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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 7 dicembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    i teatri sono una ricchezza straordinaria per l'Italia, costituendo un patrimonio architettonico d'arte di enorme rilevanza per l'intero territorio nazionale;

    in particolare, il Salone Margherita di Roma vanta un'opera architettonica singolare nel suo genere, improntata al più puro e prezioso stile liberty;

    nel 1898 nasceva con il Salone Margherita di Roma, uno dei primi Café Chantant, il quale, ispirandosi ai corrispondenti locali francesi, ne importò inizialmente le principali celebrità, salvo poi farvi approdare comici e primedonne nostrane, bellissime cantanti e ballerine, geniali fantasisti e nuove chanteuses, con l'apporto di artisti eccelsi, un nome per tutti: Ettore Petrolini;

    nel 1965 fu fondata da Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci la compagnia teatrale di varietà «Il Bagaglino», che nel 1972 si trasferì nel teatro di via Due Macelli, ed ebbe il merito di rendere di nuovo celebre, in tutta Italia, dopo decenni di decadenza, il Salone Margherita, attraverso una lunghissima stagione di successi teatrali e televisivi;

    da allora sono trascorsi oltre cinquant'anni ma la voce del Bagaglino e del Salone Margherita non si è mai più spenta, e quel nome, «Bagaglino», che pareva una bizzarria destinata ad una breve stagione, è invece diventata l'insegna di un'epoca e appartiene oggi con pieno diritto alla storia del costume italiano;

    negli ultimi anni il Salone Margherita, così come tutto il mondo del teatro, ha vissuto momenti di incertezza e di crisi che hanno portato alla chiusura nel periodo della pandemia, facendolo tornare nelle disponibilità della Banca di Italia, che, a seguito dell'emergenza, ha deciso di non rinnovare il contratto di affitto in scadenza, determinando la cessazione di ogni attività;

    la Banca d'Italia ha avviato da qualche anno i lavori di ristrutturazione, che dovrebbero concludersi nel prossimo anno, e concede l'utilizzazione del Salone Margherita alle produzioni con brevi contratti transitori, in attesa di inserirlo nel programma di dismissione di tutto il complesso edilizio;

    sul Salone Margherita sussiste un vincolo di destinazione d'uso teatrale che comunque non ne impedisce di fatto la vendita nell'ambito del programma di dismissioni di immobili della Banca d'Italia;

    accorati appelli, promossi e sostenuti dalle istituzioni regionali e locali, nonché da attori e associazioni di categoria, finalizzati alla riapertura del Salone Margherita, rappresentano un segnale di attenzione e interesse in termini di accesso alla cultura, sviluppo culturale e incremento dell'offerta turistica di Roma. La città godrebbe di un maggiore ritorno economico, frutto della capacità di attrazione di turisti interessati alle opere teatrali messe in scena nel centro della capitale, creando peraltro un indotto economico rilevante, nonché occupazione qualificata. Sarebbe inoltre un richiamo per tanti studiosi e amanti del teatro, che potrebbero tornare a dare un contributo alla crescita culturale locale;

    la riapertura del Salone Margherita è dunque un investimento strategico irrinunciabile, perché guarda davvero al futuro, traendo dalla ricchezza culturale dell'opera teatrale e scenica romana nuove opportunità di crescita culturale e sociale, nonché di benessere economico per i cittadini e l'economia del territorio,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, volte a garantire la prosecuzione dell'attività culturale del Salone Margherita, patrimonio storico della città di Roma e della Nazione;

   a promuovere un tavolo di concertazione tra Soprintendenza di Stato, Soprintendenza comunale e Banca d'Italia, per porre un freno alla sistematica aggressione alle città storiche, con lo snaturamento dei loro servizi culturali;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a restituire la giusta dignità al Salone Margherita e ad offrire una programmazione pluriennale, in modo tale da garantire anche una maggiore stabilità dei lavoratori del teatro e permettere agli operatori turistico-culturali locali di investire con maggiore stabilità programmatica, nell'ottica di una crescita culturale e finanziaria della città di Roma.
(7-00175) «Cangiano».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ONORI, FEDE e SERGIO COSTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenda globale per lo Sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), da raggiungere entro il 2030, sono stati approvati dalle Nazioni Unite nel 2015;

   in particolare l'Obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) sull'istruzione n. 4, mira a «garantire un'istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti»;

   gli SDG sostengono che l'istruzione rappresenti un motore cruciale dello sviluppo, nonché uno strumento volto al raggiungimento di altri SDG, come la riduzione della povertà, la parità di genere e la riduzione delle disuguaglianze;

   il conseguimento dell'SDG n. 4 richiede la collaborazione di Governi, organizzazioni internazionali, società civile e settore privato per investire nelle infrastrutture educative, formare gli insegnanti e attuare politiche educative inclusive;

   il rapporto mondiale di monitoraggio dell'educazione (GEM) del 2020, riporta dati relativi al tasso di iscrizione all'istruzione primaria globale che ha raggiunto il 91 per cento nel 2019. Tuttavia, circa 258 milioni di bambini e giovani non hanno frequentato la scuola nel 2018;

   la popolazione in età scolare nei Paesi a basso reddito aumenterà del 67 per cento nei prossimi tre decenni e del 76 per cento nell'Africa subsahariana, che già ospita il maggior numero di bambini non scolarizzati al mondo;

   il rapporto GEM ha stimato che il deficit di finanziamento annuale per raggiungere l'istruzione preprimaria, primaria e secondaria universale entro il 2030 è di 148 miliardi di dollari a livello globale;

   la centralità e l'importanza strategica dell'istruzione di base a livello globale, e in particolare dell'istruzione delle ragazze, è stata riconosciuta da numerose Presidenze del G7;

   l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale continuano ad affrontare le maggiori lacune nel campo dell'istruzione, con infrastrutture limitate, alti tassi di abbandono scolastico e disparità di genere;

   a gennaio 2024 si svolgerà la Conferenza Italia-Africa: un'opportunità per affrontare anche il tema dell'istruzione –:

   se non si ritenga necessario intraprendere opportune iniziative, in sede di Conferenza Italia-Africa e nel corso della Presidenza italiana del G7 nel 2024, volte a evidenziare l'importanza del tema dell'istruzione per il futuro dello sviluppo sostenibile, anche prevedendo una apposita sessione dedicata nell'ambito della citata conferenza con la partecipazione dell'UNESCO, della Global Partnership for Education (GPE), e della Education Cannot Wait (ECW), considerata la loro missione volta a sostenere i paesi meno sviluppati e quelli in via di sviluppo nella costruzione di sistemi educativi equi, inclusivi e di qualità.
(3-00853)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   NEVI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (Psa) è una malattia dei suini e dei cinghiali selvatici, ad elevata contagiosità e letalità. Non è contagiosa né per l'uomo né per altri animali domestici o selvatici. I maiali sani vengono infettati tramite contatto con animali infetti, compreso il contatto tra suini che pascolano all'aperto e cinghiali selvatici, ovvero contatto con carcasse o con oggetti infetti o tramite morsi di zecche infette;

   il Governo è intervenuto con l'articolo 29 del decreto-legge n. 75 del 2023, con cui si rafforzano i poteri del commissario straordinario previsto dal decreto-legge n. 9 del 2022. Il 20 giugno 2023 la Commissione agricoltura della Camera ha approvato la risoluzione 8-00016 incentrata sui piani di eradicazione, sulla filiera del suinicolo e sugli indennizzi agli allevatori danneggiati;

