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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 24 maggio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La II Commissione,

   premesso che:

    la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, e quindi la loro riorganizzazione, non ha impedito la formazione di punti critici all'interno del decreto legislativo n. 155 del 2012, sia dal punto di vista pragmatico, ma soprattutto rispetto alle questioni esecutive in applicazione alle disposizioni contenute nel decreto legislativo stesso;

    la stessa Associazione nazionale magistrati, in una relazione al Ministero della giustizia, ha evidenziato come la riforma della geografia giudiziaria abbia generato gravi carenze, con conseguenti ulteriori difficoltà degli uffici giudiziari accorpanti nel far fronte all'inevitabile incremento degli affari giudiziari provenienti dalle sezioni distaccate;

    non solo: nella suddetta relazione si evidenziano anche le questioni collegate allo stato dell'edilizia giudiziaria, spesso già completamente insufficiente a gestire affari e personale prima dell'entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria, e logicamente per molti uffici posta in ulteriore sofferenza dall'ulteriore carico rappresentato dai relativi accorpamenti;

    tra gli obiettivi collegati alla manovra di bilancio indicati nel Documento di economia e finanzia c'è quello inerente alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie e, dunque, alla riforma dell'intervento sulla geografia giudiziaria del 2012;

    con la riforma del 2012 erano state soppresse 31 sedi di tribunale e 220 sezioni distaccate di tribunale, in un'ottica di presunta razionalizzazione delle risorse;

    il risultato primario di quell'intervento legislativo, che ha privato interi territori di fondamentali presidi di legalità, non è stato l'efficientamento previsto della spesa, ma la generazione di significativi squilibri nell'ambito dell'erogazione uniforme della giustizia per intere aree della penisola;

    inoltre, l'accorpamento dei tribunali minori a quelli siti nei capoluoghi di provincia ha determinato un sovraccarico di lavoro per questi ultimi, sia dal punto di vista del personale amministrativo che per quello di magistratura, il che ha a sua volta generato anche notevoli ritardi nella definizione dei procedimenti;

    la riforma del 2012 non ha tenuto conto delle specificità delle realtà territoriali, sotto diversi aspetti come:

     a) la presenza di un sistema infrastrutturale che consentisse ai cittadini di raggiungere gli unici presidi giudiziari rimasti operativi – basti pensare alla soppressione degli uffici giudiziari insulari (o a quelli posti in aree montane) – che comporta la necessità per gli abitanti di spostarsi sulla terraferma, con un dispiego economico e temporale non irrilevante;

     b) la presenza della criminalità organizzata in alcune zone, soprattutto del Sud Italia, e il rischio di infiltrazioni mafiose nei territori contigui;

     c) le specificità dell'apparato produttivo e industriale locale, la vocazione produttiva dei territori e i rischi connessi alla criminalità economica;

    è necessario un importante intervento normativo che inverta la rotta nella geografia giudiziaria, archiviando la stagione delle soppressioni e delle riduzioni degli uffici giudiziari per ridare ai cittadini una vera ed efficace giustizia di prossimità;

    in più occasioni e da ultimo in data 17 maggio 2023 in risposta ad un'interrogazione a risposta immediata, il Ministro della giustizia ha risposto «Noi possiamo ribadire che l'obiettivo della legge delega del 2011, che era – nell'ottica di una spending review – di allocare al meglio le risorse e di velocizzare i processi, non ha avuto gli effetti sperati. Abbiamo anche ammesso che una revisione delle circoscrizioni giudiziarie è allo studio di questo Governo e, in particolare, del nostro Ministero. Vi è una giustizia di prossimità che è venuta a mancare e rischiamo di avere gli esiti negativi della sanità durante il COVID, quando, per accentrare la specializzazione in alcuni settori, la sanità di prossimità vicina al cittadino è venuta meno, con effetti funesti. Tuttavia, tutti ci rendiamo conto che qui confliggono interessi molto diversi. Ogni volta che si toccano le circoscrizioni giudiziarie, emergono contrasti dalle une e dalle altre parti che cerchiamo di risolvere (...). La priorità del nostro intervento ha, quindi, imposto l'inserimento di un disegno di legge già collegato alla legge di bilancio del 2023, quindi, nel Documento di economia e finanza licenziato dal Consiglio dei ministri. D'altra parte, l'importanza di questo tema per il Governo emerge anche con evidenza dalle risposte fornite alla risoluzione n. 7-00098, presentata il 2 maggio, dai deputati Ciro Maschio e altri, concernente la richiesta di istituzione di una sezione distaccata della corte d'appello di Venezia, con sede in Verona. Anche questo è all'attenzione del Governo. Quindi, (...) vi assicuriamo che il Governo pone la massima attenzione alle difficoltà emerse dopo la legge del 2012»;

    è un dato di fatto oggettivo che le razionalizzazioni degli anni passati e la soppressione di diversi tribunali non hanno raggiunto gli esiti di efficienza sperati, anzi hanno spesso privato i cittadini di un più facile accesso alla giustizia, soprattutto in territori più disagiati. Quindi, l'attenzione dimostrata dal Governo sulla revisione della geografia giudiziaria e il ritorno a una valorizzazione della giustizia di prossimità rappresentano sicuramente un segno di svolta;

    l'efficienza del sistema giudiziario rappresenta una condizione essenziale per la promozione dello sviluppo economico del Paese, favorendone la competitività e l'attitudine ad attrarre investimenti internazionali, anche in virtù di procedure giurisdizionali capaci di garantire adeguatamente l'attuazione delle obbligazioni contrattuali;

    in ragione di quanto esposto si rende opportuna la valutazione:

     della riapertura delle sezioni: di Gaeta (Latina - regione Lazio), del tribunale di Tolmezzo (Udine - regione Friuli Venezia Giulia); di Borgo Valsugana, Cavalese, Cles e Tione di Trento (regione Trentino-Alto Adige) e di Bressanone, Brunico, Merano e Silandro (in provincia di Bolzano), di Sarzana (La Spezia - regione Liguria), di Viareggio (Lucca - regione Toscana), nonché di Altamura, Molfetta, Monopoli (Bari - regione Puglia);

     la riapertura dei seguenti tribunali: tribunale di Rossano Calabro, oggi Corigliano - Rossano, (Cosenza - regione Calabria), tribunale di Crema (Cremona - regione Lombardia), tribunale Sala Consilina (Salerno - regione Campania);

    l'istituzione di:

     una sezione distaccata della Corte di appello di Bologna a Forlì (regione Emilia - Romagna);

     tribunale ordinario della Pedemontana e della procura della Repubblica presso il tribunale della Pedemontana (Vicenza - regione Veneto);

     tribunale della Versilia (Lucca - regione Toscana);

    occorre considerare l'opportunità, in quanto a competenza territoriale, della redistribuzione di alcuni comuni della provincia di Caserta dalla competenza del tribunale di Napoli Nord (con sede in Aversa-CE) al tribunale di Santa Maria Capua Vetere;

    ed infine la stabilizzazione delle sezioni distaccate delle Isole: dei tribunali di Napoli, di Barcellona Pozzo di Gotto e di Livorno rispettivamente, presso le isole di Lipari, di Ischia e di Portoferraio;

impegna il Governo

a valutare, nell'ambito dell'attività di revisione della geografia giudiziaria già in corso, la possibilità di assumere ogni iniziativa di competenza volta nella direzione di quanto indicato nelle premesse e, in ogni caso, di un suo complessivo riordino.
(7-00106) «Bisa, Bellomo, Matone, Morrone, Sudano».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    ai sensi dell'articolo 121 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante il nuovo codice della strada, l'idoneità tecnica necessaria per il rilascio della patente di guida si consegue superando una prova di controllo delle cognizioni (esame teorico) e una prova di verifica delle capacità e dei comportamenti (esame pratico), secondo direttive, modalità e programmi stabiliti con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sulla base delle direttive dell'Unione europea;

    ai fini del conseguimento della patente, l'aspirante può presentare apposita istanza al competente ufficio della motorizzazione civile o, in alternativa, iscrizione presso una delle autoscuole presenti sul territorio, le cui norme sono disciplinate dall'articolo 123 del codice della strada;

    l'esame teorico verte su argomenti relativi alla segnaletica stradale, ad elementi di meccanica, alla sicurezza stradale e del veicolo;

    ai sensi del successivo articolo 122, solo previo superamento dell'esame teorico, è rilasciata dal competente ufficio della motorizzazione civile o dall'autoscuola un'autorizzazione per esercitarsi alla guida (cosiddetto «foglio rosa»), la cui durata è di dodici mesi, durante i quali all'aspirante è permesso esercitarsi per affrontare l'esame pratico, purché al suo fianco si trovi un istruttore o un accompagnatore di età non superiore a 65 anni;

    l'articolo 23 del decreto legislativo 18 aprile 2011, n. 59, recante «Attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE», prevede che le prove di controllo delle cognizioni e di verifica delle capacità e dei comportamenti, utili al conseguimento delle patenti di guida, si conformino ai requisiti minimi di cui all'allegato II del medesimo decreto legislativo;

    l'articolo 122, comma 5-bis, del codice della strada, come introdotto dall'articolo 20, comma 2, lettera b), della legge 29 luglio 2010, n. 120, prescrive, ai fini del conseguimento della patente di guida di categoria B, esercitazioni obbligatorie in autostrada o su strade extraurbane e in condizioni di visione notturna presso un'autoscuola con istruttore abilitato ed autorizzato, demandandone la disciplina e le modalità di svolgimento delle esercitazioni ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

    il relativo decreto ministeriale 20 aprile 2012 prevede che, a decorrere da maggio 2012, l'aspirante al conseguimento della patente di guida di categoria B deve effettuare almeno sei ore di esercitazioni obbligatorie di guida presso un'autoscuola, con istruttore abilitato ed autorizzato;

