Camera dei deputati

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il cancro epiteliale dell'ovaio è la forma più frequente di tumore ovarico maligno e colpisce prevalentemente le donne di età superiore a 50 anni, ma può colpire anche donne più giovani. Il 25 per cento dei casi è riconducibile alla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2;

    secondo il rapporto «I Numeri del Cancro in Italia 2022» a cura, tra gli altri, dell'Associazione italiana registri tumori (Airtum) e dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), il tumore dell'ovaio occupa il decimo posto tra i tumori femminili più diffusi e costituisce il 3 per cento di tutte le diagnosi di tumore. Nel 2020 sono state stimate circa 5.200 nuove diagnosi;

    la percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 40 per cento circa, soprattutto perché in molti casi la malattia viene diagnosticata quando è in fase già avanzata, ma i dati stanno migliorando grazie ai continui sforzi dei ricercatori. Lo stesso rapporto rileva come i tassi di mortalità di tale patologia registrati nel 2020 siano in diminuzione in tutte le fasce di età rispetto alla media degli anni 2015-2019;

   il rapporto «Global Cancer Statistics 2020», prodotto in collaborazione dall'American Cancer Society (ACS) e dalla International Agency for Research on Cancer (Iarc), mostra come, a livello globale, il tumore ovarico rappresenti il 3,4 per cento circa di tutti i tumori femminili, con un'incidenza maggiore nei Paesi a reddito alto e molto alto (7,1 per cento) rispetto ai Paesi a reddito medio e basso (5,8 per cento);

   il cancro ovarico spesso non provoca sintomi specifici nelle fasi iniziali di sviluppo e, proprio a causa di questo, la diagnosi è spesso tardiva (circa l'80 per cento dei casi vengono diagnosticati in fase avanzata, quando la malattia è estesa fuori dalle ovaie e dalla pelvi);

   i principali strumenti di prevenzione attualmente disponibili sono la visita ginecologica abbinata a un'ecografia transvaginale. Particolare rilievo assume il test Brca che dovrebbe essere effettuato su tutte le pazienti al momento della diagnostici per definire le strategie terapeutiche e consentire di identificare le persone sane con mutazione Brca, per le quali prevedere programmi di sorveglianza intensiva, medici e chirurgici, per la riduzione del rischio di sviluppare il carcinoma ovarico;

    è importante in ogni caso che le donne pongano attenzione alla comparsa di nuovi sintomi, anche se non specifici, soprattutto quando questi disturbi non sono fugaci, ma persistono: sensazione di gonfiore addominale, dolori pelvici, necessità di urinare frequentemente. Riferire questi disturbi al proprio medico può aiutare ad anticipare la diagnosi;

    alla luce di tale situazione, si è costituita nel 2013 l'Associazione no profit Loto che nasce con il preciso intento di colmare un vuoto informativo e di consapevolezza sul carcinoma dell'ovaio;

    recentemente l'Associazione Loto ha avviato una collaborazione con Federfarma, la Federazione nazionale che rappresenta oltre 18.000 farmacie private convenzionate con il SSN, per promuovere una campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore ovarico;

    la campagna, denominata «Conosciamoci, consapevolmente», si articola in tre fasi: (i) la prima fase ha l'obiettivo di informare il largo pubblico sulle peculiarità del tumore ovarico e sull'importanza di sottoporsi a controlli regolari; (ii) la seconda fase è dedicata alla formazione professionale del farmacista attraverso il corso FAD ECM «Close-up sul carcinoma ovarico», dedicato alla conoscenza di questa patologia in tutti i suoi aspetti: incidenza, classificazione, profili di rischio, possibilità di trattamento, ruolo delle strutture di riferimento sul territorio e delle associazioni dei pazienti; (iii) la terza fase consiste nella realizzazione di un progetto pilota in tre città campione – Roma, Napoli e Rovigo – nelle quali i farmacisti saranno coinvolti in attività volte a offrire alle donne un concreto supporto di ascolto, aiuto, orientamento;

    l'obiettivo è creare e testare una rete di supporto dedicata alla prevenzione del tumore ovarico, fondata sulla collaborazione tra le farmacie, le sedi territoriali dell'associazione Loto e le unità ospedaliere operative in ambito oncologico. Il progetto pilota sarà realizzato in collaborazione con l'Associazione Farmaciste Insieme, fortemente radicata sul territorio e già impegnata nella campagna in favore delle donne vittime di violenza domestica;

    in occasione della presentazione di tale iniziativa, tenutasi il 23 febbraio 2023 presso la Sala Matteotti della Camera dei deputati, è stata proposta l'istituzione di un intergruppo parlamentare, trasversale alle varie forze politiche, focalizzato sulla prevenzione del tumore ovarico con l'obiettivo di supportare sempre più la comunità scientifica che ormai da tempo sta lavorando alacremente all'individuazione di un programma di screening di popolazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a sostenere, attraverso il supporto del Ministero della salute, le campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore ovarico e, in particolare, la campagna promossa dall'Associazione Loto in collaborazione con Federfarma, favorendo la massima diffusione delle informazioni sul tumore ovarico e dell'invito rivolto alle donne a sottoporsi a controlli regolari a tutela della propria salute;

2) a istituire presso il Ministero della salute un tavolo tecnico per approfondire le tematiche legate alla diffusione del tumore ovarico e alla sua prevenzione, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati e il coinvolgimento dell'Intergruppo parlamentare.
(1-00126) «Lazzarini, Molinari, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».


   La Camera,

   premesso che:

    a seguito delle rilevanti difficoltà di approvvigionamento delle fonti energetiche e della notevole volatilità del mercato energetico mondiale derivanti dall'aggressione russa ai danni dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, finalizzato a rafforzare l'autonomia strategica dell'Unione europea e aumentare la resilienza, la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico dell'Unione europea, attraverso la diversificazione dell'approvvigionamento energetico, la produzione e diffusione dell'energia pulita, l'efficienza energetica;

    l'obiettivo è quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030, secondo modalità che garantiscano anche la coerenza con il Green Deal europeo e il quadro normativo europeo sul clima che fissa la riduzione pari almeno al 55 per cento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050;

    il piano REPowerEU presuppone, innalzandone ulteriormente alcuni specifici target ivi previsti, in particolare la quota di produzione di energie rinnovabili, la piena attuazione del pacchetto «Pronti per il 55 per cento», volto a rivedere le normative dell'Unione europea in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, produzione di energia e trasporti, per allinearle al nuovo obiettivo del 2030;

    l'adozione del Piano si è resa necessaria anche al fine di aiutare le famiglie e le imprese, già colpite dalla crisi COVID-19, ad abbattere i costi dell'energia, nell'ottica di una ripresa efficace, sostenibile e inclusiva;

    allo scopo di finanziare investimenti e riforme chiave che contribuiranno al conseguimento degli obiettivi prefissati, nonché di ottimizzare la complementarità, la coerenza e la coesione delle strategie e delle azioni intraprese dall'Unione e dagli Stati membri per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione, gli Stati membri dovranno introdurre nei PNRR nazionali un apposito capitolo dedicato al piano REPowerEU ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, recentemente approvato, che modifica del regolamento (UE) 2021/241 istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza;

    sulla base delle nuove linee guida della Commissione del 1° febbraio 2023, per il finanziamento dei capitoli REPowerEU gli Stati avranno così a disposizione ulteriori risorse 20 miliardi in sovvenzioni (12 dal Fondo per l'innovazione e 8 dalle aste anticipate di quote ETS) e di questi l'Italia ne avrà 2,76 (il 13,8 per cento). Inoltre, gli Stati potranno trasferire fino al 7,5 per cento delle dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale, dal Fondo sociale europeo Plus e dal Fondo di coesione, equivalenti per l'Italia a circa 2,1 miliardi. Infine, sono a disposizione anche i fondi non spesi della riserva di adeguamento alla Brexit (Italia 146,8 milioni);

    le riforme e gli investimenti nel capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del Pnrr devono specificamente mirare a contribuire al conseguimento di almeno uno dei seguenti obiettivi:

     a) miglioramento delle infrastrutture e degli impianti energetici, per rispondere alle esigenze immediate in termini di sicurezza dell'approvvigionamento di gas, incluso il gas naturale liquefatto, in particolare per consentire la diversificazione dell'approvvigionamento, nell'interesse dell'Unione nel suo complesso; le misure riguardanti le infrastrutture e gli impianti petroliferi necessari per rispondere alle esigenze immediate in termini di sicurezza dell'approvvigionamento possono essere inclusi nel capitolo dedicato al piano REPowerEU di uno Stato membro solo qualora tale Stato membro sia soggetto alla deroga temporanea eccezionale di cui all'articolo 3-quaterdecies, paragrafo 4, del regolamento (UE) n. 833/2014, a causa della sua dipendenza specifica dal petrolio greggio e della sua situazione geografica;

     b) promozione dell'efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture energetiche critiche, decarbonizzazione dell'industria, aumento della produzione e della diffusione del biometano sostenibile e dell'idrogeno rinnovabile o ottenuto senza combustibili fossili e aumento della quota e accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili;

     c) contrasto della povertà energetica di famiglie e imprese, comprese le piccole e medie imprese;

     d) incentivazione della riduzione della domanda di energia;

     e) contrasto delle strozzature interne e transfrontaliere nella trasmissione e nella distribuzione di energia, sostegno dello stoccaggio di energia elettrica e accelerazione dell'integrazione delle fonti energetiche rinnovabili, nonché sostegno dei trasporti a zero emissioni e delle relative infrastrutture, comprese le ferrovie;

     f) sostegno degli obiettivi di cui alle lettere da a) a e), attraverso la riqualificazione accelerata della forza lavoro, grazie all'acquisizione di competenze verdi e delle relative competenze digitali, e attraverso il sostegno delle catene del valore relative alle materie prime e tecnologie critiche connesse alla transizione verde;

    le misure del Pnrr destinate alla transizione verde, compresa la biodiversità, devono rappresentare almeno il 37 per cento della dotazione totale e almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure incluse nel capitolo dedicato al piano REPowerEU;

    il Pnrr in materia di energia include 12 investimenti economici e 4 riforme normative: in particolare, sono previste misure di promozione delle energie rinnovabili per le comunità energetiche e l'autoconsumo, promozione di impianti innovativi (inclusi quelli off-shore), sviluppo del bio-metano, produzione di idrogeno in aree industriali dismesse, utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate, sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto stradale, sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto ferroviario, ricerca e sviluppo sull'idrogeno, potenziamento delle energie rinnovabili e delle batterie, tecnologia dei dispositivi fotovoltaici (PV), produzione di idrogeno verde, industria eolica;

    con il Pnrr e il capitolo dedicato al piano REPowerEU, gli Stati membri sono tenuti a conseguire gli obiettivi in materia di coesione economica, sociale e territoriale di cui all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite, prestando particolare attenzione alle zone remote, periferiche e isolate e alle isole;

    il regolamento (UE) 2022/1854 introduce un contributo di solidarietà temporaneo per le imprese e le stabili organizzazioni dell'Unione che svolgono attività nei settori del petrolio greggio, del gas naturale, del carbone e della raffineria. Gli Stati membri sono invitati a utilizzare una parte di tali proventi per promuovere in modo coerente sinergie e complementarità con le riforme e gli investimenti nei rispettivi capitoli dedicati al piano REPowerEU, al fine di finanziare misure da attuare a livello nazionale conformemente agli obiettivi del piano REPowerEU;

    le misure del capitolo PNRR dedicato al piano REPowerEU devono essere o nuove riforme e investimenti, avviati a partire dal 1° febbraio 2022, o la parte rafforzata delle riforme e degli investimenti già previsti e inclusi nella decisione di esecuzione del PNRR da parte del Consiglio già adottata per lo Stato membro interessato;

    come indicato nella comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, gli Stati membri sono fortemente invitati a presentare i PNRR modificati con il capitolo REPowerEU entro il 30 aprile 2023 anche al fine di consentirne la verifica senza ritardi;

    a seguito dell'interpellanza 2-00124, presentata dal gruppo parlamentare PD Camera, il Governo ha comunicato il 14 aprile 2023 a pochi giorni dal citato termine, di aver avviato alcune consultazioni e di non essere ancora in grado di fornire una indicazione dei progetti che saranno inclusi nel nuovo capitolo REPowerEU;

    recenti dichiarazioni alla stampa del capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari riportano la volontà di arrivare a valutare di rinunciare a una parte dei fondi a debito; così pure, il deputato Alberto Bagnai, in un intervento alla Camera del 4 aprile 2023 ha dichiarato che: «Nel merito, (...), fin dall'inizio, noi ci siamo posti il tema di quanto le priorità scelte in Europa, che il PNRR incorporava, fossero effettivamente compatibili con le esigenze del tessuto produttivo del nostro Paese»;

    il Parlamento non è stato coinvolto sui programmi relativi al REPowerEU, né tantomeno sulle modifiche che il Governo intenderebbe apportare al Piano nazionale di ripresa e resilienza, dopo averne appena modificato la governance con il rischio di rallentarne ulteriormente la realizzazione e di perdere le fondamentali risorse ottenute in Europa;

    dopo il faticoso completamento dei 55 obiettivi dello scorso anno, e lo slittamento nel pagamento della terza rata da 19 miliardi di euro, importanti ritardi si stanno accumulando sull'attuazione dei 27 obiettivi di questo semestre, cui consegue un'ulteriore rata da 16 miliardi di euro;

    è necessario scongiurare il rischio di perdere le fondamentali risorse ottenute in Europa con il Pnrr, sia come prestiti a fondo perduto, sia come prestiti a tassi di interesse che sono in ogni caso fortemente agevolati;

    nel Programma nazionale di riforma contenuto nel Documento di economia e finanza per il 2023 appena varato, il Governo stesso stima che con la piena e integrale attuazione del Pnrr si otterrebbe, rispetto allo scenario base, un incremento di un punto percentuale sul Pil nel 2023, dell'1,8 per cento nel 2024, del 2,7 per cento nel 2025, fino a una potenziale spinta del 3,4 per cento nel 2026, anno finale del Piano stesso. L'impatto macroeconomico del Pnrr è valutato con riferimento alle sole risorse per progetti aggiuntivi, non tenendo conto cioè delle misure contenute nel Piano che si sarebbero comunque realizzate anche senza l'introduzione del Pnrr;

    il capitolo REPowerEU nel Pnrr renderà inoltre urgente e necessario l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), che ancora stabilisce come obiettivo, da rivedere al rialzo alla luce dei target europei, una quota del 30 per cento di energie rinnovabili sul consumo finale di energia entro il 2030;

    la proposta di aggiornamento del Pniec deve essere trasmesso alla Commissione europea entro il 30 giugno 2023 ai sensi dell'articolo 14 del regolamento (UE) 2018/1999,

impegna il Governo:

1) a presentare entro il 30 aprile 2023 il capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del Pnrr, comunque garantendo una piena e consapevole valutazione da parte dei soggetti interessati dai progetti ivi previsti, ai fini della piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale;

2) a coinvolgere il Parlamento sulla definizione dei programmi ivi ricompresi, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal Pnrr e che ciascuno dei progetti contribuisca effettivamente ed efficacemente al conseguimento degli obiettivi del REPowerEU, come previsto dal regolamento (UE) 2023/435, con particolare riferimento a:

  a) il contrasto alla povertà energetica;

  b) la distribuzione territoriale in conformità al rispetto degli obiettivi in materia di coesione economica, sociale e territoriale e alla «clausola del 40 per cento»;

  c) il rispetto della percentuale di almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure per contribuire efficacemente alla transizione verde, compresa la biodiversità;

  d) il contributo alla diffusione delle energie rinnovabili, miglioramento dell'efficienza energetica e riduzione della dipendenza dai combustibili fossili;

  e) la riqualificazione della forza lavoro per acquisire competenze verdi;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere, in ogni caso, per il raggiungimento degli obiettivi del REPower di cui al punto precedente:

  a) l'immediata entrata in vigore dei decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili, essendo i termini per l'emanazione degli stessi già ampiamente scaduti, per favorire la produzione diffusa di energia rinnovabile e contribuire al contrasto della povertà energetica;

  b) la prioritaria riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri e agli edifici adibiti ad edilizia residenziale pubblica, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche;

  c) meccanismi incentivanti che favoriscano l'autoproduzione da fonti rinnovabili da parte delle imprese al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili;

4) ad adottare iniziative volte a scongiurare ritardi e rimodulazioni del Pnrr, per non disperdere le risorse da esso derivanti e assicurare il raggiungimento degli obiettivi necessari alte transizione verde;

5) ad adottare iniziative volte a procedere tempestivamente all'aggiornamento del Pniec, in piena coerenza con i nuovi obiettivi climatici e il quadro degli interventi che si intende inserire nel capitolo REPowerEU del Pnrr.
(1-00127) «De Luca, Braga, Simiani, Peluffo, Iacono, Madia, Scarpa, Casu, Curti, Di Sanzo, Ferrari».


   La Camera,

   premesso che:

    la medicina e la chirurgia estetica sono discipline medico-chirurgiche finalizzate alla cura della propria immagine mediante interventi di natura asportativa o additiva di varia entità o motivate dalla mancata, ragionevole, accettazione di una parte del proprio corpo a causa di difetti menomanti che possono riverberarsi anche sul piano psicofisico e delle relazioni sociali;

    la medicina estetica, in particolare, è una branca di intervento relativamente recente e che si afferma ogni giorno di più, alla quale ci si riferisce sempre più spesso sino a confondere le rispettive tipologie di intervento, generando in tal modo confusione in merito alla corretta identificazione delle figure professionali preposte e dei canoni di preparazione e competenze che esse, ad oggi, richiedono;

    si assiste spesso, infatti, all'utilizzo dei termini di medicina estetica e di chirurgia estetica come se non ci fosse distinzione tra competenze, settori, presupposti e metodologie correlati alle due tipologie di intervento. Pur ponendosi come obiettivo comune quello di intervenire sugli inestetismi al fine di correggerli e modificarli, in realtà le due branche utilizzano strumenti e metodologie completamente diversi oltre a richiedere percorsi formativi del tutto differenti;

    se per operare come chirurgo estetico è necessaria la laurea magistrale in medicina e chirurgia e la successiva specializzazione in chirurgia plastica e ricostruttiva, non esiste ad oggi un percorso universitario formalmente riconosciuto per l'esercizio della medicina estetica che invece richiede una conoscenza specifica ed approfondita della anatomia dei territori trattati, della struttura e delle caratteristiche dell'organo cute, della capacità di riconoscimento specifico diagnostico differenziale dell'elemento da trattare, dei rischi connessi all'impiego di tali procedure e pratiche; una preparazione medica, anche specialistica, ma non specifica, non garantisce l'adeguata conoscenza e competenza volta ad assicurare prestazioni in linea con i canoni di sicurezza necessari e con i risultati migliori ottenibili;

    pur esistendo appositi corsi di formazione teorico-pratica successivi alla laurea, peraltro riconosciuti dal Ministero della salute, la loro frequentazione non è obbligatoria ai fini dell'erogazione della prestazione medica, il che rappresenta un grave vulnus nel sistema della formazione universitaria in chiave medico-chirurgica considerando, a maggior ragione, che sia la medicina che la chirurgia estetica richiedono tecniche complesse, in continua evoluzione, che producono conseguenze direttamente sulla vita e sul benessere psicofisico del paziente, soprattutto per quanto riguarda la trattazione dei problemi cutanei che richiedono l'adozione di tecniche che prevedono un'adeguata capacità di specializzazione soprattutto sul fronte diagnostico;

    in assenza di normative in materia, alcuni ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, al fine di assicurare ai cittadini garanzia di massima informazione e trasparenza, hanno previsto la predisposizione di appositi albi o elenchi dei medici operanti nel campo degli interventi e delle attività diagnostico – terapeutiche con finalità estetiche richiedendo, a tal fine, anche una specifica formazione in medicina estetica sia teorica che pratica;

    l'articolo 76-bis del codice di deontologia medica recita che «Il medico, nell'esercizio di attività diagnostico-terapeutiche con finalità estetiche, garantisce il possesso di idonee competenze e, nell'informazione preliminare al consenso scritto, non suscita né alimenta aspettative illusorie, individua le possibili soluzioni alternative di pari efficacia e opera al fine di garantire la massima sicurezza delle prestazioni erogate.»;

    il vuoto legislativo non può essere colmato dalla iniziativa dei singoli ordini professionali provinciali e la mancata previsione di uno specifico diploma di specializzazione comporta che questa disciplina possa essere praticata anche da persone prive delle necessarie e adeguate competenze con possibili conseguenze a volte devastanti per i pazienti;

    il benessere psicofisico della persona è strettamente connesso anche ad uno stato di armonia e di salute interiore che può derivare da un maggiore senso di sicurezza che l'accettazione di sé porta e che la medicina estetica è in grado di favorire;

    vista la crescente richiesta di interventi di medicina e chirurgia estetica nel Paese appare necessario garantire ai pazienti la definizione di standard qualitativi e professionali adeguati,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere, in accordo con le università, e con gli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri e le società scientifiche accreditate presso il Ministero della salute, l'individuazione di percorsi di formazione e di corsi di aggiornamento specialistici post laurea per i laureati in medicina e chirurgia e/o in odontoiatria e protesi dentaria, per gli ambiti di rispettiva competenza, che possono svolgersi nell'ambito delle scuole di specializzazione in chirurgia plastica e dermatologia o mediante la frequenza di master universitario di II livello in medicina estetica, nonché di corsi di aggiornamento nell'ambito di programmi di formazione continua in medicina (Ecm) organizzati dagli ordini professionali o dalle società scientifiche accreditate, affinché la pratica della medicina estetica sia riservata a soggetti in possesso di specifiche competenze e di titoli di studio certificati;

2) ad adottare le iniziative di competenza volte a prevedere l'istituzione di registri territoriali dei medici estetici e degli odontoiatri estetici, associati ai rispettivi albi professionali tenuti presso gli ordini dei medici chirurghi ed odontoiatri, e di un correlato registro unico nazionale che ne raccoglie i dati, tenuto presso la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri; per la permanenza nel quale deve essere prodotta attestazione della partecipazione con cadenza almeno triennale, a corsi di aggiornamento su diagnostica, clinica e terapia in medicina estetica, organizzati e certificati dall'ordine dei medici chirurghi e odontoiatri o dalle società scientifiche accreditate.
(1-00128) «Patriarca, Cappellacci, Mangialavori, Vietri, Schifone, Benigni, Loizzo, Panizzut, Battilocchio, Ciocchetti, Rosso, Mazzetti, Ciancitto, Lancellotta, Morgante».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni I e XI,

   premesso che:

    al personale dei corpi forestali delle regioni a statuto speciale, della Sardegna, della Sicilia, del Friuli-Venezia Giulia e della Valle D'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano, sono affidati importanti compiti di prevenzione e di repressione dei reati e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, in concorso con la polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, il corpo della Guardia di finanza e il corpo della polizia penitenziaria. In sostanza, nei rispettivi ambiti territoriali i corpi forestali esercitano le medesime funzioni che, nel resto del territorio nazionale, erano in passato svolte dal disciolto corpo forestale dello Stato (assorbito nell'Arma dei carabinieri per effetto del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177): protezione civile, pubblica sicurezza, polizia giudiziaria, polizia ambientale e forestale;

    la legge 7 agosto 2015, n. 124, all'articolo 8, comma 7, nel disporre l'assorbimento anzidetto e la relativa attribuzione di funzioni, ha stabilito che «Nei territori delle Regioni a Statuto speciale e delle Province Autonome di Trento e di Bolzano restano ferme tutte le attribuzioni spettanti ai rispettivi corpi forestali regionali e provinciali, anche con riferimento alle funzioni di Pubblica Sicurezza e di Polizia Giudiziaria (...)», ferme restando le garanzie di coordinamento in sede nazionale delle funzioni di polizia e di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare, nonché la sicurezza e i controlli nel settore agroalimentare;

    in vari settori dell'ordinamento giuridico italiano sono presenti disposizioni che riconoscono la specificità del personale dei comparti sicurezza e difesa e vigili del fuoco e soccorso pubblico, in quanto assoggettati a un complesso di limitazioni e obblighi del tutto peculiari, nonché ad attività significativamente usuranti, che presuppone il costante possesso di particolari idoneità psicofisiche e il mantenimento di standard di efficienza operativa periodicamente verificati con controlli medici, test attitudinali e attività addestrative mirate. Allo stesso modo, il personale dei corpi forestali è assoggettato alle medesime limitazioni. Tuttavia, nel corso degli anni lo stesso non ha potuto beneficiare del riconoscimento di analoghe condizioni di specificità, talché la normativa di settore è rimasta sprovvista di disposizioni atte a riconoscerne il ruolo, le qualifiche e le funzioni svolte;

    la legge 4 novembre 2010, n. 183, all'articolo 19, riconosce, anche ai fini della tutela economica, pensionistica e previdenziale, «la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad essi appartenente, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti», senza però comprendere il personale dei corpi forestali. Analogamente, le disposizioni che disciplinano le forze di polizia e le qualifiche di ufficiale e agente di polizia giudiziaria non riconoscono una piena competenza ai corpi forestali, allo stato concepiti esclusivamente come corpi tecnici con funzioni di polizia;

    gli organici dei corpi forestali sono costituiti da personale in grado di assicurare la piena efficienza di rendimento in ragione delle specificità delle funzioni esercitate e dei particolari requisiti di efficienza psicofisica all'uopo richiesti;

    alla luce di quanto esposto e con il fine di dare soluzione alla palese disparità di trattamento ad oggi persistente a danno degli appartenenti ai corpi forestali regionali,

impegnano il Governo

ad attivare ogni opportuna iniziativa che consenta di uniformare e armonizzare la disciplina economica, pensionistica e previdenziale prevista per le forze armate, forze di polizia e corpo nazionale dei vigili del fuoco a favore delle donne e degli uomini in servizio presso i corpi forestali regionali.
(7-00094) «Mura, Rizzetto, Lampis, Deidda, Messina, Polo, Loperfido, Longi, Mattia, Milani».


   La VIII Commissione,

   premesso che:

    l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) istituita con la legge n. 481 del 1995 svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell'energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore. Attraverso la propria attività regolatoria deve garantire, inoltre, la promozione della concorrenza e dell'efficienza nell'erogazione dei servizi di pubblica utilità e tutelare gli interessi di utenti e consumatori;

    il potere regolatorio di Arera è disciplinato dall'articolo 1 comma 527 della legge n. 205 del 2017. Detto articolo, per quanto rileva ai fini del presente atto di indirizzo politico, attribuisce all'Autorità la competenza in materia di predisposizione ed aggiornamento del metodo tariffario per la determinazione del servizio integrato dei rifiuti e dei singoli servizi di gestione (lettera f), la fissazione dei criteri per la definizione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento (lettera g), la verifica della corretta redazione dei piani d'ambito esprimendo osservazioni e rilievi (lettera i), la formulazione di proposte relativamente alle attività comprese nel sistema integrato di gestione dei rifiuti da assoggettare a regime di concessione o autorizzazione in relazione alle condizioni di concorrenza dei mercati nonché di revisione della disciplina vigente, segnalandone altresì i casi di gravi inadempienze e di non corretta applicazione (lettera l) e m);

    il 3 agosto 2021 Arera ha adottato la deliberazione n. 363 del 2021/R/Rif, unitamente all'allegato A, avente ad oggetto la definizione del «metodo tariffario rifiuti per il secondo periodo regolatorio 2022-2025 (MTR-2)». Nel citato documento l'autorità ha dettato, oltre alle modalità di calcolo del metodo tariffario, disposizioni per l'individuazione degli impianti di chiusura del ciclo «minimi». In particolare ha regolato la modalità di individuazione o qualificazione di detti impianti «minimi», dettando specifici e stringenti requisiti, attribuendo alle regioni sulla base della regolamentazione detta, il compito della loro individuazione. Gli impianti «minimi» sono quelli ritenuti indispensabili alla chiusura del ciclo dei rifiuti (impianti di trattamento o smaltimento) nel loro territorio e previsti nella programmazione regionale. Detti impianti sono sottratti al libero mercato e godono di tariffe calmierate e di quantità garantite di rifiuti da gestire; hanno lo scopo di colmare il presunto gap impiantistico di molte regioni e che, secondo Arera, comporterebbe una rigidità del mercato tale da far sì che pochi operatori possano determinare la tariffa di conferimento in danno degli enti preposti alla gestione dei rifiuti;

    sono invece considerati impianti «aggiuntivi» quelli diversi dai «minimi», che continuano ad applicare una regolazione orientata alla trasparenza e un prezzo stabilito sul libero mercato;

    in particolare, l'articolo 6.1 della deliberazione citata prevede che «l'individuazione degli impianti di chiusura del ciclo dei minimi (...) avviene (...) in tempo utile per la determinazione di entrate tariffarie, corrispettivi e tariffe d'accesso»;

    nella stessa deliberazione, quindi, è ben specificato sia il fatto che il profilo tariffario è demandato alle valutazioni delle singole regioni, così come è ben specificato che gli impianti possano essere definiti come «minimi» seguendo i criteri stabiliti da Arera;

