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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 5 giugno 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    la provincia di Foggia è, ancora all'oggi, la terza provincia italiana per estensione, con una popolazione residente che, finanche espunte le cosiddette aree metropolitane, la porta ad essere tra le prime per densità di popolazione, e, in tempo antecedente alla nota riforma di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012, per l'attuazione della delega prevista dall'articolo 1 della legge 14 settembre 2011, n. 148 (di conversione del decreto-legge n. 138 del 2011), la stessa poteva contare due distinti uffici giudiziari, quali quello della città capoluogo e quello di Lucera. Uffici giudiziari che, secondo gli specifici schemi legislativi, contavano su distinte articolazioni giudiziarie e sedi distaccate che consentivano un compiuto assorbimento dei carichi civile e penale di un territorio, come detto, di particolari dimensioni per estensione e popolazione;

    il citato processo di revisione delle circoscrizioni giudiziarie e di accorpamento avviato dal Governo nazionale dal 2011 su delega del Parlamento ha comportato, per la provincia di Foggia, la chiusura del Tribunale di Lucera e delle sezioni distaccate di Apricena, San Severo, Rodi Garganico, Cerignola, Manfredonia, Trinitapoli, riversando l'intero carico dei ruoli sul solo Tribunale di Foggia, e tanto in una provincia che, nei tempi più recenti, è salita agli onori delle cronache non già semplicemente per le sofferenze dei propri uffici giudiziari, bensì per una esponenziale recrudescenza della criminalità organizzata che, per quanto gestita dalla Dda di Bari (sede di Corte d'appello), impegna enormemente l'ufficio giudiziario della città capoluogo, orfana delle sezioni distaccate che assorbivano grandemente il ruolo penale dell'ufficio, e dell'ufficio giudiziario della città di Lucera che, nell'originaria caratterizzazione del proprio circondario, era presidio di legalità di una più che importante porzione della provincia di Foggia, coprendo l'intero territorio del Gargano e del cosiddetto Alto Tavoliere;

    posto quanto innanzi, strettamente connesso al sistema giustizia, deve riconoscersi come il territorio della provincia di Foggia si caratterizzi per un sistema di trasporti pubblici assolutamente inadeguato che impedisce una piena attuazione del principio di accesso al sistema giustizia, e tanto con maggiore e più significativa sofferenza per le popolazioni residenti nei comuni più distanti dalla città capoluogo. Del pari, tale condizione di eterogeneità del territorio ha de facto favorito un sistema criminale composito e violento atto, per larga parte, a contaminare il corretto operare della pubblica amministrazione e finanche la pacifica convivenza civile, determinando nella popolazione residente un diffuso senso di sfiducia verso le istituzioni e, significativamente, verso un sistema giustizia ritenuto, purtroppo, incapace di giungere all'accertamento processuale dei fatti – civili o penali – in tempi quantomeno congrui;

    nella provincia di Foggia, in particolare, sono molteplici le organizzazioni criminali che agiscono: nella città di Foggia, il cui consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nell'anno 2021, nella città di Cerignola, comune sciolto per infiltrazioni mafiose nell'anno 2019 al pari della città di Manfredonia, e così anche sul Gargano dove sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose i comuni di Monte Sant'Angelo e Mattinata nel 2015 e nel 2018. Tanto senza dimenticare la città di San Severo, gravemente violentata da fenomeni di micro e macro criminalità. Invero, come emerge da differenti atti, la provincia di Foggia, diversamente da altre realtà del Mezzogiorno d'Italia in cui la criminalità organizzata opera un controllo della microcriminalità, è sostanzialmente caratterizzata dalla coesistenza e cointeressenza fra criminalità organizzata e microcriminalità;

    in proposito non può in alcun modo non evidenziarsi come l'attuale situazione della criminalità del foggiano sia stata riconosciuta anche dal Csm nella delibera del 18 ottobre 2017, nella dettagliata «risoluzione in materia di analisi del fenomeno mafioso e criticità per l'amministrazione della giustizia degli uffici giudiziari operanti nella provincia di Foggia nel settore della criminalità organizzata»;

    dall'esame del Documento organizzativo generale (Dog-2021 – reso in osservanza della circolare Csm 10502 del 23 luglio 2020) nel capo relativo allo stato dei servizi, e così dei carichi di lavoro e dei flussi delle pendenze relative al tribunale di Foggia successivo alla citata riforma della geografia giudiziaria, e così per un periodo significativamente recente (2017/2019), emerge una scopertura relativa alla carenza del personale del 23,11 per cento con una significativa inadeguatezza degli spazi per la ricezione dell'utenza. In specie emerge, quanto al contenzioso civile ordinario, una significativa riduzione dei giudizi con un -14 per cento tuttavia con una sostanziale invarianza delle definizioni nei primi due anni ed una riduzione solo al termine dell'ultimo anno evidentemente imputabile alle gravissime carenze di organico. Se sul carico civile si è registrato un significativo calo delle pendenze, nel ruolo penale le pendenze relative ai processi penali di competenza del tribunale monocratico sono aumentate del 37 per cento circa, in ragione di un incremento costante nel triennio, rilevandosi che le definizioni non compensano il carico di lavoro crescente dell'area di riferimento. In specie, se è vero che i processi di competenza del tribunale collegiale segnano una diminuzione del 3 per cento, la scomposizione dei dati comunque lascia emergere un preoccupante saldo negativo, e così anche per i flussi relativi all'Assise che registra un aumento delle pendenze;

    in sintesi, se è vero che il carico del ruolo civile palesa una diminuzione dei flussi, per esso comunque si registrano significative sofferenze nei tempi della giustizia imputabile alle carenze sofferte dall'ufficio, con un aggravio della generale produttività. Quanto poi al settore penale la disfunzione più macroscopica è costituita dalla entità della pendenza dei procedimenti dibattimentali monocratici, con un più recente incremento dei flussi sul ruolo collegiale;

    il superiore dato deve coordinarsi all'effetto acquisitivo determinatosi dal 2013 al 2019, successivamente all'accorpamento dell'ufficio giudiziario di Lucera con quello della città capoluogo che, per i processi monocratici del circondario, ha determinato e favorito un progressivo incremento delle pendenze con un aumento del complessivo carico del ruolo del 74,80 per cento; detto incremento è difficilmente reversibile, ove si consideri che i delitti commessi nel territorio corrispondente all'attuale circondario di Foggia venivano celebrati presso otto uffici giudiziari, e così il Tribunale di Foggia e le altre sette sedi giudiziarie soppresse. Il dato è significativo ove si consideri che finanche dando piena copertura alle carenze dell'organico dell'ufficio giudiziario, in alcun modo potrebbe invertirsi la tendenza percentuale di cui sopra, non potendosi aumentare il numero delle udienze penali per la effettiva e concreta mancanza di aule di udienza, con la fisiologica necessità di intervenire per un recupero di ulteriori sedi giudiziarie nella provincia di Foggia, e la necessità di tornare a celebrare i dibattimenti penali monocratici presso nuove o recuperate sedi giudiziarie cancellate dalla riforma ultima della geografia giudiziaria, tenendosi conto con una possibile riattivazione di sedi soppresse potrebbe, anche se solo parzialmente, compensare i costi inevitabilmente collegati alla riduzione delle attività processuali da svolgere presso l'attuale unica sede centrale del Tribunale di Foggia, e ciò ove si consideri che l'attuale Tribunale di Foggia sopporta oneri da locazione per l'attuale unica sezione lavoro e ben tre immobili adibiti ad uso archivio;

    generalmente, a quasi dieci anni dalla nota riforma, l'obiettivo della delega del 2011, in un'auspicata spending review di allocare al meglio le risorse per velocizzare i processi, non ha avuto in alcun modo gli effetti auspicati, determinandosi nella provincia di Foggia maggiori e più gravi vulnus proprio per il parametro della popolazione di cui sopra, da sempre considerato sensibile per ogni riforma della geografia giudiziaria in tutte le classifiche anche internazionali (confronta i dati Cepej). All'uopo, si ricordi che proprio la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej – report 2018/2020), in diverse recenti occasioni ha evidenziato la necessità che gli Stati membri limitino al massimo tutti quegli elementi di criticità che possano inficiare l'accesso dei cittadini a un sistema giudiziario di qualità, e ciò è particolarmente significativo se si considera che nel territorio della provincia di Foggia, ad avviso del firmatario del presente atto, sono stati grandemente traditi gli indirizzi della delega, ove era detto che il Governo avrebbe dovuto tenere conto, di «criteri oggettivi e omogenei» secondo precipui parametri quali: estensione del territorio, numero degli abitanti, carichi di lavoro, indice delle sopravvenienze, specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale, nonché alla presenza di criminalità organizzata;

    proprio i riferimenti obiettivi di cui sopra, e così anche i numeri acquisiti ed acquisibili al tribunale di Foggia, quale ufficio giudiziario accorpante il tribunale di Lucera e le distinte e numerose sezioni distaccate, pone più che evidenti criticità sul funzionamento del sistema giustizia nella provincia di Foggia che, come detto e come riscontrabile, palesa una simmetrica recrudescenza del sistema criminale macro e micro, in un contesto che, per le evidenti sofferenze dell'Ufficio sul piano della organizzazione dei processi, manifesta una tendenza alla non punibilità dei fatti delittuosi per verosimile prescrizione dei reati;

    a ciò si aggiunga, e non di minore peso, per completezza e prospettiva, che v'è all'evidenza come anche la futura riforma delle competenze della magistratura onoraria, pur assorbendo molto del carico di lavoro dei tribunali, in assenza di una concreta e prossima riforma della geografia giudiziaria, in alcun modo potrà comunque sopperire alla necessità di un recupero degli uffici giudiziari soppressi;

    nel superiore contesto descrittivo, e posto che già questo Governo ha mostrato una più che significativa sensibilità al tema della giustizia e al sistema della geografia giudiziaria prorogando, alla data del 1° gennaio 2025, il rinvio della soppressione dei tribunali dell'Abruzzo (articolo 8, comma 8-ter, del decreto-legge n. 198 del 2022), e tanto nell'ottica, come evidenziato dal Ministro Nordio, della possibile riapertura di uffici giudiziari già soppressi, anche con un'eventuale rimodulazione delle competenze territoriali, come evidente dall'inserimento di un disegno di legge già collegato alla legge di bilancio del 2023, quindi, nel Documento di economia e finanza licenziato dal Consiglio dei Ministri, si aggiunga che, con espresso riferimento alla provincia di Foggia, già il decreto legislativo n. 155 del 2012, in attuazione alla delega prevista dall'articolo 1 della legge 14 settembre 2011, n. 148, nei suoi lavori parlamentari citava l'ufficio giudiziario di Lucera quale significativo presidio sul fronte del contrasto alla criminalità, dovendosi oggi avere uno spettro più ampio dell'intero circondario atto a comprendere l'intera area del nord tavoliere;

    all'uopo e sul tema, la regione Puglia con delibera n. 149 del 23 maggio 2023 ha formulato specifica proposta di proposta di legge alle Camere proprio con riguardo alla geografia giudiziaria per la provincia di Foggia, riportando specifica clausola di invarianza finanziaria in cui è affermato che gli oneri derivanti dal ripristino delle funzioni giudiziarie dei tribunali soppressi sarebbero a carico della medesima regione Puglia,

impegna il Governo

   a valutare, nell'ambito dell'attività di revisione della geografia giudiziaria già in corso, e così compatibilmente con i tempi e con le esigenze di finanza pubblica, la possibilità di un approfondito esame del sistema degli uffici giudiziari della provincia di Foggia, che sia in linea con i principi comunitari sopra enunciati, in un'ottica di recupero dei tribunali soppressi.
(7-00113) «La Salandra».


   La III Commissione,

   premesso che:

    l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa del 24 febbraio 2022 viola ogni regola del diritto internazionale, lo Statuto delle Nazioni Unite, dell'Osce e del Consiglio d'Europa, nonché gli Accordi di Parigi sulla sicurezza europea, andando fortemente a minare la tutela dei diritti umani, in particolare dei minori;

    tale attacco all'integrità territoriale dell'Ucraina vede automaticamente nella Federazione russa il soggetto aggressore, che ha alterato così l'equilibrio geopolitico internazionale, incidendo sulla stabilità dell'area circostante e facendo calare in uno stato di emergenza e terrore anche le nazioni limitrofe;

    con risoluzione, approvata in Assemblea il 1° marzo 2022, la Camera dei deputati, condannando l'invasione russa, ha chiesto all'unanimità «l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina»;

    la scelta di invadere l'Ucraina, a più di un anno dal conflitto, risulta ancor più ingiustificata perché nessuna minaccia è stata rivolta alla Federazione russa dall'Ucraina, e configura la volontà di Mosca di ripristinare la dottrina della «sovranità limitata», suscitando allarme e sgomento nei Paesi dello spazio «post-sovietico», come Moldavia e Georgia, che invece come ogni nazione hanno pieno diritto al rispetto della loro sovranità, indipendenza e integrità territoriale;

    la Moldavia, infatti, data la posizione geografica, la complessa composizione etno-linguistica, i 50 anni di appartenenza all'Urss, gli stretti legami economici con lo spazio ex-sovietico e la delicata questione della Transnistria, è tra i Paesi dell'area a risentire maggiormente del conflitto, soprattutto in aree di particolare interesse per il sostentamento della sua popolazione, come quello energetico e commerciale;

    il 3 marzo 2022, sulla scia degli eventi in Ucraina, la Moldova, seguendo gli esempi di Ucraina e Georgia, ha presentato la formale richiesta di adesione all'Unione europea, in quanto riconosce in essa l'unica vera garanzia per il mantenimento della pace e l'istituzione che può assicurare loro sicurezza, indipendenza e sovranità e che pertanto agirebbe da deterrente nei confronti della Russia nell'ampliamento del conflitto;

    la Presidenza francese dell'Unione europea, dunque, con il consenso di tutti i Paesi membri, tra cui l'Italia, ha chiesto alla Commissione europea, verificata la sussistenza dei requisiti, di riconoscere a Ucraina, Georgia e Moldavia, lo status di Paesi «candidati» all'adesione all'Unione europea;

    il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha così approvato la concessione dello status di Paese candidato a Kiev e Chişinău, poiché come stabilito dall'articolo 49 del Trattato sull'Unione europea (Tue), qualsiasi Paese europeo che rispetti i valori di cui all'articolo 2 e si impegni a promuoverli può chiedere di diventare membro dell'Unione europea;

    il 3 febbraio 2023, a Kiev, si è tenuto l'incontro tra il collegio dei Commissari europei e il Governo ucraino, a riprova dell'impegno dell'Unione europea a sostenere l'Ucraina. I leader dell'Unione europea hanno così ufficialmente deciso di concedere lo status di Paese candidato all'adesione nell'Unione europea all'Ucraina, alla Repubblica di Moldova e alla Georgia,

impegna il Governo:

   a promuovere in tutte le istituzioni europee preposte l'ingresso dell'Ucraina e della Moldavia nell'Unione europea;

   ad adottare iniziative volte a rafforzare le politiche europee di cooperazione, incentivando lo scambio di pratiche di know-how tra i Paesi dell'Unione europea e i Paesi candidati, tramite la mediazione dell'Iniziativa di Centro Europa, così da aiutare i Paesi candidati ad un più rapido raggiungimento degli standard necessari richiesti dall'Unione europea;

   ad adottare iniziative per accelerare il percorso negoziale di integrazione dei Balcani occidentali esposti, anche alla luce della crisi ucraina, al rischio di instabilità e invasività, al fine di operare un'azione deterrente nei confronti della Federazione russa nell'allargamento del conflitto.
(7-00115) «Caiata, Colombo, Loperfido, Urzì».