    da più parti si sostiene che il mero superamento degli esami per il conseguimento della patente, così come attualmente svolti, non garantisce un'adeguata formazione dei conducenti e tantomeno che gli stessi rispettino le norme del codice della strada e abbiano un atteggiamento consapevole e rispettoso della vita propria e altrui;

    la preparazione per l'esame di teoria è nozionistica e spesso i candidati memorizzano le domande contenute nella banca dati ministeriale e le relative risposte senza averne realmente compreso il significato, anche per via del linguaggio utilizzato e della costruzione delle frasi, non sempre facilmente comprensibili per stranieri, persone con disturbi dell'apprendimento, bassa scolarizzazione, ecc.;

    a questo si aggiunge l'utilizzo di app, social media, lezioni on line che tendono a favorire un apprendimento individuale, mnemonico, superficiale, nel quale mancano completamente il trasferimento di esperienze ed emozioni (docente-allievo) e di condivisione che solo lezioni in presenza con docenti qualificati possono garantire;

    anche gli esami pratici di guida sono spesso superficiali e sicuramente non uniformi su tutto il territorio nazionale, come dimostrano le statistiche degli esiti degli esami pubblicate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Inoltre, l'obbligatorietà di solo sei ore di guida certificata e, peraltro, soltanto per il conseguimento della patente B non è sufficiente ad avere un'adeguata preparazione alla guida;

    per quanto concerne il personale esaminatore degli aspiranti al conseguimento della patente di guida, i commi 3, 4, 5 e 5-bis, dell'articolo 121 del codice della strada, prevedono che gli esami sono effettuati, su base volontaria, da dipendenti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo la frequenza di un corso di qualificazione iniziale e l'esame di abilitazione. Il permanere nell'esercizio della funzione di esaminatore è subordinato alla frequenza di corsi di formazione periodica;

    già da tempo persistono su tutto il territorio nazionale una serie di problematiche legate alla operatività del personale degli uffici della motorizzazione civile, in particolare in merito agli esami di conseguimento della patente di guida; tali criticità si sono accentuate durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19;

    innanzitutto gli uffici delle motorizzazioni di tutta Italia soffrono da tanto una grave mancanza di personale; il numero di funzionari addetti agli esami non è sufficiente a coprire le richieste e i tempi medi di attesa per l'effettuazione delle prove di guida arrivano ultimamente fino a 4/5 mesi;

    la maggior parte degli esami di guida è ormai effettuata fuori dal normale orario di lavoro degli esaminatori (e quindi in straordinario), sulla base della disponibilità concessa dagli stessi, che hanno un'età media di 58 anni;

    per sopperire alle carenze di organico degli uffici della motorizzazione civile, si è spesso operato attingendo al personale degli uffici delle province confinanti o addirittura della sede centrale del Ministero;

    l'articolo 13, comma 6-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21 al fine di ridurre le liste di attesa in materia di svolgimento delle prove di verifica delle capacità e dei comportamenti per il conseguimento della patente di guida, hanno previsto che le prove pratiche, in conto privato, possano essere svolte, fino al 31 dicembre 2023 anche da personale qualificato abilitato degli uffici della motorizzazione civile in quiescenza,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni utile iniziativa per rafforzare il sistema dell'educazione stradale, nonché della formazione dei conducenti nell'ottica di una sempre maggiore sicurezza stradale;

   a valutare, al fine del conseguimento della patente di guida, l'obbligatorietà di un percorso di formazione, anche teorico così come già avviene per la pratica, con le guide certificate presso le autoscuole presenti sul territorio;

   per quanto concerne la formazione teorica, ad adottare iniziative volte ad inserire nel programma del corso obbligatorio anche l'approfondimento di aspetti non nozionistici che esulano dalle domande dei questionari di esame, tra i quali: a) alcool e droghe; b) percezione del rischio; c) responsabilità civile e penale; d) primissimo soccorso in caso di incidente; e) cause più frequenti di incidenti stradali e comportamenti per la prevenzione;

   per quanto riguarda la formazione pratica alla guida, al fine di migliorare la sicurezza stradale e ridurre il rischio di incidenti, a prevedere, con apposito decreto ministeriale, un aumento delle ore delle lezioni di guida certificate che il candidato deve sostenere prima di poter svolgere l'esame per la patente di categoria B, nonché a introdurre un adeguato numero di ore di esercitazioni obbligatorie presso un'autoscuola per il conseguimento della patente per la guida di un ciclomotore o un motociclo;

   in particolare:

    a) per finalità di sicurezza della circolazione stradale, e di migliore prognosi dell'idoneità tecnica di un candidato al conseguimento di un titolo abilitativo alla guida, a prevedere che le guide certificate (attualmente: in autostrada, su strade extraurbane ed in condizioni di circolazione notturna) – già obbligatorie (ex articolo 122, comma 5-bis, CDS) per il conseguimento della patente di categoria B e disciplinate dal decreto ministeriale 20 aprile 2012 –, siano obbligatorie anche per il conseguimento delle categorie di patenti A1, C e D, comma 1, lettera a), nonché per quelle di categoria A2 ed A, fatta salva l'ipotesi che il candidato al conseguimento delle stesse non provveda alla formazione obbligatoria per l'accesso graduale, previsto dall'articolo 123, comma 7, ultimo periodo del codice della strada (comma 1, lettera b));

    b) con specifico riferimento al conseguimento delle patenti di categoria B, a prevedere che le esercitazioni in commento siano svolte anche alla guida di veicoli ad alimentazione elettrica o ibrida dotati di cambio automatico, essendo infatti significativamente diversa la tecnica di guida di tali veicoli, sempre più diffusi anche grazie alla politica di incentivazione statale, come dimostra l'esperienza delle guide certificate in altri Paesi;

   ad adottare iniziative, anche normative, volte a dare piena attuazione a quanto previsto dalla direttiva 126/2006/CE con riferimento all'estensione delle patenti di guida della stessa categoria (da patente A1 a patenti A2 e A, da patente B a patente B96, da patente cod. 78 a patente cambio manuale);

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a rilasciare l'autorizzazione ad esercitarsi alla guida (foglio rosa), solo dopo aver sostenuto almeno la metà del numero di guide certificate previste per legge;

   ad assumere opportune iniziative atte a superare gli attuali problemi organizzativi e di carenza di personale che impediscono agli uffici della motorizzazione civile di erogare i servizi e, in particolare, a smaltire il cronico arretrato, che creano disagi e disservizi nei confronti dei cittadini e delle imprese interessate, e di tutti gli operatori del settore, autoscuole e agenzie in primis;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a bandire concorsi per assumere esaminatori e tecnici del settore, e/o ad incrementare le assunzioni attingendo anche da graduatorie di altre amministrazioni;

   ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere – fermo il combinato disposto tra il decreto-legge n. 101 del 2013, con cui il legislatore ribadiva all'articolo 4 («Disposizioni urgenti in tema di immissione in servizio di idonei e vincitori di concorsi, nonché di limitazioni a proroghe di contratti e all'uso del lavoro flessibile nel pubblico impiego») la possibilità per le amministrazioni pubbliche di utilizzare, prima di avviare nuovi concorsi, le graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre amministrazioni, previo accordo tra le amministrazioni interessate, e la legge 30 dicembre 2018, n. 145, con cui all'articolo 1, comma 374, si autorizzava il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ad avvalersi della previsione di cui all'articolo 3, comma 61, terzo periodo, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (in deroga all'articolo 30 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165) – che tale forma di assunzione diventi strutturale, con ogni e più ampia disposizione normativa in legge di bilancio, visto il protrarsi sistemico della situazione emergenziale di carenza d'organico, nelle motorizzazioni civili;

   a prevedere che il personale assunto degli uffici della motorizzazione civile possa sostenere celermente i dovuti corsi di abilitazione agli esami e di revisioni tecniche adeguatamente formato e abilitato a svolgere la funzione di esaminatore;

   a valutare l'opportunità di prevedere, previo confronto con le parti sociali anche in sede di apposita contrattazione del Ccnl, con apposito e più completo intervento normativo, che il personale assunto o da assumersi, e/o trasferito in mobilità/comando presso gli uffici della motorizzazione civile, possa essere obbligato ad abilitarsi e a svolgere la funzione di esaminatore o di ispettore tecnico, da disciplinarsi quindi tra le mansioni specifiche del personale di motorizzazione civile;

   nelle more della definizione del programma di nuove assunzioni e di formazione nel comparto, al fine di ridurre l'arretrato in materia di svolgimento delle prove di verifica delle capacità e dei comportamenti per il conseguimento delle abilitazioni di guida, ad adottare le iniziative di competenza volte a prorogare oltre la scadenza prevista per il 31 dicembre 2023 e per un ulteriore anno, la possibilità di utilizzare, in qualità di esaminatore ausiliare, il personale qualificato abilitato degli uffici della motorizzazione civile collocato in quiescenza;

   sempre con l'intento di smaltire le liste di attesa relative agli esami per la patente di guida, a valutare l'opportunità di coinvolgere temporaneamente, in funzione di esaminatore, personale qualificato proveniente da altri settori, come ad esempio dalle forze armate e/o dalle forze di polizia;

   a porre in essere tutte le iniziative necessarie ad uniformare su tutto il territorio nazionale l'attività degli uffici della motorizzazione civile per lo svolgimento degli esami per il conseguimento delle patenti di guida;

   ad adottare iniziative volte ad avviare un percorso di riforma della disciplina vigente in materia di organizzazione, funzionamento, personale e compiti della direzione generale per la motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui alla legge 1° dicembre 1986, n. 870.
(7-00108) «Gaetana Russo, Cangiano, Deidda, Raimondo, Frijia, Amich, Ruspandini, Baldelli, Longi».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i mutamenti intervenuti nel Paese negli ultimi decenni, quali l'aumento della speranza di vita, il miglioramento delle condizioni sociali, l'invecchiamento della popolazione e l'espandersi di forme di disagio e di fragilità a cui si è aggiunta la pandemia da COVID-19 hanno messo in luce la necessità di ripensare alcuni aspetti dell'organizzazione sanitaria, socio sanitaria e socio assistenziale del nostro Servizio sanitario e sociosanitario nazionale al fine di tutelare e promuovere al meglio la salute e il benessere di tutti i cittadini;

