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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 11 luglio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    le cure dedicate alle persone con disabilità in ambito ospedaliero per patologie non direttamente correlate alla disabilità stessa presentano numerosi punti critici, quali per esempio la presenza di barriere materiali, organizzative/gestionali e culturali;

    l'organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization, WHO) stima che per le persone con disabilità sia raddoppiata la possibilità di trovare operatori e strutture inadeguati rispetto alle persone prive di disabilità, sia triplicata l'eventualità che venga loro negata l'accesso a cure sanitarie, quadruplicata la possibilità che vengano trattate senza rispettare la loro dignità;

    nonostante ciò, ad oggi non esistono rapporti, statistiche o banche dati ben strutturati che permettano di verificare l'appropriatezza delle cure ospedaliere delle persone con disabilità e di verificare l'esistenza, all'interno dei nosocomi, di misure cliniche, organizzative e architettoniche che consentano a questi pazienti di essere messi in condizione di poter usufruire delle cure più appropriate;

    il problema dell'adeguatezza delle cure ospedaliere delle persone con disabilità è dimostrato, almeno a livello europeo, dalle ricerche e dai report pubblicati dall'Associazione inglese Mencap che, nel 2007, ha avviato una campagna dal significativo titolo «Death by indifference» (morte per indifferenza). La campagna ha raccolto e documentato casi di singoli pazienti con disabilità deceduti non a causa di patologie, ma per carenze o trattamenti clinici non appropriati. Si è, quindi, instaurata una collaborazione con il Department of Health britannico che ha istituito un osservatorio sulla salute nella disabilità intellettiva;

    in Italia, la cooperativa sociale «Spes contra spem», si è posta dal 2006 il problema dell'appropriata gestione e cura delle persone con disabilità in ospedale: la riflessione e l'impegno civico su questo tema sono scaturiti dalla dolorosa vicenda di Tiziana, una giovane donna con grave disabilità ospite di una delle case-famiglia gestite dalla cooperativa, deceduta in ospedale. Il suo è apparso subito come uno di quei casi di decesso forse evitabile e, comunque, in cui la condizione di disabilità ha costituito un pregiudizio nell'accedere a cure, a una degenza ospedaliera e, in generale, a un trattamento umano pienamente rispettoso della persona. L'intero percorso ospedaliero di Tiziana e dei suoi caregiver si è caratterizzato di mancate comunicazioni, disservizi, negligenze e inosservanze legate a una carenza di preparazione specifica nel trattamento della persona nelle sue condizioni da parte del personale, oltre che da barriere e pregiudizi culturali stigmatizzabili e superabili;

    per superare quelle che potremmo definire «barriere sanitarie», la cooperativa sociale ha promosso nel 2013 la prima esperienza di «Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale», i cui obiettivi principali erano sensibilizzare le istituzioni politiche, sociali e sanitarie circa le problematiche connesse al ricovero ospedaliero delle persone con disabilità, nonché rivendicare e garantire il rispetto della loro dignità e il diritto alla cura su una base di eguaglianza e di non discriminazione, in coerenza con lo spirito della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che, all'articolo 25, riconosce alle persone con disabilità «il diritto di godere del migliore stato di salute possibile, senza discriminazioni fondate sulla disabilità», invitando gli Stati ad adottare «tutte le misure adeguate a garantire loro l'accesso a servizi sanitari che tengano conto delle specifiche differenze di genere [...]»;

    il presupposto da cui muove la Carta dei diritti è che «le persone con disabilità non hanno bisogni speciali, ma hanno gli stessi bisogni di tutte le soggettività empiriche, perché in realtà non sono persone speciali, ma persone umane che soffrono di alcune limitazioni», motivo per cui si è deciso di non promuovere nuovi diritti, ma di declinare e adattare alla casistica delle persone con disabilità i diritti enunciati dalla Carta europea dei diritti del malato;

    la stessa cooperativa ha realizzato, in partenariato con l'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in collaborazione con la fondazione Ariel e con il contributo della fondazione Umana Mente del gruppo Allianz, la prima «Indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri delle persone con disabilità», presentata il 1° aprile 2016, nel tentativo di fare luce sulla situazione dei percorsi ospedalieri a loro dedicati;

    dall'indagine sono emersi dati poco confortanti: solo in poco più di un terzo delle strutture (36 per cento) è previsto un percorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere; solo il 16,8 per cento delle strutture ha un punto unico di accoglienza per le persone con disabilità; nessuna struttura ha mappe a rilievo per persone non vedenti, mentre solo il 10,6 per cento delle strutture è dotato di percorsi tattili; i display luminosi per permettere la lettura a persone con disabilità uditiva sono presenti nel 57,8 per cento degli ospedali; solo il 12,4 per cento dei pronto soccorso ha locali o percorsi adatti per visitare pazienti con disabilità intellettiva, percentuale che sale al 21,7 per cento se si considerano invece gli ambulatori e i reparti delle strutture;

    l'analisi territoriale evidenzia che la percentuale più elevata di strutture con un flusso prioritario si riscontra nelle regioni del Centro (45,5 per cento), quella più bassa nel Mezzogiorno (19,4 per cento);

    l'indagine ha un suo indubbio valore descrittivo, non fosse altro perché rappresenta il primo e isolato tentativo di fare luce su una situazione di indubbio interesse collettivo. Da questo punto di vista il quadro «indiziale» che viene ricostruito evidenzia alcune luci, ma anche molte ombre che rendono necessarie ulteriori ricerche più strutturate, insieme a una maggior attenzione a livello organizzativo e culturale;

    in ospedale è, infatti, tutto pensato spesso in funzione della malattia, non del malato e delle caratteristiche che quel malato può avere;

    occorre riflettere sull'importanza di insistere nella costruzione di un sistema che punti alla centralità della persona nei servizi di cura e assistenza e questa prima indagine nazionale può diventare senz'altro un punto di partenza per censire non solo la qualità dell'offerta di cura ma anche il suo livello di umanizzazione;

    come già rilevato dalla citata indagine della cooperativa «Spes contra spem», anche i risultati del più recente sondaggio condotto dall'Istituto Serafico di Assisi, rivolto a persone con disabilità, caregivers e associazioni, confermano il permanere di criticità: il 37,6 per cento degli intervistati segnala la presenza di barriere architettoniche, il 49,8 per cento enuncia l'assenza di percorsi specifici per pazienti con disabilità e il 36,7 per cento afferma di averli trovati raramente. Altre criticità emerse sono la mancanza di competenze del personale sanitario e socio-sanitario nella presa in carico dei pazienti con disabilità e le difficoltà di relazione e comunicazione tra l'équipe sanitaria e i pazienti o i loro caregivers. Inoltre, molti strumenti diagnostici (come per le Tac, per le radiografie e altro), risultano inaccessibili a persone che si muovono in sedia a rotelle o con disabilità cognitiva;

    l'inadeguatezza degli ospedali per i pazienti con esigenze particolari emerge nei suoi molteplici aspetti: spesso è un problema di accesso, di spazi per l'accoglienza dedicati, di mancanza di sollevatori per spostare il disabile in posizioni adeguate per essere sottoposto a visite ed esami;

    c'è anche un problema di comunicazione perché c'è chi non parla, chi non si lamenta anche se ha dolore o tende a dimostrarlo in altri modi (una smorfia, un lamento, un irrigidimento o un rilassamento, etero o auto aggressività); una serie di innumerevoli sfumature che variano in funzione della disabilità: in questi casi, la comunicazione è spesso mediata da chi accompagna il disabile, ma anche chi ascolta dovrebbe essere preparato a comprenderne i messaggi verbali e paraverbali;

    un approccio adeguato potrebbe risolvere buona parte dei casi, senza ricorrere a sedazione, prevedendo, ad esempio, per le persone con disabilità, soprattutto se complesse, un percorso dedicato;

    nonostante i dati allarmanti, spiccano alcune buone pratiche che si distinguono per una presa in carico del paziente, a partire dalle sue esigenze e peculiarità, come il progetto «Il Fior di Loto» a Torino e il consultorio familiare diocesano «al Quadraro» a Roma, ambulatori che offrono servizi ginecologici e psicologici a donne con disabilità; nell'ambito delle cure ospedaliere, il progetto Pass (Percorsi assistenziali per soggetti con bisogni speciali), attivo in 14 ospedali della regione Toscana (decreto di Giunta regionale n. 666 del 2017), è una delle poche eccellenze nel campo dell'accessibilità dei servizi ospedalieri;

    e ancora, sono 20 in Italia gli ospedali che offrono un percorso dedicato a persone con disabilità, chiamato Dama (Disabled advanced medical assistance): un progetto sperimentale, avviato nel 2000 presso l'ospedale San Paolo di Milano, che utilizza competenze e risorse già presenti, con una personalizzazione dell'intervento che tiene conto dei bisogni di ognuno e un importantissimo apporto dei volontari, formati e spesso a loro volta genitori di persone con disabilità;

    un'esperienza importante nell'ambito della cura della patologia dentale è, poi, quella sperimentata in Sicilia con l'Odontoiatria speciale riabilitativa nel paziente disabile (O.s.r.) presso il presidio ospedaliero S. Marta e S. Venera di Acireale (Catania);

    la citata O.s.r. già da 20 anni ha realizzato un percorso di approccio multidisciplinare alle cure del disabile, con una presa in carico totale del paziente e una attenzione ai protocolli di accoglienza, diagnosi e terapia, inizialmente con il supporto di sei odontoiatri, a cui si è aggiunta negli anni la presenza organica di un cardiologo, anestesista, fisioterapista, riabilitatore e uno psicologo, garantendo ad oggi attività di reparto, attività fuori reparto (attività operatoria presso altre province), 2.262 visite e 911 interventi fuori sede;

    ad oggi, con efficienza ed efficacia, comprovata da numerosi riconoscimenti di enti e di singoli cittadini, sono stati curati dalla U.o.c. di Odontoiatria speciale riabilitativa di Acireale oltre 30.000 pazienti disabili e con bisogni speciali; sono stati evitati numerosi episodi di mobilità sanitaria passiva mentre, al contrario, si possono enumerare diversi casi (circa il 2,4 per cento dell'attività) di mobilità sanitaria attiva da fuori regione;

    il progetto nasce dalla consapevolezza che utenti caratterizzati dall'incapacità a collaborare alle cure odontoiatriche per deficit psicomotori o bisognosi di attenzioni speciali per le loro gravi malattie, necessitano di cure appropriate, con intendimento conservativo-riabilitativo (quindi non esclusivamente demolitivo in emergenza odontoiatrica), erogate in ambiente ospedaliero, in regime di ricovero breve o in regime ordinario e con la riserva di spazi fisici atti ad una loro decorosa accoglienza e di tempi assistenziali esclusivamente dedicati;

    la realizzazione in tutti i presidi ospedalieri di percorsi sanitari dedicati e agevolati per utenti con disabilità rappresenterebbe l'ideale di un modello di sanità realmente orientata alla risoluzione dei bisogni sanitari di una ampia categoria di pazienti e, in quanto soggetti particolarmente vulnerabili, dai costi sociali impegnativi; un modo di pensare al soggetto che porti l'organizzazione sanitaria a considerarli utenti come altri, superando le barriere di comunicazione e imparando ad interpretare e diagnosticare la malattia dai segni di alterazione comportamentale di un soggetto incapace di esprimersi (ansia, agitazione, auto o etero aggressività) e, al contempo, alleviare il dramma di una famiglia con un componente disabile fisico, psichico o psichiatrico, costretta a ricorrere a servizi e strutture sanitarie non pronti al confronto con una utenza di questo genere;

    di fronte al disagio e alla sofferenza provocate dal contatto con l'ambiente o il personale sanitario, le famiglie spesso rimandano il più possibile il ricorso alle cure, con conseguente peggioramento delle loro condizioni e la negazione del diritto alla salute. Le statistiche internazionali, infatti, mettono in evidenza che le persone con disabilità intellettiva presentano una mortalità evitabile del 49 per cento rispetto al 13 per cento dell'intera popolazione, nei confronti della quale hanno una aspettativa media di vita più breve di 13-20 anni;

    come accennato, un tale progetto avrebbe ricadute favorevoli anche in termini di un più razionale utilizzo delle risorse della sanità, di una riduzione del trauma che l'impatto con una organizzazione ospedaliera non preparata provocherebbe nel disabile e nei suoi familiari, nonché si otterrebbe un ritorno d'immagine per la nostra organizzazione ospedaliera capace di rapportarsi adeguatamente a ogni genere di paziente;

    a livello nazionale, la direttiva della Presidenza del Consiglio del febbraio 2022 invita le amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ad attenersi, tanto nella fase di progettazione che in quella di attuazione delle stesse, a una serie di principi, tra cui quello della progettazione universale e quello dell'accessibilità;

    nonostante in Italia sia stata riconosciuta la Carta dei diritti delle persone con disabilità in ospedale, siamo ancora lontani dal garantirne il pieno rispetto, anche se le buone prassi esistenti sono la dimostrazione che invertire la rotta è possibile;

    tutti i pazienti, indipendentemente dalla presenza di una condizione di disabilità, godono degli stessi diritti. È differente solo la modalità di fruizione di questi diritti ed è un dovere della società e delle istituzioni mettere tutti nelle condizioni di poterne usufruire, rimuovendo quelle barriere che vi si frappongono, come ricorda anche la nostra Costituzione;

    il pari diritto all'accesso a cure di qualità è una questione di giustizia fondamentale ed ineludibile;

    il modo e il grado con il quale una comunità garantisce i diritti fondamentali delle persone con disabilità, e tra questi vi rientra certamente il diritto alla salute, sono una cartina di tornasole per verificare se nella società la giustizia abbia piena cittadinanza e, pertanto, della qualità umana di una società,

impegna il Governo:

   a) a realizzare un monitoraggio nazionale sull'adeguatezza e l'accessibilità alle cure per le persone con disabilità negli ospedali italiani al fine di mappare le strutture ospedaliere in termini di ostacoli che le persone con disabilità incontrano per la cura di patologie non direttamente correlate alla disabilità stessa;

   b) ad assumere, sentite le regioni, ogni opportuna iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a rafforzare la rete di ospedali competenti nella presa in carico di pazienti con disabilità, prevedendo modalità organizzative e gestionali che tengano conto delle peculiarità del paziente e, in particolare, provvedendo:

    1) la predisposizione di un percorso dedicato per le persone con disabilità da realizzare con il coinvolgimento del paziente con disabilità e il suo accompagnatore;

    2) la presenza di percorsi tattili e mappe tattili per i non vedenti e display luminosi per persone con disabilità uditiva;

    3) l'individuazione di locali e spazi idonei alla visita medica di persone con disabilità intellettiva/cognitiva, sia in pronto soccorso sia all'interno dei nosocomi;

    4) l'attivazione di una équipe multidisciplinare che segua il paziente, con l'ausilio di specialisti, nel suo percorso ospedaliero, anche post-operatorio, fino alla dimissione, prevedendo, il controllo domiciliare nonché un costante raccordo con i medici di medicina generale e i pediatri;

    5) l'identificazione di percorsi diagnostico-terapeutici rapidi e appropriati che tengano conto della particolare accoglienza e delle cure speciali da riservare al paziente con disabilità, anche con il reperimento di spazi adeguati;

    6) una formazione specifica del personale sanitario e socio-sanitario nel saper trattare le persone con disabilità intellettiva e relazionale, da realizzare in collaborazione con le università, che dovrebbero inserire i temi riguardanti la disabilità nei percorsi formativi dei propri corsi di laurea, con particolare attenzione alla formazione del personale interno ed esterno proveniente dal mondo delle associazioni e del volontariato, da inserire poi nella Struttura dipartimentale;

    7) il reperimento di spazi dedicati all'accoglienza, osservazione e stabilizzazione presso il dipartimento emergenza ed urgenza e la disponibilità del servizio anestesia e rianimazione per la sedazione farmacologia dei pazienti non collaboranti agli esami clinico-strumentali e alle cure di emergenza;

    8) la predisposizione su un unico livello di locali, privi di qualunque barriera architettonica che renda difficoltoso l'accesso;

    9) l'attivazione di un servizio domiciliare erogato da personale formato per svolgere esami e prelievi, ove possibile, nelle abitazioni dei pazienti disabili;

    10) la promozione di un'organizzazione che riduca quanto più possibile il numero di accessi alle strutture sanitarie da parte dei soggetti con disabilità;

   c) a prevedere l'istituzione di un «numero verde» attivo 24 ore su 24 (da realizzare in collaborazione con i volontari delle associazioni di tutela dei disabili), dotato di un «protocollo di colloquio telefonico», dove l'operatore, preventivamente istruito a raccogliere e interpretare la segnalazione di una probabile malattia che si manifesta con l'aspetto di alterazioni comportamentali, raccolga i dati di primo inquadramento e si interfacci con l'ospedale, attivando i servizi appropriati alla situazione (programmabili o di emergenza) e informando i familiari dei percorsi da seguire e delle figure professionali che prenderanno in carico il paziente al suo arrivo.
(7-00122) «Ciancitto, Vietri, Lancellotta, Ciocchetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   un'inchiesta realizzata dal programma Report, andata in onda il 19 giugno 2023, e intitolata «Open to Fallimento», ha sollevato serie accuse nei confronti della Ministra del turismo, la senatrice Daniela Garnero Santanchè;

   secondo l'inchiesta e secondo quanto riportato successivamente anche da diversi organi di informazione, dal 2018, momento in cui la senatrice Santanchè e Mazzaro, suo socio ed ex compagno, sono subentrati nella gestione diretta della società Ki group, quest'ultima ha cominciato ad avere difficoltà nel pagare i fornitori e ha accumulato debiti fino a 8 milioni di euro, pari a quasi un quarto del fatturato;

   dal 2019, i bilanci di Ki group sono stati sempre bocciati dalla società di revisione ed è stata creata una seconda società con lo stesso nome (società a responsabilità limitata) rendendo di fatto la prima solo una «scatola vuota»;

   secondo l'inchiesta, che riporta testimonianze di dipendenti e fornitori, la società avrebbe licenziato dipendenti, ancora in attesa del pagamento di stipendi arretrati, senza peraltro riconoscere loro il trattamento di fine rapporto dovuto, con «bilanci in rosso, lavoratori mandati a casa senza liquidazione, ditte messe in difficoltà, o addirittura strozzate, mancato saldo delle forniture»;

   in 9 anni il valore di Ki group è passato da 35 milioni a 465.000 euro, gli azionisti hanno versato 23 milioni di euro, mentre la Ministra ha ricevuto 2 milioni e mezzo di euro per le cariche sociali e il socio, Canio Mazzaro, circa 6 milioni di euro;

   la società Ki group risulta essere stata destinataria di un prestito pari a 2,7 milioni di euro, da parte del fondo «patrimonio PMI» di Invitalia, risorse che dovevano essere utilizzate per pagare fornitori e dipendenti;

   da atti pubblici risulterebbe che la Ministra, al tempo imprenditrice e parlamentare, attraverso la società immobiliare Dani s.r.l., sia socia della Ki group (controllata a sua volta da persone riconducibili alla sua famiglia) e sia stata destinataria di numerosi aiuti di Stato, tra cui un credito di imposta di 600.000 euro e il suddetto finanziamento di 2,7 milioni di euro, con contratto di sottoscrizione di strumenti finanziari ai sensi della sezione 3.3 del quadro temporaneo di aiuti connessi all'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   secondo quanto risulta agli interpellanti, dalla relazione sulla gestione allegata al bilancio al 31 dicembre 2021 e pubblicata nel registro delle imprese, la stessa Ki group dichiara di aver ricevuto da Invitalia, quale gestore del fondo, in data 17 maggio 2022, una richiesta di restituzione anticipata del prestito. La società, pertanto, è attualmente debitrice del fondo, e quindi dello Stato, della somma di 2,7 milioni di euro, oltre accessori;

   sempre secondo quanto riportato dalla citata inchiesta giornalistica e anche dal quotidiano la Repubblica del 23 giugno 2023, anche per la gestione della società «Visibilia» da parte della Ministra sono state riscontrate «gravi irregolarità» che avrebbero arrecato «danni ad azionisti, società e al corretto funzionamento del mercato», secondo quanto riportato nelle consulenze che la procura di Milano ha depositato nel procedimento civile davanti al Tribunale delle imprese;

   inoltre, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa del 23 giugno 2023, «il consulente nominato dalla aggiunta Laura Pedio e dai pm Roberto Fontana e Maria Gravina, parla di "una irreversibile crisi reddituale" della Visibilia Editore Spa e della Visibilia Srl già al 31 dicembre 2016, "oltre che di un significativo deficit patrimoniale in capo alla concessionaria". Tant'è che se le svalutazioni fossero state correttamente iscritte a bilancio, a fine 2016, secondo il consulente, avrebbero provocato un deficit di oltre 4 milioni di euro nel patrimonio netto contabile della sola Spa»;

   secondo il quotidiano, «la segnalazione dei soci di minoranza è arrivata in procura a luglio e nell'inchiesta, aperta per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, tra gli altri risulta indagata proprio la Ministra Santanchè»;

   di assoluta gravità anche il fatto che alcuni dipendenti della Visibilia, anche con funzioni apicali, sarebbero stati messi in cassa integrazione pur continuando a lavorare;

   nel corso di un'informativa, su richiesta delle opposizioni, della Ministra del turismo «sui fatti connessi a un servizio giornalistico televisivo e successivi articoli di stampa e conseguente discussione», resa all'Assemblea del Senato della Repubblica il 5 luglio 2023, la Ministra ha prodotto una serie di risposte secondo gli interpellanti elusive riguardo al debito di 2,7 milioni di euro, non restituiti e sollecitati, che la società Ki group ha nei confronti dello Stato italiano, sul mancato pagamento di stipendi e di trattamenti di fine rapporto dei dipendenti della suddetta società, e sui dipendenti che continuavano a lavorare non sapendo di essere stati messi in cassa integrazione;

   in data 10 luglio 2023, la trasmissione Report ha prodotto un fact checking delle dichiarazioni rilasciate in Parlamento dalla Ministra evidenziandone contraddizioni e palese infondatezza;

   sempre nella giornata del 10 luglio 2023 oltre che nel servizio televisivo, il quotidiano La Stampa ha riportato le dichiarazioni di una dipendente della società Visibilia, Federica Bottiglione, ex responsabile degli affari societari e investitor relator: «Non sapevo di essere in cassa integrazione perché nessuno me lo ha comunicato»;

   la dipendente ha dichiarato di aver continuato a lavorare per la società Visibilia che la pagava solo attraverso «rimborsi spese chilometrici», peraltro durante il lockdown, quando il divieto di circolazione era pressoché totale, e di aver lavorato part time presso il Senato della Repubblica come assistente del senatore Ignazio La Russa, con un contratto di consulenza –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di fare al più presto chiarezza sui gravi fatti esposti, che, al di là delle loro eventuali implicazioni sui piani civile e penale, non sono, a parere degli interpellanti, degni della disciplina e dell'onore che dovrebbero caratterizzare le azioni di un Ministro della Repubblica, avendo, alla luce delle notizie riportate dalla seconda trasmissione di Report a ciò dedicata, sostanzialmente fornito false informazioni al Parlamento;

