Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 7 febbraio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la valutazione delle politiche pubbliche è una parte fondamentale del processo di elaborazione del ciclo politico anche al fine di verificare il raggiungimento degli obiettivi dei provvedimenti adottati;

    sempre più organizzazioni a livello internazionale, nazionale e locale richiedono la conduzione di valutazioni per la maggior parte dei loro programmi, in linea con le richieste globali di migliorare la rendicontazione, aumentare la trasparenza e ottenere risultati dimostrabili basati sui dati piuttosto che sulle opinioni;

    lo sviluppo sostenibile è uno dei temi portanti dell'agenda politica globale. I Paesi lo declinano in modo differente dal punto di vista operativo ma dal punto di vista valoriale e teorico lo sviluppo sostenibile riconosce gli stessi diritti alle generazioni presenti e alle generazioni future;

    le nuove generazioni partecipano meno alle istituzioni, al voto, ad attività politiche, di partito e amministrative. Questo fenomeno segue anni in cui la politica si è interfacciata sempre più col «grey vote», il voto anziano, trascurando investimenti in educazione, benessere e crescita dei giovani. Inoltre, le azioni dannose per il pianeta stanno consegnando ai giovani di oggi enormi danni in campo ambientale;

    alla luce del quadro internazionale attuale e degli andamenti preoccupanti dell'occupazione giovanile, risulta evidente come le questioni generazionali rappresentino oggi una priorità ineludibile per molti Paesi europei e occidentali. L'impatto generazionale è di fatto una tematica trasversale a molte politiche pubbliche, ma c'è bisogno di una visione sistemica e coordinata per evitare che questa trasversalità si traduca in una scarsa attenzione da parte di amministrazioni maggiormente concentrate su interventi settoriali;

    monitorare e valutare le politiche pubbliche in favore dei giovani significa aumentare l'attenzione alle loro condizioni di vita e alle loro preoccupazioni anche se in Italia la definizione di «giovani» non è regolamentata dalla legge e varia in base al campo di applicazione specifico;

    in Italia, secondo l'ultimo rapporto Istat riferito ai dati del 2023, su una popolazione residente al 1° gennaio pari a 58.997.201 milioni, i giovani tra i 14 e i 34 anni sono 12.641.216 milioni, pari a circa poco più il 21 per cento del totale;

    la legislazione in materia di politiche giovanili e i provvedimenti attuativi, sia a livello nazionale che regionale, individuano generalmente il 14° anno quale limite di età a partire dal quale si applicano le norme dedicate ai giovani, mentre il limite di età superiore varia a seconda della legislazione specifica e dei gruppi target delle misure adottate. Il target delle azioni del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale (Dpgscu) è rappresentato dalla fascia di età compresa tra i 14 e i 28/35 anni, a seconda delle specifiche misure adottate, mentre Istat ed Eurostat prendono in considerazione varie coorti all'interno della fascia 15-34 anni;

    da alcuni anni, ormai, le organizzazioni internazionali mostrano sempre più interesse per la situazione socioeconomica delle nuove generazioni, evidenziando la necessità di interventi specifici per il contrasto al crescente divario generazionale e al pieno sviluppo di giovani e giovanissimi;

    con l'avvento della pandemia e il conseguente sviluppo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), del Piano nazionale degli investimenti complementare (Pnc) e l'Accordo di partenariato 2021-2027 per i fondi europei, che prevedono un impatto trasversale su tutta la popolazione e quindi anche sulle fasce d'età più giovani, è emersa l'esigenza di uno strumento in grado di analizzare in itinere ed ex post gli interventi normativi e amministrativi;

    lo stesso (PNRR), a valere sul NextGeneration EU, ci ricorda l'enorme responsabilità che abbiamo nei confronti delle giovani generazioni, presenti e future e degli sforzi che dobbiamo fare per limitare i danni che la crisi pandemica e quelle economica hanno prodotto sui giovani;

    come è noto, i giovani rappresentano una delle tre «priorità trasversali» a tutte le misure previste dal PNRR, insieme alle donne e al Mezzogiorno. Per tale motivo, come previsto nel PNRR, le sei missioni sono valutate sulla base dell'impatto che avranno nel recupero del potenziale dei giovani, delle donne e dei territori;

    sulla base di queste esigenze e sulla linea dei principali Paesi europei, l'Italia, durante il Governo Draghi, ha ritenuto necessario garantire che gli interventi e i programmi legislativi a favore dei giovani avessero realmente un impatto decisivo su questa generazione;

    in particolare l'allora Ministro per le politiche giovanili, con il decreto del 3 giugno 2021, istituì il «Comitato per la valutazione dell'impatto generazionale delle politiche pubbliche» (Covige), dedicato all'analisi e alla verifica sistematica dell'impatto delle politiche, dei programmi e progetti destinati, direttamente o indirettamente, ai giovani, offrendo così dati e informazioni utili a una più efficace azione di Governo in materia di coordinamento e attuazione delle politiche giovanili;

    le finalità del Covige erano essenzialmente due: la prima quella di mettere a sistema le misure per i giovani per promuovere e assicurare un coordinamento e una coerenza delle politiche valutando l'impatto delle misure generazionali e potenzialmente generazionali; la seconda era quella di porre le basi per la costruzione di una piattaforma dati per la misurazione degli effetti;

    per stimolare le pubbliche amministrazioni italiane a prevedere, misurare e valutare impatti tangibili sulle giovani generazioni, il Covige proponeva una classificazione delle politiche pubbliche che possono essere distinte anzitutto in:

     a) politiche per le quali non è possibile individuare particolari categorie di beneficiari;

     b) politiche per le quali è invece possibile prevedere target specifici di beneficiari;

    le politiche del primo tipo corrispondono a tutti quegli interventi che assicurano servizi universali, in qualche modo a favore della piena fruizione dei cosiddetti beni comuni, i quali per definizione non prevedono specifiche categorie di destinatari, proprio perché sono finalizzati a salvaguardare e garantire i diritti fondamentali dei cittadini (un esempio tipico sono gli interventi sulle infrastrutture, come ponti, strade, porti e gli interventi volti a garantire l'accesso all'istruzione e ai servizi sanitari).

    le politiche del secondo tipo, invece, nella prospettiva di favorire la diffusione di esercizi valutativi degli impatti sui giovani, possono essere distinte in due sottocategorie:

     a) politiche con impatti generazionali, vale a dire tutti gli interventi rivolti esclusivamente a un determinato target di giovani all'interno della fascia di età compresa tra i 14 e 35 anni (per esempio i contributi per l'imprenditorialità giovanile);

     b) politiche con impatti potenzialmente generazionali, corrispondenti agli interventi non direttamente dedicati ai giovani (per esempio i sussidi per i lavoratori autonomi), che potrebbero però avere degli impatti generazionali, purché, tra tutti i potenziali beneficiari, ai giovani siano destinate, in percentuale, risorse superiori della forza lavoro appartenente alla fascia d'età 15-34 anni;

    la legge Costituzionale 1° febbraio 2022 n. 1 ha modificato l'articolo 9 della Costituzione al fine di riconoscere – nell'ambito dei principi costituzionali – la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni;

    a seguito di tale modifica il passo successivo è quello di dotarsi di strumenti adeguati per garantire la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile, in particolare introducendo criteri per valutare la costituzionalità delle nuove leggi e misurarne gli effetti sui 17 obiettivi dell'Agenda 2030 (data entro cui l'Italia si è impegnata, insieme agli altri 192 Stati membri dell'Onu, a cambiare in profondità l'attuale insostenibile modello di sviluppo) in un'ottica di giustizia intergenerazionale e per esaminare la sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti pubblici;

    dall'introduzione della modifica all'articolo 9 della Costituzione, ancora di più, quando si legifera è necessario individuare il giusto equilibrio tra gli elementi che si hanno concretamente davanti e gli interessi delle nuove generazioni;

    le politiche ad oggi avviate dall'Esecutivo riportano all'esigenza di avviare un costante monitoraggio, proprio al fine di porre al centro della discussione politica i settori legati ai giovani, una risorsa per il nostro Paese che non può essere trascurata;

    solo a titolo esemplificativo, con l'approvazione della prima legge di bilancio, il provvedimento più significativo che delinea le politiche di Governo, l'Esecutivo è intervenuto modificando la cosiddetta «18APP» – una misura, che negli ultimi anni ha avvicinato tanti giovani ai consumi culturali e che è stata, nel tempo, imitata con successo da altri Paesi – portando così a configurare l'accesso alla cultura come un premio e non come un diritto universale;