    è da tempo che il Ministero della salute, le regioni e le rappresentanze sindacali e professionali sentono la necessità di riordinare il profilo e la formazione dell'operatore socio-sanitario, che anche con la pandemia COVID-19 ha dimostrato la sua importanza restando in prima linea a fianco di medici, infermieri e delle altre professioni sanitarie e sociosanitarie a fronteggiare tutte le conseguenze che questa grave pandemia ha comportato nel corso di questi ultimi anni;

    in questo nuovo contesto vi è la necessità di una diversa presa in carico della persona con patologie a lungo decorso, di garantire la continuità assistenziale e di superare la centralità dell'ospedale;

    l'integrazione dei servizi sanitari, sociosanitari e socio assistenziali passa attraverso l'interazione e la collaborazione multi professionale e interprofessionale di medici di medicina generale, medici specialisti, infermieri, fisioterapisti, ostetriche, infermieri generici, infermieri psichiatrici, puericultrici, assistenti sociali, operatori socio sanitari e altre figure di assistenza alla persona (professionisti sanitari, Aab, Osa, assistenti familiari, e altro);

    la figura dell'Operatore socio-sanitario (Oss) è stata istituita con l'Accordo tra il Ministero della sanità, il Ministero per la solidarietà sociale, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano il 22 febbraio 2001 in sostituzione di Ota e Osa con le funzioni, una volta acquisito il titolo formativo, di soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza nonché favorire il benessere e l'autonomia dell'utente;

    sempre secondo l'accordo del 2001 l'Oss svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socioassistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell'utente in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale;

    conseguentemente l'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 gennaio 2002, n. 1, ha consentito all'Oss di collaborare con il personale infermieristico od ostetrico nonché con gli altri professionisti della salute e di svolgere alcune attività assistenziali in base all'organizzazione dell'unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive dell'assistenza infermieristica od ostetrica nonché con gli altri professionisti della salute e sotto la loro supervisione;

    con la legge Lorenzin (legge 11 gennaio 2018, n. 3) all'articolo 5 viene finalmente istituita formalmente l'area delle professioni sociosanitarie, con anni 18 anni di ritardo rispetto a quanto previsto dall'articolo 3-octies del decreto legislativo n. 502 del 1992;

    in particolare, tale articolo al fine di rafforzare la tutela della salute, intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale, istituisce l'area delle professioni sociosanitarie in cui sono compresi i preesistenti profili professionali di operatore sociosanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale;

    successivamente, con il decreto-legge 73 del 25 maggio 2021 (cosiddetto «Sostegni bis») convertito definitivamente nella legge 23 luglio 2021, n. 106, all'articolo 34 comma 9-ter viene data piena attuazione all'articolo 5 della legge Lorenzin, riconoscendo al personale dipendente del Servizio sanitario nazionale appartenente ai profili professionali di assistente sociale, di sociologo e di operatore sociosanitario la collocazione nel ruolo sociosanitario precedentemente istituito;

    per quanto riguarda la formazione dell'Oss questa è di competenza delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano che organizzeranno singolarmente dei corsi ad hoc tra loro non omogenei con il risultato di formare operatori con competenze differenziate che vanno poi a incidere sulla uniformità e qualità dei servizi prestati;

    in materia contrattuale e quindi di retribuzione non vi è uniformità di inquadramento non solo tra la sanità pubblica e quella privata ma anche all'interno dei contratti privati;

    se di norma un Oss nella sanità pubblica è inquadrato con un contratto di categoria B livello super (BS) in quella privata si passa dalla categoria C se non addirittura inferiore, con stipendi che non sono adeguati alle attività svolte e alle mansioni assegnate;

    è di pochi giorni fa la presentazione da parte del Ministero della salute e delle regioni della predisposizione di due bozze con cui si ridefinisce il profilo professionale dell'Operatore sociosanitario e si individua una nuova figura professionale che dovrebbe operare «nei contesti organizzativi in cui sia stato previsto l'inserimento nel team assistenziale» per coadiuvare gli infermieri oltre a svolgere le attività proprie del profilo di operatore sociosanitario;

    in questo quadro istituzionale e alla luce dei cambiamenti e degli adeguamenti ai nuovi bisogni di salute della popolazione, emersi anche durante la pandemia da COVID-19 che ha colpito il nostro Paese, va ripensata la figura professionale dell'Oss, il suo percorso formativo e il suo rapporto con le altre figure professionali in ambito sanitario e sociosanitario,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a prevedere la revisione dei vigenti accordi tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano riguardanti la professione degli operatori sociosanitari, attraverso un tavolo tecnico tra gli stessi soggetti istituzionali con la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati nonché delle rappresentanze ordinistiche interessate al fine di prevedere il riordino della figura dell'Oss, secondo i seguenti criteri:

    a) formazione uniforme sia in termini di contenuti teorici e pratici (tirocinio, stage) che di monte ore, attribuendone la titolarità al Servizio sanitario nazionale (Ssn) e definendo in maniera centrale e uniforme il rapporto che intercorre, già concordato in più regioni, nella formazione dell'Oss tramite il coinvolgimento del percorso integrato di formazione degli istituti professionali a indirizzo sociosanitario;

    b) medesimo titolo di studio e contenuti, nonché definizione del titolo curricolare di accesso;

    c) definizione in modo puntuale delle competenze, attività, ambiti operativi e responsabilità, nonché modalità di inserimento nei differenti contesti operativi;

    d) modalità di mantenimento delle competenze (formazione continua);

    e) attivazione obbligatoria di un registro regionale degli operatori sociosanitari per tutelare il cittadino e prevenire l'abusivismo della professione;

    f) «riqualificazione» per coloro che sono già operativi come Oss e come Oss FC, da completarsi in un periodo temporale ben definito per riallocare e recuperare professionalità che necessitano di un aggiornamento;

    g) istituzione di un nuovo profilo professionale di «assistente sociosanitario» che abbia come requisito di base, oltre il titolo di Oss, il diploma di maturità;

   a predisporre iniziative di competenza volte a contrastare il dumping contrattuale nel settore privato, riconoscendo per la figura professionale dell'Oss, all'interno dei contratti di lavoro privati e delle cooperative, il medesimo costo contrattuale previsto nella sanità pubblica.
(7-00107) «Malavasi, Furfaro, Ciani, Girelli, Stumpo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   le alluvioni che hanno colpito e stanno colpendo la Romagna e le Marche nel mese di maggio 2023 hanno coinvolto anche alcuni territori dell'Appennino tosco-emiliano con particolare riferimento alla zona del Mugello;

   tali disagi interesseranno queste zone per molto tempo; nonostante le piogge siano diminuite il terreno montano sta infatti continuando a franare e secondo la Protezione civile interi pezzi di montagna scivoleranno a valle per giorni causando gravi problemi di pubblica sicurezza;

   numerosi centri abitati, tra cui Marradi, Palazzuolo sul Senio e Fiorenzuola, sono isolati da giorni a causa delle strade interrotte. Alcuni comuni hanno frazioni irraggiungibili, carenza di prodotti alimentari e medicinali e stanno registrando la chiusura di molte attività produttive;

   nonostante la gravità della situazione causata e le devastazioni prodotte l'esercito non è stato ancora inviato in questi luoghi;

   il Presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha già firmato lo stato di emergenza regionale per il maltempo che ha colpito l'alto Mugello;

   apprendiamo dalla stampa che il 23 maggio 2023 è stato convocato un Consiglio dei ministri per varare primi urgenti provvedimenti relativi alla grave alluvione che ha colpito le popolazioni dell'Emilia-Romagna, e di alcune zone delle Marche e della Toscana;

   in merito al tale Consiglio dei ministri Eugenio Giani ha dichiarato: «abbiamo predisposto tutte le schede e tutta la documentazione che accerta le quasi 200 frane in Alto Mugello, e spero che tutto questo porti ad accettare la dichiarazione di calamità nazionale anche per i comuni toscani della cosiddetta Romagna Toscana. Per parlare di stima dei danni bisogna aspettare qualche giorno», ha proseguito, spiegando che «i movimenti franosi sono tuttora in corso, non si esauriscono nell'episodio acuto: quando accadono queste bombe d'acqua gli effetti si vedono anche nell'arco delle settimane: rimetteremo mano a interventi strutturali quando potremo vedere stabilizzato il fronte degli smottamenti, oggi è in movimento, non è stabilizzato» –:

   se non si ritenga urgente e necessario dichiarare la calamità nazionale anche per le zone del Mugello colpite dalle alluvioni citate in premessa;

   se non si ritenga altrettanto indifferibile adottare iniziative volte a prevedere risorse e norme specifiche per ristorare i danni pubblici e privati e sospendere gli adempimenti fiscali e tributari per le attività ed i cittadini che ricadono in tali territori;

   per quali motivi, nonostante le gravissime e perduranti criticità per la sicurezza pubblica, non sia ancora stato inviato l'esercito nei territori del Mugello colpiti dalle alluvioni.
(5-00901)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   don Mattia Ferrari, che si occupa di salvataggio dei migranti in mare con l'associazione Mediterranea Saving Humans, a partire dal 2021 ha ricevuto diverse minacce attraverso alcuni account di Twitter e, in particolare, dall'account «Migrant Rescue Watch», considerato da molti giornalisti come quello del «portavoce» della mafia libica;

