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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 5 ottobre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1993, definisce la violenza contro le donne «Ogni atto di violenza fondato sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;

    la violenza di genere si riscontra in ogni atto inserito nell'agire quotidiano che si basa e, a sua volta, determina differenze sociali ed economiche tra uomini e donne. Tale forma di violenza si differenzia dalla violenza domestica propriamente detta che è un concetto circoscritto all'ambito privato e che si inserisce nella quotidianità familiare; sin dalla loro fondazione, le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo indispensabile per l'avanzamento e la difesa dei diritti delle donne. Sotto l'egida dell'Onu, viene fondata la Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, che si occupa di promuovere la parità di genere e della stesura sia della Dichiarazione universale dei diritti umani sia della Convenzione sui diritti politici delle donne: primo strumento giuridico riguardante i diritti della donna che enuncia il diritto a votare, ad essere elette e a poter svolgere qualsiasi impiego pubblico; punto di svolta per il mondo femminile è l'adozione della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne adottata dall'Assemblea Generale con la Risoluzione 2263 (XXII) del 7 novembre 1967 essa elenca i diritti che devono essere garantiti alle donne e le misure che gli Stati devono mettere in atto per eliminare ogni forma di discriminazione nei loro confronti; nell'ultimo decennio è stato compiuto un importante sforzo in termini di mutazione e innovazione del quadro normativo, così come nella pianificazione di interventi e strumenti più aderenti alle necessità emergenti;

    con la legge 27 giugno 2013, n. 77, l'Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica), il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza; la Convenzione precisa che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una forma di discriminazione comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella sfera pubblica sia nella sfera privata; la Convenzione interviene, inoltre, specificamente anche nell'ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini e anziani, ai quali si applicano le medesime norme di tutela;

    il decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante misure contro la violenza di genere, ha per la prima volta definito con chiarezza la centralità e la peculiarità della violenza compiuta entro le mura domestiche da chi ha vincoli familiari o affettivi con la persona colpita; ha, inoltre, introdotto profonde modifiche processuali a tutela della vittima, con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare gli strumenti repressivi, secondo un disegno che tenga conto delle caratteristiche delle violenze di genere, e dall'altro con l'intenzione di implementare gli strumenti volti a tutelare la vittima stessa. Ha poi introdotto misure di sostegno per le donne e i minori coinvolti nella fase processuale: modalità protette per le testimonianze, gratuito patrocinio, dovere del giudice di comunicare rispetto alle modifiche delle misure cautelari, processi più rapidi e l'estensione del permesso di soggiorno alle donne straniere vittime di violenza domestica slegato dal permesso del marito;

    inoltre, la legge de qua ha previsto che: «Il Ministro delegato per le pari opportunità, anche avvalendosi del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità [...] elabora, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza», e adotta un «Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere» [...] con l'obiettivo di garantire azioni omogenee nel territorio nazionale;

    il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 in continuità con il Piano precedente 2017-2020, è articolato in 4 assi (Prevenzione, Protezione e sostegno, Perseguire e punire, assistenza e Promozione) in analogia alla Convenzione di Istanbul. Il Piano ha fatto proprie molte delle istanze avanzate dalla Commissione parlamentare sul femminicidio, nella Relazione sulla governance dei servizi antiviolenza e sul finanziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, approvata, il 14 luglio 2020, che segnalava come prioritario e urgente «1) implementare le risorse per l'intero sistema di prevenzione e contrasto alla violenza, semplificare e velocizzare il percorso dei finanziamenti, verificarne l'effettiva erogazione ai centri antiviolenza e alle case rifugio attraverso un sistema di monitoraggio più efficace e potenziare la governance centrale del sistema»;

    come si evince dai dati, la violenza contro le donne in Italia è un fenomeno strutturale e diffuso e in allarmante crescita: dato che rappresenta uno dei maggiori ostacoli al conseguimento della parità di genere;

    i perduranti e sistemici episodi di violenza sulle donne impediscono di potersi considerare raggiunta la piena emancipazione femminile e costituiscono il precipitato di una secolare tradizione di rapporti di forza disuguali fra donne e uomini, basata su concezioni patriarcali e su ruoli sociali stereotipati che, nel ventunesimo secolo, dovrebbero potersi considerare ormai più che superati;

    la violenza degli uomini sulle donne, alla cui base sono radicati misoginia, discriminazione e un insostenibile divario di genere in termini sociali, lavorativi, salariali, culturali, rappresenta una tra le più gravi e profonde violazioni dei diritti umani a livello globale; questa particolare giornata fornisce un'occasione ai Governi, alle istituzioni nazionali, alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative sia per organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia per individuare sempre migliori strategie finalizzate allo sradicamento di quella che non è neppure più definibile quale situazione emergenziale, bensì quale fenomeno endemico e strutturale;

    la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia come il legislatore «in costante raccordo con tutte le istituzioni e gli ordini professionali coinvolti, ha il dovere di rafforzare e mettere a sistema i modelli positivi emersi, come pure di implementare le misure normative vigenti al fine di garantire a tutti i soggetti coinvolti l'accesso agli strumenti processuali e la formazione necessaria per una corretta lettura e un efficace e tempestivo contrasto della violenza di genere e domestica»;

    la cronaca quotidiana in Italia e nel mondo dimostra che non si può affrontare e sconfiggere la crescente ferocia degli uomini nei confronti di donne e bambine, in qualunque forma essa si manifesti, dalla violenza fisica a quella psicologica, dalla violenza domestica a quella economica, dall'odio in rete al revenge porn, dalla tratta allo sfruttamento, dallo stalking alle molestie e allo stupro, fino all'apice del femminicidio, senza correlarla al tema della parità di genere, della parità e delle pari opportunità, obiettivi purtroppo ancora mancati;

    non a caso, il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), a valere sul dispositivo Next Generation EU, rappresenta l'occasione per anche per recuperare i ritardi che penalizzano storicamente il nostro Paese. Per essere efficace, strutturale e in linea con gli obiettivi del pilastro europeo dei diritti sociali, la ripresa dell'Italia deve promuovere le pari opportunità, con particolare attenzione al mondo del lavoro: la mobilitazione delle energie femminili, così come dimostrato da numerosi studi internazionali, è fattore dirimente per una reale ripresa economica del Paese e, per questo motivo, occorre intervenire sulle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne al fine di liberarne tutto il potenziale inespresso;

    molte sono le misure approvate nelle precedenti e anche in questa legislatura, da Governo e Parlamento, volte a promuovere con decisione politiche per garantire la parità di genere, incrementare l'occupazione femminile, sostenere l'indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle donne;

    per quanto riguarda la dotazione di strumenti «repressivi», occorre segnalare che, a partire dal 2009, anno della modifica delle norme in materia di stalking, si sono susseguite ben 26 iniziative legislative atte ad adeguare la legislazione penale: un impianto robusto e articolato, di recente ulteriormente ritoccato con la modifica dell'assunzione delle informazioni dalle vittime di violenza con la legge n. 122 del 2023 e, attualmente, in corso di ulteriori modifiche e inasprimenti ad opera del disegno di legge d'iniziativa della Ministra Roccella (A.C. 1294);

    sulla scorta della recrudescenza dei fenomeni di violenza contro le donne, il fil rouge che unisce le svariate disposizioni in materia di contrasto a tale fenomeno va ravvisato nel privilegiare la dimensione della punizione/perseguimento, dimensione certamente rilevante, una dimensione che necessita di un affiancamento a una più compiuta attuazione degli altri pilastri della convenzione di Istanbul: prevenzione, protezione e politiche integrate. Certamente, ciò non significa che gli strumenti repressivi siano inutili, bensì che gli stessi debbano interagire con un sostanziale mutamento culturale, con un solido radicamento di valori di rispetto e riconoscimento e valorizzazione delle differenze di genere al fine di prevenire i fenomeni di violenza contro le donne e, quindi, di arginarli;

    le modifiche codicistiche sono certamente rilevanti e, in tal senso, pare importante incidere ulteriormente sulla conoscenza della donna vittima di violenza dell'iter processuale carico del suo persecutore, anche tramite la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari di cui all'articolo 415-bis del codice di rito;

