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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 25 luglio 2023

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   TIRELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione senza fini di lucro «Associazione Nazionale Famiglie Emigrate» (di seguito denominata Anfe), fondata nel 1947 dall'onorevole Maria Federici e riconosciuta ente morale nel 1968, con decreto del Presidente della Repubblica n. 658 del 12 febbraio 1968, come si legge nel sito web ufficiale (https://anfe.it) nasce in un periodo storico caratterizzato da importanti flussi migratori in uscita dall'Italia, per rispondere alla necessità di assistenza degli emigranti e delle loro famiglie nella tutela dei loro diritti e a sostegno delle comunità italiane nel mondo, per il mantenimento dei collegamenti con la terra d'origine;

   l'Anfe dichiara di avere sede in Roma e di essere strutturata in 44 strutture provinciali e 16 regionali, sul territorio nazionale, e 48 rappresentanze estere in 16 Paesi nel mondo;

   pur essendo presente nei registri delle associazioni riconosciute dalla nostra rete diplomatico-consolare, l'Anfe, secondo vari testimoni di membri Comites e associazioni italiane all'estero, risulta essere un'associazione totalmente assente all'estero. Infatti, con una semplice ricerca sul web, non si trova traccia delle reali attività di questa associazione e nella comunità degli italiani residenti all'estero poco o nulla si conosce dei suoi rappresentanti/delegati nel mondo e delle attività di assistenza degli emigranti e delle loro famiglie e della tutela dei loro diritti come indicato nel proprio statuto;

   secondo una indagine pubblicata il 14 luglio 2023, dalla testata giornalistica ItaliachiamaItalia.it, la testata online più letta e diffusa tra gli italiani nel mondo, dal titolo «Anfe associazione fantasma?» risulta che: in Argentina, ad esempio, Paese con il maggior numero di cittadini italiani al mondo, il delegato nazionale è sconosciuto alla collettività italiana e non si ricorda neppure una iniziativa, un convegno, una manifestazione sul territorio, un incontro sociale che sia legata a questa associazione;

   dopo una ulteriore verifica portata avanti dalla suddetta testata, con testimonianze di membri dei Comites e di rappresentanti degli italiani all'estero attivi nelle associazioni, si è scoperto che il delegato Anfe nominato in California, rappresentante l'associazione in tutti gli Stati Uniti d'America, risulta essere residente a Palermo, in Sicilia; che la delegata Anfe del Messico, da oltre quattro anni, vive in Italia; che il delegato in Repubblica Dominicana, ex vice console a La Romana, si è trasferito in California da tempo; che la delegata Anfe di Barcellona è una perfetta sconosciuta per il Comites e le associazioni di quella circoscrizione consolare, così come anche la delegata Anfe Grecia;

   il presidente attuale dell'Anfe è Salvatore Bendici, genero del presidente uscente Paolo Genco, finito ai domiciliari nel 2017 e poi scagionato per sospetta truffa aggravata ai danni della regione Sicilia e dell'Unione europea per 200 milioni di euro;

   ciò detto, sembrerebbe che l'Anfe non sia una «vera» associazione «di assistenza degli emigranti e delle loro famiglie nella tutela dei loro diritti e a sostegno delle comunità italiane nel mondo, per il mantenimento dei collegamenti con la terra d'origine», come dichiara il suo statuto; si intuisce quindi, sia con le ricerche online che attraverso le testimonianze dei connazionali attivi nelle rispettive comunità all'estero, che l'Anfe sia solo uno strumento per cercare di ottenere fondi pubblici (nazionali o regionali), e senza alcuna garanzia di impiego degli stessi a favore della comunità e delle famiglie degli italiani all'estero –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intendano adottare iniziative di competenza volte ad avviare controlli sui fondi pubblici eventualmente ricevuti dall'associazione, sulla destinazione degli stessi e sulla regolarità dei registri contabili dell'Anfe; come intendano agire, per quanto di competenza, al fine di mettere in atto un monitoraggio delle associazioni regolarmente attive, anche con riguardo all'effettivo perseguimento degli scopi sociali.
(4-01399)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su il Domani il 17 luglio 2023 si apprende che Santi Giaconia, titolare dell'Agricola Puccia nel palermitano, aveva ricevuto un finanziamento da 19 milioni di euro per il bando sui contratti di filiera;

   da quanto risulta da notizie di stampa, lo stesso imprenditore agricolo, insieme ad altri soggetti, risulta coinvolto in un'inchiesta per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false;

   la graduatoria provvisoria relativa ai programmi presentati a valere sull'avviso protocollo n. 182458 del 22 aprile 2022 è stata approvata dal Ministero interrogato il 30 giugno 2023 e Santi Giaconia figurava tra i soggetti ammessi al finanziamento di un contributo di 19 milioni di euro per il programma 286 denominato «SI CARNI – Sostenibilità e Innovazione per la filiera delle CARNI bovine del Centro Sud e Isole»;

   lo stesso Ministero, il 06 luglio 2023 ha emanato un decreto di sospensione dell'efficacia della graduatoria, in riferimento alla posizione in graduatoria occupata dall'imprenditore Santi Giaconia;

   nel suddetto decreto di sospensione si legge che l'amministrazione, al fine di acquisire documentazione aggiornata per avviare i successivi adempimenti procedimentali, ha proceduto ad acquisire le visure camerali dei soggetti proponenti dei programmi utilmente collocati in graduatoria e che dalla visura camerale aggiornata della società Agricola Puccia s.r.l., soggetto proponente del programma n. 286, è emersa la sussistenza, nella sezione relativa ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria, di un procedimento di sequestro per equivalente disposto dall'ufficio del G.I.P. del tribunale di Termini Imerese;

   considerato che l'articolo 4, comma 5, lettera m) dell'avviso protocollo n. 182458 del 22 aprile 2022 prevede, tra i requisiti di ammissibilità soggettiva, che non esistano «procedure giudiziarie interdittive, esecutive o cautelari civili o penali nei confronti del Soggetto beneficiario» e che il procedimento in corso nei confronti della società Agricola Puccia s.r.l. è idoneo, allo stato, a integrare l'ipotesi di inammissibilità soggettiva di cui al citato articolo 4, comma 5, lettera m) dell'avviso, l'Amministrazione ha ritenuto necessario, nelle more della conclusione del procedimento a carico dello stesso soggetto, provvedere a prevenire qualsiasi effetto pregiudizievole al corretto svolgimento dell'azione pubblica, sospendendo l'efficacia della graduatoria in riferimento alla posizione occupata dalla Società Agricola Puccia;

   considerato che l'avviso protocollo n. 182458 del 22 aprile 2022 prevede che il possesso dei requisiti soggettivi sia attestato mediante dichiarazione resa ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000 e che l'amministrazione si riserva comunque in ogni fase del procedimento di verificare la veridicità delle dichiarazioni, visto che il comma 11 dell'articolo 4 dell'avviso protocollo n. 182458 del 22 aprile 2022 recita che «le domande di agevolazione sono considerate ammissibili previa istruttoria delle condizioni di cui ai precedenti commi»; tra cui il possesso dei requisiti soggettivi, a parere dell'interrogante, dal momento che le indagini dell'inchiesta per truffa in cui è coinvolto l'imprenditore Santi Giaconia risalgono a mesi prima dell'approvazione della graduatoria, la commissione esaminatrice avrebbe potuto avere a disposizione tutti gli elementi per escluderlo dall'elenco dei beneficiari;

   da quanto sostiene il quotidiano Domani, invece, il decreto di sospensione citato sarebbe intervenuto successivamente alla richiesta di informazioni in merito avanzate dallo stesso quotidiano al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative volte a verificare se la mancanza del possesso dei requisiti soggettivi da parte dell'imprenditore Santi Giaconia poteva essere accertata dalla commissione esaminatrice prima dell'approvazione, seppur provvisoria, della graduatoria citata in premessa.
(4-01397)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PENZA, CARAMIELLO, BARZOTTI e FEDE. — Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 46 del 28 aprile 2022 è stato riconosciuto il diritto di associazione sindacale anche per i militari;

   la stessa legge prevede una serie di decreti legislativi e ministeriali al fine di disciplinare l'applicazione della stessa;

   in tutto il pubblico impiego, così come per quel che riguarda gli appartenenti alle Forze di polizia ad ordinamento civile (al cui trattamento economico le Forze armate sono equiordinate), le spese per i distacchi e i permessi sindacali non sono rimborsate ai sensi del contratto di lavoro;

   la Direzione generale per il personale militare, in data 19 giugno 2023 ha emanato una circolare avente per oggetto: «Licenza straordinaria fino ad un massimo di 45 giorni annui per "gravi motivi"»;

   in suddetta circolare si contempla che tra i «gravi motivi» già previsti dai vari contratti di lavoro, è possibile ricomprendere il permesso sindacale per coloro che siano designati in rappresentanza delle associazioni sindacali iscritte all'albo ministeriale. Tale circolare inoltre puntualizza che: «l'istituto, con riguardo ad un massimo di 7 rappresentanti, appositamente designati dal Segretario generale (...) può essere fruito in aggiunta alle 10 ore di permesso per la partecipazione alle assemblee (...)»

   tale tipo di licenza è materia di concertazione e gli stessi decreti applicativi, nonché circolari, sono frutto di un confronto;

   qualora un dirigente sindacale avesse già fruito di tutta la licenza straordinaria per motivi sindacali e si dovesse trovare nelle condizioni gravi previste dal contratto di lavoro, a parere dell'interrogante non risulterebbe tutelato;

   l'articolo 16 della legge n. 46 del 2022 al comma 4, determina il limite dei «distacchi e dei permessi»; e al comma 6 dello stesso articolo è specificato che: «dall'attuazione della delega di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;

   a causa delle lungaggini burocratiche dovute al sistema stipendiale Nopa, al fine di procedere alle trattenute (vedasi il decreto del Ministro della difesa del 26 luglio 2022 e la lettera del Centro unico stipendiale interforze del 22 novembre 2022), si sono accumulati forti ritardi nello sviluppo dell'attività sindacale delle tre Forze armate e della Guardia di finanza, rispetto alle associazioni sindacali dell'Arma dei carabinieri che non hanno questo sistema stipendiale;

   l'interrogante ritiene che vi sia tutto l'interesse politico affinché ai militari venga riconosciuto in modo pieno ed operativo la possibilità di svolgere l'attività sindacale –:

   se, nel procedimento di adozione della circolare citata in premessa, siano state consultate tutte le associazioni sindacali di categoria e, qualora questo non fosse il caso, se non si ritenga opportuno sospendere l'efficacia della disciplina sulla licenza straordinaria nelle more di un'opportuna concertazione con i rappresentati dei lavoratori;

   se, per favorire l'iscrizione ai sindacati, si voglia considerare, anche in via transitoria, ai fini del conteggio delle deleghe di cui all'articolo 13, comma 3, della legge n. 46 del 2022, di riferire il valore dello 0,5 per cento al solo parametro stipendiale e, più in generale, di conteggiare la percentuale di rappresentatività in base al numero dei tesserati anziché in base alla forza economica.
(4-01398)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale Governo ha manifestato la volontà di rivedere la riforma sulla geografia giudiziaria (decreto legislativo n. 155 del 2012) che ha visto la soppressione, tra gli altri, del tribunale di Chiavari, come confermato il 12 aprile 2023 in Parlamento dal Ministro Carlo Nordio e dal Sottosegretario per la giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, ancora in occasione della sua visita a Chiavari il 13 marzo 2023;

   il Consiglio comunale di Chiavari, con delibera n. 26 del 17 marzo 2023, ha istituito la commissione di scopo per la riapertura del tribunale del Tigullio, nominando, su proposta della maggioranza, consulente esperto l'avvocato Gabriele Trossarello;

   dall'istruttoria compiuta dalla commissione di scopo è emerso che la riapertura del nuovo tribunale del Tigullio (ipotizzando una circoscrizione allargata ad un bacino d'utenza di almeno 200.000 persone) necessiti di una superficie pari 6.500,00 metri quadri e, comunque, grazie alla digitalizzazione del servizio giustizia, non inferiore a 5.000,00 metri quadri;

   il consulente esperto del comune, avvocato Gabriele Trossarello, ha evidenziato come la struttura ideale, che possa rendere maggiormente accoglibile da parte del Ministero della giustizia il progetto di riapertura degli uffici giudiziari a Chiavari, sia il nuovo palazzo costruito in Corso De Michiel civico 79, realizzando così la cosiddetta «cittadella della giustizia», attualmente occupata dagli uffici pubblici (giudice di pace/tribunale di Genova, Agenzia delle entrate, centro per l'impiego, Inps e Guardia di finanza) in base a contratti di comodato e di locazione stipulati nello scorso mandato amministrativo;

   il comitato nazionale per la riapertura dei 30 tribunali soppressi, riunitosi in data 20 maggio 2023, ha indicato, tra le linee guida per impostare il progetto da presentare al Ministero di giustizia, la necessità di definire preliminarmente in quali locali si intendono ospitare gli uffici giudiziari;

   in data 16 giugno 2023, in occasione del convegno sul tema «La revisione della geografia giudiziaria: un auspicio», organizzato dal Comitato nazionale dei tribunali accorpati, con la collaborazione dell'Organismo congressuale forense, tenutosi a Roma presso la sede dell'Organismo congressuale forense, alla presenza del Sottosegretario per la giustizia onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, le delegazioni amministrative e forensi di quasi tutte le città sedi dei tribunali soppressi hanno illustrato e consegnato i progetti per il ripristino degli uffici giudiziari soppressi di Bassano del Grappa, Camerino, Lucera, Melfi, Mistretta, Orvieto, Sanremo, Sant'Angelo dei Lombardi, e a breve perverranno anche da Vigevano, Sala Consilina, Rossano, Ariano Irpino. Per l'intero territorio del Tigullio è di primaria importanza la riapertura del tribunale del Tigullio a Chiavari sia dal punto di vista giudiziario, che sociale ed economico, non solo per il comune di Chiavari, ma per tutto il comprensorio –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla possibile riapertura del tribunale di Chiavari;

   quali siano le interlocuzioni avvenute ad oggi tra il Ministero della giustizia, il comune di Chiavari e la regione Liguria.
(5-01175)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BARABOTTI, GUSMEROLI, NISINI, MONTEMAGNI, ZIELLO e BILLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la vertenza Sanac spa perdura ormai da diversi anni. Nello specifico sin dal 2015, anno in cui Sanac veniva ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria con nomina commissariale. Successivamente con decreto del 4 gennaio 2016, il Ministero dello sviluppo economico autorizzava l'esecuzione del programma di amministrazione straordinaria di Sanac e delle altre società connesse a Ilva s.p.a., seguendo l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali;

   la posizione di crisi dell'azienda è stata oggetto di forti attenzioni anche di natura parlamentare;

   recentemente, il tema è stato nuovamente portato all'attenzione dell'Aula e del Ministro Urso con l'interrogazione n. 3-00044 del 29 novembre 2022 con cui si chiedeva delle iniziative assunte, anche nei confronti di Acciaierie italiane, per preservare la produzione e i posti di lavoro, e con diversi ordini del giorno collegati in sede di conversione del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale;

   la posizione di Acciaierie italiane nella vicenda Sanac è centrale; infatti, la crisi aziendale ha inizio da quando la partecipata statale, che attualmente gestisce gli stabilimenti Ilva, ha inspiegabilmente interrotto le commesse e sospeso i rapporti commerciali con Sanac;

   nonostante le rassicurazioni pervenute dal Ministro delle imprese e del made in Italy in Aula nella seduta n. 16 del 30 novembre 2022, in cui si rappresentava anche la convocazione di un tavolo di confronto con le parti sociali il successivo 6 dicembre 2022, e i diversi tavoli ministeriali instaurati con le rappresentanze sindacali, la situazione appare immutata. Nessuna nuova manifestazione d'interesse ha visto la luce e continuano a mancare le commesse da parte di Acciaierie italiane, cosa che esclude Sanac dalla filiera produttiva nazionale e che mina la solidità del comparto nazionale dell'acciaio;

   a causa di ciò, l'impresa verte in una crisi sistemica difficilmente risolvibile in assenza di una iniziativa del Governo centrale, tanto più necessaria ora che viene annunciata una maggiore partecipazione dello Stato, tramite Invitalia, in Acciaierie d'Italia, che però continua a comprare i materiali all'estero anziché dalle imprese nazionali –:

   se il Ministro interrogato, anche nell'ottica di una più ampia strategia nazionale, abbia intrapreso attività di interlocuzione e confronto con Acciaierie d'Italia per la ripresa degli ordinativi e della produzione negli stabilimenti Sanac e se possa fornire ogni utile elemento in merito alla nuova manifestazione di interesse che dovrebbe interessare Sanac spa.
(5-01176)