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interpellati intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori delle società Visibilia e Ki group e sanzionare i comportamenti scorretti delle due società nei confronti dei loro dipendenti, nonché per fare chiarezza sul prestito non restituito a Invitalia e comunque sugli effetti di quella che appare agli interpellanti una gestione improvvida e scorretta.
(2-00189) «Braga, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, De Luca, De Maria, Ferrari, Morassut, Roggiani, Casu, Fornaro».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la Comunità europea ha attivato quattro procedure d'infrazione a carico dell'Italia per l'inadempimento alla direttiva comunitaria 91/271/CEE sulle acque reflue urbane;

   i contenziosi sono riconducibili alla violazione o mancata conformità della suddetta direttiva, che impongono l'obbligo di dotare tutti gli agglomerati di reti fognarie per le acque reflue urbane, cui deve essere garantito un trattamento secondario, o equivalente, e un trattamento superiore al secondario nel caso lo scarico delle acque avvenga in aree sensibili;

   a partire dalla delibera Cipe n. 60 del 2012 lo Stato italiano ha stanziato ingenti risorse economiche per la copertura finanziaria degli interventi oggetto delle procedure d'infrazione, ad oggi nell'ordine dei 3 miliardi di euro;

   al fine di accelerare l'attuazione degli interventi sono stati nominati dapprima dei commissari ad acta e successivamente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2020 è stato nominato in qualità di commissario unico il professor ingegner Maurizio Giugni, subentrando in tutte le situazioni giuridiche attive e passive del precedente commissario;

   a seguito della scadenza del mandato triennale commissariale del 10 maggio 2023 si è di fatto determinata una situazione di stallo, venendo a mancare il vertice di una stazione appaltante che deve superare un importante contenzioso comunitario sulle acque reflue urbane e risolvere criticità ambientali storiche come quella dell'impianto di depurazione di Napoli Est;

   l'assenza di un commissario e la scadenza delle convenzioni attraverso le quali lo stesso operava ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina, sta determinando il mancato pagamento dei lavori già svolti alle imprese appaltatrici e determinerà a breve il fermo dei numerosi cantieri avviati che sfoceranno in ingenti interessi di mora da riconoscere alle imprese e contenziosi amministrativi a carico della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   a ciò si aggiunge che la suddetta situazione determina un incremento della sanzione giornaliera, pari a 106.000 di euro al giorno, che lo Stato italiano deve riconoscere all'Unione europea in virtù della sentenza C 251/17 della Corte di giustizia dell'Unione europea, nonché un allungamento dei tempi per la risoluzione di numerose criticità ambientali;

   la stessa Commissione opere pubbliche dell'Associazione nazionale dei costruttori edili, a fine maggio 2023, ha denunciato a mezzo stampa il fatto che la mancata nomina di una nuova terna commissariale rischia di compromettere la prosecuzione dei numerosi cantieri in corso e l'avvio di nuove gare;

   al fine di assicurare il coordinamento delle attività finalizzate alla risoluzione del contenzioso comunitario, la decadenza del commissario, inoltre, non consentirà allo Stato italiano di relazionare presso la Commissione europea in merito agli avanzamenti compiuti sul contenzioso comunitario, tra i quali anche quello sulle acque reflue;

   il 13 e 14 luglio 2023, è prevista, come ogni anno, la riunione sul cosiddetto «pacchetto Ambiente», nel corso delle quale lo Stato italiano relaziona alla Commissione europea sugli avanzamenti compiuti sul contenzioso comunitario, tra i quali anche quello sulle acque reflue, a cui evidentemente il commissario che sta curando un pezzo importante del contenzioso comunitario non potrà partecipare essendo decaduto –:

   quali iniziative si intenda assumere per assicurare l'iter di nomina del nuovo commissario straordinario unico per la depurazione.
(5-01099)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, CARAMIELLO e AMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il recente e drammatico fenomeno dell'alluvione che ha coinvolto la regione Emilia-Romagna ha dimostrato l'estrema fragilità del territorio;

   oltre alla crisi climatica, un ruolo determinante ha rivestito la sempre crescente cementificazione: l'Emilia-Romagna è amaramente sul podio quale terza regione più cementificata d'Italia;

   da decenni la regione Emilia-Romagna vede il proprio territorio interessato dalla costruzione di imponenti opere infrastrutturali, dal notevole impatto sul territorio;

   le Istituzioni continuano ad approvare progetti di milioni di euro per la realizzazione di tali grandi opere, senza una concreta valutazione sull'utilità e l'impatto delle stesse, in particolare, si pensi alla realizzazione:

   a) della autostrada regionale Cispadana, di oltre 500 milioni di euro;

   b) della bretella cosiddetto Campogalliano-Sassuolo, che dovrebbe costituire il collegamento tra la A22 e la SS467 Pedemontana, e tra la Tangenziale di Modena e la SS9, dove già vi è una superstrada;

   c) del Passante di mezzo a Bologna, di oltre 6,5 milioni di euro, che dovrebbe comportare il raddoppio della tangenziale e dell'autostrada A14 fino a 18 corsie oltre alla esecuzione di numerose opere accessorie;

   alla luce di quanto accaduto, l'interrogante ritiene doveroso che tutte le istituzioni coinvolte svolgano ogni opportuna valutazione sulla reale utilità di tali grandi opere, sul devastante impatto che potrebbero avere sul territorio, limitandone la realizzazione a quelle strettamente necessarie e destinando invece i fondi previsti e stanziati per la loro costruzione al sostegno delle popolazioni colpire dall'alluvione –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritengano opportuno adottare per verificare in base a quali criteri nella regione Emilia-Romagna siano stati approvati i progetti di realizzazione di suddette grandi opere, con particolare riferimento alla valutazione dell'eventuale grave impatto ambientale che le stesse avrebbero potuto provocare sul territorio;

   se non si ritenga dunque, alla luce dei tragici fatti accaduti, che i fondi allora previsti e stanziati per la costruzione di tali grandi opere vadano diversamente destinati, in particolare, ad opere di messa in sicurezza del territorio e contenimento del rischio idrogeologico e, in generale, di sostegno alle popolazioni colpite dall'alluvione.
(4-01313)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, BOLDRINI, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa estera dell'imminente demolizione, su ordine della cosiddetta Amministrazione civile israeliana (Ica), della scuola nel villaggio di Khirbet Um Qussa a Masafer Yatta;

   l'istituto scolastico, costruito nel 2020 grazie ai fondi della cooperazione italiana, è composto da otto aule che ospitano circa 60 studenti, tra la prima e la quarta elementare, di Um Qussa e delle comunità vicine di Al-Makhroub e Al-Obaidiya, prima costretti a percorrere otto chilometri a piedi per recarsi nella scuola di Az-Zwaidan;

   purtroppo, non si tratta di un episodio isolato: se la demolizione della scuola Khirbet Um Qussa avrà luogo, sarà la terza scuola demolita in meno di un anno, dopo quella di Jib Al-Theeb, nel distretto di Betlemme, e la scuola As-Sfai di Masafer Yatta;

   la demolizione delle scuole nega il diritto all'istruzione ai fanciulli palestinesi, alla loro autodeterminazione, in violazione del diritto internazionale;

   è necessario e urgente che le istituzioni italiane ed europee intervengano concretamente affinché si ponga fine a simili azioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare per fermare questa demolizione ed evitare che simili azioni in violazione dei diritti umani e internazionali si verifichino ancora.
(4-01310)


   DORI e FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'approvazione della nuova Costituzione, la Tunisia ha subito una svolta autoritaria che ha intensificato la repressione contro gli oppositori politici, la società civile e le minoranze;

   dal 2 luglio 2023 nella città di Sfax, in Tunisia, si registrano atti di aggressioni e di violenze di ogni tipo. I disordini nella seconda città del Paese sono divampati dopo la morte di un tunisino, ucciso in un accoltellamento, del quale sono accusati tre migranti. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: cittadini in rivolta hanno picchiato e cacciato i migranti subsahariani dagli appartamenti, spesso affittati in nero, costringendoli a lasciare la città in direzione della frontiera libica. Secondo le Ong presenti sul territorio, centinaia di loro sono stati portati in autobus in aree desertiche nel Sud della Tunisia, alcuni vicino al confine con la Libia e altri a quello con l'Algeria, Paesi questi ultimi da cui molti migranti erano arrivati;

   le deportazioni coinvolgono anche donne e bambini e la situazione per queste persone è drammatica, abbandonate senza cibo né acqua rischiano la vita. Il deserto, inoltre, è pieno di insidie come scorpioni, serpenti, vipera del deserto, oltre a temperature che sfiorano i 40 gradi. I video e le richieste di aiuto arrivati ai volontari, attivisti ed associazioni, girati dagli stessi migranti coinvolti nelle deportazioni sono molteplici, ma ormai molti gruppi non rispondono più ai messaggi e nessuno conosce con certezza la loro sorte. Di fronte a tale scenario è inconcepibile voltare la testa altrove e continuare a parlare di possibili accordi bilaterali per la gestione dei flussi migratori con la Tunisia ed è invece urgente in primis chiedere a gran voce la fine immediata di queste pratiche disumane ed il ripristino della legalità e del rispetto dei diritti umani;

   a rendere Sfax una meta per i migranti è la vicinanza con l'isola di Lampedusa, situata a soli 200 chilometri, posizione che l'ha resa negli anni un hub di partenze verso l'Italia. Dopo la rivoluzione dei gelsomini del 2011, la città era diventata uno dei principali punti di partenza di migranti tunisini diretti in Europa. Oggi, molti di coloro che partono sono migranti provenienti dall'Africa subsahariana;

   sulla realtà di Sfax pesa la responsabilità dello Stato e del Presidente Saied, che nel gennaio 2023 ha destituito il governatore di Sfax, Fakher Fakhfakh, che non è stato ancora sostituito. Un mese dopo, a febbraio, il Presidente ha pronunciato un discorso dai toni estremamente duri contro l'immigrazione irregolare, presentandola come una minaccia demografica per il Paese, provocando un'esplosione di tensioni tra residenti e migranti in diverse località;

   la situazione tunisina non consente in nessun modo di definirlo come «Paese sicuro» e come partner affidabile per la conclusione di accordi di rimpatrio con garanzie di pieno rispetto del diritto internazionale, come fatto dal Governo italiano;

   le violenze giungono nel mezzo delle trattative per formalizzare, con un tanto atteso memorandum, l'intesa abbozzata durante la missione tunisina dell'11 giugno 2023 della Presidente del Consiglio dei ministri italiano Giorgia Meloni, dell'omologo olandese Marc Rutte e della Presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen. Ancora non c'è accordo sui meccanismi e i finanziamenti europei «per spezzare il modello di business dei trafficanti», come recita la dichiarazione Ue congiunta di giugno, che porta la firma anche del Presidente tunisino Kais Saied –:

   come ritenga di agire nei rapporti bilaterali e nelle sedi europee e internazionali per indurre il Presidente Saied a ripristinare lo Stato di diritto a partire dall'immediata sospensione delle deportazioni da Sfax.
(4-01311)


   FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1986 l'Uganda soffre sotto la dittatura sanguinaria del generale Yoweri Museveni, ininterrottamente al potere da oltre 37 anni. L'alto livello di corruzione, l'analfabetismo, la povertà diffusa (oltre la metà della popolazione vive con meno di due euro al giorno), la violenza politica e comune, il lavoro minorile, la mancanza di libertà di stampa e di libertà d'espressione rendono l'Uganda un Paese di estrema difficoltà;

   risulta essere fortemente in dubbio la regolarità delle elezioni presidenziali del 2001 nelle quali si sono probabilmente verificati brogli a favore del presidente-dittatore Museveni, mentre si sono verificati arresti tra candidati dell'opposizione poco tempo prima delle elezioni, impedendo loro di fare campagna elettorale;

   nel 2005, è stato cambiato l'articolo 105 della Costituzione ed il limite di due mandati presidenziali è stato rimosso: poiché per l'approvazione della legge costituzionale era necessaria la maggioranza dei due terzi, Museveni propose ad ogni deputato una tangente di cinque milioni di scellini ugandesi: solo pochi parlamentari dell'opposizione rifiutarono e la legge passò con 232 sì e 50 no;

   nel 1998, l'Uganda invase il Congo e i soldati di Museveni furono, insieme ai soldati ruandesi ed ai miliziani congolesi, responsabili della morte di almeno cinque milioni di civili innocenti;

   in questo contesto già allarmante, nel maggio 2023 il generale Museveni ha firmato una legge liberticida e disumana che prevede anche l'applicazione della pena capitale per il reato di «omosessualità aggravata», l'ergastolo per il reato di «omosessualità», fino a 14 anni di reclusione per «tentata omosessualità» e fino a 20 anni di reclusione per «promozione dell'omosessualità»;

   la legge comporta la completa censura anche per le organizzazioni della società civile che svolgono opera di sensibilizzazione e attività sanitarie basate sui diritti umani. Già da molti anni, la comunità LGBTQIA+ è gravemente perseguitata e sono numerosi gli attivisti uccisi o imprigionati. Tra questi, David Kato, uno dei principali difensori dei diritti delle persone omosessuali, è stato barbaramente ucciso a Kampala il 27 gennaio del 2011. Con questa nuova legge, chiunque, soprattutto se oppositore politico, potrà essere accusato di aver compiuto atti omosessuali e condannato ad una pena molta severa –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per chiedere l'immediata abrogazione della legge che prevede il reato di «omosessualità aggravata», ritenuta dall'interrogante disumana e liberticida;

   se intenda proporre e mettere in campo sanzioni nei confronti del regime ugandese, anche nell'ambito del regime globale di sanzioni dell'Ue in materia di diritti umani;

   se intenda adottare iniziative di competenza in sede Ue per il ritiro dell'accesso al sistema di preferenze generalizzate (SPG) per l'Uganda in assenza di una repentina depenalizzazione universale dell'omosessualità e di rapidi e seri miglioramenti nel campo dei diritti umani.
(4-01314)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CARAMIELLO, SERGIO COSTA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno portato, nel nostro Paese, all'alternarsi di periodi di grande siccità e periodi di piogge intense e fuori stagione;

   in particolare, in relazione al comparto vitivinicolo, le piogge intense, persistenti e prolungate verificatesi nell'ultimo periodo di maggio e nei primi giorni di giugno non hanno permesso il trattamento necessario alle piante ed hanno favorito il diffondersi di uno dei funghi più aggressivi per la vite, la peronospora;

   la peronospora è una fitopatologia che compromette del tutto la consistenza e lo stato di salute del grappolo, sia quando esso è ancora in fase di sviluppo sia nel momento in cui – come nel caso dell'uva da tavola in questo periodo – è già quasi pronto per la vendemmia;

   secondo diverse fonti stampa, nonché in relazione all'allarme lanciato dalle principali associazioni di categoria, questo grave attacco rischia di compromettere l'intero raccolto della stagione;

   tra le regioni che hanno lanciato l'allarme si trovano la Puglia – in particolare, al momento, le zone del foggiano e del tarantino –, la Campania – con la compromissione di molti vitigni del Cilento – la Basilicata e l'Abruzzo;

   le conseguenze economiche di questa emergenza potrebbero essere molte, a cominciare da una perdita della qualità dell'uva prodotta, con conseguente ricaduta sull'economia delle aziende vitivinicole;

   il principale strumento per combattere la peronospora è senza dubbio la prevenzione, attraverso specifici trattamenti, ma anche intervenendo sulla resistenza della pianta – anche attraverso l'impiego di tecnologie di evoluzione assistita – tuttavia, allo stato attuale, molte aziende gridano ormai allo stato di emergenza e necessitano di un immediato sostegno –:

   se abbia intenzione di avviare una conta dei danni effettivi causati dalla peronospora in questa stagione e se non intenda, di conseguenza, adottare misure di sostegno per le aziende attualmente in crisi, anche con la prospettiva di incentivare adeguati strumenti di futura prevenzione.
(5-01093)


   GADDA e CASTIGLIONE. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati della Banca dati nazionale dell'Anagrafe zootecnica, nel 2023 il settore zootecnico italiano conta più di 200.000 allevamenti sul territorio nazionale, per un totale di quasi 160.000.000 di capi;

   negli ultimi 5 anni si è assistito ad una costante decrescita nel numero degli allevamenti e dei capi anche a causa della riduzione dei margini di redditività dovuta anche alla massiccia diffusione delle malattie epizootiche come la peste suina africana, che solamente nel 2022 ha generato 291 focolai in Italia;

   il legislatore europeo ha rilevato la necessità di far fronte a tali problematiche creando un sistema di agevolazioni alla stipula delle polizze assicurative in ambito zootecnico prevedendo contributi finanziari per il pagamento dei premi di assicurazione degli animali a fronte del rischio di perdite economiche causate da epizoozie (regolamento (UE) 2013/1305);

   in Italia le erogazioni dei contributi finanziari europei sono gestite dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), organismo pagatore e di coordinamento dei vari organismi pagatori regionali, ai sensi del decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74;

   in base ai dati Asnacodi, per le garanzie epizootiche si attende ancora la liquidazione di circa euro 13.000.000 complessivi e, in particolare, mancano ancora parte dei pagamenti dall'anno 2015 al 2018, mentre per gli anni 2019-2022 non è stato ancora liquidato alcun contributo;

   tali ritardi hanno inoltre diminuito l'appetibilità dello strumento assicurativo stesso e infatti, secondo i dati Ismea, i premi totali raccolti nella campagna assicurativa zootecnica 2021 sono circa euro 25.600.000, un dato che, rapportato al complessivo del bacino d'utenza potenziale, mostra un tasso di copertura di appena il 15 per cento;

   destano preoccupazione anche i dati relativi alle erogazioni delle contribuzioni nazionali delle campagne Serre 2015-21 che i consorzi devono ancora incassare avendo anticipato per nome e per conto di migliaia di aziende associate il saldo del premio alle compagnie di assicurazione;

   tale ritardo sta determinando seri problemi di sopravvivenza ai Consorzi di difesa che attualmente rappresentano l'unico serio antidoto contro le calamità naturali in favore delle aziende agricole associate –:

   con quali iniziative e con quali tempistiche il Governo intenda intervenire affinché Agea, organismo pagatore accreditato alla gestione dei fondi, eroghi i contributi pregressi non ancora liquidati colmando i ritardi sopra citati ed eviti di ripeterli nelle future campagne.
(5-01094)


   GATTA, NEVI e ARRUZZOLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 22 marzo 2023 si è tenuta a Roma la XVII seduta del Comitato di Sorveglianza del Programma Operativo del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) 2014-2020, nell'ambito del quale è emerso che a fronte dell'obiettivo di completare i pagamenti al 31 dicembre 2023 risultano spese certificate per ciò che riguarda la quota dell'Unione europea pari a circa il 64 per cento del totale concesso all'Italia per l'intero settennio, mentre gli impegni assunti sono all'83 per cento;

   in virtù dell'Accordo multiregionale sul FEAMP, sottoscritto il 20 settembre 2016 tra Ministero e le regioni (quali organismi intermedi), è stata loro affidata poco più della metà della somma stanziata dall'Unione europea, pari a 537.262.559 euro. Le spese certificate da tali organismi sono al 58 per cento;

   una delle misure prevede una compensazione finanziaria [misura 5.68, paragrafo 3, Reg. (UE) 508/2014] agli operatori del settore della pesca danneggiati dalla guerra Russo-Ucraina;

   in questi ultimi 24 mesi molte sono le imprese che hanno dovuto affrontare notevoli difficoltà finanziarie e non sono infrequenti i casi di irregolarità contributive: il rischio è quello dell'inammissibilità delle istanze delle imprese con Durc irregolare;

   l'articolo 31, commi 3 e 8-bis, del decreto-legge n. 69 del 2013 e, per le imprese agricole, l'articolo 45 del decreto-legge n. 152 del 2021 dispongono che in sede di pagamento degli aiuti comunitari e nazionali, gli organismi pagatori sono autorizzati a compensare tali aiuti con i contributi previdenziali dovuti dall'impresa compresi interessi e sanzioni, erogando solo il residuo al beneficiario;