    sempre a titolo esemplificativo, rimanendo nella sfera dei settori maggiormente rivolti alla fascia dei più giovani, nessun intervento risulta avviato a risolvere l'enorme problema del costo degli studi e della necessità di implementare gli strumenti di welfare e i fondi per il diritto allo studio;

    nella sfera dell'autonomia individuale, i giovani affrontano quotidianamente la difficoltà di trovare un inserimento nel mercato del lavoro attraverso impieghi non standard, con contratti temporanei o a tempo parziale e il rischio maggiore di perdita del lavoro e del reddito;

    l'obiettivo di una politica giovanile, volta allo sviluppo personale e professionale deve essere quello di creare le condizioni per l'apprendimento, per l'inclusione sociale, per la partecipazione, per la salute fisica e mentale, per lo sviluppo dei giovani nella transizione verso una maggiore indipendenza, per poter vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile come del resto sancito anche dalla risoluzione votata a luglio 2022 dall'Assemblea generale dell'Onu che inserisce tale diritto tra i diritti umani fondamentali al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all'educazione e al lavoro;

    il monitoraggio e la valutazione sono quindi elementi essenziali per permettere la promozione di risultati specifici nel campo della gioventù, e avere gli strumenti per essere informati e per rispondere alle esigenze dei giovani e affinché i giovani, informati dell'impatto delle misure politiche, tornino con maggiore consapevolezza a essere fiduciosi nel futuro,

impegna il Governo:

1) a ripristinare la piena funzionalità del Covige istituito dal decreto ministeriale 8 luglio 2021 al fine di assicurare un coordinamento delle politiche giovanili ed una valutazione dell'impatto che le politiche in generale hanno sui giovani;

2) ad implementare le funzionalità del Covige in modo che vengano valutati gli impatti di tutte le politiche nel lungo periodo sull'ambiente e il clima in rapporto con le nuove generazioni, così come indicato dalla modifica dell'articolo 9 della Costituzione e dall'Agenda 2030;

3) a mettere al centro dell'agenda politica i giovani con l'approvazione di interventi in tutti i settori che possano contribuire alla loro crescita individuale, collettiva e sociale al fine anche di lasciargli un pianeta vivibile e un sistema economico basato sui princìpi dello sviluppo sostenibile;

4) a prevedere iniziative volte a sostenere l'accesso al mondo lavorativo, un maggiore livello di inclusione sociale anche attraverso il benessere psicologico e fisico.
(1-00237) «De Maria, Bakkali, Berruto, Boldrini, Cuperlo, Curti, De Luca, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Ghio, Girelli, Gnassi, Graziano, Iacono, Lai, Malavasi, Merola, Porta, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scotto, Stefanazzi, Tabacci, Vaccari, Zingaretti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e ZAN. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti europea è un'istituzione dell'Unione europea con compiti di revisore esterno delle finanze dell'Unione europea; funge dunque da custode indipendente degli interessi finanziari di tutti i cittadini dell'Unione europea, in particolare contribuendo a migliorare la gestione finanziaria della stessa e ha funzioni di controllo della gestione dei conti relativi al bilancio generale dell'Unione europea, che viene adottato ogni anno dal Consiglio dell'Unione europea e dal Parlamento europeo;

   la Corte dei conti UE è composta da 27 magistrati contabili, uno per ogni Stato membro, con un mandato di sei anni, rinnovabile; i membri sono nominati dal Consiglio, a maggioranza qualificata, su raccomandazione di ciascuno Stato membro relativamente al proprio seggio; il membro uscente italiano era un magistrato della Corte dei conti, il cui mandato si è esaurito alla fine del 2023, Pietro Russo;

   per prassi la Corte dei conti italiana ha sempre indicato il componente italiano e i Governi hanno proceduto alla presentazione formale del nome; alla Corte dei conti è dunque arrivata la richiesta di individuare una coppia di nomi tra cui individuare il membro italiano; risulta che fossero stati indicati il presidente della sezione di Controllo per gli affari comunitari e internazionali, Giovanni Coppola, e la presidente di sezione Maria Annunziata Rucireta, con alle spalle dieci anni da Capo del gabinetto italiano proprio alla Corte dei conti europea;

   la scelta del Ministro interrogato si è invece indirizzata in favore di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, magistrato contabile che nel maggio 2023 era stato scelto proprio dallo stesso Ministro, a pochi giorni dalla conversione in legge del decreto n. 13 del 2023, che modificava la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che istituiva una nuova struttura di Missione PNRR, proprio per dirigere tale struttura di missione;

   il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera del 3 gennaio 2024, ha già trasmesso, ai sensi dell'articolo 17 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la comunicazione concernente la proposta di nomina del Presidente di sezione della Corte dei conti Carlo Alberto Manfredi Selvaggi alla carica di componente della Corte dei conti europea –:

   quali siano le ragioni per le quali per la prima volta il Governo non ha inteso seguire le indicazioni della Corte dei conti in merito alla individuazione del nome come membro italiano per la Corte dei conti dell'Unione europea.
(4-02294)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERGIO COSTA, CARAMIELLO, CHERCHI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 45, ai commi da 2-quater a 2-octies, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, istituisce presso il Crea il registro dei crediti di carbonio generati su base volontaria dal settore agroforestale nazionale;

   come noto, il mercato volontario del carbonio agroforestale è attivo ormai da anni sia nel nostro Paese sia a livello internazionale con un numero di transazioni in continua crescita e tuttavia, in mancanza di una certificazione dei titoli generati, non solo si presta spesso a speculazioni ma espone al rischio del cosiddetto «green washing» ovvero di una scarsa, o poco affidabile, qualità degli assorbimenti;

   l'istituzione di un registro pubblico dove è possibile iscrivere crediti certificati, non rivendibili più volte e generati mediante pratiche agricole e forestali aggiuntive a quelle obbligatorie, e pertanto in grado di garantire un reale sequestro del carbonio, rappresenta una garanzia per gli operatori del mercato e anche per una concreta sostenibilità ambientale ed è in linea con i recenti orientamenti unionali in materia di obblighi di riduzione delle emissioni di gas effetto serra;

   secondo quanto disposto dal comma 2-septies del citato decreto-legge, entro il mese di ottobre 2023, con decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica si sarebbero dovute adottare le linee guida recanti modalità di certificazione dei crediti e di gestione del registro; tuttavia, ad oggi, non risulta emanato alcun provvedimento;

   con decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2023, n. 74, si è provveduto a commissariare il Crea, ente al quale è affidata la tenuta e la gestione del registro dei crediti di carbonio agroforestali –:

   quali criticità stiano ritardando l'adozione del decreto ministeriale recante le linee guida di cui all'articolo 45, comma 2-septies, del decreto-legge citato in premessa anche al fine di escludere che tale ritardo sia da ricondurre ad eventuali inefficienze dell'ente al quale prima si è affidata con urgenza la tenuta e gestione del registro e che poi si è provveduto a commissariare.
(5-01972)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMBROSI e DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto di fattibilità della circonvallazione ferroviaria di Trento, previsto lungo la linea ferroviaria Brennero-Verona, che inizia nella parte nord della città, in cui erano presenti la Sloi e la Carbochimica (due aziende estremamente inquinanti che producevano piombo tetraetile e derivati del catrame e solventi) è oggetto di particolare attenzione da parte della comunità e delle istituzioni locali, considerati i rischi ambientali per la sicurezza del territorio particolarmente elevati;

   la medesima area rientra, infatti, tra i 42 siti di interesse nazionale (Sin) contaminati e classificati come pericolosi dallo Stato e necessita pertanto di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee, al fine di evitare danni ambientali e sanitari;

   al riguardo, gli interroganti evidenziano come, nonostante la delibera della provincia autonoma di Trento (riguardo alla Via) avesse sollevato forti dubbi in merito alla sua realizzazione, rilevando che la documentazione della società di ingegneria Italferr su incarico di Rfi, contenga gravi carenze nell'analisi ambientale, la progettazione (inserita all'interno del PNRR) tuttavia attualmente prosegue, in quanto considerata dalla stessa Rfi strategica, per il corridoio europeo per il capoluogo trentino;

   gli interroganti a tal fine, precisano altresì che, sebbene non siano affatto contrari alla realizzazione delle opere infrastrutturali e di collegamento (in grado di consentire modernità e sviluppo per l'economia territoriale trentina), il progetto per la costruzione del nuovo tunnel che coinvolge direttamente la città di Trento in quell'area specifica, appare inadeguato, in quanto caratterizzato, come suesposto, da gravi rischi per la sicurezza ambientale (presenza di piombo tetraetile estremamente tossico, nelle aree ferroviarie limitrofe all'ex Sloi e nei due Sin);

