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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 settembre 2023

ATTI DI CONTROLLO

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di maggio 2023, gran parte del territorio delle province di Bari, BAT e Taranto è stato investito da violenti nubifragi con tempeste di vento, pioggia e grandine che ha gravemente danneggiato le coltivazioni di uva da tavola, uva da vino, frutteti, oliveti e colture orticole;

   come puntualmente segnalato dalla Confederazione italiani agricoltori e dalla Coldiretti, le precipitazioni, le forti raffiche di vento e l'alta umidità associata alle nebbie hanno messo a dura prova le imprese agricole del settore frutticolo e, in modo particolare, hanno causato importanti danni alle varietà precoci delle ciliegie;

   inoltre, sempre sulla base della ricognizione operata dalle organizzazioni professionali agricole, l'andamento climatico:

    ha favorito lo sviluppo della monilia delle drupacee (patologia provocata da diversi miceti) che può causare gravi danni alle piante, vista l'impossibilità di entrare in maniera precoce nei terreni per gli interventi di irrorazione contro lo sviluppo di questi miceti;

    ha messo a dura prova anche i campi di foraggio e di cereali che, per effetto delle abbondanti piogge, si sono allettati e hanno sviluppato muffe e altre fitopatologie causate da acqua in sovrabbondanza e umidità;

    ha posto a rischio la fioritura degli uliveti e le colture viticole per gli attacchi di peronospora, anche in questo caso di difficile controllo per le difficoltà di accesso nei terreni per gli interventi fitosanitari;

   gli effetti più evidenti in questi giorni, come anzidetto, sono sulle ciliegie, soprattutto sulle primizie, ossia quelle cultivar che maturano per prime e alla fine del mese di maggio avrebbero dovuto completare il ciclo di coltivazione con la raccolta;

   a tutto ciò si aggiungono le gravi criticità che sempre a causa di prolungate condizioni di maltempo hanno investito l'apicoltura;

   negli ultimi giorni le autorità regionali hanno provveduto all'accertamento e alla verifica dei danni segnalati, espletando i necessari sopralluoghi nelle aree colpite;

   in data odierna la regione Puglia ha provveduto a trasmettere la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale per i danni subiti –:

   se intenda intraprendere iniziative urgenti per riconoscere lo stato di calamità naturale per le zone di cui in premessa e attivare con tempestività ogni strumento di sostegno agli agricoltori colpiti;

   se intenda, considerata la particolare gravità della situazione rappresentata, adottare iniziative di competenza ulteriori rispetto a quanto già previsto dal nostro ordinamento, stanziando maggiori risorse e garantendo forme di supporto straordinarie al fine di rispondere all'eccezionalità dei danni registrati.
(4-01546)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA, SIMIANI, UBALDO PAGANO, CURTI, FERRARI e SCARPA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferito da Enea, il 6 settembre 2023 in sede di indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia presso la Commissione ambiente territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, per quanto riguarda il superbonus il totale degli investimenti ammessi a detrazione al 31 agosto 2023 ammonta a 85.001.793.700 euro, per un totale di edifici sottoposti alla riqualificazione pari a 425.300 (suddivisi nelle categorie condomini, unifamiliari e funzionalmente indipendenti) con un risparmio stimato in circa 12 GWh/anno. A questi vanno aggiunti complessivamente 424.800 impianti FV (corrispondenti a 2,6 GW di potenza di picco, con un costo medio di 2.340 €/kWp), 409.000 impianti di accumulo elettrico (9 GWh di capacità di accumulo, con un costo medio di 622 €/kWp), e 317.000 colonnine di ricarica (con costo medio di 1.860 €/col);

   sono rimaste pressoché invariate le percentuali di distribuzione degli investimenti: i condomini hanno usufruito di una quota dell'agevolazione fiscale pari al 17,4 per cento su tutti gli immobili ammessi; il 55,6 per cento degli interventi ha interessato le unità unifamiliari (villette); il restante 27,2 per cento dei lavori è stato eseguito su edifici funzionalmente indipendenti;

   il «superbonus» risulta essere ancora il traino principale per la crescita del settore edile, nonostante i blocchi alle opzioni alternative della cessione del credito e dello sconto in fattura operate dal recente «decreto cessioni» e la riduzione dell'incentivo dal 110 al 90 per cento ad opera del decreto «Aiuti quater» – decreto-legge n. 176 del 2022 – nonché il principale strumento per promuovere miglioramenti del patrimonio immobiliare sotto il profilo energetico e ambientale;

   come riportato sempre da Enea, ridurre la domanda di energia e aumentare l'efficienza energetica per ridurre i consumi sono le azioni che possono contribuire maggiormente al potenziamento della sicurezza energetica europea e al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Inoltre, grazie a uno stabile risparmio energetico, è possibile anche affrontare le crisi energetiche in modo economico, facendo diminuire le bollette;

   con un'intervista a la Repubblica del 5 settembre 2023, la presidente dell'Ance, Federica Brancaccio, ha lanciato l'ennesimo allarme sul problema dei 30 miliardi di credito di imposta incagliati, ossia quelli comunicati all'Agenzia delle entrate e non ancora utilizzati, che fanno riferimento a circa 33 mila imprese e 350 mila famiglie, per un totale di 750.000 persone;

   nonostante in una recente risposta ad un'interrogazione (5-01135) il Governo abbia assicurato che: «il Governo ha sempre interloquito con i vari attori coinvolti nel complesso sistema della cessione dei crediti – operatori industriali, bancari, rappresentanze delle imprese – per individuare soluzioni di sistema e per consentire, nei limiti previsti dalla legge, una più fluida circolazione dei crediti di imposta riferibili alle attività citate dall'interrogante. Infine, con particolare riferimento alla società Enel X, citata dall'onorevole interrogante, dalle ultime informazioni acquisite, risulta che la società continua ad adempiere agli impegni assunti nei confronti del mercato», la presidente dell'Ance denuncia non solo che la piattaforma non risulta pervenuta, ma che il problema dei crediti persiste in tutta la sua drammaticità;

   l'assenza di liquidità non permette infatti alle imprese di programmare interventi legati al PNRR –:

   quale sia il grado di operatività della piattaforma Enel X e come, e in che tempi, si intenda intervenire per risolvere il problema dei crediti incagliati relativi al superbonus;

   come intendano intervenire per garantire la conclusione dei lavori già avviati con il superbonus e se intendano procedere ad un completo riordino delle misure di sostegno per promuovere l'efficientamento energetico degli edifici con strumenti commisurati a criteri di efficacia e di equità, tenendo conto dell'utilità per la collettività dell'intervento stesso.
(5-01275)


   PAVANELLI e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia, con i suoi oltre 400.000 addetti, è il maggiore azionista della filiera tessile/moda europea. Il made in Italy, in particolare, costituisce il 30 per cento del tessile europeo;

   a febbraio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in esito a un iter durato circa tre anni, ha presentato ai portatori d'interesse una bozza relativa all'istituzione di uno specifico regime di responsabilità estesa del produttore (Epr) dando loro la possibilità di presentare osservazioni scritte. A questa consultazione, secondo il Ministero, ne sarebbero dovute seguire delle altre, con l'obiettivo di concludere il procedimento quanto prima possibile;

   secondo quanto noto all'interrogante, in esito al suddetto procedimento era stata predisposta una bozza finale che tuttavia non è mai stata trasmessa formalmente agli stakeholder;

   la conclusione nei tempi originariamente previsti dell'iter nazionale avrebbe consentito all'Italia di anticipare il processo già in corso in sede europea volto all'adozione di una specifica direttiva in tema di Epr e di porsi come capofila della nuova fase europea del tessile. Una fase in cui sarà necessario raggiungere gli obiettivi di circolarità grazie all'effetto combinato di raccolta differenziata del tessile, ecodesign e responsabilità estesa del produttore;

   in data 5 luglio 2023 la Commissione europea ha avanzato al Consiglio e Parlamento europeo la propria proposta sull'Epr tessile. Tale evento ha determinato l'entrata nel vivo del procedimento legislativo europeo. In questa nuova fase sarà l'Italia a dover attendere i tempi della definitiva approvazione della normativa eurounitaria, oltre al conseguente impegno ad adeguarvisi nonostante le numerose criticità rilevate dagli stakeholder del settore. In altri termini, il ruolo del nostro Paese, da possibile capofila propulsore, diventa di mero proponente;

   nel merito, la proposta europea renderà necessari ingenti investimenti per i produttori in ambito di ecodesign. Da ciò deriva l'esigenza di individuare sin d'ora adeguati interventi a sostegno delle aziende orientate a dare seguito a questa transizione;

   per di più occorrerà tenere in considerazione la rilevante differenza qualitativa tra i prodotti di livello medio/alto del made in Italy, caratterizzati dall'alta qualità, dal prestigio del marchio e dall'elevata durabilità e desiderabilità da parte dei consumatori e i prodotti del fast fashion, che si connota per l'elevata produzione di capi di abbigliamento a basso costo e spesso di bassa qualità e durabilità, destinato dunque a impattare maggiormente sulla produzione del rifiuto tessile;

   l'Italia, in qualità di leader in Europa nel settore tessile potrà fornire il proprio qualificato contributo nel dibattito europeo sulla direttiva Epr. A tal fine, si ritiene imprescindibile la riattivazione della consultazione degli stakeholder –:

   quali siano i reali motivi che hanno determinato l'arresto del procedimento riguardante l'approvazione del regime di responsabilità estesa del produttore (Epr);

   secondo quali proponimenti si intenda partecipare al percorso eurounitario di approvazione della direttiva sull'Epr e se, a tal fine, il Governo si avvarrà del contributo qualificato degli stakeholder riattivando immediatamente ogni meccanismo di consultazione degli stessi.
(5-01277)


