Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 novembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il recente attacco terroristico lanciato da Hamas verso Israele ha riacceso il conflitto tra i due popoli, con una lunga storia di ostilità e guerre;

    la crisi in atto, oltre ad essere probabilmente la più grave mai verificatasi in terra medio orientale, scaturisce da una situazione radicata e probabilmente sottovalutata dalla politica internazionale;

    il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a seguito dell'attacco descritto, ha dichiarato che non si tratta «solo di un'operazione, è proprio una guerra». Lo stesso ha dato l'ordine all'esercito di richiamare i riservisti e di rispondere alla guerra con un'ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora, dando il via all'operazione «Spade di ferro» sopra a Gaza con l'intento di colpire obiettivi militari di Hamas;

    la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica: il bilancio di vittime e feriti è in costante aumento, tra cui un numero significativo di bambini e civili. Bilancio destinato ad aumentare considerata la volatilità dello scenario attuale;

    secondo il report delle Nazioni Unite, dal 7 ottobre al 6 novembre 2023, in un mese di conflitto, nella Striscia di Gaza sono state un milione e mezzo le persone costrette ad abbandonare le proprie case. Si tratta del 62 per cento dell'intera popolazione della Striscia. Dai dati risultano morte 10.022 persone, di cui 2.550 erano donne, 4.104 bambini. Donne e minori rappresentano quindi il 67 per cento delle vittime complessive;

    2.350 persone, tra cui 1.300 bambini, risultano attualmente scomparse e potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie. I feriti segnalati sono 25.408. Nei bombardamenti hanno perso la vita almeno 192 operatori sanitari, 89 dipendenti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), 18 lavoratori della protezione civile in servizio e 47 giornalisti;

    oltre 40 mila le unità abitative distrutte a Gaza, quelle danneggiate sono invece oltre 222 mila, il 45 per cento dei palazzi è in macerie. Le scuole inagibili sono invece 267, oltre il 51 per cento del totale e, inoltre, 625 mila studenti sono senza alcuna possibilità di accesso alla formazione scolastica. Sono state poi attaccate 113 strutture sanitarie, 16 ospedali e 32 ambulanze;

    dall'elevatissimo numero di vittime nella Striscia di Gaza, segnatamente costituite da civili innocenti, e dalla tipologia di strutture attaccate è desumibile una grave violazione delle prescrizioni di diritto internazionale umanitario;

    lo scorso 10 ottobre 2023 sono state votate e approvate le risoluzioni presentate al termine delle comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele;

    in particolare, la risoluzione 6-00052 impegnava a promuovere ogni iniziativa volta alla tutela della popolazione, anche attraverso l'apertura di corridoi umanitari, considerata la drammatica situazione della popolazione civile di Gaza, dove vivono due milioni di palestinesi, tra cui circa novecentomila bambini;

    in Commissione affari esteri alla Camera è stata approvata la risoluzione 7-00160 presentata dal gruppo del M5S che ribadiva l'urgente necessità dell'apertura di corridoi umanitari, stante la drammatica situazione degli innocenti coinvolti e soprattutto i civili più vulnerabili;

    il 27 ottobre l'Assemblea Generale dell'Onu ha adottato una risoluzione avanzata dalla Giordania sul conflitto tra Israele e Hamas. La risoluzione è stata approvata con 120 voti a favore, 14 contrari e 45 astensioni tra cui quella dell'Italia;

    la citata risoluzione chiede una «tregua umanitaria immediata, durevole e sostenuta» nonché il rispetto del diritto umanitario internazionale, assicurando le forniture e servizi essenziali nella Striscia di Gaza. Si chiede inoltre la «liberazione immediata e incondizionata» di tutti i civili tenuti in ostaggio;

    la grave situazione descritta potrebbe non risolversi in tempi brevi, in quanto aumentano le possibilità di una crescente instabilità che potrebbe non essere circoscritta alla realtà locale ma diffusa su scala regionale ed internazionale;

    alla data di presentazione del presente atto di indirizzo è in corso una trattativa consistente in un temporaneo cessate il fuoco e nella liberazione di alcuni ostaggi;

    è dunque necessario intervenire urgentemente per porre fine a tale violenza, richiedendo alla comunità internazionale un atteggiamento più incisivo,

impegna il Governo:

1) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco», a garanzia dell'incolumità della popolazione civile di entrambe le parti;

2) ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale per consentire una permanente apertura di adeguati corridoi umanitari e l'ingresso di personale sanitario e umanitario nella Striscia di Gaza, anche al fine di consentire l'ingresso di aiuti umanitari e, al contempo, permettere l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;

3) a intraprendere, comunque, ogni utile iniziativa di carattere internazionale ed europea volta a promuovere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;

4) a sostenere iniziative volte alla protezione della popolazione civile palestinese, compresa la possibilità di una protezione ONU specifica per i residenti di Gaza;

5) ad attivarsi, in ogni sede, per la liberazione immediata e incondizionata di tutti i civili tenuti in ostaggio.
(1-00222) «Francesco Silvestri, Riccardo Ricciardi, Ascari, Baldino, Santillo, Cappelletti, Auriemma, Fenu».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI, BERRUTO, MALAVASI, FORATTINI, TONI RICCIARDI, CURTI, DE LUCA, SERRACCHIANI, BOLDRINI, BRAGA, ANDREA ROSSI, MARINO, PORTA, LAI, FORNARO, CASU, BONAFÈ, QUARTAPELLE PROCOPIO, TABACCI, GIRELLI, ROGGIANI, ASCANI, DI BIASE, GHIO e SIMIANI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le prime due relazioni al Parlamento, nella XVIII legislatura, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi riforme concordate entro i termini previsti;

   nell'ultimo anno, i dati positivi lasciati dai precedenti Governi risultano, ad avviso degli interroganti, dilapidati, a causa delle incertezze dell'Esecutivo in carica e dei vaghi annunci circa l'«impossibilità» di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, «spostamenti» di opere sulle altre fonti di finanziamento e «smantellamenti», cui non è seguito nessun atto concreto;

   in sede di valutazione della proposta di revisione del PNRR del 24 novembre 2023, la Commissione UE ha approvato una modifica del target finale degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, sia riducendo il numero da 264.480 a 150.480 che operando un taglio di 900 milioni destinati all'avvio della gestione del servizio di prima infanzia;

   la misura relativa agli asili, come riportato, anche dall'ultima relazione del Governo sul PNRR, ha scontato una difficile fase di avvio legata alle criticità gestionali e amministrative che hanno messo in crisi la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati già per fine giugno;

   il mancato raggiungimento di tale obiettivo, insieme all'ultima revisione della Commissione UE, sono un campanello d'allarme di assoluta priorità per il nostro Paese, dove l'offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell'Unione europea, se si considera che in Italia solo il 13,7 per cento dei bambini nella fascia 0-2 anni frequenta un servizio per la prima infanzia;

   a parere degli interroganti, in totale miopia il Governo, di fronte a tale quadro, dichiara che «non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato» e assicura che «continuerà a investire in asili nido con un primo Piano asili da circa 530 milioni finanziato con le risorse già previste nel cosiddetto "decreto-legge Caivano" e che sarà adottato un secondo Piano asili, anche grazie alla possibilità di utilizzare i circa 900 milioni di euro di risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica»;