   La III Commissione,

   premesso che:

    le armi nucleari costituiscono ancora oggi la più grave minaccia per l'umanità: basti ricordare che l'atomica di Hiroshima pesava circa 4500 chilogrammi e uccise 140mila persone, mentre una bomba nucleare odierna pesa poche centinaia di chilogrammi e può uccidere un milione di persone;

    le esplosioni nucleari, oltre alla morte, provocano danni irreparabili sulle persone esposte alle radiazioni. Le atomiche su Hiroshima e Nagasaki provocarono conseguenze visibili ancora oggi sul corpo dei sopravvissuti: tumori alla pelle, alle ossa e all'apparato riproduttivo, problemi respiratori, malattie cardiovascolari, effetti negativi sul sistema immunitario;

    è quindi fondamentale continuare gli sforzi per la loro riduzione con l'obiettivo di una definitiva eliminazione, con un approccio progressivo e di natura inclusiva al disarmo nucleare;

    le catastrofi umanitarie e i danni irreversibili prodotti dalle armi nucleari sono inconciliabili con il diritto internazionale umanitario, e negli anni passati hanno indotto la comunità internazionale a rendere prioritari gli obiettivi della non proliferazione e del disarmo;

    la guerra in Ucraina, le esplicite e reiterate minacce di uso dell'arma nucleare testimoniano oggi i rischi di una possibile escalation dagli esiti letali;

    sono indubbiamente gravi e indici della pericolosità della situazione sia la decisione di Putin di sospendere il trattato Start sia il suo annuncio di voler dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia;

    l'Italia, pur considerando l'articolata cornice degli impegni internazionali e gli aspetti di sicurezza collegati, ha sempre ribadito che l'obiettivo di un mondo senza armi nucleari è uno dei cardini della propria politica estera;

    il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) è un importante pilastro dei percorsi di disarmo nucleare e va rafforzato in tutti i suoi aspetti, rilanciandone l'universalizzazione e sollecitando gli Stati, in particolare quelli dotati di armamenti nucleari, ad aderirvi senza condizioni;

    ma occorre purtroppo registrare che anche la 10a Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare, svoltasi tra il 1° e il 26 agosto 2022, si è conclusa, come le ultime che l'hanno preceduta, con un sostanziale fallimento, suggellato dalla mancata approvazione del documento finale a causa, questa volta, del veto opposto dalla Federazione russa sulle parti del testo riguardanti i rischi nucleari connessi con la crisi in Ucraina;

    il 7 luglio 2017 è stato adottato da una Conferenza delle Nazioni Unite, su impulso dell'Assemblea Generale, il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons, TPNW) promosso da numerose associazioni della società civile internazionale raccolte nella rete ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) che ottenne per questo suo impegno nel 2017 il Premio Nobel per la pace, con l'intento di fornire uno strumento giuridico per la progressiva eliminazione totale delle armi nucleari rafforzando gli obiettivi della non proliferazione nucleare e del disarmo generale conformemente all'articolo VI del TNP;

    dopo il raggiungimento, nell'ottobre del 2020, della cinquantesima ratifica, il Trattato TPNW è entrato in vigore il 22 gennaio del 2021, diventando, dunque, la prima norma internazionale volta a sancire l'illegalità delle armi nucleari. Attualmente il TPNW è stato firmato da 92 Stati e ratificato da 68 (in Europa da Austria, Irlanda, Malta, San Marino e Santa Sede);

    durante la prima riunione degli Stati parte del TPNW, svoltasi a Vienna il 21-23 giugno 2022, sono stati approvati una Dichiarazione e un Piano d'azione, il quale prevede passi concreti per far progredire il disarmo e aiutare le vittime dell'uso e dei test nucleari;

    alla riunione di Vienna hanno partecipato, in qualità di osservatori, tra gli altri, anche i rappresentanti di Paesi aderenti alla NATO, ovvero Belgio, Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Norvegia, ma non ha partecipato l'Italia nonostante lo abbia chiesto la risoluzione n. 7-00766 approvata dalla Commissione affari esteri e comunitari nel corso della XVIII legislatura, il 18 maggio 2022, su iniziativa dell'International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN), dal 28 al 30 aprile 2023 si è svolto il «Forum parlamentare dei Paesi del G7 per l'eliminazione delle armi nucleari», in esito al quale è stata approvata una dichiarazione con la quale si esortano i leader del G7 a «riconoscere i danni devastanti causati dall'uso di armi nucleari sulle persone e sull'ambiente, a condannare inequivocabilmente qualsiasi minaccia di utilizzo di armi nucleari e a riconoscere l'importanza del TPNW nel promuovere gli sforzi globali di disarmo nucleare»;

    il 19 maggio 2023 i leader del G7, riuniti a Hiroshima, hanno approvato una dichiarazione nella quale, tra le altre cose, ribadiscono che il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) deve essere la pietra angolare del regime globale di non proliferazione e il fondamento per il perseguimento del disarmo nucleare e degli usi pacifici dell'energia atomica. Hanno inoltre riaffermato «l'impegno comune per l'obiettivo finale di un mondo senza armi nucleari con una sicurezza inalterata per tutti, raggiunto attraverso un approccio realistico, pragmatico e responsabile», senza tuttavia accompagnare a queste affermazioni fatti e impegni concreti,

impegna il Governo:

   a rilanciare ogni iniziativa volta all'obiettivo di un mondo libero dalle armi nucleari, rafforzando il protagonismo della diplomazia italiana in tal senso ed articolando proposte concrete e condivise soprattutto in ambito di Unione europea e, a livello bilaterale, con i principali partner dell'Italia;

   a valutare, in questo contesto, compatibilmente con gli obblighi assunti in sede di Alleanza atlantica, azioni di avvicinamento ai contenuti del Trattato TPNW, in particolare per quanto riguarda «Assistenza alle vittime e risanamento ambientale», come previsto dall'articolo 6 dello stesso Trattato;

   a considerare l'ipotesi di partecipare come «Paese osservatore» alla seconda riunione degli Stati Parte del Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) che si svolgerà a New York dal 27 novembre al 1° dicembre 2023;

   a inserire il tema del disarmo nucleare tra le priorità del programma della Presidenza italiana del G7, nel 2024.
(7-00117) «Boldrini, Amendola, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 3, secondo comma, della Costituzione stabilisce l'impegno della Repubblica affinché, nel concreto, vengano rimosse le disuguaglianze di ordine economico e sociale che, limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, e impediscono il pieno sviluppo della persona umana, nonché l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;

    tale impegno trova una sua più precisa declinazione costituzionale nell'articolo 119 ove, si stabilisce che la Repubblica «riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità»;

    tale riconoscimento va inteso nella più ampia accezione, inclusiva della promozione delle specificità di carattere culturale, storico, naturalistico di tali territori;

    la riduzione dei disagi derivanti dalla condizione di insularità dipende, infatti, non solo dalla collocazione geografica, ma anche da altri fattori quali la demografia, l'esistenza di servizi pubblici essenziali e la disponibilità di collegamenti marittimi e aerei, condizione imprescindibile per garantire effettività alla libertà di circolazione tutelata dall'articolo 16 della Costituzione;

    si tratta chiaramente di un riconoscimento, a livello costituzionale, delle peculiarità della condizione insulare e dell'esigenza di garantire a tutti i cittadini uguali condizioni di fruizione dei diritti fondamentali, così attenuando gli svantaggi derivanti dalle difficoltà di connessione;

    quanto appena affermato concretizza, evidentemente, un'ulteriore e puntuale specificazione del principio di uguaglianza sostanziale sancito dall'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, là dove si impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l'uguaglianza dei cittadini;

    le nuove disposizioni, oltretutto, si pongono in linea con le misure europee sulla continuità territoriale che trovano fondamento nell'articolo 45 della Carta di Nizza sui diritti fondamentali dell'Unione europea e nell'articolo 21, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, relativi alla libertà di circolazione e di soggiorno;

    lo svantaggio insulare è rappresentato, primariamente, dalla difficoltà di connessione tra il territorio nazionale con quello delle isole, queste ultime spesso periferiche rispetto al baricentro geografico del relativo Stato di appartenenza (a esempio Sardegna, Corsica, arcipelago greco, isole Canarie);

    la carenza infrastrutturale interna e in uscita (porti e aeroporti), di cui spesso le isole italiane soffrono, non permette un pieno sviluppo del tessuto imprenditoriale ed economico, con conseguenti ripercussioni sui livelli occupazionali;

    i vettori aerei e marittimi operanti sul territorio italiano, considerati gli ingenti costi logistici e di gestione, nonché l'elasticità della domanda tra i vari periodi dell'anno, non ritengono conveniente attivare o mantenere le tratte da e per le isole, considerata altresì la scarsa densità di popolazione ivi residente;

    altri paesi membri dell'Unione europea hanno previsto nelle loro Costituzioni delle norme di vantaggio per le isole, come la Spagna che garantisce una specifica rappresentanza al Senato per le province insulari di Gran Canaria, Maiorca e Tenerife, Ibiza, Formentera, Minorca, Fuerteventura, Gomera, Hierro, Lanzarote e La Palma (articolo 69, comma 3);

    ciò nonostante, i singoli ordinamenti statali, senza un organico intervento europeo, non sono in grado di incidere sensibilmente per il miglioramento delle condizioni economiche, sociali e politiche dei territori insulari;

    la condizione insulare comporta evidentemente notevoli svantaggi. In termini economici la distanza dai mercati di riferimento e, potenzialmente, la scarsa accessibilità implicano un maggiore costo degli input produttivi e una maggiore difficoltà nella circolazione di persone, merci e – in parte – servizi;

    è dunque chiaro che, in assenza di interventi compensativi, l'insularità rappresenta un ostacolo alla piena realizzazione delle quattro libertà europee (la libera circolazione degli individui, dei beni, dei capitali e dei servizi);

    in base all'indice di competitività regionale dell'Unione europea (Rci), che misura i principali fattori di competitività per tutte le regioni di livello Nuts-2 in tutta l'Unione europea, nonché la capacità di una regione di offrire un ambiente attraente per le imprese e i residenti di vivere e lavorare, le regioni insulari si trovano al di sotto della media europea (e dei relativi Stati) in quasi tutti gli indicatori adottati dalla Commissione Ue;

    la normativa comunitaria, all'articolo 3 del Trattato dell'Unione europea, assurge a proprio principio cardine quello della libera circolazione delle persone all'interno di tutti i paesi membri. L'articolo 5 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, stabilisce che «Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri»;

    la libertà di circolazione è estesa anche alle merci e, più in generale, rivolta alla creazione di un mercato unico europeo tra gli stati membri;

    la predisposizione e l'adozione di apposite misure volte a garantire l'effettiva realizzazione dei principi di libertà di circolazione, di persone e merci, costituisce un obbiettivo primario dell'Italia in quanto stato membro dell'Unione europea;

    le condizioni di effettiva parità parità potranno essere raggiunte, tra i vari modi, anche attraverso degli strumenti di vantaggio per i vettori che intendono collegare le province insulari con il territorio nazionale, senza peraltro entrare necessariamente in contrasto con il divieto di erogazione di aiuti di stato previsto agli articoli 107 e 108 del Tfue;

    l'articolo 349 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea, infatti, già prevede una fattispecie derogativa per alcuni territori, in ragione della «situazione socio economica strutturale [...] aggravata dalla loro grande distanza, dall'insularità, dalla superficie ridotta, dalla topografia e dal clima difficili, dalla dipendenza economica da alcuni prodotti, fattori la cui persistenza e il cui cumulo recano grave danno al loro sviluppo»;

    qualsiasi provvedimento normativo volto a garantire la concreta applicazione del principio di insularità stabilito dall'articolo 119 della Costituzione deve essere necessariamente coerente con la normativa europea;

    altri stati membri presentano situazioni insulari simili quella italiana e all'interno delle relative carte costituzionali, è sancito un principio simile a quello espresso nell'articolo 119 della costituzione;

    al fine di promuovere e realizzare la politica di coesione economica, sociale e territoriale, l'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea statuisce l'importanza di prestare una particolare attenzione «alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna»;

    i fondi Sie sono riconosciuti come i principali strumenti finanziari europei predisposti per realizzare l'obiettivo della coesione economica, sociale e territoriale, attraverso il coordinamento delle politiche dell'Unione europea con i programmi nazionali e regionali e i maggiori investimenti a livello nazionale per lo sviluppo delle regioni insulari;

    per i territori insulari è, quindi, di fondamentale importanza premere per l'effettiva applicazione di tale articolo e per l'attuazione di un piano d'azione europeo che tenga conto delle esigenze e delle problematiche proprie di simili contesti;

    lo stesso Parlamento europeo, in data 7 giugno 2022, ha approvato la cosiddetta risoluzione Omarjee (doc. A9-0144/2022) con la quale espressamente si «chiede la creazione di una dotazione supplementare destinata ad aiutare le isole europee ad affrontare le loro sfide e disparità specifiche e a coprire i costi aggiuntivi dell'insularità nel quadro della futura politica di coesione; (...) di ampliare il punto di contatto insulare istituendo una task force insulare in seno alla direzione generale della politica regionale e urbana della Commissione»; e al contempo si «invita la Commissione a prendere in considerazione l'assegnazione del bilancio sulla base del PIL pro capite al fine di colmare tutte le disparità tra le isole» nonché «a effettuare una valutazione dinamica dell'articolo 174 TFUE e a basarsi su tale articolo con una vera e propria agenda per le isole europee e a creare una strategia europea per le isole basata su tale relazione, che sia in linea con le esigenze locali e le realtà sul campo e tenga conto delle specificità di ciascuno dei bacini marittimi dell'Unione europea» invitando «la Commissione a realizzare uno studio sulle diverse situazioni dei territori insulari e a prendere in considerazione una strategia per le isole corredata di proposte concrete»;

    con la medesima risoluzione Omarjee veniva invitata la Commissione dell'Unione europea a fare del 2024 l'«Anno europeo delle isole», con l'obiettivo specifico di creare un'agenda contenente politiche e misure concrete da attuarsi nell'ambito della politica di coesione;

    le isole italiane, e in particolar modo la Sardegna, risentono profondamente dei disservizi legati agli spostamenti da e per l'Italia dovuti a un aumento esponenziale del costo biglietti aerei e marittimi a cui tuttavia corrisponde una significativa riduzione del numero di collegamenti;

    per i residenti, costretti sempre più frequentemente a spostarsi dalle isole per motivi di lavoro, familiari o di salute, è spesso difficile reperire biglietti e altrettanto frequentemente i prezzi degli stessi sono assai elevati;

    occorre evidenziare che, notoriamente, le isole sono territori soggetti a forti fenomeni migratori. Si pensi alle migliaia di studenti universitari o di lavori che con sempre maggiore frequenza tornerebbero più spesso dalle loro famiglie e che, al contrario, non possono farlo a causa dell'assenza di biglietti o dei costi troppo elevati;

    di non secondaria importanza è, inoltre, l'impatto che tali problematiche hanno sul settore terziario;

    considerato, infatti, che l'economia delle isole maggiori si fonda in gran parte sul turismo, è evidente che i notevoli problemi e costi di trasporto costituiscono un deterrente per i viaggiatori che, a fronte di prezzi elevati, virano su destinazioni oggettivamente più economiche, oltretutto al di fuori dei confini nazionali (a esempio isole Baleari o Canarie);

    è evidente che il fenomeno cosiddetto del caro biglietti sia strettamente legato alla anti-economicità delle tratte, unitamente alla circostanza che, soprattutto nei mesi invernali, i flussi passeggeri sono ridotti in gran parte a quelli dei residenti e lavoratori;