   è necessario mettere in campo ogni iniziativa possibile per fluidificare al massimo la spesa, evitando la vanificazione degli effetti della misura, con disimpegno e conseguente perdita di fondi a favore di altri Paesi –:

   se non ritenga opportuno, a fronte della verifica di un Durc irregolare delle imprese di pesca aderenti alla misura in premessa, e previo approfondimento della fattibilità tecnica, avvalersi della facoltà di intervento sostitutivo previsto dall'articolo 31, commi 3 e 8-bis, del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, e, per le imprese agricole, dall'articolo 45 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, anche sottoscrivendo un accordo compensativo tra il Ministero interrogato e gli enti previdenziali ed assistenziali, valevole per i pagamenti di cui lo stesso Dicastero esprime il ruolo e le funzioni di Autorità di gestione (FEASR e FEAMP).
(5-01095)


   VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   a due mesi della terribile alluvione che ha devastato la Romagna il quadro dell'agricoltura rimane preoccupante. L'alluvione ha devastato un territorio con 21 mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree più agricole del Paese con una produzione lorda vendibile della Romagna pari a circa 1,5 miliardi di euro all'anno che moltiplica lungo la filiera grazie ad un indotto di avanguardia, privato e cooperativo, nella trasformazione e distribuzione alimentare che è stato fortemente compromesso;

   nelle campagne alluvionate sono andati perduti raccolti su centinaia di migliaia di ettari di ortaggi, grano, orzo, mais, girasole, colza e soia, frutteti e vigneti. Si dovranno espiantare e reimpiantare 15 milioni di piante e ci vorranno anni prima che torneranno a produrre. Senza dimenticare le difficoltà del rilevante indotto nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione alimentare che fanno della Romagna la fruit valley d'Italia;

   nelle colline si fanno ancora i conti con circa mille frane attive con terreni agricoli distrutti, interi vigneti ed uliveti trascinati a valle e strade interrotte;

   la stima totale dei danni dell'alluvione in Emilia-Romagna si avvicina a 9 miliardi di euro, e i 2,5 miliardi stanziati dal Governo risultano insufficienti, la programmazione è impostata su tre anni mentre il commissario e la struttura sono incaricate per un anno soltanto, e la fase di emergenza è separata da quella della ricostruzione –:

   quali iniziative intenda adottare per reperire nuove e ulteriori risorse finanziarie necessarie a sostenere e a rilanciare la filiera agricola e le aziende agricole colpite dagli eventi alluvionali.
(5-01096)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   come noto, l'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito con modificazioni dalla legge 1° luglio 2021, n. 101, ha definito l'elenco degli interventi finanziati tra cui, alla lettera h), i «Contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura, della silvicoltura, della floricoltura e del vivaismo», con una dotazione complessiva di 1.203,3 milioni di euro per le annualità dal 2021 al 2026;

   con successivo decreto dipartimentale n. 170550 del 13 aprile 2022, il Masaf (ex Mipaaf) ha stabilito la ripartizione delle risorse riportate nel capitolo 7373, assegnando alla filiera della pesca e acquacoltura la somma di 50.000.000 di euro;

   con successivo provvedimento (decreto dipartimentale n. 229127) del 20 maggio 2022 sono stati adottati i criteri, le modalità e le procedure per l'attuazione dei contratti di filiera nel settore della pesca e dell'acquacoltura, cui ha fatto seguito il decreto direttoriale n. 300946 del 6 luglio 2022 recante l'approvazione dell'avviso pubblico e dei relativi allegati per la presentazione delle domande di accesso ai suddetti contratti di filiera per il settore della pesca e dell'acquacoltura;

   in risposta al suddetto avviso sono pervenute 24 domande di accesso alle agevolazioni in esame, di cui soltanto 18 sono state dichiarate ammissibili;

   di questi 18 programmi, 13 hanno richiesto aiuti ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera a), del decreto dipartimentale n. 229127 del 20 maggio 2022 e 5, invece, aiuti ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera b), del citato decreto dipartimentale n. 229127 del 2022;

   per i primi 13 programmi, rientranti nella lettera a), con decreto ministeriale n. 0333701 del 27 giugno 2023 è stata approvata la graduatoria dei Programmi che rientrano nel regime di esenzione previsto dalle pertinenti norme unionali;

   per i rimanenti 5 programmi, dato il valore superiore degli investimenti previsti, è stato necessario notificare preventivamente alla Commissione europea le suddette richieste di aiuto, per le quali la relativa graduatoria potrà essere adottata solo agli esiti della valutazione in atto presso l'esecutivo unionale;

   sulla base delle informazioni disponibili e desumibili anche dalla lettura dei provvedimenti sin qui adottati, l'intero fabbisogno necessario per soddisfare le richieste pervenute ammonta a poco meno di 130 milioni di euro, a fronte di una disponibilità di 50 milioni di euro –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per dare una risposta alle numerose cooperative e imprese del settore della pesca e dell'acquacoltura che, confrontandosi per la prima volta con questo strumento di politica economica, ideato a suo tempo per il solo settore agricolo, hanno progettato interventi che, all'interno della filiera, vanno dalla produzione alla trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici, con il sostegno anche di progetti di ricerca & sviluppo a supporto dell'innovazione necessaria per dare vita a processi produttivi in grado di competere con un mercato in forte evoluzione.
(5-01097)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   con decreto dirigenziale del Dipartimento Ambiente della regione Calabria, prot. 4180 del 29 marzo del 2010, è stata autorizzata la realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi in località «Pipino» nel Comune di Scala Coeli alla società privata Bieco S.r.l. con condizioni AIA prescriventi: «in relazione ad eventuali aree demaniali interessate dall'intervento, preliminarmente alla realizzazione degli interventi previsti nel progetto, vengano attivate tutte le procedure previste dalle vigenti normative per l'acquisizione delle stesse aree o per le necessarie concessioni»;

   la discarica, per cui si è concluso con controverso provvedimento di autorizzazione anche un progetto di ampliamento, è entrata in esercizio sebbene le aste demaniali occupate non siano state ancora sdemanializzate, per cui come da nota del 14 gennaio 2019 dell'Agenzia del Demanio alla regione Calabria Dipartimento Ambiente e Territorio l'utilizzo sine titulo di aree demaniali costituisce ipotesi di occupazione abusiva;

   la discarica insiste in un territorio inserito nell'elenco delle aree di vocazione turistica e agricola e nel Consorzio di tutela del marchio «D.O.P. Bruzio» tra vigneti, aranceti ed uliveti coltivati con il metodo dell'agricoltura biologica e gli ultimi allevamenti estensivi di razza podolica, a pochi passi da torrenti affluenti del fiume Nicà sfociante nel mare Ionio fra i comuni di Cariati e Crucoli;

   il 22 giugno 2023 si è verificata una grossa perdita di percolato dalla discarica finito nel torrente Capoferro e da qui nel Patia e nel fiume Nicà che scorrono accanto all'impianto di smaltimento di rifiuti della Bieco, per cui i comuni di Cariati e Crucoli hanno emesso un'ordinanza di divieto di pesca di tutte le specie ittiche, il divieto di balneazione nel tratto di mare, per la lunghezza di n. 1 chilometro, a sud della foce del fiume Nicà, nonché il divieto di approvvigionamento idrico dallo stesso corso d'acqua per gli animali domestici, di allevamento e per uso agricolo;

   secondo quanto appreso dalla stampa i liquami sono fuoriusciti da una tubatura che avrebbe ceduto; non sono ancora iniziate le operazioni di bonifica dei corsi d'acqua dal percolato fuoriuscito mentre la testa giornalistica «Il Crotonese» informa che «Il direttore del Dipartimento ambiente della regione Calabria, sabato 24 giugno c.a. aveva chiesto alla Bieco di procedere il più velocemente possibile per evitare che il percolato finisse nella falda acquifera che alimenta i pozzi usati nelle campagne e nelle aziende zootecniche causando danni irreparabili»;

   per cui, riporta «Il Crotonese» «l'azienda avrebbe dovuto inviare nella mattinata di domenica 25 giugno c.a. un piano di bonifica per permettere alla regione di verificarlo ed autorizzare lo smaltimento del percolato presso la Iam di Gioia Tauro, resasi disponibile a operare anche di domenica per superare l'emergenza»;

   dopo due settimane dal disastro la regione Calabria si decideva a convocare un tavolo tecnico in ragione «dell'eccezionalità dell'evento» e della «situazione emergenziale» determinata dalla fuoriuscita di 15.000 metri cubi di percolato, per cui ancora oggi autobotti vengono impegnati per aspirarlo con l'incognita, però, legata al maltempo: «se arrivasse una pioggia – avrebbe detto nel corso del tavolo tecnico il dirigente regionale preposto – gli argini di sabbia creati per confinare il percolato potrebbero sciogliersi e mandare a monte – o, in questo caso, a mare – tutto il lavoro»;

   dubbi sussistono, come ammesso allo stesso tavolo tecnico, circa il grado di permeabilità degli argini tali da scongiurare la fuga di materiale inquinante oltre la zona confinata;

   le prolungate attività di svuotamento degli invasi non hanno ancora reso possibile la caratterizzazione del sito e l'attività di bonifica, di cui peraltro nulla si sa ancora con certezza in merito alla tempistica e alle modalità, come sulle effettive cause del gravissimo sversamento di percolato dall'impianto di smaltimento di proprietà della Bieco s. r. l.;

   a distanza di settimane dallo sversamento di percolato persiste ancora il divieto di approvvigionamento idrico dalle acque del fiume Nicà per gli animali domestici, di allevamento e per uso agricolo –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti in premessa e quali iniziative urgenti intenda adottare per scongiurare l'ulteriore aggravarsi dei danni ambientali;

   se non ritenga opportuno trattare l'evento in premessa attraverso un intervento straordinario dichiarando di conseguenza lo stato di emergenza e nominando un commissario straordinario per la bonifica ambientale al fine di evitare i rallentamenti dovuti alla burocrazia;

   se intenda in ogni caso adottare iniziative di competenza perché la messa in sicurezza e la bonifica del territorio danneggiato dalla perdita ingente di percolato avvenga nel rispetto della normativa vigente.
(2-00188) «Baldino, Auriemma».

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROSATO, GADDA, DE MONTE, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2022 in Italia si è assistito ad un incremento del numero di impianti fotovoltaici di piccola taglia istallati con potenza media di 6 kilowatt, mentre come segnalato dal Renewable energy report del Politecnico di Milano mancano all'appello i grandi impianti fotovoltaici; a oggi le istallazioni di potenza superiore a 1 megawatt rappresentano lo 0,03 per cento del totale, quelle tra 10 kilowatt e 1 megawatt l'8,97 per cento e quelle inferiori ai 10 kilowatt il 91 per cento;

   il lungo iter autorizzativo sta bloccando la realizzazione di 780 progetti di fotovoltaico utility scale, ossia di taglia grande, pari o superiore a 10 megawatt, i quali complessivamente raggiungerebbero una potenza di 32,8 gigawatt;

   secondo la normativa vigente, è previsto un iter con una durata massima di 175 giorni per ottenere la valutazione di impatto ambientale, salvo eventuali necessità di integrazione documentale, per le quali è possibile aggiungere ulteriori 45 giorni;

   tale valutazione di impatto ambientale costituisce una tappa essenziale all'interno del più ampio procedimento autorizzatorio unico regionale, il quale non dovrebbe protrarsi oltre i 245 giorni dalla domanda;

   questi termini però sembrano non trovare riscontro nella realtà, considerando che alcuni progetti in attesa della valutazione di impatto ambientale e del procedimento autorizzatorio unico regionale sono stati presentati due anni fa a seguito dell'istituzione, attraverso il «decreto semplificazioni bis», di un processo nazionale per la valutazione di impatto ambientale oltre i 10 megawatt, mentre altri progetti ancora in attesa di autorizzazione sono stati presentati addirittura nel 2020;

   uno dei problemi maggiori – che, come segnalato da diversi studi, dovrebbe essere superato con un intervento normativo organico – attiene agli atti di assenso dei sovrintendenti nell'ambito dei procedimenti autorizzatori;

   una maggiore rapidità nell'iter di approvazione dei progetti fotovoltaici risulta necessaria per potenziare il mix energetico, diminuendo la dipendenza del nostro Paese dall'importazione di fonti fossili e riducendo i costi per cittadini e imprese, nonché per raggiungere gli obiettivi posti dall'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) trasmesso a Bruxelles, il quale indica come obiettivo il raggiungimento di 80 gigawatt di potenza fotovoltaica istallata entro il 2030, traguardo che imporrà un aumento di 55 gigawatt rispetto al 2022, ossia un avanzamento di circa 7 gigawatt all'anno –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di velocizzare gli iter autorizzativi a fronte di una sempre più crescente richiesta da parte della filiera delle rinnovabili di tempi certi e procedure definite, nonché dell'imperativo di garantire il raggiungimento dell'obiettivo di 80 gigawatt per il 2030.
(3-00523)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con atto n. 416-2023 la giunta regionale della Liguria l'11 maggio 2023 ha adottato lo schema di regolamento, recante «Disposizioni concernenti l'attuazione dei piani di bacino distrettuali, anche stralcio, per le aree a pericolosità da alluvione fluviale e costiera in attuazione dell'articolo 91, comma 1-ter 2, della legge regionale 21 giugno 1999, n. 18», approvato definitivamente il 29 giugno 2023, dopo aver acquisito il parere della commissione consiliare competente;

   il nuovo regolamento consente nelle aree inondabili a massima pericolosità – aree a pericolosità da alluvione elevata (P3) e media (P2), limitatamente ad aree a minor velocità e altezza idrometrica non ancora individuate e in ambiti di tessuto urbano consolidato – P3_0 e P2_0 – anche nuove costruzioni e ampliamento di quelle esistenti, prefigurando un oggettivo potenziale aumento del rischio alluvione;

   lo stesso regolamento dovrebbe rispettare il piano di gestione del rischio alluvioni dell'autorità di bacino distrettuale dell'Appennino settentrionale, che prevede specifiche misure di vincolo per evitare l'insediamento di nuovi elementi a rischio nelle aree allagabili;

   secondo quanto affermato dal preside della Scuola politecnica dell'Università di Genova, ingegner Giorgio Roth, in sede di esame del provvedimento in commissione: «Questo nuovo regolamento si basa su dati delle precipitazioni che sono vecchi di decenni» e ancora «(...) consentire nuove edificazioni nelle zone ad alta pericolosità come prevede il nuovo regolamento va contro il principio di cautela, perché con quei limiti di velocità e profondità sfido chiunque a stare in piedi»;

   già nel 2015 l'Ispra poneva in evidenza come circa il 9 per cento del suolo in aree a pericolosità idraulica risulta consumato a scala nazionale, mentre a livello regionale spicca la Liguria (con il 30 per cento) per il consumo di aree sia a rischio idraulico, sia che si trovano entro i 150 metri dai corpi idrici. Primati che espongono questa regione a un maggiore rischio di alluvioni;

   nel rapporto 2021 sul «Dissesto idrogeologico in Italia», l'Ispra rileva che 6,8 milioni di abitanti risiedono in aree a rischio alluvionale medio e 2,4 milioni vivono in zone alluvionali ad alto rischio, complessivamente il 15 per cento della popolazione italiana, con 2,1 milioni di edifici ricadenti in zone alluvionali ad alto e medio rischio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga, anche alla luce dei recenti eventi alluvionali in Emilia-Romagna e del contesto di fragilità del territorio ligure, di promuovere ogni iniziativa, per quanto di competenza, a salvaguardia del principio di cautela e per scongiurare qualsiasi ulteriore incremento del rischio alluvionale.
(3-00524)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da un articolo di Antonello Sechi del 7 luglio 2023 pubblicato sul quotidiano La Nuova Sardegna, il consigliere comunale di Golfo Aranci per il gruppo «Cambia con Noi», Andrea Viola, ha lanciato una petizione sul sito change.org per fermare la trasformazione in hotel di lusso del vecchio Semaforo di Capo Figari da parte della società Newfari srl, mobilitando i cittadini a difesa di un luogo simbolo del territorio e di valore storico per cui da anni si richiede una valorizzazione;

   la società New Fari srl, partecipando nel 2018 al bando pubblicato dalla Regione Sardegna, ha ottenuto la concessione trentennale degli immobili denominati «Ex Stazione di vedetta di Capofigari e Batteria Serra» con determinazione regionale n. 438/5902 dell'11 febbraio 2021 per la valorizzazione dei suddetti immobili;

   di fronte alla recente raccolta di firme Alessio Raggio, amministratore della società Newfari srl, in una lunga lettera ha reso nota la propria consapevolezza di avere a che fare con un bene identitario per i cittadini e ha dichiarato di voler mettere a disposizione l'esperienza della società che rappresenta per realizzare un ottimo lavoro sostenendo che il progetto «recepisce anche l'intesa formale tra Comune di Golfo Aranci, Soprintendenza e regione Sardegna che sancì nel 2019 la rifunzionalizzazione e valorizzazione in chiave turistica del sito» e che nel settembre 2020 il progetto era stato presentato «a una parte del consiglio comunale tra cui il sindaco nella sala consiliare di Golfo Aranci»;

   i consiglieri di minoranza della lista civica «Cambia con noi» del consiglio comunale di Golfo Aranci hanno quindi richiesto una seduta di consiglio comunale straordinaria per valutare collegialmente gli effetti e le problematiche connesse all'imminente ristrutturazione degli immobili concessi a privati nella ZPS di Capo Figari e metterne a conoscenza tutto il consiglio e la cittadinanza;

   il Semaforo (o faro) di Capofigari è conosciuto come uno dei «Luoghi del cuore del Fai»; è un'antica fortezza militare composta da una torretta circolare – il vecchio semaforo – e da un fabbricato che ospitava gli alloggi militari, conosciuta soprattutto perché dall'11 agosto 1932 fu utilizzata da Guglielmo Marconi per i suoi esperimenti dell'invio di segnali a onde corte per radiocomunicazioni, tanto che dal 1995 rivive per un giorno all'anno, in occasione dell'International Marconi Day, in cui alla fine di aprile gruppi locali di radioamatori ripercorrono collegamenti e trasmissioni tra più di 60 stazioni storiche marconiane in Italia e nel mondo;

   il sito in cui sorgono il Faro e la Batteria Serra (struttura militare della I guerra mondiale) è ritenuto uno dei luoghi identitari del territorio, meta di escursionisti che lo frequentano per il valore simbolico e per godere della cornice naturalistica e del panorama, e rientra nell'elenco nazionale delle zone ZPS (zone di protezione speciale) come da Decreto Ministeriale dell'8 agosto 2014 (Gazzetta Ufficiale n. 217 del 18 settembre del 2014) del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e, come riportato dal sito sardegnafari.wordpress.com, «l'area è soggetta a vincolo paesaggistico e la costruzione è soggetta a vincolo storico culturale ex Codice Urbani» –:

   in base a quali criteri il progetto di una struttura privata di lusso sia stato ritenuto compatibile con «la valorizzazione» dei luoghi assegnati;

   se sia stata verificata la coerenza del progetto per una zona definita ZPS;

   se l'aspetto estetico-costruttivo degli immobili sia tutelato e se le modalità di realizzazione delle strutture previste non incidano, danneggiandolo, sull'ambiente circostante.
(4-01308)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   GRAZIANO e BOLDRINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nel mese di aprile 2023 un aereo C-17 Globemaster proveniente dagli Stati Uniti avrebbe trasferito trenta nuove testate nucleari B61-12, per sostituire le vecchie B61-11, nelle basi Nato di Ghedi (Brescia), di Aviano (Pordenone) e di Incirlik in Turchia;

   si tratterebbe dell'ultima fase del piano di rinnovamento dell'arsenale nucleare statunitense su territorio europeo, nel contesto del programma Nato di condivisione nucleare tra Belgio, Germania, Olanda, Italia, Turchia e Stati Uniti;

   le testate nucleari B61-12 rappresentano una versione tecnologicamente più avanzata di quelle attualmente dislocate sul continente europeo, con una potenza regolabile da 0,3 a 50 kilotoni che possono esplodere anche sotto la superficie terrestre, aumentando la loro capacità distruttiva contro obiettivi sotterranei, fino a raggiungere l'equivalente di un'arma a scoppio in superficie con una resa di 1.250 kilotoni: circa 83 bombe come quelle usate a Hiroshima;

   queste nuove testate arrivano in Europa in un momento di grande tensione determinato dall'aggressione russa all'Ucraina e dalle ricorrenti minacce di uso di armi nucleari da parte del Cremlino –:

   se, qualora le informazioni in premessa siano esatte e note al Governo, lo stesso non ritenga che, in un momento così delicato nello scenario europeo e internazionale, il rafforzamento quantitativo e tecnologico del potenziale bellico nucleare presente sul nostro territorio possa esporre il nostro Paese e i suoi abitanti a seri rischi per la propria sicurezza e incolumità.
(5-01091)


