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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 28 marzo 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   URZÌ. — al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 23 marzo 2023, a Bolzano, presso l'«Accademia Europea» – Eurac, istituto di ricerca e formazione che riceve finanziamenti pubblici, è stato presentato un libro, edito con il contributo economico della provincia autonoma di Bolzano, che propone il modello di uno Stato indipendente dell'Alto Adige, separato dall'Italia, con relativo studio sulla sostenibilità economica del progetto secessionista;

   l'opera, redatta e pubblicata dall'associazione «Noiland» (noiland.org), è costituita da capitoli che approfondiscono modelli di secessione dall'Italia della provincia autonoma di Bolzano, raccogliendo esperienze dall'illegale referendum indipendentista svoltosi in Catalogna nel 2017. Si prefigurano, inoltre, modelli economici per avvalorare la presunta sostenibilità, per esempio, di un sistema sanitario indipendente o l'erogazione di servizi pubblici nei diversi settori senza forme di dipendenze dalla Repubblica italiana, argomentando anche in ordine alle probabili forme di sanzione verso l'esportazione di prodotti altoatesini in caso di forme di «boicottaggio» economico internazionale a seguito della dichiarazione di indipendenza unilaterale;

   gli autori affrontano anche la questione del conflitto del principio della secessione con l'ordinamento della Repubblica italiana, data la salvaguardia dell'unitarietà nazionale definita dalla nostra Costituzione, sostenendo il diritto di potere infrangere tale principio;

   espliciti i titoli di alcuni capitoli: «Strategie per la conquista della secessione», «Reazioni dell'Italia di fronte al processo separatista», «Divisione del patrimonio statale e del debito pubblico italiano», ma anche «Rappresentanze diplomatiche» o «Banca centrale» e «Rapporti con istituzioni internazionali»;

   benché gli autori si siano schermiti sostenendo si tratti non di un volume scientifico o di un progetto politico, a parere degli interroganti il tutto appare quanto meno incomprensibile, a maggior ragione considerato l'apporto finanziario concesso da un'istituzione pubblica quale la provincia autonoma di Bolzano, che avrebbe addirittura concesso di utilizzare a seguito di ciò il proprio logo nella promozione del prodotto editoriale che costituisce, in buona sostanza, un increscioso vademecum alla secessione;

   quanto in premessa confligge in modo evidente con gli importanti passi in avanti fatti in questi mesi per la creazione di uno spirito di leale collaborazione utile al progresso dell'autonomia dell'Alto Adige, in un ordinato rapporto di sussidiarietà;

   la secessione, sulla quale non si può giocare di ambiguità, non trova alcuna sua correlazione con l'autonomia, poiché la prima è negazione della seconda –:

   quali iniziative ufficiali il Governo intenda intraprendere per riaffermare, a ogni livello, il valore dell'autonomia per la regione Trentino Alto Adige, come forma di composizione definitiva della vertenza altoatesina e arginare approcci disinvolti verso un tema, come quello della secessione, in contrasto con i principi costituzionali e l'autonomia stessa.
(4-00737)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Abruzzo con Dgr n. 229 del 19 aprile 2016, nell'ambito del Masterplan Abruzzo - Patto per il Sud, ha approvato le strategie di interventi operativi verificati su base progettuale per lo sviluppo e la crescita della regione Abruzzo, con la quale sono stati finanziati per 20,2 milioni di euro interventi sulle infrastrutture funzionali alla valorizzazione turistica delle stazioni invernali Passolanciano-Majelletta;

   il 20 febbraio 2018 la Giunta regionale ha individuato come priorità, con Dgr n. 83, il completamento e valorizzazione dell'accesso pescarese al versante occidentale della Majella – passando per la S.P. 64 – per un importi pari a 2 milioni di euro che consente il collegamento del sistema termale di Caramanico con la Majella. Finanziamento approvato dal Cipe con delibera n. 12, del 28 febbraio 2018 – Fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Secondo addendum piano operativo infrastrutture (articolo 1, comma 703, lettera c) della legge n. 190 del 2014);

   dopo le sollevazioni degli amministratori del comprensorio della Majella del gennaio 2022, in merito ai ritardi negli appalti dei lavori di valorizzazione turistica delle stazioni invernali di Passolanciano-Majelletta, la regione ha assicurato le prime gare d'appalto;

   è opinione dell'interrogante che le montagne d'Abruzzo siano una delle attrattive principali, non solo dell'Abruzzo, ma di tutto il Centro-Sud. Potenziare una struttura sciistica vuol dire investire sul territorio e rendere irripetibili le Terre Alte della regione dal punto di vista dell'offerta turistica;

   a oggi, a 7 anni dal finanziamento, non si capisce quali siano i problemi per i quali gli appalti per la messa in cantiere delle opere infrastrutturali stentano a partire –:

   Se i Ministri interrogati siano conoscenza dei fatti esposti in premessa e, nell'ambito delle rispettive competenze, ravvisino l'urgenza di promuovere iniziative al fine di velocizzare la messa a terra dei finanziamenti disponibili, anche in ragione dell'attuale aumento dei prezzi dei materiali che potrebbe incidere sul valore delle risorse rese disponibili dal Masterplan Abruzzo.
(5-00615)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   il 20 marzo 2023, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) ha pubblicato la sintesi del suo sesto rapporto sulla crisi climatica, dove l'Italia viene indicata tra i Paesi più vulnerabili alle conseguenze degli sconvolgimenti climatici;

   durante la Conferenza sul clima di Glasgow (Cop26), 34 Paesi, tra cui l'Italia, e cinque istituzioni finanziarie pubbliche avevano firmato un accordo che li impegnava a terminare gli investimenti pubblici internazionali nei combustibili fossili entro la fine del 2023;

   le strategie fin qui adottate dall'Italia continuano però a confermarsi tra le meno coerenti e rispettose degli impegni presi alla Cop26. Purtroppo il «Sistema-Italia», continua a basarsi sul triangolo tra finanza privata, industria fossile e finanza pubblica;

   il Governo italiano e la sua Agenzia di credito all'esportazione SACE – come si legge in un documento pubblicato da ReCommon, l'associazione che promuove campagne e iniziative per sottrarre le risorse naturali alla finanza e al mercato – si rimangiano di fatto gli impegni presi alla Cop26, continuando a finanziare progetti di carbone, petrolio e gas all'estero almeno fino al 2028. I progetti in fase di valutazione, se realizzati produrrebbero 3,5 volte le emissioni di CO2 annuali dell'Italia, per un totale di 1,2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica;

   vale la pena ricordare che Sace, si colloca al primo posto in Europa tra i finanziatori pubblici dell'industria fossile. Tra il 2016 e il 2021, Sace ha emesso garanzie per i settori del petrolio e del gas pari a 13,7 miliardi di euro;

   la strategia italiana prevede l'abbandono del supporto alla filiera del carbone a partire dal maggio del 2021, mentre l'interruzione graduale dei finanziamenti al settore del petrolio è prevista entro il 2024. Ma per il gas il programma è molto diverso. La priorità nel phase-out è stata data alla generazione di energia attraverso i combustibili fossili e alla catena di valore del petrolio. Le altre fasi della filiera del gas saranno gradualmente dismesse alla luce del ruolo che il combustibile può svolgere nella transizione (...); grazie a queste eccezioni, Sace può giustificare il suo supporto al settore del gas. Il finanziamento a progetti di centrali elettriche a metano continuerà fino al 2023, mentre l'esplorazione e l'estrazione saranno supportate fino al 2026. Per i progetti di trasporto e stoccaggio, invece, la data ultima non è proprio menzionata perché deve essere «ancora definita». Una formula che sembra voler dire «per sempre»;