    altra misura necessaria è quella del gratuito patrocinio in favore delle donne vittime di violenza in sede civile indipendentemente dal reddito. Alla luce delle nuove norme introdotte a contrasto della violenza contro le donne e domestica deve necessariamente trovare spazio l'estensione del patrocinio a spese dello Stato, indipendentemente dal reddito, anche in sede civile, in ragione del fatto che ora l'azione di tutela delle vittime può essere svolta anche indipendentemente all'azione penale. Attualmente, l'esenzione è prevista unicamente agli orfani di femminicidio con la modifica dell'articolo 76, comma 4-quater del T.U. – spese di giustizia: deve pertanto essere introdotta, quale ulteriore legittimo strumento di tutela per le vittime di violenza, volto altresì ad uniformare la garanzia di legge in entrambi i procedimenti;

    deve essere adeguatamente considerato, poi, il riconoscimento, anche a livello normativo, del ruolo svolto dalle Forze di polizia con riferimento al momento iniziale dell'acquisizione delle informazioni dalle parti offese e da quelle querelanti o denuncianti: l'estrema complessità del ruolo svolto dalle forze di polizia in tale delicato momento, impongono di valutare l'ormai improcrastinabile necessità di garantire personale adeguato in termini numerici e di formazione, nonché una presenza articolata sul territorio;

    in ragione della peculiarità della tematica in questione, sembra fondamentale che le donne siano supportate nel difficile percorso di emancipazione dalla condizione di violenza mediante la denuncia da associazioni di categoria che possano assisterle e seguirle sino alla conclusione del processo in tutte le sue fasi e gradi;

    parimenti esiziale è il tema della specializzazione sia della magistratura requirente, quanto di quella giudicante, al fine di garantire una risposta professionale adeguata alle specificità proprie tanto delle indagini, quanto dei processi nella delicatissima materia della violenza sulle donne;

    non può non segnalarsi che gli interventi legislativi degli ultimi anni abbiano condotto ad un aumento esponenziale delle denunce da parte di donne che, anche grazie alle associazioni e ai gruppi di ascolto, vengono accolte e accompagnate nel processo di presa di coscienza che la violenza non è una condizione fisiologica e ordinaria, bensì un male da estirpare;

    ciò nonostante, la denuncia costituisce solo un passo embrionale e di per sé non è risolutiva della problematica; invero, se l'aumento del numero di segnalazioni deve essere interpretato positivamente, non esclude il dovere irrinunciabile delle Istituzioni di proseguire nel garantire una protezione costante, effettiva ed efficace alle donne nei confronti di che le maltratta, offende, sevizia, violenta e tormenta, soprattutto nella fase successiva alla denuncia;

    pertanto, è evidente che a mancare non sia tanto l'attenzione delle istituzioni al tema o le tutele legali sul piano strettamente formale, data la presenza di molteplici fonti nazionali e sovranazionali che, nei diversi ambiti di intervento, dispongono l'uguaglianza di genere, quanto piuttosto tutele operative, concrete e sostanziali, adottate sinergicamente in base ad un piano che operi sistematicamente e a più livelli, partendo dal territorio;

    la violenza di genere costituisce, da alcuni anni, oggetto di misurazione statistica anche in Italia. L'Istat ha infatti elaborato due indagini, una nel 2006 e nel 2014. In base ai dati dell'ultima indagine sulla sicurezza delle donne (2014), nel corso della propria vita poco meno di 7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (6 milioni 788.000), quasi una su tre (31,5 per cento), riferiscono di aver subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale, dalle forme meno gravi (come la molestia) a quelle più gravi, come il tentativo di strangolamento o lo stupro. Gli autori delle violenze più gravi (violenza fisica o sessuale) sono prevalentemente i partner attuali o gli ex partner: due milioni e 800.000 donne ne sono state vittime. Il 10,6 per cento delle donne dichiara di aver subìto una qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni. Più di una donna su tre, tra le vittime della violenza del partner, ha riportato ferite, lividi, contusioni o altre lesioni (37,6 per cento). Circa il 20 per cento è stata ricoverata in ospedale a seguito delle ferite riportate. Più di un quinto di coloro che sono state ricoverate ha riportato danni permanenti;

    la complessità del fenomeno, richiede una strategia integrata che si basi su un approccio multidimensionale, sistemico ed inter-istituzionale. Un'azione globale, che deve fondarsi su di una solida conoscenza delle problematiche e su un'approfondita analisi dei dati disponibili;

    dapprima la pandemia da COVID-19 e le conseguenti misure di contenimento, poi la crisi economica che ha investito il nostro Paese a seguito del conflitto russo-ucraino, hanno ulteriormente evidenziato il tema della violenza contro le donne, enfatizzando le lacune tuttora esistenti per una efficace tutela;

    con la circolare del 21 marzo 2020 della Ministra dell'interno in accordo con la Ministra per le pari opportunità che ha impegnato le prefetture a supportare i centri antiviolenza e le case rifugio individuando soluzioni abitative temporanee da utilizzare per la quarantena prima di fare il loro ingresso nelle strutture. Con una seconda circolare (20 aprile 2020) i prefetti hanno potuto individuare un «punto di contatto» cui rivolgersi;

    il numero 1522, la cui operatività è stata resa strutturale dal decreto P.A., e l'App YouPol sono stati potenziati e le campagne di sensibilizzazione promosse dal Dipartimento per le pari opportunità sui canali televisivi e rilanciate sui «social» hanno rinforzato il messaggio dell'importanza della richiesta di aiuto per uscire dalla violenza;

    il tema delle case rifugio è anche un altro dato importante, da celebrare nella Giornata contro la Violenza sulle donne: secondo i dati raccolti quest'anno dall'Istat dicono che queste strutture, nella maggior parte dei casi, hanno un vero effetto salvifico per le donne che riescono a sfuggire alla violenza domestica. Sono hub di benessere, di salvezza, un modo per fuggire alla prigione creata solitamente da un uomo violento: il lavoro delle case rifugio è fondamentale proprio per il valore che apportano non solo sulla vita delle assistite ma anche sulla società;

    secondo un report dell'Istat, nel 2020 e cresciuta l'offerta di servizi sia dei centri antiviolenza (CAV) sia delle Case rifugio per le donne maltrattate. In particolare sono state aperte 12 nuove Case e 11 Centri antiviolenza. Persistono, tuttavia, forti differenze territoriali: tuttavia è al Nord che si concentra la quota maggiore di Case rifugio (70,2 per cento, 257 in valore assoluto) e il 41,7 per cento dei Centri antiviolenza (146). Sia le Case rifugio sia i Centri antiviolenza sono raggiungibili h24 nella gran parte dei casi: l'85,5 per cento delle Case rifugio (87,5 per cento nel 2019) e il 71,9 per cento dei Centri antiviolenza (come nel 2019). La maggioranza delle Case (83,5 per cento) e tutti i Centri hanno almeno un locale idoneo a garantire lo svolgimento delle attività nel rispetto della privacy delle utenti;

    la distribuzione territoriale dei servizi per il contrasto della violenza di genere non è, dunque, omogenea. Al Nord si concentra il 70,2 per cento delle Case rifugio (257) e il 41,7 per cento dei Centri antiviolenza (146); a seguire il Sud dove sono attivi 104 CAV (29,7 per cento del totale nazionale). La presenza di questi servizi è minore nelle restanti aree geografiche, raggiungendo il valore minimo per entrambe le tipologie nelle Isole (19 Case rifugio e 35 Centri antiviolenza, pari rispettivamente al 5,2 per cento e al 10 per cento del totale delle unità-attive). Se si rapportano i servizi alla popolazione femminile cui potenzialmente sono rivolti, l'offerta delle Case rifugio è pari a 0,12 per 10 mila donne e quella dei Centri antiviolenza a 0,11 per 10 mila donne. Considerando esclusivamente le donne vittime di violenza, l'offerta dei servizi specializzati sul territorio sale a 1,6 ogni 10 mila vittime per le Case rifugio e a 1,5 ogni 10 mila vittime per i Centri antiviolenza;

