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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 29 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    in seguito all'adozione del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio che ha istituito e disciplinato i Piani per la ripresa e la resilienza (PNRR) si sono manifestati eventi geopolitici senza precedenti determinati dalla guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina, dalla persistenza di prezzi dell'energia elevati e volatili e dall'aggravarsi delle conseguenze della crisi COVID-19 con ripercussioni considerevoli sulla società e sull'economia dell'Unione, sulla sua popolazione e sulla sua coesione economica, sociale e territoriale;

    per affrontare queste sfide emergenti, la Commissione ha proposto al Parlamento europeo e al Consiglio la Comunicazione – COM(2022) 231) che riguarda l'inserimento di un nuovo capitolo nei PNRR dedicato al piano REPowerEU – COM(2022) 230), volto ad eliminare gradualmente la dipendenza dell'Unione dalle importazioni di combustibili fossili in particolare da quelli russi. Tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto ben prima del 2030, secondo modalità che garantiscano la coerenza con il Green Deal europeo e con gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050 sanciti dal regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento europeo e del Consiglio;

    nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea, il 28 febbraio 2023, è stato pubblicato il nuovo regolamento (UE) 2023/435 per l'inserimento di capitoli dedicati al piano REPowerEU nei piani per la ripresa e la resilienza;

    al fine di raggiungere l'obiettivo individuato di eliminare la dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni dei combustibili fossili, le Istituzioni europee hanno concordato sulla necessità sostenere misure volte a incrementare l'efficienza e il risparmio energetico degli edifici e delle relative infrastrutture energetiche critiche e a decarbonizzare più rapidamente le industrie. Si ritiene indispensabile aumentare rapidamente gli investimenti nelle misure di efficienza energetica, come l'adozione di soluzioni di riscaldamento e raffreddamento sostenibili ed efficienti, che offrono un mezzo efficace per affrontare alcune delle sfide più urgenti in materia di approvvigionamento energetico e di costi dell'energia. Si considera opportuno sostenere anche le riforme e gli investimenti tesi a incrementare l'efficienza energetica, a decarbonizzare l'industria, anche mediante l'uso di combustibili a basse emissioni di carbonio, come l'idrogeno a basse emissioni di carbonio, la diffusione dell'idrogeno rinnovabile e di altri combustibili rinnovabili di origine non biologica, e ad aumentare il risparmio energetico delle economie degli Stati membri;

    nello specifico del piano REPowerEU, la Commissione europea ha proposto per il 2030 di innalzare gli obiettivi già indicati nel pacchetto Fit for 55%. Si dovrà incrementare dal 40 per cento al 45 per cento la quota di produzione di energia rinnovabile ed aumentare dal 9 per cento al 13 per cento l'obiettivo in materia di efficienza per ridurre di circa il 40 per cento i consumi energetici rispetto al 2007. Nel breve periodo invece, il piano dovrà comportare la rapida riduzione di circa 80 miliardi di metri cubi delle importazioni di gas, un risultato che supera di gran lunga gli obiettivi del pacchetto Fit for 55%, che richiede un notevole impegno nella decarbonizzazione per il nostro Paese, da sempre fortemente legato al consumo del gas naturale rispetto agli altri Stati europei;

    il raggiungimento degli obiettivi rafforzerà la sicurezza dell'Europa e del nostro Paese e li renderà più autonomi energeticamente dai fornitori stranieri;

    nel capitolo dedicato al piano REPowerEU gli Stati membri devono indicare le nuove riforme e nuovi investimenti, a partire dal 1° febbraio 2022 e da realizzare entro il 2026, che devono contribuire ad aumentare la quota di energie sostenibili e rinnovabili nel mix energetico e ad affrontare le strozzature delle infrastrutture energetiche. Per quanto riguarda le infrastrutture relative al gas naturale, le riforme e gli investimenti descritti nei capitoli dedicati al piano REPowerEU, volti a diversificare l'approvvigionamento abbandonando le importazioni dalla Russia, dovrebbero basarsi sulle esigenze attualmente individuate dalla valutazione condotta e concordata dalla Rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas, definite in uno spirito di solidarietà per quanto riguarda la sicurezza dell'approvvigionamento, e dovrebbero tenere conto delle esigenze strategiche in materia di sicurezza energetica dello Stato membro interessato e delle misure rafforzate di preparazione, compreso lo stoccaggio dell'energia, adottate per far fronte alle nuove minacce geopolitiche, senza compromettere il contributo a lungo termine alla transizione verde;

    possono essere incluse misure volte a contribuire ad affrontare a livello strutturale le situazioni di povertà energetica, attraverso riforme e investimenti di lunga durata. Le riforme e gli investimenti volti ad affrontare la povertà energetica dovrebbero fornire un sostegno finanziario più elevato ai meccanismi di efficienza energetica, anche attraverso strumenti finanziari dedicati, politiche in materia di energia pulita e regimi volti a ridurre la domanda di energia per le famiglie e le imprese — comprese le microimprese e le piccole e medie imprese — che si trovano in gravi difficoltà a causa di bollette energetiche elevate;

    dovrebbero inoltre essere coerenti con i piani nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri e con gli obiettivi climatici dell'Unione di cui al regolamento (UE) 2021/1119. Il dispositivo, tenendo conto del Green Deal europeo, contribuirà all'integrazione delle azioni per il clima e della sostenibilità ambientale e al conseguimento dell'obiettivo globale di dedicare il 30 per cento della spesa di bilancio dell'Unione al sostegno degli obiettivi climatici. A tal fine, le misure sostenute e incluse nei PNRR degli Stati membri dovrebbero contribuire alla transizione verde, compresa la biodiversità, o ad affrontare le sfide che ne derivano, e dovrebbero rappresentare un importo corrispondente ad almeno il 37 per cento della dotazione totale del PNRR e ad almeno il 37 per cento dei costi totali stimati delle misure incluse nel capitolo dedicato al piano REPowerEU sulla base della metodologia di controllo del clima di cui all'allegato VI del regolamento (UE) 2021/241;

    gli Stati membri dovrebbero tenere una integrazione della consultazione tenuta per il PNRR per affrontare le riforme e gli investimenti da includere capitolo dedicato al piano REPowerEU in modo da lasciare alle parti interessate il tempo sufficiente per reagire, garantendo nel contempo una rapida finalizzazione del capitolo dedicato al piano REPowerEU da parte dello Stato membro interessato. La sintesi aggiornata dovrebbe indicare i portatori di interessi consultati, spiegare i risultati della consultazione complementare e illustrare in che modo i contributi ricevuti dai portatori di interessi hanno trovato riscontro nei capitoli dedicati al piano REPowerEU;

    in tale contesto, l'Italia potrebbe chiedere ulteriori risorse sul PNRR per nuovi investimenti. Circa 4 miliardi di euro potrebbero essere utilizzati dai finanziamenti a fondo perduto derivanti dalla nuova tranche di 20 miliardi di euro che la Commissione intende mettere a disposizione vendendo quote dell'Emissions Trading System. Potranno inoltre essere trasferite al PNRR fino al 7,5 per cento della dotazione nazionale di Fondi strutturali per il periodo 2021-2027, pari a 3,157 miliardi di euro, e fino al 12,5 per cento della dotazione nazionale del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale, pari a 843 milioni di euro per finanziare misure REPowerEU che conseguano rispettivamente gli obiettivi delle due politiche dell'Unione, ossia la coesione (es. riqualificazione della forza lavoro) e la Pac (es. produzione di biometano da residui agricoli). Pertanto per il REPowerEU l'Italia dovrebbe aver a disposizione dall'Europa almeno 8 miliardi di euro (di cui 4 a fondo perduto e 4 come trasferimenti da altri programmi UE) ai quali aggiungere i fondi non spesi della Brexit Adjustment Reserve (in totale 146,8 milioni di euro) ai quali poter aggiungere altre risorse attraverso l'accesso anche a forme di prestito;

    gli Stati membri sono incoraggiati a presentare i capitoli dedicati al piano REPowerEU quanto prima e preferibilmente entro due mesi dall'entrata in vigore del regolamento modificativo;

    nei primi di febbraio 2023 il Governo ha convocato a Palazzo Chigi gli amministratori delegati delle società partecipate Eni, Enel, Snam e Terna per fare il punto sui progetti da inserire nel nuovo capitolo del PNRR con i fondi del REPowerEU. Al momento non sono state tenute altre iniziative pubbliche per coinvolgere gli altri protagonisti nell'ambito della transizione energetica, in particolare nel settore della decarbonizzazione, dell'efficienza e della generazione da fonti rinnovabili;

    secondo l'articolo pubblicato da Repubblica, il 7 febbraio 2023, dal titolo «Rinnovabili e hub del gas nel nuovo PNRR. L'idea di Meloni per cambiare i progetti», il Premier Meloni avrebbe chiesto alle partecipate «pochi progetti, necessari e fattibili»: Eni pensa ai biocarburanti e alla cattura della CO2, Terna vorrebbe finanziare il Tyrrhenian Link e la connessione con il Montenegro, Snam dovrà invece rafforzare la dorsale Adriatica, mentre a Enel tocca la realizzazione del rigassificatore di Porto Empedocle, a cui dovrebbe aggiungersi quello Gioia Tauro di Iren e Sorgenia. Tali progetti, ai quali si vorrebbero destinare le nuove risorse del PNRR, oltre a rafforzare la conservazione di un modello energetico fondato sulla centralizzazione e l'impiego delle fonti fossili in particolare del gas, sono in contraddizione alla comunicazione sul REPowerEU e agli obiettivi clima energia che l'Europa si è data. Inoltre sarebbero costi ed impegni commerciali e di approvvigionamento di lungo periodo, che devono essere garantiti dallo Stato in diverse forme con un costo che verrà socializzato con tutti gli utenti;

    l'applicazione del principio «non arrecare un danno significativo» ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 del Parlamento europeo e del Consiglio è essenziale per garantire che le riforme e gli investimenti intrapresi nel quadro della ripresa dalla crisi siano attuati in modo sostenibile;

