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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 30 gennaio 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della notte tra il 28 e il 29 gennaio 2024 è stato portato un attacco hacker con richiesta di riscatto (ransomware) contro i sistemi informatici della regione Basilicata, creando notevoli difficoltà nel sistema sanitario regionale;

   è stato bloccato l'accesso a internet, alla posta elettronica e a tutti i servizi;

   particolarmente critica è risultata essere la situazione che ha interessato l'ospedale Madonna delle Grazie a Matera;

   da notizie di stampa si apprende che l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha inviato tecnici per supportare l'amministrazione –:

   quale sia stata la portata dell'attacco informatico, se risulti che sono stati messi a rischio anche dati sensibili relativi a professionisti della sanità e a pazienti e quali opportune e necessarie iniziative intenda porre in essere il Governo per scongiurare il verificarsi di nuovi episodi del genere a tutela del buon funzionamento dei servizi pubblici.
(5-01923)


   AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO, TUCCI, D'ORSO, MORFINO, GUBITOSA, TRAVERSI, CANTONE, IARIA, PAVANELLI, ASCARI, GIULIANO, CARAMIELLO, BRUNO e SCUTELLÀ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'assegno di inclusione (Adi) è una misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli istituita a decorrere dal 1° gennaio 2024 dall'articolo 1 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85;

   prevede un beneficio erogato, mensilmente, su carta di pagamento elettronica;

   da fonti stampa (https://www.palermotoday.it) risulta che numerosi uffici postali della città di Palermo abbiano esaurito le carte per usufruire dell'assegno di inclusione, introdotto dal Governo Meloni in luogo del reddito di cittadinanza;

   questo ha fatto registrare, oltre ad evidenti disagi, anche momenti di tensione determinati da lunghe attese e dal mancato ottenimento delle carte attraverso cui godere della misura, sfociati anche in episodi di aggressione nei confronti degli operatori di Poste Italiane;

   risultano 71.311 – sulle 287.704 in tutta Italia – le domande di Adi che hanno avuto esito positivo in Sicilia. L'Isola è seconda dietro alla Campania per numero di beneficiari –:

   quali siano le motivazioni di tali disfunzioni ed inefficienze, alla luce di una richiesta programmata e nota ex ante;

   quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per risolvere la grave situazione di cui in premessa che, di fatto, inibisce un diritto rivolto alle fasce sociali più deboli;

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per tutelare l'incolumità degli operatori di Poste Italiane in caso di episodi di aggressione.
(5-01927)

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con atto di sindacato ispettivo 3-00600, al quale non è stata fornita alcuna risposta, gli interroganti chiedevano al Presidente del Consiglio quali fossero le valutazioni del Governo in merito all'interesse pubblico dell'intervento essenziale n. 146 – porto turistico-crocieristico di Fiumicino Isola Sacra, ricompreso nel programma degli interventi connessi alla celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica del 2025, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 giugno 2023 e se non ritenesse di dover adottare iniziative volte a escluderne la realizzazione anche alla luce dell'esistenza del vicino porto di Civitavecchia, secondo scalo crocieristico d'Europa, e del grave impatto ambientale sugli habitat e gli ecosistemi marini e costieri;

   l'intervento prevede l'introduzione della funzione crocieristica come variante al progetto originale del Porto della Concordia di Fiumicino – Isola Sacra, a suo tempo presentato dalla società Iniziative Portuali Porto Romano, nell'ambito dell'esistente concessione novantennale, che sarebbe stata acquisita, tramite asta pubblica, dalla Royal Caribbean Group (G.R.C.), secondo gruppo crocieristico a livello mondiale;

   il comune di Fiumicino si appresterebbe a cedere in concessione a G.R.C. per 90 anni un porto nato nel 2010 con finalità turistiche che si vorrebbe ora trasformare, senza alcuna programmazione, in porto crocieristico privato, primo esempio in Italia di gestione completamente privata, che di fatto opererebbe in concorrenza al porto di Civitavecchia, pubblico e gestito dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale (di seguito Autorità);

   il cronoprogramma dell'intervento prevede la realizzazione dell'opera in due fasi, una prima per la realizzazione delle opere marittime e quelle relative alla funzione crocieristica da completare entro il dicembre 2024, una seconda per il completamento della marina di diporto e per i mega-yacht, la messa in esercizio del cantiere nautico e la realizzazione dell'edificio servizi e dell'hotel/aparthotel, con consegna e collaudo finale previsto nel IV trimestre 2026, quindi dopo la chiusura dell'evento religioso;

   la città di Fiumicino in data 6 ottobre 2023 ha presentato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 istanza per l'avvio del procedimento di valutazione d'impatto ambientale (VIA) del progetto per la realizzazione del porto turistico-crocieristico di Fiumicino Isola Sacra, che ricade all'interno della riserva naturale statale del Litorale Romano;

   ai sensi dell'articolo 10, comma 3 dello stesso decreto legislativo, il procedimento di Via deve comprendere la procedura di VIncA in quanto il progetto ricade all'interno dei siti della Rete Natura 2000, ZSC IT6030023 – Macchia Grande di Focene e Macchia dello Stagneto e SIC IT6030024 Isola Sacra;

   il porto di Fiumicino non dispone attualmente del pescaggio adeguato per la ricezione delle mega navi di crociera e per la realizzazione dell'intervento si rende necessario un piano di drenaggio altamente invasivo, con l'escavazione dei fondali del porto che dovranno passare dagli attuali 5/6 metri a 12,5 metri, con oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia e argilla da rimuovere –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza volte ed escludere dagli interventi connessi alle celebrazioni del Giubileo la realizzazione del porto turistico-crocieristico di Fiumicino, stante l'elevato impatto ambientale dell'opera sugli habitat e gli ecosistemi marini e costieri e l'esistenza del vicino porto di Civitavecchia, definito peraltro «Port of Rome», secondo scalo crocieristico d'Europa per il numero di passeggeri, con un servizio integrato al sistema ferroviario tramite la linea Civitavecchia Express, dedicato proprio ai crocieristi, con unica fermata intermedia nella stazione di Roma San Pietro.
(4-02236)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 25 gennaio 2024, quasi in concomitanza con la celebrazione del Giorno della Memoria, il Consiglio dei ministri ha deliberato alcune nomine al grado di ambasciatore dei ministri plenipotenziari, tra cui Andrea Mario Vattani, già commissario generale per l'Italia ad Expo 2025 Osaka;

   in merito alla nomina di Mario Vattani, un gruppo di diplomatici ha scritto una lettera aperta al Ministro degli esteri e pubblicata a mezzo stampa, nella quale apostrofano la suddetta nomina come «gravissima, che mortifica la diplomazia italiana e prefigura il rischio che l'Italia venga rappresentata in Paesi di primaria importanza da un funzionario indegno di ricoprire tale ruolo. Infatti, il novello Ambasciatore di grado si è sempre distinto per la sua fede neofascista – per non dire neonazista – attestata da vari episodi, ribadita nel tempo e mai sconfessata.»;

   invero, l'ambasciatore Andrea Mario Vattani, «console fascio-rock», così passato alle cronache giusto dieci anni fa, nelle vesti di Katanga (il suo nome d'arte), partecipò alla testa del gruppo Sottofasciasemplice, sul palco di una kermesse organizzata da Casa Pound, ricambiando il saluto romano del pubblico;

   per questo episodio, l'ambasciatore Vattani subì il richiamo con effetto immediato a Roma, un ammonimento disciplinare e una sospensione di quattro mesi dal servizio senza stipendio;

   dunque, pur appartenendo al corpo diplomatico italiano e avendo giurato fedeltà alla Costituzione, Vattani non ha mai desistito dall'esibirsi con il suo gruppo musicale «fascio-nazi-rock» in raduni di gruppi affiliati a CasaPound, cantando canzoni violentemente contro la Resistenza e la Repubblica italiana, ricambiando più volte il saluto fascista con la chiara dichiarazione di appartenenza politico-ideologica, ma soprattutto valoriale, evidentemente in netto contrasto con i fondamenti costituzionali della nostra Repubblica;

   gli interpellanti sono consapevoli che la funzione di ambasciatore presso uno Stato estero racchiude in sé, nel suo carattere di rappresentanza dello Stato, nell'esercizio delle funzioni diplomatiche, il senso completo delle basi giuridiche e morali della Repubblica, che sono raccolte nella Costituzione italiana, che è incompatibile con qualsiasi professione di fede fascista;

   la nomina di un ambasciatore, pur nella discrezionalità che un Ministro ha nel momento di proporre una nomina al Consiglio dei ministri, non dovrebbe prescindere da un elemento di valutazione circa la meritevolezza di quella persona, che rappresenta il nostro popolo, la nostra comunità, i suoi valori fondanti, morali, politici, democratici scritti nella Costituzione, a essere elemento di interfaccia con comunità estere, con Stati esteri, con popoli esteri, che ospitano le sedi diplomatiche;

   la vicenda all'ambasciatore Vattani è stata già, in qualche maniera, sottoposta all'esame del Parlamento in vari atti di sindacato ispettivo, sia nel 2012 che nel 2021, sempre per sollevare l'opportunità che un membro dell'organizzazione dello Stato di alto livello – e che non ha mai smentito le sue professioni di fede dichiaratamente fasciste e dichiaratamente contrastanti con i fondamenti della Costituzione italiana –, sia il rappresentante più alto in grado della nostra Repubblica in uno Stato estero –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato alla nomina di Vattani e se non ritenga necessario valutare l'opportunità che l'ambasciatore rappresenti la Repubblica italiana in sede di corpo diplomatico.
(2-00318) «Quartapelle Procopio, Provenzano, Porta, Fornaro».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Julian Assange, cittadino australiano, è al centro di un caso diplomatico e giuridico che dura ormai da troppi anni;

   giornalista, attivista, cofondatore nel 2006 di WikiLeaks, organizzazione divulgativa internazionale e senza scopo di lucro, creata per consentire ai mass media e all'opinione pubblica l'accesso a documenti e informazioni importanti e sensibili pubblicati da whistleblower;

   il sito, curato da giornalisti, attivisti e scienziati, attraverso la pubblicazione di documenti inerenti, fra l'altro, a guerre, affari commerciale ed episodi di corruzione ed evasione fiscale, ha suscitato un crescente interesse dell'opinione pubblica;

   per tale attività d'informazione, Julian Assange ha ricevuto diversi riconoscimenti e onorificenze (tra cui il premio Sam Adams, conferito da un'associazione di ex funzionari della CIA, la Gold medal for Peace with Justice da Sydney Peace Foundation e il Martha Gellhorn Prize for Journalism);

   nel 2010 Assange, tramite WikiLeaks, ha rilevato documenti classificati statunitensi riguardanti crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e in Afghanistan;

   nello stesso anno è stato accusato, in Svezia, del reato di abusi sessuali, il cui procedimento è stato successivamente e definitivamente archiviato per assenza di prove;

   nel 2012 Assange, per sfuggire all'arresto da parte della polizia britannica e alla successiva estradizione in Svezia, ha richiesto e ottenuto lo status di rifugiato politico presso l'ambasciata dell'Ecuador;

   dal 2019 Assange è rinchiuso in un istituto penitenziario di massima sicurezza della Gran Bretagna con misure restrittive particolarmente severe. Sembrerebbe che Assange, attraverso WikiLeaks, diffondendo tali documenti, avrebbe messo a repentaglio la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, rendendosi responsabile dei reati di cospirazione e spionaggio;

   tale condizione detentiva e l'eventuale estradizione negli USA, dove rischia l'applicazione di una pena detentiva altissima, hanno suscitato forti proteste da parte dell'opinione pubblica, nonché di diverse organizzazioni a tutela dei diritti umani;

   persino il relatore speciale ONU sulla tortura, Nils Melzer, ha richiesto l'immediata liberazione di Assange e il diniego della sua estradizione, accertando personalmente le critiche condizioni di salute in cui questi versa. La dichiarazione di liberazione immediata di Assange è stata fatta propria anche dal Consiglio d'Europa;

   nel gennaio 2021 una giudice inglese aveva negato l'estradizione, sostenendo che, a causa delle sue precarie condizioni mentali, il giornalista sarebbe stato a rischio di suicidio se condannato e detenuto in una prigione di massima sicurezza. La pronuncia è stata però ribaltata dopo l'appello delle autorità statunitensi che hanno fornito assicurazioni, inclusa la promessa di trasferire Assange in Australia per fargli scontare qualsiasi pena a cui dovesse essere condannato;

   nel giugno 2022 l'allora Ministra dell'interno britannica Priti Patel aveva dato il nullaosta alla consegna e lo scorso giugno 2023 l'Alta corte di Londra ha rigettato un nuovo ricorso del giornalista, avvicinando ancora di più momento dell'estradizione;

   da ultimo, il 30 giugno 2023, Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata la moglie di Julian Assange, Stella Moris, e i due figli della coppia, Gabriel e Max;

   il diritto all'informazione in casi di tale gravità è di vitale importanza per la dialettica democratica;

   preoccupa una possibile crescente e sempre più diffusa ostilità nei confronti dell'informazione e di chi fa informazione;

   la persecuzione di Assange rivela un chiaro intento di repressione della libertà di informazione e del principio di trasparenza e rappresenta un grave danno per i cittadini e per chiunque intenda divulgare documenti e notizie, perseguendo il diritto a una informazione libera e indipendente;

   non c'è democrazia senza libertà di stampa. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa;

   autorizzare l'estradizione di Assange, esponendolo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate che non hanno pregiudicato la sicurezza nazionale rappresenterebbe un pericoloso precedente;

   è opportuno esercitare la massima pressione sul Regno Unito affinché garantisca la protezione di Julian Assange –:

   se il Governo non intenda assumere ogni utile iniziativa di competenza finalizzata a garantire la protezione e l'incolumità di Julian Assange da parte delle autorità britanniche e a scongiurarne l'estradizione, anche in aderenza alle convenzioni internazionali e specificatamente alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
(2-00319) «Ascari, D'Orso, Cafiero De Raho, Giuliano, Aiello, Appendino, Baldino, Barzotti, Cantone, Cappelletti, Lomuti, Pellegrini, Penza, Quartini, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Santillo, Francesco Silvestri, Traversi, Tucci».