   a giudizio degli interroganti, occorrono di conseguenza, iniziative volte a modificare tale decisione progettuale, mettendo in luce al contempo, i rischi derivanti dai potenziali effetti pericolosi contenuti nello studio di fattibilità nei confronti della popolazione locale, la cui visione generale del documento appare pertanto inadatta e insufficiente (basata su dati storici non aggiornati e con verifiche geologiche ed idrauliche esigue) come peraltro evidenziato anche dalla provincia autonoma di Trento, che non ha potuto esprimere un parere favorevole, ma si è limitata a trasmettere i pareri al competente Ministero;

   la decisione di progettare l'opera della circonvallazione ferroviaria di Trento, in un'area dove avevano sede in passato fabbriche estremamente inquinanti, rilevano ancora gli interroganti, conferma infatti la sottovalutazione da parte di Rfi, nella predisposizione del progetto di fattibilità, così come appare altresì superficiale la scarsa valutazione dell'attraversamento di una paleofrana esistente sotto il monte Marzola, considerato che sussistono concreti pericoli di slittamento e movimenti franosi sul versante interessato dalla realizzazione dell'opera, oltre che la presenza di circa 220 sorgenti, alcune delle quali alimentano l'acquedotto potabile della città di Trento, mentre altre sono utilizzate per l'irrigazione di terreni agricoli;

   in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio degli interroganti, risulta pertanto urgente e necessario, intraprendere adeguate iniziative volte a sospendere la fase progettuale, al fine di avviare un monitoraggio più efficiente ed accurato, per verificare gli effettivi rischi derivanti dalla presenza di sostanze inquinanti all'interno dell'area ferroviaria interessata ed eventualmente (come appare praticamente assodato) riconsiderare completamente il progetto medesimo, orientandolo verso un tracciato differente –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condividano le criticità in precedenza richiamate e, in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie, nell'ambito delle proprie competenze, intendano intraprendere al fine di ripensare il progetto ferroviario della circonvallazione di Trento, verso un'area territoriale più sicura ed adeguata sotto il profilo ambientale e della sicurezza del territorio e dell'intera popolazione trentina.
(4-02284)


   BENZONI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2005, in diverse forme, quali «conti energia», certificati verdi, tariffe incentivanti ed altri, sono stati concessi alle fonti rinnovabili elettriche incentivi che oggi gravano sulle bollette di tutti i consumatori per circa 10 miliardi di euro all'anno;

   nonostante i costi degli impianti fotovoltaici si siano ridotti in maniera considerevole e il costo del kilowatt da essi generato sia oggi competitivo, numerosi incentivi, in nuove forme, continuano ad essere erogati;

   così è avvenuto per esempio con il cosiddetto «Superbonus 110», che remunerava completamente anche il costo di installazione di pannelli solari;

   un altro esempio, è la cifra di un miliardo di euro per i contributi in conto capitale a impianti agro-fotovoltaici;

   ancora, alle numerose comunità energetiche previste in Italia saranno erogati incentivi che, secondo le previsioni del Governo, ammonteranno a diversi miliardi di euro;

   è previsto inoltre un importante sviluppo di impianti eolici offshore, i cui costi di investimento e di esercizio, in particolare nel caso della tecnologia galleggiante, appaiono al momento ben al di sopra dei costi di mercato dell'energia elettrica e dovranno quindi essere incentivati;

   le bozze del c.d. decreto «FER2», dedicato alle fonti energetiche non mature, contrariamente ad ogni buona pratica internazionale, da una parte sembrano trattare l'eolico offshore galleggiante come una tecnologia matura, prevedendo un contingente di 3,8 -gigawatt, dall'altra indicano una remunerazione di 185 euro per megawatt per 25 anni, tipica di una tecnologia non matura, e perciò costosa;

   si ricorda, infatti, che in Europa esistono solo 4 prototipi di impianti eolici offshore galleggianti per un totale di 193 megawatt: due in Scozia da 30 megawatt e 50 megawatt, uno in Portogallo da 25 megawatt e uno in Norvegia da 88 megawatt: tutti in condizioni di vento più intenso e mare meno profondo rispetto alle coste italiane;

   non si comprende come mai, anziché finanziare due o tre progetti pilota, di taglia simile agli altri europei, per verificare eventualmente dopo qualche anno di esperienza la reale fattibilità e la convenienza economica dell'eolico offshore galleggiante anche alle condizioni italiane, si intenda puntare direttamente a 3800 megawatt, 20 volte la potenza installata nel resto d'Europa, dove peraltro gli impianti lavorano già oggi con fattore di carico superiore al 55 per cento;

   infine, per fronteggiare la variabilità degli impianti solari ed eolici e la loro concentrazione in alcune regioni del Sud, ingenti investimenti sono previsti sia per il potenziamento delle linee di trasmissione in alta tensione sia per l'installazione di notevoli capacità di batterie, in grado di immagazzinare l'energia elettrica generata in eccesso e restituirla quando invece la generazione è insufficiente, che dovranno peraltro essere sostituite ogni 10-15 anni –:

   quale sia l'ammontare esatto degli incentivi, di ogni tipo e forma, concessi alle diverse fonti rinnovabili dal 2005 ad oggi;

   quale sia l'evoluzione prevista per gli stessi incentivi nei prossimi anni e quale il loro importo «a vita intera»;

   quale sarà il costo di investimento per il potenziamento delle linee di trasmissione e per l'installazione dei diversi sistemi di accumulo di energia elettrica previsti sino al 2030;

   per quale importo tutti gli incentivi e tutti gli ulteriori investimenti in oggetto graveranno sulle bollette elettriche.
(4-02285)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'ex complesso turistico «Gioia del Tirreno», situato a Nicotera Marina (VV), finanziato dalla Cassa del Mezzogiorno con la legge n. 717 del 1965, progettato dall'architetto Cidonio e dall'insigne paesaggista Pietro Porcinai, rimase in attività dal 1972 al 2011;

   l'opera è considerata particolarmente innovativa e pregevole dal punto di vista architettonico per la virtuosa integrazione della struttura con un contesto naturalistico unico, anticipando l'idea di turismo ecosostenibile;

   il sopracitato complesso ha rappresentato, negli anni della sua attività, un importante volano economico per il territorio grazie ai posti di lavoro creati ed all'indotto dei numerosi turisti frequentatori;

   dal 2016 l'associazione «Pietro Porcinai» ha denunciato le condizioni di abbandono ed incuria della struttura attivando una campagna di sensibilizzazione istituzionale che, fra le altre cose, ha portato il Ministero della cultura a dichiarare l'ex complesso, con decreto ministeriale n. 186 del 2019, di particolare interesse paesaggistico e architettonico;

   da inchieste giornalistiche e dal processo denominato «Rinascita-Scott» risulta che le famiglie di 'ndrangheta presenti sul territorio avevano palesato mire volte all'acquisizione dell'ex villaggio turistico in questione;

   il villaggio è attualmente in vendita nell'ambito di una procedura di liquidazione giudiziale senza che vi siano garanzie vincolanti sull'integrità dell'area, con il rischio di demolizioni parziali o totali del complesso, di nuove costruzioni intensive e di interventi disorganici –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per salvaguardare, anche nell'ottica del Green New Deal europeo, l'ex complesso turistico «Gioia del Tirreno» dichiarato dallo stesso dicastero di particolare interesse paesaggistico ed architettonico e se, inoltre, non intenda esercitare il diritto di prelazione nell'acquisto del complesso ora oggetto di procedura di liquidazione giudiziale.
(4-02286)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIANASSI, BONAFÈ e FOSSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il carcere di Sollicciano (Firenze) presenta gravi e criticità anche per carenze di organico e dal punto di vista strutturale;

   secondo il sito del Ministero della giustizia il penitenziario presenta 444 agenti di polizia penitenziaria a fronte dei 566 previsti. La direttrice del carcere, Antonella Tuoni, ha dichiarato che gli agenti effettivi in dotazione sono invece 350;

   secondo i dati dell'associazione «Antigone» l'istituto mostra, in gran parte delle sezioni, croniche carenze dal punto di vista edilizio (infiltrazioni, cedimenti strutturali, umidità, crepe e intonaco cadente) e in molte celle piove, fa freddo, mancano le luci e anche i sanitari hanno spesso problemi di funzionamento. Si evidenzia inoltre che all'interno delle sezioni gli spazi comuni sono costituiti esclusivamente dai passeggi e non ci sono sale di socialità. La percentuale della popolazione non italiana reclusa è molto alta ma viene segnalata la presenza di un solo mediatore culturale. Secondo quanto recentemente emerso molti detenuti hanno problematiche di sofferenza psicologica e/o di fragilità psichiatrica e/o di tossicodipendenza. Vengono denunciati percorsi terapeutici non adeguati;