    l'incremento dei prezzi dell'energia, le politiche intraprese per la riduzione degli approvvigionamenti dagli altri Stati per ridurre la dipendenza energetica e quelle per il raggiungimento degli obiettivi del Green new deal europeo al fine di contrastare i cambiamenti climatici stanno determinando una contrazione dei consumi di gas;

    nel recente rapporto Europe's Energy Future curato da Wärtsilä viene stimato che la produzione di energia elettrica derivante da fonti fossili potrebbe crollare del 20 per cento nel 2023. L'Europa di fatto nel medio periodo non avrebbe più bisogno di gas, perché potrebbe dimezzare già nel 2030 il consumo di gas nel settore energetico, ridurre i costi energetici di 300 miliardi di euro ed accrescere l'indipendenza energetica solo raddoppiando la propria capacità rinnovabile;

    sulla base dei dati preliminari di consuntivo forniti da Snam, la domanda di gas nell'ultimo trimestre 2022 è risultata pari a 16,9 miliardi di metri cubi contro i 22,5 miliardi dell'ultimo trimestre del 2021. La contrazione rilevante pari a 5,6 miliardi di metri cubi è imputata per più della metà (-3,1 miliardi di metri cubi) al calo della domanda delle reti di distribuzione, che alimentano in prevalenza le utenze civili. L'effetto del meteo più mite che ha caratterizzato l'ultimo scorcio del 2022 ha contribuito alla riduzione della domanda solo per 1,8 miliardi di metri cubi;

    gli scenari al 2030 del Piano europeo Fit for 55% elaborati da Ricerca sul sistema energetico (Rse), esposti nella presentazione su «L'impatto del pacchetto FF55: prime valutazioni», del 6 aprile 2022, prevedono una riduzione del 37 per cento dei consumi con una diminuzione degli approvvigionamenti di circa 25 miliardi di metri cubi di gas naturale. Tali consumi saranno ulteriormente ridotti dall'esecuzione delle riforme e dagli investimenti che verranno attivati con il nuovo capitolo del piano REPowerEU che verrà inserito nel PNRR;

    l'International Renewable Energy Agency (Irena) nel report Renewable Power Generation Costs mostra che nel 2021 il costo delle rinnovabili è diminuito, nonostante l'incremento dei prezzi delle materie prime. Nel 2022, per la prima volta in Europa, la generazione da fonti rinnovabili, eolico e solare (22 per cento), ha superato la generazione da gas (20 per cento) riducendo l'importazione di 70 miliardi di metri cubi di gas e risparmiando 100 miliardi di euro, come riporta lo studio «More renewables, Less inflation» di E3G ed Ember;

    nonostante le fonti energetiche rinnovabili abbiano un costo di generazione dell'energia inferiore rispetto a quello di altre tecnologie che impiegano fonti fossili, la crescita dell'utilizzo delle tecnologie pulite continua ad essere fortemente ostacolata dell'inefficienza degli iter autorizzativi, che nel nostro Paese durano in media 1 o 1,5 anni per il fotovoltaico e circa 5 anni per l'eolico. Iniziative di semplificazione delle procedure autorizzative all'interno del nuovo capitolo sul REPowerEU contribuiranno positivamente all'incremento della quota di energia rinnovabile in sostituzione dei combustibili fossili;

    nel mese di febbraio Elettricità Futura ha elaborato il piano 2030 del settore elettrico, un percorso per il raggiungimento dell'indipendenza e della sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, in linea con gli obiettivi europei. Il piano prevede di allacciare alla rete 85 gigawatt di nuove rinnovabili al 2030, portando all'84 per cento le rinnovabili nel mix elettrico, e l'elettrificazione pari a circa 360 terawattora. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 8 anni l'Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro,

impegna il Governo:

1) a garantire che i nuovi progetti da includere nel PNRR tra i nuovi investimenti per il REPowerEU siano coerenti con gli obiettivi europei per la decarbonizzazione e volti ad eliminare realmente la dipendenza dell'Unione europea dalle importazioni di combustibili fossili;

2) ad impiegare le risorse del PNRR per progetti del REPowerEU per sostenere interventi rivolti alla riduzione dei consumi di energia attraverso la riqualificazione energetica degli edifici, l'autoconsumo singolo e collettivo di energia rinnovabile tramite configurazioni di comunità energetiche rinnovabili attraverso un fondo per garanzie e prestiti agevolati, meccanismi di detrazioni fiscali, cessioni e sconto tipo «ecobonus» e «superbonus», favorendo i cittadini nelle condizioni di povertà energetica;

3) ad impiegare le risorse del PNRR per progetti del REPowerEU al fine di sostenere le attività produttive, in particolare le imprese nella creazione di comunità energetiche rinnovabili, tramite un fondo per garanzie e prestiti agevolati al fine di aiutare l'accesso alla liquidità per gli investimenti;

4) a non impiegare risorse del PNRR per progetti del REPowerEU rivolti alla realizzazione di nuove infrastrutture o progetti che favoriscono l'utilizzo di fonti di energia fossile;

5) ad inserire nel capitolo del REPowerEU le riforme di semplificazione delle procedure autorizzative per impiegare le risorse del PNRR per progetti che spingano l'incremento della generazione elettrica da fonti rinnovabili, dell'impiego degli accumuli, il miglioramento dell'infrastrutturazione e il superamento delle strozzature esistenti in termini di trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell'energia elettrica, oltre a delle riforme per facilitare l'affidamento di aree pubbliche per la realizzazione di impianti rinnovabili per le Cer;

6) ad impiegare le risorse del PNRR per progetti del REPowerEU nel settore della decarbonizzazione nei processi produttivi industriali, per la realizzazione di investimenti per l'efficientamento energetico e per il riutilizzo per impieghi produttivi di materie prime e di materie riciclate, attraverso la concessione di agevolazioni dirette alle imprese, con particolare attenzione a quelle che investono nel settore dell'automotive per la transizione elettrica;

7) ad adeguare il Piano nazionale integrato energia e clima alle indicazioni europee precisando metodi e strumenti per accelerare la transizione verde verso la neutralità climatica e rafforzare la resilienza del sistema energetico in linea con i piani Fit for 55% e REPowerEU;

8) a tenere, prima dell'invio dei progetti, un'ampia consultazione per affrontare con le parti interessate quali siano le riforme e gli investimenti da includere nel piano REPowerEU.
(1-00100) «Cappelletti, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Fenu, Pavanelli, Ilaria Fontana, Dell'Olio, Conte».


   La Camera,

   premesso che:

    la data del 28 marzo è dedicata alla giornata nazionale dell'endometriosi, malattia cronica e progressiva, che colpisce nel mondo 150 milioni di donne in età fertile ed è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina;

    nel 20 per cento dei casi l'endometriosi è asintomatica. Per il restante 80 per cento i sintomi prevalenti sono: dolore pelvico cronico, dismenorrea, dispareunia, dolore in corrispondenza del ciclo mestruale, dolore nella regione lombare e/o lungo l'arto inferiore, cefalea, proctorragia, ematuria, diarrea e/o stitichezza, gonfiore addominale, affaticamento cronico e febbre;

    in Italia sono affette da endometriosi oltre 3 milioni di donne, il 10-15 per cento delle quali in età riproduttiva, ma detta patologia interessa circa il 30-50 per cento delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire;

   il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma questa può comparire anche nella fascia d'età più bassa, quella delle giovani donne;

    la diagnosi arriva, spesso, dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche per la donna e con un grave stigma socialmente inaccettabile dovuto alle gravi ed invalidanti sofferenze tali da non permettere di svolgere alcuna attività quotidiana;

    non a caso è stata più volte definita malattia invalidante, in quanto costringe le donne che ne sono affette a modificare il proprio stile di vita, rimodulando le proprie abitudini sia nei rapporti sociali che nella vita lavorativa e privata;

    gli attuali livelli assistenziali prevedono la catalogazione della patologia come malattia cronica e, dal 12 gennaio 2017, l'endometriosi di stadio 3 e 4 è considerata meritevole di particolare tutela sanitaria tanto da prevedere esenzione su alcuni esami diagnostici attraverso il codice esenzione numero 063,

impegna il Governo:

1) ad attuare una più precisa e puntuale campagna informativa sulla patologia dell'endometriosi, mirata in particolar modo alle giovani donne, troppo spesso ignare del fenomeno e quindi penalizzate da diagnosi tardive;

2) ad adottare iniziative volte ad ampliare il riconoscimento alle esenzioni per ogni stadio della malattia, non limitandolo soltanto ad alcuni stadi patologici;

3) a favorire una sinergia con tutte le realtà locali al fine di diffondere una presa di coscienza dei problemi che la patologia può avere nella vita delle donne;

4) a favorire un maggiore interesse per la ricerca scientifica al fine di limitare il reale impatto della malattia sulla vita delle donne;