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   ILARIA FONTANA, PAVANELLI, CAPPELLETTI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 24 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto per le Comunità energetiche rinnovabili con l'obiettivo di favorire lo sviluppo di 5 gigawatt complessivi di impianti di produzione di energia rinnovabile al 31 dicembre 2027. L'iter attuativo delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 199 del 2021, che recepisce la direttiva Red II sulle Cer, potrà tuttavia dirsi concluso solo con l'approvazione di un ulteriore decreto recante le regole operative che dovranno disciplinare le modalità e le tempistiche di riconoscimento degli incentivi;

   con riferimento ai soggetti beneficiari e ai requisiti per l'accesso agli incentivi, l'articolo 3 del citato decreto ha sollevato talune perplessità tra gli operatori del settore in quanto prevede che potranno accedere ai beneficio le Comunità energetiche rinnovabili che risultino già regolarmente costituite alla data di entrata in esercizio degli impianti. Tale previsione, non contemplata nel decreto legislativo n. 199 del 2021, si risolverebbe in una penalizzazione per gli impianti fotovoltaici già realizzati nelle more dell'emanazione dei decreti attuativi;

   in risposta alle ripetute interrogazioni a risposta immediata presentate in questa Commissione, volte a sollecitare l'adozione dei succitati decreti attuativi, il Governo ha ribadito che «il sostegno allo sviluppo delle Cer è un obiettivo di primaria importanza, che intende perseguire con un approccio unitario improntato alla semplificazione e alla massima efficacia»;

   è un dato acquisito che la promozione delle energie rinnovabili e l'efficienza energetica costituiscano elementi trainanti ed essenziali della decarbonizzazione e svolgano un ruolo strategico per il contrasto ai cambiamenti climatici e per lo sviluppo di un nuovo modello di economia circolare basato sulla generazione di energia distribuita, La produzione e l'uso dell'energia rappresentano infatti il 75 per cento delle emissioni a livello europeo e, secondo un recente studio di Legambiente, il contributo alla decarbonizzazione delle Comunità energetiche in Italia è quantificabile in 47,1 tonnellate di emissioni di CO2 evitate al 2030 –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga di dover adottare iniziative normative volte a chiarire la portata delle disposizioni di cui in premessa, al fine di garantire il pieno sviluppo di un settore cardine della green circular economy.
(5-01929)


   SIMIANI, D'ALFONSO e DI SANZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 4 agosto 2023 è stato nominato il dottor Gian Luca Artizzu amministratore delegato della Sogin;

   il dottor Artizzu, in quella che sembrerebbe l'elusione del principio di separazione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo e funzioni di gestione amministrativa proprie dei dirigenti, assegnava a proprio staff i responsabili delle funzioni «Regolatorio, Autorizzazioni e Istituzionale», «Ingegneria e Radioprotezione», «Decommissioning Project Planning», «Legale e Societario», «Procurement & Contract», «Comunicazione e Sostenibilità» e «Personale Organizzazione e Servizi», senza poteri procuratori, così che ogni ufficio passava sotto la sua diretta responsabilità, con il presidio curato da vice direttori;

   tale situazione si è protratta per ben circa due mesi, sino all'adozione da parte del dottor Artizzu della nuova macrostruttura aziendale;

   il 19 settembre 2023 l'Amministratore delegato Artizzu disponeva l'assegnazione della direzione della funzione «Regolatorio autorizzazioni e istituzionale» al dottor Giuseppe Bono, posizione di elevata strategicità in quanto si tratta di un ufficio chiamato a gestire i rapporti con gli organismi di regolazione, in particolare l'Arera, elaborando le posizioni assunte dalla società e promuovendole per la remunerazione delle attività istituzionali riguardanti il decommissioning, la localizzazione e realizzazione del Parco tecnologico e il Deposito nazionale e delle relative attività;

   a quanto consta all'interrogante il dottor Bono era stato in servizio presso la Sogin, categoria «quadro», dal dicembre 2011 all'aprile 2014; il suo contratto veniva ceduto al Gse spa, per essere distaccato sino al dicembre 2018 presso la Cassa conguaglio per il settore elettrico e nel 2020 la Sogin aveva formalizzato l'eventuale suo rientro, senza mutazioni del trattamento economico e giuridico e comunque subordinato alle esigenze societarie;

   al contrario, risulta agli interroganti che il ritorno in Sogin del dottor Bono e la sua rapidissima assegnazione a ruolo apicale sarebbero avvenute in assenza di atti istruttori che ne attestassero la necessità e urgenza, senza accertare l'impossibilità di reperire all'interno di Sogin di profili adeguati ai fabbisogni organizzativi e con un significativo aumento stipendiale ed un miglioramento dell'inquadramento di categoria;

   risultavano in servizio diversi dirigenti e ben 11 dipendenti affidatari del ruolo di vicedirettore, dotati di importante expertise professionale e profonda conoscenza dei processi aziendali, ai quali non è stato assegnato alcun incarico di responsabilità –:

   se abbia promosso o intenda effettuare le doverose verifiche sull'operato e gli atti adottati da Sogin, volte ad accertare la legittimità e la conformità della riacquisizione lavorativa di Giuseppe Bono e dell'assegnazione al medesimo dell'incarico di direttore della funzione «regolatorio».
(5-01930)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   sul Bollettino Ufficiale regione Abruzzo, speciale n. 12 del 26 gennaio 2024, è stata pubblicata la legge regionale 25 gennaio 2024, n. 4, recante «Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio di previsione finanziario 2024-2026 della Regione Abruzzo (Legge di Stabilità Regionale 2024)»;

   nel corso dell'esame del provvedimento in Consiglio regionale dell'Abruzzo è stato approvato un emendamento che modifica l'articolo 69 della legge regionale 8 febbraio 2005, n. 6 (istituzione della Riserva naturale guidata «Borsacchio» nel comune di Roseto degli Abruzzi – TE), determinando una riperimetrazione della Riserva rispetto agli attuali confini, con la riduzione di oltre il 97 per cento della sua estensione, che passerebbe dagli attuali 1000 ettari a soli 24;

   da quanto si apprende da organi di stampa, il sindaco del comune di Roseto degli Abruzzi Mario Nugnes avrebbe, in una nota, dichiarato il proprio sconcerto rispetto a quanto accaduto, denunciando come l'Amministrazione comunale e il territorio non siano stati assolutamente coinvolti nella decisione di ridefinire i confini della riserva;

   la legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) all'articolo 22, comma 1, lettera a), dispone «la partecipazione delle province, delle comunità montane e dei comuni al procedimento di istituzione dell'area protetta (...) Tale partecipazione si realizza (...) attraverso conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all'analisi territoriale dell'area da destinare a protezione, alla perimetrazione provvisoria, all'individuazione degli obiettivi da perseguire, alla valutazione degli effetti dell'istituzione dell'area protetta sul territorio»;

   la Corte costituzionale con numerose sentenze (n. 311 del 1999 – n. 282 del 2000 – n. 241 del 2008 – n. 263 del 2011 – n. 2 del 2018 – n. 134 del 2020 – n. 221 del 2022) ha dichiarato costituzionalmente illegittime, per violazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, diverse norme introdotte da leggi regionali che prevedevano la modifica della perimetrazione di Parchi e Riserve regionali, per violazione del procedimento regolato dall'articolo 22 della legge n. 394 del 1991;

   secondo le reiterate pronunce della Corte costituzionale il mancato coinvolgimento degli enti locali nella ridefinizione dei confini della area naturale protetta, attraverso la formazione del documento indicato all'articolo 22 della legge quadro, costituisce un vizio della fase procedimentale, che si trasferisce alla legge provvedimento con cui essa è stata conclusa –:

   se il Ministro interrogato ritenga che la procedura di ridefinizione dei confini della riserva naturale regionale del Borsacchio sia stata condotta conformemente alle disposizioni di cui all'articolo 22, comma 1, lettera a) della legge n. 394 del 1991, anche ai fini dell'eventuale esercizio di poteri di cui all'articolo 127 della Costituzione.
(5-01931)


   MAZZETTI, CORTELAZZO e BATTISTONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con la definizione «KEU» ci si riferisce ad un insieme di ceneri derivanti dai processi di essiccazione dei fanghi di depurazione che, dopo specifico trattamento, possono essere utilizzati in edilizia e nella produzione di asfalti, secondo i principi di economia circolare;

   su tali residui di lavorazione ad aprile 2021 è stata avviata una inchiesta giudiziaria in Toscana riguardante il non corretto smaltimento degli scarti delle concerie di Santa Croce sull'Arno, in provincia di Pisa;

   secondo le conclusioni dell'inchiesta, i «KEU» del distretto, ritenuti potenzialmente inquinati e non rispettosi dei limiti previsti per evitare la concentrazione di sostanze inquinanti, sarebbero stati smaltiti illegalmente, miscelati con terre di scavo per la realizzazione di massicciate stradali o riempimenti ambientali;

   altra parte degli scarti di lavorazione sarebbe stata riversata nel torrente Usciana, nella zona di Santa Croce, non adeguatamente depurati, anche se passati attraverso il depuratore «Aquarno»;

   nei giorni scorsi la procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio di 6 aziende e 24 soggetti, tra esponenti politici, funzionari della pubblica amministrazione e imprenditori, compresi tra questi il sindaco di Santa Croce, i vertici della locale associazione dei conciatori, un consigliere regionale del PD e tecnici regionali, per una serie di capi di imputazione che vanno, oltre all'inquinamento e al danno ambientale, dall'associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, alla corruzione;

   il Ministero interrogato ha già dato conto di diverse bonifiche e attività di messa in sicurezza avviate nelle aree interessate dall'utilizzo dei «KEU» non conformi;

   nella primavera 2024, andranno al voto 183 comuni della Toscana, tra cui il capoluogo Prato e la città metropolitana di Firenze e diversi comuni dell'area interessata, tra cui Santa Croce, nonché del pisano e del Valdarno aretino;

   il distretto conciario toscano, con oltre 250 concerie, è uno dei più grandi d'Europa, produce il 28 per cento delle pelli destinate alla moda italiana, conta 6 mila addetti e un fatturato di circa 2,4 miliardi di euro l'anno –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato, a fronte degli ulteriori elementi conoscitivi emersi sulla presenza di ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati «Keu» in diverse aree della regione Toscana, per sanare la situazione ambientale del suolo, e delle acque del territorio toscano, in particolare di quello delle province di Prato, Pisa, Firenze e del Valdarno Aretino.
(5-01932)