    è necessario potenziare tale sistema e renderlo omogeneo in tutte le aree del Paese, implementando le relative risorse, rese strutturali con la legge di bilancio per l'anno 2022, e individuando possibili modalità di riduzione della tempistica di erogazione delle relative risorse alle regioni, oltre che potenziare il sistema di monitoraggio, introdotto con il riparto del 2019 con l'obiettivo di disporre di un quadro informativo puntuale sull'effettivo utilizzo delle risorse da parte delle regioni;

    non tutti i femminicidi sono prevedibili: molti si verificano non dove ci sono episodi di violenza fisica precedenti, ma dove c'è stata violenza psicologica. In questi casi è difficile prevenire con una migliore applicazione della legge e per questo si rende sempre più stringente l'esigenza di intervenire culturalmente con una sensibilizzazione a partire dalle nuove generazioni nelle scuole: una simile rivoluzione culturale passa per le parole, per il non ridere alle battute sessiste;

    il sistema educativo assume significato nei diversi livelli e con modalità differenti nella lotta alla violenza sulle donne e alla violenza domestica; la scuola è un osservatorio privilegiato sulla vita delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi, in cui figure di prossimità di grande importanza, come gli insegnanti, possono favorire l'emersione della violenza subita e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando segnalazioni e percorsi di sostegno e di aiuto. I dati forniti dall'Istat con la ricerca sulla violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia, mostrano che il 10 per cento delle donne vittime di violenze sessuali le ha subite prima dei 16 anni, quindi nella fascia d'età dell'obbligo scolastico; nel caso poi dei figli delle donne vittime di violenza, il 65 per cento ha assistito agli abusi subiti dalla madre e la violenza assistita si configura a tutti gli effetti come una violenza, con conseguenze anche molto gravi sullo sviluppo psicofisico del minore;

    la scuola, senza sostituirsi alla famiglia, è chiamata a proporre e ad avviare le studentesse e gli studenti in modo adeguato all'età, a una riflessione sulla qualità dei rapporti tra uomo e donna, e deve impegnarsi nel realizzare una reale inclusione per valorizzare le singole individualità e coadiuvare le famiglie nell'educare le nuove generazioni al valore positivo della cultura del rispetto. La nascita di una dialettica tra identità e diversità consente la più compiuta affermazione dell'individuo;

    l'esperienza della scuola segna tutto il periodo di crescita e di formazione dei minori: si parte dalla fase educativa dei nidi e delle scuole dell'infanzia per poi passare a quella delle scuole di ogni ordine e grado in cui ogni bambina e ogni bambino è accompagnato, anno dopo anno, nel lungo percorso di formazione della personalità, di cambiamento del corpo, di crescita intellettuale. In tale contesto la scuola si affianca ed è a sua volta affiancata dalle famiglie, un contesto articolato, quindi, nel quale la figura dello psicologo scolastico deve essere visto come una figura di collegamento tra tutti i soggetti che entrano in relazione tra loro, scuola e famiglia, scuola e servizi socio-sanitari, docenti e alunni, che sia in grado di riconoscere un disagio o potenziali patologie, che funga da supporto ad un sano sviluppo di interessi e stili cognitivi;

    lo psicologo scolastico deve diventare un punto di riferimento stabile e costante per l'adolescente, non soltanto nei momenti di difficoltà, ma nel quotidiano confronto con le più varie forme di disagio e nel confronto con modelli sociali sempre più spesso distorsivi;

    sarebbe altresì opportuno che le istituzioni scolastiche, anche promuovendo l'adozione di una strategia condivisa in collaborazione con le famiglie, le amministrazioni locali, i servizi socio-sanitari, gli altri soggetti del sistema di educazione e di formazione, inserissero la prospettiva all'educazione al rispetto nel piano di percorsi e di servizi che accompagnano l'uomo e la donna nelle diverse situazioni della vita e nello sviluppo del proprio progetto personale, educativo e professionale;

    nella medesima direzione sono state presentate varie proposte di legge volte a introdurre l'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari;

    il problema, come riportato nella citata Relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, è di entità tale da richiedere interventi che, in termini di costi e rispetto dei vincoli di bilancio pubblico, sono meno onerosi delle conseguenze derivanti dagli atti di violenza;

    in un'ottica di prevenzione dei fatti di violenza contro le donne, al fine di fornire a queste ultime strumenti psicologici e caratteriali, ma anche forza fisica, che consentano di respingere eventuali atti di violenza, anche verbale, è molto utile la pratica di sport di autodifesa che dovrebbero essere offerte in forma gratuita, anche in collegamento con i centri anti-violenza, le cui risorse finanziarie dovrebbero essere implementate;

    al pari dei sopracitati ambiti di intervento, nell'impegno contro la violenza sulle donne, riveste un ruolo di primo piano l'investimento sul lavoro e sulla valorizzazione dell'esperienza femminile: il sostegno all'indipendenza economica, quindi, come leva per contrastare la violenza di genere e tutelare le vittime di questa piaga sociale;

    sebbene nel confronto internazionale la posizione del nostro Paese sia per alcuni aspetti migliorata nell'ultimo decennio, l'Italia rimane tra i Paesi dell'Unione europea con il più ampio gender gap occupazionale. Nel 2019, il tasso di occupazione nella fascia di età (20-64) è pari al 54 per cento per le donne rispetto al 73 per cento per gli uomini. Tenendo conto del numero di ore lavorate, il tasso di occupazione delle donne è pari al 31 per cento rispetto al 51 per cento degli uomini (dati 2018). Il 33 per cento delle donne lavora a tempo parziale, rispetto al 8 per cento degli uomini (2019). Le donne occupate lavorano in media meno ore, guadagnano meno, accumulano minore anzianità;

    una bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita anche la crescita economica di una nazione. Ridurre tale divario aiuta a diminuire i costi economici e sociali del Paese ed è un fattore rilevante per la crescita del Prodotto interno lordo, con un impatto positivo che secondo la Banca d'Italia, arriva fino a 7 punti percentuali che crea un sistema di trasparenza e garanzia per le lavoratrici con un sistema di certificazione che premia le aziende virtuose. Senza sfruttamento nel mercato del lavoro e contribuendo al benessere delle donne e della stessa comunità;

    la sfida del raggiungimento della parità di genere, fondamentale per contrastare la sottocultura della violenza degli uomini contro le donne, passa per l'eliminazione di barriere e ostacoli quali, ad esempio, la situazione di inferiorità economica in cui si trovano endemicamente le donne nel nostro Paese, e che vede le lavoratrici italiane guadagnare in media il 31,2 per cento in meno dei loro colleghi maschi: proprio per affrontare il cosiddetto gender pay gap, e cioè il divario di genere in termini di guadagno a parità di mansioni fra uomini e donne, il Parlamento il 27 ottobre 2021 ha licenziato una legge che introduce controlli, sanzioni e anche premialità, nonché tutela contrattuale e flessibilità di forme di lavoro e orari; sulla base dell'ultimo rapporto sul gender gap del World Economic Forum, l'Italia si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale, con un tasso di occupazione femminile fermo al 48,9 per cento, agli ultimi posti in Europa;

    viene previsto l'ampliamento dell'ambito soggettivo di applicazione dell'obbligo di redazione del rapporto sulla situazione del personale, prevedendo che lo stesso sia redatto dalle aziende (pubbliche e private) che impiegano più di 50 dipendenti (anziché più di 100, come attualmente previsto), nonché la previsione, tra l'altro, di incentivi alle assunzioni, di agevolazioni fiscali, di strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, di un sistema di certificazione della parità di genere;

    per la prima volta l'Italia si è dotata di una Strategia nazionale per la parità di genere, che riprende i princìpi già definiti dalla Strategia europea per la parità di genere 2020/2025 e che si concentra sui temi del lavoro, del welfare, dell'educazione e della promozione della leadership femminile, con un substrato di approccio culturale, di linguaggio, di rimozione degli stereotipi che è condizione necessaria di qualsiasi politica attiva sulla parità di genere;

    il 26 agosto 2021 si è svolta a Santa Margherita Ligure, per la prima volta nell'ambito di un G20, la Conferenza sull'empowerment femminile, cui hanno partecipato i Ministri responsabili per le pari opportunità dei Paesi del G20, rappresentanti di organizzazioni internazionali, del mondo delle imprese, dell'accademia, con al centro Stem, alfabetizzazione finanziaria e digitale, ambiente e sostenibilità da un lato, lavoro ed empowerment economico ed armonizzazione dei tempi di vita dall'altro;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) sono previsti importanti specifici interventi, ma l'empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere sono perseguiti quali obiettivi trasversali nell'ambito di tutte le componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza; la parità di genere è stata assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza si caratterizza per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;

    sono molteplici le politiche di incentivazione all'imprenditoria femminile, di decontribuzione per incoraggiare l'assunzione di lavoratrici, e di conciliazione tra lavoro e famiglia, messe in atto in favore dell'occupazione femminile, quali, a titolo esemplificativo, gli sgravi contributivi per chi assume donne, o il Fondo a sostegno dell'imprenditoria femminile con una dotazione di 40 milioni di euro (20 milioni per il 2021 e altrettanti per il 2022), ovvero il Fondo per l'assegno unico volto a riordinare e potenziare le misure di sostegno economico per i figli a carico e favorire la fruizione di servizi a sostegno della genitorialità;

    la violenza economica è una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare violenze in ambito familiare, soprattutto quando il partner detiene il potere economico, il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari; fondamentale è dunque il sostegno economico alle vittime per aiutarle a conseguire l'indipendenza finanziaria dal partner violento. In tal senso gli strumenti di welfare e di sostegno ai percorsi di libertà e autonomia delle donne, rivestono un ruolo estremamente importante;