   PELLEGRINI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina ha alzato l'attenzione della Difesa sulle operazioni belliche terrestri, acuendo la preoccupazione del comparto rispetto all'obsolescenza e alla carenza di mezzi, quali i carri armati;

   il conflitto in Ucraina e il suo protrarsi ha altresì causato la percezione di una minaccia immediata, provocando la corsa all'acquisto di nuovi armamenti da parte di molti Paesi;

   in tale contesto anche la Difesa e l'Esercito italiano, come riportano recenti notizie di stampa, «pressati dalla NATO», starebbero trattando l'acquisto di carri armati tedeschi Leopard 2 di livello A7/A8 e che tale trattativa sarebbe già in una fase avanzata;

   si tratterebbe di un accordo decisamente oneroso per un valore compreso tra i 4 e i 6 miliardi di euro per l'acquisto di un numero di carri armati non precisato, anche se fonti giornalistiche, a marzo 2023, riferivano la disponibilità dell'Italia all'acquisto di 250 carri armati Leopard 2;

   quanto descritto appare, a parere dell'interrogante, difficilmente conciliabile con il programma pluriennale A/R SMD n. 21/2022, approvato nel mese di settembre 2022, il cui avvio è previsto nel 2023 con conclusione nel 2034, relativo all'ammodernamento di 125 carri ARIETE in attesa del futuro carro armato europeo –:

   se una volta accertata la notizia riportata in premessa, non ritenga opportuno fornire il dettaglio dei termini dell'accordo con riferimento al numero di mezzi da acquistare e ai relativi costi, nonché provvedere celermente agli adempimenti di competenza affinché le commissioni parlamentari competenti possano esercitare il controllo sugli investimenti militari secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
(5-01092)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERGIO COSTA, TODDE, PELLEGRINI, FENU e CHERCHI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dal quotidiano «L'Unione Sarda» del 9 luglio 2023, in questi giorni a Capo Teulada, località Sa Portedda, nel poligono militare utilizzato per le esercitazioni della NATO, si sta tenendo una kermesse denominata «Extreme E», autorizzata dal Ministero della difesa e patrocinata dalla Regione Sardegna;

   l'area interessata è la stessa dove, a partire dal 27 aprile 2023, si è tenuta un'imponente esercitazione militare della NATO, denominata «Noble Jump», che ha visto il dispiegamento di ingenti quantità di uomini e mezzi militari: elicotteri da combattimento Tiger, schierati a protezione del fronte di avanzata dei carri armati Leopard, obici semoventi (noti come Panzerhaubitze 2000), veicoli da combattimento di fanteria, quasi tremila uomini in armi disposti sul terreno, ulteriori 500 mezzi a supporto; durante l'esercitazione si è creato un vero e proprio scenario di guerra, caratterizzato dal susseguirsi continuo, giorno dopo giorno, di esplosioni e spari, con l'utilizzo di una quantità di munizioni impressionante;

   secondo quanto riportato dal giornale, l'evento in questione è una competizione di fuoristrada elettrici – organizzata da Alejandro Agag, imprenditore ed ex politico spagnolo, promotore e attuale presidente del campionato automobilistico di Formula E – aperta ad un pubblico ristretto e selezionato, a cui viene consentito in via eccezionale l'accesso ad una zona normalmente proibita per chiunque;

   l'organizzatore dell'evento avrebbe affermato che «la serie di gare di fuoristrada elettrico torna nella familiare cornice dell'area di addestramento dell'Esercito Italiano a Capo Teulada», ponendo in evidenza l'esistenza di un rapporto singolare e privilegiato tra l'imprenditore e il dicastero della difesa –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire dettagliate informazioni sulle modalità con cui è stata concessa ad un soggetto privato la disponibilità di un luogo il cui accesso è normalmente precluso ai cittadini;

   quale tipo di supporto logistico ed organizzativo sia stato fornito dallo Stato agli organizzatori e a quanto ammontino i costi sostenuti dallo Stato per permettere la realizzazione dell'evento;

   se non ritenga di dover rivalutare l'opportunità di concedere l'utilizzo di questi luoghi, già oggetto di uno straordinario impatto ambientale causato dalle esercitazioni militari, per iniziative private che nulla hanno a che vedere con l'interesse pubblico.
(5-01098)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, MORFINO, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa di talune gravi dichiarazioni del Sottufficiale di Corpo del 232° Reggimento trasmissioni di Avellino, ad avviso dell'interrogante intrise di sessismo e discriminazione nei confronti delle militari;

   in particolare, il Sottufficiale avrebbe ripreso una soldatessa per la sua non corretta modalità di indossare la divisa;

   sebbene sia normativamente sancito all'articolo 720, comma 3 del Tuom il divieto per il militare di modificare o alterare l'uniforme, le parole utilizzate dal Sottufficiale di Corpo rivelano, a parere dell'interrogante, una mentalità retrograda, nonché la totale mancanza di rispetto per le donne che servono nella sua unità;

   con la legge n. 380 del 20 ottobre 1999, che ha finalmente permesso l'arruolamento femminile nella difesa militare dello Stato, allineando il nostro Paese agli altri Stati della Nato, è stato compiuto un importante passo verso la parità di genere;

   tuttavia episodi come quello denunciato, unitamente alle percentuali di presenze femminili nel Corpo ancora basse, che non rispecchiano la composizione della società, dimostrano come molta strada sia ancora da fare, in termini di inclusione e parità di genere;

   un ruolo determinante in tal senso rivestirebbero le attuali modalità di reclutamento, connotate da ampia discrezionalità e profili di potenziale discriminazione nei confronti delle candidate ai ruoli di ufficiale dell'esercito italiano;

   in particolare, negli ultimi due concorsi svoltisi, sembrerebbe che, con riferimento alla prova di efficienza fisica, siano stati sì previsti dei parametri inferiori per le donne rispetto agli uomini, ma non proporzionati al principio stabilito del 55 per cento della forza muscolare, come scientificamente provato, con l'inevitabile conseguenza dell'esclusione delle candidate dalla procedura concorsuale; senza considerare, ad avviso dell'interrogante, l'assoluto grado di discrezionalità nella valutazione di tali prove fisiche da parte delle commissioni esaminatrici;

   ad oggi una tale situazione non è accettabile: è doveroso un intervento atto a rimuovere ogni forma di discriminazione e ostacolo nei confronti delle militari –:

   se il Ministro interrogato, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, ritenga opportuno adottare, anche di carattere normativo, al fine di rimuovere ogni ostacolo nelle procedure di reclutamento delle militari e prevenire forme di discriminazione nei confronti delle stesse.
(4-01312)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   da un servizio de «Le Iene» del 17 novembre 2020 si apprende la particolare situazione del professor Carlo Gilardi, 90enne di Airuno (Lecco), conosciuto nella sua comunità per l'elevato spessore culturale, per i contributi poetici e letterari, per l'amore per la natura, nonché, soprattutto, per la grande umanità e solidarietà che non ha mai lesinato di mostrare nei confronti dei più deboli, ma che, paradossalmente, ad oggi, gli stanno costando la libertà;

   la sua condizione economica particolarmente favorevole gli ha consentito negli anni di esprimere concretamente la sua generosità rivolgendola sia ai più bisognosi, mediante azioni di ausilio economico o, addirittura, l'accoglienza presso la propria abitazione di chi ne fosse privo, che, più in generale, alla comunità del piccolo Paese che ha beneficiato di laute donazioni, sia di denaro che di beni (donazione di terreni per la realizzazione del parcheggio della scuola e di un parco integrato, oppure all'acquisto di un defibrillatore);

   circa cinque anni fa la sorella, più anziana di lui e unica parente vivente, allertata dalla banca per una serie di movimenti ritenuti sospetti sul suo conto corrente e preoccupata per la gestione del patrimonio del fratello, ha chiesto e ottenuto dal tribunale di Lecco la nomina di un amministratore di sostegno (ad oggi se ne sono succeduti cinque) per la tutela dei suoi interessi;

   secondo il Gilardi, tale provvedimento, di fatto, l'ha completamente inibito dall'adottare qualunque disposizione del suo patrimonio, fino al punto di negare l'accesso ai propri fondi anche per esigenze ritenute dall'amministrato primarie, ponendolo, quindi, in una condizione di «depressione morale» che lo ha portato ad esprimere ripetutamente la sua contrarietà alla nomina di un amministratore di sostegno fino al punto di decidere nel giugno 2020 di sottoporsi spontaneamente ad una perizia psichiatrica il cui esito ha accertato che «non emergono anomalie o segni di patologia (...) Il pensiero è privo di alterazioni (...) nessun segno di deterioramento mentale o cognitivo»;

   risulta agli interpellanti che, nel luglio 2020, il giudice tutelare abbia richiesto una consulenza tecnica d'ufficio per capire se l'amministrato avesse bisogno di ulteriori misure di tutela, mentre, contestualmente, l'amministratrice di sostegno, adducendo varie scuse, avrebbe continuato a negargli l'accesso al suo patrimonio, nonostante i suoi continui appelli ad assumere una condotta inversa;

   il 10 settembre 2020 il Gilardi, perfettamente nel pieno delle sue facoltà mentali, si è rivolto al proprio legale per revocare l'amministratrice di sostegno, denunciandone comportamenti non congrui con il suo incarico, tra i quali, ad esempio, un episodio risalente al 2018 in cui quest'ultima avrebbe effettuato un bonifico di euro 40.000 ad un nominativo lei conosciuto, bonificando tale cifra dal suo conto corrente;

   nell'occasione – secondo quanto riportato nell'esposto – nonostante il Gilardi avesse dichiarato che a suo avviso, da tempo, si stesse cercando di farlo dichiarare «incapace di intendere e volere» al solo fine di poter gestire liberamente il suo patrimonio, è stata negata al suo avvocato la possibilità di costituirsi in giudizio non ravvisando il giudice la necessità di una difesa;

   risulta, infatti, all'interrogante che all'avvocato, munito di regolare mandato del suo assistito, persona pienamente capace di intendere e di volere, sia sempre stata bocciata l'istanza di visibilità del fascicolo del procedimento dell'amministrazione di sostegno e ciò nonostante le azioni di reclamo presentate e rigettate dal tribunale;

   dal servizio televisivo si apprende, inoltre, che il 27 ottobre 2020, la nuova amministratrice di sostegno, senza preavviso, e disponendo un vero e proprio prelievo forzoso, abbia trasferito il Gilardi, in una Rsa;

   nel servizio è stato trasmesso un audio registrato durante il prelievo dal proprio domicilio da cui emergerebbe, la sua lucidità di pensiero e la piena capacità di intendere e di volere nell'esprimere la sua contrarietà al trasferimento forzoso presso la Rsa; si tratta di una circostanza, di cui non si comprende l'opportunità/necessità e che, oltre ad impedire alle persone care e al suo avvocato di visitarlo e avere notizie, lo pone ancora di più in condizione di confinamento sociale e umano che lo priva da anni dell'affetto e della solidarietà delle persone che hanno realmente a cuore la sua sorte;

   da quanto emerso dai media, sembrerebbe che l'unica sua «colpa» sia essere un anziano benestante e al contempo generoso;

   tra il 2021 e il 2023 il Garante nazionale dei diritti dei detenuti ha effettuato diverse visite alla casa di cura dove si trovava Carlo Gilardi e ha rivolto una raccomandazione alla Procura della Repubblica, auspicando, tra l'altro, la revisione delle misure adottate per la tutela di Carlo Gilardi e la determinazione di un più adeguato sistema di sostegno per il futuro;

   in data 20 settembre 2021, è stato depositato ricorso presso la Corte europea dei diritti dell'uomo invocando gli articoli 5 (diritto alla libertà e sicurezza) e 8 (diritto al rispetto della vita privata) della Convenzione, da parte del cugino e del Gilardi, ove si lamenta la messa sotto tutela giuridica del Gilardi e l'isolamento sociale che ne deriva;

   a fronte del suddetto ricorso, nel caso Calvi e Carlo Gilardi c. Italia (ricorso n. 46412/21) la Corte di Strasburgo ha rilevato una violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata) nei confronti del signor Gilardi. Nella specie, ha messo in luce come le autorità abbiano, in pratica, abusato della flessibilità dell'amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che l'ordinamento italiano assegna, con severi limiti, all'OSI (Trattamento sanitario obbligatorio), mediante ricorso abusivo all'amministrazione di sostegno –:

   quali iniziative di competenza urgenti il Ministro interpellato intenda porre in essere per risolvere la vicenda esposta in premessa in modo da porre fine agli abusi rilevati anche dalla Corte Edu nei confronti del signor Gilardi;

   se il Ministro interpellato non intenda attivarsi presso le autorità di cui in premessa, anche con iniziative ispettive, e se non intenda adottare iniziative normative urgenti al fine di modificare la disciplina dell'amministrazione di sostegno in modo che le suddette vicende non possano ripetersi in futuro.
(2-00187) «D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Cappelletti, Barzotti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   ENRICO COSTA e D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° aprile 2022, per accedere all'esame di abilitazione all'esercizio della professione, a tutti i nuovi iscritti al registro dei praticanti avvocato è stato imposto di seguire un nuovo corso obbligatorio con durata minima di 160 ore, da affiancare ai 18 mesi di pratica forense;

   l'obbligo è previsto dall'articolo 43 della legge n. 247 del 2012, mentre la disciplina dei corsi di formazione è stata specificata con il decreto ministeriale n. 17 del 2018;

   l'entrata in vigore di questa disciplina era stata inizialmente posticipata al 2020, sempre con un decreto ministeriale (n. 133 del 2018) e nuovamente posticipata all'anno 2022 con il decreto ministeriale n. 80 del 2020;

   sull'organizzazione dei corsi e sulla offerta didattica è lasciata libertà ai diversi consigli dell'ordine, i quali hanno l'unico obbligo di rispettare le linee guida del Cnf e di garantire la partecipazione dei richiedenti;

   questo, però, stona con alcuni corsi previsti a «numero chiuso», che costringono così gli sfortunati esclusi a dover virare su corsi «aperti» geograficamente più distanti;

   è anche rimessa alla discrezionalità dei singoli consigli forensi la possibilità di richiedere un contributo economico per sostenere il corso, frapponendo così tra il praticante e il conseguimento del titolo un ulteriore ostacolo, di tipo anche economico;

   tale normativa si trova in netta controtendenza sia con gli altri percorsi di accesso agli ordini professionali, sia con la disciplina di concorsi di secondo grado come quello in magistratura;

   se, infatti, da un lato si è più volte intervenuti per rendere «abilitanti» diversi titoli di studio (odontoiatria, farmacia, medicina veterinaria, psicologia), dall'altro si è proceduto a ridimensionare i requisiti per l'accesso al concorso in magistratura, per il quale si esclude il requisito alternativo dei 18 mesi di tirocinio presso la scuola di specializzazione per le professioni legali, di fatto ridimensionandolo a concorsi «di primo grado»;

   misure di liberalizzazione e semplificazione che stonano con il percorso che incombe per gli aspiranti avvocati, visto peraltro che il decreto-legge n. 228 del 2021 ha previsto, all'articolo 8, proroghe per l'esame di avvocato, ma nessuna misura per i corsi di formazione –:

   se siano previste iniziative di competenza sulla disciplina dei corsi di formazione, volte all'abrogazione dell'obbligatorietà degli stessi ovvero, in alternativa, al superamento del corso come titolo equivalente al certificato di compiuta pratica, eliminando quindi la possibilità di corsi a «numero chiuso» o di «contributi economici volontari».
(5-01100)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2023 viene stipulata una convenzione tra il Ministero della giustizia, il Ministero dello sviluppo economico e Poste Italiane, per l'erogazione di servizi quali il deposito telematico di procedimenti civili di volontaria giurisdizione. Con la convenzione, si dà avvio a un periodo di sperimentazione di sei mesi nei quali Poste eroga il servizio di deposito dell'istanza di nomina dell'amministratore di sostegno e del deposito di rendiconto periodico con contestuale raccolta di atti e documenti nonché il loro invio al competente ufficio giudiziario;

   trascorso il periodo sperimentale, dovrebbe diventare operativo il nuovo «tribunale on line» dedicato al deposito telematico, anche direttamente dai cittadini, dei procedimenti civili di volontaria giurisdizione;

   alcune procedure appaiono tuttavia irrealistiche: non viene data contezza di chi procederà alla verifica che il ricorso compilato dal cittadino e portato agli uffici postali sia redatto a norma di legge; agli operatori delle poste, pur non avendo poteri giurisdizionali sul ricorso, appare riconosciuto il potere di stabilire la competenza del tribunale nonché erogare la sanzione di «irricevibilità del ricorso» qualora ritengano che sia presentato al tribunale sbagliato; in caso di invio da parte del personale dell'ufficio postale all'errato ufficio giudiziario da loro individuato, non è previsto alcun tipo di rimedio alla conseguente irricevibilità del ricorso;

   sulla questione l'interrogante ha già presentato due interrogazioni, alle quali il Ministero ha risposto in modo apparentemente contraddittorio: il 26 maggio 2023 ha dichiarato: «Poste Italiane non effettua alcun trattamento dei dati» dei cittadini «per quanto concerne poi il progetto tribunale on line [...] non è prevista alcuna delega di funzioni a Poste Italiane»; il 22 giugno, invece, ha dichiarato: che «i preposti di Poste italiane sono autorizzati dalla legge ad acquisire e trattare dati personali»;

   il personale di Poste verrebbe così a conoscenza di dati personali sensibili, come lo stato d'incapacità di persone fisiche, le motivazioni che lo determinano, la loro storia clinica nonché i relativi legami famigliari dei beneficiari e la situazione del loro patrimonio e reddito –:

   quali siano i reali ambiti di operatività del progetto «tribunale on line» e, conseguentemente, quali siano le procedure del progetto vista la delicata questione del trattamento dei dati personali dei cittadini rispetto ai poteri affidati ai dipendenti di Poste in ordine alla competenza dei tribunali e alla irricevibilità degli atti.
(5-01101)


   VARCHI, MASCHIO, BUONGUERRIERI, DONDI, LA SALANDRA, PALOMBI, PELLICINI, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il processo penale telematico entra nel vivo con le 103 differenti tipologie di atti processuali che potranno essere depositati attraverso il portale dei depositi penali (Pdp), da parte dei difensori negli uffici della procura della Repubblica presso il tribunale, della procura europea, della procura generale presso la Corte d'appello, del giudice di pace, del tribunale e della Corte d'appello;

   è stato, infatti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 155/23 del 5 luglio 2023 il cosiddetto «decreto dei cento atti», recante la previsione di cento nuovi atti suscettibili di deposito telematico, che definisce le specifiche e amplia in modo considerevole il numero di atti che dovranno essere depositati esclusivamente a distanza;

   il decreto, specifica una nota del Ministero della giustizia, consentirà all'avvocatura di depositare atti nativi digitali e documenti in modalità telematica, senza necessità di recarsi presso gli uffici giudiziari, con significativo risparmio di tempo e di spesa;

   la digitalizzazione del sistema giustizia, dunque, va avanti ma non senza criticità: lo scorso 30 giugno 2023 è entrato in vigore il progetto di estensione del Pct, il Processo civile telematico, per i giudici di pace, come previsto dalla cosiddetta riforma Cartabia. Già nei giorni precedenti, però, in quasi tutti gli uffici giudiziari d'Italia si registrava un aumento dei tempi di fermo del sistema informatico, tra blocchi e sospensione del servizio per aggiornamenti;

   lo stesso presidente del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha emesso un provvedimento in cui evidenziava le «oggettive problematiche all'utilizzo del Pct sia da parte delle cancellerie che da parte dei Gop» e autorizzava «al deposito con modalità non telematiche degli atti processuali e dei documenti ivi allegati, compresa la nota di iscrizione a ruolo» e «a celebrare le udienze e a redigere e depositare i provvedimenti con modalità cartacea»;

   il blocco del sistema non è l'unico problema registrato; ci sono anche prassi da collaudare ulteriormente, compresa la stessa formazione degli operatori del diritto, che, se in molti casi ha raggiunto livelli accettabili per la trattazione del Pct, in altri casi deve essere perfezionata –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per adottare un protocollo nazionale da attuare in caso di malfunzionamento del portale del deposito telematico degli atti giudiziari, garantendone la validità.
(5-01102)


   PITTALIS e CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio per il processo (Udp) è una struttura complessa composta da risorse eterogenee che si distingue per la presenza di personale amministrativo, giudici onorari e tirocinanti, cui sono assegnati compiti differenti per qualifica e competenze;

   il legislatore ha scelto un «ufficio per il processo» di supporto ai magistrati, pensando di risolvere il problema del sovraccarico attraverso l'apporto dei tirocinanti (impiegati con finalità formativa per un periodo di 18 mesi), di risorse amministrative e dei magistrati onorari, le cui unità, tuttavia, scarseggiano, senza investimento di risorse aggiuntive (decreto-legge n. 179 del 2012);

   gli Udp svolgono importanti mansioni: nei tribunali ordinari e Corti d'appello, coadiuvano i magistrati e, sotto la loro direzione, compiono gli atti preparatori per l'esercizio della funzione giudiziaria, quale studio dei fascicoli e preparazione dell'udienza, l'approfondimento giurisprudenziale, la predisposizione delle bozze dei provvedimenti, l'assistenza ai fini dell'analisi delle pendenze e dei flussi delle sopravvenienze, monitoraggio e verifica delle comunicazioni e notificazioni. Forniscono supporto al magistrato nell'accelerazione dei processi di innovazione tecnologica. Nelle corti d'appello l'Udp effettua uno spoglio preliminare dei fascicoli ai fini della valutazione dell'improcedibilità ex articolo 344-bis del codice di procedura penale. Presso la Cassazione assiste allo spoglio dei ricorsi per verificare l'urgenza nella trattazione, con particolare riferimento all'improcedibilità ex 344-bis del codice di procedura penale;

   presso le sezioni distrettuali e circondariali del tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, oltre a svolgere le funzioni di componente del collegio della sezione distrettuale, nei casi previsti, i giudici onorari hanno delega su funzioni di conciliazione, informazione sulla mediazione familiare, ausilio del giudice all'ascolto del minore, sostegno ai minorenni e alle parti, nonché raccordo con gli ausiliari del giudice;

   evidente il proficuo impiego nelle attività in posizione di maggior contiguità rispetto al momento giurisdizionale vero e proprio, quali studio e predisposizione di schede dei fascicoli e dei procedimenti, esame di istanze, analisi orientamenti giurisprudenziali, predisposizione di bozze di provvedimenti che ha restituito come risultato un importante incremento del numero dei provvedimenti;

   il decreto-legge n. 13 del 2023 (cosiddetto «decreto PNRR») ha prorogato la durata dei contratti degli addetti Udp, estendendola da trentuno a trentasei mesi;

   la stabilizzazione di questo prezioso personale costituisce un appuntamento che non può essere mancato per perseguire l'obiettivo dell'abbattimento dell'arretrato e della durata dei procedimenti –:

   se e quali iniziative intenda assumere in merito alla stabilizzazione degli addetti all'ufficio del processo.
(5-01103)


   GALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato l'11 dicembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico distrettuale per l'assunzione n. 2.700 cancellieri esperti;

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico distrettuale per l'assunzione di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   dopo alcuni parziali scorrimenti delle graduatorie dei due sopra citati concorsi, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2023 «Il Ministero della giustizia – Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi è autorizzato ad indire procedure di reclutamento e ad assumere a tempo indeterminato le unità di personale indicate nella Tabella 16 allegata, che costituisce parte integrante del presente provvedimento»;

   gli idonei del concorso pubblico per cancelliere esperto sono stati chiamati a scegliere la sede lavorativa al fine di prendere servizio nel prossimo mese di settembre 2023;

   contrariamente a quanto annunciato con specifici provvedimenti del Direttore generale (P.d.g.) ed atteso dagli aventi diritto, non si è trattato di uno scorrimento integrale della graduatoria dei cancellieri esperti, in quanto, secondo quanto consta all'interrogante, nel distretto di Corte d'appello di Messina risulterebbero esclusi n. 8 soggetti risultati idonei, mentre nel distretto di Corte d'appello di Catanzaro ne resterebbero esclusi n. 16;

   in riferimento invece allo scorrimento delle graduatorie distrettuali per il concorso avente ad oggetto il profilo di direttore, non risulta avviata alcuna procedura –:

   quali elementi il Ministro interrogato intenda fornire relativamente allo scorrimento delle graduatorie del concorso per direttore di cancelleria, alla conseguente assunzione dei candidati giudicati idonei ed all'assunzione dei soggetti risultati esclusi dalla scelta della sede e dalla immissione in servizio quali cancellieri esperti, con particolare riferimento allo scorrimento delle graduatorie per i distretti di Corte d'appello di Messina e di Catanzaro.
(5-01104)


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2023 è divenuto obbligatorio il deposito telematico degli atti del processo presso gli uffici del giudice di pace, sia per i nuovi procedimenti sia per quelli pendenti;

   l'Ordine degli avvocati di Roma ha contestato l'impreparazione degli uffici e il sistema al momento non è funzionante, pertanto sarebbe stata auspicabile una proroga dell'entrata in vigore delle nuove norme;

   vi è il rischio che i processi si possano bloccare, con conseguenze disastrose in termini di risposta alla domanda di giustizia;

   i principali uffici dei giudici di pace versano in una drammatica situazione. La formazione del personale, organizzata per lo più tramite corsi da remoto, ha coinvolto solo una parte degli uffici;

   sarebbe opportuno, pertanto, per evitare gravi conseguenze, adottare temporaneamente il sistema del «doppio binario», ossia consentire anche il deposito cartaceo degli atti;

   sotto altro profilo, risultano preoccupanti le limitazioni e i criteri redazionali per la formulazione degli atti giudiziari imposti agli avvocati dallo schema di regolamento del Ministero, adottato in attuazione dei due criteri di delega (articolo 1, comma 17, lettere d) ed e)) operato con il decreto legislativo n. 149 del 2022;

   l'obiettivo dichiarato dello schema di regolamento, ovvero favorire la chiarezza e la sinteticità degli atti giudiziari civili, non viene raggiunto in modo efficace. Le norme contenute nel regolamento, che riguardano i limiti dimensionali e le regole tecniche redazionali, non contribuiscono adeguatamente né alla chiarezza né alla sinteticità degli atti giudiziari;

   i criteri redazionali imposti dal regolamento si traducono in limitazioni del diritto di difesa, che non può essere attuato al meglio da parte degli avvocati difensori, penalizzati dal numero circoscritto di pagine e di parole degli atti giudiziari;

   dai dati raccolti dal Cnf, 17 paesi su 20 analizzati non hanno limiti di pagine, e i restanti 3 Paesi, Grecia, Spagna e Paesi Bassi hanno limiti derogabili –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per limitare gli effetti penalizzanti sul sistema giustizia e sull'attività svolta dagli addetti ai lavori, derivanti dall'entrata in vigore del processo civile telematico presso il giudice di pace e del regolamento del Ministero della giustizia sui criteri redazionali nella formazione degli atti giudiziari, che, considerando il contesto ancora impreparato ad accogliere le novità introdotte, rischiano di tradursi in una compressione delle garanzie di difesa, a discapito degli utenti finali, i cittadini.
(5-01105)


   GIANASSI e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha più volte richiamato l'importanza degli investimenti sul carcere e sulle misure alternative alla esecuzione in carcere, nonché sulla giustizia riparativa;

   la legge di bilancio per il 2023, legge n. 197 del 2022, al comma 856 dell'articolo 1, frutto dell'approvazione di un emendamento del Partito democratico, istituisce nello stato di previsione del Ministero della giustizia un fondo, con dotazione di 4 milioni di euro per il 2023 e 5 milioni di euro per il 2024 e 2025, destinato al finanziamento di progetti volti al recupero e al reinserimento dei detenuti e dei condannati, anche mediante l'attivazione di percorsi di inclusione lavorativi e formativi, anche in collaborazione con le istituzioni coinvolte, con le scuole e le università, nonché con i soggetti associativi del terzo settore, all'assistenza ai detenuti, agli internati e alle persone sottoposte a misure alternative alla detenzione o soggette a sanzioni di comunità e alle loro famiglie, contenenti iniziative educative, culturali e ricreative, alla cura e all'assistenza sanitaria e psichiatrica, in collaborazione con le regioni, al recupero dei soggetti tossicodipendenti o assuntori abituali di sostanze stupefacenti o psicotrope o alcoliche, nonché all'integrazione degli stranieri sottoposti ad esecuzione penale, alla loro cura e assistenza sanitaria;

   si trova traccia di questo stanziamento in un passaggio contenuto nel «piano integrato di attività e organizzazione per il triennio 2023-2025», di cui all'articolo 6 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, redatto dal gabinetto del Ministro della giustizia, dove si parla della definizione di un piano per l'incremento delle attività di recupero e reinserimento socio-lavorativo delle persone in esecuzione penale, anche attraverso l'utilizzo integrato del fondo ad hoc istituito nello stato di previsione del Ministero della giustizia dall'articolo 1 comma 856 della legge di bilancio per il 2023, degli stanziamenti della Cassa delle ammende e dei fondi strutturali e di investimento europei;

   il decreto attuativo del Ministero della giustizia necessario alla ripartizione dei fondi doveva essere emanato entro trenta giorni dall'approvazione della citata legge n. 197 del 2022;

   si deve altresì tener conto del necessario rispetto dei tempi e degli impegni assunti con la loro approvazione per il PNRR –:

   a che punto sia lo stato di attuazione della disposizione richiamata in premessa e – più in generale – quale sia lo stato di attuazione delle riforme del processo penale, civile, dell'ordinamento giudiziario e della giustizia riparativa approvate nella scorsa legislatura.
(5-01106)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   in Italia negli ultimi anni si sono verificati numerosi incidenti gravi e anche mortali a causa dell'angolo cieco dei mezzi pesanti, ovvero la limitata o nulla visibilità che i conducenti hanno su determinate zone intorno al loro veicolo;

   questo risulta particolarmente pericoloso in contesti urbani, dove i mezzi pesanti condividono la strada con pedoni e veicoli più piccoli come le biciclette. Dall'inizio dei 2023, su tutto il territorio italiano, si sono registrate 86 vittime tra i ciclisti di cui 4 a Milano, queste ultime tutte causate da camion e betoniere (a cui va aggiunta l'uccisione di una donna a piedi, investita da un camion in retromarcia). A livello nazionale gli incidenti mortali causati da autocarri sono stati 17;

   il Piano nazionale della sicurezza stradale (PNSS 2030), approvato lo scorso anno dal Cipess su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, pone una particolare enfasi sull'impatto della circolazione dei veicoli pesanti sulla sicurezza stradale dell'utenza più vulnerabile della strada nelle città, in particolare sul «Sistema di rilevamento punto cieco (Blind Spot Warning, BSW)» e l'«Avviso di collisione con pedoni e ciclisti (Moving Off Inhibit System, MOIS)»;

   il costo dell'installazione di un kit per eliminare un angolo cieco su un mezzo pesante è di poche centinaia di euro;

   la città di Londra ha introdotto norme a partire dal 2021 che consentono l'accesso solo ai mezzi pesanti che rispettano determinati standard di sicurezza, inclusa la soluzione dell'angolo cieco. Questo ha determinato una significativa riduzione del numero di incidenti mortali che coinvolgono biciclette e pedoni causati dai camion;

   il consiglio comunale di Milano ha approvato a gennaio 2023 un ordine del giorno che impegna il sindaco e la giunta a incentivare l'equipaggiamento del kit di eliminazione dell'angolo cieco e a limitare l'accesso in città ai mezzi pesanti che ne sono sprovvisti;

   nonostante l'Unione europea abbia emanato una direttiva nel 2022 che impone l'adozione di tecnologie per eliminare l'angolo cieco sui i nuovi mezzi pesanti immessi sul mercato a partire da luglio 2024, considerando la lunga vita operativa di questi veicoli (la metà dei mezzi pesanti in circolazione ha più di 15 anni), potrebbero passare decenni prima che tutti i camion in circolazione ne siano equipaggiati;

   nella riforma del codice della strada annunciata dal Ministro Salvini, non figura nessuna di queste misure –:

   se il Governo consideri questa situazione un'emergenza di sicurezza dei cittadini e dei ciclisti italiani;

   se il Governo non ritenga di dover dare seguito al Piano nazionale della sicurezza stradale, adottando iniziative di competenza volte ad obbligare i mezzi pesanti a equipaggiarsi con kit per eliminare l'angolo cieco, così da garantire strade più sicure per tutti.
(2-00190) «Quartapelle Procopio, Sarracino, Roggiani, Cuperlo, Tabacci, Marino, Stefanazzi, Andrea Rossi, Forattini, Di Sanzo, Gribaudo, Gianassi, Carè, Guerini, Malavasi, Simiani, Laus, Stumpo, Serracchiani, Scarpa, Toni Ricciardi, Porta, Bakkali, D'Alfonso, Mauri».

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende dei gravi disagi subiti dai comuni costieri sardi a spiccata vocazione turistica della bassa valle del Coghinas, in particolare Valledoria, Castelsardo e Badesi, i quali, a causa dei rilasci di acqua e fango provenienti dai due sbarramenti delle dighe di Muzzone e di Casteldoria per consentire l'esecuzione di lavori di ristrutturazione a opera dell'Anas sul ponte Diana a Oschiri, per oltre un mese hanno visto le acque di balneazione prospicienti la costa del golfo dell'Asinara colorarsi di marrone;

   il tutto a causa dei rilasci dalla diga di Casteldoria, necessari per abbassare il livello della diga di Muzzone, che hanno trascinato alla foce una vera e propria colata di fango, e creato fastidi alla popolazione locale e notevoli disagi ai turisti, costretti a chilometri in auto per poter godere delle acque cristalline sarde: quanto accaduto starebbe ponendo a rischio la stagione turistica in corso, ma soprattutto starebbe arrecando un evidente danno all'immagine ai comuni della zona, la cui economia è basata sul turismo marittimo;

   i lavori per la ristrutturazione e messa in sicurezza del ponte Diana sul lago Coghinas si sarebbero resi necessari a causa della situazione in cui si trova il ponte, caratterizzato da una struttura portante realizzata in calcestruzzo armato, costituita da una serie di telai a sostegno delle travi di impalcato, nella cui parte centrale è presente una struttura ad arco avente luce pari a 40 m circa; le strutture portanti dell'opera, in seguito a verifiche tecniche effettuate, mostrano importanti segni di degrado dovuti al fenomeno della carbonatazione del calcestruzzo e di corrosione delle armature metalliche; fra gli interventi complementari è stato individuato in particolare lo svaso del lago del Coghinas sino alla quota di +152 m s.l.m.;

   le verifiche relative alla fattibilità dell'opera hanno evidenziato i possibili effetti critici dei lavori: oltre all'interdizione al traffico, che obbliga gli abituali fruitori dell'infrastruttura a utilizzare percorsi alternativi, con significativi allungamenti dei tempi di spostamento, anche i potenziali impatti, sulle utenze a valle, e connessi alla fase di svuotamento dell'invaso;

   i lavori citati, a seguito di Via presentata in data 7 gennaio 2022, sono iniziati con notevole ritardo e non è dato sapere per quanto è previsto il termine;

   si ritiene indispensabile garantire la buona riuscita della stagione turistica per i comuni a valle del Coghinas, a ogni evidenza la buona qualità della balneazione risulta essenziale in tal senso;

   vanno considerate altresì le esigenze dei comuni a monte, primo fra tutti Oschiri, che subisce le limitazioni connesse alla viabilità alternativa derivante dal prolungarsi sine die dei lavori di ristrutturazione del ponte Diana –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire per sospendere i lavori di riqualificazione del ponte Diana fino al termine della stagione turistica estiva e adottare iniziative affinché, alla ripresa di essi, la ristrutturazione proceda celermente, nel pieno rispetto dei tempi stabiliti per consentire la riapertura del traffico, attesa da oltre un anno, e il ritorno alla normalità per tutte le comunità interessate.
(4-01307)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la città di Fano, comune della provincia di Pesaro e Urbino, con circa 60.000 abitanti è la terza città più popolosa delle Marche;

   nella giornata di venerdì 7 luglio 2023, il Siulp (Sindacato italiano unitario dei lavoratori della polizia) ha organizzato di fronte al Commissariato di Polizia di Fano un sit-in di protesta, al quale hanno preso parte numerosi appartenenti alle forze dell'ordine, al fine di sollecitare un intervento da parte delle Istituzioni in merito all'annoso problema relativo all'inadeguatezza del numero di organico del Commissariato ma anche alla redistribuzione dei nuovi agenti assegnati negli ultimi 18 mesi in provincia;

   l'ultimo piano nazionale di riorganizzazione dei presidi di Polizia prevede per il Commissariato di Fano 43 operatori di Polizia, dei quali 23 nel ruolo di agenti assistenti, 10 nel ruolo di sovrintendenti, 10 nel ruolo ispettori, oltre a 1 dirigente;

   la suddetta pianta organica si è dimostrata nel tempo palesemente inadeguata e ciò trova conferma anche dal raffronto con altre piante organiche di comuni della stessa regione, a minore densità abitativa ma omogenei per problematiche di sicurezza;

   secondo quanto esposto dall'anzidetto sindacato, il numero degli agenti in servizio effettivo è pari a 37, rispetto ai 43 previsti dalla pianta organica, mentre l'età media degli agenti si attesta intorno ai 50 anni, con una media di 55 anni per Sovrintendenti e Ispettori;

   da gennaio 2020 ad oggi, si è verificato un considerevole depotenziamento operativo del Commissariato: 14 operatori di Polizia del ruolo ordinario (escludendo ruoli tecnici, specializzati e personale civile) hanno lasciato il Commissariato per trasferimento ad altre sedi o perché collocati in quiescenza, mentre, nello stesso periodo, sono stati assegnati solo 8 operatori destinati a svolgere servizi esterni;

   un altro uomo, dal 18 luglio 2023, sarà destinato al ruolo degli agenti assistenti, rappresentando l'unica redistribuzione di agenti negli ultimi 18 mesi;

   per la fine di ottobre, un altro vice sovrintendente e un altro agente scelto non saranno più in forza presso il ridetto Commissariato: il primo collocato in quiescenza, il secondo vincitore di concorso;

   con l'arrivo di un solo nuovo operatore, il Commissariato di Fano avrà così 16 operatori del ruolo agenti assistenti rispetto ai 23 previsti;

   la situazione testé descritta determina sovente la totale assenza di volanti in alcuni quadranti e pertanto rende impossibile garantire con efficacia e continuità il controllo del territorio, comporta inoltre problematiche anche per la gestione degli uffici, tenendo conto che il Commissariato di Fano è chiamato a garantire: servizi di ordine pubblico, delicate attività investigative, molteplici attività amministrative, con sole 2 unità presso l'Ufficio immigrazione, 3 presso l'Ufficio informativa, 5 presso l'Ufficio Polizia anticrimine –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere in merito alla inadeguatezza della pianta organica del Commissariato di Polizia di Fano e, nell'immediato, in merito alla migliore distribuzione del personale nei tre presidi provinciali di Pesaro, Fano e Urbino, considerando che recentemente sono stati assegnati alla Questura di Pesaro 8 agenti e 4 vice sovrintendenti.
(4-01309)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata:


   DALLA CHIESA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la questione del precariato nella scuola costituisce una delle maggiori emergenze del sistema scolastico: secondo i dati diffusi dal Ministero dell'istruzione e del merito, elaborati a novembre 2022, i posti supplenti per l'anno 2022 erano 217.693, anche se, da fonti della stampa specializzata, si apprende che i dati relativi all'anno scolastico 2021/2022 indicano un numero di circa 225 mila docenti con contratto a tempo determinato su circa 900 mila complessivi;

   dall'anno scolastico 2015/2016, le cattedre a tempo determinato sarebbero aumentate di circa il 112 per cento, portando il tasso di precarietà a una percentuale del 25 per cento;

   la percentuale di docenti precari costituisce un aspetto tanto più grave se si fa riferimento alle cattedre del sostegno: ben il 59 per cento degli studenti con disabilità ha cambiato insegnante nel corso dell'anno scolastico;

   la questione del precariato va affrontata da un duplice punto di vista, perché se, da un lato, penalizza i lavoratori (che pure devono avvertire il dovere di non rifiutare l'insegnamento in territori non immediatamente vicini alla residenza), dall'altro mina fortemente la qualità del servizio di istruzione, soprattutto per quel che riguarda la continuità didattica, così che le conseguenze del fenomeno ricadono prima di tutto sugli studenti, soprattutto sui più fragili;

   ricadute negative si registrano anche in termini finanziari per il sistema, oltre che in termini di capacità di raggiungere risultati organizzativi e didattici;

   un percorso di stabilizzazione del personale, da anni precario, porterebbe un aumento importante della qualità della vita scolastica, aiutando a restituire al docente la funzione di riferimento che gli conviene, anche questa svantaggiata dal precariato e dall'impossibilità di stabilire rapporti continuativi e profondi con gli studenti;

   anche alla luce del contesto sociale fortemente cambiato e più complesso, il ruolo della scuola quale agenzia educativa, e non solo formativa, è diventato oggi ancora più rilevante: essa deve costituire un osservatorio principale per cogliere i segnali di disagio dei ragazzi e per aiutarli a identificare il proprio talento e la propria vocazione. Questo non può succedere in un contesto in cui le figure di riferimento, l'autorità, cambia nei casi migliori ogni anno e nei casi peggiori ogni pochi giorni –:

   quale strategia intenda adottare al fine di limitare il più possibile il ricorso al personale precario e di stabilizzare i docenti precari in possesso dei titoli richiesti, per una scuola di qualità che tenga presente il benessere della popolazione scolastica e, soprattutto, il ruolo sociale dei docenti e della scuola.
(3-00528)


   MIELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   gli asili nido e le scuole dell'infanzia, oltre a essere fondamentali per l'educazione, la socialità e lo sviluppo di bambine e bambini fino a sei anni di età, costituiscono un servizio essenziale per le famiglie e, quindi, per le donne che lavorano;

   è compito dello Stato riconoscere a bambine e bambini il diritto all'educazione fin dalla nascita e garantire un percorso educativo unitario e adeguato alle caratteristiche e ai bisogni formativi di quella fascia d'età, anche grazie a spazi e ambienti di apprendimento innovativi;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la missione 4-c1 – investimento 1.1, ha inteso aumentare l'offerta educativa nella fascia 0-6 su tutto il territorio nazionale, attraverso la costruzione di nuovi asili nido e nuove scuole dell'infanzia o la messa in sicurezza di quelli esistenti, in modo da migliorare la qualità del servizio;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato per asili nido e scuole dell'infanzia 3,7 miliardi di euro per interventi infrastrutturali e 900 milioni di euro per il potenziamento dei servizi nella fascia di età 0-6 anni. La quota assegnata al Mezzogiorno è circa il 55 per cento delle risorse complessive. Il fine di tale investimento è raggiungere l'obiettivo europeo del 33 per cento relativo ai servizi per la prima infanzia, colmando il divario oggi esistente sia per la fascia 0-3 che per la fascia 3-6 anni;

   questo Governo, nella consapevolezza dell'importanza dell'investimento, ha sempre manifestato la sua ferma intenzione di voler spendere nel modo più efficace tutti i fondi messi a disposizione dall'Unione europea, al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il 30 giugno 2023 scadeva una milestone importante, ovvero, il termine di aggiudicazione degli appalti in essere PNRR per gli asili nido;

   si sa che, in questi giorni, il Governo ha avuto delle interlocuzioni con la Commissione europea per preservare l'intero investimento, anche attraverso un monitoraggio costante e continuo sullo stato delle procedure di affidamento dei lavori;