   il suddetto account è in grado di pubblicare da diversi anni documenti, foto e video di materiale militare top secret, anche delle nostre forze armate, e per questo motivo sarebbe considerato legato anche ai servizi segreti di diversi paesi;

   sulle minacce rivolte a don Mattia, la Gip del tribunale di Modena ha disposto nuove indagini, non accogliendo la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, per cui si confida che le nuove e rinnovate indagini della magistratura riescano ad individuare gli autori e gestori dei suddetti account social da cui le minacce sono partite;

   per queste minacce don Mattia Ferrari ormai da tempo è sottoposto a misure di protezione personale da parte dei Carabinieri;

   da quanto è dato conoscere Migrant Rescue Watch, account riconducibile alla mafia libica, nasce nel 2017, subito dopo la prima firma degli accordi tra Italia e Libia;

   in tale account – insieme alle foto e video della cosiddetta guardia costiera libica, la cui infiltrazione da parte della mafia libica è comprovata, che ritraggono uomini coperti da passamontagna a bordo di imbarcazioni, spesso impegnati nei respingimenti – vengono pubblicati documenti riservati provenienti da fonti militari di diversi Paesi;

   in particolare compaiono foto aeree militari e video girati dai sistemi di pattugliamento di navi militari, comprese foto aeree militari di Frontex (l'agenzia europea della guardia di frontiera) e di Med Alarm, materiale militare che non potrebbe essere diffuso;

   la circostanza, ad avviso dell'interrogante, induce a ritenere che possa sussistere un legame tra gli autori di tale account e apparati militari e di sicurezza di diversi Paesi, considerata la pubblicazione di documenti classificati come «riservatissimi», video e foto pubblicate inequivocabilmente provenienti da fonte militare e riservata;

   a parere dell'interrogante siamo di fronte a un fenomeno assolutamente inquietante che pone un serio allarme sulla sicurezza interna di diversi paesi;

   anche documenti italiani classificati sono stati oggetto delle pubblicazioni dell'account «Migrant Rescue Watch»: il 30 marzo 2022, ad esempio, l'account ha pubblicato una foto, scattata tramite cellulare, di un documento riservatissimo che sarebbe custodito a Roma, nelle sale operative del Italia Maritime Rescue Coordination Center (ITMRCC);

   secondo lo stesso don Mattia Ferrari, come riporta un articolo di Fanpage del maggio 2022, si tratterebbe di un documento segreto a cui nessuno avrebbe potuto accedere e che pure è stato pubblicato su Twitter;

   a parere dell'interrogante diventa indispensabile verificare come personaggi dalla condotta discutibile e riconducibili alle milizie libiche e ai trafficanti di esseri umani siano venuti in possesso di documenti italiani riservati e se esistano eventuali rapporti con apparati dello Stato italiano che abbiano direttamente o indirettamente agevolato la diffusione di tale materiale –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa circa la pubblicazione di materiale militare secretato o comunque riservato da parte dell'account Twitter «Migrant Rescue Watch» e quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere per verificare come un account riconducibile a personaggi dalla condotta discutibile e legati alle milizie libiche, ai trafficanti di esseri umani e, probabilmente alla mafia libica, siano venuti in possesso di documenti italiani classificati come riservati.
(4-01049)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   IAIA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'Irlanda ha approvato una legge con la quale si prevede che l'etichettatura delle bevande alcooliche in bottiglia, compreso il vino, debba contenere avvertenze sanitarie;

   si tratta del primo caso in Europa. Le bottiglie dovranno indicare le calorie e i grammi di alcol contenute nel prodotto, nonché avvertenze sui rischi nel consumo di alcol durante la gravidanza ed in relazione alle malattie del fegato e dei tumori correlati. «Il consumo di alcol provoca malattie del fegato» e «alcol e tumori mortali sono direttamente correlati» sono alcune delle frasi che le etichette dovranno riportare;

   la Commissione europea ha dato il proprio consenso alla proposta di legge irlandese, ma l'argomento sarà ulteriormente discusso poiché le associazioni europee e nazionali di produttori di vino, birra e distillati hanno presentato reclami ufficiali alla Commissione Ue perché apra una procedura di infrazione contro l'Irlanda, considerando il fatto che questo la legislazione irlandese pone barriere tecniche al commercio. La legge si applicherà in Irlanda dopo un periodo di transizione di tre anni, quindi a partire dal maggio 2026;

   alla luce dei fatti suesposti, all'interrogante sembra sia in atto una iniziativa i cui effetti causeranno il danneggiamento di un importante comparto produttivo del settore primario nazionale, considerato che il vino in particolare rappresenta non solo una delle eccellenze alimentari italiane ma anche una importantissima fonte di lavoro e di reddito per migliaia di imprese, i cui lavoratori saranno i soggetti maggiormente colpiti;

   quali iniziative di competenza si intenda assumere in sede di Unione europea per evitare una diffusione di norme analoghe in altri Stati e per evitare il conseguente rilevantissimo danno che si arrecherebbe all'economia nazionale.
(4-01050)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI SANZO, BRAGA, SIMIANI, PELUFFO, CURTI e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Sogin ha pubblicato il 5 gennaio 2021, la Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi), avviando così la fase di consultazione pubblica;

   le aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale sono il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti nella guida tecnica n. 29 e ai requisiti indicati nelle linee-guida della Iaea (International Atomic Energy Agency);

   con la pubblicazione della Cnapi è stata quindi avviata la procedura di consultazione pubblica, prevista dalla legge;

   la consultazione pubblica è stata finalizzata a coinvolgere tutti i soggetti interessati nel processo di localizzazione del Deposito nazionale e parco tecnologico;

   è la prima consultazione pubblica che si è svolta nel nostro Paese su un'infrastruttura di rilevanza nazionale che consentirà di ottimizzare la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi italiani;

   all'interno della fase di consultazione pubblica si è svolto il Seminario nazionale, la cui promozione è stata avviata il 3 agosto 2021, con un avviso sui principali quotidiani nazionali e a maggior diffusione locale nelle aree della Cnapi;

   gli esiti della consultazione pubblica, compreso il Seminario nazionale, sono stati funzionali alla successiva fase della procedura di localizzazione, la predisposizione della proposta di Cnai (Carta Nazionale delle Aree Idonee) che il 15 marzo 2022 è stata trasmessa, per approvazione, al Ministero della transizione ecologica, come previsto all'articolo 27, comma 5 del decreto legislativo n. 31 del 2010 e successive modificazioni e integrazioni;

   prima dell'autorizzazione da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, occorre acquisire il parere tecnico dell'ente di controllo l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN). In tale fase, la proposta di Cnai è secretata;

   rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo (n. 3-00090), il Ministro interrogato ha dichiarato che: «al fine di poter emettere il provvedimento di approvazione del parere tecnico vincolante sulla menzionata proposta da parte di ISIN, nel giugno 2022, la Sogin, su richiesta dell'Istituto stesso, ha trasmesso una proposta aggiornata di Cnai. Successivamente, nel novembre scorso, con modalità di riservatezza analoghe a quelle utilizzate per la trasmissione della proposta di Cnai da parte di Sogin, l'Istituto ha inoltrato la documentazione al Ministero. Purtuttavia, gli esiti dell'attività di verifica, hanno evidenziato la necessità di integrazione circa l'applicazione di alcuni dei criteri di esclusione o di approfondimento adottati dalla Sogin riguardo ad alcune aree potenzialmente idonee. Pertanto, a dicembre 2022, è stato chiesto alla Sogin di effettuare gli approfondimenti richiesti al fine di trasmettere a questo Dicastero, nel più breve tempo possibile, un parere tecnico risolutivo e consentire conseguentemente l'approvazione del Cnai»;

   senza l'approvazione della Cnai non può essere avviata la successiva fase di confronto finalizzata a raccogliere le manifestazioni d'interesse, volontarie e non vincolanti, da parte delle regioni e degli enti locali il cui territorio ricade anche parzialmente nelle aree idonee a ospitare il Deposito nazionale e parco tecnologico –:

   se, dato il protrarsi delle attività di verifica, intenda adottare opportune iniziative, anche eventualmente di carattere normativo, al fine di rendere pubblici gli atti relativi alle interlocuzioni tra Isin, Mase e Sogin, al fine di recuperare il virtuoso percorso di condivisione e confronto già avviato e purtroppo interrotto da questi ritardi;

   se il parere tecnico risolutivo richiesto alla Sogin sia stato inviato, quando si prospetti la pubblicazione della Cnai e se, visti i tempi ristretti, si ritenga che tale pubblicazione possa avvenire entro il termine di dicembre 2023 previsto per l'individuazione del Deposito unico nazionale.
(5-00902)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, CARAMIELLO, MORFINO e DI LAURO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, alcune delle principali organizzazioni venatorie e di produttori di armi avrebbero scritto ai Ministeri dell'ambiente e della sicurezza energetica e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste chiedendo di bypassare le valutazioni dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) con l'obiettivo di estendere la caccia al periodo di migrazione prenuziale;

   appare del tutto evidente che una predisposizione dei calendari venatori che non tenga conto dei dati scientifici sia in netto contrasto con il diritto comunitario, violando palesemente la direttiva Uccelli e i cosiddetti Key Concepts stabiliti a livello europeo;

   l'iniziativa delle associazioni dei cacciatori appare di una straordinaria gravità, che si aggiunge a quella del 9 marzo 2023, con la quale sostanzialmente i cacciatori hanno sostanzialmente chiesto al Governo di mettere a tacere l'Ispra, che a norma di legge è l'organo di consulenza scientifica per lo Stato, denigrandone l'operato e l'autorevolezza scientifica riconosciuta a livello internazionale;