   per quanto riguarda gli indennizzi, la normativa di riferimento fa capo alla legge 2 giugno 1988, n. 218, e al decreto 20 luglio 1989, n. 298. Nel dettaglio, l'articolo 2, comma 4, della legge n. 218 del 1988, prevede un'indennità di abbattimento dei capi, a beneficio dell'allevatore, pari al 100 per cento del valore di mercato, il quale viene determinato secondo i criteri indicati dal decreto ministeriale n. 298 del 1989. Il comma 5 prevede che «qualora venga consentita l'utilizzazione delle carni degli animali di cui è stato disposto l'abbattimento, dall'indennità prevista nel comma 4 viene detratto l'importo ricavato dai proprietari degli animali a seguito dell'utilizzazione delle carni»;

   nell'ambito della stessa disposizione, è prevista anche un'indennità all'80 per la distruzione di attrezzature, mangimi, prodotti agricoli, prodotti zootecnici contaminati a seguito dell'avvenuto abbattimento dei capi. In tale ipotesi, è il verbale di distruzione a contenere la specifica dei beni distrutti e la relativa stima del valore;

   per quanto riguarda invece le carni e i prodotti ottenuti da animali correttamente macellati, ove questi, a seguito di controlli, risultino contaminati e avviati a distruzione, i commi 9 e 10 del medesimo articolo 2 della legge n. 218 del 1988 prevedono che agli aventi diritto sia concesso un indennizzo secondo i criteri determinati dal Ministro della sanità, di concerto con il Ministro dell'agricoltura, avuto riguardo agli oneri sostenuti ed ai valori di mercato dei prodotti distrutti, da stabilire con una procedura di stima differente rispetto a quella prevista per le indennità di abbattimento degli animali;

   la nota del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (prot. DGSAFV.II/22516/P-C.1b/278) del 14 novembre 2008, richiamando una precedente nota del 21 settembre 2007 (prot. DGSA.II/10793/P-I.8.d/358), applica analogicamente il criterio utilizzato ai fini della detrazione del valore delle carni utilizzate e vendute ai sensi del comma 5 dell'articolo 2 legge n. 218 del 1998, prevedendo che sia applicabile il criterio dell'articolo 6 comma 6 del decreto ministeriale n. 298 del 1989 anche nel caso della determinazione delle indennità da erogare per la distruzione delle carni e dei prodotti a base di carne nei casi di cui ai commi 9 e 10 della legge n. 218 del 1988, facendo così riferimento al valore di mercato al 100 per cento e avuto comunque riguardo agli oneri sostenuti (spese vive, fatture) in caso di vendita dei prodotti;

   risulta chiara la scelta del Legislatore di prevedere congrui e specifici meccanismi di indennizzo/ristoro per i danni diretti derivanti dalla distruzione delle carni e dai prodotti a base di carne a causa di emergenze di sanità animale — :

   se non si ritenga di chiarire quali siano le basi di calcolo e le metodologie da applicare per la definizione degli indennizzi di cui ai commi 9 e 10 dell'articolo 2 della legge 2 giugno 1988, n. 218 da corrispondere agli allevatori danneggiati dalla Psa.
(3-00854)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   i consumi dei prodotti ortofrutticoli confermano il trend negativo già registrato nel 2022 e molto spesso con volumi inferiori a tutto il quinquennio 2018-2022. È la frutta che influenza maggiormente il calo: con circa 1,28 milioni di tonnellate registra una diminuzione del 10 per cento sullo scorso anno;

   tra i vari comparti che versano in difficoltà quello della pera sta vivendo la sua stagione più difficile. Nel 2023 la produzione ha registrato un crollo del 75 per cento, in scia ai danni del gelo e alluvione il calo delle superfici italiane registra infatti una dinamica più strutturale, con una contrazione del 35 per cento dal 2011 al 2023, e circa 15.000 ettari perduti. La crisi è concentrata in particolare nelle regioni del Nord, principale bacino produttivo del pero in Italia. Le regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia, che detengono il 74 per cento delle superfici di pero, hanno registrato tutte un netto calo di ettari coltivati;

   cambiamenti climatici e impatto di insetti e parassiti sono stati negli ultimi anni i grandi nemici della pericoltura: nel 2019 la cimice asiatica, nel 2021 le gelate tardive, nel 2022 la siccità, per finire nel 2023 con nuove gelate e i danni dell'alluvione. Al calo della produzione si è aggiunto anche un progressivo calo dei prezzi per via del deterioramento qualitativo. «Le rese produttive sono passate da una media nazionale di 20,6 tonnellate per ettaro del 2022 alle 7,5 di quest'anno»;

   la profonda crisi produttiva dell'Italia è ulteriormente complicata da uno scenario mondiale che vede la produzione europea in contrazione (-12,2 per cento dal 2020 al 2022) e una crescita esponenziale di paesi extra-UE, come l'Argentina (+13,8 per cento negli ultimi due anni);

   le province di Ferrara e di Modena sono le aree più colpite. A Modena manca l'80 per cento delle pere, a Ferrara il 60 per cento. «Le aziende agricole stanno spiantando i loro alberi. La crisi della pericoltura in queste province ha un impatto pesantissimo a livello economico e occupazionale, si sta impoverendo un intero territorio. Senza pere non c'è reddito, viene a mancare occupazione per tutte le figure che ruotano intorno alla coltura, dalla fase agricola a quella del confezionamento»;

   i 10 milioni stanziati dal Governo a titolo di ristori sono ad avviso degli interroganti assolutamente insufficienti. Sulla base di stime recenti, l'indennizzo per ogni produttore sarebbe pari a meno di 1.000 euro per ettaro, una cifra che non coprirebbe neanche il forte incremento dei costi di produzione, che quest'anno è stato di circa 5.000 euro per ettaro. Oggi coltivare un ettaro di pero costa più di 20 mila euro;

   i vertici del Consorzio di tutela della pera dell'Emilia-Romagna IGP, dell'OI Pera e del Consorzio UnaPera hanno diramato una lettera aperta diretta alla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida per rimarcare una volta in più la drammatica situazione in cui versa il comparto della pericoltura e per chiedere al Governo un ulteriore sostegno all'intera filiera –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per reperire nuove e ulteriori risorse finanziarie a sostegno del settore della pericoltura volte a sostenere direttamente il reddito delle aziende agricole interessate.
(5-01723)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:

   il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) ha superato la fase di valutazione ambientale strategica (Vas) e con un decreto interministeriale dell'agosto 2023 sono stati trasmessi i pareri della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via-Vas e della Direzione archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della cultura, contenenti raccomandazioni e osservazioni «da tenere in considerazione»;

   il piano dovrà dunque essere adottato con un nuovo decreto del Ministro dell'ambiente;

   nel frattempo, il Governo Meloni ha eliminato dalle misure del PNRR, per quasi 1,3 miliardi di euro, gli importi relativi a contrastare il dissesto idrogeologico, aventi l'obiettivo di portare in sicurezza 1,5 milioni di persone oggi a rischio;