   è interesse del Parlamento conoscere con tempestività e trasparenza i dettagli del piano asili nido e scuole dell'infanzia e, soprattutto, gli eventuali interventi e correttivi che lo riguardano –:

   quali siano lo stato di avanzamento degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e la strada che il Ministero dell'istruzione e del merito intende continuare a percorrere per dare effettiva concretezza al Piano, in linea con gli obiettivi concordati con l'Unione europea.
(3-00529)


   FOTI, SCHIFONE, MESSINA, ANTONIOZZI, MONTARULI, GARDINI, RUSPANDINI, AMORESE, MOLLICONE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2023 (legge n. 197 del 2022) ha previsto che «al fine di favorire nel sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni un primo approccio ai sistemi simbolico-culturali relativi al mondo naturale e artificiale, di potenziare nel sistema di istruzione e formazione l'apprendimento delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (Stem) e di favorire l'accesso ai percorsi di istruzione e formazione terziaria in tali discipline, sostenendo l'eguaglianza tra i sessi, il Ministero dell'istruzione e del merito promuove specifiche iniziative di integrazione di attività, metodologie e contenuti, volti a sviluppare e rafforzare le competenze nelle discipline Stem, digitali e di innovazione»;

   per l'attuazione delle misure la legge rinvia alle linee di investimento previste nella missione 4, componente 1 – Potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università – investimenti 1.4, 1.5, 2.1 e 3.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha posto particolare attenzione alle competenze e discipline scientifico-tecnologiche, anche al fine di superare il divario di genere in tali discipline, particolarmente avvertito in ambito europeo, e in questa direzione si era già operato, in ambito europeo, con l'approvazione della risoluzione del Parlamento europeo del 10 giugno 2021 sulla promozione della parità tra donne e uomini in materia di istruzione e occupazione nel campo della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica;

   sono sempre più numerosi gli studi e i rapporti diretti a valutare le performance universitarie e gli esiti occupazionali differenti tra coloro i quali hanno scelto un percorso Stem e quanti hanno seguito un percorso non Stem;

   tra le iniziative previste dalla legge di bilancio per il 2023 si evidenziano: la definizione di linee guida entro il 30 giugno 2023 per l'introduzione nel piano triennale dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche; azioni di informazione, sensibilizzazione e formazione rivolte alle famiglie; la creazione di reti di scuole e di alleanze educative per la promozione dello studio delle discipline Stem e delle competenze digitali; stipulazione di protocolli di intesa con le regioni per il riconoscimento di borse di studio per gli studenti che decidono di intraprendere percorsi di studio e formazione nelle discipline Stem e in campo del digitale –:

   se siano state adottate le previste linee guida e quali iniziative siano state attuate a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza al fine di sviluppare e rafforzare le competenze Stem.
(3-00530)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   BRAGA, TONI RICCIARDI, SCOTTO, BONAFÈ, CIANI, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, CASU, FORNARO, GHIO, MORASSUT, ROGGIANI, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la cassa straordinaria Covid, con dispiegamento di ingenti risorse finanziarie a carico del bilancio pubblico, consentì di tutelare in parte i redditi dei lavoratori delle imprese costrette a sospendere le attività, scongiurando il rischio di disastrosi licenziamenti;

   l'Ufficio parlamentare di bilancio calcolò che nell'anno 2020 la percentuale di cassa Covid, senza cali di fatturato, era stimata pari al 27 per cento;

   secondo quanto riportato in alcuni articoli di giornale del novembre 2022 e dalla recente inchiesta del programma televisivo Report, tra le imprese che avrebbero impropriamente percepito la cassa Covid rientrerebbe anche la Visibilia editore, società quotata in Borsa, a suo tempo controllata dalla senatrice Santanchè;

   il 22 marzo 2020 Visibilia editore comunicava che non avrebbe «bloccato la produzione e la vendita dei giornali. L'attività operativa viene garantita in smart working e dove necessario fisicamente garantendo la piena compliance rispetto alle misure di sicurezza»;

   nell'aprile 2020, il consiglio di amministrazione di Visibilia editore deliberava, con l'obiettivo di tutelare la solidità finanziaria dell'impresa, «di mantenere invariato l'organico, ma di ricorrere allo strumento della cassa integrazione in deroga (...) per equilibrare, parzialmente, l'assenza degli incassi storici»;

   secondo gli elementi che sarebbero in mano alla Consob, diversi lavoratori, anche con ruoli apicali, non sarebbero mai stati informati della loro collocazione in cassa integrazione, anche a zero ore, senza che avessero mai smesso di lavorare, o della corresponsione di parte delle retribuzioni sotto forma di rimborsi chilometrici;

   ancora, alle numerose richieste di chiarimenti da parte dei dipendenti della Visibilia editore sarebbe stato replicato con la richiesta di non rendere pubblica la situazione;

   addirittura, in una call del novembre 2021, il presidente e amministratore delegato, Dimitri d'Asburgo Lorena, avrebbe dichiarato: «Anche M., sta qua davanti a me (...) è a zero ore. So' tutti a zero ore (...) te ti sei messo in regola e però magari hai messo in difficoltà l'azienda, bastava ne parlassi con noi e non avremmo avuto problemi (...) adesso, è chiaro, non è che possiamo renderli all'Inps perché sarebbe come ammettere»;

   come risulta da fonti di stampa, una dipendente ha inoltre dichiarato di aver lavorato, durante il lockdown, con contratto di consulenza part time presso il Senato della Repubblica come assistente del senatore Ignazio La Russa –:

   quali immediate iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare i comportamenti della Visibilia editore in merito all'utilizzo della cassa integrazione durante il periodo della pandemia, anche al fine del recupero delle somme, eventualmente, percepite illecitamente.
(3-00525)


   AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO, ORRICO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è nota la sentenza di aprile 2023 che ha accolto il ricorso di una lavoratrice padovana che percepiva una paga di 3,96 euro orari – prevista dal contratto nazionale – e che, per il giudice del lavoro, viola l'articolo 36 della Costituzione;

   il 30 maggio 2023 è stata firmata l'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto delle guardie giurate e servizi fiduciari dalle organizzazioni sindacali di categoria Cgil, Cisl e Uil;

   sbandierato come una vittoria, l'ipotesi giunge dopo sette anni e mezzo di carenza contrattuale, con una paga oraria anche di 4 euro, sulla cui incostituzionalità si è soffermata anche di recente la Corte di cassazione nel respingere il ricorso di una società (si veda l'ordinanza 6 dicembre 2021, n. 38666);

   limitando le considerazioni all'aspetto economico, l'intesa prevede un aumento di 140 euro a regime, 50 euro lordi in busta paga da giugno 2023, dopo aver sottratto l'indennità di vacanza contrattuale, 25 euro in pagamento da giugno 2024, 25 euro da giugno 2025, 20 euro a dicembre 2025 e 20 euro ad aprile 2026;

   con un'inflazione reale al 12 per cento, sicuramente maggiore per i generi di prima necessità, non viene coperta neanche quella preventivata del 3 per cento: un aumento di 28 centesimi all'ora;

   dei sette anni e mezzo di arretrato contrattuale – che un tempo si usava conteggiare e retribuire – sono state previste 400 euro una tantum, la prima tranche di 135 euro lordi da pagarsi a settembre 2023, la seconda sempre di 135 euro a settembre 2024 e la terza di 130 euro a settembre 2025;

   si resta stupiti dell'insensibilità dimostrata, dalle parti che hanno sottoscritto l'ipotesi di rinnovo, nel non tenere minimamente in considerazione che gli aumenti ivi previsti sono assolutamente irrisori e non parametrati al costo della vita, a cui una buona e dignitosa retribuzione dovrebbe far fronte;

   la vicenda che vede protagonista una categoria formata da oltre 100.000 addetti, chiamati a scioperare a sostegno della battaglia per il rinnovo contrattuale in ben 9 scioperi nazionali, rende evidente la necessità di definire un salario minimo per legge –:

   quali siano l'indirizzo politico e le conseguenti iniziative di competenza messe in campo dalla Ministra interrogata al fine di dare piena attuazione all'articolo 36 della Costituzione, in particolare al fine di assicurare una retribuzione minima oraria che tuteli la dignità dei lavoratori e scongiuri la conclusione di accordi come quello citato in premessa, in assenza di una disciplina della rappresentatività sindacale.
(3-00526)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le istituzioni dell'Unione europea, su proposta della Commissione europea, hanno proclamato il 2023 «Anno europeo delle competenze», auspicando che si possano incontrare «le aspirazioni e le competenze delle persone alle opportunità offerte dal mercato del lavoro»;

   il rapporto annuale Istat 2023 ha segnalato che il nostro Paese rimane uno degli Stati dell'Unione europea con il tasso più elevato di disoccupazione giovanile, che si attesta attorno al 18 per cento, sette punti percentuali in più rispetto alla media dell'Unione europea;

   lo stesso rapporto indica che, nonostante il numero dei neet in Italia sia diminuito, il fenomeno coinvolge ancora 1,7 milioni di giovani, con una percentuale che resta la peggiore degli Stati membri dell'Unione europea dopo la Romania;

   sempre secondo il rapporto dell'Istat, le cause dell'elevato numero di neet sono riconducibili «alla debolezza dell'offerta formativa professionalizzante, alla carenza di efficaci politiche attive sul lavoro, a una scarsa dinamicità del mercato»;

   recentemente la legge n. 234 del 2021, legge di bilancio per il 2022, aveva introdotto modifiche alla disciplina dei tirocini non curriculari (cosiddetti stage extracurriculari), rimandando l'attuazione a un accordo in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome;

   la sentenza n. 70 del 14 aprile 2023 della Corte costituzionale ha accolto parzialmente il ricorso della regione Veneto, dichiarando l'illegittimità costituzionale di alcune modifiche introdotte, tra cui quelle volte a limitare la platea degli stage extracurriculari a «soggetti con difficoltà di inclusione sociale»;

   la disciplina attuale non assicura a tutti i giovani sul territorio nazionale la possibilità di usufruire di stage extracurriculari che prevedano un compenso (cosiddetta «indennità di partecipazione»), necessario per permettere anche alle fasce più deboli della popolazione di accedere a preziose opportunità formative –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche nel dialogo con le regioni, per promuovere stage extracurriculari di qualità che riconoscano ai giovani un compenso adeguato, capaci di accompagnare l'inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro sulla base di un chiaro progetto formativo, anche contrastando le distorsioni che caratterizzano l'uso improprio di questa misura.
(3-00527)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   dopo un sofferto iter parlamentare, è stata approvata la legge 31 maggio 2022, n. 62, il cosiddetto «Sunshine Act italiano», «Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie» che, in linea con Usa, Francia, Gran Bretagna, ha il fine di rendere più trasparenti i rapporti tra le imprese produttrici, i professionisti e le aziende della sanità pubblica e Stato;

   collocandosi nel solco attuativo dei principi costituzionali espressi dagli articoli 32 (tutela della salute) e 97 (efficienza ed imparzialità della pubblica amministrazione) della Costituzione, la predetta legge intende garantire il diritto alla conoscenza dei rapporti intercorrenti tra le imprese produttrici e i soggetti operanti nel settore della salute, per finalità di trasparenza nonché di prevenzione e contrasto della corruzione nell'azione amministrativa, e colmare così un vuoto normativo sulle dinamiche in cui vi è un trasferimento di valore a scopo commerciale, di promozione o di sviluppo dei prodotti attraverso la creazione di un registro pubblico telematico in cui tutte queste informazioni sono raccolte e rese disponibili a tutti in maniera aperta;

   l'articolo 3 è la disposizione centrale del provvedimento poiché individua le erogazioni, le convenzioni e gli accordi soggetti a pubblicità e che, quindi, le imprese produttrici dovranno comunicare al Ministero della salute per la susseguente pubblicità nel registro telematico; declina poi le modalità di trasmissione della comunicazione recante i dati relativi all'erogazione, alla convenzione o all'accordo, da effettuarsi a cura dell'impresa produttrice;

   l'articolo 4 reca la comunicazione, da effettuarsi sempre da parte dell'impresa produttrice, entro il 31 gennaio di ogni anno, delle partecipazioni azionarie, dei titoli obbligazionari e dei proventi derivanti da diritti di proprietà industriale o intellettuale, riferibili ai soggetti che operano nel settore della salute e alle organizzazioni sanitarie;

   l'articolo 5 disciplina quindi il Registro pubblico telematico da istituirsi, sul sito internet istituzionale del Ministero della salute, entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge;

   nel Registro, denominato «Sanità trasparente», sono pubblicate le comunicazioni e i dati di cui agli articoli 3 e 4 nonché gli atti di irrogazione delle sanzioni come disciplinati al successivo articolo 6; il registro sarà liberamente accessibile per la consultazione (possibile fino a 5 anni dalla data di pubblicazione) e dotato di funzioni che permetteranno la ricerca e l'estrazione dei dati;

   si demanda quindi ad un decreto del Ministro della salute, da emanarsi entro 3 mesi dall'entrata in vigore della legge, la determinazione della struttura e delle caratteristiche tecniche del registro pubblico telematico nonché i requisiti e le modalità per la trasmissione delle comunicazioni e l'inserimento dei dati, nel rispetto di taluni criteri (facilità di accesso, semplicità della consultazione, comprensibilità e omogeneità dei dati, previsione di funzioni per la ricerca semplice e avanzata e per l'estrazione dei dati) –:

   se intenda dare sollecita attuazione alla legge n. 62 del 2022 per garantire la trasparenza secondo le disposizioni del cosiddetto «Sunshine Act italiano», attraverso l'istituzione, sul sito internet istituzionale del Ministero della salute, del registro pubblico telematico denominate «Sanità trasparente»;

   a che punto sia l'emanazione dei decreti attuativi previsti dalla legge n. 62 del 2022.
(2-00186) «Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Alifano, Amato, Auriemma, Barzotti, Bruno, Cantone, Cappelletti, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Dell'Olio, Donno, Fede, Ilaria Fontana, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Lovecchio, Morfino, Onori, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Squeri e altri n. 5-01067, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tassinari.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Simiani n. 5-01085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 luglio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fossi.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Gatta n. 2-00144 dell'8 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-00818 del 15 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Caramiello n. 5-00967 dell'8 giugno 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Gadda n. 5-00980 del 15 giugno 2023;

   interrogazione a risposta scritta Pellegrini n. 4-01200 del 22 giugno 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   D'ALFONSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 2005 al 2023, su impulso della procura di Pescara, sono stati celebrati 14 procedimenti, gran parte dei quali risulta all'interrogante che si siano conclusi con assoluzione piena: concorso di G. Dezio, accordi di programma-urbanistica comune di Pescara, Green Connection, Housework, Mare-Monti, trasferimento Maria Pia De Simone, decesso Mario Pagliari, aiuti alla Pescara-Calcio, Parco del Lavino, palazzine via Caduti per servizio, Rigopiano, Parco delle Rose, Pescara-Porto, immobile via Rigopiano-Pescara;

   nell'ambito di tali procedimenti, gli inquirenti si sono avvalsi di un tempo addirittura superiore a quello massimo consentito per la durata delle indagini preliminari, pari a 24 mesi decorrenti dalla data di iscrizione degli indagati nel registro delle notizie di reato (articolo 407 codice di procedura penale);

   il «gigantismo» dell'attività investigativa compiuta in relazione a fatti destinati a rivelarsi «non sussistenti» all'esito dell'accertamento giurisdizionale è fenomeno patologico che interessa più in generale il nostro sistema processuale penale, come è stato da tempo segnalato dalla comunità scientifica e dagli operatori della giustizia penale;

   due sono, in particolare, i principali profili rispetto ai quali può cogliersi la natura «degenere» del descritto fenomeno: da un lato, la produzione a carico dello Stato di ingenti costi non recuperabili; dall'altro lato, i riverberi negativi sofferti dall'indagato-imputato innocente. Nell'attesa dei tempi «irragionevoli» del procedimento, egli rimane spesso esposto, oltreché agli effetti immediati del suo coinvolgimento nella vicenda penale, ad un'anomala attenzione mediatica, alimentata da letture capziose degli atti d'inchiesta, che favoriscono frettolose condanne fuori dal processo, a totale detrimento della presunzione d'innocenza garantita dall'articolo 27 della Costituzione;

   punto di innesco di simili cripto-condanne è sovente rappresentato dal contenuto e dalla indebita diffusione delle informative di polizia giudiziaria previste dall'articolo 347 codice di procedura penale, che, compendiando attività compiute ai sensi dell'articolo 330 codice di procedura penale nelle primissime battute dell'indagine, veicolano premature ed improprie rappresentazioni del fatto oggetto d'indagine. Spinti, a parere dell'interrogante, da una logica predatoria, gli investigatori tendono infatti ad affidare, a tali atti, apodittiche ricostruzioni della condotta addebitata all'indagato, elaborate unilateralmente e caratterizzate da una enfatizzazione in senso colpevolista delle informazioni raccolte;

   ciò concorre alla gestazione di quel pre-giudizio pesantissimo con cui il soggetto si trova a dover affrontare la devastazione della propria vita personale e l'esperienza processuale, segnata dalla costruzione di «castelli accusatori» edificati su fondamenta talmente gracili da esporsi a brucianti smentite in giudizio. L'esito assolutorio non è, però, sufficiente a rimuovere le tracce lasciate dal lungo lavorio investigativo, che finiscono per indugiare nella «fedina» del soggetto e rischiano di intaccarne sine die la reputazione malgrado l'assoluzione;

   una rapida rassegna giurisprudenziale restituisce, d'altronde, l'immagine di una limitatissima applicazione di condanne per i reati (articoli 326, 379-bis, 684 codice penale) configurabili al ricorrere di violazioni degli obblighi di segretezza in fase di indagini o dei divieti di pubblicazione, a testimonianza dell'esistenza di una tolleranza diffusa nei confronti di tali comportamenti illeciti;

   ne discende l'esigenza di un intervento normativo teso a razionalizzare «a monte» il materiale prodotto dalla polizia giudiziaria, il quale finisce per rivestire, nella prassi, un ruolo estremamente rilevante, nonostante sia inutilizzabile ai fini della decisione giurisdizionale;