5) a verificare la possibilità di costruire un'adeguata azione di supporto psicologico per le donne affette dalle forme più gravi di endometriosi che aiuti nella gestione delle possibili complicanze nonché per tutte le problematiche connesse alla riduzione della fertilità.
(1-00101) «La Porta, Vietri, Colosimo, Colombo, Matteoni, Ciaburro, Di Maggio, Zurzolo, Giorgianni, Caretta, Buonguerrieri, Frijia, Longi, Matera».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    il primo giugno 2023 sarà avviato il nuovo sistema brevettuale europeo, ovvero un regime che garantirà una protezione dei diritti di proprietà intellettuale in Europa più semplice e conveniente, grazie all'introduzione di uno sportello unico per la registrazione dei brevetti in Europa e all'istituzione di un sistema unificato di risoluzione delle controversie;

    il sistema brevettuale europeo, che promette di generare un aumento di 1,8 miliardi di euro nei flussi annuali degli investimenti esteri diretti in entrata nell'Ue mira, come detto, a ridurre i costi della protezione dei brevetti a vantaggio delle imprese, oltre che a promuovere la ricerca e l'innovazione, sostenendo allo stesso tempo la transizione verde e digitale;

    al momento del suo lancio, il brevetto unitario coprirà solo 17 Paesi dell'Ue sui 25 aderenti all'iniziativa: oltre all'Italia, figurano Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Malta, Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Austria, Bulgaria, Slovenia;

    a causa della Brexit che ha sancito l'uscita di scena di Londra, inizialmente designata come una delle città ospitanti uffici del Tribunale unificato dei brevetti, al momento le sedi centrali della Corte di primo grado del Tub sono solo due, ovvero Parigi e Monaco, mentre la Corte d'appello mantiene la propria sede a Lussemburgo;

    l'accordo intergovernativo sul Tub, però, ha previsto una terza sede centrale e l'attuale Governo ha già individuato in Milano la città maggiormente idonea ad ospitare una sezione specializzata della divisione centrale, considerata la forte vocazione imprenditoriale del capoluogo lombardo e dell'intera regione;

    ai fini dell'entrata in vigore dell'accordo Tub è stato già riconosciuto che, dopo l'uscita del Regno Unito dall'accordo nel 2020, l'Italia rappresenta il terzo Paese Ue firmatario, dopo Germania e Francia, che nell'anno di riferimento, cioè il 2012, aveva il maggior numero di brevetti europei in vita;

    senza la ratifica italiana non sarebbe stato, quindi, possibile nemmeno avviare la fase di applicazione provvisoria dell'accordo;

    le domande di brevetto provenienti dall'Italia e dirette all'European Patent Office (Epo) nel 2021 sono cresciute del 6,5 per cento anno su anno, secondo le statistiche di Epo Patent Index pubblicate nel mese di aprile 2022;

    solo nel 2021, aziende e inventori italiani hanno depositato presso Epo un totale di 4919 domande di brevetto, il numero più alto mai registrato fino ad oggi: il settore dei trasporti in Italia si conferma quello con le più alte richieste (400), quello delle misurazioni è il settore a maggiore crescita insieme al Med-tech (Medical Technology);

    i due Stati europei che hanno presentato più domande a Epo, Germania (+0,3 per cento) e Francia (-0,7 per cento), sono rimasti pressoché stabili nel corso del 2022;

    la Lombardia rimane la regione numero uno in Italia per le domande di brevetto, seguita dall'Emilia-Romagna con una quota del 16,7 per cento e dal Veneto (quota del 13,1 per cento). Queste tre regioni rappresentano oltre il 60 per cento di tutte le domande di brevetto dall'Italia a Epo;

   Milano, capitale della produzione italiana dove vengono in assoluto registrati il maggior numero di brevetti, sarebbe quindi la terza sede più giusta del Tribunale unificato europeo dei brevetti;

    il riconoscimento della sede centrale a Milano riequilibrerebbe l'attuale sbilanciamento che esiste tra i Paesi Ue rispetto alle sedi di organizzazioni europee attive nel settore della proprietà intellettuale, tenuto conto delle prerogative già assegnate alla Germania, che ospita l'Ufficio europeo dei brevetti, e alla Francia, che ospita l'Ufficio comunitario delle varietà vegetali (Cpvo), nonché una sede centrale del Tub con competenze di importanza strategica elevata;

    per Milano e la Lombardia, in particolare, si genererebbe un indotto economico positivo grazie all'attività accresciuta per gli studi di consulenza e legali, le strutture di servizi accessori e di ospitalità, con potenziale incremento occupazionale a livello locale, nonché si creerebbero occasioni ulteriori di specializzazione per laureati, imprese e ricercatori nel settore dei brevetti, con un inevitabile incremento di investimenti anche dall'estero,

impegnano il Governo

ad attivarsi presso le sedi istituzionali, europee e nazionali, al fine di assegnare alla città di Milano la terza sede della sezione specializzata della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti.
(7-00081) «Calovini, Caramanna, Tirelli, Cavo, De Corato, Mantovani, Mascaretti, Maullu, Osnato, Almici, Chiesa, Di Maggio, Kelany, Maccari, Maerna, Malagola, Pellicini, Pietrella, Raimondo, Sbardella, Tremaglia, Caiata, Di Giuseppe, Gardini, Loperfido, Mura, Pozzolo, Antoniozzi, Colombo, Comba, Giovine, Schiano Di Visconti, Zucconi».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il 28 marzo è la giornata mondiale dell'endometriosi, istituita nel 2004 per porre l'attenzione su una malattia, la cui diagnosi arriva spesso dopo un iter lungo il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche che, in alcuni casi, può essere fortemente invalidante per le donne poiché impatta sulla loro salute sessuale e riproduttiva, sulla qualità della vita e sul benessere generale;

    in Italia sono circa 3 milioni le donne con diagnosi conclamata e in generale l'endometriosi interessa il 10-15 per cento delle donne in età riproduttiva e circa il 30-50 per cento delle donne infertili o con difficoltà a concepire;

    il picco si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche in fasce di età più basse. Nel mondo invece sono circa 190 milioni le donne e le adolescenti (tra il 2 e il 10 per cento della popolazione femminile generale) colpite durante l'età riproduttiva e per alcune le conseguenze della malattia possono allungarsi anche oltre la menopausa;

    l'endometriosi è caratterizzata dalla presenza e dalla proliferazione di tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina e, come si legge sul sito dell'Oms, non esiste una cura nota per l'endometriosi e il trattamento è solitamente finalizzato al controllo dei sintomi e per questo la stessa Oms riconosce l'importanza di promuovere una maggiore consapevolezza, politiche e servizi per l'endometriosi e collabora con la società civile e le associazioni di pazienti affetti da endometriosi l'accesso alla diagnosi precoce e al trattamento efficace dell'endometriosi è importante, ma è limitato in molti contesti, compresi i Paesi a basso e medio reddito;

    a seconda della sede, l'endometriosi può comportare: lesioni ovariche, lesioni peritoneali superficiali e lesioni peritoneali profonde, ma in molti casi i tipi di lesione possono anche coesistere e molto spesso si associa ad una elevata infertilità;

    nell'ambito dei diversi gruppi di lavoro, che nel mondo si occupano di endometriosi da un punto di vista chirurgico, clinico, biologico e della fertilità, non c'è ancora un pieno accordo sui sistemi di classificazione e su come valutare il ruolo dell'endometriosi sulla fertilità e la considerazione che occorre avere nel programmare un trattamento chirurgico o medico o di procreazione medicalmente assistita (Pma);

    l'endometriosi impatta pesantemente sulla qualità di vita, sia per l'aspetto sintomatologico (dolori mestruali, dolore pelvico cronico, dolore durante i rapporti sessuali, difficoltà o dolore alla minzione, difficoltà o dolore alla defecazione), sia per il potenziale impatto negativo sulla fertilità;

    sebbene sia stato dimostrato che i sintomi dell'endometriosi, in particolare il dolore, possono avere un enorme impatto sulla qualità della vita, questa patologia rimane sotto-diagnosticata e può passare inosservata per molti anni;

   vista la gravità della malattia, nonostante sia ancora sotto-diagnosticata, dal 2017 è stata inserita nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati («moderato o III grado» e «grave o IV grado») riconoscendo così il diritto all'esenzione del ticket per alcune prestazioni specialistiche;

   in alcune regioni (Toscana ad esempio) viene riconosciuta nei livelli essenziali di assistenza (Lea), tra le possibili prestazioni per le forme più gravi di endometriosi, la possibilità di ricorrere a trattamenti di procreazione medicalmente assistita (Pma), nonché l'acquisto di farmaci con l'esenzione per endometriosi necessari per la procedura di Pma;

   il fatto che non tutte le regioni abbiano le stesse prestazioni sanitarie inserite nei Lea lede il diritto alla salute sancito all'articolo 32 della nostra Costituzione di quelle cittadine le cui regioni non riconoscono tali prestazioni, con una evidente disparità di cura e di trattamenti tra le regioni molto penalizzante per la qualità della cura e della vita delle donne;

   vista l'incidenza della malattia per analizzare i meccanismi di patogenesi, nel 2021 è stato indetto un bando di ricerca rivolto a tutti i ricercatori del Ssn ed è stato firmato il decreto 22 marzo 2021, con cui si autorizza la spesa di 3 milioni di euro ripartiti sugli esercizi finanziari 2021-2022-2023. Dei trenta progetti risultati in graduatoria finale, nove progetti sono risultati in posizione utile ai fini del finanziamento ministeriale e ad essi sono state erogate le prime tranche anticipate per un totale complessivo di 1 milione di euro. I destinatari istituzionali dei nove progetti oggetto dei primi finanziamenti sono: gli Irccs Ospedale Policlinico San Martino e il Burlo Garofolo; le regioni Emilia-Romagna, Lombardia (2 progetti), Toscana, l'Ospedale Maggiore e gli Irccs Ospedale San Raffaele e Policlinico Sant'Orsola;

    in aggiunta ai progetti finanziati con i 3 milioni di euro per il bando endometriosi, nell'ambito delle edizioni 2018 e 2019 della Ricerca finalizzata sono stati finanziati 3 progetti di ricerca per un totale di quasi 950.000 euro;

   infine, è opportuno ricordare che nella giornata dedicata all'endometriosi la Sigo ha confermato il suo impegno verso le donne affette da tale patologia, rendendo attivo il numero verde 800.592.782, con il quale le donne possono rappresentare i loro dubbi, chiedere informazioni, sia di tipo diagnostico che terapeutico, ricevendo in breve risposte da ginecologi esperti della patologia,

impegna il Governo:

   a promuovere, con la collaborazione degli enti territoriali e delle associazioni dei pazienti più rappresentative sul territorio nazionale, la realizzazione di campagne di informazione e di sensibilizzazione a carattere nazionale e regionale sulle problematiche relative all'endometriosi, per favorire una maggiore conoscenza della sintomatologia, la diagnosi precoce e la prevenzione delle relative complicanze;