    è altrettanto evidente che per le compagnie aeree e marittime non vi sia, a causa dei flussi attuali e dei costi da sostenere, una convenienza in termini di profitto e che, appare pertanto, imprescindibile un sistema di contribuzioni che ponga rimedio a un problema atavico;

    le condizioni di svantaggio delle isole, riconosciute sia dall'Unione europea sia dalla Carta costituzionale, si materializzano proprio in quanto appena detto, implicando una grave compromissione della libertà di spostamento con gravissime ricadute negative in termini socio-economici;

    è dunque imprescindibile l'assunzione di provvedimenti volti alla mitigazione delle suindicate problematiche al fine di eliminare il divario causato dalla condizione di insularità e che al contempo consenta alle compagnie aeree e marittime di operare a condizioni economicamente non svantaggiose,

impegna il Governo:

   a predisporre ogni opportuna iniziativa legislativa e regolamentare per dare piena applicazione al principio di insularità con riferimento alla criticità segnalate in premessa;

   a richiedere in sede europea l'inserimento di tutte le nostre isole nell'articolo 349 del Tuef o all'interno di una normativa specifica analoga in materia di trasporti aerei e marittimi;

   a promuovere le modifiche, all'uopo necessarie, della normativa comunitaria in tema di trasporti aerei e marittimi nel quadro di politiche di coesione, volte alla mitigazione del divario economico-sociale che la condizione di insularità implica, con specifico riguardo all'ambito dei Trasporti, in piena attuazione del principio di insularità di cui all'articolo 119 della Costituzione, nonché della risoluzione Omarjee del Parlamento europeo;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, per dei provvedimenti legislativi e regolamentari di defiscalizzazione, totale o parziale, dei costi di gestione sostenuti dalle compagnie che si impegnano a mantenere invariate per 12 mesi l'anno le tratte da e per le isole.
(7-00114) «Deidda, Lampis, Polo, Frijia, Raimondo».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    la situazione di croniche carenze di personale e variegate criticità organizzative che affliggono da anni le diverse attività di competenza degli uffici della motorizzazione civile dislocati sul territorio nazionale negli ultimi tempi risulta essere ulteriormente peggiorata, con pesanti ripercussioni in termini di inefficienze e disservizi a danno di utenti e cittadini;

    in particolare, a causa della carenza di personale tecnico qualificato, l'ente non è in condizione di assicurare un servizio puntuale nell'espletamento delle varie pratiche tecniche, con ritardi di parecchi mesi nell'emissione dei documenti di circolazione e di trasporto merci, con gravi pregiudizi per l'utenza, compresa quella professionale come rivenditori di veicoli e autotrasportatori;

    le dette criticità si sono andate acuendo fortemente a causa dell'emergenza sanitaria da COVID-19 e le conseguenti forti limitazioni che la pandemia ha comportato, con liste di attesa e tempi lunghi, anche di molti mesi, per poter sostenere gli esami di guida e ottenere la patente;

    molte motorizzazioni che lavoravano a ranghi ridottissimi già prima della pandemia continuano a essere in carenza di esaminatori, per cui anche se l'arretrato accumulato si è in parte ridotto, prendere la patente di guida in tempi ragionevoli rimane spesso impresa non facile;

    le criticità riscontrate non risultano essere state affrontate compiutamente e infatti, nonostante la sospensione delle misure previste nel periodo pandemico, restano ancora troppo lunghi i tempi medi di attesa per lo svolgimento e il rilascio delle patenti di guida, per la conversione delle patenti ottenute all'estero e per la revisione dei veicoli pesanti, per cui l'attesa può arrivare fino a un anno, con tutte le problematiche di sicurezza che questo comporta; molti autotrasportatori sono, infatti, costretti a rivolgersi a officine private autorizzate, dove una revisione costa anche fino a quattro volte tanto quella dell'Umc;

    ovunque in Italia, gli uffici della motorizzazione civile sono prossimi al collasso, soprattutto per carenza di personale: responsabile anche la spending review, che negli anni ha ridotto l'organico, costringendo a rallentare i tempi di erogazione dei servizi;

    anche nei mesi scorsi ci sono state mobilitazioni e proteste da Nord a Sud dei lavoratori della motorizzazione civile;

    tra i tanti casi, si segnala la condizione di difficoltà in cui da quasi dieci anni versano gli Umc della Sardegna, che non riescono a soddisfare con continuità le richieste dell'utenza e, in particolare in tema di revisioni, fanno registrare periodicamente ritardi e conseguenti preoccupazioni negli autotrasportatori per la sicurezza su strada di un veicolo non sottoposto al periodico controllo obbligatorio;

    il codice della strada prevede che la revisione di veicoli superiori a 3,5 tonnellate e autobus debba essere disposta annualmente dalla motorizzazione civile, con un servizio che costa all'utente 45 euro a veicolo; la norma dispone anche la possibilità che il servizio venga effettuato dai centri privati attrezzati e autorizzati dalla motorizzazione, che invia comunque i propri tecnici a effettuare le revisioni; questo servizio alternativo è certamente più rapido, ma anche più costoso;

    è evidente che anche se questi mezzi per l'Umc possono circolare per le strade italiane fino alla data prenotata per la revisione, di fatto la revisione non effettuata nei termini di legge può incidere sulla stessa garanzia di sicurezza della circolazione su strada;

    secondo le disposizioni del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dal 1° febbraio 2023 è possibile la revisione dei mezzi pesanti presso officine autorizzate da parte di ispettori privati e non più da parte dei tecnici della motorizzazione civile; la diminuzione delle funzioni del sistema pubblico a favore dei privati rischia però di andare a danno principalmente degli utenti, con più che probabile aumento dei costi che devono sostenere per ottenere il servizio;

    le sempre maggiori criticità prodotte negli anni dalla mancanza di turnover, con una scopertura rilevante di personale, sono rimaste tutto sommato contenute grazie all'impegno di una quantità non comune di lavoro straordinario;

    il sostanziale superamento del picco degli arretrati non ha comunque risolto il problema della grave e ormai cronica carenza di organico in cui versa la motorizzazione civile: il numero di funzionari addetti agli esami non è sufficiente a soddisfare le richieste e i tempi medi di attesa per l'effettuazione delle prove di guida rimangono comunque troppo lunghi;

    a ciò si aggiunga che la gran parte delle prove di guida viene svolta dagli esaminatori fuori dall'orario normale di lavoro, e quindi in orario straordinario; questo ha fatto sì che in molti uffici della motorizzazione civile delle nostre province si ripetano forme di protesta dei lavoratori degli Umc con astensioni dall'attività lavorativa in orario straordinario e, quindi, per esempio, il ritiro della disponibilità alle prestazioni per la revisione dei veicoli ed esami di conducenti, prestazioni che a oggi costituiscono la parte forse preponderante dell'attività, di esami e di revisioni;

    manifestazioni di protesta da parte dei lavoratori degli Umg sono da anni all'ordine del giorno, senza però che quasi nulla cambi; le tante sedi della motorizzazione sono da tempo in stato di agitazione per denunciare un forte malcontento che coinvolge indistintamente e in maniera omogenea gli uffici di tutto il Paese;

    ma piuttosto che prevedere un nuovo piano di assunzioni, il decreto-legge n. 183 del 2020, all'articolo 13, comma 6-bis, per ridurre le liste di attesa per lo svolgimento delle prove di verifica per il conseguimento della patente di guida, ha previsto che le prove pratiche, in conto privato, possano essere svolte, fino al 31 dicembre 2023, anche da personale qualificato abilitato degli uffici della motorizzazione civile in quiescenza;

    questa carenza riguarda anche altro personale d'ufficio, come i tecnici e gli assistenti; peraltro, i compensi previsti per il personale della motorizzazione, che svolge controlli di sicurezza (collaudi e revisioni di veicoli, esami di patenti di guida, nautiche, professionali, e altro), non sono aggiornati né parametrati a quelli dei professionisti privati;

    infatti i lavoratori, i tecnici e gli esaminatori degli uffici della motorizzazione civile da molto tempo chiedono che venga messo in campo un programma straordinario di nuove assunzioni e un adeguamento dei compensi ai rischi e alle responsabilità richieste dal loro lavoro;

    per garantire efficienza dell'azione amministrativa e ridurre i tempi d'attesa per l'utenza nell'erogazione dei servizi, è indispensabile programmare l'assunzione di lavoratori in un settore dell'amministrazione quale quello degli uffici della motorizzazione, che negli ultimi 20 anni ha perso oltre il 50 per cento del personale;

    ma ai molti problemi che esistono da anni, una delle principali risposte sembra essere stata finora quella di voler esternalizzare i servizi: in realtà è dimostrato che privatizzare ed esternalizzare i servizi comporta troppo spesso un aumento dei costi e un peggioramento dell'offerta;

    in realtà non sono le esternalizzazioni la soluzione dei problemi che in molti casi rendono i servizi meno qualificati e più costosi, ma un piano di «assunzioni» e iniziative per valorizzare il personale degli Umc;

    molti lavoratori denunciano un crescente processo di erosione delle funzioni strategiche del pubblico a favore dei privati, che si traduce in una sempre maggiore esternalizzazione di funzioni, competenze e compiti dell'amministrazione pubblica a favore di enti e soggetti privati, come le revisioni dei veicoli pesanti, e la previsione «dell'esternalizzazione» anche degli «esami di guida» per il conseguimento delle patenti, affidando sempre più al personale interno attività residuali;

    in numerose città italiane, infatti, i dipendenti della motorizzazione civile hanno portato avanti iniziative e mobilitazioni contro la privatizzazione dei servizi e per chiedere una politica di assunzioni straordinarie per sopperire alla carenza di organico degli Umc;

    risulta necessario rivedere la legge 1° dicembre 1986 n. 870 recante «Misure urgenti straordinarie per i servizi della Direzione generale della motorizzazione civile e dei trasporti in concessione del Ministero dei trasporti», relativamente alle operazioni esterne in conto privato e l'avvio di un piano straordinario di assunzioni per recuperare il mancato turnover di questi anni, che sta mettendo in forte difficoltà i lavoratori dell'ente e crea ricadute anche sui servizi svolti per gli utenti,

impegna il Governo:

   a mettere in atto un piano di assunzioni straordinario per l'avvio immediato di un potenziamento della motorizzazione civile, dando finalmente una risposta alle annose criticità di carenza di personale degli Umc, con particolare riguardo ai tecnici e agli esaminatori, causata dalla mancanza di un turnover e per l'adeguamento dei compensi ai rischi e alle responsabilità richieste dal loro lavoro;

   ad adottare tutte le iniziative normative necessarie a dare soluzione alle disparità di condizioni lavorative e di trattamento economico a svantaggio del personale del settore pubblico che svolge controlli di sicurezza (collaudi e revisioni di veicoli, esami di patenti di guida, nautiche, professionali, e altro), rispetto agli ispettori privati autorizzati a parità di attività svolta;

   ad adottare tutte le iniziative volte a riaffermare la centralità del ruolo pubblico in materia di revisione dei veicoli pesanti al fine di garantire l'uniformità dei controlli e un effettivo diritto alla sicurezza stradale, rivedendo le politiche finora volte a esternalizzare i servizi.
(7-00116) «Ghirra».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    in Italia è sempre più a rischio la produzione agricola di grano duro, la più estesa per superficie nel Paese. Il prezzo continua, infatti, a sprofondare, con un crollo delle quotazioni, che si aggira sui 380 euro a tonnellata, mentre nello stesso periodo del 2022 era di 550 euro a tonnellata; ciò sta inevitabilmente preoccupando gli operatori del comparto tanto da paventare l'ipotesi di mettere a rischio la prossima stagione di semine;

    la Puglia è la prima produttrice italiana di grano duro, con una media che negli ultimi anni si è attestata attorno ai 9,5 milioni di quintali annui, circa il 20 per cento dell'intera produzione nazionale; oggi, sulle piazze di Bari e Foggia le quotazioni del grano duro fino all'origine sono crollate del 25-26 per cento da inizio anno e del 14-15 per cento nell'ultimo mese;

    allo stesso tempo aumentano i prezzi dei prodotti trasformati all'interno della filiera e le esportazioni sono cresciute al ritmo del +5 per cento nel 2022, per un valore totale di 3,7 miliardi di euro;

    negli ultimi anni si era assistito a un miglioramento del tasso di autoapprovvigionamento per il grano duro, tuttavia, la minore remunerazione della materia prima potrebbe indurre a contrarre le semine e quindi la produzione nazionale con un maggiore ricorso alle importazioni che nel 2022 aveva subìto un vero e proprio crollo con un calo delle importazioni dal Canada di oltre il 40 per cento – l'Italia ha importato più grano duro dall'Ue (essenzialmente da Francia e Grecia) che dal Canada, tradizionalmente primo Paese fornitore;

    l'Italia è il primo produttore mondiale di pasta, dal quale dipende ben un quarto della produzione globale, per un valore complessivo che supera addirittura i 20 miliardi di euro;

    lo squilibrio, annoso, tra produzione di grano e fabbisogno dell'industria molitoria continua ad aumentare ed è quantomai necessario incidere sul deficit strutturale di grano duro del nostro Paese che, a fronte dei 4 milioni di tonnellate prodotti, necessita di quasi 6 milioni di tonnellate per rispondere al fabbisogno dell'industria molitoria,

impegna il Governo:

   a riconsiderare la decisione di proroga dell'istituzione di Granaio Italia e, dunque, del Registro telematico dei cereali definito «Granaio Italia», fine di tutelare i consumatori della filiera del pane e della pasta, nonché al fine di contrastare fenomeni speculativi;

   a rafforzare gli strumenti di sostegno alla produzione, tra tutti i contratti di filiera, che abbiano in parte come base di partenza i costi medi di produzione definiti da enti terzi, quali ad esempio Ismea o Università;

   a adottare le iniziative di competenza volte a rafforzare la trasparenza dei prezzi, ripristinando la CUN (Commissione Unica Nazionale) sul grano, ma anche studiando nuovi strumenti che certifichino i costi di produzione di grano duro, vigilando contro la speculazione;

   a valorizzare maggiormente le produzioni nazionali di pasta ottenuta con 100 per cento di grano duro italiano, intensificando anche il sistema dei controlli sulle produzioni italian sounding;

   a promuovere la ricerca e l'innovazione nel settore, anche attraverso un miglioramento dell'approccio agronomico alla coltura, un maggiore ricorso all'agricoltura e all'irrigazione di precisione, ma anche sostenendo una sensibile apertura nei confronti dell'utilizzo delle cosiddette tecniche di evoluzione assistita;

   a favorire la diffusione tra le aziende agricole delle più moderne tecniche colturali attraverso i servizi di divulgazione e la formazione continua degli imprenditori del settore;

   a promuovere investimenti che possano rafforzare la filiera cerealicola per aumentare le rese e favorire produzioni sempre più sostenibili anche in chiave ambientale;

   a rafforzare il concetto di interprofessione nel settore cerealicolo, con una specificità per il grano duro, anche come strumento di modernizzazione del settore.
(7-00112) «Caramiello».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   DELLA VEDOVA e MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il naufragio avvenuto domenica 28 maggio 2023 sul Lago Maggiore ha causato la morte di quattro persone, tra cui due agenti italiani dei servizi per l'estero (AISE) e un ex agente israeliano del Mossad;

   i tre facevano parte di un gruppo composto complessivamente da ventuno agenti segreti dei due Paesi;

   in base a ricostruzioni giornalistiche, è possibile che il gruppo si trovasse sul Lago Maggiore per un momento conviviale a conclusione di una missione bilaterale dedicata allo scambio di informazioni riguardanti la cyberwar in atto sul – e attorno il – teatro di guerra ucraino;

   all'indomani dell'incidente, la componente israeliana del gruppo è stata rapidamente rimpatriata – come da protocollo in questi casi – e il funerale dell'ex agente del Mossad, Shimoni Erez, si è svolto il giorno successivo in maniera pubblica ad Ashkelon, alla presenza del capo del Mossad –:

   quali siano – alla luce dell'elevato (apparentemente inusitato) numero di operativi ed ex operativi dei due Paesi sul posto e tenuto conto delle modalità di esfiltrazione degli agenti israeliani – le informazioni in possesso del Governo circa la natura dell'incidente e, più specificamente, se l'ipotesi di attentato a opera di servizi di Paesi terzi sia da escludere.
(4-01109)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LUCA, BRAGA, GRIBAUDO, PELUFFO e SIMIANI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   Il regolamento (UE) 2023/435, approvato il 27 febbraio 2023 ed entrato in vigore il 1o marzo 2023, che modifica il regolamento (UE) 2021/241 istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevede l'introduzione nei PNRR nazionali di un apposito capitolo dedicato al piano REPowerEU, presentato nel maggio 2022 dalla Commissione europea a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina e finalizzato a rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima dell'anno 2030, attraverso la diversificazione dell'approvvigionamento energetico, la produzione e diffusione dell'energia pulita, l'efficienza energetica;

   il piano REPowerEU consente agli Stati membri di accedere a ulteriori risorse, che per l'Italia ammontano a 2,76 miliardi di euro (pari al 13,8 per cento) derivanti dalle aste delle quote ETS, nonché di trasferire, eventualmente, fino al 7,5 per cento delle risorse dei fondi europei per le politiche di coesione; a tali risorse potrebbero aggiungersi anche le risorse che si renderanno disponibili all'esito della revisione del PNRR e quelle non spese per l'adeguamento alla Brexit;

   come indicato nella comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, gli Stati membri erano stati fortemente invitati a presentare i PNRR modificati con il capitolo REPowerEU entro il 30 aprile 2023, e cioè prima del termine legale del 31 agosto 2023, al fine di consentirne la verifica e la valutazione da parte della Commissione stessa senza ritardi;

   le misure nel capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR devono specificamente mirare a contribuire al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi: sicurezza energetica, diversificazione delle fonti energetiche dell'Unione europea, rafforzamento delle rinnovabili e dell'efficienza energetica, contrasto della povertà energetica di famiglie e imprese, comprese le piccole e medie imprese, riqualificazione della forza lavoro, incremento della capacità di immagazzinaggio, riduzione della dipendenza dall'energia fossile entro il 2030;

   le misure del PNRR destinate alla transizione verde, compresa la biodiversità, devono rappresentare almeno il 37 per cento della dotazione totale e almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure incluse nel capitolo dedicato al piano REPowerEU;

   a quanto si apprende da fonti di stampa, nella terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR, sono elencati generici «gruppi» di misure «in materia reti di trasmissione e distribuzione», «sulla produzione di energie rinnovabili», «a sostegno delle catene del valore» soprattutto nella prospettiva dell'economia circolare e del recupero dei materiali rari;

   sempre secondo fonti di stampa, nella premessa a tale relazione, il Ministro Fitto afferma che «il dibattito parlamentare rappresenta e continuerà a rappresentare per il Governo un momento fondamentale di elaborazione comune e verifica per la corretta attuazione del Piano. Le riflessioni condivise dalle Camere costituiscono un riferimento costante, per il Governo, anche per le future decisioni connesse all'aggiornamento e alla revisione del Piano: il Parlamento sarà pienamente coinvolto in tutte le fasi salienti dell'implementazione del PNRR...»

   da canali di comunicazione ufficiali, il Ministro Fitto ha annunciato di aver inviato alla Commissione europea una serie di schede descrittive del nuovo Capitolo REPowerEU nazionale, per verificare l'ammissibilità degli interventi, che sarà composto da proposte che rafforzano l'autonomia energetica e la transizione ambientale;

   se, in coerenza con la manifestata volontà di coinvolgere il Parlamento sull'implementazione del PNRR, il Ministro interrogato intenda allegare il contenuto delle schede descrittive sul nuovo Capitolo REPowerEU inviate alla Commissione alla terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR;

   se, alla luce di quanto detto in premessa, il Ministro interrogato intenda fornire elementi al Parlamento e dare evidenza pubblica delle schede descrittive inviate alla Commissione Unione europea.
(4-01111)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCHULLIAN. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la misura «Parco Agrisolare», missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» del PNRR, Componente 1 «Economia circolare e agricoltura sostenibile», investimento 2.2, si pone come obiettivo di sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica solare fotovoltaica nel settore agricolo e agroindustriale, senza consumo di suolo;

   nel 2022, con il decreto ministeriale 25 marzo 2022, n. 140119, e con il decreto integrativo del 14 luglio 2022, n. 315434, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha stabilito i soggetti beneficiari, mentre lo stesso Ministero con l'avviso pubblico pubblicato in data 23 agosto 2022, ha approvato il regolamento operativo che ha definito le modalità e le specifiche tecniche di presentazione e valutazione delle proposte di ammissione ai contributi previsti dal decreto;

   il primo bando si è svolto sulla piattaforma informatica predisposta dal Gse dal 27 settembre al 27 ottobre 2022;

   successivamente, il Gse ha provveduto all'istruttoria delle domande, pubblicando due elenchi di beneficiari (dicembre 2022 e marzo 2023), ed inoltrando, in alcuni casi, ai richiedenti una richiesta di documentazione integrativa;

   ad alcune aziende, invece, è stato recapitato direttamente il diniego, senza la possibilità di integrazione o sostituzione di documenti errati o incompleti, con la sola possibilità del ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio entro 60 giorni dalla ricezione della relativa comunicazione; molte di queste aziende hanno mandato comunque tramite Pec la documentazione corretta, senza ricevere più alcuna risposta;

   il 13 aprile 2023, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha presentato i risultati dei primi bandi del PNRR al tavolo del partenariato, riferendo che per il Parco agrisolare sono state presentate 8000 domande, di cui 7428 ammesse, per un totale di risorse impegnate di ca. 506 milioni di euro, a fronte di una disponibilità di 1,5 miliardi di euro;

   il secondo bando agrisolare, di cui al decreto ministeriale 19 aprile 2023, in corso di notifica da parte della Commissione europea, contiene una serie di novità, tra le quali massimali d'aiuto più alte e disposizioni sull'autoconsumo più favorevoli;

   all'articolo 6, comma 9 il decreto ministeriale del 19 aprile 2023 prevede espressamente che «le domande di agevolazione riferite a progetti inclusi negli elenchi di cui ai decreti del 21 dicembre 2022 e 30 marzo 2023 sono ammissibili esclusivamente previa espressa rinuncia al contributo stabilito dal decreto ministeriale n. 140119 del 25 marzo 2022 da effettuarsi prima della presentazione della domanda di agevolazione». A tal riguardo va ricordato che il termine per una eventuale rinuncia, secondo l'atto di concessione recapitato ai beneficiari del primo bando, era di 30 giorni dopo la comunicazione di accoglimento della domanda stessa; termini già scaduti per la maggior parte dei casi, al momento della pubblicazione del secondo bando;

   è probabile che molte imprese che hanno fatto domanda al primo bando e che non hanno ancora iniziato i lavori faranno domanda anche al secondo bando, perché le condizioni sono più favorevoli per i loro investimenti –:

   se il Ministro interrogato intenda specificare se la rinuncia ai sensi dell'articolo 6, comma 9 del decreto ministeriale del 19 aprile 2023, possa essere presentata, al fine della partecipazione al secondo bando, dopo il decorso dei 30 giorni citati nell'atto di concessione recapitato ai beneficiari della misura;

   se il Ministro interrogato intenda comunque dare riscontro, eventualmente anche in via di autotutela, a coloro che hanno presentato integrazioni alla loro domanda al primo bando tramite Pec;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza al fine di evitare il rischio di confusione per le imprese anche a causa della sovrapposizione normativa tra i due bandi.
(4-01098)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI e MALAVASI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con comunicato pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è stata data notizia dell'avvio dell'iter con l'Unione europea sulla proposta di decreto che incentiva la diffusione di forme di autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. La proposta di decreto dovrà ora attendere il via libera della Commissione dell'Unione europea, che si dovrà pronunciare sulla compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di stato;

   si tratta di un provvedimento molto atteso, che giunge con forte ritardo rispetto ai tempi originariamente previsti, e che dovrebbe avere l'obiettivo di garantire, nell'ottica della chiarezza e della semplificazione, una capillare diffusione sul territorio nazionale delle comunità energetiche, anche grazie alla cumulabilità della tariffa incentivante con il contributo a fondo perduto del 40 per cento dell'investimento nei comuni al di sotto dei 5.000 abitanti;

   risulta all'interrogante che il testo della proposta di decreto, inviato per la prenotifica alla Commissione europea il 23 febbraio 2023, differisce però da una nuova proposta di decreto in cui, all'articolo 3, rubricato «Soggetti beneficiari e requisiti per l'accesso agli incentivi» si prevede che accedono all'incentivo gli impianti a fonti rinnovabili, inclusi i potenziamenti, inseriti all'interno delle configurazioni di cui al comma 1 e che rispettano, tra gli altri, il requisito dell'avvio dei lavori per la realizzazione degli impianti successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto (articolo 3.2 lettera b);

   tale previsione, se confermata, sta destando molta preoccupazione tra gli operatori e i cittadini interessati che stanno investendo sulla realizzazione di impianti fotovoltaici per le comunità energetiche e che rischiano di essere tagliati fuori dagli incentivi nel caso in cui tale previsione fosse confermata –:

   se sia in fase di definizione una nuova proposta di decreto, diversa da quella inviata alla Commissione europea, che prevede, in merito ai requisiti di accesso agli incentivi, quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se intenda adottare iniziative per espungere tale limitazione che rischia di compromettere gli investimenti già avviati;

   se la trasmissione, il 23 febbraio 2023, della proposta di decreto alla Commissione europea sia stata fatta, solo in sede di prenotifica o notifica formale ai sensi dell'articolo 108 Tfue.
(5-00942)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Gruppo Metinvest B.V. e Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A. (nel seguito, Danieli) avrebbero manifestato interesse a realizzare un investimento industriale in Italia, contemplante la realizzazione di uno stabilimento siderurgico, con riferimento al quale sono stati individuati alcuni siti sul territorio nazionale ed è in essere un'attività di approfondimento in ordine alla sua attuabilità;

   con nota del 26 aprile 2022 la Danieli ha comunicato alla regione autonoma FVG l'interesse a proseguire nella realizzazione di un nuovo insediamento industriale siderurgico nella zona industriale Aussa-Corno nel comune di San Giorgio di Nogaro (UD), avuto riguardo al carattere strategico del sito, al netto dei presupposti ed essenziali interventi di infrastrutturazione e implementazione;

   con deliberazione n. 764 del 25 maggio 2022 la stessa Giunta regionale ha deliberato il rilevante interesse regionale alla promozione di un accordo di programma ai sensi e per gli effetti dell'articolo 19 della legge regionale n. 7 del 2000 del FVG, ai fini dell'attuazione dell'investimento industriale prospettato nei Terreni di Punta sud nel comune di San Giorgio di Nogaro;

   con deliberazione n. 1005 dell'8 luglio 2022, ancora la Giunta regionale ha approvato uno schema di Accordo quadro tra la regione autonoma FVG, l'Università degli Studi di Trieste e l'Università degli Studi di Udine per la realizzazione dello «Studio di tutela ambientale propedeutico al progetto integrato di infrastrutturazione industriale, capacità logistica e implementazione dell'accessibilità al porto di San Giorgio di Nogaro», stante l'importanza della tutela dell'habitat lagunare, della morfologia della linea di costa, dei corpi idrici marino costieri e tenuto conto della necessità di coniugare le prospettive di sviluppo con le esigenze del tessuto sociale e del contesto ambientale;

   lo stabilimento siderurgico verrebbe localizzato nei Terreni di Punta sud nel comune di San Giorgio Nogaro adiacenti la laguna di Marano e Grado individuata ai sensi della direttiva 92/43/CEE «Habitat» e della Direttiva 2009/147/CEE «Uccelli» rispettivamente quale zona speciale di conservazione (ZSC) e zona di protezione speciale (ZPS) all'interno della rete europea Natura 2000;

   l'ambito lagunare riveste inoltre una particolare valenza ambientale, risultando sottoposto a molteplici vincoli e supporta la presenza di considerevoli attività nei settori commerciali e produttivi, della nautica da diporto turistico-ricreativa nonché nel settore della pesca e della molluschicultura;

   con legge regionale 5 agosto 2022, n. 13 (assestamento di bilancio per gli anni 2022-2024) la regione autonoma FVG è stata autorizzata a sottoscrivere un accordo di programma, al fine di perseguire lo sviluppo del tessuto economico-produttivo regionale e la crescita della filiera siderurgica presente nell'agglomerato industriale di interesse regionale dell'Aussa-Corno e più in particolare di un investimento industriale strategico di valenza sovranazionale da localizzarsi nei terreni di Punta sud, cui si provvede con un'autorizzazione di spesa di 20 milioni di euro per l'anno 2022 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se risulti che la regione autonoma FVG abbia sottoscritto un accordo di programma con gruppi industriali per la realizzazione di un nuovo insediamento industriale siderurgico nella zona industriale Aussa-Corno nel comune di San Giorgio di Nogaro e quali siano, per quanto di competenza, le valutazioni in merito alla localizzazione di detto stabilimento in relazione agli impatti ambientali sugli habitat del delicato ecosistema lagunare di Marano e Grado, già oggetto in passato della dichiarazione dello stato di emergenza in ordine alla situazione socio-economico ambientale.
(4-01102)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PENZA, AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della difesa con propri decreti ha nominato diversi consiglieri per varie tematiche che, per quanto si ha notizia, sono già trattate da uffici del Gabinetto e Sottosegretario delegato –:

   quanti siano i consiglieri nominati;

   se abbiano militari e/o civili alle loro dipendenze;

   quale sia la posizione amministrativa in cui si trovano;

   se siano militari in servizio, in quiescenza o in aspettativa, nonché quale sia il tipo di trattamento economico loro riservato (comprese indennità accessorie);

   quali siano i costi complessivi per il funzionamento dei loro uffici con spesa globale;

   quanto tempo durerà la carica di consigliere di ognuno e se non ritenga viceversa di avvalersi del personale destinato presso il proprio Gabinetto.
(4-01094)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LA SALANDRA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Consap – Concessionaria servizi assicurativi pubblici – è una importante società per azioni italiana, controllata totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze. All'uopo, come noto, per il Ministero dell'economia e delle finanze essa rappresenta una società in house, partecipata al 100 per cento, le cui nomine sono in scadenza, sia per quanto riguarda il CdA sia per quanto riguarda il Collegio sindacale;

   si evidenzia altresì che, sempre per quanto noto, Consap è chiamata a gestire molti fondi utili alla collettività, dei quali alcuni «a tempo determinato» ed altri affidati per legge con carattere di continuità;

   in particolare, il nucleo centrale di Consap è costituito dal fondo di garanzia per le vittime della strada (Fgvs), istituito per il risarcimento dei danni conseguenti ad incidenti stradali causati, nella maggior parte dei casi, da veicoli non identificati (cosiddetti «pirati della strada»), non assicurati o posti in circolazione contro la volontà dei proprietari;

   il valore annuo movimentato è particolarmente importante, considerando che diverse compagnie assicurative che presidiano il territorio sono chiamate a concertare con Consap l'intera politica risarcitoria;

   su taluni organi di stampa (La Verità 10 agosto 2022) si legge di qualche incertezza circa i bilanci di Consap e, così, di incertezze anche per la sua generale gestione, tanto da portare ad una corrispondenza tra l'Amministratore delegato di Consap, Vincenzo Sanasi d'Arpe, e il dottor Alessandro Da Rold, in ordine all'esistenza di un esposto alla Corte dei conti circa la gestione della predetta Consap;