   ciò è avvenuto nonostante, il 26 maggio 2023, rispondendo ad un'interpellanza urgente (n. 2-00158), il sottosegretario Ferrante avesse dichiarato in merito a tale linea di interventi che: «Le risorse in parola sono destinate al finanziamento dei progetti in essere di mitigazione del rischio idrogeologico, quindi già inclusi in programmi di finanziamento preesistenti rispetto al PNRR. Il processo di inclusione nel PNRR di progetti già pienamente attivati con risorse nazionali è iniziato a fine luglio 2022, mentre a dicembre si è conclusa la prima ricognizione con le regioni, che ha portato all'individuazione, ad oggi, di 665 progetti, già avviati con altri fondi e coerenti con il PNRR, per un importo complessivo di 1 miliardo e 115 milioni di euro, di cui oltre 541 finanziati con le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC). Attualmente è in corso la verifica di coerenza programmatica dei progetti selezionati, volta a confermare la successiva inclusione e riconduzione degli stessi nell'ambito delle risorse del PNRR, che opera ai soli fini contabili per la registrazione del progetto su diversa quota finanziaria, ma non anche ai fini dell'approvazione o dell'avvio dei progetti che, come detto, sono già pienamente attivi ed alcuni anche conclusi, in quanto la loro attuazione procede senza soluzione di continuità, poiché già finanziati con altre risorse extra PNRR. L'esito di tale verifica dovrà essere codificato con provvedimento formale, che costituisce adempimento del traguardo M2C4-10, relativo all'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici, da considerare agevolmente raggiungibile entro la scadenza del 31 dicembre 2023»;

   il Ministro Fitto, riferendo in Aula in merito alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel PNRR, ha affermato: «vogliamo spiegare quali sono gli interventi previsti, perché se un progetto del 2010, del 2014 o del 2016, che non ha visto ancora un avanzamento, viene inserito nel PNRR con criteri totalmente differenti e, oggi, non è ancora partito, noi siamo convinti e tranquilli che questo intervento venga realizzato a giugno del 2026 o dobbiamo porci qualche problema per evitare che nel giugno del 2026 questo intervento venga revocato e noi dobbiamo restituire queste risorse. (...) Cosa sono i progetti in essere? Sono dei progetti che erano precedentemente finanziati con norme nazionali e che sono stati inseriti all'interno del PNRR (...)»;

   la proposta di revisione del PNRR, trasmessa al Parlamento senza fornire una puntuale documentazione dei progetti modificati, è stata approvata il 24 novembre 2023 dalla Commissione europea;

   l'Italia ha perso quasi un terzo dei terreni agricoli con effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio senza che siano state attuate strategie di difesa del patrimonio agricolo;

   il disegno di legge di bilancio per il 2024 prevede un taglio delle risorse destinate al finanziamento di interventi di difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche di 100 milioni di euro per il biennio 2024/2025, fondi che sono poi riprogrammati al 2027 –:

   quali siano e a quanto ammontino le fonti di finanziamento degli interventi sul dissesto idrogeologico che il Governo ha escluso dal PNRR e, segnatamente, degli interventi precedentemente ricompresi nella misura M2C4 subinvestimento 2.1. a), per uno stanziamento complessivo pari a 1,287 miliardi di euro;

   se i 541 progetti sul dissesto, originariamente finanziati da risorse del fondo sviluppo e coesione (Fsc), poi spostati sui fondi PNRR, successivamente eliminati da tale ultima fonte di finanziamento, siano ancora finanziati dal Fsc e, in caso negativo, quali siano le nuove fonti di finanziamento;

   in considerazione degli eccezionali eventi meteorologici che, a causa dei cambiamenti climatici, colpiscono con sempre maggiore frequenza il nostro Paese, per quali ragioni siano state tagliate risorse pari a 100 milioni di euro per il biennio 2024/2025 destinate al finanziamento di interventi per la difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche;

   entro quale data si intenda adottare definitivamente il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, in considerazione dell'urgenza di dotarsi di uno strumento di indirizzo per la pianificazione e l'attuazione delle azioni di adattamento più efficaci nel territorio italiano, in relazione alle criticità riscontrate, e per l'integrazione dei criteri di adattamento nelle procedure e negli strumenti di pianificazione esistenti.
(2-00292) «Simiani, Braga, Ferrari, Curti, Scarpa, Vaccari, De Maria, Graziano, Ghio, Toni Ricciardi, Ciani, Roggiani, Morassut, Scotto, Furfaro, Manzi, De Luca, Fornaro, Barbagallo, Peluffo, Casu, Merola».

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRAZIANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sul portale di informazione Infodifesa (infodifesa.it/sindacati-militari-revoca-iscrizione-legge-46-2022-difesa-avvocato/) è stato pubblicato un approfondimento legale circa le revoche alle iscrizioni alle associazioni professionali a carattere sindacale;

   secondo un'interpretazione fornita dal Ministero della difesa, se un militare revoca tempestivamente l'iscrizione a un sindacato entro il 31 ottobre, la sua iscrizione rimarrebbe comunque attiva fino al 31 dicembre dello stesso anno e durante tale periodo (ossia dalla revoca formalmente intervenuta sino al 31 dicembre) il militare non avrebbe la possibilità né di aderire ad un altro sindacato né di fondarne uno nuovo;

   l'articolo 7, comma 3, legge n. 46 del 2022 prevede espressamente la validità sino al 31 dicembre della delega non revocata, ma non prevede affatto un mantenimento della validità della delega sino al 31 dicembre in caso di delega revocata. E ciò indipendentemente da eventuali clausole contrattuali che prevedono il pagamento del contributo sindacale fino al 31 dicembre in caso di revoca, essendo questo un aspetto di natura meramente formale che non involge l'aspetto sostanziale della questione, ossia il fatto incontrovertibile che il militare non si sente più rappresentato dal sindacato revocato;

   non può invocarsi, a sostegno dell'interpretazione restrittiva, il principio secondo cui un militare non può risultare iscritto a due sindacati contemporaneamente: tale principio, infatti, non appare minimamente intaccato allorquando la volontà di cambiare associazione è stata chiaramente espressa e magari sia scaturita addirittura da un contrasto con la stessa sigla sindacale;

   il militare che si iscriva ad un sindacato dopo il 31 ottobre (ossia dopo il termine fissato dall'articolo 7, comma 3, legge n. 46 del 2022 per comunicare la revoca), rimane vincolato a tale iscrizione sia per il restante anno in corso, sia per tutto l'anno successivo, senza alcuna possibilità di aderire ad un altro sindacato o di fondarne uno nuovo prima del secondo gennaio successivo;

   nelle forze di polizia ad ordinamento civile, sebbene vi sia lo stesso meccanismo temporale per la revoca della delega sindacale, se un poliziotto revoca la sua iscrizione sindacale entro il 31 ottobre, mantenendo l'iscrizione attiva fino al 31 dicembre, viene comunque concessa la libertà di iscriversi ad un altro sindacato, ovvero di contribuire alla fondazione di uno nuovo, durante l'anno in corso –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di tale interpretazione restrittiva che danneggia e limita i costituendi sindacati militari, come si concili questa interpretazione con il diritto alla libertà di associazione sindacale garantito dall'articolo 39 della Costituzione Italiana e quali iniziative intenda intraprendere per sanare tale limitazione e garantire una rappresentatività equa delle nuove associazioni sindacali militari, in vista del conteggio degli iscritti previsto per il 31 gennaio 2024.
(5-01724)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANES. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio delle dogane di Aosta soffre di una gravissima e persistente carenza di personale, che si è vieppiù aggravata a causa dei trasferimenti, delle (quanto mai significative) dimissioni volontarie di 3 funzionari, oltre che del pensionamento di 15 lavoratori negli ultimi 5 anni, non ancora sostituiti;