   al fine di sensibilizzare le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi circa le malattie dell'apparato riproduttivo e i fattori di rischio che possono causare infertilità, con particolare riferimento all'endometriosi, a promuovere periodicamente, negli istituti di istruzione primaria e secondaria di primo e secondo grado, campagne informative e programmi di prevenzione dell'infertilità femminile e maschile realizzate in collaborazione con le strutture dell'assistenza sanitaria di base e con la rete dei consultori familiari;

   ad adottare iniziative volte a inserire nei Lea ulteriori prestazioni garantite in regime di esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria a favore delle donne affette da endometriosi, ritenute appropriate ai fini della diagnosi, del monitoraggio e del trattamento della malattia e dei relativi sintomi e complicanze;

   a promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, nell'ambito dell'organizzazione del servizio sanitario regionale, l'attivazione di reti e di centri di riferimento per la diagnosi, il trattamento, la ricerca e la formazione sull'endometriosi, nonché la predisposizione di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali in grado di garantire la presa in carico precoce delle pazienti, la gestione multidisciplinare della patologia e la prevenzione delle complicanze ad essa correlate;

   a istituire una commissione nazionale sull'endometriosi con il compito di aggiornare periodicamente le linee guida sulla diagnosi e il trattamento dell'endometriosi, coadiuvare le regioni nell'attivazione della predisposizione di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali uniformi in grado di garantire la presa in carico precoce delle pazienti, la gestione multidisciplinare della patologia e la prevenzione delle complicanze ad essa correlate mediante una strategia terapeutica di medio e lungo termine, elaborare, promuovere e coordinare ricerche sulla malattia, elaborare, promuovere e coordinare l'attuazione di campagne di formazione, informazione e sensibilizzazione indirizzate alla classe medica e alla popolazione;

   ad adottare iniziative volte a predisporre, fin dal primo provvedimento utile, risorse adeguate per il sostegno alla ricerca scientifica sull'endometriosi;

   ad adottare iniziative volte a riconoscere all'interno dei Lea, tra le possibili prestazioni per le forme più gravi di endometriosi, la possibilità di ricorrere a trattamenti di procreazione medicalmente assistita (Pma), nonché l'acquisto di farmaci con l'esenzione per endometriosi necessari per la procedura di Pma.
(7-00080) «Malavasi, Furfaro, Ciani, Girelli, Stumpo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BICCHIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa danno evidenza della gravosa situazione debitoria del comune di Salerno. Il Collegio dei revisori dei conti del comune di Salerno riterrebbe, infatti, «inevitabile il dissesto dell'Ente» come tanto rilevato nella delibera di riconoscimento dei debiti fuori bilancio;

   il comune di Salerno era stato inserito nel gruppo delle città destinatarie del decreto aiuti per il risanamento finanziario avendo denunciato, per l'anno 2020, un disavanzo di amministrazione pari a euro 201.893.510,41. Il dato pro capite portava Salerno ai primi posti nella classifica effettuata dal Sole24ore. Nella seduta di Consiglio del 29 dicembre del 2022 è stato approvato il contratto e il cronoprogramma concordato con gli organi del Ministero dell'economia e delle finanze: il piano di rientro interessa l'arco temporale compreso tra gli anni 2022-2044;

   la componente principale delle entrate è rappresentata dalla vendita dei beni di proprietà pubblica che, nell'intero periodo del rientro, è quantificato in euro 77.018.558,91, cioè pari a circa la metà del disavanzo da ripianare. A tal riguardo l'elenco del patrimonio disponibile espone 61 cespiti per un valore di euro 13,3 milioni, oltre a 4 aree cosiddette Prog, cioè oggetto di riqualificazione, per ulteriori euro 31,4 milioni. In totale, quindi, si potrebbero incassare solo euro 44,7 milioni, nel caso raro che fosse realizzato il valore a base d'asta;

   l'articolo 4, lettera c), del contratto di rientro dispone che l'ente deve «prevedere ulteriori aumenti dell'addizionale comunale all'Irpef qualora le risorse derivanti dalle alienazioni patrimoniali e dalle altre misure inserite nel cronoprogramma non dovessero realizzarsi nelle quantificazioni previste»;

   l'aumento dell'addizionale Irpef alla sua quantificazione massima potrebbe apportare un importo all'incirca di euro 7 milioni per anno, insufficienti rispetto alle necessità finanziarie;

   un aumento della pressione fiscale costituirebbe un aggravio della già critica situazione economica di cittadini e imprese salernitani;

   nei bilanci consuntivi deliberati dal comune negli anni 2020 e 2021 sono state riscontrate criticità che ne pregiudicano l'affidabilità e la veridicità. Ad esempio, relativamente al consuntivo 2020, il documento contabile ha subìto modifiche, prima dell'approvazione definitiva, per la dichiarata presenza di una errata quantificazione dei residui passivi. La riformulazione del totale dei residui si mostrava scollegato rispetto ai dettagli contabili, non recependone le movimentazioni diveniva un «corpo estraneo» alle risultanze di periodo nei quadri di dettaglio e rendeva assolutamente inaffidabile il valore del disavanzo di amministrazione;

   il disavanzo di amministrazione del consuntivo 2021 è stato quantificato in euro 169,900.000, dopo un «riallineamento contabile» di euro 78.125.425,32, riconoscendo che quel bilancio era viziato da errori. Alcuni consiglieri comunali hanno chiesto «un esame urgente per l'accertamento della veridicità dei risultati di bilancio (...) i vari prospetti esaminati riportano in alcuni casi, incredibilmente, dati difformi per le medesime voci di bilancio, lasciando intendere approssimazione e rendendo dubitabile la veridicità dei risultati riportati»;

   se il disavanzo fosse più elevato, come si potrebbe supporre, il piano di rientro sarebbe non idoneo a garantire il suo riassorbimento, con conseguenze per la cittadinanza;

   la previsione, infine, del rientro «forzato» entro la fine del 2024 di euro 51.402.341,23, pari al terzo del totale, potrebbe indurre a ritenere che la quantificazione sia stata una scelta per usufruire del periodo di salvaguardia di due anni, esigenza, non solo estranea agli interessi della comunità ma anche prevedibile fonte di gravi conseguenze sui cittadini;

   appare necessario, alla luce delle criticità denunciate, verificare la congruità del piano di rientro con riferimento alle effettive condizioni dell'ente –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano assumere per verificare la reale situazione finanziaria del comune di Salerno al fine di evitare che i cittadini possano essere gravati intollerabilmente.
(4-00745)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LA SALANDRA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la cronaca giornalistica ha più volte, negli ultimi mesi, acceso i riflettori su alcune ambiguità riguardanti i sistemi di crowdfunding, gli strumenti di raccolta fondi che hanno lo scopo di cercare sostenitori per il finanziamento di progetti, basati non tanto sulla ricerca di grandi capitali ma piuttosto sulla contribuzione di piccoli e medi donatori e finanziatori, generalmente attraverso una piattaforma digitale;

   ci si riferisce, nello specifico, al clamore mediatico suscitato da due episodi, che ruotano intorno al mondo dell'agricoltura: la vicenda del campo di tulipani visitabile con ingresso a pagamento, distrutto da una grandinata in Capitanata (Repubblica Bari 28 marzo 2023 «Se chiedere aiuti è un'abitudine» di Daniele Leuzzi), così come a casi di altre associazioni, spesso con scopi filantropici o di tutela dei diritti, ottenendo «finanziamenti» esentasse da parte di privati, con non poche perplessità relative a finalità, tracciabilità e trasparenza (Fanpage 14 settembre 2022 «Dove sono finiti i soldi delle raccolte fondi della Lega Braccianti?» di Antonio Musella);

   nella maggior parte dei Paesi in cui operano portali di crowdfunding, il fenomeno non è soggetto a regolamentazione ed è fatto pertanto rientrare nell'ambito di applicazione di discipline già esistenti (appello al pubblico risparmio, servizi di pagamento e altro);

   l'Italia è sì il primo Paese in Europa ad essersi dotato di una normativa specifica e organica, ma relativa esclusivamente al cosiddetto equity crowdfunding per le start-up innovative, secondo il decreto-legge n. 179 del 2012 (convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221) recante «Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese» (noto anche come «Decreto crescita bis»). È noto, d'altronde, come il tessuto produttivo italiano sia fondato sulle piccole imprese e sono anche note le difficoltà che incontrano queste imprese, soprattutto dopo la crisi del 2008, a ottenere finanziamenti dalle banche;

   in sintesi, pare che sistemi di raccolte fondi dovrebbero essere normativizzati con maggiore rigore, dati anche i rischi relativi alla illiquidità e al riciclaggio –:

   se intendano avviare iniziative di carattere normativo in ordine a efficaci sistemi di controllo sulle raccolte fondi, con particolare riferimento a quelle online, sulla rendicontazione, sugli obblighi di trasparenza, soprattutto quando la raccolta fondi assume il canone della abitualità e quando è apparentemente destinata a cause umanitarie o ambientali, e sulla eventuale incompatibilità con concomitanti finanziamenti pubblici.
(4-00748)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   per far fronte agli incrementi dei prezzi dell'energia elettrica, dalla fine del 2021 e per tutto il 2022, sono state adottate una serie di misure tese a fronteggiare e contenere, nell'ambito del possibile, l'impatto economico sulle bollette elettriche degli utenti finali e, segnatamente, dei clienti domestici e delle Pmi;

   tra le misure adottate, da ultimo con l'articolo 1 della legge di bilancio 2023, il 31 marzo 2023 terminano gli effetti delle disposizioni che hanno annullato, per il primo trimestre del 2023 e unicamente per le utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kilowatt, le aliquote relative agli oneri generali di sistema elettrico;

