Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 gennaio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    con la legge 8 marzo 2017, n. 24, cosiddetta legge Gelli, pur in presenza di criticità applicative e interpretative, anche con riguardo alle linee guida, si è intervenuti sulla sicurezza delle cure e la responsabilità professionale degli operatori sanitari;

    la sicurezza delle cure è oggi una delle sfide principali da affrontare per garantire un futuro al sistema sanitario, in particolare pubblico, e non può che derivare da una regolamentazione della valutazione e gestione del rischio clinico e delle responsabilità professionali;

    la sicurezza e la qualità delle cure rappresentano elementi fondamentali delle prestazioni del Servizio sanitario nazionale; infatti la qualità delle cure non può essere garantita senza un adeguato livello di sicurezza delle stesse;

    i profili di responsabilità si pongono in relazione all'autonomia del medico nelle scelte diagnostiche e terapeutiche, e tale autonomia è stata più volte richiamata dalla Corte costituzionale come tratto incomprimibile dell'attività medica e ribadita in giudizi di merito e di legittimità;

    il medico è chiamato, ancora più oggi, ad assumere decisioni non sulle eventuali ripercussioni giudiziarie, ma per garantire la tutela della salute individuale e collettiva;

    il codice di deontologia medica già dispone che l'esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità senza sottostare a interessi, imposizioni o condizionamenti di qualsiasi natura e lo stesso codice prevede che il medico opera al fine di garantire le più idonee condizioni di sicurezza del paziente e degli operatori coinvolti, promuovendo a tale scopo l'adeguamento dell'organizzazione delle attività e dei comportamenti professionali e contribuendo alla prevenzione e alla gestione del rischio clinico attraverso l'adesione alle buone pratiche cliniche; l'attenzione al processo di informazione e di raccolta del consenso, nonché alla comunicazione di un evento indesiderato e delle sue cause; lo sviluppo continuo di attività formative e valutative sulle procedure di sicurezza delle cure; la rilevazione, la segnalazione e la valutazione di eventi sentinella;

    la dimensione del diritto penale emergenziale, sorto durante l'emergenza sanitaria da COVID-19, ha portato il legislatore ad adottare disposizioni, etichettate come «scudo penale», per garantire una miglior tutela della categoria professionale medica nei confronti del cosiddetto rischio penale;

    infatti l'articolo 3-bis del decreto-legge n. 44 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla 28 maggio 2021, n. 76, recante misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, ha definito una disciplina transitoria, che limita la punibilità, a titolo di omicidio colposo o di lesioni personali colpose, per i fatti commessi nell'esercizio della professione sanitaria durante lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19;

    ai fini della valutazione del grado della colpa, il giudice, quindi era chiamato a tenere conto, della limitatezza delle conoscenze scientifiche al momento del fatto sulle patologie da SARS-CoV-2 e sulle terapie appropriate, nonché della scarsità delle risorse umane e materiali concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare, oltre che del grado di esperienza e conoscenze possedute dal personale non specializzato impiegato nel periodo di emergenza sanitaria;

    in maniera analoga a quanto previsto durante la pandemia con il cosiddetto «scudo penale», tenuto conto delle particolari condizioni di lavoro derivanti dalla carenza di personale, nonché della scarsità dei mezzi a disposizione, queste dovrebbero indirizzare il Parlamento a sollevare i professionisti sanitari dalla responsabilità penale nei casi di morte o lesioni eventualmente provocate ai pazienti ma in cui non si incorre in colpa grave;

    in tale contesto l'adozione dei decreti attuativi della legge 8 marzo 2017, n. 24, rappresenta un nodo cruciale per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. In particolare la parte che prevede determinati requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private e per gli esercenti le professioni sanitarie, prevedendo l'individuazione delle classi di rischio a cui far corrispondere massimali differenziati;

    i professionisti sanitari attualmente non riescono infatti ad ottenere un'adeguata copertura assicurativa sul mercato per i costi eccessivamente elevati delle polizze;

    come si evince anche dalle cronache recenti in Italia i professionisti della sanità tutti i giorni rischiano aggressioni, denunce e conseguenze economiche e professionali ingenerate spesso da liti temerarie;

    in particolare, si deve porre attenzione al fenomeno della cosiddetta medicina difensiva: infatti l'approccio giusto all'errore è di tipo sistemico e non personalistico, poiché quest'ultimo amplierebbe gli scenari che conducono alla medicina difensiva e quindi alla mancata serenità del medico nello svolgere la propria professione;

    appare quindi necessario contrastare la medicina difensiva anche attraverso iniziative di natura normativa finalizzate a circoscrivere in modo puntuale, anche in materia penale, l'ambito della responsabilità medica, che consenta al medico la serenità necessaria a supportare la propria autonomia professionale perseguendo in questo modo l'effettiva attuazione del diritto alla salute;

    il quadro normativo attualmente vigente di fatto non evita ai medici l'inizio di un procedimento penale con tutte le conseguenze ed i disagi dal punto di vista mediatico ed economico e della qualità professionale che dall'eventuale processo penale può derivare;

    proprio l'aumento esponenziale di aggressioni fisiche e di azioni giudiziarie ha portato i medici ad assumere comportamenti prudenti, che possono aver fatto lievitare i costi della medicina difensiva e le liste di attesa;

    la medicina difensiva rappresenta un fenomeno in crescita, che ha una rilevante incidenza economica sulla sanità pubblica e sulla spesa privata, con ricadute negative anche sulle liste d'attesa, e si manifesta, tra l'altro, con richieste di visite, esami o farmaci clinicamente superflui ma utili nei contenziosi. Il costo di questa medicina difensiva secondo i sindacati dei medici è di 10 miliardi di euro l'anno;

    secondo i sindacati dei medici, ogni anno in Italia vengono intentate 35.600 azioni legali, mentre ne giacciono 300 mila nei tribunali contro medici e strutture sanitarie pubbliche, oltre la metà di queste sono in corso tra Lombardia e Lazio. Nel 97 per cento le azioni penali si traducono nel proscioglimento, tuttavia non si può non tenere conto comunque dei costi elevatissimi che deve sostenere lo Stato;

    come è del tutto evidente i medici sono oggetto di campagne mediatiche più o meno interessate, su presunti danni causati da malasanità; questo oggettivamente turba la serenità dei professionisti stessi già minata, come detto, da un ricorso eccessivo e spesso improprio a prestazioni sanitarie;

    sarebbe del resto incongruo arginare ulteriormente il fenomeno del ricorso eccessivo e improprio alle prestazioni sanitarie limitando il numero e la tipologia di esami che i medici possono prescrivere;

    la sentenza n. 169 del 2017 della Corte costituzionale ha ridotto gli obblighi del decreto del Ministero della salute sulle prescrizioni mediche appropriate, decreto che negli obiettivi del Ministero doveva affrontare i costi della «medicina difensiva», a semplice «invito», di fatto annullando il vincolo al medico;

    al medico va garantita la possibilità di valutare, sulla base delle più aggiornate e accreditate conoscenze tecnico-scientifiche, la terapia ritenuta più idonea per garantire la salute del paziente;

    la Corte costituzionale, con la sentenza n. 169 del 2017, ha acceso un cono di luce sulla questione del definanziamento del diritto alla salute, anche precisando che una volta individuati i Lea, questi divengono un limite costituzionale alle «indifferenziate» riduzioni della spesa pubblica. Secondo la Corte costituzionale una volta che i Lea sono individuati, non è possibile limitarne concretamente l'erogazione attraverso indifferenziate riduzioni della spesa pubblica;

    tenuto conto della evidente fuga dal Servizio sanitario nazionale, servono risorse e provvedimenti legislativi, così come è necessario depenalizzare l'atto medico per dare serenità ai medici, al fine di consentire ai cittadini di ottenere, nei casi gravi, in tempi ancora più rapidi, il giusto riconoscimento dell'eventuale danno subito senza che il medico sia trascinato in tribunale per la sua condotta professionale;

    per affrontare tale problema e riportare maggiore tranquillità tra i medici è fondamentale non solo la rapida adozione dei decreti attuativi della legge 8 marzo 2017, n. 24, sulla responsabilità professionale, che si attendono da oltre sei anni, ma anche limitare i casi di punibilità penale del personale sanitario alle condotte effettivamente derivanti da dolo o colpa grave; in questo modo la legislazione italiana si allineerebbe a quella della quasi totalità dei Paesi del mondo. Ad oggi, solo in Italia, Messico e Polonia l'errore del medico può essere sanzionato penalmente;

    il Ministro della salute, Orazio Schillaci, in un'intervista al quotidiano Il Messaggero pubblicata il 9 aprile 2023, ha affermato, in merito alla depenalizzazione degli errori medici, che gran parte delle cause giudiziarie contro i medici finiscono nell'assoluzione. Per questo va depenalizzato il reato ad esclusione del dolo, per limitare la cosiddetta medicina difensiva, ossia l'eccesso di prescrizione di esami o prestazioni proprio per timore di incorrere in contenziosi legali;

    con la depenalizzazione dell'atto medico rimarrebbe comunque impregiudicato il diritto del cittadino di ottenere un risarcimento dell'azienda sanitaria; la depenalizzazione dell'atto medico così come il riconoscimento di retribuzioni in linea con il panorama europeo sarebbero un primo grande passo, necessario ma non sufficiente, per cercare di frenare la fuga dei medici;

    il rischio è quello di una sanità pubblica depauperata di specialisti in alcune branche, quelle più a rischio di denunce. Occorre dunque investire sui professionisti, sugli organici, sulla sicurezza, sulle condizioni di lavoro;

    il primo passo per la prevenzione e la gestione di una nuova emergenza dettata dalla carenza di personale sanitario è, oltre a sollevare i professionisti sanitari dalla responsabilità penale, quello di garantire loro retribuzioni adeguate e orari di lavoro sostenibili, questione che si può affrontare individuando risorse adeguate per il rinnovo del contratto nazionale e con assunzioni di personale medico e infermieristico che risponda sia alla fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale sia al turnover derivante da pensionamenti che rischiano di mettere in ginocchio il Servizio sanitario nazionale e con esso il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione;

    i medici rappresentano per il Servizio sanitario nazionale una risorsa indispensabile, che già l'emergenza sanitaria da COVID-19 ha evidenziato come unico elemento che garantisce la tutela della salute e una forma necessaria di coesione sanitaria e sociale,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere iniziative di natura normativa finalizzate a circoscrivere in modo puntuale, anche in materia penale, l'ambito della responsabilità medica, in modo da contemperare l'esigenza della sicurezza delle cure con quella della serenità e della sicurezza dei medici nello svolgimento della professione, al fine di scoraggiare un uso strumentale dello strumento giudiziario e per dare garanzie al professionista assolto relativamente alle spese processuali sostenute;

2) a ridurre i costi economici e sociali del contenzioso sanitario, garantendo l'accessibilità a procedure di risarcimento del danno eque e in tempi certi;

3) ad adottare iniziative di competenza volte ad attuare la disciplina sul rischio clinico in modo uniforme sul territorio nazionale così come previsto dalla legge 8 marzo 2017, n. 24;

4) ad adottare le iniziative di competenza volte a rafforzare e ad estendere la diffusione delle buone pratiche cliniche e la valutazione delle attività sanitarie misurate con indicatori di processo e di esito;

5) ad implementare la formazione in materia di risk management e di comunicazione medico-paziente;

6) ad adottare i decreti attuativi previsti dalla cosiddetta legge Gelli-Bianco;

7) ad adottare iniziative di competenza volte ad individuare ulteriori risorse, incrementando quelle già disponibili, al fine di garantire il rinnovo del contratto di lavoro nazionale degli operatori del Servizio sanitario nazionale;

8) ad adottare iniziative di competenza volte ad avviare un piano straordinario di assunzioni di personale medico e infermieristico.
(1-00229) «Zanella, Dori, Bonelli, Borrelli, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    il 17 settembre si celebra la «Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita», al fine di aumentare la consapevolezza e l'informazione di operatori sanitari e pazienti e di diffondere la cultura della sicurezza delle cure quale parte costitutiva del diritto alla salute, come previsto dall'articolo 1 della legge 8 marzo 2017, n. 24, e in coerenza con gli indirizzi internazionali; la centralità della tematica della sicurezza delle cure nelle strategie di sviluppo di un'assistenza sanitaria e sociosanitaria «moderna» è stata posta nel 2023 anche dall'Oms quale priorità per ogni Stato membro nell'attuazione delle politiche sanitarie;

    in particolare, la centralità della persona assistita nella programmazione delle scelte sanitarie e il suo coinvolgimento nel processo assistenziale e di cura è un elemento imprescindibile in un sistema sanitario orientato al miglioramento della qualità e della sicurezza delle cure;

    il paradosso di una medicina sempre più tecnologica ed efficace, ma sempre più distante dal paziente, ha determinato, suo malgrado, incrementi costanti delle situazioni conflittuali; oggi si parla, infatti, non solo del problema del contenzioso, ma di una vera e propria «questione medica», che se dovesse ulteriormente peggiorare determinerebbe un problema sanitario di vasta portata;

    comprendere i motivi della crisi della relazione medico-paziente, che negli ultimi anni si è deteriorata, non è così facile, ma quello che è certo è che gli esiti di questa crisi sono sfociati nella medicina difensiva, elusiva e astensiva per parte dei medici, con la riduzione dell'interesse degli stessi verso specialità considerate rischiose o incarichi rischiosi (pronto soccorso), con riduzione del personale sanitario, sottoposto a turni ancora più pesanti e ad aumenti della possibilità di rischio di errore;

    la «medicina difensiva» è identificabile in una serie di decisioni attive o omissive, consapevoli o inconsapevoli, e non specificatamente meditate, che non obbediscono al criterio essenziale del bene del paziente, bensì all'intento di evitare accuse per non avere effettuato tutte le indagini e tutte le cure conosciute o, al contrario, per avere effettuato trattamenti gravati da alto rischio di insuccesso o di complicanze;

    nel «primo rapporto sul Sistema sanitario» promosso dall'Osservatorio salute, previdenza e legalità, l'Eurispes ha posto in evidenza come la medicina difensiva sia un fenomeno globale che affligge sul versante socio-economico quasi tutti i Paesi occidentali e, più in generale, i Paesi sviluppati;

    dall'osservazione dei dati a livello internazionale è emerso che i medici adottano frequentemente atteggiamenti di tipo difensivo, prescrivendo esami e terapie non necessarie (cosiddetta medicina difensiva positiva) o evitando pazienti o procedure diagnostiche ad alto rischio (cosiddetta medicina difensiva negativa), con effetti devastanti sul Sistema sanitario nazionale perché, se da una parte porta a prescrivere esami inutili, costosi e talvolta invasivi, dall'altro tolgono spazio a chi di quegli esami avrebbe veramente bisogno, contribuendo ad allungare le liste di attesa;

    come accennato, tale fenomeno affonda le sue radici primarie nel crescente aumento delle richieste di risarcimento da parte dei pazienti contro i medici e contro le strutture sanitarie: + 65 per cento in dieci anni;

    l'assenza di serenità dei medici sul lavoro, oggi, è un dato di fatto, causato purtroppo dai turni massacranti cui sono costretti dalla carenza di personale, ma anche dalla paura di essere denunciati dai pazienti per presunti casi di malasanità. In Italia, infatti, l'errore commesso dal medico può essere sanzionato penalmente, come accade solo in altri due Paesi: Polonia e Messico;

    il ricorso da parte dei medici a comportamenti «protettivi» come la medicina difensiva, e quindi alla richiesta di visite, esami o farmaci superflui da un punto di vista clinico ma utili in caso di contenzioso, risulta in forte crescita: secondo le recenti inchieste, sono circa trecentomila le cause per colpa medica, trentacinquemila ogni anno le richieste di risarcimento; la maggior parte riguarda l'attività chirurgica (38,4 per cento), omesse o errate diagnosi (20,7 per cento), errori terapeutici (10,8 per cento), infezioni nosocomiali (6,7 per cento);

    nonostante il 90 per cento delle cause intentate finisca in un'assoluzione o archiviazione, la preoccupazione e il malessere della classe medica è costante perché, comunque, le indagini vengono avviate e i processi continuano ad aver corso lasciando stremati i sanitari, costretti ad affrontare defatiganti difese in punto di fatto e di diritto e a fare ricorso a consulenti tecnici e avvocati specialisti del settore;

    tale fenomeno mette in seria crisi identitaria e di riconoscimento sociale la professione medica e contribuisce a far scricchiolare ancor di più il sistema sanitario nazionale;

    le conseguenze della medicina difensiva hanno, peraltro, un impatto sociale importante: dall'aggravio economico sul bilancio dello Stato (si stima che in Italia la medicina difensiva abbia un costo di 165 euro pro capite), senza che a ciò corrisponda un aumento di qualità e di sicurezza del Servizio sanitario nazionale, all'aumento dei premi assicurativi a carico del personale sanitario, sino ad arrivare alla conseguente limitazione del diritto alla salute riconosciuto dall'articolo 32 della nostra Costituzione;

    le ripercussioni in termini economici per il Servizio sanitario nazionale nel suo complesso sono rilevanti. Sebbene il costo della medicina difensiva non sia facilmente quantificabile, secondo stime recenti di Agenas, in Italia esso si aggirerebbe intorno al 10 per cento della spesa sanitaria complessiva, pari a circa 9-10 miliardi di euro l'anno (0,75 per cento del prodotto interno lordo); a ciò si aggiunga l'ulteriore considerazione che tutto questo costa ai contribuenti 22,5 miliardi di euro l'anno, ossia il 15 per cento della spesa sanitaria annuale, condizionando gravemente l'attività assistenziale;

    il nostro legislatore è intervenuto nel 2017 con la legge n. 24, conosciuta anche come legge «Gelli-Bianco» con l'obiettivo di ridefinire la responsabilità del personale sanitario operando un bilanciamento tra diritti in capo al medico e al paziente, introducendo garanzie e favorendo un cambio di prospettiva, come la prevenzione dei rischi e degli eventi avversi, istituendo un sistema nazionale, regionale ed aziendale di monitoraggio e prevenzione del rischio clinico;

    se la legge n. 24 del 2017 ha avuto effetti positivi, non ha, però, segnato un decisivo deterrente alla litigiosità e ad incidere sul fenomeno della medicina difensiva;

    la percezione di una prassi giurisprudenziale particolarmente rigorosa, sul terreno della responsabilità penale e civile, induce spesso i medici a modificare le proprie condotte professionali ponendosi come obiettivo primario la minimizzazione del rischio legale;

    un sistema professionale come quello medico, a rischio continuo di indagine penale, non è, però, un sistema più attento e diligente, ma è un sistema che riduce i rischi di chi agisce cercando maggiori tutele formali, anche a scapito dell'utenza;

    la sicurezza e la qualità delle cure rappresentano gli elementi fondamentali di tutte le prestazioni e sono obiettivi prioritari del Servizio sanitario nazionale. Il medico è chiamato ad affrontare scelte e ad assumere decisioni non sulla base delle eventuali ripercussioni in ambito giudiziario, ma per garantire la salvaguardia dei diritti umani e dei princìpi etici dell'esercizio professionale indicati nel codice deontologico, al fine della tutela della salute individuale e collettiva;

    nel campo sanitario, così come in altri settori caratterizzati da attività ad elevato rischio, occorre privilegiare le esigenze della prevenzione rispetto alla ricerca del colpevole, fermo restando il soddisfacimento del diritto dei danneggiati al risarcimento dei danni;

    in generale, è auspicabile la promozione di una cultura in cui gli operatori in prima linea non vengano puniti per le azioni, le omissioni o per le decisioni commisurate alla loro esperienza, ma esclusivamente per gli atti di negligenza, per le violazioni e le azioni distruttive considerate non tollerabili;

    per far fronte a tale problema e riportare maggiore tranquillità tra chi opera nelle corsie degli ospedali, è necessaria la limitazione dei casi di punibilità penale del personale sanitario alle sole condotte caratterizzate da dolo o colpa grave, arginando, altresì, il ricorso alle liti temerarie;

    per cambiare le cose si ha bisogno, in sostanza, di mutare profondamente il paradigma di quella che è la colpa medica; il che non vuol dire rendere il medico impunito ove commetta un errore, ma limitare quell'errore ai casi di grave inadempimento professionale, prendendo in considerazione la specificità dell'atto medico;

    il contrasto al fenomeno della medicina difensiva passa, poi, anche e soprattutto da un intervento sociale e culturale di sistema, incentrato sul diritto ad un'adeguata informazione dei cittadini sull'efficacia degli interventi sanitari, costruito mediante il dialogo tra il paziente e il medico. Un particolare sforzo, dunque, dovrà essere fatto in questa direzione;

    la serenità del medico nel suo operato è un patrimonio della comunità e in tal senso deve essere difesa, senza, ovviamente, limitare la piena tutela giuridica del paziente;

    la bussola di ogni intervento deve rimanere sempre e comunque l'articolo 32 della Costituzione, perché la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti e la sanità deve essere per tutti,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a riformare la disciplina della responsabilità medica di cui alla legge n. 24 del 2017, bilanciando l'esigenza di salvaguardare gli operatori sanitari da iniziative giudiziarie arbitrarie e ingiuste con la necessità di tutelare i diritti dei pazienti che si ritengano danneggiati da episodi di negligenza medica e, in particolare, a:

   a) limitare la responsabilità penale dell'esercente la professione sanitaria, modificando l'articolo 590-sexies del codice penale, come introdotto dall'articolo 6 della legge 8 marzo 2017, n. 24;

   b) distinguere le fonti di responsabilità, separando la posizione giuridica del medico da quella della struttura sanitaria;

   c) introdurre, accanto al ricorso alla via giudiziaria, un sistema di risoluzione «alternativo» delle controversie, che coinvolga tutte le parti in causa per ricostruire la vicenda clinica con l'ausilio delle migliori professionalità del mondo giuridico, medico legale, clinico specialistico e assicurativo per trovare una soluzione conciliativa, tempestiva e condivisa, anche valutando l'opportunità di istituire, presso ogni centro regionale ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 24 del 2017, una commissione, quale organo indipendente ed imparziale, di componimento stragiudiziale delle controversie tra i pazienti che hanno usufruito di prestazioni sanitarie e il soggetto che le ha erogate;

2) ad adottare quanto prima i decreti attuativi della cosiddetta legge Gelli Bianco;

3) a promuovere il rafforzamento e la diffusione delle buone pratiche cliniche e della valutazione delle attività sanitarie misurate con indicatori di processo e di esito;

4) a promuovere l'adozione nei singoli reparti di linee guida in materia di formazione dei professionisti e informazione ai pazienti sull'appropriatezza di esami diagnostici e terapie;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere, nelle more di una revisione della legge n. 24 del 2017, e in considerazione di quanto attestato dalla letteratura internazionale in merito all'incidenza che la carenza degli organici produce sul verificarsi di eventi avversi, peculiari fattispecie di esenzione della responsabilità dell'esercente la professione sanitaria, non solo nei casi in cui la condotta professionale sia coerente rispetto alle evidenze scientifiche disponibili, ma anche quando sussistano condizioni di lavoro caratterizzate da carenze strutturali ed organizzative;

6) a valutare, in coerenza con le regole ordinamentali, iniziative di carattere normativo volte ad una riduzione dei termini di prescrizione, al fine di evitare la proposizione di azioni legali in epoca significativamente successiva rispetto alla prestazione medica.
(1-00230) «Ciancitto, Loizzo, Patriarca, Brambilla, Vietri, Panizzut, Benigni, Ciocchetti, Lazzarini, Cappellacci, Colosimo, Matone, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».


   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi multipla è una malattia cronica neurodegenerativa che, attaccando il sistema nervoso centrale, altera le funzionalità delle aree cognitive, emotive, motorie, sensoriali e visive delle persone che ne vengono colpite;

    la sclerosi multipla può manifestarsi con sintomi anche molto diversi tra loro, variabili da persona a persona, a seconda dell'entità e della sede della lesione nel sistema nervoso centrale;

    i sintomi più comuni della sclerosi multipla comprendono, tra gli altri, il senso di stanchezza e di fatica, il senso di intorpidimento, i disturbi motori e della coordinazione, i disturbi visivi e della sensibilità, i disturbi vescicali e intestinali, i disturbi cognitivi, i disturbi sessuali, i cambiamenti dell'umore e la depressione. A queste manifestazioni possono accompagnarsi ulteriori sintomi come disturbi nel linguaggio, problemi di udito e tremori;

    il «Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023» (di seguito denominato Barometro 2023), frutto del lavoro dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e del confronto continuo con i pazienti, le istituzioni e la rete degli operatori, offre una fotografia della sclerosi multipla e della sua realtà in Italia;

    secondo il Barometro 2023, le persone con sclerosi multipla nel mondo sono circa 2,8 milioni, di cui 1,2 milioni in Europa e circa 137.000 in Italia, dove si verificano oltre 3.600 nuovi casi all'anno. Nel nostro paese si registrano 221 persone con sclerosi multipla ogni 100.000 abitanti, con eccezione della Sardegna nella quale la stima sale a circa 410 casi per 100.000 abitanti;

    la sclerosi multipla può esordire a ogni età della vita, ma è più comunemente diagnosticata nel giovane adulto tra i 20 e i 40 anni. Le donne sono colpite in misura superiore agli uomini, con un rapporto circa doppio nei casi prevalenti, mentre tra i casi incidenti (nuovi casi anno) si registra in media un rapporto di 3 donne ogni uomo colpito dalla malattia (sempre secondo il Barometro 2023);

    la sclerosi multipla è una malattia complessa ed eterogenea e rientra tra le patologie croniche dal momento che non esiste una cura definitiva, ma sono disponibili terapie che modificano il suo andamento, rallentandone la progressione. Le sue manifestazioni cliniche, come detto, possono essere molto differenti e le conseguenze investono gli ambiti della salute, del lavoro, familiari e sociali;

    fattori come la cronicità, l'insorgenza giovanile e l'imprevedibilità del decorso della malattia incidono sulla qualità di vita e spesso coinvolgono l'intero nucleo familiare della persona colpita. Un sostanziale miglioramento della qualità di vita della persona con sclerosi multipla può essere ricercato attraverso una gestione della malattia che parta da un approccio interdisciplinare integrato, una diffusione di protocolli per la diagnosi tempestiva e un miglioramento nel percorso assistenziale dei pazienti e delle famiglie;

    il 30 maggio 2022, in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla, l'Aism ha presentato alla Camera dei deputati l'«Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025» (di seguito denominata Agenda 2025);

    l'Agenda 2025 – che dà seguito alla prima Agenda presentata da Aism nel 2015 – raccoglie i contributi ricevuti da un'ampia varietà di soggetti, ciascuno portatore di una prospettiva e di una esperienza specifica, a partire dai contributi delle persone con sclerosi multipla e delle loro famiglie, dei medici e dei professionisti sanitari (neurologi, ricercatori e altri operatori), nonché i contributi dei volontari, delle aziende attive nella realtà della sclerosi multipla e dei rappresentati delle istituzioni nazionali e locali;

    l'Agenda 2025 è strutturata in linee di missione, priorità e azioni ed è fondata sui diritti affermati nella «Carta dei diritti delle persone con SM e patologie correlate» di Aism, già sottoscritta da oltre 60.000 persone: salute, ricerca, autodeterminazione, inclusione, lavoro, educazione e formazione, semplificazione, innovazione, informazione e comunicazione, partecipazione attiva;

    il 31 maggio 2023, nella settimana dedicata alla sensibilizzazione sulla sclerosi multipla, Aism ha presentato la mozione «1000 azioni oltre la SM 2023», articolata in trenta punti, che rimandano direttamente alle linee di missione e alle priorità dell'Agenda 2025;

    a oggi quasi una persona con sclerosi multipla su due riceve meno assistenza di quanto avrebbe bisogno, una persona con sclerosi multipla su tre lamenta tempi di attesa molto lunghi per la risonanza magnetica. Il 40 per cento dei pazienti, inoltre, segnala carenze nel percorso di presa in carico specialistica, alle quali si aggiungono restrizioni nell'accesso ai farmaci modificanti la malattia. Anche la riabilitazione, nonostante qualche eccezione, rimane uno dei punti deboli del sistema, con il 42 per cento dei pazienti che non è riuscito ad accedervi o ne ha comunque tratto minimo beneficio;

    la sclerosi multipla pesa sui pazienti e sulle loro famiglie anche dal punto di vista economico: prestazioni diagnostiche, assistenza domiciliare, certificazioni, farmaci sintomatici, riabilitazione e supporto psicologico costituiscono una spesa media annua di circa 5.000 euro, che arrivano a 12.000 per chi ha disabilità grave e possono raggiungere i 25.000 euro per le famiglie costrette a spendere di più;

    per contribuire al superamento delle descritte criticità, in coerenza con le linee di missione dell'Agenda 2025, la mozione Aism sottolinea – tra l'altro – l'importanza della promozione della telemedicina, dell'accesso all'e-health e ai nuovi strumenti digitali;

    in questo ambito, la telemedicina può svolgere un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi e alle prestazioni, per il monitoraggio delle condizioni del paziente con sclerosi multipla, per verificare l'appropriatezza e l'aderenza alle cure, per il rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento e l'indirizzo alla rete dei servizi. La telemedicina e, in particolare, la televisita si configura come uno strumento di integrazione dell'offerta di cura tradizionale che può migliorare quelli che da sempre sono considerati i principali indicatori di qualità dell'assistenza: efficacia, efficienza e appropriatezza;

    la telemedicina non deve ridursi ad un prodotto tecnologico e/o ad una attività autonoma e scollegata rispetto alle attività in presenza, ma deve costituire una risorsa aggiuntiva, complementare alle attività tradizionali, in grado di fornire un valore aggiunto al paziente e al sistema e praticabile qualora le condizioni del paziente stesso lo richiedano e lo consentano. La telemedicina gioca un ruolo fondamentale nel garantire maggiore equità di accesso alle cure, così come evidenziato nell'Agenda 2025, ma anche la sostenibilità organizzativa ed economica del sistema sanitario;

    il documento «PDTA per la sclerosi multipla: indicazioni per la creazione delle reti di assistenza», promosso dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e redatto grazie alla collaborazione di un gruppo di lavoro formato da esperti di alta qualificazione, offre indicazioni e suggerimenti per rendere i servizi per la sclerosi multipla più equi, relativamente alle condizioni di accesso, nonché per incrementare la qualità sotto il profilo dell'appropriatezza clinica e organizzativa;

    il PDTA citato definisce la sclerosi multipla una patologia «particolarmente adatta all'applicazione della Telemedicina», nonché un potenziale modello per altre patologie neurologiche e croniche, in ragione della sua eterogeneità clinica e dei diversi bisogni e percorsi terapeutici che ne derivano;

    lo stato dell'arte, i processi di adozione e l'impatto della telemedicina nella gestione delle persone con sclerosi multipla in Italia sono stati analizzati nell'ambito del progetto EcoSM – Ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio del paziente con sclerosi multipla, realizzato grazie alla collaborazione tra la Società italiana di neurologia (Sin) e l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism);

    la survey ha coinvolto 66 centri italiani che gestiscono il trattamento di circa il 50 per cento delle persone con sclerosi multipla in Italia, e ha focalizzato l'analisi sull'uso della «televisita» evidenziandone applicabilità, condizioni operative, barriere all'utilizzo e strategie implementative con lo scopo di dare una rappresentazione dello stato di diffusione del paradigma innovativo della telemedicina nel nostro Paese rispetto a una patologia complessa, di grande impatto e, purtroppo, con un trend in ascesa;

    più del 45 per cento dei 66 centri di sclerosi multipla rispondenti alla survey pratica attualmente la televisita. Emerge, dunque, una significativa prontezza della comunità dei clinici e dei pazienti nell'adozione stabile dell'innovazione per andare verso forme di multicanalità, e anche un buon livello di soddisfazione (67 per cento);

    secondo l'opinione dei rispondenti, tutte le attività di cura e follow-up della sclerosi multipla possono essere erogate da remoto (visite di follow-up, visite anamnestiche, valutazione di analisi di laboratorio o strumentali, monitoraggio post terapie e visite di supporto psicologico), con l'unica eccezione della diagnosi. L'aggravamento delle condizioni del paziente (grado di Edss – scala di disabilità) non modifica l'atteggiamento dei medici, che hanno già cominciato a sperimentare l'utilità delle televisite anche per i casi più gravi, soprattutto nelle attività di follow-up e monitoraggio nel tempo;

    la pandemia da COVID-19 ha definitivamente reso la telemedicina una modalità accettata e diffusa per l'erogazione di servizi sanitari come complemento delle attività in presenza. I ricercatori dell'Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell'Università del Sacro Cuore, nel documento «Analisi dei modelli organizzativi di risposta al Covid-19 in Italia – Instant Report ALTEMS # 2020-2022», hanno sottolineato l'importanza di «mettere a sistema» quanto realizzato sotto la spinta dell'emergenza, per integrare le soluzioni all'interno dei processi clinico-assistenziali e capitalizzare i risultati raggiunti utilizzandoli anche come base per i successivi passi di evoluzione digitale del sistema sanitario, nell'ottica della continuità del percorso di cura del paziente, sia all'interno dei singoli centri che nella collaborazione ospedale-territorio;

    l'assenza di adeguate condizioni operative, di forme di finanziamento specifiche, di competenze diffuse e di un'adeguata dotazione tecnologica rappresentano le barriere principali a un utilizzo più ampio e uniforme dei nuovi strumenti digitali;

    nell'ambito della missione 6, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il sub investimento 1.2.3 ha l'obiettivo di promuovere e rendere strutturali nel Ssn le prestazioni di telemedicina a supporto dei pazienti con malattie croniche;

    la rimodulazione della missione 6 del PNRR approvata dalla Commissione europea ha permesso di incrementare i fondi destinati all'assistenza domiciliare e alla telemedicina. In particolare, le risorse destinate alla telemedicina sono aumentate di 500 milioni di euro, con un incremento del target finale di 100.000 persone per un totale di 300.000 assistiti con servizi di telemedicina entro il termine del 2025;

    Agenas, in qualità di Agenzia nazionale per la sanità digitale e di soggetto attuatore del citato sub investimento 1.2.3, ha diramato le «Linee guida per i Servizi di telemedicina – Requisiti funzionali e livelli di servizio», le «Indicazioni per la presentazione dei progetti regionali di telemedicina – Piano operativo regionale/provinciale» e le «Linee di indirizzo per i servizi di telemedicina», approvate con decreti del Ministro della salute in data 21 settembre 2022 e 30 settembre 2022;

    le linee di indirizzo di cui al citato decreto del Ministro della salute 30 settembre 2022 hanno lo scopo di supportare le regioni e le province autonome nella definizione delle iniziative progettuali di telemedicina finanziabili con risorse PNRR. Nel fornire tali indirizzi, il documento conferma che «le malattie neurodegenerative, tra queste la sclerosi multipla e le altre malattie infiammatorie del Sistema nervoso centrale [...], configurano nella loro evoluzione clinica, setting assistenziali complessi, variabili nel tempo e particolarmente costosi per il Ssn. Il telemonitoraggio può essere quindi uno strumento digitale di grande supporto nella gestione dei pazienti neurologici»;

    la digitalizzazione rappresenta la vera sfida per la trasformazione del nostro servizio sanitario, con un enorme potenziale, in particolare nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a favorire, per quanto di competenza, l'attuazione delle linee di missione, delle priorità strategiche e delle azioni declinate nell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025 e nella mozione «1000 azioni oltre la sclerosi multipla 2023» promosse da Aism e citate in premessa;

2) a promuovere e adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel Servizio sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina, inclusi la teleriabilitazione e il supporto psicologico da remoto, in particolare nei percorsi di cura dei pazienti con patologie croniche, complesse, evolutive e neurodegenerative come la sclerosi multipla, ad integrazione e completamento degli interventi in presenza, in coerenza con gli obiettivi fissati per il sub investimento 1.2.3, della missione 6, componente 1, del PNRR;

3) a promuovere la definizione di una codificazione e di una tariffazione unitaria delle televisite nel quadro dei livelli essenziali di assistenza, secondo criteri di valorizzazione del tempo e dell'impegno dello specialista, nonché l'individuazione di specifiche forme di finanziamento, al fine di assicurare certezza ed esigibilità delle prestazioni di telemedicina nei sistemi sanitari regionali;

4) ad adottare iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) per la sclerosi multipla pubblicato da Agenas, al fine di sostenere la qualificazione, la progettazione e l'implementazione di analoghi documenti a livello regionale, nonché di rendere uniforme l'integrazione della telemedicina nell'ambito dei Pdta regionali;

5) a promuovere gli investimenti regionali in formazione e aggiornamento che mirano a rafforzare le competenze tecnologiche e digitali dei professionisti, degli operatori sanitari, dei pazienti e dei caregiver familiari, con piena valorizzazione del ruolo della rete dei centri clinici e delle associazioni di pazienti;

6) a promuovere, d'intesa con le regioni, il riconoscimento e lo sviluppo della rete di patologia dedicata alla presa in carico delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, anche attraverso l'inserimento dei centri clinici per la diagnosi e la cura della sclerosi multipla nei piani di riorganizzazione delle reti ospedaliere nazionali;

7) ad adottare iniziative utili al superamento delle criticità riscontrate nei percorsi di diagnosi e di cura delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, assicurando lo smaltimento delle liste di attesa, la disponibilità dei farmaci modificanti la malattia, la piena rimborsabilità dei farmaci sintomatici previsti dal piano di cura, nonché l'accesso a terapie riabilitative di qualità e specifiche;

8) ad adottare iniziative volte a garantire, d'intesa con le regioni, il sostegno psicologico alle persone con sclerosi multipla e patologie correlate e ai loro caregiver familiari, anche attraverso il supporto a distanza;

9) a proseguire il coordinamento dei lavori del «Tavolo tecnico per l'analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui caregiver familiari», al fine di individuare le aree di intervento e le maggiori esigenze cui dare risposta, anche attraverso la formulazione di proposte funzionali all'elaborazione di un disegno di legge;

10) a sostenere la ricerca scientifica nelle aree prioritarie dell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025, favorendo il coordinamento dei progetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, secondo il modello di governance della ricerca e innovazione responsabile partecipata;

11) a promuovere una gestione dei dati sempre più integrata secondo principi, modelli, strumenti che assicurino effettiva interoperabilità tra i vari nodi della rete e una semplificazione e razionalizzazione dei processi e protocolli applicativi;

12) a promuovere campagne di comunicazione e di sensibilizzazione per diffondere consapevolezza, competenze e informazione corretta sulla sclerosi multipla e le patologie correlate.
(1-00231) «Loizzo, Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, ha istituito il fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945;

   mediante tale fondo lo Stato italiano ha deciso di fatto di assumersi l'onere economico dei ristori residui conseguenti ai crimini di guerra commessi dalle forze del Terzo Reich;

   al fondo hanno accesso coloro che abbiano ottenuto un titolo costituito da sentenza passata in giudicato sia a seguito di azioni risarcitorie già avviate alla data di entrata in vigore del decreto-legge sia a seguito di azioni avviate successivamente entro un termine che, a seguito di successivi differimenti, è ora fissato al 31 dicembre 2023;

   con riferimento alle azioni avviate successivamente, il comma 6 dell'articolo 43 prevede che gli atti introduttivi dei giudizi risarcitori siano notificati «presso» l'Avvocatura dello Stato; tale onere risponde alla finalità di consentire al Ministero dell'economia e delle finanze, presso il quale è costituito il fondo, di avere notizia dell'instaurazione delle azioni ai fini del successivo accesso al fondo medesimo;

   i giudizi, pertanto, vengono instaurati nei confronti della Repubblica federale di Germania, su cui continua a gravare la responsabilità per i danni arrecati, e l'Avvocatura dello Stato può costituirsi solo eventualmente, in relazione a specifiche questioni riguardanti esclusivamente l'accesso al fondo;

   nel corso dei primi mesi di applicazione dell'articolo 43, la prassi giudiziaria ha tuttavia mostrato come l'Avvocatura dello Stato si costituisca regolarmente nei giudizi per sostenere sostanzialmente la posizione processuale della Repubblica federale di Germania, contestando la fondatezza della domanda attorea;

   così, a mero titolo di esempio, è accaduto che nelle difese dell'Avvocatura venisse richiesta l'estromissione della Repubblica federale di Germania, che venisse eccepita la prescrizione del danno o che venisse contestata l'assenza di prova del fatto storico che ha determinato il danno; addirittura, in alcuni casi è stata contestata l'esistenza stessa del danno da lesione del rapporto parentale, ad esempio qualora ad esercitare l'azione risarcitoria siano discendenti di vittime di crimini di guerra che, al momento del fatto, fossero infanti;

   tale atteggiamento è stato già stigmatizzato in alcune decisioni: ultima in ordine di tempo nelle scorse settimane quando la stessa Avvocatura dello Stato ha infatti contestato la sentenza del tribunale di Firenze che aveva concesso il risarcimento dei danni ai familiari delle vittime in Toscana, ed in particolare delle persone uccise a Pratale, nel comune di Barberino Tavarnelle (Firenze), dove tredici contadini furono fucilati nella radura tra Sambuca e Badia a Passignano, e di Egidio Gimignani, massacrato nel suo paese di origine, a San Donato in Poggio;

   va aggiunto come l'istituzione del fondo di ristoro, ponendo fine a un'annosa controversia tra Italia e Germania, mira ad assicurare tutela alle vittime dei crimini nazifascisti perpetrati in Italia tra il 1939 e il 1945, in uno dei momenti più drammatici della nostra storia unitaria;

   riconoscendo la possibilità di ottenere tutela per le vittime e i loro discendenti, a prescindere dalla questione dell'assoggettabilità della Germania alla nostra giurisdizione, lo Stato italiano ha inteso farsi carico del dolore che tali fatti hanno provocato, riconoscendone il grave disvalore, coerentemente con le radici antifasciste della Repubblica e della sua Costituzione;

   la possibilità di esercitare l'azione risarcitoria a fini di accesso al fondo rappresenta infatti ormai l'unico strumento in mano alle vittime dei crimini nazifascisti per veder riconosciuto il danno patito e ottenere così non solo un ristoro economico, ma anche un'importante testimonianza di carattere ideale e simbolico del grave disvalore di quanto da loro subito;

   l'atteggiamento e le scelte difensive dell'Avvocatura dello Stato, ad avviso dell'interrogante si pongono in radicale contrasto con l'interesse delle vittime e dell'intera comunità repubblicana a vedere riconosciuta e sancita l'irrimediabile ingiustizia di condotte contrarie al senso di umanità e commesse in spregio dei valori democratici che ispirano e conformano la nostra civile convivenza –:

   se il Governo sia a conoscenza della prassi di cui in premessa e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per assicurare il perseguimento delle finalità di cui all'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022 e per evitare che venga vanificato il diritto delle vittime dei crimini nazifascisti e dei loro discendenti ad ottenere il doveroso ristoro per quanto subìto.
(5-01796)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la piattaforma di streaming Spotify ha annunciato che, a partire dal mese di gennaio 2024, non pagherà più alcuna royalties ai brani che non raggiungeranno la soglia di mille ascolti all'anno, trattenendo per sé, quindi, gli incassi ottenuti attraverso la loro distribuzione;

   questa decisione lede gravemente il diritto d'autore in particolare delle piccole realtà musicali che ottenevano dall'ascolto sulle piattaforme online risorse che, seppur modeste, risultavano essere vitali per il loro sostentamento;

   si sottolinea, peraltro, che per stessa ammissione della piattaforma, la maggior parte dei brani presenti online ha una diffusione streaming annua al di sotto della soglia fissata, la quale risulta quindi essere sproporzionata e rappresenta una formula di guadagno ingiustificata da parte della multinazionale a scapito degli artisti e del valore del loro lavoro;

   in contemporanea con la decisione assunta da Spotify, anche Believe, azienda leader nella distribuzione digitale, ha inviato una comunicazione identica a migliaia di piccole realtà musicali, minacciando la cancellazione delle loro discografie a causa di presunti ascolti artificiali;

   anche questa azione del tutto arbitraria rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte etichette indipendenti, che si trovano ora di fronte a una scadenza di pochi giorni per risolvere la situazione prima della cancellazione completa delle loro registrazioni e video musicali dalle piattaforme;

   entrambe le azioni promosse in queste settimane dalle due piattaforme minacciano, quindi, un settore che vive anche grazie all'ingegno di piccoli artisti, case discografiche di ridotte dimensioni, che non meritano un trattamento così discriminatorio in merito alla retribuzione del loro lavoro;

   tra questi si segnalano le tante etichette indipendenti e i piccoli autori italiani che verranno colpiti profondamente da queste nuove regole contrattuali, imposte senza alcuna trattativa con le organizzazioni che li rappresentano –:

   quali iniziative si intenda adottare al fine di tutelare il pieno esercizio del diritto d'autore, in particolare per le case discografiche indipendenti o di piccole-medie dimensioni e per gli artisti, profondamente colpiti dalle due decisioni comunicate dalle piattaforme di streaming online esposte in premessa;

   quali iniziative, più in generale, si intenda promuovere a tutela del settore discografico italiano, in particolare per gli autori più fragili, alla luce delle nuove modalità digitali di distribuzione dei prodotti musicali.
(4-02109)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI, AMATO, ORRICO e FEDE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il vitigno Montepulciano risulta oggi coltivato in quasi tutte le regioni italiane per un totale di 35 mila ettari, 2 Docg, 36 Doc e 88 Igt;

   il decreto ministeriale cosiddetto «etichettatura» di prossima approvazione, dovrebbe prevedere una maggiore trasparenza per il consumatore a partire dall'indicazione dei vitigni presso i quali il vino è prodotto;

   tale decreto, in altri termini, al fine di dare seguito a quanto previsto dal Testo unico del vino, legge n. 238 del 2016, dovrebbe prevedere, in particolare, la possibilità di inserimento, nella cosiddetta retroetichetta, del nome dei vitigni che compongono i blend dei vini a denominazione, ivi compreso il Montepulciano;

   la possibile novella, accolta positivamente da tutti i produttori vitivinicoli, è stata osteggiata dalla regione Abruzzo, in ragione delle disposizioni di cui al decreto ministeriale etichettatura attualmente vigente (decreto ministeriale del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 13 agosto 2012) che vietano l'indicazione del vitigno Montepulciano nelle bottiglie, potendo l'omonima varietà figurare in etichetta unicamente per vini DOP «Montepulciano d'Abruzzo» e «Montepulciano d'Abruzzo Colline Teramane» ai sensi dell'allegato 2, parte A di cui al citato decreto ministeriale del 2012;

   con decreto del Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste del 26 ottobre 2023, accanto al termine «Montepulciano», nel Registro nazionale delle varietà e dei cloni di vite è stato introdotto il sinonimo «Cordisco»;

   secondo quanto si apprende a mezzo stampa, nell'ultima versione del nuovo decreto ministeriale sembrerebbe invece confermato il divieto di utilizzo in etichetta del nome di un vitigno laddove tali uve siano prodotte nel medesimo areale in cui è utilizzabile una Doc o Docg che reca nella denominazione il nome del suddetto vitigno;

   l'iter di tale decreto, in ogni caso, è iniziato da circa tre anni, proprio al fine di dare attuazione alle disposizioni di cui al Testo unico del vino, che, oltre al caso «Montepulciano», rispondono alle istanze anche di altre produzioni nazionali;

   tali interventi del Ministero sembrerebbero in contrasto con l'orientamento del Testo unico sulle disposizioni in materia di etichettatura dei vini –:

   a che punto sia effettivamente la stesura del nuovo decreto ministeriale sull'etichettatura del vino, se non ritenga che gli interventi descritti in premessa si pongano in contrasto con la legge n. 238 del 2016 e come intenda, infine, garantire parità di trattamento per i produttori vitivinicoli italiani che coltivano la varietà denominata «Montepulciano».
(4-02105)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   la provincia di Lodi ha visto lo sviluppo incondizionato negli ultimi anni di impianti di biogas e biometano. Da ultimo, è stato autorizzato un impianto che sorgerà nei pressi di Cascina Nuova a Maleo, a 500 metri dal centro abitato, capace di fagocitare circa 60.000 tonnellate di rifiuti l'anno e sito nella stessa area dove esistono già due impianti biogas;

   secondo i dati pubblicati dal catasto nazionale dei rifiuti risultano i seguenti valori regionali, aggiornati al 2021, ed emerge che a fronte di una produzione totale di frazione organica di 1.233.173,59 t/a, sono autorizzati e funzionanti impianti che trattano una capacità quasi doppia al fabbisogno: precisamente sono trattate 2.136.280 t/a di frazione organica. In particolare nella provincia di Lodi, la fronte di una produzione provinciale di 27.191,35 t/a, insistono impianti che trattano 129.556,00 t/a;

   ad avviso dell'interpellante, l'impianto non solo è inutile, ma non risulta nemmeno contemplato nel piano regionale, rifiuti vigente. Ma non è tutto. L'impianto non riduce le combustioni fossili, anzi;

   in base alla legislazione vigente, gli Stati membri dell'UE hanno obiettivi annuali vincolanti in materia di emissioni di gas a effetto serra per il periodo 2021-2030 per i settori dell'economia che non rientrano nel campo di applicazione del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (EU ETS). Tali settori, tra cui i trasporti, l'edilizia, l'agricoltura, l'industria (settori non ETS) e i rifiuti, rappresentano quasi il 60 per cento delle emissioni interne totali dell'UE;

   inoltre per il 2024 la UE prevede una riduzione documentata dei consumi di gas del 15 per cento: la realizzazione di impianti per la produzione di biometano non è pertanto giustificata dalle richieste di mercato;

   si tratta di impianti che non hanno scopo agricolo collegato all'esigenza di sviluppare un'economia sostenibile circolare, ma industriale, e dunque costruiti esclusivamente per produrre energia da rendere fuori dal territorio;

   tale operazione economica, gestita di fatto da società che hanno come unico obiettivo il lucro, sta alterando ampie porzioni di un territorio particolarmente vocato alla produzione di beni agroalimentari, sconvolgendo l'equilibrio produttivo, ecologico, idrogeologico e naturale;

   infatti, l'abnorme sviluppo di tali impianti, in assenza di qualsiasi pianificazione territoriale, invece di supportare la produzione agricola, la sta impoverendo, trasformandola in latifondo;

   va inoltre tenuto in conto che alcune regioni, fra le quali la Lombardia, a norma del decreto-legge n. 121 del 11 novembre 2023, al fine di assicurare l'esecuzione di due sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea sulla qualità dell'aria, entro 12 mesi dovranno provvedere alla revisione dei piani di qualità dell'aria. Maleo ricade fra i comuni nei quali il livello inquinamento supera i parametri di legge;