   come ricorda un articolo del quotidiano Domani del 23 marzo 2023 «sembra che questa politica sia un regalo alle multinazionali energetiche e alle istituzioni finanziarie, a cui il Governo italiano fa da sponda per trasformare l'Italia in hub mediterraneo del gas. Hub per rivenderlo ad altre multinazionali o Paesi, non per le necessità del tessuto produttivo italiano»;

   giova sottolineare che il presidente del Consiglio di amministrazione di Sace è il dottor Filippo Giansante, che è anche membro del Consiglio di amministrazione dell'Eni. Peraltro Eni ha già ricevuto la garanzia di Sace per Coral South, il progetto avviato da Eni per lo sviluppo delle risorse di gas scoperte al largo del Mozambico –:

   se non ritenga che l'azione del Governo e della Sace di conferma dei sussidi pubblici al comparto fossile, contrasti palesemente con gli impegni presi in sede di COP26;

   se non intenda avviare le necessarie iniziative di competenza per interrompere gli investimenti pubblici e le garanzie Sace, per progetti esteri legati all'estrazione e al trasporto di combustibili fossili;

   se non si ravvisi un potenziale conflitto di interessi laddove il presidente del Cda di Sace è anche membro del Cda dell'Eni.
(2-00114) «Bonelli, Evi, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   sulla rivista online del lemonde.fr, il 23 febbraio 2023, è stato pubblicato l'articolo dal titolo «Inquinamento per sempre: esplora la mappa della contaminazione da Pfas in Europa» nel quale viene pubblicata «La Forever Pollution Map», una mappa geografica nella quale viene mostrata l'entità della contaminazione dell'Europa da sostanze polifluoroalchiliche (Pfas), una famiglia di composti ultratossici utilizzati per una moltitudine di prodotti e applicazioni;

   per la realizzazione della mappa sono stati aggregati i dati provenienti da più fonti di informazioni, alcune delle quali non erano pubbliche. Per identificare i presunti siti di contaminazione, è stata adattata la metodologia di un gruppo di ricercatori che hanno svolto un lavoro simile per mappare la contaminazione negli Stati Uniti: il Pfas Project Lab (Boston) e la Pfas Sites and Community Resources Map;

   nel particolare, la mappa mostra gli impianti di produzione di Pfas, alcuni siti in cui vengono utilizzati i Pfas, nonché i siti in cui è stata rilevata la contaminazione e quelli che potrebbero essere contaminati, mostrando nel dettaglio la diffusa e persistente contaminazione in particolare dell'acqua e del suolo da parte di queste sostanze tossiche che sono presenti in tutto il territorio italiano, con una prevalenza della contaminazione conosciuta nella regione Veneto e nella quale si sono manifestati già gravi conseguenze per la salute umana dei territori;

   secondo la rivista, in Europa sono oltre 17.000 siti in cui è stata rilevata la contaminazione da Pfas. Ciascuno di questi siti è stato campionato per Pfas in acqua, suolo o organismi viventi da team scientifici e agenzie ambientali tra il 2003 e il 2023. Queste misurazioni hanno rilevato livelli di Pfas pari o superiori a 10 nanogrammi per litro (ng/L);

   inoltre, il campionamento dei dati non è stato completo. Pertanto, il numero di siti di contaminazione, contaminati e presunti mostrati sulla mappa è considerato di molto sottostimato;

   nel dicembre del 2021, il relatore speciale ONU per le sostanze tossiche e i diritti umani Marcos Orellana ha svolto un sopralluogo durato circa due settimane in alcune aree del territorio italiano – in primis, in Veneto – per valutare i danni causati all'ambiente e alle persone dalla contaminazione da Pfas e aiutare le autorità locali a definire le misure di prevenzione necessarie a garantire la sicurezza e la salute dei cittadini e delle cittadine. Le sostanze perfluoroalchiliche (o Pfas) sono molecole in cui la maggior parte degli atomi di idrogeno è stata sostituita da atomi di fluoro. Questi composti chimici sono largamente utilizzati per la produzione industriale di materiali idrorepellenti come tessuti, vernici, attrezzature antincendio, confezioni di alimenti, e molto altro. Purtroppo, però, tali sostanze sono altamente inquinanti per l'ambiente, perché tendono ad accumularsi e a contaminare il suolo, l'aria e, soprattutto, le acque, anche quelle potabili. I loro effetti nocivi sulla salute umana sono stati ampiamente documentati dalla scienza negli ultimi anni: l'esposizione prolungata ai Pfas è stata infatti associata all'insorgenza di tumori, malattie metaboliche, infertilità maschile e interferenze con la salute riproduttiva delle donne –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto, quali siano le iniziative che ha intrapreso sul territorio nazionale per monitorare ed individuare le fonti da cui ha origine la sostanza al fine di evitare la contaminazione dell'acqua, del suolo e dell'aria e generare impatti che possono arrecare rischi e pericoli per l'ambiente e la salute umana.
(2-00115) «Cappelletti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TASSINARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la finanza sostenibile si pone l'obiettivo di indirizzare i capitali verso attività che non solo generino un plusvalore economico, ma siano anche utili alla società e non gravino sul sistema ambientale. Gli indici di sostenibilità di un investimento sono definiti «fattori ESG» (Environmental, Social and Governance);

   nel marzo 2018, la Commissione europea ha pubblicato un «Piano d'Azione per la finanza sostenibile», per adeguare la finanza all'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e all'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Tale strategia è stata successivamente innovata nel luglio del 2021 con la Strategia per finanziare la transizione verso un'economia sostenibile, a seguito del Green Deal Europeo nel giugno 2019;

   i legislatori europei hanno adottato alcuni atti conseguenti: il regolamento (UE) 2020/852 (regolamento tassonomia) pubblicato il 22 giugno 2020 che disciplina le attività eco-sostenibili; il Regolamento (UE) 2019/2088 (regolamento disclosure), direttamente applicabile dal 10 marzo 2021, che introduce obblighi di trasparenza sulla sostenibilità in capo agli intermediari; il regolamento (UE) 2019/2089 pubblicato il 9 dicembre 2019, che modifica il regolamento (UE) 2016/1011 (regolamento benchmark), introducendo due nuove categorie di indici di riferimento della sostenibilità ambientale;

   sempre in materia di finanza sostenibile il 2 agosto 2021 sono state emendate le disposizioni delle direttive MiFID II (direttiva 2014/65/UE), IDD (direttiva (UE) 2016/97), UCITS (direttiva 2014/91/UE) e AIFMD (direttiva 2011/61/UE), per favorire l'integrazione dei profili di sostenibilità alla prestazione dei servizi di investimento;

   infine il regolamento delegato (UE) 2022/1288 della Commissione europea, recante norme tecniche di attuazione del regolamento disclosure, applicabili a partire dal 1° gennaio 2023, che riguarda le modalità le informazioni che i partecipanti ai mercati finanziari e i consulenti finanziari sono tenuti a pubblicare; il quadro normativo di riferimento in materia di sostenibilità risulta peraltro ancora in fase evolutiva. Infatti, nella prospettiva di attuare altre misure previste nella strategia dell'Ue in materia di finanza sostenibile, la Commissione europea ha presentato ulteriori proposte normative attualmente oggetto di negoziato tra Parlamento europeo e Consiglio dell'Ue;

   si tratta in particolare:

    della revisione della direttiva 2014/95/UE in materia di informazioni di carattere non finanziario (Dnf), in materia di comunicazione societaria sulla sostenibilità;

    della proposta di regolamento sulle obbligazioni verdi europee del 6 luglio 2021 (European Green Bond Standard - Eu Gbs) che mira a facilitarne e sostenerne il mercato delle obbligazioni verdi;

    della proposta di direttiva in materia di corporate sustainability due diligence, del 23 febbraio 2022, con la quale si intende introdurre obblighi in capo a certe categorie societarie sugli impatti negativi derivanti dalla loro attività;