   rispetto a tale scelta, le associazioni rappresentanti delle imprese e degli artigiani avevano già evidenziato come il mancato azzeramento degli oneri generali per le utenze «altri usi» in bassa e media tensione con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kilowatt, costituisse un danno per il comparto della piccola manifattura artigiana, composto da migliaia di piccole imprese operanti nei settori di eccellenza del Made in Italy;

   circa un terzo del valore dell'ammontare dei predetti oneri, pari a 5 miliardi, viene, infatti, sostenuto dalle micro e piccole imprese, sulla base di un sistema di contribuzione sperequato e del tutto slegato dai dati effettivi di prelievo di energia dalla rete. Sulle piccole imprese infatti ricadono i costi di maggiori oneri, pur consumando meno energia rispetto ad altri comparti produttivi;

   nonostante gli attuali segni di miglioramento in relazione al livello di prezzo dell'energia elettrica, nel mese di marzo il Pun (Prezzo unico nazionale), prezzo di riferimento all'ingrosso dell'energia elettrica acquistata sul mercato della borsa, ha avuto un prezzo medio pari a 140 euro al megawattora, molto più alto rispetto ai livelli di prezzo del 2020 (40 euro megawattora);

   in questo scenario ancora delicato e complesso, i prezzi dell'energia decrescono ma si attestano comunque su livelli ancora alti, tali da garantire la realizzazione di extraprofitti. Risulta pertanto cruciale mantenere politiche economiche di tutela e sostegno alla produttività degli artigiani e delle piccole e medie imprese, scongiurando potenziali risalite dei costi per queste ultime, anche alla luce del ripristino degli oneri di sistema in bolletta –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a prorogare, anche per i prossimi trimestri o comunque fino a tutto il permanere della situazione di grave emergenza prezzi, la sterilizzazione degli oneri di sistema citati in premessa, anche per le utenze con potenza disponibile superiore ai 16,5 kilowatt, così attenuando l'impatto dell'aumento dei costi dell'energia per le imprese.
(2-00116) «Cappelletti».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nell'aprile 2017, l'Enac ha presentato specifica istanza Via relativa al progetto «Strumento di Pianificazione e Ottimizzazione al 2030» dell'Aeroporto di Treviso;

   malgrado le criticità evidenziate durante la fase partecipativa, la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale avallava ad avviso degli interroganti una errata e fuorviante procedura di valutazione, non richiedeva il rispetto dei limiti acustici di legge e non metteva mai realmente in discussione gli elementi del progetto, in modo da garantire il rispetto delle disposizioni;

   il procedimento si concludeva con decreto n. 104 del 24 marzo 2021 del Ministro della transizione ecologica di concerto con il Ministro della cultura, recante giudizio positivo di compatibilità ambientale subordinato al rispetto di alcune condizioni;

   avverso tale provvedimento veniva presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, al fine di ottenere l'annullamento del decreto;

   in particolare i ricorrenti evidenziavano, tra l'altro, come lo studio di impatto ambientale misconosca i gravi problemi derivanti da una incongrua metodologia di valutazione che: considera solo l'intorno aeroportuale; considera il confronto tra stato attuale e ipotesi di progetto, dichiarando un lieve peggioramento dell'inquinamento acustico e non valutando, invece, i macroscopici superamenti dei valori limite; ipotizza di risolvere i diffusi problemi di inquinamento acustico con il generico ricorso all'incremento dell'isolamento di facciata;

   dalle relazioni tecniche redatte a supporto del ricorso sono effettivamente emerse numerose criticità in ordine alla procedura di valutazione: risulta infatti completamente omessa la valutazione degli impatti cumulativi, ovvero degli effetti potenziali e sinergici tra interventi, opere e infrastrutture localizzate sul territorio; nelle vicinanze dello scalo non è sufficientemente ed adeguatamente analizzato l'inquinamento atmosferico; nessun monitoraggio specifico è stato implementato, nessuna postazione fissa localizzata in modo strategico ed adeguato è stata installata; non si considera che in assenza di un quadro certo dello stato di qualità dell'aria nelle aree circostanti l'aeroporto, qualunque valutazione degli impatti perde validità e rappresentatività;

   dall'analisi della componente rumore è inoltre emerso che l'aeroporto Canova mal si inserisce in un territorio caratterizzato da forte urbanizzazione e dalla immediata vicinanza con il Parco naturale del fiume Sile; nel parere Ctva 2978 del 29 marzo 2019 si evidenzia «che l'incremento del traffico aereo previsto nello scenario 2030 comporterà un aumento della frequenza dei movimenti, con un conseguente aumento dell'emissione di rumore nell'arco della giornata e un'espansione, rispetto allo stato di fatto, di 32 ha della superficie interferita da emissioni diurne pari o superiori a 60 dB(A); le nuove superfici coinvolte sono rappresentate in maggior parte da aree urbanizzate»;

   a fronte di tali lacune ed incongruenze, la Ctva: non stigmatizza l'errata e fuorviante procedura di valutazione; con le prescrizioni 1, del parere 2978, e 2, del parere 3096, richiede ex post, oltretutto con solo riguardo all'intorno aeroportuale, quanto andava invece dimostrato ex ante nell'ambito dello studio di impatto, vale a dire il rispetto dei limiti di legge; accetta e accredita una derogatoria «procedura di risanamento» mediante incremento dell'isolamento di facciata dei ricettori, in assenza delle giustificazioni tecniche e delle complessive valutazioni tassativamente richieste dallo specifico decreto ministeriale 29 novembre 2000; non mette mai realmente in discussione gli elementi del progetto in grado di garantire il rispetto delle disposizioni normative o, almeno, di comportare significative riduzioni dell'inquinamento acustico che già caratterizza lo stato di fatto e, a maggior ragione, incombe sull'ipotesi di progetto;

   con parere 22 del 10 novembre 2020 la Ctva suggeriva alla Dgva del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nell'ambito della propria discrezionalità tecnica, di integrare la condizione n. 10 del decreto ministeriale n. 104 del 24 marzo 2021 prevedendo uno studio che «dovrà valutare anche gli eventuali effetti dell'inquinamento atmosferico e dovrà includere dati epidemiologici sui ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie croniche, asma bronchiale, malattie cardiovascolari e tumori polmonari nei due comuni impattati dall'aeroporto (Treviso città e Quinto di Treviso) oltre che sui relativi dati di mortalità. Nello studio sarà riformulata la stima del rischio cancerogeno da benzo(a)pirene usando l'unit risk dell'Organizzazione mondiale della sanità e sarà inclusa anche la stima del rischio cancerogeno da PM2.5 sia per lo specifico apporto delle emissioni aeroportuali anche attraverso il particolato secondario sia per il rischio cumulativo relativo ai ricettori sensibili» –:

   se si intenda fornire adeguate garanzie a tutela della popolazione di Treviso e quali iniziative si intenda intraprendere in ordine all'applicazione del decreto citato, per le evidenti incongruenze della procedura di compatibilità ambientale;

   se si intenda fornire adeguate garanzie a tutela della popolazione di Treviso e quali iniziative intenda intraprendere nei confronti dell'ente gestore in relazione al rispetto delle normative sull'inquinamento acustico ed ambientale anche recependo quanto suggerito dalla Ctva con parere n. 22 del 10 novembre 2020;

   se i Ministri interrogati intendano approfondire i succitati aspetti nel Piano nazionale degli aeroporti.
(2-00117) «Sergio Costa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Santillo, Cappelletti, Iaria, Cantone, Fede, Traversi».

Interrogazione a risposta orale:


   AURIEMMA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con delibera di Giunta regionale n. 683 del 23 dicembre 2014, la regione Campania si è dotata di una rete di monitoraggio della qualità dell'aria sotto la supervisione dell'Agenzia regionale protezione ambientale della Campania (Arpac);

   tale rete si è rivelata sin da subito insufficiente e carente in differenti aspetti; infatti a differenza di altre agenzie regionali, in Campania non risultano monitorati i livelli di inquinanti quali metalli pesanti, Ipa e in particolare benzo(a)pirene, pericolosi per la salute umana, inoltre non viene fornita una chiara identificazione sulla composizione chimica e granulometrica del particolato PM10 e PM 2,5 impedendo una chiara identificazione dell'origine delle fonti inquinanti;

   in più occasioni il portale destinato alla comunicazione e alla consultazione dei dati rilevati non è stato tempestivamente aggiornato, così come in molteplici bollettini giornalieri è apparsa la dicitura «n.v.» (non validabili) rendendo scarna e inefficiente la funzione della suddetta rete di monitoraggio;

   nonostante le carenze della rete di monitoraggio, negli ultimi anni c'è stato un incremento degli sforamenti rilevati dalle centraline; relativamente all'anno 2022 su 365 giorni, la centralina di via Flichito - Volla (NA) ha registrato 106 sforamenti, quasi uno ogni tre giorni, quella di San Vitaliano Scuola Marconi 81, di Acerra Scuola Caporale 72, di Acerra Zona Industriale 62, di Pomigliano Zona Asi 52 a fronte di una normativa che pone come limite massimo 35 sforamenti;

   questa situazione pone un oggettivo rischio per la salute della cittadinanza e, come indicato dalla denominazione delle centraline, queste si trovano in corrispondenza di scuole e centri abitati evidenziando immediatamente il pericolo che le stesse rilevano –:

   quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche con l'ausilio dell'Ispra, intendano intraprendere al fine di risolvere le problematiche di cui sopra;

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario assumere, con urgenza, iniziative, per quanto di competenza, volte a monitorare in maniera maggiormente efficace, anche con l'intervento del comando dei Carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica, dell'Ispra e dell'Istituto superiore della sanità, i rischi ambientali e sanitari legati al territorio della cosiddetta «Terra dei Fuochi» individuando le criticità su cui intervenire.
(3-00293)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO, FENU, LOVECCHIO, ALIFANO e RAFFA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2021, in occasione della Conferenza sul clima di Glasgow, 34 Paesi e cinque istituzioni finanziarie pubbliche hanno firmato un impegno congiunto («dichiarazione di Glasgow») per porre fine a nuovi finanziamenti pubblici internazionali ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2022; l'Italia, che condivideva con il Regno Unito la presidenza della COP26, aderì solo all'ultimo minuto alla dichiarazione di Glasgow;

