Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 7 luglio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'edilizia residenziale pubblica è una infrastruttura sociale strategica funzionale alla coesione sociale, in coerenza con quanto previsto dall'articolo 42 della Costituzione, secondo cui la legge riconosce e garantisce la proprietà privata e ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti;

    la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, all'articolo 34.3 afferma che, con l'obiettivo di combattere povertà ed esclusione sociale, l'Unione riconosce e rispetta il diritto alla casa e all'housing sociale, al fine di assicurare un'esistenza dignitosa a tutti coloro che non siano in possesso delle risorse minime, in accordo alle regole stabilite dalla legislazione. Un articolo, il 34.3 basato sull'articolo 13 della Carta sociale dell'Unione europea e sugli Articoli 30, che include l'obbligo a promuovere una serie di servizi, compreso l'abitare, e 31, che promuove l'accesso a un'abitazione di standard adeguato per prevenire e ridurre il fenomeno della homelessness nella prospettiva della graduale eliminazione della stessa e l'accessibilità dei prezzi per coloro che non possiedano le risorse necessarie;

    nel 2022 Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat, Unione inquilini hanno condiviso un documento programmatico nel quale esprimono una forte preoccupazione per la situazione abitativa del Paese, caratterizzata: dai pesanti riflessi dell'emergenza sanitaria da Covid-19; nonché di quelli derivanti dal conflitto tra Russia e Ucraina; dalla ripresa generalizzata delle richieste di esecuzioni degli sfratti per morosità incolpevole; dalle decine di migliaia di esecuzioni immobiliari sulla prima casa, in conseguenza dei ritardi nel pagamento di ratei di mutuo a causa di una riduzione dei redditi da parte dei lavoratori, se non di cassa integrazione e licenziamenti; dai forti rincari delle utenze domestiche e degli oneri condominiali per i servizi legati al consumo energetico e ai rincari speculativi a seguito del conflitto tra Russia e Ucraina, oltre al dato di ripresa dell'inflazione ad oggi arrivata intorno al 10 per cento e la conseguenza di questa sugli affitti;

    l'incidenza di povertà assoluta è maggiore tra le famiglie che vivono in affitto. Nel 2021, le oltre 889 mila famiglie povere in affitto corrispondevano al 45,3 per cento di tutte le famiglie povere, con un'incidenza di povertà assoluta pari al 18,5 per cento contro il 4,3 per cento di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. L'analisi del titolo di godimento dell'abitazione mostra come l'incidenza di povertà assoluta delle famiglie dove sono presenti minori sia pari al 28,2 per cento se la famiglia è in affitto, contro il 6,4 per cento di quelle che posseggono una abitazione di proprietà e il 13,1 per cento delle famiglie in usufrutto o in uso gratuito;

    i dati sulla povertà, le circa 40.000 sentenze di sfratto emesse ogni anno, nel 90 per cento dei casi motivate da morosità incolpevole, le 650.000 famiglie in graduatoria per una casa popolare a canone sociale, le oltre 50.000 persone senza fissa dimora, rivelano una condizione di sofferenza sociale a livelli insostenibili, che mina la coesione sociale, tenuto anche conto che in Italia si assiste, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, a una evidente violazione dei diritti umani sanciti da Trattati e Convenzioni nazionali, come, ad esempio l'insufficiente o mancata tutela dei minori o dell'unità del nucleo famigliare nei casi di esecuzione degli sfratti, violazioni dovute all'assenza di strumenti e risorse da parte dei comuni per far fronte alla precarietà abitativa con misure di accompagnamento sociale atte a consentire il passaggio da casa a casa;

    il rapporto sugli sfratti del Ministero dell'interno afferma che nel 2021 le sentenze di sfratto sono state 38.163 (+17,29 per cento rispetto al 2020), di queste oltre 32.000 motivate da morosità incolpevole; le richieste di esecuzione sono state oltre 33.200 (+45,39 per cento rispetto al 2020); gli sfratti eseguiti con forza pubblica 9.537 (+81 per cento rispetto al 2020). Le sentenze di sfratto motivate da necessità del locatore sono state poco più di 1.600; poco più di 4.700 le sentenze di sfratto per finita locazione;

    del tutto evidente che, essendo la morosità la motivazione largamente maggioritaria delle sentenze di sfratto, su queste incide pesantemente il caro affitti ed affrontare questa criticità significa intervenire al cuore del disagio abitativo; si devono abbandonare le politiche liberiste di sostegno alla rendita immobiliare che fino ad oggi, unitamente all'abbandono di politiche di implementazione dell'edilizia residenziale pubblica, hanno rappresentato le politiche abitative in Italia, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti;

    non sembra che da parte dell'Italia si attuino pienamente le seguenti convenzioni internazionali, tenuto conto dei numerosi interventi dell'Altro commissariato Onu a seguito di sfratti eseguiti senza la garanzia di passaggio da casa a casa: a) il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che all'articolo 11, stabilisce l'impegno del nostro Paese al miglioramento continuo delle condizioni di vita, in particolare il diritto alla casa, ratificato con la legge n. 881 del 25 ottobre 1977; b) la Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che all'articolo 27, stabilisce il diritto di tutti i minori alla casa, specificando che lo Stato deve garantirla nel caso in cui i genitori non siano nelle condizioni di farlo. Convenzione internazionale ratificata con la legge n. 176 del 27 maggio 1991; c) l'articolo 19, punto 19, del Pilastro europeo dei diritti sociali che impegna l'UE e i singoli paesi membri alla tutela del diritto alla casa come fondamento della coesione sociale attraverso adeguate politiche; d) la risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sull'accesso a un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti (2019/2187(INI)) che ha indicato proposte per la soluzione della crisi abitativa, da affrontare con politiche europee, non solo dei Paesi membri, per la regolazione del mercato locativo, lo sviluppo dell'edilizia residenziale pubblica con un forte impatto sugli immobili inutilizzati e in disuso da recuperare, con l'obiettivo della sicurezza abitativa, la sostenibilità ambientale e sociale, da attuare anche con i fondi strutturali UE;

    negli ultimi anni, provvedimenti adottati dai Governi che si sono succeduti non hanno dato la necessaria centralità all'obiettivo imprescindibile di definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica e sociale, per avviare una politica abitativa volta ad aumentare l'offerta di alloggi pubblici a canone sociale e a canoni sostenibili per le precarie condizioni reddituali delle famiglie;

    la legge di bilancio per il 2023 non è stata coerente con le aspettative in materia di misure di politica abitativa, essendo venuto meno il rifinanziamento pluriennale dei fondi di sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, fatto che, unitamente al venir meno per centinaia di migliaia di persone del reddito di cittadinanza e l'allegato contributo affitto, rischia di avviare un aumento di richieste di sfratto;

    i programmi straordinari contenuti nel PNRR, Pinqua, Piani urbani integrati e altri progetti di rigenerazione urbana, nonostante l'enorme flusso di risorse e nonostante le normative collegate parlassero di interventi per affrontare il disagio abitativo, hanno prodotto programmi con una previsione, di un aumento minimo della dotazione di alloggi a canone sociale nelle città. Il Pinqua, secondo il rapporto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti produrrà la realizzazione di soli 16.500 alloggi all'80 per cento di social housing pubblico – privato, intervento che non avrà alcun impatto sul fabbisogno reale; risulta quindi ancora insufficiente rispetto alle necessità ed oggi molti interventi richiesti dai comuni non risultano finanziati;