   MATTIA, FABRIZIO ROSSI, FOTI, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, RACHELE SILVESTRI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto eolico denominato «Poggio tre Vescovi», è finalizzato alla produzione di energia da fonte rinnovabile mediante l'installazione di n. 11 aerogeneratori in Alta Valmarecchia, nel comune di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo, e la sua realizzazione dovrebbe garantire la produzione di energia da fonte, rinnovabile grazie all'installazione di 11 aerogeneratori di potenza pari a 72,6 megawatt;

   l'istanza di valutazione di l'impatto ambientale è stata presentata ai Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il 10 maggio del 2023 –:

   quale sia lo stato di avanzamento del procedimento amministrativo in corso, in particolare quale siano le relative tempistiche e se sussistano eventuali problematiche ambientali tali da essere ostative alla realizzazione dell'importante parco eolico «Poggio tre Vescovi».
(5-01933)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   si sono verificati sul territorio nazionale numerosi interventi di potatura urbana dei platani con modalità invasive che, a parere degli interroganti e dell'associazione ambientalista Lipu, fattasi portavoce delle lamentele della popolazione, non rispettano le norme in materia di verde pubblico;

   il decreto n. 63 del 10 marzo 2020 del Ministero dell'ambiente sui «Criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde pubblico (CAM)», nel paragrafo C «Clausole contrattuali» al punto 11, dell'allegato 1, recita: «Gli interventi di potatura devono essere svolti unicamente da personale competente, in periodi che non arrecano danni alla pianta e non creano disturbo all'avifauna nidificante ed effettuati solo nei casi strettamente necessari.»;

   a titolo di esempio, il legislatore aggiunge: «In particolare, l'aggiudicatario deve evitare di praticare la capitozzatura, la cimatura e la potatura drastica perché indeboliscono gli alberi e possono creare nel tempo situazioni di instabilità che generano altresì maggiori costi di gestione.»;

   il Consiglio di Stato, sezione III, sentenza n. 8773 del 14 ottobre 2022, ha dichiarato che le disposizioni in materia di CAM costituiscono obblighi immediatamente cogenti per le stazioni appaltanti;

   il decreto 29 febbraio 2012 del Ministero delle politiche agricole, «Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione del cancro colorato del platano causato da Ceratocystis fimbriata», alla lettera D. «Potature dei platani», sancisce che «Gli interventi di potatura vanno eseguiti in un periodo asciutto durante il riposo vegetativo delle piante evitando, ove possibile, tagli orizzontali e capitozzature. È consigliata la disinfezione delle superfici di taglio con soluzioni disinfettanti o la loro copertura con mastici. Gli attrezzi usati per la esecuzione dei tagli devono essere disinfettati con idonea soluzione nel passaggio da una pianta ad un'altra.»;

   nelle «Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile» del 2017 del Ministero dell'ambiente, alla pagina 41, si legge: «Si crede erroneamente che un albero capitozzato richieda interventi minori: in realtà è l'opposto. Se l'albero sopravvive richiederà costanti potature per diversi anni; se l'albero muore dovrà essere abbattuto e rimosso. Infine, considerato che un albero capitozzato è predisposto a rotture e può essere pericoloso, e che quindi la capitozzatura è riconosciuta come una pratica inaccettabile di potatura, ogni danno causato dalla caduta dei rami può essere riconosciuta come negligenza presso un tribunale»;

   lo standard europeo di potatura degli alberi, European Arboricultural Standards (2021), nella sezione «Regole generali», punto 3.2, recita: «La dimensione delle ferite da potatura deve essere ridotta al minimo, rimuovendo la minore porzione di chioma che risulti necessaria per raggiungere gli obiettivi dell'intervento di potatura previsto» e aggiunge «Nella potatura degli alberi deve essere presa in considerazione l'influenza che una alterazione della forma della chioma potrà avere sull'aerodinamica, in particolare valutando possibili variazioni dell'impatto biomeccanico sull'albero potato e quelli circostanti.» –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e come intendano agire, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto di tutte le norme vigenti in materia.
(4-02240)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   AMENDOLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   sulla cima del Monte San Biagio in territorio di Maratea (Potenza) si trova un imponente statua di marmo dedicata al Cristo Redentore realizzata tra il 1963 e il 1965 dall'artista fiorentino Bruno Innocenti;

   suddetta statua è alta poco meno di 22 metri, è una delle più imponenti in Italia ed è un simbolo di Maratea e della intera Lucania;

   come denunciato dal Centro Studi e ricerche economiche e sociali di Basilicata, suddetto monumento, di proprietà del comune di Maratea, ultimamente risulterebbe interessato da preoccupanti segnali di deterioramento;

   è stata lanciata anche una petizione per sollecitare interventi di messa in sicurezza anche in considerazione dell'importanza simbolica e culturale dell'opera –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda tempestivamente porre in essere al fine di convocare un tavolo con tutti i soggetti istituzionali interessati per la messa in sicurezza del Cristo Redentore di Maratea.
(3-00955)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARI, GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da una nota diffusa il 25 gennaio 2024 al termine del Consiglio dei ministri si è avuto conferma che il Governo si accinge all'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane;

   la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze è pari al 29,26 per cento, mentre Cassa depositi e prestiti ne controlla il 35 per cento;

   il 23 gennaio 2024 il Governo, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in IX Commissione, aveva affermato di voler mantenere il controllo pubblico di Poste italiane con una quota del 51 per cento, cedendo, quindi, quote fino al 13 per cento;

   il Ministro interrogato solo 3 giorni dopo ha prefigurato un diverso scenario, con lo Stato che conserverebbe solo la partecipazione del 35 per cento in capo a Cassa depositi e prestiti, a dimostrazione della volontà del Governo di imprimere, a giudizio degli interroganti, un'errata e ingiustificata accelerazione ad una vera e propria privatizzazione di Poste italiane;

   ad avviso degli interroganti in entrambi i casi si tratterebbe di un'operazione antieconomica dal punto di vista finanziario, dal momento che le cifre stimate da incassare dalla cessione (1,7 miliardi di euro dalla cessione del 13 per cento di azioni e 3,8 miliardi di euro dalla vendita dell'intera quota posseduta dal Ministero dell'economia e delle finanze) verrebbero sterilizzate in pochi anni dai dividendi annuali;

   a parere degli interroganti si rischia la svendita di Poste italiane, che, stando alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, rappresenta solo un quinto delle privatizzazioni previste dal Governo per il prossimo triennio, che quindi interesseranno altre società partecipate che operano in settori strategici come Enav, Enel, Eni e Leonardo;

   ad avviso degli interroganti si è di fronte a un ulteriore svuotamento delle politiche industriali ed economiche pubbliche del nostro Paese e a un ulteriore drammatico indebolimento del peso e del ruolo dello Stato nell'economia;

   altri pregressi processi di privatizzazione hanno portato ad effetti negativi sul terreno occupazionale e alla diffusione del precariato e del dumping contrattuale, nonché al peggioramento dei servizi erogati e dei costi a carico dei consumatori;

   risulta incomprensibile e poco lungimirante per gli interroganti che il Governo ceda ai privati un'azienda in ottima salute, con 120 mila dipendenti, che esercita anche un'importante funzione di servizi pubblici e assistenziali e detentrice di un'importante quota dei risparmi degli italiani –:

   se il Governo intenda urgentemente definire e comunicare al Parlamento il piano di privatizzazione di Poste italiane, oltre che delle altre privatizzazioni previste, aprendo un confronto con le organizzazioni sindacali, ritenendo gli interroganti fondamentale la presenza maggioritaria dello Stato nel capitale di Poste italiane a garanzia della direzione di processi pubblici economici, dei livelli occupazionali e della qualità dei servizi resi.
(3-00948)


   ROGGIANI, CASU, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERRA, LAI, MANCINI, MANZI, MEROLA, MORASSUT, UBALDO PAGANO, PELUFFO, TONI RICCIARDI, SCOTTO, SIMIANI, VACCARI e BONAFÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l'alienazione di un'ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   il Ministro interrogato, a proposito della possibile ulteriore cessione di quote di Poste italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024 ha affermato che l'Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», mentre la Sottosegretaria di Stato per le imprese e il made in Italy, Bergamotto, il 23 gennaio 2024, rispondendo all'interrogazione n. 5-01880 presentata dall'onorevole Casu, ha affermato che l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi, mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento;

   la quota pubblica di partecipazione in Poste italiane è pari al 65 per cento e il Ministro interrogato ha affermato che non si scenderà sotto il 35 per cento, lasciando intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento;

   in riferimento alla cessione di quote pubbliche di Poste italiane, la Sottosegretaria Bergamotto, nella risposta all'interrogazione citata in precedenza, ha rassicurato circa l'impegno del suo Ministero nel garantire che la suddetta ulteriore cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti;

   la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori e i sindacati per protesta hanno chiesto immediatamente un incontro al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto rispetto alle decisioni assunte;

   la cessione di ulteriori quote di Poste italiane può avere un impatto diretto sulla salvaguardia dell'occupazione e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare la svendita di Poste italiane e garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.
(3-00949)


   FENU, FRANCESCO SILVESTRI, GUBITOSA, LOVECCHIO, RAFFA, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI e TORTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   contrariamente alle promesse fatte, la programmazione economico-finanziaria del Governo si fonda anche su una gestione delle partecipazioni pubbliche finalizzata ad acquisire proventi da dismissioni, pari ad almeno l'1 per cento del prodotto interno lordo nell'arco del triennio 2024-2026;

   in sostanza, sono attese disponibilità liquide per il valore di 20 miliardi di euro;

   oltre alla nota cessione delle quote di partecipazione in Monte dei Paschi di Siena, nel piano del Governo vi sarebbero anche le partecipazioni detenute nei grandi gruppi strategici come Eni, Poste italiane, Ferrovie dello Stato italiane;

   il 25 gennaio 2024, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane s.p.a. tale da mantenere, così come precisato nel comunicato stampa diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   è necessario evidenziare quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza in merito al piano di dismissioni che dovrebbe riguardare partecipazioni societarie pubbliche rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria per mantenere un'opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico;

   più recenti dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, che in passato aveva espresso una netta posizione di contrasto alle dismissioni pubbliche in quanto considerate una «svendita» di asset strategici (soprattutto con riferimento a Poste italiane), hanno rimarcato l'opportunità di dismettere partecipazioni pubbliche nei casi in cui la presenza dello Stato «non è necessaria»;

   vale la pena ricordare che le società oggetto del piano di dismissioni operano, per l'appunto, in settori strategici per il Paese, occupano migliaia di lavoratori e garantiscono incassi annui alle casse dello Stato per diversi miliardi di euro attraverso la ripartizione dei dividendi –:

   quali siano le ragioni della dismissione della quota di partecipazione detenuta in Poste italiane s.p.a., in considerazione di quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e nelle dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, e quale sia l'impatto atteso dall'operazione di cessione sul piano finanziario e del controllo strategico sulla gestione, nonché le ricadute sul piano occupazionale, precisando altresì se analoghe valutazioni siano state fatte con riferimento alla dismissione di partecipazioni detenute in altre grandi società a partecipazioni pubblica, come Eni e Ferrovie dello Stato italiane.
(3-00950)


   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 1992 ha introdotto importanti disposizioni per l'assistenza e l'integrazione sociale del mondo della disabilità;

   la tabella A), parte II, punto 31, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 ha introdotto l'Iva agevolata al 4 per cento per l'acquisto di mezzi di locomozione per persone diversamente abili;

   l'articolo 8 della legge n. 449 del 1997 disciplina la detraibilità Irpef delle spese di acquisto di beni e strumenti, comprese le autovetture, volti a favorire deambulazione, integrità e autosufficienza di persone diversamente abili;

   l'articolo 30, comma 7, della legge n. 388 del 2000 precisa che le agevolazioni fiscali competono a tutte le persone alle quali è riconosciuta la condizione dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, cioè sia ai soggetti non in grado di deambulare sia ai soggetti affetti da patologie psichiche o mentali tali da avere diritto all'indennità di accompagnamento, nonché agli invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni, a prescindere dall'adattamento del veicolo;

   con l'articolo 1, commi 36 e 37, della legge n. 296 del 2006 sono state introdotte norme antielusive che hanno posto limiti alla fruizione dei benefici fiscali e alla cessione dei veicoli acquistati per i soggetti diversamente abili;

   il comma 36 ha disposto che le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti. Il comma 37 ha previsto che, in caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l'acquirente ha usufruito dei benefìci fiscali prima di due anni dall'acquisto, è dovuta la differenza fra l'imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall'applicazione delle stesse. La disposizione non si applica ai casi in cui i disabili, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti –:

   se, ai fini della continuità agevolativa, nella casistica delle sopraggiunte e mutate condizioni sia compresa anche la sostituzione necessaria del veicolo per il passaggio da mobilità a combustione a mobilità elettrica o ibrida, al fine di garantire il trasporto della persona diversamente abile in zone a traffico limitato nei comuni italiani che impongano restrizioni di accesso, attesa la natura inclusiva della norma.
(3-00951)


   MARATTIN, FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, GADDA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto l'esonero contributivo per i lavoratori dipendenti con retribuzione inferiore ai 35.000 euro annui nella misura di 0,8 punti percentuali per dodici mesi;

   il successivo decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, ha poi elevato questo esonero a due punti percentuali per il periodo compreso da luglio a dicembre 2022;

   l'articolo 1, comma 281, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha ulteriormente esteso questa agevolazione fino a giugno 2023 e ha aumentato l'esonero a tre punti percentuali per i lavoratori dipendenti con retribuzione fino a 25.000 euro annui;