   Sace, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, si colloca al sesto posto globale e al primo in Europa tra i finanziatori pubblici dell'industria fossile; tra il 2016 e il 2021, Sace ha emesso garanzie (assicurazioni sui progetti o garanzie sui prestiti per la realizzazione dei progetti) per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro, che rappresentano una fetta importante dei cosiddetti «sussidi ambientalmente dannosi» italiani;

   sette tra i principali Paesi firmatari della dichiarazione hanno adottato politiche che rispettano ampiamente la promessa fatta a Glasgow: Regno Unito, Francia, Canada, Finlandia, Svezia, Danimarca e Nuova Zelanda; altri, come Paesi Bassi, Spagna e Belgio, hanno implementato la dichiarazione con politiche deboli, che lasciano ampi margini di supporto finanziario ai settori del petrolio e del gas; secondo la stampa internazionale e le organizzazioni della società civile la politica italiana di implementazione della dichiarazione è considerata la peggiore tra tutti i Paesi firmatari e per questo motivo le organizzazioni della società civile internazionale chiedono l'espulsione dell'Italia dall'impegno di Glasgow;

   la prima criticità evidenziata riguarda il ritardo e la mancanza di trasparenza: nonostante l'impegno sia stato preso a fine 2021, la nuova politica è stata resa pubblica solo a metà marzo 2023 dai canali social della coalizione internazionale Export Finance for Future (E3F), di cui l'Italia fa parte, e non da quelli ufficiali di Sace o del Ministero dell'economia e delle finanze;

   la seconda criticità riguarda i contenuti: contravvenendo a quanto pattuito, i progetti per esplorazione e produzione di gas potranno essere finanziati da Sace fino a gennaio 2026, e le deroghe presenti potrebbero posticipare ulteriormente la data ultima; per i progetti di trasporto e stoccaggio, invece, non è neanche menzionata una data ultima;

   la terza criticità è la mancanza di valutazioni d'impatto e analisi economiche, tecniche e sociali degli scenari energetici e occupazionali a sostegno delle giustificazioni sostenute in favore del continuo supporto alle fonti fossili, in particolare del gas;

   la quarta criticità è il precedente che fissa a livello globale, con il rischio che altri Paesi seguano l'esempio di un Paese G7 e adottino a cascata politiche disallineate all'obiettivo del grado e mezzo –:

   se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, ognuno per quanto di propria competenza, per avviare un processo di revisione della politica al fine di rispettare gli impegni presi dall'Italia alla COP26, coinvolgendo tutti gli attori della società e non solo le industrie beneficiarie delle garanzie, limitare il grave danno arrecato alla reputazione e alla credibilità internazionale dell'Italia e di conseguenza alla sua «agibilità politica» nel più ampio contesto della diplomazia climatica internazionale.
(4-00744)


   BICCHIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato in diverse notizie locali, nel mese di luglio dello scorso anno la zona est della città di Roma, nel quartiere Centocelle, è stata colpita da un incendio che ha colpito diversi autodemolitori, i cosiddetti «sfasciacarrozze», presenti su Via Palmiro Togliatti;

   in seguito a tale evento, si è posta la questione (non nuova) relativa alla individuazione di un luogo ove ricollocare le attività di autodemolizione oggetto dell'incendio;

   a seguito della circolazione della notizia riguardante il trasferimento dei suddetti autodemolitori presso la zona conosciuta come «la Barbuta», ai confini del comune di Ciampino, non poca è stata la preoccupazione dimostrata dai cittadini così come dalle istituzioni locali;

   le conseguenze ambientali che la decisione di tale trasferimento potrebbe provocare sono considerevoli, anche tenuto conto del fatto che la zona «la Barbuta» è già stata colpita da roghi tossici e che la zona medesima attende un'opera di bonifica;

   sempre la medesima zona in oggetto, oltre che essere vincolata a livello paesaggistico dal Piano territoriale paesistico 15/12 «Valle della Caffarella Appia Antica Acquedotti», è altresì classificata come zona di tutela paesaggistica, sottozona TPa/78;

   la soprintendenza archeologica di Roma con nota n. 3069 del 10 febbraio 1997 ha inoltrato la proposta di inclusione dell'area costituita dal Parco dell'Appia Antica e delle zone limitrofe di Cava Pace, Tor Marancia, Tor Carbone, via Latina e degli Acquedotti, di Casale di Gregna-Anagnina e delle Capannelle-Barbuta ricadente nella I, IX, X e XI circoscrizione del comune di Roma fra le zone di interesse archeologico di cui all'articolo 1, lettera m), della legge 8 agosto 1985, n. 431;

   oltre ai vincoli finora esposti, la zona ha come caratteristica quella di essere ubicata nelle vicinanze di un territorio connotato da alta densità di popolazione;

   la zona, inoltre, si trova nel cono di volo aeroportuale dell'aeroporto di Ciampino, divenendo possibile pericolo per la sicurezza degli aerei;

   le amministrazioni locali si sono mobilitate per affrontare la questione, tramite vie istituzionali, relativa alla già richiamata area «La Barbuta». A tal riguardo il comune di Ciampino il 21 novembre del 2022 ha approvato all'unanimità un ordine del giorno «Informativa del Sindaco in merito allo spostamento degli sfasciacarrozze di via Togliatti (Roma) presso l'ex campo nomadi La Barbuta» per scongiurare la delocalizzazione degli sfasciacarrozze;

   a settembre 2022, il sindaco di Roma ha firmato una ordinanza con la quale è stato previsto lo sgombero del campo rom «La Barbuta» e, come riportato dalle notizie del sito del comune di Roma l'ordinanza è stata firmata «affinché – afferma il Campidoglio in una nota – vengano ripristinate le condizioni ambientali e igienico-sanitarie a tutela della salute pubblica» –:

   se non si ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative volte ad assicurare il rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici che riguardano la suddetta zona con particolare attenzione: alla procedura di bonifica della medesima (essendo stata interessata da roghi di rifiuti); alla sua tutela, in conformità e nel rispetto delle norme vigenti; alla destinazione della zona ad attività adeguate in ordine ai vincoli che gravano sulla stessa, anche in relazione a profili di ordine pubblico.
(4-00746)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI e AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da numerose segnalazioni, nonché da articoli di stampa locale si apprende dell'accordo raggiunto tra un Rti e dei privati riguardante l'installazione di un'antenna della telefonia per la tecnologia 5G a Montecchio;

   sebbene il progetto sia considerato di pubblica utilità, esso, per l'area di ubicazione prescelta a poca distanza dal borgo e per l'altezza dell'antenna (di circa 40 metri), rischia di risultare di particolare impatto ambientale e paesaggistico;

   il progetto ha sollevato la protesta dei cittadini e il comune ha indetto una pubblica discussione sulla realizzazione dell'opera in ragione del fatto che il borgo sta cercando di incrementare il proprio appeal turistico che rischia di essere pregiudicato dalla presenza del ripetitore –:

   se non si intenda, per quanto di propria competenza, verificare la compatibilità architettonica della realizzazione dell'antenna 5G a Montecchio con l'esigenza di valorizzare la biodiversità e la bellezza paesaggistica naturale di Montecchio.
(4-00739)


   PAVANELLI e AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2007 il comune di Bettona ha accertato diversi abusi edilizi prospicienti la piazza principale del borgo;

   tra questi, quello relativo al fabbricato censito al foglio 16, particella 417 qualificato dalla Soprintendenza incompatibile con i valori paesaggistico ambientali e storico-culturali del sito;

   nel dettaglio, l'immobile è stato ritenuto abusivo all'esito di una complessa vicenda processuale che ha visto parte resistente anche il Ministero della cultura giacché il manufatto risultava – e risulta tuttora – costruito in aderenza a un fabbricato preesistente, di maggiori dimensioni e importanza architettonica, denominato palazzo Biancalana (Cons. Stato, sez. VI, sent. n. 427 del 2014);

   all'esito di un successivo e connesso procedimento giudiziario (Tar Umbria, sent. n. 400 del 2015), e nonostante diverse perizie attestassero la possibilità di dare seguito alla demolizione, quest'ultima soluzione è stata ritenuta non percorribile senza arrecare pregiudizio al palazzo Biancalana;

   in tale contesto sopravviene la decisione del comune, per mezzo di due delibere (la n. 95 del 13 giugno del 2017 e la n. 27 del 12 luglio 2019), in alternativa alla demolizione, di acquisire al patrimonio comunale l'immobile abusivo, parimenti impugnata innanzi al Tar. All'esito del predetto giudizio i giudici amministrativi hanno così ordinato al comune l'emanazione di un provvedimento di applicazione della sanzione pecuniaria sostitutiva ai sensi dell'articolo 143, comma 2, della legge regionale n. 1 del 2015 (Tar Perugia, sentenza n. 471 del 2020). Tale sentenza è stata annullata a seguito di ricorso al Consiglio di Stato (sentenza n. 3898 del 2021);

   divenuta definitiva tale pronuncia, la Soprintendenza ha intimato al comune di procedere alla demolizione. Per converso, il comune, appellandosi alle precedenti sentenze del Tar, avrebbe inteso non dare seguito al predetto ordine di demolizione;

   successivamente, in conseguenza della presa di posizione del comune, la Soprintendenza ha presentato al Tar nuovo ricorso di ottemperanza per avere chiarimenti sulla sentenza n. 400 del 2015. Il 21 febbraio 2023 la causa di ottemperanza è stata discussa in udienza e attualmente sarebbe in fase decisionale –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in merito alla mancata demolizione del manufatto a tutela del patrimonio paesaggistico-ambientale di Bettona;