   anche i numeri di tentati suicidi, di atti di autolesionismo e di aggressioni agli agenti di polizia mostrano le evidenti sofferenze della struttura; ultimo in ordine di tempo il 5 febbraio 2024 dove due agenti sono stati feriti per sedare una rissa fra detenuti;

   per quanto riguarda i problemi strutturali la soluzione dei problemi appare lontana: la gara d'appalto che avrebbe dovuto restituire condizioni dignitose alla struttura risulta infatti sospesa nel mese di febbraio 2023 e non vi sono notizie sulla tempistica di riavvio dei lavori;

   le condizioni fatiscenti del carcere sono state riconosciute anche da sentenze della magistratura: l'amministrazione penitenziaria è stata condannata a risarcire con 675 mila euro i familiari di una donna morta del 2014 per overdose, mentre ad un detenuto sono stati disposti quaranta giorni di sconto sulla pena e 3.840 euro come di risarcimento del danno per essere stato recluso per 880 giorni in una cella del carcere senza i requisiti minimi imposti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di risolvere le criticità esposte in premessa presenti nel carcere di Sollicciano ed in particolare per garantire una dotazione idonea di agenti di polizia penitenziaria e strutture dignitose per i detenuti presenti.
(5-01973)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI e FEDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Enel s.p.a. è la più grande azienda elettrica del Paese, nonché tra i principali operatori integrati globali nei settori dell'energia elettrica e del gas;

   istituita come ente pubblico nel 1962, nel 1992 è stata trasformata in società per azioni e nel 1999 quotata in borsa;

   lo Stato, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, è il principale azionista con una quota del 23,6 per cento;

   attualmente, Enel s.p.a., attraverso la società controllata e-distribuzione, eroga in regime di concessione, il servizio di distribuzione di energia elettrica in circa 7.500 comuni italiani;

   nel 2022, Enel s.p.a., ha registrato 140,5 miliardi di euro di ricavi (+64 per cento rispetto al 2021) con un utile netto di 5,4 miliardi di euro. Parallelamente, dalla relazione e bilancio di esercizio di Enel s.p.a. al 31 dicembre 2022, emerge, con riferimento al costo del personale, un ammontare complessivo di 105 milioni di euro, con una riduzione pari a 74 milioni di euro rispetto al 2021;

   il costo del lavoro, pertanto, incide in modo minimo sul bilancio societario, se parametrato agli elevati ricavi e utili di gestione;

   sono note all'interrogante le recenti vertenze aperte dai sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil che denunciano la politica di «esternalizzazione di attività core» e un «cambio epocale di orario di lavoro per gli operativi di e-distribuzione» in assenza di alcun accordo sindacale;

   nel dettaglio, i sindacati denunciano che «Le immissioni nel triennio 2024-2026 produrranno una contrazione degli organici, se si tiene conto delle previste fuoriuscite. Enel, Azienda centrale per il Paese e fondamentale per guidare la transizione energetica, è ormai solo concentrata a contenere la spesa, con un arretramento sul piano delle tutele, senza una visione per il bene del Paese»;

   a destare particolare preoccupazione è anche il brusco arresto delle assunzioni pianificate, il blocco degli straordinari e delle trasferte cosiddette concordate e la riduzione dello smart working;

   le doglianze riguardano, in sostanza, il comportamento dell'azienda nei confronti dei lavoratori a causa delle riduzioni in busta paga e dell'attivazione di «un sistema di controlli, punizioni e di mancati riconoscimenti» che sta contribuendo ad incrementare il turnover in uscita;

   inoltre, la nota sindacale, relativamente al personale, evidenzia che le 1.000 nuove immissioni (personale proveniente da altre aree aziendali) in tre anni, proposte da Enel s.p.a., comprensive di circa 600 unità che avrebbero dovuto essere già immesse in rispondenza all'accordo del febbraio 2023, risulterebbero del tutto inadeguate a sostenere la programmazione degli investimenti e metterebbero a rischio la corretta e puntuale attuazione di quanto affidato a Enel nell'ambito del PNRR;

   come noto, nell'ambito del Green deal europeo, l'Italia ha assunto precisi impegni con riferimento al taglio delle emissioni da CO2, che impongono – come primo step – una riduzione del 55 per cento entro il 2030 –:

   se non si ritenga di dover adottare le iniziative di competenza al fine di monitorare le politiche aziendali di Enel s.p.a., con particolare attenzione alla progressiva riduzione del costo del lavoro e al contestuale peggioramento delle condizioni dei lavoratori impiegati, pur a fronte dei positivi risultati di gestione ottenuti, e se le stesse siano coerenti e idonee a sostenere gli investimenti da realizzare;

   se non si intenda promuovere l'apertura di un tavolo di lavoro finalizzato ad analizzare le politiche industriali di Enel s.p.a., con particolare riferimento al ruolo cardine maggiormente orientato all'interesse pubblico che tale azienda, in qualità di asset fondamentale dello Stato, potrebbe assumere nel complesso e graduale processo di transizione energetica del Paese.
(4-02293)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della caduta di alcuni massi dal Monte Cucca, nel comune di Terracina (Latina), nel lontano 2012, la linea ferroviaria Terracina-Roma rimane ad oggi chiusa in attesa della messa in sicurezza;

   dopo oltre dieci anni, nonostante un finanziamento regionale di quattro milioni di euro e l'inserimento del ripristino del tratto ferroviario tra le opere e le infrastrutture prioritarie della regione Lazio, non si è mai concretizzato nessun intervento nell'area interessata;

   l'amministrazione comunale, responsabile sia del progetto che dei relativi lavori, aveva il compito di acquisire numerosi pareri, tra cui quello fondamentale delle Ferrovie dello Stato;

   una delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 132 del 9 giugno 2018, ha previsto un ulteriore finanziamento di 6 milioni di euro per interventi di ripristino della linea ferroviaria Priverno-Fossanova-Terracina erogati dal Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti;

   nel febbraio 2015 la regione Lazio aveva ufficialmente incaricato la Rete ferroviaria italiana (Rfi) come soggetto attuatore di un complesso e costoso «Progetto per la realizzazione delle opere in difesa della caduta massi della linea ferroviaria Priverno-Terracina»;

   tuttavia, secondo quanto si ha avuto modo di apprendere da realtà locali, Rfi ha comunicato che la riattivazione della linea, così come la messa in sicurezza e mitigazione del rischio idrogeologico dell'area, sia in realtà di responsabilità degli Enti pubblici preposti;

   l'attuale situazione vede una montagna sempre più pericolosamente dissestata, una ferrovia abbandonata e coperta da erbacce e rovi, e una stazione degradata che versa in condizioni di pericoloso abbandono;

   trattandosi di una situazione critica per pendolari, abitanti e turisti che dura ormai da più di un decennio e che li obbliga a muoversi in un territorio privo di servizi essenziali, è quanto mai necessario che tutti gli attori in campo, ossia Regione Lazio, Rfi, Trenitalia e Ministero, offrano una soluzione al problema e rispondano in modo chiaro e con impegni certi e concreti in merito a tale tratta ferroviaria –:

   se, stante la rilevanza per molti comuni della provincia di Latina della riattivazione della linea ferroviaria, intenda intervenire sulla vicenda non più rinviabile ad oltre dieci anni dalla chiusura della tratta ferroviaria Terracina-Roma adottando le iniziative, per quanto di competenza, volte a individuare, in modo chiaro, tempistiche e strategia di ripristino della situazione.
(4-02288)


   ROGGIANI e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2024 le tariffe dell'abbonamento Trenitalia relative alla tratta Milano-Torino sono aumentate del 40 per cento;

   la tratta Milano-Torino è utilizzata quotidianamente da utenti pendolari che si recano nelle rispettive città per ragioni di lavoro e che utilizzano i carnet di Trenitalia;

   sulla tratta il costo per 10 viaggi in seconda classe su Frecce e Intercity è passato da 99 a 139 euro, con un onere finanziario significativamente maggiore rispetto allo scorso anno a carico dei lavoratori –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di favorire l'auspicato annullamento degli aumenti degli abbonamenti della tratta Milano-Torino e quali iniziative intenda adottare per garantire una gestione equa e accessibile dei servizi di trasporto ferroviario per i pendolari.
(4-02289)