   è qui opportuno citare una importante sentenza del Consiglio di Stato, Sez. IV, del 16 novembre 2023, n. 9852, relativa alla Via, valutazione di impatto ambientale: tale sentenza stabilisce che la Via non si sostanzia in una mera verifica di natura tecnica circa l'astratta compatibilità ambientale dell'opera, ma implica una complessa e approfondita analisi comparativa tesa a valutare il sacrificio ambientale imposto rispetto all'utilità socio-economica del progetto, in quanto nel rendere il giudizio di valutazione di impatto ambientale, l'amministrazione esercita una amplissima discrezionalità che non si esaurisce in un mero giudizio tecnico, in quanto tale suscettibile di verificazione tout court sulla base di oggettivi criteri di misurazione, ma presenta al contempo profili particolarmente intensi di discrezionalità amministrativa e istituzionale in relazione all'apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti;

   rispetto al novello principio costituzionale della tutela ambientale, il Mite con il decreto ministeriale n. 9722 del 28 settembre 2021 ha disposto che il criterio Dnsh (non arrecare danno significativo all'ambiente) non riguarda solo i procedimenti del PNRR, ma anche i biodigestori in coerenza con la pianificazione di settore, per evitare la lesione del principio sancito dall'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 –:

   alla luce di quanto sopra quali iniziative urgenti per quanto di competenza intenda intraprendere affinché:

    a) i giudizi di compatibilità ambientale degli enti preposti in materia di impianti di biodigestione siano rispettosi della normativa e degli obiettivi vincolanti nazionali e comunitari in termini di riduzione di gas serra, di rifiuti e di emissioni;

    b) sussista una reale pianificazione territoriale, che tenga conto dei bisogni dei territori, che tuteli in via primaria valori di rango costituzionale come l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, nonché la salute dei cittadini e che garantisce circa l'assoluta utilità di tali impianti, per non incorrere in danno erariale finanziando impianti inutili.
(2-00304) «Barzotti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 367 del 3 agosto 2023 l'Arera ha riconosciuto alla società Terna s.p.a., affidataria del servizio di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica, un premio di 800 milioni di euro per i risultati di gestione documentati dalla medesima nell'esercizio del sistema elettrico nazionale nel 2022;

   il citato premio è inserito all'interno di un programma di incentivazione finalizzato alla riduzione dei costi di dispacciamento nel triennio 2022-2024, riduzione ricavata confrontando i costi di ogni anno con quelli dell'anno precedente. Il 2022, primo anno di applicazione, è stato tuttavia confrontato con il 2019 e — secondo l'Arera — ciò ha comportato l'utilizzo di formule di attualizzazione talmente complicate da dover affidare il relativo calcolo alla stessa Terna, soggetto beneficiario del premio;

   da una ricostruzione dei costi di dispacciamento tenuta tramite la disponibilità online dei corrispettivi applicati alle bollette e pubblicati mensilmente da Terna nel corso dei due anni, non risulterebbe alcun risparmio per imprese e cittadini, bensì un aggravio dei costi rispetto al 2019: in media annuale, il corrispettivo a copertura dei costi di dispacciamento applicato sulle bollette è passato dagli 8,4 euro/MWh per il 2019 ai 9,6 euro/MWh per il 2022. Considerato che il consumo annuo di energia elettrica sulla quale grava questo corrispettivo è di circa 290 TWh, il costo assoluto sarebbe cresciuto dai circa 2,5 miliardi di euro del 2019 ai circa 2,8 del 2022: un aumento di 300 milioni di euro, invece del risparmio di 2,2 miliardi di euro risultante dalle formule di attualizzazione ricevute da Terna e validate dall'Arera;

   il premio, finanziato attraverso un aumento dei corrispettivi di dispacciamento, graverà ulteriormente sulle bollette dei consumatori, senza poi considerare che il 50,9 per cento delle azioni di Terna appartiene ad investitori stranieri, che godono per la massima parte dei dividendi societari;

   il decreto legislativo n. 79 del 1999 attribuisce al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il compito di provvedere alla sicurezza e all'economicità del sistema elettrico nazionale, salvaguardandone la continuità della fornitura e riducendone la vulnerabilità –:

   se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno fornire elementi in ordine alla congruità del premio riconosciuto a Terna s.p.a. di cui in premessa, nonché adottare iniziative di carattere normativo volte a rivedere il meccanismo del riconoscimento di premi finalizzato a promuovere la riduzione dei costi di dispacciamento.
(5-01797)


   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Ostiglia (MN), è presente una centrale termoelettrica. Un impianto a ciclo aperto, con una potenza di circa 1.137 megawatt. Attualmente sono in esercizio tre unità a ciclo combinato, da circa 380 megawatt cadauna;

   la società che gestisce l'impianto è la EP produzione (il 5° produttore di energia elettrica in Italia) del gruppo ceco EPH, che ha proposto l'installazione di una turbina a gas da 900 megawatt, e altri interventi di miglioramento sui gruppi dell'attuale centrale termoelettrica. Cittadini e comitati hanno manifestato forte preoccupazione per la costruzione di un nuovo impianto in un territorio già penalizzato. Mantova, e la Pianura padana in generale, sono infatti tra le zone più inquinate d'Italia e con una forte presenza di impianti di produzione elettrica. La zona produce cinque volte più energia rispetto a quella che consuma;

   in base a quanto previsto dal meccanismo del capacity market, la nuova centrale (i cui lavori di costruzione sono già avviati) verrà accesa su richiesta di Terna per garantire stabilità alla rete e l'adeguatezza del sistema di trasmissione elettrica. L'utilizzo della nuova unità a turbogas avverrà quindi nella sua modalità più inquinante, massimizzando gli eventi che comportano maggiori emissioni, ovvero accensione e spegnimento;

   l'area in cui è sita la centrale nelle sue varie articolazioni è affetta da gravissime problematiche per motivi geoclimatici, di densità industriale e di densità abitativa;

   peraltro la provincia di Mantova ha la più elevata concentrazione di centrali termoelettriche in Italia, essendo presenti in quel territorio le centrali termoelettriche di Ostiglia, Sermide, Mantova (n. 2 impianti), Ponti sul Mincio, con una potenza elettrica installata di oltre 3.500 MWe;

   sull'impianto in costruzione non sono state consultate le comunità locali. Il comitato «cittadini per l'ambiente di Ostiglia» aveva presentato, nel marzo 2022, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica sulla centrale termoelettrica, per denunciare le criticità sia procedurali che per la documentazione depositata; e successivamente una diffida al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica che non aveva ancora trasmesso al Consiglio di Stato, per il rituale parere, gli atti del medesimo procedimento straordinario al Presidente della Repubblica –:

   se non ritenga indispensabile verificare l'effettiva necessità di un potenziamento della suddetta centrale termoelettrica, alla luce dell'insostenibile concentrazione di centrali termoelettriche che insistono sul territorio provinciale, dove negli ultimi tre anni la potenza elettrica installata è aumentata di circa 1.000 MWe, favorendo e potenziando invece l'installazione di impianti a energia rinnovabile.
(5-01798)


   PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel piano di sviluppo 2021 di Terna si legge che sono previsti nuovi interventi mirati ad incrementare l'interconnessione delle isole minori, per rendere più efficiente e affidabile il loro sistema elettrico, attraverso la connessione diretta con la rete continentale e della Sicilia (ad esempio interconnessione delle isole del Giglio e Favignana);

   sono iniziati i lavori del nuovo elettrodotto tra l'isola d'Elba e Piombino: l'opera, realizzata da Terna e del costo di circa 90 milioni di euro, consentirà la realizzazione di un'infrastruttura moderna ed efficace tra il sistema elettrico nazionale e la rete dell'Elba;

   nell'arcipelago toscano la vicina Isola del Giglio è alimentata esclusivamente da una centrale elettrica a gasolio;

   il piano pluriennale di Terna prevedeva la realizzazione di un cavo sottomarino per l'isola del Giglio con lavori da avviare nel 2023 e da concludere nel 2030;

   questo progetto, oltre a risolvere i problemi riguardanti la difficoltà di approvvigionamento, costi per cittadini e imprese, sarebbe pienamente coerente con il processo di decarbonizzazione dell'isola, ricompresa nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano;

   da quanto si apprende sulla stampa, il progetto di Terna sarebbe sostanzialmente bloccato: nel corso di una recente riunione tra comune di Isola del Giglio e Terna «si è accertato che la progettazione è purtroppo rallentata, in questi ultimi tempi, a causa del parere negativo reso dall'Arera che ha giudicato troppo costoso l'intervento, in attesa di eventuali fondi nazionali o regionali che possano render migliore il rapporto costo/beneficio dell'intervento. In questo momento sono in corso le valutazioni del parere Arera per riuscire a risolvere tutte le criticità che sono emerse dall'analisi dell'intervento che, come ribadito nel corso della riunione, verrà sostenuto anche nel Piano di Sviluppo Terna 2023»;

   appare evidente come tale situazione stia creando gravi problemi economici, produttivi ed ambientali, ad un territorio marginale che rischia di essere ulteriormente penalizzato e che le opere di interconnessione delle isole minori rientrino tra le opere di decarbonizzazione necessarie per garantire la transizione energetica –:

   quali siano gli elementi conoscitivi di cui disponga, anche al fine di conoscere quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché possano essere realizzati, nel più breve tempo possibile, i nuovi interventi mirati ad incrementare l'interconnessione delle isole minori, per rendere più efficiente e affidabile il loro sistema elettrico, attraverso la connessione diretta con la rete continentale e della Sicilia.
(5-01799)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

  con atto di sindacato ispettivo n. 4-01102 del 5 giugno 2023, al quale non è stata data alcuna risposta, l'interrogante ha chiesto al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica e al Ministro delle imprese e del made di Italy se la regione autonoma Friuli Venezia Giulia abbia sottoscritto un accordo di programma con gruppi industriali per la realizzazione di uno stabilimento siderurgico nella zona industriale Aussa-Corno, nel comune di San Giorgio di Nogaro, per il quale il gruppo ucraino Metinvest B.V. avrebbe costituito una joint venture con l'azienda italiana Danieli & C. Officine Meccaniche s.p.a. (nel seguito Danieli), con un investimento industriale stimato in oltre 2 miliardi di euro per la produzione di acciaio;

   le comunità locali e i sindaci dei comuni di Grado, Lignano e Marano si sono espressi contro l'ipotesi di realizzazione di tale impianto, a difesa della vocazione turistica e del tessuto socio-economico dell'area della Laguna e a tutela dell'habitat lagunare, come individuato ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat» e della direttiva 2009/147/CEE «Uccelli» rispettivamente quale zona speciale di conservazione (Zsc) e zona di protezione speciale (Zps) all'interno della rete europea Natura 2000;

   lo stesso assessore regionale alle attività produttive, avrebbe dichiarato ad inizio di settembre 2023 come dopo «approfondimenti e vista anche la complessità della manifestazione d'interesse pervenuta, è emerso come sia opportuno prediligere altre tipologie di investimento, in un'ottica di maggiore compatibilità con il territorio interessato, anche tenuto conto delle valutazioni» dei comuni dell'area;

   il 25 luglio 2023, ai sensi dell'articolo 134 del regolamento interno del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, 21.974 cittadini della regione Friuli Venezia Giulia inviavano al Consiglio regionale una petizione, sottoscritta con contestuali autocertificazioni, rese ai sensi dell'articolo 134, comma 2, del citato regolamento, con la quale veniva dichiarata la loro opposizione alla trasformazione dell'area indicata come «Punta sud» nella zona industriale di San Giorgio di Nogaro e delle zone limitrofe, già destinate ad area verde, e alla costruzione di una nuova acciaieria, di altri impianti industriali e/o infrastrutture che creerebbero un irreversibile danno ambientale;

   da quanto si apprende da organi di stampa, Danieli «A seguito della volontà della giunta regionale di interrompere la procedura riguardante l'autorizzazione per l'insediamento, ha inteso raccogliere informazioni per comprenderne le ragioni» e a tal fine avrebbe richiesto alla regione di acquisire copia della petizione con le relative firme dei 21.974 sottoscrittori;

   a seguito del diniego da parte del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia per motivi di privacy, Danieli avrebbe promosso ricorso al Tar per ottenere il documento al fine, secondo quanto dichiarato dai legali dell'azienda, di «ottenere i dati necessari a verificare la regolarità della procedura di raccolta delle firme allegate alla petizione popolare»;

   nel ricorso per l'istanza di accesso al Consiglio regionale, Danieli addurrebbe la necessità di tutelarsi a livello legale contro un'affermazione contenuta nella petizione ritenuta, a suo dire, lesiva degli interessi dell'azienda, manifestando in tal modo l'evidente intento, ad avviso dell'interrogante, di procedere in sede giudiziaria contro i cittadini sottoscrittori, pregiudicando il diritto degli stessi di utilizzare liberamente i processi partecipativi istituzionalmente riconosciuti –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritengono urgente acquisire elementi circa le intenzioni della società Danieli nei confronti dei cittadini sottoscrittori della petizione e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per garantire il principio costituzionale della libertà di manifestazione del pensiero di cui all'articolo 21 della Costituzione e tutelare in tutte le sedi il diritto dei cittadini di utilizzare liberamente i processi partecipativi istituzionalmente riconosciuti.
(4-02110)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la città di Pesaro si appresta a essere la capitale italiana della cultura per l'anno 2024;

   a tal fine sono previste iniziative e interventi sul territorio che comportano l'impiego di importanti risorse pubbliche;

   tra i vari interventi figurerebbe anche il progetto di ristrutturazione del giardino della Villa Caprile, per una spesa complessiva di circa 2 milioni di euro, questi finanziati con le risorse del PNRR nell'ambito della Missione 1 Componente 3;

   il giardino della Villa Caprile è uno dei più storici e maestosi esempi di giardini all'italiana presenti sul territorio nazionale;

   il giardino, risalente al 1640, conserva ancora oggi la sua struttura di epoca rinascimentale ed è ancora funzionante, risultando attivi i tipici giochi d'acqua dell'epoca alimentati da un antico sistema idraulico;

   il progetto ha destato da subito preoccupazione da parte della popolazione e di alcune associazioni;

   tra i numerosi interventi di ristrutturazione infatti risulterebbero anche la sostituzione dell'antica pavimentazione in tufo con ghiaia o terra stabilizzata e la consequenziale perdita dell'antico sistema idraulico sottostante che alimenta i giochi d'acqua, nonché di una porzione rilevante delle alberature secolari presenti all'interno della villa;

   secondo quanto denunciato da alcune Associazioni del territorio sarebbe invece prevista la realizzazione di elementi in acciaio corten per cordoli, contenimento scarpate, pergolati davanti alle limonaie, una fontana moderna e un impianto fotovoltaico di 80 metri quadri in prossimità del teatro di verzura;

   non meno controversa è inoltre la realizzazione di una rampa ad andamento zigzagante per collegare esternamente i diversi livelli del giardino, da cui deriverebbero inevitabili sbancamenti con potenziali problemi di dissesto idrogeologico dell'area interessata;

   nel complesso, la realizzazione del progetto attualmente in stato di accantieramento comporterebbe il grave stravolgimento dell'impianto idraulico rinascimentale e della vegetazione originaria, con la conseguente perdita dell'inestimabile valore artistico e ambientale che risale a ben oltre 400 anni fa;

   anche la Soprintendenza delle Marche, nella conferenza dei servizi tenuta in data 7 dicembre 2022, ha sollevato alcune osservazioni critiche nei confronti del progetto nel dare la sua approvazione di massima indicando una lunga serie di prescrizioni, che si spera siano state confermate anche in fase di approvazione del progetto esecutivo nella Conferenza, che si è tenuta in data 1° dicembre 2023;

   da oltre un anno l'associazione ambientalista «Lupus in fabula» di Pesaro sta denunciando le modalità di sviluppo del progetto, sia in termini di contenuti sia di tempistiche chiedendo più volte all'amministrazione provinciale maggiore trasparenza;

   nonostante le enormi criticità e la scarsa pubblicità nei confronti della cittadinanza, il progetto sembrerebbe però ormai in procinto di entrare nella sua fase esecutiva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adoperarsi, in accordo con la provincia di Pesaro e Urbino, affinché il progetto di restauro sia sottoposto a una capillare rivalutazione per eliminare gli interventi che possano mettere a rischio la conservazione dei giardini storici di Villa Caprile.
(4-02103)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2023 Oumar Dia, 21 anni d'età, nato e cresciuto in provincia di Bergamo, è morto all'ospedale di Rozzano (Milano), proveniente dal carcere di Opera-Milano e, prima ancora, ristretto nel penitenziario di Bergamo, presso il quale si trovava dal 7 luglio 2023;

   in data 15 novembre 2023, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5/01618 dell'interrogante, il Ministero della giustizia riferiva che: «il 14 settembre 2023 si verificava un evento critico di aggressione da parte del signor Dia, che colpiva un agente con un pugno al volto, procurandogli la rottura degli occhiali da vista e un taglio sotto l'occhio. Interveniva perciò altro personale che cercava di contenere il detenuto, che però continuava a colpire il personale presente con calci e pugni; anche in infermeria colpiva l'ispettore di sorveglianza generale... su richiesta del sanitario di turno, veniva tradotto presso l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per essere sottoposto a visita psichiatrica... Pertanto, atteso lo stato di forte agitazione, si provvedeva a immobilizzarlo e sistemarlo sulla barella con le fasce di contenzione. Sottoposto agli accertamenti necessari, veniva visitato dalla psichiatra ed all'esito il medico prescriveva alcuni psicofarmaci in caso di nuovi episodi di agitazione psicomotoria. In serata, al rientro in istituto veniva allocato presso la sezione ex articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e successivamente... veniva convocato con urgenza anche lo staff multidisciplinare e venivano disposti colloqui di sostegno con l'area sanitaria ed educativa»;

   il Ministero ha altresì precisato che il trasferimento nel carcere di Opera sarebbe avvenuto due settimane dopo i citati fatti, esattamente il 2 ottobre 2023, e che «sin dall'ingresso presso la Casa di reclusione di Milano Opera, Oumar Dia è stato preso in carico dagli operatori penitenziari, con sottoposizione a provvedimento di ILA (Intensificazione Livello di Attenzione) con monitoraggio multidisciplinare»;

   pur tuttavia, come dichiara il Ministero, «il 19 ottobre 2023, alle ore 23:40 circa, durante il giro di controllo, l'agente addetto alla vigilanza della sezione nuovi giunti del carcere di Opera rinveniva il detenuto in esame appeso alle sbarre della finestra con una corda rudimentale. Il personale della Polizia Penitenziaria interveniva immediatamente e veniva subito richiesto l'intervento del medico di guardia e del personale del 118, che, alle ore 00:10 faceva ingresso in istituto e riusciva a stabilizzare il Dia e a inviarlo con procedura d'urgenza, alle ore 00:50, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale di Rozzano, dove veniva ricoverato in prognosi riservata»;

   come ricostruito dal Ministero, «il 26 ottobre 2023, il personale sanitario dell'ospedale Humanitas di Rozzano refertava il decesso del detenuto, avvenuto alle ore 15:50 per insufficienza multiorgano post anossia a seguito di arresto cardio-circolatorio»;

   il Ministero ha precisato che «la direzione della Casa di reclusione di Milano-Opera provvedeva ad acquisire copia della cartella clinica del detenuto e la metteva a disposizione del pubblico ministero titolare del fascicolo», senza tuttavia precisare se sia stato effettuato un esame tossicologico;

   il 9 gennaio 2024 da fonti di stampa si apprende che «Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto sapere che le telecamere erano disattivate nel giorno del tentato suicidio» –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare la circostanza secondo la quale il 19 ottobre 2023 presso il carcere di Milano-Opera le telecamere nell'area ove era detenuto Oumar fossero spente, precisando i motivi e le tempistiche di tale disattivazione; se risulti se siano state scattate delle fotografie al detenuto nel momento del suo ritrovamento in cella il 19 ottobre e se sia stato effettuato su Oumar Dia un esame tossicologico una volta giunto nell'ospedale di Rozzano.
(3-00909)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera Cipess del 15 febbraio 2022 venivano assegnate risorse FSC 2021-2027 al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per un importo complessivo di 4.680,085 milioni di euro;

   tra gli interventi finanziati figurava l'autostrada Siracusa-Gela, 2° tronco: Rosolini Ragusa: Lotto 9 Scicli, per un importo assegnato di 350 milioni di euro, con progettazione esecutiva in corso;

   da notizie di stampa locale si apprende dell'ennesimo stop nell'iter di completamento della Siracusa-Gela, dovuto al definanziamento del tratto autostradale Modica-Scicli, per il quale occorrerebbe rimpinguare il finanziamento di ulteriori 100-150 milioni, a causa dell'aumento dei costi delle forniture, a fronte dei 350 disponibili per indire la relativa gara;

   in legge di bilancio, il Governo ha previsto la riduzione del contributo dello Stato alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina attraverso una vera e propria sottrazione di risorse per 1,3 miliardi di euro alla Sicilia e 300 milioni di euro alla Calabria dal fondo di sviluppo e coesione;

   tuttavia non risultano ben chiare, all'interrogante, le conseguenze di tale operazione, per la quale si chiede la massima trasparenza, soprattutto nei confronti dei siciliani che meritano risposte chiare e concrete su un'opera che aspetta di vedere la luce da troppo tempo ormai –:

   se e in che termini tale operazione arrecherà un pregiudizio al completamento dell'autostrada in questione e, più in generale, a quali altri interventi sull'isola verranno eventualmente sottratti i finanziamenti;

   se e con quali iniziative immediate il Governo intenda far fronte alla problematica relativa all'aumento dei costi delle forniture per il completamento dell'autostrada de qua.
(3-00910)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI, VACCARI e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono recentissime le denunce circa lo stato dei ritardi nel ripristino e nel completamento delle infrastrutture viarie in Gallura, un territorio particolarmente vilipeso sul piano degli investimenti in viabilità, i cui cittadini subiscono condizioni di disagio che diventano inaccettabili nel periodo turistico durante il quale la popolazione decuplica la presenza;

   in particolare la conclusione della Olbia-Sassari e il ripristino delle strade sono ancora bloccate dopo la disastrosa alluvione del 2013 che aveva colpito il nord-est dell'isola;

   per la Olbia-Sassari (SS 729) i cui lavori sono stati iniziati nel 2012, gli impegni assunti da Anas e regione solo un anno fa prevedevano la conclusione dei lotti incompleti, il lotto 2 e il lotto 5 entro il 31 dicembre 2023, ma a oggi i cantieri sono ancora incompleti e tenuti aperti da Anas;

   anche per la strada provinciale denominata Monte Pino, i lavori di Anas affidati all'impresa Italiana costruzioni era prevista la conclusione per il 31 dicembre 2023, mentre a oggi il cantiere è bloccato senza che si conosca la motivazione e i tempi di ripresa;

   sono altresì sconosciute le condizioni dei cantieri della Olbia Arzachena e della Olbia Tempio, un'altra arteria vitale la cui interruzione dovuta al crollo di un ponte durante l'alluvione del 2013, non ha visto conclusione, mentre per la Olbia-Arzachena è previsto un tracciato ex novo anch'esso affidato ad Anas –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questi fatti;

   quali siano le motivazioni alla base del mancato raggiungimento dell'obiettivo di chiusura dei cantieri della Olbia-Sassari e della strada di Monte Pino prevista per il 31 dicembre 2023 e quali siano le nuove possibili date di completamento dei lavori e di riconsegna dei cantieri alla popolazione;

   quali siano le condizioni operative e i tempi di avvio dei cantieri per la Olbia-Arzachena e di ripristino della Olbia-Tempio.
(5-01805)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con interrogazione a risposta scritta n. 4-01534 del 6 settembre 2023 è stata evidenziata la situazione di criticità riguardante la realizzanda circonvallazione ferroviaria AC/AV di Trento, in particolare, a seguito dell'ordinanza del 29 luglio 2023 della procura della Repubblica di Trento che ha posto sotto sequestro circa un ettaro di superficie all'interno del cantiere;

   i lavori della nuova circonvallazione ferroviaria, infatti, insistono su di un Sin, un'ex area industriale pesantemente inquinata, posta sotto sequestro dalla magistratura per presunto disastro ambientale e inquinamento;

   risulta all'interrogante che Rfi non abbia mai ottemperato ad alcuna delle prescrizioni collegate al progetto del bypass ferroviario in ordine alle aree di Trento Nord. Inoltre, l'assenza di idonei finanziamenti per la realizzazione delle bonifiche delle aree all'interno del Pfte andato a gara, ha reso sempre più concreto il superamento dei termini previsti dal Pnrr per il completamento della circonvallazione e, dunque, la conseguente perdita del contributo dell'Unione europea;

   le medesime preoccupazioni sono state prospettate con l'interrogazione scritta n. E-003078/2023 alla Commissione europea a firma dell'eurodeputata Sabrina Pignedoli, nella quale viene dato ormai per assodato che l'opera non sarà conclusa entro il termine fissato a giugno 2026, non essendo stati finora avviati i lavori di scavo per la realizzazione della galleria di 25 chilometri. Inoltre, nell'atto ispettivo viene evidenziata l'inerzia della società Rfi, che non intende procedere alle bonifiche ambientali dei terreni, ponendosi in violazione del principio di «non arrecare un danno significativo» all'ambiente, il cui rispetto deve essere garantito da ogni Stato membro, come confermato nella risposta del Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis;

   ancorché non ancora ufficiale, dunque, sembra che il bypass di Trento non sarà più finanziato con i fondi del Pnrr, ma – a detta del Governo – per mezzo di altri fondi;

   secondo quanto risulta all'interrogante, allo stato attuale sono già state sostenute talune spese per la realizzazione dell'opera (come ad esempio per l'acquisto delle frese) –:

   quali siano i costi finora sostenuti e se gli stessi saranno contabilizzati sul Pnrr o se, viceversa, occorreranno differenti coperture finanziarie;

   quali siano le risorse sostitutive al Pnrr che si intenderanno destinare all'attuazione del progetto della circonvallazione di Trento e secondo quale cronoprogramma esecutivo si intenda procedere;

   mediante quali precauzioni per la salute dei cittadini si intenda superare le suesposte criticità di natura ambientale afferenti in particolare alla necessaria movimentazione di diverse tonnellate di terra pesantemente inquinata al fine di evitare l'allargamento del Sin.
(4-02104)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende a Massa, un giovane è stato denunciato per aver ricoperto alcune svastiche e croci celtiche realizzate sui muri del parcheggio dell'ex mercato coperto;

   agli inizi di dicembre 2023, infatti, qualcuno ha realizzato diversi simboli e frasi riferite al nazifascismo, a firma di una fantomatica «Massa fascist crew» (squadra fascista massese) e allora il giovane, vedendo che quelle svastiche non venivano rimosse, dopo diversi giorni ha deciso di prendere l'iniziativa e di adoperarsi per rimuoverle, coprendo con una bomboletta spray quei segni;

   il giovane è stato identificato tramite il sistema di videosorveglianza e per lui è scattata una denuncia per imbrattamento di spazio pubblico che comporta una sanzione amministrativa pecuniaria e fino a sei mesi di reclusione;

   soltanto dopo l'iniziativa del ragazzo il comune di Massa è intervenuto per ricoprire quei simboli che richiamano il nazifascismo;

   dopo la denuncia ricevuta dal giovane, un centinaio di persone, tra cui l'Anpi di Massa, ha organizzato un flashmob al parcheggio dell'ex mercato e ha realizzato un murales dedicato alla Resistenza, denunciando come a Massa, da diversi mesi, se non da anni, la situazione sia diventata inaccettabile dal momento che la città è piena di scritte omofobe, fasciste e naziste;

   a parere dell'interrogante le istituzioni locali, in ogni città o paese, dovrebbero avere l'accortezza di intervenire direttamente per rimuovere simboli e scritte offensive, razziste, omofobe e che richiamano il periodo più buio della nostra storia, come i simboli del nazifascismo, e soprattutto è inaccettabile che chi si è fatto carico al posto delle istituzioni, di far rispettare la Costituzione e cancellare quei simboli, venga denunciato;

   esiste infatti, a parere dell'interrogante, una differenza che non può essere ignorata fra chi disegna una svastica ed esalta il nazifascismo e chi cerca di cancellarla difendendo i valori costituzionali della nostra Repubblica e gli autori non possono ricevere lo stesso trattamento;

   denunciare chi ha ricoperto scritte nazifasciste appare all'interrogante un'iniziativa sproporzionata e assolutamente fuori luogo, specialmente quando troppo spesso quei simboli e quelle frasi inneggianti al nazifascismo e realizzate da organizzazioni neofasciste permangono sui muri delle nostre città senza che vengano tempestivamente rimosse;

   solo dopo l'annuncio di questo atto ispettivo e le polemiche pubbliche sollevate a Massa, gli autori delle svastiche sono stati individuati e denunciati dalle forze dell'ordine;

   occorre dunque, a parere dell'interrogante, rivolgere un'attenzione particolare e scegliere le iniziative più efficaci contro tutte le manifestazioni nostalgiche e apologetiche del periodo e del pensiero nazifascista –:

   se il Ministro interrogato, attraverso le prefetture e le questure, non intenda promuovere presso i comuni attività per monitorare, intervenire e rimuovere tempestivamente scritte e simboli che inneggiano o richiamano il nazifascismo presenti sui muri delle città;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano rafforzate le attività di prevenzione rispetto al persistere di iniziative e manifestazioni tese a propagandare un'idea nostalgica del periodo nazifascista.
(4-02106)


   ROMANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il termine baby gang si fa riferimento a gruppi composti da meno di 10 ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 17 anni che si contraddistinguono per una azione criminosa stabile nel tempo, con commissione di reati gravi, una prolifica attività sui social network ed il controllo del territorio;

   si riscontra che il fenomeno sia radicato indistintamente in tutta Italia con alcune differenze sulla composizione dei gruppi: se da una parte nel Nord Italia i gruppi sono composti in maggioranza da stranieri di prima o seconda generazione, dall'altra nel Sud Italia sono maggiormente composti da italiani provenienti da situazioni socio economiche di disagio e marginalità;

   si registra, rispetto all'ultimo decennio, una evoluzione dei reati commessi dagli adolescenti sia in gruppo sia da soli che si distinguono per una crescente efferatezza, violenza gratuita ed insensatezza di alcune condotte;

   secondo i dati 2022 riportati dalla Direzione centrale della polizia criminale i delitti, compiuti da minori di 18 anni, sono aumentati rispetto agli anni precedenti del 14 per cento;

   nello specifico si registra un aumento del 50 per cento sulle denunce per percosse, ed aumento del 75 per cento sulle rapine;

   uno studio del centro di ricerca universitario sulla criminalità organizzata ha evidenziato come: «la pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi, causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale. Questa situazione si innesta in contesti già critici con significanti livelli di abbandono scolastico e difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro»;

   il fenomeno delle baby gang è radicato soprattutto nelle città metropolitane dove i cittadini nell'ultimo anno hanno riscontrato un aumento del livello di percezione di insicurezza, generalizzata in quanto colpisce vittime di ogni età ed estrazione sociale;

   a Milano, negli ultimi due anni, è aumentato il rischio di essere derubati o rapinati a tal punto da far diventare la città metropolitana la settima provincia con il numero più elevato di denunce. In particolare il primato è dovuto all'aumento dei crimini che avvengono per strada come scippi o piccoli furti;

   a Palermo l'8 gennaio 2024 un uomo è stato accoltellato solo per aver sorpreso un gruppo di ragazzini intento a rubare una bici, un episodio che segue due sparatorie avvenute nel mese di dicembre 2023 in pieno centro città, nella via maggiormente frequentata dai giovani palermitani;

   a dicembre una maxi operazione della polizia effettuata nelle città di Palermo, Arezzo, Bari, Catania, Genova, Milano, Modena, Napoli, Pescara, Reggio Emilia, Rovigo, Salerno e Verona, ha portato all'arresto di 41 persone, di cui 4 minori, ed alle denunce di 74 persone, di cui 24 minori. Nel medesimo contesto sono state identificate, complessivamente, 6.342 persone, di cui 2.287 minori;

   va considerata la necessità di garantire il diritto dei cittadini di poter godere in serenità di tutte le strade della propria città –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative, tra cui un ampliamento del progetto «strade sicure», intenda attuare.
(4-02107)


   GIOVINE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è stata annunciata una manifestazione per il prossimo 20 gennaio 2024 a Vicenza dai centri sociali del Nordest, tra i quali il Bocciodromo, al fine di contestare la presenza del padiglione israeliano a Vicenzaoro;

   tale manifestazione, ad avviso dell'interrogante, ha l'intento di diffondere un clima pregiudizievole di propaganda e di mistificazioni con una chiara volontà discriminatoria, sia di odio razziale che di odio religioso, nei confronti dei cittadini israeliani;

   l'antisemitismo e l'avversione nei confronti di Israele e del suo popolo non possono avere diritto di cittadinanza, tanto più nel contesto della Fiera dell'Oro, che vedrebbe la città di Vicenza ferita nella sua identità, nei suoi valori ed esposta a un grave danno d'immagine internazionale;

   il 9 gennaio 2024, il Ministro dell'interno Matteo Piantedosi ha dichiarato in audizione alla Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza che, dal 7 ottobre al 31 dicembre 2023, si sono verificati 135 episodi di antisemitismo su tutto il territorio nazionale, dalle scritte sui muri agli striscioni anti-Israele, dai danneggiamenti fino ad arrivare agli insulti durante i cortei;

   Vicenzaoro rappresenta un appuntamento in costante crescita, dove la città di Vicenza si eleva a vetrina globale dell'eccellenza, del made in Italy, della bellezza e dell'ospitalità per migliaia di persone provenienti da tutto il mondo e una concreta opportunità per il tessuto produttivo e commerciale vicentino che non può essere ostaggio dell'intolleranza della sinistra radicale –:

   se non vi siano a suo giudizio gli estremi per non autorizzare la manifestazione sopracitata nei giorni di Vicenzaoro.
(4-02111)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   anche quest'anno migliaia di docenti di ogni ordine e grado che hanno accettato supplenze brevi, ovvero hanno prestato servizio non annualmente o fino al termine delle lezioni, si ritrovano da mesi senza aver percepito la retribuzione spettante dall'inizio dell'anno scolastico;

   tale problematica è causata, ancora una volta, dall'inefficienza burocratica del nostro Paese, in quanto, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 31 agosto 2016, per pagare una supplenza breve bisogna coinvolgere tre sistemi informativi: uno del Ministero dell'istruzione e del merito (Sidi) e due del Ministero dell'economia e delle finanze (NoiPA e sistema spese della Ragioneria generale dello Stato);

   in caso di incapienza delle risorse, il pagamento delle rate dei contratti della scuola che gravano sul capitolo incapiente viene sospeso, dando vita ad una serie di attese e ritardi che non garantiscono una puntuale e legittima retribuzione a tutti quei lavoratori che tutti i giorni contribuiscono al regolare funzionamento del sistema scolastico nazionale;

   secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano in un articolo del 13 dicembre 2023, fonti governative avevano promesso di accreditare tutti i soldi arretrati per il periodo lavorativo settembre-dicembre entro la fine del mese di dicembre, ma così non è stato e la mancanza di sicurezza economica, soprattutto durante le festività natalizie appena trascorse, continua ad accentuare la fragile condizione economica e sociale di questi docenti ormai avvezzi alla precarietà;

   da un successivo articolo de Il Fatto Quotidiano del 5 gennaio 2024, si legge come il capo Dipartimento per le risorse umane, finanziare e strumentali del Ministero dell'istruzione e del merito, Jacopo Greco, abbia annunciato un avvenuto accordo tra il Ministero dell'istruzione e del merito e il Ministero dell'economia e delle finanze per un'assegnazione straordinaria di circa 15 mila pagamenti che avverrà l'11 gennaio, tre giorni dopo l'effettiva ripresa delle lezioni dalle festività natalizie;

   il fenomeno dei ritardi nei pagamenti degli stipendi dei supplenti brevi si ripete da anni e, a quanto consta all'interrogante, non è prevista ad oggi una soluzione strutturale che risolva definitivamente il problema, ma soltanto emissioni straordinarie in forte ritardo rispetto al diritto costituzionalmente garantito di ricevere una retribuzione dignitosa ed erogata in tempi puntuali per il lavoro svolto con impegno e dedizione –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere affinché il problema del mancato pagamento delle supplenze brevi venga definitivamente risolto non solo per l'anno scolastico in corso, ma strutturalmente anche per gli anni scolastici successivi affinché si possa garantire il pieno godimento del diritto di percepire una retribuzione regolare e concomitante al lavoro prestato.
(5-01801)


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 21, commi 4-bis e 4-bis.1 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito con modificazioni dalla legge 10 agosto 2023, n. 112, le istituzioni scolastiche impegnate nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) possono assumere personale amministrativo e tecnico aggiuntivo assunto con incarichi temporanei, inizialmente previsti fino al 31 dicembre 2023;

   successivamente, l'articolo 20-bis del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, ha disposto una proroga per i contratti relativi all'assunzione di 3.166 assistenti tecnici e amministrativi fino al 30 giugno 2026, essendo gli oneri di spesa coperti a valere su risorse del PNRR, mentre per quanto concerne i collaboratori scolastici, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 326, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, gli incarichi sono stati prorogati fino al 15 aprile 2024;

   pertanto, le istituzioni scolastiche possono, nell'ambito della propria autonomia, porre a carico del PNRR esclusivamente le spese per il personale amministrativo e tecnico a tempo determinato effettivamente impegnato nell'attuazione degli interventi del PNRR «nei limiti della percentuale delle spese generali dell'investimento, in misura non superiore al 10 per cento del correlato finanziamento PNRR, ovvero dei costi indiretti»;

   tuttavia, nell'attuazione delle sopracitate disposizioni da parte delle istituzioni scolastiche, sono emerse numerose criticità rispetto all'effettiva disponibilità delle risorse individuate, in quanto esse sono state già in parte o del tutto impegnate al fine di avviare le attività individuate dai progetti PNRR già contrattualizzati;

   da tale quadro emerge una chiara disparità di trattamento tra i collaboratori scolastici, che potranno beneficiare di una proroga dei propri contratti, e gli assistenti tecnici e amministrativi, che, al contrario, corrono il rischio di perdere l'incarico perché nonostante i contratti cessino il 30 giugno 2026, tale proroga sarà garantita soltanto dall'effettiva disponibilità dei fondi di ciascuna istituzione scolastica;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché vengano prorogati i contratti del personale tecnico e amministrativo assunto ai sensi dell'articolo 21, comma 4-bis (organico PNRR) e comma 4-bis.1 (organico agenda Sud), individuando risorse aggiuntive che non dipendano dall'effettiva capacità di spesa della singola istituzione scolastica.
(5-01802)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con il PNRR sono state stanziate risorse per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento, per la creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro e per promuovere un programma di formazione alla transizione digitale del personale scolastico;

   le scuole hanno potuto aderire ai singoli progetti di investimento e, a tal fine, è stata data la facoltà ad ogni Istituto Scolastico di poter richiedere ed usufruire di una unità aggiuntiva di personale A.T.A. e, nello specifico, di un collaboratore scolastico o di un assistente tecnico o di un assistente amministrativo;

   sono state assunte circa 9.000 unità di personale scolastico grazie al piano agenda Sud (dal 16 gennaio 2023) e al PNRR (dal 1° novembre 2023), con scadenza contratto prevista per il 31 dicembre 2023 grazie alle risorse stanziate dal decreto PA-bis (legge n. 112 del 2023);

   la legge n. 191 del 2023 del 17 dicembre 2023 ha previsto la possibilità di prorogare i 3.166 assistenti assunti (tecnici ed amministrativi), corrispondenti alle uniche due figure professionali previste per i progetti PNRR sino al 30 giugno 2026, con incarichi conferiti per singoli anni scolastici;

   i collaboratori scolastici, invece, sono stati inseriti nella previsione della legge di bilancio 2024, con proroga assicurata sino al 15 aprile 2024 e con risorse a carico dello Stato;

   tuttavia, in data 28 dicembre 2023, il Ministero competente ha diramato una nota ministeriale (prot. n. 3919) con la quale ha inteso differenziare la figura del collaboratore scolastico rispetto a quella dell'assistente (tecnico ed amministrativo) sia per ciò che riguarda il personale assunto con il piano agenda Sud che per quello PNRR: i collaboratori scolastici sono stati prorogati «di diritto» al 15 aprile 2024 grazie ai fondi previsti nella legge di bilancio, mentre per gli assistenti tecnici ed amministrativi si è previsto, in sintesi, che le istituzioni scolastiche, se lo riterranno necessario, potranno attivare nuovi incarichi in favore del personale già assunto, curando la parte burocratica nonché fiscale (buste paga, cedolini, e altro) ed attingendo dai fondi PNRR di ulteriori e ben specificati progetti (1.4, 2.1, 3.1) nei limiti del 10 per cento del correlato finanziamento PNRR ovvero dei costi indiretti;

   questa decisione ha generato notevoli criticità: gran parte delle scuole ha scelto di non rinnovare i contratti del personale tecnico e amministrativo e, molte altre, si trovano a vivere una situazione di estrema confusione. Le preoccupazioni riguardano molteplici aspetti: i fondi sono insufficienti o già impegnati, la gestione contrattuale e fiscale del personale è posta interamente a carico della scuola che si ritroverebbe oberata di ulteriori e complessi adempimenti, per non parlare delle criticità inerenti la natura dei nuovi contratti e la loro classificazione in tema di tutele, diritti e normativa da applicare nonché la mancanza di chiarezza sui vincoli e i termini contrattuali;

   la nota ministeriale ha previsto, di fatto, una gravissima disparità di trattamento tra le figure del personale Ata: da un lato i collaboratori scolastici garantiti e tutelati e dall'altro gli assistenti tecnici ed amministrativi prorogati solo teoricamente e, di fatto, rimasti senza lavoro e senza alcuna certezza;

   si segnalano anche le conseguenze inevitabili nella fase dell'espletamento dei progetti PNRR negli istituti scolastici che saranno destinatari di ingenti fondi europei PNRR, ma non avranno personale qualificato per attuare i progetti previsti dal piano –:

   come intenda affrontare le gravi criticità generate dalla distinzione prevista in termini di proroghe tra le diverse figure del personale Ata, dovendo le tre figure professionali essere gestite e tutelate equamente poiché tutte necessarie al corretto espletamento dei progetti PNRR negli istituti scolastici e poiché tutto il personale Ata merita pari considerazione, diritti ed opportunità.
(5-01803)