    la turistificazione delle città sta incidendo pesantemente sui residenti; in passato si assisteva alla forte concorrenza degli affitti transitori e per studenti rispetto alle locazioni di lungo periodo, in particolare dei contratti agevolati di anni 3+2; ora gli affitti brevi sono concorrenziali con gli affitti transitori, oltretutto sostenuti da una cedolare secca e dal fatto che destinare a b&b fino a 4 appartamenti non è considerata attività imprenditoriale;

    in Italia è a rischio il diritto allo studio, in particolare degli studenti fuorisede, causa della cronica insufficienza di residenze universitarie; a fronte di oltre 800.000 studenti fuorisede vi sono meno di 40.000 posti letto nelle residenze universitarie. Non appare risolutiva la decisione di utilizzare i fondi PNRR per sostenere proposte da parte di privati di offerte di alloggi o posti letto a tempo determinato e nei soli periodi di didattica, decisione che appare ai firmatari del presente atto di indirizzo un grande vantaggio a privati, senza che da questo intervento derivi un programma pubblico di residenze per studenti che garantisca il diritto allo studio in maniera strutturale;

    per quanto attiene agli studenti fuorisede, è necessario procedere a programmi pubblici promossi da università ed enti locali, affinché, attraverso il recupero del patrimonio pubblico in disuso si possano acquisire immobili da destinare stabilmente e in maniera strutturale a residenze universitarie. Sempre nell'ambito del diritto allo studio, si deve procedere all'adozione di misure atte al contrasto delle locazioni in nero e alla piena applicazione, per i contratti transitori e quelli per studenti fuorisede, dei valori dei contratti di locazione tipo previsti dall'articolo 5 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, nei comuni ad alta tensione abitativa e nelle città sedi di Università;

    in Europa i dati della precarietà abitativa sono gravissimi; il 6° rapporto sull'esclusione abitativa in Europa della fondazione Abbé Pierre ha fornito i seguenti dati: oltre 8,5 milioni sono le famiglie in situazione di grave mancanza di alloggio; 22,6 milioni di famiglie pagano, in relazione alla spesa per l'abitazione oltre il 40 per cento del reddito; 37,5 milioni di famiglie vivono in alloggi sovraffollati; 700.000 sono le persone senza fissa dimora, una stima per difetto, perché non ci sono statistiche europee dei senzatetto;

    in Europa, come evidenziato dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 21 gennaio 2021, risulta un deficit degli investimenti per abitazioni accessibili di 57 miliardi euro/anno; a fronte di ciò, solo 5,51 miliardi di euro del Recovery Fund sono attualmente destinati a realizzare alloggi a costi sostenibili o rapportati al reddito;

    la relazione della Commissione europea sul semestre europeo 2020 relativa all'Italia sottolineava che: «L'accesso ad alloggi adeguati e a prezzi contenuti rimane problematico a causa dei limitati investimenti pubblici nel settore. Il parco di alloggi pubblici e sociali è, di conseguenza, tra i più ridotti in Europa. Secondo le stime, la percentuale della popolazione che vive in abitazioni sovraffollate è pari al 27,8 per cento. Estremamente elevata è anche la percentuale di persone che non riescono a riscaldare adeguatamente l'abitazione in cui vivono (14,1 per cento, a fronte di una media UE del 7,3 per cento). Manca una strategia politica che favorisca l'accesso ad alloggi a prezzi contenuti»;

   si stima inoltre che attualmente circa tre milioni di famiglie siano in «povertà energetica», di cui solo la metà usufruirebbe di «Bonus gas» e «bonus energia». Rispetto alla dimensione connessa alla qualità dell'abitare, oltre il 70 per cento delle famiglie italiane risiede in immobili costruiti prima del 1990 e oltre una famiglia su dieci vive in abitazioni precedenti al 1950, in strutture danneggiate e con problemi di umidità nei muri, nei pavimenti, nei soffitti o nelle fondamenta;

    il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, lo scorso 22 febbraio 2023 durante un question time in risposta a un'interrogazione del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, annunciava l'intenzione di definire un «piano casa visionario di legislatura», affermando altresì che intendeva affrontare le necessità abitative pensando ai genitori separati, ai single, agli studenti, ai disabili e alle forze dell'ordine, proponendo loro un intervento pubblico – privato di social housing, che può essere utile ma che certamente non affronta in alcun modo il fabbisogno delle famiglie nelle graduatorie, di quelle sfrattate o in povertà assoluta, del resto mai citate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

    la scelta di privilegiare il mercato libero anche con cedolare secca, anche applicata a coloro che sono proprietari fino a 4 unità immobiliari destinate a b&b, e il superamento dell'equo canone, non ha prodotto alcun calmieramento degli affitti, anzi si è verificato persino un aumento, fino a giungere alla situazione attuale evidenziata dalle manifestazioni di proteste degli studenti con l'installazione di tende davanti alle università. A ciò va aggiunta la continua corsa al rialzo delle offerte in locazione e gli effetti dell'inflazione che provocano ulteriore profondo disagio abitativo derivante anche dall'esplosione di contratti di lavoro precario a tempo determinato e dei bassi stipendi;

    la questione abitativa in Italia, per le proporzioni che ha assunto, non è questione emergenziale ma questione strutturale che va affrontata con interventi programmatici pluriennali;

    va rilanciata con forza una azione di sviluppo dell'offerta di alloggi a canone sociale e interventi di manutenzione straordinaria degli alloggi pubblici oggi chiusi, ma anche ulteriori azioni di efficientamento energetico a sostegno della conversione ecologica, sostenendo attivamente la nascita di comunità energetiche rinnovabili solidali all'interno del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, spesso ubicato nelle periferie delle aree urbane,

impegna il Governo:

1) a istituire un tavolo nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati – Anci, conferenza delle regioni, Sindacati inquilini, Federcasa, Agenzia del demanio, e altri Ministeri competenti – al fine di definire un piano casa strutturale pluriennale, senza consumo di suolo, basato sul recupero e autorecupero di immobili pubblici e privati inutilizzati, individuando contestualmente congrue risorse pluriennali per un efficace piano di edilizia residenziale pubblica prioritariamente a canone sociale;

2) a prevedere un intervento di raccordo con le prefetture al fine di giungere alla sottoscrizione di protocolli locali di gestione programmata delle esecuzioni degli sfratti, eventualmente sostenuta anche dall'istituzione di cabine di regia locali che facilitino la gestione sostenibile delle esecuzioni degli sfratti;

3) ad adottare iniziative volte a destinare, a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, ulteriori, adeguate e pluriennali risorse, almeno pari alla dotazione dell'anno 2022, ai fondi per il sostegno all'affitto e per la morosità incolpevole, definendo anche misure di radicale semplificazione fino all'accreditamento diretto, applicando coerentemente quanto previsto anche dalla normativa vigente (ad esempio, la legge n. 124 del 2013);

4) ad adottare iniziative volte a individuare risorse da destinare ai comuni per consentire loro la locazione o l'acquisto di alloggi, con particolare riferimento alle disponibilità immediata di alloggi degli enti previdenziali e degli altri enti pubblici o con forme di partecipazione, controllo pubblico e/o vigilanza pubblica, da assegnare alle famiglie con sfratto esecutivo e/o in graduatoria per l'accesso ad una casa popolare, determinando il canone di locazione in rapporto al reddito delle famiglie beneficiarie;