   l'Esma ha approvato e pubblicato il 18 luglio 2019 le proprie linee guida sui «Disclosure Requirements Applicable to Credit Ratings» riguardanti i criteri con cui deve essere data trasparenza ai fattori Esg, qualora essi costituiscano elementi chiave alla base dei rating del credito;

   i criteri Esg stanno passando da suggerimenti da adottarsi su base volontaria a principi obbligatori. Questo influirà anche su quei soggetti, come le Pmi non quotate, le quali, pur non essendo sottoposte a obblighi formali, dovranno comunque operare in un quadro in cui gli operatori finanziari saranno canalizzati verso investimenti in imprese «sostenibili»;

   i bandi Pnrr per calcolare il rating di sostenibilità richiedono la dichiarazione non finanziaria (Dnf) e il bilancio di sostenibilità –:

   quali iniziative incentivanti per quanto di competenza si intendano adottare per favorire la convergenza verso i fattori Esg delle Pmi non quotate al fine di consentire alle stesse la partecipazione competitiva ai bandi del Pnrr, nonché ai bandi pubblici di finanza agevolata e se si non ritenga opportuno prevedere deroghe o regole meno impattanti per le micro imprese.
(5-00634)

Interrogazione a risposta scritta:


   IARIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica è negli obiettivi di salvaguardia dell'ambiente dettati dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dal regolamento della Comunità europea 30 giugno 2021 n. 2021/1119/UE, che si ricorda costituire diritto primario e pertanto informa direttamente tutte le legislazioni nazionali, il quale istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e pone quale obiettivo l'equilibrio tra le emissioni e gli assorbimenti in tutta l'Unione europea dei gas a effetto serra disciplinati dalla normativa unionale da raggiungere al più tardi nel 2050, così da realizzare l'azzeramento delle emissioni nette entro tale data, e successivamente l'Unione mira a conseguire emissioni negative (articolo 2);

   l'energia fotovoltaica prodotta e immessa in rete dall'autoconsumatore, il quale non stipula la convenzione con il Gse per la cessione, è un bene immateriale messo a disposizione degli utenti della rete elettrica nazionale titolari dell'impianto fotovoltaico, la comunità di tutti i soggetti connessi a mezzo Pod alla rete elettrica nazionale. Tale energia genera a favore del proprietario di quell'impianto un credito. D'altra parte, se così non fosse si verrebbe a configurare un arricchimento indebito ai sensi dell'articolo 2041 del codice civile a favore di chiunque utilizzi quell'energia, anche (soprattutto!) nell'ambito di un'attività commerciale;

   le suddette considerazioni sono espresse con forza normativa dall'articolo 4, comma 2 del decreto ministeriale 20 febbraio 2023 che afferma testualmente: L'intera energia prodotta e immessa in rete resta nella disponibilità del soggetto titolare dell'impianto, con facoltà di cessione al Gse con le modalità di cui all'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387 del 2003;

   inoltre l'articolo 32 del decreto legislativo n. 199 del 2021 delega Arera ad individuare «le modalità con le quali i clienti domestici possono richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scorporo in bolletta della quota di energia condivisa»;

   tale previsione normativa è molto chiara nell'affermare che il valore dell'energia condivisa deve essere interamente declinato nel suo vero valore commerciale e non come mero incentivo di importo inferiore al valore commerciale. Questa previsione ben si connette alla citata disposizione del decreto ministeriale 20 febbraio 2023 laddove il credito debba intendersi come credito energetico e non economico valorizzato in denaro –:

   quali iniziative di carattere normativo voglia adottare, il Ministro interrogato, per chiarire, laddove non vi sia la cessione dell'energia prodotta al Gse:

    se, quale soggetto titolare dell'impianto, debba considerarsi, nel caso di comunità energetica, il diretto proprietario dell'impianto o la comunità energetica alla quale quell'impianto è legato;

    se il credito energetico generato debba essere gestito dalla società di vendita, dall'ente erogatore del servizio o da altri;

    se tale credito sia da esprimersi in termini di energia o del controvalore in denaro;

    nell'ipotesi in cui il credito sia da esprimersi in energia, cioè un credito di energia che potrà essere prelevato in un momento successivo a quello di produzione, se questo credito abbia una scadenza, o se il conguaglio tra immissione e prelievo debba invece essere fatto in un arco temporale, ed entro quale arco temporale;

    qualora invece il credito sia da esprimersi in denaro, quale sia il valore unitario dell'energia, chi debba ristorare quell'energia, che differenza ci sarebbe concettualmente tra la cessione al Gse e quella del ristoro in denaro dell'energia immessa;

    di quali elementi disponga circa i tempi e le iniziative volte a dare piena attuazione al meccanismo per scomputare in bolletta la quota di energia condivisa.
(4-00738)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata:


   PELLEGRINI, BALDINO, GUBITOSA, FRANCESCO SILVESTRI e CONTE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2023 al Senato della Repubblica si sono tenute le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 marzo 2023. In tale contesto la Presidente Meloni ha definito «puerile la propaganda di chi racconta che l'Italia starebbe spendendo soldi per mandare armamenti in Ucraina sottraendoli di fatto alle tante necessità dei nostri concittadini», sottolineando che: «L'Italia sta inviando all'Ucraina materiali e componenti già in suo possesso, che, per fortuna, noi non abbiamo necessità di utilizzare e che inviamo agli ucraini anche per prevenire la possibilità di doverli un giorno utilizzare noi»;

   le affermazioni della Presidente del Consiglio dei ministri, ossia che l'invio di armi in Ucraina non sottrarrebbe risorse al bilancio dello Stato, appaiono a giudizio degli interroganti palesemente in contrasto con quanto sostenuto dal Ministro interrogato il 25 gennaio 2023 in audizione presso le Commissioni riunite difesa della Camera dei deputati ed affari esteri e difesa del Senato della Repubblica sulle linee programmatiche del suo dicastero. In tale sede, il Ministro interrogato ha dichiarato che: «L'aiuto che abbiamo dato in questi mesi all'Ucraina è un aiuto che in qualche modo ci impone di ripristinare le scorte che servono per la difesa nazionale»;

   con il decreto interministeriale del 31 gennaio 2023 è stato disposto l'invio di ulteriori materiali d'armamento, tra cui una batteria del sistema del programma italo-francese Samp-t (Sol-air moyenne-portee/terrestre), per un costo pari a oltre 700 milioni di euro;

   contrariamente a quanto sostenuto dalla Presidente Meloni, non si tratta di armamenti che non vengono utilizzati; basti pensare che fra il 2015 ed il 2016 un'unità Samp-t è stata schierata a Roma per la sorveglianza dei cieli in occasione del Giubileo straordinario della misericordia;

   una possibile escalation militare sembrerebbe dettata da scelte esageratamente interventiste, tra le quali si annoverano quella del Regno Unito di inviare all'Ucraina proiettili con l'uranio impoverito, gli annunci del Presidente Putin circa il completamento della costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia, nonché l'addestramento dei soldati ucraini, per l'uso del Samp-t, nel nostro Paese –:

   stante il conflitto evidenziato in premessa tra le dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro interrogato, quale sia l'indirizzo politico unitario del Governo in materia di difesa e, conseguentemente, se e quali strumenti intenda adottare per farvi fronte, anche rendendo noto il costo delle forniture militari già inviate da marzo 2022 e i relativi limiti stabiliti nella strategia militare, anche sul fronte economico-finanziario.
(3-00286)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRAZIANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione sindacale professionisti militari (Aspmi) denuncia che militari in pensione per malattie gravi come infarti o tumori oppure vittime di incidenti mentre prestavano servizio, non ricevono dall'INPS una parte della spettante pensione. Il sindacato afferma che nel maggior numero dei casi «si tratta di malattie che non permettono di avere una tale lucidità mentale utile ad accorgersi immediatamente del maltolto»;