   CASO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in Italia ogni anno scolastico è caratterizzato dal dibattito sul significativo aumento dei docenti precari, considerata una vera e propria emergenza a causa della scarsa copertura degli insegnanti di ruolo (nel 2023 appena il 50,06 per cento dei posti disponibili è stato coperto dalle assunzioni effettuate) e al drastico aumento dei contratti a tempo determinato (divisi tra contratti annuali di 12 mesi e contratti solamente fino al termine delle attività previste per giugno);

   per ovviare al problema, dopo anni di attese, nel luglio 2020 vennero banditi due concorsi ordinari in tutte le regioni e per quasi tutte le classi di concorso, uno per infanzia e primaria (D.D. n. 498 del 2020) e uno per la secondaria (D.D. n. 449 del 2020). A questi due si aggiunse il concorso Stem 2022 (D.D. n. 252 del 31 gennaio 2022), rivolti a laureati in possesso di 24 crediti universitari in discipline pedagogiche e didattiche e con l'obiettivo di stabilizzare i docenti precari e reclutare nuovo personale;

   dal risultato di tale selezione vennero stilate graduatorie di merito, originariamente di validità biennale, poi trasformate ad esaurimento dall'articolo 20, comma 2 del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, convertito con modificazioni dalla legge 10 agosto 2023, n. 112 (cosiddetto decreto-legge PA-bis);

   tuttavia, la sopracitata disposizione specifica che «a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, tali graduatorie siano utilizzate nei limiti delle facoltà assunzionali residuali rispetto alle immissioni in ruolo necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR. La disposizione non si applica ai concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione». In altre parole, a coloro che risultano idonei al concorso 2020 e a concorso Stem 2022 saranno attribuiti eventuali posti «in coda» rispetto alle nuove procedure concorsuali PNRR;

   per garantire un'assunzione celere di docenti abilitati e già selezionati i concorsi del PNRR si sarebbero potuti bandire solo per quelle classi di concorso nelle regioni dove non vi fossero più docenti da attingere dalle graduatorie di merito del concorso ordinario 2020 e Stem 2022;

   accelerare con le assunzioni in ruolo e coprire tutti i posti vacanti dovrebbe essere l'obiettivo primario del Ministero, che proprio sulla valorizzazione del merito ha voluto porre l'accento in sede di modifica della denominazione dello stesso, mentre ad oggi coloro che sono meritatamente in attesa dell'assunzione in ruolo stanno lavorando come precari e verranno posti «in coda» ai nuovi assunti, riducendo brutalmente le speranze di ottenere una stabilizzazione ed una tutela in tempi accettabili –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le iniziative necessarie affinché nel nuovo procedimento di immissione in ruolo dei docenti venga data priorità, e quindi non soltanto in maniera residuale, agli idonei del concorso ordinario 2020 e Stem 2022.
(5-01804)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   BARZOTTI, SCUTELLÀ e FEDE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il settore della vigilanza privata in Italia consta di 1600 imprese e 65 mila dipendenti;

   negli ultimi anni il settore ha subito un forte cambiamento che ha, di fatto, mutato le prospettive e l'operatività degli istituti così come il ruolo delle guardie particolari giurate e degli operatori dei servizi fiduciari. Gli incaricati, infatti, sono sempre più spesso impegnati in attività ausiliaria di prevenzione e sicurezza per la tutela del patrimonio pubblico e privato;

   nonostante ciò, i lavoratori e le lavoratrici vivono una condizione di profonda frustrazione in quanto spesso il rapporto di lavoro presenta gravi problemi inerenti ai termini e alle condizioni della prestazione lavorativa;

   i salari sono estremamente bassi, il che ha addirittura portato al commissariamento di alcune delle principali società di vigilanza, come Securitalia e Cosmopol. Rispetto a queste ultime il commissariamento è cessato con l'impegno a aumentare nel giro di tre anni le retribuzioni;

   tuttavia, da un lato, l'aumento salariale non risolve il problema perché i salari restano bassi rispetto al costo della vita e non tutte le società applicheranno gli aumenti, dall'altro – stando alle segnalazioni scritte e orali che puntualmente arrivano agli interroganti da varie parti d'Italia – alcune società pagano lo stipendio mensile in ritardo rispetto all'impegno contrattuale, con grave disagio – se non danno – per i lavoratori. A titolo esemplificativo, la società Cosmopol dovrebbe liquidare il corrispettivo il giorno 15 di ogni mese, ma al 18 del mese di dicembre 2023, ancora alcuni dipendenti erano senza stipendio e senza la tredicesima mensilità;

   alla questione salariale, si aggiungano le precarie condizioni di lavoro che i lavoratori pongono all'attenzione con messaggi molto allarmanti che riguardano il mancato rispetto di presidi di tutela fondamentali come, ad esempio, il rispetto della legge n. 104 del 1992 e i tempi di pausa e riposo (con conseguente violazione della normativa in materia di sicurezza sul lavoro) –:

   se siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per tutelare in modo effettivo i lavoratori del settore.
(3-00907)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARZOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Cooperativa produttori suini Prosus, società cooperativa agricola sita in Vescovato (CR), via Malta, occupa – esclusi gli agricoli – 348 soci lavoratori nel settore della macellazione di suini, commercio e lavorazione delle carni, di cui solo 24 a tempo indeterminato (come da visura camerale dell'8 gennaio 2024 – dato aggiornato il 30 settembre 2023);

   la cooperativa ha avviato nel giugno del 2021 una procedura di composizione negoziata della crisi ed è in attesa di omologa dell'accordo di ristrutturazione;

   da quel che si apprende dalle notizie di stampa e dai lavoratori, Prosus, per ridurre il costo del lavoro, si è avvalsa per anni anche di circa 80 lavoratori in appalto, soci di altre cooperative Dharma, Dharma Onlus e 3T, con applicazione del Ccnl multiservizi;

   nella reale e concreta probabilità di perdere il proprio posto di lavoro a seguito della crisi aziendale, a far data dal 16 ottobre 2023 i lavoratori delle cooperative in appalto e le loro famiglie sono in presidio permanente presso Prosus, anche arrampicati sulle attrezzature produttive;

   a oggi, non vi è stata alcuna proposta aziendale per rispondere alle istanze dei lavoratori in sciopero –:

   se non intenda promuovere un tavolo nazionale di confronto tra i lavoratori in sciopero e l'azienda, al fine di poter garantire il diritto al lavoro e al mantenimento dell'occupazione anche ai lavoratori in appalto.
(5-01800)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra le attività necessarie per garantire una corretta presa in carico del paziente oncologico, rientra lo screening precoce dello stato nutrizionale, fondamentale per la riuscita delle terapie oncologiche e per aumentare il tasso di sopravvivenza dei pazienti, in quanto finalizzate alla prescrizione di supporti nutrizionali specifici per chi non riesce, a causa della malattia, ad alimentarsi normalmente;

   gli alimenti a fini medici speciali (Afms), tra i quali i supplementi nutrizionali orali (Ons), attualmente disciplinati dal Regolamento (UE) 2016/128, sono volti al trattamento nutrizionale di soggetti affetti da patologie che determinano difficoltà ad alimentarsi adeguatamente, utilizzando i comuni alimenti;

   i tumori maggiormente correlati alla malnutrizione sono quelli del distretto testa-collo, del tratto gastroenterico superiore e inferiore e dei polmoni;

   come riportato dal documento scientifico redatto da Alleanza contro il cancro (Acc) nel luglio 2022, circa il 50 per cento dei pazienti oncologici è a rischio malnutrizione e questa viene riscontrata nel 30 per cento dei pazienti già a partire dalla prima diagnosi;

   la malnutrizione per difetto, una vera e propria «malattia nella malattia», può infatti condurre, nei soggetti più fragili, a un aumento di 2,6 volte del tasso di mortalità dei pazienti, di tre volte il tasso di complicanze e del 30 per cento la durata della degenza rispetto ai pazienti con uno stato nutrizionale nella norma, con un conseguente aumento dei costi a carico del Sistema sanitario nazionale (Ssn). Tuttavia, la malnutrizione spesso non viene riconosciuta per tempo e, dunque, non viene nemmeno affrontata con le dovute attenzioni né tantomeno prevenuta;

   a fronte di questi dati, emerge come per migliorare i tassi di guarigione dal cancro è fondamentale garantire a tutti i malati un adeguato supporto nutrizionale, e che questo sia economicamente vantaggioso per il sistema sanitario, che potrebbe vedere una ottimizzazione delle proprie spese, con una diminuzione del numero degli accessi in pronto soccorso e una riduzione dei ricoveri e delle degenze;

   il Ministero della salute nel 2017 ha pubblicato le «Linee di indirizzo sui percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici», approvate dalla conferenza Stato-regioni nel 2018, nel quale si sottolinea l'importanza e la necessità di inserire nei Pdta oncologici un'immediata valutazione dello stato nutrizionale del paziente, che deve essere effettuata in maniera immediatamente successiva alla diagnosi di tumore;

   i contenuti di tali linee guida non risultano applicati in modo omogeneo nelle regioni e spesso si assiste a una disparità di trattamento che porta alla mancata o ritardata visita da parte degli specialisti;

   solamente alcune regioni erogano a carico dei propri sistemi sanitari regionali queste tipologie di prodotti nutrizionali, creando di fatto una sostanziale disparità di trattamento sul territorio italiano;

   numerose associazioni pazienti e associazioni scientifiche richiedono da tempo l'inserimento per specifiche categorie di pazienti oncologici di tali prodotti nei livelli essenziali di assistenza (Lea), provvedendo anche a presentare apposite richieste alla Commissione ministeriale competente –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare urgenti iniziative di competenza, al fine di rendere più efficaci le terapie salvavita introducendo la rimborsabilità degli Ons nei Lea anche per i pazienti affetti da tumore allo stomaco, pertanto gastrectomizzati, e per i pazienti affetti da tumore testa-collo;

   se, in attesa dell'introduzione della rimborsabilità degli Ons nei Lea per le suddette categorie di pazienti oncologici, non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per istituire uno specifico fondo volto a garantire screening nutrizionali gratuiti, appena diagnosticata la patologia tumorale, nonché la rimborsabilità da parte del Ssn di questi supplementi nutrizionali in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale anche fuori dal setting ospedaliero;

   se, nel corso della fase di formazione degli oncologi, non si ritenga utile ed importante rafforzarne le competenze in ambito nutrizionale.
(5-01806)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Perrino di Brindisi è un ospedale di II livello che è stato – nell'ambito della generale situazione drammatica della sanità pugliese – più volte oggetto di atti di sindacato ispettivo da parte dell'interrogante, finalizzati alla verifica e al controllo del verificarsi di situazioni di inefficienza ma soprattutto per denunciare la grave carenza di risorse umane, strumentali e finanziarie: si richiama, in tal senso, l'interrogazione a risposta immediata n. 3-00108 del 17 gennaio 2023 e, per quanto riguarda in particolare le condizioni dell'ospedale Perrino, si richiama l'interpellanza n. 2-00030 del 7 dicembre 2022;

   l'ultimo episodio, in senso temporale, riguarda la morte di un paziente di 39 anni dovuta alla mancanza, nella struttura, della radiologia interventistica, una fondamentale branca specialistica salva-vita;

   i pazienti dell'ospedale Perrino – così come è successo al 39enne deceduto che è rimasto 3 ore in attesa di essere trasferito a Taranto – devono attendere, anche quando in condizioni gravissime, che si rendano disponibili i servizi degli ospedali Vito Fazzi di Lecce o Santissima Annunziata di Taranto;

   l'ospedale Perrino versa in condizioni disastrose e l'Azienda sanitaria locale di Brindisi non riesce a risolvere i problemi strutturali del servizio, nella evidente incapacità, ad avviso dell'interrogante, della regione Puglia di esercitare il ruolo di guida, controllo e sostegno che le competerebbe;

   è evidente che la situazione non è più accettabile e ha raggiunto l'acme della crisi e che si rende necessario – al fine di assicurare il diritto alla salute dei cittadini pugliesi – l'intervento del Governo nazionale per verificare la conduzione della sanità pubblica nella provincia di Brindisi e in tutta la Puglia;

   al di là dello specifico grave episodio qui richiamato resta la situazione di emergenza della sanità pugliese e dei pronto soccorso che sta determinando, tra carenza di personale ed errori organizzativi della rete sanitaria, la rarefazione dei servizi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato ritenga di dover adottare, per quanto di competenza, in considerazione della gravità dei fatti riportati in premessa, per evitare il ripetersi di episodi così drammatici e per porre fine alla mala gestione della sanità pugliese, valutando anche la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo.
(4-02108)


   DORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dei pronto soccorso è ormai da tempo preoccupante in molte delle regioni italiane, tra cui la Lombardia, susseguendosi ormai svariati episodi di disservizio a danno dei cittadini;

   come si apprende da notizie di stampa, 1° gennaio 2024 si è verificato un episodio di disservizio presso il pronto soccorso dell'ospedale di Treviglio, in provincia di Bergamo, che ha coinvolto un malato oncologico;

   dalle testimonianze della figlia si evince che l'uomo, sentitosi male nel pomeriggio del 1° gennaio, è stato portato in ambulanza presso il pronto soccorso e avrebbe ricevuto dal personale il codice arancione;

   nonostante l'appurata gravità della situazione dell'uomo, il cittadino sarebbe rimasto in sala d'attesa per oltre otto ore senza alcun tipo di cura e assistenza da parte del personale sanitario;

   solo dopo la protesta dei familiari, il paziente oncologico è stato ricoverato per tenerlo in osservazione;

   nonostante la regione Lombardia a luglio 2023 abbia varato un piano di riordino annunciando interventi per ridurre i tempi di permanenza in pronto soccorso nei fatti, a distanza di mesi, le criticità non sono affatto migliorate;

   secondo quanto rivelato a fine dicembre dal sistema di sorveglianza Passi d'Argento dell'istituto superiore di sanità, tra il 2020 e il 2022, il 24 per cento degli ultra sessantacinquenni italiani ha rinunciato a una visita medica o un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno a causa soprattutto delle estenuanti liste d'attesa o per problemi comunque di tipo organizzativo;

   a dicembre 2023 il XXI rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità («Nel labirinto della cura»), ha evidenziato che, a causa dei lunghi tempi di attesa, e della mancata copertura da parte del servizio sanitario di alcune prestazioni, i cittadini siano costretti a sostenere spese private: il 67,8 per cento per visite specialistiche effettuate in regime privato o in intramoenia; il 60,9 per cento per l'acquisto di parafarmaci; il 55,4 per cento per esami diagnostici; il 46,7 per cento per la cosiddetta prevenzione terziaria;

   la conferenza Stato/regioni ha approvato il 1° agosto 2019 le «Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del Piano di gestione del sovraffollamento in Pronto Soccorso». Nelle linee guida di triage è prevista l'assegnazione del codice di priorità come esito di una decisione infermieristica basata sugli elementi rilevati nelle fasi di valutazione che permettono di definire la priorità dell'accesso alle cure da attribuire al paziente in relazione alle sue condizioni cliniche, al rischio evolutivo, alla disponibilità delle risorse. Il sistema prevede 5 codici numerici di priorità (da 1, che risulta il più grave, a 5, il meno grave) e le regioni possono associare al codice numerico anche il codice colore. I pazienti con codice rosso (emergenza) devono essere visitati immediatamente, quelli con codice arancione (urgenza) entro 15 minuti, quelli con codice azzurro (urgenza differibile) entro 60 minuti, quelli con codice verde (urgenza minore) entro 120 minuti e quelli con codice bianco (non urgenza) entro 240 minuti;

   tuttavia secondo un'inchiesta di Altroconsumo, i tempi di attesa effettivi sono decisamente superiori a quelli previsti, soprattutto per codice arancione, che in media attendono 57 minuti per la visita, con punte anche di oltre due ore;

   il quadro preoccupante è stato confermato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, quando ha parlato delle «difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti» «con liste d'attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi» –:

   se il Ministro interrogato intenda far luce sulla preoccupante situazione dei pronto soccorso e dei relativi tempi di attesa in regione Lombardia, con particolare attenzione al pronto soccorso dell'ospedale di Treviglio, al fine di ovviare alle difficoltà che i cittadini stanno riscontrando nel proprio diritto alle cure sanitarie in tempi adeguati.
(4-02112)

TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale del 22 marzo 2023, recante «Disposizioni applicative per il riparto e l'erogazione delle risorse stanziate sul Fondo istituito dall'articolo 1, comma 611, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, destinate al potenziamento degli interventi finalizzati alla promozione dell'ecoturismo e del turismo sostenibile», il Ministero del turismo ha dato attuazione nella legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023;

   il fondo avrà una valenza pluriennale sul triennio 2023-2025 e una dotazione complessiva di 25 milioni di euro;

   dall'articolo dell'8 gennaio 2024, pubblicato da «il Fatto Quotidiano» con il titolo «L'ecoturismo di Santanchè: fondi a politici e risto-sushi», firmato da Leonardo Bison e Lorenzo Giarelli, emerge che il bando per la gestione del fondo sopra citato è carente di elementi oggettivi rispetto ai criteri per la partecipazione e alla definizione di cosa si intende per «ecoturismo». Ciò avrebbe comportato una inefficace gestione dei fondi che verranno impiegati non solo per gli agriturismi, i noleggi di biciclette, le passeggiate, ma anche per società di consulenza informatica, immobiliaristi, resort, ristoranti sushi, stabilimenti balneari, noleggi auto;

   tra i 169 progetti ammissibili ai finanziamenti, l'articolo evidenzia anche la presenza di un paio di beneficiari «politici». Ad Enoch Soranzo, segretario provinciale di Fratelli d'Italia a Padova e consigliere regionale in Veneto, sono stati riconosciuti ben 125 mila euro per il suo hotel nel comune di Selvazzano (Pd), mentre per il resort «Il Ciocco» di Marialina Marcucci, sorella di Andrea, più volte parlamentare con il Pd e oggi animatore dei LibDem, sono stati assegnati circa 200 mila euro;

   un'eventuale coinvolgimento diretto al riparto del fondo degli enti territoriali avrebbe potuto favorire il finanziamento di progetti più funzionali per sostenere l'ecoturismo nei territori con una migliore gestione delle risorse impegnate –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga opportuno intervenire con urgenza per modificare le disposizioni per il riparto delle risorse del fondo coinvolgendo insieme con le imprese direttamente gli enti locali, i comuni, le unioni montane e le comunità montane.
(3-00908)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Francesco Silvestri e altri n. 3-00899, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iaria.

  L'interrogazione a risposta scritta D'Orso e altri n. 4-02099, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sergio Costa.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Cappelletti n. 2-00277 del 22 novembre 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   AMBROSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da numerosi articoli di stampa locale, l'autovelox installato il 14 agosto 2022 da parte dell'amministrazione comunale a Pai di Torri del Benaco, in provincia di Verona, avrebbe irrogato, dal 14 agosto fino al 30 ottobre 2022, oltre 14 mila sanzioni amministrative pecuniarie e, per circa l'80 per cento dei casi, per motivazioni legate al superamento del limite di velocità avvenute soltanto per 10 chilometri orari in più rispetto ai 50 chilometri orari vigenti previsti in quel tratto di strada regionale;

   la collocazione dell'autovelox nel suesposto tratto, secondo quanto risulta all'interrogante, sta penalizzando fortemente i residenti dei comuni limitrofi, per la maggior parte lavoratori pendolari, che percorrono quotidianamente la strada statale 249 Gardesana Orientale;

   al riguardo, l'interrogante rileva come i medesimi articoli di stampa evidenzino anche del contemporaneo recapito (avvenuto a centinaia di automobilisti) di decine di contravvenzioni, notificate un'unica volta anche se effettivamente irrogate in giornate e/o mesi differenti;

   tali notifiche da un lato, impediscono agli automobilisti di essere a conoscenza della violazione stradale, dall'altro stanno causando prevedibili danni economici con la conseguente decurtazione dei punti della patente;

   l'interrogante evidenzia altresì che il 13 gennaio 2022 (ovvero 150 giorni successivamente all'installazione dell'autovelox) il medesimo comune di Torri del Benaco ha disposto il montaggio di ulteriori cinque cartelli che segnalavano la presenza dell'apparecchio (di cui due con luce lampeggiante) mentre prima l'autovelox risultava praticamente «occultato» da un'altra cartellonistica. Tuttavia il dispositivo ha funzionato ventiquattro ore su ventiquattro per cinque mesi senza tale cartellonistica aggiuntiva. L'interrogante segnala inoltre che il palo su cui si sorregge l'autovelox è stato impiantato ex-novo al margine della carreggiata, nel centro di un marciapiede, con conseguenti pericoli in caso di incidenti e problemi di intralcio per le carrozzine in uso alle persone diversamente abili;

   in relazione alle suesposte osservazioni, a giudizio dell'interrogante, la strada statale 249 Gardesana Orientale non possiede i requisiti previsti dalla vigente normativa, considerato che l'installazione degli autovelox fissi è consentita, secondo il nuovo codice della strada e in base a diverse sentenze della Corte di cassazione in materia, soltanto lungo le cosiddette «strade a scorrimento», ovvero carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico, ciascuna con almeno due corsie di marcia, ed una eventuale corsia riservata ai mezzi pubblici, regolate da semafori a tutti gli incroci e in aree per la sosta solo esterne alla carreggiata;

   l'interrogante rileva ancora come gli autovelox fissi possono essere autorizzati dalla prefettura esclusivamente a seguito di un sopralluogo (solitamente) da parte della polizia stradale, e soltanto previa dimostrazione che la strada sia effettivamente considerata pericolosa per l'incolumità degli automobilisti;

   risulta conseguentemente urgente e necessario, a parere dell'interrogante, avviare adeguate iniziative volte a verificare presunte irregolarità nell'installazione dell'autovelox suesposto, in considerazione delle numerose criticità che emergono e richiamate in precedenza –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se siano state effettuate analisi sull'incidentalità negli ultimi cinque anni nel tratto in cui è stato posizionato l'autovelox e, in caso affermativo, se non ritengano opportuno renderle note;

   se l'autovelox installato risulti essere effettivamente omologato da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano infine intraprendere, nel caso fossero accertate irregolarità nell'installazione e nel funzionamento dell'autovelox, considerato che, a parere dell'interrogante, emergono evidenti profili di criticità nella regolamentazione e nell'uso di tale strumentazione, posta in essere dall'ente locale citato.
(4-01231)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo in esame riguarda il funzionamento dell'autovelox installato nel tratto della strada regionale 249 (Gardesana orientale) che attraversa il centro abitato di Pai, una frazione del comune di Torri del Benaco, in provincia di Verona.
  Si osserva preliminarmente che, ai sensi dell'articolo 4, comma 2 del decreto-legge 20 giugno 2002, n. 121, gli autovelox possono essere installati sulle strade extraurbane secondarie e sulle strade urbane di scorrimento individuate con apposito decreto del Prefetto, dopo aver sentito gli organi di polizia stradale competenti per territorio e su conforme parere degli enti proprietari, «tenendo conto del tasso di incidentalità, delle condizioni strutturali, plano-altimetriche e di traffico per le quali non è possibile il fermo del veicolo senza recare pregiudizio alla sicurezza della circolazione, alla fluidità del traffico o all'incolumità degli agenti operanti e dei soggetti controllati».
  Per quanto riguarda, in particolare, la strada regionale 249 – cui si fa riferimento nell'interrogazione – l'adozione del provvedimento prefettizio per l'installazione dell'autovelox è stata richiesta dall'amministrazione comunale di Torri del Benaco con nota dei 23 novembre 2021.
  Dalla relazione tecnica successivamente fornita dallo stesso comune a integrazione della predetta richiesta, è emerso che il tratto di strada menzionato nell'interrogazione ha registrato un significativo incremento dell'incidentalità stradale nel periodo 2015-2021, con un incidente mortale ogni anno.
  Secondo uno studio sull'incidentalità condotto dall'Aci sulla base dell'elaborazione dei dati Istat, inoltre, la strada regionale 249 è risultata la seconda arteria più pericolosa a livello nazionale per la circolazione del veicoli a due ruote, specie nei periodi dell'anno interessati da intensi flussi turistici.
  Si tratta di una strada regionale che attraversa una zona ad alta densità abitativa ma che, essendo un'arteria molto importante, viene percepita dagli automobilisti come una strada a scorrimento veloce, dove si adottano comportamenti quali la velocità elevata e i sorpassi, che mettono a repentaglio la sicurezza della popolazione.
  Nel predetto tratto di strada, infatti, si registra il superamento del limite di velocità nel 65,2 per cento dei transiti registrati e non vi sono spazi idonei per consentire il fermo dei veicoli in sicurezza, senza compromettere la circolazione di persone e veicoli che, soprattutto nella stagione estiva, popolano il litorale lacustre ad alta densità ricettiva.
  Interpellata dalla locale Prefettura, la polizia stradale di Verona – dopo aver compiuto un sopralluogo tecnico dal quale è emerso che il tratto di strada interessato presenta un tracciato difficilmente ampliabile e sul quale risulta complessa la progettazione di rotatorie atte a limitare gli eccessi di velocità e i sorpassi pericolosi nelle intersezioni – ha ritenuto sussistenti le condizioni richieste dalla normativa vigente per l'installazione dell'autovelox.
  Perciò, sulla base delle risultanze dell'istruttoria svolta dagli organi competenti, il Prefetto di Verona ha autorizzato l'installazione dell'autovelox in questione con decreto dei 3 agosto 2022, evidenziando all'amministrazione comunale l'obbligo di rendere ben visibile il presegnalamento.
  Per quanto riguarda il funzionamento dell'apparecchio, il comune di Torri del Benaco ha riferito che l'autovelox installato in località Pai è stato approvato, con decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile n. 378 del 9 settembre 2021, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 45 del codice della strada. La predetta amministrazione comunale ha precisato inoltre che il dispositivo è sempre stato regolarmente presegnalato e che è installato su una palina posta sul margine della strada, in modo da non arrecare intralcio alle carrozzine delle persone diversamente abili.
  Si segnala pure che, il 17 gennaio 2023, la polizia stradale di Verona è stata delegata dalla locale Prefettura a effettuare un controllo sul posizionamento della segnaletica di presegnalamento e sulla visibilità della postazione, dal quale è emerso che le installazioni di segnalamento erano correttamente collocate, in linea con le disposizioni impartite dalla Prefettura stessa.
  Con riferimento agli articoli di stampa che hanno evidenziato il contemporaneo recapito ai trasgressori di più contravvenzioni, il sindaco di Torri dei Benaco ha rappresentato che la notifica dei verbali di contestazione è avvenuta a mezzo del servizio postale, come previsto dall'articolo 201, comma 3 del Codice della strada.
  Ad ogni modo, la Prefettura di Verona ha assicurato che continuerà a monitorare il regolare funzionamento dell'autovelox in questione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   AMORESE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 della Costituzione, nella lettura sistematica del testo lo colloca tra i principi fondamentali, recita: «La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni»;

   ai fini della sua tutela e valorizzazione collettiva, è stato predisposto un apparato normativo atto allo scopo, e nello specifico si fa riferimento all'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 7 aprile 2000 «Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica Italiana e dell'Unione Europea», in combinato disposto con la legge n. 122 del 5 febbraio 1998 (Disposizioni generali sull'uso delle bandiere della Repubblica Italiana e dell'Unione Europea), e stabilisce che queste devono essere esposte in plurimi edifici pubblici, tra cui le scuole di ogni ordine e grado;

   nel territorio del comune di Massa, ormai da anni, risulta all'interrogante che la dirigente scolastica del Liceo artistico e musicale «Felice Palma» si rifiuta di issare il tricolore nazionale, senza addurre alcun tipo di motivazione;

   a tutela del regolare adempimento, l'articolo 10 del suindicato decreto del Presidente della Repubblica prevede anche che «Ogni ente designa i responsabili alla verifica della esposizione corretta delle bandiere all'esterno e all'interno», così da garantire che con l'esposizione della bandiera si migliori sia l'immagine dei plessi scolastici, ma soprattutto si possa allineare il concetto civico della bandiera al «valore» che il Tricolore esprime –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Ministro non ritenga inappropriata, e contra legem, la scelta del dirigente scolastico e in tal caso quali iniziative di competenza intenda adottare.
(4-01793)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'ufficio scolastico regionale per la Toscana, corrispondendo alla richiesta del Ministero di fornire elementi, ha comunicato quanto di seguito si riporta.
  Secondo quanto riferito dalla dirigente scolastica, l'istituto «Felice Palma», sede del polo artistico e musicale «Artemisia Gentileschi» di Massa, espone regolarmente la bandiera italiana e quella europea, nel rispetto della normativa vigente.
  La stessa dirigente ha precisato che entrambe le bandiere sono, allo stato, posizionate su piedistallo movibile collocato all'ingresso dell'edificio in argomento.
  Ciò in quanto, secondo quanto emerge dagli elementi forniti dall'ufficio scolastico regionale, purtroppo, al momento, non è possibile posizionare le citate bandiere nei portabandiera posti sulla facciata dell'istituto poiché gli stessi risultano inutilizzabili per deterioramento.
  L'ufficio scolastico regionale ha, altresì, dato atto che la dirigente scolastica ha reiteratamente richiesto all'ente preposto, ossia il comune di Massa, un intervento al riguardo, da ultimo, con nota del 26 ottobre 2023.
  

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   ASCARI, CARAMIELLO, MORFINO e AMATO. — Al Ministro della difesa — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa di talune gravi dichiarazioni del Sottufficiale di Corpo del 232° Reggimento trasmissioni di Avellino, ad avviso dell'interrogante intrise di sessismo e discriminazione nei confronti delle militari;

   in particolare, il Sottufficiale avrebbe ripreso una soldatessa per la sua non corretta forma di indossare la divisa;

   sebbene sia normativamente sancito all'articolo 720 comma 3 del T.U.O.M. il divieto per il militare di modificare o alterare l'uniforme, le parole utilizzate dal Sottufficiale di Corpo rivelano, a parere dell'interrogante, una mentalità retrograda, nonché la totale mancanza di rispetto per le donne che servono nella sua unità;

   con la legge n. 380 del 20 ottobre del 1999, che ha finalmente permesso l'arruolamento femminile nella difesa militare dello Stato, allineando il nostro Paese agli altri Stati della Nato, è stato compiuto un importante passo verso la parità di genere;

   tuttavia episodi come quello denunciato unitamente alle percentuali di presenze femminili nel Corpo ancora basse, che non rispecchiano la composizione della società, dimostrano come molta strada sia ancora da fare, in termini di inclusione e parità di genere;

   un ruolo determinante in tal senso rivestirebbero le attuali modalità di reclutamento, connotate da ampia discrezionalità e profili di potenziale discriminazione nei confronti delle candidate ai ruoli di ufficiale dell'esercito italiano;

   in particolare, negli ultimi due concorsi svoltisi, sembrerebbe che con riferimento alla prova di efficienza fisica siano stati sì previsti dei parametri inferiori per le donne rispetto agli uomini ma non proporzionati al principio stabilito del 55 per cento della forza muscolare, come scientificamente provato, con l'inevitabile conseguenza dell'esclusione delle candidate dalla procedura concorsuale;

   senza considerare, ad avviso dell'interrogante, l'assoluto grado di discrezionalità nella valutazione di tali prove fisiche da parte delle commissioni esaminatrici; ad oggi una tale situazione non è accettabile;

   si ha ora il dato certo del concorso per 101 Allievi ufficiali in ferma prefissata, indetto con decreto del Ministero della difesa del 12 luglio 2021;

   secondo quanto consta all'interrogante, le domande sono state più di 1.000, hanno superato la prova scritta di cultura generale e sono stati convocati per le prove di efficienza fisica 185 candidati di cui 110 maschi, ovvero il 59,45 per cento, e 75 femmine, ovvero il 40,54 per cento;

   all'esito delle prove di efficienza fisica, degli accertamenti sanitari e dell'accertamento attitudinale, sono stati dichiarati vincitori del concorso 49 candidati di cui 41 uomini pari all'83,67 per cento e solamente 8 donne, pari al 16 per cento;

   l'esito finale del concorso, dimostra come la selezione effettuata tramite gli esercizi di efficienza fisica e gli accertamenti sanitari e attitudinali, che consento un margine di discrezionalità decisionale all'amministrazione sostanzialmente arbitrario, abbiano estromesso la gran parte delle candidate donne quasi a significare, ad avviso dell'interrogante, che, per l'Esercito italiano, la donna non ha quei requisiti fisici e psicologici per essere un buon Ufficiale militare, nemmeno in campo sanitario, giuridico o ingegneristico;

   è doveroso un intervento atto a rimuovere ogni forma di discriminazione e ostacolo nei confronti delle militari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare, anche di carattere normativo, al fine di rimuovere ogni ostacolo nelle procedure di reclutamento delle militari e prevenire forme di discriminazione nei confronti delle stesse.
(4-01312)

  Risposta. — Si sottolinea, in via preliminare, che le procedure concorsuali per il reclutamento del personale militare sono svolte nel rispetto dei principi e delle prescrizioni previste dagli articoli 637 e 1468 del Codice dell'ordinamento militare, ai cui sensi, anche in sede di reclutamento, è vietata ogni forma di discriminazione diretta/indiretta.
  Nel merito dei quesiti formulati nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si osserva che la strutturazione delle prove di efficienza fisica, la sequenza di esecuzione degli esercizi e i parametri richiesti per il superamento delle stesse sono definite dalle Forze armate, sulla base di valutazioni che rientrano nell'alveo delle proprie attribuzioni e che tengono in debita considerazione le diverse caratteristiche di genere, nella fissazione dei parametri per il superamento delle prove di forza/destrezza/resistenza, laddove previste dai relativi bandi di concorso.
  Per quanto attiene ai concorsi per il reclutamento degli ufficiali dell'Esercito, richiamati dagli interroganti, si precisa che le modalità di svolgimento delle prove di efficienza fisica, nel corso del tempo, sono state oggetto di continue e progressive rivisitazioni, al fine di meglio parametrare gli esercizi.
  Tanto premesso, con specifico riferimento alle modalità reclutative, ritenute discriminatorie, si rappresenta che, da un confronto tra le prove fisiche degli ultimi due concorsi per ufficiali dell'Esercito italiano, citati nel testo dall'interrogante, e quelle delle precedenti edizioni degli stessi concorsi, non emergono differenze nei criteri e nei parametri seguiti.
  Al riguardo, in merito all'asserita mancanza di proporzione nella valutazione, in sede concorsuale, della diversa forza muscolare tra i due generi, va evidenziato che la misurazione differenziata di tale parametro, impiegata in fase selettiva, è modulata sulla base dell'esperienza fornita dalle discipline sportive che, come noto, adottano protocolli di prestazione che tengono conto delle differenze fisiche tra uomo e donna.
  Con riferimento, invece, al quesito sull'opportunità di adottare iniziative anche di carattere normativo, va evidenziato che,
in subiecta materia, esiste un corpus ampio e diversificato di norme di rango primario, di linee guida e di codici di condotta, atti a garantire la parità di genere e a contrastare le discriminazioni.
  Concludendo, le Forze armate e, in particolare questo Dicastero e questo Ministro, non solo sono contrari, ovviamente, a ogni forma di discriminazione di genere, di tipo sessista o altro, ma le combattono ogni giorno e in ogni ambito, perché credono fermamente nell'apporto e nel contributo che le donne, in qualità di personale in servizio effettivo come pure di personale civile femminile che lavora nell'ambito delle Forze armate, hanno già portato e, sempre di più, con forme di reclutamento e di coinvolgimento sempre maggiore, porteranno in futuro.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso dall'interrogante il bambino B.P.S., nato in Svizzera il 13 maggio 2015, figlio di madre italiana, venne affidato in tenera età dall'autorità minorile svizzera ai nonni materni, residenti in Roma, valutati, all'esito di indagine sociale condotta in ambito di cooperazione internazionale, come parenti idonei a prendersene cura, nelle more del reperimento di una stabile organizzazione familiare e lavorativa da parte dei genitori;

   con i nonni il bambino è cresciuto felicemente, mantenendo rapporti intensi con la madre – ora insegnante di lingua tedesca in una scuola pubblica di Vipiteno –, fino all'età di quasi sette anni, quando, pur senza l'individuazione di alcun nuovo elemento di rischio, il servizio sociale di Roma ha inoltrato segnalazione all'autorità giudiziaria minorile, ottenendo l'affidamento del bambino e imponendo dapprima servizi educativi e di sostegno psicologico a pagamento e, in breve progresso di tempo, la collocazione forzosa del bambino in una struttura comunitaria privata finanziata in proporzione del numero e della durata dei ricoveri;

   ne sono derivati sin da subito al bambino turbamento e sofferenza, confermati ai parenti dallo psicologo, che ne seguiva gli incontri con i familiari stessi, ma sottaciuti dagli operatori al tribunale;

   detti incontri si svolgevano negli angusti locali di altra struttura convenzionata e alla presenza di uno o più operatori, con la ristretta e anomala cadenza di mezz'ora per settimana;

   pur essendo immutata la situazione di fatto, venne disposta l'apertura del procedimento di adottabilità, durante il quale la madre e i nonni domandarono che venissero ascoltati in contraddittorio il bambino e lo psicologo e ribadirono la propria disponibilità al ricongiungimento della famiglia in Vipiteno, soluzione fatta propria dal pubblico ministero;

   nondimeno, secondo quanto consta all'interrogante, il tribunale minorile, senza ulteriore corso di istruttoria, enunciando statuizioni inconciliabili l'una con l'altra, pur riconoscendo l'integrità della relazione affettiva del bambino con i nonni e con la madre e la necessaria permanenza del loro rapporto, ha dichiarato l'adottabilità e contemporaneamente ha disposto l'adozione non legittimante del bambino, senza che fosse neppure individuato il contesto familiare in cui questi dovesse essere inserito;

   come dedotto dai parenti nell'appello dinanzi alla Corte di Roma:

    a) non sarebbe stato ascoltato il bambino, di cui non è stata neppure valutata la capacità di discernimento;

    b) l'adottabilità sarebbe stata dichiarata senza domanda del pubblico ministero e nonostante la riconosciuta esclusione dello stato di abbandono;

    c) il bambino sarebbe stato a lungo estromesso senza ragione dal contesto familiare e la frequentazione con i parenti sarebbe stata limitata in modo anomalo e addirittura, dopo la sentenza, ulteriormente ridotta a mezz'ora ogni due mesi (sic), per di più con esclusione dei contatti telefonici sebbene non autorizzata dal giudice;

    d) sarebbe stato apoditticamente disatteso il progetto di ricongiungimento familiare, fatto proprio anche dal pubblico ministero;

    e) non sarebbe stata svolta l'audizione dello psicologo;

   nella prima udienza di appello il delegato del tutore, anziché riferire della sofferenza del bambino e del suo rifiuto di inserimento in altra famiglia, ne avrebbe incredibilmente rappresentato l'accordo sulla cadenza degli incontri con i parenti;

   la Corte avrebbe escluso di dover provvedere d'urgenza quantomeno sull'intensificazione della frequentazione del bambino con la madre e con i nonni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo intenda intraprendere per evitare che vengano perpetrate e reiterate macroscopiche violazioni dei diritti del minore come quelle descritte in premessa e affinché venga garantita ai minorenni e alle famiglie adeguata e tempestiva tutela.
(4-01814)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che, come emerge dalla nota estesa in data 27 novembre 2023 dal presidente della Corte di appello di Roma, il procedimento avente ad oggetto l'impugnazione della pronuncia di adottabilità del minore B.P.S. (nato nell'anno 2015) è tuttora pendente innanzi alla Sezione persona, famiglia e minori della Corte d'appello capitolina.
  Il minore B.P.S. è nato in Svizzera da madre italiana e da padre kenyota, colà residente. Egli veniva affidato per circa 2 mesi dai servizi sociali elvetici a una famiglia svizzera per poi essere collocato, dai medesimi servizi sociali, presso i nonni materni in Roma, dove il bambino si trasferiva nel mese di luglio dell'anno 2015.
  Nel mese di settembre dell'anno 2019 l'autorità di protezione per adulti e minori di San Gallo segnalava per la prima volta il caso alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Roma per i provvedimenti di competenza, affermando di avere chiuso il relativo fascicolo.
  La procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Roma disponeva nell'immediatezza i necessari accertamenti a mezzo dei servizi sociali competenti per territorio.
  In seguito alle criticità rilevate da tali servizi sociali in merito alle condizioni di accudimento del minore B.P.S., ai suoi contatti con la madre e il padre, alle effettive capacità parentali dei nonni materni e alla idoneità degli spazi abitativi, instaurato un procedimento a tutela del minore su ricorso della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Roma, veniva disposto dal tribunale per i minorenni un approfondimento istruttorio affidato sia ai servizi sociali relazionanti sia al personale specializzato dell'ASL di competenza sia ai servizi sociali del comune di Vipiteno, dove all'epoca dimorava la madre.
  All'esito di questi primi accertamenti, con decreto emesso nel mese di marzo dell'anno 2021, il tribunale per i minorenni di Roma limitava la responsabilità dei genitori disponendo l'affido del minore B.P.S. ai servizi sociali, incaricandoli di attivare una assistenza educativa domiciliare per il massimo delle ore possibili presso i nonni materni collocatari, e disponeva un approfondimento sulla loro personalità e sulle loro capacità parentali nonché su quelle della madre, nominando al minore B.P.S. un curatore speciale.
  Dopo un
iter istruttorio più articolato, durante il quale veniva espletata una consulenza tecnica di ufficio finalizzata all'accertamento delle competenze genitoriali e dei profili di personalità della madre e dei nonni materni e venivano avviati i necessari interventi a sostegno del minore B.P.S., perdurando significative fragilità e il disagio dello stesso minore, con decreto emesso nel mese di novembre dell'anno 2021, adottato in via provvisoria e urgente su ricorso della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Roma, il tribunale per i minorenni, rilevata la situazione di grave pregiudizio cui era esposto il minore B.P.S., sospendeva la responsabilità dei due genitori su di lui, nominava suo tutore provvisorio il sindaco pro tempore del comune di Roma e disponeva il collocamento del bambino in una adeguata struttura di accoglienza, con facoltà dei nonni materni e della madre di incontrarlo una volta alla settimana alla presenza di personale in grado di valutare la qualità del rapporto, con facoltà per il tutore di sospendere gli incontri ove non conformi al benessere del minore B.P.S. o se costoro avessero tenuto comportamenti inadeguati nel corso degli stessi.
  Questo provvedimento veniva confermato dalla Corte di appello di Roma – Sezione persona, famiglia e minori – adita in sede di reclamo dalla madre e dai nonni materni.
  Nel mese di aprile dell'anno 2022 veniva chiuso il procedimento di verifica della responsabilità genitoriale e aperta la procedura per la verifica dello stato di abbandono del minore B.P.S..
  Al termine dell'istruttoria, durante la quale venivano ascoltate le parti nonché il padre del minore B.P.S. con l'ausilio di un interprete e veniva effettuato un ulteriore accertamento tecnico conseguente alla disponibilità – prima rifiutata – della madre e dei nonni materni di sottoporsi a visita psichiatrica, con sentenza pronunciata nel mese di febbraio dell'anno 2023 il tribunale per i minorenni di Roma dichiarava lo stato di adottabilità del minore B.P.S., disponeva il mantenimento in forma protetta degli incontri del bambino con la madre e i nonni materni secondo un calendario predisposto dai servizi sociali nel rispetto delle esigenze del bambino e del suo nuovo regime di vita e ordinava il collocamento del minore presso una famiglia ai sensi dell'articolo 10 comma 3 della legge n. 184 del 1983.
  Avverso tale sentenza proponevano appello i nonni materni e la madre e, separatamente, anche il padre del minore B.P.S.. Con ordinanza emessa in data 21 luglio 2023, resa all'esito della prima udienza celebratasi il 7 luglio 2023, la Corte di appello di Roma – Sezione persona, famiglia e minori –, non ravvisando i presupposti per accogliere le istanze cautelari e di sospensione dell'efficacia esecutiva della sentenza impugnata proposte dagli appellanti, rinviava a una successiva udienza assegnando un termine alla difesa del padre del minore, che ne aveva fatto richiesta, per depositare una memoria integrativa.
  All'udienza celebrata in data 27 ottobre 2023 venivano ascoltati il padre del minore B.P.S., con l'ausilio di un interprete, la madre (che riferiva di vivere in Bolzano) e la nonna materna. Con ordinanza resa in seguito a tale udienza, confermata la non accoglibilità allo stato delle istanze cautelari reiterate dagli appellanti, la Corte di appello di Roma – Sezione persona, famiglia e minori –, in accoglimento di una ulteriore richiesta dei medesimi appellanti, disponeva procedersi all'ascolto del minore B.P.S. per un'udienza che fissava nel mese di dicembre dell'anno 2023 e, in ossequio al più recente insegnamento della giurisprudenza di legittimità, disponeva altresì che fosse dato avviso alla coppia collocataria del bambino (che non può costituirsi parte in giudizio) della possibilità di presentare memorie «...nell'interesse del minore...» in forma cartacea, debitamente oscurate dei dati identificativi.
  Tanto premesso, va a questo punto osservato che:

   la segnalazione della presenza in Italia del minore B.P.S. all'autorità giudiziaria minorile perveniva dalla corrispondente autorità amministrativa svizzera, contestualmente alla chiusura dell'attività di vigilanza sul bambino sino ad allora compiuta, per originaria competenza;

   tutte le misure adottate a tutela del minore B.P.S., in seguito alla instaurazione del procedimento per la verifica della responsabilità genitoriale, venivano adottate con provvedimenti emessi dal tribunale per i minorenni di Roma e non dei servizi sociali;

   la pronuncia di adottabilità del minore B.P.S. e di mantenimento dei rapporti con alcuni familiari biologici corrisponde a una opzione affermatasi nella giurisprudenza di merito negli anni più recenti (definita adozione aperta, adozione mite o più propriamente adozione con mantenimento dei rapporti), da ultimo riconosciuta anche dalla Corte costituzionale (sentenza n. 183/2023) come forma di adozione dei minori fondata su di una interpretazione costituzionalmente orientata della complessiva disciplina dell'istituto;

   l'omessa individuazione nella pronuncia di adottabilità del contesto familiare in cui il minore B.P.S. avrebbe dovuto essere inserito rappresenta una corretta applicazione della procedura in ragione della evidente necessità di successivi adempimenti volti all'abbinamento del minore a una famiglia, nell'interesse del minore stesso, e di secretazione di siffatto iter conseguente alla pronuncia di adottabilità;

   quanto al giudizio di appello, tuttora pendente, si rileva la massima attenzione, stante l'oggetto del giudizio stesso, ad assicurare la completa partecipazione delle parti alla acquisizione degli elementi utili alla decisione nell'interesse del minore B.P.S. previsti dalla normativa dettata in materia e dalla giurisprudenza di legittimità (ascolto del minore, informazioni fornite dalla coppia collocataria e altro). Alla stregua di tutto quanto sinora esposto nel dettaglio emerge, allo stato, l'assenza di comportamenti disciplinarmente rilevanti ascrivibili ai magistrati che si sono occupati della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo.
   Non ricorrono pertanto motivi sulla scorta dei quali avviare «...iniziative... anche di carattere ispettivo...» di competenza di questo Dicastero.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   BOLDRINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sull'isola di Pianosa, oggi sotto la tutela del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, nel 1858 venne costruito dalle autorità del Granducato di Toscana un grande edificio capace di ospitare 350 detenuti;