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, all'articolo 39, ha ulteriormente prorogato l'esonero da luglio a dicembre 2023, elevandolo a sette e sei punti percentuali per, rispettivamente, i soggetti con retribuzione annua lorda fino a 25.000 e fino a 35.000 euro;

   l'articolo 1, comma 15, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, infine, ha confermato tale misura per l'anno 2024;

   come riportato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione del 14 novembre 2023 in sede di Commissioni congiunte 5a del Senato della Repubblica e V della Camera dei deputati, il superamento da parte di un lavoratore della soglia di 35.000 euro annui – tramite la perdita dell'esonero contributivo e il contestuale incremento dell'imponibile – comporta la riduzione del reddito disponibile di circa 1.100 euro annui, parzialmente compensata (per circa 260 euro annui) dalla riduzione dal 25 per cento al 23 per cento dell'aliquota Irpef sulla quota di reddito compresa tra i 15.000 e i 28.000 euro lordi annui, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216 –:

   se il Governo ritenga che tale situazione, in cui l'incremento dell'offerta di lavoro da parte di individui con redditi medi comporta paradossalmente una riduzione del reddito disponibile, sia in linea con l'esigenza del Paese di incentivare l'offerta di lavoro e la crescita economica, al fine non solo di generare sviluppo e benessere ma anche di migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
(3-00952)


   CENTEMERO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tariffe molte alte delle authority finiscono inevitabilmente col pesare sugli utenti finali, oltre che rendere gli operatori italiani meno concorrenziali rispetto ai competitor esteri;

   nel caso di Consob, ad esempio, l'ammontare delle contribuzioni dovute dai soggetti sottoposti alla sua vigilanza è determinato annualmente, ai sensi dell'articolo 40, comma 3, della legge n. 724 del 1994, in base a criteri di parametrazione che tengono conto dei costi derivanti dal complesso delle attività svolte relativamente a ciascuna categoria di soggetti;

   le principali variazioni apportate al regime di contribuzione per l'esercizio 2024, di cui alla delibera n. 22915/2023 del 6 dicembre 2023, resa esecutiva con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2024 e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 23 gennaio 2024, n. 18, hanno riguardato il contributo richiesto ai soggetti con documentazione di offerta/quotazione concernente titoli diversi dai titoli di capitale, mentre rispetto alla misura della contribuzione è stata confermata la vigenza delle tariffe in vigore per il 2023, fatto salvo l'incremento dovuto al tasso di inflazione programmata (2,3 per cento);

   secondo quanto riportato nella lettera di Consob del 31 marzo 2023 (protocollo n. 221/2023), già nel 2023 è stato registrato un aumento del 15,15 per cento rispetto al 2022 degli importi dei contributi a carico degli operatori del sistema finanziario, accelerando un incremento tendenziale che dal 2015 ha raggiunta una soglia pari a 41,84 per cento: se per gli emittenti l'incremento dei costi si è limitato al 6 per cento, i maggiori aumenti hanno interessato le società di intermediazione mobiliare nella misura del 20 per cento, le banche per il 23 per cento e i mercati regolamentati fino al 25 per cento;

   l'adozione di interventi volti a contenere il citato onere a carico delle imprese, invero, appare necessaria per la tutela del mercato di capitali, ecosistema fondamentale per favorire gli investimenti nell'economia reale e supportare l'attività delle aziende che scelgono di quotarsi;

   lo sviluppo del mercato dei capitali costituisce, infatti, una leva strategica a sostegno della finanza pubblica, facilitando l'afflusso di risorse private e favorendo la realizzazione degli investimenti in settori strategici per l'economia italiana, mantenendo alto il livello di competitività del nostro Paese sul piano internazionale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che aumenti ingiustificati di tariffe rischino di rendere meno competitivi gli operatori italiani e, in particolare, di tutelare le imprese presenti sul mercato di capitali in considerazione dell'onere contributivo annuale cui esse sono soggette.
(3-00953)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI, CENTEMERO, BAGNAI e GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa nazionale e internazionale (Verità&Affari e Bloomberg, rispettivamente del 16 e del 24 gennaio 2024) riportano della richiesta di informazioni addizionali da parte del Governo ai fini di un eventuale esercizio del golden power rispetto all'imminente procedura di acquisizione di Prelios s.p.a., società di gestione e servizi immobiliari, da parte di Ion Investment Group, operante nel settore finanziario, per un valore complessivo dell'operazione pari a 1,3 miliardi di euro;

   negli ultimi anni, il gruppo Ion, nato nel 1999, ha realizzato anche altre operazioni societarie sul mercato italiano, acquisendo nel 2021 Cedacri s.p.a., principale società italiana nei servizi di outsourcing per il settore bancario, e Cerved Group s.p.a., azienda che eroga servizi di credit information e credit management;

   più di recente, nell'ambito del riassetto azionario della Cassa di risparmio di Volterra, sempre Ion Investment Group ha acquistato il 32 per cento del capitale sociale del citato istituto di credito toscano, che ha così aumentato il proprio patrimonio societario da 72,3 a 101,4 milioni di euro;

   secondo quanto riportato dalle medesime fonti di stampa, l'acquisto e l'integrazione di Prelios s.p.a. dovrebbero essere analoghi alle precedenti operazioni sopracitate, già concluse dal gruppo Ion in Italia, assicurando la continuità del management aziendale e degli investimenti sul mercato –:

   se sia fondata la notizia relativa all'eventuale attivazione del golden power rispetto all'operazione societaria di cui in premessa e, in caso di conferma, quali siano le ragioni a essa sottese.
(5-01928)

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto legislativo n. 230 del 2021 ha istituito, a decorrere dal 1° marzo 2022, l'assegno unico e universale per i figli a carico, ossia un beneficio economico attribuito, su base mensile, per il periodo compreso tra marzo di ciascun anno e febbraio dell'anno successivo, ai nuclei familiari sulla base della condizione economica del nucleo, in base all'indicatore della situazione economica equivalente (Isee);

   il menzionato decreto legislativo n. 230 ha anche modificato l'articolo 12 del Testo unico delle imposte sui redditi (decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917), con l'effetto che, dal 1° marzo 2022: a) cessano di avere efficacia le detrazioni fiscali per figli a carico minori di 21 anni; b) cessano di avere efficacia le maggiorazioni delle detrazioni per figli minori di tre anni, per i figli con disabilità e quelle per ciascun figlio a partire dal primo, per i contribuenti con più di tre figli a carico; c) è abrogata la detrazione per famiglie numerose (in presenza di almeno quattro figli) di cui al comma 1-bis;

   l'assegno unico non viene erogato ai non residenti, in particolare non viene erogato ai cosiddetti «non-residenti Schumacker», nonostante essi abbiano precedentemente usufruito delle detrazioni per i familiari a carico;

   si ricorda che il regime dei «non-residenti Schumacker» è costituito da una specifica deroga alla normativa fiscale concernente i soggetti non residenti. I soggetti non residenti che producono almeno il 75 per cento del loro reddito in Italia, possono beneficiare delle stesse detrazioni e deduzioni fiscali previste per i residenti, a patto che non godano di agevolazioni fiscali analoghe nello stato di residenza;

   a giudizio dell'interrogante, i «non-residenti Schumacker» risultano ingiustamente discriminati dalla menzionata normativa –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte a ripristinare le soppresse detrazioni per carichi di famiglia in favore dei cosiddetti «non-residenti Schumacker» oppure il riconoscimento per i medesimi soggetti dell'assegno unico per i figli, in ogni caso valutando l'opportunità che le auspicate modifiche normative abbiano anche effetto retroattivo.
(4-02237)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2023 Oumar Dia è morto all'ospedale di Rozzano, proveniente dal carcere di Opera-Milano. In precedenza era ristretto nel penitenziario di Bergamo, dal 7 luglio 2023;

   da quanto riferito dal Ministero della giustizia in risposta al q.t. n. 5-01618 dell'interrogante, il 14 settembre 2023, presso la casa circondariale di Bergamo, dopo un evento critico di aggressione da parte del detenuto nei confronti di un agente di polizia, Oumar veniva tradotto presso l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Lì sarebbe stato immobilizzato, sistemato sulla barella con le fasce di contenzione e sottoposto agli accertamenti necessari. All'esito degli stessi il medico avrebbe prescritto alcuni psicofarmaci. In serata, al rientro in istituto veniva allocato presso la sezione ex articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000;

   il Ministero ha altresì precisato che il trasferimento nel carcere di Opera sarebbe avvenuto due settimane dopo, il 2 ottobre 2023, dove sarebbe stato sottoposto a provvedimento di Ila (intensificazione livello di attenzione) con monitoraggio multidisciplinare;

   pur tuttavia, come dichiarato dal Ministero, «il 19 ottobre 2023, alle 23:40 circa, durante il giro di controllo, l'agente addetto alla vigilanza della sezione nuovi giunti del carcere di Opera rinveniva il detenuto in esame appeso alle sbarre della finestra con una corda rudimentale. Il personale della Polizia Penitenziaria interveniva immediatamente e veniva subito richiesto l'intervento del medico di guardia e del personale del 118, che, alle 00:10 faceva ingresso in istituto e riusciva a stabilizzare il Dia e a inviarlo con procedura d'urgenza, alle 00:50, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale di Rozzano, dove veniva ricoverato in prognosi riservata»;

   come ricostruito dal Ministero, «il 26 ottobre 2023, il personale sanitario dell'ospedale Humanitas di Rozzano refertava il decesso del detenuto, avvenuto alle 15:50 per insufficienza multiorgano post anossia a seguito di arresto cardio-circolatorio»;

   il 9 gennaio 2024 fonti di stampa riportano che: «il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto sapere che le telecamere erano disattivate nel giorno del tentato suicidio» –:

   se il Ministro intenda confermare la circostanza secondo la quale il 19 ottobre 2023 presso il carcere di Milano-Opera le telecamere nell'area ove era detenuto Oumar fossero spente, per quali motivi e per quanto tempo e, conseguentemente, se siano state scattate fotografie al detenuto nel momento del suo ritrovamento o se almeno sia stato effettuato un esame tossicologico su Oumar Dia una volta giunto nell'ospedale di Rozzano.
(5-01934)


   VARCHI, MASCHIO, BUONGUERRIERI, DONDI, LA SALANDRA, PALOMBI, PELLICINI, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'atto di indirizzo politico-istituzionale per il 2024 pubblicato dal Ministro interrogato contiene le priorità politiche da realizzare nel prossimo anno, in base al bilancio di previsione, per un efficace impiego delle risorse del PNRR;

   al primo posto del documento di indirizzo, la valorizzazione del personale, articolata in un programma che prevede l'ampliamento delle piante organiche del personale amministrativo e della magistratura anche onoraria e l'innalzamento dei livelli di formazione; altro target riguarderebbe la digitalizzazione della giustizia, con quattro ambiti di intervento; tra gli obiettivi anche l'impegno per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, e l'ampliamento e la sicurezza degli istituti penitenziari;

   un capitolo a parte è dedicato alla giustizia minorile, per fronteggiare il crescente fenomeno delle devianze giovanili: altre al miglioramento degli istituti penali per i minorenni, si punta a favorire i progetti educativi e formativi con un occhio di riguardo all'integrazione socio culturale dei minori stranieri in carico ai servizi;

   in particolare, rileva l'impegno che l'Italia sta compiendo e i risultati che sta raggiungendo, in modo particolare per la velocizzazione dei processi e la digitalizzazione della giustizia, con un impegno istituzionale che punterebbe in due direzioni: dare un riconoscimento ai magistrati che centrano gli obiettivi annuali di riduzione delle cause pendenti nel civile e attrarre e trattenere gli assunti nell'ufficio del processo;

   l'obiettivo di una giustizia efficace ed efficiente non sarà perseguito, pertanto, solo con interventi di ritocco del processo, motivo per cui sarebbe necessaria una rimodulazione di alcuni target del PNRR per renderli coerenti con le risorse umane, finanziarie e tecnologiche disponibili –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito ai fatti di cui in premessa, con particolare riguardo agli obiettivi di rimodulazione dei target PNRR in materia di giustizia.
(5-01935)