5) ad effettuare un monitoraggio e mappatura degli immobili pubblici inutilizzati, in raccordo con enti pubblici, enti locali e università, da rendere immediatamente disponibili, istituendo al contempo una banca dati nazionale del patrimonio alloggiativo degradato, pubblico e privato, al fine di un loro riutilizzo per affrontare le gravi emergenze alloggiative e contribuire a garantirei agli sfrattati il passaggio da casa a casa;

6) ad adottare iniziative volte ad aggiornare, sostenere e ulteriormente finanziare il Programma di interventi per il recupero e la razionalizzazione degli immobili e alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà di comuni ed ex Iacp previsto dall'articolo 4, comma 1 del decreto-legge 28 marzo 2014 n. 47, risolvendo le criticità emerse e rendendo disponibili gli alloggi sfitti, al fine di procedere nel più breve lasso di tempo possibile ai necessari interventi e alla rapida assegnazione della quota dei circa 50.000 alloggi di edilizia residenziale pubblica oggi inutilizzati per mancanza di manutenzioni straordinarie;

7) ad adottare iniziative volte a sostenere e mantenere l'utilizzo del superbonus 110 per cento da parte degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica comunque denominati, estendendo tale possibilità anche per gli immobili di edilizia residenziale pubblica a canone sociale dei comuni, prevedendo comunque tempi adeguati anche prorogati rispetto a quelli attualmente stabiliti per la realizzazione effettiva degli interventi, nonché a sostenere, anche con un apposito finanziamento, la creazione di comunità energetiche rinnovabili solidali di autoproduzione e autoconsumo di energia nei caseggiati di edilizia residenziale pubblica che sono ubicati in particolare nelle periferie delle aree urbane, al fine di sostenere la conversione ecologica e il contrasto ai costi energetici;

8) ad adottare iniziative volte a definire, con il coinvolgimento della conferenza delle regioni, dell'Anci, degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica nonché dei sindacati inquilini, i livelli essenziali del servizio abitativo e ad adottare una normativa quadro sull'edilizia residenziale pubblica e sociale che preveda, tra gli altri criteri di determinazione dei canoni fondati su una effettiva sostenibilità, in rapporto al reddito dei soggetti beneficiari;

9) ad adottare iniziative volte a prevedere il sostegno, per quanto di competenza, a piani di edilizia sociale, attraverso processi di rigenerazione, trasformazione e riqualificazione, da destinare a soggetti con redditi superiori ai limiti di accesso all'Erp ma inferiori ai limiti di decadenza stabiliti dalle Regioni, che abbiano subito uno scivolamento verso l'area del disagio a causa delle conseguenze delle crisi economiche, delle ricadute dell'emergenza sanitaria, e degli effetti economici della guerra tra Ucraina e Russia sui rincari delle utenze energetiche e dei beni di prima necessità;

10) ad adottare iniziative volte a prevedere la soppressione della cedolare secca prevista per i contratti a canone libero e/o per le unità immobiliari destinate ad affitti brevi, in quanto premialità fiscale accordata in assenza di condizioni contrattuali di favore tese a garantire una maggiore sostenibilità della locazione da parte dell'inquilino, anche per orientare sempre più il mercato delle locazioni verso il canale agevolato di cui all'articolo 2 comma 3 e articolo 5 commi 1 e 2, della legge 9 dicembre 1998, n. 431;

11) ad adottare iniziative volte a prevedere la riduzione dell'Iva applicata ai canoni di locazione di edilizia convenzionata o comunque agevolata, riducendola dai 10 per cento al 4 per cento; promuovendo infine una sistema fiscale coerente e stabile per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica;

12) ad adottare iniziative volte a definire regole stringenti in materia di tracciabilità di pagamento dei canoni di locazione, considerato che l'anacronistico uso del contante nel settore delle locazioni rappresenta un «veicolo» privilegiato per l'evasione fiscale e di contratti di locazione in nero, nonché a prevedere l'aumento delle attuali detrazioni fiscali a favore di inquilini di alloggi in locazione privata e da parte di studenti fuorisede con redditi, inferiori a 30.000 euro;

13) ad adottare iniziative volte a definire una disciplina quadro, di intesa con la conferenza delle regioni e l'Anci, di effettiva regolamentazione delle locazioni brevi di tipo turistico, che stanno incidendo negativamente sugli assetti urbanistici, con misure da affidare ai comuni per la regolamentazione di un fenomeno che sta stravolgendo le modalità di uso delle abitazioni, sottraendole ad una locazione di durata stabile ovvero a residenze per studenti fuorisede cui sarebbero destinate nel contesto urbano e dei centri storici in particolare;

14) ad adottare iniziative volte a sostenere, per quanto di competenza, nei confronti della Cassa depositi e prestiti, la necessità di finanziare programmi di edilizia residenziale sociale da parte degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica comunque denominati, fermo restando che la loro mission prioritaria resti quella di offrire alloggi a canone sociale, allo scopo di ampliare l'offerta di alloggi sociali per famiglie con redditi che non, consentono l'accesso al mercato delle locazioni;

15) ad adottare iniziative volte a sostenere e promuovere prioritariamente la realizzazione di residenze universitarie pubbliche sulla base di programmi condivisi tra università ed enti locali basate sul recupero di immobili pubblici in disuso;

16) ad attuare tutte le iniziative necessarie all'effettivo avvio di raccolta dati da parte dell'Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa, anche prevedendo la sua implementazione con la partecipazione di altri soggetti, quali i rappresentanti dei sindacati inquilini, di Federcasa e delle università;

17) a promuovere in sede europea la necessità di istituire o implementare fondi strutturali pluriennali europei finalizzati all'incremento di alloggi sociali pubblici senza consumo di suolo attraverso il recupero o l'acquisto di immobili, per l'abbattimento di barriere architettoniche, per l'efficientamento energetico degli edifici di edilizia residenziale pubblica e sociale, e per eliminare la piaga dei senzatetto a livello di Unione europea, entro il 2030.
(1-00166) «Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

ATTI DI CONTROLLO

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 aprile 2023 si è tenuta in Asti la assemblea ordinaria degli azionisti della Cassa di risparmio di Asti s.p.a.;

   in tale occasione si è proceduto alla nomina dei componenti il consiglio di amministrazione, tra cui il Presidente ed il vice Presidente. La lista per tali nomine è stata in precedenza confezionata dai soci dell'istituto di credito ed in particolare dalla fondazione Cassa di risparmio di Asti, azionista di maggioranza relativa che ha indicato anche il Presidente;

   è stato nominato Presidente il consigliere indipendente signor Giorgio Galvagno;

   quest'ultimo, tuttavia, risulterebbe carente dei requisiti di indipendenza previsti dalla legge, ovvero dall'articolo 13 comma 1, lettere a), n. 3) e i), n. 2, del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 23 novembre 2020, n. 169 (Gazzetta Ufficiale n. 310 del 1542 del 15 dicembre 2020), dal momento che il figlio, Marco Galvagno, a far data dal 28 giugno 2022, ricopre la carica di Consigliere comunale e Capogruppo al Consiglio comunale di Asti;

   l'ultimo comma del succitato articolo 13 stabilisce che il difetto dei requisiti previsti comporta la decadenza dall'incarico di consigliere indipendente (id est, decadenza dalla carica di Presidente) –:

   se risulti confermata insussistenza dei requisiti di nomina per Giorgio Galvagno ai sensi del decreto ministeriale citato in premessa;

   se, sulla scorta degli articoli 25 e seguenti del codice civile e i ragione dei poteri di vigilanza sulle fondazioni bancarie di cui al decreto legislativo n. 153 del 1999, in particolare ove venisse confermata l'insussistenza dei requisiti per la predetta nomina, non ritenga necessario adottare iniziative di competenza volte al pieno rispetto della disciplina vigente.
(5-01083)