   vi fu fondata la prima colonia agricola penale d'Italia, adibita dall'inizio del '900 soprattutto a ospitare detenuti malati di tubercolosi, una colonia agricola penale modello, dove i reclusi venivano rieducati attraverso il lavoro dei campi, coltivando e ottenendo prodotti agricoli di ottima qualità;

   alla fine degli anni Sessanta, su volere del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pianosa divenne un carcere di massima sicurezza e fu eretto un muro di cinta in cemento armato lungo 1,8 chilometri per 10 metri di altezza;

   nel 1998 fu disposta la chiusura del carcere e l'isola per due anni cessò di ospitare persone detenute;

   grazie a un protocollo tra il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, la regione Toscana e i vari enti presenti nel territorio, nel 2000 viene dato avvio a un progetto pilota volto alla riapertura di una delle diramazioni del vecchio carcere, la cosiddetta «Diramazione Sembolello», dove si trova la sezione autonoma di semilibertà con quattordici detenuti provenienti dal carcere di Porto Azzurro dell'isola d'Elba impegnati in attività agricole, di ristorazione e manutenzione;

   l'esecuzione in colonia agricola o casa di lavoro è una misura di sicurezza non detentiva (articolo 216 codice penale) che prevede il lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale del reo;

   la cooperativa Arnera gestisce l'hotel, il bar e il ristorante dove sono occupati alcuni dei detenuti, che sull'isola lavorano e possono girare in libertà, dormono in stanze senza sbarre e si relazionano con chi viene a fare escursioni: si tratta di un progetto all'avanguardia nel quale si riflette tutto il senso dell'articolo 27 della nostra Costituzione, che mira alla rieducazione del condannato, come anche l'interrogante ha potuto verificare di persona nel corso di una visita effettuata recentemente;

   gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori presenti e i soci della cooperativa parlano con orgoglio di questa esperienza di recupero, limitata però a causa della mancanza di personale che non ne consente il pieno sviluppo;

   ma le potenzialità ambientali, paesaggistiche e perfino turistiche dell'isola risultano in gran parte compromesse dalla presenza di costruzioni ormai in disuso e pericolanti: gli edifici presenti sull'isola, anche quelli di fine Ottocento, versano in condizioni di abbandono e lo stesso dicasi per il muro in cemento di 1,8 chilometri che impatta pesantemente sulle bellezze naturali dell'isola –:

   se i Ministri interrogati non ritengano che il progetto pilota di recupero dei detenuti dell'isola di Pianosa vada potenziato, dotando il carcere di Porto Azzurro del personale e delle risorse organizzative necessarie e che, con l'impegno dell'Agenzia del demanio, d'intesa con le istituzioni locali, con la regione e con la direzione del Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, vada definito un progetto di piena valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico dell'isola di Pianosa.
(4-01145)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si avanzano specifici quesiti relativamente al carcere situato sull'isola di Pianosa e, nello specifico, all'opportunità che venga potenziato il progetto di recupero dei detenuti attraverso il loro coinvolgimento in progetti ed attività.
  Va evidenziato che il Ministero, a mezzo del preposto D.a.p., che si avvale della collaborazione con i vari enti istituzionali, pone forte attenzione alla realizzazione di progetti formativi e lavorativi che coinvolgono i detenuti, siccome l'attività trattamentale, intra ed extra muraria costituisce elemento centrale dell'opera di rieducazione.
  Il tema è infatti strettamente connesso al principio della finalità rieducativa della pena e dell'obiettivo di assicurare il reinserimento del reo nella società, come richiesto dall'articolo 27 della Carta costituzionale.
  Ciò premesso, va rammentato con decreto-legge 23 ottobre 1996, n. 553 (convertito con legge 23 dicembre 1996, n. 652) fu prevista la cessazione dell'utilizzazione (improrogabilmente non oltre il 31 ottobre 1997), per finalità di detenzione, delle case di reclusione di Pianosa e dell'Asinara.
  L'ultimo gruppo di reclusi rimasti su Pianosa anche dopo il 31 ottobre 1997, al solo fine di garantire una manodopera funzionale alla dismissione della casa di reclusione (basti pensare alla cessione gratuita ad altri istituti dell'ingente mole di beni strumentali in carico all'Amministrazione penitenziaria), fu trasferito sull'isola di Gorgona il 30 giugno 1998.
  Dopo tale data, a causa delle difficoltà del competente ufficio demaniale regionale di effettuare una compiuta ricognizione degli immobili sparsi su Pianosa e riprendere in consegna gli stessi dal Ministero della giustizia, previe necessarie verbalizzazioni, l'allora P.R.A.P. per la Toscana, di concerto con il D.a.p. ritenne indispensabile mantenere sull'isola un minimo presidio di Polizia penitenziaria (composto da n. 4 unità) con prevalenti compiti di controllo e salvaguardia delle numerose strutture rimaste in carico al Ministero della giustizia per concessione in uso governativo.
  Per esigenze di igiene di alcuni immobili rimasti in uso al suddetto presidio e di pulizia della rete viaria asfaltata/sterrata, furono assegnati a Pianosa un paio di detenuti ammessi al lavoro all'esterno
ex articolo 21 dell'ordinamento penitenziario alle dipendenze dell'Amministrazione, facendo leva sulla possibilità di impiego di edifici di civile abitazione per esigenze allocative di condannati in semilibertà o, per analogia, ammessi a fruire dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario.
  A tale scopo, fu sistemata una ex caserma del personale ubicata presso la diramazione Sembolello.
  Nella gestione dell'isola si sedimentò, progressivamente, una proficua sinergia inter-istituzionale fra il Parco nazionale dell'Arcipelago toscano (P.N.A.T.), il comune di Campo nell'Elba (a cui afferisce il territorio pianosino) e l'Amministrazione penitenziaria, in particolare, con la direzione della C.R. di Porto Azzurro, per la dipendenza amministrativa del presidio di Pianosa da tale istituto.
  Basti pensare, ai fini di un pur modesto incremento dell'offerta di opportunità trattamentali remunerate a vantaggio delle persone recluse, al filone delle commesse di lavoro dell'Ente Parco negli anni immediatamente successivi alla chiusura del penitenziario; lavori utili, fra l'altro, alla pulizia dell'isola contro i rischi di un inselvatichimento delle aree racchiuse dalla macchia mediterranea.
  Grazie al progressivo incremento di visite guidate indirizzate a gruppi turistici numericamente contingentati, si svilupparono attività di ristorazione e di limitata accoglienza alberghiera, gestite dall'Ente comunale e di intesa con l'Ente Parco, in grado di incentivare offerte di lavoro per condannati in semilibertà o ammessi a fruire dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario.
  Il turismo sostenibile – specie nel periodo primavera/estate – costituisce ormai un punto fermo nella vita insulare.
  Si può definire proficua la convivenza dell'esecuzione penale con la rinnovata vita sociale ed economica di Pianosa.
  Da qui, l'emanazione del decreto ministeriale 20 settembre 2019 istitutivo di una sezione detentiva autonoma, amministrativamente legata alla C.R. di Porto Azzurro, per ospitare sull'isola condannati in semilibertà o in articolo 21 dell'ordinamento penitenziario (con riferimento all'articolo 101, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, che prevede la possibilità allocativa di tale categoria di reclusi anche in edifici di civile abitazione).
  Di fondamentale importanza per il Ministero della giustizia è il processo di dismissione del compendio immobiliare ancora in uso allo stesso Ministero fino al 2022: al netto di quelle strutture che il Demanio, dopo il 1997, aveva ripreso in consegna e ceduto a vari Enti, principalmente il P.N.A.T. e il comune di Campo nell'Elba.
  Nel 2022 il P.R.A.P. per la Toscana e l'Umbria ha segnalato all'Agenzia del demanio di Livorno i fabbricati e le infrastrutture di specifico interesse in ordine alle concrete esigenze della Sezione di semiliberi istituita con il decreto ministeriale 20 settembre 2019. Si tratta, in particolare: 1) dei fabbricati e dei terreni afferenti alla stessa Sezione di semiliberi ubicata nell'area della diramazione «Sembolello»; 2) dei fabbricati ubicati nella cittadella insulare in uso al personale del Corpo in forza al presidio (sia del servizio terrestre, sia del servizio navale di Polizia penitenziaria), vuoi per esigenze operative (ad esempio box agenti, ufficio del personale navale), vuoi per necessità di accasermamento; 3) di un fabbricato sito nella medesima cittadella, specificamente destinato a scopi formativi e ad attività di laboratorio gastronomico nell'ambito del progetto denominato P.O.N. inclusione; 4) di un complesso di n. 11 alloggi, sparsi nella medesima cittadella, funzionale al benessere del personale dell'Amministrazione (bando annuo di vacanze a favore degli operatori penitenziari e delle loro famiglie).
  Il 21 settembre 2022, tramite formali verbalizzazioni, l'Agenzia del demanio di Livorno ha finalmente ripreso in consegna dal Ministero della giustizia tutte le diramazioni detentive non più in uso dal 1998 (compreso il reparto di massima sicurezza denominato «Agrippa»), tutte le caserme in abbandono, tutti i fabbricati rurali in disuso afferenti alla ex azienda agricola gestita dalla casa di reclusione, tutti gli alloggi demaniali ubicati nella cittadella e non interessati al bando annuo di vacanza per il benessere del personale penitenziario.
  Si attendono, per quanto di competenza dell'Agenzia del demanio, utili sviluppi finalizzati al recupero, nella cittadella pianosina, degli edifici in disuso e in stato di degrado.
  Sul versante degli immobili in carico al Ministero della giustizia per esigenze di benessere del personale (undici foresterie), nel corso del 2023 sono stati effettuati lavori di manutenzione ordinaria e adeguamento degli impianti elettrici.
  Rimane tuttora aperta solo la questione della destinazione della lunga barriera cementizia denominata convenzionalmente «muro del Generale Dalla Chiesa», poiché non inclusa dal demanio di Livorno nell'elenco degli immobili ripresi in consegna.
  Nel corso del 2022, sullo specifico tema del muro cementizio di 1,8 chilometri in condizioni di degrado, sono stati organizzati incontri fra i competenti uffici demaniali e i rappresentanti dell'Amministrazione penitenziaria, del P.N.A.T. e del Comune campese.
  Risultano assunte, specie con l'avvento della stagione turistica, misure cautelative (ad esempio, apposizione di cartellonistica di pericolo e delimitazione della zona immediatamente attigua al muro dalla parte della cittadella, sul versante della spiaggia aperta alla balneazione) per evitare pericoli alle persone che eventualmente si avvicinino troppo alla barriera (a causa della possibile caduta di pezzi di intonaco).
  Sono stati autorizzati, di intesa fra P.N.A.T. e Comune campese, lavori di consolidamento per la messa in sicurezza del varco di passaggio degli automezzi. Il confronto inter-istituzionale sta proseguendo anche nel 2023.
  Al demanio collettivo civico appartengono quasi tutti i terreni coltivabili dell'isola.
  A seguito di protocollo d'intesa sottoscritto nel novembre del 2020 dal direttore generale del personale e delle risorse
pro tempore di questo dipartimento e dal Sindaco del comune di Campo nell'Elba, l'Ente comunale ha concesso l'utilizzo in comodato d'uso gratuito all'Amministrazione penitenziaria di una parte dei propri terreni nel quadro di azioni propedeutiche a permettere il dispiegarsi del P.O.N. Inclusione.
  Negli ultimi anni, la sinergia fra i citati attori istituzionali (senza trascurare il coinvolgimento di altri enti quali la C.R.I. o il C.N.R.) ha prodotto ulteriori importanti risultati per il progresso della vita dell'isola, per la sua salvaguardia ambientale e per il mantenimento delle condizioni atte a favorire un turismo sostenibile in grado di produrre nuove e stimolanti offerte di lavoro per le persone ristrette nella C.R. di Porto Azzurro o in altri istituti.
  Di basilare importanza è la stipula nel 2021 – da parte di rappresentanti dell'Amministrazione penitenziaria, del P.N.A.T., del comune di Campo nell'Elba, dell'A.S.A. (Azienda servizi ambientali SpA) e dell'A.I.T. (Autorità idrica Toscana) – di un protocollo di intesa sia per le attività di rifacimento dei servizi idrici in Pianosa, sia per la co-gestione (fra Amministrazione penitenziaria, P.N.A.T. ed Ente comunale) dell'esistente acquedotto (alimentato da un pozzo artesiano) e della connessa rete di tubature idriche per l'adduzione dell'acqua dalla grande cisterna di raccolta (sita nella parte centrale dell'isola) alla cittadella. In attuazione del protocollo e ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990, in data 4 aprile 2023, il Direttore della C.R. di Porto Azzurro, il Presidente del P.N.A.T. e il Sindaco di Campo nell'Elba hanno sottoscritto l'accordo per la co-gestione inter-istituzionale della fase transitoria della rete idrica insulare, nelle more della realizzazione di un progetto di rifacimento della stessa.
  L'Amministrazione penitenziaria ha un chiaro interesse a incrementare il numero di condannati in semilibertà o ammessi all'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario, con l'auspicabile obiettivo di raggiungere il tetto della massima capienza della sezione di semiliberi della diramazione «Sembolello» (con una potenzialità di circa 30 posti), eventualmente ampliabile con una rifunzionalizzazione della vicina ex Caserma agenti (con una potenzialità massima di ulteriori 20 posti).
  Negli ultimi anni, la sezione di semilibertà – al di fuori della stagione turistica – ha ospitato la media di una decina di utenti. Nel periodo primavera/estate, grazie all'offerta esterna di lavoro per attività alberghiere, ristorative e di pulizia, si sono raggiunti anche picchi di 20/25 semiliberi o beneficiari dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario.
  L'obiettivo della massima presenza, nel confronto con le capienze descritte, si lega allo sviluppo di filoni progettuali idonei ad aumentare l'offerta di lavoro sull'isola, in possibile collegamento ad attività di formazione professionale da rivolgere al serbatoio potenziale di persone recluse nella C.R. di Porto Azzurro.
  In tale ottica, per i prossimi anni, si guarda con fiducia al P.O.N. Inclusione 2014-2020 (finanziato con F.S.E.), finalizzato alla realizzazione del progetto «Modelli sperimentali di intervento per il lavoro e l'inclusione attiva delle persone in esecuzione penale», che prevede un filone di sviluppo nel settore agricolo sulle isole di Pianosa e di Gorgona.
  Attraverso una cooperazione fra il C.R.E.A. Centro di ricerche politiche e bio-ecomiche, la direzione generale per il coordinamento delle politiche di coesione del dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione, la regione Toscana e il locale provveditorato regionale, sono state condotte mirate analisi di contesto finalizzate a individuare proficue prospettive di sviluppo delle realtà agricole di Pianosa e Gorgona in funzione di attività connesse all'esecuzione penale.
  Per quanto riguarda l'isola di Pianosa, risulta già avviata la formazione professionale di un certo numero di persone recluse nella C.R. di Porto Azzurro.
  Nel corso del 2022, attraverso pregevoli lavori in economia con manodopera di reclusi in articolo 21 dell'ordinamento penitenziario alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria, un fabbricato sito nella cittadella pianosina, denominato ex dispensa, è stato sistemato con lavori di manutenzione e adeguamento, al fine di renderlo utile alla formazione professionale dei detenuti nonché ad attività di lavorazione e inscatolamento di prodotti orto-frutticoli connesse agli sviluppi del P.O.N. inclusione (ad esempio, invasettamento di capperi autoctoni, essiccamento di pomodori coltivati negli orti dell'isola per il successivo confezionamento in involucri destinabili alla vendita, e altro).
  Nel descritto contesto, le scelte sull'organico del personale di Polizia penitenziaria del presidio, ovviamente, sono condizionate dagli sviluppi delle progettualità utili a favorire un aumento su Pianosa della popolazione destinabile alla sezione autonoma.
  Negli ultimi anni, a fronte di una ridotta capienza di semiliberi o soggetti ammessi all'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario, si è rivelato sufficiente, nell'ottica di una vigilanza dinamica, un contingente di n. 4 poliziotti penitenziari.
  A breve, è previsto il pensionamento di n. 1 unità e nei mesi scorsi è stato bandito un interpello su base interregionale a cui hanno risposto n. 2 poliziotti penitenziari: uno andrà a sostituire il collega in via di quiescenza, mentre l'altro sarà tenuto in considerazione nella prospettiva di decollo del P.O.N. inclusione e di aumento dell'organico del presidio a 5 unità.
  Nell'ipotesi di un significativo incremento di presenze (il numero massimo di posti letto è pari a una cinquantina di unità), verrà valutato un proporzionale aumento di Polizia penitenziaria.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   BOLDRINI, ASCARI, BAKKALI, BRAGA, CASU, FERRARI, GHIO, GHIRRA, GRIBAUDO, GUERRA, LOIZZO, MALAVASI, MARINO, ONORI, PAVANELLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI e SCARPA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa (Corriere Fiorentino del 22 dicembre 2022, «Alice Pignagnoli, calciatrice della Lucchese: “Io non pagata perché incinta”»; la Repubblica del 22 dicembre 2022, «Alice, calciatrice e mamma, “Trattata come roba vecchia perché sono rimasta incinta”») che l'atleta Alice Pignagnoli, 34 anni, è stata messa fuori rosa dalla squadra di serie C in cui militava come portiera dopo aver comunicato di essere incinta;

   la sua storia, simile a quella di tante atlete che giocano in campionati dilettantistici ma che di dilettante hanno solo il nome della categoria, non certo il lavoro quotidiano e la partita settimanale, è prima di tutto la storia di una lavoratrice e del suo diritto alla maternità;

   nell'ottobre 2022 l'atleta rimane incinta e informa l'allenatore. La società contatta allora il procuratore della calciatrice, sostenendo che la sua assistita era venuta meno agli impegni presi. All'atleta viene quindi comunicato che a fine stagione sarebbe stata svincolata e, oltre a manifestarle l'intenzione di non corrisponderle più lo stipendio, le viene richiesto di «riportare il materiale» e liberare il posto letto, buttandola di fatto fuori dalla squadra;

   dopo un sollecito via PEC, la società provvede a pagare gli arretrati, ma in un comunicato del 21 dicembre 2022 chiarisce di aver ritenuto opportuno sospendere la calciatrice poiché la stessa «non è titolare di alcun contratto di lavoro in quanto atleta non professionista»;

   giova ricordare che alle atlete, diversamente dai colleghi uomini che militano in quattro specifiche discipline sportive, il professionismo – con le tutele che esso comporta – non è riconosciuto, fatta eccezione per la serie A di calcio che soltanto dal 1° luglio 2022, anche grazie all'importante lavoro parlamentare svolto nella XVIII legislatura, ha aperto le porte al professionismo femminile, pure se queste atlete devono ancora lottare per avere riconoscimenti tecnici e salariali;

   Assist, l'Associazione nazionale atlete, che in passato ha denunciato altri casi simili a quello di Alice Pignagnoli – fra questi la vicenda della pallavolista Lara Lugli –, ha sempre rilevato l'iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo, sottolineando che tali episodi evidenziano una pratica abituale quanto esecrabile. In forza di questa consuetudine, le atlete degli sport di squadra o individuali, non appena incinte, si vedono stracciare gli accordi, rimanendo senza alcun diritto e alcuna tutela. E ciò anche quando non vi sia la presenza di una esplicita clausola antimaternità che, prima delle denunce di Assist, era la norma nelle scritture private fra atlete e club;

   la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 369) ha introdotto una importante novità istituendo presso l'Ufficio per lo sport il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, allo scopo di destinare risorse al finanziamento, tra gli altri, di iniziative che sostengono la maternità delle atlete non professioniste (mille euro per 10 mesi);

   tuttavia, la realtà dei fatti dimostra quanto sia importante intraprendere un percorso che riconosca il lavoro sportivo e tuteli le atlete –:

   quali urgenti iniziative, anche normative, si intendano intraprendere per porre fine alla situazione per la quale le atlete italiane, non avendo di fatto accesso alla legge n. 91 del 1981 sul professionismo sportivo, vengono esposte a casi clamorosi come quello di Alice Pignagnoli;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative normative volte all'introduzione di sanzioni per le società sportive che abbiano al proprio interno sia la componente atletica maschile sia quella femminile e non mettano in atto misure volte a riconoscere il professionismo di entrambe, con annessi diritti e tutele;

   quale sia lo stato dei fondi già previsti per garantire sostenibilità economica al passaggio al professionismo delle calciatrici, che avrebbero dovuto essere estesi all'intera filiera del calcio femminile e non essere limitati alla sola serie A.
(4-01689)

  Risposta. — La parità di genere in tutti i settori della vita sociale, incluso quello dello sport, è una priorità strutturale dell'agenda politica e degli atti programmatici e di indirizzo nazionali.
  In chiave generale, infatti, l'adozione della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, che si è consolidata nel luglio 2021, rappresenta lo schema di valori e la direzione delle politiche che dovranno essere realizzate, ponendo un obiettivo finale molto sfidante per la nostra nazione: riuscire a guadagnare 5 punti nella classifica del
Gender equality index dell'EIGE, per rendere l'Italia un Paese in cui le persone di ogni genere, età ed estrazione sociale, abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita personali e professionali, potendo realizzare il proprio potenziale.
  Ciò premesso ed entrando direttamente nello specifico tema sportivo, si evidenzia che, a decorrere dal 1° luglio 2023, la legge numero 91 del 1981 è stata definitivamente abrogata, nell'ambito della «riforma dello sport» in attuazione della legge delega numero 86 dell'8 agosto 2019, dall'articolo 52, comma 1 lettera
b), del decreto legislativo 28 febbraio 2021, numero 36, recante disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo, da ultimo modificato dal decreto legislativo correttivo n. 120 del 29 agosto 2023.
  Infatti, per ciò che concerne più specificamente il piano normativo delle tematiche oggetto dell'interrogazione, la riforma dello sport è stata guidata, in generale, dall'obiettivo di garantire una maggiore tutela del lavoratore sportivo, anche nel settore dilettantistico, ovviamente a prescindere dal «genere» o dal settore professionistico o dilettantistico di attività (cfr. articolo 25).
  Di per sé, dunque, a seguito della riforma dello sport, anche le lavoratrici e i lavoratori che svolgono attività sportiva dilettantistica godono del riconoscimento dei diritti e delle tutele lavoristiche, previdenziali, fiscali e assicurative, come disciplinate nel dettaglio dal decreto legislativo n. 36 del 2021, a prescindere dallo
status di atleta del settore professionistico ed è quindi completamente superata la vecchia architettura disciplinata dall'abrogata legge n. 91 del 1981.
  In aggiunta, si evidenzia che, ai sensi dell'articolo 38 del medesimo decreto legislativo, l'area del professionismo è composta dalle società che svolgono la propria attività sportiva con finalità lucrative nei settori che, «indipendentemente dal genere» conseguono la relativa qualificazione, tenendo sempre conto che il profilo della qualifica di un determinato settore quale professionistico compete alla rispettiva federazione sportiva nazionale o disciplina sportiva associata (cfr. articoli 2, comma 1, lettera
ll), e 38 del decreto legislativo n. 36 del 2021). Nello specifico, la summenzionata norma prevede l'istituzione di un «Fondo per il professionismo negli sport femminili» (si veda l'articolo 39 del predetto decreto legislativo) e all'articolo 40 dispone che le regioni, le province autonome e il Coni debbano promuovere la parità di genere a tutti i livelli e in ogni struttura, favorendo l'inserimento delle donne nei ruoli di gestione e di responsabilità delle organizzazioni sportive, e al proprio interno.
  Il Coni, inoltre, è tenuto a vigilare sull'osservanza di tali principi da parte delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e delle associazioni benemerite e stabilisce, con regolamento, i principi informatori degli statuti delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate e delle associazioni benemerite mediante l'indicazione delle varie aree e dei diversi ruoli nell'ambito dei quali promuovere la crescita della partecipazione femminile e l'efficacia delle misure volte a favorire la rappresentanza delle donne nello sport.
  Al riguardo, deve evidenziarsi che presso il Dipartimento per lo sport è istituito un fondo di sostegno alla maternità delle atlete, nell'ambito del fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano. Tali risorse sono destinate a finanziare progetti, tra l'altro, con la finalità di «sostenere la maternità delle atlete non professioniste» (si veda, l'articolo 1, comma 369, lettera
d), della legge 27 dicembre 2017, n. 205). Il predetto fondo è stato, peraltro, nel tempo più volte incrementato e tra le misure più recenti, prima dell'entrata in vigore della riforma dello sport, ai fini della tutela, è stato stanziato un milione a sostegno della maternità delle atlete non professioniste (si veda l'articolo 1, comma 613, della legge 29 dicembre 2022, n. 197). La misura ha trovato poi attuazione con il decreto del 24 marzo 2023, di riparto del fondo unico per il potenziamento del movimento sportivo italiano 2023, registrato dalla Corte dei conti il 4 aprile 2023.
  L'entrata in vigore della riforma dello sport e del correttivo
bis di cui al decreto legislativo 29 agosto 2023, numero 120 ha poi consentito, in aggiunta a ciò, di sviluppare una adeguata cornice di tutela, anche per le atlete e gli atleti del settore dilettantistico e per quanto più rileva anche rispetto al profilo della tutela della maternità, visto anche il richiamo espresso alla vigente disciplina in materia di gravidanza, maternità e genitorialità (articolo 33 comma 2 del decreto legislativo n. 36 del 2021).
  A oggi, a seguito dell'approvazione del correttivo
bis, la cornice normativa predisposta garantisce che non si ripetano gravi episodi come quello in argomento, grazie alle tutele ormai vigenti anche per gli atleti e le atlete dilettanti. La riforma e da ultimo il correttivo bis hanno cambiato l'impianto che fino a oggi era definito dalla legge n. 91 del 1981, nell'ottica di estendere al settore dilettantistico le tutele previdenziali, assistenziali e per la maternità proprie del mercato del lavoro ed è ovvio che ogni eventuale conflitto potrà essere risolto con gli ordinari mezzi previsti dal vigente ordinamento giuslavoristico.
  Da ultimo, in riferimento allo stato dei fondi già previsti per garantire sostenibilità economica al passaggio al professionismo delle calciatrici, si rappresenta che l'articolo 12-
bis del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, convertito con modificazioni dalla legge n. 126 del 2020, aveva istituito il «fondo per il professionismo negli sport femminili», finalizzato a sostenere interventi per il passaggio al professionismo e l'estensione delle tutele sul lavoro negli sport femminili, con una dotazione di euro 2,9 milioni per l'anno 2020, euro 3,9 milioni per l'anno 2021 e euro 3,9 milioni per l'anno 2022. La norma stabiliva che al Fondo potessero accedere le Federazioni che avessero deliberato, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge 13 ottobre 2020, n. 126, il passaggio al professionismo sportivo di campionati femminili da realizzarsi entro il 31 dicembre 2022.
  In particolare, relativamente all'anno 2020, le risorse potevano essere utilizzate anche al fine di far fronte alle ricadute dell'emergenza sanitaria da COVID-19 per:

   a) il sostegno al reddito e alla tutela medico-sanitaria delle atlete;

   b) lo svolgimento di attività di sanificazione delle strutture sportive e di ristrutturazione degli impianti sportivi (per almeno metà del finanziamento richiesto).

  Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 dicembre 2020 sono state definite le modalità di erogazione del fondo e con decreto del capo del dipartimento per lo sport in pari data è stato disposto l'impegno della somma di euro 2.900.000,00; al successivo avviso pubblico del dipartimento per lo sport ha aderito la sola FIGC, unica federazione che abbia deliberato nei tempi previsti dalla norma il passaggio al professionismo femminile completato nell'anno 2022. Con la suddetta federazione, in data 10 maggio 2021, è stata stipulata una convenzione per l'erogazione di risorse.
  Per l'anno 2022, il decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 36 di riforma dello sport, ha abrogato l'articolo 12-
bis (articolo 52, comma 2, lettera d)), riaprendo di fatto i termini per le risorse del fondo per il professionismo femminile relative all'anno 2022, in quanto ha previsto, all'articolo 39, comma 2 che «entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato decreto, le federazioni sportive Nazionali che intendono accedere al fondo devono al fondo devono deliberare, ai sensi dell'articolo 38, il passaggio al professionismo sportivo di campionati femminili che deve avvenire entro il 31 dicembre 2022.» Conseguentemente, analogamente agli anni 2020 e 2021, con decreto dell'autorità politica con delega allo sport del 15 settembre 2022, sono state definite in coerenza con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2020, le modalità di accesso al fondo.
  Infine, circa l'estensione all'intera filiera del calcio femminile, la decisione riguarda la federazione competente, che ha deliberato il passaggio al professionismo solo della massima serie del calcio femminile, avendo riguardo alla propria autonomia nel deliberare una simile operazione.

Il Ministro per lo sport e i giovani: Andrea Abodi.


   CANDIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva UE 2018/1972 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, che ha istituito il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, ha introdotto il sistema di allarme pubblico IT-Alert, prevedendo che entro il 21 giugno 2022 gli Stati membri avrebbero dovuto provvedere affinché, quando sono istituiti sistemi di allarme pubblico in caso di gravi emergenze e catastrofi imminenti o in corso, i fornitori dei servizi mobili di comunicazione interpersonale basati sul numero diffondano allarmi pubblici agli utenti finali interessati attraverso la trasmissione di messaggi denominati «messaggi IT-Alert», senza che sia necessario scaricare alcuna app;

   i messaggi IT-Alert vengono ricevuti da chiunque si trovi nella zona interessata dall'emergenza e contengono informazioni circa lo scenario di rischio e le relative misure di autoprotezione da adottare, al fine di minimizzare l'esposizione individuale e collettiva al pericolo;

   in Italia, il sistema di allarme pubblico è stato introdotto per la prima volta dal decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno 2020, n. 110 sono state definite le modalità e i criteri di attivazione e gestione del servizio IT-Alert ed è stato stabilito che esso sarebbe entrato in servizio «sperimentale» il 1° ottobre 2020;

   la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2020 ha previsto un periodo di sperimentazione di IT-Alert della durata di ventiquattro mesi, di cui gli ultimi sei volti a valutare gli esiti della sperimentazione;

   la legge di bilancio 2023 ha previsto una dotazione finanziaria di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per l'adeguamento in termini tecnologici e di sicurezza del servizio;

   con la direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 7 febbraio 2023 è stato esteso fino al 13 febbraio 2024 il periodo di sperimentazione IT-Alert;

   durante la XVIII legislatura, con l'interrogazione a risposta scritta Senato n. 4-06329 del 30 novembre 2021, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo aveva già chiesto delucidazioni in merito al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, senza mai ricevere risposta;

   a fronte dell'emergenza maltempo che ha colpito in questi giorni la regione Emilia-Romagna, IT-Alert avrebbe potuto informare in tempo reale i cittadini se fosse stato implementato nei tempi previsti dall'Unione europea –:

   a quanto ammontino i fondi stanziati e le spese effettuate dall'inizio del programma IT-Alert e per quali servizi, beni, investimenti; chi sia il responsabile dell'attuazione del progetto IT-Alert e chi lo sia stato dall'inizio del programma; quali incarichi professionali esterni al Dipartimento della protezione civile e per quale ammontare siano stati attribuiti; quali siano le ragioni per le quali non sia stato attivato il servizio e sia stato esteso il periodo di sperimentazione; se ci siano state, e, in caso affermativo, in che termini, vertenze o richieste sindacali relativamente alle responsabilità e alle attribuzioni economiche da corrispondere al personale assegnato alla gestione del servizio; se siano stati realizzati spot promozionali per le reti televisive ovvero per informare la popolazione sulla funzionalità del servizio, da chi siano stati realizzati e con quali costi; in quali Paesi dell'Unione europea il servizio sia già stato attivato e da quando.
(4-01067)

  Risposta. — Alla stregua degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In relazione al quesito riferito al periodo di sperimentazione, si osserva che il Dipartimento della Protezione civile ha già avviato, da tempo, le attività necessarie per testare il funzionamento del Sistema di allarme pubblico e, in particolare, nello scorso anno, sono state svolte alcune sperimentazioni, procedendo alla reale trasmissione di messaggi IT-alert alla popolazione, in occasione delle esercitazioni di protezione civile svolte nell'isola di Vulcano (aprile 2022) e nelle province di Reggio Calabria e Messina (novembre 2022). Con la direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 7 febbraio 2023 (adottata a modifica della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2020), il periodo di sperimentazione è stato esteso fino al 13 febbraio 2024, data per la quale il sistema dovrà essere reso operativo.
  Nello specifico, sono stati svolti test per verificare il corretto funzionamento del sistema, consistenti nell'invio del messaggio IT-alert ai cittadini presenti in un determinato territorio, con rimando alla compilazione, volontaria e in forma anonima, di un questionario on-line, per avere riscontro dell'efficacia della sperimentazione e così individuare le eventuali criticità da risolvere onde migliorare il sistema.
  I dati – raccolti e trattati in forma anonima – vengono analizzati per scendere nel dettaglio dei principali e ricorrenti elementi segnalati. Ciò consentirà anche agli operatori di telefonia mobile di approfondire e rivedere il processo di invio del messaggio, il comportamento delle celle telefoniche – per verificare la copertura ottenuta – e il comportamento dei dispositivi come telefoni, tablet e smartwatch. L'approfondimento della sperimentazione in corso ha fatto emergere ulteriori esigenze tecniche specifiche e, quindi, la necessità di procedere, al fine di assicurare la piena operatività del Sistema, ad una serie di adeguamenti in termini organizzativi e tecnologici.
  Passando al quesito riferito all'eventuale realizzazione di spot promozionali per le reti televisive ovvero per informare la popolazione sulla funzionalità del servizio, occorre evidenziare che il dipartimento della Protezione civile ha proceduto, con il dipartimento per l'informazione e l'Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, alla pianificazione di una campagna di comunicazione finalizzata a far conoscere ai cittadini il sistema in questione, rendendolo identificabile sia per il suono del messaggio sia per l'identità visiva.
  Nel dettaglio, nel 2020 si lavorò a un primo spot (contrattualizzato con la società Opposite9 per un ammontare di 30.690,00 euro al netto di iva) che doveva essere mandato in onda in concomitanza con l'entrata in operatività del sistema. Stante, però, le modifiche al Codice delle comunicazioni elettroniche e le conseguenti integrazioni apportate con la direttiva ministeriale sopra citata, tale spot non è stato e non potrà essere utilizzato contenendo elementi non più coerenti con l'attuale sistema.
  Pertanto, per supportare l'attuale fase di sperimentazione di test a livello regionale, è stato definito un secondo spot – corredato da materiali per i social e da kit di comunicazione per le singole regioni – andato in onda nei mesi scorsi con un impegno finanziario complessivo pari a 123.000,00 euro al netto di iva con il Gruppo creativo multimedia. In aggiunta, in merito allo spot per la fase di test, il Dipartimento per l'informazione e l'editoria ha messo a disposizione ulteriori risorse (ammontanti a 10.260,39 euro al netto di iva) per le attività di sponsorizzazione dei post a livello regionale sui social (con la
Digital Angels), mentre il Dipartimento della protezione civile ha stanziato fondi (139.000,00 euro al netto di iva) per la promozione, sempre a livello regionale, della campagna sulle testate e le emittenti locali (tramite la UM-Universal McCann s.r.l.).
  L'avvio della campagna di comunicazione è stato inoltre preceduto da una conferenza stampa, tenutasi il 20 giugno 2023, nell'ambito della quale il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare e il Capo del dipartimento della protezione civile hanno illustrato gli scopi, il funzionamento e i limiti del Sistema di allarme pubblico IT-alert, informando anche in merito allo svolgimento dei programmati test regionali.
  Con riferimento al quesito riguardante l'individuazione del responsabile dell'attuazione del progetto IT-Alert, occorre evidenziare che la
governance complessiva del sistema in rassegna non era determinata nel disegno originario del 2019, né è definita all'interno del Codice delle comunicazioni elettroniche. In tale contesto, la novellata direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 ottobre 2020 ha disciplinato l'utilizzo del Sistema di allarme pubblico IT-alert per le sole attività di protezione civile, rinviando alle Amministrazioni competenti la disciplina dell'eventuale impiego di IT-alert per ulteriori finalità.
  In merito all'operatività del sistema, si rileva che la predetta direttiva ha attribuito alle «componenti del Servizio nazionale della protezione civile di cui all'art. 4 del decreto legislativo n. 1 del 2018» l'invio dei messaggi IT-Alert limitatamente a eventi imminenti o in corso suscettibili di presentare le caratteristiche di cui alla lettera
c) dell'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo n. 1 del 2018 e con particolare riferimento alle tipologie di rischi di protezione civile, sulla base di quanto sarà previsto dalle indicazioni operative demandate al Capo del dipartimento della protezione civile. Senza tali indicazioni operative e relative procedure il sistema non può di fatto diventare operativo sebbene la tecnologia sia di per sé funzionante.
  Nel rispondere ad altro quesito posto dall'interrogante, si precisa che non risulta alcuna vertenza sindacale relativamente alle responsabilità e alle attribuzioni economiche da corrispondere al personale assegnato alla gestione del servizio.
  In merito al profilo finanziario, preme segnalare che sino all'annualità 2022 il Dipartimento della protezione civile ha utilizzato fondi propri di bilancio per lo sviluppo del sistema IT-alert, per una spesa complessiva pari a circa 8,2 milioni di euro. Con riferimento all'esercizio corrente sono in corso di definizione ulteriori impegni di spesa per complessivi 2,7 milioni di euro, a fronte dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 674, della legge 29 dicembre 2022, n. 197.
  Residua, pertanto, una disponibilità totale sui due capitoli pari a circa 11,6 milioni di euro. Al riguardo, per completezza, si precisa che non sono stati attribuiti incarichi professionali esterni al Dipartimento per le attività in rassegna.
  Per la realizzazione di programmi, progetti e monitoraggi finalizzati alla previsione e prevenzione di calamità nonché per la sorveglianza tecnico-scientifica dei fenomeni naturali, il Dipartimento si avvale dei centri di competenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 settembre 2012, i quali forniscono informazioni, dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici ognuno per definiti ambiti di specializzazione di interesse del servizio nazionale di protezione civile.
  Il dipartimento ha quindi stipulato convenzioni/accordi per la realizzazione del sistema di allarme pubblico IT-Alert con centri di competenza, ma non è ricorso all'affidamento di incarichi professionali esterni.
  Venendo, poi, all'ulteriore questione sollevata dall'onorevole interrogante con riferimento all'emergenza maltempo che ha colpito nello scorso mese di maggio la Regione Emilia-Romagna e relativa al se, ove adottato, IT-Alert avrebbe potuto informare in tempo reale i cittadini, preme rilevare che il Sistema di allarme pubblico IT-alert ha lo scopo di diffondere allarmi agli utenti interessati da gravi emergenze e catastrofi imminenti o in corso tramite un sistema multicanale, che comprende l'invio di messaggi in cell-broadcast, ossia su tutti i cellulari presenti in una determinata area senza il preventivo assenso del ricevente.
  IT-alert non è un sistema salvifico in sé, ma è finalizzato, in relazione a un determinato evento, avvenuto o imminente, a consentire la diramazione rapida di un allarme alla popolazione, così favorendo l'adozione delle conseguenti misure di autoprotezione in rapporto al rischio e al contesto di riferimento. Il messaggio IT-alert per le precipitazioni intense non è in grado di andare a segnalare gli effetti a suolo che le precipitazioni possono indurre (i.e. tracimazioni, sormonti e rotture arginali), in quanto tali eventi hanno una evidenza necessariamente locale e per molti versi non prevedibile, né monitorabile se non in loco.
  D'altro canto, preme evidenziare che l'evento di carattere inequivocabilmente eccezionale, nel suo complessivo sviluppo, era stato correttamente e con adeguato anticipo previsto, in termini di livello di allerta rossa, dal sistema previsionale di protezione civile.
  Per questa ragione, sulla base delle allerte emesse, e grazie anche alla dichiarazione dello stato di mobilitazione del Servizio nazionale, adottata con decreto del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 3 maggio 2023, sono state preventivamente messe in atto numerose e diversificate misure di prevenzione, quali ad esempio la chiusura delle scuole, la chiusura precauzionale di tratti viari a rischio, il presidio dei corsi d'acqua e il rinforzo arginale, fino all'evacuazione preventiva di alcune migliaia di persone.
  Tali misure sono state assicurate dagli enti locali competenti, con il coordinamento della regione Emilia-Romagna, mediante la mobilitazione di tutto il sistema territoriale di protezione civile. Dopo i primi eventi di inizio mese, inoltre, il dispositivo di intervento locale si è arricchito ed ampliato grazie alla presenza di rinforzi pervenuti dall'intero territorio nazionale, resi disponibili dal sistema nazionale con il coordinamento del dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri, e che hanno consentito, in occasione degli aggravamenti della metà del mese, di disporre di un dispositivo eccezionale nazionale già presente in loco.
  Per quanto concerne, poi, l'ultimo quesito riferito all'eventuale attivazione del sistema in altri Paesi dell'Unione europea, si rileva che il sistema di allarme pubblico mediante tecnologia cell-broadcast è espressamente previsto dalla direttiva europea concernente il codice delle comunicazioni digitali.
  Secondo quanto comunicato dalla Commissione europea, il sistema è attualmente operativo in Olanda con NL-alert, in Danimarca con S!RENEN, in Grecia con GR-alert, in Germania con DE-alert, in Romania con RO-alert, in Lituania con LT-alert; mentre, in base alle informazioni a disposizione del Dipartimento della protezione civile, in Francia e in Spagna il sistema risulta in fase di sperimentazione. Peraltro, al netto del quadro appena riportato, trattandosi di una normativa europea di recente introduzione, appare prematuro a questo stadio poter trarre già conclusioni su analisi comparate e singole specificità riscontrate nelle diverse realtà nazionali.
  Alla luce di quanto illustrato, il sistema di allarme pubblico IT-alert, pur potendo senz'altro rivelarsi un importante strumento a supporto delle attività già in essere di informazione della popolazione, risente comunque di limiti correlati all'incertezza connessa ai fenomeni naturali, alla conoscenza scientifica imperfetta, alle capacità tecnologiche disponibili e a vincoli derivanti dalla disponibilità delle risorse umane, strumentali e finanziarie nonché dalle circostanze in cui le attività di valutazione e decisionali si concretizzano, sovente in contesti di urgenza ed emergenza che richiedono decisioni immediate. Per tali motivi, esso non può sostituire tutti gli altri strumenti di informazione d'emergenza, anche e soprattutto a livello locale, rimanendo fondamentale la diffusione in tempo ordinario di una cultura del rischio attraverso la consapevolezza dell'importanza della prevenzione, della conoscenza delle caratteristiche del proprio territorio, dei comportamenti da adottare e delle buone pratiche di protezione civile.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   CASO, AMATO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 126 del 29 ottobre 2019, convertito in legge n. 159 del 20 dicembre 2019, il Ministero dell'istruzione ha avuto l'autorizzazione a indire un concorso per l'assunzione di 11.263 collaboratori scolastici. Il bando era rivolto a coloro che avevano lavorato per almeno 10 anni come dipendenti a tempo indeterminato di aziende che fornivano servizi di pulizia e ausiliari presso istituzioni scolastiche ed educative statali;

   al suddetto concorso si è aggiunto poi un secondo bando Ata ex Lsu per le assunzioni di altri 1.591 lavoratori con almeno 5 anni di servizio;

   con la legge 30 dicembre 2021, n. 234 il Ministero dell'istruzione è stato autorizzato ad avviare una terza selezione per l'assunzione, a decorrere dal 1° settembre 2022, di ulteriori 590 ex Lsu che non hanno potuto partecipare alle procedure precedenti per mancata disponibilità di posti nella provincia di appartenenza;

   il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (cosiddetto Milleproroghe), convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14 ha disposto lo slittamento delle suddette assunzioni al 1° settembre 2023;

   a oggi non risulta ancora pubblicato il bando per le nuove assunzioni, facendo paventare il rischio di ulteriori slittamenti, che aggraverebbero la condizione di crisi in cui versano molti lavoratori senza stipendio dal 2020 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza per velocizzare le procedure di pubblicazione del nuovo bando, garantendo così le assunzioni previste per il 1° settembre 2023.
(4-01865)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta che la procedura selettiva di cui al comma 5-septies dell'articolo 58 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69 è stata bandita con decreto direttoriale n. 1391 dell'11 agosto 2023 e disciplinata con decreto interministeriale n. 133 dell'11 luglio 2023.
  I termini per la presentazione delle candidature degli aspiranti sono scaduti l'8 settembre scorso.
  Alla selezione in argomento ha potuto partecipare il personale impegnato per almeno cinque anni, anche non continuativi, purché includano il 2018 e il 2019, presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualità di dipendente a tempo determinato o indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento degli anzidetti servizi, e che non abbia potuto partecipare alla precedente procedura selettiva, di cui al comma 5-
sexies, dell'articolo 58 del decreto-legge n. 69 del 2013, per mancata emanazione del bando nella provincia di appartenenza.
  Quanto alle modalità di svolgimento, si osserva che, in seguito all'espletamento della sopramenzionata selezione per titoli, di natura provinciale, finalizzata a consentire la graduazione del personale in possesso dei predetti requisiti, il personale in oggetto, a domanda, confluisce – insieme al personale risultato in sovrannumero nelle graduatorie della procedura selettiva di cui al comma 5-
sexies dell'articolo 58, decreto-legge n. 69 del 2013 – in una graduatoria nazionale dalla quale si attingerà una tantum per l'immissione in ruolo del personale.
  Al riguardo, si rende noto che proprio il 31 ottobre 2023 è stato pubblicato il decreto che disciplina le modalità di predisposizione della graduatoria nazionale finalizzata all'assegnazione dei posti, pari a 590.
  I candidati hanno potuto presentare le relative domande di partecipazione alla selezione fino al 10 novembre 2023.
  Al fine di facilitare le operazioni di nomina, saranno trasmesse agli uffici scolastici regionali le relative graduatorie, distinte per ciascuna provincia interessata dalla procedura.
  Si precisa che le operazioni di immissione in ruolo degli aventi diritto andranno tassativamente concluse entro il 1° dicembre 2023, così come previsto dall'emendamento governativo presentato al decreto-legge n. 132 del 2023, approvato in via definitiva dal Parlamento, che sposta il termine di decorrenza delle assunzioni dal 1° settembre 2023 al 1° dicembre 2023.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   COLOMBO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i Paesi dell'Unione europea si trovano a dover far fronte contemporaneamente a molteplici minacce, per le quali è opportuno prepararsi. La pandemia prima e la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina poi hanno scosso il continente evidenziando la necessità di rafforzare la preparazione della popolazione civile alle situazioni di emergenza, in un contesto di sicurezza globale sempre più instabile. Il rischio nucleare, le perturbazioni dell'approvvigionamento energetico, quello alimentare e dei trasporti, l'interruzione delle cure mediche, la distruzione di infrastrutture sanitarie e gli spostamenti in massa di popolazioni sottolineano l'importanza di mantenere in funzione i servizi essenziali.