   PITTALIS e CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la Corte d'appello di Roma, nell'ambito del processo di revisione, ha revocato la condanna all'ergastolo nei confronti di Beniamino Zuncheddu dichiarandolo non colpevole «per non avere commesso il fatto»; Zuncheddu ha trascorso 33 anni in carcere, accusato della strage di Sinnai – tre morti e un ferito, Luigi Pinna, che è diventato il principale accusatore di Beniamino;

   la Corte d'appello di Roma ha riconosciuto l'inattendibilità della testimonianza di Pinna che ha rappresentato il fulcro per la condanna al carcere a vita per Zuncheddu in quanto pare che questi, prima di procedere al riconoscimento, avesse visto la fotografia dell'imputato mostratagli da un agente di polizia che conduceva le indagini;

   quello di Zuncheddu è uno dei circa mille casi negli ultimi trenta anni di cittadini che ogni anno sono vittime di ingiusta detenzione o di errore giudiziario: seppure nel 2022 si sia registrata una significativa riduzione di simili casi, i numeri rimangono ancora troppo alti, in particolare per i casi di ingiusta detenzione, che sono probabilmente anche di un uso eccessivo della carcerazione preventiva;

   a tale ultimo riguardo, il cosiddetto disegno di legge «Nordio», all'esame del Senato, in materia di carcerazione preventiva, prevede l'estensione del contraddittorio preventivo e la collegialità della relativa decisione;

   la raccomandazione della Commissione europea (C-2022-8987) dell'8 dicembre 2022 ha invitato gli Stati membri ad «adottare misure efficaci, appropriate e proporzionate, per rafforzare i diritti di tutti gli indagati e degli imputati in un procedimento penale che si trovano privati della libertà» e precisato che la custodia cautelare deve essere considerata «misura da ultima istanza» –:

   nel rispetto dei principi di autonomia e indipendenza dell'ordine giudiziario, se e quali iniziative di competenza s'intendano assumere onde evitare il ripetersi di casi di errori giudiziari come quello descritto in premessa, ovvero d'ingiusta detenzione.
(5-01936)


   ASCARI e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa del prelievo forzoso di un minore dalla casa materna, in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Napoli, nella giornata del 1° dicembre 2023;

   l'operazione sarebbe stata condotta con la partecipazione di vigili del fuoco e polizia, che avrebbero proceduto alla rimozione della porta, facendo irruzione in casa c strappando il bambino dalle braccia della madre, in cui questi si era rifugiato, completamente terrorizzato;

   da più parti, esperti e magistratura di legittimità, nonché la CEDU, è stata segnalata la nocività di queste procedure giudiziarie, diffuse sull'intero territorio nazionale, che comportano traumi gravissimi nella vita di un bambino che, nella fattispecie, soffre di una malattia autoimmune e sotto stress può essere soggetto a gravi crisi emolitiche (come da certificati depositati agli atti dei medici curanti);

   l'ordinanza dei giudici del tribunale di Napoli prevedeva l'uso della forza pubblica con espressa indicazione di rimuovere gli ostacoli fissi e mobili, sebbene la giurisprudenza della Corte di cassazione (sent. n. 9691 del 2022) abbia scritto a chiare lettere che l'uso della forza fisica per sottrarre un bambino ad una madre per collocarlo in casa famiglia non appare misura conforme ai principi di uno Stato di diritto;

   gli interroganti ritengono dunque doveroso che vengano ripristinati con urgenza i diritti del piccolo M., vittima di una procedura di ricovero in comunità, avvenuta con modalità tanto drastiche, quanto potenzialmente lesive per la sua salute, onde scongiurare il rischio che venga irrimediabilmente compromessa la sua integrità psicofisica –:

   di quali elementi disponga in ordine alla vicenda, anche in considerazione della necessità di tutelare il superiore interesse del minore, e in particolare di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito alle attuali condizioni di salute di quest'ultimo, nonché se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in ordine alla correttezza dell'operato delle autorità coinvolte, valutando, se del caso, l'invio di ispettori ministeriali presso il tribunale di Napoli.
(5-01937)


   GIANASSI e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso febbraio 2023 Ilaria Salis, cittadina italiana, insegnante elementare a Milano, è stata arrestata a Budapest, dove, in quei giorni, si erano radunate formazioni neonaziste da tutta Europa per le celebrazioni del cosiddetto «Giorno dell'Onore»; tali celebrazioni, nate come commemorazione della resistenza di un battaglione delle SS all'avanzata dell'Armata rossa nel corso della Seconda guerra mondiale, sono diventate nel tempo un ritrovo dell'internazionalismo nero; ogni anno arrivano in Ungheria per l'8 febbraio gruppi e rappresentanti dell'estrema destra di diversi paesi: delegazioni del partito neonazista tedesco NPD, dei nazional-socialisti cechi, membri dell'estrema destra francese, serba e norvegese;

   Ilaria Salis è stata accusata di aver «aggredito fisicamente» in concorso con altre persone, di aver aggredito e ferito un militante di organizzazioni neonaziste proprio nel contesto delle mobilitazioni di protesta verso il raduno delle destre estreme, accusa che lei respinge, dichiarandosi innocente;

   da allora, da quasi un anno si trova in carcere a Budapest, in condizioni che la famiglia e i suoi avvocati definiscono «disumane», in assenza di un regolare processo, e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia; Ilaria Salis rischia una condanna ad otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi;

   le immagini provenienti dal tribunale ungherese che il 29 gennaio 2024 mostravano Ilaria Salis trascinata in catene all'udienza sono inaccettabili e scioccanti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza il Ministro interrogato abbia già adottato e quali intenda adottare nei confronti delle autorità ungheresi, anche nell'ambito, della cooperazione giudiziaria, al fine di intervenire per garantire lo stato di diritto e ottenere che l'esecuzione delle misure detentive e della eventuale pena per Ilaria Salis avvenga in Italia.
(5-01938)


   LUPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella strage di Sinnai, avvenuta l'8 gennaio del 1991, venivano uccisi a colpi di fucile Gesuino Fadda, suo figlio Giuseppe Fadda, ed Ignazio Pusceddu, nella strage rimaneva ferito Luigi Pinna il quale diventerà testimone chiave nel processo a carico di Beniamino Zuncheddu, accusato di aver commesso la strage;

   nel giugno 1992 Beniamino Zuncheddu veniva condannato all'ergastolo;

   nel 2020, l'avvocato Mauro Trogu, alla luce di nuove prove, chiede ed ottiene la riapertura del caso Beniamino Zuncheddu, ottenendo un processo di revisione;

   il 27 gennaio 2024, la Corte di appello di Roma, al termine del processo di revisione, ha assolto con formula piena Beniamino Zuncheddu per non aver commesso il fatto;

   Beniamino Zuncheddu ha trascorso, da innocente, quasi 33 anni in carcere risultando così vittima di un gravissimo caso di «malagiustizia» italiana;

   il caso di Beniamino Zuncheddu non è un caso isolato: nel 2022 si segnalano 547 casi, tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari; solo con riguardo all'ingiusta detenzione, dal 1992 al 31 dicembre 2022, si contano 30.556 casi –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda prendere per contrastare fenomeni di «malagiustizia» come quella avvenuta nel caso Zuncheddu ed evitare che persone innocenti diventino vittime di errori giudiziari e di ingiusta detenzione.
(5-01939)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   ORLANDO, PELUFFO, GNASSI, DE MICHELI, DI SANZO e GRIBAUDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 6 dicembre 2023, in occasione del primo incontro del tavolo permanente per l'automotive, il Ministro interrogato aveva manifestato l'obiettivo di raggiungere con Stellantis almeno 1 milione di veicoli prodotti nel nostro Paese, così da colmare l'eccessiva distanza tra le auto immatricolate in Italia e quelle prodotte negli stabilimenti italiani, intenzione confermata il 20 dicembre 2023 in occasione del question time in Aula, durante il quale il Ministro aveva dichiarato la volontà di aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione nel nostro Paese, garantire l'occupazione, avere linee e modelli più competitivi, come quelli dell'elettrico, affermando che «La visione è chiara, gli attori anche, gli impegni sono precisi»;

   davanti a un'aleatoria promessa da parte dell'azienda, cui dovrebbero essere destinati almeno 6 miliardi di euro, più una quota dei 13 miliardi per il piano transizione 5.0 nel 2024 e 2025 per l'innovazione tecnologica green e digitale delle imprese, senza alcuna condizione imposta al management sul mantenimento dei livelli occupazionali, diversamente da quanto fatto da tutti gli altri Governi che ospitano uno stabilimento Stellantis, dopo aver preso atto che, nel 2023, sono state prodotte in Italia appena 450.000 autovetture a fronte di 1.400.000 immatricolazioni, alla luce del progressivo disimpegno di Stellantis nel nostro Paese, dove le nuove produzioni sono ferme, il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato, mentre si trovava a Potenza per incontrare i rappresentati sindacali e una delegazione di lavoratori di Stellantis e del suo indotto, di lavorare «perché una seconda casa automobilistica possa insediarsi in Italia per raggiungere l'obiettivo che ci eravamo dati», senza peraltro specificare se vi sia effettivamente un possibile interesse da parte di altre case automobilistiche e quali strumenti intenda utilizzare il Governo per attrarre investimenti esteri;

   si tratta del riconoscimento della drammatica situazione in cui versa il settore e del fallimento degli annunci fatti sinora dall'esecutivo, con l'impasse delle nuove produzioni, le linee dello stabilimento di Mirafiori che si fermeranno dal 12 febbraio sino al 3 marzo 2024 e 2.260 dipendenti che andranno in cassa integrazione, l'interruzione delle attività a Melfi, la perdita, sottolineata dai sindacati, di importanti quote di stipendio da parte degli operai, il ricorso agli ammortizzatori sociali per il diciassettesimo anno consecutivo –:

   quali fossero gli impegni presi dal Governo con Stellantis, e a fronte di quali impegni assunti da Stellantis rispetto alla produzione di autovetture in Italia.
(5-01917)


   BENZONI e D'ALESSIO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la «Fibre Ottiche Sud» Srl (Fos), con sede a Battipaglia (Salerno), è un'azienda di circa 300 dipendenti facente capo al gruppo Prysmian, leader mondiale nella produzione di cavi e accessori per l'energia e le telecomunicazioni;

   sebbene Fos conti tra i maggiori committenti realtà importanti come Tim e Open Fiber per le reti in fibra ottica di alta qualità – caratterizzate da più alti standard qualitativi e di sicurezza –, fornisce solamente una piccola parte dei fabbisogno annuo dell'infrastruttura italiana, a cui si provvede maggiormente con acquisti di prodotti esteri;

   durante il periodo pandemico il gruppo ha deciso di annullare un investimento già programmato volto ad aumentare la produzione dello stabilimento italiano, con un incremento del 10 per cento del personale, decidendo invece di portare a compimento un investimento analogo presso lo stabilimento francese di Douvrin, in un'area cioè dove i bandi per l'infrastrutturazione richiedono particolari specifiche tecniche e standard di qualità, favorendo il prodotto locale rispetto a quello, ad esempio, proveniente da mercati extra-UE;

   il PNRR ha previsto oltre 6 miliardi di euro per le «reti ultraveloci», ma i relativi bandi non hanno previsto alcuna specifica dell'infrastruttura, né da un punto di vista qualitativo né da un punto di vista della sicurezza, finendo in tal modo per non tutelare le eccellenze nazionali, come nel caso di Fos, che produce cavi «A2», i quali garantiscono l'immunità alla curvatura e la sicurezza intrinseca del traffico, prevenendo la dispersione di potenza ottica che provoca perdite all'esterno della fibra e riducendo drasticamente il rischio di intercettazioni e hacking;

   pochi mesi fa, la Fos ha risolto tutti i contratti dei lavoratori in somministrazione e, dal 16 ottobre 2023, ha definito 16 settimane di cassa integrazione ordinaria, con scadenza il 14 gennaio 2024, mantenendo una produzione del 20 per cento rispetto al piano annuale;

   Fos, nel tavolo istituito nel luglio 2023, si è mostrata disponibile ad essere parte attiva nei progetti PNRR, invitando il Governo a seguire l'esempio francese nella redazione dei bandi secondo standard tecnici e qualitativi maggiori –:

   se, al fine di rilanciare la produzione dello stabilimento di Battipaglia, intenda convocare un nuovo tavolo sulla situazione di Fos, dando priorità alle produzioni nazionali di cavi di alta qualità, anche alla luce dell'avvio da parte di Agcm di un tavolo tecnico per la definizione degli standard per i bandi PNRR.
(5-01918)