   gli ultimi dati Istat, emersi dall'audizione presso le Commissioni congiunte bilancio e politiche dell'Unione europea, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, riportano un incremento dei prezzi delle costruzioni dal 2021 ad oggi solo del 12 per cento a differenza del 50 per cento dichiarato dal Governo a giustificazione dei ritardi;

   secondo le stime pubblicate sul quotidiano la Repubblica tali risorse consentiranno di creare circa 20 mila nuovi posti, un quinto di quelli persi a causa della rimodulazione;

   il non raggiungimento degli obiettivi sta impoverendo il carattere sociale del piano, allontanando il nostro Paese dalla possibilità di colmare il divario territoriale, penalizzando ulteriormente i comuni del Mezzogiorno;

   come rilevato dalla stessa Corte dei conti nella relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR nel primo semestre 2023, recentemente pubblicata, occorre urgentemente rimuovere fattori di incertezza, sia per le iniziative che a seguito della revisione resteranno nell'ambito del PNRR, sia per quelle che ne saranno espunte, al fine di consentire a soggetti responsabili e attuatori gli opportuni adattamenti;

   la povertà educativa si manifesta già nella prima infanzia: per un bambino che cresce in un contesto socio-economico svantaggiato, anche un solo anno di frequenza in un asilo nido di qualità contribuisce a ridurre in modo sostanziale i divari educativi con gli altri bambini –:

   in considerazione dell'ultima revisione della Commissione UE e dei mancati obbiettivi, quali siano, allo stato attuale i progetti tagliati, anche a livello territoriale e, altresì, al fine di raggiungere l'obiettivo europeo della copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, quali iniziative intenda avviare – anche in relazione ai nuovi fondi da assegnare – in modo da rispettare un criterio realmente perequativo tra territori e fornire certezze in merito agli obiettivi da raggiungere, anche ai fini delle prossime scadenze, e in particolare nei confronti dei comuni per i progetti finanziati dal PNRR.
(3-00833)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ILARIA FONTANA e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'impianto di depurazione delle acque reflue situato nel territorio del comune di Offida (AP), frazione Santa Maria Goretti, gestito dalla società Picena Depur s.c.a.r.l., è stato oggetto di indagini circa un potenziale inquinamento del torrente Tesino, corpo idrico recettore dell'impianto;

   nel 2021 la procura della Repubblica presso il tribunale di Ascoli Piceno ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di varie figure all'interno della società che gestisce l'impianto per responsabilità nella compromissione delle acque del torrente Tesino;

   un peggioramento delle acque superficiali a valle dello scarico è stato infatti riscontrato da analisi effettuate da Arpa Marche tra il 2020 e il 2021 per BOD, cloruri, azoto ammoniacale, SST, oli e grassi vegetali, mentre il superamento dei valori è stato riscontrato per BOD, COD ed escherichia coli quantificando il peggioramento da ambiente alterato ad ambiente fortemente degradato;

   i campioni delle acque prelevate da Arpa Marche hanno evidenziato superamenti per i reflui in ingresso relativamente al parametro COD tra 2 e le 3 volte rispetto ai limiti previsti per lo scarico dei reflui in fognatura e valori ancor più elevati per oli e grassi che risultavano essere anche 20 volte superiori a tali limiti. Allo scarico dell'impianto i limiti venivano superati per BOD, COD, SST, fosforo totale e azoto totale, mentre per escherichia coli i valori in uscita risultavano essere rispettivamente di 20.000 unità formanti colonia per 100 millilitri (u.f.c./100 ml) e 500.000 u.f.c./100 millilitri in campioni prelevati il 18 e il 19 gennaio 2021, a fronte di un limite per consentito di 5.000 u.f.c./100 millilitri;

   sempre da controlli effettuati da Arpa Marche, diverse inefficienze sono state riscontrate a livello di gestione del depuratore accertando che la piena funzionalità dello stesso sarebbe risultata compromessa da almeno due anni;

   dai riscontri effettuati con ispezioni e indagini analitiche sulla qualità delle acque, è risultato quindi che l'inefficienza di depurazione dell'impianto di Offida fosse causato da carenze a livello di gestione dell'impianto, carenze strutturali dell'impianto stesso e da ingresso in impianto di reflui aventi un carico inquinante ben oltre i limiti consentiti per lo scarico in fognatura;

   nel novembre 2021, a fronte del ripetersi di episodi di scarichi anomali nelle acque superficiali del torrente Tesino, l'interrogante in qualità di Sottosegretario di Stato al Ministero della transizione ecologica incaricò il Reparto ambientale marino (R.A.M.) del Corpo delle capitanerie di porto di svolgere opportune verifiche sul depuratore in oggetto;

   nel novembre 2022 è stato predisposto un cronoprogramma di interventi da apportare all'impianto di depurazione in oggetto;

   con decreto ministeriale n. 262 del 9 agosto 2023 è stata approvata la graduatoria definitiva, relativa al bando relativo a fognatura e depurazione, delle proposte progettuali ammissibili a finanziamento nell'ambito delle risorse relative all'investimento 4.4 «Investimenti in fognatura e depurazione», missione 2, componente 4 del PNRR;

   per il depuratore in oggetto il citato decreto ministeriale n. 262 del 2023 ha stanziato 2,1 milioni di euro per la «messa a norma rispetto ai requisiti della direttiva 91/271/CEE in agglomerati non oggetto di contenzioso comunitario»;

   l'attuazione degli interventi dovrà essere disciplinata da uno o più accordi di programma con i soggetti attuatori degli interventi di cui al citato decreto ministeriale n. 262 del 2023 –:

   se sia stato definito un accordo di programma per l'intervento finanziato dal decreto ministeriale n. 262 del 2023 per il depuratore in oggetto e quali tempistiche ed obiettivi intermedi siano stati definiti all'interno dell'accordo stesso.
(5-01684)

Interrogazione a risposta scritta:


   LA SALANDRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sul tema della produzione di energia da fonte eolica la provincia di Foggia conserverebbe il primato con il 17,4 per cento della potenza eolica installata, e tanto secondo alcuni rilevamenti Arpa Puglia del 2016. Tra il settembre 2022 e l'ottobre 2023, nella provincia di Foggia risulterebbero autorizzati nuovi parchi eolici, tutti on-shore, e tutti insistenti sull'area dei cosiddetti Monti Dauni;

   le politiche dell'Unione europea in materia di fonti di energia derivante da fonti rinnovabili hanno l'obiettivo del raggiungimento del 50 per cento di tutta l'energia utilizzata entro il 2050, ad oggi v'è all'evidenza che la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta nella misura del 46 per cento da fonti non rinnovabili, e solo per il 37 per cento da fonti rinnovabili (linkiesta.it, 4 luglio 2002 – L'aria che (non) tira di Chiara Beretta);