    è proprio sulla base di tale deliberazione che molte regioni hanno stabilito le necessità impiantistiche del proprio territorio classificando gli impianti esistenti seguendo i criteri dettati da Arera, definendoli, anche se in mancanza degli specifici requisiti previsti, come «impianti minimi». In tal modo, di fatto, talune tipologie di impianto sono state sottratte dal collegamento della promozione della concorrenza e dell'efficienza garantita del libero mercato con il servizio reso, quindi della determinazione della tariffa giungendo persino, in taluni casi residuali, ad utilizzare la qualificazione degli impianti «minimi» a soli fini protezionistici. Circostanza, quest'ultima, stigmatizzata anche dall'Agcm;

    le determinazioni assunte dalle regioni o il ritardo nell'assunzione delle stesse, ha indotto l'Arera ad avviare un procedimento per la verifica della corretta attuazione della deliberazione del 3 agosto 2021 da parte degli organismi competenti;

    la regolamentazione Arera ha generato una serie di ricorsi al Tar Lombardia, promossi dai gestori degli impianti siano essi qualificati come «minimi» ovvero «aggiuntivi»;

    si ricorda che, secondo la regolazione di Arera, gli impianti di trattamento di chiusura del ciclo assoggettabili alle regole di riconoscimento dei costi e ai criteri per la determinazione delle tariffe di accesso comprendono gli impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani, gli impianti di incenerimento, con e senza recupero di energia e le discariche;

    nel corso degli ultimi mesi sono state adottate dai tribunali competenti numerose pronunce di identico tenore con le quali si critica l'impianto regolatorio adottato da Arera, sulla scorta di chiare motivazioni, prima tra tutte la competenza statale sulla materia che non consente ad Arerà di intervenire e disciplinare così come è avvenuto;

    a ciò si aggiunga che ai sensi dell'articolo 198-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 contenente «Norme in materia ambientale», è imputata al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, con il supporto di Ispra, e non all'Arera, la predisposizione del «Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti» con il quale, dopo aver svolto una ricognizione impiantistica nazionale per tipologia di impianti e per regione, si definiscono «i criteri e le linee strategiche cui le regioni e le province autonome si attengono nell'elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti di cui all'articolo n. 199 del presente decreto»;

    la situazione descritta ha generato, e sta ancora generando, incertezza e disorientamento tra i soggetti impegnati nella gestione dei rifiuti urbani, su cui incide in modo determinante la regolazione contenuta nella deliberazione n. 3622021/R/Rif di Arera, quindi anche le conseguenti determinazioni assunte dalle regioni ai fini della loro qualificazione e del loro ruolo all'interno della filiera, disattendendo una delle finalità di Arera ovvero quella di garantire il miglioramento del sistema di regolazione del ciclo dei rifiuti,

impegna il Governo:

   a promuovere la costituzione di un tavolo di lavoro composto dai rappresentanti di Arera, del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica (Mase), di Ispra e della conferenza Stato-regioni, dell'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), nonché degli enti, i consorzi ovvero le organizzazioni maggiormente rappresentative degli operatori del settore impegnati nella gestione dei rifiuti interessati dalle regolazione di Arera, al fine di coadiuvare la predetta Authority per una più precisa e corretta attività di determinazione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento, nonché dei flussi ai rifiuti assoggettati a regolazione;

   ad adottare un'apposita iniziativa normativa, eventualmente di tipo interpretativo, volta a meglio definire il potere regolatorio posto dall'ordinamento giuridico in capo ad Arera;

   ad adottare iniziative volte a vigilare, per quanto di competenza, affinché gli enti aventi competenze in materia ambientale ottemperino alle proprie funzioni come previsto nell'ordinamento giuridico, eventualmente adottando iniziativa normative volte a garantire un più efficace funzionamento del ciclo dei rifiuti mediante la definizione di un quadro normativo più chiaro e certo dell'attuale in grado di fornire uno scenario stabile, particolarmente necessario agli operatori del settore;

   a integrare il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti con disposizioni contenutistiche volte a definire precisi criteri e linee direttive a cui le regioni devono attenersi nella predisposizione dei piani regionali, al fine di individuare al meglio gli impianti necessari alla chiusura del ciclo dei rifiuti, tenendo conto dell'eventuale esistenza di condizioni di rigidità di mercato nel trattamento dei rifiuti urbani, del numero di impianti realizzati e autorizzati, degli impianti autorizzati ma non ancora realizzati, nonché degli impianti che potrebbero essere realizzati nel breve periodo ricorrendo ai finanziamenti messi a disposizione dal Pnrr;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a chiarire, nell'ambito delle competenze statali, se la gestione del rifiuto organico, oggetto della regolamentazione della tariffa e del flusso di rifiuti di cui in premessa, sia una tipologia di rifiuto che debba rispondere al principio della autosufficienza regionale, o della libera circolazione assicurata ai rifiuti destinati al riciclo ovvero al concetto di autonomia gestionale per «macroarea» stabilito dal Programma nazionale di gestione dei rifiuti.
(7-00095) «Iaia, Foti, Mattia, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Lampis, Milani».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'individuazione e definizione della figura professionale dell'operatore socio sanitario (Oss) è la naturale ed inevitabile conseguenza dell'evoluzione dei bisogni di salute della popolazione conseguenti ai cambiamenti demografici, epidemiologici e socio-economici e alle nuove esigenze assistenziali delle strutture sanitarie nonché alla evoluzione generale delle professioni sanitarie e della professione infermieristica, in particolare;

    i cambiamenti sociali da una parte e l'evoluzione delle esigenze nella qualità e differenziazione dell'assistenza dall'altra, hanno portato alla necessità di professionisti che, come gli operatori socio sanitari, siano in grado di incontrare tali due direttrici: da una parte, infatti, assistiamo ad un generale invecchiamento della popolazione e ad un aumento delle cronicità; dall'altra, l'evoluzione della ricerca e delle metodologie fanno sì che sia possibile interagire, in maniera mirata, con persone che richiedono assistenze di lungo periodo e non strettamente connesse con la sola terapia;

    l'Oss è, da questo punto di vista, una figura «ponte» estremamente valida già oggi e promettente per il futuro ma, come tutte le figure sviluppatesi in periodi di cambiamenti rapidi, ha un ruolo effettivo che si è evoluto in maniera più articolata rispetto all'inquadramento tecnico-giuridico: in un'area, come quella sanitaria, dove le responsabilità ed i ruoli devono essere ben definiti, occorre quindi intervenire per armonizzare tale figura professionale anche nel suo inquadramento giuridico e nel suo profilo professionale;

    per meglio individuare la figura professionale dell'operatore socio-sanitario, le sue funzioni e la necessaria formazione, sono stati stipulati più accordi in sede di Conferenza permanente per i rapporti fra Stato e regioni: il 22 febbraio 2001 ed il 16 gennaio 2003;

    ai sensi del citato accordo l'Oss è l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a: soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario nonché favorire il benessere e l'autonomia dell'utente;

    l'Oss svolge dunque la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell'utente, in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo l'approccio multiprofessionale; la sua attività è rivolta alla persona e al suo ambiente di vita e prevede l'assistenza diretta, interventi igienico-sanitari e di carattere sociale, supporto gestionale, organizzativo e formativo;

    la formazione dell'Oss è attualmente di competenza delle regioni e province autonome, che provvedono all'organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche e che, sulla base del proprio fabbisogno annualmente determinato, accreditano le aziende sanitarie e le istituzioni pubbliche e private, che rispondono ai requisiti minimi specificati dal Ministero della salute con apposite linee guida, alla effettuazione dei corsi di formazione; per l'accesso ai corsi di formazione è richiesto il diploma di scuola dell'obbligo cd il compimento del diciassettesimo anno di età alla data di iscrizione al corso;

    i corsi di formazione per operatore socio-sanitario, con durata annuale e per un numero di ore non inferiore a 1000, hanno una didattica strutturata per moduli e per aree disciplinari ed ogni corso comprende un modulo di base e un modulo professionalizzante, ferma restando per le regioni, per un più congruo inserimento nei servizi, la possibilità di prevedere moduli didattici riferiti a tematiche specifiche sia mirate all'utenza (ospedalizzata, anziana, portatrice di handicap, psichiatrica, con dipendenze patologiche ecc.) sia alla struttura di riferimento (residenza assistita, domicilio, casa di riposo, comunità) ovvero moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di tirocinio, mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi;

    al termine dei predetti corsi gli allievi sono sottoposti ad una prova teorica e ad una pratica da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione è individuata con provvedimento regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanità e dall'assessorato regionale alle politiche sociali; al superamento delle prove è rilasciato dalle regioni e provincia autonome un attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attività e servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali;

    l'accordo Stato-regioni ha conferito alle regioni e province autonome, nel contesto del proprio sistema della formazione, la possibilità di quantificare il credito formativo da attribuirsi a titoli e servizi pregressi, in relazione all'acquisizione dell'attestato di qualifica relativo alla figura professionale di operatore socio-sanitario, prevedendo misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale;

    il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, in un'ottica di aziendalizzazione del sistema sanitario, unitamente ad un sistema di decentramento regionale e di accreditamento, ha previsto, all'articolo 3-octies, l'istituzione di una specifica area delle professioni sociosanitarie all'interno del Servizio sanitario nazionale; tuttavia, solo nel 2018, con la legge 11 gennaio 2018, n. 3, si è giunti a ricomprendere il profilo di operatore socio sanitario nell'area professionale citata;

    nel frattempo, l'articolo 1, comma 8, del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 gennaio 2002, n. 1, ha disciplinato «la formazione complementare in assistenza sanitaria che consente all'operatore socio-sanitario di collaborare con l'infermiere o con l'ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all'organizzazione dell'unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile dell'assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione»;

    la legge 1° febbraio 2006, n. 43, all'articolo 1 comma 2 ha conferito alle regioni la competenza per individuare e formare profili di operatori di interesse sanitario «non riconducibili alle professioni sanitarie» infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, quelle previste ai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251, i cui operatori svolgono, in forza di un titolo abilitante rilasciato dallo Stato, attività di prevenzione, assistenza, cura o riabilitazione;

    l'articolo 5 della citata legge 3 del 2018 specifica che: «Al fine di rafforzare la tutela della salute, intesa come stato di benessere fisico, psichico e sociale, in applicazione dell'articolo 6 dell'intesa sancita il 10 luglio 2014, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sul nuovo Patto per la salute per gli anni 2014-2016, è istituita l'area delle professioni sociosanitarie, secondo quanto previsto dall'articolo 3-octies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.»;

    il richiamato articolo 6 del patto per la salute 2014/2015 declina l'assistenza sociosanitaria prevedendo che le regioni disciplinano i principi e gli strumenti per l'integrazione dei servizi e delle attività sanitarie, sociosanitarie e sociali, particolarmente per le aree della non autosufficienza, della disabilità, della salute mentale adulta e dell'età evolutiva, dell'assistenza ai minori e delle dipendenze e forniscono indicazioni alle Asl ed agli altri enti del sistema sanitario regionale per l'erogazione congiunta degli interventi, nei limiti delle risorse programmate per il Ssr e per il sistema dei servizi sociali per le rispettive competenze; le regioni si impegnano ad armonizzare i servizi sociosanitari, individuando standard minimi qualificanti di erogazione delle prestazioni sociosanitarie che saranno definite anche in relazione al numero e alla tipologia del personale impiegato;

    ai sensi dell'articolo 3-septies del decreto legislativo 502 del 1992 si definiscono prestazioni sociosanitarie tutte le attività atte a soddisfare, mediante percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione; più recentemente, con l'articolo 34, comma 9-ter, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, è stato istituito il ruolo sociosanitario, a modifica ed integrazione dello stato giuridico del personale del Ssn di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 761 del 1970, come conseguenza di un'evoluzione progressiva e positiva dell'organizzazione del lavoro e come naturale avanzamento delle competenze; con tale novella i ruoli del personale dipendente del Ssn sono dunque: sanitario, tecnico, professionale, amministrativo e, ora, anche sociosanitario;

    in virtù dei richiamati disposti legislativi, gli appartenenti all'area delle professioni sociosanitarie concorrono, per quanto di loro competenza e funzioni, all'erogazione delle prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria, caratterizzate da particolare rilevanza terapeutica e intensità della componente sanitaria che attengono prevalentemente alle aree materno-infantile, anziani, handicap, patologie psichiatriche e dipendenze da droga, alcool e farmaci, patologie per infezioni da Hiv e patologie in fase terminale, inabilità o disabilità conseguenti a patologie cronico-degenerative, essendo, invece, le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria competenza dei comuni;

    il ruolo sociosanitario per assistenti sociali, operatori sociosanitari e sociologi dipendenti del Ssn, al di là dell'efficacia normativa della sua istituzione, rappresenta senza dubbio un tangibile riconoscimento delle funzioni e competenze dell'Oss alla stessa stregua che la legge n. 42 del 1999 ebbe per le professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica quando superò la definizione di professione ausiliaria e riconobbe alle predette professioni autonome competenze e funzioni;

    i cambiamenti avvenuti nel sistema sanitario e delle professioni sanitarie, i nuovi modelli organizzativi e diversificati dei sistemi di cura, assistenza, riabilitazione conseguenti alle complessità clinico-assistenziali-riabilitative, richiedono oggi di rivedere il profilo professionale e il percorso formativo dell'Oss che sia in linea con le determinazioni europee, con nuovi requisiti curricolari di accesso ed una riqualificazione di coloro che attualmente lavorano nel Servizio sanitario nazionale;

    appare sempre più improcrastinabile, alla luce dell'evoluzione di fatto della figura professionale dell'operatore socio-sanitario e, soprattutto, alla luce dell'evoluzione del sistema sanitario ed assistenziale, dei suoi bisogni e delle sue specializzazioni, ricondurre la figura dell'operatore socio sanitario nell'alveo delle professioni sanitarie di cui alla legge 1° febbraio 2006, n. 43, rivederne la formazione e le relative competenze;

    occorre valutare la possibilità di riconoscere i crediti formativi dell'Oss al fine di attestare l'evoluzione delle sue competenze ed è necessario definire il perimetro dei ruoli e dei diversi livelli di responsabilità tra le professioni sanitarie e le professioni di interesse sanitario, tenuto conto della loro evoluzione formativa, facendo ordine anche nel variegato mondo regionale delle diverse professionalità di interesse sanitario e definendo i diversi setting assistenziali;

    è dunque inevitabile e necessario l'adeguamento delle competenze attraverso l'istituzione di specifici tavoli presso il Ministero della salute con il coinvolgimento di altri dicasteri, delle regioni, delle rappresentanze sindacali e professionali del personale coinvolto;

    è in corso di definizione un ulteriore accordo Stato-regioni (Bozza XX_10 marzo 2023) che, secondo le anticipazioni diffuse, rappresenta indubbiamente un'evoluzione delle competenze poiché, fra le altre cose, prevede ad esempio che nei contesti organizzativi in cui sia stato previsto l'inserimento nel team assistenziale, l'Oss coadiuva gli infermieri assicurando le attività sanitarie identificate e che, in rapporto alla gravità clinica dell'assistito e all'organizzazione del contesto, svolge le proprie attività secondo le indicazioni dell'infermiere e in collaborazione e integrazione con gli altri operatori ed è responsabile della correttezza dell'attività svolta,

impegna il Governo:

   a delineare il percorso più idoneo per ricondurre la figura dell'operatore socio sanitario nell'alveo delle professioni sanitarie di cui alla legge 1° febbraio 2006, n. 43, rivederne la formazione e le relative competenze, alla luce dell'evoluzione di fatto della figura professionale dell'operatore sociosanitario e, soprattutto, alla luce dell'evoluzione del sistema sanitario ed assistenziale, dei suoi bisogni e delle sue specializzazioni;

   ad avviare un confronto con il Ministero dell'università, le regioni e le rappresentanze sindacali e professionali per l'evoluzione del percorso formativo dell'operatore socio sanitario (Oss), che contempli il riconoscimento di crediti formativi, al fine di attestare l'evoluzione delle competenze e di consentirne l'ulteriore crescita professionale;

   ad adottare iniziative di competenze per l'adeguamento delle competenze dell'Oss, anche attraverso l'istituzione di specifici tavoli presso il Ministero della salute, con le regioni, le rappresentanze sindacali e professionali;

   ad adottare iniziative di competenza per includere l'Oss nell'ambito della formazione continua in medicina, al fine di consentirne l'aggiornamento professionale al pari di tutte le professioni che operano nell'ambito della salute;

   ad avviare un confronto con tutte le professioni sanitarie e di interesse sanitario per definire il perimetro dei ruoli e dei diversi livelli di responsabilità tra le professioni sanitarie e le professioni di interesse sanitario, tenuto conto della loro evoluzione formativa, facendo ordine anche nel variegato mondo regionale delle diverse professionalità di interesse sanitario e definendo i diversi setting assistenziali.
(7-00093) «Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Sportiello».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinamento italiano prevede forme di sostegno pubblico al sistema editoriale per le imprese editrici di quotidiani e periodici italiani editi e diffusi all'estero;

   i requisiti di accesso, i criteri di calcolo, il procedimento per la concessione e l'erogazione del contributo sono definiti al «Capo V» del decreto legislativo del 15 maggio 2017 n. 70 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2017;

   il Dipartimento per l'informazione e l'editoria cura l'istruttoria per l'ammissione al contributo con il supporto del Maeci, con particolare riguardo all'acquisizione della dichiarazione del capo dell'ufficio consolare e del parere del Com.lt.Es. della circoscrizione consolare di riferimento;

   dichiarazione e parere devono attestare l'esistenza della testata, la regolarità della distribuzione delle copie dichiarate e il rispetto della prescritta percentuale di scritti in lingua italiana, escludendo ogni altra valutazione di merito sulla qualità e sulla linea editoriale della testata;

   «La Gente d'Italia», unico quotidiano italiano edito e diffuso in Uruguay e, grazie all'offerta digitale, con una ampia platea di lettori italiani in America Meridionale, Centrale e Settentrionale, è stato escluso dai contributi 2021;

   il decreto di esclusione del Dipartimento per l'informazione e l'editoria del 27 febbraio 2023 fa riferimento alla dichiarazione dell'Ambasciatore d'Italia a Montevideo del 25 febbraio 2022 e al parere, obbligatorio ancorché non vincolante, del Com.lt.Es. di Montevideo del 16 febbraio 2022;

   il decreto, in particolare, richiama:

    la dichiarazione dell'Autorità diplomatica in cui, pur specificando che «non è rilevabile né misurabile la penetrazione presso la comunità italiana», si afferma: «numerosi articoli risultano integralmente ripresi dalle maggiori agenzie generaliste o dalle testate specialiste in italiano o spagnolo. Gli articoli in spagnolo quasi mai riguardano l'Italia e riprendono generalmente notizie locali già presenti nella stampa uruguayana senza dare al lettore italiano un valore aggiunto rispetto a "El País" con cui "La Gente d'Italia" è venduto»; «la sua crescente vena accanitamente provocatoria e polemica (...) tanto che è apparso un giornale teso a privilegiare le polemiche inutilmente divisive all'interno della Collettività, come se lo scopo fosse gestire un'arena di scontro a prescindere dalla corretta, completa e accurata informazione»; «(...) questo impianto denigratorio si è esteso anche a danno degli interessi imprenditoriali e della reputazione delle altre testate giornalistiche generando un indubbio danno al "Sistema Paese"»;

    il parere sfavorevole del Com.lt.Es. (contrari i consiglieri di minoranza): «"La Gente d'Italia" non fornisce informazione adeguata per la collettività», riporta «dati irrazionali ed informazioni imprecise»; «dalle sue pagine sorge una forma di fare giornalismo che danneggia fortemente l'immagine della collettività italiana e dei suoi integranti»;

    la dichiarazione e il parere sopracitati travalicano i confini dell'accertamento dei requisiti tracciati dalla normativa e si configurano come evidente interferenza nella linea editoriale del giornale, pretendendo di indirizzarne l'esercizio e di sceglierne le modalità di realizzazione ed espressione;

    per il ruolo che le testate in lingua italiana all'estero liberamente svolgono per incentivare la partecipazione dei connazionali, per promuovere la lingua italiana, per sostenere le linee d'intervento nel campo della promozione integrata del sistema Paese e del turismo di ritorno –:

   se il Governo intenda adottare iniziative volte a dare urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari e agli organismi di rappresentanza locali affinché l'esercizio delle prerogative riconosciute sia ricondotto rigorosamente nell'alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e discrezionalità interpretative;

   se si intenda adottare le iniziative di competenza affinché, in seno al Dipartimento per l'informazione e l'editoria, nel percorso della concessione di contributi pubblici sia garantita, nel rispetto delle normative esistenti, una valutazione esclusivamente vincolata all'obiettività dei fatti.
(5-00741)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, MADIA, ASCANI e GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   l'offerta italiana di asili nido pubblici è una delle più basse dell'Unione europea. L'Italia, infatti, è molto indietro per raggiungere il cosiddetto «Obiettivo Lisbona» ovvero la dotazione di asili nido per il 33 per cento della popolazione nazionale da zero a tre anni, fissato in sede comunitaria. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per questo motivo, è previsto l'obiettivo di realizzare più di 260 mila nuovi posti entro il 2025;

   l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR prevede disposizioni di semplificazione degli interventi di edilizia scolastica a sostegno degli enti locali; l'investimento previsto dal PNRR per asili nido, scuole per l'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia è pari a 4,6 miliardi. Di questa cifra, sono stati messi a bando fra gli enti territoriali 3,7 miliardi, a cui si sono aggiunti 109 milioni stanziati dal Ministero dell'istruzione;

   diversi comuni da tempo segnalano criticità in merito all'aumento considerevole dei prezzi dei materiali rispetto a quelli indicati nei bandi che, intervenendo nel corso dell'esecuzione del contratto d'appalto, danno luogo a richieste di varianti contrattuali e di revisioni degli importi finanziari autorizzati; l'articolo 26 del decreto-legge n. 50 del 2022 ha previsto fondi per fronteggiare tali aumenti dei costi per la realizzazione delle opere pubbliche;

   il PNRR è lo strumento operativo con cui realizzare, attraverso risorse e riforme, l'iniziativa europea del Next Generation EU, al fine di affrontare le sfide del futuro, principalmente quella digitale (37 per cento del Piano) e ambientale (20 per cento);

   ritardi e inefficienze nell'utilizzo delle risorse finanziarie dedicate al Paese pesano con incredibile gravità sulle generazioni future soprattutto con riferimento alla capacità di spesa sulle missioni trasversali giovani, parità di genere e Mezzogiorno;

   il 30 dicembre 2022 il Governo italiano ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi-obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata da 21.839.080.460 euro: finora, pertanto, l'Italia ha rispettato tutte le scadenze previste dal PNRR; sulla capacità di realizzazione del Piano si misurano il ruolo e la credibilità del Paese all'interno dell'Unione europea;

   il Governo sta lavorando attualmente ai 27 obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno, ma sono già state dichiarate dal Ministro Fitto difficoltà a centrare i target di questa tranche. Parrebbe difatti che tra gli obiettivi che l'Italia non riuscirà a completare ci sarebbe anche quello intermedio sui 260 mila nuovi posti per scuole dell'infanzia –:

   se sia vero che il Governo è in affanno per completare l'obiettivo della implementazione degli asili nido, scuole per l'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per costruire nuovi servizi per l'infanzia di cui tanto il Paese ha bisogno anche considerando la ricaduta positiva che questi avrebbero sull'occupazione femminile.
(5-00764)

Interrogazione a risposta scritta:


   CATTANEO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'interno, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea è impegnata a ridurre la sua dipendenza dalle fonti fossili puntando anche sull'energia rinnovabile anche per motivi di sicurezza energetica. Anche la transizione energetica, almeno per quanto riguarda il fotovoltaico, fa i conti con una possibile dipendenza da altri Paesi e dalle loro imprese: in particolare cinesi;

   un recente studio del think tank Ced mette in luce alcune implicazioni di rilevanza strategica afferenti i rischi per la cybersecurity nazionale derivanti da componenti chiave utilizzati negli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica nazionale;

   lo studio richiama il rapporto della Commissione europea sulle dipendenze strategiche in termini di accesso alle materie prime dell'Unione europea che evidenzia come la maggior parte delle importazioni dell'Unione europea proviene da meno di tre Paesi terzi, con la Cina che rappresenta il 63 per cento delle importazioni dell'Unione europea. A richiamare l'attenzione sulla vulnerabilità della catena di approvvigionamento globale è stata anche l'Agenzia internazionale dell'energia, evidenziando come il mondo potrebbe dipendere quasi completamente dalla Cina per la fornitura di elementi chiave quali in particolare gli inverter fotovoltaici;

   il World Economic Forum in un suo report evidenzia un pericolo di «effetto a cascata», per cui la vulnerabilità cyber di un anello debole della catena può generare conseguenze significative su tutta la collettività. Un caso paradigmatico è rappresentato dagli inverter fotovoltaici. Il punto chiave è che gli inverter fotovoltaici sono essenzialmente dei dispositivi «IoT», collegati alla rete elettrica, che trasmettono e ricevono dati, inclusi quelli, decisamente sensibili, su come si distribuisce il consumo nazionale;

   si evidenzia inoltre che il report dell'Enisa rende gli inverter un potenziale veicolo di attacco cyber che può fare da «ponte» per incursioni malevole nelle reti intelligenti fino a provocare estesi blackout o sbilanciamenti nella rete elettrica;

   nel dettaglio, evidenzia lo studio del Ced, i due principali produttori mondiali di inverter, Huwaei e Sungrow Power Supply, sono cinesi e insieme detengono il 42 per cento della quota di mercato a livello globale;

   esiste quindi il rischio di esporre la rete elettrica nazionale ad attacchi cibernetici per mezzo di tali dispositivi. Per questo, tenuto conto che il sistema elettrico è alla base del funzionamento di quasi tutte le attività, compreso il sistema industriale e produttivo, gli effetti di eventuali attacchi possono essere estremamente rilevanti, così come altrettanto rilevanti potrebbero essere le fughe di dati sensibili;

   il fatto che le questioni legate alla cybersecurity relativa agli impianti di produzione di energia e alla rete elettrica nazionale siano di grande rilevanza e attualità trova peraltro riscontro nelle iniziative promosse in seno alla principale associazione industriale di categoria, Elettricità Futura, e al gestore della rete elettrica nazionale Terna che ha costituito al suo interno il «Computer Emergency Readiness Team» denominato TERNA-CERT;

   tuttavia, il dibattito sui necessari livelli di cybersicurezza che tali dispositivi dovrebbero garantire e sull'affidabilità dei Paesi terzi a cui ci si affida per la loro produzione non è ancora sufficientemente presente in Europa, e in particolare in Italia, mentre si è sviluppato con forza negli Stati Uniti –:

   se il Governo non intenda avviare un tavolo tecnico per verificare i livelli di diffusione di tali dispositivi di fabbricazione cinese negli impianti fotovoltaici presenti in Italia, in particolare negli impianti di grandi dimensioni, cosiddetti «utility scale»;

   se il Governo non ritenga opportuno elaborare raccomandazioni finalizzate a riorientare la catena di approvvigionamento verso fornitori italiani e di Paesi alleati che garantiscano livelli di affidabilità adeguati;

   se il Governo non ritenga di interessare, a tale riguardo, le organizzazioni nazionali deputate a tutelare gli interessi nazionali nel campo della sicurezza e della cybersicurezza.
(4-00886)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   BARELLI, ORSINI, BATTILOCCHIO, MARROCCO, ROSSELLO, CATTANEO, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CANNIZZARO, DALLA CHIESA, D'ATTIS e NEVI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da sabato 15 aprile 2023, nella capitale sudanese Khartoum e in varie località del Sudan si susseguono violenti scontri armati con centinaia di vittime e di feriti, tra l'esercito regolare, facente capo al Presidente del Consiglio sovrano di transizione (Cst) Burhan, e le forze paramilitari (cosiddette Rapid Support Forces, Rsf) del generale Mohamed Hamdan Dagalo «Hemetti» (Vice Presidente del Cst);

   lunedì 24 aprile 2023 ha avuto luogo l'evacuazione dei connazionali, operazione che ha permesso di mettere in salvo anche alcune decine di cittadini stranieri, fra cui alcuni religiosi –:

   quali iniziative siano state intraprese dal Ministro interrogato nel corso della crisi per la gestione dell'assistenza ai connazionali e al personale dell'ambasciata che si trovavano nel Paese e come il Governo intenda continuare a seguire l'evoluzione della situazione.
(3-00347)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Marcello Vinci di anni 29, dopo essersi laureato a Roma in «Interpretariato e Traduzione» si era trasferito in Cina definitivamente nel 2019 e risiedeva a Chengdu ove lavorava come insegnante di italiano da ormai diversi anni;

   il 7 marzo 2023, alle 9.45, la famiglia Vinci ha ricevuto una chiamata da parte del comando dei Carabinieri della stazione di Pezze di Greco di Fasano (BR) con la quale veniva notificato il decesso del figlio, risalente alle ore 6.00 circa del giorno precedente, ora locale: Vinci si sarebbe suicidato lanciandosi dal 35° piano del proprio appartamento;

   dai tabulati telefonici del giovane italiano si evincerebbe che, tre giorni prima della data del decesso, avvenuta esattamente il 3 marzo, egli avrebbe conosciuto sui social cinesi un uomo di 45 anni che risulterebbe essere lo stesso che, la notte della tragedia, avrebbe chiamato i soccorsi dopo aver ripulito l'appartamento dagli effetti personali del nostro connazionale ed essersi nascosto all'interno di un armadio, secondo le informazioni giunte dalla Cina;

   circa dieci giorni dopo la drammatica chiamata, alla famiglia è stata notificata la notizia del presunto suicidio che si sarebbe però verificato dall'appartamento del sedicente uomo cinese, di cui si ignora l'identità ancora oggi e che sarebbe stato arrestato ma poi rilasciato dopo quindici giorni dall'evento;

   a oltre quaranta giorni dalla morte, avvenuta in circostanze misteriose, alla famiglia viene ancora negata la possibilità di piangere il corpo del loro unico figlio, salvo il pagamento di oltre trentamila euro e la consegna della salma nella città di Milano, circostanze che rappresenterebbero un ulteriore immotivato dolore in una situazione già di per sé drammatica;

   il malessere di una madre che chiede incessantemente informazioni limpide e il ritorno dell'amato figlio da una terra lontana, andrebbero ascoltati ancor di più in una situazione torbida in cui le informazioni risultano essere contraddittorie e frammentarie –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda portare avanti per fare chiarezza sulla vicenda, favorendo il rientro in patria del nostro connazionale senza spese aggiuntive per la famiglia del giovane defunto.
(4-00885)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO e PASTORELLA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   la componente 1 della missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza intende dotare almeno il 75 per cento delle pubbliche amministrazioni di servizi in cloud entro il 2026, attraverso la realizzazione di un polo strategico nazionale distribuito geograficamente sul territorio nazionale presso siti opportunamente identificati;

   a tal fine, il Dipartimento per la trasformazione digitale, nel 2021, ha individuato, quale soggetto promotore della costituzione del polo, un raggruppamento temporaneo di imprese costituito da Tim, Leonardo, Sogei e Cdp Equity, riconoscendogli il diritto di prelazione previsto dalla particolare procedura di partenariato pubblico-privato;

   la gara europea bandita nel gennaio 2022 ha visto partecipare, oltre al soggetto promotore, anche una seconda cordata di imprese, costituita da Fastweb e Aruba, alla quale è stata aggiudicata la gara nel giugno dello stesso anno;

   a seguito dell'esercizio del diritto di prelazione da parte del soggetto promotore, la realizzazione e gestione del polo strategico nazionale sono state comunque affidate al primo raggruppamento temporaneo di imprese;

   il 22 febbraio 2023, il Tar Lazio con sentenza n. 4338, a seguito del ricorso presentato dalla seconda cordata di imprese, ha dichiarato inammissibile la proposta presentata dal soggetto promotore, perché non rispondente ai requisiti di sicurezza informatica richiesti nel bando;

   in particolare non sarebbero stati soddisfatti quello teso a minimizzare il rischio che un evento avverso registrato per una delle due regioni previste possa compromettere i data center ubicati nell'altra, e quello teso a contenere i danni da eventuali terremoti, con la previsione – invece – di un centro dati ubicato in un'area ad alto rischio sismico;

   il soggetto promotore non avrebbe quindi potuto esercitare il diritto di prelazione, ma in ottemperanza dell'articolo 48, comma 4, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, il giudice anziché determinare il subentro del primo aggiudicatario, ha previsto il mero risarcimento mantenendo l'attribuzione al gruppo temporaneo di imprese;

   in presenza, comunque, dei rilievi sollevati in sede giurisdizionale nel merito del progetto proposto da tale raggruppamento temporaneo di imprese, desta forte preoccupazione ai fini della corretta attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza l'assenza di standard adeguati di sicurezza previsti dal bando per il polo nazionale strategico –:

   come il Governo intenda assicurare, alla luce delle anomalie riscontrate nel progetto presentato dal raggruppamento temporaneo di imprese, che l'infrastruttura del polo strategico nazionale rispetti i requisiti imprescindibili di sicurezza e garantisca le finalità di disaster recovery in caso di avvento avverso, anche pretendendo le modifiche necessarie al soddisfacimento di tali requisiti.
(4-00895)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il sito di interesse nazionale (Sin) di «Crotone-Cassano-Cerchiara» è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale ai sensi del decreto ministeriale del 26 novembre 2002; l'area perimetrata a terra (riferita al solo sito di Crotone) è pari a circa 884 ettari, mentre l'area a mare è di circa 1.448 ettari (comprensivi di 132 ettari di area portuale);

   tale sito fino ai primi anni Novanta era un polo chimico-industriale (ex Montedison e Pertusola), con stabilimenti che lavoravano zinco, cadmio, piombo, rame e arsenico;

   lo stato attuale di compromissione del sito è giudicato «molto elevato» sotto ogni aspetto: suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee; una compromissione ambientale che è associata al peggioramento dello stato di salute delle popolazioni residenti e che rappresenta, un fattore di rischio per la salute umana non più tollerabile e che non può attendere ulteriori ritardi per la sua bonifica;

   nel 2016 era stata nominata commissario straordinario per la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale, la dottoressa, Elisabetta Belli, il cui mandato, tuttavia, è scaduto il 28 giugno 2018 senza che successivamente si sia provveduto alla celere sostituzione della stessa in un territorio che ha già tanto dovuto soffrire, e soffre, in termini di inquinamento e presenza di discariche di rifiuti pericolosi;

   dal 2018, infatti, nonostante le reiterate sollecitazioni, non è stato ancora nominato un commissario effettivo, anche se, in più occasioni, sembrava fossero state individuate diverse personalità, alti ufficiali dell'Arma dei carabinieri fino alla recente nomina della dottoressa Ippolito, ex prefetto di Crotone, ma di fatto mai ufficializzata per questioni meramente burocratiche; si tratta di personalità che avrebbero avuto tutti i requisiti per ricoprire il delicato ruolo e, quindi, oltre alla necessaria competenza, la forza e gli strumenti idonei per garantire la legalità e la trasparenza nelle operazioni di bonifica;

   la mancanza di un commissario straordinario nel pieno delle sue funzioni che coordini le operazioni di bonifica dei siti inquinati rischia di creare danni irreversibili alla popolazione residente nelle zone limitrofe del sito di interesse nazionale sia in termini di salute pubblica che di sviluppo territoriale –:

   al fine di risolvere la gravissima situazione in cui versa il sito di interesse nazionale di Crotone, quali urgenti iniziative di competenza il Ministro intenda attuare in ordine all'irragionevole ritardo sinora accumulato nella nomina ufficiale di un professionista, commissario straordinario altamente specializzato per coordinare a tempo pieno e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e rigenerazione del sito.
(3-00354)