   gli ultimi due bandi di concorso indetti dall'amministrazione, svoltisi a Roma anche per i candidati della Valle d'Aosta, oltre che essere, ad avviso dell'interrogante, palesemente in contrasto con il dettato della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 4 (Statuto speciale per la Valle d'Aosta), non hanno prodotto gli effetti sperati: a fronte di 15 posti messi a concorso, solo 3 sono stati coperti;

   il richiamato Statuto speciale e le relative norme di attuazione prevedono che «Per far luogo all'assegnazione di posti nei ruoli periferici delle varie carriere, che prevedano l'impiego in sedi della Valle d'Aosta, le amministrazioni dello Stato bandiscono apposito concorso per la copertura dei posti in detta regione, che deve aver luogo in Aosta e prevedere una prova per l'accertamento della conoscenza della lingua francese» (articolo 51, legge 16 maggio 1978, n. 196);

   si impone quindi come necessario il ricorso alla mobilità intercompartimentale e l'urgenza di bandire per la regione autonoma Valle d'Aosta uno specifico concorso da espletare in Valle d'Aosta, che preveda un numero congruo di posti ed una prova di accertamento della conoscenza della lingua francese;

   per le stesse ragioni, si richiede che venga al più presto predisposto, così come correttamente avviene per la provincia di Bolzano, il logo ufficiale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli bilingue, in italiano e in francese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di adottare urgenti iniziative di competenza per garantire che i prossimi bandi di concorso dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli siano conformi a quanto previsto dallo Statuto speciale per la Valle d'Aosta, con l'obiettivo di risolvere i gravi problemi di carenza di personale che affliggono l'ufficio delle dogane di Aosta.
(5-01721)

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo il sindacato Uilca dal 2018 al 2022, sono stati chiusi 4.423 sportelli bancari, con un calo del 17,4 per cento. Le persone che vivono in comuni senza banca sono il 6,8 per cento del totale popolazione italiana mentre i comuni serviti da banche sono 583 in meno, un calo del 10,9 per cento;

   in Calabria, riporta l'«Osservatorio sulla desertificazione bancaria» di First Cisl, sono appena 18 gli sportelli ogni 100.000 abitanti per cui il 73 per cento dei comuni in Calabria sul proprio territorio ne è sprovvisto. Il fenomeno di desertificazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, raggiungendo rapidamente il 90 per cento del territorio: i comuni con un solo sportello sono infatti il 17 per cento del totale. La desertificazione bancaria in Calabria riguarda 546.000 persone che risiedono in comuni che non registrano la presenza di alcuna banca, mentre 316.000 persone risiedono in comuni che hanno un solo sportello;

   tanto sarebbe da ricondursi alla digitalizzazione del sistema bancario, alla tecnologia, nonché a scelte economiche e imprenditoriali del sistema creditizio legittime dal punto di vista normativo ma con un forte impatto sociale ed etico, perché contribuiscono alla morte dei territori per mancanza di servizi essenziali;

   tra le banche alle prese con un nuovo piano industriale e tagli alle filiali, 600 entro il 2024, vi è anche la Bper, che ha annunciato, dopo aver già chiuso una filiale nel centro storico dell'ex comune di Corigliano Calabro accorpandola a quello dello Scalo, la chiusura a far data dal 15 dicembre 2023 della filiale del centro storico di Rossano accorpandola a quella dello Scalo;

   una scelta che fa il paio con quella di altri istituti di credito che negli ultimi anni hanno chiuso filiali in importanti frazioni del nuovo comune di Corigliano Rossano;

   la chiusura della filiale nel centro storico di Rossano ha fatto esplodere l'indignazione dei residenti che si sono visti costretti, dopo aver tentato diverse interlocuzioni con i vertici della Bper a chiedere l'intervento dei rappresentanti in Parlamento, essendo i vertici dell'istituto di credito «del tutto indifferenti alle accorate sollecitazioni della Comunità Rossanese», mentre la politica territoriale va verso «il mantenimento ed il rafforzamento dei servizi pubblici con una politica tributaria tesa al ripopolamento»;

   secondo il presidente di Anci Umbria, Michele Toniaccini, «Si stanno perdendo di vista i veri capisaldi delle nostre comunità che sono fatte di persone e servizi. La presenza di filiali bancarie è un servizio imprescindibile per il cittadino. La loro chiusura rappresenta un depauperamento intollerabile dei territori». «C'è una questione sociale sui territori che va ben oltre qualunque tipo di logica e di politica si scelga di attuare»;

   per il segretario generale Uilca, «le filiali costituiscono un presidio di sviluppo e sostegno per i territori e le comunità. Se mancano soggetti legali e regolati per erogare credito e gestire le risorse economiche, si rischia di lasciare spazi all'illegalità e alla criminalità». Le banche non possono operare solo in termini di taglio di costi, ma devono recuperare il loro ruolo sociale e logiche di profitto e finanza sostenibile –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare che le ristrutturazioni bancarie possano colpire i soggetti più fragili, come gli anziani, rendendo inaccessibile un servizio basilare come il ritiro del contante o l'accesso al credito, finendo per isolare famiglie e imprese e rischiando così di fatto di lasciare campo libero all'illegalità, considerando che in Gran Bretagna, Scozia, Svezia e Stati Uniti si è già da qualche anno alla ricerca di soluzioni ad hoc come le filiali condivise e gestite da più istituti.
(4-02009)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 il Ministero della giustizia ha indetto un concorso pubblico su base distrettuale per il reclutamento di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   il piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) del Ministero della giustizia richiede esplicitamente che, «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti» si porti a compimento «per l'anno in corso e fino ad esaurimento del budget in parola, l'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3, mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a completa copertura del fabbisogno»;

   in risposta all'interrogazione a risposta orale 3-02870 dell'interrogante, il 14 giugno 2022 il Ministero della giustizia rispondeva che «con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica (...) si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, all'assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie»;

   il 12 luglio 2023, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove in Commissione giustizia della Camera dei deputati, in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 5-01104, aveva affermato che «attualmente, il totale degli idonei residui nei vari distretti di Corte di appello (ad esclusione di quelli di Brescia, Genova, Milano, Torino e Trieste, in cui le graduatorie sono esaurite) è pari a 304 unità»;

   il 19 luglio 2023 l'interrogante ha nuovamente interrogato il Ministro della giustizia sul tema con l'interrogazione a risposta orale n. 3-00546 e, in risposta, il 17 ottobre 2023, il Sottosegretario alla giustizia ha confermato che «rimane ancora un totale di idonei non vincitori per i vari distretti di corte d'appello ancora capienti di 304 unità»;

   da quanto dichiarato da diverse sigle sindacali di settore, negli uffici giudiziari italiani mancherebbero in media un funzionario amministrativo su quattro. In numeri assoluti siamo a circa 11.000 posti non occupati su più di 43.000;

   tra i profili fortemente deficitari risulterebbe proprio quello del direttore amministrativo: sebbene la graduatoria sia stata prorogata al 31 dicembre 2024, nonostante si tratti di un'assunzione prevista nel piano triennale dei fabbisogni di personale 2023-2025, sono ancora circa 300 gli idonei dell'ultimo concorso ancora non assunti su circa 2.044 posti previsti in pianta organica e ne siano occupati solo 1.534, determinando una scopertura attuale del 24.95 per cento;

   il Comitato idonei direttori giustizia, per mezzo del proprio portavoce, ha annunciato recentemente che «gli idonei direttori hanno deciso di rivolgersi all'autorità giudiziaria per far valere le proprie ragioni contro il Ministero della Giustizia» con le prime udienze già previste da parte del tribunale del lavoro di Roma per gennaio 2024 –:

   se i Ministri interrogati non intendano prevedere tempestivamente, come previsto dal piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) del Ministero della giustizia, lo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso del 2020 per il profilo di direttore, ovviando finalmente alle gravi carenze di organico in ambito giudiziario.
(4-02004)