   dalle notizie riportate in merito dalla stampa risulterebbe che la questione vada avanti da anni;

   dal 2012 l'ente previdenziale, nonostante sia di sua competenza, non paga tre mesi di assegni spettanti a coloro che cessano il servizio perché congedato dopo una malattia o un incidente sul lavoro;

   l'Aspmi in una lettera indirizzata al Ministro della difesa Crosetto, spiega che le persone in questione «maturano il diritto di calcolo per la tredicesima mensilità. Il combinato disposto (....) permette al personale cessato dal servizio per inabilità di percepire la tredicesima mensilità per intero. Purtroppo, tale evidente diritto non viene applicato ai militari che vengono collocati in quiescenza. (....) Ad aggravare la questione è il fatto che i ratei della tredicesima devono essere corrisposti entro l'anno in cui sono stati maturati, questo perché devono far parte dei redditi dell'anno e quindi sottostare all'applicazione della tassazione annua corrente, la quale fino al 2021 era del 38 per cento, e successivamente diminuita al 35 per cento. Inoltre, il mancato pagamento entro i termini di legge del compenso configura anche un danno economico certo per lo Stato, che è pari alla differenza tra tassazione corrente e tassazione separata ovvero tra aliquota massima ed aliquota media.»;

   secondo fonti giornalistiche, il Ministro della difesa Crosetto avrebbe già convocato una riunione tecnica con i vertici dell'INPS, per dirimere la vicenda –:

   se il Ministro interrogato confermi l'effettiva apertura del tavolo tecnico e quali siano le soluzioni che si profilano per dare risposte a questi nostri militari in attesa.
(4-00736)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   GIANASSI, FORNARO, LACARRA, SERRACCHIANI, ZAN, FERRARI, GHIO e CASU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il reato di tortura è stato finalmente istituito con la legge n. 110 del 2017, all'esito di un lungo e complesso iter parlamentare;

   l'approvazione della legge sul reato di tortura e di istigazione alla tortura (articoli 613-bis e 613-ter del codice penale) ha rappresentato un fondamentale passo avanti per la difesa dei diritti e per la civiltà del nostro Paese, fornendo, in questo modo, un segno concreto di civiltà e di allineamento all'Europa;

   il reato di tortura è presente in tutti gli ordinamenti democratici ed è richiesto, infatti, dalle convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani;

   l'Italia è stata uno degli ultimi Paesi occidentali ad averlo introdotto;

   sono molte le norme internazionali che affermano che nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti, tra le quali: la Convenzione di Ginevra del 1949, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950, la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, la Convenzione internazionale contro la tortura del 1984, lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale del 1998;

   si apprende con stupore e preoccupazione che il partito di Fratelli d'Italia ha presentato la proposta di legge Vietri e altri, n. 623, che intende abrogare i reati di cui agli articoli 633-bis e 633-ter del codice penale;

   i proponenti, nella relazione alla proposta di legge, sosterrebbero che l'abrogazione del reato di tortura aiuterebbe le forze dell'ordine nel loro lavoro quotidiano, valutazione estremamente offensiva nei confronti delle forze dell'ordine nazionali che operano nel rispetto delle regole, con straordinaria professionalità e con profondo senso del dovere, delle istituzioni e dei principi;

   al contrario, chi viola i principi democratici commettendo il reato di tortura offende proprio le istituzioni democratiche e il prestigio delle stesse forze dell'ordine e, di fronte a tali fatti, occorre una risposta dello Stato per l'accertamento della verità e per la tutela delle vittime –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in ordine ai delitti di tortura e di istigazione alla tortura, di cui agli articoli 633-bis e 633-ter del codice penale, in particolare se intenda assumere iniziative normative al fine di modificarli, depotenziarli o addirittura abrogarli, il che allontanerebbe, una volta di più, l'Italia dagli standard di civiltà e di rispetto dei diritti umani richiesti dalla Costituzione e dalle norme internazionali ed europee.
(3-00285)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TESTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, all'articolo 8 dispone una serie di proroghe di termini in materia di giustizia, prevedendo ai commi 8-ter e 8-quater il differimento al 1° gennaio 2025 quale data di efficacia delle modifiche relative alle circoscrizioni giudiziarie di l'Aquila e di Chieti e la soppressione delle relative sedi distaccate, previste dal decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155;

   fino alla data del 1° gennaio 2025, gli uffici giudiziari delle circoscrizioni di l'Aquila e di Chieti, comprese le citate sezioni distaccate di tribunale, rimarranno pertanto in funzione nell'assetto pre-riforma, mentre successivamente, dovranno essere soppresse le sedi distaccate e ricompresi nel loro circondario rispettivamente: i tribunali di Avezzano e Sulmona e Lanciano e di Vasto;

   in tale quadro, l'interrogante evidenzia come la riforma della geografia giudiziaria ha causato notevoli disagi agli operatori giudiziari e ai cittadini in generale, in termini di scarsa efficienza dell'amministrazione della giustizia e della celerità dei giudizi, (oltre che sotto il profilo della qualità delle decisioni e delle riduzioni delle spese) in particolare nel territorio abruzzese della Marsica colpito da eventi sismici, le cui ripercussioni hanno inciso pesantemente proprio sull'organizzazione giudiziaria della regione abruzzese;

   al riguardo, l'interrogante rileva, altresì, come gli eventi calamitosi verificatesi nel recente passato, (unitamente all'emergenza pandemica) hanno evidenziato gravi criticità anche in considerazione del disagio socio-economico che i territori abruzzesi interessati stanno attraversando, con riferimento alla salvaguardia del diritto alla giustizia, oltre che alla tutela per il ruolo degli «organismi intermedi», tra le istituzioni e il cittadino, costituito dagli ordini professionali, a cui fanno capo i relativi professionisti;

   a parere dell'interrogante, le suesposte osservazioni, evidenziano un quadro a tinte fosche, in considerazione del fatto che se da un lato la misura di proroga risulta indubbiamente condivisibile, dall'altro rileva come l'efficacia temporale della norma medesima, determinerà la chiusura dei tribunali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto (a decorrere dal 2025) rischiando di causare evidenti complicazioni per il tessuto socioeconomico e giudiziario delle comunità locali abruzzesi interessate, anche in relazione ai prevedibili disagi per i cittadini interessati a causa degli spostamenti presso altre strutture giudiziarie, nei territori densamente popolati e difficilmente raggiungibili, come quelli insulari o di alta montagna;

   ulteriori criticità desumibili dalla soppressione delle sedi distaccate in precedenza esposte, si rinvengono, a giudizio dell'interrogante, dal possibile incremento dei fenomeni criminali come conseguenza della mancanza di presidio giudiziario, nonché dalle prevedibili chiusure di numerose attività commerciali, situate in prossimità delle circoscrizioni giudiziarie distaccate, oltre la cancellazione per molti professionisti dagli ordini professionali;

   risulta pertanto necessario, secondo l'interrogante, avviare una serie di iniziative volte a garantire il mantenimento delle sedi distaccate di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto, in considerazione delle osservazioni in precedenza richiamate, con particolare riferimento alla certezza e alla stabilità duratura dei presidi giudiziari, il cui mantenimento è considerato indispensabile, valutata la specificità geografica del territorio e il rapporto tra superficie e densità della popolazione –:

   quali orientamenti di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condivida le osservazioni richiamate in premessa, in relazione alle conseguenze socioeconomiche derivanti dalla soppressione dei tribunali delle sedi distaccate di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto;

   in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché, nel corso della legislatura, vi sia un intervento normativo ad hoc, volto a garantire il mantenimento delle circoscrizioni giudiziarie territoriali suddette, valutato che la riforma della geografia giudiziaria, introdotta dal decreto legislativo n. 155 del 2012, in premessa richiamato, ha inciso negativamente sull'azione giudiziaria del territorio abruzzese e della comunità locale.
(5-00614)