   in specie ed infatti, su altro articolo di stampa (La Verità del 24 luglio 2022) si riferisce proprio di un esposto alla Corte dei conti presentato dal direttore generale, Vittorio Rispoli, e tanto a ragione di esigenze di chiarezza per il Ministero dell'economia e delle finanze, posto che, per quanto si legge, il direttore generale sarebbe stato de facto esautorato della proprio ruolo. In specie, nel predetto articolo di stampa è espressamente detto che in Consap è stato spesso trascurato il processo della gestione del denaro pubblico che confluisce nelle casse della partecipata, come più volte sollevato dalla Corte dei conti;

   significativo e preoccupante è leggere (https://www.utilitalia.it) che l'Amministratore delegato abbia operato richieste ai dipendenti della partecipata per risanare le perdite della stessa; all'uopo, si legge che allorquando l'Amministratore delegato si insediò nel gennaio 2021, lo stesso sottoscrisse il bilancio Consap 2020 frutto della precedente gestione. Quello del 2021 si era concluso con un utile di circa 4 milioni di euro, cosa che aveva portato il Ministero dell'economia e delle finanze a incassare l'intero ammontare anziché – come da trentennale consuetudine – accontentarsi del 50 per cento dell'utile. In particolare, si legge che si sarebbero registrate alcune falle economiche di gestione di fondi, in perdite che vengono assorbite nelle pieghe della gestione separata del fondo vittime della strada quale unica fonte certa di redditività per Consap. Il fondo vittime della strada rappresenta una fonte inesauribile di gettito finanziario di denaro privato quale l'attuale imposta del 2,5 per cento dei premi assicurativi Rc auto affidati al fondo dal Ministero concedente e pertanto divenuti soldi pubblici –:

   se intenda adottare iniziative di competenza volte a verificare e chiarire l'attuale stato di gestione di Consap, evidenziando se vi siano stati rilievi della Corte dei conti sulla gestione dei crediti Consap, in particolare con riferimento al Fondo di garanzia per le vittime della strada (Fgvs).
(4-01107)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto fra assunzioni e cessazioni nel Ministero della giustizia presenta un saldo negativo: le uscite sono di gran lunga superiori all'ingresso di nuovo personale;

   episodici interventi di assunzioni in deroga non hanno scalfito la classica programmazione basata sul recupero delle risorse derivanti dalle cessazioni. Un processo, questo, congelato dal blocco delle assunzioni, che comunque sconta almeno due/tre anni di ritardo nella sua attuazione rispetto all'anno di riferimento nella quantificazione delle risorse utilizzabili;

   un esempio, in tal senso, si può desumere dalla documentazione del Ministero relativa al Piao triennio 2023-2025, ove si rileva che per le autorizzazioni assunzionali la quantificazione delle risorse utilizzabili è riferita alle cessazioni avvenute nel 2021;

   è noto, invero, che nel quadriennio 2021/2024 le cessazioni ammontano a circa 10.000 unità, dato desumibile fra quelle già certificate negli anni 2021/2022 e quelle previste per limiti di età negli anni 2023/2024, a fronte di una richiesta di assunzione di circa 2.500 unità nel 2023;

   ogni anno il Ministero, quindi, riesce a garantire la copertura di un quarto delle vacanze realizzatesi nel quadriennio precedente;

   quanto sopra determina una condizione di grave disagio per l'intero comparto, costretto a maggiori ed insostenibili carichi di lavoro per chi è in servizio nonostante la necessità di far fronte all'impatto di riforme che hanno interessato, ad esempio, i codici di rito processuale civile e penale, nonché gli impegni assunti dal nostro Paese per il Pnrr relativi alla «giustizia»;

   nelle intenzioni del Ministero, infatti, c'è la volontà di accelerare i processi, smaltire l'ingente arretrato, migliorare la situazione negli istituti penitenziari per adulti e minori sempre più sovraffollati, nonché dell'esecuzione penale esterna sempre più in affanno, e dare un chiaro perimetro di attività agli uffici Nep;

   le recenti riforme (cosiddetta Cartabia) hanno, inoltre, introdotto il processo penale telematico, nonché la telematizzazione dei giudizi innanzi al giudice di pace con la necessità, quindi, di personale amministrativo sempre più specializzato e qualificato attualmente carente nei vari uffici;

   d'altronde dalla «questione giustizia» passa gran parte del rilancio dell'economia italiana attualmente incapace di attrarre investitori stranieri anche per via della mancanza di un piano strategico del predetto settore;

   come detto, tuttavia, le assunzioni e la relativa programmazione risultano deficitarie rispetto alle cessazioni (1/4 delle cessazioni coperto da nuove assunzioni) e si rendono necessari investimenti per il miglioramento della funzionalità degli Uffici giudiziari. In particolar modo, va potenziata l'attività di incentivazione per il personale che opera in tali condizioni che lamenta una crescente disaffezione verso la propria amministrazione, come dimostrano i sempre più frequenti comunicati delle organizzazioni sindacali, le quali da tempo chiedono:

    1) un piano assunzionale d'emergenza che passi attraverso uno stanziamento straordinario ad hoc per il 2023, nonché anche attraverso l'utilizzo cumulativo dei risparmi derivanti dalle cessazioni realizzatesi negli anni 2021/2022 e di quelle realizzatesi e/o programmabili nel 2023;

    2) l'utilizzo di quota parte delle risorse del Pnrr, riferite alla giustizia, per incentivare economicamente il personale in servizio nel Ministero;

    3) l'utilizzo di quota parte del Fondo unico giustizia per la valorizzazione del personale, adottando una norma speciale per i lavoratori del Ministero, come avviene già da tempo per molti Dicasteri;

    4) un confronto sul tema «organizzazione, risorse e logistica» da attuarsi in tempi brevi con l'apertura di un tavolo di tutte le componenti della giustizia, con i sindacati, i magistrati e l'avvocatura istituzione ed associativa –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per far fronte alle problematiche di cui in premessa.
(4-01096)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «riforma Cartabia» assicura, a partire dal 30 giugno 2023, il patrocinio a spese dello Stato nel procedimento di mediazione nei casi di cui all'articolo 5, comma 1, del decreto legislativo n. 28 del 2010 se è raggiunto l'accordo di conciliazione;

   l'istanza per l'ammissione anticipata deve essere presentata dall'interessato o dall'avvocato che ne ha autenticato la firma, al consiglio dell'ordine degli avvocati del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione competente individuato in conformità all'articolo 4, comma 1. Entro venti giorni dalla presentazione dell'istanza per l'ammissione, il consiglio dell'ordine degli avvocati, verificatane l'ammissibilità, ammette l'interessato al patrocinio, in via anticipata e provvisoria, e gliene dà immediata comunicazione;

   ai sensi dell'articolo 15-sexies introdotto dalla predetta riforma, contro il rigetto dell'istanza per l'ammissione anticipata, si prevede che l'interessato possa proporre ricorso, entro venti giorni dalla comunicazione, avanti al presidente del tribunale del luogo in cui ha sede il consiglio dell'ordine che ha adottato il provvedimento;

   lì si richiama l'articolo 99, commi 2, 3 e 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, e si prevede una disciplina richiamata nel testo unico per l'ipotesi inerente il solo processo penale, non rinviando invece all'articolo 126 del medesimo decreto presidenziale che disciplina nel processo civile il ricorso contro il rigetto della missione al beneficio deliberato dal consiglio dell'ordine degli avvocati competente. La norma ex articolo 15-sexies appare incongruente, disciplinando l'impugnazione del rigetto della domanda di ammissione da parte del giudice penale competente per il merito;

   l'errore di richiamo comporta la richiesta di impugnare un provvedimento del magistrato che qui esiste e non consente di impugnare la delibera di rigetto invece adottata dal consiglio dell'ordine degli avvocati del luogo dove ha sede l'organismo di mediazione competente; peraltro, è erroneamente individuato anche il giudice competente per decidere sull'impugnativa, cioè il presidente del tribunale o il presidente della corte d'appello ai quali appartiene il magistrato che ha emesso il decreto di rigetto;

   alla luce del richiamo del solo articolo 99 del testo unico, invece dell'articolo 126, appare mancante l'individuazione esatta del provvedimento impugnato cioè la delibera di ammissione al beneficio del consiglio dell'ordine degli avvocati – e pure assente è il soggetto avanti il quale proporre ex novo la domanda, invece della indicata impugnazione del decreto di rigetto del magistrato, che qui è assente;

   da ultimo, anche la previsione del rito appare non corretta, ove si indica il processo in quello speciale previsto per gli onorari di avvocato mentre oggi esso è sostituito dal nuovo rito semplificato;

   l'istituto del gratuito patrocinio a spese dello Stato ha lo scopo di garantire ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti a ogni giurisdizione;

   le predette incongruenze normative rischiano pertanto di compromettere il corretto funzionamento dell'istituto del gratuito patrocinio –:

   quali iniziative normative, e con quali tempistiche, il Ministro interrogato intenda porre in essere per risolvere le predette criticità.
(4-01103)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 30 maggio 2023, a Radio Carcere, trasmissione curata da Riccardo Arena per Radio Radicale, si è discusso dell'organico della polizia penitenziaria con l'ex deputata Rita Bernardini e con il segretario della Uilpa-Polpen Gennarino De Fazio;

   in particolare, Bernardini ha presentato i dati di una ricerca effettuata attraverso le «schede trasparenza» dei 189 istituti penitenziari;

   da tale ricerca emerge che, a livello nazionale, la pianta organica prevede 37.181 agenti, ma che gli assegnati sono in tutto 31.085; si va da istituti che hanno più agenti che detenuti, come la Casa di reclusione di Alba che ha 1 agente ogni 0,37 detenuti, o la Casa circondariale di Potenza che ha 1 agente per 0,60 detenuti, a istituti in cui il rapporto fra agenti e detenuti è notevolmente sbilanciato, come la Casa di reclusione di Fossano, dove per ogni agente ci sono 3 detenuti o la Casa circondariale di Pescara, dove ad ogni agente corrispondono 3,33 detenuti;

   altro dato significativo scaturisce dal raffronto fra istituti che hanno lo stesso numero di detenuti, ma piante organiche e presenza gli agenti notevolmente diverse. È il caso di Firenze Sollicciano (461 detenuti al 30 aprile 2023) e della Casa circondariale di Prato (494 detenuti al 30 aprile 2023); a Firenze Sollicciano, la pianta organica prevede 566 agenti, mentre a Prato 310; quanto agli agenti assegnati dall'amministrazione, questi sono 446 a Firenze e 252 a Prato;

   De Fazio, in trasmissione, ha esplicitato quanto segue: 1) agli agenti assegnati ad un istituto non corrisponde eguale presenza in istituto 2) molti agenti assegnati a Sollicciano prestano in realtà la loro opera presso il provveditorato o presso il tribunale di sorveglianza o altri uffici dell'amministrazione penitenziaria 3) dei 31 mila agenti assegnati, si stima che siano circa 25 mila quelli che lavorano in carcere ma che, anche nelle carceri, occorre distinguere fra agenti che lavorano in sezione e agenti che lavorano presso gli uffici amministrativi o i nuclei traduzione e piantonamento; pertanto, si calcola che gli agenti che lavorano in sezione a contatto con i detenuti si riducono ancora di più scendendo probabilmente al di sotto delle 20 mila unità 4) negli 11 provveditorati regionali ci sono almeno 149 unità in più di quelle assegnate;

   secondo quanto stabilito dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto ministeriale 2 ottobre 2017, il direttore generale del personale del Dap adotta senza ritardo i provvedimenti necessari al personale che eccede i limiti delle dotazioni organiche stabiliti per ciascuna sede ed ufficio nelle tabelle di cui al comma 1, in conformità ai criteri stabiliti con separato decreto dal Ministero della giustizia;

   sempre secondo il succitato decreto ministeriale, la tabella A stabilisce che presso gli istituti penitenziari l'organico della polizia penitenziaria ammonta a 37.181 unità, mentre presso il Dipartimento di giustizia minorile e di comunità l'organico è di 1.390 unità; la tabella B stabilisce che presso tutte le altre sedi diverse dagli istituti penitenziari il totale dell'organico ammonta a 2.631 unità –:

   a cosa sia dovuta la differenza fra la pianta organica prevista e gli agenti assegnati agli istituti penitenziari;

   quali siano i criteri che hanno stabilito le diverse dotazioni di organico nei 189 istituti penitenziari e, successivamente, le assegnazioni per ogni istituto;

   in particolare, come si giustifichino le diverse dotazioni di organico e di personale effettivamente assegnato fra l'istituto di Firenze-Sollicciano e l'istituto di Prato;

   quanti siano gli agenti, distinti per sede diversa, che lavorano presso sedi diverse dagli istituti penitenziari;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per far applicare quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 1 del decreto ministeriale 2 ottobre 2017;

   se intenda rivedere i criteri che orientano la distribuzione dell'organico e delle assegnazioni nei singoli istituti penitenziari.
(4-01106)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa di una vicenda che riguarda un uomo di 49 anni, con disturbi mentali, arrestato il 25 settembre 2020 a Giardinello in provincia di Palermo, con l'accusa di stalking, e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari di cui all'articolo 284 del codice di procedura penale;

   otto mesi dopo, il 19 maggio del 2021, l'uomo fu assolto in primo grado, e dichiarato incapace di intendere e di volere; per lui fu disposta la misura di sicurezza del ricovero in una struttura assistita, ex articolo 199 del codice penale, struttura in cui non fu, però, mai trasferito, neanche dopo la conferma della sentenza di assoluzione in appello, avvenuta il 20 ottobre 2021;

   la misura di sicurezza, che prevedeva il trasferimento in una struttura assistita, presumibilmente comminata al soggetto, non imputabile, al fine di tenerlo lontano dall'opportunità di commettere altri crimini e con finalità esclusivamente rieducative, non è mai stata eseguita, e l'uomo, per di più in seguito alla morte del suo avvocato, che non è mai stato sostituito, è rimasto agli arresti domiciliari, di fatto dimenticato dallo Stato;

   pare che l'uomo, che vive in campagna in condizioni di disagio, sia stato assistito dai carabinieri che hanno richiesto la nomina di un avvocato di ufficio per cercare di aiutarlo;

   i nuovi difensori hanno ricostruito l'iter giudiziario e chiesto, ed ottenuto, la revoca dei domiciliari; il pubblico ministero ha infatti immediatamente disposto la scarcerazione perché non vi era più alcun titolo che potesse giustificare il regime coercitivo al quale era sottoposto, e hanno preannunciato che faranno causa allo Stato per l'ingiusta detenzione patita dall'ex imputato di Giardinello –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero nonché quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di dover con immediatezza adottare al fine di ricostruire i passaggi ed accertare, nel rispetto dell'autonomia della magistratura, eventuali responsabilità disciplinari in merito ad una vicenda giudiziaria ed umana che non deve essere possibile in uno Stato di diritto.
(4-01110)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2021, con il versamento della relativa quota è stato sancito l'ingresso dello Stato, per il tramite di Invitalia, nel capitale sociale di AM InvestCo Italy S.p.A., con una partecipazione del 38 per cento del capitale sociale, lasciando la restante partecipazione del 62 per cento in capo al Gruppo ArcelorMittal;

   il gruppo è stato di conseguenza rinominato Acciaierie d'Italia S.p.A. (AdI) e conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto;

   secondo organi di stampa, l'AD di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, avrebbe trasmesso qualche giorno fa una lettera a DRI d'Italia, la società appositamente costituita per studiare la fattibilità di impianti di produzione di Direct Reduced Iron («preridotto»), e ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria in cui afferma che: «La vostra comunicazione relativa al progetto di realizzazione dell'impianto di produzione del preridotto (“DRP”), la correlata comunicazione di Ilva in As, non fanno che confermare la fondatezza delle criticità tecniche, economiche e legali più volte evidenziate dalla nostra società»;

   nella medesima lettera, inoltre, si leggerebbe che:

    DRI d'Italia, a detta dell'AD Morselli, continua «pervicacemente a rifiutarsi di condividere con AdI la propria relazione tecnica sul Progetto, nonostante l'abbia tempo trasmessa ad Ilva in Amministrazione straordinaria» e che «nessuno più di AdI patisce le conseguenze principali dei ritardi accumulati nella definizione del Progetto che è necessario per poter alimentare il proprio forno elettrico SAF»;

    «Per l'ottenimento dello studio di fattibilità del Progetto sono serviti quasi due anni dall'emanazione del decreto-legge n. 103 del 2021 che istituiva DRI e per la realizzazione del quale è destinataria di risorse pubbliche di ben un miliardo di euro»;

    «Apprendiamo altresì dalla vostra comunicazione che, nel marzo scorso, DRI avrebbe addirittura indetto la gara d'appalto per la realizzazione dell'impianto, senza coordinamento delle specifiche tecniche alla base della gara con l'utilizzatore della produzione dell'impianto in gara»;

   l'AD aggiungerebbe inoltre che:

    l'impianto DRP «prevederebbe una capacità del 20 per cento inferiore a quella necessaria per alimentare il forno SAF» e che la società «DRI pretenderebbe di effettuare attività di caratterizzazione ambientale delle aree interne allo stabilimento di Taranto prima di avere un titolo giuridico sulle aree stesse con il rischio che sia il gestore AdI a doversi fare carico di eventuali opere di messa in sicurezza»;

    «La pretesa di imporre ad AdI un non meglio definito contratto “take or pay” è evidentemente inaccettabile e può prefigurare i presupposti di un aiuto di Stato. L'auspicio è che, al fine di raggiungere effettivamente gli obiettivi del Pnrr, si giunga a definire un assetto che deleghi la realizzazione dell'impianto DRP ad AdI, prima ancora della sua gestione»;

   infine, l'Ad fa emergere come DRI e Ilva siano «assistite dallo stesso studio legale proprio in relazione al Progetto, nonostante queste abbiano palesemente interessi distinti per non dire opposti, come ad esempio sul delicato tema delle responsabilità ambientali. Ciò è tutt'altro che indifferente per AdI, essendo essa coinvolta in un rapporto negoziale trilaterale, in cui le altre due parti non si limitano a condividere gli stessi legali, ma escludono AdI dalla condivisione di documenti e interlocuzioni essenziali»;

   quanto contenuto nella lettera solleva perplessità sul buon esito del processo di decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda fornire puntuali chiarimenti sull'attuale stato dell'arte e sulle tempistiche del progetto di decarbonizzazione dell'ex Ilva di Taranto.
(3-00448)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PORTA, BARBAGALLO, MARINO e IACONO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Caltagirone, la città barocca in provincia di Catania, è patrimonio dell'umanità Unesco dal 2002;

   il suo centro storico, a causa di decenni di mancati interventi di manutenzione e recupero versa in una situazione di grave fragilità, resa più grave dalla vulnerabilità dell'area a forte rischio idrogeologico;

   Edifici di grande valore artistico e storico-culturale rischiano crolli e addirittura la scomparsa. Uno di questi, un tempo importante polo culturale della città, è l'ex Cineteatro Metropol, acquistato dall'allora provincia regionale di Catania a seguito dell'espletamento del pubblico incanto in data 2 ottobre 1998;

   l'immobile si presenta in condizioni di elevato degrado, sia dal punto di vista strutturale sia ambientale, a causa dei mancati interventi. La struttura ha manifestato tutta la sua fatiscenza in occasione di diversi crolli, ultimo dei quali, nel novembre 2022, ha reso necessaria un'ordinanza sindacale di chiusura di un tratto di via Dante Alighieri e l'intervento urgente per la rimozione dei detriti da parte della città metropolitana di Catania;

   la città metropolitana di Catania, anche per la forte sollecitazione del comune di Caltagirone e della sua cittadinanza, ha presentato istanza di finanziamento al «Programma innovativo per la qualità dell'abitare per la Proposta ID – 93». L'intervento rientra tra gli obiettivi dell'amministrazione per il recupero del Cineteatro Metropol ed è indispensabile per procedere alla sua riqualificazione attraverso il restauro e il miglioramento funzionale;

   gli interventi proposti sono diretti al recupero conservativo dell'intero organismo strutturale (consolidamento e rinforzo strutturale, adeguamento sismico), alla messa in sicurezza degli spazi interni, secondo le attuali esigenze organizzative, e al recupero ambientale, considerando che l'intera copertura della galleria e della scena sono state realizzate in amianto. Ulteriori interventi riguardano la realizzazione degli impianti tecnologici e l'utilizzo di soluzioni «green», quali l'impiego di fonti di energia rinnovabili e l'efficientamento energetico per ridurre i consumi di energia primaria;

   la proposta della città metropolitana di Catania è risultata compresa nell'elenco delle proposte ammissibili a finanziamento con decreto MIMS per l'importo complessivo di euro 8.480.000,00;

   con note prot. n. 13764 del 5 novembre 2021 e prot. n. 15078 del 23 novembre 2021, il Ministero delle infrastrutture ha richiesto l'accettazione del finanziamento della proposta n. 93 con riserva;

   con nota prot. n. 61493 del 2 dicembre 2021 la città metropolitana di Catania ha accettato il finanziamento assentito, condizionato alla conclusione di tutti gli interventi compresi nella proposta entro il 31 marzo 2026, pena la restituzione del finanziamento concesso, qualora si applichi lo scorrimento della graduatoria;

   il decreto ministeriale prevede che il soggetto beneficiario, alla luce delle innovazioni recate dall'apporto finanziario al Programma con i fondi del PNRR, accetti il finanziamento assentito condizionato alla conclusione di tutti gli interventi compresi nella proposta entro il 31 marzo 2026 pena la restituzione del finanziamento concesso –:

   quali tempistiche il Ministro interrogato preveda affinché la città metropolitana di Catania possa attingere velocemente al finanziamento sopracitato allo scopo di avviare la ristrutturazione del bene, eliminare le condizioni di pericolo, restituire alla cittadinanza un polo culturale fondamentale per il futuro dell'area interessata, consentendo alle amministrazioni coinvolte di assolvere le condizioni previste dal decreto ministeriale e di concludere tutti gli interventi entro il 31 marzo 2026;

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente, a fronte del ritardo nell'erogazione del finanziamento, individuare altra eventuale idonea forma di sovvenzione diretta a garantire gli interventi, non più rinviabili, di messa in sicurezza e di recupero del Cineteatro Metropol di Caltagirone.
(5-00941)


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   venerdì 2 giugno 2023 la provincia di Matera è stata colpita da un violento nubifragio che ha provocato molti danni, tra cui un significativo smottamento lungo la tratta ferroviaria che collega Potenza a Taranto, tra Ferrandina, Salandra e Grassano;

   a causa di ciò, Trenitalia ha dovuto interrompere, già dalla serata del 2 giugno, i collegamenti tra Taranto e Potenza, cancellando numerosi treni;

   secondo quanto consta all'interrogante, in sostituzione, Trenitalia avrebbe comunicato via sms ai possessori di prenotazione con Cartafreccia per i treni da e per Potenza Centrale, già nella giornata di sabato e ribadito nella mattinata di domenica 4, che per raggiungere la destinazione fissata, erano stati predisposti dei bus sostitutivi;

   in particolare, per i viaggiatori in partenza domenica 4 giugno con Intercity 700 dalle stazioni di Mataponto, Ferrandina e Grassano in direzione Potenza, Trenitalia avrebbe comunicato la presenza di bus sostitutivo dal piazzale antistante le rispettive stazioni e negli orari previsti dal treno Intercity 700;

   inoltre, nel messaggio fatto recapitare a tutti i possessori di biglietto, Trenitalia sottolineava che il bus sostitutivo predisposto sarebbe arrivato alla stazione di Salerno, dove sarebbe stato presente personale customer care per assistere i passeggeri nel proseguimento del viaggio;

   a Ferrandina Scalo-Matera, il treno era previsto alle 9.01, mentre il bus sostitutivo sarebbe arrivato alle 10.50 dopo che i viaggiatori (una quarantina) hanno coinvolto la Polfer di Taranto poiché da Trenitalia non ricevevano nessuna informazione sull'arrivo dei pullman previsti;

   come riportano i testimoni, in attesa e sotto il sole, in assenza di qualsiasi tipo di assistenza e persino di un bar, poiché la stazione di Ferrandina è sprovvista di qualsiasi servizio, si trovava anche una donna in stato di gravidanza avanzata che è stata costretta a rinunciare al viaggio programmato;

   il pullman, arrivato alle 10.50 alla stazione di Ferrandina, non proveniva da Taranto, come il soppresso treno Intercity 700, ma l'autista avrebbe riferito di arrivare da Potenza, e di essere stato allertato solo poco tempo prima;

   risulta pertanto del tutto evidente all'interrogante che Trenitalia, pur avendo avvisato con anticipo i passeggeri dei cambiamenti predisposti per far fronte all'emergenza maltempo, si sia però trovata totalmente impreparata a gestire tale situazione e che i pullman preannunciati per le corse sostitutive non siano stati in realtà predisposti per tempo e che solo l'intervento degli stessi passeggeri nei confronti della Polfer di Taranto abbia in qualche modo allertato Trenitalia e predisporre, solo alla mattina di domenica 4 giugno, un pullman sostitutivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei disagi riportati da questi viaggiatori e se non ritenga, per quanto di competenza, di intervenire nei confronti di Trenitalia a fronte di quello che appare all'interrogante un palese inadempimento del contratto di servizio.
(5-00944)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Reggio Emilia nelle ultime ore si è purtroppo registrato un grave fatto di cronaca con l'omicidio di un giovane, accoltellato all'interno della stazione ferroviaria a seguito di una violenta colluttazione;

   l'omicidio, su cui stanno indagando gli inquirenti per individuare il responsabile, è avvenuto non lontano dalla fermata del treno locale Reggio-Ciano;

   la zona in questione, quella della Stazione-ferroviaria e di piazzale Marconi, come per tante città capoluogo di provincia, rappresenta uno dei punti maggiormente problematici critici per la città;

   nonostante le azioni poste in essere da tempo per rafforzare i presìdi di sicurezza, vi è la necessità, come sostenuto anche dal sindaco della città, di ulteriori interventi che vadano nella direzione di incrementare gli organici delle forze dell'ordine in servizio, anche all'interno della stazione stessa, per rendere più sicura e vivibile l'area in questione –:

   quali iniziative, con tempestività, intenda assumere il Governo al fine di assicurare per la città di Reggio Emilia un maggiore e più efficace controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine, potenziandone organici e mezzi, a partire dal presidio Polfer all'interno della stazione, con l'obiettivo di garantire adeguata sicurezza ai cittadini residenti, ai viaggiatori e a quanti, nell'area della stazione e in stazione, vi lavorano, continuando a contrastare ogni forma di illegalità e delinquenza.
(5-00940)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con una circolare dell'11 maggio 2023 indirizzata alle famiglie degli studenti, ai docenti, alle famiglie e alla stampa – e quindi pubblicata dalla stampa locale – il Dirigente scolastico dell'I.C. di Traversetolo (PR) ha ringraziato chi ha dato un contribuito per il «Viaggio della memoria 2023» a Strasburgo per 71 ragazzi delle terze con i loro docenti;

   il Dirigente scolastico ha cura di specificare che il viaggio è stato possibile grazie ai fondi messi a disposizione dalla regione Emilia-Romagna, dalle famiglie dei partecipanti, da alcuni privati, dall'ANPI e dal circolo PD di Traversetolo;

   la finalità didattica del viaggio è di tutta evidenza, tanto che il Senato ha di recente approvato un disegno di legge a prima firma Pirovano che finanzia con 2 milioni di euro i «viaggi della memoria» nei campi di concentramento nazisti, per gli studenti delle ultime classi della scuola secondaria di secondo grado, affinché maturino la coscienza civica rispetto all'estrema sofferenza patita dal popolo ebraico durante la persecuzione nazista della Shoah;

   ciononostante, appare quanto mai improprio che in una scuola dello Stato tale nobile finalità venga perseguita per il tramite di un finanziamento riferibile ad un partito politico, dal momento che l'istituzione scolastica, per sua natura, deve restare sempre apolitica e apartitica, a garanzia del pieno rispetto del riferimento politico di ognuno degli studenti e delle loro famiglie;

   troppo spesso le scuole vengono utilizzate come palchi da cui si tenta l'indottrinamento forzoso dei giovani studenti che le frequentano, senza badare al rispetto della coscienza politica ancora in formazione degli alunni, senza che siano informate le famiglie delle attività in programma nei locali scolastici, e senza che venga assicurata la presenza di tutte le parti politiche e dunque in barba a qualsiasi pluralismo;

   se fino ad oggi si sono registrati (e denunciati) numerosi casi di esponenti politici che si recavano nelle scuole a sbandierare le proprie idee con riguardo agli ambiti più disparati, a Traversetolo si è addirittura verificata una vera e propria sponsorizzazione – non può chiamarsi diversamente il contributo versato da un partito politico, per il tramite del circolo cittadino di riferimento – ad un viaggio di istruzione scolastico;

   a parere della scrivente tale condizione costituisce non solo un precedente deplorevole per un istituto scolastico, ma anche un pregiudizio per gli studenti partecipanti che potrebbero sentirsi costretti a deviare il proprio consenso verso chi gli ha concesso il privilegio di un viaggio di istruzione con pernotto all'estero, così come pare quanto meno inopportuno che il Dirigente scolastico scriva una lettera pubblica per ringraziare il circolo politico così palesando l'attività di sponsorizzazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per accertare le responsabilità del Dirigente scolastico in questa vicenda;

   quali iniziative intenda intraprendere per assicurare che la scuola resti un luogo di apprendimento e convivialità apartitico e apolitico e, anche a tal fine, se intenda adottare iniziative normative volte a disciplinare, nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, le circostanze e le modalità in cui sia ammessa o meno la contribuzione di partiti politici ad attività scolastiche.
(4-01100)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella mattinata del giorno 1° giugno 2023 si sarebbe registrato un grave episodio di intolleranza nell'ambito della vertenza che interessa i lavoratori della Sangiorgio it wash di Acerra, da giorni teatro di manifestazioni sindacali a causa di un provvedimento unilaterale adottato dall'azienda di licenziamento di diverse unità di lavoratori;

   il titolare dell'azienda in questione, secondo quanto riportato da fonti sindacali e a seguito di formale denuncia presentata alle forze dell'ordine, si sarebbe reso responsabile di un gravissimo episodio di intolleranza nei confronti di un lavoratore, Omeliko Mike, delegato sindacale Fiom del sito produttivo;

   si tratta di affermazioni gravi e ingiustificate che introducono ulteriori elementi di tensione in una vertenza già di per sé complicata –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto richiamato in premessa e se non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare l'accaduto e attivare tempestivamente un tavolo di confronto tra le parti, onde evitare ulteriori tensioni, con l'obiettivo di individuare percorsi finalizzati a scongiurare i provvedimenti di licenziamento e al mantenimento dei livelli occupazionali, in un quadro dialettico civile, rispettoso innanzitutto della dignità della persona e del lavoratore e che condanni ogni forma di discriminazione.
(5-00943)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 46 del 2021 ha introdotto nel nostro ordinamento l'assegno unico quale strumento universale di sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento del ventunesimo anno di età (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età per i figli disabili il cui importo varia in base all'Isee tenuto conto dell'età, del numero dei figli nonché di eventuali situazioni di disabilità di quest'ultimi;

