Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 13 aprile 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 7 settembre 2020, il Comitato promotore ha presentato al Segretario generale del Bureau International des Expositions il dossier di candidatura di Roma per ospitare l'Expo del 2030;

    la procedura di selezione si concluderà a novembre 2023 con il voto dei 170 Paesi membri del Bie e, oltre a Roma, concorrono per l'assegnazione dell'Esposizione universale le città di Odessa in Ucraina, di Busan in Corea del Sud e di Riad in Arabia Saudita;

    secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, l'alto rappresentante dell'Unione europea per la politica estera, Josep Borrell, ha assicurato la mobilitazione di tutte le delegazioni dell'Ue nel mondo per appoggiare la candidatura di Roma;

    il sostegno al progetto è arrivato con entusiasmo anche internamente, dai vertici istituzionali, dal tessuto economico e produttivo, dal mondo accademico, della cultura e della ricerca nonché dalla società civile, 7 italiani su 10 infatti si sono espressi favorevolmente;

    Expo 2030, oltre a coincidere con la celebrazione del centenario del Bie, si inserisce sulla scia di un altro evento di portata internazionale che vedrà Roma come protagonista: il Giubileo 2025, i cui investimenti in opere e infrastrutture permetterebbero di ottimizzare costi e risorse;

    il linea con il tema scelto da Roma per l'esposizione – «Persone e Territori: Rigenerazione, Inclusione e Innovazione» – il progetto prevede la costruzione di un percorso esperienziale e di profonda rigenerazione urbana che coinvolge tutta la città, i cui padiglioni partono dal centro storico e si sviluppano sino al sito di Tor Vergata, nonché la creazione di un parco solare con una superficie fotovoltaica di circa 150.000 metri quadrati ed una capacità produttiva di circa 36MWp, nell'ottica di una strategia energetica e ambientale di decarbonizzazione della città e in particolare dell'area situata a Sud-Est ripensando il modo di vivere nel tessuto urbano;

    la città di Roma, unica capitale europea a candidarsi, dispone di un potenziale attrattivo storico, culturale e artistico che la rendono una delle mete più amate, dotata di un ampio numero di strutture ricettive e idonea ad accogliere il flusso turistico che l'Esposizione universale comporta; per l'evento, infatti, sono attesi circa 23,6 milioni di visitatori di cui il 59,2 per cento italiani e il 40,8 provenienti da ogni angolo del mondo, favorendo l'incontro e il dialogo tra nazioni e culture diverse;

    l'organizzazione e lo svolgimento di Expo Roma 2030, che varrebbero complessivamente 50,6 miliardi di euro (pari al 3,8 per cento del Pil), attraendo capitali e investimenti sia nazionali che internazionali, si stima possano generare la nascita di 11 mila nuove imprese e 300 mila posti di lavoro, con un effetto economico diretto, sulla base degli investimenti per la costruzione e l'organizzazione dell'evento, di 10,3 miliardi di euro (pari allo 0,6 per cento del Pil) nell'arco di tre-cinque anni e un effetto economico indiretto, alla luce alle spese realizzate dai partecipanti nell'anno dell'Esposizione, di 18,2 miliardi di euro (pari all'1 per cento del Pil);

    le ricadute di Expo non sarebbero soltanto in termini economici e infrastrutturali ma anche di innovazione e progresso attraverso lo sviluppo di idee, progetti e strategie di sviluppo che vanno oltre lo spazio e il tempo dell'evento e che permetterebbero alla capitale e a tutto il Paese di affrontare le grandi sfide del futuro,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutte le sedi opportune il progetto di Roma Expo 2030;

2) a valutare l'opportunità di stabilire un ufficio di comunicazione e rappresentanza nella città sede del Bureau International des Expositions, allo scopo di promuovere più efficacemente la candidatura di Roma;

3) ad assumere le opportune iniziative di competenza per garantirne la fattibilità e la sostenibilità;

4) a fornire al Parlamento puntuali informazioni in merito allo stato di avanzamento della candidatura.
(1-00115) «Matone, Molinari, Billi, Miele, Formentini, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIMIANI, FOSSI, BONAFÈ, BOLDRINI, GIANASSI e DI SANZO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento siderurgico Jsw di Piombino si trova in uno stato di prolungata inattività, nonostante l'acquisizione oltre 4 anni fa degli impianti da parte del gruppo indiano Jindal;

   l'accordo sottoscritto il 24 luglio 2018 tra le parti pubbliche e la Jsw Steel Italy srl, dove Jsw si impegnava ad attuare un complesso piano industriale, non è stato infatti mai attuato;

   ad oggi il piano industriale è stato totalmente disatteso e lo stabilimento si trova in una situazione di grave carenza manutentiva e produttiva, incluso il grave stato di decadimento delle infrastrutture portuali attualmente in concessione demaniale e demaniale marittima (concessione peraltro scaduta il 31 marzo scorso);

   il 22 giugno 2022 l'allora Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (attualmente Ministro dell'economia e delle finanze), rispondendo a un'interrogazione parlamentare, aveva annunciato l'istituzione di un «organismo di sorveglianza» per vigilare sugli impegni di Jsw in un nuovo accordo di programma propedeutico all'assegnazione della commessa delle rotaie da parte di Rfi. Lo stesso Giorgetti aggiunse che la mancata ottemperanza ai nuovi impegni da sottoscrivere, prima dell'assegnazione della commessa, avrebbe portato alla decadenza immediata del contratto di Rfi;

   nel mese di ottobre 2022, non appena insediato l'attuale Governo, senza un nuovo accordo di programma invocato dalle parti sociali, Rfi aveva comunque assegnato ad Jws una prima parte della commessa di rotaie per circa 400 milioni di euro. Il 13 marzo 2023 è stata inoltre assegnata a Jsw una nuova commessa da 922 milioni di euro, per un totale complessivo, ad oggi, di circa 1.4 miliardi di euro;

   tali commesse fanno quindi riferimento all'accordo di programma del 2018 e non è quindi prevista alcuna forma di penalità per l'azienda in caso di mancato adempimento degli impegni assunti in sede di firma dell'accordo di acquisto delle acciaierie di Piombino;

   la proprietà ha rinviato ulteriormente la presentazione di un nuovo piano industriale per Piombino, impegnandosi però ad ufficializzarlo entro la prossima estate –:

   per quali reali motivi non sia mai stato convocato il tavolo dei sottoscrittori pubblici previsto dall'accordo di programma del 2018;

   se non si ritenga inoltre opportuno convocare periodicamente le associazioni sindacali per garantire una comunicazione puntuale, efficace ed istituzionale con le parti sociali;

   come si voglia vigilare conseguentemente affinché la commessa delle rotaie affidata direttamente da Rfi a Jsw Italy sia legata a investimenti sul sito produttivo di Piombino;

   se il Governo abbia ricevuto garanzie specifiche sul fatto che le rotaie in oggetto verranno prodotte davvero a Piombino e non in altri stabilimenti;

   se esista una clausola sociale che garantisca il mantenimento degli attuali livelli occupazionali di Jsw Italy a fronte della commessa pubblica di Rfi;

   se il Governo abbia aggiornamenti relativi al nuovo industriale che l'azienda si è impegnata a depositare entro l'estate;

   come intenda procedere il Governo, coinvolgendo l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, relativamente al rinnovo delle concessioni demaniali marittime scadute in data il marzo 2023.
(5-00695)


   TONI RICCIARDI, BRAGA, AMENDOLA, BARBAGALLO, CURTI, D'ALFONSO, DE LUCA, GRAZIANO, MANZI, MARINO, IACONO, LACARRA, LAI, LAUS, PROVENZANO, SARRACINO, SCOTTO, STEFANAZZI, STUMPO e UBALDO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, è stato introdotto uno strumento innovativo espressamente dedicato al Mezzogiorno, denominato «Resto al Sud»;

   la misura e stata finanziata con risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) - ciclo di programmazione, 2014-2020, per un importo complessivo fino a 1.250 milioni di euro per il periodo 2017-2025. Il Cipe ha provveduto alla ripartizione in annualità degli importi (delibera n. 74/2017, per 715 milioni di euro, e delibera n. 102/2017, per gli ulteriori 535 milioni di euro);

   in ragione delle lunghe e articolate fasi del procedimento di ammissione al finanziamento, la misura è entrata a pieno regime solo dal 2019;

   la misura costituisce una delle principali forme di sostegno allo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, ed è rivolta ai soggetti con età inferiore a 55 anni, residenti al momento della presentazione della domanda nelle regioni citate, ovvero che ivi trasferiscano la residenza, e che la mantengano per tutta la durata del finanziamento pari al massimo a 60.000 euro, consistente, in parte, in erogazioni a fondo perduto, per un massimo del 50 per cento, e, per la restante parte in un prestito a tasso zero da rimborsare, complessivamente, in otto anni. Sono finanziate le attività imprenditoriali relative a produzione di beni nei settori dell'artigianato, dell'industria, della pesca e dell'acquacoltura, ovvero relative alla fornitura di servizi, ivi compresi i servizi turistici, nonché, dal 2019, le attività dei liberi professionisti;

   la misura è stata estesa anche ai comuni colpiti dal sisma nelle regioni Lazio, Marche e Umbria nonché ai comuni delle isole minori;