   le pandemie figuravano tra i rischi principali individuati da diversi paesi europei prima dell'insorgere dell'emergenza Covid-19, ma ciò non si è tradotto in piani specifici per la gestione delle emergenze.

   l'Italia deve porre in essere tutte le misure atte a garantire una propria risposta al verificarsi di tali emergenze, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea qualora le minacce siano transfrontaliere, in stretta coerenza con gli obiettivi fissati dall'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) e con le raccomandazioni in materia emanate dal Consiglio dell'Unione europea il 21 marzo 2022 con la «Bussola strategica per la sicurezza e la difesa», in relazione all'obiettivo dell'Unione n. 4, con particolare riferimento agli obiettivi specifici 4.4 (nel settore della risposta agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari) e 4.5 (nel settore della risposta sanitaria d'emergenza).

   nel 2003 l'Italia, a seguito degli attentati dell'11 settembre 2001, ha istituito, nell'ambito della Difesa civile, una Scorta nazionale antidoti e ha promosso la costituzione di Nuclei di decontaminazione per la popolazione.

   la Scorta nazionale antidoti è stata in seguito implementata in Scorta Nazionale Antidoti e farmaci, quale scorta nazionale strategica articolata in 12 depositi Statali, 26 depositi regionali e 56 microdepositi, distribuiti su tutto il territorio nazionale.

   i Nuclei di decontaminazione sono in dotazione ad alcuni servizi sanitari regionali e alla Croce Rossa italiana, sia civile che militare. Entrambi i settori necessitano di interventi migliorativi per garantirne la piena efficienza e rafforzarne le capacità di risposta (potenzialità di misura fino a 800 persone giorno).

   oggi lo ioduro di potassio, da utilizzare in caso di rilascio di sostanze radioattive per ridurre o bloccare l'assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide, viene acquistato in Belgio –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare la possibilità di riunire un tavolo di esperti in materia di gestione di emergenza sanitaria in ambito di: produzione e distribuzione farmaceutica in caso di emergenza sanitaria;

   valutazione della situazione attuale dei nuclei di decontaminazione e delle relative dotazioni;

   valutazioni di primo intervento (screening) della contaminazione interna ed esterna, al fine di valutare in tempi brevi il livello individuale di rischio (livello di dose) su tutte le persone potenzialmente coinvolte.
(4-01442)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame a mezzo della quale si chiede di valutare la possibilità di riunire un tavolo di esperti in materia di gestione di emergenza sanitaria in ambito di: produzione e distribuzione farmaceutica in caso di emergenza sanitaria; valutare la situazione attuale dei nuclei di decontaminazione e delle relative dotazioni; valutare in tempi brevi il livello individuale di rischio (livello di dose) su tutte le persone potenzialmente coinvolte al fine del primo intervento (screening) della contaminazione interna ed esterna, si rappresenta quanto segue.
  L'esigenza di rafforzare il sistema di difesa civile a livello nazionale e dunque la capacità di risposta del nostro Paese di fronte a minacce cosiddette ibride, – (derivanti dalla combinazione di attività coercitive e sovversive, di metodi convenzionali e non convenzionali, cioè diplomatici, militari, economici e tecnologici, che possono essere usati in modo coordinato da soggetti statali o non statali per raggiungere determinati obiettivi pur rimanendo sempre al di sotto della soglia di una guerra ufficialmente dichiarata (Comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio – Quadro congiunto per contrastare le minacce ibride: la risposta dell'Unione europea, JOIN (2016) 18) – è già da tempo considerata prioritaria nel sistema di sicurezza nazionale e internazionale.
  In tale contesto, costituisce una misura di fondamentale importanza, l'istituzione della scorta strategica nazionale antidoti e farmaci (SNAF), che rappresenta il sistema di risposta sanitaria a fronte di situazioni di emergenza conseguenti ad atti ostili rivolti contro la popolazione del nostro Paese o contro installazioni militari ubicate in prossimità di insediamenti civili, anche mediante attacchi di tipo nucleare-biologico-chimico-radiologico (NBCR) ed è strutturata in modo da poter assicurare risposte specialistiche in condizioni di emergenza e urgenza.
  L'altro strumento fondamentale per fare fronte alle emergenze di cui trattasi è l'istituzione dei nuclei di decontaminazione in dotazione presso alcuni servizi sanitari regionali e presso la Croce rossa italiana, chiamati a intervenire quando si verificano incidenti con fuoriuscita di sostanze pericolose e in caso di eventuale attacco non convenzionale.
  Con specifico riferimento alla SNAF, si fa presente che la catena di comando e controllo della suddetta misura fa capo al Ministero della salute – nello specifico alla Direzione generale della prevenzione sanitaria – che si avvale per gli interventi sul campo dei servizi del Servizio sanitario nazionale e di una centrale operativa presso il centro antiveleni di Pavia (attiva 24/24 h, 7/7 giorni) che assicura il supporto di medici specialisti per diagnosi e trattamento delle problematiche di salute correlate ai rischi NBCR, nonché da esperti di altri enti (quali a titolo esemplificativo: l'istituto superiore di sanità o l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile).
  Nella SNAF, in particolare, sono conservati antidoti e farmaci specifici indicati per trattare o mitigare patologie non note e/o rare – e pertanto non trattabili nella pratica medica routinaria – conseguenti all'esposizione a sostanze nocive provocate dai summenzionati atti ostili.
  La SNAF è costituita da una rete di depositi ripartiti omogeneamente sul territorio nazionale ed è articolata in 12 depositi statali, 26 depositi regionali e 56 microdepositi, distribuiti su tutto il territorio nazionale.
  I depositi statali sono collocati prevalentemente in ambiente militare e custodiscono, con sorveglianza h.24, gli antidoti.
  Detti depositi sono insediati strategicamente sul territorio nazionale in base alla popolazione residente e in relazione alla presenza di sedi istituzionali e/o siti sensibili.
  I depositi regionali sono situati in ogni regione e, prevalentemente, nelle farmacie ospedaliere all'interno delle strutture del Servizio sanitario regionale.
  I microdepositi, infine, sono ripartiti a garantire e facilitare la distribuzione degli antidoti e farmaci in maniera capillare sul territorio.
  L'efficiente e puntuale funzionamento della SNAF, nonché l'assetto procedurale in modo strutturato che lo delinea, sono gli elementi fondamentali per poter rispondere efficacemente alle situazioni emergenziali impreviste di carattere sanitario. L'organizzazione e la strutturazione della SNAF costituiscono, difatti, di per sé una pianificazione in emergenza.
  La SNAF opera nell'ambito del Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare – linee guida, revisione febbraio 2021, predisposto dalla Commissione interministeriale tecnica per la difesa civile del Ministero dell'interno, approvato da tutte le amministrazioni dello Stato.
  In seno a detto Piano, nello specifico, sono: definite le minacce, individuati i possibili scenari e pianificate le misure da adottare al fine di mitigare le conseguenze sul territorio e sulla popolazione di eventi di tipo CBRN. Vengono, inoltre, fornite linee guida sui provvedimenti da adottare e sulle procedure da seguire, mediante un'efficace interazione di tutte le risorse nazionali di prevenzione, protezione e soccorso, con particolare riguardo anche alla tutela e alla incolumità fisica degli operatori.
  Sulla base di tale programmazione ogni prefettura pianifica a livello locale gli interventi di competenza e i piani sono sottoposti a periodiche esercitazioni per testare la loro effettiva funzionalità e la capacità operativa.
  Ogni Ministero, analogamente, elabora il proprio piano discendente.
  Il Ministero della salute, in particolare, nel 2022 ha istituito il tavolo di lavoro interministeriale per l'elaborazione del piano nazionale di difesa – settore sanitario, discendente dal suddetto Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare del 2021, cui partecipano sia i servizi sanitari regionali sia le amministrazioni o enti dello Stato in grado di fornire ogni possibile contributo sulla materia.
  Nell'ambito di detto tavolo in data 2 maggio 2023 è stato individuato un sottogruppo finalizzato ad esaminare la situazione attuale dei nuclei di decontaminazione e delle relative dotazioni i cui lavori sono tutt'ora in corso.
  Altro strumento di particolare rilevo per affrontare le emergenze in esame è il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, previsto dall'articolo 182, del decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, recante «Attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, che stabilisce norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti, e che abroga le direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 96/29/Euratom, 97/43/Euratom e 2003/122/Euratom e riordino della normativa di settore in attuazione dell'articolo 20, comma 1, lettera
a), della legge 4 ottobre 2019, n. 117.» e adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 marzo 2022.
  Questo ulteriore Piano individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati «oltre frontiera», ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d'intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l'attivazione delle misure di difesa civile, di competenza del Ministero dell'interno.
  L'Appendice 13 di questo Piano sancisce, in particolare, la procedura per l'attivazione e l'attuazione della misura di iodoprofilassi che «si applica nel caso in cui sia disponibile lo iodio stabile, nella forma di compresse di ioduro di potassio (KI), da parte della scorta strategica nazionale antidoti e farmaci (SNAF) del Ministero della salute».
  Partendo dalla considerazione, emersa durante l'elaborazione del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che un disastro doloso, terroristico o bellico può coinvolgere anche le centrali nucleari limitrofe ai confini italiani e che nei primi giorni di emergenza non si può risalire con certezza alla natura dell'evento, a meno che non si tratti di un evento naturale, e che la SNAF, dovendo intervenire negli scenari di emergenze di difesa civile, deve essere comunque dotata della scorta di ioduro di potassio, la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, ha acquistato, con determina del 2 dicembre 2022, n. 119.800.000 compresse di iodio stabile
ThyroSafe 65 mg della SERB S.A., azienda farmaceutica titolare della relativa autorizzazione all'immissione in commercio, con shelf-life di 10 anni dalla data di produzione.
  Il quantitativo di iodio stabile da acquistare è stato calcolato in relazione alla popolazione residente nelle regioni esposte ad eventuali incidenti alle centrali nucleari limitrofe ai confini italiani per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento per 5 giorni di terapia basandosi sulla posologia prevista dalle linee guida OMS: «
Iodyne thyroid blocking».
  La consegna dell'antidoto da parte dell'azienda farmaceutica produttrice è iniziata a dicembre 2022 e si protrarrà per tutto il 2023 e per il 2024.
  È importante segnalare in tale contesto che, fin dall'avvio del conflitto in Ucraina, l'ispettorato generale della sanità militare ha valutato, di concerto con il Ministero della salute, l'opportunità di incrementare le scorte di ioduro di potassio, essenzialmente per le esigenze delle Forze armate, ma di fatto andando anche ad implementare la SNAF.
  Nel mese di settembre 2023, sono state immesse nel ciclo logistico circa 1,9 milioni di compresse di 65 mg di cloruro di potassio prodotte dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, da destinare ai kit di emergenza degli equipaggiamenti per le operazioni militari ritenute a rischio.
  Il Ministero della salute, al fine di ottemperare alle proprie competenze ha provveduto, sin dal mese di dicembre 2022, a concordare la pre-distribuzione nei depositi statali, regionali e microdepositi della SNAF tramite incontri con le regioni coinvolte sulla base degli scenari prospettati nel Piano (Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano).
  Le regioni in tale sede hanno manifestato le peculiari esigenze attuative (la regione Veneto, ha formalmente esplicitato la necessità di formalizzare un piano di distribuzione sul territorio e a tal fine in data 8 febbraio 2023 ha organizzato una riunione plenaria tra il Ministero della salute e le regioni.
  La regione Emilia-Romagna, invece, ha ribadito l'esigenza di pianificazione della fase attuativa di distribuzione, con riguardo al «Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari», e in particolare per quanto riguarda la misura della iodoprofilassi per la popolazione in caso di incidente alle centrali nucleari limitrofe ai confini italiani, altresì sostenendo la necessità di definire una pianificazione precisa con riguardo alla seconda fase, quella di distribuzione al cittadino in modo da mettere le regioni e le province autonome primariamente interessate nelle condizioni di poter coinvolgere tutti gli enti e le strutture territoriali che potrebbero avere un ruolo (a titolo esemplificativo: prefetture servizi sanitari regionali, comuni, protezione civile e altro).
  Le suddette regioni infatti hanno ricordato che, nell'esprimere il previsto parere in sede di Conferenza unificata del 10 marzo 2022 (repertorio atti n. 33/CU), la Conferenza delle regioni e delle province autonome aveva evidenziato la necessità che a livello nazionale venisse dettagliata, in un documento attuativo integrativo, una procedura di distribuzione con la definizione di tempi, modalità, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità, nonché una adeguata azione di informazione nazionale univoca e coordinata in materia.
  Si segnala inoltre che la regione Piemonte nel 2020 ha collaborato con la SNAF per l'organizzazione di microdepositi territoriali e ha già effettuato una prima simulazione di distribuzione alla popolazione con il coinvolgimento di vari enti e strutture (fra cui Protezione civile nazionale e regionale, 118 prefetture, Servizio sanitario regionale Centro antiveleni di Pavia, sindaci, e altro).
  La regione Lombardia ha recentemente strutturato un piano di distribuzione territoriale che prevede 30 depositi distribuiti nel territorio regionale, a loro volta in grado di suddividere molto rapidamente aliquote predefinite di KI ad alte 220 strutture sanitarie territoriali in modo da ottenere nell'arco di 1-2 ore circa 250 punti di distribuzione supportati da medici e farmacisti delle strutture del SSR. Il Piano prevede inoltre la distribuzione di quantità predefinite di KI agli operatori dei servizi essenziali identificati (FFOO, AREU-118, operatori sanitari e socio-sanitari prefetture e centri amministrativi di governo – regione, province –, Vigili del fuoco, Protezione civile, servizi essenziali non pubblici, trasporti, servizi per l'approvvigionamento di alimenti e acqua potabile, servizi per energia e comunicazioni). Tale modello verrà sperimentato in esercitazioni annuali e si presta ad essere adottato (con le opportune modifiche) in altre realtà regionali) e, in un'ottica di
preparedness e readiness, hanno chiesto la pianificazione delle azioni da attuare nel caso di un eventuale scenario emergenziale, sottolineando l'importanza del coinvolgimento di tutti gli enti e le strutture territoriali che potrebbero avere un ruolo nella gestione dell'emergenza stessa.
  Alla luce di quanto rappresentato e considerate le istanze pervenute dalle regioni, nonché al fine di completare il Piano nazionale per le emergenze radiologiche e nucleari, il Ministero della salute, nel mese di marzo 2023, ha chiesto al Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di avviare incontri formali deputati a individuare la procedura di distribuzione rapida dello ioduro di potassio alla popolazione in caso di incidente transfrontaliero. Il Dipartimento ha confermato la propria disponibilità a riavviare il succitato tavolo.
  Aspetto centrale per la gestione di un evento che necessiti l'uso della scorta, è il trasporto dei medicinali dai depositi al luogo dove le persone saranno trattate o alle abitazioni dei pazienti non trasportabili o al luogo dove un posto medico avanzato collegato a una postazione di decontaminazione sia stato attivato.
  Stabilire dove i farmaci debbano essere consegnati dai depositi, per la loro distribuzione alla popolazione o per il loro uso sulla popolazione, è una decisione prettamente locale, da assumere sulla base del numero di popolazione colpita, della disponibilità di ospedali o centri di cura, della percorribilità delle vie di comunicazione, della situazione meteorologica (quest'ultimo aspetto centrale nel caso di un rilascio sul territorio di tipo militare) e, soprattutto, considerando il fattore tempo: sono decisioni immediate che richiedono azioni molto rapide.

  In tale contesto, ogni regione dovrebbe prendere tale decisione, supportata da altre autorità locali, quali i prefetti o i comandi militari.
  Stabilire invece chi debba provvedere al trasporto dei farmaci dai depositi ai luoghi d'uso è governato dall'intensità dell'evento e dall'intensità del coinvolgimento dei mezzi di soccorso nell'intervento di messa in sicurezza del territorio e di salvaguardia della popolazione.
  L'utilizzazione del volontariato di Protezione civile per tale compito può essere presa in considerazione in contingenze di minor rilevanza, attesa la possibile contaminazione estesa del territorio nei casi peggiori e in quanto i farmaci stessi, nel caso di scarsezza degli stessi per l'alto numero dei colpiti, devono essere protetti nella fase di trasporto.
  Ne consegue la necessità di acquisire la disponibilità delle Forze dell'ordine o delle Forze armate per poter procedere al trasporto e all'impegno delle Prefetture nel coordinare tale trasporto.
  Considerata l'evidente complessità della organizzazione di un efficiente sistema di trasporto e distribuzione dei farmaci si concorda con quanto richiesto dall'interrogante in merito alla costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare, in grado di affrontare l'argomento e che possa redigere delle linee guida utili per indicare le logiche di individuazione dei luoghi dove trasportare i farmaci dai depositi e le logiche per la distribuzione alla popolazione, indicando altresì chi debba prendere dette decisioni al momento della necessità e chi debba operare per il trasporto dei medicinali.
  Per quanto concerne, poi, la procedura deputata alla decontaminazione, si fa presente che la stessa è parte della pianificazione discendente dal suddetto Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico biologico, radiologico e nucleare – linee guida del 2021.
  Già nel 2001, con il Piano nazionale di difesa-settore sanitario del 2003, veniva assegnata sia al corpo militare volontario della CRI che ai servizi di emergenza territoriale 118 l'importante compito di provvedere alla decontaminazione di eventuali esposti a minacce NBCR prima del loro ingresso nelle strutture ospedaliere.
  Per tale motivo furono acquistate dal Dipartimento della protezione civile tende di decontaminazione, poi affidate ai servizi di emergenza territoriale 118, soprattutto per le grandi città.
  La decontaminazione sanitaria dei soggetti colpiti necessita di mezzi e strumenti, organizzazione, procedure,
training costantemente mantenuto e dovrebbe consentire di trattare rapidamente circa 1.000 persone di un singolo scenario nell'arco di poche ore, 900 dei quali deambulanti (procedura rapida) e 100 non deambulanti/feriti.
  Attualmente i nuclei di decontaminazione sono in dotazione presso alcuni servizi sanitari regionali e alla CRI, sia civile che militare.
  Per quanto riguarda il corpo militare volontario della CRI, si rappresenta che lo stesso non dispone più di personale in servizio continuativo in grado di allestire e attivare stazioni campali in tempo utile sul territorio nazionale. Per quanto riguarda invece la componente civile dalla CRI, sarebbe auspicabile acquisire le risorse disponibili sul territorio impiegabili allo scopo, tenendo però in debito conto che mentre il personale del corpo militare volontario CRI (e di quello delle Infermiere volontarie, entrambi ausiliari delle Forze armate), può essere richiamato in servizio temporaneo ai sensi del vigente codice dell'ordinamento militare, tale meccanismo non risulta possibile per il personale civile.
  Per quanto riguarda infine le capacità dei servizi di emergenza sanitaria 118, risulta che alcune regioni, nell'ambito delle rispettive prerogative decisionali, hanno provveduto a predisporre un servizio di bonifica pre-ospedaliera.
  Il nuovo Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare – linee guida del 2021 assegna genericamente al Sistema sanitario il compito di attuare la decontaminazione delle persone, senza individuare esattamente gli attori, lasciando alle pianificazioni discendenti del Sistema Sanitario la scelta e l'organizzazione.
  Occorre evidenziare al riguardo che, fin dal 2001, i Vigili del fuoco e Forze armate furono esclusi dagli obblighi della decontaminazione di massa delle persone, in considerazione del fatto che la loro azione prevede tempi per lo schieramento non compatibili con le immediate necessità di decontaminazione dei colpiti. Come stabilito nel Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico e nucleare, i Vigili del fuoco, assicurano la sola assistenza ai propri operatori intervenuti nelle operazioni di contatto (allegato F del Piano).
  Il personale sanitario, dotato di idonea protezione individuale e degli strumenti operativi necessari, invece, provvede alla prima decontaminazione delle persone colpite (area di confine e di transito tra «area tiepida e fredda»). I soggetti che necessitano di ulteriori trattamenti sono smistati presso centri ospedalieri individuati dall'autorità sanitaria nella propria pianificazione di settore.
  Il Piano, infine, prevede che l'intervento di personale militare specializzato nella difesa NBC può essere valutato in seguito all'espletamento della procedura sopra illustrata. Tale personale deve provvedere, in aderenza al decreto legislativo n. 66 del 2010 al rilevamento chimico e a effettuare i relativi interventi di bonifica.
  Il Ministero dell'interno, inoltre, avvalendosi della Commissione interministeriale tecnica per la difesa civile, esamina la possibilità e verifica la disponibilità per l'intervento di ulteriori forze di soccorso tecnico da inviare sul luogo dell'evento e ne dispone l'impiego.
  Per completezza, è opportuno anche evidenziare che, nel caso di un importante rilascio su un territorio cittadino di agenti chimici o radiologici, atteso il potenziale alto numero di coloro che potrebbero essere coinvolti nella zona contaminata, la sola decontaminazione di massa non sarebbe sufficiente. È opportuno pensare anche a circuiti di decontaminazione predisposti nei principali ospedali e a procedure di informazione alla popolazione, precise ed efficaci, che consentano, anche, una decontaminazione speditiva effettuata nella propria abitazione.
  Tutto ciò considerato, si concorda sul fatto che interventi migliorativi sono possibili prevedendo l'incremento delle squadre e dei mezzi disponibili, che andranno dislocati più diffusamente sul territorio e, a tal fine, nulla osta una valutazione in questi termini da parte di un apposito Tavolo di esperti.
  Per quanto riguarda, da ultimo, le valutazioni di primo intervento (
screening) della contaminazione interna ed esterna, al fine di valutare in tempi brevi il livello individuale di rischio (livello di dose) su tutte le persone potenzialmente coinvolte si rappresenta quanto segue.
  A prescindere dai normali rilevatori di radioattività di cui sono dotati alcuni reparti dei servizi di emergenza territoriale 118, le Forze armate, o i Vigili del fuoco che potrebbero essere utilizzabili sul campo, ad oggi non si ha conoscenza di sistemi di valutazione standardizzati impiegabili in fase di
triage.
  La valutazione della contaminazione interna ed esterna risulta fondamentale per valutare in tempi brevi (alcuni minuti a persona) il livello individuale di contaminazione e quindi di rischio (livello di dose) su tutte le persone potenzialmente coinvolte dall'evento (potenzialità di misura con adeguato supporto logistico: diverse centinaia di persone al giorno), per fornire indicazioni e supporto al personale sanitario per l'accesso delle persone del pubblico ai normali trattamenti medici e per l'attivazione di eventuali terapie antidotiche (decorporazione), per effettuare un monitoraggio sistematico degli addetti incaricati dell'intervento in campo al fine di valutare il rischio radiologico contenendolo ove possibile entro i limiti concordati, per fornire indicazioni che permettano di quantificare il pericolo reale anche ai fini di una mitigazione dell'impatto sociale dell'evento.
  Al riguardo sarebbe opportuno un censimento delle strutture sanitarie in grado di ricevere pazienti contaminati da radionuclidi da aggiornare periodicamente.
  Elementi informativi potrebbero desumersi dai risultati di un progetto dell'ENEA per l'allestimento di una unità mobile di intervento che permetterebbe in tempi estremamente rapidi la messa in campo e l'operatività di almeno 3 sistemi di misura diretta della contaminazione radioattiva applicabili alla gran parte dei radionuclidi o delle miscele radioattive verosimilmente ipotizzabili nonché strumentazione idonea per un triage della contaminazione dei radionuclidi non misurabili con metodi diretti, con l'obiettivo di effettuare un monitoraggio di primo intervento (
screening).
  Anche con riferimento a questo aspetto, si ritiene condivisibile la proposta dell'interrogante di riunire un tavolo di esperti deputato all'esame delle problematiche le valutazioni di primo intervento (
screening) della contaminazione interna ed esterna.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Marcello Gemmato.


   DARA, FORMENTINI e BILLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa italiane hanno recentemente dato notizia dell'arresto, avvenuto in Iran, di Nasrin Sotoudeh, avvocato ed attivista dei diritti umani;

   Nasrin Sotoudeh era stata precedentemente anche aggredita e picchiata violentemente;

   causa del pestaggio e dell'arresto sarebbe stata la circostanza che l'avvocato Sotoudeh avesse partecipato, senza indossare il velo, al funerale di Armita Garavand, la giovane sedicenne morta dopo un mese di agonia a causa delle sevizie subite ad opera della cosiddetta «polizia morale» della Repubblica Islamica che intendeva punirla del fatto che a sua volta avesse esposto in pubblico il proprio volto senza indossare il velo;

   Nasrin Sotoudeh avrebbe altresì iniziato uno sciopero della fame e dell'assunzione di farmaci in segno di protesta nei confronti delle violenze e dell'arresto subito;

   non meno di altre quindici persone legate ad Armita Garavand sono state picchiate e poi arrestate dopo il funerale della giovane;

   la vita di Nasrin Sotoudeh risulterebbe attualmente in pericolo;

   in questo momento, l'Iran detiene la presidenza di turno del Forum sociale del Consiglio dei diritti Umani dell'ONU –:

   quali misure il Governo ritenga di poter e dover assumere per rappresentare alle autorità dell'Iran la deplorazione del nostro Paese per le violenze e l'arresto subito da Nasrin Sotoudeh e dalle altre donne iraniane che stanno sperimentando la stessa sorte;

   in considerazione altresì delle cattive condizioni di salute di Nasrin Sotoudeh, se il Governo non intenda sollecitare un gesto di clemenza da parte delle autorità iraniane.
(4-01841)

  Risposta. — Il Governo ha seguito con attenzione il caso dell'avvocato e attivista per i diritti umani Nasrin Sotoudeh, rilasciata dal carcere per motivi di salute nel 2021 e di nuovo imprigionata il 29 ottobre 2023 per aver partecipato senza hijab al funerale della sedicenne Armita Garavand. Sotoudeh è stata rilasciata lo scorso 15 novembre, dietro il pagamento di una cauzione.
  Purtroppo, misure che colpiscono singoli cittadini iraniani come Sotoudeh risultano diffuse e in aumento, anche dopo la fine delle ondate di proteste. Proprio l'assenza di manifestazioni di piazza rende ancora più ingiustificate le iniziative delle autorità iraniane per comprimere le libertà della persona e del cittadino. Questa è la ragione per cui l'Italia, pur accogliendo positivamente il rilascio di Sotoudeh, continua ad essere fra i Paesi promotori di sanzioni per gravi violazioni dei diritti umani in Iran.
  Sul piano bilaterale, l'Italia non manca di cogliere ogni occasione utile per manifestate profonda preoccupazione, sdegno e condanna a fronte delle scelte politiche non condivisibili di Teheran rispetto ai diritti umani e al ricorso sistematico alla pena capitale.
  Sul piano multilaterale, l'Italia ha aderito alla dichiarazione presentata dal Canada sulla situazione dei diritti delle donne in Iran, in occasione della 54a Sessione del Consiglio diritti umani a Ginevra. La dichiarazione si sofferma in particolare sulle violazioni dei diritti delle donne, anche a seguito dell'adozione della
Chastity and Hijab Bill. In particolare, invita l'Iran a riconsiderare la legge Chastity and Hijab e a rispettare gli obblighi internazionali in materia di diritti umani, con specifico riguardo ai diritti delle donne e all'uguaglianza di genere.
  Il comunicato adottato in esito alla riunione dei Ministri degli affari esteri dei Paesi G7 svoltasi l'8 novembre 2023 a Tokyo ha espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Iran, inclusi i diritti delle donne e delle fanciulle.
  Nell'ambito della Terza commissione dell'Assemblea generale dell'ONU a New York, l'Italia ha partecipato attivamente alla definizione di una risoluzione, adottata il 15 novembre 2023, sulla grave situazione dei diritti umani in Iran. La risoluzione si sofferma in particolare sull'eccessiva applicazione della pena di morte, sulle gravi violazioni dei diritti delle donne, sulla repressione del dissenso e sulle profonde restrizioni ai diritti civili e politici nel Paese.
  Il Governo continuerà a monitorare la situazione dei diritti umani nel Paese e a contribuire in maniera sempre propositiva alla definizione delle iniziative multilaterali – le più efficaci da questo punto di vista – volte a sensibilizzare le autorità iraniane.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il PNRR ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata a «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento, dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali»;

   in merito, sono stati sono stati indetti due concorsi pubblici, deliberati dalla commissione Ripam, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale «Concorsi ed esami» n. 26 del 1° aprile 2022, per la copertura a tempo determinato di complessive 5.410 unità di personale non dirigenziale a supporto dell'ufficio per il processo;

   il 23 settembre 2022 è stato pubblicato l'avviso pubblico relativo alla pubblicazione delle graduatorie a seguito delle quali sono stati poi pubblicati successivi avvisi per la convocazione dei vincitori presso la Corte d'appello di ciascun distretto in cui hanno presentato la domanda di partecipazione;

   ad oggi in molti distretti risulterebbero presenti numerosi posti scoperti a seguito non solo di diverse rinunce ma anche di successive dimissioni e mancate prese di servizio;

   un primo scorrimento è stato previsto ben 6 mesi dopo, ad aprile 2023, disponendo lo scorrimento delle graduatorie ancora capienti ma coinvolgendo tuttavia solamente i posti vacanti a seguito di rinunce, lasciando invece escluse dal computo le scoperture date dai dimissionari;

   con un recente provvedimento del 14 giugno 2023 il Ministero della giustizia ha disposto un secondo scorrimento a vantaggio dei profili e i distretti mancanti di graduatoria o con graduatoria incapiente. Tale scorrimento, che si riferisce principalmente alle carenze di organico nelle sedi del Nord, rischia tuttavia di generare numerosi rifiuti da parte degli interessati con la conseguente compromissione del corretto funzionamento degli uffici giudiziari del Sud, già gravemente colpiti dalla carenza di personale;

   diversamente dal nuovo, nello scorrimento di aprile 2023, il Ministero ha offerto ai candidati dei distretti capienti la possibilità di prendere servizio nel proprio distretto di origine, un'opportunità che attualmente non è stata riproposta;

   in ragione dell'importanza del ruolo dello staff di supporto all'Ufficio per il processo per una più efficiente organizzazione del lavoro giudiziario e in considerazione dei tempi stringenti dettati dal PNRR, si ritiene necessaria – come evidenziato a gran voce dai «comitati idonei» istituiti in questi mesi in rappresentanza dei tanti partecipanti al concorso risultati idonei e attualmente in graduatoria – una maggiore flessibilità nella procedura di scorrimento delle graduatorie, concedendo nuovamente lo scorrimento dei distretti capienti: ciò comporterebbe la possibilità di assumere più personale possibile negli uffici del Sud, notoriamente caratterizzati da notevole carenza di personale –:

   se i Ministri interrogati intendano effettuare una ricognizione di tutti i posti rimasti scoperti per la figura di personale non dirigenziale a supporto dell'ufficio per il processo e se intendano procedere, per quanto di competenza, con urgenza allo scorrimento integrale delle graduatorie capienti degli idonei del concorso consentendo agli idonei di assumere posizione nel proprio distretto di appartenenza, per coprire i numerosi posti vacanti determinati anche da dimissioni o successive mancate prese di servizio.
(4-01210)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere innanzitutto posto in risalto che l'ufficio per il processo è previsto dalla legge come una struttura organizzativa finalizzata a «...garantire la ragionevole durata del processo, attraverso l'innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione...» (articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, così come modificato dal decreto-legge n. 90 del 2014).
  Si tratta di una struttura tecnica tesa ad affiancare il giudice nei suoi compiti e nelle sue attività. All'ufficio per il processo sono attribuite tutte le attività di ausilio allo svolgimento del lavoro giudiziario, ivi comprese quelle di preparazione e di ricerca necessarie alla soluzione degli affari e alla stesura dei provvedimenti; possono essere altresì attribuiti compiti di supporto all'efficiente utilizzo dei sistemi informatici quali, a titolo meramente esemplificativo, il coordinamento e il monitoraggio dei depositi telematici nonché la tempestiva rilevazione delle problematiche derivanti dalla adozione di nuove tecnologie.
  L'intento del legislatore è quello di ovviare alla variabilità delle risorse attraverso un modello di ufficio basato, almeno in parte, su risorse umane stabili e certe, che prestano servizio per un arco temporale predefinito e ritenuto sufficiente al raggiungimento degli scopi di abbattimento dell'arretrato e di riduzione dei tempi processuali.
  L'attuazione della linea di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento all'investimento M1C1 – capitale umano, ha visto impegnato in maniera assidua questa Amministrazione, stante l'importanza dell'obiettivo.
  In particolare il decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, convertito con modificazioni dalla legge del 6 agosto 2021 n. 113 recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale all'attuazione del PNRR e per l'efficienza della giustizia», ha disciplinato le modalità di reclutamento del personale a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del Piano, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio per il processo e di supportare le linee di progetto di competenza del Ministero della giustizia, autorizzando per il periodo 2021-2026 il reclutamento con contratto di lavoro a tempo determinato di un contingente massimo di 16.500 unità di addetti all'ufficio per il processo nonché di 5.410 unità di ulteriore personale amministrativo non dirigenziale in profili specifici di area II e III, anche tecnici, quali ad esempio edili, contabili e informatici, così ripartito: 1.660 unità complessive per i profili di area III, fascia economica F1; 750 unità complessive per i profili di area II, fascia economica F2; 3.000 unità nel profilo di operatore di
data-entry, area II, fascia economica F1.
  Le procedure di assunzione, finalizzate alla copertura totale dei posti messi a bando, non sempre hanno raggiunto tale obiettivo, soprattutto nei distretti del Nord Italia, in ragione del basso numero dei partecipanti e dei numeri, ancor più bassi, di coloro che sono riusciti a collocarsi utilmente in graduatoria.
  Pertanto, dopo la prima fase di assunzione dei vincitori, l'Amministrazione si è sempre determinata a dare corso a procedure di scorrimento degli idonei residui, operando dapprima nei distretti con graduatorie capienti e, a seguire, a supporto di quei distretti privi di candidati idonei, creando graduatorie uniche sulla base del punteggio.
  La ricognizione dei posti vacanti e disponibili è stata fatta, al termine di ogni procedura assunzionale, su tutto il territorio nazionale e le possibilità di aumentare il numero degli assunti vengono incrementate aprendo le procedure di scelta della sede, nell'ambito degli scorrimenti, a tutti gli idonei presenti in graduatoria.
  In questo modo si è provato a sopperire in anticipo a eventuali rinunce, prevedendo l'opzione di una sede da parte degli idonei meglio posizionati in graduatoria e al contempo la possibilità di scelta per coloro i quali, risultando collocati negli ultimi posti della stessa, non avrebbero avuto possibilità di assunzione qualora l'Amministrazione avesse coinvolto nello scorrimento solo un numero di idonei pari al numero dei posti vacanti.
  È evidente quindi che, in ogni scorrimento, il numero degli idonei coinvolto è stato sempre maggiore del numero dei posti resisi disponibili e, pertanto, la mancata copertura degli stessi è strettamente connessa alla mancata scelta di un particolare distretto o sede da parte dei candidati.
  In data 1° aprile 2022, con bando della commissione Ripam supportata da Formez P. A., è stato indetto un concorso pubblico per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 1.660 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale III, fascia economica F1, da inquadrare nel personale del Ministero della giustizia, nei seguenti profili: tecnico IT
senior (Its), area III, fascia economica F1, 180 unità; tecnico di contabilità senior (Conts), area III, fascia economica F1, 200 unità; tecnico di edilizia senior (Eds), area III, fascia economica F1, 150 unità; tecnico statistico (Stat), area III, fascia economica F1, 40 unità; tecnico di amministrazione (Amm), area III, fascia economica F1, 1.060 unità; analista di organizzazione (Org), area III, fascia economica F1, 30 unità.
  Siffatti profili professionali hanno il compito di svolgere tutte quelle attività di supporto al pieno compimento del progetto di miglioramento della
performance del servizio giustizia, sempre con particolare riferimento all'ufficio per il processo.
  Inoltre in data 1° aprile 2022 è stato adottato dalla commissione Ripam un secondo bando per un concorso pubblico per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 750 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale II, fascia economica F2, e di 3.000 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale II, fascia economica F1, da inquadrare nel personale del Ministero della giustizia nei seguenti profili: tecnico IT
junior (Itj), area II, fascia economica F2, 280 unità; tecnico di contabilità junior (Contj), area II, fascia economica F2, 400 unità; tecnico di edilizia junior (Edj), area II, fascia economica F2, 70 unità; operatore di data-entry (Data) area II, fascia economica F1, 3.000 unità.
  In proposito deve essere rimarcata la difficoltà a coprire i posti messi a bando, trattandosi di procedure concorsuali indirizzate a candidati non appartenenti all'ambito giuridico o economico, questi ultimi di certo più numerosi.
  In particolare per alcuni profili, quali ad esempio tecnico IT
senior e junior o tecnico statistico, le percentuali di candidati che hanno superato il concorso è stata molto bassa, aggravando la situazione in alcuni distretti (segnatamente del Nord Italia), in cui il numero di vincitori è risultato più basso dei posti a bando.
  Con provvedimento del 14 aprile 2023, esaminato il numero delle rinunce e delle mancate prese di possesso, è stato disposto uno scorrimento per ciascun distretto e per ciascun profilo di concorso recante graduatoria ancora capiente, all'esito del quale sono state assunte 594 unità.
  In seguito l'Amministrazione ha costantemente monitorato l'effettiva copertura dei posti previsti nel profilo di addetto all'ufficio per il processo determinandosi, in conseguenza, ad attuare con provvedimento del direttore generale del 14 giugno 2023, uno scorrimento delle graduatorie ancora capienti, unificate per ciascun profilo sulla base del punteggio, a vantaggio dei profili e dei distretti mancanti di graduatoria o con graduatoria incapiente che, per questa ragione, non sono stati interessati dal primo scorrimento.
  All'esito dell'ultima procedura di assunzione avvenuta in data 30 giugno 2023, le unità assunte, rispetto ai 292 posti messi a disposizione, sono state 246.
  Ad oggi le assunzioni nei profili di area III e II, al netto delle dimissioni registrate, risultano complessivamente 3.940.
  Si riporta, infine, il totale degli idonei – complessivo per tutti i distretti – ancora presenti e distinti per profilo: tecnico di contabilità
senior, area III, fascia economica F1, 12 idonei; tecnico di edilizia senior, area III, fascia economica F1, 126 idonei; tecnico di amministrazione, area III, fascia economica F1, 1.269 idonei; analista di organizzazione, area III, fascia economica F1, 41 idonei; tecnico di edilizia junior, area II, fascia economica F2, 3 idonei; operatore di data-entry, area II, fascia economica F1, 539 idonei.
  Dai dati sopra riportati emerge che per i profili di tecnico IT
senior, tecnico statistico, tecnico IT junior e tecnico di contabilità junior il numero degli idonei è esaurito.
  Si rileva, invece, il numero sovrabbondante di tecnici di amministrazione, per cui nel secondo scorrimento è stato interessato il solo distretto di Corte di appello di Brescia, l'unico che, nel primo scorrimento, non è stato ricompreso in quanto privo di idonei.
  In ultimo si evidenzia che gli scorrimenti nel profilo di tecnici edili, sia
junior sia senior, è stato e sarà effettuato a vantaggio di quei distretti in cui sono in corso i progetti di edilizia giudiziaria, anche contemplati dal PNRR.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 giugno 2023 il Ministero della giustizia e la regione Veneto hanno sottoscritto un accordo quadro che dispone, tra le altre, forme di «collaborazioni in tema di selezione e di reclutamento di personale, attraverso il possibile perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni — in termini di inquadramento e profilo professionale — della regione del Veneto e degli Uffici Giudiziari operanti nel Veneto e/o il convenzionamento per l'utilizzo reciproco delle graduatorie in relazione ai concorsi direttamente espletati da ciascuna delle parti firmatarie»;

   in data 30 giugno 2023 il Ministero della giustizia ha stipulato con la regione Veneto una convenzione che autorizza il Ministero «ad utilizzare la graduatoria finale, approvata con decreto della Direzione Organizzazione e Personale della regione del Veneto n. 127 del 14 giugno 2022 così come di seguito modificata con decreto n. 193 del 25 agosto 2022, relativa al bando di concorso pubblico per la copertura a tempo pieno e indeterminato di 30 posti di Collaboratore professionale amministrativo, categoria B, posizione economica B3»;

   il 5 luglio 2023 il Ministero ha annunciato che, in forza della convenzione del 30 giugno, è stato autorizzato lo scorrimento della graduatoria del concorso bandito dalla regione Veneto per il reclutamento di trenta unità di personale nel profilo di collaboratore professionale amministrativo, categoria B, posizione economica B3, per la copertura fino a 100 posti nel profilo di assistente giudiziario già Area II, F2, nel distretto di Corte d'appello di Venezia;

   il Ministero ha precisato che «agli idonei non vincitori, utilmente collocati in detta graduatoria, nel limite massimo dei cento posti resi disponibili e fino ad esaurimento degli stessi, sarà proposta l'assunzione nei ruoli del Ministero della giustizia – Amministrazione giudiziaria, nel profilo professionale di Assistente giudiziario già area II, F2, con contratto di lavoro a tempo pieno e determinato»;

   in merito alla predetta convenzione, il Ministro Nordio avrebbe dichiarato mezzo stampa: «questo è un modello che intendiamo riprendere ed estendere a livello nazionale»;

   si rileva che, ovviamente, i soggetti presenti nelle graduatorie regionali prescelte sono stati esaminati secondo procedure e valutazioni d'esame che differiscono da quelle utilizzate nei concorsi pubblici indetti dal Ministero della giustizia per i profili di assistente giudiziario;

   un reclutamento che non tenga conto delle effettive e necessarie competenze per i profili da ricoprire rischia di pregiudicare il generale principio del buon andamento che deve orientare l'attività della pubblica amministrazione, aumentando i tempi di formazione del personale e rallentando ancor più l'attività delle strutture coinvolte –:

   se i Ministri interrogati intendano spiegare quale percorso formativo è previsto per coloro che, pur avendo sostenuto e superato un concorso regionale per il profilo di collaboratore professionale amministrativo, andrebbero a rivestire le funzioni di assistente giudiziario nella Corte di appello di Venezia;

   se non si intenda indire un nuovo concorso pubblico statale per la figura professionale di assistente giudiziario o procedere alle opportune progressioni giuridiche dentro e fra le aree professionali per i profili professionali del personale già in servizio alle dipendenze dell'amministrazione giudiziaria.
(4-01302)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che, in relazione al percorso formativo da somministrare al personale amministrativo inquadrato nel profilo di assistente giudiziario già area II, F2, nel distretto di Corte di appello di Venezia in seguito alla convenzione stipulata in data 30 giugno 2023 tra il Ministero della giustizia e la regione Veneto, la piattaforma e-learning Giustizia mette a disposizione dei suoi utenti circa 60 ore di videolezioni su diversi temi di pertinenza dell'area ordinamentale, dell'area civile e dell'area penale, così articolati: ordinamento giudiziario, geografia giudiziaria e ordinamento professionale; formazione – area civile; formazione – area penale; spese di giustizia nel processo civile e nel processo penale; banca data Italgiureweb – sistema di ricerca; statistiche giudiziarie e monitoraggio.
  Questi moduli saranno, altresì, integrati dalle attività formative elaborate sulla base di un apposito percorso approvato dai referenti distrettuali successivamente all'immissione in servizio dei dipendenti nei rispettivi uffici giudiziari di assegnazione.
  Riguardo, invece, alla richiesta di svolgimento di futuri concorsi pubblici statali per la figura professionale di cui al profilo di assistente giudiziario, ovvero di progressioni giuridiche per il personale già assunto, va ricordato che è stato richiesto al dipartimento della funzione pubblica di assumere unità di area assistenti giudiziari mediante lo scorrimento della graduatoria inerente al concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di complessivi 2.293 posti di personale non dirigenziale di area II a tempo indeterminato, per i seguenti profili: profilo di operatore amministrativo/assistente, amministrativo/assistente amministrativo gestionale; profilo di assistente di settore scientifico-tecnologico/operatore amministrativo informatico/assistente informatico; profilo di assistente amministrativo contabile/operatore amministrativo contabile/assistente economico-finanziario.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   FOTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso che il 13 maggio 2000, il militare della Marina P.G., in qualità di ufficiale d'ispezione presso il poligono militare di Foce del Reno (RA), provvedeva a dare comunicazione ai commilitoni della «mensa serale pronta» mediante l'accensione di un artifizio (il Thunderflash Friction), che scoppiava nella mano dello stesso prima del lancio, causandogli una lesione permanente alla mano destra;

   a seguito dell'evento e della conferma che l'incidente fosse avvenuto durante il servizio e la dipendenza dello stesso da causa di servizio, con sentenza del 7 febbraio 2013, n. 129 del tribunale di Ravenna si accertava la responsabilità della casa produttrice dell'artifizio in quanto, dall'istruttoria condotta, lo stesso era stato considerato non sicuro sotto il profilo dell'impiego, in quanto, sia per il progetto, sia per il tipo di materiale che li costituisce, tali artifizi possono esplodere immediatamente dopo la loro accensione, senza rispettare il tempo di ritardo indicato dalla fabbrica;

   in data 25 ottobre 2021, il P.G. procedeva ad inoltrare alla propria amministrazione la domanda avente ad oggetto il riconoscimento dello status di vittima del dovere, quale soggetto equiparato ex legge n. 266 del 2005: il Ministero, però, respingeva l'istanza eccependo che la richiesta di riconoscimento di tale qualità, da parte dell'interessato, fosse stata avanzata oltre dieci anni dopo non solo i fatti che lo riguardano ma anche l'entrata in vigore del succitato complesso normativo (legge n. 266 del 2005);

   l'eccezione del Ministero, ad avviso dell'interrogante, risulta caducata alla luce degli ultimi insegnamenti della suprema Corte (v. Cass. 30 maggio 2022, n. 17440, in motivazione p.8): la Corte di cassazione, adottando una nozione più ampia di status, ha riconosciuto, inoltre, che la condizione di vittima del dovere costituisce uno status e come tale non è soggetta a prescrizione, potendosi, dunque, avanzare istanza di riconoscimento senza limiti di tempo. L'unico limite è rappresentato dai ratei antecedenti i dieci anni calcolati dal mese successivo a quello della data di presentazione della domanda amministrativa, i quali devono essere dichiarati prescritti;

   sulla scorta di tali motivazioni il P.G., secondo quanto consta all'interrogante, in data 5 ottobre 2022, presentava ricorso avverso il Ministero della difesa dinnanzi al tribunale della Spezia, che rispondeva positivamente alla sua richiesta di accertamento e dichiarazione dello status di vittima del dovere e conseguente riconoscimento dei benefici connessi allo stesso; dichiarava la controparte tenuta alla corresponsione al ricorrente dell'assegno vitalizio e dello speciale assegno vitalizio di cui alla legge n. 206 del 2004 e succ. modd., oltre agli arretrati, nei limiti del decennio a ritroso dalla data della domanda amministrativa di riconoscimento degli odierni benefici; rigettava i capi di domanda volti al riconoscimento del diritto alla corresponsione della speciale elargizione; compensava per 1/3 le spese di lite e condannava la parte soccombente al pagamento del resto delle spese –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere alla luce del nuovo orientamento giurisprudenziale fornito dalla Corte di cassazione e dei nuovi sviluppi processuali relativi al caso di specie.
(4-01684)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante prospetta la questione relativa all'ufficiale appartenente alla Marina militare, indicandone le sole iniziali (P.G.), il quale ha inoltrato all'Amministrazione difesa la domanda volta al riconoscimento dello status di vittima del dovere e alla concessione dei benefìci connessi allo stesso.
  Al riguardo, si osserva che l'interrogazione trae spunto da una decisione della Corte di cassazione che, delineando una nozione più ampia di tale
status, vi ha incluso anche la condizione di «vittima del dovere» con la conseguenza che il diritto al suo riconoscimento e ai connessi benefìci assistenziali non è soggetto a prescrizione.
  Tanto chiarito, il medesimo interrogante, nel riportare i passaggi fondamentali dell'annosa vicenda giudiziaria, cita la sentenza del tribunale della Spezia che ha accolto il ricorso del militare, dichiarando soccombente il Ministero della difesa e tenuto alla corresponsione dell'assegno vitalizio e dello speciale assegno vitalizio di cui alla legge n. 206 del 2004, oltre agli arretrati, nei limiti del decennio a ritroso dalla domanda amministrativa di riconoscimento degli odierni benefìci.
  Ciò premesso, chiede al Ministro della difesa di conoscere «se e quali iniziative di competenza intenda assumere alla luce del nuovo orientamento giurisprudenziale fornito dalla Corte di cassazione e dei nuovi sviluppi processuali relativi al caso di specie».
  Al riguardo si rileva che la competente Direzione generale della previdenza militare e della leva (Previmil), in ottemperanza alle prescrizioni dell'autorità giudiziaria contenute nella sentenza n. 37 del 2023, pubblicata in data 7 aprile 2023, del tribunale della Spezia, sta ultimando gli adempimenti necessari ai fini della concessione degli assegni vitalizi a favore dell'interessato.
  Il decreto concessivo degli assegni vitalizi verrà trasmesso per i necessari controlli presso il Ministero dell'economia e delle finanze – dipartimento della ragioneria generale dello Stato – ufficio centrale del bilancio presso il Ministero della difesa.
  Si evidenzia, tuttavia, che avverso la sentenza n. 37 del 2023 del tribunale della Spezia, l'Avvocatura generale dello Stato ha proposto impugnazione e che il relativo giudizio di appello risulta attualmente
sub iudice.
  Per tale ragione, in attesa della definizione del giudizio, il decreto verrà predisposto con clausola di salvaguardia.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, lo scorso venerdì 7 luglio 2023 la Guardia costiera libica ha esploso diversi colpi di arma da fuoco durante una operazione di soccorso della Ong SOS Mediterranée avvenuta in acque internazionali, al largo della costa della Libia;

   fortunatamente nessuna persona è rimasta ferita;

   già nel marzo 2023, la stessa Sos Mediterranée aveva denunciato di essere stata oggetto di colpi di arma da fuoco da parte della guardia costiera libica, sempre durante un'operazione di salvataggio in acque internazionali;

   l'operazione di salvataggio avvenuta venerdì ha permesso il soccorso di una sessantina di persone, a bordo di due distinte barche alla deriva a 45 miglia dalla città libica di Garabulli, in acque internazionali;

   il soccorso è avvenuto con l'utilizzo di due gommoni partiti dalla nave Ocean Viking alle 12 circa per soccorrere una prima imbarcazione in difficoltà;

   i problemi con la Guardia costiera libica si sono manifestati quando la Ocean Viking e i gommoni di supporto si stavano spostando per rispondere a un'altra richiesta di soccorso in una area limitrofa;

   prima di effettuare il salvataggio Ocean Viking ha provato ad avvisare la guardia costiera della Libia ma il tentativo sarebbe stato vanificato dal fatto che al centralino di Tripoli nessuno parlasse inglese, come invece prevedono le leggi internazionali;

   l'equipaggio di Ocean Viking aveva segnalato anche alle autorità italiane della situazione di rischio in cui si trovavano le due imbarcazioni, ricevendo il via libera a valutare l'intervento;

   da un'interlocuzione tra i libici e un membro dell'equipaggio in grado di parlare l'arabo sembrava che i primi volessero opporsi al secondo salvataggio;

   nonostante sembrasse che alla fine i libici avessero acconsentito a Ocean Viking di effettuare anche il secondo salvataggio, quando i gommoni hanno iniziato le operazioni di soccorso delle persone presenti sulla seconda imbarcazione in difficoltà, la nave della Guardia costiera libica ha iniziato alcune manovre pericolose, tagliando la traiettoria dei gommoni e aprendo il fuoco almeno tre volte;

   di solito la Guardia costiera spara dei colpi di avvertimento prima delle operazioni di soccorso, per scoraggiare l'intervento delle Ong, ma in questo caso ha sparato mentre le operazioni di soccorso erano già in corso, mettendo a rischio la sicurezza dell'equipaggio e delle persone appena soccorse;

   come ha rivelato il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, la nave utilizzata dai libici era uno dei due pattugliatori consegnati il 22 giugno 2023 dall'Italia alle autorità di Tripoli nell'ambito del progetto Ue «Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia»;

   la guardia costiera libica è stata più volte accusata, anche dall'Onu e dalla Corte penale internazionale, di infiltrazioni da parte della stessa criminalità organizzata che gestisce il traffico di esseri umani tra l'Africa e l'Europa;

   a parere dell'interrogante, il nostro Paese non può rendersi, anche indirettamente, complice di tali azioni violente ed illegali, che la Guardia costiera libica adotta contro i migranti anche attraverso l'utilizzo di mezzi forniti dal nostro Paese –:

   se i Ministri interrogati non intendano adoperarsi al fine di sospendere ogni sostegno alla Libia, subordinando qualsiasi assistenza futura a progressi tangibili da parte delle autorità libiche in relazione al rispetto dei diritti dei migranti e al loro accesso alla giustizia, ponendo anche tale questione nelle competenti sedi dell'Unione europea.
(4-01317)

