Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 giugno 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 15 marzo 2023 si è svolta la Giornata nazionale dei disturbi del comportamento alimentare, ovvero la Giornata del fiocchetto lilla, che focalizza l'attenzione (e vuole sensibilizzare) sulle disfunzioni dell'alimentazione oggi associate, anche, alla recente pandemia;

    in Italia, tale giornata è stata deliberata ufficialmente nel 2018 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, per favorire e promuovere l'attenzione degli italiani su patologie alimentari che «usano» il corpo come mezzo per comunicare un disagio profondo che, spesso, passa attraverso meccanismi psico-biologici che conducono alla malattia;

    in realtà, sempre in Italia, la Giornata è stata promossa per la prima volta nel 2012, dall'Associazione «Mi Nutro di Vita» per volontà di un padre, Stefano Tavilla, in onore e ricordo della figlia Giulia, affetta da Bulimia Nervosa, morta a soli 17 anni il 15 marzo 2011 mentre era in «lista di attesa» per essere curata in un centro fuori dalla sua regione di appartenenza;

    i disturbi del comportamento alimentare o della nutrizione e dell'alimentazione (Dna) sono un gigantesco contenitore al cui interno si collocano manifestazioni e patologie differenti tutte quante accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo, che è ovviamente la spia di dinamiche psicologiche estremamente complesse;

    se non trattati in tempo e con metodi adeguati, i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati del corpo (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico ecc.) e, nei casi gravi, portare alla morte;

    attualmente questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l'anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c'è stato un progressivo abbassamento dell'età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi in età preadolescenziale e nell'infanzia;

    secondo i dati dalla survey nazionale del Ministero della salute 2019-2023, che incrocia fonti diverse, Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), accessi ai centri specializzati e alla specialistica ambulatoriale, al pronto soccorso e le esenzioni, sono oltre 3 milioni le persone in Italia in cura per anoressia, bulimia e binge eating;

    in particolare, nel 2019 i casi di disturbi alimentari (anoressia, bulimia e binge eating) intercettati sono stati 680.569, balzati a 879.560 nel 2020, a 1.230.468 nel 2021 e a 1.450.567 nel 2022;

    anche i dati Rencam regionali (Registro nominativo cause di morte) sono purtroppo molto alti, il dato Rencam del 2022 rileva complessivamente 3.158 decessi con diagnosi correlate ai Disturbi della Alimentazione e della nutrizione, con una variabilità più alta nelle regioni dove sono scarse o addirittura assenti le strutture di cura e con una età media di 35 anni, che significa che una alta percentuale di questo numero ha una età inferiore a 25 anni;

    si tratta di dati sottostimati e incompleti visto che molte persone oggi non arrivano alla presa in carico e alle cure necessarie a causa di una grave carenza di strutture presenti sul territorio nazionale;

    si tratta di un’«epidemia nascosta» che si fronteggia con una rete di cura del Servizio sanitario nazionale che retrocede, a fronte del galoppante aumento dei casi. Dopo la pandemia 38 strutture specializzate non sono state mai riaperte. Nel 2019 erano 164, nella rilevazione dell'istituto superiore di Sanità del 2022 sono 126 strutture sparse su tutto il territorio nazionale, di cui molte erogano un servizio «parziale». Di queste, 63 centri sono al Nord (20 in Emilia-Romagna), 23 al Centro Italia e 40 tra Sud e Isole. Tra le 126 strutture 112 sono pubbliche (appartenenti al Servizio sanitario nazionale – Ssn) e 14 appartenenti al settore del privato accreditato e comunque solo il 48 per cento del totale dei centri ha dichiarato di prendere in carico i minori fino a 14 anni; mentre la fascia pediatrica della popolazione, in costante aumento di casi vede solo pochissimi reparti dedicati in tutta Italia. Questa mancanza di presa in carico immediata genera casi gravi già dalla preadolescenza;

    secondo il numero verde nazionale «Sos Disturbi Alimentari» nei suoi 12 anni di attività le richieste di aiuto sono aumentate prima progressivamente e poi nell'ultimo anno vertiginosamente. Sono oltre 3 milioni i pazienti in cura (3.678.362 per l'esattezza, di cui 1,4 milioni di nuovi casi solo nel 2022). La metà soffre di anoressia, il 20,2 per cento di obesità, il 19,9 per cento di bulimia nervosa e l'1,9 per cento di Arfid, il disturbo evitante-restrittivo dell'assunzione di cibo, l'ultimo inserito nelle tabelle sanitarie, dieci anni fa;

    sempre al numero verde, tra gennaio e maggio di quest'anno, sono già arrivati 817 Sos: più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Negli anni, è stato accertato che sono in maggioranza le donne (87 per cento) a utilizzarlo. Il 51 per cento delle persone che si rivolge al servizio di counseling gratuito e anonimo della Presidenza del Consiglio, in precedenza, non aveva mai chiesto aiuto. Per molti è il primo difficile passo, l'unico sollievo dalla solitudine della propria condizione di sofferenza. Il 47 per cento delle chiamate arriva da parte dei genitori, il 44 per cento dagli interessati. Nel 9 per cento dei casi sono amici e partner a cercare conforto e a richiedere il primo accesso virtuale all'offerta di cura;

    la scarsa presenza di centri specializzati e la loro non omogenea collocazione sul territorio nazionale non permette una reale, adeguata e tempestiva presa in carico di questi giovani e delle loro famiglie;

    la mancanza di strutture adeguate fa sì che molto spesso le famiglie vengano lasciate sole ad affrontare le prime fasi di questo drammi, innescando di fatto un peregrinare in cerca di luoghi di cura per l'Italia e solo successivamente, quando la situazione il più delle volte è ormai compromessa si arriva ad una presa in carico della persona e del suo nucleo familiare;

    attualmente i posti letti a disposizione per gli eventuali ricoveri sono nel complesso in Italia, tenendo conto degli ospedali, delle comunità e dei centri diurni, solo circa 900 e di questi l'85 per cento è collocato al Nord Italia e, di certo, non può rispondere ai bisogni di cura di circa tre milioni e mezzo di italiani affetti da anoressia, bulimia e dipendenze da cibo;

    si tratta di un numero infinitesimale rispetto ai reali bisogni effettivi e, molte volte, vista la giovane età delle persone coinvolte e in relazione alla gravità del quadro clinico si ricorre al ricovero presso i reparti di pediatria e medicina generale e purtroppo ormai sempre più spesso ai reparti di psichiatria;

    la metà delle regioni non ha una rete completa di assistenza, che dovrebbe prevedere quattro livelli: ambulatori specializzati nei disturbi alimentari, che assorbono il 60 per cento della richiesta, servizi semiresidenziali (centri diurni dove le persone possono fare i propri pasti), servizi residenziali extraospedalieri h24 che dovrebbero garantire una presa in carico della persona dai 3 ai 5 mesi, e infine i servizi ospedalieri che prevedono il ricovero salvavita per chi rifiuta le cure, e la nutrizione artificiale;

    nel 2018 il Ministero della salute, su forte sollecitazione delle associazioni dei familiari e degli operatori sanitari, che necessitano di strumenti pratici in una tematica in cui ancora oggi, purtroppo, esiste una estrema disomogeneità di cura e trattamento sull'intero territorio nazionale, ha elaborato un documento inerente l'istituzione di un vero e proprio «codice lilla» al momento dell'accettazione al pronto soccorso di persone con disturbi della nutrizione dell'alimentazione. Il documento offre indicazioni operative in un'ottica multidisciplinare anche tenuto conto del fatto che l'accesso al pronto soccorso può rappresentare un'occasione per intercettare una persona che soffre di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione e avviarlo così verso un percorso terapeutico; ad oggi ancora non c'è traccia di applicazione del «Codice Lilla» così come era stato pensato e voluto;

    la sperequazione tra l'offerta assistenziale e la domanda di cura è stata la grande artefice dell'importante numero di morti che in questi anni si sono verificati a causa dei disturbi alimentari. In media in Italia per disturbi alimentari muoiono circa 3000 ragazzi, nel 2020 a causa nella pandemia da COVID-19 i morti sono stati circa 5000. L'incremento drammatico è dovuto di certo all'aumento della prevalenza della malattia causa Covid, ma anche a causa del fatto che l'esile tessuto assistenziale presente sul territorio non ha retto l'emergenza sanitaria;

    un primo passo per tentare di invertire la tendenza caratterizzata da pochi strumenti e molta solitudine vissuta dalle famiglie, dai pazienti e dagli operatori del settore ed iniziare ad immaginare una cura diffusa sul territorio, inclusiva e innovativa con l'obiettivo di ridurre drasticamente la mortalità di tale patologia è stata l'approvazione di un emendamento alla legge di bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021 n. 234) che inserisce le prestazioni relative ai disturbi della nutrizione dell'alimentazione all'interno dei livelli essenziali di assistenza (LEA) al di fuori del capitolo della «salute mentale» con un budget autonomo ampliando la possibilità di erogare prestazioni e servizi;

    nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dall'approvazione di tale modifica niente è stato fatto lasciando ancora una volta le persone che soffrono di disturbi della nutrizione della alimentazione e le loro famiglie sole ad affrontare questo dramma;

    a novembre 2022 il Ministero della salute ha dato mandato all'Istituto superiore di sanità di avviare, in stretta collaborazione con le regioni e province autonome, con le associazioni di familiari e le società scientifiche, anche le attività per il censimento delle associazioni che operano per informare, sensibilizzare, offrire supporto a chi soffre di disturbi alimentari e ai familiari in difficoltà, rafforzare la collaborazione con le strutture dedicate alla loro cura, creando così una rete di protezione per contrastare tali disturbi e rispondere all'esigenza di intercettare sempre più precocemente i bisogni del territorio,

impegna il Governo:

1) a dare piena e completa attuazione a quanto previsto dall'articolo 1 comma 687 della legge 30 dicembre 2021 n. 234 individuando ed aggiornando le prestazioni sanitarie e sociosanitarie inerenti ai disturbi della nutrizione e della alimentazione da inserire in un'area specifica dei livelli essenziali d'assistenza dandogli così piena dignità ed autonomia;

2) ad adottare per quanto di competenza e nel rispetto delle competenze regionali, le opportune iniziative volte ad implementare e a rendere omogeneo su tutto il territorio nazionale l'offerta assistenziale, con particolare attenzione all'incremento dei posti letto volti ad accogliere le ragazze e i ragazzi con disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna) adeguandola alla reale domanda di cura posta dalle persone che soffrono di questi disturbi e dalle loro famiglie;

3) ad adottare iniziative di competenza per incrementare le risorse destinate alla presa in carico delle persone affette da Dna e delle loro famiglie al fine di ridurre il gap tra la forte richiesta di aiuto e la scarsa offerta di servizi, prestazioni ed équipe multidisciplinari presenti ed in grado di intervenire tempestivamente;

4) a riconoscere i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna) come malattie sociali in particolare per le fasce più giovani della popolazione;

5) a prevedere dei corsi di formazione, in particolare per i pediatri di libera scelta e per i medici di medicina generale, volti ad intercettare i primi sintomi dei disturbi della nutrizione e della alimentazione favorendo così una diagnosi e una presa in carico precoce;

6) a prevedere l'istituzione della figura dello psicologo di cure primarie che nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e in collaborazione con la rete dei servizi di assistenza socioassistenziale per una rapida e diffusa presa in carico delle persone affette da DNA;

7) a predisporre in collaborazione con le regioni e con le province autonome di Trento e Bolzano, ognuno per le proprie competenze, una piattaforma nazionale ove inserire le informazioni delle strutture a cui i medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta possono indirizzare le persone che soffrono di disturbi dell'alimentazione e le loro famiglie per una rapida presa in carico;

8) a predisporre misure volte all'attivazione di un «codice lilla» nei pronto soccorso che preveda, oltre alla formazione obbligatoria del personale sanitario, un team multidisciplinare integrato dedicato ed una rete assistenziale locale, intra ed extra regionale.

9) ad adottare iniziative di competenza per predisporre risorse finanziarie volte ad incrementare la ricerca scientifica e farmacologica sull'uso di specifici farmaci adatti ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

10) a promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni e con le associazioni che si occupano di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto della loro autonomia, campagne informative, iniziative e incontri sui temi dell'educazione alimentare e dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione.

11) a promuovere, per quanto di competenza, insieme al CONI e alle Federazioni sportive nazionali (FSN), agli enti di promozione sportiva (EPS) e alle discipline sportive associate (DSA), corsi di formazione per gli allenatori e le allenatrici, in particolare per quelli che operano nei settori giovanili sull'insegnamento di una corretta ed equilibrata alimentazione in ambito sportivo;

12) a promuovere, per quanto di competenza, insieme al CONI e alle Federazioni sportive nazionali (FSN), agli enti di promozione sportiva (EPS) e alle discipline sportive associate (DSA campagne di comunicazione rivolte ai giovani atleti agonisti e non sull'importanza di avere una alimentazione sana ed equilibrata indipendentemente dalla disciplina sportiva praticata.
(1-00163) «Furfaro, Malavasi, Di Biase, Ciani, Girelli, Stumpo, Roggiani, Forattini, Berruto, Casu».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DEBORAH BERGAMINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente in materia di contributi all'editoria prevede per le imprese operanti all'estero la possibilità di accedere a finanziamenti da parte di imprese che editano quotidiani italiani in lingua italiana editi e diffusi all'estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all'estero, o che editano periodici italiani in lingua italiana editi e diffusi all'estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all'estero;

   non è invece prevista alcuna forma di finanziamento o sostegno per imprese radiofoniche operanti all'estero e che trasmettono in lingua italiana. Contributi all'emittenza radiofonica sono allo stato previsti solo per i soggetti operanti in Italia;

   le emittenti radiofoniche operanti all'estero e che trasmettono in lingua italiana svolgono un ruolo importante per la diffusione della cultura italiana nonché per consentire agli italiani residenti in Stati esteri di rimanere legati al Paese di origine;

   dal quadro normativo vigente appena descritto emerge una sperequazione tra imprese editoriali italiane operanti all'estero nel settore della carta stampata e in quello dell'emittenza radiofonica –:

   se vi siano cause ostative specifiche che hanno impedito di prevedere contributi a sostegno delle emittenti radiofoniche in lingua italiana operanti all'estero e se il Governo intenda assumere iniziative normative in tal senso.
(3-00501)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «Piano Mattei» è stato annunciato da Fratelli d'Italia durante la campagna elettorale per le elezioni politiche di settembre dello scorso anno;

   più volte tale proposta è stata ribadita dalla Presidente del Consiglio, anche in momenti fondamentali come durante le dichiarazioni programmatiche del Governo, quando aveva definito il piano per l'Africa come un «modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area subsahariana» e da ultimo in occasione delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023. «Stiamo cercando di avere un approccio diverso con i Paesi africani, che non ti spiega il mondo, un approccio serio, da pari a pari, di cooperazione e sviluppo» così ha affermato la Presidente ribadendo che il Piano sarà presentato in autunno, a ben un anno dal suo annuncio;

   dunque, ad oggi molti propositi dichiarati ma pochi fatti, a parte il «tour» che ha visto protagonista la Presidente Giorgia Meloni nei Paesi africani – sulle orme dell'ex Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che durante il suo mandato aveva già avviato il piano di diversificazione delle forniture di gas italiane – e il dono, da parte del Ministro degli esteri Antonio Tajani, di cinque motovedette alla guardia costiera libica per potenziare i controlli sulle partenze dei migranti;

   le informazioni trasmesse con riferimento alle visite istituzionali sono frastagliate e poco approfondite e, soprattutto, del Piano ancora nessun dettaglio, neanche sulla carta –:

   se l'annunciato «Piano Mattei» esista e, in caso di risposta affermativa, quale sia nello specifico il contenuto, con riguardo agli obiettivi e agli strumenti per il raggiungimento degli stessi nonché ai settori economici coinvolti, definendo nel dettaglio le tempistiche e gli investimenti che dovranno essere sostenuti dall'Italia e una realistica proiezione dei benefici economici previsti per il nostro Paese.
(4-01247)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno – per sapere – premesso che:

   la maggior parte degli strumenti internazionali sui diritti umani contiene disposizioni per la protezione dell'unità familiare. La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951 non fa riferimento a questo principio, tuttavia le norme contenute all'interno di essa non possono non tenere conto dello sviluppo del diritto internazionale, a maggior ragione se si considerano le raccomandazioni presenti nell'atto finale che ha adottato la stessa nel 1951, che invitava i Governi a intraprendere le necessarie misure per proteggere le famiglie dei rifugiati;

   l'ordinamento italiano disciplina il ricongiungimento familiare negli articoli 29 e 29-bis del Testo unico sull'immigrazione (decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286);

   per quanto riguarda i rifugiati, l'articolo 29-bis garantisce l'esenzione non solamente dalla necessità di dimostrare i requisiti economici, assicurativi e di alloggio richiesti dall'articolo 29, comma 3, ma anche una particolare agevolazione probatoria, in quanto, essendo detto articolo l'applicazione effettiva dell'articolo 25 della Convenzione di Ginevra in materia di assistenza amministrativa, riconosce che spesso i rifugiati incontrano difficoltà a dimostrare stati e fatti personali o familiari attraverso documenti e attestati rilasciati dal Paese d'origine;

   secondo quanto appreso dall'interpellante, Bilal S., siriano, rifugiato in Italia, è stato costretto per due volte a richiedere (ottenendolo) il nulla osta al ricongiungimento familiare dei genitori (69 e 61 anni rifugiati in Libano in situazione di vulnerabilità) dallo sportello unico dell'immigrazione della sua città di residenza. Reiterazione resasi necessaria poiché l'ambasciata Italiana di Beirut, presso la quale vengono espletate le pratiche di visto concernenti la Siria, non ha mai rilasciato il visto di ingresso, pur in presenza della documentazione sufficiente a provare il rapporto familiare, poiché carenti delle vidimazioni ministeriali siriane;