   D'ORSO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la riforma del processo civile introdotta con il decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 149, ed in particolare l'articolo 3, comma 36, lett. b), ha modificato l'articolo 492-bis del codice di procedura civile stabilendo che su istanza del creditore procedente «l'ufficiale giudiziario accede mediante collegamento telematico diretto ai dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nell'anagrafe tributaria, compreso l'archivio dei rapporti finanziari, e in quelle degli enti previdenziali, per l'acquisizione di tutte le informazioni rilevanti per l'individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti.»;

   in conseguenza di tale modifica non è più possibile per il creditore procedente proporre istanza al presidente del tribunale diretta a ottenere l'autorizzazione ad effettuare direttamente presso le banche dati delle pubbliche amministrazioni e dell'anagrafe tributaria le ricerche dei beni del debitore da pignorare, come invece era consentito prima della riforma. Attualmente, quindi, tal ricerca potrà essere fatta soltanto da parte dell'ufficiale giudiziario;

   anche a causa della ristrettezza dei tempi imposta dall'anticipazione dell'entrata in vigore della riforma, il Ministero della giustizia non ha ancora potuto predisporre i necessari strumenti informatici per consentire agli ufficiali giudiziari i collegamenti con le predette banche dati, come risulta ancora dalla nota del 23 marzo 2023 del capo Dipartimento per la transizione digitale della giustizia, l'analisi statistica e le politiche di coesione del Ministero;

   la modifica legislativa ha sottratto al creditore la facoltà di avvalersi del valido strumento dell'interpello diretto alle banche dati, senza però fornirgli adeguata soluzione alternativa;

   la norma di salvaguardia, contenuta nell'articolo 155-quinquies disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, non soccorre adeguatamente allo scopo, in quanto di incerta applicazione e comunque impositiva di una inutile richiesta di indagine all'ufficiale giudiziario e della necessità di una attestazione che alcuni Uffici concedono solo previo pagamento di un diritto che la legge non prevede;

   si verificano troppo spesso ritardi che vanno a danno delle procedure di recupero del credito e l'inefficacia delle procedure esecutive e la lentezza delle procedure costituiscono un ulteriore vulnus all'efficienza della giustizia a danno del creditore che deve eseguire i provvedimenti giudiziali;

   la gestione del problema lasciata alle determinazioni dei singoli uffici «in ordine sparso» crea situazioni di disagio e appesantimento delle procedure contrarie ai principi di efficientamento della giustizia e di semplificazione al fine della riduzione dei tempi del processo, che contrastano con le finalità della riforma –:

   se il Ministro della giustizia intenda affrontare la questione riportata in premessa in via di urgenza, dando maggiore impulso agli interventi normativi ed amministrativi idonei all'attuazione del disposto dell'articolo 492-bis del codice di procedura civile, assicurando il collegamento diretto con le banche dati delle pubbliche amministrazioni e con l'anagrafe tributaria, compreso l'archivio dei rapporti finanziari, e con quelle degli enti previdenziali;

   se i ministri interrogati non intendano adottare iniziative di competenza idonee a garantire sull'intero territorio nazionale l'applicazione di una prassi uniforme e priva di imposizioni di diritti non previsti dalla legge, chiarendo che fino a quando non sarà attivato il collegamento con le banche dati e reso effettivo il servizio con l'adeguata formazione del personale Unep è consentito ai legali del creditore rivolgersi direttamente ai gestori delle banche dati senza ulteriori istanze e con il rispetto della normativa sul gratuito patrocinio;

   se il Ministro della giustizia non intenda adottare iniziative volte a sollecitare i gestori delle banche dati ad attivare dei canali privilegiati per dare riscontro in tempi certi e rapidi alle istanze di interrogazione presentate dai creditori.
(5-00617)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta orale:


   TESTA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

    il 31 marzo 2023 scade il termine ultimo entro il quale deve essere definito il futuro di Eurovita, una delle più importanti compagnie assicurative specializzate nel ramo vita per l'elevata diversificazione in termini di canali distributivi e di prodotti offerti;

   l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) ha, infatti, avanzato al Ministro delle imprese e del made in Italy la richiesta di avviare l'istruttoria per ammettere la compagnia assicurativa all'amministrazione straordinaria, fase che avrà come primo effetto quello dello scioglimento del collegio sindacale e del consiglio di amministrazione del gruppo;

   l'eventuale passaggio alla gestione straordinaria, che durerà un anno con possibile proroga di ulteriori 365 giorni, è volto a trovare in tempi rapidi una soluzione per la società e i suoi assicurati, ma lo stesso determinerà, di fatto, un sostanziale cambiamento delle prospettive di questi ultimi;

   il 6 febbraio 2023 l'Ivass ha disposto, ai sensi dell'articolo 188, comma 3-bis, lettera b), del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, una sospensione temporanea della facoltà dei contraenti di esercitare i riscatti regolati dai contratti di assicurazione e di capitalizzazione stipulati con Eurovita;

   tale congelamento, che interessava i circa quattrocentomila clienti della società con venti miliardi di risparmi, compresi fondi pensione e fondi previdenziali, investiti, è stato previsto fino al termine del 31 marzo, sia al fine di creare una finestra di tempo più o meno ampia per mettere in sicurezza la società assicurativa sia per evitare una vera e propria corsa agli sportelli, che ne avrebbe drenato del tutto la liquidità;

   le esigenze di cassa sono particolarmente elevate: nonostante i cento milioni di euro apportati recentemente da Cinven, azionista di riferimento di Eurovita, mancherebbero all'appello almeno altri 250-300 milioni; la recente ascesa dei tassi, inoltre, potrebbe innescare nel comparto-vita una corsa ai riscatti che per Eurovita potrebbe rivelarsi fatale;

   i rischi per i risparmiatori sono, dunque, molteplici e gli scenari sono diversi a seconda della tipologia di polizza sottoscritta: le polizze ramo I (anche dette a gestione separata), ad esempio, sono investimenti finanziari con veste assicurativa in cui il portafoglio ha una gestione separata dal capitale della compagnia stessa: in caso di fallimento il patrimonio delle gestioni separate non rientrerebbe nel fallimento medesimo, ma sarebbe liquidato ai prezzi di mercato dei titoli presenti in portafoglio e decadrebbe la garanzia della restituzione del 100 per cento del capitale versato; le polizze ramo III (le cosiddette multiramo), invece, sono formate sia da una gestione separata che da fondi assicurativi interni: per quanto concerne la prima componente, esse si comportano come le polizze ramo I; per la seconda componente, invece, non ci sarebbe alcun tipo di garanzia se non quella di una valutazione di mercato come per un normale fondo di investimento –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intenda adottare per tutelare gli interessi degli assicurati, al fine di fornire una adeguata protezione ai loro risparmi.
(3-00283)