   alla luce dell'annosa vicenda in corso, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per tutelare le peculiarità paesaggistiche del centro storico di Bettona.
(4-00742)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DARA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1, comma 192, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è stato sancito che: «Il credito d'imposta è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi, a condizione che tale cumulo, tenuto conto anche della non concorrenza alla formazione del reddito e della base imponibile dell'imposta regionale sulle attività produttive di cui al periodo precedente, non porti al superamento del costo sostenuto»; così prevedendo che il credito d'imposta per le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato sia cumulabile con altre agevolazioni che abbiano ad oggetto i medesimi costi;

   in virtù della cumulabilità ex lege, molti imprenditori agricoli hanno provveduto a dare seguito ad una serie di investimenti auspicando di poter usufruire delle ulteriori agevolazioni previste dal programma di sviluppo rurale (Psr);

   il 17 novembre 2020, la Direzione generale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale della Commissione europea ha espresso un parere interpretativo in materia, stabilendo che il credito d'imposta per gli investimenti costituirebbe un sostegno pubblico e, per l'effetto, il sostegno del Psr, per le stesse spese ammissibili potrà essere concesso, in combinazione con il credito d'imposta, ma nei limiti di cumulabilità fissati dall'allegato II del regolamento (UE) n. 1305/2013;

   tale limitazione costituisce un forte freno agli investimenti e impedisce ai soggetti beneficiari dei contributi di sviluppo rurale di accedere alle forme di agevolazione statale nella loro interezza; ciò pone un argine ai piani di sviluppi avviati, soprattutto, sulla scia delle diverse forme di sostegno agli investimenti e rende, altresì, incapace lo Stato di dare le corrette risposte alle crescenti richieste di ammodernamento provenienti dalle grandi, medie e piccole imprese –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano intrapreso o intendano intraprendere iniziative volte alla risoluzione della problematica in premessa al fine di riconoscere pieno sostegno al comparto imprenditoriale agricolo e con lo specifico obiettivo di favorire la crescita e gli investimenti.
(4-00743)


   PAVANELLI, ASCARI e AMATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   secondo la Fabi – Federazione autonoma bancari italiani – oggi in Italia ci sono più di 4 milioni di italiani (pari al 7 per cento della popolazione) che vivono in comuni dove non sono presenti agenzie bancarie, per un totale di 3 mila comuni scoperti. Numeri che sono il risultato delle 12 mila filiali chiuse in meno di dieci anni a livello nazionale;

   la contrazione ha interessato anche il personale con una riduzione di 45.613 unità (-14,47 per cento) tra il 2012 e il 2021 e di 5.808 unità (-2,11 per cento) tra il 2020 e il 2021;

   per quanto riguarda l'Umbria, in sei anni sono stati chiusi oltre 163 sportelli bancari con un taglio occupazionale pari al 30 per cento (da 3.751 a 2.631). Oggi sono 35 mila i cittadini umbri che si ritrovano senza sportello bancario, con 25 comuni su 92 senza filiale;

   la chiusura delle agenzie, dettate da scelte aziendali dei singoli istituti bancari, non determina il venir meno dell'esigenza di un presidio bancario, specialmente per la parte di popolazione più anziana che non ha immediato accesso ai servizi bancari online, ma anche per quella non fornita di rete internet;

   la desertificazione bancaria accompagnata anche dalla chiusura degli uffici postali, in talune realtà, rischia finanche di favorire la fuoriuscita di taluni utenti dal circuito finanziario legale con aumento del rischio di esposizione all'usura –:

   stante il ruolo sociale degli istituti bancari, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di evitare la desertificazione bancaria con particolare riguardo alle aree interne e ai comuni minori;

   se non si ritenga di doversi adoperare, per quanto di competenza, affinché vi sia un tasso minimo e geograficamente omogeneo di assunzioni al fine di evitare la progressiva chiusura di sportelli e filiali, sia bancari che postali, nei territori.
(4-00747)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data domenica 26 marzo 2023, in pieno giorno, presso la città di Torre Annunziata è stato commesso un omicidio di chiaro stampo camorristico, in cui ha perso la vita un giovane ventinovenne, già noto alle forze dell'ordine e ritenuto dalla polizia affiliato a clan locale;

   nei giorni immediatamente precedenti si era consumato un agguato con le stesse modalità che ha registrato il grave ferimento della vittima di cui al presente atto di sindacato ispettivo;

   tale escalation ha destato sconcerto e preoccupazione all'interno del tessuto sociale della città;

   tale clima è purtroppo alimentato da una oggettiva ripresa di attività criminali come rapine a mano armata e atti di intimidazione e di minacce estorsive ad attività economiche e commerciali, tutto questo nel quadro di una perdurante e drammatica crisi economica e sociale;

   tale criticità in termini di sicurezza si riverbera anche sulle prospettive di crescita del comprensorio territoriale anche perché sono attesi importanti investimenti pubblici e privati legati ai programmi europei di sviluppo e alla partenza di opere infrastrutturali programmate da tempo;

   anche simbolicamente c'è assolutamente bisogno che lo Stato si faccia sentire prossimo alla comunità torrese a partire, ad esempio, dal recupero di palazzo Fienga noto come Fort Apache al cuore dell'attività giornalistica d'inchiesta di Giancarlo Siani –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda attivare per rafforzare la presenza e il coordinamento delle forze dell'ordine al fine di contrastare i fenomeni di criminalità e di violenza nell'area torrese e vesuviana, e quali siano i tempi di ristrutturazione e ripristino di palazzo Fienga quale bene confiscato alla camorra.
(3-00295)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   BILLI e FORMENTINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i pensionati italiani Inps residenti in Bulgaria continuano ad essere tassati alla fonte, ovvero dall'Italia, a causa di un'anomalia nella convenzione bilaterale Italia-Bulgaria intesa ad evitare le doppie imposizioni fiscali (legge 29 novembre 1990, n. 389);

   l'articolo 1, comma 2, lettera b), della convenzione, infatti, statuisce che una persona fisica per essere considerata residente fiscale in Bulgaria deve possedere la nazionalità bulgara, e cioè che per essere considerati residenti fiscalmente in Bulgaria è necessario avere la nazionalità bulgara;

   l'articolo 16 della medesima convenzione prevede che «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato», a nulla rilevando la sua cittadinanza, ma soltanto la sua residenza;

   con messaggio n. 612 del 18 febbraio 2020 l'Inps ha emanato indicazioni sulle certificazioni da allegare alle domande da parte di pensionati residenti in Bulgaria per la detassazione di pensioni italiane private, in applicazione della convenzione italo-bulgara contro le doppie imposizioni fiscali. Il messaggio, nell'evidenziare che alcune autorità fiscali estere, come appunto quella bulgara, non utilizzano il modulo «EP-I» con cui l'autorità fiscale del Paese di residenza deve attestare che il richiedente è fiscalmente residente nel Paese, ma modulistica propria, chiarisce che l'autorità fiscale bulgara rilascia due tipologie di certificati:

    1. certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione fiscale in vigore tra la Repubblica di Bulgaria e uno Stato straniero;

    2. certificato attestante la qualità di «residente fiscale», ai sensi dell'articolo 4 della legge interna bulgara sui redditi delle persone fisiche;

   le due tipologie di certificati non hanno la stessa validità ai fini dell'esenzione fiscale della pensione in Italia;

   con il medesimo messaggio n. 612 del 18 febbraio 2020, l'Inps ha chiarito che gli uffici dell'istituto sono tenuti a considerare utili per domande di esenzione dall'imposizione in Italia soltanto le certificazioni attestanti espressamente la qualità di residente fiscale ai sensi della convenzione per evitare la doppia imposizione in vigore tra l'Italia e la Repubblica di Bulgaria;

   ne consegue che circa 1.200 pensionati italiani residenti in Bulgaria e iscritti all'Aire, non si vedono rilasciato, salvo quelli con doppia cittadinanza, il certificato attestante la qualità di «residente fiscale» ai sensi della convenzione e, di conseguenza, la propria pensione è tassata – e non detassata – alla fonte dall'Inps;

   la stragrande maggioranza delle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali stipulate dall'Italia – si rammenta – prevedono la tassazione delle pensioni Inps nel Paese di residenza –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare per risolvere la criticità esposta in premessa, causa anche della continua diminuzione degli italiani iscritti all'Aire residenti in Bulgaria, ivi incluse la revisione della convenzione e, nelle more, la possibilità per l'Inps di accettare la certificazione attestante la qualità di residente fiscale in Bulgaria rilasciata dalla Nap anche se non contiene il riferimento alla convenzione, nell'ottica di perseguire l'obiettivo di evitare una doppia imposizione fiscale.
(3-00294)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LAUS, GRIBAUDO, SCOTTO, FOSSI e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di queste ultime ore che il tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per i colossi della logistica Brt e Geodis, già colpiti da un sequestro da 126 milioni di euro negli ultimi mesi;

   dalle prime indiscrezioni, oltre a una ipotizzata maxi frode fiscale, emergerebbe un sistematico sfruttamento dei lavoratori, con orari e ritmi di lavoro estenuanti, e retribuzioni bassissime, avvalendosi di cosiddetti «serbatoi di manodopera», ossia lavoratori messi a disposizione, senza nessun tipo di tutela, da società intermediarie e cooperative;

   un sistema che per il solo gruppo Brt avrebbe fatto risparmiare 100 milioni di euro all'anno per circa dieci anni, a tutto detrimento dei lavoratori e dell'Erario;