   a seguito di un secondo nulla osta dello sportello unico, i familiari di Bilal S. hanno ripresentato i documenti all'ambasciata italiana di Beirut dopo averli fatti legalizzare da un notaio libanese poiché, per evidenti ragioni, l'ingresso in Siria li avrebbe esposti a un grave pericolo, vedendosi tuttavia nuovamente respingere l'istanza;

   in considerazione del fatto che è lo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nella sua pagina dedicata (viaggiare sicuri www.viaggiasicuri.it) a sconsigliare viaggi a qualsiasi titolo nel Paese mediorientale, data la situazione di generale instabilità e pericolo che si configura da dieci anni in Siria, risulta poco plausibile che per due persone rifugiate dieci anni fa sia possibile ottenere della documentazione anagrafica aggiornata date le condizioni del Paese;

   l'articolo 29-bis del Testo unico sull'immigrazione prevede, al comma 2, che «qualora un rifugiato non possa fornire documenti ufficiali che provino i suoi vincoli familiari, in ragione del suo status, ovvero della mancanza di un'autorità riconosciuta o della presunta inaffidabilità dei documenti rilasciati dall'autorità locale, rilevata anche in sede di cooperazione consolare Schengen locale, [...], le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di certificazioni [...], sulla base delle verifiche ritenute necessarie, effettuate a spese degli interessati»;

   già nel 2020 la Corte d'appello di Roma con sentenza n. 284 del 2020, accogliendo il ricorso di un beneficiario di protezione internazionale in un caso analogo a quello in oggetto della presente interrogazione, ha condannato il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all'emissione del visto in quanto, come prevede la normativa in vigore, la domanda di ricongiungimento non può essere rigettata solo per mancanza dei documenti probatori dei vincoli familiari, in virtù dell'oggettiva difficoltà derivante dalla situazione conflittuale nella quale versa il Paese di origine di un rifugiato;

   anche nel caso oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, quindi, il rifiuto di concedere i visti per ricongiungimento non sembra essere supportato da effettive ragioni legali; inoltre, consta all'interpellante che la decisione della sede diplomatica di non concludere la richiesta dei genitori del rifugiato li abbia posti in una situazione di pericolo, in quanto, a seguito dell'ultimo rifiuto, sono stati raggiunti dalle forze di sicurezza libanesi che li hanno accompagnati alla frontiera siriana –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa, come intendano muoversi al fine di risolvere la situazione e se non, ritengano opportuno informare le rappresentanze diplomatiche italiane della necessità di porre particolare attenzione a questo tipo di procedure al fine di evitare errori simili che possano mettere a rischio la vita di persone che avrebbero diritto alla protezione da parte delle autorità italiane.
(2-00182) «Magi».

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI e BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Manerbio, in provincia di Brescia, su un'area di oltre 50.000 metri quadrati, sorge lo stabilimento di Finchimica spa, azienda attiva nella produzione di princìpi attivi e intermedi chimici e fitofarmaci per le colture agricole;

   ad agosto 2022, Finchimica ha presentato alla provincia di Brescia un'istanza per il rilascio dell'autorizzazione ampliamento del proprio impianto di produzione di fitofarmaci prevedendo la messa in esercizio della produzione di un nuovo principio attivo fungicida (l'AM29) il cui composto è protetto da segreto industriale ma che, come si leggerebbe nella documentazione depositata dalla stessa società, dovrebbe rientrare nelle sostanze inquinanti assimilate alla classe I dei cancerogeni;

   una prima Conferenza di servizi sull'istanza si è tenuta il 21 febbraio 2023 mentre per il prossimo 7 luglio è stata convocata la seduta della Conferenza di servizi decisoria;

   secondo un'inchiesta realizzata dall'unità investigativa di Greenpeace Uk, Unearthed e dalla Svizzera Public Eye, l'Italia è il secondo Paese europeo per export di pesticidi. In testa alla classifica delle sostanze più spedite dall'Italia nel 2018, è stato il trifluralin puro, prodotto da Finchimica mentre al secondo vi è stato un altro sospetto cancerogeno per gli esseri umani: l'erbicida l'ethalfluralin, prodotto sempre da Finchimica;

   è notizia del 24 giugno 2023 che una recente caratterizzazione effettuata da Arpa nella falda sottostante la Finchimica Spa, effettuata ad aprile, avrebbe «rilevato la presenza di numerosi inquinanti, alcuni dei quali potenzialmente cancerogeni, in concentrazioni anomale e, addirittura, per alcune di queste componenti chimiche non esiste nemmeno un riferimento di legge che ne stabilisca i limiti» come riportato dal Corriere della sera;

   in risposta, in una nota, la società ha affermato che «si tratta di informazioni altamente fuorvianti, tali da creare un immotivato allarme, e fortemente lesive della reputazione di un'azienda che ha sempre operato con etica, responsabilità e massima serietà» senza dare tuttavia indicazioni dettagliate sulla situazione ambientale del territorio dove è presente l'impianto;

   l'osservazione del principio di precauzione di cui all'articolo 191 del TFUE, come sottolineato nella Comunicazione della Commissione europea (COM(2000) 1 final), deve essere preso in considerazione particolarmente nei settori della protezione dell'ambiente e della salute umana in casi di rischio potenziale;

   in particolare, la direttiva 2009/128/CE stabilisce che occorre tenere conto di tale principio nell'utilizzo sostenibile dei pesticidi e prevederne l'applicazione da parte degli Stati membri ai fini della limitazione o del divieto di utilizzo di pesticidi in circostanze o aree specifiche –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano intraprendere, in accordo con le altre autorità competenti, in merito al progetto di ampliamento di produzione dell'impianto Finchimica spa sito a Manerbio al fine di scongiurare pericoli, attuali e futuri, per l'ambiente e la salute dei cittadini; se il Ministro dell'ambiente non intenda promuovere una verifica da parte del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri al fine di valutare la gravità della situazione descritta in premessa.
(4-01251)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da notizie di stampa la Munus srl, società romana che dal 2017 è concessionaria dei servizi per il pubblico e delle attività di valorizzazione del circuito museale del comune di Perugia, ha comunicato all'amministrazione l'improvviso e inaspettato recesso dalla gestione dei musei;

   tale decisione unilaterale costringerà il comune di Perugia a chiudere temporaneamente tre musei, rimasti senza gestore: il Museo civico di Palazzo della Penna, al cui interno sono esposti permanentemente i capolavori di Gerardo Dottori e le lavagne di Joseph Beuys, la cappella di San Severo, dove è conservato l'affresco Trinità e Santi di Raffaello e Perugino e il complesso templare di San Bevignate;

   la stessa società nei giorni scorsi aveva rinunciato anche alla gestione del San Francesco al Prato sempre di Perugia, per la quale, insieme alla società perugina Mea concerti, aveva ottenuto la concessione per la gestione;

   secondo notizie di stampa, il recesso dal contratto con il comune di Perugia sarebbe dovuto alle gravi difficoltà economiche che la Munus srl starebbe attraversando e ad una possibile apertura di procedure concorsuali;

   a parere dell'interrogante la grave situazione determinatasi causerà notevoli disservizi e ricadute negative per il turismo cittadino e le attività museali;

   dal momento che occorrerà espletare una nuova gara per l'affidamento della gestione l'auspicio dell'interrogante è che il comune di Perugia si attivi immediatamente sia per restituire ai turisti e alla collettività i tre musei che dal 23 giugno resteranno chiusi, che per dare garanzie ai lavoratori e alle lavoratrici coinvolti, una decina, che si trovano ora in difficoltà;

   un simile scenario si starebbe ripetendo in diverse regioni italiane, in Piemonte, ad esempio, si apprende dalla stampa che la Munus srl, che gestiva per il comune di Pinerolo la Pinacoteca, il museo di Scienze naturali, il museo Etnografico e quello di Arte preistorica, avrebbe comunicato verbalmente all'amministrazione piemontese di aver presentato istanza di fallimento –:

   quali iniziative di competenza, di concerto con l'amministrazione comunale di Perugia, intenda assumere affinché sia garantita la riapertura in tempi brevi dei musei citati in premessa;

   di quali elementi disponga in ordine ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere anche in relazione alla possibilità che i lavoratori e le lavoratrici coinvolti vengano salvaguardati e assunti dalla concessionaria che si aggiudicherà la nuova gara per l'affidamento dei servizi per il pubblico e delle attività di valorizzazione del circuito museale del comune di Perugia subentrando alla Munus srl;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere per promuovere l'internalizzazione da parte degli enti locali delle gestioni dei circuiti museali, prevedendo anche misure che la rendano maggiormente vantaggiosa per gli stessi enti locali.
(4-01250)