   BONELLI e ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della sentenza del Tar Lazio n. 7694/2021 del 28 giugno 2021 con la quale è stato ordinato al Ministero della transizione ecologica, ora Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, di provvedere alla delimitazione provvisoria del Parco nazionale di Portofino, sulla base della proposta tecnica di Ispra, con decreto 6 agosto 2021 del Ministero della transizione ecologica è stata definita la perimetrazione provvisoria del Parco nazionale di Portofino per una estensione di 5.363 ettari, nella quale sono ricompresi i territori dei comuni di Avegno, Camogli, Cicagna, Chiavari, Coreglia Ligure, Portofino, Rapallo, Recco, Santa Margherita Ligure, Tribogna, Zoagli e il perimetro del Parco regionale di Portofino;

   con sentenza n. 625 del 18 gennaio 2023 della IV sezione del Consiglio di Stato veniva annullata la sentenza di primo grado del Tar della Liguria del 22 marzo 2022, con la quale i giudici amministrativi avevano accolto il ricorso contro il su citato decreto;

   da quanto si apprende da organi di stampa, il Presidente della regione Liguria, si è detto più volte contrario alla perimetrazione provvisoria stabilita dal decreto, esprimendo la disponibilità a concedere l'intesa rafforzata necessaria per la definizione del perimetro unicamente su confini simili a quelli dell'attuale parco regionale;

   il 17 maggio 2023 la regione Liguria avrebbe inviato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica una proposta di perimetrazione ricomprendente i soli territori dei comuni di Portofino, Camogli e Santa Margherita Ligure per una estensione di circa 1.500 ettari per la parte terrestre e 350 per l'area protetta marina, escludendo gli altri comuni e alcune zone di pregio naturalistico come la collina delle Grazie di Chiavari e la Pineta di Montallegro a Rapallo;

   sempre da organi di stampa si apprende che il 9 agosto 2023 il dirigente della Direzione generale Patrimonio naturalistico e mare del Ministero avrebbe scritto una nota all'Ispra (Istituto protezione e ricerca ambientale) in riferimento alla «nuova proposta di perimetrazione trasmessa dal presidente della Regione Liguria il 4 agosto», chiedendo una valutazione tecnica «finalizzata allo stato a dare tempestivo riscontro alla richiesta formulata dal presidente Toti (...) in merito alla quale (...) si fa riserva di fornire ulteriori indicazioni, successivamente al completamento del processo istituzionale di condivisione di una proposta auspicabilmente univoca»;

   un'ulteriore proposta alternativa maturata dopo un lungo lavoro di confronto tra i comuni, le istituzioni e associazioni di volontariato, ambientaliste locali e nazionali e sostenuta in particolare da Anci Liguria e da Federparchi, sarebbe stata notificata al Ministero e includerebbe i comuni di Camogli, Portofino, Santa Margherita Ligure, Zoagli, Rapallo, Chiavari e Coreglia, che consentirebbe di passare dagli attuali circa 1.056 ettari del Parco Regionale a circa 3.000 ettari di territorio protetto –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza volte a concludere rapidamente l'iter per l'istituzione definitiva del Parco nazionale di Portofino ai sensi dell'articolo 8, comma 1 della legge 6 dicembre 1991, n. 394 sulla base degli elementi fisici riconoscibili del territorio, delle zone ad alto valore ecologico presenti nell'area, delle informazioni relative alle carte di sensibilità ambientale e della presenza sia di corridoi ecologici che dei siti appartenenti alla rete Natura 2000, assunti dalla proposta tecnica di perimetrazione provvisoria da parte di Ispra.
(5-01279)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 settembre 2023 il presidente del Consiglio d'amministrazione della società Rida Ambiente srl con sede legale in via Valcamonica e sede operativa in via Gorgona, nel territorio del comune di Aprilia (LT), ha comunicato con nota prot. n. 730B che alle ore 17:00 dello stesso giorno l'impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti è stato colpito da incendio che ha interessato due setti della sezione di biofiltrazione;

   con la medesima lettera, la Rida Ambiente ha assicurato che l'impianto è stato messo in sicurezza e che l'attività di trattamento rifiuti è stata sospesa in via cautelativa a far data dal 4 settembre per un periodo minimo di tre giorni;

   la Rida, sempre con la richiamata lettera, ha invitato tutti i comuni e le società di raccolta rifiuti in indirizzo (ben 46) a rivolgersi alla regione Lazio, anch'essa destinataria della nota, per le eventuali attività che la regione dovesse disporre;

   con successiva nota del 6 settembre 2023 prot. 740B la Rida Ambiente ha comunicato, questa volta ai soli comuni e società e non anche alla regione Lazio, la necessità di effettuare analisi ed omologhe dei propri rifiuti, precisandone la provenienza;

   con la richiamata lettera del 6 settembre, la Rida informa che i conferimenti non potranno essere riattivati in data 06 settembre 2023, come inizialmente sperato, ma in data da precisare che verrà comunicata appena nota –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela ambientale, in merito alla gravità dell'incendio che ha interessato l'impianto Rida di Aprilia, soprattutto con riferimento all'eventuale fuoriuscita di sostanze tossiche, se e quali iniziative di competenza siano state adottate per scongiurare il rischio di danni all'ambiente e alla salubrità pubblica, e, in particolare, se siano stati nel frattempo individuati impianti alternativi per lo smaltimento dei rifiuti nel territorio interessato.
(4-01544)


   GIAGONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro della cultura, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la penisola di Capo Testa nel comune di Santa Teresa Gallura ricade in zona Sic, già zona speciale di conservazione (Zsc), ed è caratterizzata da una singolarità del paesaggio contraddistinto da una notevole varietà di forme tipiche del granito;

   all'interno di questa penisola si trova una piccola valle, Cala Grande, di poco più di 500 metri costituita da imponenti massi di granito modellati dalla millenaria forza del mare e del vento, conosciuta ai più come valle della luna;

   bisogna rilevare il rapporto tra questa piccolissima area e la presenza sempre maggiore, non solo di visitatori occasionali, ma di persone che vi vivono per gran parte dell'anno;

   non solo vi sono persone che abitano gli anfratti tra le rocce, ma sempre più frequentemente si verificano alterazioni della morfologia del paesaggio, danneggiamenti dei graniti, costruzione di capanne di fortuna e abbandono di rifiuti di ogni genere, che spesso finiscono nelle acque che circondano il promontorio;

   la particolarità e l'unicità dell'area, le cui rocce assumono una tonalità bianca quando sono illuminate dalla luna, da cui appunto la valle prende il nome, rischia di essere compromessa definitivamente da un atteggiamento poco rispettoso dell'ambiente;

   vi è, peraltro, una continua presenza di campeggiatori abusivi fin dagli anni settanta, che installano le tende al calare del sole e le smontano alle prime ore del giorno;

   altre criticità son dettate dalla presenza di attività illegali quali spaccio di sostanze stupefacenti, vendite abusive di alcolici e altri prodotti, anche a causa della mancanza di un presidio giornaliero di controlli degli organi di polizia o di vigilanza e dall'assenza del rispetto delle regole igienico-sanitarie nella valle della luna;

   è fondamentale, a parere dell'interrogante, garantire la salvaguardia di un'area, già sito di interesse comunitario, che può che ambire, viste le peculiarità che le vengono riconosciute, al riconoscimento da parte dell'Unesco quale patrimonio dell'umanità di carattere naturale –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda promuovere nel contrasto all'abusivismo;

   anche al fine di rimuovere i manufatti installati senza alcuna autorizzazione e ripristinare lo stato originario dei luoghi;

   se non convenga sull'opportunità di incentivare controlli più stringenti da parte delle forze dell'ordine, anche al fine di disincentivare il campeggio abusivo e comunque ogni eventuale attività illecita, e di ripristinare le condizioni igienico-sanitarie dell'area;

   se intenda promuovere il riconoscimento di tutta l'area di Capo Testa quale patrimonio dell'umanità di carattere naturale da parte dell'Unesco.
(4-01550)


   MARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del turismo, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel porto di Piombino (Livorno) è attualmente presente una unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (Fsru) di proprietà Snam, acquistata nel 2022 per contribuire alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dal gas russo;

   tale installazione è stata fortemente osteggiata in sede locale dai rappresentanti del comune di Piombino e dai comitati cittadini, anche attraverso diversi ricorsi al Tar del Lazio;

   per ovviare a tale stato di evidente disagio la Snam ha deciso di spostare l'unità entro la fine del 2026 e ha concordato con il presidente della regione Liguria l'individuazione di un nuovo sito, la rada che ospita il porto Savona-Vado Ligure, e ha annunciato la decisione aprendo un percorso di consultazione con i comuni coinvolti prevedendo l'individuazione di opere compensative come previsto in caso di posizionamento di opere strategiche nazionali ed avviando la conferenza dei servizi, senza però coinvolgere il comune capoluogo di Savona;

   tale annuncio ha suscitato ampie reazioni nell'opinione pubblica locale e nelle istituzioni;

   il posizionamento del rigassificatore nella rada Savona-Vado presenta elementi di forte controindicazione sia riguardo alla previsione di rilevanti servitù marittime, sia riguardo all'installazione a terra delle molteplici strutture necessarie a inoltrare il gas liquefatto, che dovrebbero riguardare il territorio di diversi comuni, nella zona costiera e nell'entroterra della Val Bormida;

   emerge un contrasto evidente, sia con il Pniec che, pur inviato alla Commissione europea a luglio 2023, non prevede la scelta di posizionare la gasiera in Liguria, sia per legittime preoccupazioni circa la salubrità ambientale delle acque marine, sia per contrasto con la vocazione culturale e turistica del territorio in gran parte legata all'economia balneare, alle attività diportistiche, marittime e del porto commerciale;

   nella rada Savona-Vado hanno sede terminal croceristi e traghetti, la cui sussistenza subirebbe un impatto esiziale per effetto della presenza del rigassificatore, considerata la normativa in vigore, sia per la collocazione dell'impianto industriale ad alto rischio (Seveso) sia per la ordinaria navigazione;

   la Fsru si pone poi in netto contrasto con il peculiare assetto della rada, tra il Santuario dei cetacei del Mar Ligure e l'area marina protetta (Amp) dell'Isola di Bergeggi, sito di interesse comunitario (Sic);

   l'intero habitat marino da tutelare sarebbe completamente distrutto dal posizionamento della Fsru Golar Tundra, che, essendo a circuito aperto, preleva l'acqua del mare per riscaldare il gas, riportandolo dallo stato liquido al gassoso e poi rimettere nell'acqua circa un quintale di ipoclorito di sodio al giorno, mentre lo scarico del sistema di raffreddamento ad acqua marina getterà in mare acqua più fredda (-7°), quindi più pesante, nella quale sono sciolte le sostanze tossiche;

   l'insediamento industriale, le infrastrutture marine e quelle previste a terra per un ampio tratto, con previsione di gestione da parte di Snam di 23 anni, contrastano, a giudizio dell'interrogante, con le direttive europee, con il Pniec e gli impegni assunti dall'Italia con Cop26, e con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi per l'abbattimento dell'uso delle fonti fossili entro il 2030 ed il 2050;

   l'impianto industriale ed il sistema a terra di collegamento alla rete nazionale sarebbe poi posto a distanza irrisoria dal grande deposito Sarpom di Quiliano, connesso al sistema di ormeggio multi boa nella rada di Vado Ligure, e da una rete di oleodotti, in cui viene lavorato il petrolio, e da altri insediamenti come il deposito di Gnl costituito da 12 enormi serbatoi che si vorrebbe installare poco distante dal Fsru a Capo Vado –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interroganti per coinvolgere attivamente le comunità, gli operatori economici e le istituzioni locali in merito alla realizzazione di progetti impattanti come la realizzazione di un rigassificatore, anche alla luce delle criticità espresse in premessa.
(4-01551)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANTILLO e FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la gestione di competenza del bilancio, risultante dal rendiconto 2022, ha registrato accertamenti per entrate finali pari a circa 711,8 miliardi (corrispondenti a quasi il 101 per cento delle previsioni definitive, stimate in 705,2 miliardi);