   è emerso che a fronte delle nuove autorizzazioni alla realizzazione di parchi eolici gravanti pesantemente sulla geografia del territorio (FoggiaToday.it 25 settembre 2022 – «sei nuove centrali eoliche nel Foggiano»), si è affiancato il sostanziale azzeramento del cosiddetto canone unico patrimoniale, e così delle entrate degli enti locali originariamente assicurate dalle concessioni di occupazione del sottosuolo, quali quelle affidate alle società operanti nel settore. In sintesi, mentre alle società operanti nel settore si è consentita una sostanziale proliferazione nella realizzazione dei parchi eolici, per gli enti locali nei cui territori insistono i predetti parchi si determina un minus quanto alle entrate degli stessi, posto che il regime agevolativo forfettario di cui beneficiano le società dell'eolico in realtà dovrebbe applicarsi esclusivamente a quelle aventi un rapporto diretto con le utenze dei consumatori finali;

   è di questi giorni la notizia della realizzazione, nell'area interessante i comuni di Carlantino, Casalvecchio di Puglia, Casalnuovo Monterotaro e Celenza Valfortore, di un nuovo parco eolico con diciassette aerogeneratori, così incidendo nelle determinazioni dei comuni interessati quanto alle strategie di sviluppo del territorio di competenza (Rainews.it, Tgr PugliaNo al parco eolico), che si vedrebbe essenzialmente occupato dalle opere di connessione alla Rtn, nonché «occupato» in termini aeropaesaggistici con misure compensative assolutamente inique, anche a fronte delle effettive necessità dei comuni, con l'ulteriore vantaggio per le società operanti nel settore di godere del predetto regime agevolativo forfettario;

   l'Upi, sul tema e sulla materia, già ebbe ad evidenziare l'opportunità di eliminare il regime agevolativo forfettario applicato per le occupazioni permanenti di suolo pubblico effettuate per l'erogazione di pubblici servizi e per l'esercizio di attività strumentali ai servizi medesimi. In specie, occorre infatti evidenziare che l'estensione in via interpretativa della platea dei beneficiari del regime forfettario agli imprenditori economici, già in precedenza legittimamente assoggettati al canone ordinario in regime di Cosap, porta a significarvi squilibri di bilancio per gli enti locali che, al contempo si vedono occupati nei loro paesaggi con, come detto, inique misure compensative –:

   nella piena e matura consapevolezza dell'importanza degli approvvigionamenti energetici da fonti rinnovabili, per quanto di competenza, di quali specifici elementi si disponga in ordine al parco eolico insistente sul territorio della provincia di Foggia, ed ai relativi procedimenti autorizzativi, in particolare nell'area dei comuni di Carlantino, Casalvecchio di Puglia, Casalnuovo Monterotaro e Celenza Valfortore, gestito dalla società rinnovabili sud due Srl, nonché quali siano le intenzioni del Governo quanto alla disciplina del cosiddetto canone unico patrimoniale (Cup) di cui all'articolo 1, comma 831 della legge n. 160 del 2019.
(4-01964)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei procedimenti di collocamento extra-familiare del minore, disciplinati dalla legge 4 maggio 1983, n. 184, particolare delicatezza assumono quelli connessi a procedimenti di tipo adottivo;

   in particolare la normativa distingue l'ipotesi dell'affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, di cui al titolo I-bis della legge n. 184 del 1983, dall'ipotesi dell'affidamento preadottivo conseguente alla definitiva dichiarazione dello stato di adottabilità del minore, di cui agli articoli 22 e seguenti della medesima legge; in tal caso, come disposto dall'articolo 11 della medesima legge una volta intervenuta la dichiarazione di adottabilità e l'affidamento preadottivo, il minore non può essere tardivamente riconosciuto e restano sospesi – estinguendosi una volta intervenuta la sentenza di adozione definitiva – eventuali giudizi per la per la dichiarazione giudiziale di paternità o maternità;

   accanto a tali istituti, la giurisprudenza ne ha identificato un terzo – il cosiddetto affido a rischio giuridico – conseguente all'adozione da parte del giudice dei provvedimenti di cui all'articolo 10, comma 3, della legge, a mente del quale il tribunale può disporre in ogni momento e fino all'affidamento preadottivo «ogni opportuno provvedimento provvisorio nell'interesse del minore», ivi compreso «il collocamento temporaneo presso una famiglia»; il cosiddetto affido a rischio giuridico può convivere con procedimenti di adottabilità ancora in corso, ovvero con dichiarazioni di adottabilità ancora non definitive;

   il riconoscimento e la tutela della peculiare posizione della famiglia affidataria e dell'interesse del minore alla tutela della continuità affettiva rispetto alla stessa sono stati assicurati dalla legge 19 ottobre 2015, n. 173;

   la giurisprudenza ha recentemente esteso la tutela della posizione della famiglia affidataria, specie in relazione al suo necessario coinvolgimento nei procedimenti giurisdizionali volti all'accertamento dell'interesse del minore e all'adozione dei provvedimenti conseguenti, anche all'ipotesi del cosiddetto affido a rischio giuridico, come ad esempio nel caso di cui all'ordinanza della prima sezione civile della Suprema Corte di cassazione n. 36092 del 9 dicembre 2022 e la Corte costituzionale – con la sentenza n. 183/2023 – è intervenuta a temperare la rigidità della previsione relativa alla rescissione di ogni legame con la famiglia di origine, consentendo – sempre e soltanto ove ciò corrisponda all'interesse del minore, a seguito di una valutazione in concreto da parte del giudice – il mantenimento di una «relazione socio-affettiva» con taluni componenti della famiglia di origine e segnatamente «con chi in passato ha intessuto con il minore relazioni positive, che hanno rappresentato un punto di riferimento affettivo nel suo processo di crescita e che appartengono alla sua memoria»;

   la cronaca giudiziaria riporta con frequenza notizie relative a casi specifici, nei quali la valutazione dell'interesse del minore è al centro di conflitti talora molto aspri come risulta, ad esempio, dalla vicenda relativa all'affidamento preadottivo del piccolo D. a seguito del suo abbandono da parte della famiglia biologica, avvenuto con modalità tali da comprometterne l'integrità fisica e mettendone a repentaglio la stessa sopravvivenza, recentemente portata alla luce dalla stampa locale siciliana e da quella nazionale;

   in tali casi – proprio in relazione al contesto conflittuale – i provvedimenti giudiziari non dovrebbero essere caratterizzati da rigidità eccessive e dovrebbero muovere dalla valutazione in concreto del superiore interesse del minore, oltre che da una valutazione che tenga conto dei diversi contesti familiari, ovvero un ambiente «disfunzionale» della famiglia di origine biologica in cui si può trovare a vivere il minore in caso di allontanamento dalla famiglia affidataria, capace, invece, di fornire le cure e l'assistenza necessarie per una crescita sana del medesimo;

   appare pertanto necessario e urgente valutare lo stato di applicazione delle disposizioni richiamate, con particolare riferimento al rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 11 e 22 della legge n. 184 del 1983 e, correlativamente, il grado di effettività della tutela del superiore interesse del minore nei procedimenti relativi a fattispecie in cui ancora persista una concorrenza di posizioni tra la famiglia collocataria o affidataria e la famiglia di origine, in generale, e con specifico riferimento al fatto sopra riportato che a parere degli interpellanti non sembra assicurare la stabilità e la continuità delle relazioni affettive del minore e quindi il preminente interesse –:

   se il Ministro interpellato non ritenga, nel rispetto dell'azione della magistratura, opportuno valutare la sussistenza di presupposti per l'avvio di iniziative ispettive in relazione al caso specifico e ad elementi che possano rilevare un eventuale mancato rispetto dell'interesse preminente dei minore, e se non ritenga opportuna la costituzione di un osservatorio sullo stato di attuazione della disciplina dei procedimenti di collocamento extra-familiare del minore, in relazione al grado di effettività della tutela del superiore interesse del minore assicurato in tale sede, nonché se non ritenga di valutare, all'esito dei lavori del predetto osservatorio, l'opportunità di avviare – in costante sinergia con il Parlamento – iniziative normative volte a implementare e integrare il quadro normativo al fine di garantire la migliore e costante tutela del superiore interesse del minore in armonia con il quadro costituzionale e la giurisprudenza delle Supreme Corti interne e sovranazionali.
(2-00285) «Madia, Serracchiani, Gianassi, Di Biase».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il problema dei tempi dei processi risulta collegato in modo determinante alla scopertura di organico di personale amministrativo e di magistratura;

   nelle leggi di bilancio passate, quando alla guida del Ministero di giustizia vi era il Movimento 5 Stelle con Alfonso Bonafede, il finanziamento di personale amministrativo per i tribunali, fuori da quello del PNRR, è stato di oltre 16.000 unità, un piano che non si era mai visto negli ultimi 30 anni;

   non risultano, alla data odierna, investimenti del Governo in materia di assunzioni straordinarie nel campo del personale amministrativo per i tribunali, nonostante le feroci critiche passate; il divario tra i due Governi risulta impietoso;

   nonostante si stiano portando avanti con assunzioni i precedenti finanziamenti nel mondo della giustizia, sarebbe necessario procedere a nuovi investimenti perché le scoperture e le necessità sono ancora troppo alte;

   all'appello mancano ufficiali giudiziari, assistenti tecnici, assistenti alla vigilanza di locali e automezzi, assistenti linguistici, direttori, assistenti giudiziari, operatori ed in particolare carente è la figura dei cancellieri –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per sopperire ai vuoti di organico del personale della giustizia e perché non si siano ancora attivati per nuovi investimenti straordinari in tale settore.
(5-01682)

Interrogazione a risposta scritta:


   POZZOLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, le principali agenzie di stampa e i principali giornali nazionali hanno dato notizia che, il 30 ottobre 2023, sono stati iscritti nel registro degli indagati l'ex Ministro della salute Roberto Speranza e l'ex direttore dell'Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini;

   i due sarebbero indagati dalla Procura di Roma per reati gravissimi che vanno dalla somministrazione di medicinali guasti, alla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, a false dichiarazioni, falso ideologico e omicidio nell'ambito delle decisioni assunte per far fronte alla pandemia da COVID-19;

   l'indagine muove dalla denuncia presentata da alcuni sindacati di polizia e Guardia di finanza e dal comitato Ascoltami, che raduna le persone che si ritengono danneggiate dal vaccino anti-Covid;

   il conduttore della trasmissione televisiva Fuori dal Coro, Mario Giordano, ha mostrato al pubblico l'avviso di garanzia ricevuto dai due indagati, oltre ad alcuni importanti documenti posti alla base della denuncia;

   la posizione di Roberto Speranza è stata trasmessa al tribunale dei ministri, competente per i reati ministeriali; da questo momento nascono numerosi dubbi in merito a presunte irregolarità e fughe di notizie; in una dichiarazione rilasciata all'Ansa dal legale di Roberto Speranza, avvocato Danilo Leva, si legge che «gli atti sono stati inoltrati al competente tribunale dei ministri con contestuale richiesta di archiviazione»;

   questa comunicazione appare alquanto irrituale in quanto ai legali delle parti offese è stata notificata, il 3 novembre 2023, l'apertura delle indagini ma mai hanno ricevuto comunicazione della richiesta di archiviazione;

   inoltre, il quotidiano La Verità riporta che le parti offese hanno più volte chiesto l'accesso agli atti trasmessi al tribunale dei ministri per presentare le proprie memorie ma ancora non hanno ricevuta alcuna autorizzazione;

   giova ricordare che ai sensi della disciplina processuale generalmente applicabile dal codice di procedura penale, una richiesta di archiviazione deve essere comunicata alle parti offese affinché queste possano esercitare il loro costituzionale diritto alla difesa, opponendosi all'archiviazione;

   appare legittimo chiedersi come abbia fatto l'avvocato di Roberto Speranza a sapere della richiesta di archiviazione formulata dalla procura di Roma e come, al contempo, le altre parti processuali non ne siano a conoscenza;

   neanche per Nicola Magrini si hanno notizie di una richiesta di archiviazione;

   la situazione, ad avviso dell'interrogante, sembra assumere i contorni di una fuga di notizie –:

   se sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per contribuire a fare luce sulla presunta fuga di notizie.
(4-01966)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il prossimo 30 novembre 2023 potrebbe essere l'ultimo giorno di speranza per i «bambini farfalla», i piccoli pazienti affetti da quella malattia rara e devastante che è l'epidermolisi bollosa, una malattia genetica gravissima: chi ne è affetto perde letteralmente la pelle, andando incontro a sofferenze atroci e morte;

   tra pochi giorni c'è il rischio, abbastanza concreto, che venga chiusa «Holostem», azienda biomedicale di Modena che produce, unica al mondo, terapie con cellule staminali per cure contro le malattie rare;

   nel 2015 un team di scienziati italiani, guidato da Michele De Luca e Graziella Pellegrini, dopo molti anni di studio e lavoro, ha trovato una cura dimostrando a tutto il mondo scientifico di aver curato il primo paziente, dell'età di 7 anni. È nata così, a Modena, la «Holostem», una perla della ricerca mondiale, tutta made in Italy. A Modena, si stanno conducendo studi clinici internazionali che potrebbero salvare la vita a molti altri «bambini farfalla» che, se la «Holostem» chiudesse, non avrebbero più speranza perché non c'è un altro posto in Europa in grado di curarli;

   tra pochi giorni la «Holostem» potrebbe effettivamente chiudere, sembrerebbe, per un improvviso dietrofront del Ministero delle imprese e del made in Italy, che avrebbe bloccato l'acquisizione di «Holostem» da parte di «Enea Tech Biomedical», per rilevate criticità nell'impostazione del progetto di acquisizione, senza la quale la «Holostem» non potrà che andare in liquidazione, una decisione che produrrebbe il licenziamento dei ricercatori di Modena, la perdita di competenze uniche in Europa, e la fine di un'attività imprenditoriale tutta italiana e di cure mediche insostituibili;

   il laboratorio rappresenta davvero l'ultima speranza per trovare una cura per molti bambini che soffrono di epidermolisi;

   non è in gioco soltanto la vita e la dignità di un bambino affetto da una malattia gravissima, ma della continuità della ricerca scientifica nella quale l'Italia è in prima fila proprio grazie all'Holosteam, in un settore chiave; su questo caso il Governo non può attuare ulteriori pratiche dilatorie visto che da più di un anno ha sul tavolo la pratica senza aver prodotto nulla di concreto –:

   se i Ministri interrogati non ritengano urgentissimo e improrogabile adottare le iniziative di competenza affinché sia portata a termine l'acquisizione di Holostem da parte della fondazione Enea Tech Biomedical, una realtà a controllo pubblico, tenuto conto del termine del 30 novembre 2023, per dare continuità alle attività del centro Holostem nella ricerca sulle terapie salvavita, e per curare chi soffre di una grave patologia.
(4-01962)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   secondo fonti di stampa, tuttavia confermate dall'interessato, il Ministro Salvini avrebbe incontrato ben prima dell'approvazione del decreto relativo al pronte sullo Stretto e addirittura prima della stessa costituzione bel nuovo Governo, l'ex Ministro Lunardi, che nel secondo Governo Berlusconi promosse la gara vinta dal consorzio Eurolink, e il titolare dell'impresa Salini principale azionista dell'attuale Webild, il gruppo che raccoglie il 40 per cento della società «Stretto di Messina» spa;

   la procedura scelta dal Governo è stata quella di riaffidare proprio alla società in questione la realizzazione dell'opera anche al fine di sanare i contenziosi generati dalla fallimentare gestione e dalle avventurose decisioni del Governo nel 2005;

   scelta che l'opposizione ha duramente criticato; così come ha duramente criticato le scelte di un'opera che non ha una solida base di approfondimento tecnico e scientifico, come imporrebbe la necessità di realizzarla in piena sicurezza; così come ha criticato la stima dei costi effettuata dal Governo, e pari a 13-15 miliardi, giudicata largamente approssimativa ed esposta al rischio di amplissime modifiche verso l'alto e senza certa copertura finanziaria;

   la riesumata «Società Stretto di Messina», in deroga ad ogni regolamento e legge di merito, assegna indennità di oltre 240 mila euro per amministratori e dirigenti, assumendo, ad avviso degli interpellanti il profilo di un vero e proprio stipendificio;

   si tratta di un'opera gigantesca, che non ha visto gli interpellanti mai contrari per principio, ma sempre attenti al rispetto massimo delle procedure e delle scelte tecniche in funzione della sicurezza, della trasparenza e della valutazione dei costi reali;

   la notizia, confermata dal Ministro Salvini, configura a giudizio degli interpellanti un atto grave di sudditanza ai gruppi imprenditoriali del vecchio consorzio impegnati in un contenzioso con lo Stato per il naufragio del vecchio appalto, del valore di 8 miliardi, causato proprio dal fatto che la vecchia società era sostanzialmente diventata una macchina mangia soldi che non riusciva ad arrivare ad un punto certo di conclusione e di indirizzo sulle scelte tecniche da adottare;

   si profila un problema di trasparenza e di rigore;

   lo Stato e il Governo non possono essere esecutori dei giganteschi interessi privati che da un ventennio ruotano intorno ad un'opera pubblica dai contorni ancora incerti;

   l'indipendenza e l'autorità dello Stato e del Governo sono sacri e sono la tutela degli interessi dei cittadini, tutela su cui questa notizia getta un'ombra inquietante –:

   quando e come si siano svolti i suddetti colloqui con i promotori imprenditoriale e se essi abbiano riguardato scelte tecniche e aspetti finanziari codificati successivamente nel c.d. «decreto ponte sullo Stretto».
(2-00284) «Morassut, Barbagallo, Casu, Ghio, Bakkali».

Interrogazioni a risposta orale:


   FRANCESCO SILVESTRI, MORFINO, CANTONE, SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, IARIA, L'ABBATE, SANTILLO, TRAVERSI e FEDE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato nella puntata del 26 novembre 2023 della trasmissione Report, l'ex Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Pietro Lunardi, avrebbe partecipato informalmente alle prime riunioni sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina, subito dopo l'insediamento dell'attuale Governo;

   l'ex Ministro Lunardi avrebbe altresì suggerito, ancor prima della formazione del Governo, il nome di Pietro Ciucci per l'incarico di amministratore delegato della nuova «Stretto di Messina s.p.a.»;

   la conferma del ruolo di Lunardi nella riesumazione del progetto di realizzare il collegamento stradale e ferroviario tra Sicilia e Calabria sarebbe data dall'incontro tra Lunardi e il professor Alberto Prestininzi, coordinatore del comitato tecnico-scientifico per la costruzione del ponte sullo stretto, prima smentito dallo stesso Lunardi e successivamente confermato con la motivazione di un presunto «passaggio di testimone» con l'attuale Ministro;

   in ogni caso Lunardi avrebbe smentito ogni possibile condizionamento da parte sua sulle scelte operate dal Ministro Salvini in merito al progetto del ponte sullo stretto e alla governance degli organismi di riferimento;

   nella stessa puntata sarebbero emersi significativi collegamenti tra l'ingegner Giovanni Mollica, ingegnere lobbista ed ex consulente del consorzio Eurolink, e Armando Siri, ex sottosegretario del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed attuale consigliere del Ministro Salvini per le politiche economiche;

   le richieste di chiarimento ad Armando Siri da parte dei giornalisti di Report sono rimaste senza risposta –:

   se il Ministro interrogato intenda spiegare con la massima trasparenza quale ruolo effettivo abbia svolto l'ex Ministro Lunardi rispetto alle vicende descritte in premessa;

   quale sia il collegamento tra l'ingegner Mollica e il consigliere Siri e se non ritenga singolare che un consigliere del Ministro interrogato si rifiuti di dare spiegazioni alla stampa su questioni che riguardano la correttezza dello svolgimento del suo incarico;

   per quale motivo il portale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non sembra fornire informazioni adeguate ed aggiornate in merito ai consulenti e collaboratori del Ministro;

   quali aggiornamenti di carattere tecnico siano stati apportati al progetto, tenendo conto che la sua elaborazione risale a ben 12 anni fa.
(3-00834)


   DE PALMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel tardo pomeriggio del 27 novembre 2023 sulla strada statale n. 100 «Di Gioia del Colle», all'altezza della galleria fra Massafra e Mottola (Taranto) un incidente automobilistico tra due auto ha fatto perdere la vita a 4 persone, tra cui 3 militari. Si registrano anche tre feriti in condizioni critiche. Lo scontro frontale è avvenuto su un tratto rettilineo e in condizioni ambientali non problematiche;

   i militari che hanno perso la vita sono Cosimo Aloia, Alberto Battafarano e Domenico Ruggiero, effettivi del 7° Reggimento Bersaglieri di Altamura (Bari). Generale il cordoglio delle F.F.A.A. e delle Istituzioni. Il personale dell'Esercito sta fornendo supporto logistico e psicologico alle famiglie dei militari;

   si ripropone il problema della pericolosità della strada statale n. 100, un'arteria fondamentale che collega Bari con Taranto. La mancanza di uno spartitraffico centrale, oltre che il mancato allargamento dell'arteria stradale, comporta che una semplice distrazione possa trasformarsi in tragedia;

   poche ore dopo, a pochi chilometri dal luogo del precedente sinistro, un altro incidente ha coinvolto un tir e un furgone, per fortuna senza vittime. In una riunione presso la prefettura di Taranto è stata constatata l'elevata incidentalità di alcuni tratti della statale n. 100;

   possibili interventi da realizzare nel breve periodo, allo scopo di mitigare tale fenomeno, possono consistere nel rifacimento della segnaletica, nella realizzazione di rotatorie in corrispondenza di incroci potenzialmente pericolosi e nell'installazione di nuovi dispositivi per la rilevazione a distanza di velocità;