   ROGGIANI e CASU. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 gennaio 2024 il comune di Milano ha chiesto il consenso alla realizzazione e posa di segnaletica informativa costituita da cartelli di attenzione in merito alla presenza dei ciclisti, da installare su particolari viabilità, ad esempio dove non è possibile la realizzazione di piste e corsie ciclabili, allo scopo di suggerire agli automobilisti di mantenere una distanza di sicurezza in presenza di ciclisti;

   il 6 febbraio 2024 il dirigente tecnico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Silverio Antoniazzi, ha risposto negando l'autorizzazione al comune di Milano, in quanto il «cartello di attenzione» proposto risulta avere l'esplicita finalità di indicare all'utenza veicolare una norma di comportamento da tenere nel tratto stradale sul quale è installato, mentre, invece, le norme di comportamento di validità generale non possono essere richiamate con segnali installati in punti particolari;

   nella risposta si sottolinea inoltre come non si condivida l'installazione del citato cartello di attenzione, poiché non corrisponde ad alcun segnale stradale e risulta in contrasto con le disposizioni del comma 1, dell'articolo 45, «Uniformità della segnaletica, dei mezzi di regolazione e controllo ed omologazioni» dei codice della strada, nel quale si specifica che sono vietati la fabbricazione e l'impiego di segnaletica stradale non prevista o non conforme a quella stabilita dal codice, dal regolamento o da decreti da direttive ministeriali;

   il diniego del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti rappresenta un precedente inedito nel panorama italiano, in quanto in diversi comuni sono attualmente presenti segnaletiche e cartelli di attenzione che avvisano gli automobilisti della possibile presenza di ciclisti;

   i cartelli di attenzione possono aiutare a prevenire incidenti e a garantire, attraverso indicazioni utili, una viabilità più sicura per tutti –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato a stabilire che l'installazione di cartelli che segnalano la presenza di strade frequentate da ciclisti possa risultare in contrasto con obiettivi di tutela e sicurezza; se il Ministro interrogato non ritenga utile incoraggiare maggiormente l'autonomia dei comuni nelle decisioni di viabilità.
(4-02291)


   SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Contratto di servizio attualmente vigente relativo al trasporto di passeggeri per la media e lunga percorrenza è stato sottoscritto tra le parti, ovvero il Ministero delle infrastrutture dei trasporti, il Ministero dell'economia e delle finanze e l'impresa ferroviaria Trenitalia nel 2017, ed ha validità per il periodo 2017-2026;

   precisamente è stato firmato il 19 gennaio 2017 in assegnazione diretta e prevede una durata decennale, ovvero per tutta la durata dell'orario ferroviario 2026, impegnando Trenitalia ad avviare un processo di rinnovo della flotta;

   con l'atto di sindacato ispettivo numero 5-01717, la cui risposta è pubblicata nell'allegato al bollettino in Commissione IX, Il Ministero ha reso noto di voler avviare una fase di revisione contrattuale sfruttando quanto indicato nel medesimo contratto all'articolo 12;

   altresì si fa specifico riferimento al paragrafo 4 dell'articolo 4 del regolamento europeo n. 1370 del 2007, e successive modifiche;

   sul punto sarebbe dunque in corso un confronto anche con la Commissione europea sulla percorribilità di quanto indicato nel suddetto articolo;

   nell'anno in corso è stato finalizzato un primo ordine di 70 carrozze per servizi notturni;

   la manutenzione ciclica rappresenta contrattualmente con 489 milioni di euro, il 45 per cento degli investimenti totali da contratto;

   la valutazione da previsione contrattuale del valore dei rotabili impiegati nel servizio universale nel 2026 è pari a 289 milioni di euro;

   la consistenza prevista contrattualmente al 31 dicembre 2022 era di 157 locomotive, 14 elettrotreni, 264 carrozze notte, 615 carrozze giorno ed 87 carrozze semipilota mentre la consistenza effettiva al 31 dicembre 2022 era di 235 locomotive, 0 elettrotreni, 262 carrozze notte, 736 carrozze giorno e 53 carrozze semipilota –:

   se il Ministro interrogato ritenga utile avviare una serie di tavoli di confronto con gli stakeholders per definire in tempo utile le caratteristiche del bando per il prossimo contratto del servizio universale;

   se ritenga di adottare iniziative di competenza volte a incrementare i valori contrattuali annuali, economici (attualmente circa 360 milioni di euro) e di produzione (attualmente circa 25 milioni di treno/km) almeno del 40 per cento per venire incontro alle esigenze economiche e sociali del Paese ed alla decarbonizzazione della mobilità;

   se intenda chiarire la questione della proprietà per i rotabili attualmente in uso ed ordinati (27 blues e 70 carrozze notte) per il servizio universale;

   se i preannunciati investimenti in rotabili da parte di Trenitalia possano configurarsi come rientranti nella fattispecie dell'articolo 4 del citato regolamento europeo;

   se si valuti la possibilità di stipulare un contratto net-cost piuttosto che gross-cost;

   se si valuti la possibilità di attribuire a controllate del Ministero la proprietà dei rotabili impiegati nel servizio universale così da allargare l'accessibilità alla gara;

   se si valuti di rendere disponibili in locazione a terze parti i rotabili di proprietà di Trenitalia in quanto finanziati con fondi pubblici;

   se si intenda rinnovare progressivamente il materiale rotabile impiegato (vita tecnica 25-40 anni), parametrandolo alla durata del contratto (10+5 anni);

   se si intenda valutare la possibilità di suddividere il servizio universale in più lotti.
(4-02292)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI, FEDE e MORFINO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

  le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), o acidi perfluoroacrilici, una famiglia di composti chimici industriali molto usati e ampiamente diffusi nell'ambiente, sono caratterizzati da una particolare stabilità termica che li rende resistenti alla maggior parte dei processi di degradazione. Tali acidi sono largamente impiegati nella cosmesi, nel rivestimento delle padelle, nel packaging in cartone per alimenti, nei gran parte dei prodotti tessili, nei materiali utilizzati per il mobilio e l'arredo, negli indumenti per sport outdoor, nelle vernici, nei pesticidi, nei prodotti farmaceutici e nelle schiume ignifughe e anche nei Dispositivi di protezione individuale (Dpi) dei vigili del fuoco. Quest'ultimo impiego fa sì che una particolare categoria di lavoratori, il corpo dei Vigili del fuoco sia più esposta ai Pfas rispetto alla popolazione generale per la frequente esposizione ai ritardanti di fiamma. Da convalidati studi si ritiene che la prolungata esposizione ai Pfas, sia collegata ad effetti negativi sul sistema endocrino e all'insorgenza di alcuni tipi di cancro;

   secondo uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, un team di epidemiologi dell'Università di Yale ha esposto cellule di cancro al colon a livelli di Pfas comparabili a quelli presenti nel sangue dei vigili del fuoco. Gli scienziati hanno osservato che i Pfas hanno alterato sostanze cruciali per il metabolismo cellulare, e ridotto le sostanze antinfiammatorie che di solito hanno proprietà protettive contro il cancro. Tale ricerca suggerisce un nuovo e poco conosciuto effetto deleterio dei Pfas;

   la Direzione centrale per le emergenze, recependo la direttiva 2006/122//EC del 12 dicembre 2006, aveva diramato nel 2019 la circolare n. 26540 in cui venivano emanate le «prime direttive finalizzate al miglioramento dell'attività di spegnimento degli incendi», mettendo al bando gli schiumogeni contenenti Pfos e prevedendo la transizione dai vecchi schiumogeni di tipo proteinico e fluoro proteinico ai nuovi schiumogeni di tipologia sintetica;

   inoltre la correlazione tra incendi e cancro con l'incremento di rischio per i vigili del fuoco è appurata ormai da oltre 20 anni, come evidenziato da studi raccolti dall'associazione no profit americana «firefightercancersupport.org». In uno studio del 2017 è stata esaminata l'esposizione chimica che si verifica durante l'estinzione degli incendi di emergenza si è scoperto che i vigili del fuoco assorbono sostanze chimiche nocive, compresi gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), attraverso la pelle, riscontrandone da tre a più di cinque volte la quantità di sottoprodotti degli Ipa nelle loro urine dopo un incendio rispetto a prima dell'incendio. Da altri studi si evince che essere un vigile del fuoco comporta il rischio maggiore del 29 per cento di contrarre il cancro rispetto al resto della nostra popolazione ed ancor peggio «I vigili del fuoco... hanno un rischio maggiore del 68 per cento di ricevere una diagnosi di cancro rispetto alla popolazione generale» –:

   se i Ministri interrogati non reputino opportuno, alla luce dei dati emersi, avviare iniziative di tutela sanitaria specifica nei confronti della categoria dei vigili del fuoco, avviando anche uno studio a livello nazionale su tutta la categoria di lavoratori;