  Risposta. — Il Governo italiano attribuisce grande attenzione alla condizione dei migranti presenti in Libia. Nei frequenti contatti con le autorità libiche viene costantemente sottolineata l'esigenza di una corretta gestione del fenomeno migratorio, nel pieno rispetto del diritto internazionale.
  La pubblicazione, il 27 marzo 2023, del rapporto della missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni unite sulla Libia è stata salutata con favore tanto dall'Unione europea quanto dall'Italia.
  La tutela dei diritti dei migranti è perseguita dal Governo italiano anche a livello multilaterale, a partire dal gruppo di lavoro sui diritti umani del processo di Berlino sotto l'egida delle Nazioni unite.
  L'azione italiana è incentrata sul riconoscimento da parte libica dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (UNHCR) nonché sulla necessità di assicurarne il costante buon funzionamento, anche nella prospettiva di garantire il graduale superamento del sistema dei centri di detenzione e di rafforzare il meccanismo di transito di emergenza (ETM) di UNHCR – che consente a rifugiati vulnerabili di essere evacuati dalla Libia verso apposite strutture in Niger e Ruanda.
  La fragilità politica e istituzionale della Libia continua a rappresentare un ostacolo al raggiungimento di più ambiziosi obiettivi in materia di cooperazione migratoria. Un governo stabile, unito e pienamente legittimato dal voto potrà indubbiamente garantire significativi progressi anche nella gestione del fenomeno migratorio.
  È anche per questo motivo che l'Italia sostiene la mediazione del Rappresentante speciale dell'Organizzazione delle Nazioni unite in Libia Bathily in vista di elezioni in tempi rapidi, che restano l'unico strumento per restituire legittimità alle istituzioni del Paese.
  Una più stretta cooperazione con le autorità libiche nella lotta contro il traffico di migranti, che provoca tragedie e alimenta reti criminali pericolose, è necessaria, al fine di rafforzare le loro capacità, anche in materia di salvataggi in mare e in linea con il diritto internazionale.
  Si tratta, del resto, di un obiettivo condiviso con l'Unione europea, il cui progetto di «Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione in Libia», richiamato dall'interrogante, rappresenta uno strumento fondamentale nel miglioramento delle capacità di
search and rescue, di contrasto all'immigrazione irregolare e di smantellamento delle reti di trafficanti sulla terra ferma.
  Nel frattempo, l'Italia continua a partecipare ai programmi per il reinsediamento dei migranti dalla Libia, mantenendo pienamente operativi i corridoi umanitari che contribuiscono ad alleviare le pressioni sui centri di trattenimento e salvaguardando i soggetti particolarmente vulnerabili.
  Il nostro Paese resta infatti l'unico Stato membro dell'UE a promuovere evacuazioni di emergenza dirette dalla Libia.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   GHIRRA, GRIMALDI, ZARATTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso che decine di militari ucraini avrebbero intrapreso, a far data dall'inizio del mese di marzo 2023, un addestramento nella caserma di Santa Barbara, nel comune pontino di Sabaudia in provincia di Latina, diretto, nello specifico, all'apprendimento dell'utilizzo del SAMP-T, sofisticato sistema antimissile sviluppato nei primi anni del 2000 nell'ambito del programma italo-francese Fsaf (Famiglia di Sistemi Superficie Aria) ancora non sperimentato in Ucraina;

   dalle medesime fonti si apprende che attività analoghe si starebbero svolgendo in una base militare in Sardegna, dove decine di militari ucraini sarebbero ospitati e addestrati dal personale militare italiano;

   la notizia, data inizialmente dal Fatto Quotidiano, è stata poi confermata da fonti militari all'agenzia Ansa, secondo cui l'addestramento avrebbe riguardato l'uso di un sistema missilistico difensivo terra-aria, che Italia e Francia forniranno all'esercito ucraino nei prossimi mesi e che verrà utilizzato per abbattere i missili nemici durante i bombardamenti. Gli addestramenti di soldati ucraini non starebbero avvenendo solo in Italia: sono in corso o programmati in molti altri stati dell'Unione, fra cui Germania e Spagna, oltre che nel Regno Unito e negli Stati Uniti, spesso con un impiego maggiore di soldati rispetto a quello avvenuto in Italia;

   i soldati ucraini, sarebbero arrivati a inizio marzo con un volo speciale all'aeroporto militare di Pratica di Mare e sarebbero stati ospitati nella caserma Santa Barbara di Sabaudia, una struttura in cui normalmente opera circa un migliaio di soldati italiani;

   ad oggi non risulta alcuna presa di posizione ufficiale dalle autorità nazionali ma la notizia, ripresa ampiamente da testate giornalistiche e televisive, sembrerebbe essere stata confermata, come detto, dal Ministero della difesa; le medesime fonti del Ministero della difesa avrebbero poi comunicato che altri militari ucraini avrebbero partecipato a prove su mezzi blindati alla scuola di fanteria di Cesano, in provincia di Roma, mentre la citata sessione di addestramento in Sardegna non sarebbe stata ancora confermata;

   l'addestramento si sarebbe concluso – almeno per quanto riguarda la caserma di Santa Barbara – il 17 marzo 2023 e l'attività militare sarebbe stata svolta nel massimo riserbo per motivi di sicurezza: le prime conferme sarebbero trapelate solo dopo la partenza dei soldati per Kiev, al fine di tutelare sia la struttura militare di Sabaudia sia il personale ucraino coinvolto;

   la notizia ha destato scalpore nell'opinione pubblica e sconcerto oltre che forte preoccupazione in capo agli interroganti: l'invio delle armi in Ucraina e a quanto si apprende l'addestramento sul loro utilizzo, finora, infatti è stato l'unico strumento perseguito dal Governo in questo conflitto;

   al contrario, a parere degli interroganti, sarebbe utile percorrere con maggiore impegno e decisione le vie diplomatiche a livello internazionale per il raggiungimento della pace;

   iniziative come queste alimentano la paura che la fine del conflitto sia sempre più lontana e che contemporaneamente si possa scivolare in un conflitto globale –:

   se il Governo e i Ministri interrogati, ciascuno per quanto di propria competenza, siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali basi militari siano coinvolte e in che misura, per quanto tempo e con quale dispendio economico;

   quali valutazioni siano state poste alla base della determinazione di condurre l'addestramento nelle sedi laziali e, laddove confermata, nella sede sarda;

   se non ritengano opportuno attivarsi fattivamente per promuovere iniziative dirette al superamento dell'invio di armi come unica misura diretta alla conclusione della guerra e al raggiungimento della pace.
(4-00708)

  Risposta. — L'assistenza a Kiev, unitamente alle sanzioni adottate nei confronti della Federazione Russa, ha un obiettivo molto chiaro: raggiungere le condizioni per l'avvio di un percorso negoziale serio e costruttivo. In tale ottica, l'Italia incoraggia ogni canale di interlocuzione utile al conseguimento di obiettivi umanitari fondamentali, come è accaduto per l'estensione – quantomeno per un quadrimestre – dell'accordo sul grano dal Mar Nero, per la creazione di una zona di protezione attorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhya e per l'approvazione della «risoluzione per una pace giusta» adottata a larga maggioranza dall'Assemblea generale delle Nazioni unite il 23 febbraio 2023.
  In questo contesto vanno inquadrate le iniziative in risposta alla richiesta di sostegno militare formulata dai Ministri degli affari esteri e della difesa dell'Ucraina, al fine di far fronte alle attuali esigenze di formazione militare di base e collettiva, nonché di formazione militare specializzata del personale e di formazione di istruttori inter-arma.
  In particolare, una significativa porzione delle attività svolte in Italia è rivolta ad addestrare il personale ucraino chiamato ad impiegare o manutenere sistemi d'arma che sono stati oggetto di cessione da parte del nostro Paese.
  Le specifiche basi militari all'interno delle quali si svolgono le attività addestrative sono coperte dal necessario riserbo, imposto da ragioni di sicurezza dovute alla necessità di tutelare il personale e le basi stesse.
  Quanto ai criteri alla base della loro selezione, essi vanno ricondotti alle tipologie di addestramento da svolgere e, conseguentemente, ai reparti in possesso delle specifiche competenze e specializzazioni ad esso funzionali.
  Sotto l'aspetto della legittimazione giuridica, le attività addestrative svolte sul territorio nazionale a favore delle forze armate ucraine si inquadrano in una iniziativa dell'Unione europea, denominata EUMAM Ucraina (European Union Military Assistance Mission in Ucraina), istituita con decisione PESC 2022/1968 adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 17 ottobre 2022.
  L'obiettivo strategico della missione è quello di contribuire al rafforzamento della capacità militare delle forze armate di Kiev di rigenerarsi e di condurre efficacemente operazioni, per consentire all'Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e proteggere la propria popolazione.
  Per completezza d'informazione, va evidenziato che il sostegno del Governo italiano alla legittima difesa ucraina, oltre alla dimensione militare, contempla altresì quella umanitaria, che viene fornita anche attraverso interventi di assistenza finanziaria. In particolare, nel 2022, oltre a promuovere le misure predisposte nel quadro dell'Unione europea, del G7 e delle istituzioni finanziarie internazionali, l'Italia ha sostenuto il bilancio ucraino con 310 milioni di euro in aiuti bilaterali diretti, 110 a dono e 200 a credito.
  Inoltre, a sostegno della risposta umanitaria il nostro Paese ha donato oltre 60 milioni di euro all'Ucraina e ai Paesi confinanti, organizzando, inoltre, il trasporto di aiuti umanitari verso l'Ucraina e la Moldova; infine, sul piano dell'accoglienza, l'Italia ha aperto i confini ad oltre 170 mila ucraini, sostenendo altresì gli sforzi dei Paesi limitrofi attraverso la definizione di progetti delle agenzie delle Nazioni unite per un valore totale di 20 milioni di euro; non ultimo, Roma ha assicurato supporto all'Ucraina nell'assistenza agli sfollati interni, attraverso un'iniziativa da 3 milioni di euro.
  In tale prospettiva, le succitate iniziative, così come quelle future, sono state e saranno intraprese mantenendo un atteggiamento di massima apertura e disponibilità nel valutare ogni proposta coerente con l'obiettivo irrinunciabile di una pace giusta, reale e duratura.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 maggio 2020 il direttore generale del personale e delle risorse del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria decretava l'indizione di un concorso pubblico per esami per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti (elevati a 57), a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale;

   in data 3 agosto 2022 veniva decretata l'approvazione della graduatoria dei candidati che hanno superato le prove di esame relative al concorso pubblico per esami per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti, elevati a 57, a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale, indetto con provvedimento del direttore generale 5 maggio 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale – n. 39 del 19 maggio 2020;

   in data 7 settembre 2023 veniva decretato lo scorrimento di 51 unità utilmente collocate nella graduatoria del concorso pubblico per esami per l'accesso alla camera dirigenziale penitenziaria per complessivi 45 posti, elevati a 57, a tempo indeterminato, di dirigenti di istituto penitenziario di livello dirigenziale non generale, indetto con provvedimento del direttore generale 5 maggio 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale – n. 39 del 19 maggio 2020;

   in data 6 novembre 2023 presso la Scuola superiore dell'esecuzione penale Piersanti Mattarella di Roma si è svolta la procedura di scelta della sede di assegnazione fra le sedi disponibili; la procedura di scelta è avvenuta secondo l'ordine della graduatoria di cui al provvedimento del direttore generale 30 ottobre 2023, fatta eccezione per i candidati con priorità di scelta ai sensi dell'articolo 21, legge 5 febbraio 1992, n. 104;

   tra le sedi disponibili ve ne erano sette in Sardegna: CR Mamone «Lodè» (per il posto di funzione di direttore di istituto), CC Lanusei (direttore di istituto), CR Alghero «G. Tomasiello» (direttore di istituto), CR Is Arenas (direttore di istituto), CR Isili (direttore di istituto), CR Tempio Pausania (direttore di istituto), CC Cagliari «Ettore Scalas» (vice direttore di istituto);

   nella risposta all'interrogazione n. 5-01615 pubblicata mercoledì 15 novembre 2023 nell'allegato al bollettino in Commissione II (giustizia), il Sottosegretario comunicava come fossero ancora scoperte, a seguito delle assegnazioni, il CR Isili, in considerazione della rinuncia da parte di un vincitore di concorso in argomento, e la sede di Nuoro, dopo la tragica scomparsa della dottoressa Incollu;

   il Sottosegretario comunicava inoltre che rispetto alla casa circondariale di Sassari, attesa la complessità della struttura, non si sia ritenuto di assegnarvi un neo dirigente e si sarebbe successivamente indetto un apposito interpello, che comprenderà anche la sede di Nuoro –:

   quali iniziative si intendano attuare per risolvere in modo strutturale la situazione di carenza di organico del personale dirigenziale degli istituti penitenziari della regione Sardegna;

   quali tempistiche si prevedano per l'assegnazione del posto di direttore per la casa di reclusione di Isili;

   quali tempistiche si prevedano per l'assegnazione di un dirigente alla casa circondariale di Sassari e per la sede di Nuoro.
(4-01918)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, evidenziata la carenza organica del personale dirigenziale degli istituti penitenziari della regione Sardegna ed in particolare con riguardo alla copertura dei posti di funzione relativi agli istituti di pena di Isili, Nuoro e Sassari, si avanzano quesiti in ordine agli intendimenti volti al superamento delle indicate criticità.
  Orbene, premessa la correttezza dei dati riportati dall'interrogante, si richiama il contenuto di quanto già riferito in sede di risposta ad interrogazione di contenuto sostanzialmente analogo (5-01615 del 15 novembre 2023).
  In effetti, non può che concordarsi sull'oggettiva scopertura dei posti relativi alla dirigenza penitenziaria in Sardegna, funzione delicata per le numerose responsabilità che incombono su tale figura e, indubitabilmente di fondamentale importanza per il corretto funzionamento dell'istituto penitenziario che devono, appunto, dirigere.
  Tuttavia, si evidenzia che tali scoperture vanno contestualizzate nell'ambito della più ampia carenza nazionale e che tale criticità è assolutamente all'attenzione dell'Amministrazione che, a mezzo del preposto Dap, nel tempo, ha attivato svariate procedure concorsuali volte a mitigare la problematica.
  Una prima risposta è stata offerta dalle assunzioni concorsuali relative, in particolare, ai neo 57 consiglieri penitenziari vincitori del relativo concorso di recente concluso.
  In particolare, per la regione Sardegna, la procedura ha visto interessati gli istituti penitenziari di Alghero, Cagliari (posto di funzione da vice direttore), Is Arenas, Mamone Lodè, Lanusei, Tempio Pausania e Isili.
  In conclusione, rispetto all'offerta complessiva di n. 8 sedi di istituto penitenziario, soltanto una sede, quella di Isili, non è stata coperta e sarà oggetto di successiva valutazione per l'assegnazione di un direttore.
  L'organico complessivo dei dirigenti presenti attualmente presente in Sardegna è stato così incrementato di 6 unità.
  La dirigenza penitenziaria della regione Sardegna, a fronte di una previsione organica di n. 14 unità (compreso il provveditore regionale), vede presenti n. 8 dirigenti penitenziari e n. 1 dirigente generale, di cui n. 6 neo dirigenti penitenziari.
  Inoltre, con recentissimo decreto ministeriale del 4 ottobre 2023, è stato conferito l'incarico di provveditore regionale per la Sardegna al dottor Mario Antonio Galati.
  Ciò precisato, la direzione della casa di reclusione di Isili è sede di un posto di funzione dirigenziale, allo stato vacante; la direzione è retta dalla dottoressa Elisa Milanesi, direttore della C.R di Oristano, con P.D.P. 18 settembre 2023, prorogato il 10 novembre 2023, e fino al 13 gennaio 2024.
  La sede in esame, pur essendo stata posta in disponibilità ai neo dirigenti penitenziari vincitori del concorso per n. 57 consiglieri penitenziari per l'accesso alla carriera dirigenziale penitenziaria di dirigenti di istituto penitenziario di livello non generale, non è stata scelta.
  La copertura della sede di Isili potrà essere oggetto di successiva valutazione, all'esito del secondo corso per 52 consiglieri penitenziari – ruolo di dirigente di istituto penitenziario, avviato il 13 novembre 2023.
  La Casa circondariale di Nuoro è sede di un posto di funzione dirigenziale, allo stato vacante, a seguito del decesso della dottoressa Patrizia Incollu, avvenuto il 31 ottobre 2023, ed allo stato, la direzione è retta dal dottor Marco Porcu, a seguito di P.D.P. 20 ottobre 2023.
  Si provvederà a indire apposita procedura di interpello per la copertura della sede in esame, attesa la particolare complessità della stessa.
  Parimenti, rispetto alla casa circondariale di Sassari, attesa la complessità della struttura, non si è ritenuto di assegnarvi un neo dirigente e sarà successivamente indetta un'apposita procedura di interpello.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da inizio settembre del 2021 nel padiglione C della casa circondariale di Sanremo il detenuto ucraino MP di 25 anni, trasferito a Sanremo alcuni mesi prima, iniziava a manifestare segni di evidente disagio psichico, notati dai compagni e segnalati dalla psicologa AC allo psichiatra del carcere, che in ragione di questo lo visitava;

   nel pomeriggio del 2 ottobre 2021 MP aggrediva senza motivo il compagno di cella e gli agenti e, dopo lunga colluttazione, veniva isolato in attesa del consiglio di disciplina, purtroppo non in sezione (come prevede il regolamento) e senza particolari cautele, tanto che gli veniva lasciato il fornello;

   il 3 ottobre 2021 posto in isolamento nel piano seminterrato (zona vicina alle cucine non più adibita ad uso detentivo), si produceva gravissime ferite e ustioni mettendo le mani sulle fiamme del fornello e quando gli agenti entravano per soccorrerlo, reso furioso dal dolore, li aggrediva violentemente ferendo un sovrintendente; infine, sedato, veniva trasportato ammanettato presso il reparto grandi ustionati dell'Ospedale Villa Scassi di Genova;

   della vicenda avevano riferito (riprendendola da comunicati del Sappe e dell'USPP) il 4 e 5 ottobre La Stampa, Sanremonews e Riviera24.it segnalando l'aggressione, ma omettendo le gravi conseguenze riportate da MP; di queste si è avuta notizia l'11 novembre 2021 dalla trasmissione Radio Carcere di Radio Radicale, e da successive dichiarazioni del consigliere regionale Ferruccio Sansa riportate l'11 gennaio 2022 da Sanremonews, PrimalaRiviera e ImperiaPost.it;

   sui fatti sopra riportati era stata presentata l'interrogazione 4-11170, rimasta senza risposta;

   a causa della gravità delle lesioni (l'arto era in gran parte carbonizzato) è stato necessario amputargli la mano sinistra e parte dell'avambraccio, della destra ha conservato soltanto due dita;

   successivamente, MP trascorreva 8 mesi tra il reparto chirurgia della mano dell'Ospedale San Paolo di Savona e quello detentivo del San Martino di Genova; quindi, veniva trasferito presso la Casa Circondariale di Pontedecimo, dove si trova tuttora;

   l'onorevole Rita Bernardini, che lo ha incontrato in occasione della visita di Nessuno Tocchi Caino del 14 marzo 2023 a Pontedecimo, il 25 marzo relazionava al DAP evidenziando come non fosse chiara la dinamica di quell'incidente, chiedendosi come possa una persona, tenendo prolungatamente ambedue le mani sul fuoco, procurarsi senza svenire ustioni tali da carbonizzarle e richiederne l'amputazione; in quella relazione sollecitava interessamenti per un intervento protesico che restituisse al giovane detenuto una minima funzionalità degli arti;

   MP è al momento completamente invalido e viene assistito da un caregiver, gli interventi di cui necessita, in particolare una protesi mioelettrica, non sono stati finora eseguiti, anche a causa della mancata concessione della residenza il carcere –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   quali elementi abbia raccolto il Ministro interrogato sui fatti riportati in premessa;

   se intenda promuovere un'ispezione volta ad accertare le eventuali responsabilità dei fatti accaduti;

   se non ritenga opportuno attivarsi perché gli interventi medici di cui MP necessita siano completati presso una struttura sanitaria adeguata.
(4-01747)

  Risposta. – Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti in ordine alla vicenda riguardante una gravissima ustione occorsa ad un detenuto ucraino al tempo ristretto presso la casa circondariale di Sanremo.
  Orbene, con riferimento alla descrizione e alla dinamica dell'evento critico citato, si evidenzia che un'apposita commissione ispettiva istituita dal provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta, ha provveduto a effettuare opportuni accertamenti volti alla ricostruzione delle cause, delle circostanze e delle modalità dell'evento critico in esame, nonché alla verifica di eventuali aspetti di criticità gestionale e organizzativa e della corretta attivazione dei protocolli operativi finalizzati a cogliere il disagio e a prevenire le condotte suicidarie.
  La visita ispettiva ha rilevato alcune anomalie in ordine all'attuazione delle prescrizioni contenute nel provvedimento con il quale è stata applicata nei confronti del detenuto M.P. la misura custodiale del piantonamento a vista.
  Sono, altresì, sorte perplessità sulle modalità e i tempi degli interventi posti in essere in favore del ristretto a seguito dell'evento critico; tuttavia, in assenza di elementi di valutazione peritale di carattere medico legale, la Commissione non è stata in grado di definire se e in che misura tali procedure possano aver influito sull'entità delle conseguenze riportate dal detenuto.
  In ogni caso, alla luce di quanto emerso a seguito degli accertamenti ispettivi, la Commissione ha impartito specifiche disposizioni di carattere organizzativo e gestionale alla direzione della casa circondariale di Sanremo e ha provveduto, altresì, a segnalare formalmente alla direzione dell'ASL 1 - Imperia che il detenuto non sia stato sottoposto a visita medica del presidio interno, neanche nella fase recessiva dello stato di agitazione.
  Tutti gli atti sono stati trasmessi alla procura della Repubblica presso il tribunale di Imperia per gli eventuali seguiti di competenza.
  Ciò riferito, con riguardo alla successiva detenzione e sino all'attualità, emerge che il detenuto M.P. faceva ingresso presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo il 7 giugno 2022, direttamente dal policlinico San Martino di Genova, una volta dimesso dall'ospedale, ed a seguito del provvedimento di trasferimento dalla casa circondariale di Sanremo emesso il 31 maggio 2022 dal provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta, adottato per motivi di opportunità penitenziaria, previa consultazione del coordinatore regionale dei servizi sanitari, relativamente all'idoneità dell'assistenza sanitaria della sede individuata.
  A seguito della visita di primo ingresso, il medico del presidio interno rilevava la necessità di individuare per M.P. un
care giver come supporto allo svolgimento delle attività quotidiane, atteso che le menomazioni del soggetto incidevano sull'autonomia dello stesso nell'espletamento degli atti quotidiani, dall'igiene alla vestizione ed all'alimentazione.
  Il detenuto M.P. veniva quindi allocato in sezione con un
care giver, che tuttora fornisce assistenza continuativa al ristretto e viene retribuito dalla direzione dell'istituto.
  Ciò precisato, quanto alle patologie di cui il sig. M.P. è affetto, la relazione stilata dal coordinatore della rete regionale sanità penitenziaria, direttore del dipartimento cure primarie e attività distrettuali A.S.L. 3 Liguria, datata 12 aprile 2023, certifica che «in relazione alle patologie del detenuto M.P. le necessità diagnostiche-terapeutiche sono erogabili dal Servizio sanitario locale, anche avvalendosi di strutture specialistiche territoriali».
  Le condizioni di salute, pertanto, non necessitano di particolari intensità di cure né di allocazione presso un S.A.I., men che meno di assistenza h 24.
  Viene specificato, altresì, che presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo è garantita la presenza di un medico su 12 ore giornaliere, dal lunedì al venerdì, su sei giorni, compreso il sabato, mentre la domenica e i festivi il medico è reperibile, su chiamata, per visite ai soggetti nuovi giunti; dalle ore 7:00 alle ore 23:00 sono presenti due infermieri, sette giorni su sette e dal lunedì al venerdì è presente un operatore socio-sanitario dalle ore 7:00 alle ore 14:00.
  La recente relazione sanitaria inerente le condizioni di salute del detenuto M.P., e stilata il 25 ottobre 2023 evidenzia che costui presenta «gravi esiti di ustione bilaterale con (...)».
  Gli interventi sono stati eseguiti presso il reparto di chirurgia della mano di Savona, dove è stato recentemente rivalutato.
  Inoltre, il detenuto M.P., sottoposto a una visita programmata presso l'ospedale policlinico San Martino di Genova in data 24 ottobre 2023, rappresentava al sanitario «di aver rinunciato a ulteriori interventi e di ritenersi soddisfatto del risultato ottenuto alla mano destra»; l'arto superiore sinistro è «protesizzabile» ma per «l'erogazione di tali presidi protesici il soggetto deve essere iscritto al SSN ed essere stato riconosciuto invalido civile, ovvero del lavoro».
  Tramite la locale area sanitaria, è stato pertanto avviato l'iter per il riconoscimento dell'invalidità civile, per ottenere la quale è necessario essere in possesso del permesso di soggiorno, della residenza sul territorio italiano e dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale.
  La direzione della casa circondariale di Genova Pontedecimo si sta attivando, anche con l'ausilio del cappellano, su diversi fronti, interloquendo con i diversi organi ed enti istituzionali, sia per la risoluzione delle questioni amministrative e/o sanitarie, sia in prospettiva futura, quando il detenuto verrà dimesso, essendo il suo fine pena previsto per il 30 giugno 2024.
  Il 20 giugno 2023, la questura di Reggio Emilia ha trasmesso alla direzione della casa circondariale di Genova Pontedecimo il passaporto ucraino, che risulta essere scaduto nel 2021.
  Il 12 ottobre 2023, faceva ingresso in istituto il console generale d'Ucraina a Milano, che ha garantito di provvedere in tempi celeri al rinnovo del predetto documento.
  Inoltre, il sig. M.P. è stato, altresì, messo in contatto con un sacerdote ucraino molto attivo sul territorio nazionale e genovese, il quale ha effettuato colloqui con lo stesso sia per riprendere i contatti con la famiglia sia per instaurare contatti con una rete di connazionali in Italia, in vista della sua futura dimissione.
  Sono stati, altresì, presi contatti con la Questura - Ufficio immigrazione di Genova.
  Al detenuto, all'atto della scarcerazione, potrà essere rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio per cure, ovvero – presenti i necessari requisiti di legge – un permesso per «protezione internazionale».
  Per quanto attiene alla residenza, si segnala che le pratiche di entrata in convivenza di M.P., trasmesse dalla direzione dell'istituto, sono state, allo stato, dichiarate «irricevibili» dal comune di Genova, in quanto il predetto ente locale, ritenendo che «la detenzione non possa essere equiparata a soggiorno legale sul territorio dello Stato», ha richiesto chiarimenti interpretativi all'attenzione della prefettura e del Ministero degli interni; l'eventuale rinnovo del passaporto permetterebbe al detenuto M.P. di ottenere l'entrata in convivenza presso la suddetta direzione e di poter accedere, dunque, ai servizi sanitari necessari.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi tre anni, presso la casa circondariale di Sanremo, è accaduto quanto segue;

   il 27 luglio 2021, nel Padiglione C, il detenuto VS si è tolto la vita per impiccagione; il 4 agosto 2021 veniva presentata l'interrogazione 4-10034, rimasta senza risposta;

   il 3 ottobre 2021, il detenuto ucraino MP, in isolamento, si produceva gravissime ferite e ustioni, sul caso veniva presentata l'interrogazione 4-11170, rimasta senza risposta;

   il 18 dicembre 2021, il detenuto nordafricano RM di 39 anni, in isolamento sanitario, dava fuoco alla propria cella riportando gravissime ustioni; trasportato in codice rosso presso l'ospedale Villa Scassi a Genova spirava il 7 gennaio 2022 (cfr. Ansa, Primocanale, Sanremonews e ImperiaPost.it);

   il 19 febbraio 2023 veniva trovato senza vita nella sua cella il detenuto LV di 31 anni, in precedenza ricoverato per le conseguenze di un pestaggio subito nel Padiglione C, l'autopsia non ha chiarito per intero le cause del decesso, (cfr. Ansa, TGR, il Secolo XIX, Sanremonews, ImperiaPost.it, Riviera24.it il 19 febbraio e 24 febbraio);

   il 5 agosto 2023 il detenuto CM di 51 anni è stato trovato privo di sensi nella sua cella con una frattura al cranio e ricoverato in coma all'ospedale di Pietra Ligure, l'uomo è stato operato, ma sembra destinato a riportare gravi danni permanenti; la presenza di altri segni (ematomi sotto gli occhi e ferite alle braccia) che potrebbero essere poco compatibili con l'ipotesi di una caduta accidentale ha spinto la famiglia a presentare un esposto perché siano chiarite le circostanze dell'accaduto (cfr. TGR, Repubblica, Il Fatto Quotidiano e il Corriere della Sera il 15 agosto);

   nel 2019 e nel 2022 vi sono stati due suicidi tra il personale della polizia penitenziaria (cfr. Repubblica il 17 febbraio 2019, LiguriaNotizie, Primocanale e TGR l'11, 12 e 13 febbraio 2022);

   la casa circondariale di Sanremo è interessata da frequenti eventi critici con atti di autolesionismo, aggressioni, danneggiamenti (oltre 100 i televisori distrutti nel 2022) e soffre di una seria carenza di assistenza psichiatrica; l'Asl ha recentemente rinnovato l'incarico al dottor Giancarlo Ardissone, ma questi è presente in istituto soltanto per 5-6 ore a settimana;

   sono 275 i detenuti presenti sui 223 posti disponibili e oltre 200 detenuti scontano una condanna definitiva, spesso con pene di lunga durata (5 gli ergastolani), ma l'attività trattamentale è modesta e quella lavorativa si limita, oltre ai pochi posti gestiti dall'amministrazione penitenziaria, ai 4 posti offerti dalla Coop. Art. 27, nonostante la notevole disponibilità di spazi interni ed esterni che permetterebbero ampliamenti delle attività;

   gli educatori sono solo 4 rispetto ai 5 previsti, mentre il mediatore culturale non c'è, nonostante la presenza di 150 detenuti stranieri;

   a fine agosto erano in servizio 165 agenti (174 gli assegnati) sui 201 previsti, soltanto 6 gli ispettori e 2 i sovrintendenti sui 24 e 29 previsti;

   recentemente è stato riscontrato un problema con la qualità dell'acqua che arriva nelle celle sporca e rugginosa (cfr. Radio Radicale il 24 agosto; Il Secolo XIX e Sanremonews il 25 agosto –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali elementi abbia raccolto sui fatti riportati;

   se intenda promuovere iniziative di competenza volte ad accertare le eventuali responsabilità dei fatti accaduti;

   se intenda adoperarsi affinché la regione Liguria e l'Asl garantiscano un'adeguata assistenza psichiatrica;

   se intenda prendere iniziative per ridurre il sovraffollamento e incrementare le attività lavorative, anche con il coinvolgimento di datori di lavoro privati;

   quali iniziative intenda adottare per colmare le carenze di organico e se non ritenga opportuno tornare a fornire un incentivo economico per garantire la presenza in missione di ispettori;

   quali iniziative intenda assumere per affrontare e risolvere la difficile situazione onde evitare nuovi episodi come quelli descritti.
(4-01748)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si avanzano specifici quesiti inerenti taluni eventi critici occorsi nella casa circondariale di Sanremo nonché le iniziative intraprese per accertarne la responsabilità nonché per ridurre il sovraffollamento, per garantire l'assistenza psichiatrica, per rafforzare le misure di sicurezza e gli organici della polizia penitenziaria in servizio presso tale struttura.
  Orbene, in relazione agli eventi critici, per quanto concerne il caso di M.P., si richiama il dettagliato contenuto di quanto riferito in sede di risposta ad interrogazione di (parziale) analogo contenuto avanzata dal medesimo interrogante (deputato Giachetti, n. 4-01747).
  Pertanto, circa la descrizione e la dinamica dell'evento, si evidenzia che un'apposita commissione ispettiva istituita dal provveditore regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta, ha provveduto a effettuare opportuni accertamenti volti alla ricostruzione delle cause, delle circostanze e delle modalità dell'evento critico in esame, nonché alla verifica di eventuali aspetti di criticità gestionale e organizzativa e della corretta attivazione dei protocolli operativi finalizzati a cogliere il disagio e a prevenire le condotte suicidarie.
  La visita ispettiva ha rilevato alcune anomalie in ordine all'attuazione delle prescrizioni contenute nel provvedimento con il quale è stata applicata nei confronti del detenuto M.P. la misura custodiale del piantonamento a vista.
  Sono, altresì, sorte perplessità sulle modalità e i tempi degli interventi posti in essere in favore del ristretto a seguito dell'evento critico; tuttavia, in assenza di elementi di valutazione peritale di carattere medico legale, la commissione non è stata in grado di definire se e in che misura tali procedure possano aver influito sull'entità delle conseguenze riportate dal detenuto.
  In ogni caso, alla luce di quanto emerso a seguito degli accertamenti ispettivi, la commissione ha impartito specifiche disposizioni di carattere organizzativo e gestionale alla direzione della casa circondariale di Sanremo e ha provveduto, altresì, a segnalare formalmente alla direzione dell'ASL 1 - Imperia che il detenuto non sia stato sottoposto a visita medica del presidio interno, neanche nella fase recessiva dello stato di agitazione.
  Tutti gli atti sono stati trasmessi alla procura della Repubblica presso il tribunale di Imperia per gli eventuali seguiti di competenza.
  Ciò riferito, con riguardo alla successiva detenzione e sino all'attualità, emerge che il detenuto M.P. faceva ingresso presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo il 7 giugno 2022, direttamente dal policlinico San Martino di Genova, una volta dimesso dall'ospedale, e a seguito del provvedimento di trasferimento dalla casa circondariale di Sanremo emesso il 31 maggio 2022 dal provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta, adottato per motivi di opportunità penitenziaria, previa consultazione del coordinatore regionale dei servizi sanitari, relativamente all'idoneità dell'assistenza sanitaria della sede individuata.
  A seguito della visita di primo ingresso, il medico del presidio interno rilevava la necessità di individuare per M.P. un
care giver come supporto allo svolgimento delle attività quotidiane, atteso che le menomazioni del soggetto incidevano sull'autonomia dello stesso nell'espletamento degli atti quotidiani, dall'igiene alla vestizione ed all'alimentazione.
  Il detenuto M.P. veniva quindi allocato in sezione con un
care giver, che tuttora fornisce assistenza continuativa al ristretto e viene retribuito dalla Direzione dell'istituto.
  Ciò precisato, quanto alle patologie di cui il sig. M.P. è affetto, la relazione stilata dal coordinatore della rete regionale Sanità penitenziaria, direttore del dipartimento cure primarie e attività distrettuali A.S.L. 3 Liguria, datata 12 aprile 2023, certifica che «in relazione alle patologie del detenuto M.P. le necessità diagnostiche-terapeutiche sono erogabili dal Servizio sanitario locale, anche avvalendosi di strutture specialistiche territoriali».
  Le condizioni di salute, pertanto, non necessitano di particolari intensità di cure né di allocazione presso un S.A.I., men che meno di assistenza h 24.
  Viene specificato, altresì, che presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo è garantita la presenza di un medico su 12 ore giornaliere, dal lunedì al venerdì, su sei giorni, compreso il sabato, mentre la domenica e i festivi il medico è reperibile, su chiamata, per visite ai soggetti nuovi giunti; dalle ore 7:00 alle ore 23:00 sono presenti due infermieri, sette giorni su sette e dal lunedì al venerdì è presente un operatore socio-sanitario dalle ore 7:00 alle ore 14:00.
  La recente relazione sanitaria inerente le condizioni di salute del detenuto M.P., e stilata il 25 ottobre 2023 evidenzia che costui presenta «gravi esiti di ustione bilaterale con (...)».
  Gli interventi sono stati eseguiti presso il reparto di chirurgia della mano di Savona, dove è stato recentemente rivalutato.
  Inoltre, il detenuto M.P., sottoposto a una visita programmata presso l'ospedale policlinico San Martino di Genova in data 24 ottobre 2023, rappresentava al sanitario «di aver rinunciato a ulteriori interventi e di ritenersi soddisfatto del risultato ottenuto alla mano destra»; l'arto superiore sinistro è «protesizzabile» ma per «l'erogazione di tali presidi protesici il soggetto deve essere iscritto al SSN ed essere stato riconosciuto invalido civile, ovvero del lavoro».
  Tramite la locale area sanitaria, è stato pertanto avviato l'iter per il riconoscimento dell'invalidità civile, per ottenere la quale è necessario essere in possesso del permesso di soggiorno, della residenza sul territorio italiano e dell'iscrizione al Servizio sanitario nazionale.
  La direzione della casa circondariale di Genova Pontedecimo si sta attivando, anche con l'ausilio del cappellano, su diversi fronti, interloquendo con i diversi organi ed enti istituzionali, sia per la risoluzione delle questioni amministrative e/o sanitarie, sia in prospettiva futura, quando il detenuto verrà dimesso, essendo il suo fine pena previsto per il 30 giugno 2024.
  Il 20 giugno 2023, la questura di Reggio Emilia ha trasmesso alla direzione della casa circondariale di Genova Pontedecimo il passaporto ucraino, che risulta essere scaduto nel 2021.
  Il 12 ottobre 2023, faceva ingresso in istituto il console generale d'Ucraina a Milano, che ha garantito di provvedere in tempi celeri al rinnovo del predetto documento.
  Inoltre, il sig. M.P. è stato, altresì, messo in contatto con un sacerdote ucraino molto attivo sul territorio nazionale e genovese, il quale ha effettuato colloqui con lo stesso sia per riprendere i contatti con la famiglia sia per instaurare contatti con una rete di connazionali in Italia, in vista della sua futura dimissione.
  Sono stati, altresì, presi contatti con la questura-ufficio immigrazione di Genova.
  Al detenuto, all'atto della scarcerazione, potrà essere rilasciato un permesso di soggiorno provvisorio per cure, ovvero – presenti i necessari requisiti di legge – un permesso per «protezione internazionale».
  Per quanto attiene alla residenza, si segnala che le pratiche di entrata in convivenza di M.P., trasmesse dalla direzione dell'istituto, sono state, allo stato, dichiarate «irricevibili» dal comune di Genova, in quanto il predetto ente locale, ritenendo che «la detenzione non possa essere equiparata a soggiorno legale sul territorio dello Stato», ha richiesto chiarimenti interpretativi all'attenzione della prefettura e del Ministero degli interni; l'eventuale rinnovo del passaporto permetterebbe al detenuto M.P. di ottenere l'entrata in convivenza presso la suddetta direzione e di poter accedere, dunque, ai servizi sanitari necessari.
  Altro evento critico è relativo al decesso del detenuto V.S., verificatosi presso la casa circondariale di Sanremo il 27 luglio 2021; l'esito della disposta indagine amministrativa, condotta proprio al fine di appurarne cause e modalità, conclude che «non sono ravvisabili trascuratezze da parte della Direzione dell'istituto penitenziario e da parte della ASL competente in merito alla presa in carico del detenuto».
  Per quanto concerne, poi, il decesso del detenuto R.M. - verificatosi il 7 gennaio 2022 presso il presidio metropolitano - ospedale Villa Scassi di Genova, ove era stato trasportato a seguito dell'incendio appiccato dallo stesso, il 18 dicembre 2021, è stato appurato che «non sono stati riscontrati elementi tali da far pensare a interventi tardivi/negligenti; anche l'intervento dell'elisoccorso è stato adeguatamente coordinato onde consentire il trasporto immediato del detenuto».
  In ordine al decesso del detenuto L.V., occorso il 20 febbraio 2023, è in essere, da parte del preposto provveditorato regionale, di procedere ad approfondita indagine ispettiva, al fine di ricostruire cause, circostanze e modalità dell'evento.
  Relativamente al detenuto C.M., trovato nella camera di pernottamento privo di sensi, veniva, trasportato in codice rosso all'ospedale di Pietra Ligure per l'aggravarsi della situazione, operato d'urgenza e ricoverato in prognosi riservata presso la predetta struttura.
  Trattando del sovraffollamento, va evidenziato che il Ministero, a mezzo del preposto d.a.p., allo scopo di fronteggiarne l'urgenza, oltre che continuare l'attività di riqualificazione del patrimonio edilizio a essa concesso in uso governativo, è costantemente impegnato in un programma finalizzato all'aumento del numero dei posti regolamentari mediante il recupero di quanto già disponibile e l'edificazione di nuovi corpi di fabbrica in complessi esistenti, ovvero realizzando nuovi padiglioni detentivi in comprensori già sedi penitenziarie.
  Per quanto riguarda l'attuale condizione del carcere di Sanremo, va evidenziato che, alla data del 30 ottobre 2023 (data dell'ultima rilevazione comunicata), sono presenti complessivi n. 288 detenuti, di cui n. 285 effettivamente presenti in istituto, a fronte di una capienza regolamentare pari a n. 223 posti disponibili, rilevandosi un indice medio percentuale di affollamento pari al 129,15 per cento.
  I detenuti stranieri sono 177, mentre gli italiani sono 111; i definitivi sono 209, mentre le persone in attesa di primo giudizio sono 54, gli appellanti 11 e i ricorrenti 3.
  Allo stato, non risultano violazioni dei parametri minimi stabiliti dalla CEDU, atteso che tutti i ristretti risultano avere a disposizione uno spazio minimo di vivibilità superiore ai 3 metri quadri.
  Per far fronte alla carenza di organico del carcere di Sanremo va innanzitutto sottolineato che, con recente decreto ministeriale 12 luglio 2023, sono state stabilite le nuove dotazioni organiche e che, nella fattispecie, l'organico di Polizia penitenziaria previsto per il provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, la Liguria e la Valle d'Aosta è pari a n. 4.013 unità, con un incremento della dotazione organica dei ruoli non direttivi pari a n. 6 unità, che verranno ripartite tra gli istituti del distretto con successivi provvedimenti.
  Le maggiori carenze riguardano il ruolo di funzionari, di ispettori, di sovrintendenti; al contrario il ruolo degli agenti/assistenti risulta in esubero di n. 17 unità.
  Quanto al ruolo dei commissari, è in essere il concorso per 120 posti, elevato, successivamente, a 132 posti.
  Relativamente alla carenza nel ruolo degli ispettori, il 16 novembre 2022 si è concluso il VII corso per allievo vice-ispettore, relativo al concorso interno a complessivi n. 691 e, sulla base del piano di mobilità, di concerto con le parti sociali, l'organico della casa circondariale di Sanremo è stato incremento di n. 4 unità maschili e n. 1 unità femminile.
  È, altresì, in via di conclusione un corso di formazione per allievo vice ispettore per un totale di n. 71 posti (61 uomini e 10 donne), rimasti vacanti dal sopracitato corso.
  Tra le sedi disponibili, sono previsti n. 5 posti maschili e n. 1 posto femminile presso la casa circondariale di Sanremo.
  È altresì in essere ulteriore concorso pubblico per n. 411 posti (378 uomini e 33 donne) per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori del Corpo.
  In relazione alla carenza nel ruolo dei sovrintendenti, si rappresenta che, in esito al concorso interno per complessivi n. 583 posti (n. 515 uomini e n. 68 donne) è previsto di assegnare alla casa circondariale di Sanremo n. 3 unità maschili e n. 1 unità femminile, le quali saranno gradualmente assegnate entro la fine del corrente anno, a conclusione del previsto corso di formazione.
  Per quanto riguarda, da ultimo, il ruolo agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico della casa circondariale di Sanremo è stato incrementato, nel mese di luglio 2023, di n. 2 unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 181° corso.
  Relativamente, poi, alla carenza dei funzionari della professionalità giuridico-pedagogica, si evidenzia che, a fronte di una previsione organica di n. 5 unità, ne risultano effettivamente presenti n. 4, rilevandosi una percentuale di scopertura pari al 20 per cento, assolutamente in linea con la carenza organica nazionale, pari, invece, al 21,11 per cento (dati al 1° ottobre 2023).
  Merita, ancora, evidenziare che presso la casa circondariale di Sanremo sono attivi i seguenti presidi: assistenza medica h 24, chirurgo, infettivologo, neurologo, odontoiatra, psicologo e psichiatra; sono poi previsti periodici accessi dello specialista dermatologo.
  Quanto all'assistenza psichiatrica, già dal 2021 il provveditorato regionale di Torino ne aveva segnalato la carenza alla locale Asl e la necessità che il servizio fosse rafforzato, atteso che lo specialista psichiatra accedeva presso l'istituto uno o due giorni alla settimana, rispettivamente a settimane alterne, e finalmente, a far data dal 15 novembre 2023, l'assistenza è stata implementata, prevedendo un servizio dello specialista psichiatra con una presenza di 25 ore settimanali.
  Passando alle attività trattamentali, si riferisce che è attivo un corso di alfabetizzazione, un corso di scuola media inferiore e un biennio di scuola superiore per i detenuti del circuito media sicurezza; per i detenuti della sezione protetta promiscua, invece, sono attivi un corso di alfabetizzazione e uno di scuola media inferiore.
  È istituita una multiclasse di istituto alberghiero, in collaborazione con l'istituto «Ruffini Aicardi» di Taggia.
  I detenuti iscritti a facoltà universitarie fruiscono di lezioni in video-collegamento con l'Università di Genova.
  Gli spazi comuni fruibili dai detenuti comprendono: un campo di calcio, tre locali adibiti a palestra, quattro aule scolastiche, tre sale biblioteca, una sala
hobby e undici salette ricreative.
  Per lo svolgimento di attività produttive sono disponibili un laboratorio e uno spazio agricolo.
  All'interno del laboratorio è stata realizzata un'officina per la produzione di infissi e serramenti in PVC, gestita dalla cooperativa «
Auxilium» con l'impiego di cinque detenuti; la medesima cooperativa si avvale anche all'esterno di ex detenuti o detenuti in misura alternativa.
  Per l'utilizzo dello spazio agricolo a fini produttivi, la direzione aveva stipulato una convenzione con l'impresa locale Tac Fiori S.r.l. per l'avviamento di un'attività di pulitura e confezionamento di fiori e piante ornamentali da destinare alla commercializzazione all'ingrosso e al minuto, ma l'iniziativa progettuale non si è poi concretizzata per l'indisponibilità sopravvenuta dell'azienda.
  Al 31 dicembre 2022, lavoravano a turnazione alle dipendenze dell'Amministrazione un totale di n. 48 detenuti nei servizi interni, mentre n. 4 erano ammessi al lavoro all'esterno.
  È in svolgimento un corso di biodanza rivolto agli autori di reati violenti e di un'attività di musicaforum rivolta ai detenuti giovani adulti.
  Quanto alla riferita scarsa qualità dell'acqua erogata all'interno del carcere si specifica che l'inconveniente è dipeso da situazioni contingenti che hanno interessato l'acquedotto locale.
  In seguito alla verifica tecnica appositamente effettuata il 31 ottobre 2023, è stato riscontrato il malfunzionamento dell'addolcitore e il blocco della valvola anticorrosiva.
  Pertanto, nell'immediatezza, le preposte articolazioni ministeriali hanno provveduto ad acquisire preventivo di spesa per il corretto ripristino dell'addolcitore e della valvola anticorrosiva.
  Il preventivo è di circa euro 7.000 per l'installazione delle apparecchiature necessarie per l'addolcimento dell'acqua e di circa euro 4.500 euro per la fornitura annuale di materiali di consumo e la realizzazione dell'intervento è prevista nel brevissimo termine.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LA PORTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Alfredo Cospito, centrale nelle recenti cronache politiche e giudiziarie, è elemento di spicco del movimento anarchico insurrezionalista, condannato a 10 anni e 8 mesi nel 2014 per la gambizzazione di un dirigente della Ansaldo Nucleare e successivamente condannato ad anni 20 di reclusione per l'attentato dinamitardo da 2006 contro la Scuola Allievi Marescialli della provincia di Cuneo; sentenze, queste, che secondo l'interrogante costituiscono il chiaro presupposto per l'applicazione del regime carcerario di cui all'articolo 41-bis ordinamento penitenziario presso la casa circondariale di Sassari per la durata di 4 anni;

