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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 novembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le malattie reumatologiche, che riguardano oltre 5 milioni e mezzo di persone in Italia, sono diversificate in più di 200 patologie tra cui l'artrite reumatoide, l'artrite idiopatica giovanile, la fibromialgia, le malattie auto infiammatorie, e possono colpire persone di tutte le età causando dolore, infiammazione e spesso limitando la mobilità e la qualità della vita, se non diagnosticate precocemente;

    le malattie reumatologiche sono frequenti anche in età pediatrica: sono, infatti, in media 10 mila bambini che ogni anno sono colpiti da queste patologie, la più comune è l'artrite idiopatica giovanile (Aig). Una diagnosi in tempi utili insieme a precoci e corretti approcci terapeutici possono portare a una remissione clinica della patologia e a una normale qualità di vita;

    sebbene la prognosi delle malattie reumatiche sia migliorata negli anni grazie ai progressi terapeutici, molti bambini affetti da queste malattie necessitano di un costante trattamento farmacologico nel momento in cui raggiungono l'età adulta;

    il concetto di «transizione» si riferisce al delicato passaggio che i pazienti in età pediatrica devono affrontare quando crescono e devono iniziare a essere presi in carico da un medico specializzato nell'assistenza agli adulti. La transizione non è, infatti, un percorso automatico ma va regolato considerando vari aspetti, clinici, assistenziali, legati all'aderenza alle terapie, ma anche psicologici e organizzativi;

    il passaggio dalle cure pediatriche a quelle del reumatologo dell'adulto è particolarmente delicato e, come dimostrano alcuni studi, il rischio è che non seguano correttamente le terapie o, addirittura, che abbandonino le cure e i controlli periodici: si stima che circa il 50 per cento dei giovani adulti con malattia reumatologica, che non facciano una corretta transizione dalle cure pediatriche a quelle dello specialista dell'adulto, siano esposti al rischio di sviluppare danni irreversibili agli organi dovuti a un controllo insufficiente delle infiammazioni o complicanze a lungo termine potenzialmente serie;

    una corretta transizione dalla cura del reumatologo pediatra a quella dello specialista dell'adulto è fondamentale per consentire ai giovani adulti di essere trattati e di mantenere una buona qualità della vita;

    la transizione dall'età pediatrica all'età adulta in reumatologia è un problema importante e scarsamente considerato all'interno dei modelli organizzativi sanitari del presente tanto da definire questo momento topico come «lost in transition» proprio perché si tratta di un passaggio delicatissimo oggi demandato soltanto alla «buona volontà» degli operatori sanitari;

    a oggi questo processo non è codificato all'interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) o all'interno di percorsi di cura condivisi, e, di conseguenza, per coloro che soffrono di patologie che hanno avuto inizio in età pediatrica, spesso si traduce in una solitudine terapeutica e nella mancanza di un percorso di assistenza coerente;

    l'assenza di percorsi istituzionalizzati crea, inoltre, numerose disparità regionali e difficoltà nella sua attuazione. La transizione reumatologica richiede, infatti, un team multidisciplinare comprensivo del pediatra reumatologo, del reumatologo adulto, dello psicologo poiché questo difficile processo comporta perdita di controllo, perdita di compliance, incapacità di affrontare il cambiamento; il protocollo è descritto all'interno del documento SIP/SIR, ma manca la possibilità pratica di dare luogo alla transizione per l'assenza dell'inserimento nei livelli essenziali di assistenza;

    ad avviso dell'Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare (Apmarr) e come condiviso dai pediatri reumatologi, il protocollo stesso è a oggi incompleto poiché non contiene il punto di vista del paziente né dei caregiver, opinioni fondamentali per tracciare una più esaustiva versione del percorso;

    da una ricerca quali/quantitativa sulla transizione reumatologica concepita da Apmarr e svolta da We research, condotta su 694 persone di cui 608 caregiver e 86 affetti da patologie reumatologiche fra i 16 e i 30 anni, il 24 per cento dei caregiver intervistati ritiene le informazioni sulla transizione incomplete. Pesano gli aspetti procedurali, la difficoltà di accesso al fascicolo sanitario elettronico, la comprensione linguistica e terminologica oltre alla difficoltà nella continuità di cura,

impegna il Governo:

   a istituire presso il Ministero della salute un tavolo per la reumatologia che includa le principali società scientifiche e associazioni di pazienti e caregiver attive nel campo della reumatologia pediatrica, al fine di definire un percorso nazionale per la transizione in reumatologia dall'età pediatrica all'età adulta per evitare la perdita di aderenza alla terapia, assicurando la continuità delle cure;

   ad adottare iniziative volte a garantire che il percorso di transizione fornisca informazioni corrette per il giovane adulto al fine di attuare la sua indipendenza e responsabilità rispetto alla malattia;

   a favorire l'approccio multidisciplinare nella transizione reumatologica al fine di includere tutti gli specialisti in grado di assicurare un risultato a tutela del paziente;

   a valutare la possibilità di inserimento nei nuovi livelli essenziali di assistenza del percorso di cura;

   a favorire la comunicazione a livello territoriale di questo percorso al fine di consentire una più rapida attuazione dello stesso, con l'obiettivo di aumentare la conoscenza sulle patologie reumatologiche non solo dal punto di vista dell'importanza di una corretta interpretazione dei sintomi e di una diagnosi precoce, ma anche per sensibilizzare sulla necessità di fornire il migliore percorso di assistenza ai pazienti soprattutto quando l'esordio della patologia è in età giovanile, in modo da accompagnare chi ne soffre fino all'età adulta;

   a valorizzare l'esperienza dei pazienti e il loro punto di vista nel processo di definizione del percorso al fine di portare all'attenzione delle istituzioni le principali problematiche da affrontare nell'ambito della transizione da parte dei pazienti e dei caregiver.
(7-00172) «Vietri, Maccari, Morgante, Rosso, Ciocchetti, Lancellotta, Ciancitto».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA, FORMENTINI e BILLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa italiane hanno recentemente dato notizia dell'arresto, avvenuto in Iran, di Nasrin Sotoudeh, avvocato ed attivista dei diritti umani;

   Nasrin Sotoudeh era stata precedentemente anche aggredita e picchiata violentemente;

   causa del pestaggio e dell'arresto sarebbe stata la circostanza che l'avvocato Sotoudeh avesse partecipato, senza indossare il velo, al funerale di Armita Garavand, la giovane sedicenne morta dopo un mese di agonia a causa delle sevizie subite ad opera della cosiddetta «polizia morale» della Repubblica Islamica che intendeva punirla del fatto che a sua volta avesse esposto in pubblico il proprio volto senza indossare il velo;

   Nasrin Sotoudeh avrebbe altresì iniziato uno sciopero della fame e dell'assunzione di farmaci in segno di protesta nei confronti delle violenze e dell'arresto subito;

   non meno di altre quindici persone legate ad Armita Garavand sono state picchiate e poi arrestate dopo il funerale della giovane;

   la vita di Nasrin Sotoudeh risulterebbe attualmente in pericolo;

   in questo momento, l'Iran detiene la presidenza di turno del Forum sociale del Consiglio dei diritti Umani dell'ONU –:

   quali misure il Governo ritenga di poter e dover assumere per rappresentare alle autorità dell'Iran la deplorazione del nostro Paese per le violenze e l'arresto subito da Nasrin Sotoudeh e dalle altre donne iraniane che stanno sperimentando la stessa sorte;

   in considerazione altresì delle cattive condizioni di salute di Nasrin Sotoudeh, se il Governo non intenda sollecitare un gesto di clemenza da parte delle autorità iraniane.
(4-01841)


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto consta all'interrogante l'ambasciata italiana di Berna, in Svizzera, nel settembre 2023 ha prodotto una documentazione sulla situazione delle retribuzioni nella Confederazione Elvetica per mansioni ausiliari e di concetto nella soglia di rischio di povertà;

   da tale report sarebbe emerso, tra le altre cose, che per alcune categorie di lavoratori, pagati in euro – come ad esempio per i dipendenti contrattisti dell'ambasciata italiana in Svizzera stessa – con salari già inferiori in confronto alle retribuzioni dei lavoratori di pari grado di aziende elvetiche, la svalutazione dell'euro rispetto al franco svizzero – dal 2007 ad oggi pari al 42 per cento – ha comportato e comporta un'erosione continua e drammatica degli stipendi suddetti;

   per queste categoria di lavoratori, le retribuzioni di fatto subiscono una costante riduzione mentre le spese da sostenere in franchi svizzeri per il costo della vita aumentano in maniera considerevole;

   in particolare, le retribuzioni previste da contratti stipulati prima del 2007, quando l'euro era più forte del Franco svizzero, non corrispondono più a quelle reali, nonostante gli aumenti previsti al fine di fronteggiare la costante svalutazione –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per consentire il più rapidamente possibile di effettuare operazioni in valuta estera per le disponibilità esistenti nei conti costituiti presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari, per le spese connesse alle esigenze di funzionamento, quali soprattutto gli emolumenti dei dipendenti.
(4-01847)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 20, comma 1, della legge n. 67 del 1988 prevedeva l'esecuzione di un programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia, di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico e di realizzazione di residenze per anziani e soggetti non autosufficienti per un importo complessivo di 23 miliardi di euro;

   nel corso della XVI legislatura, la commissione legislativa dell'ARS, nella fase di approvazione della programmazione delle risorse ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988, aveva inserito, fra le opere da realizzare, il nuovo ospedale di Siracusa, per un totale di 140 milioni di euro, di cui 110 a carico dello Stato e della regione, nella misura del 95 per cento del 5 per cento e 30 milioni a carico dell'Asp di Siracusa (successivamente finanziato per un totale di 200 milioni di euro);

   il comma 5 dell'articolo 42-bis del decreto legislativo 8 aprile 2020 n. 23 prevedeva che: «Per la progettazione e la realizzazione del complesso ospedaliero di cui al comma 1 del presente articolo si provvede a valere sulle risorse disponibili di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, e assegnate alla Regione siciliana, ferma restando la quota minima del finanziamento a carico della medesima Regione e previa sottoscrizione di un accordo di programma tra il Commissario straordinario, il Ministero della salute e il Ministero dell'economia e delle finanze»;

   a maggio 2022 è stato trasmesso dal Ministero l'accordo di programma e, a fine marzo 2023, è stato stipulato l'accordo di programma integrativo fra Stato e Regione dove è stato confermato l'importo complessivo pari a 200 milioni di euro, di cui 190 milioni a carico dello Stato e 10 milioni a carico della Regione Siciliana;

   il 29 giugno 2023 il progetto definitivo consegnato è stato sottoposto a verifica ex articolo 26 del decreto legislativo n. 50 del 2016 da parte dell'operatore all'uopo incaricato, il quale in data 21 settembre 2023 emetteva rapporto finale di verifica pienamente positivo;

   tuttavia, ad oggi il fabbisogno complessivo è stato riaggiornato alla somma totale di 347.844.837,66 milioni di euro, con una richiesta di integrazione pari a 147.844.837,66 milioni di euro, dovuto in parte all'aggiornamento dei prezzi Istat e in parte ad ulteriori approfondimenti in fase progettuale definitiva (quantificazione delle opere con computo metrico estimativo), rispetto a quella di fattibilità (semplice stima parametrica) e all'adeguamento alla nuova e più gravosa classificazione sismica della città di Siracusa;

   va considerata l'importanza strategica dell'infrastruttura ospedaliera de qua per l'intero territorio della provincia di Siracusa e le ripercussioni che ulteriori ritardi potrebbero avere, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista della tutela al diritto alla salute dei cittadini –:

   nell'eventualità in cui il Governo ritenga di confermare l'intendimento di coprire il fabbisogno finanziario aggiuntivo tramite i fondi nazionali o europei per la coesione, nell'ambito della futura stipula del cosiddetto accordo per la coesione, come definito dall'articolo 1, comma 1, lettera c) del decreto-legge n. 124 del 19 settembre 2023, se il suddetto accordo sarà siglato entro la fine dell'anno 2023 e quali specifiche linee di finanziamento si vogliano utilizzare;