   PICCOLOTTI e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore della Repubblica della Procura di Roma ha lanciato un appello al Csm e al Ministero della giustizia sulle carenze di personale con cui è costretta a lavorare la procura di Roma;

   la mancanza di personale si riscontra sia tra i magistrati che tra il personale amministrativo e interessa anche il pool dell'antimafia;

   la pianta organica prevede 94 sostituti procuratori ma ne mancano 17 ed entro la fine dell'anno aumenteranno a 20 mentre, per quanto riguarda gli amministrativi in organico le unità previste dovrebbero essere 630 ma in realtà ne sono presenti 432;

   dai numeri rivelati dal procuratore della Repubblica si evince come la Procura di Roma faccia fronte a un'attività ingentissima fronteggiata in una condizione assolutamente deficitaria sia per numero di magistrati che di personale amministrativo;

   i numeri delle principali attività svolte nel 2023 raccontano di oltre 90 mila furti, duemila rapine, quasi 11 mila truffe, con la maggioranza sul web, 828 procedimenti iscritti riguardanti gli infortuni sul lavoro, che rappresenta un'altra permanente emergenza, una decina di segnalazioni al giorno per violenza sulle donne, numerosi procedimenti per reati tributari e contro la pubblica amministrazione;

   una ulteriore permanente emergenza è quella della violenza genere: nel solo 2023 sono stati iscritti 8.433 nuovi procedimenti penali e nell'ambito di questi sono state avanzate quasi 700 richieste di misure cautelari, in larghissima parte accolte, 76 di queste hanno riguardato minorenni e in 3392 casi è stato attivato il codice rosso;

   nell'anno in corso si sono tenute 6.848 udienze, sono stati definiti 48 mila procedimenti penali a carico di 65.844 persone e ci sono altri 201.205 fascicoli «contro ignoti», 4.564 le persone arrestate in flagranza;

   il procuratore della Repubblica della Procura di Roma ha anche sottolineato come anche la Dda sia gravemente sotto organico e fronteggi un panorama criminale variegato data la peculiarità del territorio laziale che ha costituito oggetto degli appetiti non solo delle organizzazioni mafiose tradizionali, le quali hanno messo radici, ma anche di tante altre organizzazioni di tipo mafioso o che comunque utilizzano il metodo mafioso, sia autoctone che provenienti da altri Paesi come i Casamonica, Di Silvio, le famiglie di Ostia, quelle che hanno dato vita alla guerra pontina e i clan di albanesi;

   negli ultimi due anni si parla di 3.987 indagati, di 1377 casi di associazione mafiosa o di organizzazioni che utilizzano il metodo mafioso e oltre 1600 procedimenti per traffico di droga rispetto al quale a Roma la criminalità riesce in autonomia a gestire il traffico di stupefacenti e riciclare i proventi, investendoli in tutti i settori economici, anche in criptovaluta che rappresenta la nuova frontiera;

   di fronte all'appello lanciato dal procuratore della Repubblica della Procura di Roma rispetto al divario tra la mole dei procedimenti attivati dai pubblici ministeri e le loro esigue forze, a parere dell'interrogante occorre un immediato intervento del Ministro interrogato per individuare immediate soluzioni al fine di sopperire alle carenze di organico denunciate affinché la procura di Roma sia dotata di mezzi e personale sufficienti a garantire il buon funzionamento della giustizia e un reale ed efficace contrasto alle mafie e alle altre emergenze presenti nella Capitale –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche alla luce dell'appello lanciato dal procuratore della Repubblica della Procura di Roma, affinché la procura di Roma sia dotata di mezzi e personale sufficienti a garantire il buon funzionamento della giustizia e un reale ed efficace contrasto alle mafie e alle altre emergenze presenti nella Capitale, attraverso l'implementazione di procuratori aggiunti e di personale amministrativo fino a completamento della pianta organica.
(4-02005)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   TENERINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Jsw Steel Italy è un'acciaieria storica che opera nel settore della metallurgia e della siderurgia;

   l'azienda ha attraversato negli anni repentini cambi di vertice e periodi di commissariamento;

   nel 2018 lo stabilimento passa nelle mani della multinazionale indiana Jindal, uno dei più importanti gruppi siderurgici mondiali, che promette nuovi investimenti, in realtà mai realizzati;

   dopo poco tempo, infatti, viene fermata la produzione, ed il personale messo in cassa integrazione, rinnovata di anno in anno;

   nel 2018 viene siglato, con il Governo allora in carica, un accordo di programma, con relativo cronoprogramma, non vincolato alla presentazione di un piano industriale, ma tale accordo viene disatteso;

   ad oggi permane una situazione di stallo che determina un grave pregiudizio per i 1400 lavoratori ancora rimasti e per tutta l'area industriale;

   di recente altre due commesse sono state affidate a Jsw. La prima di 300 milioni di euro e la seconda di 900 milioni di euro, già previste previste nell'accordo del 2018;

   ciò a fronte, questa volta, della presentazione di un preciso piano industriale serio, contenente precisi adempimenti e oneri e conforme alle linee di sviluppo territoriale tracciate dall'amministrazione comunale;

   negli ultimi tempi il Governo ha deciso di dar vita a un polo siderurgico integrato green a Piombino, affiancando alla Jsw una nuova acciaieria costruita dal gruppo ucraino Metinvest, leader nelle tecnologie del settore (costruiscono forni elettrici per la produzione di acciaio «verde»). L'investimento è stimato in oltre due miliardi di euro e prevede la creazione di circa 700 posti di lavoro;

   è attualmente in corso la valutazione delle condizioni per la «piena coesistenza» del nuovo investimento con Jsw, per rilanciare Piombino come polo di riferimento nella produzione di acciai lunghi e piani. Sembrerebbero esserci, tuttavia, le condizioni affinché si arrivi, entro l'anno, a un accordo;

   a tal proposito, Jsw ha mostrato disponibilità a rilasciare parte delle aree e ha confermato gli investimenti, richiesti dal Governo, di oltre 500 milioni di euro per il revamping del treno rotaie e per il forno elettrico;

   il gruppo Metinvest ha garantito il riassorbimento dei lavoratori di Jsw che dovessero rimanere disoccupati, dato che la cassa integrazione scade tra due mesi;

   a questo punto, per giungere ad una definitiva intesa, dovrà essere firmato un accordo di programma tra Jsw e Governo, un altro tra Metinvest e Governo, un accordo tra i due gruppi industriali per il rilascio delle aree e un accordo sindacale per l'occupazione;

   in merito a quest'ultimo aspetto, permane tra i lavoratori uno stato di preoccupazione, a fronte dell'imminente scadenza della cassa integrazione e di una conseguente necessità di avere rassicurazioni in merito al proprio futuro –:

   come e con quali tempistiche intendano precedere i Ministri interrogati per prolungare la cassa integrazione per i lavoratori della Jsw nelle more della formalizzazione definitiva di un accordo tra Jsw, Metinvest e le autorità competenti per il rilancio del polo siderurgico.
(4-02010)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'alta velocità rappresenta un'infrastruttura fondamentale per unire i territori di una moderna Nazione poiché garantisce numerosi vantaggi per produttività delle Pmi e grandi imprese, mobilità di cittadini e lavoratori, incentivazione del turismo, garantendo collegamenti veloci e puntuali di aree strategiche della Nazione, come aeroporti, porti, grandi aree urbane, aree intermodali, e così via;

   si segnala tra queste la tratta ferroviaria Bologna-Roma interessata dall'alta velocità, in particolare il tratto che collega Firenze con Roma, dove gli attuali treni ad alta velocità Frecciarossa non fermano nella tratta aretino-senese dove il bacino di potenziale utenza è significativamente ampio, tra Toscana e Umbria, che comprende le zone dell'Aretino, della Valdichiana, dell'area del lago Trasimeno e la zona di Perugia;

   nell'anno 2022, Unioncamere Toscana ha pubblicato il «Libro Bianco delle infrastrutture», facendo emergere in modo solare tra i macro obbiettivi la realizzazione di una stazione AV intermedia tra Firenze e Roma – nella tratta tra Arezzo e Chiusi – indicandola come opera di significativa importanza non solo per il sistema del centro/sud Toscana, ma anche per le regioni limitrofe. Si pone quindi, la necessità di superare il gap infrastrutturale che affligge questa parte della regione Toscana e Umbria per la carenza di una fermata dell'alta velocità che possa dare risposte concrete all'insufficiente attuale offerta, rendendo quindi necessaria l'adozione d'una strategia di sviluppo infrastrutturale per superare l'attuale situazione;

   la Toscana si trova, tra l'altro, in una posizione strategica nelle reti di trasporto europee: il territorio regionale è attraversato dal corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo, che collega Helsinki a La Valletta. In Italia passa dal valico del Brennero e collega Trento, Verona, Bologna, Ancona, Firenze e Roma con i principali centri urbani del Sud. Ad oggi in Toscana vi sono alcuni gap infrastrutturali che vanno colmati per rendere conforme la rete ai target europei previsti per il 2030;

   le principali stazioni AV intermedie lungo la linea AV che collega Milano e i capoluoghi del Nord Italia con la capitale e le regioni del Centro/Sud, sono Bologna, Reggio Emilia «Medio Padana» e Firenze, dove i treni fermano a Santa Maria Novella in attesa di realizzazione della fermata AV di Belfiore. Tra Firenze e Roma non sono presenti stazioni dedicate all'alta velocità, in Toscana alcuni Frecciarossa fermano, oltre a Firenze, nella stazione di Arezzo e, in Umbria, nelle stazioni di Chiusi-Chianciano e di Perugia. La proposta di realizzazione della fermata AV «Medio Etruria» non ha visto, negli anni, concreti avanzamenti nell'iter progettuale. Sono state ipotizzate alcune possibili collocazioni della fermata nella tratta tra Arezzo e Chiusi: a titolo di esempio si citano «Rigutino», nei pressi di Arezzo oppure Creti-Cortona, «CretiFameta», nei pressi di Chiusi-Chianciano;

   perché la proposta della realizzazione di una fermata AV denominata «Medio-Etruria» trovi la necessaria concretezza, si ritiene opportuno realizzare uno studio di fattibilità e una cost-benefit analysis, che includa analisi approfondite relative al livello di servizio utile al bacino territoriale, anche riprendendo e attualizzando le proposte precedentemente elaborate per realizzare un progetto che trova ampia condivisione da parte di tutto il territorio potenzialmente servito dalla stazione AV, a partire dalla collocazione della stessa –:

   se ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza in modo da individuare una zona, come quella descritta in premessa, al fine di realizzare quanto proposto dall'interrogante.
(5-01722)

Interrogazione a risposta scritta:


   GUERINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   numerose notizie di stampa evidenziano come in Lombardia, al di fuori delle aree urbane, il trasporto pubblico locale versi in condizioni difficilmente sostenibili;

   la regione Lombardia, nonostante i suoi recenti provvedimenti si siano dimostrati inadeguati, non sembra disposta ad intervenire ulteriormente, concentrando i suoi interventi su Trenord, destinataria ogni anno di 90 milioni di euro, trascurando il trasporto su gomma, che è essenziale in particolare per le zone non urbanizzate della pianura e non servite dalla ferrovia;

   l'impatto degli inadeguati investimenti per il trasporto pubblico su gomma è significativo soprattutto sugli studenti residenti nelle aree non urbanizzate, che non riescono a raggiungere le scuole e le università in tempo e a rientrare a casa in orario consono per lo studio, ciò che influisce negativamente sul rendimento;

   l'inefficienza del sistema dei trasporti su gomma penalizza anche i lavoratori dei centri non urbani, che si trovano a dover ripiegare sul trasporto privato onde evitare il sommarsi di ritardi importanti che impattano negativamente sulla professione;

   la situazione sopra descritta grava in maniera particolare sul Lodigiano, territorio caratterizzato da piccoli centri in gran parte non insistenti sulle linee ferroviarie;

   non è accettabile che gli utenti, in particolare i pendolari lodigiani, si trovino a subire le conseguenze di scelte sbagliate, che comportano, tra l'altro, l'assoluta incertezza del passaggio o meno di un autobus;

   i disservizi che interessano il trasporto su gomma hanno superato il livello di guardia e hanno gravi ripercussioni economiche e sociali sul territorio lodigiano, ampliando il divario sociale ed economico tra centro urbano, periferie e centri più piccoli;

   per un territorio in cui gli abitanti in gran parte si spostano per studio o per lavoro, con grande propensione all'osmosi economica e culturale verso il territorio milanese, è di vitale importanza l'efficienza del trasporto pubblico locale;

   in particolare, la sofferenza del trasporto su gomma è per lo sviluppo del Lodigiano un serio limite allo sviluppo e alla qualità della vita;

   per dare un'idea della dimensione del problema, si tenga conto che secondo quanto consta all'interrogante a ottobre e novembre 2023 sono saltate l'11 per cento delle corse e il 3 novembre 2023 sono saltate circa 160 corse in tutto il Lodigiano, mentre centinaia di cittadini attendevano vanamente il passaggio dell'autobus o semplicemente informazioni sul disservizio;

   al momento le uniche soluzioni presentate per ridurre l'indiscriminato salto delle corse degli autobus è la cancellazione definitiva del 4 per cento di queste nelle ore di punta, una soluzione che colpirebbe duramente il tessuto scolastico, lavorativo e sociale del territorio;

   le scelte di regione Lombardia sono conseguenza anche della cronica mancanza di personale delle autolinee ed emerge con forza anche la questione retributiva, essendo, sempre a quanto si apprende dalla stampa, molto ristretti i margini legati ai piani di trasporto pubblico locale in quanto i livelli tariffari sono quelli del 2012 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Ministro interrogato per affrontare la grave criticità riportata in premessa che di fatto nega il diritto alla mobilità delle comunità interessate, sottoponendo ogni giorno ad un disagio ad avviso dell'interrogante umiliante ed intollerabile i cittadini lodigiani e, in generale, delle zone della Lombardia meno urbanizzate.
(4-02008)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI, FRATOIANNI, GHIRRA e PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 dicembre 2023, al campus universitario Einaudi di Torino il reparto mobile della polizia è intervenuto in tenuta antisommossa caricando gli studenti che manifestavano contro la presenza di alcuni attivisti del Fuan impegnati in un'attività di volantinaggio;