   ORLANDO, PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO e GNASSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nella risposta del 28 giugno 2023 ad un atto di sindacato ispettivo del PD, il Governo ha annunciato un nuovo accordo di programma «in cui saranno definiti i tempi, le risorse e le modalità degli investimenti industriali per la riconversione del sito produttivo dell'ex Ilva per renderlo la più grande acciaieria verde d'Europa, nonché le iniziative funzionali a rilanciare il territorio, tra cui il Porto, il parco eolico offshore e gli altri insediamenti industriali», con investimenti quindi per il processo di decarbonizzazione, per la tutela della salute e dell'ambiente, e con la previsione dell'attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l'anno, senza chiarire però se questo nuovo piano fosse previsto come integrazione del precedente o lo sostituisse integralmente. La Sottosegretaria di Stato al Ministero delle imprese e del made in Italy, sottolineava inoltre che lo Stato avesse «riacquistato la libertà che non aveva» e che si potesse anticipare la salita in maggioranza rispetto alla prevista data del maggio 2024, anche con l'intervento di un altro partner industriale, cosa prima non possibile, senza però dare alcuna indicazione sulle modalità di questa possibile accelerazione;

   investimenti per la decarbonizzazione dell'impianto, riequilibrio nella governance e accelerazione nella ricerca di un partner industriale: questa l'annunciata volontà del Ministro Urso prontamente smentita però dall'emendamento presentato la scorsa settimana al decreto salva-infrazioni, attualmente all'esame del Senato che, tra le altre cose, prevede un'ingiustificata estensione dello scudo penale e rappresenta una contrapposizione tra i Ministri Fitto e Urso, visto che viene negato l'accordo di programma annunciato nemmeno un mese fa e vengono resi possibili accordi diretti con ArcelorMittal, che finora ha osteggiato il rilancio della produzione e il processo di decarbonizzazione;

   il percorso di riconversione produttiva deve garantire, anche grazie alle risorse del PNRR, la rinascita economica, sociale e ambientale di Taranto, garantendo la produzione del settore siderurgico italiano, i livelli occupazionali e la completa decarbonizzazione degli impianti, e per fare questo c'è bisogno del pieno coinvolgimento del territorio, delle parti sociali, dei lavoratori e delle famiglie –:

   se alla luce di quanto esposto in premessa il Ministro interrogato sia in grado di mantenere gli obiettivi di rilancio dell'Ilva di Taranto esposti in precedenza e di chiarire quali siano i progetti ed i relativi tempi di realizzazione.
(5-01177)


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di luglio 2023 i prezzi per il rifornimento di benzina e diesel sono nuovamente aumentati su tutta la rete stradale, nonostante le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi siano tornate a scendere;

   in base all'elaborazione del 21 luglio 2023 del giornale online Quotidiano Energia, rispetto ai dati comunicati dai gestori all'Osservaprezzi carburanti del Ministero delle imprese e del made in Italy, aggiornati al 20 luglio, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è di 1,862 euro/litro (1,863 la rilevazione precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,856 e 1,878 euro/litro (no logo 1,851). Il prezzo medio praticato del diesel self è di 1,710 euro/litro, invariato rispetto alla rilevazione precedente, con le compagnie tra 1,700 e 1,724 euro/litro (no logo 1,698). Più alti i livelli dei prezzi al servito dove, quello medio praticato per la benzina resta a 1,999 euro/litro, con gli impianti colorati con prezzi tra 1,938 e 2,065 euro/litro (no logo 1,904), mentre la media del diesel servito è di 1,852 euro/litro (contro 1,851), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,787 e 1,918 euro/litro (no logo 1,753);

   per calmierare i prezzi dei carburanti, il Governo era già intervenuto con il decreto-legge n. 5 del 2023, introducendo nuove modalità di aggiornamento del cartellone prezzi carburanti, per gli impianti di rifornimento che operano con l'assistenza di personale alle vendite;

   contrariamente alle rassicurazioni sull'efficacia di tali norme del Ministro Urso, in occasione dell'assemblea annuale di Unione energia per la mobilità (Unem) del 4 luglio 2023, i prezzi dei carburanti sono risaliti, arrecando notevoli disagi alle attività produttive e ai consumatori, in particolare quelli più vulnerabili;

   gli attuali livelli di prezzo sono di poco inferiori rispetto a quelli praticati nel mese di marzo 2022 che indussero il Governo Draghi ad intraprendere la scelta di calmierare le tariffe del carburante per il periodo marzo-novembre 2022 con un significativo taglio dell'accisa di 25 centesimi di euro al litro (complessivamente 30,5 centesimi di euro considerando l'Iva) –:

   quali siano le cause alla base degli attuali incrementi dei prezzi dei carburanti, nonché quali immediate iniziative di competenza intenda assumere, anche valutando il taglio delle accise, per riportare i predetti prezzi a livelli sostenibili e calmierati nel breve periodo.
(5-01178)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   MAZZETTI, CORTELAZZO e BATTISTONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto n. 204 del 1° luglio 2022 sono state emanate le linee guida del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili riguardanti il monitoraggio e la classificazione della gestione del rischio dei ponti, viadotti, rilevati, cavalcavia esistenti lungo strade statali o autostrade gestite da Anas s.p.a., o da concessionari autostradali, nonché da enti da quest'ultimi diversi;

   le istruzioni operative redatte da parte di Ansfisa hanno lo scopo di consentire una maggiore diffusione e standardizzazione per la verifica e la manutenzione delle opere sulle strade e autostrade;

   nella parte III delle linee guida, in relazione ai sistemi di sorveglianza e monitoraggio, al paragrafo 7.6.3, viene precisato che: «Nella progettazione dei sistemi di monitoraggio riguardanti ponti deve essere posta particolare attenzione ai problemi di durabilità, robustezza e manutenibilità dei sensori e delle apparecchiature elettroniche di acquisizione e trasmissione dei dati.» E ancora: «Per ragioni di durabilità e insensibilità ai disturbi elettromagnetici sono in generale da preferire tecnologie a fibra ottica»;

   i vantaggi offerti dalla fibra ottica impongono alle stazioni appaltanti un approccio responsabile nel considerare in fase di progettazione e nei bandi di gara l'opportunità di ricorrere a dette tecnologie per gli elevati livelli di affidabilità dei dati rilevati sugli stati tensionali e sulle deformazioni strutturali, molto più alti rispetto a tutte le altre tecnologie precedenti, sottoposte ad ogni tipo di interferenza termica ed elettromagnetica;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'attuazione delle linee guida per la classificazione e la gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti, al fine di assicurare un'omogenea applicazione lungo l'intera rete delle infrastrutture stradali;

   nei bandi gara sulle infrastrutture stradali e autostradali non si è riscontrato, ad oggi, nessun richiamo a tali tecnologie di monitoraggio in fibra ottica, quale garanzia della massima attenzione al controllo strutturale delle infrastrutture;

   la scarsa manutenzione e assenza di tecnologia mettono a rischio crolli ponti e viadotti –:

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di richiamare i soggetti gestori di ponti e viadotti sulla rete stradale, autostradale e ferroviaria, in primis Anas e Rete ferroviaria italiana, ad un approccio sempre più attento e responsabile al tema della sicurezza delle infrastrutture, invitando gli stessi ad ogni opportuna valutazione circa l'impiego di tecnologie di monitoraggio strutturale ai sensi delle linee guida di cui al decreto ministeriale n. 204 del 1° luglio 2022.
(3-00552)


   GADDA, FARAONE, PASTORELLA, CASTIGLIONE, DE MONTE, BENZONI, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da mesi si registra su tutta la penisola una situazione di caos su tutto il settore dei trasporti;

   la circolazione ferroviaria, inclusa l'alta velocità, è interessata da cronici ritardi anche di diverse ore dovuti sia all'eccessivo traffico che a guasti, interruzioni o incendi; le stesse Ferrovie dello Stato hanno sottolineato la necessità di potenziare l'intera rete;

   a questo si aggiungono i frequenti scioperi, anche del comparto aereo, che comportano disagi spesso insormontabili per gli utenti, per i quali sta diventando sempre più difficile e costoso spostarsi per turismo, ma anche per motivi di lavoro o di salute;

   non è migliore la situazione di traghetti e trasporto aereo; da ultimo, il vasto rogo che ha interessato l'aeroporto di Catania il 16 luglio 2023, con la cancellazione e il dirottamento di migliaia di voli e i viaggiatori fatti sbarcare in altre città della regione, spesso senza indicazioni chiare, con un danno al sistema produttivo per l'isola che Assoesercenti valuta intorno ai 40 milioni di euro al giorno, peraltro proprio a ridosso del periodo estivo;

   si tratta di disagi che si vanno ad innestare in una situazione già drammatica per i residenti delle zone insulari del Paese, costretti ad affrontare costi sempre più esorbitanti per i viaggi di ritorno a casa, a fronte di una rete di infrastrutture di collegamento totalmente insufficiente;

   fatti salvi gli eventi eccezionali meteorologici e i roghi delle ultime ore, da settimane si susseguono scioperi, cancellazioni e ritardi; una situazione che potrebbe esasperarsi in occasione dei prossimi grandi eventi che attendono il nostro Paese – dalle Olimpiadi invernali al Giubileo – che vedranno flussi molto maggiori rispetto a quelli attuali legati alla stagione estiva;

   a ciò si aggiunge la situazione dei taxi, pressoché introvabili nelle città maggiori, in contrasto con la loro qualificazione di servizio pubblico; dopo che per anni i partiti di maggioranza si sono opposti a qualsiasi politica di liberalizzazione e innovazione, si trovano ad affrontare le conseguenze di tali scelte senza avere alcuna soluzione da proporre;

   infine, non mancano i problemi sulla rete viaria, soprattutto autostradale, a causa di opere ferme e cantieri infinti, con notevoli disagi per gli automobilisti e per il settore del trasporto su gomma –:

   come intenda affrontare, sia nell'immediato che con misure di più lungo periodo, le problematiche e le carenze evidenziate in premessa, considerando gli ingenti danni che arrecano agli utenti, al settore del turismo e, più in generale, al sistema Paese.
(3-00553)


   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2022 il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali chiedeva all'Italia: «di aumentare i sussidi per l'alloggio per chi non è in grado di ottenere un alloggio a prezzi accessibili e di garantire un accesso sostenibile alle strutture di base necessarie per un alloggio adeguato». Ma il nostro Paese, al contrario, con la legge del 29 dicembre 2022, n. 197, ha azzerato il fondo nazionale per il contributo affitto e morosità incolpevole, un contributo istituito nel 2016 che negli anni è servito a garantire il diritto all'abitazione ai più fragili;

   il Ministro interrogato, confermando la volontà di non rifinanziare suddetto fondo, ha annunciato un «nuovo, ambizioso, rivoluzionario, visionario piano casa a livello nazionale» perché «non è più con un intervento sporadico, una tantum o il bonus che si può risolvere un problema che riguarda milioni di famiglie»;

   eppure, i dati dimostrano che suddette misure, sebbene non strutturali, abbiano costituito negli ultimi anni uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti fino a consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare una nuova soluzione abitativa;

   la dura scelta del Governo determinerà un drammatico aumento degli sfratti, ai 150 mila immediatamente esecutivi se ne aggiungeranno altre decine di migliaia, in una situazione già estremamente precaria e in un Paese dove la percentuale di persone in povertà assoluta è drasticamente aumentata;

   la grave prospettiva è stata denunciata dall'Unione inquilini unitamente ai sindacati, ma anche le regioni e i comuni hanno dichiarato grande preoccupazione per il mancato rifinanziamento della misura in questione, trovandosi così nell'impossibilità di fornire il necessario contributo alle famiglie con difficoltà economiche e sociali;

   nella regione Liguria ci saranno 10 milioni di euro in meno da destinarsi all'emergenza abitativa, ora migliaia di famiglie, solo a Genova 2.000, non avranno né aiuti né risposte. Lo stesso assessore Scajola ha di recente dichiarato la sua preoccupazione per la perdita di questo salvagente rilevante, affermando che, pur avendolo segnalato ai Ministri competenti, non ha avuto risposte che gli diano garanzie di soddisfazione –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nell'immediato al fine di fronteggiare l'emergenza abitativa e andare incontro alla parte più fragile della cittadinanza italiana e, al riguardo, se voglia fornire maggiori e precisi dettagli con riferimento al piano casa di cui non si ha traccia sebbene annunciato a febbraio 2023.
(3-00554)


   MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'Ente nazionale per la protezione degli Animali (Enpa), nel 2023 sono stati ceduti o abbandonati più di 127 animali al giorno, con un aumento del 20 per cento rispetto al 2021. Un dato che è ancora più preoccupante se incrociato con il dato relativo al numero delle adozioni di animali, che ha subito un calo del 10 per cento, e con quello relativo alla tipologia di adozioni: nel 75 per cento dei casi chi adotta vuole solo cuccioli;

   si stima che ogni anno in Italia siano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell'80 per cento dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti. L'abbandono è un reato punito con l'arresto fino a un anno o con una multa fino a 10.000 euro;

   nonostante la Lega nazionale per la difesa del cane Animal protection nel 2022 abbia soccorso 38.220 animali, 51.745 sono stati vittime di abbandono e maltrattamento;

   ogni anno si registrano migliaia di incidenti stradali, spesso anche mortali, causati da animali vaganti o randagi e chi abbandona un animale non commette solo un reato ai danni dell'animale stesso, ma potrebbe rendersi responsabile anche di reati a danno degli altri viaggiatori;

   per quanto riguarda il trasporto aereo, per evitare gli abbandoni, il Ministro interrogato si è impegnato a promuovere, tramite Enac, l'attivazione di tavoli di lavoro con le compagnie aeree per superare alcune delle prassi commerciali che oggi inibiscono di fatto il trasporto degli animali, per i quali è previsto il solo passaggio in stiva, mentre la maggior parte dei padroni chiede di poter acquistare per il proprio animale domestico il posto a fianco, come già avviene sui treni;

   a quanto si apprende da organi di stampa, il Ministro interrogato ha dichiarato di voler intervenire anche sul codice della strada, al fine di inasprire ulteriormente le sanzioni per chi abbandona animali su strada –:

   se trovino conferma le notizie citate in premessa e, nello specifico, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di introdurre, nell'ambito degli interventi di riforma del codice della strada, sanzioni adeguate nei confronti di soggetti che abbandonano animali domestici su strada, rischiando oltretutto di mettere a repentaglio l'incolumità degli altri automobilisti e viaggiatori.
(3-00555)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto internazionale Fontanarossa di Catania, che fa sistema con quello di Comiso come polo aeroportuale della Sicilia orientale, è al momento il quarto scalo italiano con 6.113.330 passeggeri nel 2021, dopo Fiumicino, Malpensa e Orio al Serio, ed è il primo in Italia per traffico nazionale con 4,6 milioni di passeggeri nel 2021;

   il 16 luglio 2023 nell'area noleggio dello scalo aereo è divampato un incendio che ha provocato il panico nel terminal invaso dal fumo, determinando la sospensione dei voli, inizialmente fino alle ore 14.00 del 19 luglio 2023, come comunicato in un primo tempo dalla Società aeroporto di Catania (Sac) gestore dello scalo;

   il giorno successivo all'incendio la stessa Sac comunicava la chiusura in via precauzionale di 48 ore dello scalo per la bonifica dell'area interessata e la ripresa delle attività aerea limitatamente al terminal C con un'operatività di 2 movimenti l'ora;

   l'incendio all'aeroporto di Catania è simile ad episodi accaduti in altri scali internazionali, come a Fiumicino nel 2015, ad Istanbul nel 2006 o all'aeroporto di Shanghai nel 2016, dove l'operatività degli scali è ripresa a poche ore dagli eventi dolosi;

   i lavori di bonifica nel terminal ancora non sono stati completati e l'attività dello scalo aereo, ancora operante tramite il piccolo terminal C, è passata da più di 250 movimenti al giorno ad appena 72, costringendo 40 mila passeggeri al giorno a lunghi ed estenuanti trasferimenti in pullman verso gli scali di Palermo, Trapani e Comiso ormai al collasso;

   sulla situazione di forte disagio alla quale sono costretti i passeggeri durante il trasferimento dallo scalo etneo pesa la storica inadeguatezza della rete stradale e autostradale dell'isola, in particolare dell'autostrada A19 Palermo-Catania, i cui tempi di percorrenza sono di circa 3 ore;

   in queste ore, a seguito di un vasto incendio divampato sulle colline circostanti Palermo che ha raggiunto Punta Raisi, è stata disposta la chiusura anche dell'aeroporto Falcone Borsellino di Palermo;

   la procura della Repubblica di Catania ha aperto un'inchiesta sul suddetto incendio ed anche l'Enac ha istituito una commissione «per far luce sulle cause dell'incendio e per garantire in tempi brevi la ripresa a pieno regime» dello scalo –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire, per quanto di competenza, perché a nove giorni dall'incendio ancora non sia stata ripristinata la piena operatività dell'aeroporto internazionale di Catania.
(3-00556)