   BICCHIELLI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2011 è stato inaugurato presso il Palazzo delle Arti, sito in via Pisacane ad Agropoli, l'Antiquarium comunale;

   l'allestimento dell'Antiquarium, promosso in collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici delle province di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento, si inserisce nel pieno spirito di promozione e valorizzazione del turismo culturale e destagionalizzato della città di Agropoli;

   i reperti archeologici ospitati, frutto di donazioni di privati e del lavoro del Gruppo archeologico di Agropoli, coprono un periodo storico molto ampio che va dalla protostoria al medioevo;

   tra i pezzi più significativi ospitati si segnalano numerose anfore recuperate in mare e datate tra il VII ed il IV secolo A.C., e diverse testimonianze della storia dell'abitato, che rendono l'Antiquarium unico nel suo genere e di estremo interesse per cittadini e turisti;

   dal 2020, a causa della crisi pandemica prima e dei lavori di messa in sicurezza della strada dopo, l'Antiquarium risulta chiuso e non vi sono da parte dell'Amministrazione certezze sulla data di riapertura;

   a pochi mesi dall'inaugurazione dell'Antiquarium, il Consiglio comunale di Agropoli ha provveduto a stanziare euro 176.050,80 per l'acquisto di 43 telecamere da destinare all'impianto di sorveglianza, impianto che ad oggi risulta inefficiente;

   stando alle affermazioni del sindaco le chiavi dei locali dell'Antiquarium, che dovrebbero essere custodite dal comune o quantomeno dalla polizia locale, sono andate disperse;

   come si evince dal quotidiano «Le Cronache», datato 28 maggio 2023, dopo numerose sollecitazioni da parte del consigliere Pesce, il quale ha anche presentato un esposto alla procura della Repubblica di Vallo della Lucania, il sindaco ha affermato che durante il periodo di chiusura del museo lo stesso è stato interessato da furti, senza specificare la portata del danno;

   dopo una indagine effettuata sulla manomissione della serratura si è evinto che la stessa non era stata manomessa, facendo sorgere il dubbio sul possesso delle chiavi da parte dei ladri;

   sempre sul quotidiano «Le Cronache», del 7 giugno 2023, è stata nuovamente messa in luce la problematica dell'Antiquarium evidenziando come, nonostante l'affermazione del sindaco sul furto, non sia possibile conoscere l'entità del danno e la specifica sui reperti trafugati; inoltre il Sindaco di Agropoli non autorizza l'accesso ai locali del Museo ai consiglieri che ne hanno fatto aperta richiesta –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati circa la problematica dell'Antiquarium di Agropoli e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di restituire a cittadini e turisti questa importante testimonianza della storia della città.
(4-01256)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRAZIANO, CARÈ e FASSINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il diritto di associazione sindacale per i militari è stato riconosciuto dal Parlamento con la legge n. 46 del 2022;

   la stessa legge prevede ai fini della sua applicazione un certo numero di decreti legislativi e ministeriali;

   in tutto il pubblico impiego, e quindi anche nelle forze di polizia ad ordinamento civile (al cui trattamento economico le Forze Armate sono equi ordinate), i costi per i distacchi ed i permessi sono recuperate dal contratto di lavoro;

   la Direzione generale per il personale militare, in data 19 giugno 2023 ha emanato una circolare avente per oggetto: Licenza straordinaria fino ad un massimo di 45 giorni annui per «gravi motivi»;

   in suddetta circolare si contempla che in aggiunta ai «gravi motivi», già menzionati dai vari contratti di lavoro, è possibile ricomprendere il permesso sindacale a coloro che siano designati dai segretari generali in rappresentanza delle associazioni sindacali iscritte all'albo ministeriale;

   tale tipo di licenza è materia di concertazione di cui al decreto legislativo n. 195 del 1995 e gli stessi decreti ministeriali applicativi, nonché circolari sono frutto di un confronto;

   qualora un dirigente sindacale avesse già fruito di tutta la licenza straordinaria per motivi sindacali, si dovesse trovare nelle condizioni gravi previste dal contratto di lavoro, a parere dello scrivente non risulterebbe tutelato;

   l'articolo 16 della legge n. 46 del 2022 al comma 4, determina il limite dei «distacchi e dei permessi»; e che al comma 6 dello stesso articolo è specificato che: «dall'attuazione della delega di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;

   a causa delle lungaggini burocratiche dovute al sistema stipendiale NOIPA, al fine di procedere alle trattenute (vedasi il decreto del Ministro della difesa del 26 luglio 2022 e la lettera del Centro Unico Stipendiale Interforze del 22 novembre 2022), si sono accumulati forti ritardi nello sviluppo dell'attività sindacale delle tre Forze Armate e della Guardia di Finanza rispetto alle Associazioni sindacali dell'Arma dei Carabinieri, che non hanno questo sistema stipendiale –:

   se sia stato fatto a monte della sopracitata circolare emanata dalla Direzione generale per il personale militare il 19 giugno 2023 un calcolo della spesa ai fini dell'ampliamento al punto di ampliare le possibilità di fruire di tale licenza e a quanto ammonti la spesa;

   se tale licenza verrà estesa a tutte le organizzazioni iscritte all'albo e quindi anche a quelle che nell'immediato potranno iscriversi, così stimolando a parere degli interroganti un proliferare di associazioni e frammentazioni, anche se non c'è stato alcun censimento sulla rappresentatività e quindi considerando anche associazioni con pochissimi iscritti.
(5-01041)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   SPORTIELLO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione di Udine ha visto negli anni incrementare notevolmente il traffico ferroviario ed è servita anche da treni ad alta velocità, ciò nonostante i passeggeri continuano a subire disagi e a vedere negato il loro diritto all'accessibilità e alla mobilità;

   più in particolare, l'assenza o il mancato funzionamento degli ascensori esistenti non consente alle persone con disabilità o con temporanea difficoltà di deambulazione, alle madri con passeggini o a chi trasporta valigie pesanti di poter prendere un treno in totale autonomia;

   a luglio 2022 c'era stata una manifestazione organizzata dall'Associazione Diritti del Malato per chiedere l'abbattimento di tutte le barriere architettoniche che ancora gravano sulla vita di chi ha difficoltà motorie e si era sollecitata l'ultimazione dei lavori riguardanti l'ascensore della stazione dei treni ed era stato promesso che l'attivazione dell'ascensore sarebbe avvenuta non più tardi di settembre 2022;

   successivamente, nel mese di dicembre 2022 e poi di gennaio 2023, con lo slogan «la disabilità non è un mondo a parte, ma è una parte del mondo» la predetta Associazione era nuovamente in piazza, davanti alla stazione dei treni di Udine, per chiedere il collaudo dell'ascensore della stazione allo scopo di renderlo, finalmente, fruibile a chi per disabilità o anzianità non è in grado di raggiungere i binari in autonomia;

   la questione era già emersa nel mese di marzo 2023 quando l'ex Presidente della Camera, Roberto Fico e il candidato sindaco di Udine, Ivano Marchiol, oggi assessore alla mobilità avevano denunciato il mancato collaudo degli ascensori della stazione ferroviaria di Udine da ben 4 anni, ascensori che, peraltro, avrebbero consentito solo un accesso parziale ai binari della stazione;

   dopo le denunce anzidette e solo in occasione dell'adunanza nazionale degli alpini del mese di maggio 2023 sembrava finalmente che il problema fosse stato almeno parzialmente risolto e invece gli ascensori sono stati in funzione solo per pochissimo tempo poiché per ben due volte il mancato funzionamento degli ascensori ha comportato l'interruzione del servizio;

   secondo quanto riportato dagli organi locali d'informazione i pendolari sono stufi di questa situazione: «È una vergogna apocalittica. Sono due anni che aspettiamo gli ascensori», protesta Andrea Palese (Comitato pendolari Alto Friuli). «Se per due elevatori si sta così tanto tempo è chiaro che per velocizzare la Trieste-Venezia o per decidere dove fare una galleria staremo trent'anni. Si parla tanto di grandi opere, ma non riescono a fare neanche le piccole». «Serve un cambio di marcia da parte di Rfi. Se un fornitore non ha adempiuto a un contratto, si risolve il contratto e se ne prende un altro. Non esiste. È un servizio pubblico»;