    è in questa direzione che va l'istituzione del «reddito di libertà»: un aiuto economico mensile per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà, la misura rientra tra quelle emergenziali adottate in risposta alla crisi economica dovuta alla pandemia e incrementa di 3 milioni di euro per l'anno 2020, il «Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità» ed è stato poi rifinanziato dalla legge 30 dicembre 2020, n. 178, che 2021 che destina risorse pari a 2 milioni di euro per il 2021 e 2 milioni di euro per il 2022. L'8 novembre 2021, l'Inps ha pubblicato sul suo sito la circolare relativa all'erogazione del reddito di libertà;

    certamente, si tratta di una iniziativa importante, ma si può e si deve fare ancora di più: le drammatiche vicende di cronaca che si sentono, purtroppo, ormai ogni giorno reclamano interventi urgenti e incisivi. Occorre, oltre ad una maggiore sensibilizzazione al fenomeno, un cambiamento culturale che investa tutta la società per contrastare la cultura della violenza;

    nel complesso, l'impegno e lo sforzo trasversale delle forze politiche hanno portato l'Italia ad avere un buon impianto normativo in tema di violenza maschile sulle donne. Da ultimo, in questa legislatura, con l'approvazione della legge n. 69 del 2019 (cosiddetto codice rosso), e con le riforme del processo civile e del processo penale che contengono norme attente ai problemi della violenza di genere, anche in attuazione della Convenzione di Istanbul;

    sul versante civile, la riforma Cartabia, grazie alle indicazioni e al lavoro svolto dalla Commissione sul femminicidio, ha ampliato il suo contenuto che attiene anche ai procedimenti relativi all'allontanamento dei minori dalla famiglia, alle controversie sull'esercizio della responsabilità genitoriale e all'affidamento familiare;

    con specifico riferimento alle donne vittime di violenza, si dà pieno riconoscimento alle disposizioni della Convenzione di Istanbul. La riforma introduce, infatti, una novità importante: il pieno riconoscimento della violenza contro le donne anche nel processo civile, in primis nelle cause di separazione e divorzio. Attraverso le misure previste, si consentirà alla giustizia di difendere meglio donne e minori;

    sempre la riforma, prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi «ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica». Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l'introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l'iscrizione dei professionisti in tale categoria. Interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l'attendibilità;

    si ricorda che la sindrome da alienazione parentale (Pas), non è riconosciuta dalla comunità scientifica e che la Corte di cassazione ha ribadito più volte che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico. Ma, nonostante ciò, è sempre più utilizzata, in sede giudiziale dalle consulenze tecniche d'ufficio (Ctu) quale causa per allontanare i minori principalmente dalle madri, definite alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici, per il solo fatto di aver denunciato le violenze e dato avvio alla separazione dal partner violento;

    la riforma prevede, inoltre, tra le altre cose, che i giudici debbano ascoltare e rispettare la volontà espressa da bambini e ragazzi che rifiutano di vedere un genitore. Potranno avvalersi, se necessario, di professionisti specializzati, ma non potranno delegare ad altri i colloqui, che saranno videoregistrati. Sarà dunque il giudice ad accertare le cause del rifiuto considerando eventuali episodi di violenza nella determinazione dell'affidamento dei figli. Si stabilisce inoltre, che l'uso della forza pubblica per i prelievi in casa, in attuazione delle sentenze, avvenga solo come extrema ratio, cioè se è a rischio la vita del bambino/ragazzo;

    i dati e la cronaca continuano a dire con evidenza che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale, non sono ancora riusciti ad arginare e a ridurre questo fenomeno. Pur in presenza di un quadro normativo avanzato, e di misure di protezione importanti, queste ultime spesso non vengono applicate o non vengono applicate in maniera abbastanza tempestiva. Serve dunque una maggiore capacità di valutazione del rischio e di lettura della pericolosità delle situazioni in cui si trovano le donne;

    a monte, i mutamenti più significativi e incisivi investono la rappresentazione sociale delle violenze maschili contro le donne, la costruzione sociale e simbolica: in crescita è la comunicazione, interazione, consapevolezza e conoscenza sul tema, ormai entrato nelle agende e nel vocabolario collettivo. Anche e innanzitutto su questo occorre lavorare per fare prevenzione;

    quella culturale è certamente la sfida più grande da vincere, come si evince anche dalla narrazione che i media fanno della violenza sulle donne che è ancora pervasa da stereotipi e sessismo. Spesso le notizie contengono elementi che giustificano gli uomini autori di violenza e il sensazionalismo mediatico accende i riflettori sul fenomeno ma non aiuta ad andare a fondo, a capire le radici strutturali del problema e quindi a risolverlo. La donna diventa così vittima due volte: del reato e del racconto che di quella violenza viene fatta pubblicamente;

    con il decreto-legge «Infrastrutture e trasporti» n. 121 del 2021, approvato il 4 novembre 2021, si vietano affissioni e pubblicità sulle strade, ma anche su mezzi pubblici o privati, che abbiano i contenuti con «messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell'appartenenza etnica, oppure discriminatori con riferimento all'orientamento sessuale, all'identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche»;

    la violenza maschile contro le donne chiama in causa la relazione tra donne e uomini. L'educazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità che aiuteranno i bambini e le bambine a creare rapporti sani, in particolare insegnando la parità di genere, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti, la violenza di genere, il rispetto della libertà delle donne;

    è fondamentale anche lavorare sulla formazione per abbattere stereotipi e pregiudizi e favorire un cambiamento culturale anche di polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, psicologi, periti e tutti coloro che vengono a contatto con la violenza sulle donne. Quando le donne trovano la forza di denunciare devono trovare dall'altra parte persone che credono a ciò che dicono e che conoscono il ciclo della violenza. Perché la violenza va letta correttamente e in tempo utile;

    sul piano della sicurezza delle donne occorre poi porre l'attenzione sulle conseguenze economiche degli atti violenti: se è vero che le vittime di reati violenti hanno diritto a un indennizzo a carico dello Stato che, ammonta a 25.000 euro per la deformazione dell'aspetto mediante lesioni al volto, non va sottaciuto che la relativa domanda può essere proposta soltanto dopo il passaggio in giudicato della sentenza penale ovvero dall'ultimo atto del procedimento esecutivo: in altri termini anni. Una volta uscite dal circuito ospedaliero le donne non hanno le risorse finanziarie per riparare un danno che oltre che estetico è sovente anche funzionale. Lo Stato ha il dovere di non lasciare ulteriormente sole queste donne, garantendo loro la necessaria assistenza chirurgica;

    l'evidenza che trattasi di un'emergenza irrisolta è confermata dai dati, seppur ancora parziali, in riferimento all'anno 2022: sono 125 le donne uccise nel 2022, il 95 per cento maggiorenni e il 78 per cento italiane. Sono stati 103 gli omicidi in ambito familiare, 61 per mano del partner o ex, 34 da un genitore o da un figlio. Nel 2023 ad oggi la tendenza non pare mutare: ad agosto sono 75 i femminicidi, una vera e propria strage di donne. A questi numeri vanno aggiunte le migliaia di segnalazioni e denunce di molestie e violenze e, ancor più degni di nota e attenzione, gli episodi di violenza sommersa;

    troppo spesso, infatti, le donne rischiano ancora di subire fenomeni di vittimizzazione secondaria derivanti dal contatto insoddisfacente con il sistema di giustizia penale, vivendo così un ulteriore trauma psico-emotivo. È quindi importante favorire, attraverso strumenti normativi, buone prassi e formazione mirata, integrata e permanente di tutti gli operatori coinvolti (anche sui contenuti della Convenzione di Istanbul), e dunque una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima di genere. Un ulteriore elemento di vittimizzazione secondaria di cui occorre tenere conto, è l'esposizione della donna in sede dibattimentale alle videoregistrazioni previste dall'articolo 510 del codice di procedura penale: esse inibiscono la vittima e la intimidiscono, rendendo così la sua deposizione più fragile. A questo fenomeno si potrebbe far fronte tramite sistemi che rendano non visibili gli apparecchi di riproduzione audiovisiva alla parte offesa;