   in alternativa, stante la compartecipazione statale alla realizzazione della struttura in questione, quali iniziative di competenza si intendano porre in essere nell'immediato per integrare le somme necessarie a garantire il completamento del nuovo ospedale di Siracusa e quali siano i tempi previsti per la reperibilità delle stesse.
(3-00788)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARATTIN e GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 654, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) prevedeva la cessione gratuita, per un periodo non inferiore a venti anni, ai nuclei familiari con tre o più figli, di una quota del 50 per cento dei terreni agricoli di cui all'articolo 66, comma 1, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e della medesima quota percentuale dei terreni di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123;

   i terreni in questione sono i terreni agricoli e a vocazione agricola, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato e i terreni incolti del Mezzogiorno;

   le disposizioni citate prevedevano che anche per i genitori che nel corso del triennio 2019-2021 avessero avuto un terzo figlio fosse prevista la concessione gratuita di un terreno statale per un periodo non inferiore ai venti anni;

   lo stesso beneficio era anche previsto per le società costituite da giovani imprenditori agricoli che avessero riservato ai nuclei familiari aventi le caratteristiche citate una quota societaria non inferiore al 30 per cento;

   all'articolo 1, della medesima legge 30 dicembre 2018, n. 145, con il successivo comma 655, si disponeva fosse anche concesso ai beneficiari delle assegnazioni di cui al citato comma 654, a richiesta, un mutuo di importo fino a euro 200.000 per la durata di venti anni, a un tasso di interesse pari a zero, per l'acquisto della prima casa in prossimità del terreno assegnato;

   per le finalità di cui all'articolo 1, comma 655 della citata legge 30 dicembre 2018, n. 145, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è stato istituito un fondo rotativo con una dotazione finanziaria iniziale pari a 5 milioni di euro per l'anno 2019 e a 15 milioni di euro per l'anno 2020;

   sempre all'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, il comma 656 disponeva che con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la famiglia e le disabilità e con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, fossero definiti i criteri e le modalità di attuazione dei commi 654 e 655 –:

   quale seguito sia stato dato alle disposizioni citate in premessa, quali esiti abbia dato la misura, quanti lotti di terreno siano effettivamente stati assegnati ai nuclei familiari aventi le caratteristiche descritte e quali siano il numero e gli importi complessivi dei mutui concessi in attuazione della disposizione di cui all'articolo 1, comma 656 della legge 30 dicembre 2018, n. 145.
(5-01594)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARATTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 6 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, (cosiddetto «decreto liquidità») si stabiliva la momentanea disapplicazione degli articoli 2446, secondo e terzo comma, 2447, 2482-bis, quarto, quinto e sesto comma, e 2482-ter del codice civile;

   veniva quindi meno, a seguito delle disposizioni sopra citate, l'operatività della causa di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale di cui agli articoli 2484, primo comma, numero 4), e 2545-duodecies del codice civile;

   la deroga al contenuto degli articoli citati del codice civile, ha comportato considerevoli effetti pratici consistenti nell'esclusione, seppur temporanea, della rilevanza delle perdite di capitale subite e nella sospensione dell'operatività della causa di scioglimento per riduzione del capitale al di sotto del minimo legale;

   tralasciando ogni valutazione sulla validità dello strumento, successivamente, prima con legge 30 dicembre 2020, n. 178, a decorrere dal 1 gennaio 2021, si è proposta una nuova formulazione del medesimo articolo 6, poi, con legge 30 dicembre 2021, n. 228, si è giunti all'attuale disposizione normativa, con la quale la riduzione del capitale prevista dagli articoli 2446, 2447, 2482-bis e 2482-ter, codice civile, dapprima sospesa dall'aprile 2020 al 31 dicembre dello stesso anno, può essere rinviata, in relazione alle perdite emerse nell'esercizio in corso alla data del 31 dicembre 2022, fino all'assemblea che approva il bilancio del quinto esercizio successivo (esercizio 2025), di fatto prolungando la sospensione della causa di scioglimento di cui all'articolo 2484, n. 4, codice civile, anche in questo caso fino all'assemblea che delibererà sul bilancio dell'esercizio 2025;

   nella novellata formulazione dell'articolo 6 del suddetto decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, si precisa poi, che, in ogni caso le perdite devono essere distintamente indicate nella nota integrativa con specificazione, in appositi prospetti, della loro origine nonché delle movimentazioni intervenute nell'esercizio –:

   se il Governo stia monitorando la situazione debitoria delle imprese che hanno usufruito della deroga all'applicazione della causa di scioglimento delle società per riduzione di capitale sotto il minimo legale, quale sia la consistenza debitoria attuale di tali società rilevata attraverso i bilanci presentati in questi anni e, sulla base delle risultanze dei dati acquisiti, quale preveda sia l'impatto degli esiti della misura sul sistema produttivo del Paese e sull'eventuale mancato gettito fiscale per l'erario.
(5-01592)


   MARATTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, (cosiddetto «decreto liquidità»), al fine di assicurare la necessaria liquidità alle imprese, colpite dall'epidemia COVID-19, si autorizzava SACE spa a concedere garanzie, in favore di banche, di istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e degli altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia, per finanziamenti sotto qualsiasi forma alle suddette imprese;

   gli impegni che SACE spa avrebbe potuto assumere non dovevano superare l'importo complessivo massimo di 200 miliardi di euro, di cui almeno 30 miliardi destinati a supporto di piccole e medie imprese;

   con l'articolo 13 del medesimo decreto-legge, in deroga alla vigente disciplina, si disponeva che il fondo di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese), potesse concedere garanzie su finanziamenti a titolo gratuito e con importo massimo elevato fino a 5 milioni di euro;

   attraverso gli strumenti citati, messi allora in campo dal Governo, lo Stato ha di fatto prestato garanzie alle aziende in bisogno di liquidità;

   secondo stime fatte da esponenti della maggioranza di Governo, lo Stato si sarebbe fatto carico di garanzie per almeno 300 miliardi, garantendo prestiti molto convenienti ad aziende, tuttavia, non sempre solventi –:

   se il Ministro interrogato sia in grado di dichiarare a quanto ammonti attualmente l'effettiva esposizione complessiva dello Stato rispetto alle garanzie concesse, se e quante di esse siano state già escusse e per quali importi.
(5-01593)


   COMAROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119, al comma 10-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, ha previsto in materia di calcolo dei limiti di spesa per la fruizione del superbonus edilizio per le Onlus, le organizzazioni di volontariato, e le associazioni di promozione sociale che svolgano attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, nel rispetto delle condizioni previste dalla medesima disposizione, che la detrazione massima si computi moltiplicando la detrazione prevista per le singole unità immobiliari per il rapporto tra la superficie complessiva dell'immobile oggetto degli interventi di incremento dell'efficienza energetica, di miglioramento o di adeguamento antisismico e la superficie media di un'unità abitativa immobiliare, come ricavabile dal Rapporto immobiliare pubblicato dall'Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle entrate per le Onlus;

   ciò significa che per valutare interventi svolti in edifici polifunzionali (come possono essere ad esempio gli hospice o le residenze per anziani) occorre calcolare in via convenzionale, secondo la formula sopra descritta, a quante unità immobiliari «figurative» corrisponda l'articolazione di ogni specifico edificio rispetto al quale siano stati previsti gli interventi di cui all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020;

   la formulazione della norma pone tuttavia un problema interpretativo alla luce della circolare n. 3 del 2023 dell'Agenzia delle entrate che, ai fini del calcolo del predetto rapporto, per definire il numero di unità immobiliari «figurative» sulla base delle quali calcolare il limite massimo di spesa per la fruizione del superbonus edilizio, prende in considerazione la superficie lorda dell'immobile anziché la superficie complessiva, come previsto dalla lettera della norma;

   in effetti i due termini non sono esattamente coincidenti da un punto di vista tecnico e ciò potrebbe far nascere dubbi in merito alla definizione del numeratore del rapporto individuato dalla norma e finanche rischiare di generare contenzioso;

   peraltro mentre con riferimento alla superficie lorda fa fede la documentazione catastale, pubblica e a disposizione delle agenzie fiscali, la definizione della superficie complessiva potrebbe richiedere operazioni assai più complesse, rendendo più difficile la verifica del corretto calcolo della medesima;

   tale problema è particolarmente rilevante per i soggetti che svolgono attività socio-assistenziale in considerazione della specifica natura degli immobili che tali soggetti gestiscono –:

   se il Ministro interrogato possa confermare, come indicato dall'Agenzia delle entrate, che il parametro da prendere in considerazione ai fini del calcolo del numero di unità immobiliari figurative ai sensi dell'articolo 119, comma 10-bis, del decreto-legge n. 34 del 2020 sia la superficie lorda dell'immobile e che tale valore sia quello riportato nelle visure catastali concernenti i predetti immobili, nonché se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a correggere la formulazione del comma 10-bis al fine di evitare ogni dubbio interpretativo ed eventuali contenziosi.
(5-01601)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   PANIZZUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'interrogante risulta che un cospicuo numero di avvocati denunci che sempre più frequentemente si verificano interruzioni del portale dei servizi telematici addirittura per diversi giorni consecutivi feriali e non solo festivi;

   le modalità telematiche di fruizione del sistema giustizia se, da un lato, rappresentano una riforma auspicata e innovativa, dall'altro, spesso non si rivelano esenti da criticità tecnico-operative;

   posto che attualmente i servizi informatici del settore civile nonché la consultazione dei fascicoli civili avviene solo tramite portale telematico, tali interruzioni stanno rendendo sempre più problematica l'attività, con l'impossibilità di rispettare le scadenze, e conseguentemente risulta sempre più difficoltoso tutelare i diritti delle persone;

   la situazione è particolarmente grave in quanto gli adempimenti di cancelleria avvengono esclusivamente e obbligatoriamente con modalità telematiche, e quindi sono affidati in massima parte al buon funzionamento dei servizi;

   notificazioni, depositi, pagamenti e consultazioni dei fascicoli sono stati in taluni distretti e in alcuni momenti del tutto impediti, con notevole danno per gli studi legali per le continue interruzioni di servizio che li espongono a responsabilità professionali;

   tali problematiche compromettono il pieno esercizio dell'attività di difesa –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei malfunzionamenti telematici riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per favorire l'attività giudiziaria sia nelle giornate feriali che nelle giornate festive.
(4-01836)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA, GRIMALDI, DORI, LAI, FORNARO, ORLANDO, GHIO, FRATOIANNI, FOSSI, FURFARO, MARI, FENU, TRAVERSI, APPENDINO, QUARTINI, IARIA e PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come già evidenziato con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-00032, Sanac è un'azienda controllata dal Ministero dello sviluppo economico in amministrazione straordinaria dal gennaio 2015, con 4 stabilimenti in Liguria, Piemonte, Sardegna e Toscana; fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60 per cento del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d'Italia sito a Taranto;

   nonostante la condizione di amministrazione straordinaria, Sanac ha conseguito risultati eccellenti dal punto di vista economico e produttivo, chiudendo il bilancio 2021 con 4 milioni di utili, +20 per cento di produzione con +30 per cento di fatturato e con la stabilizzazione di 12 lavoratori;

   il perdurare della sospensione degli ordini da parte del principale committente Acciaierie d'Italia, tuttavia, con il conseguente massiccio ricorso alla cassa integrazione in tutti gli stabilimenti Sanac, nonché l'assenza di prospettive legate alla vendita degli stabilimenti, con il bando per la gara competitiva fermo in attesa di pubblicazione al Ministero delle imprese e del made in Italy, stanno accelerando il depauperamento delle capacità produttive e del capitale umano dell'azienda;

   Acciaierie d'Italia, azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici ex-Ilva, ha deciso in maniera unilaterale di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac da ormai quasi due anni e da allora non ci sono più certezze rispetto alle prospettive produttive del gruppo, mentre si acuiscono le preoccupazioni circa le ripercussioni occupazionali le cui conseguenze potrebbero avere effetti su diversi territori nazionali, specificamente nelle province dove insistono gli stabilimenti (Vercelli, Savona, Massa Carrara e Cagliari);

   questo atteggiamento è, a parere degli interroganti, intollerabile e penalizza Sanac, che da 60 anni lavora per le acciaierie italiane, ha delle professionalità di altissimo profilo e potrebbe emergere nel mercato globale dei refrattari e non solo a livello nazionale;

   il disinteresse delle istituzioni sulla vertenza Sanac ha aumentato il disagio tra i lavoratori, verso i quali è sempre più massiccio l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, che sta toccando punte del 60/70 per cento;