   è evidente come non sia solo la disabilità in sé ad ostacolare la vita di alcuni cittadini, quanto piuttosto una politica incapace di agire nel rispetto delle esigenze dei diversamente abili;

   il degrado della mobilità locale dal nord al sud del Paese e il diniego degli elementari diritti all'accessibilità e mobilità per tutti i cittadini, rendono ancor più inaccettabili grandi opere e ponti incompiuti –:

   se e come i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano intervenire per garantire nella città di Udine e in tutto il territorio nazionale il diritto all'accessibilità e alla mobilità di tutti i cittadini, tutelando in primis le esigenze dei diversamente abili;

   se non ritengano opportuno soprassedere alla progettazione di grandi opere e alla costruzione di nuovi ponti e nuove infrastrutture se prima non siano stati garantiti in tutto il territorio italiano gli elementari diritti alla mobilità e all'accessibilità per tutti i cittadini diversamente abili.
(4-01248)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Comando Generale della Guardia di Finanza con provvedimento del 13 giugno 2023 prot. 0177367/2023 ha disposto, purtroppo, la soppressione della Tenenza della Guardia di Finanza di stanza nel comune di Petralia Soprana;

   suddetta Tenenza della Guardia di Finanza esercita la propria competenza su un territorio che comprende ben nove comuni e circa 30 mila abitanti in un comprensorio dai collegamenti difficili per orografia e infrastrutture;

   essa rappresenta un presidio di legalità, nonché un deterrente importante per il contrasto delle attività delinquenziali;

   la sua soppressione va ad incidere sicuramente in maniera negativa sulle attività di controllo a tutela della legalità e contrasto delle attività illecite nell'ambito del territorio madonita;

   la soppressione tra l'altro cade in una fase storica in cui il flusso di risorse riveniente dal PNRR necessiterebbe invece di rafforzare in maniera preventiva le attività di controllo, anche rispetto al buon uso delle risorse comunitarie;

   con la soppressione della citata tenenza il distaccamento della GDF più prossimo disterebbe oltre 100 chilometri per di più in un'area interna che rischia di essere ancor di più penalizzata da scelte pubbliche;

   i comuni del territorio, tra cui il comune di Petralia Soprana, hanno manifestato la propria disponibilità a trovare le più idonee soluzioni, a partire dalla messa a disposizione di locali e strutture in cui ospitare gli uffici, anche supportando i vari costi che esse comportano, al fine di mantenere sul territorio madonita la Tenenza della Guardia di Finanza –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di scongiurare la soppressione della Tenenza della Guardia di Finanza nel comune di Petralia Soprana nonché di garantirne la piena operatività assicurando al comprensorio la presenza di un imprescindibile presidio di legalità.
(5-01042)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2021 Alitalia S.p.a. e Alitalia Cityliner S.p.A. – entrambe in amministrazione straordinaria –, in adempimento del «contratto di cessione del complesso di beni e contratti» hanno effettuato un trasferimento di un ramo d'azienda in favore di ITA S.p.A., la quale è integralmente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   l'articolo 2112 del codice civile garantisce al lavoratore la continuità del rapporto di lavoro alle dipendenze del cessionario (o affittuario) dell'azienda nella quale presta attività lavorativa, prevedendo che i rapporti di lavoro di tutti i dipendenti addetti all'azienda (o al ramo d'azienda) passino automaticamente dal cedente (o affittante) al cessionario (o affittuario), senza necessità del consenso del singolo lavoratore, in deroga all'articolo 1406 codice civile;

   attualmente sono circa 3.500 i lavoratori Alitalia in cassa integrazione straordinaria che non sono passati alle dipendenze di ITA e rimasti, dunque, senza le tutele riconosciute dalla legge. Per di più, costoro vedranno scadere la CIG tra cinque mesi e ad oggi non hanno alcuna garanzia sul futuro per se stessi e ancor più per le loro famiglie. Molti hanno quindi presentato ricorso, sostenendo la continuità aziendale e il diritto ad essere chiamati prioritariamente nelle assunzioni effettuate dalla nuova compagnia. La sentenza 6205 del 2023 della Quarta Sezione Lavoro del Tribunale di Roma, pubblicata il 14 giugno 2023, ha confermato quanto sostenuto dai dipendenti e sono pendenti molte altre centinaia di ricorsi. Pertanto l'esito quasi scontato di tutte le cause, potrebbe avere un effetto esplosivo sui conti di Alitalia/ITA e di conseguenza dello Stato Italiano e ancor più sull'accordo siglato con Lufthansa –:

   se il Governo intenda adottare celermente ogni iniziativa di competenza, ivi inclusa la eventuale istituzione di tavoli di concertazione fra la società, la proprietà e tutte le rappresentanze sindacali, atta a risolvere la grave crisi che vivono i lavoratori di cui in premessa e le loro famiglie e a preservare gli assets finanziari di ITA.
(4-01252)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   RICHETTI, ENRICO COSTA e D'ALESSIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° aprile 2022, a tutti i nuovi iscritti al registro dei praticanti avvocato è stato imposto di seguire un nuovo corso obbligatorio con durata minima di 160 ore, da affiancare ai 18 mesi di pratica forense già previsti, solamente per accedere all'esame di abilitazione all'esercizio della professione;

   l'obbligo è previsto dall'articolo 43 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, di riforma dell'ordinamento della professione forense, mentre la disciplina dei corsi di formazione è stata specificata con il decreto del Ministero della giustizia n. 17 del 9 febbraio 2018;

   l'entrata in vigore della disciplina dei corsi di preparazione era stata inizialmente posticipata al 2020, sempre con un decreto ministeriale (decreto n. 133 del 5 novembre 2018) e nuovamente posticipata all'anno 2022 con decreto ministeriale n. 80 del 9 giugno 2020;

   nell'organizzazione di questi corsi e nella loro offerta didattica è lasciata particolare libertà ai diversi consigli dell'ordine, i quali avranno l'unico obbligo di rispettare le linee guida del consiglio nazionale forense e di garantire la partecipazione di tutti i richiedenti;

   la partecipazione, però, stona con alcuni corsi previsti a «numero chiuso», che costringono così gli sfortunati esclusi a dover virare su corsi «aperti» geograficamente più distanti;

   oltretutto, è anche rimessa alla discrezionalità dei singoli consigli forensi la possibilità di richiedere un contributo economico per sostenere il corso, frapponendo così tra il praticante e il conseguimento del titolo un ulteriore ostacolo, di tipo sia didattico che economico;

   emerge così una normativa che va in netta controtendenza sia con gli altri percorsi di accesso agli ordini professionali, sia la disciplina di concorsi di secondo grado, come quello in magistratura;

   se, infatti, da un lato si è più volte intervenuti per rendere «abilitanti» diversi titoli di studio (odontoiatria, farmacia, medicina veterinaria, psicologia), dall'altro si è proceduto a ridimensionare i requisiti per l'accesso al concorso in magistratura, con la legge delega di riforma dell'ordinamento, che all'articolo 4 esclude il requisito alternativo dei 18 mesi di tirocinio presso la scuola di specializzazione per le professioni legali, prevedendo invece la possibilità di accesso immediato al concorso a seguito dell'ottenimento della laurea, di fatto ridimensionandolo a concorsi «di primo grado» (accesso già previsto nell'ultimo concorso in magistratura, svolto a Roma nel maggio 2023);

   misure di liberalizzazione e semplificazione che, sicuramente, stonano con il percorso che pare incombere per gli aspiranti avvocati, visto peraltro che il recente decreto «milleproroghe» (decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15) ha previsto, all'articolo 8, proroghe per l'esame di avvocato, ma nessuna misura per i corsi di formazione –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato prevedere un intervento su questi corsi di formazione;

   se si prevedano come soluzione a lungo termine, iniziative di competenza volte ad abrogare le disposizioni che prevedono i corsi obbligatori, che rappresentano solamente un ulteriore ostacolo all'esercizio della professione forense;

   se, in alternativa, si procederà quantomeno all'adozione di iniziative di competenza volte al superamento del corso come titolo equivalente al certificato di compiuta pratica, eliminando altresì la possibilità di corsi a «numero chiuso» o di «contributi economici volontari».
(4-01255)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   CASASCO e SQUERI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore automotive, con oltre 274 mila addetti diretti e indiretti e 5.500 imprese, di cui più di 2 mila della componentistica, è strategico per l'economia nazionale;

   tale comparto negli ultimi tempi sta affrontando una fase di profonda transizione che sta incidendo in misura significativa sugli equilibri e sui volumi produttivi in Europa;

   presso il Ministero delle imprese e del made in Italy è stato istituito un tavolo dedicato al settore automotive, in considerazione della trasformazione tecnologica e della transizione green in atto, che rappresentano una sfida, non solo in termini di produzione ma anche per gli effetti sociali;

   i sindacati hanno recentemente messo in luce l'urgenza di un intervento delle Istituzioni italiane per garantire un confronto con tutte le parti interessate – organizzazioni sindacali e Stellantis – per arrivare a un accordo quadro che garantisca prospettive industriali e occupazionali ai lavoratori del gruppo e dell'intera filiera della componentistica;