   a cinque anni dall'introduzione, l'incentivo «Resto al Sud», a fronte delle oltre 40.000 domande presentate a Invitalia, soggetto attuatore della norma, ha finanziato la nascita di 14.221 imprese e creato 51.630 nuovi posti di lavoro (fonte: Invitalia febbraio 2023), rappresentando una leva anticongiunturale e una concreta opportunità di sviluppo produttivo e occupazionale; gli investimenti attivati sono complessivamente pari a quasi un miliardo di euro, a fronte di 766 milioni di agevolazioni erogate; la regione più attiva è la Campania con 7.042 imprese finanziate, segue la Sicilia con 2.192 e la Calabria con 1.960;

   l'incentivo «Resto al Sud» ha finora contribuito a contrastare la disoccupazione giovanile e la decrescita demografica nelle aree di intervento, con particolare riferimento alla cosiddetta fuga dei talenti, ai quali è stata invece concretamente offerta l'opportunità di valorizzare le proprie competenze e diventare imprenditori nella loro terra d'origine;

   in alcune realtà si è assistito al rilancio del territorio e della comunità innescando dinamiche di rigenerazione urbana e di sviluppo integrato dei contesti locali;

   l'analisi degli effetti nel periodo dal 2018 al 2021, realizzata dalla società Italiacamp, dimostra l'efficacia dell'incentivo nel sostenere iniziative di start up o sviluppo d'impresa nel Mezzogiorno, con un impatto economico più di due volte superiore all'investimento pubblico;

   gli interroganti ritengono pertanto fondamentale puntare sulla misura per favorire politiche attive nel Mezzogiorno e implementare ulteriori interventi normativi e finanziari strutturali che pongano fine a uno stato di criticità finanziaria e di sistema che si protrae da troppi anni –:

   quale sia l'opinione del Governo in merito alla scelta di rendere strutturale il finanziamento dello strumento innovativo espressamente dedicato al Mezzogiorno, denominato «Resto al Sud», quale misura per favorire politiche attive per il contrasto della disoccupazione e per lo sviluppo integrato dei contesti locali che favoriscano la rinascita di comunità e la rigenerazione del tessuto urbano.
(5-00697)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo di Guido Scorza sull'Huffpost del 18 febbraio 2023 riporta il caso di Alberto Ongania, il cuoco cinquantenne scomparso il 16 novembre dalla sua abitazione a Perledo, in provincia di Lecco e ritrovato il 3 dicembre esanime in un dirupo, con accanto il suo smartphone, dopo che per settimane forze dell'ordine e volontari lo avevano cercato senza sosta con l'aiuto di droni e unità cinofile;

   durante le ricerche il fratello di Alberto, Renato Ongania, aveva chiesto agli inquirenti della procura di Lecco di poter analizzare i tabulati telefonici dello smartphone del fratello scomparso, affinché si potesse restringere il campo delle ricerche;

   per questioni burocratiche, è risultato impossibile l'utilizzo dell'analisi dei tabulati telefonici perché non vi erano indagini in corso in quanto si era presunto che il signor Ongania fosse rimasto vittima di un infortunio o di un malore. Nel contempo, non essendo stato dichiarato ufficialmente deceduto, accedere ai dati del suo cellulare avrebbe costituito una violazione della privacy –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare per integrare gli strumenti a disposizione dell'autorità giudiziaria affinché si possa accedere ai dati telefonici con il fine di ritrovare persone scomparse in pericolo di vita.
(4-00822)


   MORGANTE e PADOVANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   mentre il Governo è impegnato nella promozione dello sport, come importante fattore di prevenzione dei danni causati sulla salute mentale dei giovani e dei giovanissimi dall'uso di cannabis, Giorgio Pasetto, presidente della fondazione Bentegodi, istituzione che dal 1868 rappresenta lo sport e i giovani del comune di Verona, pubblicizza la cannabis attraverso i suoi profili social;

   nonostante la sua trasformazione in fondazione a partire dal 1° gennaio 2007, anche nell'attuale configurazione statutaria, la Bentegodi rimane, infatti, tra le poche realtà di polisportiva comunale, in quanto il comune di Verona, ente promotore e fondatore, indirettamente ne continua a mantenere il controllo, come si legge sul sito internet della fondazione;

   in particolare, Pasetto ha diffuso un manifesto che non lascia spazio a interpretazioni: «il vino è un asset importante per il nostro Paese? Può esserlo anche la cannabis Made in Italy»;

   Pasetto non è nuovo a esternazioni a sostegno della legalizzazione della cannabis, contro i «danni e assurdità» della politica proibizionistica e certamente la libertà di pensiero è un principio da tutelare convintamente, oggi come ieri; Pasetto, però, non è solo un privato cittadino, ma rappresenta un'istituzione pubblica che dovrebbe guidare i giovani verso un modello di vita sano;

   lo sport non è solo benessere fisico, ma rappresenta un universo di valori, è una forma di educazione completa che aiuta ad avere un corretto stile di vita ed è un punto di riferimento per i giovani e, come tale, incompatibile con una politica di legalizzazione della droga di qualunque tipo –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intende assumere affinché si eviti che enti e soggetti in vario modo rappresentativi di istituzioni pubbliche favoriscano o pubblicizzino, anche indirettamente, l'uso di droghe.
(4-00831)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 31 della «Direttiva procedure» del 2005 dell'Unione europea ha introdotto il concetto di «Paese di origine sicuro» riferito a quei Paesi non appartenenti all'Unione europea in cui, sulla base del loro ordinamento giuridico, dell'applicazione della legge all'interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che esista una generale e consistente assenza di persecuzione e in cui non devono esserci «né tortura o altre forme di pena o trattamento inumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale»;

   il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, ha introdotto il concetto di «Paese di origine sicuro» nel sistema di asilo italiano allo scopo di accelerare le procedure relative all'esame delle domande;

   secondo le disposizioni del suddetto decreto-legge la domanda di protezione internazionale di un cittadino proveniente da un Paese di origine sicuro si presume «manifestamente infondata» a meno che non sia supportata da «gravi motivi» che il richiedente deve provare;

   per queste finalità il Governo deve ogni anno stilare e aggiornare la lista dei Paesi che, sulla base dei criteri ricordati all'inizio di questa premessa, considera Paesi di origine sicuri;

   il 17 marzo 2023, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia, ha emanato un decreto che aggiorna la lista di quelli che vengono ritenuti «Paesi di origine sicuri»;

   in questa nuova lista entra per la prima volta la Nigeria, come se non ci fosse in quel Paese l'azione terroristica e persecutoria di Boko Haram soprattutto contro le donne e contro le comunità cristiane e rimane nella lista un Paese come la Tunisia che sta conoscendo da quasi due anni un pesante restringimento delle libertà democratiche e una crescente violazione di diritti umani e civili;

   il 25 luglio del 2021, il Presidente Kais Saied destituiva il Governo in carica sospendendo la Costituzione e l'attività del Parlamento;

   nei mesi seguenti il Parlamento veniva sciolto insieme al Consiglio superiore della magistratura e per un anno e mezzo Saied ha governato attraverso decreti presidenziali concentrando nelle sue mani tutti i poteri;

   nell'estate del 2022 una nuova Costituzione che limita fortemente il ruolo del Parlamento e delle forze politiche e sociali è stata varata attraverso un referendum al quale ha partecipato solo il 30 per cento della popolazione, e soltanto l'11 per cento ha espresso il proprio voto in occasione delle elezioni politiche che si sono tenute nello scorso mese di gennaio;

   nelle principali città della Tunisia si tengono da tempo manifestazioni di protesta contro la svolta autoritaria impressa dal Presidente Saied il quale reagisce inasprendo la repressione e facendo arrestare decide di oppositori politici ma anche giudici, giornalisti e dirigenti sindacali;

   il 21 febbraio 2023, il Presidente Saied ha pronunciato e diffuso un discorso xenofobo in cui ha parlato di «orde di migranti irregolari provenienti dall'Africa subsahariana» che sarebbero arrivati in Tunisia portando «la violenza, i crimini e i comportamenti inaccettabili che ne sono derivati» i quali sarebbero parte di un disegno «per cambiare la composizione demografica» e fare della Tunisia «un altro Stato africano che non appartiene più al mondo arabo e islamico»;

   anche sulla base di questi incitamenti xenofobi si diffondono azioni di violenza razziale ai danni delle persone provenienti dai Paesi dell'Africa subsahariana –:

   sulla base di quali elementi concreti, nonostante i fatti sopra esposti, il Governo abbia inteso continuare a considerare la Tunisia un «Paese di origine sicuro»;

   come ritenga di agire nei rapporti bilaterali e nelle sedi europee e internazionali per indurre il Presidente Saied a ripristinare lo Stato di diritto a partire dall'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici.
(5-00693)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   per affrontare le sfide emergenti dal conflitto in Ucraina, la Commissione ha proposto la Comunicazione – COM(2022) 231) che riguarda l'inserimento di un nuovo capitolo nei PNRR (Piani per la ripresa e la resilienza) dedicato al piano REPowerEU, volto ad eliminare gradualmente la dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili in particolare da quelli russi. Tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto ben prima del 2030, in coerenza con il Green Deal europeo e con gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050 sanciti dal regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento europeo e del Consiglio;

   nello specifico del piano REPowerEU, la Commissione europea ha proposto per il 2030 di innalzare gli obiettivi del pacchetto Fit for 55 per cento. Si dovrà incrementare dal 40 per cento al 45 per cento la quota di energia rinnovabile ed aumentare dal 9 per cento al 13 per cento l'obiettivo in materia di efficienza per ridurre di circa il 40 per cento i consumi energetici rispetto al 2007. Nel breve periodo, il piano dovrà comportare la rapida riduzione di circa 80 miliardi di metri cubi delle importazioni di gas, che richiede un notevole impegno nella decarbonizzazione per il nostro Paese, da sempre fortemente legato al consumo del gas naturale rispetto agli altri Stati europei;

   nel capitolo dedicato al piano REPowerEU gli Stati membri devono indicare le nuove riforme e i nuovi investimenti, a partire dal 1° febbraio 2022 e da realizzare entro il 2026, che contribuiranno ad aumentare la quota di energie sostenibili e rinnovabili nel mix energetico e ad affrontare le strozzature delle infrastrutture energetiche. Le indicazioni sulle riforme e i progetti dovranno essere presentati entro il 30 aprile. Le nuove risorse disponibili per il sostegno alla realizzazione dei progetti ammontano ad oltre 8 miliardi;

   le iniziative che saranno contenute all'interno del nuovo capitolo dovranno contribuire positivamente all'incremento delle energie rinnovabili in sostituzione delle fossili. Secondo alcuni studi, in Italia si potrebbe arrivare ad allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all'84 per cento le rinnovabili nel mix elettrico e l'elettrificazione pari a circa 360 TWh: un traguardo che consentirebbe all'Italia di ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas e di risparmiare 110 miliardi di euro –:

   quanti e quali siano i progetti e le riforme che si ritiene proporre per l'inserimento nel capitolo del REPowerEU.
(5-00691)