Interrogazione a risposta scritta:


   MATERA, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 28 giugno 2023, la Corte dei conti ha presentato il «giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2022» fornendo alcuni dati al 31 dicembre 2022, tra i quali quelli relativi al fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, le cui garanzie in essere, a fine anno, erano 320.075 per uno stock di circa 35,7 miliardi di importo finanziato e oltre 20,3 miliardi di importo garantito, a fronte dei quali si sono avute 299 escussioni con 15,6 milioni di importi liquidati;

   in assenza di ulteriori dati, emerge che rispetto all'anno precedente (2021) le garanzie erogate dal fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa sono aumentate di circa il 50 per cento, +106.449 (nel 2021 erano state erogate 213.626), per uno stock di garanzie totali di 35,7 miliardi di euro, +11,9 miliardi (nel 2021 il valore complessivo delle garanzie era di 24,1 miliardi di euro) e corrispondente a un importo garantito che nel 2022 è cresciuto di oltre 8,6 miliardi di euro, superando i 20 miliardi di euro (20,3 miliardi) rispetto agli 11,7 miliardi dell'anno precedente;

   il «fondo prima casa», istituito presso il Ministero interrogato dall'articolo 1, comma 48, lettera c) della legge di stabilità per il 2014 (legge 27 dicembre 2013, n. 147), prevede la concessione di garanzie a prima richiesta su mutui, dell'importo massimo di 250 mila euro, per l'acquisto, ovvero per l'acquisto anche con interventi di ristrutturazione, purché con accrescimento dell'efficienza energetica, di unità immobiliari site sul territorio nazionale da adibire ad abitazione principale del mutuatario;

   il decreto ministeriale 31 luglio 2014 ha emanato le norme di attuazione della disciplina, individuando Consap quale soggetto gestore del fondo;

   lo stesso fondo concede garanzie, a prima richiesta, su mutui ipotecari o su portafogli di mutui ipotecari, nella misura del 50 per cento della quota capitale, che può essere elevata all'80 per cento (articolo 64, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021, come convertito dalla legge n. 106 del 2021) per i soggetti richiedenti un mutuo superiore all'80 per cento dell'immobile, ivi compresi gli oneri accessori, e che rientrano nelle categorie aventi i requisiti che danno diritto all'accesso prioritario alle agevolazioni: giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, conduttori di alloggi Iacp e giovani di età inferiore ai 36 anni, in possesso di Isee non superiore a 40.000 euro annui;

   gli interventi sono assistiti dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza e lo stanziamento del fondo è allocato sul capitolo 7077 dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con una copertura finanziaria per il solo anno 2023 pari a 450 milioni di euro;

   in relazione alle suesposte considerazioni risulta importante, a giudizio dell'interrogante, conoscere quale sia lo stato attuale, dal punto di vista economico, delle risorse attribuite al suesposto fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, in considerazione della valenza sociale ed economica che riveste tale strumento, nel quadro delle misure di sostegno delle classi meno abbienti del Paese –:

   a quanto ammontino le risorse attualmente giacenti nelle disponibilità del fondo, allocate nel capitolo 7077 del Ministero dell'economia e delle finanze, e quale sia la quota parte di garanzie fornite nei primi sei mesi del 2023 a soggetti rientranti nelle cosiddette «categorie prioritarie» per i due regimi di garanzia attualmente vigenti.
(4-01297)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO, GIANASSI e FOSSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'articolo apparso sul quotidiano «La Nazione», pagina di Prato, del giorno 8 giugno 2023, si dava notizia del mancato rispetto della data della metà di maggio quale termine entro il quale il Vice Ministro Francesco Paolo Sisto avrebbe garantito un ulteriore incontro e la soluzione del problema strutturale del Palazzo di giustizia di Prato;

   gli interventi sull'edificio sono iniziati nel 2019 e sarebbero dovuti terminare entro il medesimo anno, e ad oggi risulterebbe necessario un ulteriore finanziamento da parte del Ministero al fine di portare a compimento i lavori di ristrutturazione rimasti fermi da oltre un anno;

   si deve prendere atto dell'indisponibilità del Ministero ad assegnare personale amministrativo al tribunale di Prato, che risulta avere carenze di organico pari al 37 per cento a fronte di una carenza media del distretto toscano pari al 24 per cento;

   si apprende dal quotidiano «La Nazione», pagina di Prato, del 24 febbraio 2023 che il Presidente del tribunale di Prato ha disposto la chiusura dell'ufficio decreti ingiuntivi fino al 31 dicembre del 2023, fatto che è stato ritenuto dall'ordine degli avvocati di Prato lesivo del diritto dei cittadini;

   in base alla pianta organica sarebbero previsti 15 operatori e ne risultano assegnati soltanto 4 –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato relativamente alla prosecuzione e chiusura dei lavori strutturali del Palazzo di giustizia di Prato;

   quali siano le politiche di assunzione e assegnazione del personale amministrativo al tribunale di Prato al fine di permettere la riapertura dell'ufficio decreti ingiuntivi presso il giudice di pace;

   se vi sia, in conclusione, l'intenzione di assumere le iniziative di competenza per risolvere l'inagibilità della struttura e l'insufficienza del personale, e dunque, di rendere operativo il tribunale di Prato, dando finalmente risposta alla domanda di giustizia di un intero territorio.
(4-01295)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIO, BARBAGALLO, CASU e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da tempo, le associazioni maggiormente rappresentative delle imprese di armamento lamentano la scarsità a livello nazionale di personale qualificato e idoneo all'imbarco;

   la carenza di marittimi, conseguenza di un calo delle vocazioni a intraprendere le professioni del mare è causata, in particolare, dagli elevati costi d'accesso ai percorsi formativi obbligatori per lavorare a bordo, che fino a qualche anno fa, riguardava soprattutto le figure degli ufficiali, mentre oggi interessa tutte le professionalità di bordo;

   a seguito della trasformazione degli istituti tecnici nautici in istituti tecnici per i trasporti e logistica, il Ministero dei trasporti, con il decreto del 30 novembre 2007, ha stabilito il percorso per l'apertura delle carriere direttive marittime anche ai diplomati in discipline diverse da quella strettamente nautica;

   attraverso i «corsi di allineamento», strutturati, ai sensi del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 19 dicembre 2016, ed erogati da centri specializzati e autorizzati dal Comando generale delle Capitanerie di porto, vengono fornite le competenze necessarie, indipendentemente dal percorso di studi pregresso, per intraprendere la carriera direttiva di bordo senza alcun limite, sia nel settore di coperta che nel settore di macchina;

   il superamento di detti corsi consente l'imbarco con la qualifica di allievo ufficiale di coperta o di macchina, per avviarsi alla carriera di ufficiale di coperta o di macchina e, in aggiunta, il superamento dei corsi consente di avere i requisiti necessari per prendere parte alla selezione per il percorso Its di coperta e macchina;

   il costo di tali corsi è elevato per neodiplomati alla ricerca del primo impiego e pertanto scoraggia le famiglie dall'intraprendere questo percorso, lasciando le società di armamento in una condizione di difficoltà nel trovare marittimi e privando i giovani di sbocchi occupazionali stabili;