   in definitiva gli interventi dovranno consistere nell'installazione di uno spartitraffico centrale e nel miglioramento delle carreggiate di tutta la tratta stradale, da considerarsi ormai di concezione costruttiva e di dotazione di sicurezza ormai superate;

   l'obiettivo prioritario è quello di definire azioni concrete e, nel più breve tempo possibile, avviare i lavori utili a mettere fine al susseguirsi di queste tragedie e a dare maggiore sicurezza agli automobilisti che ogni giorno percorrono la statale n. 100 –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per mitigare l'elevata incidentalità dalla strada statale n. 100 «Di Gioia del Colle», eventualmente nominando un commissario straordinario per velocizzare l'esecuzione delle opere e se non ritenga opportuno, nelle more del completamento delle opere di messa in sicurezza della strada, adottare le iniziative di competenza volte a valutare la riduzione dei costi autostradali della Taranto-Bari, per favorirne l'utilizzo da parte degli utenti.
(3-00835)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende numerosi insegnanti risultati idonei al concorso ordinario docenti indetto nel 2020 per le scuole dell'infanzia, primarie e secondarie, sono ancora in attesa dell'immissione in ruolo;

   per molti di questi docenti, già precari da anni, l'assunzione a ruolo significa poter accedere ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato, ponendo fine a lunghi periodi di precariato;

   da quanto risulta, per alcune classi di concorso, le prove previste dal concorso ordinario 2020 non si sono ancora concluse, mentre per moltissime altre e per i docenti ed aspiranti tali, che si sono abilitati regolarmente, sono state stilate le relative graduatorie di merito (GM) per le quali è stato garantito lo scorrimento delle stesse fino ad esaurimento;

   oltre ai vincitori, solo una piccola percentuale degli idonei nelle graduatorie di merito (GM) ha avuto ad oggi l'occasione di accettare la nomina a ruolo per l'anno scolastico 2023-2024 attualmente in corso, mentre altri sono ancora in attesa di concludere la procedura concorsuale;

   a breve è attesa l'emanazione del bando per il primo «concorso PNRR» e sarebbe un errore se i vincitori di tale concorso avessero la precedenza nelle immissioni a ruolo rispetto ai docenti presenti nelle graduatorie di merito del concorso ordinario del 2020 o rispetto a quelli che non hanno ancora concluso le prove;

   a parere dell'interrogante occorre prima garantire a tutte e tutti i candidati del concorso ordinario 2020 di poter terminare celermente le prove concorsuali e poi, a tutti i docenti risultati vincitori e/o idonei, di poter aspirare a ricoprire le cattedre che si dovessero rendere disponibili in futuro;

   continuando ad utilizzare le graduatorie di merito ad esaurimento nella loro massima capienza, sarà possibile garantire l'assunzione in tempi accettabili a docenti idonei che sono in attesa del ruolo quanto meno dal 2020, anno di pubblicazione del bando di concorso, se non da prima, vista la grande quantità di precari storici presenti nelle graduatorie –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda assumere per garantire una rapida conclusione delle prove concorsuali del concorso ordinario 2020 laddove siano ancora in corso di svolgimento e lo scorrimento delle graduatorie di merito del medesimo concorso fino ad esaurimento delle stesse.
(4-01963)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la nota n. 15471 dei 14 novembre 2023 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha chiarito alcuni aspetti relativi alla partecipazione degli ex percettori del reddito di cittadinanza (Rdc) ai progetti utili alla collettività (Puc);

   in particolare, gli interventi della quota servizi 2018-2020 e 2021-2023 del fondo povertà riguardano i percettori del sussidio economico che, fino al 31 dicembre, si trovano in carico ai servizi sociali e/o ai centri per l'impiego. Secondo quanto previsto dal cosiddetto «decreto-lavoro» (decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85), all'articolo 6 comma 9, tali quote sono destinate al potenziamento degli interventi in favore dei beneficiari dei nuovo assegno di inclusione (AdI) e alle famiglie in simili condizioni di disagio economico a partire dalla data di istituzione del sostegno (previsione che trova applicazione solo dal 1° gennaio 2024, data da cui sarà operativo l'AdI);

   circa i beneficiari del Rdc che si sono visti sospendere il sussidio per via del superamento del limite di 7 mensilità, a fronte del «consolidato orientamento secondo cui la durata del progetto personalizzato può eccedere la durata del beneficio economico», si precisa che è ammessa la prosecuzione degli interventi di inclusione sociale, se già previsti oppure se rappresentano una continuazione del patto di inclusione sociale già stipulato (in questi casi la spesa che ne deriva sarà a carico della quota servizi);

   con riferimento ai Puc, in attesa della disciplina che dovrà essere definita dal decreto previsto dall'articolo 6, comma 5-bis, del citato «decreto-lavoro», le risorse del fondo povertà possono finanziare i progetti a titolarità dei comuni previsti nell'ambito dei patti per l'inclusione sociale, nei patti per il lavoro e quelli ai quali parteciperanno le persone a cui è stato sospeso il Rdc nel 2023 e che, volontariamente, intendono svolgere i Puc per massimo 6 mesi, nonché i beneficiari del supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), che richiedono di partecipare su base volontaria ai Puc, nelle more della definizione del decreto citato. Per quanto riguarda quest'ultima categoria, la spesa è ammissibile dal 1° settembre 2023, data di partenza del Sfl –:

   quale sia ad oggi la situazione di effettiva attivazione dei Puc rispetto agli ex percettori di Rdc e nuovi beneficiari di Sfl e come conseguentemente preveda di assicurare, operativamente e finanziariamente, la continuità dei percorsi personalizzati di partecipazione a progetti utili alla collettività.
(5-01678)


   D'ALESSIO e BENZONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio 1998 Poste italiane è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni, denominata Poste italiane spa. A seguito di questa conversione i dipendenti delle Poste italiane sono transitati da un regime di natura pubblica a un regime di natura privata, senza soluzione di continuità, arrecando un evidente e grave danno economico a coloro che sono stati assunti prima del febbraio del 1998;

   l'articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, ai fini di provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturate fino alla data del 28 febbraio 1998, stabilisce quanto segue: «A decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente Poste Italiane in società per azioni (...) al personale dipendente della società medesima spettano (...) il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»; ovvero si stabilisce che la prestazione debba essere calcolata sulla base dei valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998, congelando di fatto l'indennità di buonuscita dei dipendenti postali;

   il trattamento del sopracitato articolo è stato riservato esclusivamente ai dipendenti di Poste italiane, al contrario di casi analoghi di altri dipendenti transitati dal regime «pubblico» a quello «privato» come, ad esempio, i dipendenti di Ferrovie dello Stato spa;

   i dati della gestione commissariale del fondo buonuscita per i lavoratori di Poste Italiane riportano quanto segue: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.281.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso del prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro –:

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, che consentano ai lavoratori di Poste italiane spa, sia a quelli cessati sia a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati.
(5-01679)