   se i Ministri interrogati non reputino opportuno avviare iniziative di competenza che consentano il riconoscimento dei parametri Inail al fine di garantire ai vigili del fuoco lo status di categoria di lavoratori sottoposti ad impieghi altamente e particolarmente usuranti e invalidanti.
(3-00977)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da recenti articoli di stampa il nucleo di polizia economico tributaria della Guardia di finanza di Salerno nel corso di un'indagine ha intercettato un imprenditore locale, Domenico Zeno, che sarebbe capo e promotore di un'associazione per delinquere che attraverso intestazioni fittizie ha avviato attività commerciali nel settore dei bar e della ristorazione non solo a Salerno ma anche a Napoli e Roma;

   la suddetta associazione, secondo gli inquirenti, era finalizzata a commettere una serie di delitti fra cui trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio e inoltre avrebbero reclutato alcune persone da interporre fittiziamente nella gestione e nell'amministrazione di numerose attività commerciali per aggirare le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniale o per agevolare la commissione dei delitti di riciclaggio e autoriciclaggio;

   i soldi guadagnati dalle attività di ristorazione e bar sarebbero stati reimpiegati nelle medesime attività economiche con grave pregiudizio anche per la libera concorrenza;

   già nel 2007 Zeno fu raggiunto da una misura di prevenzione personale e patrimoniale essendo stato ritenuto appartenente al gruppo criminale che faceva capo a Pietro Selvino, già partecipe del clan Nocera, facendo capo a Tommaso Nocera che operava ad Angri;

   a carico di Zeno e dei suoi familiari furono disposti sequestri di beni mobili e immobili dal valore di 7,5 milioni di euro ritenuti provento di usura ed estorsione a danno di più persone e lo stesso Zeno, nel 2008, fu condannato per associazione per delinquere;

   dai contenuti dell'intercettazione avvenuta durante un colloquio tra Domenico Zeno e un gruppo di amici siciliani ai quali Zeno illustra gli investimenti fatti in città e quelli che intende intraprendere, emerge un quadro preoccupante nel quale Salerno viene dipinta come una città dedita al riciclaggio del denaro sporco, dove scorre un fiume di droga e, soprattutto, una città che deve rimanere «tranquilla» proprio per volontà della stessa criminalità organizzata che così può ripulire capitali illeciti – in particolar modo nel mercato immobiliare e nelle attività commerciali legate alla «movida» – rimanendo pressoché indisturbata;

   a parere dell'interrogante, quanto emerso dalla suddetta intercettazione impone al Governo di porsi in una condizione di massima allerta rispetto a quanto avviene a Salerno e di farsi carico di individuare e promuovere urgentemente forti azioni di contrasto per far emergere quella commistione tra attività economiche, capitali provenienti da attività illecite e controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, di cui Zeno sembra vantarsi con dei suoi amici siciliani quasi a voler sponsorizzare Salerno come il luogo ideale dove poter investire capitali sporchi –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda promuovere, alla luce dei fatti riportati in premessa, affinché nella città di Salerno venga maggiormente rafforzato non solo il contrasto alle attività illecite della criminalità organizzata, ma anche a quella «zona grigia» rappresentata da attività economiche utilizzate per riciclare denaro proveniente da attività illecite.
(4-02287)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è il Paese con più giornalisti minacciati, dicono i dati raccolti e verificati da «Ossigeno per l'informazione», l'osservatorio nato per documentare e analizzare il crescendo di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti italiani, in particolare contro i cronisti impegnati in prima linea nelle regioni del Mezzogiorno. I dati dicono che in Italia quello delle minacce ai giornalisti è un grande problema irrisolto che meriterebbe molta più attenzione e adeguate soluzioni;

   nell'ultimo anno sono stati rilevati 185 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 500 operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori), di cui il 24 per cento è costituito da donne, colpite per il 10 per cento da minacce di genere;

   tra le regioni che hanno fatto registrare un maggior numero di eventi o denunce vi sono Lazio, Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia;

   da tempo i rappresentanti dei giornalisti sottolineano sia la «gravità» del fenomeno delle querele temerarie, considerate «arma legale» a danno dei giornalisti soprattutto freelance, sia la necessità di sottoscrizione di un protocollo d'intesa tra il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, la Fnsi, e la Direzione centrale della polizia criminale per attività di formazione reciproca. A questa iniziativa si aggiunge poi la partecipazione al progetto Osce «Safe of journalists» che si pone l'obiettivo di mettere a sistema le politiche e le misure esistenti tra i diversi Stati per promuovere e garantire la sicurezza dei giornalisti;

   tra i tanti giornalisti merita la segnalazione Alberto Salmè, che già tempo fa denunciava: «sono stato aggredito, malmenato, ingiuriato, calunniato e diffamato da un fascista. Tutto ciò pubblicamente, nel mio quartiere. Questo per il solo fatto di aver difeso dei ragazzi nigeriani richiedenti asilo»;

   ora un utente di Facebook, attraverso il suo profilo social, da ottobre 2023 lo tempesta di minacce e insulti;

   il giornalista ha reagito denunciando i fatti all'autorità giudiziaria e ha chiesto solidarietà e aiuto perché teme per la propria incolumità;

   «Ossigeno per l'informazione», nell'esprimere solidarietà ad Alberto Salmè, sollecita le autorità competenti ad assumere tempestivamente tutte le iniziative idonee a garantirgli la sicurezza personale e la possibilità di proseguire l'attività giornalistica;

   le prime minacce al giornalista sono arrivate il 16 ottobre 2023, quando ha reso noto su Facebook di aver interrotto per motivi deontologici la collaborazione giornalistica con un periodico romano, il «Corriere della città», dopo il passaggio di proprietà della testata;

   il giornale è passato a familiari degli editori Colono, che negli anni scorsi sono stati più volte al centro delle cronache (in particolare per articoli di Buzzfeed e Wired) con l'accusa di aver diffuso centinaia di fake news per fini economici e per la decisione di Facebook di oscurare, a causa dei contenuti «nazionalistici e anti immigrati», centinaia di pagine di siti italiani a loro riconducibili –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare affinché siano garantiti ad Alberto Salmè la sicurezza personale e condizioni che rendano possibile proseguire l'attività giornalistica.
(4-02296)


   GIOVINE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nell'anno 2021 il Consiglio d'istituto delle scuole medie di Pallanza-Verbania «Cadorna» ha deliberato di mutare la denominazione dell'istituto in «Gino Strada», noto personaggio deceduto il 13 agosto 2021;

   con delibera n. 373 del 6 dicembre 2021 la Giunta comunale di Verbania ha espresso parere favorevole;

   la legge n. 1188 del 23 giugno 1927, all'articolo 3, stabilisce che nessun monumento, lapide o altro ricordo permanente può essere dedicato in luogo pubblico o aperto al pubblico, a persone che non siano decedute da almeno 10 anni, mentre all'articolo 4, si attribuisce al Ministro dell'interno la facoltà di consentire la deroga alla suindicata disposizione in casi eccezionali, ossia, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della Nazione;

   il procedimento di intitolazione delle scuole è specificamente disciplinato dalla circolare n. 313 del 1980 del Ministero dell'istruzione, a suo tempo condivisa con il Ministero dell'interno. Tale circolare, per quanto concerne le intitolazioni a persone decedute da più di 10 anni, prevede che il Consiglio d'istituto invii la delibera di intitolazione al provveditorato, che acquisisce le valutazioni del prefetto e della Giunta comunale;

   per quanto concerne, invece, le intitolazioni a persone decedute da meno di dieci anni, si applicano le disposizioni previste dalla circolare ministeriale suindicata, ad eccezione del fatto che gli uffici scolastici, acquisite la valutazione della giunta comunale, interessino il prefetto per la concessione o meno dell'autorizzazione in deroga. Il prefetto rivolge quindi l'istanza al Ministero dell'interno – Direzione generale dell'amministrazione civile che, valutata la fattispecie, comunica al prefetto le proprie determinazioni;

   non risulta che ad oggi sia stata concessa l'autorizzazione ministeriale nonostante recenti notizie di stampa la riterrebbero imminente;

   il cambio di nome della scuola «Cadorna» si manifesterebbe come un atto di epurazione della memoria storica che colpirebbe un'intera famiglia originaria di Pallanza che ha scritto pagine indelebili della storia nazionale. Basti ricordare Carlo Cadorna (1809-1891), giurista e uomo politico, Presidente della Camera, Ministro dell'interno e dell'istruzione e Presidente del Consiglio di Stato, tra i principali artefici al fianco di Cavour della creazione dello Stato unitario, oppure suo fratello Raffaele (1815-1897), combattente in tutte le guerre d'indipendenza e in Crimea, conquistatore nel 1870 di Porta Pia, al quale era intitolata la caserma ora sede della scuola in oggetto. E ancora il figlio di Raffaele Luigi, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Italiano dal 1914 al 1917, e infine suo nipote Raffaele (1889-1973), generale uomo politico, protagonista della difesa di Roma nel settembre 1943, paracadutatosi nel Nord occupato dai tedeschi, Comandante del Corpo volontari della libertà;