   SQUERI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dall'analisi dell'ufficio studi di Confcommercio «Demografia d'impresa nelle città italiane» pubblicato a fine febbraio 2023, risulta che negli ultimi 10 anni sono sparite oltre 99 mila attività di commercio al dettaglio e 16 mila imprese di commercio ambulante. Nelle 120 città medio grandi su cui è concentrato il rapporto ci sono sempre meno negozi tradizionali e in quei comuni la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20 per cento);

   crescono invece le attività di alloggio (+43,3 per cento) e di ristorazione (+4 per cento), ma in questo caso si tratta di una crescita anomala: dai dati Infocamere-Movimprese aggiornati al 31 dicembre scorso, rispetto al pre-pandemia (2019) gli hotel diminuiscono del 2,9 per cento, mentre crescono attività quali bed&breakfast e Airbnb. La crescita dei ristoranti è drogata dall'esplosione dei punti vendita «take away». Di fatto in questi ambiti cala la qualità dell'offerta;

   la riduzione di negozi è più marcata nei centri storici e in questi ambiti sono molte le chiusure di attività considerate storiche avvenute nel corso del 2022. Colpite in particolare le librerie. Il depauperamento del tessuto socio-economico non colpisce solo le attività ma anche la disponibilità di alloggi per i residenti: in particolare nelle città d'arte nelle case dove un tempo abitavano le famiglie oggi si trovano, b&b e «affitti brevi»;

   a frenare la caduta delle attività commerciali non sono bastati gli aiuti Covid dello Stato, quali i contributi a fondo perduto o il credito d'imposta per le locazioni; il credito d'imposta 2022-2023 gas/energia per le imprese non energivore non è riuscito a coprire, né avrebbe potuto, gli aumenti del 35 per cento per l'energia elettrica e del 45 per cento per il gas;

   all'aumento generale dei costi si aggiunge la lievitazione dei canoni di locazione commerciale, parametrati al 75 per cento della crescita dei prezzi al consumo. L'inflazione 2022 è stata pari all'11,3 per cento (8,1 per cento prezzi al consumo). Per il 2023 le previsioni attuali viaggiano attorno al 9 per cento;

   i canoni di locazione commerciale, che appartengono al sistema della rendita, sono a libero mercato e nel corso della pandemia non si è riusciti a calmierarli. La spirale inflazionistica li aggraverà di almeno il 15 per cento nel biennio 2022-2023. Questo amplificherà il fenomeno noto come «desertificazione commerciale» il che significa meno servizi, meno vivibilità e meno sicurezza nei nostri insediamenti urbani;

   quali iniziative urgenti intenda adottare per contrastare la desertificazione commerciale delle città italiane e se non ritenga opportuno prevedere iniziative temporanee volte a calmierare nel 2023 l'adeguamento delle locazioni commerciali all'inflazione, contemperando le esigenze del sistema della rendita con la necessità di tutelare le attività economiche e in particolare le Pmi.
(3-00284)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   CAPPELLETTI, PAVANELLI, APPENDINO e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la scelta del Parlamento europeo di sospendere dal 2035 la vendita di nuove auto e furgoni a benzina e diesel, asse portante del pacchetto Fit for 55 finalizzato al passaggio definitivo all'elettrificazione del trasporto leggero su strada per passeggeri e merci, è stata intesa dagli operatori del settore come un'opportunità, in quanto consente al mercato, in un arco temporale certo, di pianificare la conversione delle attività produttive;

   le recenti decisioni assunte in sede europea confermano che accompagnare la riconversione tecnologica di un settore che, a oggi, contribuisce in modo importante al Pil nazionale, come quello delle auto, deve muoversi in una prospettiva ben definita, compatibile con gli impegni assunti a livello europeo;

   quanto sopra richiede in primis un'analisi approfondita del comparto al fine di aggiornare le competenze dei lavoratori del settore automotive, anche investendo nella formazione professionale continua, che non gravi sui costi aziendali, nonché uno studio attento che permetta di indirizzare in modo efficace i fondi statali e dei Pnrr, e sostenere con strumenti certi e decisi la conversione all'elettrico che risulta l'opzione tecnologica più promettente per diversi settori, soprattutto quello del trasporto su strada;

   sul fronte europeo, come nel caso di Francia e Germania, già da tempo i produttori del mercato di riferimento hanno, in un'ottica di pianificazione pluriennale degli investimenti, anticipato la proposta di Bruxelles e scelto l'elettrificazione dei trasporti come settore chiave su cui puntare, laddove invece il nostro Paese risulta a tutt'oggi carente sul fronte della mobilità elettrica rispetto ai competitor e in ritardo nella riconversione di un comparto che risulta tra i più esposti;

   inoltre il riciclo delle batterie, anche esauste, delle auto elettriche oltre a dare vita a un'articolata filiera nuova, con tutti i benefici economici, occupazionali e ambientali collegati, potrebbe tradursi in un nuovo business e, segnatamente, nell'ambito dello smaltimento e del riciclo delle medesime, tenuto conto che la direttiva 2006/66/CE già le annovera tra i rifiuti destinati al riciclo –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per accompagnare e sostenere la graduale riconversione del comparto produttivo dell'auto e dei settori a esso collegati al fine di accrescerne la competitività nonché la capacità di adottare soluzioni determinate e tempestive in grado di soddisfare la futura domanda internazionale di veicoli elettrici.
(5-00618)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dall'insediamento della XIX legislatura si sono susseguiti, anche a firma della scrivente, plurimi atti di sindacato ispettivo, in sede d'Aula e presso la X commissione della Camera dei deputati, istanze delle amministrazioni locali dei territori interessati nonché incontri tra le parti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, finalizzati ad approfondire e ad individuare singolarmente le possibili soluzioni per la risoluzione di situazioni di crisi industriale insistenti sul territorio della provincia di Savona, in particolar modo afferenti la vertenza Sanac s.p.a.;

   il territorio savonese, con la sua amministrazione provinciale, le sigle sindacali, l'Unione industriali e le associazioni di categoria, nelle loro articolazioni locali, attraverso la costituzione di un apposito tavolo denominato «Tavolo provinciale per lo sviluppo economico di Savona», con il supporto delle rappresentanze politiche presenti in regione Liguria e dei parlamentari liguri, ha promosso la necessità di affrontare in maniera organica nelle competenti sedi ministeriali le principali criticità afferenti il tessuto industriale, imprenditoriale e produttivo, tra cui a titolo esemplificativo le situazioni attuali di Sanac s.p.a., Piaggio Aero Industries s.p.a. (meglio nota come «Piaggio Aerospace») e Alstom (ex «Bombardier Transportation») nonché la volontà di promuovere e sostenere lo sviluppo delle realtà strategiche in crescita;

   in data 27 marzo 2023 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha accolto tale istanza ricevendo una delegazione del predetto tavolo territoriale savonese al fine di porre le basi per iniziare un percorso strutturato di lavoro condiviso e sinergico –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare in virtù dell'incontro con i componenti del Tavolo provinciale per lo sviluppo economico di Savona svoltosi presso il Ministero.
(5-00619)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   dopo due anni di caro energia per famiglie ed imprese, i prezzi di luce e gas da inizio anno mostrano una tendenza al ribasso e si avvierebbero verso un ulteriore calo anche nei prossimi mesi. Per l'elettricità l'Arera prevede un taglio che potrebbe essere superiore al 20 per cento tra aprile e giugno e anche il gas sarà in discesa a marzo;

   il 31 marzo scadono i principali interventi introdotti dal Governo Draghi e poi prorogati dall'attuale Esecutivo per contrastare il caro bollette: l'azzeramento degli oneri generali di sistema e l'abbattimento dell'Iva dal 10 al 5 per cento sul gas;

   secondo uno studio Unioncamere, per le micro e piccole imprese la riduzione nel primo trimestre del 2023 rispetto al IV trimestre 2022 è accentuata per tutti i profili di impresa analizzati, con punte vicine al -25 per cento per ristoranti e B&B. Ciò nonostante le bollette rimangono mediamente più alte di circa il +15 per cento rispetto ai valori di spesa del 1° trimestre 2022, e oltre il doppio della media dell'anno 2021 (+100 per cento). Le bollette elettriche rimangono comunque decisamente più elevate rispetto al periodo pre-pandemia;

   la Commissaria europea per l'energia, in audizione in Commissione industria ricerca ed energia del Parlamento europeo ha dichiarato che, nonostante siano in riduzione, i prezzi dell'energia «rimangono due volte più alti rispetto ai livelli precrisi. Il peso sui consumatori rimane troppo alto e dunque questo richiede una politica di risposta forte», ricordando inoltre l'adozione da parte della Commissione di una serie di misure di emergenza per fronteggiare i prezzi alti di gas ed elettricità;

   durante l'audizione presso le Commissioni riunite di Camera e Senato sulle linee programmatiche del suo dicastero il Ministro interrogato ha dichiarato che, oltre al sostegno a famiglie e imprese in questa fase di transizione, il Governo si sarebbe impegnato per sviluppare un piano strategico in grado di assicurare soluzioni e costi accettabili al problema degli alti costi dell'energia –:

   se e come il Governo intenda intervenire riguardo agli strumenti di incentivazione per consentire al sistema produttivo italiano di ridurre i costi energetici da cui in larga parte dipende non solo la competitività, ma anche l'esistenza stessa di larga parte del sistema.
(5-00620)