   in questa prospettiva, è opinione dell'interrogante che occorra soprattutto promuovere correttivi volti a compulsare la polizia giudiziaria ad una maggiore prudenza descrittiva, nell'ottica di arginare l'uso e l'abuso di aggettivi ed espressioni «stigmatizzanti», per imporre, al contempo, l'impiego di un linguaggio cauto, dal tenore possibilista, improntato all'uso del modo verbale condizionale –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, un attento monitoraggio circa i fenomeni segnalati in premessa, con particolare attenzione all'utilizzo di aggettivi apodittici, allo stile e al metodo di elaborazione e redazione delle relazioni della polizia giudiziaria, nonché al rispetto degli obblighi di segretezza, anche al fine di promuovere iniziative normative volte ad accrescere l'efficacia della tutela dell'indagato, sia sotto il profilo delle concreta operatività della presunzione di innocenza, sia rispetto ai danni connessi alla violazione dei vincoli di segretezza, specie laddove il procedimento penale si concluda con una piena assoluzione.
(4-00882)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato in esame, l'interrogante, ritenuto che l'esposizione mediatica degli indagati e imputati riconosciuti innocenti all'esito del giudizio provoca un danno alla reputazione non riparato dalla pronuncia assolutoria, a detrimento della presunzione di non colpevolezza riconosciuta dall'articolo 27 della Costituzione, e ravvisata la causa iniziale di tale stigma nel contenuto e nella indebita diffusione, raramente sanzionata, delle informative di polizia giudiziaria di cui all'articolo 347 del codice di procedura penale, che tendono a enfatizzare le informazioni raccolte in senso colpevolista, chiede di sapere: «se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, un attento monitoraggio circa i fenomeni segnalati in premessa, con particolare attenzione all'utilizzo di aggettivi apodittici, allo stile e al metodo di elaborazione e redazione delle relazioni della polizia giudiziaria, nonché al rispetto degli obblighi di segretezza, anche al fine di promuovere iniziative normative volte a accrescere l'efficacia della tutela dell'indagato, sia sotto il profilo della concreta operatività della presunzione di innocenza, sia rispetto ai danni connessi alla violazione dei vincoli di segretezza, specie laddove il procedimento penale si concluda con una piena assoluzione».
  Orbene, sul tema va evidenziato come la tutela della presunzione di innocenza è stata oggetto del recente intervento normativo di cui al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 188, recante disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (UE) 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016, sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
  Il decreto contiene norme che prevedono: (i) misure apposite per garantire che la persona indagata o imputata non sia pubblicamente presentata come colpevole da autorità pubbliche o giudiziarie prima della decisione sulla sua responsabilità; (ii) misure adeguate da adottarsi in caso di violazione di tale obbligo, attribuendo all'interessato uno strumento di ricorso effettivo; (iii) criteri specifici per limitare e disciplinare i casi di ricorso a misure di coercizione fisica dell'indagato-imputato in udienza o in circostanze pubbliche.
  In particolare l'articolo 2 del decreto legislativo n. 188 del 2021 fa divieto alle autorità pubbliche di indicare pubblicamente come colpevole la persona indagata o imputata, fino a che l'eventuale colpevolezza non sia accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili.
  In caso di violazione, accanto alle conseguenze di natura penale, disciplinare e risarcitoria già previste dall'ordinamento, è stata introdotta la possibilità per l'interessato di richiedere alla stessa autorità dichiarante la rettifica della dichiarazione lesiva del suo diritto alla presunzione di innocenza.
  L'autorità pubblica potrà procedere alla rettifica immediatamente o comunque non oltre 48 ore dalla ricezione della richiesta, con le medesime modalità della dichiarazione o comunque con modalità idonee a garantire il medesimo rilievo e grado di diffusione della dichiarazione oggetto di rettifica; nel caso in cui la richiesta di rettifica non venga accolta, o non rispetti le modalità di pubblicazione previste, l'interessato potrà adire il giudice civile con ricorso
ex articolo 700 codice di procedura civile perché ordini all'autorità la pubblicazione della rettifica, secondo le modalità indicate.
  L'articolo 3 è intervenuto sulla disciplina di rapporti del pubblico ministero con gli organi di informazione, modificando l'articolo 5 del decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106 in tema di riorganizzazione dell'ufficio del pubblico ministero, e prevede che: il procuratore della Repubblica (o il magistrato dell'ufficio appositamente delegato) mantengono i rapporti con gli organi di informazione esclusivamente tramite comunicati ufficiali, oppure – nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, e sulla base di determinazione assunta con atto motivato che dia conto delle specifiche ragioni di interesse pubblico – tramite conferenze stampa; la diffusione di informazioni sui procedimenti penali è consentita soltanto quando strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini o in presenza di altre specifiche ragioni di interesse pubblico; nei casi in cui la diffusione di informazioni sui procedimenti penali è consentita, il procuratore della Repubblica può autorizzare (con atto motivato) gli ufficiali di polizia giudiziaria a fornire, tramite comunicati ufficiali o conferenze stampa, informazioni sugli atti di indagine compiuti; nei comunicati e nelle conferenze stampa è vietato assegnare ai procedimenti pendenti denominazioni lesive della presunzione di innocenza.
  La vigilanza sul rispetto di tali modalità e divieti è stata affidata al procuratore generale presso la corte di appello.
  Con l'articolo 4 è stato assicurato il coordinamento con il codice di rito, specificando all'articolo 329 che il pubblico ministero può autorizzare la pubblicazione di singoli atti, o parti di essi, soltanto qualora ciò sia strettamente necessario per la prosecuzione delle indagini.
  Con l'introduzione del nuovo articolo 115-
bis del codice di procedura, espressamente volto a garantire la presunzione di innocenza, si prevede poi che: nei provvedimenti diversi da quelli che decidono della responsabilità penale dell'imputato (e con esclusione degli atti del pubblico ministero volti a dimostrare la colpevolezza della persona interessata), la persona indagata o imputata non può essere indicata come colpevole, fino a quando la colpevolezza non è stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili; in caso di violazione, la persona interessata può, nei dieci giorni successivi, richiedere la correzione del provvedimento, quando è necessario per salvaguardare la presunzione di innocenza nel processo. Sull'istanza di correzione il giudice provvede, con decreto motivato, entro quarantotto ore dal suo deposito. Il decreto è notificato all'interessato e alle altre parti e comunicato al pubblico ministero, i quali nei dieci giorni successivi possono proporre opposizione al presidente del tribunale o della corte; nei provvedimenti diversi da quelli che decidono della responsabilità penale dell'imputato e che tuttavia presuppongono la valutazione di prove, elementi di prova o indizi di colpevolezza, l'autorità giudiziaria deve limitare i riferimenti alla colpevolezza della persona indagata o imputata a quanto necessario (presupposti, requisiti e condizioni) per l'adozione del provvedimento.
  Ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo, infine, il Ministero della giustizia provvede alla rilevazione, all'analisi e alla trasmissione alla Commissione europea, tra l'altro, dei dati relativi al numero e all'esito dei procedimenti anche disciplinari connessi alla violazione degli articoli 2, 3 e 4 del decreto.
  L'articolo 41, comma 1, lettera
h) del decreto legislativo n. 150 del 2022 ha poi introdotto l'articolo 64-ter alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, recante «Diritto all'oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini.»
  In attuazione della delega contenuta all'articolo 1, comma 25, della legge n. 134 del 2021, che prevedeva che il decreto di archiviazione e la sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione costituissero titolo per l'emissione di un provvedimento di deindicizzazione che, nel rispetto della normativa dell'Unione europea in materia di dati personali, garantisca in modo effettivo il diritto all'oblio degli indagati o imputati, viene previsto un presidio a tutela del diritto all'oblio digitale degli indagati o imputati destinatari di provvedimento di archiviazione o di sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, con contenuti più ampli dunque della sentenza di assoluzione.
  In particolare, al comma 1 si prevede che la persona nei cui confronti sono stati pronunciati una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, ovvero un provvedimento di archiviazione, possa ottenere dal giudice che ha adottato la decisione un provvedimento con il quale si dispone che sia preclusa l'indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete
internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, non consentendo l'indicizzazione a partire dal nominativo dell'istante.
  Restano impregiudicate le competenze di settore dell'Autorità garante della
privacy.
  Il catalogo degli atti coperti da segreto o comunque non divulgabili è stato ampliato con decreto-legge n. 161 del 30 dicembre 2019, convertito con modificazioni nella legge n. 7 del 28 febbraio 2020, con l'aggiunta all'articolo 114 del codice di procedura penale del comma 2-
bis, che vieta la pubblicazione anche parziale delle intercettazioni non acquisite con il procedimento garantito in contraddittorio previsto dai novellati articoli 268, 415-bis e 454 codice procedura penale, come modificati dallo stesso testo normativo.
  Per completezza si segnala che risultano presentati alla Camera dei deputati i seguenti disegni di legge: 1) C. 230 (ottobre 2022, onorevole Pittalis) recante «Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, al codice di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, al decreto legislativo 20 febbraio 2006, n. 106, alla legge 8 febbraio 1948, n. 47 e al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, in materia di segreto investigativo, di divieto di rivelazione e pubblicazione di conversazioni e immagini intercettate, di protezione dei dati personali, di tutela della riservatezza e della libertà e segretezza delle comunicazioni, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di condanna del querelante e di segreto professionale, nonché disposizioni a tutela del soggetto diffamato»; 2) C. 720 (15 dicembre 2022, primo firmatario onorevole Calderone) recante «Introduzione dell'articolo 379-
ter e abrogazione dell'articolo 684 del codice penale, in materia di rivelazione di atti di indagine relativi a un procedimento penale non coperti dal segreto»; l'esame dei testi non è ancora iniziato.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Governo è chiamato ad assicurare la prosecuzione del lavoro del Comitato consultivo sulle attività di versamento dell'Archivio di Stato e agli archivi di Stato sul territorio, istituito presso la Presidenza del Consiglio, che è chiamato a monitorare la declassifica delle carte relative al periodo delle stragi, del terrorismo e delle vicende Gladio e P2;

   la piena conoscenza di tutti gli atti relativi a quella stagione drammatica della storia del Paese rappresenta un dovere verso le vittime ed un'occasione per rafforzare la nostra democrazia;

   le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi hanno inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri una lettera, in data 27 dicembre 2022, su questa importante priorità –:

   se intenda assumere iniziative in merito.
(4-01219)

  Risposta. — Nell'interrogazione in esame, l'interrogante chiede chiarimenti in merito alla composizione e al lavoro svolto dal Comitato consultivo sulle attività di versamento dell'Archivio di Stato e agli archivi di Stato sul territorio, istituito presso la Presidenza del Consiglio.
  Sul punto giova ricordare che detto Comitato è stato istituito per la prima volta nel 2016 (con il decreto del Segretario generale
pro tempore della Presidenza del Consiglio, del 28 settembre 2016) al fine di dare attuazione alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 22 aprile 2014 sulla declassifica degli atti afferenti alle stragi che hanno colpito l'Italia tra il 1969 ed il 1984, consentendo – in quella sede – un confronto tra rappresentati delle associazioni dei familiari delle vittime delle stragi, rappresentanti delle istituzioni competenti per la conservazione della documentazione di interesse storico oggetto della direttiva, storici e professionisti della ricerca archivistica.
  Negli anni a seguire, il decreto è stato più volte confermato anche con l'integrazione di associazioni di familiari delle vittime che ne facessero apposita istanza (nel 2019 la composizione fu integrata di tre nuove associazioni rispetto a quelle originariamente previste nel 2016) e, dopo l'adozione in data 2 agosto 2021 di una nuova direttiva del Presidente del Consiglio
pro tempore – che ha esteso la declassifica e il versamento anticipato all'Archivio centrale dello Stato anche alla documentazione concernente l'Organizzazione Gladio e la Loggia massonica P2 – con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2021 è stato ricostituito il comitato consultivo, incardinandolo presso la Presidenza del Consiglio e attribuendo allo stesso compiti più incisivi nelle attività di impulso e di monitoraggio delle attività di versamento all'Archivio centrale e agli Archivi di Stato della documentazione prevista dalle direttive.
  L'attuale Governo, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 febbraio 2023 e, a seguire, con il decreto del Segretario Generale del 23 marzo 2023, ha confermato la composizione del comitato consultivo, integrandola con tre ulteriori componenti: due professori ordinari di storia contemporanea (che completano il numero dei 10 esperti previsti e di cui solo 8 risultavano nominati) e il rappresentante dell'associazione «Verità sul disastro aereo di Ustica», che aveva presentato apposita istanza di partecipazione. Al riguardo si sottolinea che l'integrazione della composizione del Comitato è avvenuta a seguito dell'istruttoria dei competenti uffici della Presidenza del Consiglio che ha confermato la legittima costituzione dell'Associazione richiedente e la coerenza dei relativi fini statutari con le attività del comitato nonché l'elevata e specifica professionalità dei due nuovi componenti provenienti dal mondo accademico.
  Occorre inoltre ribadire che il Comitato ha poteri e compiti relativi esclusivamente al monitoraggio delle attività di declassifica e di versamento della documentazione da parte delle amministrazioni interessate, nonché alla partecipazione al processo di formazione di soluzioni organizzative e operative che possano consentire la piena attuazione delle citate direttive. All'interno del Comitato l'intento comune di tutti i componenti è quello di consentire, facilitare, supportare e dare impulso al versamento da parte delle Pubbliche amministrazioni della documentazione afferente alle stragi indicate dalle direttive; anzi, proprio tale competenza del Comitato, propedeutica rispetto alla interpretazione a fini giudiziari e storici, esclude qualunque sovrapposizione o interferenza da parte del Comitato sulle successive attività di accertamento dei fatti, che – per la parte di competenza di ciascuno – spetta all'autorità giudiziaria e/o agli storici.
  Per queste ragioni è particolarmente importante il patrimonio di conoscenze e di esperienze professionali, individuali e collettive, di cui il Comitato può giovarsi nel perseguimento dei propri fini istituzionali e per favorire la messa a punto di iniziative unitarie e condivise. La forte legittimazione di questo Comitato deriva dal fatto che ciascun componente, pur proveniente da contesti istituzionali e civili differenti, persegue un obiettivo comune: facilitare e accelerare il versamento della documentazione all'Archivio centrale di Stato, permettere il più ampio patrimonio informativo a disposizione della collettività e della ricerca storica. Pertanto, il Comitato non può non essere aperto a ulteriori partecipazioni ed integrazioni, come avvenuto anche di recente. Il Governo ha piena autonomia nell'operare tale integrazione, non esistendo alcuna esclusiva da parte di questa o quella associazione nel trattare materia così delicata.
  Si sottolinea da ultimo che il Comitato nella sua nuova composizione si è già insediato il 5 maggio 2023 e ha avviato la sua attività con i primi necessari adempimenti. In particolare, è stata trasmessa: una prima nota del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2023 alle amministrazioni interessate ai versamenti di cui alle direttive 2014 e 2021 per sollecitare il completamento delle operazioni di versamento e chiedere la conferma o la nuova designazione dei referenti da parte delle medesime amministrazioni e una seconda nota del Segretario generale del 25 maggio 2023 indirizzata ai Ministeri della giustizia e della cultura con cui si chiede di conoscere lo stato dell'arte della procedura di rinnovo del protocollo sulla digitalizzazione degli atti dei processi storici. Il Comitato si è, inoltre, riunito il 7 luglio 2023 e, in quella seduta, tutto il Comitato ha preso atto favorevolmente degli importanti passi avanti, sia in chiave quantitativa che qualitativa, dei versamenti di documentazione effettuati dalle amministrazioni, nonché della proroga dei finanziamenti per i progetti di digitalizzazione della documentazione versata all'Archivio Centrale e agli Archivi di Stato e dei processi giudiziari di interesse storico. Infine, il Comitato ha condiviso nuove modalità organizzative di lavoro che consentano di accelerare le operazioni di versamento e di risolvere le criticità manifestatisi in taluni settori.
  Per concludere, si conferma il pieno impegno del Governo a dare impulso alle tematiche della declassifica dei documenti oggetto delle direttive e a far sì che le amministrazioni completino (ed accelerino) il versamento di tutta la documentazione relativa al perimetro di declassificazione di cui alla direttiva del 2014 e alla direttiva del 2 agosto 2021.
  

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Alfredo Mantovano.


   FURFARO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità dovrebbe costituire un punto qualificante del nostro sistema scolastico che deve essere una comunità accogliente nella quale tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali e adattive, possano realizzare esperienze di crescita individuale e sociale;

   sulla carta, varie sono le misure di accompagnamento per favorire l'integrazione: docenti di sostegno, finanziamento di progetti e attività per l'integrazione, iniziative di formazione del personale docente di sostegno e curriculare nonché del personale amministrativo, tecnico e ausiliare;

   nella realtà sempre più spesso si sente parlare di ragazzi con disabilità, specialmente nelle scuole superiori, a cui viene rifiutata l'iscrizione nell'istituito che hanno scelto a causa del sovrannumero di studenti in ciascuna classe, della mancanza di insegnanti di sostegno, di spazi adeguati, di un adeguato trasporto scolastico e altro;

   inoltre, vi è la prassi per la quale all'atto dell'iscrizione vi è quasi una «trattativa» con le famiglie per sapere se accettino che lo studente con disabilità faccia un PEI o se pretendano di perseguire un percorso scolastico per obiettivi minimi nonché la preferenza ad accettare ragazzi con disabilità riconosciuta ai sensi della legge 104 del 1992, articolo 1, e non quelli con disabilità grave ai sensi dell'articolo 3 comma 3 della stessa legge poiché le dotazioni professionali previste sono le stesse;

   per l'anno scolastico 23/24 i termini del bando di adesione nella città di Roma scadono lunedì 15 maggio e numerosi sono i ragazzi che ancora non hanno trovato un istituto secondario pronto ad accogliere la loro iscrizione come i 4 ragazzi (E.M.; R.A.; L.F.; e R.P.) con disabilità riconosciuta ex legge 104 del 1992, articolo 3, comma 3, frequentanti l'ultimo anno della scuola media presso I.C. Via F.S. Nitti (Municipio XV) di Roma che con le loro famiglie e con l'aiuto dell'ufficio VI – ambito di Roma – dell'USR Lazio stanno cercando;

   alcuni di questi ragazzi con disabilità vista l'impossibilità di proseguire i loro studi alle superiori sono costretti a permanere alle scuole «medie» in attesa di soluzioni diverse oppure ad iscriverli lontano da casa con tutti i problemi logistici che questo comporta o ancora a accettare scuole con indirizzi di studio diversi rispetto a quello scelto ed adatto a loro;

   in particolare i licei classici, scientifici e linguistici sembrano non essere minimamente toccati dall'inclusione dei ragazzi con disabilità grave e sono rarissimi i casi di questi istituti che possano vantare esperienze di accoglimento di questi ragazzi che vengono tutti dirottati verso i tecnici e professionali: agrario e alberghiero in primis, che raggiungono proporzioni di iscritti con disabilità eccessive e non consone a garantire un giusto livello di inclusione;

   in altre parole, l'offerta formativa per i ragazzi con disabilità intellettivo relazionale si riduce a pochi indirizzi scolastici diminuendo così in concreto il numero dei posti disponibili per proseguire la propria carriera scolastica –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare per risolvere la situazione di tutti quei ragazzi con disabilità che non riescono ad iscriversi alla scuola superiore al pari dei propri coetanei;

   se siano a conoscenza della situazione dei quattro ragazzi (E.M.; R.A.; L.F.; e R.P.) con disabilità riconosciuta ex legge 104 del 1992, articolo 3, comma 3, frequentanti l'ultimo anno della scuola media presso I.C. Via F.S. Nitti e delle loro impossibilità di continuare un percorso di studi poiché non c'è un solo istituto superiore nel territorio pronto ad accoglierli;

   quanti siano gli alunni con disabilità che ogni anno si vedono rifiutare l'iscrizione alle scuole superiori, sono costretti ad iscriversi ad istituti lontani o diversi da quelli richiesti in prima battuta.
(4-01003)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'ufficio scolastico regionale per il Lazio ha comunicato quanto di seguito si riporta.
  Nel febbraio 2023, la dirigenza dell'istituto comprensivo «Via F.S. Nitti» ha sottoposto all'attenzione dell'ufficio scolastico regionale per il Lazio la questione del mancato accoglimento della domanda di iscrizione da parte di alcuni istituti di scuola secondaria di secondo grado di quattro alunni con disabilità frequentanti il predetto istituto.
  L'ufficio scolastico regionale al fine di venire incontro alle esigenze delle famiglie, a tutela del diritto allo studio dei minori, si è immediatamente attivato prendendo in carico la situazione dei quattro ragazzi dell'istituto comprensivo «Nitti», nel rispetto delle indicazioni contenute nella nota MIM 33071 del 30 novembre 2022.
  Quest'ultima precisa, infatti, che l'ultima scuola che tratta la domanda di iscrizione, qualora sia impossibilitata ad accoglierla in quanto eccedente rispetto ai posti rimasti disponibili, è tenuta ad affiancare la famiglia nell'individuazione di una diversa istituzione scolastica idonea e ad accertarsi che il procedimento si concluda con l'effettiva iscrizione dell'alunno.
  La stessa conferma che è compito degli uffici scolastici di ambito territoriale fornire ai dirigenti delle scuole il necessario supporto in questo processo, interessandosi direttamente di eventuali casi particolari in relazione alla collocazione territoriale delle scuole.
  Infine, la nota precisa che spetta al dirigente scolastico individuare il numero massimo di iscrizioni accoglibili, in ragione delle risorse di organico, nonché del numero e della capienza delle aule e degli spazi disponibili.
  Ciò premesso, l'ufficio scolastico regionale ha comunicato di aver acquisito formalmente dai dirigenti scolastici degli istituti di prima scelta le relazioni in merito al problema di spazi e di sovraffollamento delle aule – disfunzionale rispetto all'inclusione di un numero elevato di allievi con bisogni educativi speciali.
  Conseguentemente, sono state attivate tutte le procedure previste, a carico sia delle scuole che dell'ambito territoriale di Roma, all'esito delle quali è stata acquisita la disponibilità all'accoglienza dei quattro minori in argomento dalle seguenti istituzioni scolastiche:

   Liceo Farnesina (percorso liceo scientifico);

   IIS Matteucci;

   IIS De Santis (liceo classico – sede centrale);

   IPSSEOA A. Vespucci;

   IIS Via Carlo Emery (solo per la sezione di liceo scientifico tradizionale).