   a partire dall'autunno del 2022 nasceva surrettiziamente un moto di protesta negli ambienti anarchici, che si esprimeva attraverso slogan contro il regime carcerario duro ed in solidarietà al condannato Cospito;

   inizialmente strisciante, poi sempre maggiormente incisivo, il movimento di protesta si rivelava all'opinione pubblica sul finire dell'anno insieme allo sciopero della fame che il detenuto si imponeva per sensibilizzare la società civile su un trattamento carcerario, a suo dire, inumano;

   la scelta compiuta dal detenuto è da ritenersi politica e strumentale per minare un sistema sanzionatorio teorizzato dal giudice Giovanni Falcone in risposta alla strage di Capaci e che rappresenta ancora oggi la risposta a tutti coloro che si macchiano di reati di stampo mafioso o di ispirazione terroristica;

   Alfredo Cospito è ancora oggi, secondo i report di intelligence, la figura apicale della Federazione anarchica informale (Fai), ossia dell'insieme di cellule anarco-insurrezionaliste definite a più riprese e da più fonti di sicurezza nazionale come di stampo terroristico e sovversivo;

   in supporto allo sciopero della fame, che comportava un aggravamento del quadro clinico del detenuto tanto da richiedere il trasferimento presso l'istituto di Milano Opera, avevano luogo in più città italiane manifestazioni in solidarietà col detenuto consistenti in imbrattamenti di mura con scritte inneggianti ad atti sovversivi nonché cortei sovente sfociati in scontri con le forze dell'ordine con conseguenze sanitarie per gli agenti e danneggiamenti per i beni demaniali e privati che si trovavano su pubblica via;

   proteste che si sono riverberate anche in territorio spagnolo, culminate con l'arresto di un attivista torinese accusato di aver imbrattato con slogan anarchici, in difesa del detenuto Cospito, le mura del Consolato italiano a Barcellona, sintomo di una tensione sempre più crescente;

   in molte aree del territorio si sono svolte manifestazioni in sostegno al detenuto, alcune delle quali hanno visto la partecipazione violenta di centinaia di anarchici come nelle città di Torino, Milano, Roma e Napoli, nelle quali si sono distinti per atti violenti nei confronti delle forze dell'ordine intervenute e danneggiamenti che provocavano anche l'interruzione di pubblico servizio come nel caso del corteo di Torino del 12 febbraio 2023;

   per tali motivi deve esser valorizzata la risposta ferma e decisa dello Stato alle intollerabili manifestazioni violente che mirano a sgretolare un pilastro dell'ordinamento penitenziario innalzato in difesa dell'ordine pubblico e destinato ai condannati per reati associativi di stampo mafioso o terroristico;

   ad oggi il detenuto ha raggiunto i 4 mesi in sciopero della fame, seppur supportato dagli integratori alimentari, e si trova in una delle due stanze dell'area 41-bis del reparto di medicina V protetta dell'ospedale San Paolo di Milano, dov'è stato trasferito in data 11 febbraio 2023 «in via precauzionale» per ordine del Ministro della giustizia onorevole Carlo Nordio –:

   se i Ministri interrogati abbiano contezza dei costi sostenuti in termini di ripristino degli arredi urbani divelti;

   se i Ministri interrogati abbiano contezza delle spese sostenute dal Dipartimento autorità penitenziaria per i trasferimenti del detenuto;

   quali siano gli intendimenti in ordine alla costituzione di parte civile negli eventuali procedimenti penali che si celebreranno per le conseguenze dannose occorse agli agenti ed agli arredi urbani e privati.
(4-00501)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, preso spunto dalla vicenda giudiziaria del detenuto Alfredo Cospito, il quale ristretto all'interno della casa circondariale di Opera con applicazione del regime del 41-bis, ha poi attuato uno sciopero della fame che ne ha comportato il trasferimento in una struttura ospedaliera protetta, quindi riferito delle numerose manifestazioni in sostegno del detenuto che hanno anche portato ad atti violenti nei confronti delle forze dell'ordine e danneggiamenti, si avanzano quesiti circa le spese sostenute dal DAP per i trasferimenti del detenuto nonché i costi sostenuti in termini di ripristino degli arredi urbani divelti; ed infine su quali siano gli intendimenti in ordine alla costituzione di parte civile negli eventuali procedimenti penali che si celebreranno per le conseguenze dannose occorse agli agenti ed agli arredi urbani e privati.
  Come noto, il 5 maggio 2022, Alfredo Cospito è stato sottoposto al regime penitenziario speciale previsto dall'articolo 41-
bis dell'Ordinamento penitenziario e contestualmente trasferito al carcere di Bancali (Sassari).
  Il successivo 20 ottobre, al termine di un'udienza tenutasi presso il tribunale di Sorveglianza di Sassari, il detenuto ha annunciato di voler intraprendere uno sciopero della fame in segno di protesta contro lo stato di detenzione.
  Successivamente, per ragioni di tutela della salute, è stato, appunto, trasferito in Milano.
  Ciò premesso, con riferimento alle spese sostenute dall'Amministrazione penitenziaria, queste ammontano, complessivamente, a euro 6.532,97, in relazione 1) al trasferimento, occorso in data 30 gennaio 2023, per la tratta da C.C. Sassari a C.R. Milano Opera-Ospedale, e comprendono i costi per il vettore aereo, per il personale e per i mezzi; 2) trasferimento da C.R Milano Opera a Ospedale (Milano) e rientro in istituto.
  In relazione, invece, alle manifestazioni di sostegno, costellate altresì da atti di violenza a cose e persone, alla data del 12 aprile 2023 risultano, all'estero, i seguenti fatti riconducibili alla matrice anarchica: il 2 dicembre 2022 è stata incendiata la vettura del funzionario vicario della nostra ambasciata ad Atene mentre il 10 e il 28 novembre 2022 si erano verificati due atti vandalici contro l'Istituto italiano di cultura ad Atene; sedi colpite sono state anche: l'ambasciata a La Paz con l'esplosione di un ordigno nel palazzo della sede (12 dicembre 2022); il consolato generale a Lugano con un atto vandalico (23 novembre 2022); il consolato generale a Barcellona con due atti vandalici (9 e 27 gennaio 2023); il consolato a Basilea con un atto vandalico (15 dicembre 2022); il consolato generale a Stoccarda con un atto vandalico (29 dicembre 2022); il consolato generale a Porto Alegre con un atto vandalico (30 dicembre 2022); l'ambasciata a Berlino con l'incendio doloso della vettura di un funzionario diplomatico (27 gennaio 2023); il consolato a La Plata con un atto vandalico contro l'abitazione di una dipendente 30 gennaio 2023); l'ambasciata a Santiago del Cile con un atto vandalico (2 febbraio 2023); l'ambasciata a Bogotà con un atto vandalico (3 febbraio 2023); il consolato generale a Marsiglia con più atti vandalici (5, 24 febbraio e 2 marzo 2023); l'ambasciata a Sofia con atto vandalico (5 febbraio 2023); l'ambasciata a Quito con l'affissione di un manifesto e un atto vandalico (5 febbraio 2023); la sede del corrispondente consolare (
ex consolato onorario) a Lipsia con un atto vandalico (6 febbraio 2023); la residenza dell'ambasciatore a Londra con atti vandalici (8 febbraio 2023); l'ambasciata a Montevideo con un atto vandalico (13 febbraio 2023); l'Istituto italiano di cultura a Santiago del Cile con un atto vandalico (14 febbraio 2023); il Consolato generale a Lione con un atto vandalico (14 febbraio 2023); l'antenna consolare di Bastia con un atto vandalico (14 febbraio 2023); la Rappresentanza permanente presso l'Unione europea a Bruxelles con un atto vandalico (16 febbraio 2023); l'Istituto italiano di cultura a Londra con un atto vandalico (24 febbraio 2023); il consolato onorario di Oviedo (Spagna) con un atto vandalico mediante scritte sulla targa esterna alla sede (6 marzo 2023); il consolato generale a Parigi con un atto vandalico (13 marzo 2023); l'ambasciata a Lima con un atto vandalico (9 marzo 2023); l'istituto italiano di cultura a Madrid con un atto vandalico (12 marzo 2023); il consolato onorario a Conceptión (nel Sud del Cile) con un atto vandalico mediante scritte con vernice rossa (13 marzo 2023); il consolato onorario ad Amsterdam con un atto vandalico (19 marzo 2023); il consolato onorario a Patrasso con imbrattamento delle pareti esterne (18 marzo 2023); l'Istituto italiano di cultura ad Atene con un ulteriore danneggiamento, non esplicitamente rivendicato dal movimento anarchico (25 marzo 2023); la Scuola archeologica italiana ad Atene con un atto vandalico, con l'imbrattamento delle facciate esterne (9 aprile 2023).
  Nel territorio nazionale, come riferito dal Ministero dell'interno, risultano manifestazioni e comunque atti vandalici, in Torino, data 12 febbraio 2023 in Milano, nella notte tra il 29 e il 30 gennaio, ove sono state bruciate due autovetture della Polizia locale del comune di Milano (atto quasi immediatamente rivendicato dagli anarchici per esprimere solidarietà al Cospito, in sciopero della fame); in data 3 febbraio 2023, allorquando i manifestanti hanno esposto striscioni in favore di Cospito, ed hanno lanciato fumogeni, alcuni dei quali hanno colpito un operatore esterno della trasmissione Mediaset «Fuori dal coro», ferendolo lievemente; nella giornata del 7 febbraio, nei pressi della sede dell'Università degli Studi di Milano, ignoti hanno vergato, utilizzando bombolette spray di colore nero, la scritta «NO AL 41-
BIS»; durante la mattinata dell'8 febbraio 2023, inoltre, un gruppo di circa trenta persone si è portata all'interno dell'Università Statale di Milano, ed in seguito sono state rilevate alcune scritte sulla cattedra e sui banchi. I vertici dell'Ateneo hanno manifestato l'intendimento di sporgere querela per l'occupazione, i danneggiamenti e gli imbrattamenti.
  Anche nel pomeriggio dell'11 febbraio 2023 sempre in Milano, i manifestanti hanno vergato numerose scritte dal tenore anticarcerario, nonché infranto le vetrine di alcuni esercizi commerciali ed istituti bancari.
  Nel corso dell'iniziativa, i manifestanti, dall'atteggiamento costantemente intimidatorio e ostile, hanno altresì lanciato, in direzione dei numerosi giornalisti e fotoreporter presenti, fumogeni e alcuni palloncini contenenti acqua.
  Considerata l'evoluzione della situazione, intorno alle 18.15, è stato deciso di contenere le intemperanze e di interrompere la manifestazione.
  Da ciò è scaturito un prolungato contatto tra le parti, durante il quale le Forze di polizia hanno respinto più volte i manifestanti, ricorrendo anche al lancio di 5 lacrimogeni a mano, fino a costringerli ad indietreggiare. In tale frangente alcuni dei manifestanti, riconducibili all'area più oltranzista della realtà anarchica, hanno proseguito con il lancio di bottiglie, petardi e fumogeni in direzione del dispositivo di sicurezza, nonché divelto fioriere e tavolini presenti lungo i marciapiedi.
  Tre manifestanti sono risultati lievemente feriti e due di loro venivano trasportati in codice verde presso l'ospedale Niguarda, mentre, tra le forze dell'ordine, hanno riportato lesioni (prevalentemente contusioni ed escoriazioni, tranne una ferita lacero-contusa dovuta allo scoppio di un petardo) 6 operatori del reparto mobile di Milano che si sono autonomamente recati presso lo stesso nosocomio cittadino, ove sono stati accettati in codice verde.
  Ancora, tra i numerosissimi eventi organizzati per manifestare solidarietà al detenuto anarchico si segnalano in particolare: la manifestazione non preavvisata tenutasi a Roma il 27 gennaio 2023 alla quale hanno preso parte circa 150 militanti riconducibili al contesto anarchico capitolino nonché aderenti alle frange dell'antagonismo di estrema sinistra locale. Nel corso dell'iniziativa, contraddistinta da momenti di tensione, a seguito del fitto lancio di oggetti in direzione della Forza pubblica, hanno riportato lesioni 5 operatori di polizia. All'esito della contestuale attività investigativa sono stati deferiti all'autorità giudiziaria 42 manifestanti, nonché sequestrato materiale esplodente e indumenti idonei al travisamento; l'11 febbraio 2023, a Milano, nell'ambito di una manifestazione partecipata da oltre 500 manifestanti e caratterizzata da un alto livello di conflittualità, degenerata in scontri con le Forze di polizia, a seguito dei quali sono rimasti feriti due manifestanti e sei operatori di polizia; il 26 ottobre 2022, a Torino, un gruppo di militanti anarchici ha imbrattato con vernice la sede della RAI, affiggendo volantini in solidarietà con il Cospito; il 3 novembre 2022, a Genova, è stato rilevato l'imbrattamento con vernice rossa della scalinata principale e delle pareti laterali dell'ingresso del locale Palazzo di Giustizia; il 5 novembre 2022, a Rovereto (Trento) è stato incendiato un traliccio che ospita i ripetitori tv e telefonici; ai piedi del ripetitore sono state rinvenute le scritte «no 41-
bis tutti liberi» e «a fianco di Alfredo in sciopero della fame no 41-bis»; il 23 novembre 2022, a Varedo (Monza-Brianza) sono state danneggiate le vetrine della locale sede del partito della Lega; l'evento è stato rivendicato il 28 novembre successivo con un documento in solidarietà a Cospito; la Società «Marr S.p.A.» ha subito attentati in vari stabilimenti nell'ambito della citata campagna pro COSPITO: il 7 novembre ad Anzola dell'Emilia (Bologna), nei pressi di autoveicoli di proprietà della ditta; il 13 novembre, a Taggia (Imperia), con un incendio che ha quasi interamente distrutto lo stabilimento; il 26 novembre a Carasco (Genova) allorché sono stati dati alle fiamme 15 veicoli della ditta; il 1° dicembre 2022, a Perugia, presso un parcheggio riservato ad uffici direzionali dell'istituto di credito «Unicredit», ignoti hanno vergato su tre autoveicoli le seguenti scritte «Fuoco alle galere - No al 41-bis – Fuori Alfredo dal 41-bis», tentando altresì di appiccare il fuoco agli stessi automezzi; il 31 dicembre 2022, a Roma, nella notte, sono stati incendiati 24 veicoli della società di autonoleggio Hertz; l'atto è stato rivendicato il successivo 4 gennaio; il 7 gennaio 2023, a Bologna, sono stati danneggiati uno sportello Bancomat della Banca Popolare dell'Emilia e il limitrofo punto di ritiro Amazon Hub. In particolare, entrambi i monitor degli sportelli elettronici della filiale e dell'Hub Amazon sono stati infranti e imbrattati, mentre sul pannello delle cassette del ritiro Hub di Amazon è stata anche vergata la scritta «NO 41-BIS»; il 22 gennaio 2023, a Roma, sono stati dati alle fiamme tre veicoli (uno di Poste Italiane, il secondo Italgas e l'ultimo EniEnjoy); il gesto è stato rivendicato il successivo 25 gennaio con un articolo dal titolo «Roma: attacco incendiario contro alcuni veicoli di Poste Italiane, Italgas e EnjoyEni», in cui gli autori affermano di aver agito per «rispondere con ardore» alla «chiamata internazionale di mobilitazione» per Cospito; nella notte tra il 26 e il 27 gennaio a Spoleto (Perugia) ignoti hanno incendiato il portone di ingresso della villa dell'imprenditore G.P., lasciando sul posto anche la carcassa di un animale; nella notte del 28 gennaio, a Torino, è stato appiccato il fuoco ai cavi elettrici di alimentazione di un ripetitore per la telefonia mobile. Gli autori del gesto, sul basamento del traliccio, hanno vergato la scritta «Fuori Alfredo Cospito dal 41-bis»; nella notte del 29 gennaio, a Roma, ignoti hanno appiccato il fuoco a 5 vetture aziendali della Telecom Italia, vergando sul posto la scritta «No 41-bis», siglata con logo anarchico della «A» cerchiata; sempre nella Capitale la notte del 29 gennaio 2023, a margine di una manifestazione in solidarietà con Alfredo Cospito – culminata con diversi scontri con le forze dell'ordine (all'esito delle attività espletate dalla Digos capitolina, 42 soggetti sono stati deferiti all'autorità giudiziaria per i reati di resistenza e violenza aggravata a a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato) – ignoti si sono resi responsabili del lancio di una bottiglia molotov nel parcheggio del Commissariato di Pubblica sicurezza «Prenestino». Il pronto intervento del personale di Polizia ha impedito che le fiamme provocassero danneggiamenti ai veicoli; nella notte dello stesso 29 gennaio, a Milano, sono stati incendiati due veicoli della Polizia locale. L'evento è stato rivendicato con un breve documento pubblicato il 31 gennaio successivo su un sito d'area anarchica. Nello scritto – dopo aver espresso solidarietà al Cospito; nella notte del 5 febbraio scorso, a Voltaggio (Alessandria), ignoti hanno tranciato i cavi dei ripetitori in uso ad alcune compagnie telefoniche ed ai Vigili del Fuoco. L'episodio è stato rivendicato con un documento a firma «Anarchici per la distruzione dell'esistente»; nella notte del 12 febbraio, a Milano, ignoti autori hanno incendiato un veicolo del servizio di Car Sharing «Eni Enjoy». L'episodio non è stato al momento rivendicato, ma – per modus operandi ed obiettivo – appare ascrivibile a frange insurrezionaliste del movimento anarchico.
  Quanto sopra riferito, per quanto attiene, infine, agli «intendimenti in ordine alla costituzione di parte civile negli eventuali procedimenti penali che si celebreranno per le conseguenze dannose occorse agli agenti ed agli arredi urbani e privati», ferma la generale posizione affermativa, le concrete valutazioni al riguardo saranno operate all'esito dell'esercizio dell'azione penale nei confronti dei responsabili.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LA PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della Commissione consiliare permanente di controllo e garanzia del comune di Impruneta (FI) ha lamentato la gravissima violazione di sue prerogative in quanto gli è stato impedito di convocare la Commissione da parte del segretario generale del comune, che ha dato indicazioni agli uffici di non procedere materialmente a redigere tale convocazione;

   il presidente della Commissione di controllo e garanzia è per legge individuato tra i membri dell'opposizione, a garanzia delle delicate funzioni che sono proprie della Commissione stessa;

   si tratta di un fatto gravissimo, in quanto sarebbe stato impedito al presidente della Commissione di controllo e garanzia di esercitare liberamente e legittimamente le prerogative del suo ufficio contravvenendo alla legge;

   il segretario generale ha redatto una nota nella quale interpreta alcune disposizioni del regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale in merito alla convocazione delle commissioni in maniera erronea;

   il presidente della Commissione di controllo e garanzia ha presentato un esposto al prefetto di Firenze circa i fatti in parola –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere al fine di consentire al presidente della Commissione di controllo e garanzia del comune di Impruneta di poter esercitare liberamente e legittimamente le funzioni del proprio ufficio, e comunque al fine di prevenire il ripetersi di situazioni di tal genere e di assicurare il rispetto delle prerogative degli organi comunali posti a garanzia anche delle opposizioni.
(4-01605)

  Risposta. – Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante rappresenta che il consigliere comunale di opposizione del comune di Impruneta (Firenze), presidente della commissione consiliare di controllo e garanzia, si sarebbe vista negare la possibilità di convocare la detta commissione da parte del segretario generale del comune. Tale diniego sarebbe derivato da una erronea interpretazione di alcune disposizioni del regolamento comunale relative alle modalità di convocazione delle commissioni consiliari.
  In relazione alla vicenda segnalata, il citato presidente della commissione consiliare ha presentato un esposto al prefetto di Firenze, lamentando l'impedimento all'esercizio delle proprie funzioni, sulla base della considerazione che spetterebbe al presidente il potere di convocare di propria iniziativa l'assemblea.
  La prefettura ha, pertanto, interessato il sindaco di Impruneta il quale, in merito ai fatti, ha precisato che la convocazione della commissione non sarebbe stata impedita, essendosi l'amministrazione dell'ente locale limitata a rilevare la necessità di utilizzare la corretta procedura di convocazione prevista dal regolamento comunale. In particolare, il segretario generale del comune, nel ritenere che le modalità di convocazione delle commissioni scaturiscano dal combinato disposto del 1° e del 4° comma dell'articolo 11 del regolamento, sostiene che la richiesta di convocazione in qualità di presidente possa considerarsi valida solo se promossa da almeno tre componenti della commissione.
  Il prefetto di Firenze, pur sottolineando che in linea generale non si rinvengono in capo alla prefettura funzioni interpretative dei contenuti dei regolamenti comunali, ha rassegnato alla valutazione del sindaco alcune perplessità in merito agli orientamenti espressi dagli uffici comunali ed oggetto dell'esposto del presidente della commissione consiliare.
  In particolare, il prefetto ha rappresentato al primo cittadino che le citate disposizioni del regolamento consiliare sembrerebbero prevedere due distinte e autonome ipotesi di convocazione della commissione consiliare.
  Nello specifico, il comma 1° dell'articolo 11 indica formalmente la modalità di convocazione «ordinaria», che si sostanzia in una precisa prerogativa del presidente della commissione, mentre il comma 4° tratteggia una ulteriore modalità di convocazione (attuabile su richiesta scritta di tre componenti della commissione) che appare posta a garanzia del buon funzionamento dell'organo, oltre che della libertà di iniziativa riconosciuta anche alle minoranze.
  In sostanza, secondo quanto indicato dalla prefettura, in base alla lettera del regolamento, non di «combinato disposto» dovrebbe parlarsi, ma piuttosto di due ipotesi differenti e alternative di convocazione, preposte alla medesima finalità di garanzia del buon funzionamento dell'organo.
  Il prefetto ha, altresì, rappresentato al sindaco di Impruneta che l'articolo 38 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali prevede in capo al consiglio comunale la potestà di determinare eventuali correzioni al regolamento comunale.
  In ordine alla questione della convocazione della commissione comunale in parola, gli uffici della direzioni centrale per le autonomie del Dipartimento affari interni e territoriali, avendo esaminato le pertinenti norme del TUOEL e il regolamento per il funzionamento del consiglio comunale del comune di Impruneta, hanno ritenuto che, alla stregua della normativa vigente, spetti unicamente al presidente convocare la commissione dal medesimo presieduta.
  Su un piano più generale si assicura che, nel quadro della leale collaborazione istituzionale, rimane costante l'impegno delle prefetture nell'attività di supporto finalizzata a garantire il buon andamento e la trasparenza dell'attività amministrativa, nel pieno rispetto dell'autonomia degli enti locali.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Wanda Ferro.


   MADIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella XVIII legislatura sono stati adottati numerosi interventi per favorire la ripresa e il rilancio dei territori delle regioni dell'Italia centrale interessate dal sisma del 2016 e da altri eventi sismici;

   con l'articolo 1, comma 2, lettera b), del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1 luglio 2021, n. 101, sono stati stanziati 1.780 milioni di euro del Fondo nazionale complementare al Pnrr per garantire la continuità delle attività post-emergenziali riguardanti la ricostruzione degli edifici pubblici e privati, dei beni culturali e delle infrastrutture viarie nonché per favorire la ripresa delle attività socio-economiche nelle aree terremotate del 2009 (Abruzzo) e del 2016 (Centro-ltalia);

   per l'utilizzo di tali risorse, sono stati presentati il Programma unitario degli interventi e il pacchetto Sisma, suddiviso in due macromisure: una dotata di 1.080 milioni di euro destinata essenzialmente a soggetti pubblici e finalizzata a migliorare la sicurezza, la sostenibilità e la connessione digitale;

   l'altra, dotata di 700 milioni di euro, per incentivi alle imprese per nuovi investimenti;

   NextAppennino è il progetto elaborato per le aree dell'Appennino centrale interessate dai terremoti del 2009 e del 2016 dalle strutture di governo per la ricostruzione, insieme alle regioni e ai comuni coinvolti, con l'intento di accompagnare la ricostruzione con risorse dedicate, per offrire nuove opportunità di sviluppo alle comunità locali, alle imprese, alle amministrazioni pubbliche e dare all'Appennino centrale una nuova prospettiva di popolamento e di crescita economica, attraverso le risorse dedicate del Fondo nazionale complementare;

   il 18 novembre 2022 sono stati comunicati gli esiti dei bandi del programma NextAppennino destinati alle imprese, i cui risultati si sono rivelati superiori ad ogni aspettativa: a fronte di 615 milioni di euro di agevolazioni messe a disposizione, tra contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, sono stati presentati 2.541 nuovi progetti d'investimento da parte delle imprese (di cui 744 riguardano l'avvio di nuove micro e piccole imprese), per un valore di 2,3 miliardi di euro ed agevolazioni richieste pari a 1,5 miliardi di euro (875 milioni in più rispetto alle risorse disponibili);

   in particolare:

    a) per i medi e grandi investimenti da realizzare attraverso i contratti di sviluppo sono giunti 100 progetti per 1,1 miliardi di euro, con la richiesta di agevolazioni per 592 milioni a fronte di risorse disponibili pari a 190 milioni;

    b) per i bandi riservati all'avvio e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese, e ai loro investimenti innovativi, a fronte di 198 milioni di agevolazioni, le richieste, quasi 2.000, sono state pari a 433 milioni;

    c) per il bando che prevede 60 milioni di incentivi per le imprese turistiche, culturali e sportive sono giunte 205 domande per una richiesta di 101 milioni di agevolazioni;

    d) per le iniziative di partenariato pubblico-privato, un bando da 80 milioni di euro, le richieste sono state 131, per 311 milioni di incentivi;

   il successo dei bandi evidenzia la volontà di investire, la fiducia nel processo di ricostruzione, la vitalità del sistema produttivo: tuttavia, l'ammontare delle richieste di investimento che potrebbero rimanere insoddisfatte rischia di vanificare gli sforzi che congiuntamente stanno facendo le imprese, il terzo settore e gli enti locali per il rilancio di quei territori così duramente colpiti –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a garantire ulteriori risorse in favore di bandi del programma NextAppennino destinati alle imprese dei territori colpiti dai terremoti del 2009 e del 2016 citati in premessa, al fine di assicurare l'integrale finanziamento di tutti gli interventi proposti e che saranno ammessi o ritenuti idonei da Invitalia.
(4-01432)

  Risposta. — Sulla base degli elementi acquisiti presso le competenti strutture amministrative si riferisce quanto segue.
  NextAppennino è il programma per il rilancio economico e sociale delle regioni del Centro Italia colpite dai terremoti del 2009 e del 2016, finanziato dal fondo complementare al PNRR per le Aree sisma.
  In particolare, il programma è destinato sostenere, per la misura A «Città e paesi sicuri, sostenibili e connessi», interventi che intendono accrescere l'attrattività delle aree fragili dell'Appennino centrale attraverso l'innalzamento della sicurezza degli edifici, delle comunità e del territorio, e il miglioramento della qualità della vita degli abitanti, così da determinare le condizioni infrastrutturali e di sistema idonee allo sviluppo; per la misura B «Rilancio economico e sociale», interventi riguardanti l'impatto sulla capacità competitiva dei territori rafforzamento il tessuto sociale ed economico e lo stimolo all'innovazione produttiva.
  Relativamente alla macro-misura B, l'elevata partecipazione ai bandi e la recente pubblicazione delle graduatorie hanno documentato, da un lato, la persistente vitalità dei territori colpiti dal sisma del 2009 e del 2016 e, dall'altro, la concreta capacità di elaborare progettazioni e programmi di investimento in tempi e modalità perfettamente compatibili con quanto previsto dal fondo complementare al PNRR.
  Attraverso tali misure è stato compiuto un importante passo in avanti nel percorso di riparazione economica e sociale dell'Italia centrale, al quale NextAppennino sta contribuendo in modo considerevole.
  Seppur considerevoli, le risorse economiche messe a disposizione destinate alla macro-misura B del programma NextAppennino, appaiono insufficienti a soddisfare le richieste di contributo dei progetti considerati ammissibili. La struttura commissariale si è attivata, anche con il coinvolgimento dell'ANCI e delle associazioni imprenditoriali e di categoria, al fine di individuare nuovi e ulteriori canali di finanziamento per valorizzare i progetti ammissibili. Conseguentemente, sono state avviate interlocuzioni specifiche con i ministeri competenti, volte ad individuare le possibili risorse aggiuntive, derivanti dalla rimodulazione del PNRR e dalle politiche di settore dei diversi dicasteri. L'obiettivo finale è rafforzare una strategia che si è dimostrata rispettosa delle «
milestone» concordate, ed efficace nella qualità della risposta.
  Occorrerà, comunque, attendere l'esito delle procedure in corso per avere un quadro maggiormente definito della sostenibilità tecnica ed economica delle iniziative progettuali presentate, così che il Governo possa esaminare e valutare l'eventuale stanziamento di ulteriori risorse volte a finanziare il maggior numero di proposte.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   MAGI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la scelta dell'indirizzo di studio avviene, per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, durante l'ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, tuttavia tale scelta non è e non può essere considerata come definitiva. La normativa vigente riconosce, infatti, a studenti e famiglie di ripensare le scelte scolastiche, consentendo di passare a diversi indirizzi di studi qualora le esigenze educative si siano modificate;

   il decreto ministeriale n. 139 del 2007, che ha elevato a dieci gli anni di istruzione obbligatoria, afferma che «la congruenza dei saperi e delle competenze acquisite [...] assicurano l'equivalenza formativa di tutti i percorsi». Inoltre, l'articolo 5 del decreto ministeriale 323 del 1999 prevede che «Al fine di agevolare il passaggio degli studenti a un indirizzo all'altro, anche di ordine diverso, vengono progettati e realizzati – nel corso del primo e/o del secondo anno della scuola secondaria superiore – interventi didattici integrativi che si concludono con una certificazione attestante l'acquisizione delle conoscenze, delle capacità e delle competenze necessarie al passaggio»;

   il passaggio da un istituto scolastico ad un altro non è quindi automatico, dipendendo, nel caso in cui gli indirizzi di studi siano diversi, anche dal superamento di esami didattici integrativi. A questo limite concernente le competenze, si aggiunge la discrezionalità degli istituti di destinazione che hanno la possibilità di negare il nulla osta sulla base della capienza delle aule, nonché dal limite numerico con riguardo all'accettazione delle domande;

   la procedura, indicata anche sul sito del Ministero, prevede che lo studente presenti domanda di trasferimento all'istituto di istruzione di destinazione corredata dalle motivazioni della richiesta di trasferimento, inoltrando contestualmente la richiesta di «nulla osta» alla scuola di origine, le quali hanno comunque il diritto di negare il consenso, seppur motivato;

   nonostante la normativa citata preveda la possibilità per studenti e famiglie di procedere al trasferimento da un istituto ad un altro, diverse famiglie lamentano la difficoltà di procedere con tale richiesta, difficoltà che si riscontra in modo particolare nel primo biennio della scuola secondaria di secondo grado dove, inevitabilmente, il numero degli alunni risulta essere particolarmente elevato;

   le scuole dal canto loro giustificano la situazione segnalando che le classi sono già definite da febbraio dagli uffici scolastici sulla base delle richieste che pervengono dagli studenti in uscita dalla secondaria di primo grado, che ci sono regole di capienza e di sicurezza che non consentono di accogliere queste domande «esterne» ed aggiuntive;

   pur trattandosi di procedure che sono normate dai regolamenti di istituto, adottati seguendo il principio dell'autonomia riconosciuto dalla normativa vigente, questa situazione complessiva determina una lesione della libertà di scelta della scuola, di fatto ingessando gli studenti nel percorso scelto in prima istanza con l'impossibilità di cambiarlo;

   sebbene sia comprensibile la difficoltà ad accettare nuovi alunni in una situazione di generale sovraffollamento delle classi, questo rallentamento ha conseguenze potenzialmente gravi sulla qualità generale dell'istruzione che viene fornita agli alunni, costringendo in alcuni casi le famiglie a rivolgersi ad istituti paritari, ove il passaggio non possa avere luogo tra istituti scolastici statali, oppure costringendo l'alunno a proseguire un percorso di istruzione inadatto alle sue personali inclinazioni, rischiando in questo modo di aggravare la situazione di dispersione e abbandono scolastici che, nel nostro paese, è già allarmante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di queste difficoltà incontrate da alunni e famiglie e se vi sia un piano complessivo di interventi da mettere in campo per risolvere le problematiche citate in premessa.
(4-01542)

  Risposta. — Con riferimento al tema trattato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che proprio al fine di consentire agli studenti della scuola secondaria di secondo grado di ottenere il passaggio ad altro percorso, indirizzo e articolazione, è stato previsto lo svolgimento degli esami integrativi, di cui al decreto ministeriale 8 febbraio 2021, n. 5.
  Tali esami, nella scuola secondaria di secondo grado, si svolgono presso l'istituzione scolastica scelta dal candidato per la successiva frequenza, in un'unica sessione speciale, che deve avere termine prima dell'inizio dell'anno scolastico.
  Giova sottolineare che i medesimi esami integrativi sono a garanzia di un effettivo successo formativo e di una serena prosecuzione degli studi poiché consentono allo studente di prepararsi nelle discipline, o in parti di discipline, non coincidenti con quelle del percorso formativo di provenienza ma che dovrà affrontare in quello di nuova scelta.
  Tanto premesso, in ordine alle lamentate difficoltà di trasferimento da un istituto scolastico all'altro per carenza di posti, si ricorda che la circolare sulle iscrizioni – che viene emanata ogni anno – precisa che le Istituzioni scolastiche rendono effettiva la facoltà dei genitori e degli esercenti la responsabilità genitoriale di scegliere il corso di studi ritenuto più confacente alle attitudini, inclinazioni e aspirazioni dello studente.
  E così, la nota n. 33071 del 30 novembre 2022 per le iscrizioni per l'anno scolastico 2023/2024, prevede che qualora gli interessati chiedano, a iscrizione avvenuta alla classe prima di un'istituzione scolastica o formativa e prima dell'inizio, ovvero, nei primi mesi dell'anno scolastico (di norma entro novembre), di optare per altro indirizzo o altra scuola, la motivata richiesta di trasferimento deve essere presentata sia al dirigente scolastico della scuola di iscrizione sia al dirigente scolastico della scuola di destinazione. In caso di accoglimento della domanda di iscrizione da parte di quest'ultimo, il dirigente della scuola di prima iscrizione è tenuto a inviare il nulla osta all'interessato e al dirigente della scuola di destinazione.
  Inoltre, la predetta nota rammenta che, nelle ipotesi di iscrizioni tardive, di cui alla nota n. 1376 del 5 agosto 2020, gli uffici di ambito territoriale di riferimento supportano il dirigente scolastico nell'individuazione di altra istituzione scolastica di destinazione nei casi di impossibilità ad accogliere l'iscrizione per motivi di incapienza delle classi.
  Infine, in tema di domande di iscrizione in eccedenza, tenuto conto della frequenza con la quale si verifica la necessità di trattare domande di iscrizione pervenute in corso d'anno in relazione a trasferimenti della famiglia dell'alunno/studente e/o a eventuali cambi di percorso di studio o indirizzo tra un anno scolastico e l'altro, si ricorda che la nota più volte richiamata, invita il consiglio di istituto a prendere in considerazione anche questa casistica, in modo da deliberare i criteri di precedenza nell'accoglimento delle stesse, tenendo in particolare considerazione le situazioni emergenziali e quelle legate a trasferimenti per esigenze di servizio di particolari categorie.
  Pertanto, alla luce del quadro di riferimento sopraesposto, è sufficiente concludere che le istituzioni scolastiche hanno a disposizione un piano di interventi da adottare per la gestione delle domande relative ai cambi di percorso o di indirizzo, al fine di evitare che le stesse possano causare l'interruzione per gli alunni/studenti del diritto/dovere all'istruzione.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   MALAGUTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dai tempi della «Guerra fredda» si consumano conflitti non tangibili e non combattuti con armi convenzionali, ma che si svolgono su piani commerciali, spionaggio industriale, sabotaggi e furti di proprietà intellettuale con agenzie pubbliche e Ministeri nel mirino di aggressori cibernetici;

   sono le cosiddette «guerre ibride» – termine coniato nel 2017 – anche tra grandi potenze, che sviluppano conflitti da remoto sostanzialmente non percepiti dalle masse;

   ultima frontiera delle guerre ibride sono le «operazioni cognitive» che mirano a destabilizzare e aumentare le divisioni e le contrapposizioni all'interno delle società nemiche;

   tali operazioni, specialmente con l'avvento di internet e i progressi nelle neuroscienze, hanno fatto decollare un fenomeno destinato a diventare ancor più pericoloso con lo sviluppo dell'intelligenza artificiale e delle scienze sociali quantistiche;

   le operazioni cognitive si combattono in rete e possono prevedere l'arruolamento di influencer, blogger e un quantitativo difficilmente quantificabile di attori, aggredendo la salute mentale del singolo o frammentando la società in segmenti detti «camere d'eco»;

   in tali camere si creano bolle digitali in cui individui accomunati da medesime convinzioni si radicalizzano, fomentando aspirazioni antisociali anche esacerbando tensioni etniche, quindi destabilizzando e minando la pace sociale per indebolire la nazione nemica;

   le democrazie occidentali e liberali, a causa della loro apertura e del loro pluralismo, sono particolarmente vulnerabili alle operazioni cognitive che, quindi, richiederebbero un maggiore controllo di quanto avviene in rete e studi psicopedagogici anche sullo sviluppo del pensiero critico delle nuove generazioni –:

   quali strategie di prevenzione e deterrenza si intendano intraprendere in futuro, come suggerito anche dall'Alleanza atlantica, al fine di affrontare un fenomeno sostanzialmente nuovo come le guerre cognitive.
(4-01446)