   PAVANELLI, APPENDINO e CAPPELLETTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della seduta del 23 gennaio 2024 il Senato della Repubblica ha approvato in prima lettura il disegno di legge A.S. 615 recante «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione»;

   il terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione prevede che ciascuna regione a statuto ordinario possa richiedere l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni di autonomia con riferimento alle materie di cui al terzo comma dell'articolo 117 e alle materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all'organizzazione della giustizia di pace, n) e s);

   l'attuazione di tale norma, ai sensi dell'articolo 1, comma 791 della legge 29 dicembre 2022, n. 197, è subordinata alla preliminare determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (cosiddetti Lep);

   tra le materie di cui al citato articolo 116, terzo comma, per le quali il legislatore intende delegare al Governo l'individuazione dei Lep, vi è, per i profili di competenza del Ministro interrogato, il sostegno all'innovazione per i settori produttivi quali, inter alia, il credito d'imposta in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica di cui all'articolo 1, commi da 198 a 209 della legge 27 dicembre 2019, n. 160;

   la «ratifica» dell'intesa tra Stato e regione comporterà il trasferimento delle funzioni con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie delle materie o ambiti di materie riferibili ai Lep, secondo modalità e procedure di quantificazione individuate dalle singole intese;

   si ritiene che l'attuazione dell'autonomia differenziata renderà necessaria una complessiva riorganizzazione del Ministero in indirizzo, in termini di risorse umane ed economiche, tanto incisiva quante più saranno le regioni a richiedere ulteriori forme di autonomia con riferimento alle materie di competenza del Ministero delle imprese e del made in Italy –;

   se, per quanto di competenza, non ritenga cruciale potenziare le misure destinate al sostegno all'innovazione per i settori produttivi quali, ad esempio, quelle indicate in premessa.
(5-01919)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dall'insediamento della XIX legislatura si sono susseguiti, a firma dell'interrogante, plurimi atti di sindacato ispettivo, in Assemblea e presso la X Commissione della Camera dei deputati, nonché interlocuzioni, aventi ad oggetto le principali vertenze industriali afferenti il territorio ligure;

   in particolar modo e stata oggetto di specifica attenzione la situazione di Sanac s.p.a., a cui la sottoscritta ha dedicato una prima interrogazione a risposta scritta il 18 novembre 2022 nonché successive interrogazioni a risposta immediata presso la suddetta commissione il 14 dicembre 2022, il 29 marzo 2023 e il 27 aprile 2023;

   Sanac s.p.a., è un'azienda presente sull'intero territorio nazionale che fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, attualmente controllata dal Ministero delle imprese e del made in Italy in amministrazione straordinaria con gestione commissariale, che vanta crediti pari a 23 milioni di euro circa nei confronti di Acciaierie d'Italia s.p.a., società partecipata dallo Stato attraverso Invitalia che dal 2021 ha assunto la decisione di non rifornirsi più di tale materiale refrattario da Sanac s.p.a., da cui derivava quasi il 60 per cento del fatturato della stessa;

   ciò, unitamente alla crisi dell'ex Ilva, quale azienda dell'indotto, ha compromesso in maniera significativa la tenuta economica della società, facendo così emergere elementi di incertezza rispetto alle prospettive dell'azienda in termini produttivi ed occupazionali;

   a seguito di tre bandi di gara che non hanno condotto all'auspicata vendita, organi di stampa hanno riportato che entro il termine del 10 gennaio 2024 – previsto dal quarto ed ultimo bando – sarebbe pervenuta almeno una manifestazione di interesse da parte di AFV Beltrame Group;

   le sigle sindacali, contestualmente, auspicando fiducia e manifestando al contempo l'opportunità che la vertenza Sanac s.p.a. rientri nella partita attualmente in corso su Acciaierie d'Italia s.p.a., hanno comunicato a mezzo stampa che chiederanno di essere ricevute dai commissari per valutare la percorribilità di quest'ulteriore ipotesi –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Ministro interrogato, anche in virtù delle nuove scelte adottate in merito da Acciaierie d'Italia s.p.a., per tutelare la situazione occupazionale, le commesse e i livelli produttivi della società, anche indicando se sia effettivamente pervenuta almeno una manifestazione di interesse valutata avente i requisiti per l'acquisizione di Sanac s.p.a.
(5-01920)


   SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare 28 dicembre 2023 il Ministro interrogato ha illustrato la disciplina relativa al riconoscimento degli incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti per l'annualità 2024, a normativa vigente e nelle more dell'annunciata rimodulazione degli incentivi e delle risorse che sarà effettuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm);

   con l'interrogazione 5-01843 è stato posto il quesito se il Ministro interrogato non ritenesse opportuno che gli incentivi 2024 per l'automotive dovessero prevedere contributi per le motorizzazioni euro 6 endotermiche anche senza rottamazione, dando modo alla filiera nazionale di sostenere la concorrenza cinese e di adeguarsi ordinatamente al processo di transizione;

   nella risposta è stato evidenziato che nel tavolo del 1° febbraio 2024 sarà illustrato il nuovo piano degli incentivi per il settore nel quale si prevede anche l'aggiunta di 610 milioni di euro non spesi negli anni 2022/2023, i quali saranno destinati, tra l'altro, a sostenere la classe di veicoli endotermici 61-135 gr/km in aggiunta a quelli già destinati dalla misura ecobonus del 2024;

   le somme non spese negli anni 2022/2023 derivano essenzialmente dal mancato utilizzo delle quote del riparto di quegli anni spettanti veicoli elettrici o ibridi (BEV) con emissioni 0-60 gr/km, che non hanno incontrato il favore degli acquirenti in particolare per il loro costo;

   diversamente dalle norme precedenti (comma 1031 e successivi della legge n. 145 del 2018 e comma 652 e successivi della legge n. 178 del 2020, l'articolo 22 del decreto-legge n. 17 del 2022, istitutivo del Fondo per la riconversione, ricerca e sviluppo del settore automotive, non contiene precisi parametri di riparto tra le varie motorizzazioni, ma demanda tale scelta a successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri;

   è stato altresì evidenziato che la filiera della componentistica italiana è per il 70 per cento focalizzata sui veicoli endotermici e che l'incentivazione di tali veicoli la favorisce in proporzione maggiore;

   al fine di sostenere la filiera nazionale e contrastare la concorrenza cinese sarebbe opportuno valutare le seguenti opzioni: 1) prevedere un incentivo anche per l'euro 6 endotermico senza rottamazione; 2) iscrivere le risorse disponibili in un unico fondo, senza ripartirlo per tipologia di emissioni, ma lasciando ai cittadini la possibilità di decidere; 3) prevedere per ciascun veicolo un «punteggio ambientale» calcolato in base all'impronta di carbonio rilasciata da questo nell'intero ciclo di vita –:

   quali intendimenti abbia il Ministro interrogato in merito alle proposte evidenziate in premessa.
(5-01921)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENZONI, PASTORELLA, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come accade ormai da oltre un anno, migliaia di cittadini denunciano pubblicamente e on line la sostanziale impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli un appuntamento per il rinnovo del proprio passaporto;

   in diversi casi i primi appuntamenti disponibili risultano essere a distanza di oltre sei mesi dalla richiesta ed è stato segnalato direttamente agli interroganti come talvolta nemmeno le procedure di urgenza per motivi di turismo, con annessi titoli di viaggio già acquistati, risultino percorribili entro i termini utili;

   sono migliaia, infatti, le persone che ogni mattina provano ad accedere alla piattaforma di prenotazione, cominciano ad inserire i propri dati anagrafici e, puntualmente, si vedono infine preclusa la possibilità di procedere con la richiesta;

   a questo si aggiunge la procedura, ormai anacronistica, del versamento di 42,50 euro presso gli uffici postali mediante bollettino di conto corrente intestato al Ministero dell'economia e delle finanze e di un altro contributo amministrativo di 73,50 euro da acquistare presso le rivendite di valori bollati e le tabaccherie, in luogo di una procedura di pagamento unico e digitale, tramite, ad esempio, la piattaforma «pagoPA», la quale risulterebbe sicuramente più rapida e di facile fruizione;

   secondo quanto riportato da un'inchiesta di Altroconsumo risalente a novembre 2023, la situazione risulta addirittura peggiorata rispetto ad un anno fa, con sei città in cui non è stato nemmeno possibile prenotare un appuntamento a tempo indefinito;

   nel mese di giugno 2023 il Governo aveva evidenziato un aumento nel rilascio di passaporti rispetto al 2022 assieme all'eliminazione del vincolo di territorialità e all'annuncio dell'avvio del «Progetto polis» in partenariato con Poste italiane, ma la recente implementazione di tale servizio non ha evidentemente portato ai risultati attesi, viste le difficoltà che persistono in tutte le zone d'Italia;

   la situazione, da quanto viene denunciato, non è davvero migliorata e i danni economici per famiglie e imprese non è più accettabile, in quanto è ormai da oltre un anno che la libertà di movimento dei cittadini risulta sostanzialmente limitata, a causa di incapacità amministrativa e carenze di organico;

   il risultato è che si impone ai cittadini di dover passare da un ufficio pubblico all'altro, sempre che si sia riusciti a prenotare uno slot disponibile, usufruendo, nei casi più ottimistici, di un servizio vitale per il quale pagano quasi 120 euro – cifra peraltro nettamente superiore ai principali Paesi europei – solamente dopo diversi mesi di attesa –:

   quali ulteriori strumenti intenda implementare per risolvere le problematiche esposte e con quali tempistiche.
(3-00944)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono almeno cinque milioni i cittadini italiani che studiano o lavorano in una regione diversa da quella del comune di residenza;

   l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, insieme a Cipro e Malta, a non riconoscere a questi ragazzi e ragazze il diritto di votare nella città in cui vivono in occasione delle elezioni politiche;

   stando ai dati del libro bianco sull'astensionismo presentato dal Dipartimento per le riforme istituzionali nel 2022, dal titolo «Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto», risulta che, di questi cinque milioni di persone, il 38 per cento impiegherebbe almeno quattro ore per recarsi nel proprio comune di residenza e rientrare presso il luogo di studio o lavoro, il 15 per cento dovrebbe affrontare uno spostamento tra quattro e otto ore, oltre il 9 per cento tra otto e dodici ore e circa il 14 per cento addirittura superiore alle dodici ore;

   per il momento, quindi, e anche in vista delle imminenti elezioni europee, a questi ragazzi e a queste ragazze che ancora oggi manifestano davanti al Senato della Repubblica, con le associazioni «Voto dove vivo», «The good lobby», «Will media» e altri, del tutto inascoltati dal Governo, di fatto non è assicurato il diritto di esercitare il voto;

   a luglio 2023, alla Camera dei deputati, la maggioranza ha stravolto la proposta di legge «Voto dove vivo», finalizzata a disciplinare l'esercizio del diritto di voto cosiddetto «fuori sede»;

   in quell'occasione, infatti, la maggioranza ha approvato un emendamento che ha sostituito interamente il testo della proposta di legge, trasformandola in una delega al Governo ad adottare decreti legislativi entro 18 mesi dall'entrata in vigore della norma, senza quindi garantire la possibilità di esercitare questo diritto in occasione delle elezioni europee del 2024;

   suscita preoccupazione, data l'evidente gravità e urgenza del problema, il fatto che l'iter della delega approvata dalla Camera dei deputati, dal contenuto molto più limitato rispetto al testo della proposta originaria, non sembri vedere sviluppi nell'ambito dell'agenda dei lavori presso il Senato della Repubblica e che, ove non sia approvata al massimo entro la metà di febbraio 2024, quasi sicuramente non garantirà l'esercizio del diritto di voto «fuori sede» in tempo per le elezioni europee di giugno 2024 –:

   se non ritenga di adottare con urgenza iniziative normative al fine di garantire a cinque milioni di cittadini il diritto di esercitare il voto in un comune diverso da quello di residenza in occasione delle imminenti elezioni del Parlamento europeo, o comunque il prima possibile.
(3-00945)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il termine baby gang si fa riferimento a gruppi composti da meno di 10 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni che si contraddistinguono per un'azione criminosa stabile nel tempo, con commissione di reati gravi, una prolifica attività sui social network e il controllo sul territorio;

   il fenomeno è radicato indistintamente in tutta Italia, con alcune differenze sulla composizione dei gruppi: nel Nord Italia i gruppi sono composti in maggioranza da stranieri di prima o seconda generazione, mentre nel Sud Italia sono maggiormente composti da cittadini italiani in condizione di disagio e marginalità;

   secondo i dati dell'anno 2022 riportati dalla Direzione centrale della polizia criminale, i delitti compiuti da minori di 18 anni sono aumentati del 14 per cento;

   uno studio del Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale ha evidenziato come «la pandemia da COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi, causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale»;

   il fenomeno delle baby gang è radicato soprattutto nelle città metropolitane, dove i cittadini nell'ultimo anno hanno riscontrato un aumento del livello di percezione di insicurezza;

   le baby gang non sono radicate solamente nei centri delle città, spesso i più presidiati dalle forze dell'ordine, ma si sviluppano anche nelle zone più periferiche, dove ad atti di violenza si aggiungono anche attività come lo spaccio di droga e i furti;

   a Milano, negli ultimi due anni, è aumentato il rischio di essere derubati o rapinati, a tal punto che la città metropolitana anche nel 2022 si è confermata la prima provincia per numero di denunce in rapporto alla popolazione, con 6.991 reati registrati;

   a Palermo l'8 gennaio 2024 un uomo è stato accoltellato solo per aver sorpreso un gruppo di ragazzini intento a rubare una bici, un episodio che segue due sparatorie avvenute nel mese di dicembre 2023;

   in un quadro così variegato, un'azione di controllo e repressione nelle vie della «movida», scollegata da altre attività di prevenzione presso i quartieri a rischio, potrebbe risultare inefficace e dannosa solo per gli esercenti;

   occorre garantire il diritto ai cittadini di godere in serenità di tutte le strade della propria città –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga necessaria un'azione di presidio delle zone periferiche dove le baby gang vivono e custodiscono spesso armi e sostanze stupefacenti.
(3-00946)