   SQUERI e TASSINARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la finanza sostenibile si pone l'obiettivo di indirizzare i capitali verso attività che non solo generino un plusvalore economico, ma siano anche utili alla società e non gravino sul sistema ambientale. Gli indici di sostenibilità di un investimento sono definiti «fattori Esg» (Environmental, Social and Governance);

   a partire dal «Piano d'Azione per la finanza sostenibile» del 2018 l'Unione europea ha adottato una ampia e diversificata serie di atti dai quali emerge una linea di tendenza in cui i criteri Esg stanno evolvendo da suggerimenti da adottarsi su base volontaria a principi obbligatori: una sorta di tassonomia sulla sostenibilità sociale e ambientale delle attività e dei finanziamenti che tali attività possono ricevere;

   questo influirà anche su quei soggetti, come le Pmi non quotate, le quali, pur non sussistendo obblighi formali, dovranno comunque operare in un quadro in cui gli operatori finanziari saranno canalizzati verso investimenti in imprese «sostenibili»;

   ad esempio i bandi PNRR per calcolare il rating di sostenibilità richiedono alle imprese la dichiarazione non finanziaria (Dnf) e il bilancio di sostenibilità;

   da recenti indagini statistiche effettuate su campioni di Pmi emerge che il 73 per cento delle aziende non sta ancora applicando strategie Esg, il 59 per cento vorrebbe applicarle ma ancora non lo sta facendo mentre il 14 per cento delle aziende non era a conoscenza né del nome, né del suo significato;

   tra le aziende non interessate, il 47 per cento dichiara di avere un'azienda troppo piccola per poter supportare queste iniziative, il 36 per cento non vede una relazione tra Esg e il proprio business e il 25 per cento ritiene che non sia necessario –:

   quali iniziative intenda adottare per portare a conoscenza delle Pmi i profili di sostenibilità Esg, sia in termini di rischi, sia di opportunità, e se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a introdurre forme di incentivazione per favorire la convergenza verso i fattori Esg delle Pmi non quotate al fine di consentire alle stesse la partecipazione ai bandi pubblici e in prospettiva, l'accesso al credito, eventualmente individuando deroghe o regole meno impattanti per le micro imprese.
(5-00621)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   DEL BARBA, FARAONE, PASTORELLA, ENRICO COSTA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede di garantire entro il 2026 una connettività internet a 1 gigabit al secondo per circa 7 milioni di indirizzi (numeri civici) in tutta Italia, con l'obiettivo di colmare il digital divide che affligge l'Italia, in particolare nelle aree più interne e periferiche, anche a favore della competitività delle imprese;

   la rete Tim è la principale infrastruttura nazionale di trasmissione dati della pubblica amministrazione, delle imprese e dei cittadini e per questo è considerata un asset strategico del Paese, rete attualmente in vendita al fine di ridurre il forte indebitamento di Tim;

   il 1° febbraio 2023 il fondo americano Kkr ha fatto un'offerta per l'acquisto della rete Tim, offerta ritenuta insufficiente e dunque respinta dal consiglio di amministrazione di Tim;

   il 5 marzo 2023 Cassa depositi e prestiti, insieme al fondo d'investimento australiano Macquarie, ha presentato un'offerta per l'acquisto della società veicolo della rete di Tim al fine di realizzare una rete unica con la controllata OpenFiber, offerta anch'essa non accettata perché considerata inferiore alle aspettative;

   il respingimento delle due offerte ha lanciato una procedura competitiva tra i due contendenti che scadrà il 18 aprile 2023;

   il 17 marzo 2023, in un articolo apparso sul sito della testata giornalistica L'Espresso, si ipotizza che le due offerte, seppur apparentemente equivalenti, avrebbero significative differenze soprattutto sul punto della valorizzazione e sul futuro della rete in rame;

   secondo la medesima fonte l'offerta di Kkr non prevederebbe nuovi investimenti per lo spegnimento del rame a favore della fibra ottica e l'offerta di Cassa depositi e prestiti-Macquarie garantirebbe una nuova liquidità di circa 2 miliardi di euro rispetto all'offerta concorrente, con effetti positivi anche per l'attuale livello occupazionale;

   il Ministro interrogato è intervenuto in più occasioni sull'argomento –:

   se e quali iniziative di competenza si intenda intraprendere, nel rispetto dei vincoli del golden power e dei limiti antitrust, per tutelare un'infrastruttura strategica per il Paese e il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in ambito di digitalizzazione.
(3-00287)


   PIZZIMENTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività. Un patrimonio infrastrutturale moderno e connesso è fondamentale per sviluppare una mobilità di merci e persone, efficace ed efficiente, che possa sostenere una crescita sostenibile e a lungo termine di un territorio, oltre che incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

   la regione Friuli Venezia Giulia, per la sua collocazione geografica, è interessata da tempo da un notevole aumento del traffico di persone e, soprattutto, merci legato ai grandi mutamenti geopolitici intervenuti nell'Europa orientale. Tale traffico, in larga parte di attraversamento, si aggiunge a quello, anch'esso con persistenti forti tassi di incremento, legato alla mobilità interna ed alle connessioni regionali e interregionali;

   il porto di Trieste, in particolare, rappresenta una grande opportunità per lo sviluppo della logistica della regione e del Paese; ulteriori interventi sulla sua capacità infrastrutturale ne accentuerebbero ulteriormente il ruolo di centro nevralgico del commercio marittimo internazionale;

   altri investimenti molto attesi riguardano l'intervento di velocizzazione della tratta ferroviaria tra Trieste e Venezia e quello relativo al nodo ferroviario di Udine, che ha lo scopo, anche eliminando i passaggi a livello all'interno della città di Udine, di eliminare il traffico ferroviario in ambito urbano sulla direttrice per Tarvisio, con correlato effetto positivo sia sulla sicurezza delle aree urbane che sulla possibilità di sviluppo dei porti e degli interporti della regione –:

   quali investimenti siano programmati per le infrastrutture strategiche e per sistemi di trasporto più efficienti per la regione Friuli Venezia Giulia e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di incrementarne ulteriormente lo sviluppo e la competitività.
(3-00288)