   BARBAGALLO, MORASSUT, BAKKALI, CASU, GHIO, FORNARO, FERRARI, IACONO, MARINO e PROVENZANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a 10 giorni dall'incendio divampato nell'aeroporto di Catania la situazione resta critica e desta molta preoccupazione quella che agli interroganti appare l'evidente inadeguatezza della gestione dell'emergenza da parte del soggetto gestore, la Sac, ma anche dell'Enac, dell'Enav e delle innumerevoli società di trasporto che stanno gestendo il trasferimento dei passeggeri da un punto all'altro dell'isola, come conferma anche la visita ispettiva dei parlamentari della IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati;

   ancora oggi, non c'è una data certa sul riavvio delle attività dell'aeroporto a pieno regime, mentre si perde tempo dietro a ipotesi ad avviso degli interroganti destituite di ogni fondamento, come quella, proposta dal presidente della regione, di adibire l'aeroporto militare di Sigonella anche ad uso civile;

   l'incidente ha reso evidenti le gravi carenze nella governance dell'aeroporto, con i passeggeri lasciati allo sbando senza alcuna assistenza, nonostante l'impegno dei vigili del fuoco, della Protezione civile e delle forze dell'ordine; una gestione inaccettabile per un aeroporto internazionale che non ha saputo fronteggiare adeguatamente l'emergenza e supportare chi aveva bisogno di informazioni chiare e che appare ogni giorno di più fuori controllo;

   la procura della Repubblica di Catania ha, quindi, aperto un'inchiesta per far luce sulle cause dell'incendio e sulle responsabilità della mancata attivazione del piano antincendio. Resta anche da capire se siano state svolte le esercitazioni antincendio obbligatorie e se il personale addetto alla gestione delle emergenze sia stato adeguatamente formato;

   tutti gli snodi aeroportuali di Trapani, Comiso e Palermo sono stati travolti a cascata dal numero di viaggiatori dirottati, peraltro senza adeguata informazione, rendendo evidente l'assoluta inadeguatezza del sistema dei trasporti siciliano che si ripercuote negativamente sui residenti, ma anche su ogni settore economico, a partire da quello turistico; viaggiatori sballottati, servizi di navette insufficienti o privi di aria condizionata, insomma una situazione fuori controllo;

   a compromettere ulteriormente la situazione, nella giornata del 24 luglio 2023 un vasto incendio, senza il pronto ed efficace intervento della Regione Siciliana in materia di servizio antincendio, è arrivato a lambire la zona perimetrale dello scalo di Palermo che è stato chiuso al traffico;

   il Ministro interrogato ha convocato, per il 25 luglio 2023, un tavolo con tutti i soggetti interessati alla gestione dell'aeroporto di Catania, che, per la gravità dei fatti e la delicatezza della situazione, dovrebbe avere funzioni di indirizzo e coordinamento –:

   se non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza volte al commissariamento delle società di gestione dell'aeroporto di Catania per governare la situazione fuori controllo e garantire il ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile.
(3-00557)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema portuale italiano costituisce un patrimonio strategico per lo sviluppo del Paese, che nel 2022 ha visto 490 milioni di tonnellate di merci movimentate e 61,4 milioni di passeggeri trasportati, come rilevato dall'ultimo rapporto redatto da Assoporti e dal centro studi Srm;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza e il Piano nazionale complementare al PNRR prevedono complessivamente 9,2 miliardi di euro di investimenti pubblici per la portualità, con interventi importanti dedicati anche alla transizione ecologica e alla digitalizzazione;

   l'articolo 41 della Costituzione della Repubblica italiana afferma che: «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali»;

   l'articolo 117 della Costituzione della Repubblica italiana attribuisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la «tutela della concorrenza»;

   in occasione della presentazione della relazione annuale 2023 dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, svolta al Senato della Repubblica il 27 giugno 2023, il presidente Roberto Rustichelli ha dichiarato: «L'impatto delle dinamiche inflattive su famiglie e imprese può essere condizionato anche dal grado di concorrenzialità dei mercati»;

   negli ultimi mesi diversi organi di stampa hanno riportato le preoccupazioni per la tutela della concorrenza nel settore circa i recenti cambiamenti negli assetti societari dei terminal portuali, già conclusi o in via di definizione, in particolare riguardo ai porti di Genova, Livorno, Catania, Gioia Tauro e Civitavecchia;

   tali assetti, in particolare riguardanti i porti di Genova e Livorno, non sembrano garantire la libera concorrenza e le pari opportunità tra tutti gli imprenditori che intendono operare su rotte marittime fondamentali per la continuità territoriale e per lo sviluppo delle autostrade del mare –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per favorire la tutela della concorrenza nel sistema portuale italiano, evitando concentrazioni terminalistiche e possibili posizioni dominanti, tanto nei terminal quanto nei collegamenti marittimi, in grado di incrementare i livelli dei prezzi per l'intera catena logistica e per i consumatori del mercato marittimo.
(3-00558)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, RAIMONDO, DEIDDA, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 2023 ha definitivamente segnato la fine dell'emergenza legata alla pandemia: il numero dei passeggeri degli aerei è raddoppiato rispetto al 2022 e più che triplicato rispetto al 2021;

   alla luce di tale andamento, tuttavia, non si è verificato un contestuale aumento dell'offerta, determinando una forte impennata dei costi dei voli;

   nell'ultimo anno, infatti, i biglietti aerei per le tratte nazionali hanno subito rincari in media del 40 per cento, con picchi fino al 70 per cento, anche nonostante il rallentamento dei prezzi dei carburanti, in particolare nel corso del presente periodo estivo, e, soprattutto, per i collegamenti da e per le isole, che godono peraltro del regime di continuità territoriale, che dovrebbe garantire i prezzi delle tariffe aeree per i residenti;

   gli aumenti, segnalati ripetutamente dalle associazioni dei consumatori, riguardano innanzitutto le compagnie cosiddette low cost, ormai lungi dall'essere competitive e vantaggiose, che oggi applicano, per la corrente stagione estiva, prezzi superiori del +15 per cento rispetto a quelli delle compagnie di linea;

   oltre agli aumenti, evidenziano altresì le associazioni dei consumatori, non bisogna sottovalutare l'aspetto fondamentale della trasparenza del prezzo del biglietto, che dovrebbe indicare, fin dalle prime fasi di ricerca, le diverse voci di cui è composto, per consentire ai viaggiatori di fare scelte consapevoli ed evitare loro spiacevoli sorprese;

   nell'ambito della Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi sul caro-voli, il Governo ha definito le linee d'intervento per introdurre in tempi rapidi misure, anche di tipo normativo, finalizzate a ridurre fortemente i prezzi delle tariffe aeree, unitamente a interventi sanzionatori da parte delle autorità competenti nei confronti degli operatori di volo che praticano tariffe commerciali scorrette –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di contrastare, in tempi rapidi e in via definitiva, gli aumenti esorbitanti dei prezzi delle tariffe aeree, che, attraverso il perpetuarsi di pratiche commerciali scorrette da parte di numerose compagnie di trasporto, stanno causando evidenti danni economici ai viaggiatori.
(3-00559)

Interrogazione a risposta orale:


   SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle note vicende che in questi giorni stanno interessando l'aeroporto di Catania, a causa del rogo divampato lo scorso 16 luglio 2023, si sta assistendo ad un progressivo collasso del sistema aeroportuale siciliano, mentre si aspetta ancora la data del possibile uso della base militare di Sigonella;

   dopo l'annuncio dello stop agli aerei che originariamente dovevano partire da Fontanarossa, la società che gestisce lo scalo palermitano ha fatto sapere che saranno confermati solo i voli che già avevano prenotato lo slot nei giorni scorsi;

   l'Adoc segnala viaggiatori e turisti lasciati alla mercé, senza informazioni e servizi, oltre a file interminabili, anche all'esterno, dove la temperature in questi giorni stanno superando spesso i 40 gradi;

   con l'aeroporto di Catania fuori uso e con migliaia di viaggiatori sballottati in giro per la Sicilia, è evidente l'urgenza di dotarsi di un secondo hub in Sicilia orientale, capace di poter affiancare Fontanarossa ed è chiaro come sia necessario potenziare lo scalo di Comiso, ad oggi sottoutilizzato;

   nel «Piano nazionale degli aeroporti» del 2012, nell'ottica di decongestionare lo scalo etneo, l'aeroporto di Comiso viene considerato come complementare all'aeroporto di Catania. Nel 2014 viene presentato il «Piano nazionale degli aeroporti» in base al quale Comiso viene inserito fra i 26 aeroporti di interesse nazionale, ma nonostante in questi giorni stia reggendo bene la grande mole di traffico, è chiaro che con due soli gate disponibili, è una missione proibitiva gestire senza troppi disagi situazioni del genere per lunghi periodi;

   da interlocuzioni informali si è appreso di un progetto di ampliamento del suddetto aeroporto, al momento fermo alla SAC, tuttavia l'interrogato non è in possesso di alcun documento ufficiale –:

   se e quali interventi urgenti, per quanto di competenza, intendano porre in essere al fine di verificare lo stato del progetto di cui in premessa ed accelerare l'iter di ampliamento dell'aeroporto di Comiso che, per quanto consta all'interrogante, dovrebbe prevedere una sostanziale implementazione dei gate, in modo da garantire il diritto dei passeggeri alla mobilità e soprattutto da dare risposte adeguate al territorio;

   se e come ritengano opportuno intervenire nell'immediato al fine di reperire le risorse necessarie a finanziare il suddetto progetto, considerando, al di là della gestione delle emergenze, che l'area del ragusano è sempre più fortemente attrattiva per i turisti.
(3-00560)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, il Ministro della salute, per sapere — premesso che:

   la società Avincis opera oggi in Italia nei servizi di emergenza elicotteristica (eliambulanza, antincendio, ricerca e soccorso) gestiti in precedenza da Babcock Mission Critical Services Italia;

   tale passaggio societario è avvenuto anche in Spagna, Portogallo, Norvegia, Svezia e Finlandia;

   questa cessione da parte del gruppo britannico Babcock International fa parte di un programma di riduzione del proprio debito; Avincis opera con aeromobili di proprietà statale;

   la Norvegia ha chiesto ad un team di avvocati di valutare questa transizione;

   anche altre nazioni si starebbero chiedendo chi ci sia dietro Avincis;

   Avincis è una società controllata dal gruppo Ancala Partners, un gestore di fondi finanziari con base in Lussemburgo e nel Regno Unito ma il vero proprietario di Avincis è sconosciuto;

   Ancala Partners non ha mai voluto precisare quale fondo sia il vero gestore dei servizi svolti per conto degli Stati nazionali;

   in Italia Avincis gestisce aeromobili di proprietà statale, come gli aerei Canadair dei vigili del fuoco e gli elicotteri del soccorso del 118 –:

   se non si ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad acquisire elementi, come starebbe avvenendo anche in altri Stati, circa la compagine proprietaria della società, anche al fine di chiarire quali siano i destinatari e l'utilizzo delle risorse pubbliche;

   di quali elementi dispongano i Ministri interpellati circa l'operazione finanziaria in questione, anche per chiarire se siano a rischio gli standard di efficacia e sicurezza dei servizi effettuati nel nostro Paese;

   se risulti che siano rispettati i contratti di lavoro dei dipendenti in Italia;

   se non ritengano opportuno i Ministri interpellati acquisire elementi circa i nuovi dirigenti ed i nuovi proprietari;

   se non ritengano di adoperarsi affinché sia garantita la massima trasparenza con riguardo ad una società che opera nei servizi pubblici.
(2-00199) «Ciocchetti».

Interrogazione a risposta orale:


   SERGIO COSTA, AMATO, CASO, CAROTENUTO e MARIANNA RICCIARDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Campania, e in particolar modo nella provincia di Napoli, sono sempre più frequenti gli episodi di vandalismo e violenza all'interno dei complessi ospedalieri con aggressioni ai danni del personale;

   l'ultimo episodio – il ventesimo del 2023 soltanto nel comprensorio della Asl Napoli 2 Nord – si è verificato al pronto soccorso dell'ospedale San Giuliano a Giugliano;

   in Campania, tra il 2022 e il 2023 si è registrata un'inquietante escalation di aggressioni all'interno di ospedali o a carico di personale sanitario che si occupa di emergenza e di primissima accoglienza: nel 2022, 38 aggressioni solo a Napoli da gennaio a fine luglio; nel 2023, stesso periodo, 37 casi di violenze;

   il quadro che emerge da questi dati, ancorché preoccupante, potrebbe risultare ancora più grave se non fossero state attivate misure di rafforzamento dei presìdi di polizia in alcuni ospedali cittadini e dell'area metropolitana, che hanno mitigato il fenomeno, purtroppo solo parzialmente;

   a quanto risulta, il Viminale al momento ha consentito la ripartenza di presìdi fissi di poliziotti in almeno quattro strutture ospedaliere: al Cardarelli, al Pellegrini, al Santobono e allo stesso San Giuliano di Giugliano; detti presidi però non saranno attivi durante la notte, quando si concentrano interventi legati a incidenti stradali o a fatti di cronaca nera;

   la drammaticità della situazione rende necessaria l'istituzione di un presidio permanente 24 ore su 24 delle forze dell'ordine presso i punti di pronto soccorso dove sono state riscontrate maggiori criticità, al fine di assicurare indispensabili condizioni di sicurezza degli operatori e degli utenti;

   purtroppo il problema della sicurezza degli operatori della sanità non riguarda soltanto la Campania, ma è diffuso in buona parte del territorio nazionale; è del 24 luglio 2023, infatti, la denuncia pubblica dell'assessore al welfare della regione Lombardia, Guido Bertolaso, che ha espresso la necessità di garantire l'incolumità degli operatori sanitari, mentre al momento attuale «abbiamo i medici e gli infermieri che vanno a lavorare con la paura di subire aggressioni» –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per permettere ai presidi ospedalieri di pronto soccorso – in Campania e in tutto il territorio nazionale – di operare tranquillamente, garantendo la sicurezza dei medici degli infermieri e di tutto il personale sanitario;

   se i Ministri interrogati ritengano opportuno avviare un percorso di collaborazione per promuovere l'adozione di un protocollo di sicurezza che tenga conto dell'esigenza di individuare sia misure di sicurezza attive, rafforzando la presenza delle forze dell'ordine all'interno e in prossimità delle strutture sanitarie, sia di misure di sicurezza passive, quali porte blindate, maniglie anticaos, videosorveglianza, e altro.
(3-00550)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 luglio 2023 il comune di Cernobbio ha negato l'autorizzazione per l'utilizzo della sala polifunzionale all'associazione «Sbilanciamoci!», all'Arci di Como, e al circolo Arci Terra e Libertà, per la organizzazione del forum annuale di «Sbilanciamoci!»;

   le suddette associazioni avevano chiesto di utilizzare la sala polifunzionale del comune di Cernobbio nei giorni 1 e 2 settembre 2023 per svolgere degli incontri su tematiche relative ad un nuovo modello di sviluppo e sulla giustizia sociale;

   la giunta comunale ha giustificato il divieto nel seguente modo: «per motivi di ordine pubblico, non è possibile accogliere eventi negli spazi comunali nel periodo di svolgimento del forum Ambrosetti, che quest'anno si terrà a Cernobbio nei giorni dall'1 al 3 settembre 2023»;

   occorre sottolineare che la campagna «Sbilanciamoci!» anche nel 2022 ha promosso il forum annuale dell'associazione a Cernobbio, con la presenza dell'allora Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, di esponenti della società civile e delle organizzazioni sindacali;

   si sottolinea altresì che la campagna «Sbilanciamoci!» ha promosso in altre tre occasioni il forum a Cernobbio, anche in sale comunali, senza organizzare manifestazioni all'aperto, senza che mai si sia verificato nessun problema di ordine pubblico;

   alle precedenti edizioni del forum a Cernobbio hanno partecipato Ministri e Sottosegretari dell'allora Governo in carica;

   «Sbilanciamoci!» è una rete di 51 organizzazioni della società civile impegnate nella solidarietà sociale ed internazionale, nell'educazione e nella formazione, nella promozione della nonviolenza, nella tutela dell'ambiente, e ne fanno parte, tra le altre: Arci, WWF, Emergency, Beati i Costruttori di Pace, Pax Christi, Coordinamento Nazionale delle Comunità d'Accoglienza, ed altro;

   a parere dell'interrogante la decisione del comune di Cernobbio di non concedere la sala polifunzionale alla campagna «Sbilanciamoci!» si pone in violazione del diritto di riunione e della libertà di espressione, diritti costituzionalmente garantiti, in particolare dagli articoli 17 e 21 della Costituzione –:

   se risulti al Ministro interrogato se la prefettura o la questura di Como abbiano dato indicazione alle strutture ricettive, sia pubbliche che private, di non ospitare convegni durante lo svolgimento del forum dello studio Ambrosetti che si terrà a Cernobbio dal 1° al 3 settembre;

   se risulti altresì al Ministro interrogato se la prefettura o la questura di Como si siano espresse nei confronti del comune di Cernobbio nel senso di non concedere la sala polifunzionale per il forum di «Sbilanciamoci!», adducendo «motivi di ordine pubblico»;

   se il Ministro non intenda verificare se il comune di Cernobbio si sia preventivamente consultato con la prefettura e la questura di Como, prima di assumere la decisione di diniego nella concessione della sala polifunzionale del comune di Cernobbio e, in caso contrario, se la giustificazione per «motivi di ordine pubblico» addotta non avrebbe dovuto prevedere un parere della prefettura e della questura di Como;

   quali iniziative di competenza intenda assumere a garanzia del pieno esercizio di diritti costituzionali, quali il diritto di riunione e di libertà di espressione, evitando che gli stessi possano risultare compressi da iniziative come quella esposta in premessa.
(4-01400)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   QUARTINI, BARZOTTI, PAVANELLI, APPENDINO, RICCARDO RICCIARDI, AIELLO, CAROTENUTO, TUCCI, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 30 maggio 2023, molti lavoratori in appalto per Mondo Convenienza a Campi Bisenzio (Firenze) sono in sciopero, chiedendo condizioni di lavoro dignitose, maggiore sicurezza, applicazione del contratto della logistica, incluso il rispetto dei turni di 8 ore per 5 giorni alla settimana. La cooperativa che si occupa del trasporto, della consegna e del montaggio per l'azienda, infatti, applicherebbe un diverso contratto, relativo al settore pulizie multiservizi, con una paga base di 6,80 euro lordi all'ora;

   i dipendenti della cooperativa si troverebbero a lavorare in condizioni di fatto ancor peggiori di tale minimo, dovendo essere operativi 6 giorni su 7, dalle 7 del mattino fino all'ultima consegna a camion vuoto, operazione che richiede anche 10 o 12 ore, senza pause né straordinari e con il rischio, al contrario, di privazioni economiche. I mobili verrebbero così caricati, trasportati e consegnati, siano essi divani o elettrodomestici pesanti, a mano, senza carrelli elevatori elettrici, per poco meno di 1.200 euro lordi al mese;