   il decreto legislativo n. 230 del 2021, attuativo della legge all'articolo 4, comma 8, prevede che, nel caso in cui entrambi i genitori siano lavoratori, sia prevista una maggiorazione per ciascun figlio pari a 30 euro mensili. Tale importo spetta in misura piena per un Isee pari o inferiore a 15.000 euro. Per livelli di Isee superiori, esso si riduce gradualmente fino ad annullarsi per un Isee pari a 40.000 euro;

   fino alla pubblicazione del messaggio n. 1714 del 20 aprile 2022 l'Inps pagava tale maggiorazione anche in caso di genitori separati o divorziati, ovviamente, entrambi lavoratori;

   con tale messaggio, infatti, l'Inps specificava che la maggiorazione per i genitori lavoratori non poteva essere richiesta nel caso di domanda presentata per un nucleo composto da un solo genitore anche se lavoratore, andando ben oltre il tenore letterale della legge n. 46 del 2021 che non menziona il «nucleo familiare», ma solo la contemporanea condizione lavorativa di entrambi i genitori;

   l'Inps ha quindi ritenuto che la maggiorazione ex articolo 4, comma 8, non spettasse in caso di genitori separati o divorziati, sospendendo così a partire da tale data il pagamento della maggiorazione e a quanto costa predisponendo i provvedimenti di recupero delle maggiori somme corrisposte;

   la posizione assunta dall'Inps non è conforme alle previsioni legislative poiché l'assegno unico e universale per i figli a carico, come si legge nell'articolo 1 comma 1, «costituisce un beneficio economico attribuito ... ai nuclei familiari sulla base della condizione economica del nucleo, in base all'Isee»; il successivo articolo 2 precisa che «l'assegno di cui all'articolo 1 spetta, nell'interesse del figlio, in parti uguali a chi esercita la responsabilità genitoriale, salvo quanto previsto all'articolo 6, commi 4 e 5»;

   quindi, per espressa previsione di legge, l'assegno unico è corrisposto nell'interesse dei figli a carico e non già dei loro genitori, sicché a fronte del requisito per così dire «oggettivo» dato dalla presenza di due genitori entrambi lavoratori, pare irrilevante che gli stessi costituiscano o meno un unico nucleo familiare, risultando così soddisfatto il requisito di cui all'articolo 4, comma 8;

   ciò è avallato non solo dalla successiva modifica introdotta dall'articolo 22, comma 1, decreto legislativo 4 maggio 2023 n. 48, che specifica che la maggiorazione con effetto dal 1° giugno 2023 è riconosciuta anche nel caso di unico genitore lavoratore al momento della presentazione della domanda, ove l'altro risulti deceduto, ma anche dallo stesso decreto legislativo n. 230 del 2021, ove all'articolo 5 dispone, con riguardo ai nuclei familiari con Isee inferiore a 25.000 euro, che per appartenenti al nucleo familiare si intendono entrambi i genitori, inclusi quelli separati o divorziati o comunque non conviventi;

   in sostanza al momento chi ha due stipendi e non è separato prende la maggiorazione e chi è invece solo e in maggiore difficoltà è penalizzato –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare affinché l'Inps non interpreti in modo soggettivo e restrittivo la normativa di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230 del 2021 e torni ad erogare la maggiorazione ivi prevista anche ai nuclei familiari lavoratori monogenitoriali.
(4-01095)


   DORI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   «Passweb» è la procedura online per la gestione della posizione assicurativa di un iscritto alle gestioni pubbliche Inps, a disposizione degli operatori delle sedi Inps, enti, amministrazioni e datori di lavoro;

   in particolare, la nuova Passweb è volta ad assicurare un processo integrato tra amministrazioni, finalizzato al superamento delle criticità connesse al sistema di comunicazione dei dati ad oggi in uso tra gli uffici coinvolti, al fine di evitare ritardi sia nella certificazione del diritto a pensione, sia nella tempistica della successiva erogazione del trattamento pensionistico, del Tfs e, dal 2023, anche del Tfr;

   secondo la circolare ministeriale n. 31924 dell'8 settembre 2022 «gli ambiti territoriali del MI o le Istituzioni scolastiche dovranno utilizzare l'applicativo nuova Passweb, quale strumento di scambio di dati tra l'Istituto e le pubbliche amministrazioni» contemplando una deroga «soltanto qualora l'Ambito territoriale/Istituzione scolastica non sia ancora in grado di utilizzare l'applicativo nuova Passweb»;

   tuttavia sono numerose le critiche rivolte all'utilizzo della nuova procedura, in primo luogo da parte delle principali organizzazioni sindacali come Uil e Flc Cgil che ritengono che «l'utilizzo del sistema passweb per il trattamento pensionistico del personale della scuola a carico delle segreterie scolastiche sia un'imposizione che non si debba passivamente subire e che, anzi, vada respinta per molteplici ragioni»;

   tra le principali criticità evidenziate dai sindacati risulta la gravosa responsabilità delegata all'organizzazione scolastica che, ad oggi, con le sue dotazioni organiche amministrative e in mancanza delle specifiche competenze richieste non può sopportare. Affidare ad ogni singola scuola queste competenze non è né sostenibile né efficiente;

   molteplici sono infatti le operazioni richieste dalla nuova procedura che presuppongono una competenza tecnica estranea al personale scolastico e riconducibile piuttosto a operatori unicamente dedicati a problematiche pensionistiche. La certificazione dei dati retributivi, il controllo e la verifica di quelli presenti in piattaforma Mef, la visualizzazione dell'estratto conto, la verifica dei doppi flussi dal Mef e dalle scuole per eliminare quelli in eccesso e integrare quelli in difetto e verifica la congruità degli imponibili sono solo alcune delle operazioni con le quali il personale della scuola è tenuto a interfacciarsi con grande difficoltà;

   oltre ai connessi ritardi che derivano dalle artificiose operazioni richieste alle segreterie scolastiche che appaiono non formate per processarle e già pesantemente provate da un organico insufficiente, con la procedura Passweb si è inoltre potenzialmente esposti a tanti diversi approcci interpretativi quante sono le istituzioni scolastiche del Paese – che ammontano a circa 8.000 – con la conseguente accensione di una mole smisurata di ricorsi da fronteggiare;

   alle proteste sindacali si affiancano anche quelle dei dipendenti scolastici: è recente infatti la notizia di una mobilitazione di un gruppo di dipendenti in servizio nelle segreterie scolastiche della provincia di Bergamo che ha portato avanti una raccolta firma sulla questione sollevando anche la non chiara responsabilità legata ai ruoli di «operatore» e «validatore»;

   nella ben nota condizione di carenza di organico all'interno del mondo scolastico del nostro Paese, appare attualmente surreale sobbarcare le segreterie scolastiche del compito di gestire le cessazioni, il Tfs e il Tfr del personale al posto dell'Inps –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere affinché possano essere adottate misure sufficienti in termini di organico, di professionalità e di ripartizione di competenze tra personale scolastico e operatori Inps per garantire il corretto ed efficiente funzionamento del sistema Passweb per il trattamento pensionistico del personale della scuola.
(4-01099)


   STEFANAZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, recante misure urgenti per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro, istituisce dal 1° settembre 2023, il supporto per la formazione e il lavoro, che consiste in un'indennità mensile di 350 euro riconosciuta in favore dei soggetti di età compresa tra 18 e 59 anni che partecipano a progetti di politiche attive del lavoro o a progetti utili alla collettività;

   in particolare:

    il comma 1, prevede, nelle misure di supporto alla formazione e al lavoro anche i progetti utili alla collettività (Puc);

    il comma 5, in cui è disposto che il patto di servizio personalizzato stipulato presso il servizio per il lavoro competente, può prevedere l'adesione ai servizi al lavoro e ai percorsi formativi previsti dal programma nazionale per la garanzia occupabilità dei lavoratori (Gol);

    nel comma 6 viene ulteriormente specificato, relativamente al tema dei percorsi formativi, che a seguito della stipulazione del patto di servizio il disoccupato può ricevere offerte di lavoro, servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro, ovvero essere inserito in specifici progetti di formazione erogati da soggetti, pubblici o privati, accreditati alla formazione dai sistemi regionali, da fondi paritetici interprofessionali e da enti bilaterali. L'interessato può autonomamente individuare progetti di formazione, rientranti nel novero di quelli indicati al primo periodo, ai quali essere ammesso;

   le norme citate non fanno alcuna distinzione tra disoccupati con titoli di studio conseguiti e cittadini disoccupati che hanno invece necessità di essere formati;

   inoltre, i Puc sono misure rientranti già nella disciplina del reddito di cittadinanza, nell'ambito dei patti per il lavoro e/o per l'inclusione sociale e, secondo quanto appreso dalla pagina istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i suddetti progetti sono individuati a partire dai bisogni e dalle esigenze della comunità locale e sono da intendersi come complementari, a supporto ed integrazione rispetto alle attività ordinariamente svolte dai comuni e dagli enti pubblici coinvolti;

   per i beneficiari, i Puc sono strutturati in coerenza con le competenze professionali degli stessi, con le competenze acquisite anche in altri contesti ed in base agli interessi e alle propensioni emerse dai medesimi utenti nel corso dei colloqui sostenuti presso il centro per l'impiego o presso il servizio sociale del comune;

   inoltre, in nessun caso è stato previsto, sino ad oggi, che le attività nei Puc svolti debbano essere sostitutive di quelle ordinarie, né in alcun modo possono essere assimilabili ad attività di lavoro subordinato o parasubordinato o autonomo;

   dal momento in cui i disoccupati con alti titoli di studio (oltre i corsi di formazione ulteriore) sono obbligati a svolgere per comuni ed enti pubblici coinvolti nei Puc delle prestazioni per ricevere un sussidio, di fatto si parla di prestazioni a carattere «lavorativo» o di «consulenza»;

   tale sussidio, inoltre, è molto lontano dal rappresentare un'equa retribuzione;

   al pari, rilevante è la considerazione per cui i disoccupati che hanno esperienza e formazione per orientarsi sui percorsi formativi non possono essere obbligati alla scelta tra i soli corsi previsti dal programma Gol, ma dovrebbero poter avere l'autonomia di frequentare corsi che hanno già intrapreso o che intendono iniziare, ritenuti più utili per potenziare e migliorare le competenze spendibili nel mercato del lavoro –:

   se intenda adottare iniziative normative volte a riconoscere l'esperienza e la formazione dei disoccupati con titoli di studio o che hanno già maturato percorsi di formazione, anche al fine di consentire loro piena autonomia nella scelta di ulteriori percorsi di formazione, nonché per assicurare una equa retribuzione a coloro che prestano lavoro nell'ambito dei Puc.
(4-01108)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4a Serie speciale «Concorsi ed esami» n. 103 del 30 dicembre 2022 è stato pubblicato il bando di concorso pubblico, per esami, per l'ammissione di 352 allievi al corso-concorso selettivo di formazione dirigenziale per il reclutamento di 294 dirigenti nelle amministrazioni statali, anche a ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici, il cui termine per la presentazione delle domande scadeva, ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del bando di concorso, in data 29 gennaio 2023;

   con decreto n. 19 del 30 gennaio 2023 sono stati prorogati i termini di presentazione della domanda di partecipazione al concorso pubblico al 2 febbraio 2023;

   nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4a Serie speciale «Concorsi ed esami» n. 41 del 30 maggio 2023 è stato pubblicato il diario della prova preselettiva del concorso pubblico, che si svolgerà il giorno 27 giugno 2023 in un'unica sessione e sarà contestuale per tutti i candidati e le candidate;

   a differenza di quanto accaduto per l'VIII corso-concorso per la formazione dirigenziale, per cui i candidati e le candidate sardi hanno potuto svolgere le prove preselettive in una sede isolana, i candidati e le candidate che nella domanda di partecipazione hanno dichiarato di essere residenti nelle regioni Lazio, Sardegna e presso uno Stato estero effettueranno la prova a Roma, presso la nuova Fiera di Roma, Padiglioni 3-5-6 – Ingresso Viale Alexandre Gustave Eiffel – Via Portuense, 1645;

   visto anche il periodo della stagione estiva alle porte e le difficoltà di spostamento dalla Sardegna, l'attribuzione per i residenti sull'isola della sede di Roma piuttosto che di una sede decentrata nel territorio sardo comporta numerose problematiche ai candidati e alle candidate che vogliano svolgere la prova preselettiva del corso-concorso, oltre che maggiori oneri e sacrifici legati alla necessità di alloggiare nella Capitale dal giorno precedente alla prova a causa della scarsità dei collegamenti aerei e marittimi; molti candidati si vedranno così costretti a rinunciare alla possibilità di partecipare;

   le persone affette da patologie invalidanti, inoltre, così come le donne in stato di gravidanza avranno enormi difficoltà a partecipare, con una grave lesione del proprio diritto alla formazione e alla crescita professionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   se non intenda adottare le iniziative di competenza volte a posticipare la data della preselezione del corso-concorso selettivo di formazione dirigenziale per il reclutamento di 294 dirigenti nelle amministrazioni statali, anche a ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici, in modo tale da consentire ai candidati e alle candidate residenti in Sardegna di poter programmare per tempo la trasferta a Roma o se non intenda addirittura adottare le iniziative di competenza volte a prevedere una nuova sede decentrata sul territorio isolano, al fine di consentire, viste le gravi carenze nei trasporti, a tutti i cittadini e le cittadine italiani parità di opportunità per partecipare al corso-concorso, così come previsto dalla Costituzione italiana;

   quali altre iniziative intenda mettere in atto per porre rimedio a questa scelta, ad avviso dell'interrogante iniqua e incostituzionale.
(4-01101)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   secondo quanto consta agli interpellanti, alle autorità competenti del comune di Napoli sarebbe pervenuta la segnalazione, da parte di una municipalità del comune medesimo, relativa al caso drammatico di un minore con gravi patologie a cui, a causa della mancanza della residenza anagrafica, viene negato il diritto alla salute;

   il giovane in questione soffre di gravi patologie legate a un ritardo nello sviluppo, con compromissione dell'area cognitiva ed ha bisogno di cure costanti;

   il giovane abita con la madre, che non risulta essere legittima assegnataria di un'abitazione Acer e questo comporta l'impossibilità di concedergli la residenza o rilasciare al giovane la carta d'identità;

   l'assenza della residenza comporta quindi l'impossibilità che gli sia assegnato un pediatra e che possa eseguire le necessarie visite specialistiche o usufruire delle cure necessarie; inoltre, poiché il minore non è in grado di produrre un certificato di malattia, lo stesso è costretto a non assentarsi da scuola anche nel caso abbia la febbre o altre manifestazioni acute delle sue patologie;