   FOTI, URZÌ, DE BERTOLDI, AMBROSI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, ANGELO ROSSI, MATTIA, ROTELLI, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Andrea Papi, un giovane ventiseienne, è stato ucciso da un orso (JJ4) nei boschi di Caldes in Val di Sole, vicino alla propria residenza;

   nel periodo 1999-2002, col progetto Life Ursus realizzato dal Parco Adamello-Brenta, la provincia autonoma di Trento e l'Istituto nazionale della fauna selvatica, fu rilasciato un piccolo numero di orsi sloveni nati in libertà, per ricostituire un nucleo di plantigradi nelle Alpi centrali. Attualmente gli esemplari sono oltre 120, concentrati esclusivamente nel Trentino occidentale, una zona ad antropizzazione diffusa. Attualmente rappresentano un problema per l'uomo e l'economia poiché attratti anche dalle colture e dagli allevamenti della zona, spingendosi fino a valle, condividendo aree frequentate da escursionisti. Fatto grave, ripetutamente segnalato da sindaci e cittadini. Il progetto Life Ursus prevedeva la diffusione di orsi sul territorio, comprese le regioni confinanti, che non è avvenuta;

   il presidente della provincia autonoma di Trento ha emanato un'ordinanza urgente di abbattimento del predatore. Successivamente, il Tar di Trento ha sospeso l'ordinanza di abbattimento, mantenendo in vigore quella di cattura;

   la gestione dei grandi predatori impone interventi urgenti e un piano di ampia prospettiva, anche temporale, che preveda il trasferimento di orsi, per prevenire attacchi all'uomo;

   gli imprenditori turistici, all'inizio della stagione estiva, temono i danni causati dal drammatico attacco avvenuto in una delle valli simbolo del Trentino. È solo l'ultimo caso, purtroppo mortale, di una serie numerosa di aggressioni subite da uomini avvenute fra Rabbi, Pinzolo, Cadine, Monte Peller e Andalo, questi ultimi solo per puro caso non mortali;

   si rende necessario ad avviso degli interroganti adottare iniziative quali la legalizzazione dello spray al peperoncino in dosaggio antiorso, come già avviene in Paesi che ospitano parchi naturali di insediamento di grandi predatori, ad esclusivo uso di autodifesa, con regole di ingaggio certe, e altre efficaci misure di prevenzione poste in essere dalle autorità locali preposte come l'incremento dell'assistenza fornita da guardia orsi altamente professionalizzati e dotati di presidi tecnologici adeguati, da finanziare urgentemente, per garantire celermente e in sicurezza il trasferimento non solo degli esemplari problematici di orso, ma anche quelli presenti in sovrannumero rispetto alla capacità massima del territorio –:

   se intenda concertare con le regioni e le province autonome decisioni quadro ampiamente condivise relative alle modalità di gestione della fauna predatoria in Trentino, valutando l'ipotesi di adottare le iniziative segnalate in premessa, al fine di garantire al meglio l'incolumità di tutti i cittadini, residenti o turisti, e così rassicurare anche gli operatori economici delle aree a rischio.
(3-00355)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BONELLI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   la società Eni s.p.a. divisione natural resources upstream in data 30 gennaio 2023, nell'ambito della concessione di coltivazione idrocarburi denominata «Val D'Agri», ha presentato istanza per l'avvio del procedimento di Via relativa al progetto «Messa in produzione del Pozzo Pergola 1, realizzazione dell'Area Innesto 3 e posa delle condotte interrate di collegamento», compreso nella tipologia elencata dell'allegato II alla parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 al punto 7.1) coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, sulla terraferma e in mare, per un quantitativo estratto superiore a 500 t/g e a 500.000 mc/g per il gas naturale, localizzato nel comune di Marsico Nuovo (Potenza);

   l'area di progetto interferisce con i beni paesaggistici «Immobili e aree di notevole interesse pubblico», articolo 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004, poiché ricade all'interno del sistema montuoso della Sellata-Volturino del territorio del comune di Marsico Nuovo, con i «Territori coperti da boschi e foreste», articolo 142 del decreto legislativo n. 42 del 2004, lettera g) e con le fasce di rispetto del Torrente Verzarulo e del Fiume Agri;

   nella stessa zona risultano presenti i siti della rete Natura 2000 ZSC – IT8050034 – Monti della Maddalena e ZPS – IT9210270 – Appennino lucano, Monte Volturino oggetto di misure di conservazione ai sensi della direttiva 92/42/CEE Habitat;

   sul progetto si sono fermamente opposti, oltre al comune di Marsico Nuovo, comitati e associazioni ambientaliste, come Liberiamo la Basilicata EHPA Basilicata, già riconosciute parti civili nei processi Petrolgate 1 e Petrolgate 2 e 3 a carico di Eni, insieme ai comuni campani confinanti di Atena Lucana, Sala Consilina, la comunità montana Vallo di Diano e diverse associazioni del salernitano, che denunciano rischi connessi alle sorgenti e ai bacini idrografici del fiume Agri e interregionale del fiume Sele, in un'area con presenza di cavità carsiche diffuse;

   da notizie di stampa si apprende che l'Eni, in precedenza, avrebbe annunciato di voler rinunciare alle attività di estrazione da quell'impianto, dopo una travagliata sequenza di pareri di compatibilità ambientale prima negativo (2018), poi positivo (2020) e di autorizzazioni bloccate tra commissione Via e Ministero dell'ambiente, al punto che si era chiesto da più parti persino il ripristino dei luoghi;

   la documentazione depositata per la richiesta di Via da parte di Eni non sembra aver analizzato compiutamente i rischi derivanti dalla realizzazione di un pozzo estrattivo sui bacini idrografici, relativamente all'alterazione dello stato di qualità delle acque superficiali e sotterranee, della potenziale interferenza con la falda, oltre alle modificazioni del drenaggio superficiale, con possibile alterazione del naturale deflusso delle acque, nonché quelli in relazione alla direttiva 2012/18/UE (cosiddetto «Seveso III») come recepita dal decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105;

   sulla Gazzetta Ufficiale n. 31 del 7 febbraio 2023 è stata pubblicata la direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 7 dicembre 2022 – «Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna», «Linee guida per l'informazione alla popolazione» e «Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna» – ai sensi dell'articolo 21, comma 7, del decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105, recante «Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose» –:

   se il Ministro risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a revocare la concessione di coltivazione idrocarburi denominata «Val D'Agri», a tutela dei beni ambientali onde evitare rischi irreversibili per l'equilibrio idrogeologico dei bacini idrografici del fiume Agri e interregionale del fiume Sele.
(5-00743)


   SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   le Secche della Meloria è un'area marina protetta (Amp) situata nel territorio del comune di Livorno, un'area sottoposta a vincolo di tutela ambientale di pertinenza esclusiva del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e la cui gestione è affidata all'ente Parco regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli;

   l'area marina protetta, che si trova a 3,5 miglia nautiche dalla costa livornese, ha una estensione istitutiva di 9.122 ettari ed è oggi suddivisa in tre zone (A, B, C), e tre sotto-zone (B1, B2, B3) a diverso grado di protezione. Così come previsto dal decreto istitutivo, l'area marina persegue la tutela e la valorizzazione delle caratteristiche naturali; la promozione dell'educazione ambientale anche attraverso la realizzazione di programmi didattici divulgativi; programmi di studio, monitoraggio e ricerca al fine di assicurare la conoscenza dell'area; la promozione dello sviluppo sostenibile e di un turismo eco-compatibili;

   l'ente Parco ha quindi messo in atto in questi anni tutta una serie di iniziative pubbliche per coinvolgere le comunità locali verso la conservazione sostenibile e partecipata dell'area marina, favorendo anche l'attività di associazioni sul territorio che organizzano visite o escursioni con attività di educazione ambientale e di didattica legata alla biologia marina, rivolti anche alle scuole ed alle giovani generazioni;

   è emersa da tempo la volontà del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di obbligare gli enti gestori delle aree marine protette a chiedere un contributo economico alle persone per la fruibilità di tali aree;

   tale volontà ha subito causato polemiche da parte della comunità locale e una vasta opposizione anche negli enti locali interessati. Il rilascio delle autorizzazioni per accedere all'area è stato di fatto bloccato nel 2023 in attesa di indicazioni da parte del Ministero;

   nello scorso mese di ottobre 2022, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato in Commissione ambiente e territorio una mozione in cui impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo per scongiurare la possibilità di introdurre un contributo economico per l'accesso dei visitatori all'area marina protetta delle Secche della Meloria;

   in questa direzione la regione Toscana aveva chiesto ufficialmente al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica di «poter valutare la possibilità di eliminare completamente la corresponsione di somme da parte dei recidenti nella fascia costiera limitrofa all'area marina protetta per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, senza con questo diminuire le misure poste a tutela della stessa, da tutti avvertita come prezioso patrimonio naturalistico comune da salvaguardare»;

   si apprende dalla stampa che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica avrebbe rigettato la proposta della regione rendendo quindi a pagamento l'accesso all'area anche ai residenti;

   tale decisione, oltre a rappresentare di fatto una nuova imposta per la popolazione locale e una limitazione alle attività di carattere ambientale svolte, potrebbe avere anche problematiche di caratteristiche burocratico. È infatti probabile che le richieste di utilizzo dell'area (oltre 2300 lo scorso anno) potrebbero subire ritardi in fase di esame e le autorizzazioni pervenire quindi alla fine della stagione estiva –:

   se non ritenga urgente ed opportuno, in relazione a quanto espresso in premessa, elaborare politiche efficaci di valorizzazione delle aree marine protette (ed in particolare dell'Amp delle Secche della Meloria) che esentino i residenti da qualsiasi pagamento di accesso, al fine di consentire una vasta fruizione delle attività svolte e una reale consapevolezza della comunità locale verso la conservazione sostenibile e partecipata delle ricchezze ambientali e naturali territoriali;

   se non ritenga quindi indifferibile adottare le iniziative di competenza volte a posticipare almeno all'anno 2024, dopo una valutazione attenta di ogni contesto territoriale, l'entrata in vigore del pagamento di accesso per qualsiasi tipologia di visitatore delle Amp, al fine di evitare che impedimenti o rallentamenti burocratici dovuti alla lavorazione delle richieste possano compromettere la fruibilità di tale aree nel periodo estivo.
(5-00744)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   sulle pendici del Monte Canto, nel comune di Sotto il Monte, nasce il torrente Buliga che, dopo 11 chilometri, confluisce nel torrente Dordo, a Madone;

   il persistente periodo di siccità che ha coinvolto l'intero territorio nazionale in questi primi mesi del 2023, ha messo a dura prova anche il torrente Buliga, che per lunghi periodi resta senz'acqua;

   la situazione della carenza d'acqua del torrente desta grandi preoccupazioni per il territorio soprattutto con riferimento agli sversamenti dei collettori della rete intercomunale, che raccoglie e convoglia le acque nere e grigie di buona parte dell'isola Bergamasca, che rischiano di trasformare il percorso d'acqua in una vera e propria fogna;

   diverse sono state nel tempo le segnalazioni da parte della popolazione;

   l'ultima il 5 marzo 2023, in occasione di un'iniziativa di raccolta rifiuti nel territorio organizzata da diverse associazioni ambientaliste come «Terno ci tengo», Legambiente, Amici del Brembo, Amici dell'Isolotto, Calusco Unita e RivierAdda, è stata constatata da parte dei volontari un copioso sversamento di liquame nero all'interno del torrente, come testimoniato da un video pubblicato sulla pagina Facebook «Terno ci tengo»;

   lo sversamento è proseguito anche nei giorni seguenti e, solo dopo diverse perlustrazioni e sollecitazioni, le associazioni hanno ottenuto l'effettivo intervento dei Carabinieri del gruppo forestale;

   al sopralluogo ha preso parte anche il comune di Terno d'isola e la polizia urbana, mentre Uniacque ha effettuato un prelievo dell'acqua;

   gli esiti di tali analisi non sono mai stati resi pubblici;

   nonostante il liquame nero non stia più fuoriuscendo, il fondo del torrente in quel punto ha ancora la colorazione nera, mantenendo pertanto alta la preoccupazione dei cittadini;

   Uniacque è il gestore del servizio idrico integrato nell'isola Bergamasca, che è subentrato da novembre 2019 alla società Hidrogest;

   da quanto appreso dall'interrogante, quest'episodio non sembrerebbe essere il primo e il timore è che possa trattarsi di mancati controlli e manutenzioni, con possibili futuri cedimenti strutturali delle conduttore;

   le associazioni del territorio hanno richiesto a gran voce ai comuni interessati e a Uniacque la convocazione di un'assemblea pubblica per rendere noto il problema e trovare una soluzione a tutela dell'ecosistema locale e della salute dei cittadini coinvolti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza volte a promuovere una verifica da parte del nucleo operativo ecologico dei Carabinieri per valutare la gravità dell'episodio che ha coinvolto il torrente Buliga, al fine di scongiurare ulteriori nuovi episodi di sversamenti a danno dell'ecosistema dell'isola bergamasca, che potrebbero anche mettere in pericolo la salute dei cittadini.
(4-00884)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   D'ALFONSO, LAUS, MALAVASI, FORATTINI, VACCARI, UBALDO PAGANO, GHIO, MARINO, TONI RICCIARDI, STEFANAZZI, GIRELLI, BERRUTO, CARÈ, CIANI, LAI e BONAFÈ. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41 e successivamente integrato con l'articolo 24 comma 9, della legge n. 104 del 1992 ha introdotto il P.e.b.a., Piano di eliminazione delle barriere architettoniche, uno strumento necessario per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio;

   il P.e.b.a., di cui ogni ente locale dovrebbe dotarsi, è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani;

   dalla sopra indicata legge del 1986 ad oggi le finalità e i contenuti del piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche si sono, di fatto, arricchiti delle progressive stratificazioni normative, internazionali – Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006 – e nazionali – decreto del Presidente della Repubblica n. 132 del 4 ottobre 2013;

   è opinione degli interroganti che governare l'insieme delle caratteristiche spaziali e organizzative dell'ambiente che ci circonda, possa incidere sulle capacità di fruizione da parte di chiunque, anche in relazione all'età, in situazione temporanea o permanente di ridotta attività motoria, psicosensoriale e cognitiva;

   l'adozione del P.e.b.a. rende percepibile nei territori il principio di eguaglianza sostanziale, per cui situazioni diverse comportano differenti trattamenti e, altresì, implicano un ruolo maggiormente attivo da parte delle persone disabili nel costruire la propria vita, se non altro nel senso di vederle come persone che hanno sì necessità di ricevere, ma sono capaci anche di dare, svolgendo un ruolo attivo nella società;

   risulta agli interroganti che ad oggi, alcune regioni, come l'Abruzzo non abbiano ancora approvato il P.e.b.a., e che quindi siano sprovviste di un registro regionale telematico dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche, necessario per monitorarne e promuoverne l'adozione del piano da parte dei comuni, delle province e delle città metropolitane –:

   se i Ministri siano al corrente della situazione esposta in premessa e, per quanto di loro competenza, non ravvisino l'urgenza di promuovere iniziative di competenza al fine di rendere certa l'adozione nelle regioni del nostro Paese del registro telematico regionale dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche (P.e.b.a.);

   quali siano i dati aggiornati, aggregati e distinti per regione, relativi all'adozione del P.e.b.a.
(3-00345)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale 9 ottobre 2020 è stata costituita la società per azioni denominata Italia Trasporto Aereo S.p.a. (ITA s.p.a.) avente per oggetto sociale l'esercizio delle attività di impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci ed interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2022 sono state integralmente riviste le modalità di dismissione della partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze in ITA s.p.a. attraverso una cessione di quote in più fasi anche di minoranza e prevedendo l'afflusso dei proventi ricavati dalla vendita direttamente a ITA come aumento di capitale per aumentare cassa e liquidità;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha riservato la gara ai soggetti che avevano già partecipato alla procedura di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 2022 (Lufthansa, Msc, Certares, Indigo Partners) ed ha però stabilito che, nell'ambito degli offerenti, dovesse essere presente una compagnia aerea in modo tale che questa alla fine della privatizzazione possa risultare socio di maggioranza;

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la cessione della partecipazione in ITA s.p.a. è effettuata dal Ministero dell'economia e delle finanze tramite trattativa diretta attraverso cui definire il piano industriale di sviluppo e crescita di ITA s.p.a. imperniato sulla crescita, potenziando lo sviluppo degli hub nazionali e delle rotte strategiche;

   è stato inoltre assicurato dal Governo che la trattativa avrebbe garantito una gestione di ITA s.p.a. improntata a modalità idonee ad assicurare il conseguimento degli obiettivi del piano industriale, prevedendo a tal fine il preminente coinvolgimento nella gestione della compagnia area offerente ed il riconoscimento di poteri di controllo del Ministero dell'economia e delle finanze sulla gestione e l'adozione di meccanismi di presidi sulle decisioni rilevanti ai fini del perseguimento degli obiettivi di sviluppo e potenziamento di ITA s.p.a.;

   Il 27 gennaio 2023 il Ministro dell'economia e delle finanze ha sottoscritto la lettera di intenti della società Lufthansa per acquisire una quota di minoranza di ITA s.p.a. ed avviare le trattative in esclusiva per siglare un accordo preliminare di vendita (signing), previsto entro il 24 aprile, che dovrà avere il via libera della Corte dei conti, dell'Antitrust italiano e di quello europeo per firmare in seguito il contratto definitivo (closing);

   si conclude, quindi, una fase centrale del negoziato rispetto alle richieste del Governo italiano e di Lufthansa, con riferimento alla quale è necessario capire come si sono sciolti i tre nodi centrali relativi: al prezzo di acquisto del 40 per cento di ITA da parte di Lufthansa; alla valorizzazione di ITA e degli aeroporti strategici (Fiumicino, Linate, Malpensa, Catania) anche per quel che riguarda il mercato transatlantico; ai patti parasociali con particolare riferimento alla tutela dell'occupazione; da capire anche la modalità con cui Lufthansa crescerà nel capitale, i poteri in assemblea dei due soggetti e il ruolo dell'Antitrust che potrebbe influenzare il piano industriale nei prossimi anni;

   i conti di ITA per il 2022 indicano che, su ricavi per 1,57 miliardi, il vettore ha visto un margine operativo lordo in perdita per 338 milioni, un risultato operativo in rosso per ben 550 milioni e una perdita netta di 486: se nei mesi scorsi circolava l'informazione che Lufthansa avrebbe offerto tra i 250 e 350 milioni per il 40 per cento di ITA s.p.a., oggi sembrerebbe esserci una trattativa al ribasso ben lontana dalle attese del passato;

   inoltre, secondo l'agenzia d'informazione Bloomberg il «vettore tedesco cerca di ottenere l'opzione di ritirarsi da un'acquisizione completa nel caso l'impresa non dovesse funzionare» e in un articolo di la Repubblica si afferma che «La condizione di socio maggioritario – se non esclusivo – di Ita spaventa i tedeschi che non vogliono reggere il peso del futuro possibile debito del vettore». I tedeschi sarebbero preoccupati dal dominio delle low cost sostenute da incentivi alti nel mercato nazionale ma soprattutto dalle 1147 cause di lavoro che hanno avviato i lavoratori di Alitalia, ora in cassa integrazione, con l'obiettivo di essere assunti in ITA;

   il fattore tempo è decisivo soprattutto per ITA, che quest'anno potrà contare sull'ultima iniezione di 250 milioni di risorse pubbliche (nell'ambito degli 1,35 miliardi autorizzati dalla commissione Ue) e dovrà attendere il closing dell'operazione per avere la disponibilità delle risorse di Lufthansa; in gioco c'è anche l'attuazione dell'ambizioso piano di sviluppo che prevede l'acquisto di 39 nuovi velivoli e 1.200 assunzioni entro l'anno;

   notizie stampa rivelano che c'è un rinvio sulla chiusura delle trattative con il Governo italiano per l'ingresso di Lufthansa in ITA Airways. Indipendentemente dalla scadenza originariamente annunciata per il 24 aprile, un portavoce della compagnia tedesca conferma che i negoziati sono tuttora in corso e, anche se sulla buona strada, non si sarebbero ancora conclusi. Dettagli o una nuova data per la firma del contratto non sono stati comunicati dal gruppo tedesco –:

   quale sia il piano industriale per ITA condiviso con Lufthansa, anche in relazione alla valorizzazione del vettore e degli aeroporti strategici con riferimento alle destinazioni ed al numero di tratte effettuate;

   quali garanzie siano state individuate per il mantenimento dei livelli occupazionali e la positiva risoluzione delle controversie dei lavoratori ex Alitalia, oggi in cassa integrazione, che chiedono di essere assunti in ITA;

   quale sarà il valore economico riconosciuto da Lufthansa per l'acquisizione del 40 per cento di ITA e quali le tempistiche e le risorse messe in campo per l'acquisizione totale del vettore da parte di Lufthansa.
(2-00140) «Barbagallo, Morassut, Casu, Ghio, Bakkali, Berruto, Boldrini, Curti, Fornaro, Fossi, Furfaro, Gnassi, Guerini, Iacono, Lacarra, Madia, Mauri, Merola, Orfini, Andrea Rossi, Scarpa, Serracchiani, Stumpo, Marino, Girelli, Roggiani, Toni Ricciardi, Manzi, Ferrari, Laus, Carè, Scotto, Gianassi, D'Alfonso, Forattini, Cuperlo, De Luca, Lai, Graziano, Malavasi, Simiani, Gribaudo, Bonafè, Sarracino, Guerra».

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRANCESCO SILVESTRI, FENU e SANTILLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel Documento di economia e finanza 2023 si evidenzia come nella parte finale dell'anno 2022 gli aumenti dell'inflazione e dei tassi di interesse abbiano interrotto la fase di crescita del prodotto interno lordo in corso da sette trimestri, riducendo in particolare il potere di acquisto delle famiglie;

   oltre 3,5 milioni di famiglie sono alle prese con l'aumento dei tassi di interesse: a gennaio 2023 il valore era pari al 3,95 per cento contro l'1,75 per cento del gennaio 2022;

   per l'anno 2023, si attende una prosecuzione della fase di irrigidimento dell'accesso al credito, soprattutto per le famiglie;

   i recenti dati diffusi da Istat, già confermano il calo dei mutui sulle abitazioni nel terzo trimestre 2022, che segnano un -7,4 per cento rispetto al precedente anno;

   peggiora anche il numero degli sfratti secondo i dati pubblicati dal Ministero dell'interno, di cui oltre l'80 per cento per morosità;

   peraltro, le difficoltà di accesso all'abitazione rappresentano uno dei principali fattori del calo della natalità nel nostro Paese, che nel 2022 ha segnato un nuovo record storico negativo;

   nel documento di programmazione presentato al Parlamento, il Governo si dichiara consapevole dell'impatto negativo del rialzo dei tassi di interesse sui redditi delle famiglie e sull'accesso al credito e valuta necessaria l'adozione di misure urgenti con cui contrastare tali effetti;

   non vengono tuttavia individuati strumenti utili al perseguimento di tali obiettivi e, in generale, per il sostegno alle politiche abitative;

   intanto, nell'ultima legge di bilancio lo stesso Governo ha deciso di non rifinanziare per l'anno 2023 i fondi per l'accesso alle locazioni e il contrasto delle morosità incolpevoli;

   il Movimento 5 Stelle ha proposto diverse soluzioni sia per contenere gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse (l'istituzione di un apposito fondo cosiddetto «bonus mutui», l'incremento delle detrazioni degli interessi passivi, il potenziamento welfare aziendale) sia per tutelare il diritto all'abitazione (attraverso il rifinanziamento dei fondi per l'accesso alle locazioni e il contrasto delle morosità incolpevoli);

   è necessario intervenire con urgenza individuando soluzioni mirate, a partire dalle famiglie economicamente più deboli –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di contenere l'effetto degli aumenti dei tassi di interesse e preservare il potere di acquisto delle famiglie, nonché per tutelare il diritto all'abitazione riconosciuto dalla Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
(3-00348)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 126 del 2020 ha stabilito che dal 1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non può, in ogni caso, essere inferiore a 2.500 euro, a fronte dei precedenti 362,90 euro. L'importo è stato successivamente aumentato nel 2022 a 2.698,75 euro e nell'anno corrente è stato fissato nella misura di più 25,15 per cento, portandolo a 3.377,50 euro;

   l'interrogante è intervenuto con più atti di sindacato ispettivo evidenziando lo sproporzionato aumento e proponendo la soglia minima di 500 euro per utilizzazioni di carattere pubblico e collettivo nonché per attività espletate sul demanio marittimo senza finalità lucrative;

   in risposta all'interrogazione n. 3-00073, presentato sul tema, il Ministro dell'economia e delle finanze ha dichiarato: «l'articolo 4 della legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, recentemente approvata, legge n. 118 del 2022, prevede una delega in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per finalità di tipo turistico, ricreativo e sportivo, ivi incluse quelle affidate ad associazioni e società senza fini di lucro. In considerazione di questo quadro normativo, il Governo intende, quindi avviare le necessarie attività di verifica e approfondimento, al fine di tenere conto, nella definizione dei citati canoni, del particolare valore di tali attività e del loro interesse pubblico, anche al fine di disporre, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, specifici interventi». Uguale richiamo normativo è stato fatto dalla Sottosegretaria all'economia e alle finanze, onorevole Lucia Albano, in risposta alla più recente interrogazione n. 5-00371;

   si rileva, tuttavia, che la delega citata dai rappresentanti del Ministero dell'economia e delle finanze risulta scaduta in data 28 febbraio 2022, urge pertanto un intervento consapevole da parte del Governo dal momento che sono molte le piccole categorie significativamente colpite dalla variazione sopra descritta –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda adottare alla luce della mancata attuazione della delega di cui all'articolo 4 della legge n. 118 del 2022 e valutato il grave impatto determinato dall'innalzamento sproporzionato del citato canone, con particolare riferimento alle fattispecie per cui il canone è dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti.
(3-00349)


   BONELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, ha istituito un contributo straordinario a carico dei produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, di gas nonché di prodotti petroliferi, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra operazioni attive e passive realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 aprile 2022, rispetto al medesimo periodo 2020/2021;

   tale contributo doveva essere versato per un importo pari al 40 per cento a titolo di acconto, entro il 30 giugno 2022 e per la restante parte, a saldo, entro il 30 novembre 2022, laddove l'incremento del saldo sia superiore al 10 per cento e a 5 milioni di euro in termini assoluti;

   l'aliquota è stata successivamente aumentata al 25 per cento;

   il precedente Governo ha stimato la base imponibile del contributo in circa 39 miliardi di euro e un gettito erariale pari a circa 10,5 miliardi di euro;

   l'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022 è stato ulteriormente modificato dal comma 120, dell'articolo 1, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), che limita l'ambito soggettivo di applicazione del contributo straordinario ai solo soggetti che nel corso del 2021 hanno realizzato il 75 per cento del volume d'affari da operazioni svolte nell'ambito dei settori di attività di produzione e rivendita di energia, gas e prodotti petroliferi;

   in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 3-00075 il Ministro interrogato riferiva in Aula che alla data del 30 novembre 2022, in relazione al contributo straordinario risultano versamenti erariali, tramite deleghe F24, per un ammontare complessivo pari a 2 miliardi 757 milioni, sostanzialmente in linea con le stime aggiornate predisposte dal Governo, precisando come i soggetti passivi avrebbero potuto comunque effettuare il versamento entro il 15 dicembre 2022;

   nella medesima occasione il Ministro interrogato ha riferito come l'Agenzia delle entrate ha avviato, in collaborazione con la guardia di finanza, un'attività di analisi del rischio relativo al corretto adempimento degli obblighi di versamento inerenti al contributo straordinario e in particolare, valorizzando le informazioni presenti nelle banche dati, ha ricostruito la platea di riferimento determinando, per ciascun soggetto, il debito d'imposta potenziale, che è stato messo a confronto con i versamenti effettuati o che saranno effettuati –:

   quale sia per ciascun soggetto passivo l'importo del contributo effettivamente versato alla data del 15 dicembre 2022, con i relativi ammanchi erariali e gli accertamenti nei confronti dei soggetti inadempienti.
(3-00350)