   la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il decreto legislativo n. 221 del 2016 limita i benefici fiscali del registro internazionale alle navi traghetto che imbarcano solo equipaggi italiani o comunitari sulle rotte di cabotaggio e di continuità; in particolare, (l'articolo 1 del decreto-legge n. 457 del 1997, dopo la modifica, prevede che sulle navi traghetto ro-ro e ro-ro-pax adibite a traffici commerciali tra porti nazionali, sia continentali che insulari, anche a seguito o in precedenza di un viaggio internazionale, deve essere imbarcato esclusivamente personale italiano e comunitario;

   per risolvere il corto circuito in cui si trovano le compagnie di navigazione che devono rispettare la norma, ma non trovano marittimi pronti all'imbarco, negli ultimi due anni sono state previste deroghe consentendo l'imbarco di personale extracomunitario;

   la questione assume tratti paradossali se consideriamo che la deroga viene data a ragazze e ragazzi italiani che hanno ottenuto il diploma presso scuole italiane –:

   se non intenda assumere iniziative normative per permettere a chi abbia completato un ciclo di studi in Italia di ottenere la possibilità di iscrizione nelle matricole di gente di mare del nostro Paese;

   se non intenda adottare iniziative di competenza volte ad attivare forme di finanziamento per contribuire alle spese di iscrizione ai corsi obbligatori per accedere alle professioni di bordo delle navi e ottenere i titoli sopra richiamati al fine di dare opportunità di lavoro ai disoccupati nonché ad attivarsi nella conferenza delle regioni per produrre un piano d'azione congiunto volto a contrastare la carenza dei marittimi e formare le competenze necessarie.
(5-01084)


   SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2022 il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ha approvato il contratto di programma di Rfi 2022-2026;

   tra gli interventi previsti, con uno stanziamento di 311 milioni di euro, figurano i collegamenti ferroviari connessi al porto di Livorno: si tratta della tratta che unisce l'interporto di Guasticce alla linea Pisa-Vada via Collesalvetti e della bretella fra Collesalvetti-Vada e la linea Firenze-Pisa (il cosiddetto bypass di Pisa);

   tale infrastruttura, attesa da anni dal territorio, rappresenta un'opera fondamentale per la realizzazione dei collegamenti ferroviari del porto di Livorno con il corridoio Ten-T Scandinavo-Mediterraneo. Potrà infatti, garantire traffico più fluido e quindi un percorso più lineare e veloce delle merci, incentivando conseguentemente la crescita economica ed occupazionale di una zona vasta e diversificata;

   la regione Toscana ha cofinanziato tale opera con 2,5 milioni di euro;

   con nota iscritta alla riunione preparatoria del Cipess «Pre.-Cipess» del 15 giugno 2023 veniva fornito il materiale mediante il quale Cipess viene informato circa l'aggiornamento per il 2023, tramite atti integrativi, dei contratti di programma – parte investimenti e parti servizi, 2022-2026 di Rfi, ai sensi dell'articolo 15, comma 2-bis, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, il quale prevede che gli aggiornamenti al contratto di programma Rfi vengano approvati con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa informativa al Cipess, qualora abbiano un importo inferiore a 5 miliardi di euro, al netto delle risorse finalizzate per legge a specifici interventi;

   nel documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dell'8 giugno 2023 intitolato «Primo atto integrativo al contratto di Programma 2022-2026 – parte Investimenti Informativa ai sensi dell'articolo 15, comma 2-bis del decreto legislativo 5 luglio 2015, n. 112», viene di fatto e, a giudizio dell'interrogante arbitrariamente, ridotto di 299 milioni di euro l'originario finanziamento relativo al «Collegamento dell'interporto di Guasticce alla linea Pisa-Vada via Collesalvetti e bretella per il collegamento diretto tra la linea Firenze-Pisa e la linea Pisa-Vada via Collesalvetti (bypass di Pisa)»;

   le risorse stanziate per il citato «Potenziamento dei collegamenti tra il porto di Livorno, la rete ferroviaria e l'interporto Guasticce» passano quindi da 311 a 12 milioni di euro;

   tale scelta sarebbe stata motivata da «esigenze di finanza pubblica» legate, ad avviso dell'interrogante, a pretestuosi e non ben individuati ritardi nella progettazione (imputabili quindi a Rfi) e finalizzati ad un reimpiego delle risorse sottratte per la realizzazione di oltre opere;

   appare quindi evidente come il Governo abbia di fatto penalizzato alcuni territori rispetto ad altri modificando finanziamenti già approvati dal Cipess;

   si tratta infatti di una decisione unilaterale assunta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo un confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, che interrompe di fatto l'iter progettuale e realizzativo di tali infrastrutture;

   la regione Toscana ha chiesto ufficialmente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il rifinanziamento delle risorse per i lavori e la massima priorità per il completamento della progettazione –:

   quando e con quali iniziative di competenza verranno reintrodotte le risorse relative al finanziamento del «Potenziamento dei collegamenti tra il porto di Livorno, la rete ferroviaria e l'interporto Guasticce».
(5-01085)

Interrogazione a risposta scritta:


   BAKKALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Conselice, in provincia di Ravenna, è tra i territori più danneggiati dalle alluvioni di maggio 2023, essendo stato colpito sia dal primo evento del 2 maggio che dal secondo, ancora più violento, del 16 maggio;

   nel territorio si sono verificate due rotture di fiumi che hanno riversato ingenti quantitativi di acqua, interessando un'area di complessivi 39,54 chilometri quadrati e danneggiando sia il centro abitato che le aree rurali circostanti. Interi comparti urbani ed extraurbani hanno subito allagamenti e per oltre quindici giorni, tra questi anche l'industria più importante che occupa oltre mille dipendenti; la stima dei danni al patrimonio comunale, in corso di quantificazione, supera i sei milioni di euro, ai quali si sommano gli ingenti danni al patrimonio di privati ed imprese. Sebbene la situazione emergenziale sia al momento rientrata, rimane alta la preoccupazione per la sicurezza dei fiumi e della rete scolante dei canali che si trovano in condizioni di estrema fragilità e necessitano di ingenti fondi per le riparazioni. La fase di ricostruzione esigerà moltissime risorse, ad oggi non stanziate, per la messa in sicurezza di un intero territorio comunale;

   il comune di Conselice si trovava già prima dell'emergenza in una delicata situazione di cassa, avendo in corso numerose opere pubbliche finanziate con risorse statali e regionali per le quali si è reso necessario anticipare i pagamenti alle ditte appaltatrici. Tale condizione è ora ulteriormente aggravata dal rinvio delle scadenze relative ai versamenti di Imu, Tari e altre entrate comunali; è prioritario per il comune liquidare le ditte appaltatrici e i propri fornitori, anche per non aggravare ulteriormente la situazione di difficoltà in cui versano queste ultime alle prese coi ripristini dei propri siti aziendali;

   per i motivi sopra elencati, l'interrogante chiede che vengano riconosciuti e liquidati al comune di Conselice i fondi relativi alle compensazioni dei prezzi che sono riferite alle richieste di accesso al fondo e che sono ancora in attesa di risposta;

   le tre chieste si riferiscono ai seguenti fondi: 1) fondo per adeguamento dei prezzi di cui all'articolo 1-septies del decreto-legge n. 73 del 2021; 2) fondo per adeguamento dei prezzi di cui all'articolo 26 comma 4 lettera b) del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 convertito con modificazioni dalla legge 15 luglio 2022 n. 91; 3) infine si richiede di corrispondere a saldo del 50 per cento dell'importo già riconosciuto con decreto n. 54 del 4 aprile 2023;