   Stellantis ha di fatto disatteso l'accordo sindacale che garantiva la tenuta occupazionale, sia pure ricorrendo a uscite incentivate, mentre permane elevata l'incertezza sul futuro degli stabilimenti italiani e della componentistica;

   per far fronte alle sfide della transizione, è stato inoltre costituito un fondo con una dotazione di 8,7 miliardi di euro fino al 2030 che ha già trovato parziale attuazione sia nelle politiche di sostegno dell'offerta che della domanda;

   gli incentivi ai diesel e benzina euro 6 vanno a Stellantis per una quota di mercato pari al 35,2 per cento (marzo 2023). Per la quota restante vanno principalmente a case automobilistiche europee, di cui l'indotto italiano è tra i principali fornitori. Complessivamente si può dire che almeno il 60 per cento degli incentivi rimane in Italia;

   sono quasi 11 milioni le auto altamente inquinanti – Euro 3 o inferiori – che circolano nel nostro Paese, oltre un quarto del parco auto circolante;

   si ritiene necessario monitorare costantemente le scelte di Stellantis in termini di investimento sugli stabilimenti italiani, sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo del ruolo ad essi attribuito, nonché richiamare il gruppo agli impegni assunti, al fine di assicurare gli investimenti necessari allo sviluppo produttivo e alla tutela occupazionale –:

   se, anche alla luce delle ingenti economie negli incentivi per le fasce 0-20 e 21-60 g/km (solo l'8 per cento speso), non ritenga utile spostarne una quota verso la fascia 61-135 g/km al fine di sostenere l'automotive italiano e l'ammodernamento del parco auto obsoleto.
(3-00500)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la strada Longobucco-Mirto Crosia, cosiddetta strada Sila-Mare, è un'infrastruttura strategica e fondamentale per un collegamento moderno, sicuro e veloce al servizio dei comuni e dei cittadini dello Ionio cosentino, consentendo il collegamento tra la costa ionica e il Parco nazionale della Sila in circa 30 minuti;

   i lavori di costruzione, oggi non ultimati e costati oltre 100 milioni, risalgono al 1989;

   il 3 maggio 2023 il fiume Trionto ha fatto collassare uno dei piloni del viadotto provocando il crollo della strada nel tratto che attraversa il comune di Longobucco, tra il bivio di Ortiano e quello di Destro/Manco;

   a seguito del crollo del viadotto, l'intera tratta, quindi anche quella posta a monte del crollo, è stata chiusa precauzionalmente al transito fino al 23 maggio 2023 ma ancora oggi non è stata ripristinata la viabilità;

   il 19 maggio 2023 il Ministro interrogato ha incontrato i sindaci di Longobucco e Crosia assumendo, come riportano articoli stampa, un impegno forte sulla ricostruzione della Sila-Mare ed in prospettiva anche sulla realizzazione del nuovo tratto di collegamento con la Statale 106; invitando, nell'attesa, affinché non passi troppo tempo per restituire alle comunità della Sila Greca una viabilità sicura, Mit e Anas ad accelerare gli atti propedeutici per avere un'idea di massima su quanti soldi necessiteranno per la ricostruzione;

   a causa della intransitabilità della suddetta strada, i longobucchesi vivono di fatto in una condizione di isolamento, essendo obbligati a percorrere altra vetusta arteria di congiunzione tra Longobucco e Mirto, che si percorre a senso unico alternato, pericolosa per via dei tornanti ed una frana che la interessa, tanto da essere chiusa al transito fino a poco tempo fa, poi riaperta per necessità;

   tale situazione compromette i diritti fondamentali dei cittadini di Longobucco, basti pensare che per raggiungere il primo pronto soccorso utile si supera l'ora di percorrenza;

   a distanza di quasi due mesi dal crollo, la chiusura precauzionale della tratta è stata prorogata sine die e i cittadini di Longobucco vivono nello sconforto e senza prospettive certe e rapide per il ripristino della strada;

   il presente atto di sindacato ispettivo fa seguito all'interrogazione a risposta scritta presentata il 15 maggio 2023 alla quale l'interpellante non ha ricevuto risposta da parte del Ministro interrogato –:

   quale sia lo stato dell'arte sulla strada Sila Mare, quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per il reperimento veloce delle risorse necessarie alla ricostruzione del viadotto crollato, alla messa in sicurezza dell'infrastruttura e al suo completamento e quali siano i tempi per la sua riapertura al pubblico, consentendo ai longobucchesi di uscire da un isolamento che pregiudica pericolosamente nei fatti il diritto alla salute e il tessuto economico del territorio.
(2-00181) «Baldino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da circa un anno la Uil Messina denuncia come il cantiere del porto di Tremestieri sia di fatto fermo e in procinto di trasformarsi in un mastodontico monumento alle incompiute; analogo allarme è stato lanciato mesi fa anche dall'Autorità di Sistema Portuale, ma entrambi i segnali sono rimasti inascoltati;

   si apprende a mezzo stampa che il Ministero delle infrastrutture ha ritirato i diciassette milioni di euro dei fondi PON Infrastrutture &Reti 2014/2020 e altri 4.500.000 euro dei fondi PAC 2014/2020 destinati alla realizzazione del porto di Tremestieri perché non sono stati rispettati i crono programmi di avanzamento e realizzazione dell'opera, allarme lanciato mesi fa anche dall'Autorità di Sistema Portuale ma rimasti inascoltati;

   i rappresentanti di UIL Messina denunciano da tempo che l'amministrazione comunale di Messina, stazione appaltante dell'opera si è dimostrata inadeguata al ruolo;

   da molti mesi la città non ha certezza su quale nuova ditta subentrerà alla Coedemar, se ciò avverrà e se proseguiranno i lavori del porto di Tremestieri;

   un commissariamento dell'opera resta l'unica strada percorribile perché ad oggi servirebbe reperire altri sessantadue milioni di euro ma questo contribuirebbe a far lievitare in maniera esponenziale il costo iniziale del progetto senza avere alcuna certezza;

   chi è responsabile di questo disastro ne dovrebbe oggettivamente trarre le dovute conclusioni e «passare la mano» per evidente inadeguatezza –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché il porto di Tremestieri non venga definitivamente cassato dal novero delle opere pubbliche da realizzare.
(5-01043)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   numerose agenzie di stampa, nazionale ed estera, riportano la notizia del divieto di ingresso al molo del porto di Napoli per il super yacht «Symphony» di proprietà di Bernard Arnault, fondatore e CEO della multinazionale Lvmh, compagnia francese che controlla quasi due terzi del mercato della moda a livello globale; secondo quanto si apprende, le ragioni alla base del divieto di ingresso nel porto di Napoli sarebbero da rinvenirsi nell'entrata in vigore di un nuovo regolamento della capitaneria di porto in base al quale viene impedito l'attracco agli scafi superiori a 75 metri, al fine di evitare che diventi troppo complesso effettuare le operazioni di manovra all'interno del porto stesso; il caso del mancato attracco dello yacht Symphony è solo l'ultimo del genere. Anche il proprietario del super yacht Eos, Barry Diller, amministratore delegato di IAC/InterActiveCorp., società cui fanno capo piattaforme attive nel settore del turismo come Expedia e Tripadvisor, ha rinunciato ad attraccare a Napoli; le conseguenze di tali mancati attracchi sono molteplici. Si dimentica, infatti, cosa si possa muovere al seguito di un maxy yacht, considerando ad esempio che al suo seguito viaggiano altre imbarcazioni, di dimensioni inferiori, ma bisognose di servizi portuali e non solo, che la città di Napoli con il suo porto merita di offrire; le conseguenze negative sono da rinvenirsi anche da un punto di vista prettamente turistico. È fuori di dubbio infatti che tali imbarcazioni rappresentino al tempo stesso un'attrattiva turistica e una opportunità di sviluppo; occorre comprendere bene le ragioni alla base della predisposizione del nuovo regolamento, al fine di stabilire se si tratti di elementi davvero legati alla sicurezza portuale, considerando peraltro che in passato tali divieti non hanno operato –:

   quali siano le ragioni effettive che hanno determinato l'entrata in vigore del divieto di attracco al molo nel porto di Napoli per le imbarcazioni superiori a 75 metri; quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere nelle sedi opportune per evitare il ripetersi di episodi di questo tipo, predisponendo di conseguenza le misure necessarie per risolvere nell'immediato tale situazione.
(4-01249)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la richiesta di servizi di inclusione scolastica è in costante aumento, con relative difficoltà a rendere esigibile un diritto divenuto soggettivo, nonostante le sentenze della Corte costituzionale, della Magistratura ordinaria e amministrativa che si sono succedute nel tempo;

   l'Assistente specialistico all'autonomia e alla comunicazione è una figura professionale altamente qualificata che si occupa di supportare gli individui con disabilità nell'apprendimento delle abilità necessarie per raggiungere l'autonomia nella vita quotidiana e nella comunicazione; ha un ruolo fondamentale nel garantire il diritto allo studio e all'inclusione sociale degli studenti con disabilità, lavora in stretta collaborazione con il personale scolastico e le famiglie per individuare le esigenze specifiche degli studenti e sviluppare piani personalizzati per soddisfare tali esigenze;

   tale figura non è ancora regolamentata a livello nazionale e manca una definizione univoca del ruolo, delle funzioni, delle competenze professionali, dei percorsi formativi e della relativa certificazione e riconoscimento legale ed economico;

   tale mancanza di regolamentazione rappresenta una problematica per la tutela del diritto allo studio degli studenti con disabilità e per il riconoscimento professionale;