   mentre la protesta si estendeva ad altre sedi e la regione Toscana prendeva in carico la vertenza – peraltro, nell'ambito del tavolo presso la regione, l'azienda si rifiutava di applicare anche i minimi istituti di legge, come il marcatempo che consente di registrare quante ore si lavora in magazzino –, alcune decine di persone avrebbero iniziato a contro protestare sotto il comune di Campi Bisenzio per chiedere la fine dello sciopero: secondo alcuni sindacati, si tratterebbe di «capi e caporali delle diverse cooperative che gestiscono gli appalti Mondo Convenienza di Campi, Bologna, Pisa, Torino, Venezia. Tra di loro le stesse facce dei protagonisti dell'aggressione violenta ai lavoratori in sciopero a Bologna del 20 giugno 2023 che costò un braccio fratturato e denti rotti ad alcuni scioperanti»;

   stante la gravità della faccenda quanto a potenziale limitazione del diritto di sciopero, la «repressione interna» che sarebbe stata messa in atto deve essere accertata e indagata, anche intraprendendo le opportune procedure sanzionatorie –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, quali siano, per quanto di competenza, le sue valutazioni in merito e se non intenda assumere iniziative di competenza al fine di assicurare opportune tutele a garanzia del diritto di sciopero, nonché condizioni di lavoro dignitose, maggiore sicurezza e applicazione del contratto della logistica.
(3-00551)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   CIANCITTO e VIETRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da fonti di stampa, il Serafico di Assisi, che si dedica all'assistenza di persone con gravi disabilità, non potrà incassare i 100 mila euro che gli italiani gli avevano destinato con il 5 per mille 2022;

   l'istituto, infatti, figura nell'elenco degli esclusi del 5 per mille 2022 – decima realtà, per entità dell'importo, di un elenco che conta più di 8 mila esclusi – perché non iscritto entro i termini di legge al Registro unico del terzo settore-Runts;

   in particolare, gli enti esclusi sono balzati in un anno da 1.633 a 8.291 con 400 mila italiani che non vedranno destinato il loro contributo a realtà impegnate in attività socialmente rilevanti e 15 milioni di euro che restano nelle disponibilità dello Stato;

   l'elenco degli enti del terzo settore e Onlus è il più popolato fra gli enti esclusi, 7.626 contro i 710 dell'anno precedente, e alla base di tale clamoroso dato vi sarebbero, da un lato difficoltà di tempistiche e burocratiche legate all'iscrizione al Runts, come la seconda o la terza riscrittura dello Statuto chiesta dagli uffici regionali, e dall'altro la scelta consapevole di prendersi più tempo per valutare in maniera approfondita se diventare o meno un ente di terzo settore, con i pro e i contro che questo comporta;

   i dati, con questa discontinuità abnorme rispetto all'anno precedente, raccontano qualcosa che non può essere liquidato come «fisiologico»: secondo un esperto di raccolta fondi per le piccole organizzazioni, questi numeri rappresentano l'ennesimo segnale della confusione, della disinformazione e della fatica che sta facendo il non profit italiano, fatto in larghissima parte di piccole organizzazioni gestite solo da volontari; così come, sarebbero certamente da valutare alcune semplificazioni procedurali per correggere incombenze che non sono nemmeno previste per legge, come, ad esempio, la necessità della firma digitale per enti che hanno entrate inferiori ai 220 mila euro, a cui si somma la scarsa digitalizzazione del terzo settore –:

   se e quali Iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito alle criticità esposte in premessa, al fine di semplificare l'accesso ai finanziamenti del 5 per 1000 alle realtà impegnate in attività socialmente rilevanti.
(5-01179)


   GIRELLI, FURFARO, MALAVASI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia vivono circa 3 milioni e 800 mila persone anziane non autosufficienti. Diventeranno 4,4 milioni nel 2030 e 5,4 milioni nel 2050;

   oggi il 6,3 per cento delle persone non autosufficienti è ospitato in una struttura residenziale, si tratta prevalentemente di over 85. A questi si aggiunge uno 0,6 per cento in strutture semiresidenziali. Il 21,5 per cento fruisce di servizi di assistenza domiciliare (ma attenzione: l'intensità media è di sole 15 ore all'anno). Circa un milione, il 26 per cento è assistito da una badante, nel 60 per cento dei casi assunta in modo parzialmente o totalmente irregolare. Il restante 45 per cento è privo di qualunque assistenza professionale, affidato solamente alla cura di un familiare;

   il 31 marzo 2023 è entrata in vigore la legge delega per la non autosufficienza (legge n. 33 del 2023) che mira a semplificare le attuali politiche per gli anziani e promuovere il coordinamento dell'assistenza, cercando di ridurre la grande frammentazione che caratterizza questo settore;

   la legge prevede l'istituzione di un «Sistema nazionale per la popolazione anziana non autosufficiente» (SNAA), con il compito di realizzare una programmazione integrata dei servizi, monitorarne e valutarne l'andamento, il cui braccio operativo è il CIPA (Comitato interministeriale per le politiche in favore della popolazione anziana);

   il CIPA adotta un Piano nazionale dell'assistenza, sulla base del quale regioni ed enti locali adottano a loro volta e coerentemente piani territoriali. Quindi, l'insieme dei diversi interventi sono programmati congiuntamente dai diversi attori responsabili ad ogni livello di governo: Stato, regioni e territori;

   l'obiettivo è quello di generare interventi di durata e intensità adeguate ai bisogni dell'anziano, risposte costruite con un adeguato mix di prestazioni, integrando comuni e Asl;

   l'istituzione del CIPA come disposto dall'articolo 2 comma 4 della legge n. 33 del 2023 sarebbe dovuto avvenire con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge ma a tutt'oggi di tale atto non c'è traccia;

   inoltre, dall'applicazione della legge si prospetta un forte ampliamento dell'offerta, tanto per estensione della gamma dei servizi quanto per volume di finanziamenti addizionali che però la legge n. 33 non stanzia;

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo del CIPA sia adottato quanto prima e vengano, nel contempo, individuate nei prossimi provvedimenti utili le risorse economico finanziarie necessarie a dare attuazione alla legge n. 33 del 2023.
(5-01180)


   MARIANNA RICCIARDI, SPORTIELLO, QUARTINI e DI LAURO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48 cosiddetto decreto lavoro, i beneficiari del cosiddetto assegno di inclusione potranno essere anche «persone in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione»;

   secondo la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora la predetta disposizione consentirebbe di sostenere gli adulti in condizioni di marginalità estrema e in carico ai servizi sociali, tuttavia non risolve alla radice le esclusioni legate ai requisiti per accedere alla misura poiché senza la residenza non si può ottenere l'assegno di inclusione;

   anche i requisiti per accedere alla carta prepagata da 382,50 euro, cosiddetta «Dedicata a te», finalizzata a sostenere le spese delle famiglie in difficoltà, quelle con Isee sotto i 15 mila euro, tengono di fatto fuori i senza dimora ossia coloro che non sono censiti anagraficamente;

   l'accesso alle prestazioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni sociali, oltre che alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza, di fatto è sempre correlato alla residenza anagrafica;

   le Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta sono il frutto di un gruppo di lavoro coordinato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e sottolineano come sia fondamentale per i senza dimora verificare se vi siano barriere specifiche al godimento dei diritti universalmente riconosciuti e garantiti a ogni altro cittadino, legate alla condizione abitativa e di emarginazione;

   particolarmente importante è il diritto alla residenza, in quanto la disponibilità di una residenza, e quindi dell'iscrizione anagrafica in un comune italiano, è la porta di accesso imprescindibile per poter accedere ad ogni altro diritto, servizio e prestazione pubblica sul territorio nazionale;

   quale collegamento tra il soggetto giuridico ed il sistema dei diritti, la residenza costituisce l'unico strumento di accesso ai diritti fondamentali come la salute, il lavoro, la scuola e l'anagrafe segna una linea di demarcazione che separa residenti legittimi, per i quali saranno attivabili una serie di diritti, e chi finirà in una zona d'ombra senza poter votare, studiare e ricevere assistenza sanitaria –:

   se intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza e di concerto con gli altri ministri coinvolti, affinché, nelle more di un intervento normativo, chiarisca che la mancata iscrizione anagrafica non può mai determinare una spoliazione dei diritti fondamentali come la salute, il lavoro, il reddito d'inclusione e l'istruzione.
(5-01181)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   ANTONIOZZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha nel proprio programma la riforma dell'attuale sistema di abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professori universitari di prima e di seconda fascia, attualmente disciplinato dalla legge 30 dicembre 2010 n. 240 (cosiddetta legge Gelmini);

   in data 1° giugno 2023 il Ministero dell'università e della ricerca ha pubblicato un comunicato secondo il quale, nelle more della definizione della suddetta riforma, il Ministero procederà ad indire un'ulteriore tornata dell'Asn sulla base della cosiddetta legge Gelmini e, per l'effetto, a nominare le commissioni giudicatrici dei vari settori concorsuali, aventi in base alla legge durata biennale;

   le nominande commissioni resterebbero, quindi, necessariamente in carica per un biennio, e necessariamente opererebbero secondo la disciplina della cosiddetta legge Gelmini: ciò comporterebbe un consistente slittamento dell'entrata in vigore della riforma universitaria cui sta lavorando il Governo attualmente in corso –:

   se siano state valutate le conseguenze che derivano dalla nomina di nuove commissioni alla vigilia della riforma dell'attuale sistema di abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professori universitari di prima e di seconda fascia.
(4-01396)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguente documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Mazzetti n. 3-00465 del 15 giugno 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Pastorino n. 5-01009 del 20 giugno 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BISA, BELLOMO, MATONE, MORRONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa dei giorni scorsi, si apprende della mamma di Verona per la quale il tribunale per i minorenni di Venezia ha disposto la prosecuzione dell'allontanamento di due dei quattro figli, nonostante il tribunale penale di Verona l'avesse scagionata dall'accusa di maltrattamenti in famiglia e di calunnia nei confronti di alcune operatrici sociali;

   a parere dell'interrogante, si tratta davvero di una vicenda umana e processuale caratterizzata da rilevanti incongruenze da non sottovalutare;

   la donna nel mese di novembre 2022 è stata assolta dal tribunale collegiale di Verona dalle accuse di maltrattamento verso i figli; inoltre risulta assolta anche per le accuse di calunnia ai danni di tre educatrici di una comunità; le contestazioni di entrambi i procedimenti sono cadute ma, nonostante ciò, il tribunale per i minorenni di Venezia statuisce che i due figli maggiori di 13 e 8 anni dovranno vivere con le famiglie affidatarie, la figlia di sei anni potrà rimanere con i genitori, che però avranno su di lei una «responsabilità genitoriale limitata»; per l'ultimogenito il tribunale non si è mai pronunciato;

   l'interrogante esprime forti dubbi su come possano gli stessi genitori essere ritenuti adeguati con due figli e inadeguati verso altri due e quale logica, pertanto, sia stata seguita dal tribunale di Venezia per differenziare tali decisioni;

   è noto a tutti che, al fine di proteggere i diritti che l'ordinamento nazionale, l'Unione europea e le Convenzioni internazionali riconoscono ai minori, la legge prevede ampi poteri di intervento e di controllo da parte dell'autorità giudiziaria. Si tratta di misure che postulano la sussistenza di una situazione di pregiudizio inerente alla sfera famigliare del minore, tale da incidere negativamente sulla sua crescita armonica e sul suo sviluppo: la funzione di tali provvedimenti, pertanto, è anzitutto protettiva e preventiva, ma assume anche una componente sanzionatoria per l'esercente la responsabilità genitoriale. Infatti, quando si parla di provvedimenti a tutela del minore da parte dell'autorità giudiziaria minorile, ci si riferisce a procedimenti che hanno ad oggetto la potestà dei genitori;

   in questa vicenda sono venuti meno tutti i presupposti giuridici per trattenere in comunità lontano dalla madre i figli minorenni della signora, ma quest'ultima non ha riacquistato la propria potestà genitoriale;

   pare utile ricordare che durante la XVIII legislatura, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori ha evidenziato più volte che uno dei temi che si è spesso posto nei lavori della Commissione è quello del ruolo dei servizi sociali territoriali nei procedimenti minorili. In molte audizioni si sono rilevate le criticità che derivano dal fatto che i servizi sociali si trovano a svolgere una serie di funzioni che vanno dalla valutazione preventiva delle situazioni all'esecuzione e al monitoraggio dei provvedimenti. Di qui il rischio che i servizi finiscano per agire sulla base di un mandato in bianco del tribunale, che di fatto riduce il reale spazio di intervento non solo delle parti processuali, ma anche dello stesso giudice;

   all'interrogante sembra che l'affido sia stato utilizzato, come spesso purtroppo avviene, come uno strumento riparativo o punitivo, e, a giudizio dell'interrogante, si è in presenza di palese violazione del superiore interesse delle minori –:

   se, considerata l'estrema urgenza della vicenda, il Ministro interrogato ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere un'iniziativa ispettiva sia in relazione al procedimento che ha comportato l'allontanamento dei minori dalla madre e dal contesto familiare, che in relazione all'operato degli uffici giudiziari di Venezia che si sono occupati del caso.
(4-01136)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo posto in risalto che – come emerge dalle note estese dagli uffici giudiziari veneziani – la vicenda in questione riguarda il procedimento contrassegnato dal n. 416/14 RR – al quale sono stati riuniti i procedimenti contrassegnati dai nn. 168/18 RR e 479/14 RR – promosso dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Venezia ai sensi dell'articolo 330 cc, avente ad oggetto la decadenza dalla responsabilità genitoriale di C. M. S. e P. A. in relazione al figlio minore P. F. (nato nell'anno 2014) e di C. M. S. in relazione al figlio minore C. E. (nato nell'anno 2010) e la limitazione della responsabilità genitoriale di C. M. S. e P. A. in relazione alla figlia minore P. R. (nata nell'anno 2017).
  Il suddetto procedimento veniva definito nel senso richiesto dalla parte pubblica con il decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia, avverso il quale veniva proposto reclamo da parte di C. M. S. e P. A. alla Corte di appello di Venezia, con udienza di trattazione fissato per il prossimo 20 ottobre 2023. Dalla analitica motivazione del decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia si apprendeva che il nucleo familiare in questione era oggetto sin dall'anno 2014 di un lungo monitoraggio da parte dei servizi sociali, nel corso del quale si poteva riscontrare l'esistenza di seri disagi da parte dei minori C. E., figlio di C. M. S. e di un uomo deceduto prima della nascita di C. E., e P. R. e P. F., figli di C. M. S. e P. A..
  Il procedimento promosso dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Venezia traeva origine da un episodio di violenza domestica risalente al 16 gennaio 2014, subito da C. M. S. da parte di P. A., in seguito al quale la donna riportava lesioni personali. La C. M. S. nell'evenienza faceva ricorso a cure mediche presso il locale nosocomio, cui conseguiva l'inoltro della relativa segnalazione alla polizia giudiziaria.
  Il tribunale per i minorenni di Venezia, alla luce delle risultanze della relazione redatta in data 11 giugno 2014 dai servizi sociali, disponeva, con il decreto depositato in data 25 luglio 2014, di affidare il minore C. E. ai Servizi Sociali «...con l'incarico di collocarlo in idoneo ambiente etero familiare con la madre se consenziente e di monitorare costantemente la situazione, nonché di avviare ogni opportuno intervento di sostegno e controllo e di avvio di un progetto sociale, formativo e di supporto psicologico per il minore e la madre e in particolare, di concerto con i Servizi specialistici del territorio: di predisporre e/o indirizzare la madre verso percorsi personali, atti anche a migliorare e potenziare le sue competenze genitoriali; di avviare un percorso di sostegno psicoterapeutico per il minore, avvalendosi del Servizio di neuropsichiatria infantile; di attivare gli interventi eventualmente necessari per il controllo e il sostegno della situazione evolutiva del minore attraverso l'inserimento in contesti socializzanti ed educativi; di coadiuvare la madre nelle decisioni riguardanti il figlio...».
  Successivamente, come si evince dal contenuto delle relazioni redatte dai servizi sociali riportate nel decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia, si registravano una serie di criticità, tra cui i comportamenti aggressivi della C. M. S., la quale manifestava «...atti di collera verbali sproporzionati per intensità e per durata alla situazione e inoltre si mostrava ostinata a non seguire le indicazioni di cura date non solo dalle operatrici ma soprattutto dai pediatri...», il suo atteggiamento svalutante nei confronti del figlio, al quale si rivolgeva con frasi quali: «... sei mongolo... ti gonfio... che figlio stupido che ho...», nonché le sue condotte minatorie sia nei confronti degli operatori della comunità educativa, ove era stata inserita insieme ai figli minori, sia dei referenti dei servizi sociali; a ciò si aggiunga che la C. M. S. minimizzava le difficoltà del figlio C. E., il quale presentava «...un quadro di immaturità globale di fondo che comprendeva una condizione nella quale sono presenti più disturbi evolutivi specifici dell'eloquio, del linguaggio, della funzione grafica e della relazione con l'altro: il quadro nel suo insieme veniva diagnosticato come Disturbo Evolutivo Specifico Misto secondo ICD 10 F83...».
  Nel decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia si segnalava altresì il tentativo di attuare, nel corso del mese di dicembre dell'anno 2015, il collocamento dei figli minori, unitamente alla madre C. M. S., nell'abitazione della nonna materna, così aderendo al «...desiderio della madre di tenere con sé i figli...» tenuto conto della «...disponibilità della nonna materna ad accogliere i minori...»
  Questo tentativo, però, era reso vano dalla particolare tensione dei rapporti tra la madre C. M. S. e il resto del nucleo familiare, cosicché si reputava che «...il contesto non favoriva il sostegno alla genitorialità a favore della madre...».
  Quindi, in conseguenza del riavvicinamento affettivo tra C. M. S. e P. A., il tribunale per minorenni di Venezia con il decreto depositato in data 7 ottobre 2016 disponeva il collocamento dei figli minori con la madre C. M. S. nell'abitazione da costei presa in locazione, unitamente a P. A., prevedendo il supporto di educatori domiciliari.
  Nel corso del successivo monitoraggio veniva ancora riscontrata una situazione di violenza familiare, sebbene all'inizio dell'anno 2017 C. M. S. e P. A. avessero generato un'altra figlia, P. R..
  Inoltre il figlio P. F. aveva disvelato agli operatori scolastici condotte violente di P. A. ai danni di C. M. S., alle quali egli aveva ripetutamente assistito, esprimendo il suo timore per l'incolumità della madre; a ciò si aggiunga che il figlio minore C. E. «...presentava esiti di contusioni...» ed era stato bocciato al termine dell'anno scolastico.
  Il tribunale per i minorenni di Venezia con il decreto depositato in data 6 luglio 2018 confermava l'affidamento dei figli P. F. e C. E. ai servizi sociali, disponendo il collocamento di costoro in un «...idoneo ambiente etero familiare con la madre se consenziente...»; questo provvedimento veniva confermato dalla corte di appello di Venezia.
  Dalle relazioni redatte dai servizi sociali e dalla comunità II Porto delle Mamme emergeva l'atteggiamento ostile di C. M. S. a cagione del collocamento dei figli in comunità, ciò che risultava pregiudizievole per la serenità degli stessi. Inoltre si apprendeva che C. M. S. usava anche violenza nei loro confronti: «...spesso usava ceffoni e tirate di orecchi nei confronti dei figli..».
  Pertanto il tribunale per i minorenni di Venezia con il decreto depositato in data 5 settembre 2019 disponeva, a parziale modifica del precedente provvedimento del 6 luglio 2018, il collocamento dei minori in un «...idoneo ambiente etero familiare senza la madre e la sospensione della responsabilità genitoriale di entrambi i genitori...». I figli venivano così collocati nella comunità di tipo familiare La Vigna – società cooperativa sociale e, all'esito della valutazione delle condizioni di ciascuno di costoro, venivano proposti specifici sostegni individuali.
  In considerazione dello stretto rapporto affettivo che caratterizzava il rapporto tra C. M. S. e P. A., da un lato, e i minori P. F. e C. E., dall'altro lato, come descritto nella relazione redatta in data 22 giugno 2020 dalla comunità di tipo familiare La Vigna – società cooperativa sociale, il tribunale per i minorenni di Venezia, all'esito della audizione dei servizi sociali e di C. M. S. e P. A., disponeva con il decreto depositato in data 11 agosto 2020 un graduale rientro dei due minori nell'abitazione di C. M. S. e P. A., i quali nel frattempo avevano avuto un altro figlio (P. R.), prevedendo interventi dei servizi sociali a sostegno della genitorialità e a supporto dei minori.
  Dalla relazione redatta in data 1o dicembre 2020 dai servizi sociali emergeva, tuttavia, che C. M. S., pur avendo manifestato verbalmente la propria disponibilità a collaborare con i servizi sociali, si sottraeva agli interventi di educativa domiciliare, reputando di non avere bisogno di supporto a sostegno della genitorialità.
  Il decreto depositato in data 5 maggio 2023 da tribunale per i minorenni di Venezia dava conto del fatto che «...dopo l'avvio dei rientri a casa la Comunità ha colto un incremento delle criticità inerenti i bambini: C. E. ha manifestato una regressione nell'apprendimento e nell'interesse per le attività didattiche... il bambino rappresenta un elemento di disturbo all'interno della classe, per sé e per gli altri, i suoi atteggiamenti interferiscono nell'acquisire un regolare apprendimento... P. F. faticava a mantenere attenzione e concentrazione, doveva essere costantemente sollecitato nello svolgimento delle consegne scolastiche; presentava comportamenti fisicamente invadenti e pericolosi nei confronti dei compagni; faticava ad esprimersi, non riuscendo a seguire una logica e una consequenzialità di fatti ed eventi: i racconti erano confusi e slegati, il linguaggio poco comprensibile, a tratti confuso. La pronunzia di suoni e fonemi risulta storpiata e impacciata...».
  Con il decreto depositato in data 23 giugno 2021 il tribunale per i minorenni di Venezia rilevava che «...i minori, nella mancanza di una progettazione condivisa e di comunicazioni coerenti, sono in profondo conflitto e crisi tra la vita in comunità e quella in casa, denotando vari segnali di peggioramento rispetto ad autonomie acquisite proprio durante il percorso in comunità...» e disponeva la prosecuzione del collocamento dei minori C. E. e P. F. in un idoneo ambiente etero familiare «...al fine di monitorare le loro condizioni psico-fisiche e di attuare ogni intervento utile ed opportuno educativo, relazionale, scolastico psicologico e sanitario...» sospendendo i rientri dei due minori nell'abitazione di C. M. S. e P. A. e demandando ai servizi sociali di disciplinare incontri protetti dei due minori con i predetti C. M. S. e P. A..
  Il decreto depositato in data 23 giugno 2021 dal tribunale per i minorenni di Venezia trovava conferma in sede di reclamo innanzi alla corte di appello di Venezia la quale, con il decreto depositato il 18 marzo 2022, poneva in evidenza che «...la complessa storia di C. E. e P. F. riassunta dal tutore e le più recenti relazioni dei servizi sociali dimostrano che i genitori non sono in grado di fare fronte da soli alla crescita di C. E. e P. F., che manifestano un preoccupante disagio psico-evolutivo. Alternando aggressività e inclinazione a considerarsi vittime, i genitori hanno ripetutamente dato prova di mancanza di equilibrio, di non comprendere i propri limiti e le difficoltà dei figli più grandi. Appaiono incapaci di rapportarsi in modo adeguato con le persone che si prendono cura dei figli e disorientano i minori...».
  Il disagio manifestato dai due minori C. E. e P. F. risultava qualificato come «...molto serio...» nella relazione redatta in data 31 ottobre 2022 dai servizi sociali e come «...persistente...» nella relazione redatta in data 24 gennaio 2023 dai servizi sociali, entrambe richiamate nel decreto depositato il 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia, nel quale si segnalava altresì il fatto che «...il pregiudizio determinato nei minori è grave e reiteratamente osservato da Comunità, Servizi affidatari e Servizi specialistici. I minori sono stati esposti sin da piccoli ad atteggiamenti squalificanti della madre e all'impulsività e aggressività del padre... entrambi presentano anche serissimi problemi non solo comportamentali ma anche di apprendimento di cui i genitori non sono in grado di farsi carico, avendo dimostrato di non riuscire a regolare le proprie emozioni, di proteggere i figli dai conflitti e di accettare gli interventi a più riprese proposti dai servizi sociali, anche specialistici. Il nucleo è stato sostenuto in ben due collocamenti con la madre, ma con esiti dirompenti. Si è tentato di valorizzare le risorse presenti nella rete parentale, i nonni in particolare, ma anche questo percorso ha avuto esito negativo. Gli unici miglioramenti sono stati riscontrati in ambito etero familiare, senza la madre, I genitori sono stati osservati ma anche valutati per ben due volte; ma le carenze genitoriali si sono ciclicamente ripresentate, anche in contesti diversi...».
  Gli esposti elementi di fatto inducevano quindi il tribunale per i minorenni di Venezia a disporre, con il decreto depositato in data 5 maggio 2023, la decadenza dalla responsabilità genitoriale di C. M. S. e P. A. in relazione al figlio minore P. F. e la decadenza dalla responsabilità genitoriale di C. M. S. in relazione al figlio minore C. E., confermando l'affidamento dei due minori ai servizi sociali, disponendone la loro separazione e il collocamento di ciascuno nel contesto più tutelante in base alle rispettive esigenze.
  Nel decreto depositato in data 5 maggio 2023 il tribunale per i minorenni di Venezia incaricava inoltre i servizi sociali affidatari di disciplinare i tempi e le modalità di contatto e di incontro dei minori P. F. e C. E. con C. M. S. e P. A., reputando come valore positivo da preservare il legame affettivo esistente, purché non trascenda in un fattore disturbante.
  Riguardo alla figlia minore P. R. il tribunale per i minorenni di Venezia con il decreto depositato in data 5 maggio 2023, alla luce delle criticità emerse relative a deficienze nell'apprendimento dovute alla irregolarità di frequenza della scuola dell'infanzia, disponeva di limitare ai sensi dell'articolo 333 cc la responsabilità genitoriale di C. M. S. e P.A., confermando l'affidamento della minore ai servizi sociali e ordinando ai medesimi servizi sociali di segnalare, ove necessario, l'eventuale aggravarsi della situazione di costei alla competente procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni.
  Alla stregua dell'insieme dei dati sinora passati analiticamente in rassegna appare evidente come non siano al momento ipotizzabili condotte disciplinarmente rilevanti a carico dei magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Venezia e del tribunale per i minorenni di Venezia che si sono sinora occupati della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo.
  Ed invero, la decadenza dalla responsabilità genitoriale è un istituto posto a tutela della incolumità dei figli minori e rappresenta una misura protettiva volta a garantire una evoluzione normale della personalità minorile.
  Nella specie il presupposto della decisione adottata dal tribunale per minorenni di Venezia nel decreto depositato in data 5 maggio 2023 riguardante la decadenza dalla responsabilità genitoriale di C. M. S. e di P. A. in relazione al figlio minore P. F. e di C. M. S. in relazione al figlio minore C. E. non è in alcun modo costituito dalle condotte di maltrattamenti in famiglia poste in essere da C. M. S., cosicché l'intervenuta sentenza di assoluzione di costei da tale contestazione non produce alcun effetto sulle statuizioni adottate dal tribunale per i minorenni di Venezia nel ricordato decreto.
  La dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale trovava infatti, nel caso in esame, la propria giustificazione negli esiti dell'articolato e lungo monitoraggio effettuato sull'intero nucleo familiare a partire dall'anno 2014, allorché veniva promosso il procedimento dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Venezia sulla base dell'accertamento della violazione dei doveri inerenti alla figura genitoriale e dei conseguenti pregiudizi evolutivi riscontrati sui minori C. E. e P. F.
  Invero, come sottolineato nella relazione estesa dall'organo giurisdizionale, «...dall'istruttoria si evinceva la necessità di un intervento specialistico di operatori qualificati a supporto dei genitori e pertanto la collaborazione da parte di questi ultimi con i Servizi Sociali affidatari e specialistici per la adeguata cura sanitaria risultava decisiva, specificatamente per la tutela di P. F. e di C. E...la collaborazione non si è concretizzata...».
  Il decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia motivava altresì le ragioni del differente esito della decisione in relazione alla P. R., figlia minore di C. M. S. e di P. A., nei confronti della quale si disponeva unicamente la limitazione della responsabilità genitoriale in base alle criticità emerse, in un'ottica di prudente apprezzamento dei presupposti richiesti dalla legge ai fini della dichiarazione di decadenza dalla responsabilità genitoriale, con argomentazioni che non sono suscettibili di sindacato disciplinare ai sensi dell'articolo 2 comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 2006.
  In definitiva, il decreto depositato in data 5 maggio 2023 dal tribunale per i minorenni di Venezia e le attività compiute nel corso del procedimento promosso dalla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Venezia non presentano aspetti censurabili, nella radicale carenza di elementi che consentano di ravvisare gli estremi degli illeciti tipizzati dal decreto legislativo n. 109 del 2006 sotto il profilo dell'abnormità dei provvedimenti, del travisamento dei fatti, dalla mancanza di motivazione e della violazione di legge.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   CARÈ e GRAZIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Olbia, in Gallura, ha una popolazione residente di circa 65000 abitanti oltre a numerosi pendolari. Fanno capo ad Olbia anche popolose frazioni come Porto Rotondo, San Pantaleo, Pittulongu, Bados, Porto Istana, Murta Maria, Berchideddu, Loiri, Porto San Paolo e Telti;

   è una delle città italiane in continua crescita ed espansione oltre ad essere considerata anche come la città dei primati, con 2 aeroporti e 3 porti, (più 3 minori, Palau, Santa Teresa, La Maddalena) unica realtà in Italia. Il suo porto principale, «Isola Bianca» risulta il primo a livello nazionale come transito passeggeri e merci. Nel solo anno 2022 ha raggiunto il record di 3 milioni e 62 mila passeggeri, senza considerare le migliaia di turisti sbarcati dalle oltre 100 navi da crociera, nel periodo pre-Covid;

   a questi numeri devono essere aggiunti anche i 3 milioni e 167 mila di passeggeri dello scalo di Costa Smeralda, che inevitabilmente si riversano, anche se molti solo di passaggio, nella città gallurese. Da non trascurare è lo scalo dei Jet privati dell'aviazione generale, che ha permesso di vantare un altro primato a livello europeo, surclassando, l'estate scorsa l'aeroporto di Nizza;

   stante questa situazione, si rende necessaria e non più procrastinabile una seconda squadra terrestre nella sede dei Vigili del fuoco con innalzamento a categoria SD5 della sede di Olbia evidenziando anche il suo indispensabile supporto alla sede aeroportuale in caso di emergenza ed ai distaccamenti di Arzachena e di Maddalena con la conseguenza di lasciare scoperta la città;

   richieste di soccorso arrivano non solo da terra ma frequentemente anche dal mare. Il traffico diportistico della Gallura è tra i più importanti del Mediterraneo. Una esigenza alla quale si è tentato di rispondere con l'istituzione di un presidio nautico dei Vigili del fuoco, sperimentale, nell'estate 2022 ad Olbia –:

   se intenda adottare iniziative per realizzare un potenziamento del distaccamento dei Vigili del fuoco di Olbia, in discussione da anni, sostenuto dalle organizzazioni sindacali territoriali, prima fra tutte la Uilpa, riconoscendo al distaccamento di Olbia il passaggio dall'attuale categoria SD4 (46 unità) ad SD5 (58 unità) garantendo con ciò condizioni di maggiore sicurezza per l'intero territorio.
(4-01018)

  Risposta. — In riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, va preliminarmente rappresentato che la città di Olbia è dotata di un porto suddivido in tre aree; l'Isola Bianca, dedicata ai traffico commerciale, passeggeri e all'approdo delle navi da crociera; Porto Cocciani, destinato al contesto industriale e Porto Interno, dedicato alla navigazione da diporto. Nel territorio di Olbia sono altresì presenti il Porto di Golfo Aranci e diversi porti turistici, tra i quali Porto Rotondo e Portisco.
  In particolare, il porto di Isola Bianca nel 2022 è stato tra i primi dieci porti in Italia per numero complessivo di presenze e primo in relazione al numero complessivo di traghetti per trasporto passeggeri.
  Nel territorio comunale si trova anche l'aeroporto «Olbia-Costa Smeralda» interessato da voli su tratte nazionali ed europee, che nel periodo estivo registra un aumento esponenziale delle presenze.
  Per quanto concerne la presenza dei presidi dei Corpo nazionale dei vigili del fuoco nella provincia di Sassari, si informa che sono attivi nove distaccamenti terrestri, due aeroportuali «Olbia-Costa Smeralda» e «Alghero-Fertilia» e un Nucleo Nautico a Porto Torres.
  Il distaccamento di Olbia Basa, in particolare, effettua mediamente il 16 per cento del totale dagli interventi annui di tutta la provincia, costituendo la sede di riferimento di tutto il territorio gallurese, oltre a supportare, in caso di necessità, anche l'aeroporto «Costa Smeralda».
  Si rammenta anche che nell'estate del 2022 è stato istituito un presidio stagionale nautico presso il comune di Olbia per far fronte alle richieste di soccorso in mare.
  In relazione alle peculiarità del territorio in questione, il Ministero dell'interno sta valutando la necessità del potenziamento del distaccamento di Olbia con la previsione dell'innalzamento della categoria da SD4 a SD5, al fine di consentire l'espletamento in autonomia degli interventi di soccorso più complessi.
  In esito allo studio in corso, relativo all'intero territorio nazionale e focalizzato sull'analisi dei fabbisogni delle sedi maggiormente chiamate a svolgere interventi che per numero, tipologia e complessità necessitano di un incremento in termini di risorse umane e strumentali, saranno definite le priorità e l'eventuale riclassificazione del distaccamento in questione, attingendo dalle misure di potenziamento dei personale previste dalla legislazione vigente

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Emanuele Prisco.


   DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto fra assunzioni e cessazioni nel Ministero della giustizia presenta un saldo negativo: le uscite sono di gran lunga superiori all'ingresso di nuovo personale;

   episodici interventi di assunzioni in deroga non hanno scalfito la classica programmazione basata sul recupero delle risorse derivanti dalle cessazioni. Un processo, questo, congelato dal blocco delle assunzioni, che comunque sconta almeno due/tre anni di ritardo nella sua attuazione rispetto all'anno di riferimento nella quantificazione delle risorse utilizzabili;

   un esempio, in tal senso, si può desumere dalla documentazione del Ministero relativa al Piao triennio 2023-2025, ove si rileva che per le autorizzazioni assunzionali la quantificazione delle risorse utilizzabili è riferita alle cessazioni avvenute nel 2021;

   è noto, invero, che nel quadriennio 2021/2024 le cessazioni ammontano a circa 10.000 unità, dato desumibile fra quelle già certificate negli anni 2021/2022 e quelle previste per limiti di età negli anni 2023/2024, a fronte di una richiesta di assunzione di circa 2.500 unità nel 2023;

   ogni anno il Ministero, quindi, riesce a garantire la copertura di un quarto delle vacanze realizzatesi nel quadriennio precedente;

   quanto sopra determina una condizione di grave disagio per l'intero comparto, costretto a maggiori ed insostenibili carichi di lavoro per chi è in servizio nonostante la necessità di far fronte all'impatto di riforme che hanno interessato, ad esempio, i codici di rito processuale civile e penale, nonché gli impegni assunti dal nostro Paese per il Pnrr relativi alla «giustizia»;

   nelle intenzioni del Ministero, infatti, c'è la volontà di accelerare i processi, smaltire l'ingente arretrato, migliorare la situazione negli istituti penitenziari per adulti e minori sempre più sovraffollati, nonché dell'esecuzione penale esterna sempre più in affanno, e dare un chiaro perimetro di attività agli uffici Nep;

   le recenti riforme (cosiddetta Cartabia) hanno, inoltre, introdotto il processo penale telematico, nonché la telematizzazione dei giudizi innanzi al giudice di pace con la necessità, quindi, di personale amministrativo sempre più specializzato e qualificato attualmente carente nei vari uffici;

   d'altronde dalla «questione giustizia» passa gran parte del rilancio dell'economia italiana attualmente incapace di attrarre investitori stranieri anche per via della mancanza di un piano strategico del predetto settore;

   come detto, tuttavia, le assunzioni e la relativa programmazione risultano deficitarie rispetto alle cessazioni (1/4 delle cessazioni coperto da nuove assunzioni) e si rendono necessari investimenti per il miglioramento della funzionalità degli Uffici giudiziari. In particolar modo, va potenziata l'attività di incentivazione per il personale che opera in tali condizioni che lamenta una crescente disaffezione verso la propria amministrazione, come dimostrano i sempre più frequenti comunicati delle organizzazioni sindacali, le quali da tempo chiedono:

    1) un piano assunzionale d'emergenza che passi attraverso uno stanziamento straordinario ad hoc per il 2023, nonché anche attraverso l'utilizzo cumulativo dei risparmi derivanti dalle cessazioni realizzatesi negli anni 2021/2022 e di quelle realizzatesi e/o programmabili nel 2023;

    2) l'utilizzo di quota parte delle risorse del Pnrr, riferite alla giustizia, per incentivare economicamente il personale in servizio nel Ministero;

    3) l'utilizzo di quota parte del Fondo unico giustizia per la valorizzazione del personale, adottando una norma speciale per i lavoratori del Ministero, come avviene già da tempo per molti Dicasteri;

    4) un confronto sul tema «organizzazione, risorse e logistica» da attuarsi in tempi brevi con l'apertura di un tavolo di tutte le componenti della giustizia, con i sindacati, i magistrati e l'avvocatura istituzione ed associativa –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per far fronte alle problematiche di cui in premessa.
(4-01096)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo sottolineato che la scopertura media nazionale del personale amministrativo si attesta al 24,71 per cento in relazione alla pianta organica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2022 n. 54.
  Quanto alle specifiche iniziative poste in essere per fare fronte a tale scopertura, corre l'obbligo di evidenziare l'imponente attività di reclutamento che questo Dicastero ha avviato a livello nazionale sin dall'anno 2020. In particolare, siffatto impegno ha consentito l'assunzione di 8.650 risorse umane nell'intero territorio nazionale.
  Trattasi, peraltro, di una quantificazione che può definirsi per difetto in quanto non tiene conto delle assunzioni concernenti gli addetti all'ufficio per il processo e il personale a supporto dell'ufficio per il processo.
  Di conseguenza, alle citate 8.650 assunzioni dovrebbero essere in realtà aggiunte anche le 12.189 unità relative ai profili di addetto all'ufficio per il processo e di personale a supporto dell'ufficio per il processo, giungendo così a un totale di 20.839 assunzioni. In proposito giova rammentare che tra gli scopi dell'ufficio per il processo vi è,
in primis, quello dell'abbattimento dell'arretrato, funzionate a un più concreto efficientamento del comparto giustizia.
  L'obiettivo auspicato, pur trattandosi di assunzioni a tempo determinato, è quello di riuscire a raggiungere – nell'arco temporale considerato – una
performance degli uffici giudiziari idonea a consentire una più ottimale gestione dei carichi di lavoro anche per il futuro.
  Si rimarca a questo punto che dal piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concernono complessivamente 1.051 unità dell'area funzionari, 6.624 dell'area assistenti e 179 dell'area dirigenti, per un totale di ben 7.854 risorse umane.
  A ciò vi è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  Si evidenzia, altresì, che allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento di unità di personale ovvero da altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (maternità, malattia e altro), l'organico del personale amministrativo degli uffici giudiziari in difficoltà potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020.
  Per quanto concerne, infine, la richiesta contenuta nell'atto di sindacato ispettivo relativa all'«...utilizzo di quota parte delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), riferite alla giustizia, per incentivare economicamente il personale in servizio al Ministero...» si evidenzia che i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza costituiscono fondi temporanei destinati esclusivamente alle azioni e alle finalità già approvate in sede sia nazionale sia europea e che l'erogazione degli stessi è strettamente legata alla
performance, espressa nei target e nelle milestone predefiniti. Un diverso utilizzo dei fondi richiederebbe una specifica previsione normativa a livello europeo e nazionale.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 11, comma 1, lettera d), punto 2, del decreto legislativo n. 150 del 2015 attribuisce alle regioni e province autonome le funzioni e i compiti in materia di avviamento a selezione nei casi previsti dall'articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, concernente l'assunzione presso le pubbliche amministrazioni di personale da adibire a «qualifiche e profili per i quali è richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo, facendo salvi gli eventuali ulteriori requisiti per specifiche professionalità»;

   la predetta tipologia di procedura è stata prevista dall'avviso di selezione, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'8 ottobre 2019, finalizzato all'assunzione a tempo pieno e indeterminato di 616 operatori giudiziari per la copertura di posti vacanti in uffici giudiziari presenti nelle regioni Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscane e Veneto;

   in particolare, per quanto attiene alla procedura concorsuale espletata dalla regione Calabria, compito dell'allora settore n. 6 centri per l'impiego e funzioni territoriali era quello di predisporre l'avviso pubblico con le indicazioni delle modalità di presentazione delle candidature e i requisiti da possedere, dei centri per l'impiego interessati e successivamente predisporre le graduatorie integrate per ogni distretto di Corte d'appello secondo i criteri riportati nel Ddg n. 1094 del 2018 e Ddg n. 5993 del 1° giugno 2020 sulla base delle graduatorie, regolarmente approvate da ciascun centro per l'impiego interessato all'avviamento;

   a seguito della pubblicazione dell'avviso pubblico da parte del Ministero, la Direzione generale del personale e della formazione del Ministero con nota n. 14469 del 29 ottobre 2019, ha inviato al Dipartimento lavoro della regione Calabria una richiesta di avviamento di assunzione delle unità richieste dai Distretti;

   ciascun centro per l'impiego ha provveduto a formare la graduatoria dalla quale vengono definiti gli elenchi da trasmettere alle singole Corti d'appello secondo la competenza territoriale;

   l'articolo 9 dell'avviso specifica che, alla sostituzione dei lavoratori che non hanno risposto alla convocazione o non hanno superato la prova di idoneità o non hanno sottoscritto il contratto individuale di lavoro o non si sono presentati per l'immissione in servizio senza giustificato motivo, ovvero non siano in possesso dei requisiti richiesti, si provvede, fino alla scadenza della graduatoria, con ulteriori avviamenti;

   il piano triennale dei fabbisogni di personale (2023-2025) del Ministero della giustizia si legge: «Operatori giudiziari a tempo indeterminato: dei 616 previsti da bando (300 autorizzati con il decreto del Presidente dei ministri del 24 aprile 2018, 16 dal decreto-legge n. 109 del 2018, cosiddetto "Decreto Genova"; 300 con decreto del Presidente dei ministri del 20 giugno 2019), in totale, al 31 dicembre 2022 ne sono stati assunti n. 592. Persistendo vacanze per rinunce espresse o mancati possessi, tenuto contro delle graduatorie dei vincitori ed idonei approvate dalle Commissioni distrettuali, nel 2023 si procederà all'assunzione delle restanti unità nel numero massimo previsto per ciascun Distretto»;

   il Ministero della giustizia, in risposta all'interrogazione n. 4-00544 dell'interrogante, ha tuttavia affermato che «le graduatorie formate dai centri per l'impiego di candidati non avviati o non esaminati dalle commissioni di concorso non potrebbero, quindi, essere utilizzate per eventuali assunzioni tramite scorrimento, poiché si tratta di graduatorie appartenenti alle singole regioni e sviluppate secondo requisiti, in precedenza tratteggiati, diversi da quelli utili a selezionare le competenze professionali del personale da assumere»;

   ad oggi risultano utilmente collocati in graduatoria, in quanto idonei allo svolgimento della professione, ancora un numero importante di soggetti –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quanto riportato nel proprio piano triennale dei fabbisogni di personale (2023-2025) con riferimento a 616 operatori giudiziari, al fine di procedere con lo scorrimento delle graduatorie dei vincitori ed idonei approvate dalle commissioni distrettuali per coprire le attuali vacanze.
(4-01159)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, appare innanzitutto necessario mettere in risalto (ripercorrendo la risposta fornita all'interrogazione n. 4-00544 presentata dal medesimo Deputato) le peculiarità della procedura di cui all'avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale quarta serie speciale – concorsi ed esami – n. 80 dell'8 ottobre 2019 per il reclutamento, mediante avviamento degli iscritti dai centri per l'impiego, di 616 operatori giudiziari (area II, fascia economica F1) con rapporto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, per la copertura di posti vacanti negli uffici giudiziari aventi sede nelle regioni Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana e Veneto.
  Le assunzioni mediante i centri per l'impiego prevedono, nella sostanza, una doppia selezione: la prima comparativa, espletata a monte dal centro per l'impiego secondo i requisiti previsti dai singoli regolamenti regionali e dal bando di concorso (nel caso di specie l'avviso dell'8 ottobre 2019); la seconda è una selezione di idoneità che consta di un colloquio e di una prova pratica finalizzate a verificare la capacità del soggetto avviato dal centro per l'impiego a svolgere le mansioni previste dalla qualifica, da ricoprire.
  Tuttavia, nell'ambito della procedura in parola le uniche vere graduatorie sono quelle formate dai centri per l'impiego sulla base dei punteggi che sono attribuiti sulla scorta di requisiti che non attengono alle capacità professionali ma riguardano, per lo più, aspetti socioeconomici.
  Gli elenchi di candidati riconosciuti idonei alla qualifica di operatore giudiziario sono stati formati dalle singole commissioni di concorso all'esito delle prove di esame.
  In ogni caso, al termine di questa seconda selezione non è stata formulata una seconda graduatoria, ma i candidati idonei sono stati ordinati sulla base dei punteggi loro attribuiti dai centri per l'impiego.
  Si evidenzia, altresì, che ogni centro per l'impiego poteva avviare alle selezioni di idoneità fino al doppio dei posti messi a concorso; per questo motivo in alcuni distretti di corte di appello sono residuati degli idonei all'esito della copertura dei posti messi a concorso, per un numero complessivo pari a 168.
  Quindi le risorse già selezionate come idonee alla qualifica di operatore giudiziario sono queste 168, uniche unità gestibili e direttamente utilizzabili dall'amministrazione.
  Le graduatorie formate dai centri per l'impiego di candidati non avviati o non esaminati dalle commissioni di concorso non potrebbero, quindi, essere utilizzate per eventuali assunzioni tramite scorrimento, poiché si tratta di graduatorie appartenenti alle singole regioni e sviluppate secondo requisiti, in precedenza tratteggiati, diversi da quelli utili a selezionare le competenze professionali del personale da assumere.
  In ogni caso deve essere evidenziato che le graduatorie relative ai distretti di corte di appello di Ancona, Bologna, Brescia, Firenze, Milano, Venezia, Reggio Calabria e Catanzaro risultano essere ormai scadute mentre conservano ancora validità quelle relative all'amministrazione centrale (in cui vi sono 20 idonei residui, con scorrimento in corso) e ai distretti di corte di appello di Roma (in cui si sono 52 idonei residui, con scorrimento in corso) e di Napoli/Salerno (in cui vi sono 13 idonei residui).
  Occorre, infine, ricordare che le scoperture indicate nel piano integrato di attività e organizzazione 2022-2024 nel profilo di operatore giudiziario, corrispondenti al numero di 1.397 unità, sono in via di aggiornamento, essendo state sanate, per la quasi totalità, grazie alla procedura di stabilizzazione degli operatori giudiziari assunti tempo determinato di cui all'articolo 11-
ter della legge del 29 giugno 2022 n. 79.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto penale per minorenni di Quartucciu (Cagliari) è l'unico istituto minorile presente in Sardegna, per utenza esclusivamente maschile;

   i soggetti presi in carico dall'Ipm sono stati 22 nel 2020, 24 nel 2021 e 23 nel 2022;

   le persone detenute nell'Ipm di Quartucciu al 31 marzo 2023 erano 7, tutti maschi, dei quali 2 minori (14-17 anni), uno italiano e uno straniero, e 5 giovani adulti (18-25 anni) italiani;

   nel 2022 la presenza media giornaliera è stata di 8,84 e si è registrato il minor numero di presenze (5) in Italia al 31 dicembre 2022;

   ogni anno la struttura richiede significativi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; a tal proposito è in atto una progettazione a cura del Provveditorato opere pubbliche di Cagliari (Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile), che prevede l'esecuzione di opere per un importo di euro 2.720.000, non in grado però di coprire tutti gli interventi necessari per un adeguamento strutturale e impiantistico completo per il quale sarebbero necessari ulteriori fondi pari a euro 3.900.000 circa;

   il Sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, a seguito di una visita all'Ipm di Quartucciu, ha sottolineato di aver trovato un clima che in altri istituti minorili non c'è, determinato dalla capacità di chi ci lavora e dalla disponibilità di ampi spazi lavorativi ed esterni, ma che la situazione dell'istituto penitenziario è insostenibile per le condizioni della struttura, oltre che per l'inadeguatezza delle sezioni e delle celle;

   il sottosegretario ha inoltre dichiarato che o si investe in maniera seria, rivalutando un istituto che, viste le dimensioni, ha grandi potenzialità, oppure si fa un investimento diverso in un'altra area e in un altro edificio; ha poi annunciato la richiesta al Dipartimento di giustizia minorile per cercare un'alternativa alla attuale struttura –:

   quali investimenti siano previsti per una piena funzionalità dell'Istituto penale per i minorenni di Quartucciu (Cagliari) nella sua attuale sede;

   se si intenda trasferire l'Ipm in altra area e edificio e se siano individuate alternative alla attuale struttura e individuate le risorse e le tempistiche necessarie.
(4-01240)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, riferito di criticità inerenti l'istituto penale per minorenni di Quartucci, avanza quesiti circa gli intendimenti che si intendano adottare.
  Orbene, certamente le serie criticità strutturali evidenziate sono presenti e meritano adeguata risposta.
  Tuttavia, va subito precisato che, attualmente, non è previsto il trasferimento delle funzioni dell'IPM di Quartucciu ad una struttura alternativa.
  Peraltro, tutti gli sforzi prontamente intrapresi dal preposto dipartimento per la giustizia minorile e di comunità – anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali (città metropolitana e comune di Cagliari, comune di Quartu Sant'Elena, comune di Quartucciu, comune di Uta, comune di Villaspeciosa) – al fine di individuare, nell'immediatezza, un immobile compatibile con le primarie esigenze detentive che fosse più rispondente al fabbisogno regionale, non hanno dato esito positivo, così come la richiesta inoltrata alla direzione regionale dell'Agenzia del demanio.
  Pertanto, l'opzione più percorribile e risolutiva è apparsa la riqualificazione dell'attuale sede e l'attivazione dei collegamenti pubblici con il capoluogo.
  In merito ad eventuali investimenti previsti per restituire la piena funzionalità alla sede dell'istituto penale per i minorenni di Quartucciu, si riferisce che il provveditorato alle opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e trasporti territorialmente competente (Cagliari) ha redatto un apposito progetto, finanziato con la somma di euro 3.350.000,00, inserita in un programma triennale (approvata con D.I. del 10 ottobre 2014 allegato «A»), rivisitata dal CO.MI.PA. nella seduta del 26 settembre 2018, ad oggi ancora efficace.
  Gli interventi edilizi ivi contemplati riguardano la ristrutturazione e l'ammodernamento impiantistico dell'area detentiva (all'interno della quale sono ubicate le stanze di pernottamento), con una parziale ridistribuzione degli ambienti interni, secondo le disposizioni del Decreto del Presidente della Repubblica n° 121 del 02 ottobre del 2018, nonché l'adeguamento degli impianti tecnologici (forza motrice, illuminazione, idrico–sanitario, riscaldamento, antincendio, rivelazione fiumi, eccetera).
  Nel mese di dicembre 2019 si è conclusa la gara d'appalto – condotta a cura dell'ufficio 6, tecnico, amministrativo e, opere marittime per la regione Sardegna (sede Coordinata di Cagliari) del provveditorato OO.PP. di Cagliari del Ministero delle infrastrutture e trasporti – per l'affidamento dell'incarico di «progettazione definitiva, esecutiva e del coordinamento della sicurezza in fase di progettazione» al R.T.P. Consorzio Concise – Aquadro ingegneria – Ing. Alessandro Bellu, che ha ultimato il progetto esecutivo nel mese di settembre 2022, con una spesa di circa euro 200.000,00, già corrisposta allo studio tecnico incaricato.
  Attualmente, l'Amministrazione è in attesa che venga predisposta la gara per l'affidamento dei lavori, subordinata al reintegro parte della somma prevista (richiesta con nota protocollo n. 0014621 del 20 aprile del 2023 dal suddetto ufficio 6 di Cagliari alla direzione generale per l'edilizia statale, le politiche abitative Div. 2 – Opere pubbliche di competenza statale) e sollecitata in data 8 giugno 2023 con nota protocollo n. 0020873.
  È stata altresì avviata, ed è in corso di realizzazione, un'ulteriore collaborazione con la città metropolitana di Cagliari, finalizzata a potenziare i collegamenti dell'IPM di Quartucciu alla città capoluogo, mediante la rete di trasporto pubblico. A tal fine, sono previsti anche lavori per la messa in sicurezza dell'area di sosta dei mezzi pubblici, con la creazione di appositi stalli e di idonei attraversamenti pedonali.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MAIORANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il contratto collettivo nazionale di lavoro dei Ministeri 1998-2001 aveva rivisto la classificazione dei lavoratori disponendo che le precedenti ex nove categorie venissero raggruppate in tre diverse aree, la A (in cui confluivano le ex 1a, 2a e 3a categoria), la B (le ex 4a, 5a e 6a) e la C (le ex 7a, 8a e 9a);