   rispetto all'esercizio 2021, gli accertamenti per entrate finali risultano in aumento del 12 per cento (+78,3 miliardi), derivante dall'aumento registrato sia per le entrate tributarie (circa +55 miliardi, +10,5 per cento) che per quelle extratributarie (+23,4 miliardi, +22,3 per cento), compensato dalla diminuzione delle entrate per alienazione ed ammortamento di beni (-2,1 miliardi, -29,8 per cento);

   analizzando le principali imposte, tra le entrate ricorrenti, l'Ires rappresenta la voce che ha registrato la maggiore variazione positiva in percentuale rispetto all'anno precedente (+40 per cento), con accertamenti pari a 50,3 miliardi, rispetto ai 35,9 miliardi del 2021;

   come evidenziato nel bollettino delle entrate tributarie 2022, diffuso a marzo dal Dipartimento finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, l'incremento è legato all'aumento del numero dei contribuenti e dei versamenti medi;

   nel corso dell'esame del rendiconto in Commissione VI della Camera dei deputati, è stata evidenziata la potenziale correlazione tra gli incrementi di gettito dell'anno 2022 e l'andamento degli investimenti nel settore edilizio, che proprio nell'anno 2022 hanno riscontrato il numero più alto di interventi legati al cosiddetto superbonus e ai restanti bonus edilizi;

   le rilevazioni di Enea, infatti, attestano al 31 dicembre 2022 un totale di interventi superbonus ammessi in detrazione pari a 68 miliardi, cui si aggiungono i restanti bonus edilizi;

   nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto ambientale degli incentivi in materia edilizia, con riferimento agli interventi posti in essere fino al 31 agosto 2023, Nomisma ha stimato un valore diretto, indiretto e indotto superiore ai 200 miliardi;

   nell'ambito della medesima indagine conoscitiva, la Banca d'Italia ha evidenziato che a fine 2022 il valore aggiunto nelle costruzioni, che rappresenta circa il 5 per cento del valore aggiunto totale, è cresciuto in termini reali di quasi 30 punti percentuali rispetto al livello medio del biennio pre-crisi 2018-19, contro 2 punti dei servizi e una lieve riduzione nell'industria in senso stretto;

   la stessa Banca d'Italia ha evidenziato che l'impatto macroeconomico dei bonus edilizi non è limitato alla realizzazione di investimenti in costruzioni «aggiuntivi» sommandosi anche gli effetti moltiplicativi determinati dall'attivazione della domanda aggregata e dell'occupazione –:

   quale sia la variazione di gettito fiscale, con riferimento alle imposte dirette e indirette, imputabile al settore edilizio per ciascuna delle annualità dal 2018 al 2022 e la corrispondente base imponibile;

   quale sia il volume di ricavi complessivo connesso a operazioni di efficientamento energetico, ristrutturazioni edilizie e adeguamento sismico registrato a partire dal 2018, risultante dalle fatturazioni trasmesse all'Agenzia delle entrate, specificando, per ciascuna annualità, la tipologia di bonus edilizio e il relativo volume di ricavi.
(5-01276)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Eutalia, società del Ministero dell'economia e delle finanze, svolge attività di assistenza e supporto all'analisi, programmazione, attuazione e valutazione di politiche pubbliche per lo sviluppo, in qualità di in house delle amministrazioni centrali dello Stato;

   la società supporta le amministrazioni centrali e le agenzie pubbliche nazionali nella realizzazione di progetti pilota di capacity building per lo sviluppo territoriale, anche nell'ambito di programmi di cooperazione interregionale e transnazionale;

   opera attraverso il proprio staff interno e una vasta rete di esperti di elevata professionalità ed esperienza multidisciplinare, offrendo competenze specifiche sia di natura specialistica e settoriale, sia di natura gestionale;

   consta all'interrogante che funzionari, consulenti e i dirigenti delle ZES in Calabria, lamentano il mancato pagamento dei compensi bimestre maggio-giugno 2023;

   sempre secondo quanto appreso dall'interrogante, le sollecitazioni agli uffici Eutalia sarebbero state fatte, le scuse arrivate ma i pagamenti ad oggi non sarebbero stati ancora effettuati –:

   se il Ministro interrogato intenda far luce sulla vicenda, essendo queste situazioni spiacevoli soprattutto quando a farne le spese sono i lavoratori, e considerato che in ogni progetto è richiesto impegno e sacrificio, cui deve essere corrisposto il compenso nei tempi stabiliti.
(4-01552)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   FOSSI e FURFARO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Sanac è un'azienda che dal 2015 è in amministrazione straordinaria e che è impegnata dal 1939 nella lavorazione di materiali refrattari destinati al settore siderurgico con circa 380 dipendenti, con stabilimenti a Vado Ligure-Liguria, Gattinara-Piemonte, Massa-Toscana, Grogatsu-Sardegna;

   in particolare lo stabilimento di Massa, che occupa ad oggi circa 120 operai, è attivo nella produzione e nella assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio denominato «a cassetto» per siviera (sistema brevettato e progettato nello stesso stabilimento);

   il gruppo Sanac è stato controllato da sempre dall'ex-Ilva a livello produttivo e gestionale: il 70 per cento del prodotto è infatti destinato a Taranto mentre il restante 30 per cento al mercato terziario. Per tale motivo il futuro dell'azienda è fortemente legato alla vertenza Arcelor Mittal ed alle scelte del Governo nell'ambito del settore siderurgico in Italia;

   Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti ex-Ilva), azienda partecipata dallo Stato con il 38 per cento del capitale attraverso Invitalia, ha deciso, unilateralmente, di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac, approvvigionandosi all'estero, sospendendo anche il pagamento delle precedenti forniture, compromettendo così in maniera significativa la tenuta economica del gruppo che vanta un credito con Acciaierie d'Italia di circa 23 milioni di euro, credito che seppur sollecitato da mesi, adesso si somma, purtroppo, e nonostante le ingiunzioni dei Commissari, ai crediti interessati dalla recente sospensione da parte di Acciaierie d'Italia degli ordinativi e dei pagamenti nei confronti anche di 145 imprese dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto;

   nel corso della risposta alla interrogazione numero 5-00142 il 14 dicembre 2022 il «Governo ha dichiarato che considera centrali i temi del recupero dei crediti verso Acciaierie d'Italia, l'esito della gara per la cessione dei complessi aziendali di Sanac e, più in generale, il rilancio della filiera siderurgica italiana su cui si sta lavorando costantemente. Si sottolinea altresì l'impegno per la positiva soluzione della vicenda, al fine di garantire la continuità produttiva dell'Azienda e tutelare i lavoratori coinvolti»;

   si apprende dalla stampa che, nonostante le rassicurazioni del Governo, anche la terza manifestazione di interesse per Sanac sia andata deserta. In particolare il 16 dicembre 2022 i potenziali acquirenti, il gruppo indiano Dalmia e quello italiano Rhi Italia, si sarebbero infatti ritirati; tale decisione ha allarmato ulteriormente i lavoratori coinvolti, le associazioni sindacali territoriali e gli enti locali: «Si prospetta una crisi finanziaria, fino al 2021 la Sanac era in attivo, dal 2022 è andata in perdita e la previsione del 2023 è ancora peggio – hanno comunicato a mezzo stampa i sindacati –. I Commissari hanno spedito una lettera l'11 gennaio 2023 al Ministero delle imprese e del made in Italy spiegando che non possono andare avanti perché le perdite sono troppe e hanno optato per tre strade: la sospensione temporanea a fine marzo di due fabbriche che potrebbe essere Vado e Grogastu e poi la sospensione delle altre due Massa e Gattinara. Oppure ancora peggio la sospensione di tutte e 4 le fabbriche e lo spacchettamento con la vendita singola di ogni asset»;

   sono state quindi annunciate, nei prossimi giorni, giornate di mobilitazione in tutti gli stabilimenti produttivi Sanac –:

   se quanto espresso in premessa e relativamente alle opzioni ventilate dai Commissari corrisponda al vero;

   quali iniziative di competenza urgenti il Governo intenda conseguentemente assumere al fine di garantire una soluzione positiva della situazione debitoria di Acciaierie d'Italia nei confronti di Sanac;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di rilanciare la filiera siderurgica italiana e garantire gli attuali livelli occupazionali degli stabilimenti Sanac.
(3-00630)

Interrogazione a risposta scritta:


   COPPO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il credito d'imposta per attività di ricerca e lo sviluppo, istituito con l'articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, modificato dalla legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020) e successivamente prorogato fino al 31 dicembre 2031, dall'articolo 1 comma 45 legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), ha subito numerosi mutamenti nel corso degli anni, sia dal punto di vista della validità, che nella rimodulazione delle percentuali;

   la predetta agevolazione, prevista dal piano transizione 4.0 per sostenere gli investimenti delle aziende nei settori R&S, design e innovazione tecnologica, anche ai fini della transizione ecologica e digitale e garantire la competitività alle imprese residenti nel territorio dello Stato, è stata particolarmente condivisa e apprezzata dal settore produttivo, all'interno degli strumenti efficaci d'incentivazione;

   al riguardo, l'interrogante evidenzia come, nell'ultimo periodo, siano aumentate le attività di prevenzione e controllo attraverso l'invio da parte dell'Agenzia delle entrate delle lettere di compliance alle imprese, nell'ambito della fruizione dei crediti d'imposta;

   i controlli effettuati sono rivolti alla corretta applicazione dell'agevolazione sia sotto il profilo tecnico, sia dal punto di vista fiscale, ricorrendo al parere tecnico del Ministero delle imprese e del made in Italy in determinate condizioni;

   l'interrogante a tal fine rileva altresì che, nonostante la richiesta da parte dell'Agenzia delle entrate, nei confronti dei fruitori dell'incentivo, del pagamento di sanzioni o addirittura l'avvio di procedure anche penali, in realtà numerose sentenze stanno dando ragione a molte aziende che si sono opposte alle procedure di accertamento;

   tra i vari motivi che stanno dando legittimità alle aziende, si evidenzia come il perimetro della norma sia stato progressivamente ristretto da circolari e altre disposizioni intervenute successivamente alla fruizione dei crediti, alimentando il numero dei ricorsi contro un'eventuale procedura di accertamento;

   da informazioni in possesso all'interrogante risulterebbe a tal fine, che anche nei confronti del Cinfai (organismo di ricerca costituito da oltre venti università pubbliche, che operano nel settore della fisica delle atmosfere e delle idrosfere planetarie) sia stato avviato da parte dell'Agenzia delle entrate un recupero «a tappeto», aggirando ogni richiesta di valutazione da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy, i cui effetti economici e d'immagine hanno provocato gravi conseguenze negative e penalizzanti nei confronti dell'ente nazionale;