  L'ufficio scolastico regionale ha, inoltre, precisato che quanto sopra descritto delinea una fase preventiva rispetto all'attualizzazione delle iscrizioni degli allievi nelle istituzioni scolastiche di secondo grado – iscrizioni che vanno confermate e formalizzate una volta concluse le operazioni di scrutinio finale in esito al primo ciclo di studi.
  È infatti possibile che si registrino variazioni rispetto all'assetto attuale, tali da incidere sia sul numero degli alunni inseriti in ciascuna classe, sia sul numero di alunni con disabilità certificata che frequenteranno effettivamente i corsi di studi nell'anno scolastico 2023/2024.
  In ultimo, in merito alla richiesta di conoscere quanti siano gli alunni con disabilità che ogni anno si vedono rifiutare l'iscrizione alle scuole del secondo ciclo, si rappresenta che i sistemi informativi e di statistica del Ministero non ci consentono di fornire questo dato.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo di Stefano Brogioni pubblicato sul quotidiano «La Nazione» il 17 aprile 2023, nel carcere fiorentino di Sollicciano ben 40 agenti della polizia penitenziaria (pari al 10 per cento del totale) usufruirebbero del congedo retribuito della durata di un mese per essersi candidati alle prossime elezioni amministrative di maggio in diversi comuni italiani;

   la notizia è stata riferita da Rita Bernardini, presidente di «Nessun Tocchi Caino», a seguito della visita nel carcere fiorentino effettuata dall'associazione nella giornata di venerdì 14 aprile;

   la possibilità di usufruire di questo congedo retribuito è prevista dalla legge per gli appartenenti alle forze di polizia (ma non ad altre tipologie di impiegati statali) secondo il comma 2 dell'articolo 81 della legge n. 121 del 1981;

   gli agenti di polizia penitenziaria in forza presso la casa circondariale di Sollicciano (senza considerare i quaranta agenti in permesso) sono già insufficienti per coprire il fabbisogno perché le immissioni di nuovi agenti non coprono mai i pensionamenti; pertanto, tali assenze oltre a creare gravi problemi ai colleghi che rimangono in servizio, costringendoli a turni massacranti, si ripercuotono sulla vita detentiva, ad esempio sulle visite sanitarie esterne per i detenuti;

   secondo quanto riferito da Rita Bernardini alla Nazione, la casa circondariale di Sollicciano è un istituto altamente problematico sia per la tipologia delle persone detenute quasi tutte appartenenti alle marginalità sociali, sia per la fatiscenza dei reparti detentivi, sia per la carenza di personale: oltre agli agenti di polizia penitenziaria ben pochi sono anche i funzionari dell'area giuridico-pedagogica, con solo 8 educatori laddove ne sarebbero previsti 11 e un solo mediatore culturale a fronte della maggioranza di detenuti stranieri (su 461 persone, gli italiani sono solo 171);

   nel 2022 nell'istituto fiorentino si sono verificati 4 suicidi (tre detenuti sono stati trovati morti, uno è morto all'ospedale per le conseguenze delle ferite infertesi) e un altro suicidio è avvenuto nel 2023 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'ulteriore carenza di agenti, determinatasi in questo periodo a causa delle candidature di parte del personale della polizia penitenziaria alle elezioni amministrative, che incide sulla condizione già estremamente difficili di tutta la comunità carceraria di Sollicciano;

   quanti siano gli agenti di polizia penitenziaria candidati nei comuni italiani interessati dalla tornata amministrativa di maggio;

   se si ritenga di dover adottare iniziative di competenza volte a rivedere la normativa che pone su un piano di disparità gli impiegati statali che decidano di candidarsi alle elezioni di ogni ordine e grado.
(4-00887)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante, riferito delle assenze di personale penitenziario venutesi a determinare presso la casa circondariale di Firenze «Sollicciano» in occasione delle elezioni amministrative del 14 e 15 maggio 2023, solleva specifici quesiti in ordine all'aspettativa speciale concessa agli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria in caso di candidatura elettorale.
  Orbene, in via preliminare va evidenziato che a mente dell'articolo 81, comma 2, della legge 1° aprile 1981, n. 121, «gli appartenenti alle forze di polizia candidati a elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda (...). Essi, comunque, non possono prestare servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse».
  Gli articoli 20, 22, 23, e 24 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 recante: «Approvazione del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati», disciplinano, poi, le modalità e i tempi di presentazione e di accettazione, da parte delle competenti commissioni elettorali, delle liste dei candidati alle consultazioni elettorali.
  Considerato che l'
iter tra la presentazione delle liste e l'accettazione delle stesse e dei relativi candidati da parte delle competenti commissioni è compreso tra il 35° e il 30° giorno prima delle elezioni, il dipendente candidato alle elezioni politiche o amministrative, deve essere posto in aspettativa speciale per la durata della campagna elettorale solo dopo che la sua candidatura sia stata accettata dalla citata commissione (articolo 14-bis, comma 5, combinato disposto con l'articolo 20 del testo unico n. 361/57).
  L'aspettativa speciale per campagna elettorale decorre, dunque, dalla data di accettazione della candidatura da parte della competente commissione elettorale e ha una durata massima di trenta giorni e termina alle ore 24:00 del secondo giorno antecedente alle elezioni.
  Ciò precisato, si rappresenta che, in occasione delle elezioni amministrative svoltesi il 14 e il 15 maggio 2023, erano complessivamente n. 710 le unità del corpo di polizia penitenziaria collocate in aspettativa speciale ai sensi dell'articolo 81 della legge 1° aprile 1981, n. 121, di cui n. 42 in servizio presso la casa circondariale di Firenze «Sollicciano».
  Allo stato, nessuna unità assegnata al predetto istituto, risulta collocata in aspettativa speciale per mandato elettorale.
  Trattando dell'annosa tematica delle carenze di organico merita subito evidenziare come, allo stato, a fronte di un totale di 42.865 unità, come da ultimo incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti di cui alla legge 29 dicembre 2022, n. 197 (bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025), il personale del corpo di polizia penitenziaria amministrato è pari a n. 35.960 unità.
  Si evidenzia, altresì, che, al fine di incrementare l'organico del personale di polizia penitenziaria, è stato avviato il 181° corso di formazione per allievi agenti che comporterà l'immissione in ruolo di ulteriori 1.087 unità del ruolo maschile e n. 361 unità del ruolo femminile.
  Inoltre, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al
turnover, l'assunzione straordinaria di ulteriori complessive 2.804 unità.
  Ciò precisato, con riferimento alla precipua situazione del carcere di Firenze «Solliciano», l'organico di polizia penitenziaria registra una differenza di 124 unità tra la dotazione organica prevista, pari a 5661 unità e quella concretamente presente, pari a 442, e tenuto conto delle 64 unità distaccate in uscita e di 3 unità aggiunte in entrata.
  L'analisi della situazione rileva evidenzia carenze maggiori nel ruolo dei funzionari (-2 unità), degli ispettori (-11 unità) e dei sovrintendenti (-64 unità); di contro, nel ruolo agenti/assistenti si rileva un esubero pari a n. 14 unità.
  Con riferimento alla carenza del ruolo dei funzionari si rappresenta che è in essere il concorso per 120 posti, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Con riferimento alla carenza del ruolo degli ispettori, si comunica che il 16 novembre 2022 si è concluso il VII corso allievo vice-ispettore, relativo al concorso interno, per titoli, a complessivi n. 691 posti.
  A tal fine, si evidenzia che, sulla base del piano di mobilità stilato dalla direzione generale del personale, di concerto con le parti sociali, l'organico della casa circondariale di Firenze «Sollicciano» è stato incrementato di n. 6 unità maschili e n. 1 unità femminile.
  Risulta poi in essere il concorso pubblico per n. 411 posti al cui esito l'amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione del penitenziario toscano.
  Per quanto riguarda il ruolo dei sovrintendenti, si rappresenta, che, in esito al concorso interno per complessivi n. 583, il DAP ha già assegnato alla casa circondariale di Firenze «Sollicciano» n. 6 unità maschili e n. 3 unità femminili.
  Con i successivi scorrimenti in graduatoria, dovrebbero essere assegnate ulteriori n. 23 unità maschili entro la fine del corrente anno, a conclusione del previsto corso di formazione.
  Per quanto riguarda il ruolo agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico dell'istituto di Firenze «Sollicciano» è stato incrementato, nell'anno 2022, di n. 2 unità maschili e n. 5 unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 180° corso.
  È, inoltre, in fase di espletamento il 181° corso di formazione per n. 1.471 allievi agenti, al termine del quale saranno nuovamente considerate, al pari di altre sedi, le esigenze fattive dell'istituto in esame, mediante l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Quanto alla riferita carenza di funzionari della professionalità giuridico pedagogica, si rappresenta, a fronte di una previsione organica di n. 11 unità, ne sono effettivamente presenti n. 8, di cui n. 1 in posizione di distacco in entrata.
  La dotazione organica della professionalità di mediatore culturale risulta invece essere soddisfatta.
  Trattando delle riferite criticità strutturali, si evidenzia che presso l'istituto penitenziario di Firenze «Sollicciano» è in corso un importante piano di ristrutturazione e adeguamento, contemplante molteplici interventi.
  In particolare sono in corso, ad opera dell'amministrazione penitenziaria, i lavori di manutenzione straordinaria che interessano le coperture e le facciate dei reparti detentivi; sono previste anche la revisione delle sottocentrali termiche e la realizzazione delle dorsali degli impianti idrico sanitari in vista dell'adeguamento dei servizi igienici al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000.
  Allo stato, risultano concluse le opere che interessano il reparto femminile e gli interventi per le sottocentrali dei reparti maschili, penale e giudiziario.
  Nel breve termine si procederà anche alla consegna dei lavori che prevedono il rifacimento dell'impianto di videosorveglianza dell'intero istituto.
  Ad opera del Ministero delle infrastrutture, invece, sono in corso, i lavori di efficientamento energetico riguardanti la realizzazione degli isolamenti termici del centro clinico, dell'infermeria femminile, della caserma femminile e del tetto della lavanderia e della cucina detenuti, mentre all'interno dei reparti penale e giudiziario femminile e maschile sono in fase di esecuzione la sostituzione degli infissi. La fine dei lavori è prevista entro l'anno corrente.
  Inoltre, risultano in programmazione le opere che prevedono la realizzazione: 1) lungo tutto il perimetro interno ed esterno del muro di cinta, di idonee coperture isolanti delle spallette, al fine di evitare ulteriori deterioramenti del relativo calcestruzzo; 2) lavori di adeguamento delle facciate, delle coperture e recupero completo dell'alloggio n. 6 della palazzina alloggi; 3) il recupero strutturale del teatro e chiesa femminile. Nel breve, è previsto il rilascio del progetto definitivo.
  Per completezza, si evidenzia che l'istituto risulta essere stato dotato di un apparato a portale per la rilevazione di metalli e dispositivi elettronici e di una macchina a raggi X per il controllo pacchi.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro parte dal riconoscimento dell'importanza centrale dei servizi per l'impiego, una infrastruttura primaria del mercato del lavoro;

   i centri per l'impiego rivestono un ruolo primario per l'accesso e l'avvio degli interventi e delle misure di politica attiva, nonché per i servizi specialistici per l'inserimento/reinserimento occupazionale. È quindi necessario che le piante organiche previste siano coperte anche attraverso lo scorrimento delle graduatorie di idonei;

   la regione Campania ha effettuato 548 assunzioni a tempo indeterminato, a fronte di un contingente potenziale di assumere fino a 1.840 nuove unità;

   il comitato idonei Cpi chiede che per il potenziamento dei centri per l'impiego si proceda in primo luogo con lo scorrimento e esaurimento delle graduatorie di idonei, stimabili in circa 800 unità, dei concorsi Cpi indetti dalla Campania nel 2019 e nel 2021;

   le assunzioni permetterebbero di strutturare adeguatamente i centri per l'impiego e renderli volano delle politiche attive del lavoro;

   occorre procedere all'assunzione degli idonei prima che le graduatorie vadano a scadenza, evitando di dover attendere l'avvio di nuova procedura concorsuale che impiegherebbe anni prima di concludersi con nuove assunzioni;

   l'articolo 1, comma 318 della legge n. 197 del 2022 ha stabilito l'abrogazione, dal 1° gennaio 2024, degli articoli da 1 a 13 del decreto-legge n. 4 del 2019, e questo, in assenza di un intervento correttivo del legislatore, comporterebbe l'abrogazione dell'articolo 12, con effetti devastanti sul completamento del piano straordinario per regioni che non lo realizzano entro il 2023;

   la regione Campania, nel corso di un incontro con le delegazioni sindacali e del comitato idonei Cpi, ha manifestato problematiche rispetto a quanto previsto dalle norme e dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019, le quali sono state oggetto di una richiesta di chiarimenti al Ministero del lavoro fin dal febbraio 2023 –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che, a seguito dell'abrogazione dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019 venga pregiudicata per le regioni la possibilità di portare a compimento i relativi piani di rafforzamento degli organici dei centri dell'impiego, fornendo contestualmente alle regioni i chiarimenti in merito alle problematiche sollevate dalla regione Campania rispetto a quanto previsto dal collegato decreto ministeriale n. 74 del 2019, dato che la mancata risposta da parte del Ministero del lavoro frena l'assunzione di centinaia di idonei Cpi.
(4-01008)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame relativa alle iniziative di competenza che si intendono assumere in relazione all'esatta portata interpretativa del decreto ministeriale 74 del 2019 e, più in generale, quali interventi si intendono adottare al fine di non pregiudicare la possibilità di portare a compimento i relativi piani di rafforzamento dei centri per l'impiego per la regione Campania.
  In via preliminare, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali rende noto che la direzione generale delle politiche attive del lavoro ha comunicato che – alla data del 31 marzo 2023 – la regione Campania ha comunicato di aver effettuato 563 assunzioni a tempo indeterminato (a valere su risorse statali), a fronte di un contingente pari a 1840 unità.
  Si rappresenta inoltre che il recente decreto-legge del 4 maggio 2023, n. 48 all'articolo 13, comma 4, dispone espressamente che «all'articolo 1, comma 318, della legge 29 dicembre 2022 n. 197, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: “ad eccezione degli articoli 4, comma 15-
quater, 6, comma 2, commi da 6-bis a 6-quinquies e comma 8-bis, 7-bis, 9-bis, 10, comma 1-bis, 11, 11-bis, 12, commi da 3 a 3-quater e 8 e 13, comma 1-ter”».
  Pertanto, al fine di fornire un positivo riscontro all'atto di sindacato ispettivo in esame, si evidenzia che, attraverso la disposizione appena citata, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è intervenuto concretamente in ordine a quanto disposto dall'articolo 1, comma 318, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), stabilendo che a decorrere dal 1° gennaio 2024 continui ad avere effetto la misura di cui al comma 3-
bis dell'articolo 12 del decreto-legge n. 4 del 2019, rispondendo, in tal modo, alla necessità di dare copertura normativa alla prosecuzione del piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego.
  Infine, in merito alle problematiche sollevate dall'interrogante relativamente al decreto ministeriale n. 74 del 2019, si fa presente che la direzione generale per le politiche attive del lavoro, tenuto conto del quadro normativo complessivo vigente sui limiti della spesa del personale, ha fornito chiarimenti a tutte le regioni, specificando che «le risorse stanziate a valere sul bilancio dello Stato per il potenziamento del personale da destinare ai Centri per l'Impiego sono da considerarsi tetto massimo di spesa, quindi limite di spesa assegnato a ciascuna Regione».

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ad ottobre 2022 Consip ha indetto, per conto del Ministero della cultura, una gara di appalto per l'affidamento del servizio di biglietteria e controllo accessi presso il solo Parco Archeologico del Colosseo e non presso gli altri siti della concessione dell'ex Soprintendenza archeologica di Roma;

   non risulta traccia nell'attuale programmazione Consip circa le modalità che si intendono imprimere sulla prosecuzione ed esecuzione della restante parte dei servizi che formano oggetto dell'attuale contratto in essere (audioguide, visite guidate, attività didattiche);

   l'attuale gara, legata solo al Parco archeologico del Colosseo, che vede impiegati 230 lavoratori, con l'esclusione dal bando dei servizi di audioguide, visite guidate e attività didattica, rischia di escludere almeno il 50 per cento dei lavoratori;

   il suddetto bando solleva numerose criticità, che impongono un'attenta valutazione sotto il profilo della continuità del rapporto di lavoro dei numerosi lavoratori attualmente impiegati, rispetto ai servizi e ai siti non oggetto di gara;

   la clausola sociale apposta a tutela della continuità lavorativa autorizzerebbe il futuro aggiudicatario della gara ad assorbire il personale nei limiti del mutato assetto prestazionale del servizio e compatibilmente con la propria organizzazione aziendale;

   la suddivisione dei servizi in singoli lotti all'interno di uno stesso sito si tradurrebbe in un eventuale esubero di personale, una riduzione di tutele per le lavoratrici e i lavoratori e un'eventuale precarizzazione dei servizi offerti ai fruitori a causa della frammentazione della filiera culturale;

   altro elemento giudicato grave è l'indicazione del Ccnl Multiservizi come contratto di riferimento per i servizi oggetto della suddetta gara, che crea un presupposto discriminatorio per le aziende che applicano altri contratti, non tutela sufficientemente i diritti dei lavoratori in quanto destinato prevalentemente ai servizi di pulizie e mense e non prevede profili di tutela e qualifica dei lavoratori culturali impiegati nel servizio al pubblico in uno dei principali siti culturali del Paese;

   il Ccnl di riferimento per le aziende della cultura e i lavoratori del settore è quello di Federculture, occorre dunque riconsiderare il bando evitando la costituzione di un grave vulnus nel delicato settore del mercato del lavoro culturale, già fortemente penalizzato dalle incertezze della sua corretta identificazione e dagli effetti della crisi;

   la gara indetta da Consip anziché moltiplicare pluralità e opportunità di lavoro rischia di escludere i professionisti più qualificati ridimensionando l'oggetto e l'ambito di gara, riconducendola ad una mera fornitura al massimo ribasso;

   Federculture ha chiesto l'annullamento della gara, mentre il tribunale di Trento ha riconosciuto ad un lavoratore il diritto a vedersi applicato il Ccnl Federculture;

   l'indicazione del Ccnl Multiservizi costituisce una scelta irragionevole e lesiva del prevalente interesse pubblico connesso alla implementazione di un servizio rivolto a creare una infrastruttura di eccellenza nella erogazione di attività strettamente connesse alla valorizzazione, ma anche alla tutela, del bene culturale;

   il Ccnl Federculture, per oggetto e settore in cui operano le aziende associate, risponde al criterio normativo previsto dal codice dei contratti pubblici;

   sarebbe opportuno ristabilire in capo al Ministero l'espletamento delle gare che, in questi anni, Consip, a parere dell'interrogante, ha dimostrato, per la specificità dell'oggetto, di non essere in grado di portare a termine con successo, costituendo essa stessa un aggravio anche di tipo economico –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di sospendere il bando pubblicato per i servizi di biglietteria del Colosseo e aprire un tavolo di confronto che avvii una stagione di rinnovo degli appalti in tutti i luoghi della cultura in base a principi di correttezza e equità di trattamento per i lavoratori e di omogeneità per le aziende e qualità del servizio, uscendo dalla logica del maggior ribasso ristabilendo in capo al Ministero della cultura l'espletamento delle gare di appalto per l'affidamento dei servizi.
(4-00291)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame sulla base degli elementi forniti dal parco archeologico del Colosseo, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante ha richiesto informazioni relative alla procedura di affidamento del servizio di biglietteria e controllo accessi presso il parco archeologico del Colosseo, indetta da Consip per conto del Ministero della cultura. In particolare, l'interrogante, evidenziando alcune incertezze sotto il profilo di stabilità occupazionale del personale attualmente impiegato, chiede se sia intenzione del Ministro avviare una stagione di rinnovo degli appalti in tutti i luoghi della cultura, ristabilendo in capo al Ministero della cultura l'espletamento delle gare di appalto per l'affidamento dei servizi.
  Preliminarmente, si evidenzia che la gara Consip cui si fa riferimento, avente a oggetto l'affidamento del servizio di biglietteria del parco archeologico del Colosseo, è stata intrapresa dal parco archeologico del Colosseo con la collaborazione di Consip, come da «Disciplinare per il supporto all'acquisizione di beni e servizi e affidamento di concessioni – Istituti afferenti alla Direzione Generale Musei» (siglato il 23 dicembre 2015 tra la Consip e il MiBACT) e sotto la vigilanza collaborativa dell'Anac. Infatti, gli istituti dotati di autonomia speciale sono nelle condizioni di far fronte autonomamente alle specifiche necessità relative ai servizi per il pubblico di cui all'articolo 117 del decreto legislativo n. 42 del 2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio).
  Per quanto riguarda i servizi aggiuntivi attualmente gestiti dall'Ati Mondadori Electa/CoopCulture, aggiudicataria della concessione del 1997 (n. 6952 del 4 agosto 1997), il parco archeologico del Colosseo ha operato la scelta strategica, appositamente motivata attraverso analisi comparativa, di gestire in forma diretta i servizi di valorizzazione e appaltare all'esterno i servizi strumentali (fra i quali appunto il servizio di biglietteria) di cui al comma 3 dell'articolo 117 del codice dei beni culturali e del paesaggio.
  I servizi di audioguida, visite guidate e attività didattiche saranno quindi internalizzati da parte dell'amministrazione, anche con il supporto di Ales S.p.a., società in house del Ministero.
  Ciò premesso, è possibile constatare che il perimetro di applicazione della clausola sociale di cui all'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016, così come interpretata dalle linee guida ANAC n. 13 del 2019, le quali presuppongono che il nuovo contratto sia oggettivamente assimilabile «a quello in essere», non potrà che essere circoscritto all'ambito dei servizi oggetto di affidamento (appunto il solo servizio di bigliettazione), che risulta diverso e più contenuto rispetto all'oggetto del servizio attualmente erogato, comprensivo anche dei cosiddetti servizi di valorizzazione.
  Tra l'altro, per quanto concerne il personale relativo agli altri servizi, si rappresenta fin da ora che anche nei confronti di detti lavoratori troverà applicazione la clausola sociale di cui al citato articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016. Infatti, alla luce delle novità introdotte dall'articolo 39 del decreto-legge n. 144 del 2020 (decreto aiuti-
ter), «nei casi di affidamento diretto da parte del Ministero della cultura a società in house del medesimo Ministero dei servizi di cui all'articolo 117 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, trova applicazione l'articolo 50 del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50».
  Per quanto concerne l'applicazione del «CCNL Multiservizi», è opportuno evidenziare che tale contratto non è mai definito come «di riferimento» nella documentazione di gara (confronta articolo 26 del disciplinare Consip). Si aggiunga poi che la semplice indicazione di un determinato contratto non costituisce nessun obbligo per l'appaltatore, il quale rimane libero di applicare un diverso contratto, purché coerente con l'oggetto dell'appalto. A ogni buon conto tale tipologia contrattuale, che risulta la più diffusa tra gli operatori del mercato di riferimento in ambito di servizi museali, oltre che essere quella attualmente applicata dal concessionario uscente, viene indicata in documentazione di gara nel rispetto della clausola sociale così come previsto dalle linee guida ANAC e dalla normativa vigente.
  Sempre rispetto ai quesiti formulati dall'interrogante, va segnalata l'erroneità del riferimento alla «logica del massimo ribasso» contenuta nell'ultima parte del documento, in quanto la gara in questione è stata affidata in base al criterio dell'«offerta economicamente più vantaggiosa».
  Infine, per quanto concerne le gare affidate dal parco archeologico del Colosseo a Consip a partire dalla sua istituzione, si segnala che sono già state portate a compimento le procedure per i seguenti servizi:

   servizio di vigilanza per i siti del Colosseo, Palatino-Foro romano e Domus Aurea;

   servizio di caffetteria presso il parco archeologico del Colosseo;

   servizi di editoria e di vendita di prodotti editoriali, di merchandising e di oggettistica.

  Pertanto, considerato che dal nuovo assetto organizzativo dei servizi aggiuntivi, in parte internalizzati e in parte affidati a terzi avvalendosi della stazione appaltante Consip, non deriveranno ricadute negative sotto il profilo occupazionale del personale impiegato, si giudica positivamente l'esperienza fino a ora conclusa, non ravvisandosi i pericoli e le criticità evidenziate dall'interrogante.
Il Sottosegretario di Stato per la cultura: Vittorio Sgarbi.