   Sanac è vittima di un cortocircuito per cui un'azienda partecipata da Invitalia sta condannando e penalizzando un'altra azienda in amministrazione straordinaria gestita da commissari nominati dal Governo;

   Sanac è un pezzo fondamentale della siderurgia italiana e, se si ritiene che la produzione dell'acciaio sia ancora strategica per questo Paese, deve necessariamente rientrare in questo ambito;

   in data 26 ottobre 2023 l'assessore dell'industria della Regione Sardegna Anita Pili, insieme all'assessore allo sviluppo economico della regione Liguria Andrea Benveduti, l'assessore all'istruzione e formazione del Piemonte Elena Chiorino, e Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi aziendali del presidente della regione Toscana Eugenio Giani, si sono uniti alla richiesta delle organizzazioni sindacali e hanno chiesto ancora una volta al Ministro Adolfo Urso e alla sottosegretaria Fausta Bergamotto la riconvocazione urgente del tavolo ministeriale per affrontare i nodi del bando di vendita e degli ordinativi –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione riportata;

   se e quando intendano riconvocare il tavolo ministeriale;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali cercando di riportare gli ordini di materiale refrattario da Acciaierie D'Italia verso Sanac.
(4-01835)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOIZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine di un territorio, oltre che incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

   la Calabria, e in particolare la provincia di Cosenza, registra purtroppo un sostanziale deficit infrastrutturale sia per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie che quelle viarie;

   la realizzazione dello svincolo dell'Autostrada A2 a Settimo tra Rende e Montalto Uffugo, che ha visto lo stanziamento da parte della regione Calabria di 6,5 milioni di euro, è opera divenuta oramai irrinunciabile per decongestionare il traffico, diventato insostenibile sulla tratta in questione;

   l'opera assumerà una funzione di collegamento non solo l'Università della Calabria, vero polo attrattore della zona, ma anche con le linee Cosenza-Paola e Cosenza-Sibari e avrà una funzione strategica che contribuirà ad elevare i flussi veicolari in prossimità dell'area dello svincolo autostradale, fondamentali per l'intera mobilità regionale;

   inoltre, le aree industriali di Montalto Uffugo e Rende sono già ben collegate mediante l'asse viario delle industrie e tale viabilità può essere ulteriormente sviluppata e collegata con Cosenza, con benefici anche dal punto di vista economico e industriale;

   tale progetto si inserisce nel più ampio obiettivo di creazione della cosiddetta «città unica» che si sviluppi e cresca, anche con le prospettive di sviluppo a Nord, lungo le sponde del Crati, continuando di fatto il processo di crescita già avviato tantissimi anni fa dai territori interessati –:

   se intenda fornire maggiori dettagli circa lo stato di avanzamento dell'opera citata in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerarne l'iter di realizzazione.
(4-01839)


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2021 nel documento strategico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti era stato inserito il raddoppio della linea ferroviaria Verona-Mantova. L'intervento in questione si trovava nella parte finale della lista, tra gli interventi che necessitano di risorse per avviarne o proseguirne gli studi di fattibilità tecnica ed economica;

   questo raddoppio ferroviario era anche stato fortemente proposto dall'ex deputato M5S Alberto Zolezzi, nell'ambito delle infrastrutture da finanziare con i fondi del PNRR e nelle opere da commissariare. Lo studio dell'intervento infrastrutturale andava ad integrare quello già avviato per il raddoppio della tratta tra Carpi e Modena;

   la linea ferroviaria Verona-Mantova-Modena dovrebbe essere interessata da interventi strutturali, coerenti con il raddoppio della linea Codogno-Mantova;

   in una nota stampa Zolezzi dichiarava: «RFI mi ha riferito che gli interventi alla linea ferroviaria Verona-Mantova-Modena avranno l'obiettivo di incrementare le prestazioni dell'infrastruttura ferroviaria. Prestazioni a servizio del traffico merci ma anche di una migliore accessibilità da parte dei passeggeri, e un significativo miglioramento delle condizioni di circolazione su questa porzione di rete ferroviaria. L'obbiettivo è migliorare gli indici infrastrutturali pubblici del territorio anche per spostare le merci dalla gomma al ferro e ridurre l'inquinamento e migliorare la qualità di vita dei pendolari»;

   per RFI gli interventi previsti sulla direttrice Verona-Mantova-Modena sono coerenti con il raddoppio della linea Codogno-Mantova di cui la stessa direttrice è considerata prosecuzione. Aspetto che comporterà anche interventi sui sottopassi per migliorare i tempi di incrocio dei treni e l'innalzamento dei marciapiedi. Necessari per il miglioramento dei flussi di traffico merci, della regolarità del traffico e dell'accessibilità dei passeggeri;

   le località oggetto di modifiche dovrebbero essere Mozzecane, Romanore, Suzzara, Gonzaga e Rolo-Novi. Secondo RFI un'ulteriore fase di potenziamento potrebbe riguardare anche il raddoppio di singole tratte parziali, nel tratto fra Mantova e Modena come ad esempio la Carpi Modena –:

   alla luce degli elementi riportati in premessa, quale sia lo stato di attuazione delle opere infrastrutturali elencate.
(4-01842)


   APPENDINO e IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per consentire i lavori di scavo per il prolungamento Lingotto-Bengasi della linea 1 della metropolitana di Torino, nel 2012 gli operatori del mercato di piazza Bengasi sono stati trasferiti nello spartitraffico centrale di via Onorato Vigliani;

   il progetto definitivo per la riqualificazione dell'area di piazza Bengasi prevedeva la sistemazione superficiale dell'area adibita a mercato mediante la realizzazione di impianti elettrici ed idrici per gli stalli degli ambulanti, il rifacimento della pavimentazione in materiale lapideo, la riorganizzazione della viabilità della piazza e la realizzazione di un parcheggio sotterraneo di interscambio con la linea 1 della metropolitana (deliberazione n. mecc. 2020-02175 del 20 ottobre 2020);

   la progettazione del parcheggio prevedeva la realizzazione di due piani interrati, per una capienza totale di 639 posti auto, in parte da destinare agli abbonati alla metropolitana, in parte alla sosta a rotazione. Quest'opera rientrava tra gli interventi prioritari al fine del riparto delle risorse per il trasporto pubblico di massa;

   al termine dei lavori e alla messa in servizio del nuovo capolinea della linea 1 veniva istituita la sosta a pagamento nell'area della piazza nell'attesa dell'avvio del cantiere di costruzione del nuovo parcheggio interrato;

   a distanza di due anni non risultano iniziati i lavori di scavo del suddetto parcheggio sotterraneo di interscambio;

   durante la seduta di III Commissione che si è svolta in data 24 maggio 2023, l'Assessore al Commercio della città di Torino Paolo Chiavarino ha annunciato che la progettazione della nuova piazza Bengasi con il ritorno del mercato, oggi in via Onorato Vigliani, potrebbe vedere la realizzazione con il trasferimento dei banchi nell'autunno 2025;

   in sede di Commissione è però stato sottolineato che i costi per la realizzazione del progetto sono aumentati dai 19 milioni di euro inizialmente previsti, interamente coperti grazie alle interlocuzioni con il Ministero dell'ambiente e con il Ministero delle infrastrutture, a circa a 33 milioni di euro. Mancherebbero dunque 14 milioni, che l'Assessore Chiavarino si è dimostrato fiducioso di poter ottenere grazie al dialogo costruttivo in corso con gli uffici tecnici dei Ministeri;

   sulla base di quanto emerso in Commissione, nel mese di settembre 2023 avrebbe dovuto essere pronta la progettazione esecutiva, ed entro fine anno, in presenza dei fondi, dovrebbero essere pubblicati i bandi di gara. In mancanza di risorse del Ministero, tra le varie ipotesi potrebbe essere valutata quella che prevede la riduzione della portata dell'autorimessa;

   i lavori per la realizzazione del parcheggio e la riqualificazione della piazza dovrebbero durare due anni –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte ad integrare 14 milioni di euro necessari, senza toglierli alle opere già finanziate, affinché si completi l'opera nei tempi previsti inizialmente, senza ulteriori ritardi, e i commercianti dell'area pubblica possano ritornare a svolgere la loro attività a pieno regime in piazza Bengasi.
(4-01844)


   COMAROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto del 2020, la 34enne Elisa Conzadori, di Pizzighettone (Cremona), moriva mentre con la sua autovettura attraversava i binari del treno durante l'arrivo di un convoglio regionale;

   si tratta di una giovane vittima di una tragedia che si poteva (e doveva) evitare ed è stata aperta un'inchiesta per omicidio colposo;

   occorre ribadire che il terribile incidente non è il primo avvenuto con le stesse modalità in quello stesso passaggio. A luglio 2017 il 77enne Bruno Bocca era rimasto ucciso nello stesso modo e allora le sbarre erano state dichiarate funzionanti;

   la grande differenza tra i due incidenti è che per il 77enne i primi accertamenti avevano verificato che l'uomo aveva sfondato le sbarre trovandosi sui binari proprio mentre passava il convoglio e venendo così travolto e ucciso. Rete ferroviaria italiana aveva infatti affermato che le sbarre del passaggio a livello erano chiuse e l'intero sistema era perfettamente funzionante;

   invece, nel caso di Elisa, secondo un testimone oculare, sentito dopo l'incidente dagli inquirenti, le sbarre in un primo momento si sarebbero abbassate per poi, inspiegabilmente, alzarsi subito dopo e consentendo così alla giovane di passare;

   inoltre, subito dopo l'incidente, tre persone risultano essere state iscritte dalla procura di Lodi sul registro degli indagati: gli operai di Rfi responsabili della manutenzione del passaggio a livello che nei giorni precedenti alla tragedia avevano lavorato sui quadri elettrici delle sbarre;

   la procura di Lodi indagando per omicidio colposo, ha ipotizzato anche la possibilità di un effettivo malfunzionamento del passaggio a livello, con un mancato abbassamento delle sbarre di sicurezza. Secondo i primi rilievi infatti le sbarre sarebbero state trovate perfettamente integre e alzate;

   appare ictu oculi che proprio per le sbarre, che avrebbero dovuto essere abbassate e non lo erano, Elisa non è stata fermata in tempo ed è passata tranquillamente per il passaggio a livello;

   nei giorni scorsi, al termine di due anni e mezzo di indagini, si è appreso che la procura di Lodi ha chiesto l'archiviazione per la tragedia del passaggio a livello di Maleo (Lodi) con la motivazione che non sarebbe emerso nessun malfunzionamento tecnico imputabile a Rfi, responsabile della linea –:

   se il Ministro interrogato non ritenga doveroso promuovere una sollecita ispezione in relazione alla vicenda oggetto del procedimento giudiziario di cui in premessa, considerata la circostanza che in pochi anni si sono verificati ben due incidenti mortali dalle caratteristiche identiche sempre allo stesso passaggio a livello.
(4-01848)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il giorno 6 novembre 2023, a Messina, personale della Digos fermava per strada e conduceva in questura il giornalista Fabrizio Bertè sottoponendolo prima a interrogatorio sulla sua attività professionale, e successivamente a perquisizione;

   secondo quanto riportato dalla stampa, il giornalista si trovava nei pressi del luogo in cui era annunciato lo svolgimento di una manifestazione di protesta da parte di un gruppo di esponenti ambientalisti e stava svolgendo il lavoro di cronista e osservatore dei fatti per conto di Repubblica Palermo;

   seduto sui gradini di una scalinata presente nei pressi, il giornalista sarebbe stato avvicinato da esponenti delle forze di polizia che, senza alcun plausibile motivo, gli avrebbero chiesto di spiegare le ragioni della sua presenza sui luoghi interessati dalla protesta;

   il giornalista avrebbe esibito i propri documenti di identità unitamente al tesserino dell'Ordine dei giornalisti, spiegando le ragioni della propria presenza sui luoghi, ma nonostante questo gli agenti intervenuti avrebbero, comunque, sottoposto a perquisizione il suo zaino, e lo avrebbero condotto in seguito, a bordo di una vettura di servizio, in presenza di tre agenti, nei locali della questura dove sarebbe stato nuovamente interrogato e trattenuto per oltre due ore;

   secondo quanto riportato, al giornalista, di fatto, e senza un ragionevole motivo, sarebbe stato impedito di svolgere il suo lavoro, in particolare di assistere alla manifestazione e di poterla raccontare –:

   se il Ministro interrogato ritenga che l'intervento degli operatori di polizia, a Messina, sia stato conforme ai principi di uno Stato democratico;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire sempre, e su tutto il territorio nazionale, il libero esercizio della professione giornalistica sul territorio della Repubblica, oltre che la libera manifestazione del pensiero.
(5-01595)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende, Fabrizio Bertè, cronista del quotidiano la Repubblica di Messina, mentre si apprestava a seguire e raccontare per il giornale una manifestazione ambientalista, è stato trattenuto da agenti di polizia per un controllo e condotto in questura per approfondimenti;

   il giornalista mentre raggiungeva il luogo della manifestazione ha incontrato in un bar un docente scolastico e insieme a lui si è incamminato verso la manifestazione e in sua compagnia si è successivamente trattenuto davanti ad una chiesa in centro a Messina;

   a quel punto, un poliziotto, in borghese, si è avvicinato al giornalista e al docente, chiedendo loro i documenti di identità informandoli che stava procedendo ad un normale controllo di polizia;

   entrambi i fermati hanno esibito i documenti richiesti e il cronista si è immediatamente qualificato come giornalista, mostrando il tesserino dell'ordine;

   giunti sul luogo altri tre poliziotti, sempre in borghese, le forze dell'ordine hanno chiesto al cronista e al docente di aprire gli zaini e mostrare cosa contenessero;

   finita la perquisizione le forze dell'ordine hanno chiesto al cronista il motivo per cui si trovasse in quel luogo e il giornalista ha risposto che si trovava lì per motivi di lavoro;

   alla fine, sia il docente che il giornalista sono stati invitati a salire in due autovetture della polizia e condotti in questura;

   giunti in questura il giornalista è stato sottoposto alle stesse domande che gli erano già state rivolte sia in piazza che all'interno dell'auto;

   una dirigente della Digos di Messina ha inoltre chiesto al cronista se era solito partecipare a manifestazioni incentrate sull'ambiente e quali fossero i temi da lui maggiormente trattati e gli ha contestato il fatto di essere in compagnia di una persona definita come «pluripregiudicato» soltanto perché il docente in compagnia del cronista sarebbe stato un soggetto noto alle forze dell'ordine per aver posto in essere nel recente passato manifestazioni non preavvisate;

   la manifestazione che si è tenuta quella mattina era promossa da «Ultima generazione» e si è svolta in maniera pacifica;

   la manifestazione era dedicata agli incendi che hanno devastato la Sicilia, alle catastrofi climatiche che hanno colpito il Paese e ai fondi che il Governo ha stanziato per il Ponte sullo Stretto invece che per le infrastrutture carenti e per la messa in sicurezza del territorio. Manifestazione che il giornalista di Repubblica non ha potuto seguire e raccontare, in quanto trattenuto, a parere dell'interrogante inspiegabilmente, per l'intera mattinata dalle forze dell'ordine;

   a parere dell'interrogante il fermo, la perquisizione e il trattenimento in questura operati dalla Digos della questura di Messina nei confronti del giornalista di Repubblica sono stati pretestuosi e intimidatori, una misura assolutamente ingiustificata e non degna di una forza di polizia di un Paese democratico che di fatto ha impedito l'esercizio del diritto di cronaca procedendo ad un ingiustificato fermo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga fatta piena luce sull'episodio riportato in premessa e possano essere assunti i provvedimenti necessari nei confronti degli autori del fermo, dal momento che lo stesso sembra configurarsi come un impedimento, da parte delle forze dell'ordine, all'esercizio dell'attività giornalistica e di informazione garantita dalla Costituzione, anche al fine di evitare che si ripetano in futuro simili gravi episodi.
(4-01837)


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2023, presso la sala Broletto, di proprietà del comune di Pavia, era programmata un'assemblea pubblica sul piano di governo del territorio organizzata dai comitati «Pavia est si muove», «Tuteliamo Pavia ovest», «comitato Borgo Ticino» e «comitato Centro Pavia»;

   tuttavia l'incontro non ha avuto luogo perché la questura, adducendo come giustificazione la mancata comunicazione dell'evento da parte degli organizzatori, ha impedito l'ingresso in sala ad un centinaio di persone, compresi alcuni consiglieri comunali, e non ha permesso che l'incontro si svolgesse;

   da quanto risulta la sala era stata richiesta dall'associazione Libera, che ne aveva ottenuto la disponibilità e, come accaduto in tante altre occasioni, trattandosi di una sala comunale pubblica, normalmente concessa ad enti, associazioni, organizzazioni per lo svolgimento di iniziative aperte al pubblico, non era stata richiesta alcuna autorizzazione, non essendo peraltro necessaria;

   tale episodio non rappresenta peraltro un caso isolato se si considera che per due volte ai ragazzi di «Fridays for future» la questura di Pavia ha vietato di svolgere un presidio in una piazza centrale della città concedendo in alternativa uno spazio individuato ai margini del centro storico, avendo valutato il movimento ambientalista quale «pericoloso», e quindi limitato nella sua libertà di manifestare;

   analoghe modalità sarebbero state utilizzate anche in relazione al presidio di Rete Antifascista;

   il 30 ottobre 2023 il Sindacato autonomo di polizia ha pubblicamente denunciato e stigmatizzato quella che viene definita come «la sciagurata gestione della Questura di Pavia» da parte dell'attuale questore di cui viene chiesta la rimozione, anche per il clima di forte tensione creata nella gestione delle manifestazioni;

   va segnalato che nel 2019 l'attuale questore di Pavia, all'epoca questore di Prato, aveva annunciato l'intenzione di denunciare quegli iscritti all'Anpi ritenuti responsabili di aver contestato il prefetto di Prato durante una celebrazione della festa della Liberazione, il 25 aprile di quell'anno;

   la suddetta pacifica contestazione era avvenuta perché il prefetto e il questore di Prato avevano consentito a Forza Nuova di manifestare in città in occasione del centenario della creazione dei Fasci di combattimento;

   occorre segnalare, inoltre, che a Pavia ormai si svolge un annuale ritrovo di gruppi di neofascisti che sfilano per le strade della città, con il permesso della questura, per ricordare Emanuele Zilli, giovane militante missino morto il 5 novembre 1973 per cause ad oggi non ricondotte a motivazioni politiche e che ogni anno innesca tensioni per il comportamento dei manifestanti apertamente inneggianti al fascismo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quelle che appaiono all'interrogante gravi modalità di gestione dell'ordine pubblico, lesive della libertà di riunione ed espressione, da parte della questura di Pavia e se, in particolare, non intenda valutare la compatibilità di tale esercizio dei poteri con la prosecuzione del ruolo di dirigente apicale della questura;

   quali iniziative di competenza intenda comunque assumere nei confronti della questura di Pavia affinché questa garantisca la libera iniziativa e le manifestazioni democratiche e non ponga in essere atti e comportamenti che, a parere dell'interrogante, producono un effetto intimidatorio.
(4-01838)


   MARINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Milazzo ha presentato un progetto di ristrutturazione di un immobile comunale in cui ha sede il Commissariato di Polizia che presuppone la destinazione ad altra finalità;

   a breve il Commissariato di Milazzo dovrà lasciare l'attuale sede e fino ad ora non sono state individuate soluzioni giudicate idonee nella città, al punto che si parla di un trasferimento presso una sede in altro comune;

   Milazzo è il comune più importante tra quelli appartenenti alla città metropolitana di Messina, e costituisce punto di riferimento per un vasto comprensorio formato da 22 comuni, è sede di una estesa area industriale in cui sono insediate rilevanti industrie elettriche e petrolifere, ed è dotata di un porto che movimenta anche il traffico per le isole Eolie, meta di un turismo che, specie nei mesi estivi, fa registrare un flusso di grandissime proporzioni;

   da parte di alcuni consiglieri comunali è stata proposta, anche al Ministero dell'interno, la possibile allocazione del Commissariato in un immobile di proprietà comunale denominato Villa Vaccarino, un tempo sede della pretura e ad oggi non utilizzata. Un'altra soluzione prospettata è stata quella di Palazzo Magnisi, un edificio moderno, confiscato alla mafia ed assegnato da oltre un anno al comune di Milazzo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia attivato o intenda attivare per far sì che l'indispensabile presidio costituito dal Commissariato di Polizia di Milazzo possa restare nella città e continuare a svolgere le imprescindibili attività che nella città svolge da oltre un secolo.
(4-01845)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e SARRACINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da notizie di stampa l'associazione «Maestri di Strada» non ha ricevuto quanto anticipato per la realizzazione di un progetto per il contrasto della dispersione scolastica in un quartiere a rischio di Napoli;

   come si legge sul quotidiano Domani, il Ministero dell'istruzione e del merito deve saldare la somma di 140 mila euro che l'associazione ha speso per dare vita a un progetto commissionato dallo stesso Ministero;

   contattato dal quotidiano, il Ministero ha risposto che sono state avviate «verifiche nel complesso dei progetti presentati in quelle annualità»;

   nel 2020 durante il lockdown – come ricostruito nell'inchiesta – il Governo decise di chiamare i docenti di strada che si erano già attivati per sostenere i ragazzi in difficoltà con il progetto CoroNauti, con i «Pacchi viveri per la mente»;

   nel marzo dello stesso anno la Ministra pro tempore decideva di estendere il progetto: il 4 aprile la comunicazione ufficiale che sarebbe partito il finanziamento e il 16 aprile l'avvio della distribuzione;

   il Ministero tramite le scuole ha versato il 30 per cento della cifra stanziata, 60 mila euro su 200 mila, così l'associazione è andata avanti fiduciosa fino alla conclusione nell'aprile 2021 ma la somma mancante e anticipata non è mai stata versata;

   non ricevere tali risorse significa inevitabilmente ridurre il numero degli educatori e dei progetti in realtà che invece hanno sempre più bisogno di azione educative mirate che forniscano sostegno ai giovani che vivono difficoltà nella vita scolastica e sociale a causa del contesto complesso nel quale crescono;

   a fine 2022 il Ministero ha pubblicato un nuovo bando e «Maestri di Strada» invitata a partecipare è arrivata tra i primi posti; tuttavia, il decreto che avrebbe dovuto dare inizio alle attività nelle scuole è stato rinviato per non specificate «valutazioni»;

   come segnala il presidente dell'associazione, Cesare Moreno, «Ponticelli, dove abbiamo la nostra sede, è come composizione sociale un'edizione rivista e peggiorata di Caivano», dove a luglio si è tenuto l'ultimo agguato di camorra con un morto;

   a Ponticelli, l'associazione paga con fondi propri l'affitto per una scuola in disuso: la mattina affianca 18 scuole nelle classi e il pomeriggio organizza laboratori che danno vita a spettacoli nei teatri della città;

   il Governo ha dato molto risalto all'approvazione del cosiddetto «decreto Caivano», oggetto di terribili fatti di cronaca che ci hanno lasciato sgomenti, ma non interviene in altre zone difficili del Paese dove, in assenza delle Istituzioni, operano realtà del terzo settore o del volontariato e che colmano con il loro faticoso lavoro l'assenza di politiche sociali, educative e di depauperamento delle risorse per le scuole;

   il contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa non si può ridurre a operazioni di polizia o misure esclusivamente repressive ma vanno sostenute le tante associazioni che cercano di allontanare i giovani dal rischio di influenze o coinvolgimenti in organizzazioni criminali, dando loro opportunità di crescita e riscatto;

   l'associazione opera fin dal 1998, quando è nato il progetto Chance, per dare opportunità di prepararsi per la licenza media ai ragazzi drop out, quelli che si erano ritirati: un'esperienza promossa da tre docenti in servizio, Marco Rossi Doria, Angela Villani e Cesare Moreno;

   i «Maestri di Strada» lavorano ad accogliere nuovamente nei processi sociali e di cittadinanza tutti quelli che per vari motivi non hanno potuto partecipare alle occasioni già offerte dalle istituzioni scolastiche e sociali –:

   quali siano le ragioni per cui non sia stata versata la somma anticipata dall'associazione «Maestri di Strada» e quando si intenda saldarla per non ostacolare l'attività di chi si occupa meritoriamente e con profitto di contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa in realtà difficili del Paese.
(5-01600)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 28 dicembre 2022, n. 197, articolo 1, comma 557, introduce nuove norme sul dimensionamento della rete scolastica, la cui applicazione produrrà un taglio per i prossimi tre anni scolastici di 780 istituzioni scolastiche, in aggiunta alle 47 istituzioni scolastiche già tagliate nell'anno scolastico 2023/2024;

   in particolare, secondo la disposizione indicata, a partire dall'anno scolastico 2024/2025 i parametri per il dimensionamento della rete scolastica dovranno essere definiti con un decreto dei Ministeri dell'istruzione e del merito e dell'economia e delle finanze, in accordo con la Conferenza unificata o, in caso di mancato raggiungimento di tale accordo, dai soli due Ministeri che individueranno autonomamente un parametro compreso tra 900 e 1000 alunni attraverso il quale stabilire il numero di dirigenti scolastici assegnati a ciascuna regione a cui dovrà corrispondere il numero di scuole funzionanti;

   il tavolo di concertazione con la Conferenza unificata non ha raggiunto un accordo e di conseguenza Ministero dell'istruzione e del merito e Ministero dell'economia e delle finanze hanno definito il decreto, di cui i sindacati sono stati informati il 20 giugno 2023 in una riunione presso il Ministero dell'istruzione e del merito;

   nel corso del citato incontro, la Flc Cgil ha espresso il suo dissenso sui contenuti del decreto a causa dei pesantissimi tagli previsti nella tabella di ripartizione regionale degli organici di Ds e Dsga, soprattutto nelle regioni del Sud Italia, dichiarando la volontà dell'organizzazione di impugnarlo e chiedendo un confronto urgente con Anci e conferenza delle regioni;

   nel frattempo il decreto non risulta essere stato pubblicato ma è stato registrato dagli organi di controllo e inviato alle regioni, che hanno avviato i piani di dimensionamento della rete scolastica, confrontandosi con i dati di tabella applicativa che, rispetto alle 8.089 istituzioni scolastiche funzionanti nell'anno scolastico 2023/2024, prevede per il prossimo triennio un taglio di ben 780 istituzioni scolastiche di cui 628 solo nel prossimo anno, con ricadute pesantissime soprattutto sulle regioni del Sud che subiranno un vero e proprio stravolgimento della rete scolastica (già per il prossimo anno scolastico la riduzione interesserà 128 scuole in Campania, 79 in Calabria, 58 in Puglia, 42 in Sardegna, 92 in Sicilia) e di conseguenza tagli agli organici sia sulle due figure uniche della scuola che sul resto di tutto il personale docente, educativo e ATA;

   risulta all'interrogante che diverse regioni abbiano presentato ricorso contro il piano di dimensionamento varato da Ministero dell'istruzione e del merito e Ministero dell'economia e delle finanze;

   il Tar della Campania con la recentissima ordinanza n. 3905 del 30 ottobre 2023 ha ritenuto fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dal ricorso contro il dimensionamento della rete scolastica presentato dalla regione Campania e da alcune organizzazioni sindacali;

   in Sardegna il taglio programmato nel triennio è particolarmente pesante perché riguarda ben 50 istituzioni scolastiche, 42 già durante il prossimo anno, che si aggiungono alle 3 già soppresse nell'anno scolastico 2023/2024, che perderanno l'autonomia e i centri di direzione amministrativa, pari al 18,5 per cento delle scuole funzionanti nella regione;

   nonostante la condivisa esigenza di contrastare lo spopolamento dilagante nelle aree interne italiane rafforzando i presidi sociali sul territorio, la soppressione di scuole autonome che riguarderà, specie in Sardegna, soprattutto le aree interne, priverà le comunità dei presidi scolastici necessari a garantire il corretto funzionamento dell'attività didattica e il rapporto di prossimità con i genitori e gli enti locali –:

   se i Ministri interrogati, alla luce delle criticità esposte, non intendano attivarsi affinché i suddetti parametri di determinazione del piano vengano rielaborati al fine di tutelare le aree più fragili del Paese ed evitare un conflitto istituzionale tra Stato e regioni, le cui conseguenze ricadrebbero inevitabilmente, oltre che sul personale scolastico, anche sugli studenti e sulle loro famiglie.
(4-01834)


   BICCHIELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con la mobilità dei dirigenti scolastici della Campania per l'a.s. 2022/2023 il direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale, secondo quanto appreso dall'interrogato, ha disposto per la dirigente scolastica Maria Rosaria Scagliola l'incarico triennale nella sede del terzo Istituto comprensivo «Genovesi» di Nocera Inferiore;

   l'Istituto comprensivo «Genovesi» di Nocera Inferiore risulta essere un istituto che ha sempre svolto le sue attività in tranquillità, sia nel rapporto tra docenti sia con genitori ed alunni;

   questo risulta essere il quinto spostamento della dirigente, in quanto si sono registrati spesso casi di dimissione di personale fino ad arrivare addirittura alle dimissioni di interi consigli d'istituto, fatti riportati negli anni anche dagli organi di stampa;

   da ultimo l'articolo del quotidiano «La città» che in data 22 ottobre riportava: «La Preside Maria Rosaria Scagliola ha emesso una contestazione di addebito disciplinare con cui ha avviato una verifica nei confronti di una trentina di professori e professoresse. Sarebbero rei di grave condotta.»;

   risulta quindi che la difficoltà più grande risieda nella gestione del personale, con situazioni al limite del paradossale, correlate anche da malori ed interventi dei Carabinieri;

   la prassi vuole che a seguito di situazioni difficili seguano delle visite ispettive, che tentino di trovare una soluzione definitiva;

   nel caso della dirigente scolastica Scagliola tutte le visite hanno sempre avuto esito negativo, e come unica soluzione lo spostamento della dirigente presso altri istituti;

   si teme che questi comportamenti possano avere ripercussioni anche sulla qualità dello studio e della vita scolastica degli alunni, che devono essere tutelati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per la risoluzione del problema.
(4-01846)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARI e GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 aprile 2022 è stato pubblicato il decreto 29 marzo 2022 «Definizione delle forme, dei contenuti e delle modalità dell'attività ispettiva sulle imprese sociali, nonché del contributo per l'attività ispettiva da porre a loro carico e l'individuazione dei criteri, dei requisiti e delle procedure per il riconoscimento degli enti associativi tra imprese sociali, e le forme di vigilanza su tali enti da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali»;

   all'articolo 8 di tale decreto, recante «Requisiti di iscrizione nell'elenco dei controllori», al comma 2, lettera b), si prevede l'iscrizione nell'elenco dei soggetti abilitati all'attività di revisione ordinaria ed ispezione straordinaria dei dipendenti dell'Ispettorato nazionale del lavoro, già abilitati per svolgere le attività di revisione delle imprese cooperative, di cui al decreto legislativo n. 220 del 2002;

   l'ultimo rapporto dell'Osservatorio di diritto del terzo settore e dell'impresa sociale indica un bacino di circa 300.000 imprese, di cui circa solo 116.000 sarebbero iscritte al registro unico nazionale del terzo settore (Runts), e di queste circa il 70 per cento sono cooperative sociali già revisionate dal Ministero delle imprese e del made in Italy o dalle centrali cooperative sui propri iscritti;

   il comma 2 dell'articolo 25 del decreto ministeriale del 29 marzo 2022 prevede che entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del decreto, l'Ispettorato nazionale del lavoro trasmetta l'elenco dei dipendenti in possesso dei requisiti previsti per l'iscrizione in quello dei controllori;

   il decreto medesimo prevede inoltre un'attività di verifica da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulle imprese sociali, escluse le cooperative sociali, tra cui, oltre all'effettivo perseguimento di finalità civilistiche, solidaristiche e di utilità sociale, vi è anche la verifica dell'assolvimento dell'obbligo di versamento del contributo di vigilanza, di cui all'articolo 23 del decreto 29 marzo 2022 –:

   se l'Ispettorato nazionale del lavoro abbia comunicato, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del citato decreto ministeriale, l'elenco dei dipendenti in possesso dei requisiti previsti per l'iscrizione in quello dei controllori;

   se il Ministro interrogato abbia avviato l'attività di verifica in questione sulle imprese sociali (escluse le cooperative sociali), considerato che tra i controlli da svolgere, oltre all'effettivo perseguimento di finalità civilistiche, solidaristiche e di utilità sociale, vi è anche la verifica dell'assolvimento dell'obbligo di versamento del contributo di vigilanza, di cui all'articolo 23 del decreto ministeriale del 29 marzo 2022.
(4-01840)


   CANGIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della missione 5 «Inclusione e coesione», componente 1 «Politiche attive del lavoro e sostegno all'occupazione», riforma 1.1 «Politiche attive del lavoro e formazione» finanziato dall'Unione europea – Next Generation EU, ricomprende anche il programma garanzia di occupabilità dei lavoratori, cosiddetto Gol, che è composto da una serie di strumenti e misere volti a promuovere l'occupazione in Italia;

   il programma Gol si prefigge di raggiungere almeno 3 milioni di beneficiari entro il 2025, di cui almeno il 75 per cento dovranno essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30, lavoratori over 55;

   dei 3 milioni di beneficiari, almeno 800 mila dovranno essere coinvolti in attività di formazione;

   attraverso il programma Gol la regione Campania ha inteso mettere in campo politiche attive integrate con la formazione e con l'inserimento lavorativo per migliorare l'occupabilità dei lavoratori, innalzarne il livello delle tutele attraverso la formazione e facilitarne le transizioni occupazionali;

   la regione Campania, tuttavia, ad oggi non avrebbe, secondo quanto consta all'interrogante, istituito le commissioni di esame per i corsi di formazione che si sono conclusi a giugno 2023;

   i partecipanti ai corsi di formazione in commento, non avendo sostenuto l'esame finale, non hanno potuto ottenere l'attestato necessario per accettare eventuali opportunità lavorative –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia data piena attuazione al programma garanzia di occupabilità dei lavoratori nella regione Campania, anche mediante l'istituzione delle commissioni di esame per i corsi di formazione già conclusi, e quali iniziative di competenza intenda porre in essere con sollecitudine per garantire le opportunità lavorative a coloro i quali hanno nel frattempo portato a termine specifici corsi di formazione previsti dal programma di cui in premessa.
(4-01843)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CURTI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 novembre del 2022 due forti scosse di terremoto, la prima di magnitudo 5.5 delle ore 7.07 e la seconda di magnitudo 5.2 delle ore 7.08, hanno colpito il Nord della regione Marche interessando in particolare i territori di Ancona, Fano e Pesaro. Si tratta degli eventi di maggiore intensità verificatisi, dai primi del '900, nella specifica area geografica. La sequenza sismica si è poi sviluppata, durante i giorni successivi, attraverso una serie di ulteriori scosse, di cui almeno tre aventi magnitudo superiore a 4 e oltre trenta di magnitudo superiore a 3;

   a fine marzo 2023 la protezione civile quantificava il numero di sfollati in oltre 500 persone mentre, per l'intero territorio colpito, quantificava gli edifici lesionati con vario grado di intensità in oltre 1.000 unità. Nella sola città di Ancona risultano attualmente 13 edifici completamente inagibili (abitati da 64 nuclei familiari, 131 persone), 29 edifici interdetti parzialmente (abitati da 229 nuclei familiari, 428 persone), 12 edifici in cui sono stati rilevati danni gravi (abitati da 103 nuclei familiari, 191 persone);

   in data 11 aprile 2023 il Consiglio dei ministri deliberava il provvedimento di approvazione della dichiarazione dello stato di emergenza. Il 3 maggio 2023, con ordinanza n. 991 del capo del Dipartimento della protezione civile si procedeva alla nomina del presidente della regione Marche quale commissario delegato. Quest'ultimo, a distanza di pochi giorni, affidava al direttore dell'Usr Marche dottor Trovarelli l'incarico di attuatore degli interventi previsti dall'ordinanza di cui sopra;

   ad oggi non sono stati stanziati dal Governo fondi per la ricostruzione delle abitazioni, né gli interventi sugli immobili danneggiati dal sisma in oggetto sono stati ricompresi tra quelli beneficiari della piena operatività del superbonus 110 per cento. Risulta inoltre che molte famiglie non abbiano mai ricevuto il contributo di autonoma sistemazione e che, in generale, il processo di ricostruzione non si sia mai avviato;

   a distanza di un anno dall'evento, tale situazione di completo stallo e di sostanziale abbandono sta cagionando un gravissimo disagio ai cittadini colpiti dalla calamità i quali, tra l'altro, non potendo programmare interventi presso le abitazioni lesionate, sono costretti a vivere una condizione di drammatica precarietà –:

   quali iniziative di somma urgenza intenda avviare il Governo per garantire la piena attuazione delle misure di assistenza alle popolazioni marchigiane colpite dal sisma del 9 novembre 2022, nonché il sollecito avvio del processo di ricostruzione.
(5-01604)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la transizione digitale è uno tre assi strategici del PNRR e rappresenta il 27 per cento delle risorse messe complessivamente a disposizione;

   sono circa 50 miliardi di euro i finanziamenti stanziati dal PNRR per la transizione ecologica e digitale dei Comuni e degli enti locali. Cifre importanti che sottolineano il ruolo centrale giocato dalle PA in questo momento di trasformazione;

   eppure, come evidenziato da diverse organizzazioni sindacali e dall'Anci, ci sono dei ritardi enormi soprattutto al Sud e nelle isole;

   mentre le regioni sono abbastanza strutturate, molti comuni hanno un'incapacità tecnica per mettere in campo progetti di lungo periodo. Ricorda che il 69 per cento dei comuni italiani è ricompreso tra i piccoli comuni e si trova in notevole svantaggio rispetto ad altre realtà più organizzate;