   l'interrogante, al riguardo, evidenzia che le suesposte osservazioni destano perplessità in relazione al comportamento da parte dell'Agenzia delle entrate, la cui attività di controllo risulterebbe essere stata effettuata spesso senza una preventiva autorizzazione da parte del Ministero interrogato, come peraltro risulta dalla circolare 5E del 16 marzo 2016, in materia di controllo, che evidenzia l'espressione del parere da parte del medesimo Ministero delle imprese e del made in Italy, nel caso in cui si rendano necessarie «valutazioni di carattere tecnico» in ordine all'ammissibilità di specifiche attività ovvero alla pertinenza e congruità dei costi sostenuti –:

   quali valutazioni di competenza, i Ministri interrogati intendano esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condividano l'attività svolta da parte dell'Agenzia delle entrate, in relazione alla corretta interpretazione e applicazione della normativa per accedere al credito d'imposta R&S, che ha determinato una molteplicità di contestazioni nei confronti dei fruitori dell'incentivo;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere nei riguardi dell'Agenzia delle entrate, al fine di verificare che l'attività dei controlli sul credito d'imposta R&S, sia stata svolta in maniera effettivamente corretta o se risulti invece necessaria un'iniziativa normativa volta a definire in maniera più esplicita e chiara il quadro regolatorio in materia di accertamento.
(4-01554)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 104 del 2023 stabilisce che la fissazione dinamica delle tariffe da parte delle compagnie aeree è vietata se rincorrono determinate condizioni. Prevede inoltre che l'Agcm, accerti eventuali violazioni, ed è considerata pratica commerciale scorretta l'utilizzo di procedure automatizzate di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web dell'utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni;

   si prevede inoltre che «nel caso in cui siano imposti oneri di servizio pubblico (...) l'amministrazione competente fissa in ogni caso i livelli massimi tariffari praticabili dalle compagnie aeree ove emerga il rischio che le dinamiche tariffarie possano condurre a un sensibile rialzo legato alla stagionalità o a eventi straordinari»;

   ad oggi l'emanazione del decreto suddetto non ha sortito alcun effetto, tanto che in Sardegna, ad esempio, l'assessore regionale si è più volte rivolto al Garante della concorrenza per segnalare abusi operati dalle compagnie;

   il chief commercial officer di Ryanair ha definito «illegale» il decreto-legge, mostrando invece apprezzamento per il disegno di legge della regione Sardegna, approvato con deliberazione n. 19/84 del 1° giugno 2023, che, stanziando i ribassi d'asta di 25 milioni di euro della gara della continuità territoriale, prevede nel triennio 2023/25 aiuti ai vettori per le aperture di nuove rotte, che si configurano in un abbattimento fino al 50 per cento dei costi dei servizi aeroportuali;

   Ryanair ha annunciato un taglio del 10 per cento sul piano operativo invernale della Sardegna, con lo stop alla linea Cagliari-Trieste e ad alcuni collegamenti invernali da Alghero, oltre alla riduzione delle frequenze a Cagliari dei voli verso numerose destinazioni;

   la compagnia Easyjet ha sottolineato che, se il contenuto del decreto verrà confermato, si ridurrà l'attrattività del mercato italiano per le compagnie aeree, l'offerta e la connettività da e per gli aeroporti italiani e porterà a un incremento dei prezzi;

   Cagliari è l'aeroporto in cui sono stati registrati i maggiori disagi, con coefficienti di riempimento al di sopra della soglia del 91 per cento. Più contenute le giornate sopra soglia negli aeroporti di Alghero e Olbia. In pratica le compagnie – come da procedura di gara – hanno dovuto implementare molti voli per il raggiungimento del 91 per cento –:

   vista la drammatica situazione in cui versa la continuità aerea della Sardegna, quali ulteriori iniziative di competenza, intenda adottare per restituire ai sardi il diritto alla mobilità, e all'isola adeguate opportunità di sviluppo economico e turistico.
(5-01280)


   CAROPPO e PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la compagnia aerea Ryanair ha annunciato una riduzione dei voli aerei da e per la Sardegna pari a circa il 10 per cento rispetto al programmato;

   tre rotte nazionali, per Trieste da Cagliari e per Bari e Treviso da Alghero, sono state cancellate, mentre su altre sette, che comprendono i collegamenti essenziali con Roma, Milano, Catania, Napoli e Venezia, oltre che con Bruxelles, saranno ridotte le frequenze;

   la decisione di Ryanair, comportando una riduzione stimata in circa trecentomila passeggeri, arreca un grave e assolutamente ingiustificato danno agli abitanti della Sardegna, oltre a produrre conseguenze negative sull'occupazione e su un indotto già messo a dura prova negli anni precedenti a causa della pandemia –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire e tutelare un livello adeguato di mobilità aerea nei collegamenti da e per la Sardegna, scongiurando ripercussioni negative per gli abitanti dell'isola e per la sua economia.
(5-01281)


   FRIJIA, RAIMONDO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, LONGI, RUSPANDINI e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con la direttiva 2003/87/CE, l'Unione europea ha istituito l'European Emission Trading Scheme («EU-ETS»), una misura finalizzata alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, il cui campo di applicazione è stato esteso al trasporto aereo nel 2014 e al trasporto marittimo con la direttiva 2023/959 che gli Stati membri europei sono tenuti a recepire entro la fine del 2023;

   dal 2025 le compagnie di navigazione dovranno acquistare permessi («EUAs») per ogni tonnellata di emissioni CO2 rilasciata nell'atmosfera registrate durante il precedente anno solare. Dopo un periodo iniziale, durante il quale l'onere varierà dal 40 per cento al 70 per cento di quanto emesso, dal 2027 le compagnie dovranno pagare il 100 per cento delle emissioni generate nelle tratte intra-EU e il 50 per cento delle emissioni nelle tratte internazionali da o verso uno scalo europeo;

   recenti studi hanno dimostrato le pesanti implicazioni per il settore portuale nazionale derivanti dall'inclusione del trasporto marittimo nel sistema Ets, in relazione al rischio di una progressiva delocalizzazione presso i porti del Nord Africa delle attività di trasbordo di contenitori precedentemente svolte negli scali europei;

   la stessa direttiva prevede uno strumento che dovrebbe contrastare tale possibilità (la cosiddetta «regola delle 300 miglia»), che, però, di fatto, risulta inidoneo ad arginare i potenziali rischi di delocalizzazione dei traffici oggi attinti dai terminal nazionali, come nel caso, ad esempio, del porto di Gioia Tauro, che rischia di perdere tutti i suoi traffici a favore dei porti africani poiché le compagnie che fanno scalo nel porto calabrese non potranno sostenere i costi associati al regime Ets, equivalenti ad un totale stimato di oltre un miliardo di euro annuo;

   la direttiva impone alla Commissione europea di evitare sin dall'inizio i fenomeni di rilocalizzazione dei traffici prevedendo l'elaborazione di un'analisi che valuti gli effetti del regime sui traffici;

   allo scopo di scongiurare la fuga dei traffici e il blocco degli investimenti, con ripercussioni che rischiano di ricadere anche sull'utenza, suddetta analisi dovrebbe esaminare ex ante, con il coinvolgimento del comparto marittimo-portuale, l'effetto sulla competitività dei porti di trasbordo dell'Unione europea, sotto il profilo dei costi e della disparità di trattamento rispetto ai porti extra-UE –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche presso le competenti sedi europee, per giungere ad una revisione tempestiva del sistema Ets prima che i processi di trasferimento delle linee marittime diventino potenzialmente irreversibili.
(5-01282)


   PASTORELLA e BENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la TAV Brescia-Verona rappresenta un importante progetto di ferrovia lungo 48 chilometri il quale, purtroppo, procede a rilento;

   già il Ministero per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, nelle scorse settimane aveva sottolineato come l'intera tratta Brescia-Verona-Vicenza-Padova – finanziata per un totale di 3,67 miliardi di euro in ambito PNRR – fosse tra le misure del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il maggior numero di elementi di debolezza;

   ad agosto 2023, dopo quasi due anni dalla pubblicazione del primo bando, è stato finalmente aggiudicato l'appalto sulle barriere antirumore, per un totale di circa 31,3 milioni di euro, a fronte dell'iniziale base d'asta di 19,5 milioni di euro, andata poi deserta;

   continua, invece, a non intravedersi un orizzonte temporale per l'aggiudicazione dell'appalto sugli importanti impianti di sicurezza in galleria, per ulteriori 17,75 milioni di euro Iva esclusa;

   appare chiaro, quindi, che il quadro di affido dei lavori per queste grandi opere infrastrutturali e di collegamento sia cronicamente complicato da aste andate deserte e obbligatoriamente riaggiornate al rialzo, nonché di responsabili unici del procedimento (Rup) che cambiano diverse volte nel giro di poco tempo, come è il caso di questa tratta;

   a ciò si aggiungono diverse variabili dovute all'inflazione, ai rincari e ad una generale carenza di materie prime, su cui non risultano chiare né sufficienti le iniziative del Governo –:

   quali siano le iniziative allo studio per velocizzare l'assegnazione degli appalti relativi alla TAV Brescia-Verona e portare a compimento un'importante opera infrastrutturale ricompresa nella tratta Brescia-Padova prevista dal PNRR.
(5-01283)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 settembre 2023 il Ministro interrogato avrebbe tenuto una riunione di aggiornamento sul dossier relativo al progetto del ponte sullo stretto di Messina;

   con riferimento al costo dell'opera e relative fonti di finanziamento, nell'ambito del Def 2023, allegato infrastrutture, alla voce «fondi destinati alla realizzazione dell'opera» si legge che: al finanziamento dell'opera si intende provvedere mediante: le risorse messe a disposizione dalle Regioni a valere, sui Fondi per lo Sviluppo e la Coesione; l'individuazione, in sede di definizione della legge di bilancio 2024, della copertura finanziaria pluriennale a carico del bilancio dello Stato; i finanziamenti privati contratti sul mercato nazionale e internazionale; l'accesso alle sovvenzioni di cui al programma Connecting Europe Facility – Cef (bando entro settembre 2023);

   ad oggi l'unica misura certa, ossia nella immediata disponibilità del Governo, è rappresentata dalla ancora indefinita quota parte relativa alla legge di bilancio per il 2024, posto che non è noto, né con quante risorse le regioni Calabria e Sicilia possano provvedere nell'ambito dei fondi Fsc, né tanto meno quali e quanti finanziamenti privati si potranno reperire sul mercato, né da ultimo si può considerare tra le fonti certe l'accesso alle sovvenzioni Cef;

   secondo le dichiarazioni della maggioranza di Governo, la legge di bilancio per il 2024 sarà caratterizzata da un atteggiamento prudenziale sulla spesa. Molte le misure che potrebbero non essere rifinanziate, con particolare riferimento, ad esempio, al bonus trasporti, fondamentale per sostenere le famiglie; alle autostrade del mare, quale snodo intermodale fondamentale per il Paese, già scoperte nella scorsa manovra, alla sicurezza stradale e ferroviaria –:

   quando il Governo intenda fornire una dettagliata analisi pluriennale, con particolare riferimento all'impatto dell'opera nel settore dei trasporti, non solo dei costi previsti ma soprattutto delle risorse economiche e finanziarie iscritte in modo certo e definito nella contabilità pubblica e di quelle da reperire nell'ambito delle sovvenzioni Cef destinate alla rete transeuropea dei trasporti (Ten-T), sciogliendo le suddette ambiguità previsionali, al fine di chiarire, anche alla luce delle dichiarazioni sulla legge di bilancio, quali misure intenderà definanziare in materia di trasporti per coprire l'investimento relativo al ponte sullo stretto.
(5-01284)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia accaduta nel torinese, nella quale hanno perso la vita cinque operai, travolti da un treno mentre sostituivano dei binari, ha reso evidente una situazione emergenziale in relazione alla sicurezza dei lavori di manutenzione notturna, spesso gestiti in appalto e subappalto in assenza di controlli effettivi e sostanziali sulla solidità delle imprese della filiera;

   sempre più spesso si rischiano o si verificano incidenti, per fortuna dagli esiti meno gravi, in occasione di interventi di manutenzione notturna delle infrastrutture che vedono impegnati centinaia di lavoratori, interventi che dovrebbero prevedere il blocco della circolazione in prossimità e un sistema di tutele e procedure tali da mettere chi lavora sempre in piena sicurezza;

   si è in una fase nella quale, grazie alle risorse disponibili con il PNRR, con il fondo complementare e con gli accordi di programma, il numero delle manutenzioni ordinarie e straordinarie è cresciuto tantissimo, in un trend che continuerà anche nei prossimi anni, e aumenteranno i mezzi in circolazione come previsto dai piani industriali di Rfi;

   in tale contesto è fondamentale la trasparenza sul numero di cantieri che operano in regime di totale subappalto, come a Brandizzo, e garantire la sicurezza dei lavori programmando i giusti tempi di interruzione della circolazione evitando di ridurli, come sembrerebbe avvenga di solito, con pressioni sugli ultimi anelli della catena, indipendentemente se lavoratori interni o delle ditte in appalto;

   sembrerebbe che se fino a qualche anno fa per intervenire su 10 metri di binario i tempi di interruzione della circolazione erano tra le 5 e le 6 ore, oggi siano ridotti a meno di 3 ore;

   oggi, nell'epoca dell'intelligenza artificiale, esistono le condizioni per un investimento tecnologico per realizzare un sistema digitalizzato in cui circolazione dei mezzi e manutenzione delle infrastrutture si parlino in maniera automatica con tecnologie «di blocco» preventivo per salvare vite umane innalzando e migliorando gli attuali standard di sicurezza –:

   di quali sistemi di sicurezza si possano avvalere sia l'infrastruttura ferroviaria sia i mezzi che transitano in orari e situazioni in cui la visibilità è ridotta o nell'ambito di interventi manutentivi ordinari, straordinari o di adeguamento strutturale effettuati sulla rete ferroviaria e se non ritenga urgente intervenire sui soggetti preposti per disciplinare in maniera più efficace finestre temporali senza treni nell'ambito dei processi di mantenimento in efficienza e ammodernamento dell'infrastruttura ferroviaria, anche in interventi non programmati.
(5-01285)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno – Per sapere – premesso che:

   le tristi vicende accadute a Caivano hanno riportato al centro della riflessione politica la necessità e l'urgenza di intervenire in maniera coraggiosa e responsabile per contrastare i fenomeni di criminalità e violenza, che purtroppo sono una realtà diffusa in diverse zone del Paese;

   il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, nella sua visita a Caivano il 31 agosto 2023, parlando della necessità di una politica coraggiosa e di uno Stato capace di metterci la faccia, ha affermato: «in Italia non possono esistere zone franche» e «il Parco Verde di Caivano non è l'unico territorio che versa in queste condizioni. Sono molti, come noi sappiamo, i territori che versano in queste condizioni, il messaggio rivolto alle tante Caivano d'Italia.»;

   il Ministro interpellato ha dichiarato: «Questo Governo ha già intrapreso un'azione per riportare la legalità su tutto il territorio nazionale con le operazioni ad alto impatto nelle città metropolitane che hanno prima interessato le stazioni e sono poi state estese ad altre aree cittadine.»;

   il 5 settembre 2023, il consigliere regionale in Calabria, Antonello Talerico, ha denunciato la situazione dei quartieri dell'Aranceto e di viale Isonzo a Catanzaro definendoli quartieri degradati e abbandonati dallo Stato, invitando ad un immediato intervento che possa mettere fine al monopolio della criminalità;

   sui giornali locali si denuncia in questi quartieri la presenza di «Discariche abusive, danneggiamenti ai beni della collettività, cittadini disperati ed impauriti che non possono lasciare la propria abitazione incustodita (trattasi di case popolari) neanche per andare a fare la spesa, poiché verrebbe occupata immediatamente da terzi, pronti a viverci subito o peggio ancora a "rivenderla" nonostante la proprietà sia in capo all'Aterp, altro ente pubblico che è costretto a subire le condotte criminose a danno del proprio patrimonio immobiliare», oltre che «cittadini quotidianamente minacciati, aggrediti e costretti a vivere in un angolo per evitare danni ai propri beni o alla loro persona o ai propri cari e, che non possono neanche denunciare quello che subiscono, in quanto sarebbero costretti a trasferirsi per evitare le gravi ripercussioni»;

   negli ultimi anni i quartieri citati sono stati spesso all'attenzione delle cronache che nei mesi scorsi hanno segnalato diversi fenomeni di criminalità: come riportato in alcune notizie, a maggio 2023, alcuni agenti della polizia di Stato, della Digos, sono rimasti feriti durante una operazione nel quartiere dell'Aranceto; il 16 agosto 2023 viene riportata la notizia di una sparatoria nel quartiere Aranceto e del ferimento di un uomo alle gambe da due colpi di arma da fuoco; in un articolo del 2 settembre 2023, rainews.it parla di «Inferno Aranceto tra degrado e criminalità» –:

   quale sia la strada migliore per rispondere ai fenomeni di criminalità che stanno emergendo e che vengono denunciati e quali ulteriori iniziative il Governo abbia intenzione di realizzare, anche in coordinamento con le istituzioni locali, per portare avanti questa battaglia di contrasto alla criminalità e nello specifico come intenda rispondere con riguardo ai quartieri dell'Aranceto e di viale Isonzo di Catanzaro.
(2-00219) «Lupi, Bicchielli, Romano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 e 10 settembre 2023 si è svolta a Sesto Fiorentino l'ultima edizione di «Decibel Open Air», il festival di musica elettronica che ospita i più importanti artisti internazionali del settore e che richiama ogni anno migliaia di partecipanti dall'Italia e dall'estero;

   la manifestazione è stata spostata da Firenze a Sesto Fiorentino per rispondere alle esigenze di partecipanti e organizzatori: è stata predisposta infatti una nuova location di oltre 100 mila metri quadrati, più fruibile e in grado di migliorare servizi e logistica;

   a due giorni dall'inizio dell'evento il prefetto di Firenze ha emanato un'ordinanza che ha imposto il divieto di vendere e introdurre bevande alcoliche nell'area del festival, per motivi di ordine pubblico;

   tale decisione, peraltro non concertata né con il comune di Sesto Fiorentino, sul cui territorio si svolgeva la manifestazione, né con gli organizzatori e presa per la prima volta per questa tipologia di evento, ha subito sollevato le critiche di organizzatori che l'hanno definita una «restrizione altamente lesiva nei nostri confronti», dei partecipanti e perplessità da parte della stessa amministrazione comunale;

   appare evidente, ad avviso dell'interrogante, come questa ordinanza tragga le sue motivazioni da opinioni non oggettive di ordine pubblico ma soggettive di carattere «culturale» dal momento che il festival di musica elettronica è a oggi l'unica manifestazione musicale a essere oggetto di tali divieti: non si tratta infatti di un rave non autorizzato ma di un evento di carattere internazionale che prevede tutte le misure di sicurezza previste dalla legge;

   appare inoltre palese come l'ordinanza penalizzi non solo gli organizzatori e i partecipanti ma tutto l'indotto presente e favorisca inevitabilmente l'utilizzo e l'introduzione di bibite alcoliche non autorizzate creando quindi oggettive difficoltà per i controlli e quindi per l'ordine pubblico –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   per quali reali motivazioni di ordine pubblico sia stata emanata, peraltro soltanto due giorni prima dell'evento e senza coinvolgere gli organizzatori e gli enti locali, l'ordinanza citata in premessa;

   se non ritenga utile e opportuno adottare iniziative di competenza al fine di evitare in futuro nuove decisioni unilaterali e concordare nuove eventuali ordinanze restrittive coinvolgendo, per tempo, organizzatori ed enti locali, al fine di salvaguardare il buon esito della manifestazione e le attività dell'indotto.
(5-01278)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il «BuzziLab», laboratorio dell'istituto tecnico industriale statale Tullio Buzzi, è un laboratorio «conto terzi» che effettua prove tecniche, test di laboratorio, pareri ed altri servizi per aziende e tribunali, mettendo a disposizione strutture, personale ed un know-how all'avanguardia e di estrema eccellenza;

   l'istituto Tullio Buzzi di Prato nasce nel 1886 a Prato e rappresenta un importante centro di didattica che da circa 130 anni forma i tecnici per l'industria tessile, costituendo un'eccellenza per i distretti produttivi del Paese;

   i servizi del cosiddetto BuzziLab vengono e venivano prestati a titolo oneroso con emissione di regolari fatture;

   gli introiti sono sempre stati sufficienti a coprire tutte le spese di gestione, generando altresì utili consistenti;

   gli utili venivano parzialmente utilizzati per apportare migliorie all'istituto nonché per il finanziamento di progetti didattici;

   ad inizio settembre del 2019, il nuovo dirigente scolastico disponeva l'immediata chiusura del laboratorio, provocando un unisono coro di proteste da parte del mondo politico, produttivo, studentesco e associativo della città del distretto produttivo;

   in esito a tali rimostranze, ed anche a seguito di interrogazioni parlamentari, il laboratorio fu riaperto;

   per quanto riguarda i profili relativi alla gestione dell'attività, la Corte dei conti si è espressa con la sentenza n. 269 del 2023 –:

   se sia informato sui fatti descritti in premessa e, al fine di evidenziare il danno che la chiusura ha generato, se sia a conoscenza, per quanto di competenza, dei dati relativi all'ultimo fatturato consolidato dell'anno antecedente la chiusura del BuzziLab (2018) e dei dati relativi al fatturato prodotto dal BuzziLab nell'anno 2022.
(4-01553)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ATTIS, CAROPPO, DE PALMA, DI MATTINA e IAIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   a Brindisi il gruppo americano LyondellBasell produce resine di polipropilene, utilizzando due impianti produttivi: uno basato sulla tecnologia Spheripol ed uno sulla tecnologia Spherizone. In particolare quest'ultimo costituisce la prima linea commerciale al mondo basata su tale tecnologia;