   il contratto collettivo integrativo per il Ministero della giustizia del 5 aprile 2000, all'articolo 24, definiva le mansioni degli «ausiliari», inquadrandoli nell'area funzionale A, posizione economica A1, quali lavoratori che supportano le varie attività e provvedono al ricevimento del pubblico;

   l'allegato 5 del citato contratto collettivo integrativo giustizia definiva i criteri per il passaggio degli ausiliari dalla posizione economica A1 alla posizione economica iniziale dell'area B, mediante percorsi selettivi semplificati nel rispetto delle regole concorsuali previste da Ccnl;

   a partire dal maggio 2001 si sono susseguiti ripetuti accordi per il passaggio degli ausiliari dall'area A alla B, senza che detta riqualificazione avesse poi esito effettivo;

   nel frattempo, per il sostanziale venir meno delle mansioni originariamente previste a motivo della progressiva automazione e informatizzazione dei servizi, gli appartenenti all'area A sono stati destinati ad altre mansioni, spesso di livello superiore e riconducibili a quelle della superiore area B, senza peraltro che a questo corrispondesse un riconoscimento dell'attività svolta e delle professionalità acquisite;

   il contratto collettivo 2006-2009, sottoscritto in data 14 settembre 2007, promuoveva la riqualificazione professionale per il passaggio del personale in servizio e, conseguentemente, il contratto collettivo integrativo prevedeva 270 passaggi del personale inquadrato nel profilo professionale dell'ausiliario (prima area) al profilo professionale dell'operatore giudiziario (seconda area), tuttavia detta disposizione non ebbe mai seguito;

   ancora nel 2001 fu pubblicato il bando per il passaggio di 3204 ausiliari a operatori, ma anche detta procedura non fu mai attivata –:

   se il Ministro interrogato, dando seguito a quanto più volte stabilito nell'ambito delle contrattazioni collettive, intenda adottare iniziative per il passaggio di area degli ausiliari di giustizia a operatori e, nel caso, quali tempistiche siano previste per l'emanazione del bando che questi dipendenti attendono da tanti anni.
(4-01190)

  Risposta. – Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che con provvedimento del 5 luglio 2023 del direttore generale del personale e della formazione del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi di questo Dicastero veniva indetta, in forza di quanto previsto dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2019 e dell'11 maggio 2023, la procedura di selezione interna, per titoli ed esami, per la copertura di 600 posti dell'area seconda, fascia economica F1, figura professionale di operatore giudiziario del previgente sistema di classificazione del personale non dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria (ovvero dell'area assistenti secondo la nuova classificazione contenuta nel Ccnl, comparto funzioni centrali, 2019-2021), mediante passaggio dall'area prima, figura professionale di ausiliario del previgente sistema di classificazione del personale non dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria (ovvero dall'area operatori secondo la nuova classificazione contenuta nel Ccnl, comparto funzioni centrali, 2019-2021).
  Il richiamato provvedimento veniva pubblicato con avviso del 5 luglio 2023 ed è, pertanto, consultabile sul sito istituzionale del Ministero della giustizia.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa di una vicenda che riguarda un uomo di 49 anni, con disturbi mentali, arrestato il 25 settembre 2020 a Giardinello in provincia di Palermo, con l'accusa di stalking, e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari di cui all'articolo 284 del codice di procedura penale;

   otto mesi dopo, il 19 maggio del 2021, l'uomo fu assolto in primo grado, e dichiarato incapace di intendere e di volere; per lui fu disposta la misura di sicurezza del ricovero in una struttura assistita, ex articolo 199 del codice penale, struttura in cui non fu, però, mai trasferito, neanche dopo la conferma della sentenza di assoluzione in appello, avvenuta il 20 ottobre 2021;

   la misura di sicurezza, che prevedeva il trasferimento in una struttura assistita, presumibilmente comminata al soggetto, non imputabile, al fine di tenerlo lontano dall'opportunità di commettere altri crimini e con finalità esclusivamente rieducative, non è mai stata eseguita, e l'uomo, per di più in seguito alla morte del suo avvocato, che non è mai stato sostituito, è rimasto agli arresti domiciliari, di fatto dimenticato dallo Stato;

   pare che l'uomo, che vive in campagna in condizioni di disagio, sia stato assistito dai carabinieri che hanno richiesto la nomina di un avvocato di ufficio per cercare di aiutarlo;

   i nuovi difensori hanno ricostruito l'iter giudiziario e chiesto, ed ottenuto, la revoca dei domiciliari; il pubblico ministero ha infatti immediatamente disposto la scarcerazione perché non vi era più alcun titolo che potesse giustificare il regime coercitivo al quale era sottoposto, e hanno preannunciato che faranno causa allo Stato per l'ingiusta detenzione patita dall'ex imputato di Giardinello –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero nonché quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di dover con immediatezza adottare al fine di ricostruire i passaggi ed accertare, nel rispetto dell'autonomia della magistratura, eventuali responsabilità disciplinari in merito ad una vicenda giudiziaria ed umana che non deve essere possibile in uno Stato di diritto.
(4-01110)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo posto in risalto che – alla stregua delle note estese dall'autorità giudiziaria palermitana – la vicenda in esame concerne il procedimento penale contrassegnato dal n. 11594/2017 R.G.N.R. nei confronti di L. I. in relazione al reato previsto e punito dall'articolo 612-bis codice penale commesso in danno di T.S., già sentimentalmente legata all'imputato, e della di lei madre C. A..
  Accogliendo la richiesta presentata in data 7 dicembre 2018 dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo, il 27 marzo 2019 il Gup rinviava L. I. al giudizio del tribunale di Palermo in composizione monocratica.
  Essendo emerse ulteriori condotte di molestie e minacce poste in essere da L. I. nei confronti della persona offesa T. S., la procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo chiedeva al tribunale in composizione monocratica l'applicazione nei confronti dell'imputato della misura cautelare degli arresti domiciliari.
  Il tribunale di Palermo in composizione monocratica accoglieva la domanda cautelare disponendo nei confronti di L. I. con ordinanza depositata in data 25 settembre 2020 la misura cautelare degli arresti domiciliari.
  Con la sentenza emessa in data 19 maggio 2021 dal tribunale di Palermo in composizione monocratica L. I. veniva assolto dalle imputazioni a lui ascritte per vizio totale di mente sulla scorta del contenuto della relazione peritale depositata in data 22 marzo 2021 dal professionista nominato dall'organo giurisdizionale. Contestualmente il tribunale di Palermo in composizione monocratica applicava nei confronti di L. I. la misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS per la durata di anni 2, nulla disponendo in relazione alla misura cautelare degli arresti domiciliari in corso di esecuzione nei confronti dell'imputato. Con la successiva ordinanza emessa in data 5 luglio 2021, il tribunale di Palermo in composizione monocratica disponeva nuovamente applicarsi nei confronti di L. I. la misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS, questa volta in sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari, inserendo nel provvedimento l'ordine «...agli ufficiali e agli agenti di p.g. di dare esecuzione al presente provvedimento...».
  La procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo nel procedere in data 6 luglio 2021 alla esecuzione della misura di sicurezza del ricovero nella REMS di L. I. chiedeva al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di questo Ministero la designazione in via d'urgenza della struttura per l'esecuzione della misura stessa. Nella medesima nota veniva rimarcato: che il ricovero nella REMS sarebbe avvenuto previ contatti (tra la polizia giudiziaria incaricata dell'accompagnamento e la REMS) finalizzati ad acquisire la disponibilità del posto letto; che le REMS sono ad esclusiva gestione sanitaria e il trattamento delle persone in queste internate è affidato al servizio sanitario regionale; che né il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria né l'autorità giudiziaria hanno la possibilità di incidere sulle manifestazioni di volontà di quelle REMS che per motivi vari, connessi anche al raggiungimento dei limiti di capienza della struttura, si rifiutassero di ricevere l'internando, così omettendo di dare esecuzione al provvedimento emesso dall'autorità giudiziaria.
  Con la nota del 7 luglio 2021 il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria designava per l'esecuzione della misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS di L. I. la REMS di Naso ovvero, in alternativa, quella di Caltagirone.
  Tuttavia, con la nota del 23 luglio 2021, l'azienda sanitaria regionale di Catania comunicava alla procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo, al tribunale di Palermo e al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria «...l'indisponibilità di posti letto in REMS e l'inserimento di L. I. nella lista di attesa di questa REMS...».

  In seguito al deposito di tale nota, la corte di appello di Palermo con l'ordinanza emessa in data 3 agosto 2021 chiedeva al dipartimento di salute mentale dell'azienda sanitaria di Catania di procedere alla sollecita individuazione di un'altra REMS ai fini della applicazione della misura di sicurezza disposta nei confronti di L. I..
  Con l'istanza depositata in data 16 luglio 2021 il difensore di fiducia di L. I. chiedeva la revoca sia dell'ordinanza con la quale era stata applicata nei confronti dell'imputato la misura cautelare degli arresti domiciliari sia dell'ordinanza emessa in data 5 luglio 2021 con la quale era stata disposta, in sostituzione degli arresti domiciliari, l'applicazione della misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS.
  La corte di appello di Palermo con l'ordinanza depositata in data 21 luglio 2021 rigettava entrambe le istanze difensive; tale provvedimento veniva quindi confermato dal tribunale di Palermo in funzione di giudice del riesame.
  In sintesi, il tribunale di Palermo in funzione di giudice del riesame evidenziava che, diversamente da quanto sostenuto dal difensore di fiducia di L. I., la misura cautelare degli arresti domiciliari non era divenuta inefficace alla data della pronuncia il 19 maggio 2021 della sentenza del tribunale di Palermo in composizione monocratica in quanto, stante il carattere aperto della contestazione «...dal mese di giugno 2017 con permanenza in atto...», trovava applicazione la disciplina di cui alla legge n. 69 del 2019, che aveva elevato i limiti edittali della pena prevista per il reato di
stalking da anni cinque ad anni sei e mesi sei, sicché il termine di durata massima della misura cautelare degli arresti domiciliari per la fase del giudizio di primo grado era di un anno e non più di sei mesi a decorrere dalla emissione del decreto che dispone il giudizio o dal momento, successivo, di applicazione della misura custodiale (evenienza verificatasi nella vicenda in esame, in cui la misura cautelare degli arresti domiciliari era stata disposta nei confronti dell'imputato nel corso del giudizio di primo grado).
  il tribunale di Palermo in funzione di giudice del riesame evidenziava, altresì, che in considerazione della totale autonomia strutturale tra la misura cautelare degli arresti domiciliari e la misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS, anche nei presupposti applicativi – benché il tribunale di Palermo in composizione monocratica avesse impropriamente utilizzato il termine sostituzione –, ricorreva nella specie l'ipotesi dell'applicazione provvisoria della misura di sicurezza, disciplinata dagli articoli 206 codice penale e 312 e 313 codice di procedura penale, per cui nessun rilievo poteva essere attribuito alla circostanza che la misura di sicurezza, disposta nei confronti di L. I. con la sentenza di primo grado emessa in data 19 maggio 2021 dal tribunale di Palermo in composizione monocratica e non passata in cosa giudicata, non fosse ancora esecutiva.
  Del resto, l'applicazione in via provvisoria della misura di sicurezza del ricovero nella REMS non è sottoposta a termini di durata (diversamente da quanto accade per le misure cautelari) ma alla acclarata sussistenza della pericolosità sociale dell'imputato. In relazione alla esecuzione della misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS, deve essere osservato che la stessa esula del tutto dalle competenze dell'autorità giudiziaria ed è di esclusiva competenza di altra amministrazione (il servizio sanitario regionale, conformemente al decreto emanato in data 1° ottobre 2012 dal Ministero della salute di concerto con il Ministero della giustizia).
  A questo proposito deve essere ricordato che la questione relativa alla esecuzione del ricovero nella REMS, introdotto a partire dall'anno 2012 in sostituzione di quello negli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato oggetto di un recente intervento della Corte costituzionale (sentenza n. 22 del 2022) con cui si è precisato che l'assegnazione a una REMS, così come configurata in concreto nell'ordinamento, costituisce a tutti gli effetti una misura di sicurezza a spiccato contenuto terapeutico, sulla cui esecuzione è chiamato a sovraintendere il magistrato di sorveglianza, evidenziando la sussistenza, nella relativa disciplina, di profili di frizione con i principi costituzionali dettati in materia di misure di sicurezza e di trattamenti sanitari obbligatori e sollecitando il legislatore a intervenire, anche in relazione alla estromissione del Ministero della giustizia da ogni competenza nella fase della esecuzione della misura di sicurezza del ricovero nella REMS.
  Invero l'attuale disciplina, attribuendo l'esecuzione del ricovero nella REMS alle regioni e agli organi amministrativi dalla stessa coordinati è vigilati, «...esclude la competenza del Ministro della giustizia in relazione all'esecuzione di detta misura, affidandone l'esclusiva gestione ai sistemi sanitari regionali...» (così Corte Cost., sentenza del 22 gennaio 2022 n. 22).
  La Corte costituzionale ha dunque evidenziato l'urgente necessità di una complessiva riforma di sistema che assicuri: un'adeguata base legislativa alla nuova misura di sicurezza del ricovero nella REMS; la realizzazione e il buon funzionamento, sull'intero territorio nazionale, di un numero di REMS sufficiente a fare fronte alle reali necessità, nel quadro di un complessivo potenziamento delle strutture in grado di garantire interventi alternativi adeguati alle necessità di cura e a quelle di tutela della collettività; forme di adeguato coinvolgimento del Ministero della giustizia nell'attività di coordinamento e monitoraggio delle REMS esistenti e degli altri strumenti di tutela della salute mentale attivabili nel quadro della libertà vigilata, nonché nella programmazione del fabbisogno finanziario.
  Da tutto quanto sinora evidenziato nel dettaglio consegue che la mancata esecuzione della misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS applicata a L. I. non appaia ascrivibile alla responsabilità di alcuno dei magistrati del distretto di corte di appello di Palermo che si sono occupati, a vario titolo, della sua vicenda processuale, i quali risultano esenti da qualsivoglia addebito di natura disciplinare.
  Inoltre, in entrambi i gradi di giudizio, il processo a carico di L. I. è stato definito in tempi rapidi e con altrettanta tempestività sia il tribunale di Palermo in composizione monocratica sia la corte di appello di Palermo hanno deciso sulle istanze difensive, puntualmente evase nel prescritto termine di 5 giorni.
  L'intero procedimento in grado di appello, poi, si è protratto per meno di 4 mesi (compreso il periodo feriale) e si è svolto con L. I. in stato di libertà, in quanto sottoposto al ricovero provvisorio nella REMS non ancora eseguito.
  In relazione all'intervenuto decesso del legale di fiducia di L. I., occorre osservare che non sembrano essere state compromesse, nei diversi gradi di giudizio, le garanzie difensive dell'imputato.
  Invero, il legale di fiducia di L. I. ha espletato ogni rimedio impugnatorio possibile avverso la sentenza emessa in data 19 maggio 2021 dal tribunale di Palermo in composizione monocratica, avverso l'ordinanza con la quale il 25 settembre 2020 era stata applicata nei confronti dell'imputato la misura cautelare degli arresti domiciliari nonché avverso l'ordinanza depositata in data 5 luglio 2021 dal tribunale di Palermo in composizione monocratica con la quale veniva disposta l'applicazione della misura di sicurezza provvisoria del ricovero nella REMS in sostituzione della misura cautelare degli arresti domiciliari.
  Parimenti tale legale di fiducia ha poi impugnato il provvedimento di rigetto emesso in data 21 luglio 2021 dalla corte di appello di Palermo, proponendo ricorso al tribunale di Palermo in funzione di giudice del riesame.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   TORTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nella giornata del 30 maggio 2023 un detenuto di 41 anni originario di Avezzano, Luca Maiorano, si è tolto la vita impiccandosi all'interno della sua cella della casa circondariale di Pescara;

   il gravissimo episodio che ha portato alla ennesima morte per suicidio richiama l'attenzione ai diritti dei detenuti e alle condizioni di salute, anche psichiche di chi è in carcere. Condizioni che non possono essere ignorate;

   stando a quanto riportato dai media, in seguito alla scoperta del suicidio è scoppiato il caos tra i detenuti nella stessa sezione giudiziaria in cui è avvenuto il gravissimo episodio. È stato necessario richiamare in servizio tutti gli agenti della polizia penitenziaria per riportare la situazione alla normalità ed evitare che la protesta si allargasse a tutti i detenuti della casa circondariale;