   Italia digitale 2026 è il piano strategico per la digitalizzazione, la connettività e la transizione digitale all'interno del PNRR e prevede due interventi principali: a) il primo (per un investimento di 6,71 miliardi) concerne le infrastrutture digitali e la connettività a banda ultra larga; b) il secondo (pari a 6,74 miliardi) riguarda gli interventi volti a trasformare la Pubblica Amministrazione in chiave digitale;

   gli investimenti strettamente legati alla digitalizzazione degli enti locali e della trasformazione in smart city, contenuti nella Missione 1 Componente 1 e ai quali è stato dedicato il portale PA digitale, prevede due livelli di interventi. Quelli più trasversali, legati alla Pubblica Amministrazione centrale, ipotizzano delle misure e delle strategie su temi portanti quali l'interoperabilità dei dati, la cybersecurity, la digitalizzazione delle grandi amministrazioni centrali, le competenze digitali all'interno degli enti pubblici e la creazione di un Polo strategico nazionale;

   per quanto riguarda le PA locali, i temi principali riguardano:

    a) Abilitazione e facilitazione della migrazione al Cloud;

    b) User experience e usabilità dei servizi pubblici;

    c) Adozione dei sistemi pagoPA e AppIO;

    d) Adozione dei sistemi di identità digitale e ANPR;

    e) Digitalizzazione degli avvisi pubblici;

   secondo le statistiche di Eurostat, oggi il 75 per cento della popolazione europea vive nelle città. Un dato destinato a crescere anche in Italia;

   allo stesso tempo, e pur occupando uno spazio al 2-3 per cento del territorio, per via di questa concentrazione di persone e attività, le città sono responsabili del 70 per cento delle emissioni di anidride carbonica e sostanze inquinanti nonché di un'importante consumo energetico e hanno quindi un forte impatto sui cambiamenti climatici –:

   quali siano al momento le difficoltà riscontrate nella realizzazione della digitalizzazione degli enti locali e PA.
(5-01596)


   BONAFÈ. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della legislatura sono stati presentati almeno 6 provvedimenti legislativi, tutti con caratteri di necessità ed urgenza, che in modo più o meno esteso hanno modificato settori rilevanti della pubblica amministrazione, incidendo sulla sua struttura e toccando le materie più disparate;

   è sufficiente in questa sede ricordare il decreto-legge n. 173 del 2022 in materia di Riorganizzazione dei Ministeri, dell'11 novembre 2022 (C. 547); il decreto-legge n. 13 del 2023, denominato Decreto PNRR, del 24 febbraio 2023 (C. 1089); il decreto-legge n. 44 del 2023, denominato Decreto PA, del 22 aprile 2023 (C. 1114); il decreto-legge n. 57 del 2023, denominato Decreto Enti Territoriali del 29 maggio 2023 (C. 1183); il decreto-legge n. 75 del 2023, denominato Decreto PA 2, del 22 giugno 2023; ed il decreto-legge n. 105 del 2023, (C. 1373);

   come si vede agevolmente, si tratta dell'adozione di quasi un provvedimento d'urgenza ogni due mesi, di una produzione normativa confusa, con norme che spesso modificano disposizioni adottate appena due mesi prima, magari in provvedimenti diversi, come avvenuto nel caso del tema dello scorrimento delle graduatorie che addirittura fu inserito in un decreto-legge riguardante l'alluvione in Emilia-Romagna; una produzione normativa che si caratterizza per essere per lo più priva di un disegno organico ed efficace di potenziamento delle pubbliche amministrazioni;

   peraltro, la continua produzione di norme inerenti i settori più disparati della pubblica amministrazione in maniera così caotica e confusa sta notevolmente complicando non solo il lavoro degli stessi operatori del diritto, che debbono fronteggiare difficoltà sempre più consistenti solo per ricostruire la normativa applicabile; ma soprattutto sta mettendo in difficoltà cittadini e imprese, che per primi pagheranno lo scotto di una normativa così incerta e instabile –:

   se non ritenga opportuno avviare quanto prima, per quanto di competenza, il più ampio confronto, sia in sede parlamentare, sia con il coinvolgimento di tutte le parti sociali interessate, anche al fine di definire una strategia complessiva di riordino della pubblica amministrazione e di porre fine a questo sistematico e deleterio reiterarsi di provvedimenti occasionali, del tutto scevri da una complessiva visione di insieme.
(5-01597)


   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA e RICCARDO RICCIARDI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la gravità e il disvalore delle condotte criminose nell'ambito degli uffici pubblici discendono direttamente dall'articolo 54, secondo comma, della Costituzione, che ne costituisce il fondamento giuridico e giova, evidentemente, rammentarne, in questa sede, il dettato: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.»;

   nel loro complesso, le misure adottate dal Governo appaiono indebolire gli istituti a tutela della legalità, di depotenziare la capacità di risposta dello Stato al fenomeno della corruzione pubblica nelle sue molteplici declinazioni, gravido di conseguenze in un Paese in cui il 90 per cento delle truffe sono da ricondurre a fenomeni di corruttela connessi ad appalti e responsabilità erariali e amministrative nella pubblica amministrazione, acuite dal momento contingente, in cui gli interessi dei comitati d'affari, delle mafie e delle reti corruttive sono ingolositi dalle ingentissime risorse e dalle connesse opere da realizzare ai finì dell'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza;

   dai dati assunti alla fine dell'anno 2022, si ricava che le frodi sui fondi europei e sul PNRR sono in forte crescita – come si evince anche dall'allarme lanciato dalla Procura della Corte dei conti europea il 20 per cento delle citazioni in giudizio hanno riguardato indebite percezioni di fondi europei e nazionali, per una richiesta risarcitoria di oltre 231 milioni di euro, le criticità si appuntano in particolare sul nostro Paese, in cui si concentrano il 22 per cento delle indagini;

   un allentamento dei presìdi contro i fenomeni corruttivi non può che esporre al pericolo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali, attirate dall'ingente quantità di afflusso di danaro;

   l'articolo 54, comma secondo, della Costituzione introduce il principio di un'etica pubblica e richiede onorabilità a coloro ai quali sono affidate funzioni pubbliche, ma, ad avviso degli interroganti, l'articolo 54, comma secondo, richiama, altresì, il Legislatore a darvi corpo e sostanza con precetti normativi conseguenti –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di potenziare i presìdi a tutela della trasparenza, della legalità e dell'integrità dell'azione delle amministrazioni pubbliche, rafforzando ed estendendo, in particolare, la competenza, le funzioni e le attività dell'Autorità nazionale anticorruzione al fine di monitorare, prevenire, controllare la correttezza e la legalità dell'attività amministrativa.
(5-01598)


   URZÌ. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145 ha disposto, in via eccezionale, per il personale con contratto di lavoro a tempo indeterminato dipendente dalle amministrazioni statali, un incremento, a valere sul 2024, dell'indennità di vacanza contrattuale riferita al mese di dicembre 2023. Nelle more della definizione del quadro finanziario complessivo relativo ai rinnovi contrattuali per il triennio 2022-2024, l'articolo dispone che la suddetta indennità di vacanza contrattuale sia incrementata di un importo pari a 6,7 volte il relativo valore annuale attualmente erogato, salva l'effettuazione di eventuali successivi conguagli;

   integrato anche con gli effetti finanziari del suddetto decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, il «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026» ha disposto per il 2023 l'incremento dell'indennità di vacanza contrattuale per il personale delle amministrazioni statali, pari a 2 miliardi di euro. L'articolo 10 del disegno di legge di bilancio ha incrementato, per il triennio 2022-2024, di 3 miliardi di euro per il 2024 e di 5 miliardi di euro annui dal 2025 gli oneri a carico del bilancio dello Stato per la contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego e per i miglioramenti economici per il personale statale in regime di diritto pubblico che vanno a incrementare quelle già previste per il 2023, portandole a 3,5 miliardi di euro per il 2024 e a 5,5 miliardi di euro annui a decorrere dal 2025 (in luogo dei 500 milioni attualmente previsti a decorrere dal 2023);

   dal mese di gennaio 2024, inoltre, anche il personale a tempo determinato della pubblica amministrazione potrà godere dell'aumento contrattuale una tantum, già previsto per i dipendenti a tempo indeterminato –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per rafforzare la capacità amministrativa della pubblica amministrazione, in particolare procedendo ai rinnovi dei contratti del pubblico impiego.
(5-01599)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FERRARI, BRAGA, ASCANI, BAKKALI, BOLDRINI, BONAFÈ, DI BIASE, FORATTINI, FURFARO, GHIO, GIRELLI, GRIBAUDO, GUERRA, IACONO, MANZI, MARINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROGGIANI, SCARPA, SERRACCHIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi sei mesi da quando la Commissione tecnico-scientifica e il Comitato prezzi e rimborsi di AIFA avevano espresso il loro parere favorevole in merito alla gratuità della contraccezione ormonale femminile senza limiti di età;

   il consiglio di amministrazione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), riunitosi martedì 31 ottobre 2023 ha deciso che la contraccezione ormonale femminile potrà essere gratuita solamente al di sotto dei 26 anni di età e potrà essere dispensata solo nei consultori o comunque in strutture pubbliche, riducendo così al minimo la platea delle persone potenzialmente beneficiarie, oltre 3 milioni di donne, considerando la popolazione femminile italiana nella fascia di età tra i 15 e i 25 anni, su un totale di quasi 19 milioni di donne tra i 15 e i 65 anni, come riportato dai dati Istat;

   questo orientamento dovrà essere ora ratificato in una delibera del CdA, che pare abbia già trovato l'accordo della commissione salute della Conferenza delle Regioni;

   già molte regioni italiane forniscono la pillola gratuitamente a tutte le donne con meno di 26 anni, riducendo ulteriormente l'efficacia della misura;

   a questa limitazione di età si aggiunge la decisione di escludere le farmacie dalla possibilità di distribuire la pillola, affidando questo compito ai soli ospedali o consultori, limitando in modo significativo la fruizione perché significherebbe infatti escludere dall'accesso al farmaco tutte le donne che non possono recarsi autonomamente in ospedale o che vivono in luoghi in cui non sono presenti i consultori, dato che né gli uni né gli altri sono distribuiti sul territorio in modo uniforme, né con la stessa capillarità delle farmacie;

   a questo si aggiunga il fatto che in ospedali e consultori vi sono alte percentuali di personale che fa obiezione di coscienza e che può rendere ancora più difficile l'accesso alla pillola;

   nei giorni successivi alla notizia del via libera a rendere la pillola e altri prodotti contraccettivi a base ormonale gratuiti per tutte le donne italiane, esponenti del Governo hanno ritenuto di dover segnalare l'eccessivo costo economico dell'operazione: il consiglio di amministrazione di AIFA dovrà garantire che la gratuità della pillola anticoncezionale per tutte le donne «non concorra ad alcun sfondamento» del «tetto programmato della spesa farmaceutica», come precisato il 3 maggio 2023 il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani;

   a tale precisazione erano seguite le parole del Ministro della salute, Orazio Schillaci: «Data l'importanza sociale della procreazione consapevole specialmente in alcune fasce di età e di condizione socio-economica, AIFA sta valutando compiutamente la problematica relativa all'erogazione gratuita dei farmaci anticoncezionali. Valutazioni che non possono prescindere da ogni questione di compatibilità della tenuta finanziaria delle scelte operate nel settore farmaceutico, per l'impatto sulla spesa a carico del Fondo sanitario nazionale»;

   questo è il motivo per cui il CdA aveva chiesto alle due commissioni tecniche di riprendere in mano il dossier, esplorando varie opzioni di apertura alla gratuità, con i relativi costi, inizialmente stimati in 140 milioni di euro e ora ridotti a una cifra molto inferiore –:

   se il Ministro non ritenga indispensabile sostenere, per quanto di competenza, la decisione del Comitato prezzi e rimborso dell'Agenzia italiana del farmaco, anche individuando le risorse al fine di consentire la gratuità della pillola anticoncezionale per tutte le donne;

   se non ritenga altresì opportuno adottare iniziative per quanto di competenza, per consentire che la pillola contraccettiva gratuita possa essere distribuita anche nelle farmacie, in ragione sia della loro capillare presenza sul territorio, sia riconoscendo il ruolo che anche durante la gestione pandemica hanno sempre più assunto come luoghi di prevenzione, di servizi e di educazione sanitaria.
(5-01602)