   FOTI, MONTARULI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa del piano della giunta torinese per legalizzare il centro sociale Askatasuna, noto per le violenze di piazza e nei cantieri «No Tav», trasformandolo in «bene comune»;

   i leader del centro sociale Askatasuna sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere, nell'ambito del quale tre mesi fa gli agenti della Digos hanno notificato sei misure cautelari, provvedimenti arrivati dopo che la Corte di cassazione ha riconosciuto il capo d'accusa per il reato associativo;

   nelle motivazioni della sentenza, la Corte di cassazione, con riferimento alle finalità perseguite dal centro, scrive, inoltre: «Secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dalla disamina degli atti letti in chiave cronologica, detta finalità si identifica nella lotta armata mediante la preordinata provocazione di contrasti con le forze dell'ordine»;

   a dicembre 2023, a seguito del controllo effettuato su disposizione della procura da parte della Digos con vigili del fuoco e azienda sanitaria locale, erano state rilevate le carenti condizioni igienico-sanitarie del centro e accertata l'assenza di autorizzazioni per le attività svolte, tra le quali la somministrazione di cibi e bevande;

   a seguito del sopra citato controllo, il sindaco Stefano Lo Russo dichiarò: «Sono in corso valutazioni tecniche e politiche sul futuro dell'immobile che verranno sviluppate nell'arco dei primi mesi del prossimo anno», lasciando presagire lo sgombero, del quale si parlava da mesi;

   al contrario, ora il sindaco ha proposto l'inserimento dell'immobile tra i beni comuni della città, in base al «Regolamento per il governo dei beni comuni urbani nella città di Torino», che prevede che: «La Città di Torino, ai sensi (...) dello statuto comunale, anche nell'interesse delle generazioni future, tutela i beni che la collettività riconosce come beni comuni emergenti, in quanto funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico e urbano»;

   a parere degli interroganti l'evidenza dei fatti dimostra che le trattative tra gli attivisti e il sindaco della città erano in corso da mesi e che si tratta di un tentativo di legalizzare un centro violento, per andare oltre l'occupazione che dura ormai da decenni –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito, scongiurando la descritta iniziativa del comune di Torino e garantendo il rispetto della legalità su tutto il territorio nazionale.
(3-00947)

Interrogazione a risposta orale:


   AMENDOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto consta all'interrogante, lungo la strada statale 407 Basentana nel tratto compreso tra la stazione di Ferrandina e Borgo Macchia in agro di Ferrandina, in entrambe le direzioni, capita sempre più di frequente di imbattersi in pedoni prevalentemente immigrati che non solo percorrono la pericolosa arteria;

   diverse sono state le segnalazioni alle forze dell'ordine da parte di automobilisti che hanno visto diversi immigrati scavalcare lo spartitraffico centrale per raggiungere il versante opposto o addirittura in bicicletta contro mano e questo anche dopo il tramonto, quando la situazione diventa ancor più pericolosa sia per loro che per gli automobilisti in transito;

   diversi immigrati risultano ospiti dell'Hotel Diamante, dove vi è un centro collettivo di accoglienza per richiedenti asilo che è proprio a pochi metri dall'accesso alla suddetta arteria stradale;

   la mancanza di mezzi di trasporto e la distanza dai principali centri abitati fa sì che gli ospiti si avventurino a piedi o in bici o anche in monopattino lungo l'importante arteria stradale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di monitorare adeguatamente la suddetta situazione, responsabilizzando innanzitutto i gestori del richiamato centro di accoglienza, innalzando i livelli di controllo anche da parte delle forze dell'ordine e verificando la possibilità di consentire un minimo di mobilità anche agli ospiti della struttura, scongiurando così il rischio di incidenti lungo la strada statale 407 Basentana considerato quanto riportato in premessa.
(3-00954)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI, MALAVASI e ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   nel 2020 il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha indetto un bando per un concorso pubblico ordinario (decreto direttoriale 498 del 2020) per l'immissione in ruolo di migliaia di docenti;

   l'epidemia di COVID-19 ha rallentato inevitabilmente la procedura e, per questo, la prova scritta si è tenuta nel dicembre del 2021 con la crisi sanitaria, tuttavia, ancora in corso e molti docenti impossibilitati a presentarsi in quanto sottoposti ad isolamento fiduciario, ovvero in quarantena, in applicazione delle vigenti misure sanitarie di contrasto e contenimento del virus;

   nei primi mesi del 2022, in sede giurisdizionale, tali docenti hanno chiesto la calendarizzazione di prove suppletive visto che non hanno potuto sostenere la prova scritta per espressa disposizione normativa;

   il Tar del Lazio, in accoglimento del ricorso dei candidati, ha intimato al Ministero competente di indire tali prove suppletive; il Consiglio di Stato, adito dall'appellante Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in sede cautelare ha rigettato l'istanza di sospensiva sul presupposto della non manifesta infondatezza della interpretazione accolta dal Tribunale amministrativo regionale;

   il Ministero, pertanto, con costi aggiuntivi per l'amministrazione centrale, ha indetto le prove suppletive che i docenti hanno sostenuto con le stesse modalità dei candidati del concorso 2021: i vincitori sono stati inseriti nelle graduatorie delle regioni per le quali hanno concorso e molti di loro, alla luce del punteggio ottenuto, sono stati finalmente immessi in ruolo per l'anno scolastico 2023/2024;

   tuttavia, ribaltando il precedente pronunciamento del Tar, il Consiglio di Stato, Sezione VII, nella sentenza n. 766 del 24 gennaio 2024 ha riaffermato il principio dell'irrilevanza degli impedimenti soggettivi dei concorrenti, pure se causati da caso fortuito o forza maggiore, ai fini della partecipazione al concorso. Prevale, infatti, l'esigenza di celerità e certezza dei tempi di conclusione delle procedure concorsuali in condizioni di parità fra i concorrenti, secondo il superiore principio di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione;

   in particolare, si specifica che col ricorso al Tar era stato chiesto l'annullamento dell'avviso contenente il diario delle prove scritte, nella parte ove non aveva previsto lo svolgimento di prove suppletive per i candidati impossibilitati a presentarsi poiché sottoposti a isolamento fiduciario o in quarantena, con accertamento del diritto a essere ammessi allo svolgimento di prove suppletive da calendarizzare;

   con ordinanza cautelare il Tar accoglieva l'istanza di sospensione dei provvedimenti impugnati nella parte in cui non prevedevano di «prove suppletive nei confronti di tutti i candidati impossibilitati a presentarsi in quanto sottoposti ad isolamento fiduciario ovvero in quarantena, in applicazione delle vigenti misure sanitarie di contrasto e contenimento del virus Covid-19»;

   contro tale ordinanza, nella parte in cui aveva accolto la domanda cautelare, le amministrazioni proponevano appello cautelare dinanzi al Consiglio di Stato, che lo respingeva. Successivamente, il Consiglio di Stato ha accolto tutti i successivi appelli cautelari proposti dalle Amministrazioni, nonostante i candidati avessero sostenuto e superato le prove suppletive;

   al di là di tali considerazioni giuridiche, appare in ogni caso opportuno un intervento del Ministero, teso a sanare una situazione di fatto divenuta paradossale, con evidente lesione dei diritti di docenti e alunni e del principio della continuità didattica;

   dopo anni di precariato, formazione continua e un concorso regolarmente vinto, che risulta annullato, numerosi docenti di ruolo saranno, di fatto, licenziati per effetto della sentenza del Consiglio di Stato. In tale evenienza, tante scuole del territorio vedranno interrotta la continuità didattica nel bel mezzo dell'anno scolastico, con grave danno per alunni e famiglie –:

   come intenda porre rimedio ad una situazione divenuta idonea ad arrecare pregiudizio ai diritti degli insegnanti, degli alunni e delle loro famiglie.
(5-01926)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, i docenti che hanno superato le prove suppletive del concorso pubblico indetto nel 2020 per il reclutamento di personale docente per i posti comuni e di sostegno della scuola infanzia e primaria rischiano adesso di perdere il proprio posto di lavoro;

   le prove suppletive si sono svolte ad aprile 2023 a seguito di una ordinanza cautelare con la quale il TAR accoglieva l'istanza di sospensione dei provvedimenti impugnati nella parte in cui non prevedevano «prove suppletive nei confronti di tutti i candidati impossibilitati a presentarsi in quanto sottoposti ad isolamento fiduciario ovvero in quarantena, in applicazione delle vigenti misure sanitarie di contrasto e contenimento del virus Covid 19»;

   con il ricorso al Tar i ricorrenti richiedevano l'annullamento dell'avviso contenente il diario delle prove scritte, nella parte ove non aveva previsto lo svolgimento di prove suppletive verso i candidati impossibilitati a presentarsi poiché sottoposti a isolamento fiduciario o in quarantena, con accertamento del diritto a essere ammessi allo svolgimento di prove suppletive da calendarizzare;

   contro la suddetta ordinanza, che aveva accolto la domanda cautelare, le amministrazioni avevano proposto appello cautelare dinanzi al Consiglio di Stato, che lo respingeva. Successivamente, il Consiglio di Stato, entrando nel merito, ha modificato il proprio orientamento, accogliendo tutti i successivi appelli cautelari proposti dalle Amministrazioni;

   con l'ultima sentenza del 24 gennaio 2024, il Consiglio di Stato ha riaffermato il principio dell'irrilevanza degli impedimenti soggettivi dei concorrenti, pure se causati da caso fortuito o forza maggiore, ai fini della partecipazione al concorso. Secondo il Consiglio di Stato prevale l'esigenza di celerità e certezza dei tempi di conclusione delle procedure concorsuali in condizioni di parità fra i concorrenti secondo il superiore principio di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione;

   a differenza della sentenza del Tar impugnata, che aveva ritenuto come l'applicazione dei predetti principi ai concorsi pubblici svolti durante il periodo emergenziale finiva per obliterare l'eccezionalità della situazione pandemica e delle relative misure restrittive messe in atto per fronteggiarla, con nocumento alle aspettative dei candidati che non avessero potuto partecipare alle prove in forza di provvedimenti dell'Autorità tesi a tutelare la salute pubblica e alle esigenze pubbliche di selezione dei migliori candidati per la successiva immissione in ruolo, il Consiglio di Stato, nel bilanciamento dei contrapposti interessi, pur avendo respinto la domanda di sospensione della sentenza appellata, ai fini della decisione di merito, ha ritenuto prevalente l'esigenza di celerità e certezza dei tempi di conclusione delle procedure concorsuali in condizioni di parità fra i concorrenti, tenuto conto che non risultano espresse previsioni di legge che abbiano consentito il differimento delle prove;

   a parere dell'interrogante, prescindendo dalle valutazioni operate dalla Giustizia amministrativa, è incredibile e inaccettabile che dopo anni di precariato, formazione continua e un concorso regolarmente vinto, dei docenti, entrati in ruolo a settembre dell'anno scorso, stiano per essere licenziati, a metà dell'anno scolastico e costretti a lasciare il proprio posto di lavoro, le proprie classi, gli alunni e le famiglie perché il Ministero dell'istruzione e del merito non ha valutato di rinunciare alla fase di giudizio innanzi al Consiglio di Stato per invalidare il concorso e le relative assunzioni a decorrere da settembre 2023;

   ad avviso dell'interrogante, visto anche il numero esiguo dei vincitori delle suddette prove suppletive, il Ministro interrogato dovrebbe attivarsi per cercare una soluzione che possa sanare la posizione di questi docenti e consentire loro di conservare il ruolo –:

   quali urgenti iniziative, anche di natura normativa, intenda adottare per garantire la conservazione del posto di lavoro ai docenti vincitori delle prove suppletive del concorso indetto nel 2020 per il reclutamento di personale docente della scuola infanzia e primaria.
(4-02239)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MEROLA e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   per effetto dell'abrogazione dell'articolo 2, comma 5, lettera b) del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 29, a far data al 1° gennaio 2024, con riferimento al nucleo Isee dei figli maggiorenni non conviventi con i genitori, il figlio maggiorenne non convivente con i genitori e a loro carico ai fini Irpef, nel caso non sia coniugato e non abbia figli, fa parte del nucleo familiare dei genitori e nel caso i genitori appartengano a nuclei familiari distinti, il figlio maggiorenne, se a carico di entrambi, fa parte del nucleo familiare di uno dei genitori, da lui identificato;

   pertanto, fatte salve specifiche eccezioni previste dalla normativa, a decorrere dal 1° gennaio 2024, diversamente da quanto avvenuto nelle precedenti annualità, il figlio maggiorenne non residente con i genitori ma a loro carico ai fini Irpef (quindi con un reddito inferiore a 4 mila euro se di età fino a 24 anni e inferiore a 2.840,51 euro se di età superiore ai 24 anni), è attratto al nucleo Isee degli stessi a prescindere dalla sua età anagrafica;

   la citata modifica normativa rischia di incidere in maniera penetrante sulle fasce più deboli della popolazione; in particolare coloro che si trovano senza reddito e confidavano nel cosiddetto assegno di inclusione (sostitutivo del precedente reddito di cittadinanza), ma anche coloro che si trovavano in una graduatoria per accedere a un alloggio popolare, o addirittura già vi abitano, temono di perderne ora il diritto nonostante le loro condizioni di vita non siano affatto migliorate;

   per effetto di questa modifica il disoccupato con più di 26 anni, senza figli e non coniugato non viene più considerato un nucleo a sé stante come accadeva finora, ma viene conteggiato, in quello dei genitori, che spesso sono titolari di una pensione o proprietari di una casa; cumulando entrate, risparmi, redditi e proprietà immobiliari di figli e genitori, conseguentemente, l'indicatore Isee aumenta di valore e si rischia di perdere il diritto all'assegno di inclusione e all'alloggio popolare; a parere dell'interrogante questa misura appare ingiusta e colpisce in maniera più pesante i soggetti più fragili;

   da fonti di stampa si apprende con sconcerto del caso di una persona disabile in affitto in un alloggio Acer di Bologna che si è ritrovata fiscalmente a carico della madre che però abita in Calabria –:

   se il Ministri interrogato sia al corrente degli effetti distorsivi prodotti dalle novità introdotte riguardanti le regole per la definizione del nucleo familiare nell'Isee riferite ai figli maggiorenni non conviventi con i genitori ma a loro carico ai fini Irpef e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire in particolare i soggetti più fragili affinché sia loro assicurato l'alloggio popolare, nel quale, in alcuni casi, già risiedono.
(5-01925)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO, SCOTTO e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da articoli di stampa, una giovane infermiera avrebbe subito delle ritorsioni in seguito all'adesione ad un'organizzazione sindacale;

   in particolare, l'infermiera, impiegata da pochi mesi in una residenza sanitaria assistenziale di Taranto, ha inteso aderire alla Fials, uno dei sindacati maggiormente rappresentativi del suo settore. Appresa tale decisione, il titolare della Rsa avrebbe iniziato a manifestare ostilità nei confronti della dipendente, giustificata dal fatto – sempre da quanto riportato dagli organi di stampa – «nell'azienda nessuno era mai stato iscritto al sindacato»;

   alcuni giorni dopo la lavoratrice è stata convocata dal suo datore di lavoro per chiederle i motivi dell'adesione al sindacato;

   in seguito le è stata consegnata una lettera con la quale si comunicava la riduzione del monte ore settimanale da 38 a 25, con conseguente decurtazione dello stipendio da 2.000 a 1.450 euro circa, alla luce di «una riorganizzazione del lavoro in ragione di una diversa distribuzione delle ore di lavoro [...] dovuta al sopravvenuto esubero delle ore di prestazioni infermieristiche rientranti nei tetti di spesa riconosciuti da Asl Taranto.»;

   nella lettera si specificava che la misura di riduzione delle ore «si rende necessaria per evitare una riduzione del personale che irrimediabilmente ricadrebbe sulla sua persona»;

   secondo la dipendente, inoltre, nella medesima azienda non sarebbero rispettate le disposizioni di legge in tema di turni di servizio, riposi settimanali e retribuzione;

   lo «Statuto dei lavoratori» (legge n. 300 del 1970), recependo i principi fissati dalla Costituzione, garantisce (all'articolo 14) a tutti i lavoratori all'interno dei luoghi di lavoro il diritto di costituire associazioni sindacali, di aderirvi e di svolgere attività sindacale. Inoltre, accanto al riconoscimento in capo al singolo del diritto di attivarsi sindacalmente, fa divieto ai datori di lavoro di intervenire nella vicenda sindacale dei lavoratori, creando dei sindacati «di comodo» (articolo 17);

   ad avviso degli interroganti la vicenda descritta è di una gravità tale da esigere urgenti verifiche e accertamenti rispetto all'effettiva sussistenza di pratiche illegali –:

   se intenda intraprendere le dovute e urgenti iniziative di competenza per verificare il rispetto dei diritti e delle normative sulla tutela dei lavoratori nella Rsa di cui in premessa.
(4-02238)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MORRONE e CAVANDOLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sempre più frequentemente accade che strutture pubbliche siano utilizzate impropriamente per diffondere messaggi politici di parte, così come dipendenti pubblici utilizzino il proprio ruolo per esprimere la propria ideologia politica;

   l'ultima, in ordine temporale, riguarda la conferenza stampa organizzata per presentare l'iniziativa «Rimini4Gaza» e l'invito per il 30 gennaio su carta intestata «Servizio sanitario regionale Emilia-Romagna. Azienda Unità sanitaria locale della Romagna»;

   nell'ambito di questa iniziativa sarebbero già state posizionate sul pavimento all'interno dell'ospedale degli Infermi di Rimini sagome di individui identificabili come sanitari palestinesi vittime degli attacchi da parte dello Stato di Israele;

   ad avviso dell'interrogante l'iniziativa appare ingenerata da una ideologia politica di parte, discriminatoria, faziosa e potenziale fonte di intolleranza anti-ebraica, totalmente antitetica e, comunque, inconferente rispetto alla missione della sanità pubblica;

   appare evidente, ad avviso degli interroganti, l'intreccio di una parte della politica con la dirigenza sanitaria dell'AUSL della Romagna che consente l'utilizzo improprio e discriminatorio di strutture sanitarie pubbliche per veicolare la propria personale visione nei riguardi della situazione delicatissima di un teatro di guerra dove si contrappongono uno Stato democratico, Israele, e l'organizzazione terroristica palestinese di Hamas, che nella sua carta costitutiva persegue la «cancellazione dello Stato di Israele» e di conseguenza lo sterminio dei suoi abitanti;

   in ogni caso, lo scenario bellico richiamato dall'iniziativa viene comunque presentato in un'ottica di parte e discriminatoria sorvolando sulle atrocità subite dalla popolazione civile israeliana, non solo ebraica, e dai loro operatori sanitari a causa del feroce attacco proditorio del 7 ottobre 2023 da parte dell'organizzazione terroristica palestinese di Hamas;

   tra un'ingerenza e l'altra, è paradossale che non si affrontino i gravi problemi tuttora irrisolti che affliggono la sanità pubblica regionale romagnola e, in particolare, riminese –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per salvaguardare l'imparzialità e la terzietà della pubblica amministrazione, delle relative sedi, dei dipendenti e della dirigenza, e se non si intendano promuovere iniziative, per quanto di competenza, volte a evitare che enti del Servizio sanitario nazionale si prestino ad eventi chiaramente ideologici che a parere degli interroganti nulla hanno a che fare con la missione della sanità pubblica.
(4-02241)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MADIA, QUARTAPELLE PROCOPIO e FURFARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono mesi ormai che nelle farmacie mancano diversi farmaci, spesso legati a terapie salvavita;

   secondo i dati forniti da Aifa, l'Agenzia italiana per il farmaco, sono circa 3500 i prodotti carenti, per motivazioni molto diverse: discontinuità di fornitura, problemi produttivi, interruzioni temporanee nella catena distributiva;

   su queste difficoltà pesano anche questioni geopolitiche di produzione e approvvigionamento, legate ai conflitti internazionali;

   la contemporanea presenza della sindrome influenzale e del Covid incidono in maniera rilevante sulla mancanza di questi prodotti nella disponibilità al pubblico;

   la difficoltà di reperimento riguarda prodotti e farmaci di utilizzo comune come paracetamolo, ibuprofene, antibiotici o l'amoxicillina, il farmaco più utilizzato per la cura dei bambini indicato da tutte le linee guida, nazionali e internazionali, nonché dalla lista dell'organizzazione mondiale della sanità per i farmaci essenziali per il trattamento delle infezioni respiratorie;

   tale carenza interessa, tuttavia, anche farmaci di più difficile reperimento come l'insulina, che scarseggia per gli effetti riscontrati nelle cure dimagranti; scarsità che pare destinata ad aumentare. Secondo i dati Aifa sono circa 300 le reali, effettive carenze di farmaci, 30 dei quali presentano peraltro una maggiore criticità: antibiotici, antitumorali, antidiabetici, farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di evitare che la carenza di farmaci preziosi ed essenziali per diverse terapie e per un ampio spettro di patologie si protragga ulteriormente con evidenti e gravi danni per la salute delle cittadine e dei cittadini.
(5-01922)


   MALAVASI, GIRELLI, FURFARO e CIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da molti giorni si registra una significativa carenza e indisponibilità di farmaci: secondo l'Aifa, l'agenzia italiana per il farmaco, sono 3500 i medicinali «carenti» con criticità per trenta prodotti tra cui antidiabetici e anche antitumorali;

   l'elenco aggiornato ogni settimana sul sito dell'Aifa dimostra che la carenza delle terapie non è una novità e che non è più dovuta alla pandemia: fino al 26 gennaio 2024 sono 3494 i prodotti carenti in ragione di problemi produttivi, di forniture discontinue o di uno stop temporaneo;

   tra crisi economica e conflitti bellici che affliggono intere popolazioni, la reperibilità delle terapie è messa a dura prova: l'Europa è dipendente da altri Paesi, soprattutto Cina e India, dove vengono prodotti i principi attivi e l'approvvigionamento non è in grado di soddisfare le richieste;

   in particolare, sono 399 i farmaci carenti per i quali l'Aifa può autorizzare l'importazione, 2577 quelli che si possono sostituire con prodotti equivalenti e per altri 524 è disponibile un trattamento terapeutico alternativo;

   in sostanza, tra sostituzioni e cambi vari, sono circa 300 le reali carenze di farmaci, 30 quelli che presentano maggiore criticità: gli ambiti terapeutici nei quali negli ultimi mesi si sono manifestate problematiche a livello ospedaliero riguardano antibiotici, alcuni antitumorali, antidiabetici, alcuni farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale;

   si va dall'Accofil, un medicinale usato per stimolare la produzione di globuli bianchi in situazioni come infezioni avanzate da Hiv o in pazienti con leucemia in attesa di trapianto di midollo, di cui però esiste un equivalente, passando per l'Edevixin per gli shock renali – per il quale invece non esistono equivalenti – allo Zinnat, antibiotico che fa parte delle cefalosporine di seconda generazione, fino al Creon o Creonipe – che a differenza della quasi totalità dei farmaci, non ha analoghi che possano sostituirlo sul mercato italiano – per la cura delle pancreatiti;

   solitamente tali indisponibilità si verificano a carico dei farmaci generici o biosimilari, quelli cioè a brevetto scaduto, prodotti da più aziende;

   ciò accade, in particolare, quando le regioni indicono le gare di appalto per l'acquisto dei farmaci con prezzi a base d'asta troppo bassi, a tal punto che la produzione e commercializzazione di queste terapie non sono più convenienti –:

   quali iniziative di competenza si stiano attuando per tenere sotto controllo le indisponibilità e prevenire le carenze;

   quali iniziative di competenza si intenda realizzare per fornire ai pazienti e agli operatori sanitari adeguate informazioni anche di carattere operativo sulla reperibilità dei farmaci.
(5-01924)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio ed altri n. 5-01870, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione De Palma n. 5-01125 del 17 luglio 2023;

   interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-00873 del 18 dicembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Tosi n. 5-01780 del 4 gennaio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Mazzetti n. 5-01793 del 9 gennaio 2024;

   interrogazione a risposta orale Dori n. 3-00909 del 10 gennaio 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Roggiani n. 5-01914 del 29 gennaio 2024.