione delle imprese attraverso la cosiddetta «patente a punti» e sulla necessità dell'istituzione di una Procura nazionale del lavoro.
(5-02025)


   RIZZETTO, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   una dettagliata analisi statistica resa nota l'8 febbraio 2024 dall'Osservatorio dell'Inps attesta che la spesa complessiva del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, erogati da aprile 2019 a dicembre 2023, supera i 34,5 miliardi di euro;

   dall'analisi emerge, inoltre, un rilevante squilibrio territoriale nell'attribuzione di tali sussidi;

   al riguardo, nel solo mese di dicembre 2023, i nuclei beneficiari di reddito di cittadinanza sono stati 598 mila, mentre i nuclei beneficiari di pensione di cittadinanza sono stati 124 mila: un totale di 1,56 milioni di persone, suddivise in 1,09 milioni nelle regioni del Sud e nelle Isole, 270 mila nelle regioni del Nord e 200 mila in quelle del Centro;

   è stato dunque attestato l'ingente costo della misura introdotta dal M5S – che ha interessato particolarmente Sud e Isole – e che, a causa di un impianto normativo fragile e lacunoso, ha avuto, a giudizio degli interroganti, fini meramente assistenzialistici risultando fallimentare rispetto alle previste iniziative di reinserimento nel mondo del lavoro dei beneficiari;

   ad avviso degli interroganti, molteplici sono le truffe e le irregolarità che hanno reso possibile un illegittimo riconoscimento del reddito di cittadinanza, provocando gravi danni all'erario;

   sul punto, in tre anni e mezzo sono stati accertati 45.524 interventi irregolari legati all'attribuzione del reddito di cittadinanza, con 48.392 denunciati e oltre 505 milioni di euro (dato di agosto 2023) indebitamente percepiti –:

   con riferimento al periodo che va dal 2019 al 2023, quali omissioni nei controlli imputabili all'Inps abbiano determinato un'indebita percezione del reddito di cittadinanza con conseguente responsabilità dell'istituto.
(5-02026)


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «Il motto di questo Governo sarà: “non disturbare chi vuole fare”». Queste le parole pronunciate dalla Presidente del Consiglio in occasione delle dichiarazioni programmatiche con le quali ottenne la fiducia;

   un motto che per il lavoro ha comportato, ad avviso degli interroganti, meno tutele, maggiore precarietà, riduzione dei margini di flessibilità pensionistica e in un sistematico allentamento delle regole in materia di sicurezza sul lavoro;

   il risultato di tanto zelo deregolatorio è un aumento dei morti non in itinere, dai 790 del 2022 ai 799 del 2023 (dati INAIL) e, secondo l'Osservatorio di Bologna che considera tutti i decessi – a prescindere dalla tipologia contrattuale – si stimano 755 decessi del 2022 ai 986 del 2023;

   dopo la strage di Brandizzo e il costante stillicidio dei tre decessi giornalieri, il mondo del lavoro piange un'altra strage con cinque operai morti e tre feriti, nel cantiere Esselunga a Firenze;

   dalle prime notizie sembrerebbe che nel cantiere operassero decine di imprese diverse in regime di subappalto, che due dei lavoratori deceduti non fossero regolarmente soggiornanti, che alcuni dei lavoratori impiegati fosse inquadrato con contratto metalmeccanico e non edile;

   nel 2023, un cantiere della Aep srl, impresa esecutrice dei lavori di Firenze, per la realizzazione di un centro commerciale a Genova, fu sottoposto a sequestro per verificarne le condizioni di sicurezza, a seguito di due incidenti sul lavoro;

   nonostante le assunzioni di nuovi ispettori dell'INL decise dal precedente Governo, in diverse regioni si registra solo un ispettore ogni 39.000 imprese, contro la raccomandazione Ue che ne indica uno ogni 10.000. Nel 2021, i controlli effettuati insieme ad Inps e Inail, hanno registrato un 69 per cento di imprese irregolari;

   i controlli in materia di sicurezza spettano soprattutto alle Asl, con organici molto depotenziati e per le quali nella legge di bilancio non c'è alcuno stanziamento;