   l'attività dello stabilimento, in cui sono impiegati circa 150 lavoratori, si inserisce nel settore petrolchimico brindisino e pugliese ed una crisi dello stesso potrebbe determinare un «effetto domino» per altre realtà dell'indotto, a partire da Eni Versalis che produce la materia prima utilizzata e che subirebbe, in caso di chiusura di LyondellBasell, un forte decremento degli introiti;

   la chiusura dell'impianto in questione e, a cascata, quella dell'intero stabilimento, produrrebbe effetti fortemente negativi anche a livello nazionale per l'economia legata al settore industriale della chimica di base;

   nei giorni scorsi, la direzione aziendale ha comunicato la chiusura di una delle due unità produttive, l'impianto P9T, e contestualmente l'avvio delle procedure di licenziamento di 47 operai. Il tutto senza confronto con le istituzioni locali e i sindacati;

   questi ultimi hanno proclamato, quindi, un giorno di sciopero per l'8 settembre 2023 –:

   quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri interrogati al fine di tutelare i posti di lavoro e scongiurare la chiusura dello stabilimento brindisino.
(5-01273)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, FURFARO, SIMIANI, GIANASSI e BONAFÈ. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le alluvioni che hanno colpito la Romagna e le Marche nel mese di maggio 2023 hanno coinvolto anche alcuni territori dell'Appennino tosco-emiliano con particolare riferimento alla zona del Mugello;

   numerosi centri abitati, tra cui Marradi, Palazzuolo sul Senio e Fiorenzuola, sono rimasti isolati per giorni;

   alcuni frazioni di tali comuni, proprio per la non percorribilità delle strade, hanno subito la carenza di prodotti alimentari e medicinali;

   le alluvioni hanno creato e stanno ancora oggi creando disagi alla popolazione: il terreno montano è infatti ancora oggi interessato da frane come peraltro ampiamente previsto fin dallo scorso maggio dalla Protezione civile dopo i primi sopralluoghi;

   il Consiglio dei ministri, in data 25 maggio 2023, ha deliberato anche per i comuni del Mugello la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale per la durata di dodici mesi;

   il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, rispondendo il 3 agosto 2023 alla Camera dei deputati alla interrogazione n. 5-00901, ha assicurato che il Governo ha stanziato e stanzierà consistenti risorse anche per ristorare i danni nel Mugello e per ricostruire le infrastrutture danneggiate;

   tali dichiarazioni seguono agli annunci del Presidente del Consiglio dei ministri che, all'indomani delle alluvioni, ha assicurato che verrà risarcito il 100 per cento dei danni subiti;

   nel territori del Mugello infatti, oltre alle infrastrutture, sono stati danneggiati settori importanti, come quello agricolo e boschivo, ma, nonostante le promesse del Governo, la situazione nei comuni del Mugello rimane ancora drammatica;

   secondo quanto si apprende dalla stampa, molti collegamenti fondamentali per il territorio non sono stati ancora ristabiliti: in particolare le strade nel comune di Marradi per le quali, secondo il sindaco Tommaso Triberti, occorrono 20 milioni di euro, a fronte di risorse non certe e di procedure di aggiudicazioni di lavori lunghe e complesse. Altra criticità riguarda poi la linea ferroviaria Firenze-Faenza tuttora danneggiata. Senza dimenticare le numerose frane che insistono su un territorio ancora fragile e quindi pericoloso;

   appare evidente come tutte queste numerose problematiche stiano compromettendo la ripresa sociale, economica e produttiva dei territori del Mugello coinvolti dalle alluvioni –:

   quando e con quali modalità verranno erogate le risorse necessarie per ristorare i danni pubblici e privati nei comuni del Mugello citati in premessa, per ripristinare la mobilità stradale e ferroviaria e per mettere in sicurezza il territorio colpito dalle alluvioni.
(5-01274)

Interrogazione a risposta scritta:


   RICHETTI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   con la direttiva del 22 dicembre 2022, il Ministro interrogato ha approvato uno schema-tipo di regolamento contenente gli elementi fondamentali per la costituzione di gruppi comunali di volontariato di protezione civile (Gcvpv);

   tale direttiva è stata emanata in attuazione dell'articolo 35 del codice della protezione civile (decreto legislativo n. 1 del 2018), «al fine di dare un indirizzo unitario per la costituzione dei gruppi comunali di protezione civile»;

   lo schema proposto, tuttavia, presenta una serie di gravi criticità e incongruenze, a partire dall'incertezza sulla sua applicazione tassativa o meno rispetto ai diversi Gcvpc già costituiti e dotatisi di proprio statuto;

   per di più, lo schema riduce sensibilmente l'autonomia intrinseca di un'associazione di volontariato, delineando un quadro che sostanzialmente trasforma i volontari in veri e propri dipendenti dell'amministrazione comunale – senza retribuzione – in modo contraddittorio rispetto al principio fondante la libera attività associativa dei cittadini;

   all'articolo 6 dello schema-tipo, non viene delineato in modo chiaro quali tipi di vestiario e di dispositivo di protezione individuale siano considerati idonei, né quale attività possano svolgere i volontari fino alla consegna degli stessi, con inevitabili riverberi sulla catena delle responsabilità;

   all'articolo 7, poi, si specifica che dopo soli sei mesi continuativi di inattività si decade dall'associazione, fattispecie assolutamente stridente sia con la natura «volontaria» dell'impegno sia con la dinamica sovente applicata di partecipazione importante limitata alle sole attività di gestione delle emergenze, che, per fortuna, possono anche accadere a distanze di tempo ben superiori a sei mesi;

   l'articolo 9, inoltre, specifica che in caso di emergenza i volontari sono «tenuti ad assicurare la reperibilità [...] o a comunicare la propria indisponibilità per comprovati motivi», dimenticando che il volontario, in quanto tale, non è un dipendente né ha vincolo di subordinazione verso il coordinatore operativo o qualsivoglia funzionario comunale. Non è poi chiaro, tra l'altro, quali possano essere i comprovati motivi a giustificazione dell'indisponibilità;

   il consiglio direttivo, di cui si occupa l'articolo 12, di fatto non ha più poteri decisionali, solitamente funzione fondante di tale organo, ma mantiene compiti meramente propositivi e con ogni passaggio da sottoporre all'assemblea – la quale si deve riunire almeno tre volte l'anno, frequenza pressoché impossibile con associazioni che contano svariate decine o centinaia di volontari – e da approvare da parte del sindaco, con conseguenti rallentamenti e dilatazione dei tempi operativi, senza poi considerare la gestione di questi ulteriori passaggi amministrativi da parte dei volontari, i quali, in quanto tali, hanno impegni di lavoro esterni;

   l'articolo 15 stabilisce che tutto è in capo al comune, ma non è affatto chiaro cosa accade ai mezzi e alle attrezzature già di proprietà dei Gcvpc esistenti, né chi valuti l'idoneità e la necessità degli stessi, a cui si aggiunge la preoccupazione dovuta alla clausola di invarianza della spesa prevista nella direttiva stessa, la quale configura nella sostanza una gestione amministrativa, dei locali e dei mezzi in capo agli uffici comunali ma senza alcuna dotazione finanziaria atta a garantire l'esistenza dei Gcvpc –:

   se la direttiva in oggetto dovrà essere applicata ai gruppi già costituiti in passato e dotati di proprio statuto e, eventualmente, cosa accadrà ai mezzi e alle attrezzature attualmente di proprietà dei gruppi;

   se non intenda rivedere lo schema-tipo allegato alla direttiva, in modo tale da garantire una maggiore autonomia dei Gcvpc rispetto sia ai meccanismi farraginosi degli uffici comunali che ad obblighi di impegno e responsabilità – soprattutto per quanto riguarda le figure apicali di coordinamento operativo – che nulla hanno a che vedere con il carattere intrinseco delle associazioni di volontari.
(4-01549)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   RICHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'Assl Nuoro avrebbe inviato una lettera ad un paziente malato di cancro che richiede trattamenti di radioterapia invitandolo a recarsi in un'altra regione per farsi curare a causa delle lunghe liste d'attesa che non permetterebbero di «rispettare una tempistica oncologica corretta»;

   non si tratta purtroppo di un caso isolato, bensì dell'ennesima situazione in cui il Servizio sanitario nazionale non garantisce ai cittadini, soprattutto a quelli più fragili, di accedere a cure vitali in tempi e luoghi consoni e adatti alle proprie necessità;

   secondo quanto riferito da un'assistente sociale del comune di Fonni (Nuoro), infatti, questa non è che l'ultima di una serie di segnalazioni ricevute in merito all'impossibilità di accedere alle cure in zona se non dopo un'attesa di svariati mesi;

   l'assessore regionale dell'igiene e sanità e dell'assistenza sociale, Carlo Doria, ha ammesso chiaramente che la sanità della Sardegna sta attraversando un momento di disagio – in realtà di tipo fisiologico che si accompagna ormai da decenni – e che, specificatamente per le radioterapie, il cambio delle macchine all'Ospedale «Businco» di Cagliari sta facendo riversare i pazienti sugli altri centri regionali;

   il sistema sanitario nazionale è ormai al collasso da diverso tempo: si stima che oltre 2 milioni e mezzo di cittadini, non potendosi permettere terapie nei centri sanitari privati, rinuncino alle cure a causa delle liste d'attesa troppo lunghe del pubblico;

   negli ospedali mancano almeno 15 mila medici e 63 mila infermieri, i quali, oltre ad essere sottopagati rispetto ai loro omologhi degli altri Paesi Ocse, sono sottoposti a turni infernali con gravi conseguenze psicofisiche e sulla qualità del loro lavoro;