   la reintitolazione a Gino Strada, personaggio privo di qualsiasi collegamento con la comunità di Pallanza-Verbania, ad avviso dell'interrogante è priva di un reale interesse educativo ma appare dettata solo da motivazioni politiche contingenti;

   appare quanto meno discutibile che, peraltro, trattandosi di persona defunta da meno di dieci anni, ricorrano i requisiti di legge, date alcune sue dichiarazioni poco rispettose delle istituzioni. Il 7 ottobre 2015 dichiarava «l'Italia è in guerra in Afghanistan solo per servilismo politico»; il 5 settembre 2017 dichiarava che il Ministro dell'interno, onorevole Marco Minniti «ha una storia da sbirro», impiegando un termine offensivo verso tutte le Forze dell'ordine; il 10 giugno 2018 affermava: «non avrei mai pensato di vedere ancora dei Ministri razzisti o sbirri nel mio Paese», riferendosi al Ministro dell'interno pro tempore;

   la vicenda ha sollevato la forte opposizione delle associazioni combattentistiche e d'Arma e del «Comitato 10 febbraio», associazione attiva per la tutela della storia e della cultura italiana, che ha promosso una raccolta di firme contro tale iniziativa –:

   se siano a conoscenza della vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere al riguardo per scongiurare quanto rappresentato.
(4-02299)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI e CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 18 gennaio 2024 è stata approvata dal Consiglio d'istituto dell'Ites «Barozzi» di Modena la sospensione per dodici giorni dello studente Damiano Cassanelli, rappresentante degli studenti, in seguito ad un'intervista rilasciata durante uno sciopero, in cui esprimeva critiche nei confronti della preside per le condizioni dell'istituto;

   tale provvedimento è stato percepito dalla comunità studentesca e da parte dell'opinione pubblica come una misura ingiusta oltre che eccessivamente severa e potenzialmente lesiva della libertà di espressione dello studente, nonché preoccupante per le sue implicazioni sul percorso scolastico dell'interessato, incluso l'accesso alla maturità;

   la famiglia dello studente ha preannunciato che impugnerà il provvedimento di sospensione, che non è stato ancora formalmente notificato, ma che ha già suscitato un ampio dibattito sulla libertà di espressione in ambito scolastico e sulle relazioni tra studenti e istituzioni educative –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quali siano le motivazioni dettagliate che hanno portato alla decisione di sospensione dello studente Damiano Cassanelli e se queste siano in linea con i principi di proporzionalità e di tutela della libertà di espressione degli studenti;

   se sia a conoscenza di altri casi simili in cui la libertà di espressione degli studenti sia stata limitata a seguito di critiche espresse nei confronti delle istituzioni scolastiche e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per prevenire situazioni analoghe in futuro;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire che le scuole rimangano spazi di dialogo aperto e costruttivo, in cui studenti e personale scolastico possano esprimere liberamente le proprie opinioni senza timore di ritorsioni.
(4-02298)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   uno dei fattori che maggiormente condizionano l'adeguatezza delle retribuzioni, soprattutto alla luce dell'impennata dei prezzi al consumo degli ultimi due anni, è rappresentato dal mancato rinnovo dei contratti collettivi che, in alcuni casi, risultano scaduti da molti anni;

   nel documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» del Cnel, pubblicato il 12 ottobre 2023, è stato rilevato come uno dei fattori che maggiormente ha penalizzato il potere di acquisto delle retribuzioni è rappresentato dal ritardo nei rinnovi contrattuali, che si protrae anche per anni;

   attualmente più del 50 per cento dei lavoratori – 12,5 milioni – ha il contratto scaduto;

   al riguardo, il Cnel raccomanda l'adozione di «iniziative concrete per il superamento di questa criticità che, soprattutto in un momento di forte dinamica inflazionistica, contribuisce a intaccare profondamente le retribuzioni dei lavoratori»;

   una questione già ampiamente nota e che è stata oggetto di diverse mobilitazioni dei lavoratori, senza che il Governo abbia mai intrapreso azioni mirate a indurre le parti sociali a sbloccare la situazione;

   il prolungato mancato rinnovo dei contratti costituisce un'ingiustificabile forma di squilibrio nella distribuzione della ricchezza prodotta, a tutto svantaggio dei lavoratori, soprattutto in una fase di forte pressione sui prezzi, mancando ogni forma di adeguamento delle retribuzioni all'inflazione;

   nel recente progetto di legge in materia di «Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione», si prevede l'introduzione di «strumenti a sostegno del rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro entro i termini previsti dalle parti sociali o di quelli già scaduti, che comportino altresì il riconoscimento, anche a favore dei lavoratori, di incentivi volti a bilanciare e, ove possibile, a compensare la riduzione del potere di acquisto degli stessi». Una formulazione che non appare idonea a cogliere in pieno le stesse sollecitazioni del Cnel al riguardo;

   una soluzione che non distingue tra contratti in essere e quelli già scaduti e che non prevede alcun meccanismo cogente per indurre le parti a rinnovare i nuovi contratti entro termini fisiologici –:

   quali urgenti iniziative si intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di distinguere tra contratti in vigore e contratti già scaduti, con opportune misure di premialità, qualora il rinnovo intervenga entro la scadenza o entro termini strettamente fisiologici, e di penalizzazione, nel caso il rinnovo si protragga oltre i suddetti termini.
(5-01974)


   MATERA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili – Cndcec, secondo quanto rilevato in una nota, evidenzia la necessità di estendere anche per la medesima categoria, la possibilità di effettuare l'asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato instaurati presso datori di lavoro, procedura operativa denominata «Asse.Co.» attualmente riservata ai soli consulenti del lavoro;

   al riguardo, la stessa categoria rileva come la richiesta sia stata già avanzata nel corso di ripetuti incontri con l'ispettorato nazionale del lavoro, all'interno dei quali si è analizzato in maniera più approfondita il sistema dell'asseverazione dei consulenti del lavoro (ideato dieci anni fa) e diventato nel tempo, oggetto di prestazione professionale remunerata a cui sono ammessi soltanto i predetti consulenti;

   la valorizzazione ed estensione dell'asseverazione, nella quale all'impresa viene certificata la conformità e regolarità dei contratti di lavoro, a giudizio dei commercialisti, comporta una «riserva» di competenze di carattere convenzionale, che genera una disparità ingiustificabile tra le professioni e comporta nei fatti una turbativa del mercato professionale, ragione per la quale il Cndcec ha rivolto l'istanza per la sottoscrizione in tempi rapidi, di un protocollo d'intesa che estenda questa competenza anche alla loro professione;

   in tale ambito, la professionalità dei dottori commercialisti ed esperti contabili riveste oggettivamente prerogative in materia di lavoro, che necessitano adeguate tutele e valorizzazione, in considerazione peraltro del fatto che decine di migliaia di iscritti si occupano di tali materie e quasi ottocentomila aziende del nostro Paese si avvalgono dell'attività di assistenza e consulenza da parte dei commercialisti, le cui competenza forniscono, come noto, un contributo essenziale e determinante per il sistema economico e imprenditoriale nazionali;

   a parere dell'interrogante, le suesposte osservazioni da parte del Cndec risultano condivisibili e pertinenti, in considerazione del fatto che s'inseriscono nel quadro più ampio, dal punto di vista delle competenze professionali attribuite dalla normativa vigente, in ambito economico, sociale e della corretta gestione dei rapporti di lavoro fra le diverse categorie di professionisti, nel fornire assistenza nella gestione dei servizi contabili, economici, giuridici e fiscali;

   la necessità di pervenire ad un'intesa tra le suesposte categorie professionali, a giudizio dell'interrogante, risulta pertanto urgente e necessaria, in considerazione del fatto che il sistema di verifica volontario mediante il quale il datore di lavoro richiede liberamente di «essere verificato» (al fine dell'ottenimento dell'asseverazione della conformità dei rapporti di lavoro) costituisce una procedura che rientra coerentemente all'interno dell'attività professionale della categoria dei dottori commercialisti ed esperti contabili, nella gestione dei rapporti con la clientela imprenditoriale –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se condivida le richieste da parte del Cndcec in relazione alla necessità della sottoscrizione di un protocollo d'intesa con l'ispettorato nazionale del lavoro che estenda anche alla professione le competenze su «Asse.Co.», come in precedenza richiamato;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda avviare in tempi rapidi, al fine di raggiungere un'intesa tra la categoria dei consulenti del lavoro e il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, in grado di consentire a questi ultimi la possibilità di effettuare l'asseverazione di conformità dei rapporti di lavoro subordinato e parasubordinato instaurati presso datori di lavoro, in ragione delle esigenze in premessa esposte.
(5-01975)