   SCOTTO, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   «Make Amazon Pay» a stata la parola d'ordine che ha animato, il 24 novembre 2023, la mobilitazione a livello globale, che ha coinvolto i magazzini di trenta Paesi del mondo;

   uno sciopero che ha visto la partecipazione anche dei lavoratori degli impianti di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, e i dipendenti di Amazon Fresh a Milano, con una piattaforma che vede al centro la protesta per una proposta di incrementi di retribuzione inaccettabili, a fronte dell'andamento economico di Amazon da record, l'assenza di forme di welfare e il mancato aumento dell'importo del buono pasto, la mancanza di attenzione alle problematiche di salute e sicurezza e il continuo ricorso a contestazioni disciplinari per futili motivi;

   Amazon aveva proposto un aumento salariale del tre per cento lordo, pari a circa 45 euro lordi al mese, ai 18 mila dipendenti dei 54 depositi italiani. A Castel San Giovanni però, a causa di detrazioni legate al contratto applicato nello stabilimento, l'aumento si riduce a poco più di un terzo, vale a dire 17 euro lordi;

   per tale motivo i lavoratori in questione hanno già scioperato una prima volta l'11 ottobre 2023, una seconda il 17 ottobre 2023 e una terza il 7 novembre 2023, sostenuti da tutti i sindacati;

   nonostante le ripetute mobilitazioni, da parte aziendale non c'è stata alcuna, apertura i possibili miglioramenti economici e contrattuali;

   nel corso degli ultimi anni, soprattutto durante la pandemia, il gruppo ha conseguito utili record grazie al lavoro delle proprie maestranze;

   centrale è anche la questione della salute dei lavoratori, con prestazioni ripetitive come in catena di montaggio, patologie al tunnel carpale, al collo o alla schiena e non mancano i casi in cui si registrerebbero pressioni dei dirigenti affinché tali sintomi non vengano indicati come correlati alla prestazione lavorativa;

   ai dipendenti dell'impianto piacentino viene applicato il contratto del commercio, mentre negli altri magazzini di Amazon si applica quello dei trasporti;

   nel 2021 l'Antitrust ha condannato Amazon, a pagare 1,1 miliardi di euro per abuso di posizione dominante –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di verificate le condizioni di lavoro Amazon in Italia, anche dal punto di vista della regolarità dell'applicazione di diverse tipologie contrattuali nei diversi impianti del nostro Paese.
(5-01680)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane spa è un'impresa pubblica che si occupa di servizi postali, bancari (tramite il Patrimonio Bancoposta), finanziari e di telecomunicazione, di telematica pubblica e di operazioni di riscossione e pagamento e di raccolta del risparmio postale emesso da Cassa depositi e prestiti, e assistita dalla garanzia dello Stato italiano;

   Poste Italiane spa è sottoposta ai controllo dello Stato attraverso la partecipazione maggioritaria del Ministero dell'economia e delle finanze, e di Cassa depositi e prestiti, che insieme detengono circa il 65 per cento del capitale sociale;

   nel 2022 risultavano impiegate da Poste Italiane spa circa 120 mila persone, di queste circa 7500 assunte con contratto di lavoro flessibile (dipendenti a tempo determinato e contratti di somministrazione lavoro);

   secondo dati della Corte dei conti nel quinquennio 2017-2021 Poste Italiane spa ha stipulato 63251 contratti di lavoro flessibile, mentre nel 2023, secondo quanto previsto da un accordo tra sindacati e azienda, sono state programmate quasi 5000 stabilizzazioni, in larga parte part-time;

   le stabilizzazioni avvengono tramite lo scorrimento di una graduatoria il cui accesso è riservato ai dipendenti che abbiano prestato attività lavorativa per almeno sei mesi, ma in realtà solo chi ha tra 360 e 365 giorni lavorati ha poi reali possibilità di essere stabilizzato. Gli altri rimangono per anni in graduatoria senza effettive possibilità di scorrimento;

   secondo l'ultimo aggiornamento del 2 agosto 2023 in graduatoria nazionale risultano 8.937 persone;

   accanto alle citate stabilizzazioni, Poste Italiane spa continua, ad ogni modo, nella pratica oramai consolidata di ricorrere al lavoro flessibile attraverso contratti a tempo determinato o di somministrazione anche di pochi mesi, due o tre mesi, che talvolta vengono prorogati fino a quattro volte;

   questo continuo ricorso al lavoro precario e flessibile crea non pochi disagi e incertezze sui futuro per i dipendenti di Poste Italiane spa;

   in aggiunta, come denunciato dai lavoratori, sembrerebbe diffusa la pratica attuata da parte di Poste Italiane spa di non retribuire le ore lavorative straordinarie del personale assunto con contratti flessibili, in particolare nel settore del recapito. Questi lavoratori sarebbero spesso «obbligati» a portare a termine il lavoro oltre il normale orario (una specie di cottimo), pena il non rinnovo del contratto –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative di competenza rispetto a quanto riportato in premessa e in particolare affinché Poste Italiane spa promuova un'occupazione stabile e dignitosa, limitando il ricorso al lavoro flessibile e precario.
(5-01681)

Interrogazione a risposta scritta:


   APPENDINO e IARIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Te Connectivity Ltd è un colosso mondiale nella produzione di sistemi di connessione (connettori e sensori) nei settori di trasporti, applicazioni industriali, tecnologie mediche, domestiche, energia e comunicazione. In Italia la produzione è concentrata su elettrodomestici e automotive;

   l'azienda è presente anche nelle sedi di San Salvo (Chieti), Assago (Milano) e Frascati (Roma) e nello stabilimento abruzzese, considerata un'eccellenza mondiale per i prodotti in silicone, sono già stati ritardati gli investimenti;

   Te Connectivity Italia srl ha annunciato la chiusura, entro settembre 2025, dello stabilimento di Collegno, in provincia di Torino, dove lavorano 300 persone; i licenziamenti impatteranno su 223 dipendenti (199 in Te Connectivity Italia e 24 in Te Connectivity Distribution) e rimarrà operativa solo una parte di distribuzione;

   un altro tassello del tessuto industriale del nostro Paese, peraltro un'azienda storica del territorio piemontese, rischia di andare perduto e ad essere colpito è ancora una volta il settore degli elettrodomestici e dell'automotive;

   la decisione dell'azienda è stata anticipata negli scorsi giorni da Milano Finanza ed è stata confermata dalla stessa azienda durante l'incontro tenutosi nell'Unione Industriali di Torino il 21 novembre 2023. Il gruppo avrebbe motivato la cessazione di ogni attività nel 2025 con il calo della domanda nel settore degli elettrodomestici e con la necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici dietro analisi di mercato globale;

   tale decisione dell'azienda è da ritenersi, ad avviso degli interroganti, inaccettabile e incoerente con quanto finora condiviso ai tavoli sindacali ovvero il mantenimento della produzione, dell'occupazione e degli investimenti. Secondo le organizzazioni sindacali Fiom e Cgil e Fim Cisl, Te Connectivity non è un'azienda in crisi, il comparto italiano nel 2022 ha chiuso con 8 milioni di euro di utile, ma più semplicemente, come purtroppo molto spesso accade nel nostro Paese, i vertici del gruppo hanno deciso di delocalizzare la produzione, dirottando negli Usa e in Cina la produzione di connettori per gli elettrodomestici;