   è necessario quanto prima aumentare l'offerta di prestazioni per smaltire l'enorme mole di liste d'attesa accumulatesi soprattutto dalla pandemia, sovvenzionando l'utilizzo intramoenia per le visite ambulatoriali, affidando alle strutture accreditate gli esami diagnostici, potenziando l'organico delle strutture ospedaliere e sviluppando la telemedicina anche grazie ai fondi messi a disposizione dal PNRR;

   l'attuale Governo ha scelto, per mere motivazioni ideologiche, di non accedere ai 37 miliardi di euro garanti dal cosiddetto «MES Sanitario» a sostegno dell'intero sistema sanitario;

   al tempo stesso pare non intenzionato a destinare grossa parte delle risorse del prossimo disegno di legge di bilancio, da un lato, ad un piano di breve termine per lo smaltimento delle liste né, dall'altro, ad un progetto di medio-lungo periodo per la revisione e lo sviluppo del Ssn e delle sue strutture –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire l'esigibilità del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale al fine di evitare che si ripetano casi come quello riportato in premessa;

   più in generale, quali siano le proposte al vaglio per fronteggiare l'annoso problema delle liste d'attesa e della rinuncia alle cure da parte dei cittadini e quante risorse si intendano destinare al Ssn nel prossimo disegno di legge di bilancio.
(4-01545)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del direttore generale della direzione generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del Ministero dell'università e della ricerca, prot. n. 1398 del 6 settembre 2023 dispone lo slittamento nell'assegnazione delle borse di specializzazione e della fase di scelta da parte dei candidati delle tipologie e sedi di scuole preferite, per i medici in attesa di cambiare città e cominciare a prestare servizio;

   a partire dall'8 settembre dell'anno in corso, migliaia di giovani medici avrebbero dovuto completare la procedura di iscrizione alle scuole di specializzazione, scegliendo le tipologie e le sedi che preferirebbero frequentare;

   lo slittamento – dall'8/18 settembre al 26 settembre/6 ottobre – è dunque avvenuto con soli due giorni d'anticipo, con la contestuale conferma della presa di servizio il primo novembre, comportando la drastica riduzione quantitativa degli scaglioni straordinari di scelta, che si tradurrà in un sensibile aumento dei contratti di formazione non assegnati e un aggravamento della programmazione dell'entità dei futuri specialisti;

   ciò implica uno slittamento al 16 ottobre della pubblicazione degli esiti dell'immatricolazione, solo 15 giorni prima della presa di servizio, con serie problematiche organizzative per i neo-specializzandi che dovranno trasferirsi nella città di assegnazione;

   a oggi, infatti, l'iter di accreditamento delle scuole non si è ancora concluso, il che impedisce ai candidati e alle candidate di conoscere le specializzazioni e le scuole a cui si potranno iscrivere, nonché il numero di posti disponibili in ciascuna di esse;

   il bando di concorso n. 645/2023 delle scuole di specializzazione è uscito prima dell'estate e fissava le date del concorso, della pubblicazione della graduatoria e della scelta delle sedi;

   il concorso si è svolto regolarmente e la graduatoria è stata compilata; tuttavia, a quanto sembra, il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministero della salute scontano dei ritardi sui decreti di accreditamento delle scuole e di riparto dei contratti, senza i quali non è possibile avviare la scelta delle sedi;

   poiché la presa di servizio è appunto prevista per il 1° di novembre, tale ritardo e il conseguente slittamento nell'assegnazione delle borse e nell'immatricolazione rischia, da un lato, di non consentire ai neo-assunti di trasferirsi per tempo, dall'altro, di non procedere agli scorrimenti necessari ad assegnare tutte le borse prima dell'inizio delle lezioni;

   come sottolineato dai rappresentanti della Federazione CIMO-FESMED, «la scelta della Scuola di specializzazione è un passaggio fondamentale nella carriera di un medico, che ha dei risvolti importanti anche sull'organizzazione della propria vita, e che non può essere effettuato in pochi giorni a causa di incomprensibili ritardi burocratici»;

   è urgente che gli organi competenti pubblichino immediatamente gli esiti dell'iter di accreditamento e tutte le informazioni necessarie per procedere consapevolmente nella scelta della scuola;

   è altresì essenziale rivedere, per i prossimi anni, le tempistiche della procedura, in modo da evitare il ripetersi di questi inconvenienti;

   ostacoli e difficoltà come queste contribuiscono alla scelta di tanti giovani colleghi e colleghe di trasferirsi all'estero, impedendo al Servizio sanitario nazionale di poter contare su eccellenze e professionalità di altissimo livello –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire quali siano le ragioni che hanno portato alla mancata emanazione dei decreti previsti entro le tempistiche fissate e se intendano aprire un confronto per una riforma della formazione medica e disporre uno slittamento di 30 giorni della presa di servizio dei futuri specializzandi, nonché provvedere all'immediata pubblicazione dei risultati dei questionari anonimi di valutazione delle scuole di specializzazione.
(4-01547)


   CARMINA, MARIANNA RICCIARDI, CASO, AIELLO, AMATO, CARAMIELLO, CHERCHI, SERGIO COSTA, DELL'OLIO, FEDE, L'ABBATE, MORFINO, SCUTELLÀ, ORRICO e QUARTINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Mur n. 1107 del 24 settembre 2022 all'articolo 1, comma 1, prevede che per l'anno scolastico 2023/2024 e seguenti: «l'ammissione dei candidati (...) ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria in lingua italiana di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 2 agosto 1999, n. 264, avviene a seguito di superamento di apposita prova d'esame cosiddetta "TOLC" (test online CISIA) disciplinata dal presente decreto e la partecipazione al procedimento di formazione delle graduatorie di accesso ai corsi a numero programmato nazionale, di cui al presente decreto, tramite l'utilizzo dei punteggi ottenuti ai "TOLC"»;

   tale decreto, all'articolo 2, comma 2, prevede che: «Le sessioni di svolgimento dei TOLC, due per ogni anno solare, sono definite per ciascun anno accademico con decreto della competente Direzione generale del Ministero. Per l'anno 2023 le sessioni, propedeutiche per l'ammissione ai corsi di laurea di cui all'articolo 1, comma 1, del presente decreto, sono fissate nel mese di aprile e nel mese di luglio ed hanno luogo nelle date stabilite secondo li calendario definito con successivo decreto della competente Direzione generale del Ministero, da adottare entro il mese di novembre 2022»;

   con il successivo decreto del segretario generale della Direzione generale degli ordinamenti della formazione superiore e del diritto allo studio del Ministero, emanato in data 30 novembre 2022, sono stati fissati i periodi delle sessioni di svolgimento dei TOLC-MED e TOLC-VET, dal 13 al 22 aprile 2023 e dal 15 al 25 luglio 2023;

   come rileva un comunicato dell'Ansa del 4 settembre 2023, è stato presentato un ricorso al Tar del Lazio per presunte violazioni del bando e dei quiz della prima edizione dei TOLC-MED e TOLC-VET;

   fino al 2022 il test veniva svolto contestualmente lo stesso giorno, in tutta Italia per tutti i candidati, mentre quest'anno, secondo la nuova modalità, i candidati possono prendere parte a due sessioni in un anno solare, in giorni differenti, rispondendo a test diversi, ma con domande ripetute nelle varie sessioni;

   il 6 settembre 2023 la problematica è stata evidenziata anche in un articolo pubblicato su La Repubblica, che riporta dichiarazioni sulla «inadeguatezza dei controlli da parte del CISIA» e descrivendo quanto accaduto come lo «scandalo più grande che abbia mai colpito li sistema del numero chiuso», confermate in numerose testimonianze audio, dalle quali si evincerebbe che alcuni candidati avrebbero ricevuto la banca dati direttamente dalle scuole di preparazione;

   le nuove procedure e modalità di svolgimento delle prove avrebbero determinato la costituzione di una banca dati contenente batterie di quiz, sulle quali i candidati che avessero avuto la possibilità di accesso, a preferenza di altri, avrebbero avuto evidentemente un'agevolazione illegittima in danno degli altri candidati che non avevano queste informazioni;

   la divulgazione dei quiz costituisce grave illecito, è illegittima ed avviene in violazione del divieto previsto dall'apposito regolamento rubricato «Condizioni d'uso e guida TOLC-MEDNET"», disponibile sul sito ufficiale del CISIA il quale, al punto 1.3, così disciplina: «I database dei quesiti CISIA TOLC-MED e TOLC-VET è riservato, protetto, non disponibile alla consultazione pubblica»-:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di garantire la certezza e la correttezza delle graduatorie e delle prove, sia quelle già sostenute, sia quelle da sostenersi, nonché al fine di tutelare gli studenti rispetto alle graduatorie illegittimamente formatesi e garantire il regolare andamento dell'anno accademico.
(4-01548)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Carotenuto n. 1-00080, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 61 del 2 marzo 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    secondo i dati resi disponibili nella sezione «Open data» del Portale Inail, nel 2022 si sono rilevate complessivamente 697.773 denunce di infortunio, il 25,67 per cento in più rispetto al 2021. Dei 697.773 casi rilevati, 607.806 riguardano infortuni avvenuti in occasione di lavoro, 89.967 infortuni in itinere. Con riferimento al genere, l'aumento riguarda sia la componente femminile, le cui denunce sono passate da 200.557 a 286.522 (+42,86 per cento), sia la componente maschile, con 411.251 denunce, 56.572 in più rispetto al 2021 (+15,95 per cento);

    l'analisi territoriale delle denunce rilevate nel corso del 2022 evidenzia, rispetto al 2021, aumenti del 37,29 per cento per il Sud, del 33,15 per cento per le Isole, del 30,42 per cento per il Nord Ovest, del 29,36 per cento per il Centro e del 13,29 per cento per il Nord Est;

    il numero delle denunce è in aumento in tutte le regioni rispetto al 2021: incrementi maggiori si sono rilevati in Lombardia, con 27.869 denunce in più, nel Lazio (+16.737), in Veneto (+14.458), in Campania (+13.495), in Piemonte (+12.830), in Toscana (+9.906), in Liguria (+9.245), in Sicilia (+8.785), in Emilia-Romagna (+7.104), in Puglia (+4.868), in Abruzzo (+4.273), in Sardegna (+2.815), nelle Marche (+2.470), in Calabria (+2.332) e in Umbria (+1.725). Seguono, in ordine decrescente, il Friuli Venezia Giulia (+993), la provincia autonoma di Bolzano (+798), il Molise (+695), la provincia autonoma di Trento (+679), la Valle d'Aosta (+314) e la Basilicata (+146);

    con riferimento agli infortuni con esito mortale sono stati 1.090 casi, a fronte dei 1.221 rilevati nel 2021 (-10,73 per cento); l'analisi territoriale evidenzia diminuzioni per tutte le macroaree geografiche (-26,10 per cento per il Sud, -11,23 per cento per il Nord Est, -3,83 per cento per il Nord Ovest, -3,45 per cento per le isole, -0,88 per cento per il Centro). Con riferimento al genere, la diminuzione riguarda sia la componente femminile, con 120 denunce a fronte delle 126 rilevate nell'anno precedente (-4,76 per cento), sia la componente maschile, con 970 casi a fronte dei 1.095 rilevati nel 2021 (-11,42 per cento); ad aumentare sono soprattutto i casi avvenuti nel tragitto tra casa e azienda, crollati durante le fasi più acute della pandemia;

    colpisce anche il dato del sensibile aumento degli infortuni mortali fra i più giovani: sono 196 infortuni mortali fra i 25-39enni e 22 fra gli under 20;

    pur trattandosi di dati provvisori in quanto soggetti a consolidamento in esito alla definizione amministrativa dei singoli casi, l'Inail sottolinea che si è registrato un decremento nel 2022 rispetto al 2021 solo dei casi avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 973 a 790 per il notevole minor peso delle morti COVID-19, mentre quelli in itinere sono passati da 248 a 300. Il calo ha riguardato soprattutto l'industria e servizi (da 1.040 a 936 denunce), seguita da conto Stato (da 53 a 36) e agricoltura (da 128 a 118);