Interrogazione a risposta scritta:


   COMBA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   i mezzi di informazione di massa, giornali, tv, web, nelle ultime settimane hanno pubblicato notizie riguardanti l'espansione del lupo, che in Italia potrebbe rappresentare un problema serio, condizionando vita e attività economica di intere comunità, e rappresentando un reale pericolo, sempre più avvertito, per la sicurezza delle popolazioni che vivono in prossimità delle foreste;

   lupi sono avvistati senza soluzione di continuità su tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle isole. L'elevata concentrazione di lupi in aree appenniniche e alpine ha costretto i sindaci di numerosi centri abitati a segnalare ai prefetti il pericolo, non solo potenziale, per l'incolumità delle persone;

   a causa delle ripetute predazioni subite, in molti casi pastori e allevatori hanno abbandonato gli alpeggi, o addirittura l'attività. Un monitoraggio nazionale della specie coordinato dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Ispra su mandato del Ministero della transizione ecologica Mite, svolto per più di tre anni, dal 2018 al 2022, ha fornito una stima della popolazione del lupo su scala nazionale pari a 3.307 esemplari, con una forchetta numerica compresa tra 2.945 e 3.608;

   stime recenti indicano nell'Italia la Nazione con la maggior concentrazione mondiale di lupi rapportata al territorio e alla densità della sua popolazione, maggiore di quella presente in Russia, Canada, USA, e degli altri Paesi europei;

   in Italia il lupo, grande predatore carnivoro, non è cacciabile dal 1971 a causa della sua riduzione ad appena un centinaio d'esemplari. Per la sua salvaguardia venne lanciata l'operazione San Francesco coordinata da Wwf e dal Parco Nazionale d'Abruzzo. Attualmente il lupo è considerato «specie particolarmente protetta» dalla normativa nazionale, legge n. 157 del 1992, e da quella internazionale, direttiva «Habitat» CEE 1993/43 e Convenzione di Berna;

   attualmente è diffuso in tutto il continente europeo, e non può più essere considerato specie a rischio estinzione. Al contrario, c'è un deciso esubero numerico rispetto alle possibilità offerte dal territorio italiano, anche considerando l'impatto che genera sulle attività agricole, con predazioni sempre più numerose di animali da reddito come ovicaprini, bovini ed equini, o d'affezione come cani e gatti;

   altri Stati europei, pur se firmatari delle convenzioni internazionali a tutela della specie, in particolare la direttiva Habitat, utilizzano le deroghe consentite qualora non sia disponibile una soluzione alternativa soddisfacente e lo stato di conservazione della specie non sia minacciato, per prevenire danni gravi agli allevatori e al bestiame stesso, con abbattimenti selettivi annuali;

   sin dal 2011 in Francia il lupo è «gestito» attraverso abbattimenti annuali. Nonostante ciò il numero rimane in crescita. Nel giugno 2022 l'Office français de la biodiversité (Ofb) ne ha identificati 921 rispetto ai 783 dell'anno precedente stabilendo che, nel corso del 2023, potranno essere legalmente abbattuti fino a 174 lupi, come previsto dal «Plan national d'action sur le loup»;

   attualmente il lupo si avvicina senza timore ad abitazioni, insediamenti industriali e commerciali, strade. È avvistato soventemente anche in pianura o alla periferia delle zone urbanizzate. In Piemonte, nel 2022, sono stati rinvenuti ben 61 lupi morti, quasi tutti deceduti dopo impatti con autoveicoli, come attestato dal Centro grandi carnivori, riferimento di regione Piemonte, dipendente dall'Ente di gestione delle aree protette delle Alpi Marittime, capofila dei progetti europei Life WolfAlps 1 e 2 –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per giungere ad una gestione efficace della specie lupo che consenta di limitarne il numero e se si ritenga opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a novellare le disposizioni della legge n. 157 del 1992, per modificare lo status giuridico del lupo dall'attuale «specie particolarmente protetta» a quello di «specie protetta».
(4-00824)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRIJIA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Museo tecnico navale di La Spezia è il più importante in Italia nel suo genere e tra i più antichi al mondo; erede della tradizione marittima e navale sabauda, da sempre impegnato nella tutela e valorizzazione di cimeli e reperti testimonianza di navigazioni, esplorazioni, battaglie, esperienze scientifiche e invenzioni di estremo rilievo, che concorrono a preservare una parte fondamentale della memoria della comunità nazionale;

   mentre si attende a giorni l'emissione del bando di Difesa servizi spa teso ad individuare un operatore economico per la gestione del museo, già oggetto di due manifestazioni di interesse, è arrivata inaspettata la notizia, certamente positiva, che si starebbero profilando occasioni di sviluppo della struttura per effetto di nuove risorse finanziarie pubbliche;

   solo a inizio anno era arrivato un fermo diniego dalle rappresentanze sindacali all'ipotesi di cessione ai privati della gestione dell'importante museo, fiore all'occhiello della Marina e della stessa città di La Spezia: da almeno due anni, infatti, Difesa servizi, società in house del Ministero della difesa che si occupa di gestire e valorizzare gli asset patrimoniali, stava lavorando a un bando per affidare la gestione della struttura a società esterne, con preoccupanti ricadute anche sul piano occupazionale;

   è notizia di questi giorni, invece, che il Ministro Sangiuliano avrebbe manifestato l'intenzione di inserire il museo tra gli interventi strategici del Piano strategico grandi progetti culturali;

   se tale intendimento fosse confermato, si aprirebbero prospettive rilevanti per il museo con la destinazione di finanziamenti specifici fondamentali per la tutela, riqualificazione e promozione culturale della struttura, con ricadute positive non solo per la conservazione del patrimonio museale ma per tutto il territorio;

   da tempo si parla del progetto di espansione logistica del museo, della possibilità di dare degna allocazione a reperti conservati nei magazzini e della importante musealizzazione del primo sommergibile che uscirà dai ranghi della flotta per limiti di età –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al Museo tecnico navale di La Spezia, al fine di garantirne il funzionamento, la riqualificazione e promozione culturale.
(4-00823)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, durante l'approvazione alla Camera della legge di conversione del decreto-legge n. 11 del 2023, recante «misure urgenti in materia di cessione dei crediti di cui all'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77» il Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che sarebbe in corso l'elaborazione di un sistema che dovrebbe permettere di smaltire tutti i crediti incagliati relativi a superbonus;

   si tratterebbe di una piattaforma che potrebbe avere il ruolo di veicolo finanziario che acquisti i crediti fiscali certificati come certi, liquidi ed esigibili da un primo cessionario;

   la piattaforma dovrebbe giocare un doppio ruolo a monte e a valle della catena, di cessionario con contatto diretto con le imprese che hanno in mano i crediti e di cedente del credito veicolato dal settore finanziario;

   Enel X dovrà essere protagonista, in collaborazione con altre partecipate e banche;

   la piattaforma dovrebbe fungere da ponte cedendo, poi, i crediti acquistati a terzi, secondo il loro calendario di scadenze fiscali, affinché ne abbiano un vantaggio diretto ed immediato;

   il Ministro interrogato ha dichiarato anche di aver sensibilizzato le istituzioni e le banche e ha annunciato che queste ricominceranno, in un quadro di maggiori certezze sotto il profilo giuridico, ad acquistare questi crediti;

   Francesco Venturini, Ceo di Enel X, parlando del lavoro del Governo sul superbonus, ha confermato le dichiarazioni del Ministro, specificando che la piattaforma sarebbe quasi pronta e darà un decisivo impulso allo sblocco dei crediti incagliati –:

   se il Ministro interrogato sia in grado di dare maggiori informazioni riguardo alla costituzione della piattaforma citata in premessa, in merito ai soggetti che la costituiranno, ai tempi e modi della sua attivazione e di fornire una quantificazione, almeno di massima, del volume presunto degli acquisti dei crediti e della tempistica dell'operazione.
(5-00688)


   LAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dell'Unione europea ha adottato a partire dal 2014 una serie di misure restrittive nei confronti della Russia in risposta all'annessione illegale della Crimea, alla guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, all'annessione illegale delle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson;

   tra le misure adottate vi è quella del congelamento dei beni riconducibili agli oligarchi russi ricompresi in una black list della Commissione europea. Un patrimonio composto da ville e auto di lusso, megayacht e quote societarie;

   tali beni, nel nostro Paese, sono stati congelati su disposizione del Comitato di sicurezza finanziaria, quale articolazione del Ministero dell'economia e delle finanze, in applicazione delle sanzioni disposte dalle istituzioni europee. Per congelamento delle risorse economiche si intende il divieto del loro «trasferimento, disposizione o, al fine di ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo»;

   il decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, recante misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l'attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in attuazione della direttiva 2005/60/CE, all'articolo 12 disciplina i compiti affidati all'agenzia del demanio per la custodia, l'amministrazione e la gestione delle proprietà congelate. Ai sensi del comma 13 del medesimo articolo 12, dalla cessazione delle misure di congelamento e fino alla consegna, è sempre l'Agenzia del demanio a curare la gestione delle risorse economiche;

   risulterebbe all'interrogante che gli addetti e i lavoratori delle imprese incaricate dall'Agenzia del demanio di provvedere alla conservazione e alla manutenzione dei citati beni non percepiscono regolarmente lo stipendio; le parti interessate sostengono che la causa è da ricercare nel ritardo con il quale l'Agenzia eroga le risorse finanziarie alle imprese incaricate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versano i lavoratori e gli addetti delle imprese incaricate dall'Agenzia del demanio di provvedere alla conservazione e alla manutenzione delle proprietà congelate e se intenda intervenire per risolvere urgentemente il problema ripristinando il regolare pagamento delle retribuzioni mensili;

   se le responsabilità per i fatti esposti in premessa siano da ricercare nel ritardo con il quale l'Agenzia del demanio eroga le risorse finanziarie alle imprese incaricate o piuttosto siano da ricercare nelle imprese destinatarie delle commissioni statali stante la possibilità di dimostrare la regolarità dei pagamenti da parte dell'Agenzia del demanio alle imprese interessate.
(5-00692)


   MARATTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 27 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha autorizzato Cassa depositi e prestiti S.p.A. a costituire un patrimonio destinato denominato «Patrimonio rilancio», separato e autonomo rispetto al patrimonio di Cdp, alimentato da una dotazione iniziale fornita dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel limite massimo dei 44 miliardi di euro ivi previsti;

   i requisiti di accesso, le condizioni e i criteri degli interventi del patrimonio destinato sono stati definiti con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 3 febbraio 2021, n. 26 e l'operatività del fondo è stata disciplinata con il regolamento, adottato dal Consiglio di amministrazione di Cdp, nella riunione del 18 maggio 2021 e approvato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze in data 24 maggio 2021;

   ai sensi del medesimo articolo 27 del decreto rilancio, con il comma 18-bis, il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 31 gennaio di ogni anno, trasmette alle Camere una relazione sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti dal Patrimonio rilancio;

   l'ultima relazione, relativa all'anno 2021, è stata presentata in data 4 marzo 2022 e predisposta in base ai dati relativi all'operatività del Patrimonio rilancio, forniti da Cdp;

   conformemente alla predetta distinzione dell'operatività, il Patrimonio rilancio era articolato in tre comparti, autonomi e separati, a tutti gli effetti, dal patrimonio di Cdp e dagli altri patrimoni separati costituiti dalla stessa, che sono rispettivamente denominati:

    1) fondo nazionale supporto temporaneo-Fnst (che ha cessato la propria operatività il 30 giugno 2022 in linea al termine previsto dalla comunicazione sul «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19»);

    2) fondo nazionale strategico-Fns;

    3) fondo nazionale ristrutturazioni imprese-Fnri;

   a quanto appreso dall'interrogante, con l'articolo 27, comma 1, dello schema di disegno di legge recante «Interventi a sostegno della competitività dei capitali», approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 11 aprile 2023, si prevedono una serie di norme che allargherebbero il campo di applicazione dei fondi citati –:

   quali siano stati gli interventi messi in campo da Cdp, in relazione al «Patrimonio rilancio», con particolare riferimento all'annualità 2022, per la quale, ad oggi mancano totalmente informazioni e non risulta all'interrogante la trasmissione alle Camere della prescritta relazione sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti da parte del Ministro interrogato.
(5-00698)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   KELANY, FILINI, PULCIANI, GIORGIANNI e RUSPANDINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su «La Verità» il 19 febbraio 2023, dal titolo «Presunta truffa di Gedi, per ora pagano soltanto i prepensionati», si apprende che emergono novità in merito all'inchiesta sulla presunta frode operata dal gruppo editoriale Gedi ai danni dell'Inps, inchiesta che coinvolge oltre 100 dipendenti (in gran parte ex) e 5 società dello stesso gruppo, oltre a due funzionari dell'Inps tacciati di infedeltà e altre figure minori;

   si apprende infatti che l'Istituto di previdenza, dopo aver revocato in autotutela l'erogazione di alcune prestazioni pensionistiche ad alcuni ex dipendenti del gruppo Gedi sotto inchiesta, sta procedendo anche alla richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite;

   tale inchiesta, portata avanti dalla procura di Roma, divenne fatto di cronaca nel dicembre 2021, quando i magistrati ordinarono nei confronti del gruppo Gedi un sequestro preventivo di circa 38 milioni di euro, corrispondenti all'ipotizzato «illecito risparmio dei costi del personale» realizzato dal gruppo editoriale attraverso manovre che avrebbero causato all'Inps danni per decine di milioni di euro;

   in particolare, secondo quanto riportato dagli organi di informazione, per poter ottenere i vantaggi previdenziali le frodi organizzate sarebbero state di quattro tipi: fittizi demansionamenti di dirigenti a quadro per ottenere i requisiti previsti dalla normativa di settore per i prepensionamenti; illeciti riscatti di annualità asseritamente lavorate, per le quali non risultavano i relativi versamenti contributivi (con i libretti di lavoro che sarebbero stati falsificati); utilizzo come collaboratori di dipendenti prepensionati in quanto falsamente indicati come esuberi; trasferimenti di personale, in diversi casi fittizi, eseguiti per poter accedere «indebitamente» alle agevolazioni previdenziali;

   sui media nazionali si scrive che l'inchiesta dei magistrati si basa su accuse che vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato, all'accesso abusivo al sistema informatico, alla responsabilità amministrativa per cinque aziende del gruppo;

   inoltre, per i titolari dell'inchiesta, le operazioni del gruppo Gedi sarebbero avvenute «a discapito (...) della libera concorrenza nel settore commerciale di riferimento», con evidente enorme danno per tutti i competitori, particolarmente grave in un settore in crisi come quello dell'editoria; a tal proposito, è bene ricordare come il gruppo Gedi sia stato l'editore del settimanale L'Espresso, fino al luglio 2022, e sia tuttora l'editore dei quotidiani La Repubblica e La Stampa, nonché di diversi altri quotidiani, periodici, emittenti radiofoniche e televisive;

   lo scorso mese di maggio 2022 i magistrati titolari dell'inchiesta hanno firmato l'avviso di conclusione delle indagini nei confronti di 101 persone e cinque aziende del gruppo Gedi ma, da quanto si apprende dai media, la procura di Roma non avrebbe ancora formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati, e nemmeno sembrerebbe stata fissata la data dell'udienza preliminare;

   visto che l'indebita percezione degli assegni sarebbe riconducibile a un unico originario disegno criminale, il termine di prescrizione decorrerebbe dagli ultimi pagamenti da parte dell'Inps, ovvero quelli del 2022;

   il ritardo nell'esercizio dell'azione penale, quindi la richiesta di rinvio a giudizio, rischia di far cadere in prescrizione diverse annualità nel corso delle quali il sistema truffaldino avrebbe operato, con un indubbio vantaggio per gli indagati, in caso di condanna, ma soprattutto un notevole danno per lo Stato;

   a rendere la questione ancora più paradossale, a parere dell'interrogante è il fatto che il fascicolo penale sia stato aperto nel 2018 e l'avviso di chiusura delle indagini sia intervenuto solamente nella primavera del 2022 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   occorrerebbe scongiurare il verificarsi dell'inaccettabile circostanza che un evento di così grave portata, che riguarda non solo un presunto danno all'erario, ma anche la tutela della libera informazione, elemento cardine della nostra società e del nostro Stato, cada in prescrizione, senza che le eventuali responsabilità degli indagati vengano accertate dalla magistratura –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda di cui in premessa, e se ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive.
(4-00829)