   le associazioni ambientaliste, a loro volta, hanno inviato una lettera ai due ministeri interessati, chiedendo che venga adeguatamente tutelato il ruolo istituzionale e scientifico di un organismo che svolge un ruolo fondamentale per le politiche di tutela ambientale e per la salvaguardia della biodiversità;

   secondo le associazioni ambientaliste «l'iniziativa del mondo venatorio tradisce la clamorosa irresponsabilità di chi, pur di favorire ulteriormente i propri interessi privati, ignora la delicatezza della situazione in cui versa l'Italia in tema di caccia, con numerose e serie problematiche aperte tra cui proprio la caccia durante la migrazione prenuziale, e il rischio concreto che una robusta procedura di infrazione comunitaria venga attivata» –:

   se i Ministri interrogati confermino questa preoccupante e indebita pressione da parte delle associazioni dei cacciatori e delle aziende produttrici di armi finalizzata ad indebolire il regime di tutela della fauna selvatica, con temibili conseguenze per la biodiversità;

   se intendano respingere quelle che l'interrogante considera le incomprensibili istanze del mondo venatorio e quali provvedimenti intendano adottare al fine di garantire l'autonomia di Ispra, la corretta filiera dei pareri venatori e la vigilanza sui calendari regionali, nella prospettiva di una piena protezione degli uccelli, capitale naturale dello Stato e patrimonio indisponibile di biodiversità costituzionalmente tutelato;

   se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica non ritenga opportuno avviare un'interlocuzione con la Commissione europea in modo da valutare congiuntamente il quadro della tutela dell'avifauna, tenendo conto che eventuali decisioni assunte a livello statale avrebbero un impatto sul delicatissimo e comune patrimonio europeo delle specie migratrici.
(4-01051)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il tema delle concessioni balneari marittime è alquanto dibattuto;

   sull'argomento l'ultima a pronunciarsi è stata la Corte di giustizia dell'Unione europea che ha sentenziato che le concessioni delle spiagge italiane «non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente»;

   la sentenza, ha avuto un impatto notevole poiché il Governo italiano con il decreto Milleproroghe (decreto-legge 29 dicembre 2022 n. 198) ha prorogato al 31 dicembre 2024 le concessioni esistenti, decreto contro il quale si è espresso il Consiglio di Stato nella sentenza del 1° marzo 2023;

   sulle spiagge italiane grava da tempo una procedura d'infrazione Ue per violazione della cosiddetta direttiva Bolkestein, sulla cui applicabilità o meno alle concessioni balneari si è molto dibattuto;

   nell'ultima sentenza la Corte di giustizia europea evidenzia che tale direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo ma che «il diritto dell'Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un'analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati»;

   spetta a ciascuno Stato, dunque, valutare se all'interno del proprio territorio la «risorsa spiaggia» possa considerarsi scarsa o meno;

   la linea tracciata dal Governo italiano fino ad oggi è stata chiara: attendere la verifica della mappatura;

   a tal proposito si è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per il coordinamento amministrativo, il tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali marittime con l'obiettivo di definire i criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, tenuto conto sia del dato complessivo nazionale sia di quello disaggregato a livello regionale;

   nei giorni scorsi l'Agenzia del demanio, direzione regionale Toscana e Umbria, ha inviato ai comuni delle lettere con cui si comunicava la volontà di procedere all'attività di incameramento delle opere inamovibili di cui all'articolo 49 del Codice Navale chiedendo che le pubbliche amministrazioni comunicassero agli attuali concessionari l'avvio dell'iter amministrativo;

   alcuni comuni avrebbero già iniziato ad informare gli imprenditori balneari della circostanza e richiesto la relativa documentazione, mentre altri avrebbero sottolineato l'illegittimità della richiesta pervenuta loro;

   tali lettere rappresentano un atto formale di avvio di una procedura di esproprio;

   l'avvio di una procedura di incameramento prima della scadenza di una concessione si pone in contrasto con le vigenti norme giuridiche e con la giurisprudenza del Consiglio di Stato che afferma la possibilità di acquisizione solo al momento dell'effettivo termine della concessione, tale richiesta quindi, appare ancora più anomala a fronte dell'incertezza in merito alla futura applicabilità della direttiva Bolkestein e quindi del reale termine di spirare dei titoli;

   tale iniziativa ha generato incertezza su quale debba essere il ruolo dei comuni nella procedura nonché su quali iniziative gli stessi debbano legittimamente intraprendere –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati al fine di fornire un chiarimento rispetto all'iniziativa dell'Agenzia del demanio, direzione regionale Toscana e Umbria, che con la sua iniziativa ha intrapreso l'azione di incameramento in anticipo rispetto alla scadenza delle concessioni e in un clima generale di incertezza in merito alla stessa applicabilità della direttiva Bolkestein al caso italiano;

   se i Ministri interrogati intendano chiarire come mai l'agenzia del demanio su citata abbia posto in essere una tale iniziativa senza alcuna autorizzazione da parte della Capitaneria di porto, dato che, a norma di legge, è quest'ultima che può dare avvio alla Commissione di incameramento.
(2-00159) «Tenerini, Deborah Bergamini, De Palma».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la crisi di Banca popolare dell'Etruria e del Lazio, sfociata nel provvedimento di risoluzione dell'istituto bancario del 22 novembre 2015, ha comportato l'azzeramento dei risparmi di migliaia di famiglie collocate su tutto il territorio nazionale, nonché la morte di un risparmiatore che si è tolto la vita per aver perso tutti i propri risparmi;

   attraverso gli strumenti attuati da diversi Governi che si sono succeduti negli anni, con particolare riferimento al fondo indennizzo risparmiatori, gli indennizzi pubblici per i risparmiatori sono stati pari al 30 per cento per gli azionisti e 95 per cento per gli obbligazionisti subordinati;

   la Procura di Arezzo ha avviato numerosi procedimenti da cui sono poi scaturiti 4 diversi processi nei confronti degli amministratori, direttori generali e sindaci revisori della banca che si sono succeduti nel tempo;

   il processo più rilevante è quello per bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice che ha coinvolto gli amministratori ed i sindaci revisori e si è concluso in primo grado con l'assoluzione di tutti gli imputati a eccezione di un amministratore. La sentenza, che ha pregiudicato le ragioni civilistiche di migliaia di risparmiatori costituitisi parte civile, è stata appellata dalla Procura della Repubblica di Arezzo e la Corte di appello di Firenze ha fissato l'udienza per il giorno 5 maggio 2023. Durante tale udienza il Collegio ha disposto la rinnovazione della notifica per due imputati, ma ha rinviato al giorno 16 ottobre 2023, pur essendo evidente l'imminente prescrizione per il reato di bancarotta semplice, nonostante alcuni brevi periodi di sospensione connessi all'evento pandemico;

   il 10 novembre 2022, alcuni risparmiatori hanno presentato un esposto al Governatore della Banca d'Italia, quale organo di vigilanza per garantire una sana e prudente gestione del sistema bancario, circa un presunto conflitto di interesse tra l'avvocato che rappresenta la liquidatela della Banca popolare dell'Etruria e del Lazio costituitasi parte civile nel suddetto procedimento penale e alcun difensori degli imputati;

   nello specifico, nell'esposto viene rappresentato un possibile grave conflitto di interessi tra le parti legali di difesa coinvolti nel processo;

   tali circostanze, facilmente accertabili esaminando i siti internet degli studi legali coinvolti, potrebbero delineare una situazione in conflitto di interesse potenzialmente pregiudizievole per le ragioni della liquidatela ed in ultima istanza per il ruolo di controllo del settore bancario svolto da Banca di Italia. Inoltre si potrebbe profilare una situazione deontologicamente rilevante per gli avvocati coinvolti ai sensi dell'articolo 24 del codice deontologico forense;

   in merito al conflitto di interessi disciplinato dal codice deontologico, le pronunce del Consiglio nazionale forense hanno indicato che «Affinché possa dirsi rispettato il canone deontologico posto dall'articolo 24 c.d.f. non solo deve essere chiara la terzietà dell'avvocato, ma è altresì necessario che in alcun modo possano esservi situazioni o atteggiamenti tali da far intendere diversamente. La suddetta norma, invero, tutela la condizione astratta di imparzialità e di indipendenza dell'avvocato – e quindi anche la sola apparenza del conflitto – per il significato anche sociale che essa incorpora e trasmette alla collettività, alla luce dell'id quod plerumque accidit, sulla scorta di un giudizio convenzionale parametrato sul comportamento dell'uomo medio, avuto riguardo a tutte le circostanze e peculiarità del caso concreto, tra cui la natura del precedente e successivo incarico»;

   la ratio dell'articolo 24 del codice deontologico forense, come riportata dal sito https://www.consiglionazionaleforense.it del Consiglio nazionale forense, è quella di «evitare situazioni che possano far dubitare della correttezza dell'operato dell'avvocato e, quindi, perché si verifichi l'illecito, è sufficiente che potenzialmente l'opera del professionista possa essere condizionata da rapporti di interesse con la controparte ovvero con i suoi difensori.»;

   le situazioni personali o gli atteggiamenti del professionista che, anche solo astrattamente, possano implicare un conflitto di interesse, violano il codice deontologico. In particolare, l'articolo 24 c.d.f. viene violato quando la condotta dell'avvocato che non garantisca la propria terzietà ed indipendenza, anche se l'esistenza di un conflitto di interessi sia solo apparente o potenziale, nello svolgimento della propria attività professionale, in particolare se in astratto possono essere presunti condizionamenti dovuti a rapporti di tipo personale –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere a tutela dei risparmiatori.
(2-00160) «Cappelletti».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi la Gip del tribunale di Modena ha disposto nuove indagini sulle minacce subite da don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea, chiedendo alla Procura di identificare gli autori e i gestori dei due profili Twitter da cui, nel 2021, partirono diversi messaggi di minacce che finirono al centro della denuncia querela presentata dal sacerdote;