   BONETTI, FARAONE, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto trapelato nei giorni scorsi, il Ministro interrogato intende presentare un piano per contrastare la denatalità tramite la reintroduzione di una detrazione di 10.000 euro l'anno per ogni figlio a carico per tutti i nuclei senza limiti di reddito, sul modello del sistema adottato in Ungheria da Orban;

   durante il Governo Draghi è stata approvata la prima riforma integrata delle politiche famigliari (legge n. 32 del 2022) con un lavoro organico e trasversale che ha affrontato il contrasto alla denatalità attraverso supporti economici alle famiglie, utilizzo della leva fiscale, riforma dei congedi parentali, incentivi al lavoro femminile e all'autonomia dei giovani e delle giovani coppie;

   una parte della riforma del Family Act, già implementata dal precedente Governo, riguarda l'assegno unico universale, che ha rivoluzionato gli strumenti di sostegno alle famiglie tramite una drastica razionalizzazione di quelli esistenti e la loro sostituzione con uno strumento unico, nonché introducendo la principale prestazione sociale in denaro del nostro ordinamento (escludendo i trattamenti previdenziali);

   i dati anche recentemente esposti da Inps, Upb e Banca d'Italia dimostrano come grazie all'assegno unico e universale il reddito delle famiglie abbia visto un incremento rilevante soprattutto per i redditi più bassi, le famiglie più numerose e chi prima non poteva accedere agli assegni familiari; inoltre la maggiorazione per il secondo percettore di reddito ha incentivato il lavoro femminile;

   l'annuncio fatto dal Governo appare invece non coerente con l'impianto dell'assegno unico, sia perché le detrazioni fiscali orizzontali su cui si baserebbe tale piano non avrebbero un impatto universale, escludendo gli incapienti e differenziando i beneficiari a seconda della tipologia di lavoro, sia perché annullerebbero l'effetto dell'erogazione diretta e semplificata dello stesso;

   la legge n. 32 del 2022 prevede altresì detrazioni fiscali e ulteriori incentivi economici diretti alle famiglie per l'educazione scolastica e non formale, la cura dei figli e il lavoro domestico;

   nel Documento di economia e finanza il Governo ha affermato di volere provvedere all'attuazione della legge delega per gli scopi sopra evidenziati, prioritariamente di contrasto alla denatalità e incentivo al lavoro femminile;

   peraltro le misure ipotizzate necessiterebbero di una copertura ulteriore rispetto ai 20 miliardi di euro già destinati all'assegno, al fondo individuato dalla stessa legge e alla riorganizzazione di misure esistenti, risorse difficilmente reperibili nel quadro delineato dal Documento di economia e finanza –:

   se, come previsto nel Documento di economia e finanza, intenda completare l'attuazione del Family Act o, al contrario, smantellare la riforma con il ritorno a un sistema basato sulle detrazioni fiscali, e quali risorse intenda destinare a tali scopi.
(3-00351)


   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2008 è fallita la banca Lehman Brothers, dando l'avvio alla più grande crisi economica e finanziaria internazionale, di cui ancora subiamo gli effetti;

   nel mese di marzo 2023 Silicon Valley Bank e Signature Bank sono state dichiarate, dalla Federal Deposit Insurance Corporation – l'autorità statunitense incaricata di garantire l'assicurazione sui depositi bancari – insolventi, e il fallimento dei due istituti di credito è considerato il più grande dal 2008;

   Silicon Valley Bank era considerata una banca regionale dalle medie dimensioni molto legata all'economia del territorio e alla rete produttiva locale, al pari delle nostre banche di credito cooperativo;

   le turbolenze provocate dal fallimento statunitense e i timori di contagio hanno portato qualche giorno dopo al crollo di Credit Suisse;

   il mercato ha immediatamente risentito del crollo del Credit Suisse segnando: -9,10 per cento per Deutsche Bank; -9 per cento per Unicredit; -7,13 per cento per Bpm; -7,23 per cento per Bper; -5,61 per cento per Mediobanca e -6,8 per cento per Intesa Sanpaolo;

   le ripercussioni non hanno tardato a manifestarsi anche sulla Borsa di Milano, segnando il 10 marzo 2023 una chiusura in negativo (-1,55 per cento);

   i recenti accadimenti hanno suscitato timori sempre più diffusi da parte dei correntisti e dei soci in particolare delle banche di credito cooperativo che in Italia contano 247 istituti e 1.350.000 soci;

   i fenomeni di contagio sulle borse conducono al ritiro dei capitali che, soprattutto nei piccoli istituti, si traduce in breve tempo in fallimento;

   il 20 marzo 2023, a margine di un evento di Intesa Sanpaolo, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Riteniamo che le ripercussioni per il sistema bancario italiano siano insignificanti» e ha proseguito dicendo: «Mi sembra che adesso i mercati si siano un attimino calmati. Credo che la situazione in Europa sia sotto controllo e noi siamo in costante contatto con le autorità di regolazione. Soprattutto per il sistema bancario italiano noi siamo tranquilli» –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per assicurare la stabilità del sistema bancario italiano e quale sia l'esatto stato di salute delle banche italiane, in particolare circa eventuali legami tra i nostri istituti e Signature Bank, Silicon Valley Bank e Credit Suisse.
(3-00352)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   STEFANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 222-230, della legge n. 197 del 2022 ha previsto l'annullamento automatico dei debiti affidati all'agente della riscossione dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, di importo residuo fino a mille euro; l'annullamento automatico, senza specifica domanda da parte del debitore, opererà dal 30 aprile 2023;

   la nuova definizione agevolata ha ripreso quanto già operato dall'articolo 3 del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, prevedendo, altresì, la possibilità per gli enti creditori diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali, di deliberare lo stralcio integrale precedentemente previsto solo per gli enti statali;

   un caso specifico è rappresentato dalle posizioni debitorie in essere dei datori di lavoro agricoli e dei lavoratori autonomi agricoli verso l'istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), e non compresi nelle definizioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136;

   oltremodo, la fattispecie assume maggiore rilevanza per i lavoratori autonomi agricoli, per i quali il mancato pagamento, anche di una sola rata della contribuzione dovuta per una annualità, ha comportato il mancato accredito dell'intero anno contributivo pur in presenza del pagamento delle rimanenti rate; ne deriva, al fine di consentire che l'annullamento dei debiti nei confronti degli enti previdenziali non incida sul computo dei periodi contributivi interessati dalla misura di agevolazione fiscale, che tali periodi siano considerati completi per il conseguimento del diritto alla pensione –:

   quali iniziative di competenza si intenda assumere, anche di carattere interpretativo, al fine di consentire ai beneficiari di usufruire pienamente della misura agevolativa di cui in premessa ed escludere, al contempo, il rischio di riflessi negativi sulle singole posizioni contributive dei medesimi lavoratori interessati.
(5-00736)


   UBALDO PAGANO, ROGGIANI e LAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   mentre era in corso l'esame alla Camera della legge di conversione del decreto-legge n. 11 del 2023, recante «misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77», e nello specifico in data 27 marzo 2023, il Ceo di Enel X ha dichiarato che l'azienda era in procinto di «dare un decisivo impulso allo sblocco dei decreti incagliati»;

   in particolare, lo stesso ha spiegato trattarsi di «un veicolo finanziario che acquisti i crediti fiscali, certificati come certi, liquidi ed esigibili da un primo cessionario, ed esegua un ponte per cedere nuovamente tali crediti a terzi secondo il loro calendario di scadenze fiscali, affinché ne abbiano un vantaggio diretto ed immediato», che ha poi sottolineato che l'obiettivo è quello di «fare diventare il veicolo una soluzione strutturale e duratura nel tempo [...] una soluzione aperta alla partecipazione di molteplici soggetti privati, una soluzione di sistema Paese»;

   a poche ore di distanza è arrivata la conferma del Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti che ha rilasciato dichiarazioni concernenti l'elaborazione di un sistema che dovrebbe permettere di smaltire tutti i crediti incagliati relativi a Superbonus –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori informazioni sulla piattaforma citata in premessa, con particolare riguardo ai soggetti che ne avranno un ruolo attivo nella sua costituzione, alle tempistiche stimate di attivazione della stessa e ai volumi di crediti fiscali incagliati che ci si attende di «assorbire» mediante tale sistema.
(5-00739)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI e GIANASSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 302 del 1998 ha introdotto un'interessante novità nell'ordinamento giuridico italiano con l'obiettivo di accelerare i tempi processuali: la possibilità per i giudici delle esecuzioni di delegare le operazioni di vendita all'incanto dei beni immobili a notai. Questa soluzione, è stata poi estesa nel 2005 anche ad avvocati e dottori commercialisti, iscritti nell'elenco formato dal presidente del tribunale;

   in pratica, quando un giudice delle esecuzioni deve procedere alla vendita di un immobile, può affidare l'incarico a uno di questi professionisti, che svolge tale attività in sua rappresentanza;

   successivamente la delega dei giudici delle esecuzioni ai professionisti si è ulteriormente evoluta nel tempo. Oggi questi professionisti sono stati nominati anche custodi degli immobili, con il compito di garantirne la conservazione e la tutela durante il periodo di vendita. Inoltre la procedura telematica è diventata la prassi più comune per le vendite esecutive degli immobili, semplificando ulteriormente la procedura e riducendo i tempi di attesa;

   la riforma del processo civile, introdotta dal decreto legislativo n. 149 del 10 ottobre 2022, ha introdotto alcune modifiche alle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile riguardanti l'elenco dei professionisti delegati per le vendite esecutive. Le modifiche riguardano i criteri di iscrizione e la documentazione necessaria per l'iscrizione nell'elenco, richiedendo in particolare la dimostrazione di specifiche competenze tecniche ai fini della prima iscrizione;

   l'entrata in vigore del nuovo articolo 179-ter disposizioni attuative del codice di procedura civile è prevista per il 30 giugno 2023, a partire dal quale solo i professionisti iscritti ai nuovi elenchi potranno essere incaricati di gestire la vendita all'asta dei beni oggetto di esecuzione;

   la strada per diventare un avvocato specialista in diritto dell'esecuzione forzata non risulta facile. Attualmente, l'unico modo per accedere ai nuovi elenchi dei professionisti delegati è attraverso il numero di deleghe già ricevute o frequentando un corso specifico in materia di procedure esecutive. La formazione richiesta non è ancora disponibile poiché le linee guida della Scuola superiore della magistratura non sono ancora state diffuse;

   la legge di bilancio 2023 ha accelerato i tempi per l'adozione dei nuovi elenchi, anticipando l'entrata in vigore al 28 febbraio 2023. Ciò significa che il primo popolamento dei nuovi elenchi accoglierà solo i professionisti che hanno svolto almeno dieci incarichi negli ultimi cinque anni, dato che non è possibile frequentare i corsi abilitanti alla figura del professionista delegato alle vendite esecutive;

   la Scuola superiore della magistratura, in data 7 aprile 2023, ha pubblicato le linee guida per la formazione dei professionisti che provvedono alle operazioni di vendita delegate ai fini dell'iscrizione nell'elenco di cui all'articolo 179-ter disposizioni attuative del codice di procedura civile da cui il magistrato attinge i nominativi cui affidare le operazioni delegate ai sensi dell'articolo 591-bis del codice di procedura civile e 534-bis del codice di procedura civile, ove non sia incaricato un istituto di vendite giudiziarie, nonché le attività di custodia di cui all'articolo 559 del codice di procedura civile in sostituzione del debitore –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia intrapreso o intenda intraprendere iniziative volte a chiarire tempi, termini e modalità di applicazione della norma sulle esecuzioni immobiliari e a dare interpretazione autentica, anche mediante circolari, delle disposizioni dell'articolo 179-ter disposizioni attuative del codice di procedura civile.
(5-00740)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo di Stefano Brogioni pubblicato sul quotidiano «La Nazione» il 17 aprile 2023, nel carcere fiorentino di Sollicciano ben 40 agenti della polizia penitenziaria (pari al 10 per cento del totale) usufruirebbero del congedo retribuito della durata di un mese per essersi candidati alle prossime elezioni amministrative di maggio in diversi comuni italiani;

   la notizia è stata riferita da Rita Bernardini, presidente di «Nessun Tocchi Caino», a seguito della visita nel carcere fiorentino effettuata dall'associazione nella giornata di venerdì 14 aprile;

   la possibilità di usufruire di questo congedo retribuito è prevista dalla legge per gli appartenenti alle forze di polizia (ma non ad altre tipologie di impiegati statali) secondo il comma 2 dell'articolo 81 della legge n. 121 del 1981;

   gli agenti di polizia penitenziaria in forza presso la casa circondariale di Sollicciano (senza considerare i quaranta agenti in permesso) sono già insufficienti per coprire il fabbisogno perché le immissioni di nuovi agenti non coprono mai i pensionamenti; pertanto, tali assenze oltre a creare gravi problemi ai colleghi che rimangono in servizio, costringendoli a turni massacranti, si ripercuotono sulla vita detentiva, ad esempio sulle visite sanitarie esterne per i detenuti;

   secondo quanto riferito da Rita Bernardini alla Nazione, la casa circondariale di Sollicciano è un istituto altamente problematico sia per la tipologia delle persone detenute quasi tutte appartenenti alle marginalità sociali, sia per la fatiscenza dei reparti detentivi, sia per la carenza di personale: oltre agli agenti di polizia penitenziaria ben pochi sono anche i funzionari dell'area giuridico-pedagogica, con solo 8 educatori laddove ne sarebbero previsti 11 e un solo mediatore culturale a fronte della maggioranza di detenuti stranieri (su 461 persone, gli italiani sono solo 171);

   nel 2022 nell'istituto fiorentino si sono verificati 4 suicidi (tre detenuti sono stati trovati morti, uno è morto all'ospedale per le conseguenze delle ferite infertesi) e un altro suicidio è avvenuto nel 2023 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'ulteriore carenza di agenti, determinatasi in questo periodo a causa delle candidature di parte del personale della polizia penitenziaria alle elezioni amministrative, che incide sulla condizione già estremamente difficili di tutta la comunità carceraria di Sollicciano;

   quanti siano gli agenti di polizia penitenziaria candidati nei comuni italiani interessati dalla tornata amministrativa di maggio;

   se si ritenga di dover adottare iniziative di competenza volte a rivedere la normativa che pone su un piano di disparità gli impiegati statali che decidano di candidarsi alle elezioni di ogni ordine e grado.
(4-00887)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un comunicato dell'Unione degli universitari (Udu) di Firenze, sembrerebbe che l'Ateneo fiorentino abbia sporto una denuncia nei confronti di studenti che avevano promosso e praticato un'attività di socializzazione studentesca;

   alcuni dei suddetti studenti sarebbero stati convocati in questura, identificati come appartenenti all'associazione Udu e risulterebbero indagati;

   a parere dell'interrogante la negazione all'utilizzo degli spazi scolastici e universitari, la repressione e le denunce contribuiscono a scoraggiare la partecipazione alla vita dell'università e alla vita politica in generale e, considerata la distanza attuale tra i giovani e la politica e le preoccupanti percentuali di astensionismo, la manifestazione di opinioni politiche, attività sindacali e occupazioni di spazi fisici e temporali nelle scuole e nelle università andrebbero vissute come un momento di arricchimento del dibattito civile e politico e non come fenomeni da reprimere;

   da anni l'Udu di Firenze porta avanti l'idea di un'università vissuta non come esamificio ma come spazio di socialità e per questo si è sviluppata, negli anni, la prassi, a livello studentesco, di promuovere momenti di collettività per rendere l'università un luogo di condivisione; negli anni scorsi tali attività si svolgevano sotto l'autorizzazione, anche tacita, dell'Ateneo attraverso il «Regolamento spazi» e, tuttavia, dopo il periodo pandemico e il cambio di governance di Ateneo, tale accordo è venuto a mancare e il dialogo con i vertici dell'università si è interrotto;

   il 17 giugno 2022, nella consapevolezza della liceità del loro operato, gli studenti dell'università di Firenze hanno pacificamente e spontaneamente promosso proprio uno dei suddetti momenti di collettività, da sempre accettati dai vertici dell'Ateneo;

   durante l'attività promossa dall'UDU, non sono stati riportati danni all'edificio, che è stato anche ripulito al termine dell'iniziativa, né agli arredi e, al contrario, la struttura è stata sorvegliata dagli studenti e, come affermato dagli stessi, il servizio di vigilanza dell'Ateneo era presente all'evento;

   per aver organizzato tale iniziativa diversi studenti sarebbero stati convocati in questura come persone informate dei fatti e interrogati dalla Digos e al termine della deposizione sarebbe stata notificata loro una informazione di garanzia;

   nel gennaio 2021, la procura di Roma ha chiesto di archiviare molte inchieste su scuole occupate dagli studenti nella capitale perché gli studenti «devono essere considerati soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi alla sua gestione»;

   chiedendo l'archiviazione, la procura ha sostenuto che «l'esercizio dei diritti di riunione e manifestazione del pensiero garantiti dalla Costituzione cessa di essere legittimo solo quando travalichi nella lesione di altri interessi costituzionalmente tutelati, con modalità di condotta che esorbitino dal fisiologico esercizio dei diritti»;

   dunque, il solo prendere possesso degli spazi scolastici significa semplicemente esercitare un diritto, quello di «riunione e manifestazione» garantito dalla Costituzione e il diritto allo studio sarebbe comunque garantito con lezioni autogestite, didattica alternativa e attività culturali; dalle notizie in possesso e in assenza di contestazioni di atti e comportamenti più gravi, non conosciute dall'interrogante, quanto accaduto a Firenze è del tutto simile a quanto accaduto in molte scuole romane nel 2021 –:

   quali iniziative di natura normativa i Ministri interrogati, per quanto competenza, intendano assumere per introdurre la non perseguibilità dell'utilizzo e dell'occupazione temporanea di spazi fisici nelle scuole e nell'Università da parte degli studenti per iniziative destinate a promuovere il dibattito civile e politico tra gli stessi, essendo gli studenti soggetti attivi della comunità studentesca, quando tali iniziative non ledono altri interessi costituzionalmente tutelati e rientrano invece nell'esercizio dei diritti di riunione e manifestazione del pensiero.
(4-00894)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il comma 402 della legge di bilancio 2023 istituisce nello stato di previsione del Ministero delle imprese e del made in italy un Fondo per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del made in italy, con 5 milioni di euro per l'anno 2023 e 95 per il 2024 finalizzati allo sviluppo e alla modernizzazione dei processi produttivi e per accrescere l'eccellenza qualitativa del made in Italy. Il successivo comma demanda la definizione dei settori di intervento ammissibili al finanziamento del fondo e il riparto delle risorse ad uno o più decreti del Ministero delle imprese e del made in Italy, da adottarsi di concerto con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   i decreti attuativi risultano ad oggi ancora non emanati;

   la definizione dei settori di intervento ammissibili al finanziamento del Fondo per il potenziamento delle politiche industriali di sostegno alle filiere produttive del made in Italy, nonché dei criteri per il riparto delle risorse del medesimo Fondo è vitale per la manifattura italiana, che negli ultimi dieci anni si è ampiamente spesa nel settore di R&S, raggiungendo ottimi risultati che andrebbero ulteriormente sostenuti, e per aiutare le imprese nella transizione ecologica che rappresenta, allo stesso tempo, una sfida complicata e un'opportunità di crescita importante ponendo obiettivi che imporranno alle imprese di cambiare molto il proprio modello di business –:

   quali siano i motivi del ritardo e quando sia prevista l'emanazione dei decreti citati in premessa.
(5-00745)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nella XIX legislatura i parlamentari liguri, tra cui la scrivente, unitamente alle istituzioni del territorio, alle parti datoriali e sindacali, nelle loro articolazioni locali, si sono attivati sin dall'inizio del mandato con il fine di portare all'attenzione del Governo e dei Ministeri interessati le principali questioni afferenti la Liguria, in particolar modo con riguardo alle materie di competenza di questo Ministero;

   il Ministero delle imprese e del made in Italy si è sempre mostrato disponibile e aperto al confronto, manifestando una volontà fattiva nell'affrontare le maggiori vertenze industriali del territorio ligure;

   di significativa rilevanza il tavolo avviato in data 27 marzo 2023 con la delegazione del «Tavolo Provinciale per lo Sviluppo Economico di Savona» finalizzato ad affrontare in maniera organica nelle competenti sedi ministeriali le principali criticità concernenti il tessuto industriale, imprenditoriale e produttivo del territorio;

   in data 17 aprile 2023 questo Ministero ha ricevuto regione Liguria, nelle figure degli assessori allo sviluppo economico e al lavoro, ponendo al centro dell'interlocuzione istituzionale un dossier predisposto dalla suddetta regione, avente ad oggetto le diverse situazioni di crisi industriale che coinvolgono il territorio e le prospettive di rilancio e sviluppo delle aziende presenti, tra cui a titolo, esemplificativo Acciaierie d'Italia S.p.A., Ansaldo Energia S.p.A., Piaggio Aero Industries S.p.A. (meglio nota come «Piaggio Aerospace»), Alstom (ex «Bombardier Transportation»), LaerH, Funivie S.p.A. e l'ex Oto Melara (ora gruppo Leonardo S.p.A.), al fine di porre in essere un percorso strutturato di lavoro condiviso e sinergico;

   in data 17 aprile 2023 il Ministero ha, inoltre, affrontato la vertenza Sanac S.p.A. nell'ambito di un tavolo interregionale, riunendo l'azienda, le parti sociali e le istituzioni dei territori interessati dalla presenza di stabilimenti della predetta società, garantendo, come emerso dagli organi di stampa e dalle relative dichiarazioni dei partecipanti all'incontro, il mantenimento dell'unitarietà dei siti produttivi diffusi sul territorio nazionale –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare a seguito ed in virtù dei summenzionati incontri svoltisi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy.
(5-00746)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'industria è il pilastro fondamentale dell'economia italiana, capace di generare valore economico e sociale, nonché un insostituibile volano per la crescita del Paese;

   il tessuto produttivo italiano è costituito da importanti presidi nell'industria di base e da una rilevante presenza di Pmi: solo il comparto manufatturiero conta circa 371 mila imprese che danno lavoro a quasi 3 milioni di persone e contribuiscono al 54 per cento del fatturato del settore, generando un valore aggiunto di 62 mila euro per addetto, rispetto ai 48 mila euro della media europea;

   la crisi pandemica e, da ultimo, il conflitto russo-ucraino hanno reso cruciale dotare il nostro Paese di una politica industriale, all'interno di una cornice europea, che sia in grado di cogliere le opportunità del prossimo futuro, a partire dal Pnrr;

   l'inizio del 2023 ha visto il depotenziamento di molti incentivi a supporto delle imprese, soprattutto quelli rivolti alla transizione digitale e sostenibile del piano transizione 4.0, sensibilmente ridotti o addirittura azzerati, che hanno giocato un ruolo di primo piano nell'abilitare modelli di business strategici e competitivi, in grado di rispondere ai nuovi paradigmi industriali;

   proprio le Pmi sono impegnate, in prima linea, nella difficile «twin transition»: digitale e ambientale. Ciò implica scelte di politica industriale – in chiave di sicurezza, energia, materie prime, transizione digitale, economia circolare, risparmio energetico e componentistica high tech — atte a rafforzarne la competitività, anche rispetto alle altre imprese europee e a consentire alle stesse di continuare a investire su innovazione e sostenibilità ambientale e sociale, lavorando a livello di sistema Paese per supportare le migliori filiere produttive e crescere sui mercati europei e internazionali;

   per restare competitive sul mercato, infatti, le nostre imprese necessitano di politiche incentivanti ben definite e strutturali, che forniscano direttive certe e siano incentrate sullo sviluppo nei citati comparti strategici prioritari –:

   quali iniziative strutturali, di propria competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per consentire all'industria nazionale di attuare la transizione energetica e digitale, richieste anche a livello unionale, rafforzandone contestualmente la capacità di innovare, di produrre e di essere competitive sui mercati internazionali.
(5-00747)


   SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, risultano immatricolati circa 53,1 milioni di veicoli con un'età media di 12 anni e 3 mesi; in Italia un'auto su cinque è una Euro 0-2, con almeno 18 anni di anzianità. Questa situazione ha conseguenze pesanti per la sicurezza e per l'inquinamento atmosferico;

   l'aver favorito il ritmo di sostituzione delle vetture con oltre 10 anni di vita grazie gli incentivi varati con la legge di bilancio per il 2021, in particolare per i veicoli con emissioni di CO2 tra 61 e 135 gr/km, ha fatto risparmiare all'ambiente decine di migliaia di tonnellate di CO2, grazie alla vendita di circa 100.000 vetture che non sarebbero state vendute in assenza degli incentivi;

   nonostante la martellante pubblicità in favore del passaggio alle auto ibride o elettriche, gli italiani continuano a esprimere la propria preferenza per le motorizzazioni tradizionali. Altro paradossale effetto dell'eccesso di regolazione e di spinta verso le motorizzazioni elettriche è che i consumatori tendono a mantenere le auto vecchie più a lungo o acquistano auto usate invece di nuove;

   per quanto riguarda l'acquisto di veicoli non inquinanti, nel 2023 sono stati resi disponibili: 190 milioni (poi ridotti a 173) per veicoli con emissioni nella fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro (elettrici); 235 milioni (poi ridotti a 218,5) per veicoli con emissioni nella fascia 21-60 grammi (ibridi plug-in); 150 milioni per veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi;

   le risorse destinate ai motori endotermici non inquinanti erano già esaurite a metà febbraio. Molto meno utilizzate le risorse destinate alle elettriche pure e alle ibride;

   nel rispondere il 1° marzo alle interrogazioni sul settore il Ministro interrogato ha dichiarato che «abbiamo disposizione altri 6 miliardi di euro fino al 2030 per incentivare il mercato dell'automotive». In una intervista alla stampa il Ministro ha dichiarato che «le macchine elettriche costano troppo per i salariati italiani e sono oggi sostanzialmente ad appannaggio dei ricchi» –:

   quali ulteriori informazioni sia in grado di fornire il Ministro interrogato sulla situazione degli incentivi destinati all'acquisto di veicoli meno inquinanti e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a spostare parte delle risorse destinate ai veicoli con emissioni nella fascia 0-60 grammi di CO2 a quelli per veicoli con emissioni comprese nella fascia 61-135 grammi, per favorire le classi meno abbienti e ridurre l'inquinamento.
(5-00748)


   ANDREUZZA, BARABOTTI, DI MATTINA e TOCCALINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con sempre maggiore frequenza veniamo a conoscenza, per tramite dei mezzi di informazione, di maxi operazioni effettuate dalle forze dell'ordine che portano a decine di arresti e sequestri per centinaia di migliaia di euro nel mondo delle cooperative;

   il fenomeno ha oramai assunto le dimensioni di un radicato sistema fraudolento che rischia di divenire sistematico e generalizzato;

   la natura degli illeciti posta in essere non resta confinata nell'ambito delle violazioni del rapporto di lavoro subordinati ma spesso sono associati a meccanismi di elusione degli obblighi di natura previdenziale e assistenziale, che consentono alle imprese utilizzatrici/committenti di acquisire manodopera formalmente regolare a prezzi molto vantaggiosi. Non solo, le violazioni sono poi collegate ad altri illeciti di natura fiscale mediante il metodo delle false fatturazioni;

   il sistema coinvolge tutte le tipologie imprenditoriali, dalla logistica ai servizi, sino al lavoro nei campi; come dimostrato dal recente scandalo, cosiddetto «caso Soumahoro», che ha visto indagate la moglie e la suocera dell'Onorevole;

   nel caso specifico, da quanto è possibile apprendere da fonti giornalistiche, per gli inquirenti c'erano due società-schermo, sostanzialmente fittizie che avrebbero emesso fatture per «operazioni inesistenti» ed effettuato anche bonifici verso l'estero. Le fatture emesse venivano poi inserite nei libri mastri e dichiarate come spese per evadere il fisco e giustificare la richiesta di finanziamenti pubblici per l'accoglienza e l'assistenza ai migranti;

   al netto delle singole posizioni processuali, per le quali si esprime il massimo garantismo, è evidente che il fenomeno abbia ormai una portata così ampia da coinvolgere tutti i livelli sociali, con evidenti ripercussioni negative per i lavoratori e le imprese oneste –:

   preso atto del caso delle false cooperative, come individuato in premessa, quali iniziative di competenza stia adottando o intenda adottare il Ministro interrogato per migliorare la vigilanza sul sistema cooperativo per contrastare fenomeni fraudolenti.
(5-00749)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi Vodafone Italia ha presentato un piano di esuberi che ammontano a 1.003 unità a livello nazionale su circa 5.500 dipendenti;

   la stessa Vodafone infatti ha reso noto di aver «avviato formalmente, con una lettera indirizzata alle organizzazioni sindacali e al Ministero del lavoro, la procedura per la gestione di 1.000 esuberi. Alla luce della inarrestabile trasformazione strutturale del mercato, guidata da una straordinaria pressione competitiva, Vodafone conferma la necessità di avviare una profonda trasformazione e modernizzazione del proprio modello operativo per continuare ad investire e a competere in modo sostenibile. La volontà dell'azienda continua ad essere quella di trovare soluzioni sostenibili e condivise con il sindacato nell'ambito di tale procedura»;

   nella sola provincia di Pisa sono coinvolte 97 persone su 271 impiegate nel centro Vodafone di Ospedaletto, ovvero del 35 per cento delle lavoratrici e dei lavoratori del sito, aperto dal 1998, sede storica per la città e punto di riferimento della stessa e non solo, visto che vi sono impiegati molti lavoratori provenienti dalla provincia e da altri territori;

   nonostante l'aumento esponenziale della domanda di connettività e dei vari servizi collegati il settore delle telecomunicazioni sta attraversando una profonda crisi a causa della contrazione dei ricavi che coinvolge molte aziende, a partire dalla principale Tim, ma anche Wind, Bt Italia, Ericsson a dimostrazione del fatto che siamo di fronte ad una crisi strutturale che andrebbe affrontata nella sua complessità;

   gli esuberi di Ospedaletto rappresentano dunque solo una parte di un più ampio piano di licenziamento che riguarderà tutta Italia e sul quale occorre un deciso intervento del Governo perché ancora una volta l'atteggiamento delle aziende, di fronte alle difficoltà, alla contrazione dei ricavi e alle trasformazioni di mercato è quello di scaricare i costi sulle lavoratrici e i lavoratori;

   a parere dell'interrogante siamo di fronte ad un altro atto di «macelleria sociale» che avviene nel nostro Paese e in un settore che dovrebbe essere per noi strategico, un comportamento inaccettabile di cui Vodafone dovrà rendere conto;

   è indispensabile che il Governo si adoperi affinché sia salvaguardato il perimetro occupazionale dei lavoratori e delle lavoratrici Vodafone, peraltro già pesantemente ridotto negli anni, e per il rilancio di un settore strategico per il Paese, quale è quello delle telecomunicazioni impedendo che le crisi siano pagate sempre dalle lavoratrici e dai lavoratori –:

   quali urgenti iniziative intendano assumere rispetto al piano di esuberi annunciato da Vodafone affinché sia salvaguardato l'attuale perimetro occupazionale;

   quali urgenti iniziative intendano assumere per favorire il rilancio dell'intero settore delle telecomunicazioni, considerato strategico per il Paese, impedendo che le soluzioni alle crisi si traducano costantemente nel licenziamento delle lavoratrici e dei lavoratori.
(4-00892)


   GIAGONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini della Sardegna continuano a lamentare gravi disservizi relativi al funzionamento delle reti telefoniche, con particolare riferimento alla copertura della telefonia mobile, con alcune aree del tutto prive di segnale;

   in molte aree, soprattutto quelle interne, il segnale di telefonia mobile è presente, ma solo apparentemente, oppure è completamente assente, persistendo di fatto l'impossibilità di stabilire un qualunque collegamento (voce o dati), financo con i servizi di emergenza;

   tale condizione pone in una situazione di estrema difficoltà e disagio i cittadini residenti in tali zone che si trovano impossibilitati a comunicare via telefonia mobile;

   la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;

   ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere;

   la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;

   come dianzi esposto, l'oscuramento telefonico produce situazioni di rilevanti criticità di natura privata che impediscono di assolvere anche adempimenti ordinari della vita quotidiana, con riflessi anche sulla sicurezza delle persone nel caso siano poste nelle condizioni di dover effettuare chiamate di emergenza e soccorso;

   l'emergenza da COVID-19 ha reso immediatamente tangibile, per l'intera popolazione, la drammatica realtà di una rete di comunicazione immateriale del tutto inadeguata in alcune aree del Paese. Una rete di telecomunicazioni cui è stata sostanzialmente appesa, pressoché per intero, l'esigenza di socialità che il contenimento del contagio chiedeva di distanziare ma che proprio per questo doveva assolutamente essere consentita e favorita da nuove modalità di comunicazione;

   le numerose segnalazioni indirizzate agli operatori di telefonia fissa e mobile sono rimaste prive di un fattivo riscontro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il corretto funzionamento del segnale telefonico (voce e dati) in tutto il territorio sardo, anche per consentire il pieno accesso dei cittadini sardi ai numeri telefonici di emergenza.
(4-00893)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Abruzzo con delibera di Giunta regionale n. 229 del 19 aprile 2016, nell'ambito del masterplan Abruzzo – Patto per il Sud, ha approvato la strategia di interventi operativi verificati su base progettuale per lo sviluppo e la crescita della regione Abruzzo, con la quale sono stati finanziati i lavori di ampliamento della piastra logistica intermodale della zona industriale della Val di Sangro e realizzazione di fabbricati a uso della stazione di Saletti, per un importo di 5,5 milioni di euro;

   con delibera di Giunta regionale n. 402 del 25 giugno 2016 è stata individuata come soggetto attuatore dell'intervento TUA s.p.a., Società unica di trasporto abruzzese, a cui ha fatto seguito la stipula della convenzione per l'attuazione degli investimenti del masterplan per l'Abruzzo (delibera Comitato interministeriale per la programmazione economica n. 26/2016) del 10 novembre 2016;

   in data 20 gennaio 2020 è stato consegnato parzialmente il cantiere, e in data 6 novembre 2020 si è arrivati alla consegna definitiva dello stesso;

   risulta all'interrogante che la divisione ferroviaria di TUA s.p.a. non abbia ancora centrato l'obiettivo strategico finanziato dal masterplan Abruzzo a causa di una mancata perizia di variante ancora inevasa;

   da una nota inviata a TUA s.p.a. dal dirigente del Servizio trasporti della regione Abruzzo risulta evidente la priorità assoluta dell'obiettivo di completamento dell'hub logistico in contrada Saletti, per il quale si attende la riconsegna delle opere programmate già da tempo e finanziate;

   ad aggravare il quadro descritto in premessa, stante alle informazioni assunte dall'interrogante, è la mancanza di una risorsa dirigenziale della divisione ferroviaria di TUA s.p.a., strategica per il raggiungimento dell'obiettivo, da poco assunta per nomina con delibera di Giunta regionale n. 114 del 3 marzo 2023, ad esperto tecnico del Presidente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza intenda assumere al fine di consentire lo sblocco e la ripresa produttiva del cantiere della piastra logistica intermodale della zona industriale della Val di Sangro, consapevoli che l'opera se non finita in tempi stretti potrà rendere incompatibili i successivi interventi di completamento da attuare a cura del commissario ZES con i termini imposti dal Pnrr.
(5-00761)


   DE MARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   la Trasversale di Pianura (strada statale 253 bis) è un'arteria che unisce San Giovanni in Persiceto a Medicina (Bo) e rappresenta il collegamento diretto fra i comuni della pianura e l'area del Centergross e dell'Interporto, costituisce anche un importante percorso alternativo all'autostrada A1-A14, consente al traffico pesante proveniente dal Centergross e l'Interporto di raggiungere il casello di Castel San Pietro in direzione di Rimini, senza attraversare il nodo di Bologna, ed è utilizzato per la distribuzione delle merci del porto di Ravenna;

   al completamento dell'opera mancano i 5 chilometri che collegano Budrio e Villafontana, un tratto breve che ad oggi interrompe la continuità fra i due tronchi già realizzati;

   questa interruzione costituisce una grave strozzatura e un pericolo per il crescente traffico che percorre la Trasversale nei due sensi, in quanto tutti i mezzi, anche pesanti, devono percorrere una carreggiata molto ridotta, superando ben tre ponti, stretti, obsoleti e che necessitano di interventi, come riscontrato anche da Anas: su uno di loro (Medicina 3) è stato oggi istituito un senso unico alternato per evitare rischi di cedimento, un altro (Medicina 1) è addirittura inclinato rispetto all'asse stradale;

   dal momento del passaggio di competenza ad Anas ad oggi, i comuni di Medicina e di Budrio hanno svolto diversi incontri con Anas per confrontarsi sui problemi relativi alla Trasversale di Pianura e al suo completamento, in coordinamento con la regione Emilia-Romagna e gli enti locali al fine di portare a compimento interventi attesi da decenni;

   per la rimozione del primo semaforo e la messa in sicurezza dei tre ponti invece, Anas aveva dichiarato già nel 2021 di avere stanziato i fondi necessari e che avrebbe proceduto alla progettazione ed all'affidamento dei lavori, ma ad oggi non si hanno ancora notizie sullo stato della progettazione degli interventi, né tantomeno sul cronoprogramma dei lavori;

   è necessario che la ricostruzione dei tre ponti tenga conto delle esigenze del nuovo tracciato di completamento della Trasversale;

   in quest'ottica è necessario che l'intervento sia inserito nel contratto di programma tra Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ed Anas, come intervento prioritario nel territorio della città metropolitana di Bologna e tra i principali nella regione;

   il 4 febbraio 2021 il comitato promotore della petizione per il completamento della trasversale ha consegnato all'assessorato regionale per i trasporti oltre 2.500 firme di cittadini;

   il progetto preliminare era già stato redatto dalla città metropolitana di Bologna, grazie ad un finanziamento stanziato dalla regione nel 2019, e ora si attende il reperimento dei fondi per realizzare il progetto esecutivo e l'investimento per concludere l'opera;

   la competenza del tratto stradale è ora in carico all'Anas, ma la regione si è detta disponibile affinché si realizzi una collaborazione sinergica dei vari enti interessati, ovvero città metropolitana, regione, Anas e comuni;

   è fondamentale ci si attivi per avviare i lavori di rifacimento dei ponti entro la fine dell'anno –:

   quale sia il cronoprogramma degli interventi di messa in sicurezza e rifacimento dei tre ponti nel tratto in oggetto;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di garantire l'attivazione di Anas per il completamento del tratto stradale di 5 chilometri della trasversale di pianura, strada statale 253 bis, che collega Budrio e Villafontana;

   se sia intenzione del Ministro inserire l'intervento nel contratto di programma tra Ministero ed Anas, come intervento prioritario nel territorio della città metropolitana e tra i principali nella regione, come richiesto da città metropolitana di Bologna e da regione Emilia-Romagna;

   con quali tempistiche verrà sottoscritto il contratto di programma Ministero-Anas, scaduto dal 2020.
(5-00762)


   PORTA e BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo tra la Repubblica Federativa del Brasile e la Repubblica italiana sul riconoscimento reciproco in materia di conversione di patenti di guida, definito con scambio di note, entrato in vigore il 13 gennaio 2018, ha cessato i suoi effetti il 13 gennaio 2023;

   l'accordo prevedeva che, a partire da un anno prima della scadenza, le Parti contraenti avviassero le consultazioni per procedere al suo rinnovo;

   gli interroganti hanno appreso che, ai fini del rinnovo e del contestuale aggiornamento dell'accordo, si è reso necessario avviare le valutazioni concernenti allineamento dell'accordo al regolamento UE 2016/679, relativo al trattamento dati personali. Tale circostanza richiede la predisposizione di un nuovo allegato al testo dell'accordo recante la disciplina del trasferimento dei dati personali tra autorità competenti, poiché il Brasile non è destinatario di una decisione di adeguatezza della Commissione UE come previsto dal predetto RGPD (UE) 2016/679 e, conseguentemente, anche la necessità di redigere una nuova bozza di accordo con i richiami a detta disciplina;

   la possibilità di utilizzare le patenti di guida rappresenta una condizione essenziale per l'esercizio delle attività e delle professioni che si svolgono contemporaneamente o in periodi alterni in due Paesi, anche in considerazione del costante aumento della mobilità tra l'Italia e il Brasile –:

   entro quanto il Ministro ritenga di poter concludere le consultazioni con le autorità brasiliane ai fini del rinnovo dell'accordo la cui cessazione sta provocando preoccupazione e disagi tra i cittadini dei due Paesi interessati dall'Intesa.
(5-00763)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nel corso dell'informativa urgente del Governo sulla vicenda della fuga di Artem Uss, svolta alla Camera dei deputati il 20 aprile 2023, il Ministro della giustizia Nordio ha affermato: «sono in corso ulteriori accertamenti da parte del Ministero dell'interno»;

   dal 22 marzo, data dell'evasione di Uss dai domiciliari, al 20 aprile, data in cui si è svolta l'informativa del Ministro, sono passati 29 giorni: da oltre un mese, quindi, il Ministero dell'interno sta svolgendo accertamenti, di cui non si ha alcuna informazione;

   il quotidiano «Il Giorno» del 29 marzo 2023 riporta: «quattro macchine mai viste da quelle parti. Su quali di queste è salito Uss? Ruota anche attorno a questa domanda l'indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e della Compagnia di Corsico sulla rete di complici (almeno cinque o sei quello "operativi") che ha aiutato l'imprenditore russo a evadere dai domiciliari... Le telecamere che monitorano la zona di Cascina Vione a Basiglio riprendono il momento in cui Uss esce dal complesso residenziale in compagnia di un altro uomo: alle 14:07 del 22 marzo. Fino a ieri, l'ipotesi principale era che Uss fosse salito con il complice a bordo di un'auto nera e che dopo alcuni chilometri avesse fatto un cambio macchina per proseguire via terra verso la frontiera. Ora c'è una pista alternativa: che quell'auto sia stata soltanto uno specchietto per le allodole e che in realtà il figlio del governatore di Krasnoyarsk sia salito su uno degli altri tre veicoli "misteriosi" censiti nella zona in quei minuti, di cui uno di grossa cilindrata, e che quello abbia compiuto almeno la prima parte del viaggio che quasi certamente l'ha portato già nelle ore successive a uscire dall'Italia da Est»;

   durante l'informativa Nordio ha affermato: «Dalla relazione dei Carabinieri della Lombardia, gruppo di Milano, risulta che l'ultimo contatto trasmesso dal braccialetto elettronico applicato al signor Uss era delle ore 13,52 del giorno in cui è evaso, quando veniva registrato un allarme "uscito dal sito durante il periodo di coprifuoco", cioè era evaso, allarme giunto "a video diversi minuti dopo"»;

   la relazione del Ministro non chiarisce numerosi aspetti, di competenza del Ministro dell'interno, a partire dall'orario esatto in cui l'allarme sarebbe «giunto a video» e quali sarebbero state le operazioni per impedire la fuga all'estero e da parte delle autorità italiane;

   Uss è accusato di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia, riciclaggio e frode bancaria. In particolare, è accusato di aver acquistato negli USA componenti elettronici destinati a equipaggiare aerei, radar e missili, e averli rivenduti a compagnie russe, da utilizzare nel conflitto contro l'Ucraina, eludendo così le sanzioni occidentali contro Mosca;

   da quanto si apprende, il braccialetto elettronico di Uss, durante l'arresto domiciliare, avrebbe mandato decine di segnali d'allarme, almeno in 20 casi. Fastweb ha già precisato che «non risulta alcun malfunzionamento né del braccialetto elettronico assegnato a Uss né di altri dispositivi in uso. Gli allarmi emessi dal braccialetto indicherebbero, al contrario la piena funzionalità del dispositivo nel segnalare alle forze dell'ordine l'allontanamento del braccialetto dal domicilio o possibili tentativi di manomissione»;

   secondo notizie di stampa, la vigilanza era affidata ai carabinieri di Basiglio, che lo controllavano a casa ogni 72 ore;

   Formiche.net riporta la notizia che il 5 aprile 2023 un canale Telegram russo, con ottimi rapporti con l'intelligence moscovita, affermerebbe che nell'esfiltrazione di Uss sarebbe coinvolto anche «un ex ufficiale delle forze speciali dell'esercito italiano, che vive a Mosca da oltre sei anni». Una fonte del canale afferma: «è chiaro che i servizi speciali non hanno fatto mancare il loro aiuto», ma è stato l'ex militare italiano a "organizzare la fuga" dell'uomo, che attendeva l'estradizione dall'Italia verso gli Stati Uniti. La fonte fornisce altri dettagli della missione per riportare Uss in Russia: sarebbero stati coinvolti cittadini croati e autovetture croate e documenti falsi. Uss avrebbe attraversato il confine triestino, poi Slovenia, Serbia, fino in Russia, probabilmente con un volo. Uss avrebbe avuto un passaporto falso e uno dei Paesi utilizzati per la fuga sarebbe stata la Turchia;

   «Il Giorno» riporta che, durante l'assenza della moglie, Maria Yagodina, «all'imprenditore pensava una specie di tuttofare originario dell'est Europa, che faceva la spesa e si occupava di tutte le sue esigenze». Se l'informazione corrisponde al vero, costui essendo stato autorizzato ad accedere all'abitazione, quindi, identificabile dovrebbe essere già stato ascoltato immediatamente; comunque non sarebbe stato l'unico autorizzato a visitare Uss: «potevano accedervi pure alcuni esponenti di spicco della diplomazia russa in Italia, andati a trovarli anche in carcere. Intanto, l'inchiesta, coordinata dal procuratore capo Viola e dal pm Tarzia, si concentra anche su un possibile "secondo livello", cioè su chi avrebbe assoldato coloro che hanno materialmente prelevato l'imprenditore per farlo fuggire. Un aspetto che contempla ovviamente un intervento esterno dei Servizi Segreti di Mosca»;

   il 4 aprile Uss ha dichiarato all'agenzia di stampa russa RiaNovosti: «Sono in Russia. In questi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili sono state con me. Grazie a loro» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire lo stato degli accertamenti svolti relativamente alla vicenda della fuga di Uss;

   se sia in grado di ricostruire i fatti avvenuti a partire dal 22 marzo 2023, con particolare riferimento ai minuti immediatamente successivi all'evasione dai domiciliari e alle operazioni di ricerca dello stesso e dei controlli alle frontiere;

   se sia in possesso dell'elenco dei soggetti che potevano fargli visita nel domicilio di Basiglio, con particolare riferimento al soggetto dell'Est Europa;

   per quale motivo il domicilio di Basiglio fosse controllato dai carabinieri soltanto ogni 72 ore, considerato le gravi accuse mosse dagli USA nei suoi confronti;

   se corrisponda al vero che nella vicenda sarebbe coinvolto anche un cittadino italiano, ex ufficiale delle forze speciali dell'esercito, e i servizi segreti russi.
(2-00141) «Dori, Bonelli, Zanella, Grimaldi, Ghirra, Piccolotti, Mari, Zaratti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Melito di Napoli è un comune di circa 35 mila abitanti, sito nell'area a nord di Napoli;

   il comune è amministrato dall'ottobre 2021 dal sindaco Mottola, che è stato eletto da una coalizione composta da Fratelli d'Italia e sette liste civiche (Melito Più, Gruppo misto indipendente, Terra e Vita, Difendiamo Melito, I Riformisti, Spazio ai Giovani, Melito in Movimento). La sua maggioranza è composta da 15 consiglieri comunali di cui ben quattro eletti nella civica «Melito Più», la più votata dell'intero schieramento con 1.543 voti – 8,7 per cento e di cui Rocco Marrone, attuale presidente del Consiglio comunale, è il maggiore esponente con ben 1.095 voti, il più votato della città;

   già in passato, sono stati sollevati dubbi sulla commistione tra l'amministrazione e la criminalità organizzata, come dimostra atto ispettivo Senato n. 4-06678 pubblicato il 1° marzo 2022, nella seduta n. 410;

   la Direzione investigativa antimafia ha eseguito il 18 aprile 2023 un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, a carico di 18 soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di: scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione;

   la misura cautelare è stata emessa nei confronti, tra gli altri, del sindaco del comune di Melito di Napoli, del presidente del Consiglio comunale e di altri due consiglieri comunali;

   il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla Dia di Napoli e coordinate dalla Dda a partire dalle notizie inizialmente acquisite sull'interesse della criminalità organizzata ad inserirsi nelle elezioni del sindaco e per il rinnovo del Consiglio comunale di Melito di Napoli;

   il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano emersi gravi indizi sull'esistenza di un accordo già per il primo turno di votazioni, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti della criminalità organizzata operante in quel territorio – clan Amato Pagano – ed alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Marrone Nunzio (quest'ultimo non indagato) che avrebbero accettato la promessa, da parte dei referenti dell'organizzazione criminale, di procurare alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell'erogazione di somme di denaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione camorristica;

   nel corso delle indagini sono, altresì, emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni – di secondo livello – per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022. Sono stati, inoltre, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan;

   gli arresti al comune di Melito delineano un quadro inquietante dove la commistione tra amministrazione e criminalità è strutturale –:

   alla luce degli accadimenti e dell'inchiesta del 18 aprile 2023, quali iniziative – per quanto di competenza – ritenga di dover attuare e se non ritenga necessaria ed urgente promuovere l'istituzione di una commissione d'indagine per l'esercizio dei poteri di accesso e di accertamento di cui all'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-00888)


   DORI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2023, a seguito delle forti precipitazioni, al fine di scongiurare un grave pericolo per l'incolumità di alcuni cittadini, con nota di cui al protocollo n. 2439 del 18 marzo 2023 è stata chiesta al sindaco di Vaiano Cremasco (Cr), Paolo Primo Molaschi, la messa in sicurezza di alcuni edifici siti in via Lodigiani Lelia;

   all'altezza dei civici 37 e 39 della predetta via sussiste infatti il concreto pericolo di crollo di uno stabile e, al fine di escluderlo, dovrebbe essere disposta una perizia, considerato che da tempo è evidente il collasso di una parte significativa del tetto;

   la vicenda è nota da tempo: oltre un anno fa, il vicesindaco Giuseppe Riccardi, con lettera di cui al protocollo n. 1187 del 9 febbraio 2022, aveva già evidenziato che «I Vigili del fuoco sono intervenuti in data 22 ottobre 2021 alle ore 10:32, verificando l'avvenuto crollo parziale del tetto che ha provocato infiltrazioni di acqua meteorica non solo sul fabbricato in questione ma anche su quello confinante costruito in aderenza sul lato Est»;

   anche nella relazione dei Vigili del fuoco, protocollo n. 12739 del 1o dicembre 2021, veniva riferito che: «In aggiunta si segnala che in conseguenza alla rottura della trave del tetto, già segnalata, una parte della copertura della proprietà costruita in aderenza risulta danneggiata»;

   negli edifici pericolanti vive anche una donna disabile che, in caso di crollo dell'edificio, avrebbe grosse difficoltà a mettersi in sicurezza;

   la situazione è complicata dal fatto che la proprietaria dell'abitazione che ha una parte significativa del tetto collassato è da anni irreperibile;

   il crollo, anche parziale, degli edifici potrebbe far cadere sulla via pubblica del materiale edile, con evidente pericolo per i passanti e per gli automobilisti;

   con l'ordinanza n. 3216 del 7 febbraio 2017, la Cassazione ha affermato che «è in colpa la Pubblica Amministrazione che non provveda alla manutenzione o messa in sicurezza delle aree, anche di proprietà privata, latistanti le pubbliche vie, quando da esse possa derivare pericolo per gli utenti delle strade, né ad inibirne l'uso generalizzato»;

   nel caso specifico, in caso di inerzia, potrebbe anche sussistere una responsabilità del comune ex articolo 2051 del codice civile –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza e per il tramite della prefettura, non intendano interloquire con il comune di Vaiano Cremasco affinché si proceda alla messa in sicurezza degli stabili siti in via Lodigiani Lelia 39 e 37, trovando anche un provvisorio alloggio per coloro che vi dimorano.
(4-00890)


   SCOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Torre del Greco è un comune situato nel territorio della città metropolitana di Napoli, risulta essere il quarto comune della Campania per abitanti ed il terzo della provincia di Napoli;

   il comune è interessato – nella prossima tornata elettorale del 14 e 15 maggio 2023 – al rinnovo dell'amministrazione comunale;

   Torre del Greco è saltata agli onori della cronaca per le varie inchieste di compravendita di voti che sono partite dopo le elezioni del 2018 e che sono già state oggetto di varie interrogazioni parlamentari nella passata legislatura, atti Senato n. 4-03836 e 4-05236;

   durante questa campagna elettorale, ex consiglieri comunali indagati per compravendita dei voti risultano impegnati a sostegno della candidatura dell'ex sindaco Borriello;

   in particolare si segnala che un ex consigliere comunale, tuttora sotto processo risulta essere candidato direttamente nelle liste, mentre vi è una persona che ha patteggiato una condanna di 2 anni e 10 mesi per voto di scambio che parrebbe coinvolto in maniera abbastanza diretta;

   costui, infatti, non risulta candidato, ma risulta candidata la coniuge che utilizza il cognome come «detto» dell'ex consigliere comunale condannato per voto di scambio;

   ad avviso dell'interrogante questa strategia, unitamente al fatto che la città risulta tappezzata di manifesti, sembra uno stratagemma per intercettare un voto di una persona che risulta condannata –:

   alla luce dei fatti e sulla scorta delle inchieste e delle condanne, quali iniziative – per quanto di competenza – intenda intraprendere al fine di garantire un corretto e limpido svolgimento del voto e se non ritenga di potenziare la presenza delle forze dell'ordine nei pressi dei seggi, soprattutto quelli più sensibili in cui si sono verificate criticità.
(4-00891)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta orale:


   DI BIASE, MALAVASI, FERRARI, LAI, ORFINI, FURFARO, MADIA, IACONO, TONI RICCIARDI, GHIO, DI SANZO, SCARPA, CASU, BERRUTO, LACARRA, D'ALFONSO, CUPERLO, DE LUCA, STEFANAZZI, SARRACINO, MARINO, CIANI, GIANASSI, GNASSI, GRAZIANO, CURTI, UBALDO PAGANO, BONAFÈ, SCOTTO, SIMIANI, FORNARO, FOSSI, PORTA, FORATTINI, BAKKALI, TABACCI, ZINGARETTI, DE MARIA, CARÈ, MORASSUT, SERRACCHIANI e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   l'autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita. Le aree prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla comunicazione sociale, all'interazione sociale reciproca e al gioco funzionale e simbolico;

   il diritto all'istruzione o diritto all'educazione rientra nel novero dei diritti fondamentali, riconosciuto formalmente per la prima volta nel 1948 dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità dei ragazzi e delle ragazze e la sua tutela è strettamente legata al miglioramento delle condizioni di vita dei giovani, in particolare nei Paesi in via di sviluppo;

   il diritto all'istruzione non può essere rifiutato a nessuno: la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza 10 settembre 2020 (n. 59751/15) ha dato ragione a due genitori condannando l'Italia per discriminazione ai danni di un minore disabile. Lo Stato non può discriminare i ragazzi portatori di handicap, lasciandoli a casa dalla scuola pubblica, facendo leva sul senso di responsabilità, o sull'impellente necessità, dei genitori che, pur di colmare il loro gap educativo, intervengono a spese proprie, anche indebitandosi se necessario;

   si è avuta notizia nei giorni scorsi di un episodio avvenuto nel liceo Tacito di Roma che ha visto l'esclusione di un ragazzo autistico da una gita scolastica, provocando come conseguenza che il giovane studente ha preso la decisione di abbandonare la frequenza scolastica;

   non si tratta del primo episodio che evidenzia la difficoltà delle strutture scolastiche nel gestire l'inclusione di studenti disabili ed in particolar modo soggetti a disturbi dello spettro autistico a causa dell'assenza di strumenti d'intervento e di sostegno adeguati, oltre che di risorse finanziarie adeguate –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti ed in particolar modo dell'episodio avvenuto nel liceo Tacito di Roma, che richiederebbe di essere affrontato con vere e proprie azioni di sistema non solo per portare alla luce eventuali responsabilità relative al caso specifico ma anche al fine di ricostruire un clima di collaborazione tra scuola, il ragazzo e il gruppo classe per riportare lo studente all'interno del percorso didattico e promuovere così una sua reale inclusione nella comunità;

   quali iniziative il Governo intenda attivare per promuovere la piena inclusione degli studenti autistici nel percorso educativo e nelle attività extra-scolastiche collegate.
(3-00346)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   sempre più frequenti sono le pronunce dei tribunali italiani, da ultimo quello di Milano sul caso di una lavoratrice della società di vigilanza padovana Civis, che dichiarano l'illegittimità di retribuzioni che, in violazione dell'articolo 36 della Costituzione, non assicurino un'esistenza libera e dignitosa per i lavoratori;

   sinora il Governo ha affrontato il tema del potere di acquisto dei lavoratori solo con misure di carattere fiscale, motivando tale orientamento con l'esigenza di contribuire alla moderazione della crescita salariale, per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi;

   sulla base dei calcoli di Banca d'Italia, anche l'ipotizzato ulteriore intervento di tagli del cuneo fiscale, in ragione delle disponibilità finanziarie indicate dal Def, produrrà un incremento medio delle retribuzioni di circa 16 euro mensili;

   secondo gli economisti della Banca centrale europea e dello stesso rappresentante italiano del board dell'istituto, non sarebbe in corso alcuna pericolosa spirale salari-prezzi, tanto più nel caso italiano, ma ad alimentare la corsa dei prezzi innescata da ripresa post-Covid e dalla guerra in Ucraina sono soprattutto i profitti nell'Eurozona;

   alla proposta del PD di introdurre il salario minimo e una norma sulla rappresentatività delle organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, con la conseguente estensione erga omnes dei contratti stipulati dalle medesime organizzazioni, la maggioranza ha saputo contrapporre solo un diniego aprioristico;

   al contrario, anziché portare avanti politiche per rafforzare i diritti e la condizione economica dei lavoratori, il Governo prosegue con una strategia di precarizzazione del mercato del lavoro. Dapprima con la reintroduzione dei voucher lavoro e, ora, con l'annunciato provvedimento che liberalizzerà il ricorso ai contratti a tempo determinato. Uno strumento che colpirà soprattutto i giovani e le donne, contribuendo a rendere sempre più incerto il futuro di tanti lavoratori, precarizzandone non solo la condizione economica, ma anche quella esistenziale;

   una scelta che assume un particolare e paradossale valore simbolico, tenuto anche conto che, come annunciato, verrà presa in uno straordinario Consiglio dei Ministri nel giorno del prossimo 1° maggio, con l'evidente intenzione di tentare di «dirottare» l'attenzione mediatica dalle manifestazioni sindacali che si terranno in tutta Italia. Per di più, rappresenterebbe una soluzione in controtendenza, ad esempio, rispetto a quanto deciso con successo dal Governo spagnolo in materia di contrasto della precarizzazione del mercato del lavoro;

   uno dei fattori che maggiormente condizionano l'adeguatezza delle retribuzioni, soprattutto alla luce dell'impennata dei prezzi al consumo, è rappresentato dal mancato rinnovo dei contratti collettivi che, in alcuni casi, risultano scaduti da molti anni;

   un fenomeno che riveste una grande rilevanza numerica, basti pensare che secondo il Cnel, nel 2022, sui 955 contratti collettivi allora vigenti, ne risultavano scaduti ben 591, pari a quasi il 62 per cento del totale e che interessa più della metà dei lavoratori italiani nel settore privato – 6,8 milioni su 12,8 milioni – con casi come quello del settore della vigilanza privata, in cui il contratto è scaduto da oltre 8 anni;

   alla luce delle dichiarazioni di esponenti dell'esecutivo e dei contenuti conoscibili dell'annunciato prossimo decreto-legge in materia di lavoro, nonostante l'ampiezza del provvedimento, della questione dei rinnovi dei contratti collettivi non vi è traccia e non vi sarebbero misure volte a indurre le parti sociali a sbloccare la situazione, soprattutto in particolari settori;

   il prolungato mancato rinnovo dei contratti costituisce un'ingiustificabile forma di squilibrio nella distribuzione della ricchezza prodotta, a tutto svantaggio dei lavoratori, soprattutto in una fase di forte pressione sui prezzi e mancando ogni forma di adeguamento di salari e stipendi all'inflazione –:

   se non ritenga di dover adottare urgenti iniziative di competenza al fine di monitorare il fenomeno dei contratti collettivi scaduti, nonché per favorirne il rinnovo, anche attraverso la previsione di apposite misure di premialità laddove il rinnovo intervenga entro la scadenza o di penalizzazione nel caso il rinnovo si protragga oltre i termini fisiologici.
(2-00137) «Scotto, Braga, Laus, Guerra, Fossi, Gribaudo, Sarracino».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   come anticipato dal Financial Times già a gennaio 2023, in data 13 marzo 2023, presso la sede di Unindustria a Roma, Vodafone ha presentato alle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Uil, la situazione aziendale e un piano di riassetto dei costi che equivale a circa 1000 eccedenze di personale, vale a dire un taglio di quasi il 20 per cento della forza lavoro, accolto con preoccupazione e anche con toni molto critici dalla parte sindacale, come si legge nei comunicati speculari delle parti sindacali;

   si tratta dell'esito di un modello economico evidentemente non produttivo per il settore delle telecomunicazioni (Tlc) per cui la contrazione delle tariffe, causata da una competitività esasperata ed assenza di visione industriale – per un settore che nel resto d'Europa continua ad essere attivatore della transizione digitale –, viene compensata da una pesantissima riduzione dell'occupazione, che non dovrebbe invero essere mai la leva principale per contrastare il calo dei ricavi;

   se è vero che la strutturale trasformazione del mercato e il drastico calo dei prezzi causato dalla straordinaria pressione competitiva, hanno portato a una forte contrazione di fatturato e margini del settore delle Tlc, su cui grava anche il peso della crisi energetica, allora è necessario individuare con urgenza un modo di conciliazione tra esigenza di incremento di ricavi e marginalità da un lato, e capacità occupazionale e qualità del lavoro dall'altro;

   scongiurare un così drastico ridimensionamento degli occupati in Vodafone è fondamentale. Al fine di evitare percorsi così invasivi da coinvolgere circa il 20 per cento dell'intera forza occupazionale, sarebbe auspicabile coinvolgere maggiormente le parti interessate e ipotizzare soluzioni diverse quali, ad esempio, l'azionamento di interventi mirati di riqualificazione professionale, supportati da percorsi di formazione, per consentire lo sviluppo delle competenze in linea con la spinta di innovazione tecnologica, così come iniziative di riconversione professionale (reskilling e upskilling), nonché insourcing di attività;

   similmente, una ulteriore strada percorribile potrebbe essere quella del ricorso alla formula del contratto di solidarietà ovvero una diversa e ridotta organizzazione oraria del lavoro, in tal senso ampliando quanto pure già previsto dal contratto di espansione, strumentale alle finalità generali del Piano di reindustrializzazione dell'azienda;

   le preoccupazioni in tema occupazionale sul caso Vodafone sono oltremodo serie in quanto investono una azienda leader di un settore come quello delle tlc che, nel sistema Paese, dovrebbe costituire un volano per la digitalizzazione anziché rischiare il default;

   da una simile vicenda, che di certo comporterà un impoverimento di know how, ne potrebbero altresì derivare conseguenze negative anche sul piano di futuri investimenti in Italia, aspetti entrambi che evidentemente non giovano alle prospettive di crescita e rilancio del Paese, attraverso una maggiore innovazione e digitalizzazione, anche coerentemente agli obiettivi previsti dal Pnrr;