   il soddisfacimento delle sopra esposte richieste, rappresenterebbe per il comune di Conselice un indispensabile supporto a garanzia dell'efficacia e del proficuo risultato dell'azione amministrativa pubblica a favore della ripresa economica e sociale del territorio nel dopo alluvione –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere, al fine di prevedere un'accelerazione dei pagamenti sui progetti passati, così da evitare al comune di Conselice quelle difficoltà in termini di liquidità che si stanno riflettendo sui bilanci.
(4-01296)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Gkn, multinazionale del settore della componentistica automobilistica e aerospaziale, ha comunicato tramite email, il 9 luglio 2021, il licenziamento dei 422 dipendenti e la chiusura del sito industriale di Campi Bisenzio senza ricorso ad ammortizzatori sociali;

   nel mese di dicembre 2021, Qf Spa del gruppo Borgomeo ha comunicato di aver acquisito il 100 per cento di Gkn Driveline Firenze. L'azienda ha ritirato la messa in liquidazione mentre contestualmente è stata ritirata l'impugnazione contro il ricorso vinto dai sindacati sulla precedente procedura di licenziamento;

   le riunioni presso il Ministero dello sviluppo economico che si sono succedute nel corso del 2022 non hanno risolto le criticità ed i dubbi sulla reindustrializzazione annunciata dalla proprietà, che ha addirittura annunciato nel mese di novembre 2022 di essere alla ricerca di nuovi investitori e di non poter quindi presentare il nuovo piano industriale;

   dopo mesi di attese e di ritardi il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha concesso nel mese di maggio 2023 la cassa integrazione in deroga a Qf fino al 31 dicembre 2023;

   le prime mensilità della cassa integrazione sono state erogate con oltre 8 mesi di ritardo;

   le associazioni sindacali hanno, inoltre, denunciato come l'azienda non stia consegnando da numerosi mesi, agli attuali 300 dipendenti, le buste paga e quindi le retribuzioni (con relativi benefit) per le mansioni svolte che non riguardano la produzione ma il presidio e la sorveglianza dello stabilimento;

   la regione Toscana e impegnata da mesi a trovare una soluzione condivisa che, secondo la stampa, sarebbe finalizzata ad un processo di riconversione della fabbrica di Campi Bisenzio: ipotesi che avrebbe già ricevuto alcune manifestazioni di interesse. Dal canto loro, le maestranze hanno avviato un crowdfunding per sostenere il proprio piano industriale, che consiste nella produzione di pannelli fotovoltaici di ultima generazione, batterie e cargo bike a ridotto impatto ecologico –:

   per quali motivi siano state erogate le mensilità della Cassa integrazione guadagni con notevole ritardi mentre gli stipendi arretrati dei lavoratori non sono stati ancora corrisposti; quando tali ritardi verranno risolti e quali iniziative urgenti si intenda assumere al fine di promuovere una reale riconversione produttiva dello stabilimento di Campi Bisenzio.
(5-01086)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIETRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la situazione chi si sta delineando in Campania a fronte del mancato pagamento dei giovani medici che hanno sostenuto e vinto il concorso di formazione specifica in Medicina generale del mese di febbraio 2022 e che lamentano di essere stati «dimenticati», se non totalmente ignorati, dalla regione;

   secondo quanto denunciato dai sindacati di categoria, infatti, i «Medici di famiglia in formazione sono senza stipendio da sette mesi. Quanto vale il diritto alla salute dei cittadini per una Regione che si “dimentica” di pagare i medici che si stanno formando per essere domani pronti a sostenere il carico delle cronicità e realizzare una medicina di prossimità?»;

   il tema, in particolare, è quello dell'ingiustificabile mancata erogazione delle borse di studio per quasi 200 medici che nell'aprile 2022 hanno iniziato il corso di formazione specifica in Medicina generale del triennio 2021/24 e che da sette mesi non ricevono i 966 euro lordi previsti al mese; nonostante la giunta regionale abbia approvato a metà ottobre 2022 la delibera per il pagamento delle borse arretrate, ad oggi, secondo quanto si apprende da fonti di stampa, tali professionisti possono constatare solo l'ennesimo inspiegabile mancato accredito sui propri conti correnti;

   su tale gravissima vicenda è intervenuta anche la segretaria nazionale del settore formazione della FIMMG Campania, dottoressa Erika Schembri, che ha scritto una lettera alla regione Campania e all'assessorato alla Salute: «Oggi ci hanno comunicato che anche la guardia medica non sarà riconosciuta come formazione lavoro. Io lascio il corso a questo punto, perché ho famiglia. Non mi sembra il modo per incentivare i giovani medici a fare il medico di famiglia»;

   in questo momento di grave crisi economica e aumento del costo della vita, viene trattenuta l'unica fonte di reddito per molti medici, con l'ovvia conseguenza che oltre 130 professionisti hanno abbandonato il corso e l'aggravante – specifica per la regione Campania – di una carenza senza precedenti che ha raggiunto quasi 300 medici di famiglia mancanti, sempre più presìdi di guardia Medica e 118 scoperti, mentre più di 160 mila cittadini (nel solo capoluogo partenopeo) attendono, invano, un medico;

   la regione Campania e il territorio dell'Asl di Salerno, in particolare, soffrono da sempre di una grave carenza di medici e operatori sanitari, frutto dei tagli sistematici degli ultimi anni e dei piani di rientro imposti alle regioni in difficoltà finanziarie e per questo motivo gli ospedali e la medicina del territorio hanno avuto enormi difficoltà nel garantire l'emergenza nei pronto soccorso ed i Lea;

   per organizzare al meglio le Case e gli Ospedali di comunità, l'assistenza domiciliare e tutta la medicina territoriale è necessario attuare gli standard del decreto ministeriale n. 77 del 2022, ma la carenza di medici e operatori sanitari, in generale, rischia di tradursi nel mancato utilizzo dei fondi del Pnrr, nel non riuscire a colmare il divario con le regioni del Nord e regalare le future strutture al privato accreditato;

   non è accettabile che medici in formazione, ai quali è preclusa ogni altra possibilità lavorativa, restino per mesi in attesa di ricevere dalla regione quanto dovuto in forza dell'assegnazione delle borse –:

   se quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere in relazione ai fatti esposti in premessa, al fine di favorire ogni misura atta a sostenere sull'esteso territorio nazionale la medicina di prossimità.
(5-01078)


   VIETRI, CANGIANO, CERRETO, SCHIFONE e SCHIANO DI VISCONTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per la sanità campana è arrivata l'ennesima bocciatura in materia di Livelli essenziali di assistenza (Lea), il sistema che in base a diversi valori (43 per la precisione) calcola le percentuali di «soddisfazione» dei Livelli, appunto, essenziali d'assistenza in base ai fondi per la Sanità assegnati alle diverse regioni;

   ogni anno il Ministero della salute pubblica, infatti, il report «Monitoraggio dei Lea attraverso la cosiddetta Griglia Lea» che, attraverso l'assegnazione di un punteggio, attesta l'erogazione delle prestazioni sanitarie che le regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket; una vera e propria «pagella» per la sanità che permette di identificare regioni promosse (adempienti) e, pertanto, meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale e bocciate (inadempienti);

   in particolare, «non adempiente» è la dicitura utilizzata dalla Fondazione Gimbe per descrivere una situazione preoccupante che negli ultimi mesi, soprattutto per quanto riguarda i Pronto soccorso e l'intero sistema dell'emergenza-urgenza, sono riesplose in Campania fra gravi carenze di personale e problemi strutturali mai affrontati;