   già il 27 ottobre 2023, mentre numerosi studenti manifestavano contro la presenza di alcuni attivisti di estrema destra del Fuan che stavano tenendo una conferenza dentro una delle aule universitarie, la polizia aveva fatto irruzione all'interno dei corridoi del campus per consentire alla medesima sigla di svolgere la propria iniziativa;

   anche in quell'occasione si verificarono tensioni e l'episodio è stato oggetto di un'interrogazione da parte dell'interrogante, al fine di comprendere se le forze di polizia avessero fatto ricorso a un uso sproporzionato della forza nei confronti di studenti che protestavano in modo legittimo e pacifico contro lo svolgimento di una conferenza organizzata da un'associazione studentesca universitaria che propaganda idee nostalgiche del fascismo, razziste e xenofobe;

   si tratta dunque del secondo episodio in cui le forze di polizia ricorrono alla violenza nei confronti degli studenti e delle studentesse del campus Einaudi, che manifestano pacificamente;

   le cariche contro i manifestanti sono iniziate quando ormai gli studenti del movimento di estrema destra si erano allontanati, in un momento in cui la tensione era diminuita e la protesta si era quasi conclusa, pertanto non si comprende quali siano le ragioni per cui la polizia abbia deciso di ricorrere alla forza;

   nelle cariche sono rimaste ferite, oltre a una studentessa, anche due docenti di diritto costituzionale e diritto amministrativo che, per le ferite riportate e i colpi subiti alla testa, alle braccia, alle mani e alle spalle, si sono dovute recare al pronto soccorso e ad una delle due è stato riscontrato un trauma cranico; uno studente è stato fermato, successivamente rilasciato e denunciato a piede libero per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e violenza privata in concorso con altri;

   da una prima ricostruzione, sembra che la carica non sia stata ordinata dalla dirigente del servizio, bensì sia stata effettuata autonomamente dagli agenti del reparto mobile, circostanza che, se confermata, risulterebbe grave, anche perché, come scritto precedentemente, quando sono partite le cariche nessuno studente del Fuan era più presente;

   non si comprende, ad avviso dell'interrogante, il perché di tanta violenza in un luogo libero e autonomo quale dovrebbe essere un ateneo universitario, né quale fosse la situazione di pericolo che potesse giustificare l'atteggiamento adottato dalle forze dell'ordine;

   risulta inoltre paradossale che vengano impegnate forze di polizia in così grande numero nel contrasto ai presidi antifascisti quando, per contro, non si riesce a garantire la sicurezza di intere zone della città di Torino proprio a causa dell'organico insufficiente –:

   se intenda adottare iniziative volte a verificare, per quanto di competenza, se, in relazione ai fatti esposti in premessa, le forze di polizia abbiano fatto ricorso a un uso sproporzionato della forza nei confronti degli studenti che protestavano in modo non violento contro la presenza all'interno del campus di attivisti del Fuan, associazione studentesca universitaria che propaganda idee nostalgiche del fascismo, razziste e xenofobe;

   se intenda adottare le iniziative di competenza volte a verificare se risponderai vero quanto emerso da una prima ricostruzione giornalistica dei fatti, secondo la quale la carica sarebbe stata effettuata autonomamente dagli agenti del reparto mobile, senza dunque aver ricevuto alcun ordine superiore, circostanza che, se confermata, risulterebbe grave e richiederebbe l'assunzione di provvedimenti conseguenti contro chi, appartenente alle forze dell'ordine, ha fatto ricorso alla violenza in modo del tutto arbitrario.
(4-02007)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la legge n. 118 del 2022 (legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021) modificando il decreto legislativo n. 502 del 1992 ha introdotto, con le lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 15, i meccanismi concorrenziali delle strutture accreditate e convenzionate con il servizio sanitario, sia con riferimento alla concessione dell'accreditamento, sia con riguardo alla stipula degli accordi contrattuali con il servizio sanitario;

   in particolare, in forza del novellato articolo 8-quinquies, comma 1-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, le strutture private accreditate con cui stipulare gli accordi contrattuali con il servizio sanitario devono essere individuate mediante procedure competitive a «evidenza pubblica»;

   le disposizioni attuative delle predette disposizioni sono state dettate, a livello nazionale, dal decreto del Ministero della salute del 19 dicembre 2022, a cui le singole regioni avrebbero dovuto adeguarsi entro il 30 settembre 2023, termine successivamente prorogato al 31 marzo 2024, con decreto del Ministero della salute del 26 settembre 2023;

   a parere degli interpellanti, i meccanismi concorrenziali introdotti nel settore sanitario e socio-sanitario dalla legge n. 118 del 2022 (e dalla relativa disciplina attuativa) presentano profili di illegittimità (anche costituzionale), oltre che numerose problematiche di natura pratico-operativa, che incidono in ultima istanza sul fondamentale diritto alla salute dei cittadini;

   in particolare la novella legislativa in questione, ad avviso degli interpellanti:

    a) comprime gravemente lo «spazio di scelta» delle regioni circa l'individuazione dei diversi, alternativi e più adatti modelli di accreditamento e contrattualizzazione, invadendo così illegittimamente la sfera di competenza legislativa riservata dalla Costituzione alle regioni in materia sanitaria;

    b) prevede procedure competitive propedeutiche alla stipula degli accordi contrattuali per le sole strutture private e non anche per quelle pubbliche, con evidente disparità di trattamento tra strutture che per legge (e secondo la stessa Corte costituzionale) dovrebbero essere poste su un piano di parità, anche per garantire il fondamentale diritto di «libera scelta» del cittadino, rispetto ai soggetti (pubblici o privati) a cui rivolgersi per l'erogazione di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie;

    c) pone ex abrupto nel nulla il (legittimo) affidamento ingenerato negli operatori privati già accreditati di poter ammortizzare gli investimenti sostenuti tramite l'assegnazione di quote di budget con una ragionevole stabilità e continuità nel tempo, esponendo le predette strutture all'incertezza di perdere (anche solo dopo un breve periodo) gli accordi contrattuali (e il relativo budget) a valle delle procedure competitive;

    d) è stata adottata in assenza di qualsivoglia consultazione preliminare dei vari soggetti interessati dalla medesima, e in particolare delle associazioni di categoria rappresentative degli operatori del settore sanitario e socio-sanitario, ignorando peraltro le stesse raccomandazioni fornite sul punto dalla Camera dei deputati al Governo con l'ordine del giorno n. 9/03634-A/041;

    e) in definitiva, applica logiche concorrenziali a un settore in radice incompatibile con tali dinamiche, in quanto finalizzato a garantire il fondamentale diritto alla salute secondo criteri di universalità, continuità, sussidiarietà e prossimità delle cure;

   quanto, invece, alle problematiche pratico-operative, la novella in questione, ad avviso degli interpellanti:

    a) introduce, specie in forza del citato decreto del Ministero della salute del 19 dicembre 2022 (e dei relativi allegati A e B), nuovi requisiti di accreditamento e contrattualizzazione – peraltro non previsti della legge n. 118 del 2022 –, con notevoli ulteriori oneri e aggravi per gli operatori privati;