   è quindi necessario intervenire in maniera determinata di modo che, coinvolgendo tutte le parti interessate al confronto, si definisca con urgenza un significativo e chiaro indirizzo politico-economico per il settore delle tlc, suscettibile di garantire primariamente livelli e qualità occupazionali di un comparto altrimenti condannato alla mera gestione delle eccedenze –:

   nell'ambito del processo, tuttora in atto, di riorganizzazione delle strutture e di riqualificazione del personale di Vodafone, se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e quali siano i suoi intendimenti, nonché le iniziative che intenda porre in atto al fine di bilanciare l'interesse a contenere i costi della filiale italiana con la fondamentale esigenza di garantire i livelli occupazionali, così scongiurando l'imminente e drastica riduzione della forza lavoro citata in premessa.
(2-00139) «Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Cappelletti».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO e MANES. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 276 del 2003, all'articolo 19, comma 2, primo periodo, prevede che: «La violazione degli obblighi di cui all'articolo 1, commi da 1 a 4 del decreto legislativo 26 maggio 1997, n. 152, è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 250 a euro 1.500 per ogni lavoratore interessato». Sono le informazioni sul rapporto di lavoro che il datore di lavoro pubblico e privato deve fornire al lavoratore;

   l'interpretazione della norma adottata dagli uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali fa coincidere l'espressione «lavoratore interessato» con ogni singolo contratto di lavoro;

   detta interpretazione genera effetti paradossali nel caso dei lavoratori chiamati all'esecuzione di speciali servizi di durata non superiore a tre giorni, nel settore del turismo e dei pubblici esercizi, di cui all'articolo 29, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 81 del 2015 (lavoratori extra). Sono lavoratori assunti chiaramente con una pluralità di contratti. Una eventuale sanzione che colpisce una singola violazione sarebbe, secondo l'interpretazione del Ministero, moltiplicata per ogni singolo lavoratore per ciascun rapporto instaurato con l'azienda, con un effetto moltiplicatore dalle conseguenze paradossali: secondo quanto appreso dagli interroganti, un'azienda, per la sola mancata consegna della copia della comunicazione fatta regolarmente al centro per l'impiego, è stata sanzionata per 8.611 rapporti riferibili a 193 lavoratori con una sanzione di euro 4.305.500, che va oltre lo stesso costo del lavoro annuo dell'unità produttiva interessata;

   per ciò che concerne i lavoratori con contratto intermittente, con riferimento alla sanzione di cui all'articolo 1, comma 21, lettera b), della legge n. 92 del 2012, concernente l'omessa comunicazione prevista prima dell'inizio della prestazione lavorativa o di un ciclo integrato ai prestazioni di durata non superiore a trenta giorni, sanzione prevista «in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione», il vademecum, emanato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con circolare del 22 aprile 2013, chiarisce che la sanzione trova applicazione «con riferimento ad ogni lavoratore e non invece per ciascuna giornata di lavoro per la quale risulti inadempiuto l'obbligo di comunicazione». In sostanza, per ogni ciclo di 30 giornate che individuano la «condotta» del trasgressore, trova applicazione una sola sanzione per ciascun lavoratore –:

   se non sia opportuno e corretto almeno allineare il caso dei lavoratori extra a quello dei lavoratori con contratto di lavoro intermittente, adottando iniziative di competenza volte a introdurre una comune valutazione ai fini ispettivi e sanzionatori di due fattispecie sostanzialmente analoghe.
(5-00750)


   LAUS, GRIBAUDO, FOSSI, SARRACINO e SCOTTO. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   con la progressiva entrata in vigore del nuovo codice appalti, con il quale il 98 per cento dei lavori pubblici verrà assegnato senza gara – con tutto quello che potrà comportare in termini di qualità e di rischi di commistione tra interessi privati e amministrazioni committenti – e con la decisione di aprire la strada al cosiddetto «sub appalto a cascata», il quadro che ne emerge è che la condizione per i lavoratori italiani, anche nell'esecuzione di lavori pubblici, rischia di divenire sempre più fragile e a rischio;

   come immediatamente denunciato dalle organizzazioni sindacali del settore dell'edilizia, l'ampio «ricorso all'affidamento diretto o senza gara pubblica, depotenzia gli strumenti per una maggiore qualificazione di impresa e liberalizza i livelli di subappalto. Rende cioè, nella pratica, più difficile il rispetto dei contratti collettivi, l'applicazione e verifica delle tutele per salute e sicurezza, favorendo il dumping e il nanismo aziendale e rendendo più difficile verificare la concreta applicazione della parità di trattamento economico e normativo lungo la filiera»;

   se a queste previsioni si aggiunge la scelta di consentire, nella valutazione delle offerte, una sorta di «elusione» di fatto del requisito dell'applicazione esclusiva del contratto dell'edilizia, allargando a indefiniti altri contratti, il rischio di un arretramento della condizione dei lavoratori, in termini economici, normativi, di sicurezza e di formazione professionale, diviene sempre più reale;

   il nuovo contratto collettivo dell'edilizia, del novembre 2022, sottoscritto dalle principali sigle di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro, pone al centro dell'impegno dei lavoratori e delle imprese il tema della formazione alla prevenzione e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Un obiettivo che rischia di essere vanificato con l'entrata in vigore delle citate disposizioni del codice degli appalti;

   nelle costruzioni operano circa 1,3 milioni di addetti. Nel 2021, in corrispondenza della ripresa delle attività, si è registrata una parallela impennata degli incidenti sul lavoro, pari a 38.541 casi, confermandosi come uno dei settori a maggiore rischio per i lavoratori, a causa dello sforzo fisico connaturato all'attività lavorativa, degli ambienti di lavoro e delle condizioni climatiche estreme –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di assicurare la massima vigilanza relativamente al rispetto della normativa in materia di sicurezza nei cantieri edili, anche a seguito della prossima entrata in vigore del nuovo codice degli appalti pubblici.
(5-00751)


   BARZOTTI, BALDINO, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Simet, nasce nel 1965 a Rossano, per offrire una rete di collegamenti nella provincia di Cosenza e, negli anni, diventa un punto di riferimento per il trasporto su gomma a media-lunga percorrenza, servendo in particolar modo la fascia ionica della Calabria;

   nel marzo 2018, Ferrovie dello Stato, attraverso la società Busitalia Sita Nord, controllata integralmente da Ferrovie, insieme al gruppo Simet, dà vita a Busitalia Simet per incentivare, i collegamenti sulla lunga percorrenza a mezzo autobus. La nuova società, con socio di maggioranza «pubblico», avrebbe dovuto rilanciare il brand ed i servizi storici, nonché attivare nuove tratte e rotte. Invero, dopo 18 mesi, Busitalia Sita Nord esce dalla compagine sociale, compromettendo il piano industriale siglato con Simet per una forma di trasporto integrato ferro-gomma con oltre 90 destinazioni in Italia e in Germania e l'impiego di 200 lavoratori;

   a gennaio 2022, Simet, entrata in sofferenza per il caro gasolio e la mancata attuazione del piano, presenta formale procedura di licenziamento collettivo, per la risoluzione del rapporto con 70 lavoratori su 97 in forza all'azienda;

   dopo le dimissioni di 30 dipendenti (a giudizio dei sindacati, sotto pressione aziendale), il 10 settembre 2022, arrivano 40 lettere di licenziamento e Simet comunica che l'assegno di integrazione salariale è «accolto in misura parziale e di conseguenza in misura insufficiente rispetto al periodo richiesto». L'azienda sostiene di aver tentato la procedura della cassa integrazione che, non accolta, ha reso inevitabile il licenziamento di 70 persone;

   già dal 2018, Simet appalta alcune tratte ad imprese esterne che operano con la livrea e l'organizzazione dell'azienda: gli autisti hanno la divisa Simet, ma sono dipendenti di altre ditte di noleggio autobus;

   la maggioranza dei lavoratori licenziati proviene dalla fascia ionica calabrese, zona con linee maggiormente occupate, similmente ad altre aziende nello stesso ambito. Le tratte servite dalla Simet sono cruciali per la situazione delle ferrovie e degli aeroporti nel territorio ionico che è drammatica. Non completa risulta per esempio l'elettrificazione ferroviaria nel tratto calabrese, servita attualmente soltanto da un treno a lunga percorrenza;

   ciò in una regione in cui la disoccupazione ha proporzioni inquietanti e i servizi di trasporto sono inadeguati verso le regioni del nord d'Italia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere a sostegno dei lavoratori licenziati da Simet.
(5-00752)


   GIACCONE e FRASSINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il mantenimento dei servizi di rilevanza pubblica sul territorio della Valle Brembana (Bergamo), risulta essere un fondamentale sostegno alla popolazione che vive in territori disagiati come quelli montani;

   i servizi di rilevanza pubblica ubicati in territori montani non devono essere valutati esclusivamente in termini di costi, ma devono considerare anche il risvolto sociale ad essi collegato;

   l'agenzia Inps ubicata a Zogno (Bergamo) è uno dei servizi di rilevanza pubblica il cui mantenimento sul territorio è fondamentale per agevolare una utenza locale che incontrerebbe notevoli disagi nello spostarsi a Bergamo per poter usufruire di tale servizio;

   l'agenzia Inps ubicata a Zogno potenzialmente serve i cittadini residenti dei comuni della Valle Brembana e Valle Imagna per un totale stimato di circa 40.000 cittadini;

   l'agenzia Inps di Zogno, oggi aperta cinque giorni a settimana, svolge un ruolo di aiuto e sostegno alle esigenze dei cittadini relativamente alle tematiche pensionistiche, quali la gestione del conto assicurativo per i dipendenti e gli autonomi, la gestione delle pensioni, le prestazioni a sostegno del reddito e delle prestazioni socio-assistenziali solo per indicarne alcune;

   entro la fine dell'anno, tra pensionamenti e trasferimenti, si stima una riduzione di organico sotto i 200 dipendenti, a fronte dei 270 attuali e dei 600 che lavoravano nelle sedi provinciali fino a 15 anni fa, mettendo a serio rischio le attività delle sedi periferiche, tra cui, appunto, proprio quella di Zogno, punto di riferimento importante – si ribadisce – per l'utenza di tutta la Valle Brembana e Valle Imagna;

   come avviene oramai da alcuni anni, periodicamente si rincorrono voci sull'eventualità che l'agenzia Inps di Zogno possa essere ridimensionata nella sua operatività o addirittura accorpata agli uffici di Bergamo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la piena funzionalità dell'agenzia Inps di Zogno, al fine di evitare una sua trasformazione in punto Inps, con conseguente ridimensionamento del servizio aperto solo una o due volte a settimana e solo per limitati servizi, e nell'ottica di dare un segnale di attenzione e presenza della pubblica amministrazione nelle zone montane.
(5-00753)


   RIZZETTO e SCHIFONE. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 1992 detta i principi in materia di diritti, integrazione sociale e assistenza della persona con handicap;

   la presentazione dell'istanza di accertamento dell'handicap, così come quella di invalidità civile, per la fruizione dei benefici e delle agevolazioni di cui alla predetta legge, prevede la sussistenza del requisito della residenza in Italia della persona affetta da disabilità. La persona interessata deve essere fisicamente presente in Italia e il procedimento prevede la visita presso la competente commissione medica dell'ASL di residenza, per l'accertamento dell'handicap e il riconoscimento dello status di disabilità che deve essere attestato dal verbale rilasciato da Inps o Asl;

   il vincolo della residenza in Italia rappresenta un palese limite alla piena e legittima tutela dei diritti delle persone con disabilità che sono residenti oltre confine, ma assicurati con l'Inps in Italia in ragione di specifici contratti di lavoro che richiamano taluni istituti normativi sanciti dall'ordinamento italiano;

   rientrano nei casi in questione gli impiegati a contratto del Maeci in servizio presso le sedi diplomatico-consolari italiane all'estero che, malgrado detengano contratti disciplinati dalla normativa del Paese in cui prestano servizio, risultano assicurati all'Inps e al cui rapporto di lavoro risultano applicabili gli istituti previsti dalla normativa italiana in materia di congedi e permessi di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001;

   in molti casi i cittadini affetti da patologie, anche gravi ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992 malgrado detengano la documentazione accertante l'invalidità prodotta dalle autorità mediche locali, non possono farla valere. Al riguardo, se in taluni casi la fattispecie della patologia o la distanza tra il Paese di residenza e l'Italia consentono lo spostamento in Italia per il procedimento ad hoc, nella stragrande maggioranza dei casi i cittadini italiani non possono accedere all'istanza ordinaria proprio in ragione dell'impossibilità di recarsi fisicamente in Italia;

   risulta all'interrogante che in passato presso alcune sedi del Maeci siano state attivate delle commissioni mediche ad hoc, legittimate a trasmettere l'istanza all'Inps al fine dell'accertamento della disabilità e la correlata fruizione dei benefici per i cittadini italiani all'estero. Ad oggi detta pratica non risulta più in auge –:

   se e come intenda intervenire per superare le predette criticità e agevolare l'accesso ai benefici di cui alla legge n. 104 del 1992, per i cittadini italiani residenti all'estero che ne hanno diritto.
(5-00754)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° marzo 2022 l'Anf e le detrazioni per figli agarico di età inferiore ai 21 anni sono stati abrogati e sono stati sostituiti dall'Auu (assegno unico universale);

   il diritto all'Auu è vincolato alla residenza in Italia e quindi l'abrogazione dal 28 febbraio 2022 delle prestazioni familiari (assegni e detrazioni) ha penalizzato esclusivamente i contribuenti italiani residenti all'estero, pensionati e soprattutto lavoratori (i cosiddetti «non residenti Schumacher» che producono reddito in Italia per almeno il 75 per cento del loro reddito complessivo);

   la Corte di giustizia dell'Unione europea ha più volte dichiarato che le prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il solo fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello erogatore;

   con riferimento ai contribuenti residenti in Italia i quali hanno a proprio carico familiari residenti all'estero e ai quali sono negati l'Assegno unico, le detrazioni e gli assegni familiari per i familiari residenti all'estero, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato che (l'ultima sentenza in materia è quella riferita alla causa n. 328 del 2020 del 16 giugno 2022) una persona ha diritto alle prestazioni familiari ai sensi della legislazione dello Stato membro competente, anche per i familiari che risiedono in un altro Stato membro;

   nelle circolari n. 23 e n. 34 del 2022, l'Inps ha sostenuto che i riflessi della normativa comunitaria e bilaterale di sicurezza sociale sulla prestazione dell'Assegno unico sono oggetto di un approfondimento specifico e che verranno fornite successive istruzioni;

   la UE ha aperto due procedure di infrazione contro l'Italia in tema di reddito di cittadinanza e di Assegno unico universale, (INFR2022/4024) e (INFR2022/4113), censurando per discriminazione i requisiti di residenza richiesti dalle norme istitutive dei due benefici –:

   se non si ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte a ripristinare le detrazioni familiari e l'Anf per i figli a carico di età inferiore ai 21 anni a favore dei contribuenti italiani «non residenti Schumacker» o prevedere in alternativa che l'Auu sia concesso a tali contribuenti che non sono tuttavia percettori di analoghe prestazioni all'estero;

   se, in conformità con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitari e da numerose sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e alla luce delle procedure di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione europea, non ritenga che il reddito di cittadinanza debba essere concesso anche ai cittadini italiani che rientrano in Italia a prescindere dai requisiti di residenza e se non si ritenga, infine, opportuno, anche a seguito della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea summenzionata, adottare iniziative di competenza volte a riconoscere le suddette detrazioni ai lavoratori residenti in Italia ma con nucleo familiare residente all'estero.
(5-00742)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze — Per sapere – premesso che:

   il comune di Bagno di Romagna possiede una quota di partecipazione (68,19 per cento) di Terme Sant'Agnese spa, con sede legale nella medesima cittadina, il cui oggetto sociale è la gestione delle acque e dei servizi termali e dei complessi ove il servizio viene erogato;

   la gestione pubblica delle attività termali presenti sul territorio comunale, esercitata tramite la società Terme S. Agnese, dovrebbe rispondere alla necessità di governare uno dei settori fondamentali sui quali si basa la tenuta dell'assetto sociale, sanitario ed economico della comunità; nel 2019 è stato rinnovato il Cda con Alfredo Piccoli amministratore delegato nominato dal sindaco a seguito di procedura aperta di manifestazione di interesse, Enrico Camillini Presidente e Alessia Rossi membro consigliere;

   con delibera del 15 gennaio 2021 è stata assunta la decisione di sottoscrivere un contratto di consulenza con Star For Srl con sede a Domagnano nella Repubblica di San Marino di cui risulta essere amministratore unico lo stesso Piccoli;

   nello specifico, dietro pagamento di un corrispettivo di 17 mila euro, sono state affidate alla suddetta società una serie di funzioni di consulenza aziendale;

   tale decisione è stata deliberata su proposta dell'amministratore delegato che ha individuato nella Star For (società da lui stesso amministrata) le professionalità occorrenti a svolgere le funzioni sopra riportate, che in origine erano attribuite allo stesso amministratore, con lo scopo, come esplicitato nella delibera di: «assolvere al meglio le proprie funzioni stante la rilevante mole di lavoro»;

   a specifica richiesta di chiarimenti in merito alla suddetta delibera che, di fatto, esternalizzava la governance della società, con evidente conflitto di interesse nella persona di Piccoli, quest'ultimo spiegava tale decisione in termini apparentemente solo procedurali;

   all'affidamento di molteplici compiti alla Star For, secondo quanto risulta all'interrogante, sembrerebbe sia avvenuto, di fatto, il demansionamento di molti dipendenti delle Terme;

   tale decisione attualmente risulta ancora esistente e oggetto di contestazione sindacale;

   da contestazioni sindacali è scaturita una verifica da parte dell'Ispettorato del lavoro che si sarebbe concentrata, tra gli altri aspetti, sul mancato rispetto delle regole di reclutamento del personale, tra cui bandi pubblicati e selezioni non effettuate, graduatorie attive ignorate, assunzioni senza alcun bando;

   tra le altre contestazioni, Cgil, Cisl e Uil, nella comunicazione inviata alla Spa il 21 febbraio 2023, segnalano «per l'ennesima volta» di essere venuti a conoscenza di prestazioni lavorative senza che sia attivo alcun contratto di lavoro;

   l'interrogante evidenzia come i sindacati abbiano richiesto un incontro urgente anche per affrontare problematiche segnalate dai lavoratori, riguardanti il servizio del poliambulatorio presso l'ospedale Angioloni in San Piero in Bagno, gestito dalle Terme di Sant'Agnese, poiché dal 2019, i responsabili dell'Ausl Romagna avrebbero più volte richiesto una nuova esecutività delle procedure tecniche ed amministrative –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se la verifica dell'Ispettorato del lavoro si sia conclusa, quando saranno disponibili gli esiti;

   se, alla luce di procedure adottate per le assunzioni e le forniture, non si ritenga che la società a maggioranza pubblica rischi di subire un danno erariale e non si ritenga opportuno adottare le iniziative di monitoraggio e controllo nell'ambito della cooperazione con la Corte dei conti di cui al protocollo di intesa sull'attuazione del Tusp del 10 maggio 2021.
(4-00883)


   LA SALANDRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Puglia attualmente esistono 17 Aro commissariati dalla regione. Per gli 8 ambiti di raccolta ottimali della provincia di Foggia, per cui ad oggi non è in essere un servizio di raccolta e trasporto unico di Aro, si procede pertanto a gare-ponte, quando non già in proroga. Una situazione di precarietà gestionale per le aziende, ma soprattutto causa di incertezze e disguidi nel servizio stesso, con danno alle comunità. Frattanto, l'Ager sta procedendo speditamente verso la creazione di una società regionale pubblica che realizzi il servizio e gestisca gli impianti disponibili nelle sei province;

   nell'Aro Fg1, in particolare, opera la Impregico srl, che, sebbene abbia tra le clausole contrattuali la salvaguardia occupazionale della platea storica che effettua il servizio, lascia troppo spesso a casa forza lavoro con esperienza e servizio, in luogo di altre assunzioni a tempo, dettate da criteri di difficile comprensione e giustificazione giuridica;

   in applicazione dell'articolo 50 del decreto legislativo 50 del 2016 la ditta aggiudicataria, infatti, è tenuta al rispetto della clausola sociale, come riportato all'articolo 35 del capitolato speciale d'appalto, giusto l'articolo 6 del C.C.N.L. del personale addetto ai servizi di igiene ambientale FISE/Assoambiente, in combinato disposto con l'articolo 202 del decreto legislativo n. 152 del 2006. La ditta aggiudicataria ha, pertanto, l'obbligo di utilizzare prioritariamente, comunque nei limiti del consentito, il personale già alle dipendenze del precedente soggetto affidatario nei modi e condizioni previste dalle vigenti normative in materia di assunzioni. La azienda è quindi tenuta ad assicurare, in via prioritaria i livelli occupazionali, procedendo all'assunzione del personale già in forza nell'impresa cessante ed impegnati nei servizi suddetti al momento della gara (febbraio/marzo 2022), a condizione che il numero e la qualifica degli stessi siano armonizzabili con l'organizzazione di impresa e le esigenze tecnico-organizzative previste per l'esecuzione dei servizi stessi;

   le cose però non vanno esattamente così. Secondo quanto consta all'interrogante gli operatori ecologici di Vieste sono a rotazione assunti con contratti a tempo determinato di brevissima durata (da 1 a 6 mesi massimo) e poi di colpo lasciati a casa, anche quando la ditta ha bisogno di manodopera (per avviare la raccolta differenziata porta a porta), dal momento che si ricorre ad ulteriori e diverse assunzioni. L'interrogante apprende inoltre che tra la forza lavoro chiamata potrebbero figurare soggetti con precedenti penali;

   svariate volte a mezzo pec, i sindacati hanno richiesto incontri alla prefettura di Foggia ed al sindaco della cittadina garganica, allo scopo di affrontare la questione che nei mesi peggiora. Nessuna risposta, nessuna soluzione sin qui. Un precariato diffuso e in aumento, col potenziale rischio di perdere ogni diritto in vista di nuovi appalti, che lascia nello sconforto decine di famiglie, nell'indifferenza delle istituzioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e se sarà possibile adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a favorire l'assunzione, anche attraverso i centri per l'impiego, di questi lavoratori, assicurandone la salvaguardia occupazionale.
(4-00889)

RIFORME ISTITUZIONALI E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:


   BONAFÈ, GHIO, BRAGA, CUPERLO, MAURI, PROVENZANO, GNASSI, FERRARI, CASU, FORNARO e SIMIANI. — Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appresa l'intenzione di alcuni membri del Governo e della maggioranza di voler modificare l'attuale legge elettorale per i sindaci dei comuni con più di 15.000 abitanti che prevede, tra le altre cose, che qualora nessun candidato al primo turno abbia raggiunto la soglia del 50 per cento, si proceda ad un turno di ballottaggio, nel quale competono solo i due candidati maggiormente votati al primo turno;

   tale intenzione è stata corroborata da alcuni tentativi portati avanti al Senato della Repubblica, sia per iniziativa parlamentare attraverso la presentazione di disegni di legge – ad esempio con la riduzione della soglia prevista per essere eletti al primo turno al 40 per cento – sia attraverso la presentazione di emendamenti su provvedimenti spesso del tutto estranei per materia;

   va sottolineato che negli ultimi trent'anni questa legge non è mai stata cambiata con la sola maggioranza di Governo, e le piccole modifiche introdotte sono sempre state condivise;

   questo sistema elettorale è improntato infatti a principi autenticamente democratici, consentendo agli elettori di votare al primo turno il candidato che piace di più, mentre – salvo il raggiungimento della soglia del 50 per cento – sarà eletto sindaco al secondo turno quello che, essendo riuscito a mobilitare e ad attrarre maggiormente le preferenze, otterrà la maggioranza assoluta dei voti;

   introdotto con la legge n. 81 del 1993 – assieme a norme che hanno previsto la nomina degli assessori da parte del primo cittadino e il principio del simul stabunt simul cadent – tale sistema elettorale ha dato luogo a maggioranze ed esecutivi stabili nel tempo, con sindaci che spesso governano 5 anni, diventando un riferimento saldo e concreto per l'intera comunità;

   questo sistema inoltre, anche secondo la cosiddetta teoria democratica, garantisce che il candidato vincitore rappresenti quello che riflette meglio le opinioni del corpo elettorale nel suo complesso, essendo espressione anche delle cosiddette seconde scelte, ossia di tutti coloro che scelgono consapevolmente di utilizzare il secondo voto per esprimere una cosiddetta seconda scelta –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito ai tentativi di riforma in atto dell'unico sistema elettorale che ha ampiamente dimostrato la propria efficacia, e se intenda assumere iniziative di competenza per impedire l'abrogazione di una delle leggi elettorali che si è rivelata maggiormente adeguata.
(3-00353)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la pandemia ha fatto emergere le gravi criticità delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa), soprattutto in riferimento alle condizioni di lavoro degli operatori socio-sanitari che continuano a segnalare gravissime e inaccettabili inadempienze contrattuali;

   è il caso ad esempio delle segnalazioni fatte qualche tempo fa in Sicilia dagli operatori socio sanitari di Palermo, che lamentavano il mancato pagamento degli stipendi nonostante l'Asp (Aziende sanitarie provinciali) avesse versato regolarmente i soldi alle strutture; la grave situazione delle Rsa siciliane ha già portato a numerose segnalazioni ai commissari straordinari delle Asp e ai dipartimenti per le attività sanitarie ed anche ad un incontro con la prefettura per denunciare le omissioni contrattuali operate da un'azienda che gestisce diverse Rsa a Palermo e anche in Calabria; ma tutto questo non ha ancora avuto adeguato riscontro;

   quelli registrati in Sicilia non sono purtroppo casi isolati ma riguardano molte strutture, che per ogni degente incassano cospicue risorse sia dal Servizio sanitario nazionale sia dai degenti medesimi e dalle loro famiglie;

   le violazioni delle condizioni di lavoro delle Rsa riguardano spesso anche il personale infermieristico, con un organico inferiore a quanto richiesto dall'accreditamento o previsto dalla normativa oppure con il pagamento irregolare di stipendi o contributi ed anche la gestione dello straordinario è spesso fuori controllo sia per ore in eccesso sia per assenza di retribuzione;

   l'accesso alle prestazioni residenziali è regolato dai principi generali di universalità, equità ed appropriatezza e l'assistenza sociosanitaria di tipo residenziale è garantita a diverse categorie di assistiti e, a seconda delle specifiche condizioni personali, le prestazioni possono essere erogate in forma intensiva o estensiva, garantendo un percorso assistenziale integrato che includa, se necessario, sia le prestazioni sanitarie sia le prestazioni sociali;

   il Servizio sanitario nazionale si fa carico solo del costo delle prestazioni sanitarie erogate mentre il costo delle prestazioni non sanitarie e delle prestazioni di natura alberghiera (vitto, pulizia, svago, ecc.) sono, a carico dell'assistito o, in caso di disagio economico, del comune di residenza; tuttavia, poiché le prestazioni sanitarie e non sanitarie non sono sempre facilmente distinguibili, si applica un criterio forfettario e la retta a carico della Azienda sanitaria locale (Asl) varia secondo percentuali individuate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017;

   le tariffe che possono essere addebitate dai centri di assistenza privati accreditati sono determinate da disposizioni delle diverse regioni e il rapporto tra tali strutture e il Ssn è regolato dall'accordo contrattuale che consente l'esatta individuazione del numero di prestazioni erogabili dalla struttura e la relativa remunerazione a tariffa;

   le regioni assegnano le risorse finanziarie alle Asl in base a diversi parametri, e le impiegano per garantire ai cittadini l'erogazione delle prestazioni di loro competenza previste dai livelli essenziali di assistenza (Lea), tra le quali sono incluse anche le prestazioni erogate in ambito residenziale;

   è evidente dunque come il sistema di erogazione delle risorse e degli accordi contrattuali differenziati a livello regionale determini una rilevante sperequazione regionale;

   l'ultima legge sulla concorrenza approvata nella XVIII legislatura ha introdotto talune disposizioni volte a garantire la trasparenza dell'accreditamento e del convenzionamento delle strutture private;

   in particolare, prevede che nel caso di richiesta di accreditamento da parte di nuove strutture o per l'avvio di nuove attività in strutture preesistenti, l'accreditamento può essere concesso in base alla qualità e ai volumi dei servizi da erogare, nonché sulla base dei risultati dell'attività eventualmente già svolta, tenuto altresì conto degli obiettivi di sicurezza delle prestazioni sanitarie;

   la legge sulla concorrenza prevede altresì che l'individuazione delle strutture sanitarie private per la stipula degli accordi contrattuali, avvenga mediante procedure trasparenti, eque e non discriminatorie, previa pubblicazione da parte delle regioni di un avviso contenente criteri oggettivi di selezione, che valorizzino prioritariamente la qualità delle specifiche prestazioni sanitarie da erogare; tale selezione deve essere effettuata periodicamente, tenuto conto della programmazione sanitaria regionale e sulla base di verifiche delle eventuali esigenze di razionalizzazione della rete in convenzionamento e, per i soggetti già titolari di accordi contrattuali, dell'attività svolta (non più dunque attraverso valutazioni comparative della qualità dei costi);

   nel corso dell'esame del disegno di legge recante deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane si è tentato di intervenire affinché in riferimento all'autorizzazione e all'accreditamento dei soggetti erogatori, pubblici e privati, dei servizi di rete, domiciliari, diurni, residenziali e centri multiservizi socioassistenziali, sociosanitari e sanitari, vi fossero criteri minimi stringenti con riferimento alle necessità strutturali, organizzative e di congruità del personale, con revoca o diniego di qualsiasi accreditamento in caso di violazione dei diritti dei lavoratori e dei trattamenti economici e normativi dei contratti collettivi;

   sarebbe auspicabile intervenire in maniera senz'altro più incisiva sulla ridefinizione dei requisiti minimi e delle modalità organizzative per il rilascio delle autorizzazioni, dell'accreditamento istituzionale e per la stipulazione degli accordi contrattuali, per l'esercizio di attività sanitarie e sociosanitarie al fine di superare ogni forma di sfruttamento del lavoro nelle strutture residenziali e al fine di garantire prestazioni appropriate ai degenti –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti locali interessati:

    a) per garantire il controllo e la vigilanza sul rispetto dei contenuti degli accordi contrattuali, assicurando anche un rigoroso sistema sanzionatorio, che contempli la revoca e la sospensione, in caso di mancato rispetto delle previsioni contrattuali in merito alla tipologia e alla qualità delle prestazioni e in merito al rispetto delle condizioni contrattuali di lavoro del personale impiegato;

    b) per rafforzare e uniformare su tutto il territorio nazionale il piano di controlli delle strutture residenziali, assicurando procedure certe e scadenzate nel tempo, garantendo la terzietà e indipendenza degli organi ispettivi;

   se intenda adottare iniziative di competenza volte a uniformare, attraverso apposite linee guida, gli elementi essenziali da ricomprendere all'interno degli accordi contrattuali, al fine di assicurare il personale idoneo e appropriato nelle strutture assistenziali residenziali, senza alcuna forma di sfruttamento o carenza.
(2-00138) «Quartini, Aiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Sportiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Caramiello, Carmina, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Dell'Olio, Donno, D'Orso, Fede, Fenu, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PATRIARCA e BENIGNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti stime, oltre 5 milioni di italiani sono affetti da malattie reumatologiche. Si tratta di oltre 150 tipologie di patologie infiammatorie e croniche che colpiscono le articolazioni, le ossa, i muscoli e in alcuni casi anche gli organi e i tessuti, provocando dolore e progressiva difficoltà nei movimenti. Malattie che possono insorgere a qualsiasi età e che, se non trattate adeguatamente, possono portare anche all'invalidità, nei casi più gravi. Studi recenti, dimostrano inoltre che queste malattie stanno aumentando all'aumentare dell'età media della popolazione;

   grazie a diagnosi precoci con l'utilizzo di metodologie sempre più avanzate e a terapie mirate e tempestive, oggi è possibile trattare queste malattie sin dal loro esordio, evitando così che evolvano verso forme più severe;

   in data 11 aprile 2023, le principali associazioni rappresentative dei pazienti reumatologici italiani (ANMAR, AMRER, AMICI Italia, APIAFCO, APMARR) hanno espresso «grande preoccupazione per i pazienti in trattamento terapeutico con JAKi», in merito alla decisione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), con comunicazione AIFA del 30 marzo 2023, relativa agli esiti della riunione straordinaria della CTS del 28 marzo 2023, che «impedisce l'autonomia del clinico ed impone lo switch automatico verso altri farmaci, a fronte della disponibilità di trattamenti alternativi»;

   i pazienti ricordano inoltre che «gli esiti di tale parere possano generare un'ingiustificata privazione di possibilità terapeutica in pazienti che hanno diritto a vedere salvaguardata la continuità di cura dopo aver attentamente valutato i possibili rischi a seguito di adeguata informazione» e che «la valutazione del rischio/beneficio di un trattamento terapeutico compete sia al medico che al paziente»;

   in particolare, «al medico nel valutare benefici e danni legati alla prescrizione di un farmaco, considera la gravità della patologia che viene trattata e l'effetto sulla qualità della vita del paziente» –:

   se, nel prendere questa importante decisione, l'Aifa abbia tenuto in attenta considerazione la libertà prescrittiva del medico e la possibilità del paziente di poter optare per la soluzione terapeutica indicata e suggerita dal clinico competente;

   se il Ministro interrogato, nel rispetto dell'autonomia decisionale dell'Aifa e degli importanti pareri competenti delle commissioni consultive, non ritenga utile promuovere un confronto tra l'Agenzia, le principali associazioni pazienti e le società scientifiche al fine di considerare una possibile rivalutazione della suddetta decisione e garantire la salvaguardia del diritto alla continuità di cura dei pazienti reumatologici in terapia con JAKi.
(5-00735)