   la frammentarietà richiamata, accanto all'aumento del numero degli assistiti e del personale educativo, determina chiaramente un'importante disarticolazione dell'erogazione dei servizi che risulta essere disomogenea nel territorio nazionale;

   tale disomogeneità riguarda la copertura delle ore di assistenza durante il percorso scolastico, le diverse forme di affidamento dei servizi a enti del Terzo settore (in particolare, cooperative sociali) o attraverso erogazione diretta di risorse agli istituti scolastici e la mancanza di uniformità del profilo professionale delle lavoratrici e dei lavoratori ivi operanti, con relative ripercussioni sull'inquadramento contrattuale e in linea generale sulla stabilità occupazionale e salariale dovuta, in parte, anche alla sospensione della retribuzione nei periodi di interruzione delle attività scolastiche;

   il 12 settembre 2019 è entrato in vigore il decreto legislativo 7 agosto 2019, n. 96, contenente disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, concernente la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità;

   per quanto attiene alla definizione del profilo professionale, il citato decreto legislativo n. 96 del 2019 ne trasferisce correttamente la competenza dalla Conferenza Stato-regioni alla Conferenza unificata, alla quale partecipano anche i comuni attraverso l'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci);

   sebbene sia previsto che, con accordo in sede di Conferenza unificata, entro centottanta giorni dall'entrata in vigore del citato decreto legislativo siano definiti i profili professionali del personale destinato all'assistenza per l'autonomia e per la comunicazione personale, tale intesa a tutt'oggi non risulta raggiunta;

   alla luce di questi recenti interventi normativi, non è più rinviabile il pieno riconoscimento professionale del personale impiegato nei servizi di inclusione scolastica per l'autonomia e la comunicazione –:

   quali iniziative urgenti si intendano mettere in atto al fine di dare seguito alla disposizione di cui al decreto legislativo 7 agosto 2019, n. 96 e definire il profilo professionale dell'Assistente specialistico all'autonomia e alla comunicazione, ruolo da ritenere indispensabile al fine di garantire, in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale, il diritto allo studio degli studenti con disabilità.
(5-01044)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle imprese e del made in Italy — Per sapere – premesso che:

   il 2 settembre 2019 la Cagliari international container terminal (Cict), dopo una procedura di licenziamento collettivo, metteva tutto il personale (210 persone), in cassa integrazione per un anno e delocalizzava la produzione nel porto di Tangeri. Di conseguenza venivano chiuse – con conseguente riduzione del personale – tutte le società a cui era stato terziarizzato una parte del lavoro: impresa terminalista di Cagliari (Iterc srl), Mts, Cts;

   sino al 2016 il porto Canale di Cagliari garantiva oltre 300 buste paga dirette, con un indotto di almeno il doppio, corrispondente a circa 700 buste paga perse;

   nel mese di dicembre 2019 l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna pubblicava una gara internazionale per l'affidamento del terminal;

   alla gara partecipava solo la società Pifim, che però non portava a compimento la procedura;

   ad agosto 2020 la suddetta C.i.c.t. rifiutava altri sei mesi di cassa integrazione, procedendo in data 1° settembre 2020 al licenziamento collettivo del personale ex C.i.c.t., a cui veniva riconosciuta l'indennità di disoccupazione (Naspi), sostituita a marzo 2021 dall'opzione Indennità per mancato avviamento (Ima) disposta per i lavoratori portuali della Sardegna ex articolo 9-bis comma 2-bis, decreto-legge n. 41 del 2021, e attiva dal 25 luglio 2021 al 30 giugno 2022;

   il 3 marzo 2022, con deliberazione del Comitato di gestione dell'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna, veniva costituita la Karalis, Agenzia per il lavoro portuale del transhipment (Karlport), l'agenzia del lavoro portuale a sostegno dei lavoratori del comparto contenitori del porto Canale di Cagliari, che oggi conta circa 190 lavoratori iscritti;

   il 14 maggio 2022 veniva firmato l'atto costitutivo dell'Agenzia, con capitale sociale di 20 mila euro e iscritta sul registro delle imprese, con il compito di supportare per 36 mesi la collocazione professionale dei lavoratori iscritti, la loro formazione professionale, che verrà finanziata dalla regione Sardegna con 1 milione e 400 mila euro di fondi europei di adeguamento alla globalizzazione (Feg), la somministrazione di lavoro a imprese abilitate a svolgere attività nell'ambito di competenza al fine di integrare il proprio organico, la fornitura di lavoro temporaneo, a integrazione dell'organico esistente, a qualsiasi impresa abilitata a svolgere attività nell'ambito portuale di competenza dell'Adsp tramite il soggetto autorizzato ai sensi dell'articolo 17 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, ma soprattutto con l'obiettivo di garantire un reddito dignitoso e un costante aggiornamento a tutti gli ex lavoratori impiegati nel comparto contenitori, nelle more dell'auspicata ripresa dei traffici nel compendio del Porto Canale di Cagliari;

   consta all'interrogante che nell'ultimo incontro ristretto fra organizzazioni sindacali del Ministero dello sviluppo economico e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 19 maggio 2023 sarebbe emerso che la vertenza del porto Canale di Cagliari non rientra più tra le emergenze, come verificabile dal portale del Ministero dello sviluppo economico;

   oggi, grazie alla Zes e alla zona franca, il porto Canale di Cagliari potrebbe rappresentare un'occasione per tanti lavoratori e un'opportunità di rilancio per industria e artigianato –:

   se non si ritenga di convocare quanto prima le organizzazioni sindacali per individuare soluzioni atte al rilancio del porto Canale di Cagliari con i relativi effetti occupazionali;

   quali iniziative di competenza si intende mettere in campo per rilanciare il porto Canale di Cagliari e il relativo indotto.
(4-01254)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia italiana del farmaco – AIFA è un ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza ed economicità, sotto la direzione del Ministero della salute e la vigilanza concomitante del Ministero della salute e del Ministero dell'economia;

   l'autorevolezza e l'autonomia scientifica dell'AIFA è supportata dalla attività di due Commissioni tecnico-scientifiche: la Commissione consultiva tecnico-scientifica e il Comitato prezzi e rimborso, nominati con decreto del Ministro della salute;

   con il decreto del Ministro della salute del 15 gennaio 2020 il dottor Nicola Magrini è stato nominato Direttore generale dell'Aifa e il 26 marzo 2021 è stato confermato nell'incarico che ha mantenuto sino a gennaio 2023 prima di passare a dirigere l'Uo «Qualità e Governo clinico» della Ausl Romagna;

   forward è un progetto editoriale della società «Progetto Scientifico Editore» per approfondire il futuro del settore sanitario, sviluppato insieme al Dipartimento di epidemiologia del Ssr Lazio, Asl Roma 1 e a cui partecipano importanti case farmaceutiche (Amgen, AstraZeneca, Csl Behring, Daiichi-Sankyo, Galapagos, Gilead, Gsk Viiv, Yowa Kirin, Lundbeck, Menarini, Pfizer, Roche, Servier). Diverse di queste società sono state impegnate nello sviluppo e nella commercializzazione di vaccini per il Covid-19;

   nell'advisory board di Forward erano presenti Antonio Giacomo Maria Addis (dal 2015 al 2023 componente della Commissione tecnico-scientifica di Aifa), Francesco Trotta (Dirigente Settore HTA ed economia del farmaco e Dirigente ad interim Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le regioni) e Nicola Magrini (direttore generale Aifa). I tre manager ancora oggi – anche se Addis e Magrini con diversi ruoli – risultano nell'advisory board come risulta dal sito del progetto https://forward.recentiprogressi.it/it/il-progetto/advisory-board/;

   con la determina DG 972/2021 il direttore generale Magrini affidava a «il Pensiero scientifico Editore Srl» i «Servizi di supporto all'attività redazionale di divulgazione e comunicazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco nell'ambito delle misure di contrasto all'epidemia da Covid-19» per 67.450 euro;

   come ha fatto emergere un articolo pubblicato dal quotidiano La Verità il 27 giugno 2023, con questo provvedimento Magrini ha di fatto finanziato attraverso Aifa un progetto in cui era coinvolto personalmente e sostenuto dalle multinazionali impegnate nella vaccinazione da Covid-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non si ritenga necessario approfondire l'affidamento di questo servizio a «Il Pensiero scientifico Editore», anche con riferimento agli eventuali vantaggi effettivamente portati alla comunicazione di Aifa durante l'emergenza e se questa sia stata imparziale e oggettiva;

   se non si ritenga inopportuno che personale dirigente di Aifa sieda in board di iniziative private a cui partecipano multinazionali del farmaco e quali urgenti iniziative di competenza intenda prendere al riguardo;

   quali siano gli incarichi affidati da Aifa a «Il Pensiero scientifico Editore» dal 2020 ad oggi, con i relativi importi.
(4-01246)