   secondo il report della Fondazione, redatto in base ai dati trasmessi dall'Agenas, c'è un dato su tutti che fa comprendere quanto la Campania, dal punto di vista sanitario, sia «non adempiente» e, pertanto, non meritevole di accedere alla quota di finanziamento premiale: oltre il 40 per cento delle richieste arrivate alle strutture sanitarie (territoriali e non) nel periodo compreso fra il 2010 e il 2019 non è stato evaso;

   i calcoli effettuati da Gimbe evidenziano come nell'ultimo decennio in Campania i Livelli essenziali d'assistenza siano stati garantiti per il 58,2 per cento, dato lontanissimo dalla «capolista» Emilia-Romagna (93,4 per cento di adempimento) e più alto soltanto rispetto alla Provincia Autonoma di Bolzano (57,6 per cento) e alla Sardegna (56,3 per cento); la Campania è dunque tra quelle che, nel decennio 2010-2019, ha assicurato la minore percentuale di cure garantite ai propri cittadini;

   a destare preoccupazione non è tanto la posizione in classifica, ma il fatto che il sistema sanitario della «terra felix» sia distante di dieci punti percentuali dalla sufficienza;

   rispetto al mantenimento dell'erogazione dei Lea i risultati del report restituiscono un'Italia che, a fronte di un Servizio sanitario nazionale fondato su princìpi di equità e universalismo, presenta inaccettabili diseguaglianze regionali –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito alla preoccupante situazione della sanità in Campania, anche valutando se sussistano i requisiti per un commissariamento della sanità regionale ai sensi dell'articolo 120, comma 2, della Costituzione, al fine di superare le gravi inadempienze amministrative e gestionali nella regione Campania, garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) e la tutela del diritto alla salute dei cittadini.
(5-01079)


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'attività dei medici iscritti nelle liste speciali di cui all'articolo 1 del decreto ministeriale 15 luglio 1986 è sempre stata disciplinata quale attività di natura libero professionale, fino al 18 aprile 1996, quando con relativo decreto ministeriale è stata introdotta l'incompatibilità del medico che «a) abbia un rapporto di lavoro subordinato o comunque di collaborazione coordinata e continuativa presso qualsiasi datore di lavoro pubblico o privato» (articolo 6);

   tale circostanza ha determinato numerosi ricorsi giudiziari, spesso accolti con il reintegro del medico in servizio, tant'è che con il successivo decreto ministeriale 12 ottobre 2000 la prevista incompatibilità è stata cancellata e rapportata a quelle del Servizio sanitario nazionale;

   con il decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, il rapporto di lavoro dei medici fiscali viene finalmente trasformato, dopo oltre venti anni, in rapporto a tempo indeterminato, laddove si dispone che «le liste speciali, già costituite ai sensi dell'articolo 5, comma 12, del decreto-legge 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 1983, n. 638, sono trasformate in liste speciali ad esaurimento, nelle quali vengono confermati i medici inseriti nelle suddette liste alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e che risultavano già iscritti nelle liste alla data del 31 dicembre 2007» (articolo 4, comma 10-bis);

   con legge 27 dicembre 2013, n. 147, si compie un altro importante passo verso la stabilizzazione dei medici fiscali, posto che: «Ai fini della razionalizzazione del servigio, l'Inps, per l'effettuazione delle visite mediche di controllo domiciliari ai lavoratori assenti dal servizio per malattia, si avvale, in via prioritaria, dei medici inseriti nelle liste speciali di cui al periodo precedente» (articolo 1, comma 340);

   con decreto legislativo 2 agosto 2017, n. 75, viene istituito il cosiddetto polo unico per le visite fiscali, che attribuisce all'Inps la competenza esclusiva ad effettuare visite mediche di controllo oltre che ai lavoratori privati anche a quelli pubblici, sia su richiesta dei datori di lavoro sia d'ufficio;

   viene, inoltre, approvato l'atto di indirizzo per la stipula delle convenzioni che disciplinano il rapporto tra l'Inps e i medici di medicina fiscale per lo svolgimento degli accertamenti medico-legali sulle assenze dal servizio per malattia e le liste dei medici fiscali vengono, di fatto, trasformate, in liste provinciali; l'atto di indirizzo stabilisce, altresì, la disciplina delle incompatibilità solo in relazione alle funzioni di certificazione delle malattie;

   per quanto consta all'interrogante, la convenzione in forma di Accordo collettivo nazionale firmata, ma non ancora attuativa, tra Inps e solo alcune organizzazioni sindacali determinerebbe la perdita di ogni tutela finora conquistata: non è prevista alcuna copertura assicurativa, diversamente da tutte le convenzioni con il Ssn; l'incarico a tempo indeterminato dei medici appartenenti alle liste speciali ad esaurimento viene trasformato in incarico precario della durata di tre anni; ciascun medico dovrà garantire una disponibilità minima di 49 fasce mensili (196 ore) con l'obbligo, senza incrementi economici, di arrivare a 60/62 fasce; i compensi previsti sono inferiori non solo a quelli del 2008 bensì a quelli stabiliti dal tariffario minimo nazionale del 1992 ed è stato eliminato il rimborso chilometrico; è stata fissata l'età pensionabile a settanta anni, nonostante si tratti di attività libero professionale; sono previste ipotesi di incompatibilità in netto contrasto con quanto prevedono gli accordi dei medici con il Ssn e, soprattutto, in spregio a quanto sancito dalla Corte suprema di Cassazione Sezione unite civili n. 14026 del 2001;

   in particolare, le disposizioni dell'articolo 13 dell'Accordo collettivo nazionale in tema d'inconferibilità e incompatibilità sono state oggetto di diffida da parte dei professionisti interessati, in quanto «in contrasto con le norme di legge e intollerabilmente lesive dei diritti» –:

   accertata la veridicità dei fatti esposti in premessa, quali siano gli intendimenti del Governo a riguardo.
(5-01080)


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   potrebbe rivelarsi un vaso di Pandora l'esposto presentato dal sindacato delle professioni infermieristiche (Nursid) alla Corte dei conti sulla gestione da parte della regione Campania dei fondi statali vincolati al pagamento dei personale infermieristico dipendente delle aziende sanitarie regionali impegnato nella campagna vaccinale e che potrebbe portare all'accertamento di irregolarità amministrativo-contabili, con conseguente danno erariale ed economico;

   in particolare, come si legge nell'esposto, si tratterebbe di circa 9 milioni di euro, destinati a finanziare, per l'anno 2021, al personale medico, infermieristico e agli assistenti sanitari le prestazioni aggiuntive inerenti le attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 (articolo 1, comma 464, della legge 30 dicembre 2020, n. 178) e che ad oggi non risulterebbero stati ancora erogati alle aziende sanitarie regionali, costrette, pertanto, a retribuire tali attività come compenso orario in regime di lavoro straordinario e a gravare, quindi, sui fondi contrattuali ex articolo 80 Ccnl 2016/2018 comparto sanità;

   secondo la denuncia del Nursind, infatti: «Ad oggi ci risulta che molteplici aziende sanitarie regionali abbiano inviato alla Direzione generale per la tutela della salute e il Coordinamento del Ssr le rendicontazioni delle spese sostenute nel 2021 (...) relative alle attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 ma, malgrado ciò, non hanno ricevuto dalla regione i fondi previsti»;