   SCARPA, FASSINO e ZAN. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il clorpirifos (o chlorpyrifos) è un pesticida e insetticida organofosfato tra i più utilizzati; è dimostrato che l'esposizione a tale sostanza può danneggiare lo sviluppo mentale dei bambini (determinando casi di riduzione del quoziente intellettivo, disabilità psichica, autismo); Leonardo Trasande, direttore della Divisione di pediatria ambientale della NYU School of Medicine ha affermato che «La coorte di bambini statunitensi nati nel 2010 ha perso 1,8 milioni di punti QI e 7.500 bambini hanno avuto il QI spostato nella gamma della disabilità psichica a causa dell'esposizione prenatale agli organofosfati»;

   per questo già dal 2001 l'uso domestico dell'insetticida è stato vietato negli Stati Uniti (ScientificAmerican.com: «Common Insecticide May Harm Boys' Brains More Than Girls»);

   successivamente, il 20 agosto 2021, l'Epa ha annunciato il divieto negli Stati Uniti di tutti gli usi agroalimentari del clorpirifos; il clorpirifos e il clorpirifos-metile possono inoltre danneggiare il DNA umano e determinare squilibri ormonali e metabolici, tra i quali l'obesità; dopo che l'Efsa ha attestato l'impossibilità di stabilire un livello di esposizione sicuro, l'UE ha vietato l'impiego di tale insetticida a partire da gennaio 2020; in Italia e in Veneto, grazie a deroghe, i suddetti pesticidi sono ancora utilizzati contro alcuni insetti come la cimice asiatica; l'endocrinologo Ernesto Rorai, intervenuto alla conferenza «Pesticidi e Salute – Gli interferenti endocrini» organizzata dal comitato Marcia Stop Pesticidi e ISDE Medici per l'ambiente, svoltasi il 31 marzo 2023 nell'Aula magna del Seminario di Vittorio Veneto, ha affermato che il chlorpyrifos, nei nati da madri esposte durante la gestazione e/o allattamento, ha causato insulinoresistenza, diabete mellito, disturbi neurologici, dislipidemia; nonostante la nocività conclamata dei suddetti pesticidi/insetticidi, la Giunta regionale del Veneto si ostina a reiterare richieste di deroga per l'utilizzo di clorpirifos e clorpifos-metile, soprattutto al fine di contrastare la cicalina (Scaphoideus titanus), vettore della flavescenza dorata che sta colpendo i vigneti del Veneto, in particolare il prosecco –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziativa, per quanto di competenza, intendano porre in essere per bandire l'utilizzo di clorpirifos e clorpirifos-metile e respingere la richiesta di deroga della regione Veneto.
(5-00737)


   FURFARO e VACCARI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 4 agosto 2021, dopo un lungo iter parlamentare, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la nuova legge di «sistema» per la gestione dell'arresto cardiaco: legge n. 116 del 2021 «Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici» che favorisce un programma pluriennale di progressiva diffusione e utilizzazione dei Defibrillatori automatici esterni (Dae) presso i luoghi pubblici;

   a promuovere con forza questa legge è stata, principalmente, «l'Italian Resuscitation Council», società scientifica riconosciuta dal Ministero della salute che da un paio d'anni porta avanti il progetto «GranaroloCardioprotetta» che prevede l'addestramento dei cittadini di Granarolo alle manovre salvavita in caso di arresto cardiaco in vittime di tutte le età: lattanti, bambini e adulti;

   l'arresto cardiaco è la terza causa di morte nei Paesi industrializzati. È un evento inaspettato che paralizza chiunque assista a un evento così drammatico. Nessuno dimenticherà il calciatore Christian Eriksen cadere per terra a Copenaghen durante la partita Euro 2020. Istanti interminabili durante un arresto cardiaco testimoniato da milioni di persone in diretta. Quello che è successo a Eriksen accade tutti i giorni in Europa e nel mondo. Ci sono 60.000 arresti cardiaci ogni anno in Italia e più di 400.000 in Europa. Nell'80 per cento dei casi è presente un testimone che può iniziare la rianimazione cardiopolmonare in attesa dei soccorsi. Mille persone in Europa e 164 in Italia hanno un arresto cardiaco ogni giorno. La cultura del primo soccorso è al centro dei pensieri della Comunità europea da ormai dieci anni;

   ad oggi, l'associazione ha formato gratuitamente 121 cittadini non sanitari (cosiddetti «laici») e a marzo, un recente episodio di arresto cardiaco a Granarolo, ha dimostrato come la rete funzioni: sulla scena dell'evento, erano presenti più di un Dae e almeno 3 cittadini formati nel contesto del progetto «GranaroloCardioprotetta»;

   nonostante l'importanza della legge n. 116 del 2021 ad oggi, a un anno e mezzo della approvazione della legge, mancano ancora la maggior parte dei decreti attuativi per portare a regime un approccio di sistema alla gestione dell'arresto cardiaco in Italia –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quale siano stati i motivi del ritardo della pubblicazione dei decreti attuativi della legge n. 166 del 2021, nonché quale sia allo stato attuale l'iter di approvazione dei decreti in oggetto.
(5-00738)

TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IARIA. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero del turismo ha recentemente promosso una campagna pubblicitaria «Open to Meraviglia» per promuovere il turismo in Italia;

   è espressione della maggioranza che sostiene questo Governo la proposta di legge presentata dall'Onorevole Fabio Rampelli, che sanziona l'uso dell'inglese e di altre parole straniere nelle comunicazioni ufficiali, con multe tra i 5.000 e i 100.000 euro –:

   se sia vero che la scena di uno spot televisivo della campagna «Open to Meraviglia» sia stata girata in Slovenia;

   come si concili l'eventuale sostegno dal Governo alla proposta di legge che vuole sanzionare l'uso dell'inglese e di altre parole straniere nelle comunicazioni ufficiali con una campagna che si chiama «Open to Meraviglia»;

   quanto sia costata in totale la campagna «Open to Meraviglia».
(5-00765)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, BERRUTO e ZINGARETTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44, comma 1, della legge 29 giugno 2022, n. 79, ha disposto una serie di interventi in materia di formazione iniziale dei docenti nella scuola di I e II grado, un tassello cardine della riforma del sistema di reclutamento dei docenti prevista nel PNRR (M4C1-Riforma 2.1);

   la formazione iniziale, che costituisce requisito per partecipare ai concorsi, è articolata in un percorso universitario o accademico abilitante. Tale percorso, corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari (Cfu) o accademici (Cfa), deve contemplare un periodo di tirocinio diretto presso le scuole ed uno indiretto e concludersi con una prova finale;

   la definizione dei contenuti e della strutturazione dell'offerta formativa è demandata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con il Ministro dell'istruzione e il Ministro dell'università e della ricerca, da adottare entro il 31 luglio 2022;

   la fine anticipata della XVIII legislatura ha inevitabilmente sospeso l'iter di approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale testo risultava, da anticipazioni dell'allora Ministro, già al vaglio della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   tale ritardo allontana il nostro Paese dall'obiettivo fissato dal PNRR in ambito scolastico e mette a rischio l'assunzione, entro dicembre 2024, di 70 mila docenti con il sistema introdotto dalla riforma;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dovrebbe definire, fra l'altro, le competenze e le conoscenze che devono essere centrali nell'offerta formativa e specifica altresì che venga definita la percentuale di presenza alle attività formative necessarie per l'accesso alla prova finale del percorso di formazione iniziale e le linee guida per il riconoscimento degli eventuali altri crediti maturati nel corso degli studi universitari o accademici;

   in fase di conversione in legge del decreto n. 13 del 2023, recante attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'Esecutivo si è impegnato, tramite l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/1089/41 proposto dal gruppo Pd, ad adottare, in tempi brevi, per le parti di competenza, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 44, comma 4, della legge 29 giugno 2022, n. 79 –:

   quali siano i tempi fissati per l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 44, comma 4, della legge 29 giugno 2022, n. 79, al fine di concludere una riforma, già avviata, che permetterà l'assunzione, come concordato con la Commissione europea, di circa 70 mila docenti.
(5-00755)


   BOSCHI e GRIPPO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 1107 del 24 settembre 2022 ha previsto che a partire dall'anno accademico 2023/2024 l'ammissione dei candidati ai corsi laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia avvenga tramite prova con modalità cosiddetta «TOLC» (Test OnLine CISIA);

   questa consente di sostenere più volte la prova e ai fini della formazione delle graduatorie sarà utilizzato il miglior punteggio ottenuto tra quelli conseguiti nell'anno 2023 per l'anno accademico 2023/2024 e negli anni 2023 e 2024 per l'anno accademico successivo;

   la prima sessione 2023 si è conclusa il 22 aprile e la seconda si svolgerà nel prossimo mese di luglio, consentendo la partecipazione agli studenti iscritti all'ultimo e al penultimo anno della scuola secondaria superiore;

   alla sessione di aprile hanno partecipato più di 74 mila candidati, un numero il 20 per cento superiore a quello dei partecipanti effettivi ai test degli ultimi anni;

   le nuove modalità sembrano garantire minore contenzioso e maggiore partecipazione, con minore frustrazione delle aspettative di chi desidera intraprendere la professione medica, ma per riuscire a colmare il gap con il fabbisogno si deve agire anche sul fronte delle capacità del sistema universitario di assorbire un numero maggiore di studenti;

   nel 2022 i candidati che hanno superato la soglia minima per essere posti in graduatoria sono stati pari a quasi il doppio dei posti disponibili;

   il decreto ministeriale n. 76 del 10 febbraio 2023 ha stabilito che, per il 2023/2024, i posti disponibili saranno circa 14,7 mila, lo stesso numero del 2022, interrompendo così il trend di crescita degli anni precedenti;

   a fronte di numerose dichiarazioni pubbliche di autorevoli membri di Governo di abolire l'accesso programmato, rispondendo in Senato all'atto di sindacato ispettivo n. 3-00261, il Ministro interrogato ha invece messo in evidenza come la programmazione degli accessi sia opportuna in relazione alla capacità didattica e formativa degli atenei e che vanno assicurati maggiori ingressi «senza per questo trascurare la qualità della formazione»;

   nella medesima occasione ha altresì anticipato che «questo è il criterio che sta guidando i lavori in corso sull'apertura sostenibile degli accessi ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e che dovrà costituire un modello per una rilevante manutenzione della legge n. 264 del 1999 sull'accesso programmato» –:

   quale sia la reale intenzione del Governo in merito alla riforma della legge n. 264 del 1999 e in quali tempi e se, nelle more di essa, sia possibile adottare iniziative di competenza volte a aumentare già da quest'anno la disponibilità dei posti per medicina.
(5-00756)


   CASO, ORRICO, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'investimento 1.7-M4C1 del Pnrr «Borse di studio per l'accesso all'università», ha la finalità di garantire la parità di accesso all'istruzione, agevolando la partecipazione a percorsi di istruzione terziaria per gli studenti in difficoltà socioeconomiche;

   in particolare, con la suddetta misura si stanziano 500 milioni di euro (250 rispettivamente per il 2022 e per il 2023) con l'obiettivo di erogare 330.000 borse entro il 2023 e 336.000 entro il 2024, aumentandone gli importi medi;

   attualmente il 12 per cento degli studenti italiani beneficia di una borsa di studio rispetto al 25 per cento della media dell'Unione europea e si punta a raggiungere il 20 per cento grazie al suddetto investimento;

   in attuazione di quanto previsto dal Piano, attraverso diversi interventi normativi, si è provveduto ad aumentare mediamente di 700 euro l'importo delle borse e ad ampliare la platea degli aventi diritto innalzando le soglie di reddito minimo per l'accesso;

   con l'ultima legge di bilancio sono stati stanziati ulteriori 250 milioni per ciascuna delle annualità 2024 e 2025 per dare continuità alla misura una volta esauriti i fondi del Pnrr, senza però nulla prevedere per gli anni successivi;

   da quanto si apprende in un articolo de l'«Espresso» del 6 aprile 2023 («Migliaia di studenti universitari sono rimasti senza borsa di studio»), l'Unione degli studenti universitari (Udu) esprime forte preoccupazione per i ritardi nell'erogazione delle borse ed il permanere in alcune regioni del fenomeno degli «idonei non beneficiari», nonostante i fondi aggiuntivi del Pnrr;

   con una nota del 7 aprile 2023, il Ministero dell'università e della ricerca ha fatto sapere che, relativamente al Fis, le risorse erano state già erogate e che si sta provvedendo a fare lo stesso per quelle del Pnrr, resesi disponibili solo il 29 marzo. Nulla è stato detto relativamente agli idonei senza borsa;

   in caso di presenza di idonei non beneficiari e del conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi, il rischio è la totale perdita dei fondi previsti dal Pnrr per l'investimento considerato;

   appare auspicabile altresì conoscere lo stato dell'arte sull'erogazione delle borse di studio anche in considerazione del fatto che anche le risorse complessive stanziate rischiano di non essere sufficienti –:

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per assicurare il conseguimento dei target del Pnrr sulle borse di studio e per renderne strutturali i risultati, colmando così definitivamente i divari con gli altri Paesi dell'Unione europea.
(5-00757)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale n. 407 del 2018 il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca ha emanato l'avviso «AIM: Attrazione e Mobilità Internazionale» in attuazione del programma operativo nazionale (Pon) ricerca e innovazione 2014-2020 che prevedeva l'attivazione di posizioni da ricercatore a tempo determinato di tipo A (Rtda) come regolato dall'articolo 24 della legge n. 240 del 2010;

   gli articoli 3 e 4 del disciplinare di attuazione introducono un meccanismo di recupero spese da parte del Ministero a valere sul soggetto beneficiario (l'Università) in caso di interruzione/dimissione volontaria del contratto di lavoro da Rtda prima della realizzazione dell'80 per cento del progetto, poco prima di 2 anni e mezzo dei 3 previsti;

   nel 2020 il Governo ha bandito quasi cinquemila posizioni da ricercatore a tempo determinato di tipo B (Rtdb);

   poiché la posizione di Rtdb offre maggiori possibilità di stabilizzazione nella figura di professore associato, molte ricercatrici e ricercatori Rtda hanno scelto di interrompere la triennalità di tipo A a favore di una posizione maggiormente stabile;

   alcune Università hanno attuato provvedimenti nei confronti dei ricercatori in ordine alla restituzione degli stipendi percepiti sulla base di dimissioni volontarie prima della realizzazione dell'80 per cento dei progetti di ricerca: l'ateneo UniCal, ad esempio, ha chiesto ad una lavoratrice la restituzione di 36.319,33 euro;

   da mesi la Flc Cgil, assieme ai coordinamenti dei ricercatori precari Pon Aim di tutta Italia, chiede lo stralcio di questa norma dal disciplinare Mur e dai modelli di contratto che vengono sottoposti ai vincitori delle posizioni, poiché considerata vessatoria dal momento che si pone in violazione dei princìpi costituzionali e delle norme del diritto civile e del lavoro, in tema di corresponsione di retribuzione a prestazione lavorativa prestata, imponendo di fatto una condizione preventiva che limita fortemente la possibilità di avanzamenti di carriera;

   a parere dell'interrogante è urgente che il Mur provveda allo stralcio dell'articolo 4 dal richiamato disciplinare, ponendo fine ai contenziosi tra Università e ricercatori che si sono volontariamente dimessi da Rtda a vantaggio di posizioni maggiormente stabili e di non prevedere simili norme in successivi avvisi, bandi e modelli di contratto –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per provvedere allo stralcio dell'articolo 4 dal disciplinare di attuazione allegato all'avviso «AIM: Attrazione e Mobilità Internazionale», mettendo fine ai contenziosi in atto tra università e ricercatori che si sono volontariamente dimessi da Rtda a vantaggio di posizioni maggiormente stabili.
(5-00758)


   AMORESE e MOLLICONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 21 dicembre 1999, n. 537 è stata istituita la Scuola di specializzazione per le professioni legali;

   la Scuola si propone di sviluppare negli studenti le attitudini e le competenze che caratterizzano la professione dei magistrati ordinari, degli avvocati e dei notai, nonché di preparare i propri iscritti al concorso e agli esami di accesso alle predette professioni legali;

   con l'entrata in vigore della legge 30 luglio 2007, n. 111, la Scuola è divenuta canale di accesso al concorso per magistrato ordinario;

   il diploma di specializzazione, inoltre, equivale ad un anno di praticantato (decreto ministeriale del 11 dicembre 2001, n. 475), ai fini dell'esame per l'abilitazione alla professione di avvocato –:

   quali iniziative intenda adottare al fine della revisione del sistema di formazione post laurea che coinvolga Università, avvocatura e magistratura.
(5-00759)


   DALLA CHIESA e PITTALIS. – Al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   il progetto «Einstein Telescope» prevede l'installazione di un osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione, che permetterà di ascoltare l'universo con una sensibilità esponenzialmente superiore rispetto agli attuali rilevatori «Advanced Virgo» e «Advanced Ligo» – siti rispettivamente in provincia di Pisa e negli Usa – e con importantissime ricadute in astrofisica, cosmologia, fisica nucleare e delle interazioni fondamentali;

   tra i siti candidati per l'installazione vi è la località «Sos Enattos», in Sardegna, particolarmente idonea ad ospitare l'osservatorio in quanto è uno dei luoghi più silenziosi al mondo anche in virtù dell'assenza, pressoché totale, di attività sismica e consentirebbe di valorizzare al meglio le potenzialità del progetto;

   la realizzazione dell'Einstein Telescope determinerebbe un significativo impulso al progresso scientifico e tecnologico del nostro Paese e rappresenterebbe una opportunità unica per le importanti ricadute in termini di crescita economica e sociale e di sviluppo infrastrutturale per la regione Sardegna e per l'Italia;

   il Governo Draghi, nel 2022, ha espresso parere favorevole circa la compatibilità ambientale del progetto «Parco Eolico Gomoretta» – localizzato nei comuni di Bitti, Orune e Buddusò, in prossimità del sito di «Sos Enattos» – che prevede la realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica costituito da 13 aerogeneratori da 3,465 MW per una potenza nominale complessiva pari a 45,045 MW;

   la comunità scientifica nazionale e internazionale è concorde nel ritenere che la costruzione del parco eolico rischierebbe di compromettere inevitabilmente il silenzio fondamentale per intercettare le onde gravitazionali, pregiudicando il vantaggio competitivo del sito di «Sos Enattos»;

   l'Istituto olandese di fisica nucleare (Nikhef) ha presentato la candidatura, come sede dell'osservatorio, di un'area al confine fra Olanda, Belgio e Germania, che non ha le caratteristiche antropiche del sito sardo ma gode di una collocazione transfrontaliera che presenta un valore politico non indifferente;

   il Ministro interrogato ha più volte manifestato pubblicamente il proprio appoggio alla candidatura italiana per l'Einstein Telescope, come dimostrato dalla firma del protocollo d'intesa con la regione Sardegna, l'INFN e l'Università di Sassari e con la recente istituzione del comitato tecnico scientifico presieduto dal premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché il rilevante carattere distintivo del sito di «Sos Enattos» non venga compromesso dalla costruzione del parco eolico di Gomoretta, nonché da ulteriori attività che potrebbero alterarne lo stato, pregiudicando la candidatura italiana e facendo perdere al nostro Paese un'eccezionale occasione di sviluppo tecnico-scientifico, economico e sociale.
(5-00760)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Amorese e altri n. 1-00113, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Morgante.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Cattaneo n. 1-00083, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 62 del 3 marzo 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    gli ambiziosi obiettivi dell'Unione europea per uno sviluppo sostenibile fissati dal Fit for 55 e gli impegni di Cop26 prevedono, in tempi brevi, un forte abbattimento delle emissioni di anidride carbonica difficilmente raggiungibile con il solo utilizzo di energie da fonti rinnovabili;

    parimenti, l'aumento della domanda di energia ed in particolare di energia elettrica, sia nei consumi registrati negli ultimi decenni che in quelli previsti per i prossimi, difficilmente potrà essere soddisfatto attraverso le sole rinnovabili;

    la guerra in corso da oltre un anno tra Russia e Ucraina ed il conseguente, precario, contesto geopolitico internazionale, hanno accelerato la necessità di rivedere le scelte di politica energetica nazionale che dovrebbero essere orientate ad una energy security supply che consenta il progressivo affrancamento dalle forniture estere di gas e materie prime di cui non si dispone a sufficienza;

    in Italia, la transizione si dovrà realizzare attraverso un contributo progressivamente decrescente e alla fine residuale di gas. Considerato il contesto geopolitico e la necessità di ridurre drasticamente il contributo delle fonti fossili nel mix energetico del Paese, sarebbe inopportuno precludersi a priori la possibilità di ricorrere all'energia nucleare per garantire al Paese la piena autonomia energetica;

    molti Paesi proseguono oggi l'investimento in energia nucleare, tra cui Gran Bretagna, Russia, India, Cina e Francia, che ha annunciato l'inizio della costruzione di sei nuovi reattori nucleari Epr (reattore di terza generazione avanzata) per il 2024 e l'impegno di un miliardo di euro per la realizzazione di reattori di piccole dimensioni e modulari, prodotti in serie e di rapida installazione;

    anche il Giappone, a 10 anni dall'incidente di Fukushima, per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni nel 2050, prevede di aumentare il contributo del nucleare nel suo mix energetico entro il 2030;

    negli Stati Uniti d'America si sta supportando lo sviluppo del nucleare, considerato energia verde, anche attraverso sussidi a fondo perduto nella misura del 50 per cento dell'investimento, fino a 500 milioni di dollari per progetto;

    i Ministri dell'economia e dell'industria di 10 Paesi dell'Unione europea — Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria — hanno pubblicato un documento il 10 ottobre 2021 per chiedere che l'energia nucleare sia compresa nelle forme di energia pulita all'interno della «Tassonomia degli investimenti verdi» della Commissione europea, cioè l'insieme di regole di classificazione che si applicano alle attività economiche per poterle definire «sostenibili»;

    il 6 luglio 2022 il regolamento delegato (UE) 2022/1214 della Commissione europea del 9 marzo 2022, in materia di attività ammissibili nei settori energetici, ha ottenuto il via libera dal Parlamento europeo. Nel regolamento, applicabile dal 1° gennaio 2023, si prevede la possibilità di investire in nuove centrali nucleari realizzate con le «migliori tecnologie disponibili». Rientrano fra gli investimenti sostenibili, le attività di ricerca e sviluppo per le nuove tecnologie del nucleare di quarta generazione;

    recentemente la Francia ha avviato un'iniziativa, a margine della riunione informale dei Ministri dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti del 27-28 febbraio 2023, per il rilancio del nucleare in Europa, con l'obiettivo di affiancarlo alle rinnovabili nel mix di produzione energetica dei prossimi decenni. L'invito è stato accolto da Romania, Bulgaria, Slovenia, Repubblica Ceca, Svezia, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Croazia, Paesi Bassi e Finlandia. Correttamente il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha declinato l'invito, demandando a Governo e Parlamento il compito di fornirgli adeguati indirizzi;

    il Commissario europeo all'energia, Kadri Simson, parlando ai parlamentari della Commissione industria dell'Europarlamento il 9 marzo 2023, ha dichiarato che bisogna «porre l'accento su due questioni: la sicurezza di approvvigionamento del combustibile nucleare, e la promozione della competitività dei piccoli reattori modulari, con la creazione di un'industria europea per il settore». «Il nucleare sta tornando in tutto il mondo» ha proseguito nel suo intervento «molti Stati membri ci stanno già lavorando»;

    nella proposta di regolamento dell'Unione europea presentata il 16 marzo 2023, con la quale si istituisce un quadro di misure per favorire la produzione di tecnologie a zero emissioni, cosiddetto Net Zero Industry Act, sono state incluse le tecnologie avanzate per produrre energia da processi nucleari con rifiuti minimi dal ciclo del combustibile;

    nel programma di Governo del centrodestra predisposto per le elezioni politiche del 25 settembre 2022 si fa riferimento alla creazione di impianti di produzione di energia nucleare «di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro»;

    lo sviluppo di reattori nucleari di nuova generazione è al centro delle strategie energetiche della maggior parte dei Paesi economicamente più influenti al mondo che prevedono il coinvolgimento di numerosi partner industriali europei per la costruzione di impianti già a partire dal 2024;

    in particolare, nell'ambito dei reattori di quarta generazione, quelli di piccole dimensioni e modulari, i cosiddetti Small e Micro Modular Reactor (Smr e Mmr), si sono compiuti negli ultimi anni importantissimi progressi sul piano scientifico, tecnologico e della sicurezza, grazie ai quali è oggi possibile considerare imminente la loro operatività;

    i Micro reattori modulari (Mmr) sono stati sviluppati specificamente per la produzione di energia elettrica e termica direttamente negli stabilimenti industriali energivori. Si tratta di micro reattori, detti anche batterie nucleari in ragione delle dimensioni molto ridotte, 50 metri quadri circa, sicuri, semplici nel loro funzionamento, che potrebbero contribuire al processo di decarbonizzazione dell'industria italiana fornendo contingenti di energia a prezzo stabile per lunghi periodi;

    il processo di licensing modulare dei Micro reattori modulari sviluppati dalla Ultra Safe Nuclear di Seattle è già in corso in Canada, negli Usa, in Finlandia ed in Polonia dove sono stati ordinati micro-reattori pilota che entreranno in funzione a partire dal 2026. Sono numerose le industrie in questi ed altri Stati europei che hanno manifestato interesse all'uso dei Micro reattori modulari per la decarbonizzazione dei loro processi produttivi;

    in Italia lo sviluppo di nuove tecnologie nucleari ed il consolidamento delle attività di ricerca, anche sui reattori di 4 generazione, dovrebbero essere strategicamente svolti in stretta sinergia con altri Paesi alleati; ad esempio favorendo la collaborazione con alcuni soggetti statunitensi quali il DoE e Westinghouse, che hanno già aperto la porta a livello globale ad una partnership con Ansaldo Nucleare sui reattori Lfr, e General Electric, ambedue società che hanno già da anni grandi fabbriche e molti dipendenti in Italia;

    nel 2022 Newcleo, società per lo sviluppo di sistemi nucleari innovativi di quarta generazione, ha firmato un'intesa con Enea con l'obiettivo di produrre energia in modo sicuro, affidabile e sostenibile attraverso la realizzazione di Advanced Modular Reactor di piccole dimensioni raffreddati al piombo invece che ad acqua, molto più semplici ed affidabili;

    l'Italia è all'avanguardia nel mondo, tramite l'Enea, Ansaldo Nucleare, Newcleo, le università e molte aziende private, nella tecnologia del piombo liquido che, applicata ai reattori di quarta generazione, permette di accedere ad un nucleare capace di utilizzare i rifiuti di altre centrali eliminando quindi la necessità di depositi geologici nazionali. Si tratta di reattori che potrebbero iniziare il processo di decarbonizzazione della produzione elettrica italiana già dal 2030, procurando energia elettrica conveniente, capace di adattarsi rapidamente alle richieste di picco giornaliere della rete, a prezzo stabile e garantito per decenni;

    in Italia esistono le competenze tecniche, tecnologiche e industriali per costruire ed avviare la produzione di Smr e Mmr. Numerose sono le aziende italiane interessate alla fornitura delle componenti e alla prestazione dei servizi finalizzati alla produzione di questi reattori. La filiera che potrebbe generarsi nei prossimi anni avrebbe un potenziale economico enorme e non si può trascurare l'opportunità strategica di un avvio della produzione di Smr e Mmr nel nostro Paese;

    numerosi sono gli industriali del comparto energivoro italiano che hanno già manifestato interesse riguardo al futuro utilizzo della tecnologia degli Smr e Mmr per la decarbonizzazione dei loro impianti e per ottenere energia costante a prezzo stabile;

    tramite l'Enea, l'Infn, il Cnr, Ansaldo Nucleare, Leonardo, le università e aziende private, l'Italia partecipa attivamente alla ricerca in campo nucleare. È opportuno che questo impegno continui affinché l'Italia possa essere tra i primi Paesi a beneficiare di una futura applicazione industriale di tutte le migliori tecnologie in questo campo;

    nell'ambito del progetto internazionale Iter, che si propone di realizzare un reattore a fusione nucleare di tipo sperimentale di 500 Megawatt di potenza, Ansaldo Nucleare riveste un ruolo centrale con l'aggiudicazione di commesse da un valore economico superiore ai 600 milioni di euro che vanno dalla fornitura della camera a vuoto a quella di sistemi per la sicurezza, ed è inoltre a capo della catena italiana di fornitori che include, tra le altre, aziende come Mangiarotti e Walter Tosto;