   è evidente come nel caso di specie non vi sia un corretto bilanciamento degli interessi in gioco e come sia sacrificato ingiustamente e assurdamente proprio il diritto fondamentale alla salute che, invece, dovrebbe prevalere su ogni cosa;

   la predetta municipalità del comune di Napoli, correttamente coinvolgendo il sindaco e le autorità, sociali, sanitarie e anagrafiche del comune, avrebbe chiesto con sollecita urgenza di ricevere le indicazioni necessarie affinché il diritto alla salute non sia gravissimamente compromesso;

   l'articolo 32 della Costituzione stabilisce, infatti, che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti»; lo Stato ha dunque l'obbligo di garantire, attraverso i suoi strumenti, condizioni di parità e uguaglianza fra tutti i cittadini per il benessere psicofisico di tutta la collettività;

   l'articolo 19 della legge n. 833 del 1978, istitutiva del nostro Servizio sanitario nazionale, stabilisce, al primo comma, che le aziende sanitarie locali provvedono ad erogare le prestazioni di prevenzione, di cura, di riabilitazione e di medicina legale, assicurando a tutta la popolazione i livelli di prestazioni sanitarie stabiliti dalla legge; il terzo comma del predetto articolo sancisce poi che «Gli utenti del Servizio sanitario nazionale sono iscritti in appositi elenchi periodicamente aggiornati presso l'unità sanitaria locale nel cui territorio hanno la residenza»;

   il riferimento alla residenza comporta dunque che le persone senza fissa dimora, non avendo la residenza e non potendo quindi essere iscritte al Servizio sanitario nazionale, non possono neanche esercitare la facoltà di scelta del medico di base o del pediatra ed è evidente come tale disposizione si pone in contrasto con il diritto alla salute sancito all'articolo 32 della Costituzione e con il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3, ed anche con i princìpi ispiratori della medesima legge n. 833 del 1978;

   l'interrogante ha più volte rappresentato, anche con una proposta di legge risolutiva della questione, affinché s'intervenga, con la necessaria urgenza, sull'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, al fine di assicurare il diritto universale alla salute e all'assistenza sanitaria, riconoscendo anche a coloro che siano senza dimora, non residenti in Paesi diversi dall'Italia e privi di qualsiasi assistenza sanitaria, il diritto di iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali e la possibilità di effettuare la scelta del medico di famiglia o del pediatra di libera scelta, nonché di accedere alle prestazioni garantite nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017 –:

   come i Ministri interpellati intendano risolvere, per quanto di competenza, il paradosso del nostro Servizio sanitario nazionale a carattere universalistico che, pur rivolto a tutti i cittadini, di fatto lega la possibilità di curarsi a logiche e procedure burocratiche ad avviso degli interpellanti inutili e dannose;

   quali iniziative d'urgenza vogliano intraprendere, per quanto di competenza, per risolvere il caso del minore di cui in premessa e garantire immediatamente allo stesso le necessarie cure di cui ha diritto;

   come intendano intervenire per garantire, con la necessaria urgenza, a tutte le persone che vivono nel nostro Paese l'iscrizione negli elenchi degli utenti del Servizio sanitario nazionale.
(2-00169) «Sportiello, Carotenuto, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Quartini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Asp - Azienda per i servizi alla persona della provincia di Pescara, persona giuridica di diritto privato senza scopo di lucro, è stata costituita mediante la trasformazione in azienda pubblica di 7 ex Ipab del territorio provinciale per operare in campo socio-assistenziale, sociosanitario e socio-educativo nell'ambito del sistema integrato di interventi e servizi sociali realizzato nel territorio regionale, ed è proprietaria della Casa del Sole di Città Sant'Angelo sede di una comunità per disabili, di quattro case di riposo e tre asili infantili e gestisce alcuni centri per immigrati;

   dal 2019 ad oggi, nelle more della regolare ricostituzione degli organi di governo, si sono susseguiti ben tre commissari straordinari regionali, ma, nonostante il loro intervento finalizzato proprio ad assicurare il corretto funzionamento ed il regolare svolgimento delle attività istituzionali, l'azienda verserebbe attualmente in una profonda crisi finanziaria e si parla di debiti che si aggirerebbero intorno al milione di euro;

   la gestione dei commissari nominati dalla regione Abruzzo non solo non ha portato ad un corretto e regolare funzionamento dell'Azienda, ma anzi pare che abbia costituito un aggravio economico, dal momento che addirittura, per quanto consta all'interrogante, uno di questi pare abbia immotivatamente percepito un lauto compenso per l'attività svolta;

   è di tutta evidenza l'importanza che un simile organismo continui a svolgere un ruolo attivo dal momento che le sue funzioni (come, ad esempio, l'assistenza agli anziani o il sostegno all'infanzia e all'adolescenza, ai disabili, agli adulti svantaggiati) sono strettamente collegate ai bisogni sociali e sociosanitari del territorio di riferimento –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito ai fatti descritti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione Abruzzo, anche nell'ambito dell'azione di monitoraggio sull'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, affinché enti come l'Asp della provincia di Pescara riescano, nel pieno rispetto dei principi di efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, a garantire i servizi sociali, sociosanitari, assistenziali, sanitari, educativi che costituiscono la ragione stessa della loro esistenza e dei quali, oggi più che mai, le nostre comunità sentono particolare necessità.
(5-00939)

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'infertilità è considerata una patologia dall'Oms ed è un fenomeno in costante crescita che riguarda il 15-20 per cento delle coppie in Italia;

   tra le più frequenti cause di infertilità nelle donne figurano le alterazioni tubariche, malattie infiammatorie pelviche, fibromi uterini, endometriosi, alterazioni ormonali e ovulatorie. Negli uomini, invece, sono più frequenti i casi che alterano la produzione ormonale, riducono il testosterone e modificano la struttura e la funzione del testicolo, come varicocele, criptorchidismo, malformazioni genitali, infiammazioni testicolari, patologie prostatiche. A questi casi, si aggiunge l'infertilità causata da specifiche patologie o a seguito di trattamenti sui pazienti oncologici o sui pazienti sottoposti a operazioni chirurgiche dell'apparato riproduttivo in cui la principale causa della ridotta fertilità deriva dagli effetti tossici delle terapie;

   un numero significativo di coppie italiane, pertanto, si rivolge a tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma), tanto che nel 2020 il ricorso alla Pma ha portato alla nascita di circa 11.305 bambini (di cui 9.158 con gameti della coppia e 2.147 con gameti donati), pari al 2,8 per cento del totale dei bambini nati nel 2020, impattando in modo notevole sulla crisi che il nostro Paese vive in termini di natalità;

   la Pma può essere suddivisa in diverse tipologie, tra cui l'inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro e l'iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (Icsi), la crioconservazione degli ovociti a scopo precauzionale (anche detta «social freezing»). Tale tecnica può essere definita come una terapia dell'infertilità futura e consiste nell'applicazione delle tradizionali tecniche di crioconservazione dei gameti femminili (ovociti), ormai consolidate e sicure, per accedere successivamente alle procedure di Pma;

   l'accesso e l'effettiva realizzazione di tali tecniche sono oggetto di numerose criticità e problematiche perché, ad oggi, il diritto alla Pma è fortemente compromesso dal gap esistente tra il potenziale numero di donne che potrebbero accedere alla Pma e quante effettivamente riescono ad iniziare il trattamento;

   la principale normativa di riferimento in Italia per la Pma è la legge n. 40 del 2004, che ha stabilito i princìpi fondamentali e i limiti etici entro i quali tali tecniche possono essere praticate nel Paese;

   tuttavia, negli anni, tale legge ha subìto molteplici variazioni che ne hanno modificato nel tempo i princìpi;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 le tecniche di Pma, finalizzate al trattamento dell'infertilità, sono state inserite nei «nuovi Lea», e il 19 aprile 2023 la conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sullo schema di decreto concernente la definizione delle tariffe dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica che dovrebbe quindi fare rientrare tali tecniche di Pma tra quelle a carico del Servizio sanitario nazionale;

   tuttavia, nonostante l'esistenza di una normativa specifica e della giurisprudenza costituzionale intervenute per risolvere le criticità interpretative del provvedimento, persistono numerosi problemi riguardanti la mancata attuazione della legge n. 40 inerenti prevalentemente alla mancata uniformità nell'accesso alle tecniche di Pma tra le diverse regioni italiane –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per affrontare le criticità e le disuguaglianze nell'accesso alle tecniche di Pma tra le diverse regioni italiane e per garantire l'effettiva attuazione della legge n. 40 del 2004;

   quali iniziative si intenda intraprendere per supportare la natalità e combattere i problemi di fertilità attraverso l'applicazione della tecnica del social freezing nel caso di patologie come la sclerosi multipla, l'endometriosi o la sindrome dell'ovaio policistico;

   se non reputi opportuno garantire a livello nazionale l'accesso alle tecniche di Pma alle persone che soffrono di infertilità nonché l'accesso ai servizi sanitari, comprese le cure relative alla salute sessuale e riproduttiva come direttamente connesse al benessere psicofisico della persona.
(4-01104)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   TASSINARI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale del 19 giugno 2013 è stata istituita la Scuola di specializzazione in valutazione e gestione del rischio chimico di area non sanitaria, per la formazione di figure professionali con specifiche competenze necessarie per valutare e gestire i rischi derivanti dalla produzione, immissione sul mercato ed uso di sostanze chimiche, nonché i rischi legati all'intero ciclo di vita dei prodotti destinati ad usi specifici e regolamentati da normative sociali, di settore e di prodotto;

   la Scuola di specializzazione, che ha durata biennale e, oggi, è attiva presso gli Atenei di Roma, Napoli e Padova e fino al 2016, presso l'Università dell'Insubria (Como-Varese-Busto Arsizio), ha formato specialisti con competenze in area chimica, tossicologica, ambientale e giuridica;

   con l'accordo Stato-Regioni n. 127/CSR del 6 agosto 2020 è stato approvato il piano nazionale di prevenzione 2020-2025 che tra i cinque macro obiettivi prevede «Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali» e «Ambiente, clima e salute», ritenendo «necessario rafforzare le azioni di promozione della salute e prevenzione, secondo una visione che considera la salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell'essere umano, della natura e dell'ambiente (One Health)»;

   con legge n. 132 del 2016 è stato istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (Snpa) al fine di perseguire gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione del consumo di suolo, della salvaguardia e della promozione della qualità dell'ambiente e della tutela delle risorse naturali e della piena realizzazione del principio «chi inquina paga», anche in relazione agli obiettivi nazionali e regionali di promozione della salute umana, mediante lo svolgimento delle attività tecnico-scientifiche;

   con il decreto-legge n. 36 del 2022, è stato istituito il Sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps) allo scopo di migliorare e armonizzare le politiche e le strategie messe in atto dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) per la prevenzione, il controllo e la cura delle malattie acute e croniche, trasmissibili e non trasmissibili, associate a rischi ambientali e climatici;

   per raggiungere gli obiettivi definiti nel Piano nazionale della prevenzione è necessario prevedere nel Ssn l'introduzione di figure professionali esperte nelle materie inerenti alla presenza di sostanze chimiche nell'ambiente e la loro interazione con l'uomo, con competenze scientifiche e tecnologiche di tipo chimico, biologico, tossicologico ed eco-tossicologico, oltre che preparate in ambito regolatorio;

   per garantire la salute pubblica è necessario sviluppare una stretta sinergia tra i sistemi nazionali di prevenzione (Ssn, Snpa e Snps) su piccola e grande scala;

   ad oggi non esistono scuole di specializzazione di area sanitaria che trattino il sistema salute-ambiente e la gestione del rischio chimico –:

   se i Ministri interrogati non intendano valutare, al fine di sviluppare una rete di professionisti con competenze tecnico-scientifiche all'avanguardia per la tutela della salute, l'istituzione di una scuola di specializzazione di area sanitaria in valutazione e gestione del rischio chimico per la salute e per l'ambiente, finalizzata alla formazione della specifica figura sanitaria del chimico, sempre meno rappresentata nel Ssn, prevedendo una fase transitoria per il riconoscimento dei titoli e dei crediti formativi di cui alla scuola di specializzazione in valutazione e gestione del rischio chimico di area non sanitaria;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative volte ad aggiornare le tabelle relative alle discipline equipollenti per l'accesso al secondo livello dirigenziale per il personale del ruolo sanitario del Ssn, prevedendo l'equipollenza dei titoli della eventuale nuova scuola di specializzazione con quelli rilasciati nell'area di chimica.
(4-01097)


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi due anni sono stati reclutati moltissimi ricercatori a tempo determinato di tipo A (Rtda) attraverso i programmi Pon (programma operativo nazionale, ex decreto ministeriale 1062 del 2021) e Pnrr;

   in particolare, in base a dati Cineca Mur, si attesterebbero sulle seguenti cifre: al 31 dicembre 2020, 5.158; al 31 dicembre 2022, 6.837; al 29 maggio 2023, 8.972;

   trattasi di personale strutturato all'interno delle università italiane che, dopo aver concluso un dottorato di ricerca e ottenuto una serie di assegni di ricerca, ha vinto un ulteriore concorso basato sulla maturità della produzione scientifica sviluppata negli anni;

   quasi tutti i posti di Rtda banditi dagli Atenei italiani tra il 2020 ed il 2022 hanno beneficiato di tali forme di finanziamento e, ad oggi, le migliaia di ricercatrici e ricercatori, reclutati con fondi Pon e Pnrr, si trovano a lavorare in una situazione incerta e precaria che non può non richiedere con urgenza risposte e soluzioni;

   tali ricercatori non possono, per vincoli contrattuali, partecipare a ricerche che indagano tematiche diverse – anche se affini – al progetto per il quale sono stati assunti: è infatti previsto l'obbligo – diversamente da come accade per gli Rtda reclutati su fondi ordinari – di rendicontare il 100 per cento delle proprie ore/persona sul progetto su cui sono stati assunti;

   il divieto illustrato riguarda la responsabilità scientifica per altre ricerche, ma anche la partecipazione a qualsiasi titolo (rendicontata o a costo zero); il vincolo attiene, altresì, la stessa partecipazione ai bandi competitivi per la quale i ricercatori Pon e Pnrr sono esclusi a priori;

   a tali ricercatori è, quindi, preclusa la possibilità non solo di vincere nuove forme di finanziamento, ma addirittura di poter sottoporre domande da ammettere a valutazione;

   nel caso degli Rtda assunti con fondi PNRR è previsto un carico di 125 ore/mese mentre, nel caso degli Rtda assunti con fondi Pon, non si specifica alcun orario di lavoro, ma il raggiungimento degli obiettivi previsti nei 36 mesi di contratto, dedicandogli il 100 per cento del proprio lavoro;

   tale condizione, di fatto, rappresenta una disparità di trattamento rispetto agli Rtda assunti con fondi ordinari di Ateneo, nonché un danno ai fini della progressione di carriera;

   il contratto degli Rtda assunti con fondi Pon e Pnrr ha, peraltro, una durata di 3 anni esplicitamente non rinnovabile, a differenza degli Rtda su fondi ordinari;

   gli Atenei che hanno beneficiato dei fondi Pon e Pnrr hanno avuto alcuni gradi di libertà nella redazione dei contratti per ciascun ricercatore, producendo ulteriori differenze tra Rtda, quali la possibilità di accedere o meno a fondi destinati alle spese accessorie finalizzate alla conduzione del progetto;

   l'impossibilità di accedere a risorse ulteriori comporta che le ricerche siano da sostenere senza alcun fondo, poiché ciò che il ricercatore percepisce è solo la retribuzione stipendiale equivalente a quella percepita dagli Rtda ordinari, senza però la previsione di fondi per eseguire effettivamente la ricerca;

   con la legge 29 giugno 2022, n. 79, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, è in atto la riforma del reclutamento universitario, che presenta, ad avviso dell'interrogante, molti elementi di incertezza che vanno a sommarsi alla situazione di precariato e disparità che caratterizza la situazione degli Rtda assunti con fondi Pon e Pnrr –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare, per quanto di competenza, urgenti iniziative per rendere rinnovabili di due anni i contratti Rtda assunti con fondi Pon e Pnrr in presenza di finanziamento esterno, al pari dei contratti dei colleghi Rtda su fondi ordinari di Ateneo, nonché per rinnovare i piani straordinari per il prossimo triennio che vincolino gli Atenei a dedicare una parte dei fondi alla stabilizzazione dei ricercatori Rtda Pon e Pnrr con contratti da Rtt e/o professori associati, favorendone l'avanzamento di carriera.
(4-01105)