   nel marzo 2022, in risposta a un atto di sindacato ispettivo, la regione comunicava che «La Direzione generale per la tutela della salute ha chiarito che attualmente sono state avviate per l'anno 2021 le attività di rendicontazione con le aziende sanitarie al fine di procedere al relativo riparto dei fondi stanziati per le attività inerenti alla somministrazione dei vaccini» e, pertanto, «completata la rendicontazione con le Aziende Sanitarie, si procederà tempestivamente al trasferimento dei finanziamenti per la liquidazione delle prestazioni»;

   successivamente, nei mesi di ottobre e dicembre 2022, dietro sollecito del medesimo sindacato, la Direzione generale specificò che non erano «ancora pervenuti i riscontri e le rendicontazioni di tutte le aziende e si sta procedendo alle attività di verifica dei dati acquisiti»;

   a parere dell'interrogante, è intollerabile che, a distanza di due anni, tali operatori, al quale è dovuto un giusto riconoscimento per la dedizione instancabile e la competenza mostrata in oltre due anni di emergenza pandemica, siano ancora in attesa di percepire l'erogazione dei fondi per la remunerazione delle prestazioni aggiuntive nell'ambito delle misure di contrasto dei contagi da COVID-19 –:

   se e quali iniziative per quanto di competenza siano state assunte o si intendano assumere al fine di accertare se e in che modo siano stati utilizzati i circa 9 milioni destinati alle Aziende sanitarie regionali per finanziare al personale medico, infermieristico e agli assistenti sanitari le prestazioni aggiuntive inerenti alle attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2.
(5-01081)


   VIETRI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   ha destato stupore e preoccupazione fra i volontari e il personale dell'Humanitas la notizia relativa all'esclusione dell'associazione dal servizio di emergenza 118 dell'Asl di Salerno;

   alla base dell'estromissione, in merito alla quale i legali dell'Humanitas hanno già chiesto un accesso agli atti, vi sarebbe un punteggio «incomprensibile e irrispettoso del nostro quotidiano impegno», come si legge in una nota, che evidenzia come «L'Humanitas è stata la prima associazione ad impegnarsi nella gestione delle emergenze più di trent'anni fa arrivando finanche a gestire la centrale operativa prima dell'istituzione del numero unico 118. Allo scoppio della pandemia siamo stati i primi a mettere a disposizione le ambulanze di Biocontenimento effettuando oltre 8.000 trasporti in tutta la regione Campania, grazie alle persone eccezionali che lavorano con noi e che si sentono oggettivamente defraudate da questa incomprensibile decisione. Incomprensibile è l'unico aggettivo che ci viene in mente, perché davvero non comprendiamo come si sia potuta escludere una realtà come la nostra che ha sempre primeggiato per capacità e qualità di intervento, con un'anzianità di servizio ineguagliabile. Vederci attribuire un punteggio di 56,9 che ci relega all'ultimo posto scavalcati da siciliani, napoletani e associazioni neocostituite, non è solo incomprensibile ma anche irrispettoso del nostro quotidiano impegno»;

   secondo quanto denunciato dalla stessa associazione, peraltro, la gara è stata aggiudicata da una realtà concorrente che non avrebbe i requisiti previsti dal bando di gara, con particolare riguardo alla «comprovata esperienza di almeno un anno continuativo (cioè senza soluzione di continuità) nel servizio di Soccorso ed emergenza SIRES 118 (punto 1.1, lettera B)»;

   ad oggi, non è chiaro quali siano le reali dinamiche che hanno portato a questo risultato, che giunge dopo un travagliato iter procedurale che è andato avanti per oltre 20 anni tra annullamenti, ricorsi, errori di procedure ed altro e, a parere dell'interrogante, non tutela l'interesse primario del cittadino a un servizio di emergenza-urgenza qualificato, come denunciato ripetutamente dalla stampa e dalle organizzazioni sindacali di medici ed operatori del sistema salute –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, a garanzia di un servizio di emergenza-urgenza qualificato e, pertanto, a tutela del bene comune e della salute di cittadini e turisti che scelgono Salerno come meta di vacanza.
(5-01082)


   VIETRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo collettivo nazionale «per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo, n. 502 del 1992», all'articolo 19, disciplina i requisiti per l'inserimento nella graduatoria regionale e nelle graduatorie aziendali per incarichi temporanei e sostituzioni;

   in particolare, viene stabilito che i medici da incaricare per la medicina generale sono tratti da una graduatoria per titoli, di validità annuale, predisposta a livello regionale dall'Assessorato alla sanità con procedure informatiche tese allo snellimento burocratico e al rispetto dei tempi;

   il citato articolo 19, al comma 2, lettera c) sancisce, al secondo periodo, che «possono altresì presentare domanda di inserimento in graduatoria i medici che nell'anno acquisiranno il titolo di formazione. Il titolo deve essere posseduto ed autocertificato entro il 15 settembre ai fini dell'inserimento nella graduatoria provvisoria...»;

   la citata disposizione ha trovato applicazione ed esplicito richiamo nel decreto dirigenziale n. 52 del 21 dicembre 2022 della regione Campania con riferimento alla «procedura per la predisposizione delle graduatorie regionali 2023 della medicina generale e della pediatria di libera scelta», laddove viene espressamente disposta 1'esclusione per quanti non abbiano auto-certificato entro il 15 settembre 2023 il possesso del titolo di formazione tramite la procedura di «inoltro conseguimento titolo»;

   tale disposizione, a causa delle condizioni straordinarie determinate dal protrarsi dell'emergenza pandemica, ha creato una situazione di grave disparità di trattamento: i medici corsisti del triennio 2019/2022, infatti, per causa a loro ovviamente non imputabile, hanno sostenuto il relativo concorso per l'ammissione al corso di formazione di medico di medicina generale (CFMMG) il 22 gennaio 2020, con inizio delle attività solo a settembre 2020, non riuscendo, pertanto, a conseguire il titolo nel termine del 15 settembre 2023, con la conseguente impossibilità di accedere alla graduatoria per «le aree carenti di continuità assistenziale e assistenza primaria per i futuri medici di famiglia»;

   i medici corsisti del triennio 2019/2022 oltre a perdere, pertanto, una importante opportunità, saranno costretti a prolungare la loro attività formativa che avrà una durata più lunga rispetto a quella degli altri colleghi, con aggravio di costi e di tempo;

   tale situazione di iniquità avrebbe potuto essere sanata con un intervento derogatorio sulla data di acquisizione del titolo nel decreto dirigenziale della regione Campania in materia di avvio della procedura per la predisposizione delle graduatorie regionali 2023 della medicina generale e della pediatria di libera scelta, come richiesto dalle sigle sindacali di categoria –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere al fine di porre rimedio alla critica situazione in cui sono incorsi incolpevolmente i medici corsisti del triennio 2019/2022 nella regione Campania e in tutte le altre regioni in cui la partecipazione alle graduatorie regionali 2023 della medicina generale e della pediatria di libera scelta è stata preclusa a causa del superamento della data del 15 settembre per il conseguimento del titolo triennale di formazione in medicina generale, anche in considerazione della grave carenza di personale sanitario di cui soffrono le regioni italiane e, in particolare, la regione Campania.
(5-01087)

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Vietri n. 4-00126 del 30 novembre 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01078;

   interrogazione a risposta scritta Vietri e altri n. 4-00209 del 28 dicembre 2022 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01079;

   interrogazione a risposta scritta Vietri 4-00278 del 18 gennaio 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01080;

   interrogazione a risposta scritta Vietri n. 4-00784 del 4 aprile 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01081;

   interrogazione a risposta scritta Vietri n. 4-01122 del 6 giugno 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01082;

   interrogazione a risposta scritta Vietri n. 4-01197 del 22 giugno 2023 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01087.