   GIRELLI, ZAN e SCARPA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nel luglio 2023, durante il processo in corso a Vicenza a carico di quindici manager succedutisi nel corso degli anni nella gestione dell'azienda di Trissino Miteni, e che devono rispondere dell'accusa di disastro ambientale per versamenti di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle falde acquifere di tre province del Veneto (Vicenza, Verona e Padova), un ex dirigente dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rivelato che regione Veneto e ISS avevano elaborato un accordo di collaborazione per un'indagine epidemiologica della durata di tre anni sulla popolazione delle aree colpite, fornendo come prova un documento redatto su carta intestata della regione, con l'indicazione della decima legislatura (2015-2020);

   l'indagine doveva monitorare le condizioni sanitarie degli abitanti in termini epidemiologici, per cercare eventuali correlazioni tra assunzione di PFAS e l'insorgenza di gravi patologie come i tumori. Nulla, però, è stato poi fatto a causa della decisione di sospendere il progetto «per ragioni di approfondimenti di natura tecnico-finanziaria»;

   sulla questione è stato presentato un'interrogazione a risposta immediata (n. 414 del 6 luglio 2023) alla Giunta regionale del Veneto da parte dei consiglieri del Partito Democratico, per chiedere se fosse vero quanto affermato durante la seduta del processo, e se sì per quale motivo non si sia proceduto ad attivare l'indagine epidemiologica;

   il 5 ottobre 2023 la Giunta ha confermato che l'accordo non era stato concretamente attivato per ragioni legate ad approfondimenti di natura economico-finanziaria. Solo dopo sollecitazione da parte dell'ISS, nello scorso mese di settembre, la regione Veneto ha deciso di dare avvio allo studio, dando l'incarico alla società regionale Azienda Zero;

   a parere degli interroganti, ci si trova evidentemente di fronte ad una grave responsabilità della regione Veneto, perché, come noto, studi come quello che avrebbe dovuto essere realizzato sono utili per chiarire la connessione PFAS-patologie e mortalità, mentre la regione ha investito in studi che non sono realmente utili a stabilire questa connessione;

   senza questa indagine, quindi, non è possibile effettuare una prevenzione in favore dei cittadini esposti a mali come tumori, patologie del sangue anche mortali, patologie tiroidee, di neonati e donne in gravidanza, ed appare, quindi, inaccettabile un blocco tanto lungo da parte della regione Veneto, per ragioni meramente economiche, tenendo anche conto del fatto che il bilancio regionale veneto destina alla sanità dieci miliardi di euro l'anno –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per far sì che quanto accaduto non si ripeta, evitando che la salute dei cittadini venga messa a rischio da valutazioni economiche prolungate ben oltre ogni arco temporale ragionevole, tenendo conto anche del fatto che proprio per la mancanza di questo tipo di indagine sembra molto difficile che i cittadini eventualmente danneggiati possano avere giustizia, data l'impossibilità di stabilire oggettivamente l'entità di un giusto indennizzo.
(5-01603)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 11 gennaio 2018, n. 3 recante «Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute» prevede, all'articolo 7, l'istituzione delle professioni sanitarie dell'osteopata e del chiropratico;

   l'articolo 7, al comma 2, ha previsto che, con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, acquisito il parere del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, siano definiti l'ordinamento didattico della formazione universitaria in osteopatia e in chiropratica nonché gli eventuali percorsi formativi integrativi;

   il 29 settembre 2021 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente della Repubblica recante il recepimento dell'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano del 5 novembre 2020 concernente l'istituzione della professione sanitaria dell'Osteopatia, a distanza di quasi tre anni dall'entrata in vigore della legge per il riordino delle professioni sanitarie;

   per quanto riguarda l'individuazione dei criteri di valutazione dell'esperienza professionale, nonché i criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi alla laurea universitaria in osteopatia, ad oltre cinque anni dall'approvazione della legge n. 3 del 2018, non è stato ancora adottato il decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute;

   il termine di sei mesi stabilito dalla legge n. 3 del 2018 non è stato rispettato e ha subito nel corso del tempo diverse proroghe, l'ultima delle quali contenuta nel decreto-legge del 29 dicembre 2022, n. 198 (cosiddetto decreto Milleproroghe), che ha ulteriormente prorogato al 30 giugno 2023 il termine per l'emanazione del citato decreto e degli eventuali percorsi formativi, originariamente previsto al 30 dicembre 2022. Sono passati oltre tre mesi dalla scadenza del termine, senza che nulla sia accaduto;

   il Ministero della salute e il Ministero dell'università e della ricerca hanno certificato la fine dei lavori del Tavolo tecnico costituito presso il MUR; come disciplinato dall'articolo 7, comma 2, della legge n. 3 del 2018, sono stati emanati i pareri del Consiglio universitario nazionale e del Consiglio superiore di sanità, passaggio previsto per arrivare alla formalizzazione del decreto;

   la mancata regolamentazione del corso di laurea in osteopatia da parte del Ministero dell'università, nonostante il riconoscimento della professione operato dalla già citata legge n. 3 del 2018, sta lasciando migliaia di professionisti in un limbo normativo, con preoccupazione per il loro futuro professionale, oltre che con ripercussioni per i milioni di pazienti che ormai da anni si rivolgono quotidianamente alla categoria –:

   quali siano le ragioni di tale ritardo e quale siano le tempistiche stimate per l'emanazione del decreto ministeriale per la definizione dell'ordinamento didattico della formazione universitaria in osteopatia e chiropratica, nonché gli eventuali percorsi formativi;

   in che modo i Ministri interrogati intendano intervenire, per quanto di competenza per assicurare la conclusione dell'iter in tempi brevi, per garantire un percorso formativo professionalizzante e il pieno riconoscimento della figura dell'osteopata.
(3-00787)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-01767, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pavanelli, Marianna Ricciardi, Aiello, Fede, Ghio, Ferrari, Boldrini, Carmina, Cappelletti, Di Lauro, Scutellà, Carotenuto, Amato, Forattini, Ciani, Dell'Olio, Raffa, Morfino, Auriemma, Barzotti, Roggiani, Casu, Ilaria Fontana, Manzi, Orrico, Caramiello, Malavasi, Quartini, Cherchi, Gribaudo, Iacono, Marino.

  L'interpellanza urgente Deborah Bergamini e altri n. 2-00256, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 ottobre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Palma.

  L'interpellanza urgente Appendino e altri n. 2-00265, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Morfino.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Foti e altri n. 3-00785, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zurzolo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Furfaro n. 1-00163, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 129 del 29 giugno 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    il 15 marzo 2023 si è svolta la Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare, ovvero la Giornata del fiocchetto lilla, che focalizza l'attenzione (e vuole sensibilizzare) sulle disfunzioni dell'alimentazione oggi associate, anche, alla recente pandemia;

    in Italia, tale giornata è stata deliberata ufficialmente nel 2018 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, per favorire e promuovere l'attenzione degli italiani su patologie alimentari che «usano» il corpo come mezzo per comunicare un disagio profondo che, spesso, passa attraverso meccanismi psico-biologici che conducono alla malattia;

    in realtà, sempre in Italia, la Giornata è stata promossa per la prima volta nel 2012, dall'Associazione «Mi Nutro di Vita» per volontà di un padre, Stefano Tavilla, in onore e ricordo della figlia Giulia, affetta da Bulimia Nervosa, morta a soli 17 anni il 15 marzo 2011 mentre era in «lista di attesa» per essere curata in un centro fuori dalla sua regione di appartenenza;

    i disturbi del comportamento alimentare o e dell'alimentazione e della nutrizione sono un gigantesco contenitore al cui interno si collocano manifestazioni e patologie differenti tutte quante accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo, che è ovviamente la spia di dinamiche psicologiche estremamente complesse;

    se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte;

    attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l'anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c'è stato un progressivo abbassamento dell'età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell'infanzia;

    secondo i dati dalla survey nazionale del Ministero della salute 2019-2023, che incrocia fonti diverse, Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), accessi ai centri specializzati e alla specialistica ambulatoriale, al pronto soccorso e le esenzioni, sono oltre 3 milioni le persone in Italia in cura per anoressia, bulimia e binge eating;

    in particolare, nel 2019 i casi di disturbi alimentari (anoressia, bulimia e binge eating) intercettati sono stati 680.569, balzati a 879.560 nel 2020, a 1.230.468 nel 2021 e a 1.450.567 nel 2022;

    anche i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte) sono purtroppo molto alti, il dato Rencam del 2022 rileva complessivamente 3.158 decessi con diagnosi correlate ai Disturbi della Alimentazione e della nutrizione, con una variabilità più alta nelle regioni dove sono scarse o addirittura assenti le strutture di cura e con una età media di 35 anni, che significa che una alta percentuale di questo numero ha una età inferiore a 25 anni;

    si tratta di dati sottostimati e incompleti visto che molte persone oggi non arrivano alla presa in carico e alle cure necessarie a causa di una grave carenza di strutture presenti sul territorio nazionale;

    si tratta di un'«epidemia nascosta» che si fronteggia con una rete di cura del Servizio sanitario nazionale che retrocede, a fronte del galoppante aumento dei casi. Dopo la pandemia 38 strutture specializzate non sono state mai riaperte. Nel 2019 erano 164, nella rilevazione dell'istituto superiore di Sanità del 2022 sono 126 strutture sparse su tutto il territorio nazionale, di cui molte erogano un servizio «parziale». Di queste, 63 centri sono al Nord (20 in Emilia-Romagna), 23 al Centro Italia e 40 tra Sud e Isole. Tra le 126 strutture 112 sono pubbliche (appartenenti al Servizio sanitario nazionale – Ssn) e 14 appartenenti al settore del privato accreditato e comunque solo il 48 per cento del totale dei centri ha dichiarato di prendere in carico i minori fino a 14 anni; mentre la fascia pediatrica della popolazione, in costante aumento di casi vede solo pochissimi reparti dedicati in tutta Italia. Questa mancanza di presa in carico immediata genera casi gravi già dalla preadolescenza;

    secondo il numero verde nazionale «Sos Disturbi Alimentari» nei suoi 12 anni di attività le richieste di aiuto sono aumentate prima progressivamente e poi nell'ultimo anno vertiginosamente. Sono oltre 3 milioni i pazienti in cura (3.678.362 per l'esattezza, di cui 1,4 milioni di nuovi casi solo nel 2022). La metà soffre di anoressia, il 20,2 per cento di obesità, il 19,9 per cento di bulimia nervosa e l'1,9 per cento di Arfid, il disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo, l'ultimo inserito nelle tabelle sanitarie, dieci anni fa;