   è di tutta evidenza come tali pratiche, oltre che sfavorevoli per i lavoratori, fossero tali da influenzare le corrette dinamiche di mercato e di leale concorrenza a discapito delle imprese che invece operano in maniera sana;

   già le indagini su un campione di 34 coop fornitrici a Brt di 3.434 autisti, avevano indotto la procura a ravvisare «una sistematica intermediazione illecita di manodopera», evidenziando pratiche quali: nessuna autonomia delle coop e loro gestione reale in capo a Brt; mancato rispetto delle norme su sicurezza e visite mediche; continuo cambio di coop e quindi perdita di scatti di anzianità e diritti maturati; ricorso alla pratica del doppio bonifico a dispetto dell'apparente busta paga; autisti «padroncini» costretti a pagarsi la rata del furgone, l'assicurazione, il carburante ed eventuali riparazioni;

   il settore della logistica rappresenta il 9 per cento del Pil e vi operano oltre 110.000 imprese, con circa 970.000 addetti, la gran parte dei quali nel settore del trasporto terrestre di merci (stradale e ferroviario), che assorbe quasi 418.000 addetti, e nel settore del magazzinaggio e delle attività di supporto ai trasporti, nel quale sono impiegati 402.000 addetti;

   già negli anni passati sono emersi episodi di tensione nei rapporti industriali che hanno messo in luce evidenti criticità;

   la rilevanza e la strategicità del settore non può poggiare su pratiche illecite che mettono in discussione i diritti e la sicurezza dei lavoratori, nonché la corretta dinamica di mercato –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intenda adottare al fine di potenziare il sistema dei controlli sulla regolarità dei rapporti di lavoro nel settore della logistica, anche prevedendo la sperimentazione di strumenti innovativi basati su tecnologie informatiche per accertare i carichi di lavoro, la sicurezza e il rispetto del Ccnl di riferimento;

   quali verifiche si intenda avviare per accertare se le cooperative coinvolte aderiscano o meno alle centrali cooperative, anche al fine di adottare gli opportuni provvedimenti.
(5-00635)


   BOLDRINI, ASCARI, BONETTI, FERRARI, FORATTINI, FURFARO, GEBHARD, GHIO, GHIRRA, GRIBAUDO, GRIMALDI, GUERRA, LOIZZO, MALAVASI, MARINO, ONORI, PICCOLOTTI, ROGGIANI, SCARPA, SERRACCHIANI e ZANELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2022 – come stabilito dal decreto interministeriale del 28 settembre 2022 in riferimento al biennio 2020-2021 – è scaduto il termine per la trasmissione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile, che le aziende pubbliche e private con più di 50 dipendenti – in base all'articolo 46 del cosiddetto Codice delle Pari opportunità, come modificato dalla legge n. 162 del 5 novembre 2021 in materia di pari opportunità fra uomo e donna in ambito lavorativo – devono redigere con cadenza biennale in forma obbligatoria, e quelle con meno di 50 dipendenti in forma volontaria;

   in tale rapporto, le aziende sono tenute – fra l'altro – a mettere nero su bianco la propria situazione interna riguardo al personale, in merito alla retribuzione effettivamente corrisposta a uomini e donne, allo stato delle assunzioni e dei licenziamenti, dei pensionamenti e dei pre-pensionamenti, alla conciliazione e alle opportunità di carriera;

   destinatari finali dei rapporti delle aziende sono le organizzazioni sindacali e le consigliere e i consiglieri di parità, che in virtù delle informazioni ricevute potranno stabilire dove e come intervenire per contrastare le discriminazioni in ambito lavorativo;

   al momento non è dato sapere se i rapporti siano stati effettivamente consegnati come previsto dalla legge, poiché il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non ne ha fornito notizia né li ha diffusi all'interno del proprio sito internet, come si può apprendere anche da articoli di stampa («Corriere della Sera» del 24 marzo 2023: «Donne e salari, i veri numeri da rendere noti»);

   è da rilevare che la mancata divulgazione di tali rapporti non soltanto va a discapito di un'auspicata trasparenza, ma impedisce di conoscere lo stato effettivo delle cose e dunque di pianificare azioni anche politiche per porre eventuale rimedio –:

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere per far sì che i rapporti aziendali sulla situazione del personale maschile e femminile di cui in premessa vengano resi noti al più presto e siano liberamente consultabili.
(5-00636)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI e AMATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   da diverse segnalazioni si apprende della decisione del comune di Terni di mettere a bando gli spazi in cui dal 2014 ha sede la Casa delle donne, un punto di riferimento per i movimenti femministi, ma anche per l'intera città;

   nel corso di un decennio, la Casa delle donne, situata nel cuore di Terni, ha offerto accoglienza e consulenza legale gratuita alle vittime di violenza di genere tramite uno sportello antiviolenza aperto quattro giorni a settimana, ma è stato anche un polo culturale nel quale sono stati organizzati laboratori, corsi di formazione, presentazioni di libri, spettacoli, concerti e mostre orientate all'educazione su temi rilevanti come la contraccezione, l'aborto, l'educazione sessuale o a sensibilizzare sulle varie forme di manifestazione della violenza di genere;

   presso la Casa delle donne, inoltre, è stata inaugurata una scuola per bambini e bambine, un laboratorio sartoriale, uno di maglia e uncinetto per la realizzazione di cappelli di lana donati a donne che fanno chemioterapia o alle persone di Terni prive di dimora;

   le predette attività sono state garantite grazie all'autofinanziamento, alla partecipazione a vari bandi ma senza contributi pubblici –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a stanziare risorse ad hoc per garantire, in tutto il territorio nazionale, la continuità operativa di strutture femministe di fondamentale impatto sociale come la Casa delle donne di Terni.
(4-00740)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la denuncia della Rete umbra per l'autodeterminazione, in Umbria praticare l'aborto non è sicuro;

   sebbene, con deliberazione della Giunta regionale n. 1173 del 2 dicembre 2020, siano state adottate le «Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria della gravidanza» aggiornate a seguito del parere del Consiglio superiore di sanità del 4 agosto 2020, ad oggi né i consultori né le due più grandi strutture sanitarie regionali al momento praticano la somministrazione della pillola abortiva Ru486 in regime di day hospital o in ambulatorio;

   a questo si aggiunge l'annosa problematica dei medici obiettori di coscienza, in percentuali elevatissime in talune aree regionali: il 100 per cento dei ginecologi a Gubbio, 75 per cento a Perugia, 89 per cento a Foligno e 80 per cento a Spoleto;

   tale condizione mette a rischio i diritti fondamentali delle donne nella regione, limitando il principio di autodeterminazione delle stesse –:

   se il Ministro in interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se non intenda porre in essere ogni iniziativa di propria competenza al fine di garantire il diritto di aborto in Umbria secondo quanto previsto dalle linee guida dell'Oms e del Ministero della salute.
(4-00741)


   CANNATA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il disagio mentale in Italia, a causa dei cambiamenti demografici e sociali, dell'emergere di nuove forme di dipendenza, della maggiore solitudine, è fortemente in crescita con un aumento di circa il 30 per cento rispetto agli anni precedenti la pandemia, soprattutto tra la popolazione giovanile ed adolescenziale;

   in tale contesto i dipartimenti di salute mentale (Dsm), le cui richieste di aiuto sono sensibilmente aumentate, in tutta Italia risultano in sofferenza di organico, in special modo di medici specialisti;

   in Sicilia la situazione è al collasso a causa del ridotto numero nelle scuole di specializzazione di psichiatria che ha portato alla chiusura di servizi di diagnosi e cura e riduzione delle attività ambulatoriali territoriali;

   inoltre, la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) disposta dal decreto-legge 31 marzo 2014, n. 52, convertito nella legge n. 81 del 2014, con la conseguente entrata in funzione di un numero insufficiente delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), ha riversato nelle comunità terapeutiche un notevole numero di «pazienti rei», determinando un ulteriore carico per tali dipartimenti che sono diventati punto di riferimento anche per curare il disagio mentale dei detenuti nelle carceri;

   con sentenza n. 36 del 2022, la Corte costituzionale, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 2, e dell'allegato piano socio sanitario regionale 2019-2023 (Pssr) della legge della regione Veneto 28 dicembre 2018, n. 48, ha dichiarato inammissibile il ricorso avverso il detto piano, nella parte in cui prevede che «le aziende sanitarie possono, in via eccezionale, conferire ai medici incarichi individuali, con contratto di lavoro autonomo, per lo svolgimento di funzioni ordinarie»;

   il suddetto Pssr prevede altresì che, qualora non si possano reperire medici in possesso della specializzazione richiesta, la selezione possa estendersi a medici con specializzazione equipollente o affine; ed inoltre prevede che, qualora anche i suddetti medici non siano reperibili, l'incarico individuale possa essere conferito a medici privi del diploma di specializzazione, sulla base di linee di indirizzo regionali che definiscono le modalità di inserimento dei medici all'interno di strutture aziendali e di individuazione di ambiti di autonomia esercitabili con tutoraggio del personale strutturato. Il Pssr prevede, infine, che si possono organizzare o riconoscere percorsi formativi per l'acquisizione di competenze teorico-pratiche negli ambiti di potenziale impiego dei medici privi del diploma di specializzazione;

   si aggiunga che, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, all'articolo 2-bis, sebbene in emergenza epidemiologica da COVID-19, proprio per far fronte alle esigenze straordinarie ed urgenti per le aziende sanitarie, ha disposto il reclutamento di medici specializzandi iscritti al penultimo ed ultimo anno delle scuole di specializzazione anche se non collocati nelle graduatorie di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 2001, nonché i laureati in medicina e chirurgia, abilitati all'esercizio della professione ed iscritti agli ordini professionali –:

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, volte a consentire in via generale alle aziende sanitarie ospedaliere la possibilità di conferire ai medici incarichi individuali, con contratto di lavoro autonomo, per lo svolgimento di funzioni ordinarie, ovvero, qualora non si possano reperire medici in possesso della specializzazione richiesta, la selezione possa estendersi a medici con specializzazione equipollente o affine;

   se non si intenda, in tale contesto, chiarire che, qualora anche i suddetti medici non siano reperibili, l'incarico individuale possa essere conferito a medici privi del diploma di specializzazione, sulla base di linee di indirizzo regionali che definiscono le modalità di inserimento dei medici all'interno di strutture aziendali.
(4-00749)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Marianna Ricciardi n. 5-00425 del 23 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Onori n. 4-00679 del 17 marzo 2023.