    Leonardo, attraverso la sua controllata Vitrociset, si è aggiudicata la gara indetta da Iter in relazione all'organizzazione per lo sviluppo delle infrastrutture diagnostiche del reattore e i relativi servizi di ingegneria. «Enea-Fusione» partecipa alla realizzazione di Iter attraverso l'Agenzia europea Fusion for energy (F4E);

    sempre con riferimento al progetto Iter, sono la Asg di Genova e la Simic di Porto Marghera ad aver realizzato le bobine superconduttrici che formano il toro principale di Iter, a testimonianza del prestigioso contributo che il nostro Paese è in grado di offrire in ambito nucleare, anche riguardo alla componente superconduttiva e di criogenia;

    tra i partecipanti al programma Iter figura anche l'Eni, società impegnata nello sviluppo della fusione a confinamento magnetico perché «occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra»;

    in quest'ottica Eni partecipa anche agli altri principali progetti, italiani e internazionali, per la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico: il Commonwealth Fusion Systems (CFS), spin-out del MIT 2018; il Plasma Science and Fusion Center (PSFC) del MIT; il Divertor Tokamak Test (DTT), progetto dell'Enea a Frascati Eni nato da un'intesa per un grande polo scientifico-tecnologico sulla fusione DTT (Divertor Tokamak Test), che verrà realizzato nel Centro ricerche Enea di Frascati (Roma) dalla società DTT Scarl, di cui Eni avrà il 25 per cento, Enea il 74 per cento e il Consorzio Create l'1 per cento; firmato un'intesa per creare un polo scientifico-tecnologico sulla fusione DTT (Divertor Tokamak Test), da realizzare al Centro ricerche Enea di Frascati (Roma) 2019; le attività di ricerca del Cnr «Ettore Maiorana» di Gela;

    l'obiettivo a cui si sta lavorando principalmente a livello internazionale è realizzazione, nell'arco di un paio di decenni, della prima centrale a fusione in grado di immettere in rete energia elettrica a zero emissioni di gas climalteranti;

    la società Commonwealth Fusion Systems (Cfs), partecipata da un importante gruppo italiano e dal Mit di Boston, ha condotto con successo il primo test di un supermagnete che dovrebbe contenere e gestire la fusione nucleare di deuterio e trizio, un passo importante verso la produzione di energia atomica pulita, impegnandosi a costruire il primo impianto sperimentale entro il 2025;

    occorre favorire la realizzazione di tutte le precondizioni necessarie ai fini di un ritorno in sicurezza della produzione di energia nucleare in Italia;

    sarebbe opportuno promuovere nuovi investimenti in ambito scientifico e universitario. La tendenza positiva che si è registrata negli ultimi anni al Politecnico di Milano con un aumento del numero di iscritti e laureati in ingegneria nucleare va consolidata, rilanciando, presso gli atenei competenti, i corsi e le prospettive;

    parallelamente, poiché occorre individuare gli organismi di supervisione e controllo che dovranno fornire il processo di certificazione, andrebbe promosso un piano di sviluppo della Safety Authority in modo da dotare il sistema di una autorità di controllo e certificazione forte e indipendente;

    una strategia credibile per l'Italia dovrebbe puntare, nel breve periodo, in linea con le aperture espresse recentemente dalle istituzioni europee, sui piccoli reattori modulari di quarta generazione e sui micro reattori modulari già in fase di certificazione, puntando nel medio – lungo periodo sulla tecnologia di fusione, continuando ad investire in ricerca e sviluppo, tramite l'implementazione di partnership internazionali pubbliche e private;

    il 19 gennaio 2023, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso della quarta edizione dell'evento «La Ripartenza» a Milano, ha dichiarato che «Dobbiamo prendere in seria considerazione il nucleare di quarta generazione che dà dei margini di sicurezza maggiore e che può essere il futuro del nostro Paese fino a poi arrivare alla fusione. Nel medio lungo periodo non l'Italia o la Ue, ma il mondo deve trovare forme di energia più avanzate. Si ragiona di fissione di quarta generazione. Dobbiamo ripensare al nucleare di quarta generazione, non è il tema del referendum che riguardava prima e seconda generazione»;

    l'intervento dell'Italia come osservatore alla riunione sul nucleare del 28 marzo 2023 svoltasi a Bruxelles su iniziativa della Francia e a cui hanno partecipato in tutto tredici Paesi manifesta la nostra cautela nella valutazione di quali strumenti utilizzare nell'ambito del nucleare;

    il 28 febbraio 2023 dodici stati europei hanno sottoscritto un accordo di cooperazione sul nucleare, citato dagli organi di stampa come «Alleanza per il nucleare», in modo da sostenere a livello comunitario, sotto ogni punto di vista, sia industriale che regolatorio, il ruolo del nucleare come «uno degli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi climatici, per generare elettricità in modo continuo e per garantire la sicurezza energetica», coerentemente con la tassonomia europea approvata nel 2022,

impegna il Governo:

1) nel confermare l'obiettivo di zero emissioni al 2050, a partecipare attivamente, in sede europea e internazionale, a ogni opportuna iniziativa, sia di carattere scientifico che promossa da organismi di natura politica, volta ad incentivare lo sviluppo delle nuove tecnologie nucleari destinate alla produzione di energia per scopi civili;

2) ad adottare iniziative volte ad includere la produzione di energia atomica di nuova generazione all'interno della politica energetica europea, riaffermando in sede europea una posizione unitaria volta a mantenere nella tassonomia degli investimenti verdi la messa in esercizio di centrali nucleari realizzate con le migliori tecnologie disponibili;

3) al fine di assicurare al Paese la sicurezza energetica e il rapido raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, a porre in essere ogni utile iniziativa di sperimentazione, anche in sinergia con altri Paesi europei, nel rispetto dei migliori standard raggiunti in ambito internazionale;

4) a considerare l'opportunità strategica di intensificare la ricerca inerente gli Smr e Mmr in Italia, favorendo l'incontro delle nostre migliori competenze in campo ingegneristico nucleare, tecnico, tecnologico e industriale, al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell'industria energivora italiana e di assicurare al Paese la sicurezza energetica necessaria allo sviluppo civile ed economico;

5) a proseguire l'impegno nella ricerca scientifica e, al fine di formare nuovo capitale umano altamente qualificato nel settore, ad adottare ogni iniziativa utile a sostenere le università italiane in questo percorso;

6) ad intervenire con apposite iniziative normative per apportare le modifiche necessarie a rendere la governance e l'organizzazione dell'Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione-Isin coerente con la sua natura giuridica di autorità indipendente, e a potenziarne le funzioni di regolamentazione, di vigilanza e controllo, e l'operatività tecnica con adeguate risorse economiche e di personale, al fine di dare piena e completa attuazione alle direttive Euratom;

7) ad adottare iniziative per istituire idonei percorsi di ricerca e sviluppo al fine di recuperare il ruolo dell'Italia nel campo dello studio e dello sviluppo tecnico in materia nucleare, anche attraverso convenzioni con atenei e centri di ricerca per la creazione di appositi percorsi di formazione universitaria, di ricerca e sviluppo delle competenze;

8) a favorire una campagna di informazione oggettiva, basata su rigore scientifico, al fine di evitare opposizioni preconcette, con la consapevolezza che il problema dell'accettazione sociale rappresenti una tappa essenziale per la realizzazione di qualsiasi impianto energetico, anche prevedendo ex ante misure di compensazione ambientale e sociale per enti e territori, ove venissero realizzati impianti sul suolo nazionale;

9) a sostenere la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico, lungo il solco già tracciato dai citati progetti, anche tenendo conto della valutazione dell'Unione europea sulla tassonomia del nucleare e sulla sancita possibilità per gli Stati di finanziare i progetti di ricerca in merito e prevedendo incentivi alla ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare innovativi tra cui i reattori modulari di piccole dimensioni e sulla fusione nucleare;

10) a valutare in quali territori al di fuori dell'Italia la produzione di energia nucleare possa soddisfare il fabbisogno nazionale di energia decarbonizzata e a valutare l'opportunità di promuovere e favorire lo sviluppo di accordi e partnership internazionali tra le società nazionali e/o partecipate pubbliche e le società che gestiscono la produzione nucleare al fine di poter soddisfare il suddetto fabbisogno nazionale;

11) al fine di accelerare il processo di decarbonizzazione dell'Italia, a valutare l'opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia.
(1-00083) (Ulteriore nuova formulazione) «Cattaneo, Zucconi, Zinzi, Semenzato, Squeri, Mattia, Bof, Alessandro Colucci, Barelli, Montemagni, Caramanna, Casasco, Pizzimenti, Benvenuti Gostoli, Nevi, Mazzetti, Antoniozzi, Cortelazzo, Iaia, Battistoni, Colombo, Sala, Lampis, Rubano, Comba, De Palma, Milani, Polidori, Giovine, Tassinari, Fabrizio Rossi, Bagnasco, Maerna, Paolo Emilio Russo, Rachele Silvestri, Nazario Pagano, Pietrella, Tenerini, Schiano Di Visconti, Battilocchio, Mulè, Calderone, Saccani Jotti, Benigni, Sorte, Pella, Patriarca».

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Almici n. 1-00121, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 88 del 17 aprile 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    se il 2022 è stato segnato da siccità e da eventi climatici eccezionali, che in passato capitavano nell'arco di un decennio, il 2023 ha presentato con largo anticipo un quadro molto preoccupante, come documentato dalle fotografie della secca dei fiumi e dei laghi in Italia scattate da un satellite dell'Agenzia spaziale europea;

    laghi e fiumi risultano in forte sofferenza, quasi in secca come nell'estate 2022, mentre in montagna è scarsa la neve accumulata: è quanto registrato in Italia, a metà febbraio 2023, complice l'aumento delle temperature superiori ai valori di riferimento, le esigue precipitazioni e una crisi climatica senza precedenti;

    a segnalare gli allarmanti trend idrici in un periodo tradizionalmente piovoso e oggi addirittura afoso è l'osservatorio dell'Associazione nazionale delle bonifiche irrigazioni e miglioramenti fondiari (Anbi) sulle risorse idriche, che sottolinea innanzitutto come in tutta l'Emilia-Romagna tornino a calare vistosamente le portate dei fiumi, con il Po tornato su valori minimi, attorno al 30 per cento della media, e il Secchia che è sceso ai limiti del minimo storico (2,8 metri cubi al secondo), minimo sotto il quale è già sceso l'Enza;

    confrontando i dati 2021-2022 dei grandi bacini naturali del Nord, oggi tutti sotto media, si può notare come, ad eccezione del Lago di Como, le differenze siano notevoli: 12 mesi fa, Garda ed Iseo erano quasi al colmo di piena come il Maggiore, a cui oggi manca invece un buon 50 per cento del volume d'acqua presente nel 2022 e che, permanendo le attuali condizioni, segnerà prossimamente nuovi record di altezza idrometrica minima. In Valle d'Aosta le temperature della terza settimana di maggio, che sfiorano i 30 gradi, favoriscono lo scioglimento della neve, che sta rimpinguando i corsi d'acqua della regione. In Piemonte calano i livelli dei principali fiumi; in Lombardia, dove la neve che va sciogliendosi è circa il 62 per cento in meno di quella normalmente presente nel periodo, le portate del fiume Adda sono inferiori di oltre 200 milioni di metri cubi al secondo, rispetto allo stesso periodo del particolarmente siccitoso 2017. Il Veneto resta una delle regioni maggiormente in difficoltà idrica, con tutte le conseguenze che già ora si stanno manifestando per l'agricoltura e l'ambiente (gran parte delle risorgive sono ai minimi o perfino asciutte);

    scendono a livelli da piena estate anche le portate dei fiumi toscani e anche i corsi d'acqua marchigiani mostrano primi segnali di difficoltà. Nel Lazio, esigue, se confrontate con gli anni precedenti, sono le portate del fiume Tevere e non migliora la situazione del Lago di Bracciano. In Campania i livelli idrometrici dei corsi d'acqua sono in discesa: il rischio di siccità resta presente soprattutto nelle aree settentrionali della regione. Un leggero incremento nei volumi invasati si registra per le dighe della Basilicata, mentre quelle pugliesi calano di quasi 3 milioni di metri cubi in una settimana, segnando un leggero deficit sul 2022. In Sicilia, infine, rimane positiva la condizione complessiva degli invasi, nonostante le precipitazioni si manifestino da mesi in maniera disomogenea, lasciando all'asciutto una buona porzione di territorio;

    il bilancio complessivo è di una nuova ondata di siccità o forse sarebbe meglio parlare di un'emergenza siccità mai finita, con corsi d'acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica «media» in tre delle sette autorità di distretto secondo gli ultimi bollettini emanati dalle stesse in questi ultimi mesi: il distretto idrografico del Fiume Po, quello dell'Appennino settentrionale e quello dell'Appennino centrale;

    secondo Terna, la crisi idrica ha ridotto la produzione di energia idroelettrica del 37,7 per cento nel 2022 e a dicembre è stato registrato -18,6 per cento rispetto allo stesso mese del 2021; preoccupante anche la carenza di neve, con il 53 per cento in meno sull'arco alpino, e, in particolare, il bacino del Po, con un deficit del 61 per cento (fonte: Cima research foundation);

    tale emergenza ha scatenato una tempesta perfetta anche sull'agricoltura italiana, come denunciato dalla Coldiretti, che ha stimato in circa 6 miliardi di euro i danni da siccità, arrivando a bruciare così il 10 per cento del valore della produzione agricola nazionale. Previsioni simili arrivano anche dalla Cia-Agricoltori italiani: partendo da un valore aggiunto per il settore intorno ai 34 miliardi di euro annui, c'è effettivamente il rischio che se ne vada in fumo il 10 per cento del prodotto interno lordo del comparto. Più cauta Confagricoltura, che ad oggi stima i danni da siccità in 2 miliardi di euro e le perdite per il valore aggiunto agricolo attorno al 6 per cento, anche se la percentuale è destinata senz'altro a salire per colpa degli aumenti dei costi di produzione;

    preoccupante è l'allarme in agricoltura lanciato da Coldiretti: «Il Po è praticamente irriconoscibile con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume, fondamentale per l'ecosistema della pianura padana, dove per la mancanza di acqua è minacciato oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo»;

    le difficoltà, ovviamente, si estendono a buona parte della penisola, dove con il picco delle temperature manca l'acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni;

    l'assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l'Italia è dipendente dall'estero in molte materie prime e produce appena il 36 per cento del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53 per cento del mais per l'alimentazione delle stalle, il 56 per cento del grano duro per la pasta e il 73 per cento dell'orzo;

    per il raccolto del grano la Coldiretti stima un calo del 30 per cento per quello duro usato per la pasta e del 20 per cento per quello tenero, utilizzato per il pane, ma in alcune regioni si arriva addirittura a punte del 40 per cento di perdita delle rese;

    le stime per il mais sono ancora peggiori, il raccolto sarà dimezzato perché la siccità ha colpito più duro soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna, che rappresentano quasi il 90 per cento dell'intera produzione nazionale. Il crollo del raccolto impatta pesantemente sulle stalle, anche a causa della contemporanea diminuzione della produzione di foraggi, anch'essa dimezzata dalle alte temperature;

    anche nelle risaie è allarme rosso, con perdite stimate in oltre il 30 per cento del raccolto. Dei 217 mila ettari coltivati a riso in Italia, ricorda la Coldiretti, il 90 per cento è concentrato fra la Lombardia e il Piemonte, due delle regioni dove l'emergenza siccità è più grave. Il riso, ad esempio, nel 2022 ha perso 23.000 ettari soltanto nella Lomellina, 3.000 nel Novarese; i risicoltori, anche a causa dell'aumento dei costi dei fertilizzanti, dei principi attivi e per l'essiccazione, hanno abbandonato 9.000 ettari di riso, passando a coltivazioni come soia, girasole, mais: una scelta dettata proprio dai cambiamenti climatici;

    quanto all'olio, la campagna 2022 era già risultata compromessa nei mesi scorsi, quando il caldo anomalo aveva ridotto significativamente la trasformazione dei fiori in frutti e la situazione è particolarmente grave in Puglia, dove, nonostante i danni da Xylella, si coltiva ancora un terzo delle olive italiane, con una produzione stimata in calo del 40 per cento;

    la siccità condiziona anche le vigne: senza pioggia gli acini di uva faticano a ingrossarsi, quando addirittura non si asciugano, ed è a rischio anche la sopravvivenza dei nuovi impianti, specie nelle aree dove non c'è possibilità di irrigare;

    nei campi la frutta e la verdura stanno letteralmente bruciando, con danni che in alcune zone arrivano a provocare la perdita del 70 per cento del raccolto: peperoni, meloni, angurie, albicocche e melanzane soprattutto. Per evitare le scottature da caldo, si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere; per il pomodoro da sugo, ad esempio, la raccolta è cominciata con una settimana di anticipo, ma nonostante questo si stima un calo del raccolto dell'11 per cento;

    il caldo condiziona anche gli animali nelle fattorie, dove per via delle alte temperature le mucche stanno producendo fino al 20 per cento di latte in meno. Ogni singolo animale è arrivato a bere fino a 140 litri di acqua al giorno, contro i 70 dei periodi meno caldi. La mancanza di acqua per garantire il ricambio idrico e l'aumento della salinità lungo la costa stanno invece soffocando le vongole e le cozze del delta del Po, con la perdita del 20 per cento degli allevamenti, sempre secondo le stime di Coldiretti Impresa-pesca;

    condivisibili sono le preoccupazioni di Confagricoltura, che ha avanzato la necessità di una strategia idrica nazionale, dal rinnovamento delle infrastrutture all'innovazione, strettamente connessa alla produttività, dall'adozione di un nuovo piano sugli invasi al ripensamento dell'intera rete per evitare le attuali perdite d'acqua;

    se è vero che da quando le imprese hanno investito in irrigazione di precisione, in sistemi di riutilizzo delle acque reflue e di raccolta massiva, si è assistito ad un grande risparmio valutabile nel 30/35 per cento di consumi in meno (si calcola che su alcune colture, con l'irrigazione mirata, si risparmino circa 630 metri cubi all'anno di acqua), è altrettanto vero che il problema risiederebbe in un sistema di distribuzione vecchio e fallace, considerato che in Italia si perde, lungo la rete idrica, mediamente il 42 per cento dell'acqua quando in Germania, ad esempio, tale percentuale sfiora l'8 per cento;

    non è più pensabile rincorrere le emergenze, ma è necessario promuovere una politica di prevenzione, attraverso la definizione di una strategia idrica nazionale che abbia un approccio circolare con interventi di breve, medio e lungo periodo. In particolare, sono necessarie misure che favoriscano l'adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione di prelievi e di sprechi d'acqua. La domanda di questa preziosa risorsa è alta perché riguarda diversi usi, da quello agricolo, a quello civile e industriale, pertanto non adottare misure ragionate significa rischiare nel medio periodo a non riuscire a soddisfare come sistema Paese il fabbisogno idrico nazionale;

    la transizione ecologica deve passare anche per il comparto idrico, oggi in forte sofferenza a causa soprattutto della crisi climatica. Una siccità prolungata comporta danni diretti derivanti dalla perdita di disponibilità di acqua per usi civili, agricoli e industriali ma anche perdita di biodiversità, minori rese delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici e perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali. Da non sottovalutare, inoltre, il contributo che la neve apporta all'approvvigionamento idrico. La scarsa copertura nevosa unita alla fusione anticipata delle nevi condizioneranno pesantemente le capacità dei bacini idrografici nei prossimi mesi primaverili e estivi;

    come ricordato da Legambiente, l'Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è nel complesso un Paese a stress idrico medio-alto secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, poiché utilizza il 30-35 per cento delle sue risorse idriche rinnovabili, con un incremento del 6 per cento ogni dieci anni. Una tendenza che, unita a urbanizzazione, inquinamento ed effetti dei cambiamenti climatici, come le sempre più frequenti e persistenti siccità, mette a dura prova l'approvvigionamento idrico della penisola;

    secondo i dati diffusi dallo Giec (Gruppo intergovernativo degli esperti sul cambiamento climatico), all'aumento di un grado della temperatura terrestre corrisponde una riduzione del 20 per cento della disponibilità delle risorse idriche;

    in tale contesto il Governo, meritoriamente, per fronteggiare immediatamente la situazione di eccezionale gravità causata dai cambiamenti climatici in atto, ha adottato con urgenza un decreto-legge per la prevenzione e il contrasto della siccità e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche. Le misure adottate aumenteranno la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e diminuiranno le dispersioni di risorse idriche. Per riuscire nella missione si segnalano, in particolare, le misure adottate per garantire un regime procedurale semplificato per la progettazione e realizzazione delle infrastrutture idriche sul modello di quella assunte per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, l'aumento dei volumi utili degli invasi, la possibilità di realizzare liberamente vasche di raccolta di acque meteoriche per uso agricolo entro un volume massimo stabilito, il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo, l'introduzione di rilevanti semplificazioni nella realizzazione degli impianti di desalinizzazione;

    l'immediata attuazione delle misure è garantita da un efficace sistema di governance grazie all'istituzione d'una cabina di regia per effettuare nel breve termine una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per mitigare gli effetti della crisi idrica, individuando quelle da affidare immediatamente al commissario straordinario nazionale, il quale resterà in carica fino al 31 dicembre 2023 con possibilità di proroga, se permanesse la situazione descritta, fino al 31 dicembre 2024. Nel caso di ritardi o di altre criticità la cabina di regia interviene per superare i problemi anche nominando singoli commissari ad acta;

    il commissario straordinario nazionale non solo realizzerà, in via d'urgenza, gli interventi indicati dalla cabina di regia, ma svolgerà anche ulteriori importanti funzioni, come la regolazione dei volumi e delle portate degli invasi, la verifica e il coordinamento dell'adozione, da parte delle regioni, delle misure previste per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi, la verifica e il monitoraggio dell'iter autorizzativo dei progetti di gestione degli invasi finalizzati alle operazioni di sghiaiamento e sfangamento, l'individuazione delle dighe per le quali risulta necessaria e urgente l'adozione di interventi per la rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi, la ricognizione degli invasi fuori esercizio temporaneo da finanziare nell'ambito delle risorse del «Fondo per il miglioramento della sicurezza e la gestione degli invasi». Sono previste anche delle ulteriori procedure per consentire al Presidente del Consiglio dei ministri, previa delibera del Consiglio dei ministri, se e quando necessario, di imputare al commissario, in via sostitutiva, l'onere di adottare urgentemente tutti gli atti o i provvedimenti e di eseguire i progetti o gli interventi indispensabili alla nazione per contrastare con misure immediate la siccità e mitigarne efficacemente gli effetti che danneggiano tutti gli italiani e per dare una prima efficace soluzione alla preoccupante situazione economica e finanziaria vissuta dalle imprese a causa non solo della attuale congiuntura economico-finanziaria, ma anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici;

    fortunatamente le misure adottate per causa di necessità e urgenza dal Governo sopra descritte porteranno benefici nel breve periodo, ma ulteriori interventi futuri si ritengono necessari. Ad esempio, per risparmiare l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, la Coldiretti, insieme all'Anbi (l'Associazione nazionale dei consorzi di bonifica), ha elaborato un progetto immediatamente cantierabile per la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presente. L'idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione;

    occorre pensare e realizzare una rete di micro/medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, utilizzando senza sprechi e in modo attento e mirato i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinati anche all'ammodernamento delle reti e delle captazioni dell'acqua. Occorre, altresì, ragionare sul riutilizzo delle acque depurate, che possono trovare nuovo impiego, anche in agricoltura, e al fine di non disperderle in mare, dove cagionerebbero danni certi giacché, trattandosi di acque dolci, la loro immissione nei bacini salati provoca alterazione dell'ecosistema;

    non meno importante è un'opera di sensibilizzazione della cittadinanza sul tema del contrasto allo spreco della risorsa idrica, posto che siamo i più alti consumatori pro capite di acqua in Europa con oltre 220 litri al giorno per abitante, con consumi medi familiari nell'ordine dei 150 metri cubi all'anno; altro tema particolarmente sentito in tutti i principali settori produttivi che contribuiscono alla tenuta e alla crescita del Paese, a partire ovviamente dall'agricoltura, è quello dell'accesso al credito, posto che la disponibilità di risorse e di prodotti finanziari rappresenta indubbiamente una delle condizioni indispensabili per la crescita di una qualsiasi impresa o attività produttiva;

    anche e soprattutto per tali ragioni, è fondamentale intervenire sugli accordi di Basilea, valutando la possibilità di un ripensamento che tenga conto delle particolarità dell'agricoltura: si pensi, ad esempio, a interventi sulle procedure di istruttoria e a deroghe apposite per il merito creditizio delle imprese agricole, la cui attività come noto è legata in maniera indissolubile ai cicli della natura e, in quanto tale, non ha le stesse tempistiche degli altri comparti produttivi;

    in ogni caso, è necessario continuare a lavorare sul rapporto tra gli istituti di credito e le imprese agricole, rafforzandolo e facilitandolo, tenendo anche conto del fatto che un altro grande problema è quello legato all'inasprimento dei tassi d'interesse per i prestiti bancari, in atto ormai da diversi mesi. Questione di fondamentale rilevanza in un'ottica di rilancio dell'economia, per la quale lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza, come noto, oltre a prevedere risorse a fondo perduto, contempla prestiti ad interessi agevolati,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa, anche di carattere normativo, volta ad adottare un piano nazionale per combattere l'emergenza idrica, fondato su alcuni principali pilastri:

  a) garantire la manutenzione costante della rete distributiva;

  b) definire specifiche linee per la manutenzione e l'ampliamento degli invasi, valutando la possibilità di introdurre criteri preferenziali in tal senso in sede di rinnovo delle concessioni idroelettriche e non;

  c) rivedere la qualificazione di rifiuto dei fanghi di dragaggio degli invasi idrici, con l'obiettivo, nel quadro dell'economia circolare, di trasformarli in materiali riutilizzabili nell'edilizia, per il ripascimento delle spiagge o altro;

  d) prevedere il coinvolgimento dei bacini idroelettrici per sostenere le forniture di acqua ad uso potabile e agricolo nelle fasi più acute della siccità;

  e) favorire la ricarica controllata della falda, in modo che le sempre minori e più concentrate precipitazioni permangano più a lungo sul territorio invece di scorrere a valle fino al mare;

  f) prevedere l'obbligo di recupero delle acque piovane con l'installazione di sistemi di risparmio idrico e il recupero della permeabilità e attraverso misure di de-sealing in ambiente urbano; in agricoltura prevedendo laghetti e piccoli bacini;

  g) al fine di favorire l'ammodernamento, il recupero e la messa in sicurezza delle reti idriche già esistenti, stimolare, anche attraverso l'individuazione di risorse straordinarie, investimenti nella realizzazione, su tutto il territorio nazionale, di reti di piccoli invasi ovvero bacini idrici medio-piccoli, da realizzare anche da parte di privati cittadini su terreno di proprietà, per la raccolta della risorsa pluviometrica a basso impatto ambientale e paesaggistico, preferendo materiali naturali del posto;

  h) prevedere interventi strutturali per rendere efficiente il funzionamento del ciclo idrico integrato e permettere le riduzioni delle perdite di rete e completare gli interventi sulla depurazione;

  i) implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura attraverso la promozione delle modifiche normative necessarie;

  l) riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti;

  m) utilizzare i criteri minimi ambientali nel campo dell'edilizia per ridurre gli sprechi;

  n) favorire il riutilizzo dell'acqua nei cicli industriali anche per ridurre gli scarichi inquinanti;

  o) introdurre misure di incentivazione e defiscalizzazione in ambito idrico, come avviene per gli interventi di efficientamento energetico, per tutti gli usi e per tutti i settori coinvolti;

  p) incentivare i comuni a dotarsi di strumenti di misura remoti smart meter e a promuovere progetti di intelligenza artificiale e data science per recuperare significative percentuali di risorse idriche perse;

  q) definire una gestione delle crisi basata sui bisogni concreti dei distretti idrografici minacciati dalla scarsità delle risorse idriche e dalla siccità, sulla partecipazione pubblica e sui sistemi di allerta rapida che operano a livello nazionale, regionale e locale;

  r) promuovere cooperazioni interregionali per la gestione integrata dei corsi d'acqua, in particolare in ambito agricolo;

  s) prevedere strumenti per combinare l'agricoltura di precisione con il cosiddetto Internet agricolo che portino ad una agricoltura 4.0, con l'uso coordinato e interconnesso di varie tecnologie volte ad effettuare un'analisi incrociata dei fattori ambientali, climatici e culturali che consente di determinare i fabbisogni irrigui e nutrizionali delle colture, prevenire le malattie e identificare le erbe infestanti prima che si diffondano;

2) a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere economico a sostegno dei comparti produttivi maggiormente colpiti dall'emergenza idrica, con particolare riguardo a:

  a) misure di aiuto, prevenzione e compensazione a sostegno del settore agricolo, valutando l'opportunità di un miglior indirizzamento di quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

  b) estensione del credito di imposta per l'acquisto di gasolio agricolo, necessario ad arginare il «caro carburante»;

  c) sterilizzazione strutturale del sistema delle accise sui carburanti e definitiva eliminazione degli oneri di sistema;

3) sul piano ambientale, a promuovere una politica volta a:

  a) evitare la creazione di barriere al corso naturale dei fiumi nel tentativo di ridurre le inondazioni e condurre valutazioni più ampie dell'impatto in caso di sbarramento dei corsi naturali sul flusso d'acqua;

  b) favorire un maggior utilizzo del rimboschimento per limitare e mitigare il deflusso estremo delle acque di superficie e sotterranee e per contrastare il degrado e l'erosione del suolo;

  c) procedere a una nuova valutazione delle quantità di acqua sotterranea in Italia e delle norme che ne disciplinano l'uso, nel principale intento di garantire un uso razionale delle risorse d'acqua sotterranee in base alle esigenze dei singoli territori;

4) ad assumere iniziative di competenza presso le competenti sedi europee per l'estensione, anche per il 2023, delle deroghe accordate nel 2022 sull'uso non produttivo dei terreni e sulla rotazione annuale obbligatoria dei seminativi;

5) a istituire un tavolo di confronto permanente sul credito in agricoltura, vero e proprio motore della crescita e dell'innovazione, intorno al quale riunire le istituzioni, le organizzazioni di settore e l'Abi;

6) a prevedere, tra le ulteriori importanti funzioni e compiti che sarà chiamato a svolgere il Commissario straordinario nazionale, quelle del monitoraggio della portata dei corsi d'acqua superficiali e una maggiore attenzione alle priorità d'uso, privilegiando quelle irrigue a fronte delle energetiche;

7) a promuovere campagne nazionali di informazione e sensibilizzazione su un uso ragionato dell'acqua;

8) promuovere iniziative volte al risparmio idrico civile, industriale, agricolo attraverso campagne di sensibilizzazione e strumenti idonei ad avvalersi di previsioni meteo al fine di ottimizzare l'utilizzo delle condotte con vaso e canali di raccolta.
(1-00121) (Nuova formulazione) «Almici, Davide Bergamini, Nevi, Bicchielli, Foti, Zinzi, Gatta, Semenzato, Cerreto, Carloni, Arruzzolo, Mattia, Bof, Rotelli, Bruzzone, Caretta, Montemagni, Milani, Pierro, Benvenuti Gostoli, Pizzimenti, Ciaburro, Iaia, La Porta, La Salandra, Lampis, Malaguti, Marchetto Aliprandi, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Zucconi n. 1-00118 del 14 aprile 2023.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Baldino n. 4-00034 del 7 novembre 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione De Bertoldi n. 5-00339 del 1° febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Frassini n. 4-00842 del 17 aprile 2023;

   interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00856 del 18 aprile 2023.