   ASCARI, AMATO e CARAMIELLO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 maggio 2016, l'avvocato G. M. depositava presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Trento un esposto-denuncia per sottoporre all'attenzione dell'ufficio le condotte poste in essere dai carabinieri di Albiano in occasione di un intervento per fatti commessi in data 2 dicembre 2015 in Lona-Lanes Località Dossi, che hanno originato il procedimento penale n. 765/2015 R.G.N.R.;

   stando all'esposto, dall'attività di indagine sarebbero emerse evidenti anomalie e incongruenze in relazione alle operazioni di intervento (specie tra relazioni di servizio e risultanze istruttorie) dei carabinieri della stazione di Albiano, N.C. e A.F., nonché del maresciallo R.D.;

   da fonti di stampa si è appreso che alcuni di questi carabinieri sono stati indagati e imputati nel procedimento penale n. 2931/2017 R.G.N.R., cosiddetto «Perfido», presso il tribunale di Trento, noto alle cronache per aver fatto emergere l'esistenza nella provincia di una presunta cellula «locale» di 'ndrangheta, ben infiltrata nel settore del porfido;

   nello specifico, nel provvedimento del tribunale di Trento che ha definito il suddetto procedimento, emerge, ad avviso dell'interrogante, con assoluta evidenza, la condotta di dubbia liceità dei militari. Il tribunale, nel chiarire come gli esponenti di 'ndrangheta esercitino il pieno controllo del territorio e delle cave, secondo quanto riportato dalla stampa locale, afferma «Altro episodio indicativo dell'intraneità di Denise è quello del controllo in cava del 20.07.2015 da parte dei Carabinieri di Albiano: il dipendente avverte Nania "Vieni qua in cava subito che c'è i Carabinieri, molto pericolo", perché "il camion ha caricato bancali alti capisci?". Ma quando Nania, subito dopo chiama il dipendente e sodale Denise Pietro per chiedergli del controllo, Denise lo rassicura che "erano dei nostri" (inteso quelli di Albiano)»;

   quanto descritto fotografa una situazione allarmante e grave che desta molta preoccupazione, soprattutto se si pensa che tali figure sono preposte al controllo del territorio e sono garanti della sicurezza dei cittadini;

   l'interrogante ritiene opportuno che vengano effettuati dovuti approfondimenti sulla vicenda –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se risultino, per quanto di competenza, eventuali procedimenti penali nei confronti dei carabinieri di Albiano in servizio all'epoca dei fatti denunciati nell'esposto-denuncia di cui in premessa, e quali iniziative di competenza intendano adottare circa l'eventuale configurabilità dell'azione disciplinare nei confronti degli stessi.
(4-00830)


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da numerose fonti da stampa si apprende della vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Mario Di Ferro, chef presso un ristorante palermitano, per il quale il Gip presso il tribunale del capoluogo della Regione Siciliana ha convalidato l'arresto e ha disposto l'obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, per aver ceduto al dottor Giancarlo Migliorisi 3 grammi di cocaina a fronte del pagamento della somma di circa 300 euro;

   Di Ferro è indagato per i reati di cessione e traffico di sostanze stupefacenti. Il dottor Migliorisi non è indagato, atteso che l'acquisto per uso personale di sostanze stupefacenti non costituisce reato;

   nondimeno, da tutte le fonti di stampa sono stati resi noti dettagli sulla vicenda, a partire dallo stesso nome del Migliorisi, che dovrebbero essere coperti da segreto istruttorio;

   il dottor Migliorisi ha ricoperto, fino a pochi giorni orsono, il ruolo di presidente della segreteria tecnica della presidenza dell'Ars;

   venuto a conoscenza «da fonti di stampa» di tali fatti il presidente dell'Ars ha preannunziato il licenziamento con effetto immediato del Migliorisi, il quale, a fronte di tali dichiarazioni, ha ritenuto opportuno rassegnare le proprie dimissioni;

   è evidente il danno arrecato all'immagine del dottor Migliorisi in ragione della pubblicazione dei plurimi articoli di stampa che costituiscono a tutti gli effetti un processo mediatico in suo danno, con pubblicazione di stralci di dichiarazioni da questi rese alla polizia giudiziaria, tutto ciò in palese violazione degli articoli 114 e 115 del codice di procedura penale –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere in relazione ai fatti descritti in premessa, anche tramite l'attivazione dei propri poteri ispettivi.
(4-00832)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FORATTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la convenzione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Autovia Padana s.p.a. per la realizzazione dell'autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, stipulata in data 31 maggio 2017, ha ad oggetto oltre che la gestione del «collegamento autostradale», anche la realizzazione e gestione di nuovi investimenti, riportati nell'allegato K della convenzione stessa;

   in particolare le opere previste sotto la voce «Lotto n. 2» sono, tra le altre: nuovo casello di Castelvetro, raccordo autostradale con la strada statale 10 «Padana Inferiore», e completamento della bretella autostradale tra la strada statale 10 e la strada statale 234;

   tra gli obblighi del concessionario, di cui all'articolo 3 della convenzione di concessione, vi è quello della realizzazione e gestione delle «Opere lotto 2», fatto salvo quanto previsto all'articolo 11-bis della convenzione stessa;

   ai sensi di quanto disposto dal suddetto articolo 11-bis: 11-bis.1 «Il Concedente prende atto che l'impegno del Concessionario alla realizzazione delle opere Lotto 2 è subordinato al reperimento dei relativi finanziamenti, secondo gli importi e le condizioni indicate nel PEF»; 11-bis.2 «Il Concessionario dovrà porre in essere tutto quanto nelle proprie facoltà per ottenere la disponibilità dei finanziamenti di cui al paragrafo che precede in coerenza con le esigenze finanziarie dettagliate nel PEF»; 11-bis.3 «Nel caso il Concessionario non addivenisse ad ottenere l'impegno da parte di soggetti finanziatori a garantire la disponibilità dei finanziamenti di cui al precedente paragrafo 1 entro la data di scadenza del primo periodo regolatorio, dovrà darne comunicazione al Concedente tempestivamente e comunque entro lo scadere di tale termine»;

   ai sensi di quanto previsto dalla concessione, entro il 31 dicembre 2022 la società avrebbe dovuto informare il Ministero se avesse o meno reperito le risorse per la realizzazione del terzo ponte di Cremona (Opere lotto 2) –:

   se la società concessionaria Autovia Padana s.p.a. abbia ottemperato a quanto previsto dal citato paragrafo 11-bis.3, inviando apposita comunicazione alla competente Direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e, in caso contrario, e quali garanzie abbia prodotto in ordine all'eventuale reperimento delle risorse necessarie al finanziamento del terzo ponte di Cremona.
(5-00689)


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo le previsioni dei tecnici di Autostrade per l'Italia, in specifiche zone della Nazione si avranno cantieri infiniti, code da incubo e forti disagi, come nel caso delle autostrade liguri, i cui lavori continueranno ancora per almeno due anni, provocando gravi ripercussioni sui flussi turistici e, quindi, sul tessuto economico di tutta la riviera: è questa la grave situazione delle autostrade liguri che si protrae da almeno tre anni;

   le continue modifiche e limitazioni della viabilità, perennemente congestionata, sono diventate l'incubo quotidiano degli utilizzatori: lavoratori, studenti, autotrasportatori. Fatti gravi che in alcuni comuni hanno causato la modifica delle abitudini turistiche, sottraendo risorse a ristoranti e alberghi: i viaggiatori hanno, infatti, rinunciato alle cene al ristorante prima di partire la domenica sera, prima di rientrare a casa dopo un week end o una domenica sulla riviera ligure;

   oltre il danno, anche la beffa, perché anziché diminuire i pedaggi, già molto costosi, dal gennaio 2022 sono addirittura aumentati del 2 per cento con l'aggiunta di un altro 1,34 per cento prevista dal prossimo 1° luglio;

   la decisione è frutto dell'accordo tra l'allora Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e le istituzioni territoriali, nonostante il primo accordo datato settembre 2020 avesse previsto la gratuità del pedaggio fino al 2031: Aspi torna, così, a incassare, con 10 anni di anticipo, i proventi dei pedaggi sulla A10, per un servizio offerto ai cittadini che tale non è, perché si tratta con più precisione di un disservizio a causa dei rallentamenti e incolonnamenti all'ordine del giorno;

   basti pensare al tratto tra Chiavari-La Spezia, in gran parte gestito da Salt, del gruppo Gavio, il secondo più caro d'Italia: per 68 chilometri 9,20 euro di pedaggio, per 58 chilometri da Sestri Levante alla Spezia 8,20 euro; solo la Valle d'Aosta batte la Liguria;

   una situazione critica che vede, da una parte i pesantissimi disagi che vivono quotidianamente tutti coloro che viaggiano per lavoro o per motivi personali e dall'altra le gravi ripercussioni sul comparto turistico, gravemente compromesso da un sistema infrastrutturale autostradale carente, che scoraggia quanti vorrebbero trascorrere le vacanze in Liguria;

   unica novità positiva è la notizia, riportata dagli organi di stampa, della tregua pasquale per i cantieri autostradali sulla rete ligure, come emerso dalla riunione del tavolo tecnico permanente fra i rappresentanti di regione, comune di Genova, Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e i gestori delle tratte autostradali liguri (Aspi, Autostrada dei fiori e Salt) per fare il punto sull'andamento e la programmazione dei lavori per i primi mesi del 2023;

   le autostrade sono una parte fondamentale dell'infrastruttura del trasporto su strada, che dovrebbero fornire una rete di collegamenti veloci ed efficienti per le persone e le merci in tutto il Paese, ma così non è in Liguria;

   lo stesso Consiglio regionale della Liguria ha approvato all'unanimità un ordine del giorno per ottenere «il congelamento dei pedaggi nelle tratte autostradali liguri e vista la criticità del sistema ligure a richiedere che non siano previsti rincari in Liguria nel prossimo quinquennio» –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, di quali informazioni disponga il Governo in merito alla situazione della rete autostradale ligure, con particolare riguardo alle motivazioni del proliferare di cantieri e ai dettagli del citato accordo con Aspi, e se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per un congelamento dei pedaggi autostradali nei tratti interessati dai cantieri, a fronte di disservizi prolungati che negano, di fatto, agli utenti il servizio di strada a scorrimento veloce, anche in considerazione dell'atto di indirizzo politico approvato dal Consiglio regionale della Liguria.
(5-00696)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRIJIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   tra i tanti dossier aperti a livello europeo e internazionale, quelli legati alla decarbonizzazione avranno certamente un impatto importante sul comparto marittimo e degli operatori dello shipping;

   in tale contesto, secondo le principali associazioni di categoria, il Carbon intensity indicator (Cii), obbligatorio dal 2023 per tutte le navi superiori a 5.000 GT, come è pensato oggi, potrebbe comportare effetti opposti rispetto a quelli di reale salvaguardia ambientale, penalizzando proprio il naviglio italiano, tra i più efficienti in termini di sostenibilità ambientale e che ogni giorno dirotta migliaia di camion dalla strada alle vie del mare;

   il Cii misura con quanta efficienza una nave trasporta merci e passeggeri con la verifica in grammi di CO2 per capacità trasportata e per miglio nautico: alle navi viene assegnato un rating da «A» ad «E», che dal 2030 diventerà ancora più stringente;

   ad essere contestata, in particolare, è la componente «metrica», cioè il metodo con cui è individuata la classe della nave, che tiene in considerazione il servizio che effettua più delle caratteristiche del mezzo: le lunghe soste in porto diventano un elemento penalizzante per il rating, anche se la nave è nuovissima e ha alti standard di rispetto dell'ambiente;

   come chiarito dalle associazioni armatoriali nazionali, per quanto riguarda il pacchetto Fit for 55 di riduzione delle emissioni entro il 2030 e l'ingresso dello shipping nel sistema degli scambi di quote di emissione, dopo le misure già ottenute per tutelare i collegamenti con le isole minori, l'obiettivo oggi è fare altrettanto per quelli con Sardegna e Sicilia «al fine di scongiurare un netto aumento dei costi del trasporto»;