Interrogazione a risposta scritta:


   APPENDINO e IARIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Idrosapiens è un'azienda leader nella costruzione di giunti di dilatazione in acciaio, applicati in ambiti speciali, come petrolchimico, militare, aeronautico, nautico, medicale, alimentare e criogenico. In Italia opera nelle sedi di Leinì (Torino) e Cormano (Milano);

   dal 1996 Idrosapiens fa parte del Gruppo Witzenmann di Pforzheim (Germania), e fornisce sia grandi serie destinate all'industria automobilistica, sia singoli componenti appositamente progettati per l'industria aerospaziale – di cui proprio a Torino sta nascendo il polo;

   nel corso degli anni l'azienda, nonostante goda di ottima salute, non ha fatto investimenti sugli stabilimenti italiani. I lavoratori, pur di salvaguardare la sicurezza del proprio impiego, negli ultimi sei anni hanno accettato di lavorare al freddo e con la minaccia non ancora scongiurata della presenza dell'amianto nei tubi presenti in tutto lo stabilimento;

   la casa madre tedesca (Witzenmann) ha comunicato, senza preavviso, l'avvio della procedura di licenziamento dei 44 dipendenti di Leinì e dei 4 di Cormano per cessata attività;

   come spiegano i responsabili territoriali di Fim Cisl e Fiom Cgil, «La perdita di una realtà come Idrosapiens, specializzata da anni nell'aerospazio, non si può spiegare con la semplice teoria del crollo del mercato e del contesto internazionale reso difficile dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente. Il gruppo Witzenmann ha la possibilità di convergere sullo stabilimento di Leinì tecnologia e prodotti utili per la salvaguardia dello stabilimento Idrosapiens» –:

   se il Governo si sia attivato per richiamare il Gruppo Witzenmann alle sue responsabilità sociali;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro delle imprese e del made in Italy si siano attivati per l'apertura di un tavolo dedicato.
(4-02295)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il dolore cronico è definito quale dolore persistente, continuo o ricorrente, che perdura da più di tre mesi, influenzando la qualità di vita del paziente e riducendone le capacità funzionali. In Italia, due persone su dieci soffrono di dolore cronico, con un'incidenza pari al 19,7 per cento della popolazione maggiorenne, di cui 9,8 milioni con una forma di intensità moderata o severa. Queste condizioni espongono la persona che ne è affetta alla riduzione dell'autonomia con una forte compromissione della vita lavorativa, sociale e relazionale dovuta a disturbi del sonno, ansietà, depressione e alterazioni cognitive;

   con la legge del 15 marzo 2010, n. 38, si è garantito ai cittadini il diritto a non soffrire, riconoscendo al dolore cronico una propria specifica rete di assistenza e cura con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da dolore di qualsiasi eziopatogenesi. Tuttavia, ad oggi, questo diritto resta ancora spesso disatteso ed inespresso;

   da un'indagine condotta da fondazione Onda nel 2020 è infatti emerso che il 41 per cento dei pazienti dichiara di non aver ricevuto un adeguato controllo del dolore e che trascorrono in media due anni tra l'esordio della sintomatologia e il primo accesso medico. Inoltre, i tempi medi per ricevere una diagnosi sono superiori ai cinque anni. Molti cittadini segnalano che non sanno a chi rivolgersi poiché manca, nella percezione comune, una chiara indicazione su quali siano i centri specialistici cui affidarsi e quali siano le cure più efficaci nel trattamento del dolore cronico;

   come già evidenziato dal Ministro interrogato il 7 dicembre 2022 in occasione della presentazione delle linee programmatiche del Dicastero, risulta prioritaria l'attività diretta all'elaborazione dei programmi triennali per assicurare entro il 31 dicembre 2025 l'uniforme erogazione dei livelli di assistenza e l'attuazione della legge n. 38 del 2010. In tale contesto, alla vigilia dei quattordici anni dall'approvazione della legge n. 38 del 2010 e ad oltre un anno dall'insediamento del presente Governo, risulta necessario valutare l'effettivo stato dell'arte e gli eventuali progressi raggiunti;

   l'articolo 11 della legge n. 38 del 2010 prevede che il Ministero della salute presenti al Parlamento entro il 31 dicembre di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione delle norme da essa disposte, riferendo anche in merito alle informazioni e ai dati raccolti con il monitoraggio. Tuttavia, risale al 2019 l'ultima relazione al Parlamento relativamente agli anni 2015-2017 presentata dal Ministero della salute e dalla quale, per altro, è emerso un quadro dello stato di attuazione della legge n. 38 del 2010 caratterizzato da forti disomogeneità a livello regionale e locale;

   la relazione annuale al Parlamento garantirebbe un monitoraggio continuo dello stato di attuazione della legge n. 38 del 2010 e permetterebbe di intervenire a supporto delle attuali previsioni normative qualora si ravvisassero criticità o disapplicazioni, al fine quindi di migliorare la presa in carico e il percorso di cura dei pazienti affetti da dolore cronico –:

   se non ritenga opportuno tornare a presentare in tempi celeri al Parlamento la relazione sullo stato di attuazione della legge n. 38 del 2010 al fine di dare risposte ai cittadini affetti da dolore cronico, che troppo spesso non trovano garantito il loro diritto a non soffrire;

   se intenda valutare iniziative specifiche, anche normative, per conferire al dolore cronico la necessaria dignità richiesta, nella consapevolezza che il dolore rappresenta un'area separata – benché a volte di supporto – alle cure palliative.

   quali siano le differenze e i motivi di tali differenze tra le regioni per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 38 del 2010 nell'ambito del dolore cronico.
(4-02290)


   CASTIGLIONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, prevede, all'articolo 3-bis, comma 3, che la «nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale» avvenga «attingendo obbligatoriamente dall'elenco regionale dei soggetti ritenuti idonei, ovvero dagli analoghi elenchi delle altre regioni»;

   successivamente, il decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, ha previsto, all'articolo 1, comma 2, l'istituzione di un apposito «elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, aggiornato con cadenza biennale»;

   l'iter di nomina previsto dallo stesso decreto è ovviamente improntato a criteri di efficienza e imparzialità volti a valorizzare le capacità tecniche, gestionali dei futuri direttori generali, ispirato ad una netta separazione tra attività amministrativa e politica;

   come emerso da notizie pubblicate nei giorni scorsi sulle maggiori testate giornalistiche, sia nazionali sia locali, pare che si sia messo in moto all'interno del Governo regionale siciliano una sorta di risiko delle nomine, dando vita a quello che ad avviso dell'interrogante è una vera e propria lottizzazione politica, a totale detrimento delle logiche meritocratiche che dovrebbero sottostare a procedure di così tanta importanza;

   pare, peraltro, paradossale che vengano anticipate a mezzo stampa indiscrezioni, quando non nomi veri e propri, frutto di un bilanciamento politico e di una spartizione totalmente politica dei direttori generali delle Aziende sanitarie siciliane;

   vista la situazione disastrosa della sanità italiana, e in particolare di molte realtà della Regione Siciliana, ci si aspetterebbe che per erogare in maniera efficace prestazioni di carattere sanitario ci si affidi a professionisti e manager dotati di spiccate capacità tecniche e gestionali, nonché di assoluta imparzialità, evitando di scadere in oscuri meccanismi di natura politica e partitica;

   nulla a che vedere, perciò, con le logiche di lottizzazione politica e con l'indecoroso spettacolo che viene offerto in questi giorni in maniera anche offensiva per i cittadini siciliani –:

   di quali elementi disponga in ordine ai fatti esposti in premessa e alla prassi applicativa relativa ai criteri di nomina dei direttori generali, e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di maggiormente valorizzare il principio della separazione tra politica e amministrazione nella gestione del servizio sanitario, rendendo effettivo un criterio di selezione per i ruoli apicali che, ai sensi della disciplina vigente, andrebbe condotto esclusivamente sulla base di valutazione curriculare e di merito attingendo dall'apposito elenco di riferimento.
(4-02297)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Sportiello e altri n. 2-00320, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Penza, Cherchi, Cappelletti.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Pavanelli n. 5-01823, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iaria.

Ritiro di firme da una interpellanza.

  Interpellanza urgente Sportiello e altri n. 2-00320, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 febbraio 2024: sono state ritirate le firme dei deputati: D'Orso, Giuliano, Cafiero De Raho.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Ambrosi e De Bertoldi n. 5-01860 del 18 gennaio 2024 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02284.