    purtroppo, ancora oggi, nei mondi che vengono a contatto con la violenza sulle donne, sono presenti molti pregiudizi. Pregiudizi che, uniti all'assenza di stigma sociale verso chi commette violenza sulle donne, possono comportare una errata valutazione del rischio da parte degli operatori delle reti di protezione della donna vittima di violenza, con conseguente assenza di misure di protezione adeguate che possono avere come conseguenza il femminicidio;

    il contrasto a qualsiasi forma di violenza sulle donne, in ogni sua forma, si deve sostanziare in un'irrinunciabile, costante e continua attività di prevenzione dal punto di vista educativo, formativo e di concreto sostegno alle medesime che consenta loro una reale emancipazione e completa consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società. Tale azione deve, poi, essere seguita dal supporto reale alla scelta delle donne vittime di violenza di affidare il racconto della propria dolorosa storia alle Autorità, alle quali si deve consentire di affrontare tali vicende con elevato grado di specializzazione e professionalità: la richiesta di aiuto è un punto di arrivo che segna il passaggio tra il passato e il futuro. Per queste ragioni, il rafforzamento della presenza e professionalizzazione dei diversi soggetti istituzionali che sono chiamati a interagire con le donne nella fase patologica della loro vicenda segna la differenza nel prosieguo del percorso di rinascita della vittima,

impegna il Governo:

1) a proseguire nelle politiche di contrasto alla violenza di genere e alla violenza domestica quali prioritarie nell'azione di Governo, coerentemente con le disposizioni nazionali, europee ed internazionali di riferimento al fine di raggiungere la piena applicazione della convenzione di Istanbul;

2) ad adottare le iniziative necessarie a promuovere e a sostenere, con azioni sistematiche e con garanzia che il personale che entra nelle scuole abbia i requisiti adeguati, percorsi formativi all'educazione al rispetto della donna finalizzati a: educare tutti i cittadini, a prescindere dalla loro cultura o pratica religiosa, al rispetto della donna, intesa come persona titolare di diritti e doveri al pari dell'uomo; a sensibilizzare gli studenti su comportamenti e forme di comunicazione che esprimano sessismo ovvero una divisione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna, promuovendo altresì l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari;

3) a valutare l'opportunità di adottare le iniziative normative di competenza, nel rispetto dell'autonomia scolastica, volte a istituire la figura professionale dello psicologo scolastico, al fine di contribuire alla sana formazione della personalità degli studenti, di prevenire i fattori di rischio o situazioni di disagio giovanile, di sostenere le famiglie e il personale scolastico nonché di favorire l'insegnamento dell'intelligenza emotiva per contrastare e prevenire l'acquisizione di modelli relazionali distorsivi;

4) ad adottare tutte le misure necessarie a mettere a sistema e rendere pienamente efficace ed operativo il complesso degli strumenti e di tutele di cui il nostro Paese si è dotato, con l'obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul e di contrastare e prevenire la violenza sulle donne;

5) a proseguire e potenziare le iniziative per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario;

6) ad adottare opportune iniziative di competenza volte a garantire alle vittime di violenza di genere la conoscenza dello stato del procedimento penale a carico dell'autore, anche mediante la notifica dell'avviso di conclusione delle indagini preliminari ex articolo 415 del codice di procedura penale;

7) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire che l'esame delle parti offese, nei casi di cui all'articolo 362 comma 1 del codice di procedura penale, possa essere documentato con mezzi di riproduzione audiovisiva non visibili dalle medesime parti;

8) a intraprendere iniziative normative volte a prevedere il gratuito patrocinio in favore delle donne vittime di violenza in sede civile indipendentemente dal reddito, al pari di quanto attualmente previsto per gli orfani di femminicidio con la modifica dell'articolo 76, comma 4-quater del T.U.;

9) a proseguire nella promozione di adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione sulla violenza contro le donne e sulla violenza domestica, che stimolino pubblici dibattiti e favoriscano lo sviluppo di adeguate politiche di prevenzione, anche attraverso il coinvolgimento dei mass media e della carta stampata;

10) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a istituire, anche in collaborazione con i centri antiviolenza, corsi di autodifesa personale destinati alle donne;

11) ad adottare le opportune iniziative volte a implementare e velocizzare l'erogazione dei fondi destinati alle case rifugio e strutture assimilate da parte delle regioni, garantendone una omogenea presenza sull'intero territorio nazionale;

12) a proseguire e implementare lo stanziamento di risorse da destinare alla formazione delle Forze dell'ordine che si relazionano con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza;

13) ad adottare le opportune iniziative finalizzate alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, agevolando, altresì, l'emersione dei casi di violenza domestica;

14) a favorire la specializzazione del corpo magistratuale, sia nella carriera requirente che in quella giudicante, al fine di garantire un'adeguata professionalità inerente alle peculiarità insite nella delicatissima materia della violenza sulle donne;

15) adottare iniziative di competenza volte a garantire la promozione, da parte dei media, della soggettività femminile, nonché l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;

16) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori familiari e per adolescenti per intervenire più efficacemente quanto alle politiche educative sull'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;

17) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze e alle raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva dei lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio» della XVIII legislatura, promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale, e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;

18) ad adottare iniziative di competenza per migliorare la circolazione di informazioni tra tribunale civile e penale, onde evitare situazioni paradossali di affidamento congiunto in caso di violenza intra-familiare, nonché per modificare il sistema attualmente vigente nel processo penale al fine di consentire l'ingresso nel procedimento al difensore della vittima nei termini più ampi possibili rispetto all'attuale disciplina;

19) a proseguire le iniziative del Ministero della giustizia sull'aggiornamento e pubblicazione dei dati del Rapporto sull'applicazione del «Codice Rosso»;

20) a promuovere la specializzazione del personale delle Forze dell'ordine in relazione alla raccolta delle notizie di reato attinenti a delitti di violenza di genere;

21) a dare piena ed efficace attuazione al Piano nazionale antiviolenza per il triennio 2021-2023;

22) a dare piena attuazione alla Strategia nazionale per la parità di genere;

23) ad adottare iniziative per rafforzare le politiche e le risorse necessarie, volte ad implementare progetti e percorsi di educazione finanziaria, per le donne vittime di violenza, al fine di prevenire e contrastare la violenza economica, nonché di favorire l'autonomia, l'empowerment e l'integrazione lavorativa delle donne, nella fase di uscita dall'esperienza di violenza;

24) ad adottare iniziative volte a rendere strutturale il reddito di libertà, per favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza che si trovano in condizione di particolare vulnerabilità o di povertà;

25) a potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli anche attraverso modalità il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;

26) a promuovere iniziative utili a incoraggiare le donne a denunciare, garantendo loro una rete di protezione che nasca e operi nell'ambito di una fattiva ed effettiva collaborazione inter istituzionale;

27) ad adottare iniziative per prevedere adeguati stanziamenti e programmi volti alla formazione del personale coinvolto nel contrasto alla violenza di genere;

28) a rafforzare le politiche volte a garantire la piena parità di genere nel mondo del lavoro e a mettere in campo iniziative per incrementare l'occupazione femminile, obiettivi fondamentali per la liberazione delle donne dalla violenza;

29) a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza specifiche per eliminare la violenza on-line, comprese le molestie on-line e l'istigazione all'odio verso le donne;

30) nel quadro del rafforzamento delle misure volte a prevenire e contrastare la violenza nei confronti delle donne, a definire il nuovo Piano d'azione nazionale contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani e ad adottare iniziative per stanziare le risorse necessarie per la protezione delle vittime;

31) a proseguire nelle iniziative per verificare i costi economici e sociosanitari della violenza, nonché procedere alla raccolta dei dati relativi agli omicidi di donne con motivazione di genere;