   la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, che conteneva passaggi come quello in cui il pm asseriva che l'esposizione sui social provoca reazioni, specie se «chi porta il suo impegno umanitario (e latamente politico) sul terreno dei social o comunque del pubblico palco – ben diverso dagli ambiti tradizionali – riservati e silenziosi – di estrinsecazione del mandato pastorale», non è stata accolta dal giudice;

   secondo il Gip infatti non possono essere considerate legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero espressioni gravemente offensive e lesive dell'onore e della reputazione che «attraverso maligni parallelismi rappresentino espressioni di hate speeches»;

   per il Gip, quelle contro don Mattia Ferrari sono espressioni che «certamente travalicano i limiti della continenza» e il legittimo dissenso rispetto alle idee si trasforma così «in un attacco personale, un'aggressione alla dimensione morale, denigratoria della dignità della vittima – di cui viene anche riportata l'immagine fotografica – e oggettivamente tale da esporla al pubblico e generale disprezzo»;

   si rammenta che, come denunciato da più fonti, le pesanti minacce ricevute da don Ferrari a causa del suo impegno in favore degli ultimi e dei più fragili, provengono, in particolare, da un personaggio oscuro appartenente alle milizie libiche, conosciuto come il «portavoce della mafia libica», autore di minacce anche nei confronti di giornalisti e di chi si occupa di salvare migranti dal mare e di denunciare il traffico indisturbato di esseri umani che avviene nel Mediterraneo e le condizioni inumane dei campi libici legato peraltro – come attestano inchieste giornalistiche e atti parlamentari – ai servizi segreti di diversi Paesi;

   a causa delle suddette minacce don Mattia Ferrari è da tempo sottoposto a forme di protezione;

   inoltre, l'account in questione da anni è in grado di pubblicare materiale contenente foto di velivoli militari europei e documenti secretati anche di apparati militari italiani;

   ad avviso dell'interrogante la decisione della Gip di Modena di non accogliere la richiesta della medesima Procura di archiviare le indagini su coloro che minacciano il don Mattia Ferrari è una buona notizia e auspicio dell'interrogante è che le nuove e rinnovate indagini della magistratura riescano ad individuare gli autori e gestori dei suddetti account social;

   nel rispondere ad una precedente interrogazione a risposta scritta presentata nel dicembre 2022 dall'interrogante, il Ministro interrogato, riportando le tesi a supporto della richiesta di archiviazione avanzate dalla Procura di Modena, riteneva non sussistessero i presupposti per l'avvio di iniziative ispettive ai sensi della clausola di salvaguardia di cui all'articolo 2 ultimo comma del decreto legislativo n. 109 del 2006 –:

   se il Ministro, anche alla luce del mancato accoglimento della richiesta di archiviazione e della disposizione della Gip di Modena di nuove indagini in merito alle minacce subite da don Mattia Ferrari, non intenda acquisire nuovi elementi sulla base dei quali riconsiderare la sussistenza o meno dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive di propria competenza.
(4-01048)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   BRAGA e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto preliminare ed il finanziamento per la variante alla ex SP 639 nel territorio della provincia di Lecco, ricompresa nei comuni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte è stato approvato nel novembre 2009 del Cipe. Nel luglio successivo lo stesso ente approvava anche il progetto definitivo del relativo lotto funzionale «S. Gerolamo», a carico sia del Cipe che della provincia di Lecco;

   nel corso degli anni la conduzione dell'appalto ha tuttavia palesato numerose difficoltà, che hanno avuto come conseguenza li blocco dei lavori. Con sentenza dell'ottobre 2019, il tribunale di Milano, sezione imprese, ha quindi dichiarato risolto il contratto tra provincia di Lecco e appaltatore;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2019 la ex SP 639 è riclassificata quale strada di interesse nazionale ed avviata un'interlocuzione tra la provincia di Lecco ed Anas per l'affidamento della progettazione esecutiva necessaria per il nuovo appalto;

   nel settembre 2021 viene, formalizzata la sottoscrizione della convenzione con Anas per il completamento della progettazione esecutiva;

   la convenzione prevede una tempistica di consegna della progettazione esecutiva entro 12 mesi dalla sopra richiamata sottoscrizione, ossia entro settembre 2022;

   la variante è stata inserita tra gli interventi previsti per le prossime Olimpiadi invernali di «Milano-Cortina 2026», affidati alla responsabilità del commissario straordinario Sant'Andrea, incaricato di seguire l'avanzamento delle opere;

   allo stato attuale sono già ampiamente scaduti i termini ultimi previsti dalla convenzione per la progettazione esecutiva – necessaria ad aggiornare il progetto per riappaltare l'opera – con la quale sarà possibile quantificare le eventuali risorse finanziarie aggiuntive per il completamento dell'opera, anche a seguito dell'aumento del costo delle materie prime e dell'incidenza dei costi energetici;

   i ritardi accumulati negli anni e la presenza di un cantiere bloccato stanno causando notevoli disagi ai cittadini, oltre a mettere in discussione la tempistica di completamento di un'opera fondamentale, inserita tra gli interventi previsti per le prossime Olimpiadi invernali di «Milano-Cortina 2026» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti di Anas e del commissario straordinario Sant'Andrea affinché si possa addivenire al completamento della progettazione esecutiva secondo le tempistiche concordate nella convenzione sottoscritta nel settembre 2021, al fine di garantire il rispetto di tutti gli impegni necessari al completamento della variante alla ex SP 639 nel territorio della provincia di Lecco, ricompresa nei comuni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte-lotto «San Gerolamo», opera prioritaria e prevista per le Olimpiadi di «Milano-Cortina 2026».
(5-00904)


   MILANI, MATTIA, FOTI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dalla fine del 2020, i principali materiali da costruzione hanno subito aumenti di prezzo eccezionali;

   nel 2022 si è registrata un'ulteriore forte accelerazione del fenomeno, anche per effetto della guerra in Ucraina, fatto che mette in ulteriore forte rischio i cantieri italiani, a cominciare da quelli previsti e finanziati con i fondi del Pnrr;

   gli aumenti registrati vanno da un minimo del 20 per cento per giungere sino al 40 per cento dell'originario valore di mercato registrati al momento della stipulazione del contratto;

   per affrontare efficacemente questa situazione, il Governo ha adottato alcune misure nel corso dell'ultimo anno. Queste misure rimangono tuttavia in gran parte inattuate o hanno tempi di attuazione troppo lunghi rispetto all'emergenza in corso;

   solo in rari casi, infatti, le imprese appaltatrici hanno ricevuto il pagamento delle somme anticipate per assicurare la regolare prosecuzione dei lavori nei cantieri pubblici;

   questa situazione sta creando alle imprese interessate dal fenomeno grandi difficoltà economico-finanziarie, in particolare grande difficoltà nel reperire la liquidità necessaria alla vita dell'impresa. Ciò potrebbe portare al blocco dei cantieri, pur essendo stati approvati diversi procedimenti, dal Governo Draghi prima e dal Governo Meloni poi, contenenti norme per assicurare lo stanziamento delle risorse necessarie. Si ricorda che sino ad oggi, gli stanziamenti complessivi ammontano a circa 3 miliardi di euro, proprio per far fronte all'abnorme aumento dei prezzi dei materiali necessari;

   agli interroganti risulta che, relativamente al secondo semestre 2021, conseguentemente agli stanziamenti previsti dalla legge 30 dicembre 2021 n. 234, legge di bilancio 2022, sia stato erogato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo il 13 per cento dei fondi complessivi previsti per il periodo gennaio-luglio 2022. Dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 previsti dall'articolo 26, comma 4 lettere a) e b) del decreto-legge n. 50 del 2022, noto come decreto aiuti, sia stato erogato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti solo il 2 per cento del totale dell'ammontare autorizzato alla spesa. Infine per i fondi per il periodo agosto-dicembre 2022, i fondi stanziati nel cosiddetto decreto-legge Aiuti sembra sia stata solo iniziata l'istruttoria, senza aver erogato nessun ammontare;

   all'interrogante invece non risultano informazioni relative al reale ammontare delle richieste sino a ora pervenute, nonché il loro valore complessivo, quante di queste siano state evase e per quale importo –:

   quali iniziative di competenza voglia intraprendere il Ministro interrogato per accelerare le procedure di erogazione dei fondi correttamente richiesti dalle stazioni appaltanti e quale sia l'ammontare delle risorse descritte in premessa.
(5-00905)