    in aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 60.774 (+9,9 per cento); come evidenziato da Bruno Giordano, ex direttore dell'ispettorato nazionale del lavoro, si tratta di «Dati veri, ma non è tutto il vero: mancano gli incidenti che coinvolgono forze dell'ordine, forze armate, vigili del fuoco, e il numero oscuro degli incidenti, quelli non denunciati per nascondere un lavoro nero o per paura di perdere un lavoro precario» (La Repubblica del 3 febbraio 2023);

    dietro i numeri e le fredde statistiche ci sono storie di persone e famiglie che diventano il filo rosso di una «strage silenziosa» e il tragico evento di Brandizzo, di cui si contano addirittura 5 vittime, è solo il più recente di una ignobile serie;

    al di là dell'accertamento delle cause dell'accaduto da parte della magistratura, il problema delle morti bianche rappresenta un'emergenza che deve essere affrontata immediatamente da tutti gli attori istituzionali;

    questo preoccupante trend non è una fatalità, ma il risultato della diffusa abitudine a ritenere la riduzione del costo del lavoro elemento strategico per la competitività e la formazione professionale (quando presente) è finalizzata sempre più spesso al sostegno delle competenze necessarie per la produzione;

    ma il lavoro «uccide» in molti altri modi: il dilagare della precarietà, le trasformazioni dei rapporti di lavoro con il sempre più frequente cambiamento di mansioni, il ricorso al lavoro in appalto, poca innovazione e investimento nei sistemi di sicurezza dei macchinari nei processi produttivi, scarsa informazione e formazione dei datori di lavoro e dei lavoratori sulle misure di sicurezza e di prevenzione degli infortuni, lavoro nero, complessità di accesso agli incentivi per le imprese virtuose in tema di prevenzione e sicurezza sul lavoro, innalzamento dell'età pensionabile divenuta insopportabile soprattutto per determinati lavori, lacune normative come nei casi dei «rider» e dei giovani morti nei percorsi di percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (ex alternanza scuola-lavoro), pochi controlli da parte dei soggetti preposti anche a causa della insufficienza di personale (Ispettorato del lavoro, Asl, Inps, e altro);

    proprio in tema di controlli, precise indicazioni sulle criticità del sistema delle ispezioni sul lavoro e sulle possibili innovazioni da introdurre sono contenute nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul riordino del sistema della vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria a seguito delle modifiche introdotte dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, nella prospettiva di una maggiore efficacia delle azioni di contrasto al lavoro irregolare e all'evasione contributiva (Doc. XVII, n. 7), approvato nella XVIII legislatura dalla XI Commissione nella seduta del 2 dicembre 2020;

    nell'ambito della richiamata indagine conoscitiva si era, in particolare, sottolineato il progressivo assottigliamento delle risorse umane destinate ai controlli, evidenziando come l'Inail nel 2019 potesse contare, per lo svolgimento dei controlli di propria competenza, solamente su 269 ispettori, a fronte dei 284 in servizio nel 2018, dei 299 in servizio nel 2017 e dei 350 in servizio nel 2016;

    occorre assicurare un sostegno alle imprese che investano nell'incremento degli standard di sicurezza sul lavoro: la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo, da adempiere in conformità alle prescrizioni legislative, ma deve essere connotata anche come un'opportunità, che possa indurre le aziende, anche attraverso misure premiali, a elevare gli standard di sicurezza, incrementandoli anche in una misura maggiore rispetto ai livelli «minimi» previsti ex lege;

    in tale direzione è fondamentale sostenere l'azione dell'Inail per dare attuazione all'articolo 11 del decreto legislativo n. 81 del 2008, che prevede il finanziamento da parte dell'istituto di una serie di attività formative e di progetti di investimento in materia di salute e sicurezza effettuati dalle imprese; recentemente con il bando Isi 2022, l'Inail metterà a disposizione 333,3 milioni a fondo perduto, una dotazione di oltre 60 milioni in più rispetto all'anno scorso;

    un tema come quello della sicurezza, in particolare nei luoghi di lavoro, non può essere oggetto di soluzioni estemporanee o dettate dall'onda dell'emozione legata agli avvenimenti; si avverte sempre più forte la necessità di intervenire prima di tutto sullo sviluppo di una vera cultura della prevenzione, quella cultura che va promossa sin dai banchi di scuola e che può essere solo il frutto di azioni mirate e organiche di formazione, informazione e sensibilizzazione. In tal senso, l'auspicio è che possa proseguire speditamente l'iter legis relativo all'A.C. 373, a prima firma onorevole Barzotti, che intende introdurre nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado l'insegnamento della disciplina denominata «cultura della sicurezza», in quanto è necessario partire dalla scuola per diffondere la cultura della sicurezza nei soggetti esposti a infortuni e a malattie correlati ai rischi presenti negli ambienti lavorativi, domestici e di vita;

    in tema di ampliamento delle tutele, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, a seguito dei gravi infortuni subiti da giovani studenti e stagisti, in data 26 gennaio 2023, ha annunciato un ampliamento della tutela infortunistica degli studenti, senza che però si registri alcun seguito a riguardo;

    prevenzione e formazione nei luoghi di lavoro, dunque, devono diventare una strategia e una scelta politica, con più risorse per mettere in sicurezza i processi produttivi e con più controlli e un coordinamento degli interventi;

    anche l'esigenza di semplificazione deve conciliarsi con quella di mantenere inalterati gli standard di tutela in ambito infortunistico;

    in Italia, ancora oggi, la sicurezza e la tutela della salute viene percepita, dalla maggior parte dei soggetti coinvolti a vario titolo, come un insieme di norme e procedure che non produce valore alcuno e, anzi, va a intralciare le normali attività produttive. Di conseguenza, nelle imprese, l'investimento in risorse umane e materiali è stato ed è, quasi sempre, discontinuo e dispersivo;

    se la nostra Carta costituzionale, all'articolo 41, stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera, allo stesso tempo prevede che essa non possa «svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» e che «la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»;

    così, l'articolo 6, comma 8, lettera g), e l'articolo 27, del richiamato decreto legislativo n. 81 del 2008, concernono il sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, e richiedono l'elaborazione di criteri finalizzati alla definizione del relativo sistema, con riferimento alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro;

    sebbene siano trascorsi anni dall'entrata in vigore delle disposizioni citate, nulla è ancora stato fatto e, invero, sono state già da tempo avanzate proposte di istituzione della cosiddetta «patente a punti» per le imprese, ovverosia un meccanismo in base al quale, chiunque intenda avviare un'attività economica, debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di salute e sicurezza sul lavoro per accedere al mercato e il cui mantenimento costituisca, poi, conditio sine qua non, per rimanere nello stesso,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative normative volte ad ampliare la tutela antinfortunistica anche allo svolgimento delle attività formative di qualsiasi tipologia che vengono svolte a qualsiasi titolo dalle imprese e nelle quali sono coinvolti gli studenti di ogni ordine e grado, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, tirocinanti, stagisti e docenti;

2) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad implementare l'organico di tutti gli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro e di lavoro regolare nonché a rafforzare i controlli ispettivi nell'ambito delle attività formative svolte nelle aziende e che coinvolgono studenti di ogni ordine e grado, compresi studenti universitari, stagisti, apprendisti e docenti;

3) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a incrementare l'ammontare delle risorse stanziate ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per i bandi Isi-Inail finalizzati a progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro rivolti in particolare alle piccole, medie e micro imprese, nonché dei progetti volti a sperimentare soluzioni innovative e strumenti di natura organizzativa e gestionale ispirati ai princìpi di responsabilità sociale delle imprese;

4) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere agevolazioni fiscali sia per incrementare la formazione continua del personale, sia per favorire il rinnovo dei macchinari, molto spesso causa di incidenti perché troppo obsoleti;

5) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a sostenere gli investimenti a favore della sicurezza sul lavoro, nonché dell'ammodernamento delle imprese agricole ed edili e dei relativi metodi e strumenti di lavoro;

6) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a consolidare e rafforzare l'attività di controllo in materia di sicurezza sul lavoro, considerando in particolare la necessità di superare le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, relative al ruolo a esaurimento del personale ispettivo dell'Inps e dell'Inail, nonché riportare in capo ai due istituti l'autonomia e le competenze con riferimento al relativo personale ispettivo, nel quadro del coordinamento assicurato dall'ispettorato nazionale del lavoro;

7) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad assicurare l'interoperabilità e la piena condivisione tra Ispettorato nazionale del lavoro e Inail delle banche dati rilevanti ai fini delle attività di controllo, nel rispetto della normativa relativa alla protezione dei dati personali;

8) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere una nuova funzione di vigilanza collaborativa del personale sanitario Inail, anche al fine di garantire alle imprese il supporto formativo nell'attività di prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro;

9) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad affinare, anche attraverso una loro migliore organizzazione e integrazione, le procedure ispettive di competenza delle aziende sanitarie, anche al fine di contrastare i fattori di rischio biologico, compreso il rischio epidemiologico da COVID-19;

10) ad adottare le opportune iniziative normative volte all'introduzione, nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado del sistema educativo di istruzione e formazione, dell'insegnamento della cultura della sicurezza, finalizzato a rendere consapevoli gli studenti delle diverse fasce di età dei potenziali rischi conseguenti a comportamenti errati nei luoghi di lavoro e nella vita domestica e scolastica, nonché a fornire loro la conoscenza e l'addestramento adeguati a riconoscere situazioni di pericolo;

11) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta ad istituire la cosiddetta «patente a punti» per la qualificazione delle imprese, ovvero a prevedere un meccanismo in base al quale, chiunque intenda avviare un'attività economica, debba soddisfare preventivamente una serie di requisiti minimi in materia di salute e sicurezza sul lavoro per accedere e restare nel mercato di riferimento;

12) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a prevedere l'introduzione di strumenti e meccanismi premiali di tipo strutturale per le imprese, atti a favorire e selezionare le imprese più virtuose anche nell'accesso a specifici incentivi ed esoneri contributivi e ad appalti e commesse pubbliche;

13) ad avviare ogni iniziativa di competenza al fine di istituire un tavolo tecnico con il compito di proporre una revisione generale dei vigenti accordi Stato-regioni in tema di livelli della formazione sulla sicurezza sul lavoro, sui contenuti dei percorsi formativi e dell'aggiornamento, in modo da assicurare qualità ed efficacia alla formazione.
(1-00080) «Carotenuto, Aiello, Tucci, Barzotti, Quartini, Amato, Caramiello».

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fossi e Furfaro n. 5-00260 del 19 gennaio 2023 in interrogazione a risposta orale n. 3-00630;

   interrogazione a risposta orale Pagano Ubaldo n. 3-00463 del 9 giugno 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01546.