32) ad adottare iniziative atte a garantire alle donne un adeguato supporto finanziario relativamente a interventi di chirurgia plastico-ricostruttiva a seguito di deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso.
(1-00189) «Polidori, Marrocco, Rossello, Patriarca, Deborah Bergamini, Dalla Chiesa, Barelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   GRIBAUDO, BERRUTO, BRAGA, BAKKALI, BOLDRINI, CARÈ, CIANI, DE LUCA, DI BIASE, FORATTINI, FORNARO, GHIO, LAI, MALAVASI, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, ANDREA ROSSI, SCARPA, ZAN, PORTA e GIRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di martedì 3 ottobre 2023, a Torino, in occasione della presenza della Presidente del Consiglio dei ministri al festival delle regioni e delle province autonome, si sono registrati violenti scontri tra manifestanti, quasi esclusivamente studenti, che contestavano le politiche del Governo, e le forze dell'ordine;

   numerosi sono i video riportati dai media e divenuti virali sui social in cui si riprendono le immagini dei suddetti scontri che hanno segnato la giornata;

   ve ne è uno in particolare che ha molto colpito l'opinione pubblica e riguarda un dirigente di pubblica sicurezza il cui labiale è inequivocabile e la cui traduzione è riportata in maniera unanime da tutti i media;

   si tratta di parole a cui è seguita immediatamente la carica nei confronti di un corteo la cui testa aveva manifestanti a volto scoperto e senza oggetti che costituissero una effettiva minaccia per la sicurezza e l'ordine pubblico a differenza di altre circostanze;

   altri video riportano manganellate da parte di poliziotti nei confronti di giovani manifestanti in cui colpisce la frase pronunciata da chi in quel momento sta filmando: «non vedi che è solo un ragazzino?»;

   l'uso della forza da parte delle forze dell'ordine è apparso, alla luce delle immagini di cui in premessa, oggettivamente sproporzionato rispetto al contesto –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di verificare gli accadimenti di Torino e se non ritenga che si sia registrato obiettivamente, anche alla luce delle immagini riportate, un atteggiamento non conforme finanche al buonsenso, da parte di alcuni responsabili delle forze dell'ordine in servizio, e un uso sproporzionato della forza, anche in considerazione del numero dei manifestanti e del contesto nel quale si svolgeva la manifestazione di protesta studentesca.
(3-00709)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'espressione «trofei di caccia» comprende animali interi o loro parti, come la testa, la pelle o qualsiasi altra parte del corpo, ottenuti durante battute di caccia organizzate e preparati per la conservazione, quali le teste imbalsamate da appendere al muro o le pelli da stendere sul pavimento, che il cacciatore detiene come souvenir ed espone per esibire il proprio successo nell'attività venatoria;

   tra il 2014 e il 2021, i cacciatori di trofei hanno importato legalmente in Italia ben 442 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale come ippopotami, elefanti, leoni, leopardi, orsi polari e persino un rinoceronte nero (una specie in pericolo critico di estinzione). In particolare, la specie più importata in Italia durante tale periodo risulta essere l'ippopotamo (160 trofei importati), seguito dall'elefante africano (107 trofei), dal leone (57 trofei) e dal leopardo (43 trofei);

   la maggior parte delle specie uccise al fine di ottenere tali trofei di caccia risulta elencata nella Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (CITES);

   la caccia al trofeo rappresenta un passatempo di stampo coloniale, che comporta uno sfruttamento di queste specie, molte delle quali già fortemente minacciate dal bracconaggio, dai conflitti tra umani e fauna selvatica, dalla crisi della biodiversità. A ciò si aggiunge il fatto che la caccia al trofeo non ha alcuna rilevanza per il sostegno alle comunità locali, alle quali in genere viene destinato solo il 3 per cento degli introiti;

   la caccia al trofeo, inoltre, risulta fortemente osteggiata dalla maggioranza della popolazione italiana, come emerge dai risultati di un sondaggio condotto dalla società londinese specializzata in ricerche di mercato «Savanta ComRes», su incarico dell'organizzazione «Humane society international-Europe»: l'86 per cento degli italiani intervistati condanna la caccia al trofeo di qualsiasi animale selvatico, che sia praticata in Italia, in Europa, in Africa o in altre parti del mondo e il 74 per cento è a favore dell'introduzione di un divieto di importazione ed esportazione dei trofei;

   divieti di importazione ed esportazione di trofei di caccia sono già stati adottati, tanto in Europa, quanto nel resto del mondo, anche tramite atti regolamentari direttamente approvati da Ministeri. Ad esempio, nel 2015 il Ministero dell'ambiente australiano ha approvato un divieto di importazione ed esportazione dei trofei di leone. Nel medesimo anno la Francia, come annunciato da Ségolène Royal, all'epoca Ministra dell'ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia, ha proibito l'importazione di trofei di caccia di leoni africani. L'anno successivo il Segretario di Stato per l'agricoltura, la natura e la qualità del cibo dei Paesi Bassi, Martijn Van Dam, ha approvato un divieto di importazione dei trofei di caccia di oltre 200 specie, inclusi i leoni, rinoceronti, elefanti, ghepardi, ippopotami e orsi polari. Nell'approvare tale divieto, il Governo dei Paesi Bassi ha anche esortato tutti gli altri Paesi dell'Unione europea a seguire il loro esempio. Nel 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all'importazione nell'UE di trofei di caccia di specie protette. Ancora nel 2022, la Finlandia ha vietato l'importazione di trofei di caccia di specie protette non provenienti dall'UE elencate nell'Allegato A e di 12 specie protette dell'Allegato B del Regolamento UE sul commercio della fauna selvatica. Molti altri paesi europei hanno iniziato l'iter legislativo o amministrativo per introdurre simili divieti –:

   se il Governo intenda intraprendere specifiche e urgenti iniziative normative di competenza finalizzate ad adottare il divieto di importazione, esportazione e riesportazione di trofei di caccia delle specie di animali protette verso e dall'Italia.
(5-01437)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio e il potenziamento della linea ferroviaria Pescara-Roma, è opera inserita nel piano ministeriale «Italia veloce» del 2020, e considerato intervento infrastrutturale di rilevanza strategica e prioritaria;

   la realizzazione del raddoppio della Pescara-Roma, è un'opera importante non solo dal punto di vista della mobilità, ma anche sotto l'aspetto ambientale in quanto costituisce una valida alternativa concreta al traffico su gomma e favorisce lo spostamento di merci e persone su ferro;

   il potenziamento della suddetta tratta rappresenterebbe un importantissimo volano di sviluppo per la regione Abruzzo, necessario a garantire e migliorare i collegamenti con la città di Roma in tempi assai ridotti e per la crescita dei flussi turistici;

   il progetto prevede infatti di collegare Pescara con Roma in due ore. Una sorta di linea veloce di cui gioverebbero soprattutto i pendolari che si spostano quotidianamente dall'Abruzzo per raggiungere la Capitale. Insomma una più che valida alternativa all'attuale unica soluzione di trasporto efficiente, l'autostrada A24-A25. Un'infrastruttura molto importante e attesa da tanti anni;

   battute d'arresto nell'avvio di questa importante opera mettono in serio pericolo le risorse stanziate con fondi PNRR. Nel piano di revisione delle opere da inserire nel PNRR, alcuni investimenti ferroviari vengono rivisti e cancellati dall'elenco, e tra questi dovrebbe rientrare proprio la Roma-Pescara, per poter dirottare le risorse verso quelle opere i cui lavori sono in fase di avanzamento oppure prossime al compimento;

   si parla di rimodulazione, e intanto la prima tranche di finanziamenti, pari a oltre 600 milioni di euro, sembra essere svanita;

   si ricorda che già a dicembre scorso, appena insediato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro Salvini, in sede di Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, dichiarava: «La Roma-Pescara? Mille difficoltà, dovremmo essere molto onesti. Economiche, progettuali, finanziari e di ogni altro genere». Dichiarazioni che avevano sollevato molta preoccupazione e sconcerto, se si pensa che solo pochi mesi prima, in campagna elettorale, lo stesso neo-ministro Salvini prometteva invece lo snellimento delle procedure per iniziare subito i lavori di velocizzazione e ammodernamento della tratta –:

   quali siano le reali intenzioni del Governo sulla realizzazione del progetto di velocizzazione della linea ferroviaria Roma-Pescara, quali risorse si intendono utilizzare per la realizzazione dell'opera, e quali siano i tempi programmati per l'avvio dei cantieri.
(5-01435)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBAGALLO, IACONO, PROVENZANO e MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende a mezzo stampa della richiesta di dibattito pubblico per la realizzazione del tratto di autostrada che va dallo svincolo della A29 di Castelvetrano allo svincolo di Sciacca Ovest;