   è necessario ipotizzare nuove forme incentivali per finanziare interventi di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e al fine di assicurare nei prossimi anni la disponibilità sul mercato, a costi accessibili, dei nuovi carburanti alternativi e relativi investimenti infrastrutturali;

   ad oggi, infatti, tali carburanti non sono ancora disponibili su larga scala, per la mancanza di un'adeguata rete di distribuzione e stoccaggio nei porti –:

   se e quali immediate iniziative, anche presso le competenti sedi europee, il Governo intenda assumere affinché venga accolta la richiesta di rivedere la metrica del Carbon intensity indicator al fine di tutelare il naviglio italiano.
(4-00820)


   ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   al 2021, secondo il rapporto annuale di Banca d'Italia sono 52.000 i residenti in Sicilia che lavorano fuori regione;

   in base ai dati statistici del Ministero dell'università e della ricerca per l'anno accademico 2021/2022 su 154.355 studenti universitari siciliani il 22 per cento studia fuori regione;

   ai dati sopracitati si aggiungono quelli dei numerosi siciliani che per motivi di lavoro o personali si spostano quotidianamente verso le altre regioni italiane e non possono programmare con largo anticipo i loro spostamenti;

   la Risoluzione Europea 4 febbraio 2016 riconosce l'insularità delle regioni facendo riferimento all'avvio di uno studio/un'analisi approfondita sui costi supplementari che la condizione di insularità determina a livello dei sistemi di trasporto di persone e merci;

   l'articolo 3 della Costituzione italiana annovera tra i compiti della Repubblica quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano l'uguaglianza dei cittadini, impedendo il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese;

   il 16 luglio 2019, l'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli ha firmato il decreto ministeriale sulla continuità territoriale da e per gli aeroporti di Trapani e Comiso, che avrebbe reso gli oneri di servizio obbligatori dal 29 marzo 2020, applicando prezzi calmierati per i residenti con picchi massimi di euro 50,00 a tratta;

   il suddetto decreto ministeriale ha visto l'applicazione solo per 10 mesi a causa del fallimento della compagnia aerea Alitalia, vincitrice della gara, lasciando parte dei fondi stanziati inutilizzati;

   il Presidente della Regione Sicilia Schifani a dicembre 2022 ha annunciato un esposto all'Antitrust per il caro-voli; è stato correttamente affermato che: «Il caro-voli limita la mobilità, frena lo sviluppo turistico, aggrava i costi per le imprese e comunque alimenta la spirale inflazionistica.»;

   l'Associazione Assoutenti ha denunciato i costi elevatissimi dei voli da Palermo/Catania a Roma Fiumicino per il mese di aprile con picchi di 1.200 euro per un volo di andata e ritorno, prezzi sette volte più alti rispetto alle tratte dagli aeroporti siciliani agli scali lombardi;

   i prezzi così elevati fanno desistere i turisti dal visitare l'Isola, ed i residenti a ritornare dalle loro famiglie, rendendo a tutti gli effetti la Sicilia una regione di serie B –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e se intenda adottare iniziative alla luce delle normative per la continuità territoriale.
(4-00826)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Catania risulta la terza città più pericolosa d'Europa nella classifica stilata da Numbeo, il più grande database al mondo che raccoglie informazioni fornite da utenti su città e nazioni, tramite sondaggi, per poi stilare una classifica sul tasso di criminalità nelle città a livello europeo e mondiale;

   una nota trasmissione, in prima serata su rete 4, durante un servizio sulle città fuori controllo ha messo in evidenza la pericolosità di Catania soffermandosi in particolare su due quartieri, Librino e San Berillo;

   il quartiere Librino è attualmente considerato «la culla delle criminalità siciliana»: qui traffico di armi, droga e omicidi sono all'ordine del giorno, una città nella città dove vivono almeno ottantamila persone, qui l'unica legge che esiste è quella dell'illegalità;

   anche nel quartiere San Berillo la situazione non cambia di molto: tanto degrado, abbandono, prostituzione, occupazioni abusive gran parte di queste a rischio crollo;

   in questi quartieri sono vigenti le regole dei «Clan non quelle dello Stato»; i giovani non hanno alternative se non dedicarsi allo spaccio alle rapine;

   sparatorie, spesso con vittime innocenti, sono all'ordine del giorno: lo scopo è mantenere il controllo del territorio a tutti i costi;

   chi vive questi luoghi, dimenticati dalle istituzioni, non vede nessuna prospettiva di cambiamento, per molti di loro il crimine è lo strumento di rivalsa sociale;

   per il cittadino comune l'unico modo per vivere in questi quartieri è non interessarsi a quel che succede intorno per evitare i problemi e non rischiare di finire nei guai –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per contenere la dilagante crescita dei fenomeni della criminalità organizzata a Catania e garantire la sicurezza dei cittadini.
(4-00821)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'informativa alle Camere del 7 marzo 2023, sulla strage di Steccato di Cutro, il Ministro dell'interno ha riportato che 54 dei superstiti sono stati alloggiati «nel locale centro di accoglienza», il Cara di Crotone, mentre altri 12 sono stati alloggiati nel sistema Sai;

   il suddetto Cara è la struttura di accoglienza più grande d'Italia, ha una capacità superiore a 600 posti e, come testimoniato da diverse fonti media locali e nazionali, a fine febbraio 2023 era inoltre gravemente sovraffollato;

   dai dati in possesso di ActionAid e Openpolis, al 31 dicembre del 2021, a livello regionale, erano oltre 1.500 i posti liberi nei Cas e Sai, il 28 per cento della capienza complessiva, circa 1.150 posti liberi nel solo Sai regionale di cui 167 nella sola provincia di Crotone;

   secondo ActionAid non è chiaro in base a quale logica sia stato individuato il Cara di Crotone come luogo idoneo ad accogliere i superstiti, facendo emergere, anche a livello regionale, una gestione irrazionale dell'accoglienza, l'assenza di programmazione e criteri discutibili, o quanto meno sconosciuti, di accesso alle diverse tipologie di strutture e ai diritti per le persone migranti;

   per circa dieci giorni le persone sopravvissute alla strage di Cutro, compresi alcuni minori, sono state lasciate in un luogo, a parere dell'interrogante, indecoroso, essendo il Cara un contesto completamente inadeguato, come denunciato da associazioni locali, associazioni di tutela legale e dalle stesse persone sopravvissute, non solo per le condizioni materiali in cui versa il centro, ma anche e soprattutto per l'impossibilità di fornire il necessario sostegno alle persone, anche solo per garantire loro attenzione e ascolto;

   il Cara di Crotone, in particolare, a parere dell'interrogante, è una struttura del tutto inadatta all'accoglienza in generale ed ancora di più a ricevere dignitosamente persone che hanno subìto un trauma di tale portata, come quello subìto dai sopravvissuti alla strage di Cutro;

   se si osserva la serie storica – al 31 dicembre di ogni anno – a livello nazionale i posti lasciati liberi nei centri non scendono mai sotto il 20 per cento tra il 2018 e il 2021, e nel 2019 superano addirittura il 27 per cento;

   per quanto riguarda Crotone e la regione Calabria, secondo i dati del Ministero dell'interno raccolti e divulgati da ActionAid e Openpolis tramite la piattaforma Centri d'Italia, il Cara di Crotone aveva una capacità di accoglienza pari a 641 posti, tutti occupati alla fine del 2021 mentre, nella stessa provincia di Crotone, sempre al 31 dicembre del 2021, risultavano 167 posti liberi nel Sai;

   a livello regionale, inoltre, i posti liberi risultavano 1.527 ossia il 28 per cento ben al di sopra della media nazionale, e di questi circa 1.138, ossia la quasi totalità, erano i posti liberi nel Sai calabrese;

   l'analisi della suddetta serie storica, se confermata anche per l'anno in corso, dimostrerebbe che non vi era alcuna necessità di sistemare i sopravvissuti nel centro più grande d'Italia, in condizioni indecorose quando, con tutta probabilità, vi erano posti liberi nel resto della regione –:

   quali siano le motivazioni poste alla base della decisione di accogliere i sopravvissuti alla strage di Cutro presso il Cara di Crotone e perché non siano state valutate soluzioni alloggiative alternative tali da consentire una migliore accoglienza delle persone migranti vittime di un trauma di tale portata e quale il criterio che abbia consentito soltanto a 12 persone l'ingresso in forme di accoglienza adeguate;

   quale fosse la capienza e quale la capacità di accoglienza, in termini di posti disponibili, in tutti i tipi di centro di accoglienza presenti in Calabria – Cara, Cas e Sai – nei momenti immediatamente precedenti e successivi alla strage di Cutro.
(4-00825)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e LAI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ha destato scalpore l'episodio dalla maestra, originaria della Sardegna, sospesa per aver pregato con gli studenti in classe;

   almeno questo è quanto aveva riferito la protagonista della vicenda, l'insegnante Marisa Francescangeli, che aveva provocato le dure reazioni, tra gli altri, del vicepremier Matteo Salvini e del presidente della regione Christian Solinas;

   tuttavia, in seguito a tali polemiche apparse sugli organi di stampa, l'Ufficio scolastico regionale della Sardegna, criticato per il provvedimento, ha fornito dei chiarimenti, spiegando che non si è trattato di una decisione basata su una «furia iconoclasta», come aveva dichiarato il presidente della regione Sardegna, Christian Solinas, quanto «di un processo garantista da parte dell'organo collegiale competente»;

   in particolare, vi sarebbero state altre segnalazioni da parte di docenti e genitori riguardanti le pratiche religiose svolte durante le lezioni dall'insegnante e da qui è scaturita l'azione disciplinare nei suoi confronti;

   il procedimento è un atto dovuto, in conformità alla cosiddetta legge Brunetta, n. 15 del 2009. Infatti chi non esercita un'azione disciplinare che ha l'obbligo di portare avanti, diventa passibile a sua volta di azione disciplinare. Alla fine del procedimento l'Ufficio provvedimenti disciplinari verifica se ci siano state violazioni e le inquadra nel regolamento con le relative pene;

   il direttore generale dell'Usr, Francesco Feliziani, in risposta alle critiche ricevute, ha spiegato che ha operato seguendo la procedura corretta, dandone piena contezza al Ministero;

   il direttore generale dell'Usr, dunque, ha difeso le persone coinvolte nel caso, sottolineando che l'azione dell'ufficio è improntata alla massima imparzialità e correttezza, senza alcuna finalità ideologica: «Rispetto le posizioni di tutti e capisco, per come sia stata data la notizia all'origine, che essa possa essere stata fraintesa in buona fede da di chi l'ha letta in un certo modo. Ma ci tengo a ribadire che l'azione dell'ufficio è improntata a canoni di correttezza amministrativa, senza nessuna finalità ideologica come quelle che ci hanno imputato»;

   sulla questione è intervenuto anche il Ministro Giuseppe Valditara che, intervistato dal Tg4, ha spiegato i motivi che hanno portato alla sanzione: «Cantare inni religiosi o pregare invece di insegnare storia o geografia è una violazione degli obblighi di legge»;

   nel corso dell'intervento, anche il Ministro ha ricordato come gli atteggiamenti della docente fossero stati ripresi già in passato dai dirigenti scolastici e che la sanzione sarebbe arrivata dopo una somma di ammonizioni verbali: «La sanzione, complessivamente, non è particolarmente elevata. Ovviamente l'insegnante potrà ricorrere al giudice del lavoro. Ma dagli atti risultano reiterate preghiere e canti religiosi nelle ore disciplinari» ha concluso –:

   come intenda tutelare il lavoro dell'Usr della Sardegna, che a parere degli interroganti ha operato seguendo la procedura amministrativa in maniera corretta, senza finalità ideologiche come quelle che gli sono state imputate a mezzo stampa da vari esponenti della maggioranza di Governo;

   se non ritenga di fornire chiarimenti sullo stato del provvedimento disciplinare in corso.
(5-00690)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROMANO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in Italia vi sono 7.000 docenti di sostegno che hanno acquisito l'abilitazione all'estero, in conformità alla direttiva (UE) n. 36/2005, all'insegnamento ed attendono di aver riconosciuto il titolo per poter insegnare nelle scuole italiane;

   il 4 Agosto 2021 è stata pubblicata sul sito dell'istruzione e del merito la circolare per la presentazione delle domande per le istanze di riconoscimento professionale tramite la piattaforma «Riconoscimento Professione Docente» che in breve tempo ha collezionato numerose richieste che non sono state evase;

   ad aprile 2021 un nutrito gruppo di docenti ha scritto all'allora Ministro dell'istruzione Bianchi per veder riconosciuto il loro diritto ad insegnare. La lettera, correttamente protocollata, non ha mai avuto risposta e pare che, nonostante la continuità degli uffici, sia andata nel dimenticatoio;

   a dicembre 2022 è stata presentata al Commissario europeo Thierry Breton una interrogazione per far luce sulla questione, in quanto il mancato riconoscimento dei titoli potrebbe rappresentare un potenziale ostacolo al funzionamento del mercato unico;

   a febbraio 2023, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, il Ministero ha dichiarato che: al fine di conformarsi alla sentenza è necessario rivalutare tutte le domande, per verificare se le conoscenze acquisite all'estero soddisfino, anche parzialmente, le condizioni per accedere all'insegnamento in Italia;

   il 12 febbraio 2023, il Ministero dell'istruzione e del merito ha pubblicato il decreto ministeriale n. 51 del 2023 per l'iscrizione negli elenchi aggiuntivi alla I fascia delle Graduatorie provinciali per le supplenze;

   tale decreto non tiene conto della richiesta fatta dall'ANIEF (Associazione nazionale insegnanti e formatori) di prevedere la possibilità per gli abilitati estero in attesa di riconoscimento che, in questo anno scolastico, si sono anche iscritti al corrispondente TFA italiano di inserirsi in Elenco Aggiuntivo I fascia con questo nuovo titolo di accesso –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per andare incontro alla richiesta di ANIEF; cosa intenda fare il Ministro interrogato per velocizzare l'evasione delle domande di riconoscimento titoli.
(4-00828)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con la stipula di numerose convenzioni multilaterali e bilaterali di sicurezza sociale lo Stato italiano ha garantito a partire dagli anni '50 del secolo scorso e fino agli anni 2000 un buon livello di tutela previdenziale a favore dei lavoratori italiani emigrati all'estero;

   nonostante la ripresa dei flussi migratori in entrata e in uscita, è da molti anni sospesa l'attività dello Stato italiano per garantire ai cittadini italiani residenti all'estero una adeguata tutela socio-previdenziale in regime internazionale;

   la finalità degli accordi di sicurezza sociale è, soprattutto, quella di garantire la parità di trattamento di lavoratori e pensionati che si spostano, spesso permanentemente, dall'uno all'altro Paese contraente, la maturazione di un diritto previdenziale in convenzione internazionale tramite il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati nei Paesi contraenti ed infine l'esportabilità delle prestazioni previdenziali acquisite;

   il sistema di tutela previdenziale in regime internazionale sopra descritto costruito nel corso degli anni dall'Italia non è purtroppo completo, perché numerosi Paesi di emigrazione italiana, soprattutto in America latina dove risiedono decine di migliaia di nostri connazionali, sono rimasti esclusi come il Cile, la Colombia e il Perù;

   in Cile, Colombia e Perù risiedono rispettivamente 65.000, 22.000 e 36.000 cittadini italiani iscritti all'AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) e altre decine di migliaia di oriundi, e che da questi Paesi sono immigrati in Italia, dove vivono con regolare permesso di soggiorno, decine di migliaia di soggetti, cifre queste ultime destinate ad aumentare;

   l'importante e consistente presenza di cittadini italiani in questi Paesi dell'America Latina e di cittadini di questi Paesi in Italia privi di tutela previdenziale in convenzione, impone, se lo si ritiene un dovere di un Paese civile, la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale (come è stato fatto con quasi tutti i Paesi di emigrazione italiana) che tutelino adeguatamente questi lavoratori nell'ambito socio-previdenziale;

   con il Cile una convenzione di sicurezza sociale era stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, che il Parlamento cileno aveva poi approvato, ma che manca l'approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore; con il Perù sono stati avviati negoziati diplomatici per le eventuali intese bilaterali e predisposte le bozze degli accordi di sicurezza sociale che non hanno avuto seguito; con la Colombia attualmente invece non vi sono in corso negoziati in materia di sicurezza sociale nonostante le forti pressioni esercitate dagli organismi rappresentativi degli italiani ivi residenti come i Comites;

   come rilevato dagli stessi Ministeri competenti i benefici che deriverebbero dalla vigenza di tali accordi internazionali di sicurezza sociale sarebbero fruiti non solo dai lavoratori interessati ma anche dalle imprese italiane che sono, tra l'altro, interessate ad evitare la doppia contribuzione (in Italia e all'estero) al fine di migliorare la propria competitività sul piano internazionale rispetto alle imprese di altri Paesi che invece beneficiano di analoghe convenzioni –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare per ampliare e aggiornare il quadro di tutela previdenziale in regime internazionale con la stipula di convenzioni di sicurezza sociale con i Paesi succitati dove vivono importanti comunità di cittadini italiani e da dove sono immigrati in Italia migliaia di lavoratori locali finora dimenticati e discriminati.
(4-00827)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CANNATA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1997 recante «Approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private», nell'allegato 1 all'articolo 1, nel disciplinare la materia delle autorizzazioni sanitarie e i requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi richiesti per l'esercizio delle attività sanitarie, prevede tra le figure professionali obbligatorie il personale di area pedagogica;