   ILARIA FONTANA, LOMUTI, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibere nn. 1 e 35 del 2022, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile ha assegnato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti anticipazioni a valere sulle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027;

   nell'ambito dei 164 interventi locali di immediato avvio dei lavori, figuravano interventi relativi alla viabilità delle province di Potenza e Matera;

   la provincia di Potenza, su richiesta del Ministero e per il tramite della regione Basilicata, ha provveduto a trasmettere la scheda con il relativo elenco delle strade, approvato nella competente Commissione consiliare, redatto sulla base delle segnalazioni dei funzionari provinciali, secondo priorità segnalate dagli uffici preposti in ordine alla sicurezza stradale e specifici criteri di riferimento;

   tuttavia, la scheda trasmessa dalla regione al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non riportava gli interventi segnalati dalla provincia bensì altri interventi, in alcuni casi riferiti addirittura a strade non provinciali, peraltro riportando importi privi di perizie e stime specifiche;

   la scheda con l'elenco degli interventi programmati redatta dall'ente provinciale, nuovamente trasmessa alla regione in data 29 dicembre 2022, per accedere ai finanziamento ministeriale, restava senza riscontro, mentre la regione provvedeva a confermare al Ministero, con nota prot. 18586 del 27 gennaio 2023, quanto precedentemente inviato dai propri uffici;

   le richieste di spiegazione del Presidente della provincia di Potenza in ordine alla ratio delle modifiche effettuate dalla regione inaudita altera parte, peraltro con richieste di finanziamento distribuite in modo non uniforme sui territorio provinciale, e senza tenere conto dell'istruttoria tecnica effettuata dalla provincia sugli interventi prioritari, sono rimaste prive di riscontro, salvo, in ultimo, apprendere che la determina n. 1765 dell'8 febbraio 2023 avente a oggetto l'assegnazione delle risorse FSC - anticipazioni 2021/2027, di cui alla delibera CIPESS n. 1 del 2022, richiamava la scheda formulata dalla regione, non corrispondente a quella redatta dall'ente provinciale;

   le funzioni attribuite alla provincia in materia di viabilità, ai sensi della legge n. 56 del 2014, sono state, nel caso de quo, impropriamente allocate a sé dalla regione, mettendo a rischio la possibilità di accedere ai contributi per interventi individuati come prioritari per la viabilità provinciale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno intraprendere un'interlocuzione con gli enti coinvolti per giungere alla risoluzione immediata della questione rappresentata, al fine di garantire le risorse necessarie per attuare gli interventi individuati dalla provincia competente.
(5-00906)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, il Presidente dell'Autorità portuale veneziana (Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico settentrionale) viene nominato commissario straordinario, con il compito di procedere alla progettazione, all'affidamento e all'esecuzione degli interventi, previa valutazione di impatto ambientale, secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia, e garantendone la coerenza con le indicazioni del Piano morfologico e ambientale della laguna di Venezia, e successivi aggiornamenti, per la realizzazione delle opere necessarie al rispetto del divieto di transito delle grandi navi nelle zone sensibili della laguna di Venezia, in particolare per la realizzazione di approdi temporanei e di interventi complementari;

   l'individuazione di tale figura è considerata di assoluta importanza per affrontare l'annosa e irrisolta questione delle «grandi navi» della croceristica e per la salvaguardia e della laguna di Venezia, un patrimonio di elevata rilevanza ambientale e culturale;

   attualmente procedono gli interventi per la realizzazione di approdi temporanei a Porto Marghera, mentre altri importanti interventi come quelli di manutenzione dei canali esistenti, interventi accessori per il miglioramento dell'accessibilità nautica e della sicurezza della navigazione non sembrano essere adeguatamente compiuti;

   inoltre si fa presente che, con riferimento al bando emanato dall'Autorità portuale, in esecuzione del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 45, per un concorso di idee per la realizzazione e gestione di attracchi portuali fuori laguna che è stato annullato con sentenza del Tar pubblicata il 26 aprile 2022, l'Autorità portuale ha deciso di presentare ricorso e non di adottare un nuovo bando, come sembrerebbe indicare la sentenza di primo grado;

   il piano regolatore attuale risale al 1965 ed andrebbe aggiornato. Nelle precedenti gestioni dell'Autorità portuale era stata avviata la redazione di un nuovo piano regolatore portuale seppur senza giungere all'approvazione definitiva;

   dal sito del commissario straordinario non vengono inoltre pubblicate le relazioni semestrali che il commissario deve trasmettere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – come specificatamente previsto all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103. Secondo le disposizioni, il commissario straordinario invia al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, entro il 31 marzo 2022 e successivamente ogni sei mesi, ai fini della successiva trasmissione alle Camere da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, una dettagliata relazione in ordine agli interventi, recante l'indicazione dello stato di realizzazione degli interventi stessi e le iniziative adottate e da intraprendere, anche in funzione delle eventuali criticità rilevate nel corso del processo di realizzazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto, se non intenda assumere iniziative volte a verificare per quali motivi le relazioni non sono state pubblicate e come intenda intervenire affinché le Camere possano essere rese edotte delle valutazioni di competenza sull'attività commissariale.
(5-00907)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI, DAVIDE BERGAMINI, MORRONE e RAVETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da «Open online» del 4 maggio 2023, la regione Emilia-Romagna ha restituito fra il 2021 e il 2022 al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 55,2 milioni di euro di un finanziamento statale di 71,9 milioni per la manutenzione e la messa in sicurezza dei corsi di acqua della regione, citando i rapporti della Corte dei conti e affermando che la giunta regionale, a guida del Partito Democratico, non li ha spesi nei tempi previsti;

   l'articolo riporta alcune tipologie di interventi finanziati con le risorse perdute come la «Manutenzione ordinaria per sistemazione rete idrografica del bacino Lamone»; i «Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari nei corsi d'acqua dei Bacini del T. Idice e del T. Sillaro»; gli «Interventi urgenti e d'emergenza nei corsi d'acqua dei bacini del torrente Idice», quelli «d'emergenza nei corsi d'acqua dei bacini del torrente Sillaro»; i «Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari dei torrenti Idice, Savena, Sillaro, Quaderna, Gaiana e Fossatone», i «Lavori di Manutenzione Torrente Ravone», quindi diretti alla messa in sicurezza di alcuni corsi d'acqua recentemente esondati;

   l'articolo riporta, inoltre, una difesa della regione basata per lo più su quanto riportato nella relazione della Corte dei conti, per cui quelle somme non furono utilizzate per le «dinamiche del Patto di stabilità che ha impedito di spendere le risorse residue» e, da parte della Corte, «la obiettiva constatazione della mancata realizzazione da parte dell'Amministrazione regionale, in un arco di tempo durato oltre un decennio, dell'opera di sistemazione idrogeologica per l'importo di circa 55 milioni, oltretutto finanziato interamente dallo Stato e che, per via di quanto emerso, ha determinato la restituzione di detta somma al bilancio del Ministero»;

   nello stesso giorno il medesimo sito pubblica la risposta in una nota dell'ufficio stampa della regione che sosterrebbe di aver riottenuto i fondi grazie a un accordo con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiarendo che quei fondi sono ora destinati al sistema idroviario Padano-Veneto e non alle opere di sicurezza dei fiumi e alla prevenzione del dissesto. «Open online» replica: «Ai rapporti della Corte dei conti sul bilancio della regione era allegata copiosa documentazione, fra cui la delibera 489 del 2021 con un lungo elenco di opere fra cui la messa in sicurezza dei torrenti e fiumi citata da Open» e «Ora la regione precisa che i 55 milioni erano utilizzabili solo per la navigabilità dei corsi di acqua (che aiuta comunque a metterli in sicurezza), spiega di averli riottenuti ma non le ragioni per cui per anni questi fondi non sono stati spesi. C'è da sperare quasi che non siano stati proprio spesi i soldi per il piano di messa in sicurezza degli argini ben dettagliati in quella delibera 489 del 2021 esaminata dalla Corte dei conti, visto il risultato di questi giorni. Perché se davvero spesi sono stati spesi evidentemente assai male» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire i fatti sopra esposti in merito ai finanziamenti non spesi dalla regione Emilia-Romagna o comunque chiarire se i fondi furono restituiti perché non effettivamente spesi, anche indicando, per quanto di competenza, le possibili correlazioni degli interventi previsti nell'originaria dotazione con la disastrosa alluvione del territorio.
(4-01054)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CAROTENUTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dal sito online www.collettiva.it del 7 maggio 2023, al dirigente nazionale della Fiom Cgil Rosita Galdiero «è stato recapitato da ignoti presso la propria abitazione un pacco dal contenuto sospetto. Sul posto le forze dell'ordine e gli artificieri hanno fatto brillare il pacco che conteneva una lettera con minacce gravissime per la dirigente sindacale.»;

   in una nota congiunta, la Cgil nazionale e la Fiom nazionale hanno comunicato che si tratta «dell'ennesima, grave, intimidazione, subita negli ultimi mesi dalla dirigente della Fiom, in una escalation di minacce avvenute in particolare dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Benevento di numerosi imputati. Tra i quali anche noti appartenenti ad organizzazioni criminali locali»;

   Rosita Galdiero è una sindacalista sotto scorta per le denunce fatte e per il suo impegno contro la criminalità organizzata in provincia di Benevento; già lo scorso anno, era stata vittima di minacce proprio alla vigilia del maxiprocesso sulla gestione dei migranti, scaturito da un esposto alla procura della Repubblica depositato dalla stessa sindacalista Galdiero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali ulteriori misure si intenda adottare a tutela dell'incolumità e della sicurezza della sindacalista minacciata per il suo impegno civile e la sua attività in difesa delle lavoratrici e dei lavoratori.
(4-01052)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI, FOSSI, BONAFÈ, GIANASSI, DI SANZO, BOLDRINI, FURFARO e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di Bilancio (legge 29 dicembre 2022 n. 197) ha introdotto una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni ha comportato, di fatto, la riduzione, non solo delle sedi, che verranno inevitabilmente accorpate, ma anche del contingente dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi;

   tale personale sarà quasi dimezzato rispetto a oggi: si passerà, infatti, dai 6.490 del 2024-2025, ovvero il primo anno in cui entreranno in vigore le norme della manovra 2023, fino ai 3.144 del 2031-2032; si tratta di 3.346 dirigenti scolastici in meno, il che andrà a impattare negativamente soprattutto sui territori già in difficoltà come le aree interne e le zone marginali del paese;

   secondo prime stime, a causa di tali norme, oltre 700 gli istituti scolastici, di ogni ordine e grado, potrebbero essere soppressi ed accorpati su tutto il territorio nazionale;

   appare quindi evidente all'interrogante che tali disposizioni causeranno inevitabilmente ulteriori disuguaglianze educative;