   ad avanzare la richiesta è l'Anas per consentire alle comunità interessate l'opportunità di discutere e valutare il dossier di progetto che è stato elaborato e che prevede tre alternative di tracciato. Due di queste sostanzialmente si basano sull'adeguamento dell'attuale strada statale 115, la terza prevede invece la realizzazione di un tracciato in variante rispetto all'attuale strada statale 115;

   il tracciato previsto per la realizzazione dell'autostrada interessa i comuni di Castelvetrano, Menfi e Sciacca e solo marginalmente Sambuca di Sicilia. Il dibattito pubblico è un momento importante nel corso del quale saranno illustrate le ragioni dell'opera, le alternative progettuali, gli impatti ambientali, l'analisi dei costi e dei benefìci e le conclusioni preliminari. Anas dovrà poi tenere conto delle valutazioni che ne vengono fuori per la progettazione definitiva dell'opera;

   la strada è ancora lunga, afferma l'interrogante, ma finalmente se ne stanno tracciando i dettagli; l'iter approvativo del progetto coinvolgerà diverse autorità a livello locale e regionale. Il progetto verrà sottoposto al Consiglio superiore dei lavori pubblici e attraverserà anche una Conferenza di servizi preliminare; sarà inoltre necessaria una procedura di verifica preventiva dell'interesse archeologico;

   inoltre, nei mesi scorsi altri tracciati, riguardanti il versante agrigentini, sono stati oggetto di dibattito pubblico –:

   se intenda adottare opportune iniziative di competenza per accelerare la realizzazione di questo importante progetto, che mira a migliorare la viabilità in questa area della Sicilia che fatica ad affermarsi proprio a causa della carenza di vie di comunicazione adeguate.
(4-01676)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Cgil e Anpi di Avellino hanno ufficialmente protestato, inviando formalmente una lettera al Prefetto di Avellino, a seguito della decisione del Sindaco di Villamaina di esporre una stele fascista presso l'androne della sede municipale;

   suddetta stele in marmo richiama una parte del discorso della proclamazione dell'impero fascista, con la data Roma 9 maggio A.XIV E.F. 174;

   tale esposizione ha suscitato la protesta dei rappresentanti istituzionali della minoranza in consiglio comunale, appunto di Anpi e Cgil, di associazioni e di semplici cittadini;

   il sindaco ha inviato una nota in cui ha provato maldestramente a giustificare l'accaduto sminuendo la vicenda addirittura bollando le proteste come forma di ipocrisia;

   soprattutto ancora non ha provveduto a rimuovere la suddetta stele, anche dal dubbio valore storico, dal luogo in cui inopportunamente è stata collocata –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda opportunamente assumere al fine di risolvere la situazione, dato che la stele in questione che, a parere dell'interrogante, non può non configurarsi come strumento di apologia del fascismo e che è stata collocata in maniera del tutto arbitraria presso la sede comunale.
(3-00710)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAFIERO DE RAHO, MORFINO, D'ORSO, CARMINA, CANTONE, SCERRA, AIELLO, RAFFA, GUBITOSA, ASCARI e PELLEGRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa che Salvatore Geraci, sindaco di Cerda (Palermo), deputato dell'Assemblea regionale siciliana, membro della Commissione d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicilia, avrebbe ricevuto un avviso di conclusione dell'indagine con l'accusa di concussione da parte della Procura di Termini Imerese: avrebbe tentato di costringere il comandante della polizia municipale a scrivere al questore, Leopoldo Laricchia, per ottenere che una processione religiosa passasse sotto casa di Vincenzo Civiletto, condannato per associazione mafiosa;

   abusando dei suoi poteri, secondo i pm, il 14 febbraio del 2022, in occasione della processione del venerdì santo – che imponeva un itinerario differente rispetto a quello tradizionale che prevedeva il transito vicino casa di un mafioso – avrebbe fatto pressioni per ottenere la deviazione del corteo «al fine di ottenere consenso elettorale da parte della comunità e il favore del Comitato della Madonna Addolorata di Cerda»;

   in particolare, Geraci avrebbe intimato al capo dei vigili, Giuseppe Biondolillo, di salire nel suo ufficio dove avrebbero «fatto i conti» e l'avrebbe accusato di essergli «andato contro» aggiungendo: «quando parlo io devi stare fermo, zitto e sugli attenti, non gesticolare! Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io! Prendi carta e penna e scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa»;

   un disegno – quello del cambio del percorso della processione – che non si è verificato, perché il questore Laricchia non cambiò idea, ma che rischiava di costituire l'ennesimo episodio di «inchino» in una processione religiosa lungo le vie di un piccolo comune di fronte alla casa di un mafioso. Un gravissimo fatto, apologetico verso una consorteria criminale e lesivo del bene giuridico del sentimento religioso della cittadinanza e dell'intera comunità dei credenti;

   Geraci avrebbe anche sottratto il cellulare del comandante della polizia municipale per timore di essere registrato. Il sindaco è anche accusato di varie ipotesi di abuso d'ufficio;

   secondo la procura, tra l'altro, il primo cittadino, durante la sagra del carciofo, non avrebbe fatto pagare i tributi ai commercianti che avevano allestito gli stand in violazione del regolamento comunale, sopperendo alla mancanza di fondi con i contributi ottenuti per la manifestazione e così facendo perdere soldi all'erario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   all'esito delle opportune verifiche di propria competenza, quali iniziative ritenga opportuno adottare, in particolare con riferimento alla nomina di un'apposita commissione d'accesso presso il comune di Cerda da parte del prefetto localmente competente, al fine di accertare se i gravi fatti esposti in premessa integrino i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso, disciplinato dall'articolo 143 del Testo unico degli enti locali (Tuel).
(4-01675)


   TASSINARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco riveste un ruolo fondamentale in materia di soccorso pubblico, prevenzione e vigilanza, a sostegno della popolazione e del territorio nazionale;

   la carenza strutturale di organico e di mezzi costituisce una grave problematica che ad oggi, nonostante i vari provvedimenti ad hoc susseguitisi nel corso degli anni, risulta essere ancora irrisolta e che ha portato ad uno sforzo straordinario da parte del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per soddisfare le diverse richieste di intervento legate alle piccole e grandi emergenze del nostro Paese;

   il comma 287 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017) ha autorizzato l'assunzione straordinaria (in aggiunta alle facoltà assunzionali previste per la legislazione vigente) di un contingente massimo fino a 7.394 unità nei ruoli iniziali delle Forze di polizia e del Corpo nazionale di vigili del fuoco per il quinquennio 2018-2022 e comunque entro il limite della dotazione organica, mentre ai sensi del comma 295 è stata prevista una riserva, fino al 30 per cento dei contingenti annuali, in favore del personale con almeno 120 giorni di servizio ed iscritto da almeno tre anni nell'apposito elenco per le strutture centrali e periferiche del Corpo;

   si apprende che entro il 18 ottobre 2023 verranno ultimate le riconvocazioni per la prova ginnico attitudinale del rimanente personale componente tale graduatoria e che, al termine di tale verifica, ci sarà un bacino di circa 2600 vigili del fuoco idonei a sostenere le visite mediche dirette ad accertarne l'idoneità psico-fisica, propedeutica all'assunzione in qualità di personale permanente del medesimo Corpo dello Stato;

   poiché alla suddetta procedura è riservato soltanto il 30 per cento delle assunzioni straordinarie il risultato è l'estrema lentezza dello scorrimento della graduatoria –:

   se non ritenga opportuno fornire i dati relativi all'attuale situazione della graduatoria sopracitata;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, alla luce di quanto descritto in premessa, si intenda porre in essere per eliminare tale forma di precariato e garantire la professionalità di tutti coloro che sono stati utilizzati nell'espletamento delle attività di soccorso pubblico e di prevenzione, con la previsione di un ampliamento al 50 per cento delle assunzioni ordinarie, per permettere in tempi brevi l'esaurimento della graduatoria, anche in considerazione della esiguità del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco.
(4-01678)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, BARBAGALLO, SCOTTO, BAKKALI, CASU e MORASSUT. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il grande ritardo con cui è stato adottato il decreto interministeriale di attuazione della proroga, per il 2023, del cosiddetto «bonus trasporti» ha fatto perdere a studenti e lavoratori la possibilità di utilizzarlo in maniera integrale, con un impatto negativo diretto sulla loro vita lavorativa e scolastica e sui bilanci delle famiglie;

   il bonus, da 60 euro, è riconosciuto a favore delle persone fisiche che nell'anno 2022 hanno conseguito un reddito complessivo non superiore a 20.000 euro, in diminuzione rispetto ai 35.000 euro di reddito previsti precedentemente;