    b) impone di svolgere procedure di scelta degli operatori privati con cui stipulare gli accordi contrattuali con cadenza periodica di breve durata, incompatibile con le esigenze di continuità del servizio sanitario, costringendo – di fatto – i cittadini bisognosi di cure a continui cambi di struttura e, in caso di assistenza di lunga durata, a trasferimenti in altra struttura, con evidenti ripercussioni negative sulla programmazione delle cure, sulla libera scelta dei luoghi di assistenza e, in ultima istanza, sullo stesso diritto alla salute;

    c) pone l'intero settore sanitario e socio-sanitario – e tutti i soggetti (pubblici e privati) che concorrono al servizio sanitario – di fronte a un quadro di incertezza, stante la genericità e indeterminatezza delle indicazioni fornite alle concrete modalità e tempistiche di espletamento delle procedure competitive, incertezza che viene per di più aggravata dalle tempistiche e modalità secondo cui, a loro volta, le singole regioni daranno attuazione alla novella legislativa in questione;

   quanto a quest'ultimo profilo, si sono già registrate notevoli divergenze a livello regionale, considerato che:

    a) talune regioni non hanno avviato alcun iter di attuazione della nuova disciplina nazionale di riferimento (tra cui la Lombardia e l'Emilia-Romagna, regioni particolarmente «popolose» e, dunque, rilevanti per il settore) o intrapreso (come nel caso dell'Abruzzo) solamente interlocuzioni preliminari con enti quali l'Agenas, lasciando pertanto all'oscuro gli operatori circa le modalità e tempistiche di espletamento delle procedure;

    b) altre regioni, tra cui la regione Toscana (parimenti di grande rilevanza per il settore), hanno adottato – con tempistiche alquanto anticipate rispetto ai termini di attuazione della legge n. 118 del 2022 – prime discipline delle procedure competitive (in parte già indette da talune aziende sanitarie locali), che risulterebbero (anche in considerazione dell'iter di adozione ad avviso degli interpellanti «frettoloso» dei relativi provvedimenti regionali) del tutto inadeguate a consentire un effettivo, reale e trasparente confronto competitivo tra gli operatori interessati;

   tale contesto di grave incertezza, instabilità e differenziazione del quadro regolatorio incide, in ultima istanza, sulla possibilità per le strutture private di programmare, nel medio lungo periodo, le relative attività e piani di investimento, con potenziali ripercussioni sulla capacità dello stesso Servizio sanitario nazionale a garantire il diritto alla salute;

   secondo quanto costa agli interpellanti, operatori di settore risultano già aver contestato giudizialmente i provvedimenti di cui sopra, e i contenziosi sul punto non potranno che proliferare nel tempo –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, si intendano adottare, per quanto di competenza, per pervenire ad una parità di trattamento tra operatori privati e pubblici e tutelare il legittimo affidamento delle strutture private, anche alla luce dell'assenza di espressi obblighi comunitari di sottoposizione del settore in questione a logiche concorrenziali;

   quali siano le iniziative di competenza previste per fare fronte alle gravi difficoltà pratico-operative discendenti dal sopradescritto quadro e per rimediare alle conseguenti ripercussioni negative sul funzionamento del settore sanitario e sul diritto alla salute dei cittadini.
(2-00291) «Ciocchetti, Fabrizio Rossi, Vietri, Ciancitto, Rosso, Morgante, Lancellotta, Amich, Perissa, Pietrella, Milani, Caiata, Rotondi, Iaia, Maiorano, Maccari, Ciaburro, Caretta, Volpi, Roscani».

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il glucagone Baqsimi è l'unico farmaco salvavita che, in caso di ipoglicemia grave, consente di ristabilire il livello di zuccheri nel sangue del paziente con un semplice spruzzo nel naso, al posto di un'iniezione intramuscolare;

   tale formulazione, unita al fatto che il farmaco non deve essere conservato in frigorifero, può facilitarne significativamente la somministrazione, anche in contesti extra clinici, soprattutto quando i malati di diabete sono bambini o adolescenti;

   il Baqsimi è infatti un medicinale indicato per il trattamento dell'ipoglicemia severa negli adulti, negli adolescenti e nei bambini di età uguale o superiore a 4 anni con diabete mellito, il quale permette di garantire efficacia e sicurezza di intervento terapeutico in situazione di emergenza, nonché maggiore facilità di somministrazione per i minori da parte di genitori e insegnanti;

   disponibile in Italia dal 2020, quando l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha autorizzato la società Lilly Nederland BV all'immissione in commercio del medicinale «Baqsimi» (glucagone), nel 2021 la stessa Aifa, a seguito della valutazione della Commissione prezzi e rimborso, ha disposto la classe di rimborsabilità «A», permettendo ai pazienti diabetici l'accesso gratuito al farmaco;

   a partire dal 24 ottobre 2023 il glucagone Baqsimi è tornato in classe di rimborsabilità «C», al costo di 84,17 euro per confezione monodose, escludendo, in tal modo, la rimborsabilità del medicinale in questione;

   tale riclassificazione sembrerebbe essere una misura temporanea tenuto conto che il farmaco è stato venduto dalla predetta società Lilly Nederland BV alla Amphastar Pharmaceuticals Ine, la quale, al momento, non ha ancora una sede in Italia e quindi non può procedere alla rinegoziazione del prezzo con Aifa;

   questa transizione sta però generando allarme tra i pazienti che utilizzano il farmaco dal momento che lo stesso non è più considerato essenziale e interamente rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, ma diventa a totale carico del paziente;

   da recenti notizie si apprende che alcune regioni, come l'Emilia-Romagna e la Toscana, hanno deciso di farsi carico del costo del glucagone spray Baqsimi e di renderlo disponibile gratuitamente per i bambini e gli adolescenti con diabete di tipo 1 e per i pazienti adulti con diabete mellito;

   a parere dell'interrogante occorre continuare ad assicurare ai pazienti diabetici a rischio di grave ipoglicemia il pieno accesso a un farmaco che può contribuire, in termini di gestione della malattia, a migliorare sensibilmente la qualità della loro vita, garantendo efficacia e sicurezza dell'intervento terapeutico in emergenza e non può essere demandato alle singole Regioni la volontà o meno di garantire ai pazienti diabetici la gratuità dello spray Baqsimi perché ciò creerebbe una disparità di trattamento nell'accesso alle cure;

   a parere dell'interrogante occorre che Aifa rivaluti quanto prima la classificazione di questo medicinale salvavita in fascia «A», al fine di garantirne la gratuità ai pazienti a rischio di ipoglicemia riaffermando così il carattere pubblico e universalistico del nostro sistema sanitario nazionale –:

   per quali ragioni il farmaco spray glucagone Baqsimi, pur essendo considerato «salva-vita», è stato riclassificato dall'Aifa dalla fascia «A» alla fascia «C» e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché, in attesa che Amphastar Pharmaceuticals si doti della struttura necessaria e definisca strategicamente la propria presenza nel Paese, venga assicurato ai pazienti l'accesso gratuito al suddetto farmaco in tutto il territorio nazionale, garantendo così il diritto alla salute e all'accesso alle cure secondo i principi di equità, universalità e gratuità senza che si producano disparità di trattamento e penalizzazioni tra pazienti su base regionale.
(4-02006)