  Risposta. — La capacità di generare effetti nella dimensione cognitiva attraverso l'utilizzo mirato di soluzioni tecnologiche in grado di provocare conflitti di narrative nell'ambito della comunicazione, ha assunto oggi una valenza strategica, in virtù della potenziale capacità di influenzare e manipolare il comportamento delle diverse audience in ambito nazionale ed internazionale.
  Nell'attuale contesto, infatti, ogni contrapposizione di qualsivoglia natura – politica, ideologica, economica – all'interno di un Paese costituisce una potenziale vulnerabilità a beneficio di eventuali
competitors attraverso mirate campagne di disinformazione. In tal senso, la ricerca di una superiorità tecnologica da impiegare a questi fini assume, pertanto, importanza cruciale.
  Nella consapevolezza dell'assoluta rilevanza di questa minaccia ibrida, sia la NATO, nell'ambito della
Warfare Development Agenda, sia l'Unione europea, nel suo Strategic Compass, hanno riconosciuto l'esigenza di sviluppare soluzioni idonee a contrastare questa nuova forma di conflitto.
  In particolare, la NATO si è posta l'obiettivo di sviluppare, entro il 2024, una specifica progettualità – a cui l'Italia partecipa attivamente e che oggi è già in fase avanzata – nel cui alveo si svilupperanno, a loro volta, discendenti capacità in questo peculiare settore.
  Anche in ambito europeo, nel quadro dello
Strategic Compass, è stata sottolineata la necessità di predisporre una risposta coordinata alle potenziali minacce ibride per l'Unione, attraverso l'adozione di misure preventive di cooperazione e di stabilità, azioni restrittive, di recovery, di rafforzamento della solidarietà e dell'assistenza reciproca.
  Per quanto attiene in particolare al nostro Paese, oltre a partecipare ai succitati lavori in ambito Alleanza atlantica ed Unione europea, la Difesa ha di recente approfondito l'argomento attraverso la redazione di un documento concettuale denominato «
Cognitive Warfare. La competizione nella dimensione cognitiva». L'elaborato illustra le caratteristiche della competizione nella dimensione cognitiva, ne analizza e ne descrive le macro-aree (influenza, interferenza e alterazione) nonché gli strumenti qualificanti (in primis, guerra informativa, comunicazione strategica ed operazioni psicologiche), e delinea, infine, le primarie linee di indirizzo per la Difesa.
  L'elemento di novità del documento consiste nella condotta di un'analisi multidisciplinare attraverso un approccio definito
Open Innovation, tramite il ricorso a una rete di collaboratori provenienti dal mondo accademico, da quello industriale e da quello della ricerca, denominata Innov@difesa. Quest'approccio ha consentito di ampliare la profondità della riflessione e di avviare un percorso, da me già anticipato e fortemente auspicato, di condivisione di conoscenze e competenze tra la Difesa e le realtà esterne.
  Appare evidente, infatti, come le sfide derivanti da questa nuova frontiera di competizione, estendendosi a livello globale, con potenziali impatti sia in termini di sicurezza nazionale che collettiva, vadano affrontate nel contesto delle operazioni multi-dominio e, pertanto, necessitino di un'azione sinergica da supportare sia a livello nazionale, sia internazionale.
  Per questo, risulta indispensabile adottare un approccio costruttivo e pragmatico e attuare una revisione delle competenze che garantisca unicità di indirizzo e consenta di effettuare investimenti mirati anche a sostegno della ricerca. Allo stesso tempo, si dovranno definire
policy, nuove strutture organizzative, modelli di governance, processi innovativi ad ampio spettro e adattamenti normativi che permettano, al Paese e alla Difesa, di sviluppare capacità per operare efficacemente negli attuali e futuri scenari di competizione.
  In questa prospettiva, il mio Dicastero, partendo dal citato documento concettuale sul
Cognitive Warfare, intende approfondire ulteriormente la tematica attraverso l'elaborazione di specifiche linee strategiche di implementazione, inquadrate temporalmente secondo un modello progressivo di obiettivi immediati, a breve, medio e lungo termine, che permettano di sviluppare efficaci misure di prevenzione e, ove necessario, di deterrenza.
Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   MIELE, SASSO, LATINI, LOIZZO, MONTEMAGNI e BARABOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   per contrastare la dispersione scolastica e l'abbandono, il Ministero dell'istruzione e del merito ha adottato, con il decreto n. 328 del 22 dicembre 2022, le linee guida per l'orientamento, con lo scopo di aiutare docenti, studenti e famiglie a contribuire alla costruzione di una scuola capace di affrontare la crisi educativa del Paese e di costruire un percorso virtuoso, volto anche al superamento delle difficoltà frutto di diseguaglianze di natura sociale e territoriale;

   l'obiettivo complessivo è quello di fornire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti una formazione che valorizzi i talenti e le potenzialità di ognuno e sia spendibile nel mondo del lavoro;

   con le medesime linee guida sono state istituite due nuove figure professionali: il docente tutor e il docente orientatore, alle quali il Governo ha dedicato misure di valorizzazione sia economica, con uno stanziamento di 150 milioni di euro previsto dalla legge di bilancio per il 2023 ripartito con decreto ministeriale 5 aprile 2023, n. 63, sia professionale, con il riconoscimento di un punteggio aggiuntivo ai fini della mobilità. La misura ha avuto ampio successo, visto che sono state raccolte circa 60 mila candidature a fronte delle 40 mila previste;

   con l'approvazione di una recente mozione di maggioranza, il Ministero interrogato si è impegnato a valorizzare in tutti gli ordini di scuola il docente tutor e il docente orientatore, promuovendo la formazione iniziale e continua prevista dalla recente legge n. 79, del 29 giugno 2022 e relativi decreti attuativi, anche attraverso l'introduzione, attraverso la scuola di alta formazione di recente istituzione, di percorsi di sviluppi di carriera per favorire la creazione di una nuova generazione di docenti qualificati e con differenziazioni di funzioni, per rompere l'uniformità delle prestazioni e della retribuzione degli insegnanti, così come avviene da tempo a livello europeo;

   dalla stampa specializzata si apprende che il collegio dei docenti dell'Istituto di istruzione superiore di Barga, in provincia di Lucca, ha respinto la nomina dei tutor e dell'orientatore con 24 voti favorevoli, 16 astenuti e ben 79 contrari, per ribadire «la necessità del controllo e della legittimazione democratica dei ruoli all'interno della comunità scolastica», come da nota diramata dalla RSU;

   nella medesima nota, a salvaguardia della decisione del collegio docenti, si richiama anche la normativa del Contratto collettivo nazionale del lavoro 2006/9 che prevede che tutte le nomine relative agli incarichi aggiuntivi retribuibili con il Fis devono essere deliberate dal collegio dei docenti, salvo solo due collaboratori del dirigente, da quest'ultimo scelti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché l'attuazione delle misure contro la dispersione scolastica, fra cui l'introduzione del docente tutor, pur nell'assoluto rispetto della funzione insopprimibile degli organi collegiali della scuola, non sia messa a repentaglio da delibere come quelle segnalate in premessa.
(4-01725)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'ufficio scolastico regionale per la Toscana ha comunicato quanto di seguito si illustra.
  In merito alle notizie riportate dagli organi di stampa, sulla presunta delibera adottata dal collegio dei docenti che non avrebbe consentito l'individuazione dei docenti
tutor e del docente orientatore, presso l'istituto di Barga, l'ufficio scolastico regionale per la Toscana ha comunicato che ciò non corrisponde al vero. Infatti, tali nomine, di competenza del dirigente scolastico, sono state regolarmente assunte in data 4 ottobre 2023.
  La manifestazione di contrarietà da parte del collegio dei docenti, invero, si è incentrata sull'adozione dei criteri volti a regolare la formazione dei gruppi di studenti da assegnare ai docenti
tutor.
  Su quest'ultima circostanza, l'USR per la Toscana ha riferito che, principalmente per il tramite dell'ufficio di ambito territoriale di Lucca, sta svolgendo azioni di supporto e accompagnamento rivolte all'istituto in argomento, e alla dirigente scolastica, la quale – conclusa l'interlocuzione, ritenuta opportuna, con i singoli consigli di classe – procederà ad adottare il piano didattico sotteso alle attività dei docenti nominati.
  L'USR ha, altresì, precisato che in seguito alla prossima seduta di contrattazione di Istituto – dedicata a deliberare, tra l'altro, i criteri generali di assegnazione dei compensi alle nuove figure del docente
tutor e docente orientatore – la dirigente scolastica adotterà la determina relativa alla formazione dei gruppi di studenti e all'assegnazione dei docenti, così da consentire di avviare le relative attività, a livello scolastico, nel più breve tempo possibile.
Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   ONORI e AMATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un'importante comunità di italiani vive oltreconfine: l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) rende nota la cifra di 6.122.964 residenti all'estero (Aire) a ottobre 2023 su un totale di 65.787.222 cittadini;

   gli italiani all'estero costituiscono, pertanto, una importante realtà e risulta essere una priorità il corretto e pieno funzionamento dei peculiari organi istituzionali a loro dedicati all'estero, come i servizi consolari, al fine di poter far fronte alle loro istanze e necessità;

   a quanto risulta agli interroganti, sussiste una molteplicità di difficoltà in cui versa un largo numero di cittadini italiani all'estero, tra cui spiccano problematiche afferenti a rilascio e rinnovo di documenti chiave, come ad esempio il passaporti, in primis per quel che concerne la tempistica spesso disfunzionale rispetto alle esigenze concrete dei richiedenti;

   agli interroganti è giunta, inoltre, notizia di un increscioso caso, dai risvolti particolarmente seri, riguardante il consolato onorario di Alicante. Un cittadino italiano ha, infatti, sottoposto il caso di sua moglie, cittadina italiana residente all'estero ma non iscritta all'Aire (in quanto non ha mai vissuto in Italia) che attende il passaporto da ormai quattro anni. Tale situazione ha comportato gravi conseguenze, tra le quali l'interruzione dell'erogazione della pensione da parte dell'istituto bancario di riferimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno intraprendere adeguate iniziative volte a risolvere le menzionate problematiche.
(4-01861)

  Risposta. — La vicenda riguarda una richiesta di passaporto presentata al Consolato generale di Barcellona, per il tramite del Consolato onorario di Alicante, da una connazionale, nata in Spagna e cittadina italiana per matrimonio.
  In base alle risultanze agli atti delle Sedi, negli ultimi quattro anni risulta una sola istanza di emissione del passaporto a beneficio dell'interessata, avanzata il 24 marzo 2022 da parte di entrambi i coniugi.
  Il coniuge della richiedente è iscritto all'Aire del comune di Serradifalco (Caltanissetta) dal 1° luglio 1990. Nel novembre 2020, insieme alla moglie, ha presentato al consolato generale di Barcellona una prima richiesta di variazione di circoscrizione consolare, provenendo dalla circoscrizione di Charleroi (Belgio). Con riferimento alla moglie, il consolato generale di Barcellona ha richiesto un'integrazione documentale: la prova di residenza nella circoscrizione consolare in questione e gli estremi di trascrizione in Italia dell'atto di nascita estero. L'integrazione documentale è stata riscontrata solo parzialmente dall'interessata. L'istanza è nel frattempo decaduta.
  Il 12 gennaio 2022 entrambi i coniugi hanno presentato una nuova richiesta tramite il portale FAST-IT, piattaforma digitale tramite cui i connazionali all'estero possono richiedere l'iscrizione all'Aire.
  Per il connazionale, l'istanza è stata trasmessa al comune di Serradifalco (Caltanissetta) nel novembre 2022. Il 12 dicembre 2022, il comune di Serradifalco ha confermato di aver recepito la variazione di indirizzo e il cambio di circoscrizione consolare. Il medesimo giorno, il consolato generale di Barcellona ha emesso il passaporto all'interessato.
  Diverso è il caso della connazionale, alla quale il comune di Serradifalco ha comunicato che, dalla consultazione dei registri di nascita, non risultava alcuna trascrizione dell'atto di nascita, né tantomeno alcuna precedente iscrizione all'Aire del comune stesso.
  Pertanto, ai fini del necessario accertamento della sussistenza del requisito della cittadinanza, il consolato generale di Barcellona ha contattato direttamente il consolato generale di Charleroi. Quest'ultimo ha di recente provveduto all'invio del certificato di cittadinanza italiana.
  Alla luce dell'avvenuta ricostruzione dello
status civitatis dell'interessata — da cui emerge come il comune non abbia recepito la documentazione relativa all'acquisto della cittadinanza inviata a suo tempo dal consolato generale di Charleroi – il consolato generale a Barcellona ha contattato la richiedente e fissato un nuovo appuntamento presso il consolato onorario di Alicante, al fine di acquisire una nuova richiesta di passaporto.
  Ciò, unitamente all'atto di nascita integrale per la successiva trascrizione e iscrizione all'Aire, consentirà alla Sede – qualora non emergano ulteriori fattori ostativi – il rilascio del documento.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   PANIZZUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'interrogante risulta che un cospicuo numero di avvocati denunci che sempre più frequentemente si verificano interruzioni del portale dei servizi telematici addirittura per diversi giorni consecutivi feriali e non solo festivi;

   le modalità telematiche di fruizione del sistema giustizia se, da un lato, rappresentano una riforma auspicata e innovativa, dall'altro, spesso non si rivelano esenti da criticità tecnico-operative;

   posto che attualmente i servizi informatici del settore civile nonché la consultazione dei fascicoli civili avviene solo tramite portale telematico, tali interruzioni stanno rendendo sempre più problematica l'attività, con l'impossibilità di rispettare le scadenze, e conseguentemente risulta sempre più difficoltoso tutelare i diritti delle persone;

   la situazione è particolarmente grave in quanto gli adempimenti di cancelleria avvengono esclusivamente e obbligatoriamente con modalità telematiche, e quindi sono affidati in massima parte al buon funzionamento dei servizi;

   notificazioni, depositi, pagamenti e consultazioni dei fascicoli sono stati in taluni distretti e in alcuni momenti del tutto impediti, con notevole danno per gli studi legali per le continue interruzioni di servizio che li espongono a responsabilità professionali;

   tali problematiche compromettono il pieno esercizio dell'attività di difesa –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei malfunzionamenti telematici riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per favorire l'attività giudiziaria sia nelle giornate feriali che nelle giornate festive.
(4-01836)

  Risposta. – Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che – così come emerge dalla nota estesa in data 15 novembre 2023 dal dipartimento per la transizione digitale della Giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione – le inefficienze verificatesi nei servizi telematici del settore civile e di quello penale sono da imputare ai lavori resisi imprescindibili ai fini del corretto funzionamento dei servizi telematici stessi.
  Siffatti eventi raramente hanno rivestito carattere nazionale e, comunque, non si sono mai prolungati «...per diversi giorni consecutivi feriali...».
  Invero nella maggior parte dei casi si è verificata una interruzione soltanto per poche ore, in fasce caratterizzate da un minore utilizzo dei servizi telematici, derivante dalla necessità di adeguare i sistemi informatici e l'infrastruttura di riferimento alle imprescindibili esigenze manifestate dagli utenti nel primo periodo di utilizzo delle funzionalità relative alle riforme generali, introdotte nei procedimenti civili dal decreto legislativo n. 149 del 10 ottobre 2022 e in quelli penali dal decreto legislativo del 10 ottobre 2022 n. 150.
  In ogni caso si è sempre provveduto a comunicare anticipatamente agli uffici giudiziari interessati le eventuali sospensioni e/o interruzioni che hanno riguardato i servizi telematici, anche mediante pubblicazione sul relativo portale del Ministero della giustizia (
https://pst.giustizia.it/PST/it/news.page).
  Il portale assolve, tra l'altro, anche a funzione di pubblicità – notizia riguardo agli eventi che concernono la gestione dei servizi telematici e, quindi, gli utenti possono avere contezza di tali eventi a mezzo della consultazione del portale stesso.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i consolati hanno un ruolo molto importante per il Sistema Italia nel mondo ed in particolare per i cittadini italiani residenti all'estero, tanto che Prospero Fedozzi, riferendosi alle funzioni del console, scriveva che «il console all'estero è quello che all'interno sono, contemporaneamente, per i cittadini e per lo Stato stesso, il prefetto ed il questore, il notaio e l'ufficiale di stato civile, il capitano di porto ed il provveditore agli studi»;

   il 27 luglio 2022 è stata inaugurata la nuova sede della Cancelleria Consolare dell'Ambasciata d'Italia a Montevideo e secondo le dichiarazioni fatte sia dall'Ambasciatore Iannuzzi che dal Direttore Generale per gli italiani all'estero del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Vignali, la nuova sede avrebbe dovuto dare «una visibilità che non è solo di facciata, ma un modo per chi lavora e per chi viene accolto di vedere quanto sia considerata la nostra collettività in Uruguay e quanto l'Uruguay conti per l'Italia» e avrebbe comportato un «netto miglioramento nella qualità dei servizi che verranno offerti ai connazionali grazie alle caratteristiche di funzionalità del nuovo edificio, cui la Farnesina ha dedicato particolare attenzione» (https://www.esteri.it/it/sala_stampa/archivionotizie/retediplomatica/2022/07);

   purtroppo, a distanza di poco più di un anno da quella inaugurazione, il risultato è decisamente negativo, come dimostrano le manifestazioni di protesta di cittadini italiani lì residenti, di associazioni e patronati;

   tali manifestazioni sono state ampiamente divulgate dai principali organi di stampa in Uruguay; il quotidiano «El País» ha addirittura dedicato quattro pagine alla protesta contro i disservizi consolari italiani con grande danno di immagine per il nostro Paese;

   non solo non sono stati risolti i problemi per i nostri connazionali che formano una grande comunità concentrata soprattutto nella capitale, cosa che avrebbe dovuto agevolare l'organizzazione dei servizi erogati ai tanti cittadini italiani che si sentono ormai abbandonati, ma la situazione è addirittura peggiorata, considerato anche il fatto che non si riescono ad ottenere appuntamenti per le richieste di cittadinanza;

   tutto questo reca danno ai connazionali, evidenzia la mancanza di rispetto del loro diritto all'assistenza consolare e, assieme agli episodi gravi connessi alla nostra sede diplomatico-consolare, nuoce gravemente all'immagine dell'Italia all'estero –:

   come il Ministro interrogato intenda risolvere la grave emergenza che si è venuta a creare presso il Consolato italiano a Montevideo e come sia stato impiegato il personale recentemente assunto a contratto presso il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale da destinare a quella sede consolare.
(4-01727)

  Risposta. — L'ambasciata d'Italia a Montevideo eroga servizi destinati a una comunità di oltre 137 mila connazionali residenti e registrati negli schedari consolari. È una delle più numerose dell'America meridionale, la cui consistenza numerica ha registrato dal 2018 un incremento del 13 per cento circa. Ne è conseguita un'accresciuta pressione sull'ufficio consolare.
  Dall'analisi dei dati sui servizi consolari erogati tra il 2022 (anno di apertura della nuova cancelleria consolare) e il 2023, emerge un quadro positivo. Osserviamo un incremento dei servizi erogati a beneficio della collettività.
  Prevediamo ad esempio che, entro la fine del corrente anno, la sede rilasci oltre 11 mila passaporti, ossia il 20 per cento circa in più rispetto al 2022.
  La sede mantiene come primo obiettivo la fornitura di servizi consolari sempre più efficienti ad una platea di connazionali in costante aumento. E ciò grazie anche all'accresciuta funzionalità organizzativa derivante dall'apertura di nuovi spazi della cancelleria consolare.
  L'ambasciata d'Italia a Montevideo è una delle sedi nell'area con maggiore dotazione di personale a contratto. Si tratta di 19 impiegati a contratto (15 con mansioni esecutive, 1 con mansioni di concetto e 3 con mansioni di ausiliario). Tutte le recenti cessazioni dal servizio sono state regolarmente sostituite, mantenendo inalterata la dotazione organica della sede.
  Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale continuerà a seguire la situazione specifica della sede di Montevideo, per assicurare un costante miglioramento dei servizi offerti all'utenza.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come disposto dal decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 42 del 20 febbraio 2018, il supplemento ordinario n. 9, il comune di Terzo di Aquileia è risultato assegnatario di un contributo di tre milioni di euro per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico dei plessi scolastici;

   in data 10 agosto 2018 il comune avrebbe ricevuto, quale anticipo della somma assegnata, seicento mila euro;

   il succitato decreto prevede, sulla base degli stati di avanzamento dei lavori, successive erogazioni;

   i lavori per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico, iniziati regolarmente il 26 novembre 2020, risultando oggi conclusi, nonostante le difficoltà legate agli anni di pandemia, nel rispetto delle tempistiche prefissate, già lo scorso 30 aprile 2023;

   il comune, come segnalato agli uffici ministeriali competenti, sembrerebbe aver riscontrato difficoltà a presentare lo stato di avanzamento dei lavori, in quanto i predisposti sistemi informatici, per varie ragioni, sono risultati inaccessibili od inutilizzabili;

   a causa della mancata presentazione della suddetta documentazione il comune avrebbe fatto fronte, con risorse proprie, ai dovuti pagamenti;

   tale situazione ha comportato una preoccupante diminuzione della cassa, passata da 2.135.000 euro del 31 dicembre 2020 agli attuali 130.000 euro;

   per il comune di Terzo di Aquileia è stato inevitabile il ricorso all'anticipazione di tesoreria, che, visto il comma 782 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022) si sostanzierà in una somma pari ai 3/12 delle entrate accertate nel penultimo anno precedente afferenti ai primi tre titoli di entrata del bilancio (articolo 222 del Tuel), anziché nei 5/12 come permesso durante il presente anno;

   la somma anticipabile è insufficiente a far fronte alle obbligazioni assunte dall'ente;

   il comune ha, solo di recente, potuto provvedere a caricare, nel predisposto applicativo informatico, la documentazione ed a richiedere la conseguente erogazione di parte delle somme anticipate;

   il comune, con missiva del 14 novembre 2023, inviata agli esponenti di Governo, chiede di valutare le seguenti proposte: 1) una più frequente apertura del sito dedicato, per comprimere i tempi ed evitare che i caricamenti siano possibili solo poche volte all'anno; 2) la modifica dell'applicativo al fine di rendere fattibili anche rendicontazioni singole riferite a determinate spese; 3) la possibilità di provvedere ad erogazioni parziali, attualmente il sistema non contempla detta opzione, o una richiesta è ritenuta interamente evadibile o alla stessa non si può dare corso anche se considerata priva di imperfezioni per gran parte del materiale presentato; 4) la condivisione delle valutazioni del Ministro dell'istruzione e del merito e in un momento antecedente rispetto alla formale comunicazione del non luogo al trasferimento dei fondi, di modo che attraverso il dialogo diretto fra i tecnici le osservazioni del Ministero possano essere superate; 5) l'instaurazione di uno stretto dialogo fra i tecnici del comune e quelli del Ministro dell'istruzione e del merito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e – in ogni caso – se non ritenga urgente provvedere all'erogazione delle somme spettanti al comune di Terzo di Aquileia che – nonostante le difficoltà legate agli anni di pandemia – ha rispettato, con risorse proprie, i tempi prefissati per i lavori di messa in sicurezza e adeguamento antisismico dei plessi scolastici.
(4-01876)

  Risposta. — Con riferimento al tema trattato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, e più specificatamente, all'erogazione delle somme spettanti al comune di Terzo di Aquileia per i lavori di messa in sicurezza e adeguamento antisismico dei plessi scolastici – relativi all'intervento per complessivi euro 3.000.000,00 a valere sul Fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016 – si rappresenta quanto segue.
  Il comune di Terzo di Aquileia ha avuto accesso alla fase della rendicontazione finanziaria soltanto a seguito della validazione, avvenuta in data 7 marzo 2023, del quadro tecnico economico, inoltrato sulla piattaforma di monitoraggio e rendicontazione in data 27 gennaio 2023.
  A seguito della disposta apertura della predetta piattaforma, in data 25 agosto 2023, l'ente locale in argomento ha proceduto ad inoltrare una richiesta di liquidazione dell'importo di euro 1.079.252,36.
  L'istruttoria della documentazione allegata a quest'ultima si è conclusa, in data 12 settembre 2023, con la formulazione di alcuni rilievi e conseguenti richieste di integrazione.
  Tutto ciò premesso, si rappresenta che le citate integrazioni sono state realizzate all'apertura della finestra di rendicontazione che è avvenuta dal 20 al 27 novembre 2023.
  Pertanto, si rende noto che la liquidazione delle spese compiutamente rendicontate è subordinata all'esito positivo dell'istruttoria della documentazione implementata nella piattaforma di monitoraggio e rendicontazione, così come previsto dai decreti autorizzativi e dalle linee guida relativi alla linea di finanziamento.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il complesso petrolchimico LyondellBasell di Brindisi produce resine di polipropilene utilizzando due impianti produttivi: uno basato sulla tecnologia Spheripol ed uno sulla tecnologia Spherizone;

   i prodotti dell'impianto Spheripol sono utilizzati principalmente per applicazioni nel settore dell'imballaggio (film Bopp) e nel settore tessile, mentre la linea Spherizone produce resine impiegate nella produzione di tubazioni, materiali per l'edilizia, prodotti per l'auto e per la casa;

   l'impianto PP2 ha una capacità produttiva di circa 280 mila tonnellate annue di polipropilene;

   sebbene l'impianto P9T abbia una capacità produttiva annua pari a 200 mila tonnellate, negli ultimi anni i volumi prodotti non hanno superato le 120 mila t/anno;

   la materia prima, il propilene, è fornito dall'impianto di cracking di Brindisi di proprietà di Versalis. Negli ultimi anni tali forniture agli stabilimenti LyondellBasell si sono attestate su valori tra le 250/280 mila tonnellate annue;

   il 5 settembre 2023 LyondellBasell ha comunicato la decisione di chiudere uno dei due impianti, denominato P9T;

   l'azienda ha motivato tale scelta in una nota pubblica, in cui si legge «che la chiusura di questa unità sia la soluzione più sostenibile dal punto di vista strategico e finanziario», poiché si tratta del «primo impianto del suo genere costruito a livello mondiale ed è purtroppo diventato non competitivo. Il mercato di riferimento per i prodotti realizzati dall'impianto di Brindisi è sempre più difficile, con una prospettiva di miglioramento molto limitata»;

   per di più, come si apprende da ambienti sindacali, la LyondellBasell avrebbe addotto quale ulteriore motivazione alla chiusura l'insufficienza di materia prima;

   nell'opinione dell'interrogante, la genericità delle giustificazioni fornite sembrano fungere da facile pretesto per un chiaro disimpegno dell'azienda relativamente al necessario percorso di transizione che lo stabilimento deve affrontare;

   la città di Brindisi, come poche altre città italiane, ha offerto un contributo enorme in ambito petrolchimico e di produzione energetica negli scorsi decenni, pagandone talvolta un prezzo molto alto in termini ambientali e anche per questa ragione merita di vedere valorizzate le professionalità di alto livello esistenti e, soprattutto, di essere accompagnata in un processo di transizione verso la piena sostenibilità;

   inoltre, malgrado nella stessa nota l'azienda si dica pronta a «condividere con i sindacati e con le parti sociali soluzioni che possano sostenere [i 47 lavoratori coinvolti] nel miglior modo possibile durante questa transizione», le modalità e la celerità dei tempi con cui la notizia è stata trasmessa suscita sconcerto e perplessità, visto che la nota è stata pubblicata in contemporanea all'assemblea generale aziendale dei lavoratori alla presenza dell'amministratore delegato;

   non si può escludere, poi, il rischio che tale disimpegno possa riverberarsi su altre aziende legale al ciclo produttivo degli impianti brindisini di LyondellBasell, mettendo a repentaglio migliaia di posti di lavoro, oltre ai 150 complessivi dell'azienda stessa, tra cui anche quelli (circa 480) legati alle produzioni del cracking di Brindisi;

   infine, un ulteriore timore deriva dal fatto che l'esercizio del solo impianto PP2 potrebbe rappresentare, nel medio periodo, un ulteriore fattore di insostenibilità della produzione per l'azienda, sancendo la chiusura definitiva di LyondellBasell a Brindisi, con essa, un durissimo colpo a una filiera ad alto valore strategico come quella della chimica –:

   se e quali iniziative intendano intraprendere per scongiurare il rischio di chiusura dell'impianto P9T di Brindisi e tutelare di conseguenza le professionalità coinvolte;

   se e quali iniziative intendano intraprendere in tema di politiche industriali per salvaguardare settori strategici per gli interessi economici nazionali come quello chimico.
(4-01536)

  Risposta. — Con l'atto in oggetto l'interrogante chiede quali siano gli interventi del Ministero delle imprese e del made in Italy volti a scongiurare il rischio di chiusura dell'impianto della Lyondell Basell di Brindisi e quali iniziative si intendono intraprendere in tema di politiche industriali per salvaguardare settori strategici per gli interessi economici nazionali, come quello chimico.
  A tal riguardo, sentiti i competenti uffici del Ministero delle imprese del
made in Italy si rappresenta che il gruppo Lyondell Basell è presente in Italia con tre sedi: Ferrara (sito che conta 928 dipendenti), Brindisi (con 136 dipendenti) e Milano (con 14 dipendenti).
  Come ricordato dall'interrogante, il sito di Brindisi produce polipropilene, basato su due tecnologie proprietarie:
Spheripol e Spherizone. La prima viene impiegata nel settore degli imballaggi e in quello alimentare, mentre la tecnologia Spherizone costituisce un unicum nel settore ed è utilizzata per applicazioni di tubi, materiale edilizio, nel settore automotive e infine per i prodotti casalinghi.
  Con un'informativa del 5 settembre 2023,
Lyondell Basell ha annunciato la volontà di chiudere detto impianto con il conseguente esubero strutturale di 47 lavoratori, riconducendo tale decisione a difficoltà congiunturali del polo chimico brindisino e al l'obsolescenza dei macchinari dell'impianto.
  Al riguardo si informa che in data 20 settembre 2023 si è svolto un incontro in sede regionale (Puglia) sulla situazione di crisi innescata da tale decisione. In tale occasione l'azienda ha confermato la chiusura dell'impianto ma ha garantito una gestione non traumatica degli esuberi (prospettando tra l'altro il possibile utilizzo degli ammortizzatori sociali, il trasferimento dei lavoratori presso il sito di Ferrara nonché l'accompagnamento alla pensione).
  Come già comunicato in occasione di un'interrogazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regione Puglia ha altresì informato che la prima fase della procedura di licenziamento collettivo risulta essersi chiusa il 18 ottobre 2023, con esito negativo; con la successiva fase amministrativa presso l'agenzia regionale per le politiche attive, si è addivenuti il 10 novembre 2023 ad un accordo sottoscritto da tutte le parti, che delinea gli impegni di azienda e lavoratori, con rinvio ad un successivo incontro da tenersi a gennaio 2024.
  È stata, quindi, aperta un'interlocuzione istituzionale con l'azienda rispetto alla quale
Lyondell Basell ha dato la propria disponibilità a valutare in prospettiva l'eventuale consolidamento del sito brindisino.
  Rispetto a tale vicenda, si informa che il Ministero delle imprese e del
made in Italy, manterrà alta l'attenzione, al fine di salvaguardare la produzione nonché i lavoratori coinvolti, posto che il polipropilene e il polietilene sono i polimeri che maggiormente pervadono il sistema produttivo (essendo rispettivamente la prima e la seconda materia plastica al mondo per quantità prodotte).
  In particolare si evidenzia che in Italia i succitati polimeri rappresentano «la materia prima» per numerose piccole e medie imprese trasformatrici a valle del ciclo produttivo, appartenenti a vari settori del
made in Italy.
  Considerata l'importanza del settore si sta valutando di riattivare presso il Ministero l'apposito tavolo per la chimica presieduto dal Ministro Adolfo Urso e partecipato – oltre che dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica – da rappresentanti delle imprese del settore e da organizzazioni sindacali nazionali di categoria, con la finalità di definire una strategia nazionale per la chimica.

Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Fausta Bergamotto.


   TREMAGLIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la logistica conto terzi in Italia conta 82.000 aziende e circa 800.000 dipendenti, per un fatturato totale di 99,8 miliardi di euro (stime 2021);

   nell'ultimo biennio tutte le principali voci di costo dei fattori produttivi hanno subito significativi aumenti;

   ciò nonostante, il settore dà segnali di crescita e i fornitori di logistica in Italia stanno investendo, ampliando sempre più la propria offerta con servizi avanzati;

   lo sviluppo del comparto ha portato spesso le aziende del settore a rivolgersi a terzi, soprattutto per le attività di movimentazione merci a terra, solitamente organizzati attraverso cooperative;

   alcune sigle sindacali avanzano rivendicazioni riguardanti le condizioni dei dipendenti di cooperative pur applicanti il contratto nazionale;

   l'azione di alcuni arriva al blocco degli ingressi dei mezzi nei magazzini, conseguendone blocco del lavoro e disagi notevoli per le società coinvolte, i lavoratori e il territorio;

   a titolo esemplificativo si ricorda che solo nell'ultimo anno:

    a) la procura di Piacenza il 19 luglio 2022 ha disposto misure cautelari nei confronti di dirigenti dei sindacati SI Cobas e USB con accuse di associazione a delinquere, violenza e resistenza a pubblico ufficiale al fine di «introitare i proventi derivanti dalle sostanziose conciliazioni lavorative e dal tesseramento dei lavoratori» con picchetti e scioperi pretestuosi organizzati per «aumentare il peso specifico dei rappresentanti sindacali» per perseguire «obiettivi di potere e arricchimento personale» (il Fatto Quotidiano, 20 luglio 2022), all'esito di un'indagine riguardante le rivendicazioni sindacali nel polo piacentino della logistica negli anni 2014-2021, relativa per il procuratore capo di Piacenza «Non è un'indagine contro i sindacati di base, ma contro alcuni leader che hanno gestito il sindacato come cosa loro anche a livello economico. Le prime vittime sono i lavoratori stessi»; il tribunale del riesame di Bologna, pur contestando l'indagine della procura di Piacenza, conferma l'obbligo di firma a carico degli indagati ritenendo che gli indagati possano commettere azioni illecite nella lotta sindacale (il Fatto Quotidiano, 26 settembre 2022);

    b) la procura di Bologna il 9 settembre 2022 ha rinviato a giudizio 11 persone tra cui quattro sindacalisti di SI Cobas all'esito di un'inchiesta che ipotizza reati di associazione per delinquere finalizzata a corruzione tra privati, estorsione, false fatturazioni, false dichiarazioni sociali, violazione della legge 300 del 1970. L'indagine giunge alla conclusione che «i quattro sindacalisti avrebbero assicurato la pace sindacale, in cambio della garanzia sull'esternalizzazione dei servizi di alcune attività logistiche alle società compiacenti. Altrimenti, i sindacalisti attraverso gli iscritti, avrebbero messo in atto proteste pretestuose, con motivazioni irrisorie o prive di fondamento, costringendo le società ad affidare gli appalti alle coop piuttosto che subire danni per il blocco delle attività» (Avvenire, 10 settembre 2022);

    c) il tribunale di Modena il 3 settembre 2022 nel corso dell'udienza preliminare per il processo Italpizza ha accolto la richiesta dell'azienda di indicare il sindacato SI Cobas come responsabile civile per i presunti danni all'azienda, concedendo dunque la possibilità di risarcire i danni derivati dai ritardi nelle consegne dovute ai blocchi, e ha altresì accolto la richiesta della stessa azienda di costituirsi come parte civile per i presunti reati commessi nel corso della mobilitazione sindacale;

   senza entrare nel merito dei procedimenti giudiziari aperti, i comportamenti segnalati sembrano evidenziare dinamiche foriere di rischi quanto alla possibilità di danneggiare, anziché favorire, il confronto e la collaborazione tra aziende, cooperative, dipendenti, sindacati –:

   se il Governo sia al corrente di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda porre in essere per garantire la libertà d'impresa e il diritto al lavoro delle aziende e dei lavoratori di un settore strategico come quello della logistica.
(4-01022)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, relativa al settore della logistica e alle rivendicazioni sindacali riguardanti le condizioni dei lavoratori, si rappresenta quanto segue.
  Preliminarmente, si rileva che, ai fini di una più puntuale risposta al quesito posto, è stato interessato il Ministero dell'interno, che ha fornito le relative informazioni.
  Nel merito, con riferimento ai fatti descritti nell'interrogazione, relativamente al distretto logistico piacentino, è necessario premettere che nei 5 poli che lo costituiscono, dotati di un totale di 161 magazzini, sono presenti n. 89 società committenti e n. 75 appaltatori e un contingente di circa 9000 lavoratori. L'utilizzo da parte delle aziende operanti nel settore della logistica di cooperative per la fornitura di manodopera ha portato ad un'accesa conflittualità sindacale, in alcune occasioni sfociata in manifestazioni, blocchi e picchettaggi agli ingressi delle aziende. Le ripercussioni sull'ordine pubblico che, in alcune occasioni, tali manifestazioni hanno ingenerato, ha determinato l'avvio di procedimenti penali, in parte ancora pendenti, nei confronti di alcuni rappresentanti sindacali. Tuttavia, si rileva che, dai dati forniti dalla prefettura di Piacenza, nel primo semestre dell'anno non si sono verificate problematiche che hanno inciso in maniera sostanziale sull'ordine pubblico. Inoltre, la stessa prefettura ha promosso la sottoscrizione di un protocollo d'intesa per la legalità e la qualificazione degli appalti di facchinaggio, logistica e movimentazione merci nei poli della provincia di Piacenza, cui hanno aderito enti locali, enti ispettivi, organizzazioni sindacali confederali, associazioni di categoria.
  In ordine ai successivi fatti descritti nell'interrogazione si rappresenta che dalle informazioni acquisite risulta che il 9 settembre 2022, al termine di un'attività di indagine condotta dalla compagnia carabinieri di San Giovanni in Persiceto (BO), la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna ha rinviato a giudizio undici persone, indagate a vario titolo per una serie di reati che andavano dall'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione tra privati all'estorsione alla violazione della legge numero 300 del 1970. Tra gli indagati figuravano anche quattro rappresentanti del sindacato intercategoriale Cobas, cui è stato contestato di aver ricevuto indebitamente somme di denaro, utilità e servizi da società compiacenti che, in cambio, avrebbero ottenuto numerosi appalti nel settore della logistica, oltre alla cosiddetta pace sindacale. In caso di rifiuto delle società, gli appartenenti al sindacato, mobilitando gli iscritti, ponevano in essere, per motivi irrisori, forme di protesta che arrecavano gravi danni alle società. Ad oggi non è noto il prosieguo della vicenda processuale e se, nei confronti di chi e per quale reato, il Tribunale di Bologna abbia disposto o meno il rinvio a giudizio.
  Infine, per quanto concerne i fatti relativi al processo «
ITALPIZZA» si rappresenta che la prefettura di Modena ha riferito che la ditta «ITALPIZZA S.p.A.», con sede a Modena, è stata interessata da numerose azioni di protesta attuate del sindacato intercategoriale Cobas con picchetti e blocco delle merci davanti allo stabilimento, nel periodo intercorrente dal 28 novembre 2018 all'ottobre 2019. Le motivazioni erano riconducibili alla richiesta del contratto di alimentarista, in luogo di quello multiservizi, applicato agli operai dipendenti delle cooperative appaltatrici. L'attività di polizia giudiziaria ha portato al deferimento all'autorità giudiziaria di 67 persone per una serie di reati tra cui la violenza privata, lesioni aggravate, e violazione dell'articolo 18 del regio decreto 18 giugno 1931 per manifestazione non preavvisata. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio, il 20 febbraio 2023 si è svolta la prima udienza in aula, dove erano presenti solo 6 dei 67 imputati, all'esito della quale il processo è stato rinviato al 20 febbraio 2024.
  Ciò posto, il tema della tutela dei lavoratori resta prioritario per questo Ministero, il cui impegno è costante in tal senso, anche valutando apposite iniziative che garantiscano la libertà d'impresa nel rispetto dei diritti fondamentali come garantiti dalla normativa vigente in merito.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.


   VIETRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il «San Francesco d'Assisi» è un ospedale, sito nella provincia di Salerno, sede di Pronto Soccorso e deputato, quindi, ad effettuare prestazioni in emergenza-urgenza, che ha ricoperto un ruolo fondamentale durante il sisma del 1980 per tutte le popolazioni della zona del cratere;

   nel 2006 la Presidenza del Consiglio dei ministri con l'ordinanza n. 3519/2006 aggiornava i criteri della mappa di pericolosità sismica, suddividendo l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima (ag) su suolo rigido o pianeggiante, che ha una probabilità del 10 per cento di essere superata in 50 anni;

   il comune di Oliveto Citra (Salerno), nel cui territorio insiste la struttura edilizia del citato presidio ospedaliero, secondo i criteri individuati, è stato posto in zona 2 e cioè «zona con pericolosità sismica media ossia dove possono verificarsi forti terremoti»;

   grazie alla lungimiranza dell'ufficio tecnico dell'Asl di Salerno, l'ospedale San Francesco d'Assisi è già stato sottoposto ai test di vulnerabilità ottenendo idonea documentazione;

   con decreto ministeriale 17 gennaio 2018 si è proceduto all'aggiornamento delle norme tecniche per le costruzioni che definiscono le misure antisismiche sugli edifici esistenti, individuando tre categorie di intervento, quali: interventi di riparazione locali, ovvero interventi che interessino singoli elementi strutturali e che, comunque, non riducano le condizioni di sicurezza preesistenti; interventi di miglioramento, atti ad aumentare la sicurezza strutturale preesistente, senza necessariamente raggiungere i livelli di sicurezza fissati al paragrafo 8.4.3 del testo in questione; e interventi di adeguamento, atti ad aumentare la sicurezza strutturale preesistente, conseguendo i livelli di sicurezza fissati al medesimo paragrafo 8.4.3;

   la procedura di valutazione della sicurezza degli edifici esistenti indicata dalle norme tecniche ha proprio lo scopo di stimare la vulnerabilità di strutture esistenti e studiare eventuali opportuni interventi di ripristino e messa in sicurezza;

   la Campania è una regione ad alto rischio sismico che conta 129 comuni nella lista di quelli a elevata sismicità (nelle province di Avellino, Benevento e Caserta, in particolare a ridosso delle zone appenniniche del Matese e dell'Irpinia) e 360 comuni a media sismicità collocate nelle zone pianeggianti e costiere di Napoli, Salerno e Caserta. Secondo un rapporto di Legambiente il 90 per cento degli edifici campani è stato costruito in aree potenzialmente a rischio elevato, sulle quali insistono 4.608 edifici scolastici e 259 ospedali (in entrambi i casi, l'88 per cento del totale);

   appare opportuno rinnovare i test di vulnerabilità su tutti gli edifici pubblici, soprattutto in zone di alta e media intensità sismica, assegnando priorità alle strutture di interesse pubblico, come scuole e ospedali –:

   se e quali iniziative di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire lavori di adeguamento sismico successivi ai test di vulnerabilità già eseguiti, al fine di garantire l'incolumità pubblica, con particolare riguardo agli edifici pubblici siti nella regione Campania e, soprattutto, a strutture sanitarie come l'ospedale salernitano di San Francesco d'Assisi.
(4-01259)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Si premette che l'attuale disciplina (articolo 94, comma 2, lettera
a del decreto legislativo n. 112 del 1998) conferisce alle regioni e agli enti locali l'individuazione delle zone sismiche e la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime. Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003 sono stati fissati i criteri generali in base ai quali le regioni provvedono ad assolvere al suddetto compito, nonché è stato previsto in capo a ciascun proprietario l'obbligo di procedere a verifica sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso.
  A fronte di tale quadro normativo, che dunque pone in capo ai proprietari pubblici e privati l'obbligo di procedere alle verifiche tecniche e alla successiva eventuale programmazione di interventi strutturali, lo Stato, a partire dal 2003, ha avviato una serie di misure con l'obiettivo di supportare gli enti e le amministrazioni pubbliche coinvolte nell'attuazione di tali adempimenti.
  In primo luogo, con l'articolo 32-
bis del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito con modifiche dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è stato istituito il «Fondo per interventi straordinari della Presidenza del Consiglio dei ministri», finalizzato a contribuire alla realizzazione di interventi infrastrutturali, con priorità per quelli connessi alla riduzione del rischio sismico, e a far fronte ad eventi straordinari nei territori degli enti locali, delle aree metropolitane e delle città d'arte. Tale fondo ha avuto una dotazione di 73.487.000,00 euro per l'anno 2003 e di 100.000.000 euro per ciascuno degli anni 2004-2005, per poi essere successivamente incrementato con ulteriori provvedimenti di rango primario sino al 2018. Su scala nazionale, grazie al citato fondo, sono state così condotte circa 5.000 verifiche sismiche e finanziati circa 170 interventi su edifici strategici e rilevanti e 225 interventi su edifici scolastici.
  In secondo luogo, in tema di interventi sul patrimonio edilizio pubblico, con l'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, è stato istituito un Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico, finanziato per il periodo 2010-2016 con 965 milioni di euro. Successivamente, lo stesso fondo è stato rifinanziato, a decorrere dall'anno 2019, per 50 milioni di euro e, con la legge 30 dicembre 2021, n. 234, per il periodo 2024-2029, per complessivi 200 milioni di euro, risultandone un Fondo complessivo nelle annualità 2010-2029 pari a 1.715 milioni di euro.
  La gestione dei citati contributi, coordinata dal Dipartimento della protezione civile, è regolata attraverso ordinanze la cui attuazione è in capo alle regioni, responsabili della programmazione degli interventi nei territori di competenza, nonché dell'utilizzo delle risorse loro attribuite.
  Con specifico riferimento alla regione Campania, si osserva che le risorse complessivamente stanziate con le ordinanze del primo settennio (2010-2016) ammontano a 129.096.242,61 euro, di cui 110.967.830,67 euro sono stati destinati ad interventi di riqualificazione sismica di edifici e opere pubbliche di interesse strategico. Grazie all'utilizzo di tali contributi, la regione Campania ha finanziato in questi anni complessivamente 155 interventi strutturali su edifici ed opere pubbliche a carattere strategico o rilevante, tra i quali non risulta essere compreso l'ospedale San Francesco di Assisi citato nell'interrogazione. Inoltre, con delibera della Giunta regionale n. 570 del 19 novembre 2019, la regione Campania ha destinato una parte delle risorse non ancora utilizzate delle prime sette annualità (2010-2016) del Fondo in parola, pari a 1.206.375,00 euro, al finanziamento della valutazione di sicurezza degli edifici (verifiche tecniche), unitamente alle economie accertate derivanti dal Fondo sopracitato istituito con l'articolo 32
-bis del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269; di talché nel 2019 sono state finanziate le prime 57 verifiche e nel 2022 ulteriori 65 verifiche.
  In relazione al medesimo Fondo, si evidenzia che la regione Campania è destinataria di ulteriori risorse per interventi di riqualificazione sismica pari a 18.176.654,08 per le annualità 2019-2021 e a 12.033.132,67 euro per le annualità 2022-2023, la cui programmazione deve ancora essere effettuata dalla stessa regione.
  Si rappresenta, altresì, che è attualmente all'esame del Senato il disegno di legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026 (A.S. 926), il cui articolo 71 prevede l'istituzione di un Fondo per il finanziamento di un «Programma di mitigazione strutturale della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici», a dimostrazione dell'attenzione prestata dal Governo al rischio sismico e agli interventi da adottare per la sua mitigazione.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.