    sempre al numero verde, tra gennaio e maggio di quest'anno, sono già arrivati 817 Sos: più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Negli anni, è stato accertato che sono in maggioranza le donne (87 per cento) a utilizzarlo. Il 51 per cento delle persone che si rivolge al servizio di counseling gratuito e anonimo della Presidenza del Consiglio, in precedenza, non aveva mai chiesto aiuto. Per molti è il primo difficile passo, l'unico sollievo dalla solitudine della propria condizione di sofferenza. Il 47 per cento delle chiamate arriva da parte dei genitori, il 44 per cento dagli interessati. Nel 9 per cento dei casi sono amici e partner a cercare conforto e a richiedere il primo accesso virtuale all'offerta di cura;

    la scarsa presenza di centri specializzati e la loro non omogenea collocazione sul territorio nazionale non permette una reale, adeguata e tempestiva presa in carico di questi giovani e delle loro famiglie;

    la mancanza di strutture adeguate fa sì che molto spesso le famiglie vengano lasciate sole ad affrontare le prime fasi di questo drammi, innescando di fatto un peregrinare in cerca di luoghi di cura per l'Italia e solo successivamente, quando la situazione il più delle volte è ormai compromessa si arriva ad una presa in carico della persona e del suo nucleo familiare;

    attualmente i posti letti a disposizione per gli eventuali ricoveri sono nel complesso in Italia, tenendo conto degli ospedali, delle comunità e dei centri diurni, solo circa 900 e di questi l'85 per cento è collocato al Nord Italia e, di certo, non può rispondere ai bisogni di cura di circa tre milioni e mezzo di italiani affetti da anoressia, bulimia e dipendenze da cibo;

    si tratta di un numero infinitesimale rispetto ai reali bisogni effettivi e, molte volte, vista la giovane età delle persone coinvolte e in relazione alla gravità del quadro clinico si ricorre al ricovero presso i reparti di pediatria e medicina generale e purtroppo ormai sempre più spesso ai reparti di psichiatria;

    la metà delle regioni non ha una rete completa di assistenza, che dovrebbe prevedere quattro livelli: ambulatori specializzati nei disturbi alimentari, che assorbono il 60 per cento della richiesta, servizi semiresidenziali (centri diurni dove le persone possono fare i propri pasti), servizi residenziali extraospedalieri h24 che dovrebbero garantire una presa in carico della persona dai 3 ai 5 mesi, e infine i servizi ospedalieri che prevedono il ricovero salvavita per chi rifiuta le cure, e la nutrizione artificiale;

    nel 2018 il Ministero della salute, su forte sollecitazione delle associazioni dei familiari e degli operatori sanitari, che necessitano di strumenti pratici in una tematica in cui ancora oggi, purtroppo, esiste una estrema disomogeneità di cura e trattamento sull'intero territorio nazionale, ha elaborato un documento inerente l'istituzione di un vero e proprio «codice lilla» al momento dell'accettazione al pronto soccorso di persone con disturbi della nutrizione dell'alimentazione. Il documento offre indicazioni operative in un'ottica multidisciplinare anche tenuto conto del fatto che l'accesso al pronto soccorso può rappresentare un'occasione per intercettare una persona che soffre di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione e avviarlo così verso un percorso terapeutico; ad oggi ancora non c'è traccia di applicazione del «Codice Lilla» così come era stato pensato e voluto;

    la sperequazione tra l'offerta assistenziale e la domanda di cura è stata la grande artefice dell'importante numero di morti che in questi anni si sono verificati a causa dei disturbi alimentari. In media in Italia per disturbi alimentari muoiono circa 3000 ragazzi, nel 2020 a causa nella pandemia da COVID-19 i morti sono stati circa 5000. L'incremento drammatico è dovuto di certo all'aumento della prevalenza della malattia causa Covid, ma anche a causa del fatto che l'esile tessuto assistenziale presente sul territorio non ha retto l'emergenza sanitaria;

    un primo passo per tentare di invertire la tendenza caratterizzata da pochi strumenti e molta solitudine vissuta dalle famiglie, dai pazienti e dagli operatori del settore ed iniziare ad immaginare una cura diffusa sul territorio, inclusiva e innovativa con l'obiettivo di ridurre drasticamente la mortalità di tale patologia è stata l'approvazione di un emendamento alla legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021 n. 234) che inserisce le prestazioni relative ai disturbi della nutrizione dell'alimentazione all'interno dei livelli essenziali di assistenza (Lea) al di fuori del capitolo della «salute mentale» con un budget autonomo ampliando la possibilità di erogare prestazioni e servizi;

    nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dall'approvazione di tale modifica niente è stato fatto lasciando ancora una volta le persone che soffrono di disturbi della nutrizione della alimentazione e le loro famiglie sole ad affrontare questo dramma;

    nelle more dell'aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza la legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234 ha previsto l'istituzione, presso il Ministero della salute, di un Fondo per il contrasto dei Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione con dotazione di 25 milioni di euro per gli anni 2022 e 2023 che ha consentito il finanziamento di Piani di intervento regionali e provinciali volti al miglioramento dell'assistenza alle persone con disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, sia in termini di efficacia clinica che di adeguamento organizzativo, garantendo quanto già raccomandato in letteratura dalle Linee guida, dalle raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica a livello nazionale ed internazionale e dai documenti di indirizzo del Ministero della salute;

    inoltre, grazie alla medesima legge di bilancio i disturbi alimentari verranno riconosciuti in una categoria a sé stante nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), con un budget autonomo da quello destinato alla cura delle patologie psichiatriche: questo consentirà finalmente di erogare prestazioni e servizi gratuiti (o dietro pagamento di un ticket) attraverso il Servizio sanitario nazionale; dopo l'inserimento nei Lea sarebbe altresì opportuno includere il «Disturbo da alimentazione incontrollata» (Binge eating disorder) nell'elenco delle patologie croniche invalidanti per le quali è prevista l'esenzione;

    la legge delega per il sostegno e la valorizzazione della famiglia (legge n. 32 del 2022) all'articolo 2, comma 2, lettera d) prevede che i decreti attuativi introducano ulteriori misure di sostegno e contributi vincolati alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disturbi del comportamento alimentare;

    a novembre 2022 il Ministero della salute ha dato mandato all'istituto superiore di sanità di avviare, in stretta collaborazione con le regioni e province autonome, con le associazioni di familiari e le società scientifiche, anche le attività per il censimento delle associazioni che operano per informare, sensibilizzare, offrire supporto a chi soffre di disturbi alimentari e ai familiari in difficoltà, rafforzare la collaborazione con le strutture dedicate alla loro cura, creando così una rete di protezione per contrastare tali disturbi e rispondere all'esigenza di intercettare sempre più precocemente i bisogni del territorio,

impegna il Governo:

1) a dare piena e completa attuazione a quanto previsto dall'articolo 1, comma 687, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, individuando ed aggiornando le prestazioni sanitarie e sociosanitarie inerenti ai disturbi della nutrizione e della alimentazione da inserire in un'area specifica dei livelli essenziali d'assistenza dandogli così piena dignità ed autonomia;

2) ad adottare per quanto di competenza e nel rispetto delle competenze regionali, le opportune iniziative volte ad implementare e a rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale l'offerta assistenziale, con particolare attenzione all'incremento dei posti letto volti ad accogliere le ragazze e i ragazzi con disturbi dell'alimentazione e della nutrizione adeguandola alla reale domanda di cura posta dalle persone che soffrono di questi disturbi e dalle loro famiglie;

3) ad adottare iniziative di competenza per incrementare le risorse destinate alla presa in carico delle persone affette da disturbi della nutrizione e dell'alimentazione e delle loro famiglie, al fine di ridurre il gap tra la forte richiesta di aiuto e la scarsa offerta di servizi, prestazioni ed équipe multidisciplinari presenti ed in grado di intervenire tempestivamente, nonché per implementare sensibilmente le strutture e la rete di intervento completa in tutti i vari livelli di assistenza, ambulatorio, day-hospital, ricovero ospedaliero e residenzialità extra-ospedaliera, al fine di garantire l'appropriatezza dell'assistenza, con particolare riguardo alla presa in carico globale del paziente e dei suoi familiari in tutte le varie fasi del trattamento, avendo cura di garantire sull'intero territorio nazionale equità ed uniformità nell'accesso all'assistenza;

4) a dare seguito quanto prima alla legge delega per l'adozione dei decreti attuativi, di quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, lettera d) della legge 7 aprile 2022 n. 32 «Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia» prevedendo le ulteriori misure di sostegno e contributi vincolati alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disturbi del comportamento alimentare;

5) ad istituire, presso il Ministero della salute, l'Osservatorio nazionale sui disturbi della nutrizione e dell'alimentazione con il compito di redigere il Piano nazionale dei disturbi dell'alimentazione e della nutrizione, di durata triennale, promuovere la raccolta di dati statistici ed effettuare studi epidemiologici sulle patologie afferenti ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, anche con riferimento alle diverse situazioni territoriali, al fine di individuare aree prioritarie d'intervento verso cui indirizzare azioni e iniziative per la prevenzione e per la riabilitazione nutrizionale nei disturbi dell'alimentazione;

6) a riconoscere i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione come malattie sociali in particolare per le fasce più giovani della popolazione e ad includere, in occasione del prossimo aggiornamento dei Lea, l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata (Bed) «Disturbo da alimentazione incontrollata» (Binge eating disorder) e tutti altri disturbi dell'alimentazione nell'elenco delle patologie croniche invalidanti per le quali è prevista l'esenzione;

7) a prevedere dei corsi di formazione, anche nell'ambito della formazione ECM, per il personale operante presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie impegnato nei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione nonché per i pediatri di libera scelta e per i medici di medicina generale, volti ad intercettare i primi sintomi dei disturbi della nutrizione e della alimentazione favorendo così una diagnosi e una presa in carico precoce;

8) a prevedere l'istituzione della figura dello psicologo di cure primarie che nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e in collaborazione con la rete dei servizi di assistenza socioassistenziale per una rapida e diffusa presa in carico delle persone affette da disturbi della nutrizione e dell'alimentazione;

9) a predisporre in collaborazione con le regioni e con le province autonome di Trento e Bolzano, ognuno per le proprie competenze, una piattaforma nazionale ove inserire le informazioni delle strutture a cui i medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta possono indirizzare le persone che soffrono di disturbi dell'alimentazione e le loro famiglie per una rapida presa in carico;

10) a predisporre misure volte all'attivazione di un «codice lilla» nei pronto soccorso che preveda, oltre alla formazione obbligatoria del personale sanitario, un team multidisciplinare integrato dedicato ed una rete assistenziale locale, intra ed extra regionale;

11) ad adottare iniziative di competenza per predisporre risorse finanziarie volte ad incrementare la ricerca scientifica e farmacologica sull'uso di specifici farmaci adatti ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione;

12) a promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni e con le associazioni che si occupano di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto della loro autonomia, campagne informative, iniziative e incontri sui temi dell'educazione alimentare e dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione;

13) a promuovere, per quanto di competenza, insieme al CONI e alle Federazioni sportive nazionali (FSN), agli enti di promozione sportiva (EPS) e alle discipline sportive associate (DSA), corsi di formazione per gli allenatori e le allenatrici, in particolare per quelli che operano nei settori giovanili, sulla promozione dello sport come elemento di comunità, arricchimento di valori, benessere psicofisico, insegnando a riconoscere i rischi di pratiche devianti e illegali orientate alla ricerca ossessiva della prestazione, nonché sull'insegnamento di una corretta ed equilibrata alimentazione in ambito sportivo;

14) a promuovere, per quanto di competenza, insieme al CONI e alle Federazioni sportive nazionali (FSN), agli enti di promozione sportiva (EPS) e alle discipline sportive associate (DSA) campagne di comunicazione rivolte ai giovani atleti agonisti e non sull'importanza dello sport come elemento di comunità, arricchimento di valori, benessere psicofisico, insegnando a riconoscere i rischi di pratiche devianti e illegali orientate alla ricerca ossessiva della prestazione, nonché di avere una alimentazione sana ed equilibrata indipendentemente dalla disciplina sportiva praticata.
(1-00163) (Nuova formulazione) «Furfaro, Quartini, Bonetti, Zanella, Malavasi, Di Lauro, Di Biase, Marianna Ricciardi, Ciani, Sportiello, Girelli, Auriemma, Stumpo, Roggiani, Forattini, Berruto, Casu, Ghio».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Mozione Quartini n. 1-00170 del 20 luglio 2023.