   questi mancati finanziamenti si inseriscono in un quadro nazionale già critico: dal rapporto di Save the Children «Alla ricerca del tempo perduto - Un'analisi delle disuguaglianze nell'offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana» emergono dati preoccupanti: le cifre confermano infatti quanto la privazione educativa sia strettamente legata a quella materiale. I territori dove è più alto il numero di studenti che provengono da famiglie con livelli socioeconomici più bassi sono anche quelli dove gli stessi studenti hanno più difficoltà a raggiungere i livelli di apprendimento adeguati;

   secondo le denunce dei sindacati di categoria, le riduzioni delle scuole in Toscana dovrebbero essere numerose (tra chiusure ed accorpamenti). Tali soppressioni, oltre ad avere pesanti ricadute sulle opportunità formative dei giovani di centri marginali (ma non solo) e sui tempi di conciliazione delle loro famiglie, aumenteranno notevolmente il carico di studenti negli altri istituti, con ripercussioni negative sulla didattica di alunni e sul lavoro di docenti e personale amministrativo. È inevitabile che una diretta conseguenza di tali politiche sarà inoltre l'aumento della dispersione scolastica;

   nelle aree interne la chiusura di alcune scuole oltre a ledere il diritto all'istruzione protetto dalla Costituzione, potrebbe quindi causare anche la perdita di decine di posti di lavoro tra collaboratori scolastici e amministrativi;

   secondo indiscrezioni di stampa, le riduzioni e gli accorpamenti delle scuole in Toscana riguarderebbero tutte le province: facendo alcuni esempi esplicativi, 15 nel territorio di Siena, 7 nel territorio di Massa, 10 nel territorio di Pisa, 15 nella città metropolitana di Firenze; senza considerare che il dato attuale può modificarsi in senso nettamente peggiorativo nel corso dei prossimi 10 -15 anni, visti gli attuali trend demografici;

   la regione Toscana ha presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la citata norma nazionale introdotta dalla legge di bilancio;

   le citate ricadute negative prodotte dalla legge di bilancio vanno a sommarsi, in particolar modo nelle aree interne, agli effetti prodotti dalle norme di cui all'articolo 64, comma 1, del decreto-legge numero 112, del 2008, che ha disposto il ridimensionamento delle dotazioni organiche dei docenti, e dal conseguente decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, che ha disciplinato il numero di alunni per classe;

   tali disposizioni, in assenza di deroghe annuali, rischiano di causare la chiusura di istituti storici, presenti prevalentemente nelle aree interne, che rappresentano spesso una offerta formativa territoriale unica per un territorio vasto e diversificato;

   un esempio in Toscana è quello del liceo classico di Piombino, che potrebbe essere soppresso nonostante le proteste di famiglie e studenti e il ruolo di valorizzazione delle ricchezze culturali e storiche locali svolto fino a oggi;

   per escludere le zone marginali del Paese dagli effetti derivanti dalle disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81 sono state presentate apposite proposte di legge nel corso delle ultime legislature –:

   quali e quanti plessi scolastici, di ogni ordine e grado, verranno soppressi o accorpati in Toscana a causa delle norme prodotte nella legge di bilancio 2023 e quali iniziative urgenti si intenda conseguentemente assumere al fine di salvaguardare il diritto all'istruzione ed i livelli occupazionali presenti, con particolare riferimento alle aree marginali e interne;

   se non si ritenga inoltre urgente e necessario adottare conseguentemente iniziative per modificare e aggiornare le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, con particolare riferimento alle zone marginali del paese.
(5-00903)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CAROTENUTO e AMATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   dal sito online www.collettiva.it del 3 maggio 2023 si apprende della incredibile vicenda di Roberto Clausi, docente e direttore atletico con l'incarico di rappresentante sindacale aziendale della Flc Cgil alla International School of Florence (Isf), prestigiosa scuola privata con sede in Firenze;

   secondo quanto si legge nella denuncia del signor Clausi, dopo anni di battaglie con la direzione della scuola per far valere i diritti previsti dal contratto nazionale e dal contratto integrativo aziendale, il 3 giugno 2019 viene sospeso dal servizio a seguito dell'apertura di un provvedimento disciplinare, cui segue il 1° luglio del 2019 un primo licenziamento da parte della scuola e il 23 luglio 2019 un secondo licenziamento per aver rilasciato una dichiarazione a una giornalista il giorno dello sciopero;

   il 9 dicembre 2019 il tribunale del lavoro di Firenze dispone la reintegra sul posto di lavoro annullando i due provvedimenti di licenziamento, che giudica illegittimi perché discriminatori; la giudice motiva la reintegra ritenendo quanto addebitato al lavoratore sindacalista privo di fondamento, costruito con chiaro intento di espellere il docente dalla scuola;

   nel maggio del 2020 viene licenziato una terza volta, a distanza di 10 mesi dai primi due licenziamenti; allo stesso «vengono contestate 28 diverse infrazioni, sebbene io non fossi più rientrato a scuola, tra le quali, una delle più assurde è quella di mangiare hamburger e patatine fritte (peraltro venduti nella mensa della scuola) di fronte agli studenti, quindi di non veicolare così il corretto messaggio educativo sulla nutrizione. Alcuni dei fatti contestati risalivano addirittura a otto anni prima.»;

   il 5 giugno 2021 il tribunale annulla anche questo licenziamento dichiarandone la natura discriminatoria per l'attività sindacale svolta;

   nell'ottobre del 2022 con sentenza di 1° grado il tribunale del lavoro rigetta anche l'opposizione della Isf al primo e secondo licenziamento e ne conferma la nullità perché discriminatori e tendenti a espellere il docente poiché rappresentante sindacale;

   nel gennaio del 2020 la Flc cita in giudizio la scuola per condotta antisindacale, in quanto ha omesso di informare preventivamente le organizzazioni sindacali della emanazione di un regolamento per il personale e della installazione di tre telecamere di sorveglianza: il 25 giugno 2020 il giudice riconosce le ragioni del sindacato in quanto la scuola ha violato il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori;

   nel frattempo il signor Clausi è costretto ad avviare le azioni esecutive per il recupero degli stipendi indebitamente trattenuti per le opposizioni avanzate dalla scuola; anche in questo caso il Tribunale riconosce le ragioni del lavoratore;

   il signor Clausi termina la propria lettera-denuncia chiedendo «per quanto tempo ancora l'istituto intenda dilapidare in questo modo le risorse che le famiglie hanno investito per l'educazione dei propri figli, invece di utilizzarle a favore della didattica e per riconoscere al personale la qualità del proprio lavoro con aumenti salariali soddisfacenti. Credo che la mia storia, però riguardi tutti i lavoratori, e specialmente chi ricopre cariche di rappresentanza sindacale: non esistendo alcuna sanzione realmente dissuasiva rispetto a questi comportamenti, un'azienda può licenziare un lavoratore un numero infinito di volte, costringendolo a un percorso giudiziale infinito, che non si concluderà con il pronunciamento di un giudice, ma con la fine delle risorse economiche di una famiglia a causa costi della giustizia.» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelare il lavoratore contro lo stillicidio di quelli che ad avviso dell'interrogante sono provvedimenti di natura persecutoria, di garantirne i diritti e di favorire la correttezza delle relazioni sindacali tra la scuola e i rappresentanti sindacali;

   quali iniziative di tipo normativo intenda adottare affinché non accadano ulteriori episodi come quelli esposti in premessa.
(4-01053)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LOIZZO, PANIZZUT, LAZZARINI e MATONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 24 maggio 2014, la sessantasettesima Assemblea mondiale della sanità indetta dall'OMS ha approvato una risoluzione (WHA 67.9) che riconosce la psoriasi come malattia invalidante, caratterizzata da un significativo impatto psicosociale;

   il Piano nazionale cronicità, approvato con accordo tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 15 settembre 2016, è uno strumento di programmazione che intende contribuire «al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone l'impatto sull'individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale oltre ad assicurare maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini»;

   il Piano, nella seconda parte, individua, sulla base di criteri specifici, un elenco di patologie croniche per le quali «al momento non esistono atti programmatori specifici a livello nazionale» e in molte delle quali rientrano le comorbidità della psoriasi;

   la psoriasi è una malattia cronica con importanti comorbidità che colpisce in Italia oltre 1,5 milioni di persone, mentre in Europa interessa circa 14 milioni di persone e 125 milioni nel mondo;

   la diagnosi della psoriasi è spesso tardiva; è ancora frequente un approccio di tipo biomedico che non tiene conto di quello psicosociale. Soprattutto nelle forme medio-gravi, inoltre, la psoriasi impone una gestione multidisciplinare, per cui è fondamentale implementare modelli di gestione integrata sia sanitaria che sociosanitaria;

   le agenzie e gli interlocutori che si occupano delle criticità che devono affrontare i cittadini italiani nel vedersi riconosciuto il diritto alla salute auspicano – come ha già fatto Salutequità nel suo 6° Report «Il Piano Nazionale della Cronicità per l'Equità» – la revisione e l'aggiornamento del Piano nazionale cronicità –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza, in raccordo con le regioni, per la definizione di un «Percorso assistenziale-tipo» (Pdta) che individui i potenziali «pilastri» dell'assistenza, oltre agli aspetti critici dal punto di vista clinico, organizzativo, operativo e della qualità della vita, dei pazienti con psoriasi e dei relativi caregiver familiari, anche valutando l'inserimento, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili e in occasione delle future procedure di aggiornamento, della voce «MALATTIE DERMATOLOGICHE - PSORIASI», nell'ambito del Piano nazionale della cronicità.
(4-01047)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Cangiano e Raimondo n. 5-00850, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Amich.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Gatta e altri n. 3-00424, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 maggio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dalla Chiesa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Interrogazione a risposta in Commissione Milani n. 5-00602 del 24 marzo 2023.

   Interrogazione a risposta immediata in Commissione Loizzo n. 5-00891 del 23 maggio 2023.