   è di tutta evidenza che occorre una radicale revisione della strategia in materia di lavoro, da definire insieme alle parti sociali, puntando alla buona e stabile occupazione e a un significativo investimento nella sicurezza del lavoro –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per avviare un fattivo confronto con le parti sociali e con tutte le forze parlamentari per migliorare la condizione del lavoro nel nostro Paese, mettendo al centro il tema della sicurezza sul lavoro prioritariamente dando attuazione alla patente a punti alle imprese edili ed estendendo le regole sugli appalti anche nei rapporti tra privati.
(5-02027)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il Coreper, Organo del Consiglio dell'Unione europea costituito dagli ambasciatori degli Stati membri presso l'Ue, che ha il compito di assistere il Consiglio trattando i dossier in una fase di prenegoziato, non ha raggiunto un accordo sulla cosiddetta «direttiva rider» che dettava nuove regole per garantire più tutele ai lavoratori e alle lavoratrici delle piattaforme digitali che fanno consegne a domicilio o offrono servizi di taxi;

   le astensioni di Francia, Germania, Estonia e Grecia hanno impedito che venisse raggiunta la maggioranza qualificata necessaria per l'approvazione del contenuto della direttiva. A quanto si apprende, l'Italia avrebbe votato a favore del testo;

   la direttiva avrebbe garantito ai rider maggiori diritti e soprattutto, a determinate condizioni, la possibilità di essere considerati dipendenti subordinati delle piattaforme e non più lavoratori autonomi;

   l'accordo sulle nuove norme a tutela dei rider e dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme come Uber, Deliveroo e Glovo, nonostante la lunga trattativa tra gli Stati membri e il Parlamento europeo, cominciata nel dicembre 2021, è stato bocciato per la seconda volta di fila, dopo la prima bocciatura avvenuta nel dicembre 2023;

   l'approvazione della direttiva avrebbe rappresentato una prima novità positiva per i rider, dal momento che spesso questi vengono assunti come falsi lavoratori autonomi, malgrado le prestazioni richieste, i turni e la modalità di lavoro siano equiparabili a quelle dei dipendenti;

   secondo le stime più recenti fatte dalla Commissione europea, in Europa i lavoratori delle piattaforme digitali sono più di 30 milioni, destinati a diventare 43 milioni entro il 2025, di cui moltissimi risultano privi di un giusto contratto, svolgono cioè lavoro dipendente pur avendo un contratto da lavoratore autonomo;

   da tempo i lavoratori e le lavoratrici delle piattaforme chiedono di essere inquadrati come lavoratori dipendenti e, a tal fine, negli ultimi anni in vari Paesi europei sono stati organizzati scioperi e presentati numerosi ricorsi mentre le piattaforme continuano a sostenere che la loro funzione sia semplicemente quella di intermediari tra i lavoratori e i clienti e non quella di datori di lavoro;

   le regole proposte inizialmente dalla Commissione europea prevedevano che se una piattaforma imponeva almeno due dei criteri individuati dalla stessa come la fissazione dei limiti massimi di remunerazione, supervisione del lavoro con sistemi elettronici, imposizione di orari e turni, di indossare divise, limitazione della possibilità di costruirsi una propria clientela o di lavorare per altre piattaforme, allora doveva essere considerata automaticamente un datore di lavoro e ai suoi lavoratori dovevano essere riconosciuti e garantiti alcuni diritti come ferie, salario minimo, congedi parentali, permessi per malattia e contributi previdenziali;

   l'ultima versione della direttiva, risultato di un compromesso, aveva di fatto snaturato l'impostazione europea della direttiva, veniva lasciato a ogni Stato il potere di stabilire quali e quanti criteri introdurre per imporre le assunzioni alle piattaforme;

   tale compromesso, tuttavia, non è bastato a risolvere i dubbi dei Paesi contrari alla direttiva;

   in attesa degli esiti del negoziato europeo l'Italia può e deve riconoscere maggiori tutele per i lavoratori e le lavoratrici della cosiddetta «Gig economy» –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, intendano comunque adottare affinché la prestazione dei lavoratori e delle lavoratrici delle piattaforme digitali venga definita come lavoro subordinato, prevedendo contemporaneamente il divieto di retribuire a cottimo le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro e vengano individuati salari e compensi equi e dignitosi, riconoscendo ai rider le stesse spettanze e tutele dei lavoratori subordinati;

   quali iniziative di competenza intendano assumere affinché non si interrompa definitivamente il negoziato fra gli Stati membri dell'Unione europea sulla cosiddetta direttiva rider.
(4-02365)


   ASCARI e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa dei recenti licenziamenti presso l'Azienda Sixtema Spa di Modena, dove sette dipendenti sono stati licenziati senza preavviso, durante una finta riunione di lavoro, in cui erano stati chiamati a partecipare e durante la quale gli sono state lette tout court le lettere di licenziamento per soppressione delle loro aree di riferimento (tutte sotto i cinque dipendenti);