   è stato addirittura richiesto un supporto esterno di carabinieri e polizia che hanno circondato il carcere temendo il peggio;

   la casa circondariale di Pescara è ubicata in una zona abitata della città e quindi il tema della sicurezza è particolarmente sentito non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nel tessuto cittadino. È nota la criticità riguardante l'altezza delle mura di cinta che dovrebbe essere oggetto di un intervento di innalzamento;

   secondo i dati riportati da Antigone la capienza di detenuti al 30 aprile 2023 è di 278 unità, mentre i presenti sono 366; i detenuti affetti da disagio psichico e che assumono regolarmente stabilizzanti dell'umore sono circa 60 mentre gli agenti in servizio effettivo sono 115 rispetto ai 167 previsti;

   si fa presente, altresì, che il personale di polizia penitenziaria, attraverso i propri sindacati, da tempo ripete che ci sono problematiche sia legate alla grave carenza di organico sia alle criticità infrastrutturali nella casa circondariale di Pescara;

   a giudizio dell'interrogante è necessario un intervento in tempi brevissimi del Governo al fine di sanare la carenza di personale e adattare la struttura carceraria alle esigenze emerse, anche al fine di tutelare i cittadini del quartiere San Donato di Pescara che vivono a ridosso della struttura detentiva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire il diritto alla salute dei detenuti con particolare riguardo al disagio psichico dei detenuti;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte sia alla carenza cronica di personale di polizia penitenziaria sia alla nota inadeguatezza strutturale della casa circondariale di Pescara.
(4-01112)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito di un evento suicidiario occorso nel carcere di Pescara, quindi del deficit di adeguati organici e di assistenza sanitaria dei soggetti ivi reclusi e sottolineate altresì le conseguenziali ricadute in tema di concreta opera di rieducazione dei condannati, oltre che di sicurezza interna, si avanzano quesiti relativi alle soluzioni volte alla soluzione delle problematiche evidenziate.
  In relazione all'evento critico indicato, ovvero il decesso del detenuto M.L., occorso il 30 maggio 2023, risulta che nel pomeriggio, l'agente addetto alla vigilanza sentiva delle urla e, nel contempo, vedeva il detenuto M.A. che si avvicinava alla postazione di servizio con fare molto agitato, affermando che c'era un detenuto che si era impiccato.
  L'agente, recatosi in sezione, notava che diversi detenuti si erano raggruppati davanti al locale dove è installato il telefono dei detenuti e rilevava la presenza di un detenuto in posizione supina al quale altri detenuti stavano prestando soccorso.
  Poco dopo, giunti il medico e l'infermiera, il detenuto F.I., munito di una gamba del tavolo, la agitava verso gli operatori cercando di aggredirli, mentre altri detenuti incitavano gli altri a creare disordini.
  Giungevano in sezione il personale di sorveglianza generale, il direttore, il comandante di reparto e altro personale in supporto (anche libero dal servizio).
  Su disposizione del direttore, il comandante di reparto provvedeva a movimentare una ventina di detenuti presso i cortili passeggio, mentre i restanti facevano rientro nelle camere di appartenenza.
  Una volta giunti ai passeggi, i detenuti iniziavano a danneggiare le mattonelle del bagno e a lanciarle verso il personale che era stato dislocato lungo il perimetro dell'istituto e lungo il camminamento del cortile stesso; i detenuti danneggiavano anche il motore del cancello automatico di accesso al cortile passeggio.
  Data la situazione, veniva allertata la prefettura, la questura e i Carabinieri, con richiesta di invio di pattuglie per il controllo del perimetro esterno.
  I detenuti facevano rientro in sezione solo alle ore 18:00, dopo una lunga opera di persuasione.
  A seguito del decesso del detenuto M.L., constatato dal personale del 118 alle ore 16:31, venivano attivate tutte le procedure medico legali e le comunicazioni telefoniche alle Autorità competenti; previa autorizzazione del pubblico ministero di turno, veniva rimossa la salma del detenuto, consegnata all'impresa funebre per il trasporto, con scorta, presso l'obitorio dell'ospedale civile.
  Del decesso del detenuto veniva informato anche il suo difensore, che si impegnava a darne notizia ai familiari.
  La direzione ha comunicato, altresì, con successiva nota 15 giugno 2023, che, dalla consultazione del diario clinico, il detenuto M.L. era in carico al centro di salute mentale di Avezzano; lo stesso, in data 10 gennaio 2023, era stato ricoverato presso lo SPUDC dell'Aquila in TSO ed era stato dimesso il 2 febbraio 2023 e condotto presso casa circondariale di Avezzano.
  Successivamente, il 10 febbraio 2023, il ristretto veniva trasferito dal locale provveditorato regionale presso la casa circondariale di Pescara per motivi sanitari, poiché necessitava di assistenza medica h24.
  Di fatto, presso la casa circondariale di Pescara, il detenuto in esame è stato costantemente monitorato e seguito dalla psichiatra e da tutti gli operatori.
  Non vi sono stati segnali che facessero presagire il gesto estremo posto in essere.
  Da accertamenti esperiti nella giornata in cui si verificava il decesso, risulta che il detenuto abbia trascorso la giornata con i compagni di detenzione e incontrato gli operatori.
  Il 30 maggio 2023, la direzione richiedeva al provveditorato regionale competente l'urgente trasferimento dei detenuti promotori dei disordini, sia presso la seconda sezione giudiziaria che presso il cortile passeggio; gli stessi, tra il 31 maggio e il 1° giugno 2023, venivano trasferiti presso altre sedi del distretto, per ragioni di sicurezza.
  Allo stato, si è in attesa di ricevere ulteriori informazioni integrative dalla direzione della casa circondariale di Pescara rispetto a quelle già pervenute.
  Ciò precisato, quanto all'annosa tematica degli organici, come ribadito in altre occasioni, il Ministero, a mezzo del preposto D.A.P. e del D.G.M.C., pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale, risultando indubbie le criticità indicate e derivanti, altresì, da organici ridotti o comunque fortemente limitati.
  Come è noto, la riduzione complessiva degli organici operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista altresì da successivi interventi normativi ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria, e su cui andrà, evidentemente, reimpostata una politica di implementazione.
  Sul punto, giova evidenziare che, allo stato, a fronte di un organico totale di 42.150 unità, come da ultimo incremento della dotazione organica di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025), il personale del Corpo di polizia penitenziaria amministrato ammonta a n. 36.126 unità.
  Ancora, a fini razionalizzazione ed efficienza nonché adeguamento agli interventi legislativi
medio tempore intervenuti, è in via di predisposizione il nuovo decreto ministeriale che andrà a sostituire il decreto ministeriale 2 ottobre 2017, per la redistribuzione della dotazione organica del Corpo.
  Nella elaborazione del nuovo decreto ministeriale si è tenuto conto delle sopravvenute esigenze prospettate dalle varie articolazioni del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del dipartimento della giustizia minorile e di comunità.
  Ancora, va rammentato che nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al
turnover, anche l'assunzione straordinaria di complessive 2.804 unità.
  Ciò premesso, quanto alla precipua situazione del penitenziario di Pescara, a fronte di un organico previsto in 167 unità, ne risultano concretamente presenti 112, comprese n. 17 unità distaccate in uscita e 3 in entrata, inferiore, dunque, di n. 55 unità.
  Le carenze riguardano il ruolo dei funzionari (- 1 unità), ruolo, degli ispettori (- 3 unità), ruolo dei sovrintendenti (- 4 unità) e ruolo agenti/assistenti (- 33 unità).
  Naturalmente, varie sono le procedure in atto finalizzate all'integrazione degli organici.
  Quanto al ruolo dei funzionari, all'esito del concorso pubblico per 120 posti si provvedere alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Circa il ruolo degli ispettori all'esito della procedura a complessivi n. 691 posti, l'organico del penitenziario di Pescara è stato incrementato di n. 2 unità.
  Inoltre, è in atto la procedura a n. 411 posti al cui esito si terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale del carcere pescarese attraverso l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Per quanto riguarda il ruolo dei sovrintendenti all'esito della procedura concorsuale a complessivi n. 583 posti (n. 515 uomini e n. 68 donne), il DAP ha già assegnato alla casa circondariale di Pescara n. 4 unità maschili e, con i successivi scorrimenti di graduatoria, sarà possibile procedere all'assegnazione di una ulteriore unità femminile.
  Tali unità di personale raggiungeranno gradualmente l'istituto pescarese entro la fine del corrente anno, a conclusione della procedura concorsuale e del previsto corso di formazione.
  Con riferimento, da ultimo, al ruolo agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico della casa circondariale di Pescara è stato incrementato di n. 28 unità maschili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 179° e del 180° corso, avvenute nei mesi di maggio e luglio 2022.
  È, inoltre, in fase di espletamento il 181° corso per la formazione di n. 1.471 allievi agenti e, al termine dello stesso, saranno nuovamente considerate, al pari di altre sedi, le fattive esigenze della casa circondariale di Pescara mediante l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Passando alle indicate criticità strutturali che pure impattano sull'attività trattamentale, va premesso che per quanto attiene allo stato di conservazione e manutenzione degli edifici penitenziari, il D.A.P., sulla base delle possibilità consentite dalle assegnazioni annuali sui pertinenti capitoli di bilancio, non ha mai smesso di promuovere e supportare, sia tecnicamente che finanziariamente, le attività di ristrutturazione e manutenzione ordinaria/straordinaria necessarie sia per rispondere a criteri di programmazione, sia per far fronte alle frequenti emergenze.
  In particolare, in ordine agli interventi in materia di edilizia penitenziaria, si evidenzia che la casa circondariale di Pescara è ubicata in una zona abitata della città e, dunque, il tema della sicurezza è particolarmente sentito, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche dal restante tessuto cittadino.
  Al fine di aumentare la sicurezza penitenziaria, soprattutto legata all'uso di dispositivi di protezione perimetrale dell'istituto, nel settembre 2021 è stata disposta un'assegnazione di fondi al locale provveditorato regionale per un importo complessivo di euro 164.790,18, con il quale finanziare le opere necessarie al ripristino dell'impianto antiscavalcamento, nonché la sistemazione del locale portineria con riattivazione del sistema di allarme con la questura.
  Relativamente all'impianto antiscavalcamento, al fine d'assicurare un primo e più immediato intervento a seguito dell'evasione avvenuta nell'estate del 2021 attraverso i cortili passeggio, sono state installate, nel più breve termine consentito, telecamere TVCC termiche e antiscavalcamento sui cortili medesimi.
  Nel corso dell'anno 2022 è stato assicurato, inoltre uno stanziamento aggiuntivo di euro 180.000,00 per dare corso a varie opere finalizzate al ripristino della sicurezza penitenziaria, tra le quali: la creazione di
box agenti, la manutenzione straordinaria dell'impianto d'illuminazione esterna, la messa in sicurezza dei controsoffitti e la videosorveglianza in alcuni reparti e palazzine.
  Tra tali interventi, risultano essere stati ultimati e/o avviati quelli afferenti alla creazione dei
box agenti; uno di essi è stato realizzato «in economia» nel corso del 2022, mentre per gli altri sono stati autorizzati i relativi lavori per l'anno 2023.
  Sulla base del quadro esigenziale emergente, nella programmazione edilizia dell'anno 2022 è stato inserito, altresì, un ampio intervento di risanamento, consolidamento e adeguamento del muro di cinta perimetrale, dei muri dei cortili, delle recinzioni e di altri elementi di difesa passiva, per un importo stimato in circa euro 2.000.000,00, al quale non si è riusciti a dare sviluppo in ragione dell'esiguità delle risorse professionali disponibili, in uno con la necessità di assicurare nuove e pressanti contingenze. Di tale intervento è stata rinnovata la programmazione nel piano edilizio dell'anno 2023.
  Per quanto concerne l'esecuzione di interventi per la realizzazione/ristrutturazione di spazi trattamentali, nel settembre 2021 è stata disposta un'assegnazione al locale provveditorato regionale di euro 32.336,10, per il rifacimento della copertura dell'area trattamentale.
  Tale intervento risulta essere stato ultimato lo scorso anno.
  Nel corso del 2022, inoltre, sono stati affidati e ultimati i lavori di rifacimento del manto di copertura della palestra fisioterapica.
  Quanto alle presenze detentive, alla data del 3 luglio 2023, presso la casa circondariale di Pescara sono presenti un totale di n. 368 detenuti, di cui n. 366 effettivamente presenti in istituto, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 276 posti, rilevandosi un indice percentuale medio di presenza pari al 133,82 per cento.
  Dei 368 detenuti complessivamente presenti, n. 255 sono italiani, mentre i restanti n. 113 sono di nazionalità straniera.
  Sono presenti n. 22 collaboratori di giustizia, mentre i restanti detenuti sono appartenenti al circuito della media sicurezza.
  Sulla base della consultazione degli applicativi in uso, non si evidenziano violazioni dei parametri minimi di vivibilità stabiliti dalla Cedu, atteso che ogni detenuto risulta avere a disposizione uno spazio minimo superiore ai tre metri quadri.
  In relazione alla tutela della salute delle persone detenute affette da patologie mentali, come è noto, questa è di titolarità dei locali assessorati alla salute.
  Il tema del disagio psichico delle persone detenute ha trovato spazio nelle linee di indirizzo di cui agli allegati A e C del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, ponendo come obiettivo prioritario la riabilitazione nel campo della salute mentale attraverso la presenza dei dipartimenti di salute mentale in ogni istituto penitenziario.
  Il DAP negli anni, ha intrapreso diverse iniziative finalizzate a realizzare azioni integrate con le regioni e le aziende sanitarie locali per la predisposizione di percorsi graduali di intervento sull'argomento.
  Allo stato, in tutti gli istituti penitenziari, è assicurata la presenza di uno psichiatra o di un servizio psichiatrico diversamente articolato in relazione alla tipologia dell'istituto e ai bisogni di salute della popolazione detenuta presente.
  L'obiettivo perseguito è di individuare, possibilmente fin dall'ingresso, le persone con disagio, con patologia psichiatrica o con rischio suicidiario, per attivare immediate azioni di sostegno e concordare con l'azienda sanitaria locale gli interventi sanitari, sociali, psicologici, educativi, culturali e informativi di cui il detenuto può usufruire nell'ambito penitenziario, in continuità con il territorio o anche all'esterno, per il reinserimento nei contesti sociali di appartenenza.
  Presso la casa circondariale di Pescara sono garantiti i seguenti presidi: assistenza medica h24, cardiologo, dermatologo, fisiatra, infettivologo, oculista, odontoiatra, otorinolaringoiatra, psichiatra e psichiatra con presenza settimanale, oltre al presidio tossicodipendenti, al gabinetto odontoiatrico, e altro.
  Nella prospettiva del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (O.P.G.) è stato previsto che le regioni e le Aa.ss.ll., d'intesa con l'amministrazione penitenziaria, provvedano ad attivare specifiche sezioni destinate a imputati e condannati con infermità psichica, in precedenza assegnati negli O.P.G.
  A tal fine, la conferenza unificata Stato-regioni ha approvato l'Accordo 13 ottobre 2011, il quale prevede l'attivazione, in alcuni istituti penitenziari, di apposite sezioni con prevalente attività sanitaria psichiatrica denominate «Articolazioni per la tutela della salute mentale» (A.T.S.M.) dedicate all'esecuzione dei provvedimenti emessi dalle Autorità giudiziarie.
  Le A.T.S.M. sono gestite, sotto il profilo sanitario, dal servizio sanitario regionale e sono destinate all'accoglienza delle persone ristrette in carcere affette da patologie di natura psichiatrica accertata o da verificare a cui vengono offerte cure e assistenza per alleviare lo stato patologico.
  Nelle articolazioni sono assegnati i detenuti condannati a pena diminuita ai sensi dell'articolo 111 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e i detenuti sottoposti all'accertamento dell'infermità psichica ai sensi dell'articolo 112 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
  Inoltre, il medico dell'istituto può chiedere la temporanea permanenza in tali spazi, per cure, anche dei detenuti privi del provvedimento della autorità giudiziaria, qualora ritenga l'allocazione nella sezione ordinaria non opportuna, per le patologie di natura psichiatrica che le persone manifestano.
  L'amministrazione penitenziaria promuove la realizzazione di dette strutture all'interno degli istituti, la cui individuazione avviene in collaborazione con le regioni e le Aziende sanitarie locali, che dispongono il relativo presidio sanitario.
  Nel provveditorato regionale per il Lazio, l'Abruzzo e il Molise, sezioni A.T.S.M. sono attive, oltre che presso la casa circondariale di Pescara, anche presso la casa lavoro di Vasto, la casa circondariale di Roma Rebibbia Nuovo Complesso, la casa circondariale di Roma Regina Coeli, la casa circondariale di Velletri, la casa circondariale di Viterbo, la casa circondariale femminile di Roma Rebibbia e la casa circondariale di Civitavecchia.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.