   ZANELLA e PICCOLOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a Trieste l'Azienda sanitaria universitaria Giulano Isontina (Asugi), ente pubblico istituito, vigilato e finanziato dalla regione Friuli Venezia Giulia, intende procedere alla chiusura della metà dei consultori familiari presenti sul territorio;

   per l'Asugi si tratta di un «accorpamento» ed è previsto che si concluderà nei prossimi mesi;

   a Trieste quindi rimarrà solo il consultorio di Valmaura e quello di Roiano mentre verranno smantellati gli altri due;

   Asugi ha deciso di chiudere i consultori di San Giacomo e San Giovanni. In Italia, la normativa (legge n. 34 del 1996) prevede un consultorio ogni 20 mila abitanti nelle aree urbane. A Trieste ce ne sono quattro (San Giacomo, San Giovanni, Valmaura, Roiano), cioè uno ogni 49 mila abitanti. Nonostante siano già meno della metà di quelli che servirebbero, Asugi ne ha predisposto l'accorpamento: c'è il rischio che a Trieste rimanga un consultorio ogni 99 mila abitanti;

   i consultori sono uno dei servizi di prossimità più importanti e per questo devono rimanere territoriali, cioè vicino alle persone che li frequentano;

   i consultori sono sede di numerose attività preziose di supporto alla genitorialità alla famiglia alle donne e alle persone in generale, ma sono presenti anche un osservatorio sui giovani, un punto di salute e di ascolto per le persone considerate nella loro interezza psicofisica;

   a parere delle interroganti, è fondamentale che i consultori rimangano nel numero attuale e continuino ad essere luoghi d'incontro e di dibattito delle donne, come dalla loro istituzione, ma, anche, luoghi di formazione ed autoformazione alla salute, oltre che centri erogatori di servizi; si tratta quindi di presidi di salute, nella sua accezione più ampia del territorio. Smantellare i consultori significa depotenziare i servizi sociosanitari dei territori, tagliare la sanità pubblica proprio mentre da più parti si chiede un rafforzamento del Servizio sanitario nazionale;

   a Trieste si è avviata una vasta mobilitazione contro la chiusura dei consultori, e lo scorso 22 maggio si è costituito il «Comitato di Partecipazione per i Consultori Familiari» Comitato al quale hanno aderito e continuano ad aderire singole/i cittadine/i e associazioni per esprimere in tutte le sedi preoccupazione e contrarietà all'ipotesi di riorganizzazione dei servizi;

   il comitato in un solo giorno dall'avvio di una petizione sul web ha raccolto oltre 1000 firme, segno di quanto la questione sia sentita nella città di Trieste, mentre il 28 giugno il Comitato ha promosso una manifestazione in piazza Unità d'Italia, alla quale hanno partecipato centinaia di persone –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di mantenere aperti non solo tutti i consultori di Trieste ma anche per far sì che se ne aprano altri in attuazione della legge n. 34 del 1996, che ne prevede uno ogni 20.000 abitanti, garantendo il miglioramento di quelli esistenti, che siano finanziati adeguatamente e aperti alla partecipazione effettiva della popolazione;

   tenuto conto che in Italia vi è un consultorio ogni 35.000 abitanti, mentre dovrebbe essercene uno ogni 20.000 abitanti, come previsto dalla legge n. 34 del 1996 (uno ogni 10 mila abitanti nelle zone rurali e uno 25.000 nelle zone urbane), quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per garantire la presenza uniforme sul territorio nazionale di consultori attuando quanto disposto dalla legge n. 34 del 1996.
(4-01253)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i collegi universitari Giancarlo De Carlo in Urbino sono suddivisi in cinque strutture: Tridente, Serpentine, Vela, Aquilone e Colle;

   il primo è di proprietà della regione Marche dal 2008 ed è adeguato alla normativa per la prevenzione incendi, i restanti collegi sono di proprietà dell'Università Carlo Bo di Urbino e gestiti dall'Eridis, sui quali ancora non sono stati realizzati gli interventi di adeguamento di cui al decreto ministeriale del 21 marzo 2018, nonostante tale adeguamento, ai sensi del decreto-legge n. 198 del 2022 (cosiddetto milleproroghe) debba compiersi entro il 31 dicembre 2024;

   la legge n. 338 del 2000 prevede un cofinanziamento statale anche degli interventi di adeguamento antincendio, erogati dal Ministero dell'università e della ricerca sulla base di bandi emanati e delle richieste avanzate;

   il Cda dell'Ateneo dal 2017 ha assunto diverse e spesso contraddittorie delibere, con le quali dapprima determinava di procedere alla partecipazione dei bandi del Ministero dell'università e della ricerca e successivamente, anche sulla base di un accordo quadro con il Politecnico di Milano per l'assistenza nella progettazione, la ristrutturazione e la costruzione di altri immobili universitari, nonché della manifestata volontà della regione Marche di acquisire tramite l'Eridis i Collegi universitari rinunciava alla partecipazione ai suddetti bandi;

   l'Eridis con delibera del Cda n. 35/2021, avente ad oggetto il rinnovo del contratto di locazione dei collegi universitari, deliberava di prendere atto della delibera n. 98/2021 dell'Ateneo circa l'esecuzione da parte dello stesso Eridis dei lavori di messa a norma antincendio nel collegio delle Serpentine;

   nonostante tale disponibilità nessun riscontro veniva dato dall'Ateneo all'Eridis Marche;

   anche a causa della emergenza determinata dalla pandemia di Sars Cov-19 nessuna decisione veniva assunta e i necessari e obbligatori interventi di adeguamento antincendio restavano sospesi;

   il presidente del Consiglio degli studenti e componente del Cda dell'Ateneo – anche sulla base della proposta della Presidente di Eridis all'Ateneo, formulata nel corso della commissione permanente Città/Università del Consiglio comunale di Urbino, di affidare la gestione dei Collegi allo stesso Ente, scomputando i costi di tali interventi dal canone d'affitto annuale previsto per l'Ateneo – il 20 aprile 2023 richiedeva una integrazione all'ordine del giorno del Cda dell'Ateneo;

   in particolare chiedeva di ricevere comunicazione sulle azioni concrete che la governance intendeva intraprendere per l'adeguamento alle normative di prevenzione antincendi dei collegi studenteschi interessati, sulle eventuali misure compensative e sulle procedure atte a garantire la prosecuzione del servizio di alloggio nei collegi interessati dagli interventi per evitare disservizi ai fruitori dei suddetti;

   in data 21 aprile 2023 il Rettore, rispondendo a mezzo email, ha affermato che l'Ateneo relativamente agli aspetti antincendio aveva da tempo un progetto definitivo complessivo che ha sottoposto a richiesta di finanziamento, che i relativi lavori non sono iniziati in quanto nel 2020 l'Ateneo aveva raggiunto un accordo con la regione Marche per l'acquisto da parte di Eridis dei collegi universitari, che nella definizione del prezzo di vendita era stato detratto l'importo anche per gli interventi antincendio da parte dell'acquirente, che ad oggi l'Ateneo non ha ricevuto alcuna disdetta formale dell'accordo e che per la non più rinviabile situazione in tema di sicurezza l'Ateneo ha già individuato un tecnico specialista e affidato al Politecnico di Milano come procedere relativamente ai lavori, non escludendo altre soluzioni;

   nella risposta non vi è alcun riferimento alla proposta avanzata dalla Eridis Marche all'Ateneo nel corso della citata commissione permanente, la quale appare l'unica in grado di rispondere in tempi brevi agli urgenti e indifferibili, considerate le previsioni del decreto ministeriale del 21 marzo 2018, interventi di adeguamento antincendio –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza del fatto che i collegi di proprietà dell'Università di Urbino non sono stati, tra l'altro, adeguati alle normative antincendio come previsto dal decreto ministeriale del 21 marzo 2018 nonostante l'approssimarsi del termine del 31 dicembre 2024 e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere per il rispetto di tale previsione;

   se il Ministro dell'università e della ricerca sia a conoscenza, per quanto di competenza, del fatto che l'università Carlo Bo ha richiesto ai sensi della legge n. 338 del 2000 un cofinanziamento per la realizzazione degli interventi di adeguamento antincendi e se consti che in tale progetto siano previste le modalità di suddivisione dei lavori e come sarà predisposta la gara per l'affidamento degli stessi;

   se il Ministro dell'università e della ricerca, per quanto di competenza, in considerazione dell'importanza dell'Università Carlo Bo di Urbino e del complesso dei suoi collegi e la loro essenzialità per lo sviluppo dello stesso Ateneo, non ritenga necessario e urgente promuovere ogni iniziativa utile, d'intesa con l'Ateneo, la regione Marche e l'Eridis diretta a valutare quali siano le soluzioni più rapide realistiche per la realizzazione degli interventi di adeguamento antincendio, che a parere dell'interpellante è quella di affidare la gestione e i conseguenti interventi all'Eridis, nonché le misure compensative dirette a garantire la prosecuzione del servizio di alloggio nei collegi interessati, evitando disservizi ai fruitori dei suddetti.
(2-00183) «Borrelli».

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Sportiello n. 2-00176, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 giugno 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Quartini.