   è stata pertanto adoperata la scusa ingannevole della convocazione ad una riunione di lavoro quando in realtà nel momento in cui si sono presentati nel luogo stabilito ai sette lavoratori è stato comunicato il licenziamento;

   la Cgil di Modena ha sollevato il caso, denunciando un «imbarbarimento delle relazioni sindacali» e comportamenti ingannevoli da parte dell'azienda. Sixtema spa, azienda di servizi informatici originariamente di emanazione Cna, con 126 dipendenti e 16 milioni di euro di ricavi annui, è attualmente partecipata al 100 per cento da Infocert che fa parte di Tinexta, quest'ultima quotata in borsa;

   sul sito di Infocert e di Tinexta è sottolineata l'importanza del rispetto della dignità personale nelle relazioni, un principio apparentemente in contrasto con la azioni di Sixtema. La modalità di condotta dell'azienda Sixtema ad avviso dell'interrogante, solleva la necessità di una revisione delle normative relative ai licenziamenti, al fine di aumentare la protezione dei lavoratori e delle lavoratrici da pratiche ingannevoli e non etiche, per prevenire future violazioni in aziende con pratiche simili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quali misure di competenza intenda adottare per verificare l'accaduto al fine di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici dell'azienda Sixtema di Modena, con sedi anche a Ancona e Firenze, valutando di prevedere attività di competenza, anche di carattere ispettivo, per verificare la conformità dei licenziamenti effettuati da Sixtema con le normative vigenti in materia di diritto del lavoro e relazioni sindacali;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare che le pratiche di licenziamento rispettino i princìpi di etica e trasparenza, specialmente in aziende che fanno parte di gruppi quotati in borsa e con un codice etico che enfatizza il rispetto della dignità personale.
(4-02366)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   SASSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che il 1° febbraio 2024 la commissione disciplinare dell'Università Bocconi di Milano ha sanzionato, con una sospensione per sei mesi, tre studenti che avevano pubblicato sui social commenti denigratori riguardo alla creazione nell'ateneo di servizi igienici gender neutral;

   i bagni neutri erano stati inaugurati nel settembre 2023, su invito dell'associazione Best (Bocconi Equal Students), con l'intento di favorire l'inclusività del mondo transgender, come annunciato canale Bocconi Tv;

   la sanzione ha scatenato una forte polemica che ha diviso la comunità universitaria e non;

   se è vero che l'evoluzione di una società porta con sé inevitabili cambiamenti, dobbiamo senza dubbio vigilare affinché la ferma volontà di uguaglianza di diritti non diventi una vera e propria guerra culturale perché obiettivo condiviso dell'intera società, e quindi a maggior ragione della comunità universitaria, deve essere quello di appianare le differenze e affermare i diritti, ma non a danno di altri;

   la preoccupazione sorge quando i metodi per ottenere ciò che legittimamente spetta in termini morali e umani finisce con il tradire la maggior parte degli stessi valori che si professano; infatti affermare o esigere il riconoscimento di rispetto o meriti ingiustamente negati, censurando o proibendo tutto quello che può ferire la sensibilità degli offesi, non è probabilmente la strada giusta da percorrere, non fosse altro perché nella nostra Costituzione l'articolo 21 sancisce che tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione;

   è necessario infatti rammentare che gli studenti sanzionati hanno manifestato con modalità discutibili la propria personale convinzione interiore ma non hanno commesso alcun reato o arrecato alcun danno;

   inoltre è sulla propria pagina social e su quella di un'altra associazione, Astra Bocconi, che erano arrivati commenti a corredo di un video di BocconiTV, che dava notizia dei bagni gender-free e, assai probabilmente, gli stessi autori, sulla pagina istituzionale dell'ateneo, non avrebbero usato gli stessi toni;

   in questo caso, inoltre, la sanzione comminata dall'Ateneo che ha ritenuto la condotta lesiva dell'immagine e della reputazione della Bocconi lede anche il diritto allo studio dei tre giovani cui si nega di poter frequentare i corsi e gli spazi dell'università per un semestre, così, inevitabilmente, rallentandone il percorso di studi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda avviare affinché tutte le Università del Paese costituiscano uno spazio libero e aperto al confronto nel pieno rispetto dei princìpi costituzionali.
(4-02363)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Iaia n. 5-01214, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 luglio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Almici.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-01953 del 31 gennaio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-01967 del 6 febbraio 2024;

   interrogazione risposta in Commissione Rizzetto n. 5-01987 del 13 febbraio 2024;

   interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-02333 del 14 febbraio 2024;

   interrogazione a risposta orale Cappelletti n. 3-00999 del 15 febbraio 2024.