   la qualifica di pedagogista, da differenziare dalla figura dell'educatore, è attribuita con laurea L19, a seguito del rilascio di un diploma di laurea abilitante nelle classi di laurea magistrale LM-50 - Programmazione e gestione dei servizi educativi, LM-57 - Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LM-85 - Scienze pedagogiche o LM-93 - Teorie e metodologie dell'e-learning e della media-education;

   il pedagogista è, quindi, un professionista con almeno cinque anni di formazione universitaria di tipo multidisciplinare, con responsabilità deontologica e con una propria autonomia scientifica;

   il valore del sostegno pedagogico nei contesti socio-sanitari e della salute è stato riconosciuto nell'articolo 1, comma 594, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, successivamente modificato dall'articolo 1, comma 517, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, con il quale, proprio sotto l'aspetto in esame, è stata introdotta la figura del pedagogista «nei servizi e nei presìdi socio-sanitari e della salute»;

   la presenza del pedagogista assume un'importanza fondamentale in particolare nell'assistenza dei bambini ospedalizzati, costretti a lunghi periodi di ricovero, oltre che nelle relazioni con i genitori e gli specialisti ospedalieri, sempre ovviamente con riguardo agli aspetti socio-educativi di propria competenza;

   si aggiunga che l'inserimento del personale pedagogico non comporterebbe alcun aggravio di spesa in quanto le risorse erogate ai centri di riabilitazione pubblici e privati accreditati dai vari Sistemi sanitari regionali sono omnicomprensive di tutte le prestazioni erogate pro die per ogni singolo soggetto e quindi non solo di quelle di natura medico-psicologica, ma anche delle prestazioni di natura pedagogica;

   ancora oggi, nonostante le previsioni normative sopra citate, la figura del pedagogista non trova stabile collocazione nel Servizio sanitario nazionale, né all'interno del Ccnl, difatti per le strutture sanitarie è possibile instaurare solamente la consulenza pedagogica per brevi periodi con borsa di studio o con contratto d'opera –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di promuovere la stabile presenza e collocazione della figura professionale del pedagogista nel Servizio sanitario nazionale, anche a livello contrattuale, dando applicazione a quanto già previsto a livello normativo.
(4-00833)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 160 del 2019 come integrata dall'articolo 19-quinquies del decreto-legge n. 4 del 2022 è stata istituita e finanziata, con 3 milioni di euro annui, presso il MUR una Struttura tecnica di missione di livello dirigenziale generale per la formazione specialistica universitaria del settore sanitario con il compito, tra gli altri, di supportare l'Osservatorio Nazionale per la formazione specialistica sanitaria di cui al decreto legislativo n. 368 del 1999, al fine di rafforzare la qualità della formazione universitaria specialistica del settore sanitario;

   la Struttura tecnica di missione è stata prevista sotto forma di struttura di livello dirigenziale generale, articolata in tre uffici dirigenziali di livello non generale e 37 unità di personale non dirigenziale, aggiuntiva rispetto all'attuale dotazione organica del medesimo Ministero;

   per tali finalità, la dotazione organica del MUR è stata incrementata a decorrere dal 2022 di 40 unità di personale con lo scopo di fornire supporto a un organismo parimenti tecnico, l'Osservatorio nazionale per la formazione sanitaria specialistica, per la valutazione e l'accreditamento di oltre 1600 scuole di specializzazione universitarie;

   solo lo scorso anno si sono immatricolati oltre 14.000 specializzandi formati presso scuole di specializzazione non adeguatamente verificate e controllate dal MUR, come dimostrato peraltro dalle sempre più frequenti denunce presentate alla Procura della Repubblica da parte dei medici in formazione;

   il MUR, a fronte dell'attuale carenza di personale – dato che non risulta conclusa alcuna procedura concorsuale di assunzione dal 1° gennaio 2020 – sta continuando a «prorogare» il vecchio e inadeguato processo di accreditamento delle scuole che non è in grado di verificare la qualità delle strutture, della docenza e i requisiti assistenziali delle scuole;

   a ciò si aggiunga che le scuole di specializzazione universitarie dedicate alla formazione degli altri operatori sanitari quali biologi, chimici e fisici, odontoiatri, veterinari, farmacisti, e altro (più di 300 in tutta Italia), a tutt'oggi sono istituite e attivate dagli Atenei, senza alcun genere di controllo centrale, non essendo ancora oggi oggetto di verifica e accreditamento da parte dell'Osservatorio nazionale della formazione sanitaria specialistica, proprio per impossibilità oggettiva per Osservatorio e MUR di reggere l'impatto organizzativo di un ulteriore e parallelo processo di accreditamento accanto a quello delle scuole ad accesso riservato ai medici;

   il Ministro Bernini il 15 dicembre 2022, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 3-00091, aveva dato ampissime rassicurazioni in ordine al fatto che il MUR avrebbe dato immediata operatività alla Struttura tecnica di missione ma nemmeno un mese dopo, il 23 gennaio 2023, il MUR ha addirittura ritirato l'interpello che era stato avviato a settembre 2022 per l'attribuzione dell'incarico di direttore generale, il tutto senza che fosse possibile comprendere le ragioni di tale inspiegabile scelta, atteso il fatto che la Struttura tecnica è stata istituita da una legge ed è stata anche già attivata dal MUR, almeno sulla carta, con decreto ministeriale n. 932/2022;

   entro maggio 2023 deve essere bandito un nuovo concorso per l'accesso alle scuole e le strutture dove si formeranno i medici e i professionisti del domani continueranno a non essere controllate a dovere;

   le istanze degli specializzandi sono state evidenziate in occasione della conversione in legge del «proroga termini» che ha prorogato al 31 dicembre 2023 i termini per le assunzioni –:

   se non ritenga necessario coprire, con l'urgenza che la circostanza impone, la Struttura tecnica di missione e i relativi uffici con una dirigenza tecnicamente pronta a rispondere alle esigenze del settore e con il personale adeguato allo scopo per quantità e qualità, partendo dalla immediata riattivazione dell'interpello per la copertura del posto apicale di livello dirigenziale generale, senza la cui adeguata copertura non sarà possibile alcuna operatività.
(5-00694)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bonelli n. 5-00443, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Peluffo.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Lai e Vaccari n. 5-00478, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Furfaro.

  L'interrogazione a risposta scritta Cattoi e altri n. 4-00817, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pizzimenti.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Lai n. 5-00478 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 63 del 6 marzo 2023.

   LAI, FURFARO e VACCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la peste suina africana (PSA) è una malattia che rappresenta una seria minaccia in molti Paesi dell'Europa e del mondo, Italia compresa;

   in Sardegna è stata varato un programma di eradicazione della PSA nel 2015 concluso nel 2019, con la completa assenza di qualsiasi riscontro di virus nell'intero territorio regionale, secondo le procedure dell'EFSA, con la rilevazione nel 2 per mille dei capi della sola sieropositività che resta per tutta la vita, anche in assenza del virus;

   il piano di eradicazione della PSA in Sardegna ha avuto totale successo tanto che il decreto-legge del 31 marzo 2022 al comma 2 dell'articolo 1 richiama alla definizione degli eventuali piani di eradicazione sui diversi territori regione in piena conformità con quello attuato dalla regione Sardegna denominato «Piano nazionale di sorveglianza e di eradicazione di regione Sardegna della Peste Suina Africana 2021-2022»;

   nonostante questo evidente successo, ad aprile 2021 l'Italia ha interpretato in forma molto restrittiva il Regolamento UE n. 2020/689 e ha notificato come «focolai di PSA» tutti i riscontri di capi sieropositivi, sulla base di una presunta «connessione epidemiologica» con precedenti focolai, individuando, anche in assenza di virus, zone di divieto di commercializzazione di suini e loro prodotti. Queste zone di divieto totale corrispondono ad aree nelle quali è stata più forte la resistenza all'introduzione delle norme e delle procedure di eradicazione quanto fondamentale il conforto e la collaborazione delle popolazioni e delle istituzioni locali. Tale divieto non riconosce gli sforzi effettuati e i risultati raggiunti tanto da rendere meno credibile il successo del piano di eradicazione e correre il rischio di un ritorno allo status quo ante;

   l'applicazione di una zona di totale divieto di commercializzazione, in presenza di sola sieropositività e in totale assenza di virus, appare dunque non corretta sul piano normativo e dannosa sul piano operativo. Inoltre può costituire un pericoloso precedente per altre zone d'Italia se si applicasse un principio di blocco delle carni e dei suoi derivati con la sola rilevazione di sieropositività;

   l'assenza di decisioni sta innescando in Sardegna ferme proteste da parte degli allevatori per i quali la situazione sta diventando insostenibile poiché il blocco pregiudica i parti estivi delle scrofe non potendo essere superati i limiti di presenza di capi di ciascun allevamento con gravi ripercussioni economiche e sociali;

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se l'Italia intenda continuare a notificare i riscontri di sieropositività in assenza di virus in Sardegna come «focolai», ignorando i risultati della «sorveglianza passiva» attuata in accordo con EFSA e se intenda estendere al resto del territorio nazionale la presenza di sola sieropositività come presenza di un focolaio attivo con i conseguenti effetti di blocco della commercializzazione dei suini e dei loro prodotti.
(5-00478)

Ritiro di firme da una interrogazione.

  Interrogazione a risposta scritta Penza e altri n. 4-00169, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 dicembre 2022: sono state ritirate le firme dei deputati: Pavanelli, Amato, Cherchi, Ascari.