   la medesima strategia aziendale ha già interessato Svizzera, Gran Bretagna e Spagna e secondo le organizzazioni sindacali in Europa, al momento, esiste solo un trend di fatturato in calo nel settore degli elettrodomestici, ma non esistono problemi immediati e Te Connectivity è un gruppo ampio e solido che potrebbe comunque garantire la salvaguardia dei posti di lavoro anche attraverso ipotesi di riconversione del sito verso altri rami produttivi di Te Connectivity, la quale peraltro ha sempre riconosciuto l'alta professionalità dei lavoratori di Collegno –:

   se il Governo si sia attivato per fermare l'emorragia dei posti di lavoro e richiamare la multinazionale alle sue responsabilità sociali, dal momento che l'azienda ha il dovere di mantenere gli impegni sottoscritti a giugno 2022 con le organizzazioni sindacali territoriali e Rsu, dove confermava la vocazione manifatturiera dello stabilimento di Collegno, gli assetti occupazionali e gli investimenti in macchinari;

   se il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero delle imprese e del made in Italy si siano attivati per l'apertura di un tavolo dedicato.
(4-01965)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FURFARO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 945, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, prevede, al fine di promuovere e di incrementare la ricerca applicata e l'innovazione nel campo delle scienze della vita e per il contrasto alle pandemie, l'istituzione della fondazione «Biotecnopolo di Siena»;

   la fondazione ha anche il compito di hub antipandemico per la ricerca, lo sviluppo e la produzione di vaccini ed anticorpi monoclonali per la cura delle patologie epidemico-pandemiche emergenti;

   la fondazione si colloca all'interno di quella tradizione, consolidata nei decenni e orientata all'area della ricerca e dello sviluppo nelle biotecnologie, nell'ambito biomedico e clinico, in campo industriale, e nei settori farmaceutico e diagnostico;

   fino ad oggi sono stati stanziati per questo progetto 36 milioni per il Biotecnopolo e 340 milioni per il centro antipandemico nazionale;

   ad oggi, dopo due anni dall'istituzione della fondazione e del centro antipandemico non c'è ancora traccia dei regolamenti, dei piani operativi e di quant'altro serve per avviare concretamente le attività; né dei bandi per assumere il personale, né di scelte sugli aspetti logistici e immobiliari (come e dove far nascere le strutture fisiche del BTP/CNAP); né di avvio concreto delle attività di ricerca;

   questo stallo nell'avvio delle attività fa temere una volontà di ridimensionare il progetto con lo spostamento delle risorse economiche su altri progetti con grave danno per il comune di Siena –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza intendano intraprendere al fine di:

    a) conoscere le motivazioni sottese ai rallentamenti nell'attuazione del progetto ormai fermo da più di un anno;

    b) risolvere quanto prima la fase di stallo che il progetto di sviluppo della fondazione Biotecnopolo di Siena sta attraversando, nella consapevolezza del ruolo strategico che riveste per il futuro della stessa città e del nostro Paese, vista anche l'entità delle risorse già stanziare nonché l'ammontare degli investimenti previsti per i prossimi anni.
(5-01683)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA e GRIMALDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a ottobre 2023 il Governo ha approvato uno schema di decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale in materia di fiscalità internazionale, che modifica la normativa fiscale riservata ai cosiddetti «lavoratori impatriati»;

   nel dettaglio, si assiste ad una restrizione dell'ambito di applicazione: a partire dal gennaio 2024, verrebbe abrogato l'articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015, in materia di incentivi fiscale per i vecchi impatriati, e l'articolo 5, commi 2-bis, 2-ter e 2-quater, del decreto-legge n. 347 del 2019, riguardante la proroga di tali incentivi fiscali;

   secondo le nuove disposizioni, il reddito potenzialmente agevolabile è fissato nel tetto massimo di un reddito di euro 600.000; la percentuale di non imponibilità dei redditi oggetto di agevolazione cambia, passando dal 70 per cento (oppure 90 per cento per i lavoratori che si trasferiscono nelle regioni del Centro-Sud) dei vecchi impatriati, al 50 per cento per i nuovi lavoratori che rientrano in Italia;

   in base ai nuovi requisiti risulta allungato sia il periodo in cui bisogna risultare residenti all'estero (da 2 a 3 anni) sia quello di permanenza al rientro in Italia (da 2 a 5 anni). Inoltre, qualora la residenza fiscale italiana non sia mantenuta per almeno 5 anni consecutivi al rientro in Italia, il lavoratore decade dai benefici e l'Agenzia delle entrate provvede al recupero delle imposte nel frattempo risparmiate dal contribuente e all'applicazione delle relative sanzioni e interessi;

   risulta anche ristretta la tipologia di lavoratori a cui si rivolge il nuovo incentivo fiscale, atteso che in precedenza non v'era nessuna distinzione tra i lavoratori per tipologia di attività svolta, mentre adesso risulterebbero esclusi quei soggetti che rientrano in Italia per svolgere attività d'impresa; è stata, inoltre, eliminata la proroga del regime quinquennale per ulteriori 5 anni in caso di acquisto di un immobile di tipo residenziale oppure in presenza di prole minorenne o a carico;

   l'esclusione dal beneficio per coloro che tornino in Italia per lavorare alle dipendenze del medesimo datore di lavoro per cui hanno già lavorato all'estero risulta poi particolarmente penalizzante proprio per i lavoratori che hanno acquisito nuove competenze all'estero e che intendessero farne applicazione nel territorio italiano. In altri termini, risulterebbero sacrificati alcuni lavoratori che contribuiscono effettivamente allo sviluppo del tessuto economico e produttivo;

   particolarmente gravi risultano essere le conseguenze in relazione a chi, tornato in Italia nel 2023, con i conseguenziali progetti di vita, si vede adesso negare l'applicazione delle attuali norme, venendo relegati alle restrizioni e ai minori vantaggi contemplati dalle nuove disposizioni, che non potevano prevedere al momento dell'ingresso in Italia;

   secondo uno studio sui giovani italiani emigrati all'estero pubblicato dalla Fondazione Nord Est, all'esito dell'incrocio tra i dati Istat e quelli degli uffici statistici degli altri Paesi europei, emergerebbe che i numeri riportati da Istat andrebbero quanto meno triplicati: nel periodo compreso tra il 2011 e il 2021 non sarebbero stati quindi 377 mila gli italiani tra i 20 e i 34 anni a emigrare verso i principali Paesi europei economicamente avanzati, ma quasi 1,3 milioni;

   i dati dell'Aire sui quali si basa Istat sarebbero fuorvianti rispetto a quelli statistici dei Paesi europei di arrivo: l'iscrizione all'Aire comporta infatti la perdita di alcuni benefici, come l'assistenza sanitaria italiana, mentre dichiarare il proprio trasferimento all'amministrazione locale è invece imprescindibile per ottenerne altri, dal contratto di affitto alla fornitura di elettricità e gas –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere per fermare l'emorragia di giovani «cervelli» italiani verso i Paesi esteri più attrattivi, se non ritengano opportuno attivarsi affinché il Governo riveda le più recenti scelte in materia di fiscalità internazionale e far sì che tanti lavoratori qualificati possano tornare in Italia.
(4-01961)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Serracchiani e altri n. 1-00060, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gianassi, Di Biase, Zan, Lacarra.

  La mozione Braga e altri n. 1-00210, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Santillo e altri n. 2-00280, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Iaria.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-00826, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mattia.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-00881 del 20 aprile 2023.