   oltretutto, questo decreto attuativo si è reso necessario per l'indecisione del Governo che, non avendo prorogato la misura esistente, ha reintrodotto il «bonus trasporti» dopo le proteste degli oltre 3 milioni di utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, che contavano su un aiuto concreto contro l'inflazione;

   tuttavia, sono state pressoché dimezzati sia gli stanziamenti (nel 2022 erano stati stanziati 190 milioni di euro, mentre per il 2023 sono stati stanziati 100 milioni di euro), sia il limite reddituale per poter richiedere il bonus (da 35.000 a 20.000 euro);

   per far fronte alle inevitabili esigenze emerse in corso d'anno, l'articolo 2 del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 131, ha finalmente incrementato il fondo del «bonus trasporti». Tuttavia, l'incremento previsto è stato pari a soli 12 milioni di euro, una dotazione che è andata esaurita in pochissime ore dall'entrata in vigore del provvedimento;

   il «bonus trasporti» si configura come un importantissimo strumento di incentivo allo shift modale e di garanzia per l'esercizio del diritto allo studio. Paesi, come la Germania, da tempo sostengono la sperimentazione del biglietto climatico a 9 euro ed anche le principali città italiane stanno decidendo di adottare misure simili per incentivare il passaggio al trasporto pubblico locale;

   il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata il 4 ottobre 2023 ha saputo fornire risposte sulla volontà del Governo di potenziare e rilanciare il bonus trasporti ed ha indicato in sostanza nel Ministro interrogato l'unico soggetto competente ad adottare le decisioni inerenti al finanziamento e alla regolamentazione del bonus in commento –:

   in che modo il Ministro interrogato intenda attivarsi con la massima urgenza per potenziare lo strumento del «bonus trasporti», affinché sia pienamente utilizzabile da tutti i cittadini e dalle famiglie italiane, con l'obiettivo di sostenere i redditi delle famiglie e favorire una misura importante anche per la transizione ecologica verso modalità di trasporto sostenibili ed alternative.
(5-01436)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI, GRIMALDI e MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 14 febbraio 2023 con un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia e delle finanze è stato revocato il CdA di Anpal Servizi, società in house dell'Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali guidata da Cristina Tajani, nominata meno di otto mesi prima;

   l'11 marzo 2023 l'assemblea degli azionisti di Anpal Servizi s.p.a. ha nominato il nuovo Consiglio di amministrazione della società e il nuovo presidente, nella persona di Massimo Temussi, manager pubblico in Sardegna, già nominato dall'attuale Ministra del lavoro e delle politiche sociali come suo consulente;

   la revoca per decreto dell'intero consiglio d'amministrazione di Anpal Servizi, a due anni dalla naturale scadenza, rappresentava già una anomalia, aggravata dal fatto che non sono state rese note neanche le ragioni per le quali i Ministri interrogati hanno inteso procedere in tal senso, giungendo ad una nomina di propria fiducia in assenza di una valutazione seria e oggettiva sulla qualità del lavoro svolto fino a quel momento;

   da notizie di stampa si apprende che la procura di Cagliari ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del governatore della regione Sardegna Christian Solinas e di altri venti indagati, riguardo all'inchiesta sulle nomine in regione, tra cui il dottor Massimo Temussi, in qualità di ex direttore generale del Centro regionale di programmazione;

   da recenti notizie di stampa, inoltre, si apprende anche che l'attuale presidente di Anpal Servizi s.p.a. Massimo Temussi sia indagato dalla procura di Cagliari con le accuse di abuso d'ufficio e rivelazione di segreti di ufficio, nell'ambito di una inchiesta condotta dalla Dda di Cagliari che ha portato agli arresti di 31 persone, per le quali si ipotizza che siano componenti di un presunto sodalizio criminale – dal quale Temussi risulta estraneo – dedito a commettere gravi reati quali associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, abuso di ufficio, rivelazione di segreti di ufficio, corruzione aggravata dal metodo mafioso, traffico di droga, corruzione, anche con l'utilizzo del metodo mafioso e peculato;

   Anpal Servizi è una società per azioni il cui azionista unico è il Ministero dell'economia e delle finanze. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali esercita in via esclusiva la vigilanza e impartisce indirizzi di carattere generale su Anpal Servizi s.p.a.;

   attualmente Anpal Servizi s.p.a. supporta il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Anpal e le regioni/province autonome nell'attuazione: a) del Programma GOL e del PN «Giovani, donne e lavoro» nell'ambito della riforma delle politiche attive del lavoro; b) del Piano straordinario di potenziamento dei servizi per l'impiego; c) della gestione del Fondo nuove competenze (Fnc); d) del sistema duale;

   a parere degli interroganti a tutela della società a controllo pubblico Anpal Servizi e dei compiti che è chiamata a svolgere, occorre procedere ad un'immediata sostituzione del presidente, A.U. Massimo Temussi e dell'intero CdA –:

   se, anche alla luce dei fatti esposti in premessa, i Ministri interrogati non intendano procedere urgentemente a porre in essere gli atti di propria competenza diretti alla revoca del consiglio di amministrazione di Anpal Servizi, così che la società possa procedere a nuove nomine, anche per rimuovere ogni dubbio circa la correttezza dell'operato della stessa società a controllo pubblico.
(4-01677)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le lettere di diffida inviate ad Ats Pavia, nonostante gli appelli sui social e nonostante il presidio di decine di animalisti, lo scorso 20 settembre 2023, nel rifugio «Progetto Cuori Liberi» di Sairano di Zinasco, in provincia di Pavia, dopo l'irruzione delle forze di Polizia in assetto antisommossa, le autorità sanitarie hanno portato a termine le operazioni di soppressione dei suini ospitati dalla struttura;

   l'episodio ha provocato l'indignazione di cittadini di tutta Italia per le modalità di intervento della Polizia e ha alimentato i dubbi circa le modalità impiegate da Ats Pavia per la soppressione dei maiali;

   è stato recentemente diffuso sul web un video sulla soppressione di uno dei suini del rifugio per mano dei veterinari Asl;

   in particolare, si tratterebbe di un video ripreso – come dichiarato da «La Stampa» – da una telecamera nascosta da «Essere Animali» all'interno del rifugio che mostra le immagini di un maiale, poi braccato, che cerca di scappare dai veterinari;

   il video ha acuito le perplessità sul modus operandi seguito dalle autorità sanitarie, in merito alle quali si era già espressa in modo critico la portavoce della Rete dei Santuari di Animali Liberi, Sara D'Angelo, denunciando come fosse stato «impedito ai responsabili del Rifugio e ai veterinari di fiducia di essere presenti per accertarsi che venissero rispettati i criteri di una corretta eutanasia [...] i corpi senza vita sono anche stati gettati con una ruspa nel cassone di un camion per la raccolta di rifiuti speciali»;

   in merito all'episodio del 20 settembre 2023, il presidente Fnovi Penocchio, la presidente Fromvl Bertoletti ed il direttore del Servizio veterinario di regione Lombardia Farioli avrebbero dichiarato come «gli abbattimenti e tutte le attività ad essi correlate vengono eseguiti nel rispetto delle norme relative al benessere animale, applicando metodi di soppressione previsti da norme comunitarie e nazionali nonché approvati da consulenti tecnici competenti in materia»;

   tuttavia, a oggi, non è stato reso pubblico il protocollo sanitario utilizzato da Ats Pavia;

   destano inoltre perplessità le modalità con le quali gli stessi poliziotti presenti sul posto hanno agito in quanto, con un'epidemia di peste suina africana in corso, sarebbero entrati solo con i calzari e senza le tute monouso necessarie per impedire di portare il virus all'esterno e avrebbero condotto alcuni manifestanti in questura così come si trovavano, senza far togliere agli stessi i dispositivi monouso, rischiando pertanto di diffondere la malattia verso gli allevamenti della zona –:

   se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza relativamente ai fatti esposti in premessa, appurando la regolarità delle procedure sanitarie utilizzate per l'abbattimento dei nove suini presenti nel Rifugio «Progetto Cuori Liberi», al fine di accertare se il protocollo utilizzato sia conforme al rispetto del benessere animale, anche al fine di evitare la propagazione della peste suina africana verso gli allevamenti della zona.
(4-01679)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione De Palma e altri n. 5-01430, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Russo Paolo Emilio.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-01267 del 3 luglio 2023;

   interrogazione a risposta orale Gatta n. 3-00675 del 27 settembre 2023.