   LUPI, ROMANO, PISANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in Sicilia, per percorrere il tratto da Palermo a Catania (215 chilometri) tramite il servizio regionale veloce, si impiega una media di 5 ore. Per un tratto di pari distanza e con il medesimo servizio, al Nord Italia si impiegano una media di 3 ore e 30 minuti (tratta presa ad esempio Gorizia-Verona, 245,3 chilometri);

   interi lotti della tratta Palermo-Catania sono ancora in fase di progettazione esecutiva, come i 47 chilometri della Caltanissetta-Lercara che saranno tutti su un nuovo tracciato;

   al 2023 l'Italia risulta collegata da Nord a Sud dalla dorsale e Milano-Roma-Napoli-Salerno tramite l'alta velocità, che, attraverso tecniche che permettono velocità superiori ai 300 chilometri all'ora, consente di andare da Milano Centrale a Salerno in 5 ore e 52 minuti;

   per il 2026, in occasione delle Olimpiadi Milano-Cortina, si prevede il completamento della linea Milano-Verona-Venezia tramite l'alta velocità, con tecniche che permetteranno di dimezzare i tempi di percorrenza. La linea Milano-Venezia rientra, altresì, tra le linee che costituiscono la parte italiana del «corridoio 5», che attraversa l'Europa sull'asse ovest-est, dal Portogallo all'Ucraina, fondamentale per il trasporto sia di merci che di passeggeri;

   per percorrere la tratta Milano-Palermo vi è un tempo di percorrenza medio di 16 ore effettuato solamente con il servizio intercity;

   nella trasmissione «5 minuti», andata in onda il 22 marzo 2023, il Ministro interrogato ha affermato: «A ponte fatto e ad alta velocità completata sia in Sicilia che in Calabria, tra Palermo e Roma ci si metterà cinque ore e mezza rispetto alle 12 ore in treno di oggi»;

   dalla documentazione ufficiale riportata sul sito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è, invece, possibile ricavare le seguenti tempistiche finali dalla realizzazione delle nuove infrastrutture: 165 minuti per la tratta da Catania a Palermo, più 210 minuti da Roma a Villa San Giovanni, più 18 minuti di percorrenza del ponte, se costruito ad una campata, per un totale di 6 ore e 23 minuti –:

   quali siano i lavori in programma e quali quelli già completati nelle tratte Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia, quale sarà l'esatto tempo di percorrenza da Roma a Palermo con il completamento di tutti i lavori e, se per raggiungere il tempo di percorrenza indicato dal Ministro interrogato, si intendano utilizzare le medesime tecniche utilizzate già per tratte quali Milano-Torino e Roma-Napoli, al fine di ottenere tempi di percorrenza simili anche tra Palermo e Catania a parità di lunghezza del percorso.
(3-00289)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   presso la stazione ferroviaria di Enna sostano i treni locali e quelli rapidi che collegano Palermo e Catania a Siracusa e Caltanissetta. Il suo utilizzo è comunque limitato in quanto la stazione è situata fuori dalle aree urbane, trovandosi a circa 5 chilometri da Enna alta e 4 chilometri da Enna bassa;

   la Banca europea per gli investimenti ha destinato 3,4 miliardi di euro per il raddoppio ferroviario della Catania-Palermo. Una parte significativa del finanziamento verrà destinata per realizzare la stazione ferroviaria Nuova Enna, in contrada Calderari, a circo, 12 chilometri dal centro abitato di Enna. Una stazione difficilmente attrattiva, ubicata in un sito rurale, che imporrebbe collegamento con le due aree distinte di Enna Alta ed Enna bassa;

   non prevedere una stazione ad Enna in area urbana in occasione della dorsale ferroviaria siciliana appare un'occasione mancata per la città e per il suo sviluppo;

   serrato, nel corso degli ultimi anni, è risultato il confronto tra le istituzioni locali e autorevoli centri di ricerca al fine di individuare una soluzione alternativa in grado di collegare in tempi brevi la città di Enna e la nuova infrastruttura ferroviaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se intenda attivarsi per convocare in tempi rapidi un tavolo di confronto con Rfi, Anas, Regione Siciliana, città di Enna e i rappresentanti della comunità scientifica universitaria locale, al fine di valutare un progetto utile, sostenibile e produttivo relativo alla stazione ferroviaria di Enna da inserire nel nuovo sistema ferroviario veloce Palermo-Catania-Messina.
(5-00613)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, SCHIFONE, RIZZETTO, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di mitigare l'impatto economico del «caro energia» sulle famiglie e dare un sostegno economico agli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale e ferroviario, il Governo, con l'articolo 4 del decreto-legge 14 gennaio 2023, n. 5 (cosiddetto decreto carburanti), convertito, con modificazioni, dalla legge 10 marzo 2023, n. 23, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un fondo, con dotazione pari a 100 milioni di euro per l'anno 2023, finalizzato a riconoscere, nei limiti della dotazione del fondo e fino ad esaurimento delle risorse, un buono da utilizzare per l'acquisto, fino al 31 dicembre 2023, di abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale ovvero per i servizi di trasporto ferroviario nazionale;

   per dare attuazione alla misura, la disposizione prevede l'adozione di un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per la definizione delle modalità di presentazione delle domande per il rilascio del buono e delle modalità di emissione dello stesso, anche ai fini del rispetto del limite di spesa, nonché di rendicontazione da parte delle aziende di trasporto dei buoni utilizzati ai fini dell'acquisito degli abbonamenti;

   da parte dei cittadini c'è molta attesa per l'emanazione del citato decreto interministeriale affinché sia consentito a tutti i possibili beneficiari, con particolare riguardo agli studenti, di acquistare o riscattare gli abbonamenti per i servizi di trasporto, gravando il meno possibile sulle proprie risorse –:

   se intenda fornire chiarimenti sullo stato di attuazione della misura, anticipando al Parlamento le modalità operative per l'ottenimento del bonus con la relativa tempistica.
(3-00290)


   MARI, EVI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GRIMALDI, GHIRRA, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2022 l'inflazione si era attestata all'8,7 per cento (indice armonizzato Ipca a livello europeo), un record dal 1985;

   secondo i dati di Banca d'Italia di gennaio 2023, nel 2023 l'inflazione resterà alta: la previsione è di un tasso del 6,5 per cento, anche se nel mese di febbraio 2023 il dato Istat registra un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 9,1 per cento su base annua;

   al contrario, i salari sono rimasti stagnanti: quelli contrattuali, ha appena rilevato l'Istat, sono cresciuti solo dell'1,1 per cento; la differenza tra i due ritmi nel 2022 è stata del 7,6 per cento: non si vedeva dal 2001;

   già il Global wage report 2022-2023 dell'Organizzazione internazionale del lavoro vedeva il nostro Paese «maglia nera» tra i 20 dell'Ocse, essendo i salari italiani più bassi del 12 per cento rispetto al 2008;

   sempre secondo la Banca d'Italia, i salari continueranno a crescere pochissimo, mentre il 67 per cento dei lavoratori dipendenti nel privato è in attesa di rinnovare il proprio contratto;

   in Italia un quarto dei lavoratori ha una retribuzione individuale bassa, inferiore al 60 per cento della mediana e più di un lavoratore su dieci si trova in situazione di povertà;

   l'8,7 per cento dei lavoratori, subordinati e autonomi, percepisce una retribuzione annua lorda di meno di 10 mila euro, mentre solo il 26 per cento dichiara redditi annui superiori a 30 mila euro;

   tra il 40 per cento dei lavoratori con reddito più basso, il 12 per cento non è in grado di provvedere autonomamente ad una spesa improvvisa, il 20 per cento riesce a fronteggiare spese fino a 300 euro e il 28 per cento spese fino a 800 euro; uno su tre ha dovuto posticipare cure mediche;

   oggi è rilevante l'effetto inflazionistico su stipendi e pensioni che non vedono, da una parte, nessuna indicizzazione e, dall'altra, vedono un ritardo dei rinnovi contrattuali e spesso si assiste a rinnovi contrattuali che prevedono adeguamenti non in linea con l'aumento dei prezzi –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato e il Governo intendano adottare per contrastare la grave perdita del potere d'acquisto dei salari e se, in particolare, non ritengano necessario attivarsi urgentemente, per quanto di competenza, verso tutte le parte sociali per il rinnovo dei contratti collettivi non rinnovati, nonché per introdurre meccanismi similari a quello introdotto dal contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici, dove è previsto un meccanismo che consente di compensare gli effetti dell'inflazione con un aumento proporzionale del salario.
(3-00291)


   TENERINI e TASSINARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il sistema pensionistico italiano, a valle di numerosi interventi che negli ultimi anni si sono susseguiti, modificando costantemente la normativa vigente, necessita di un complessivo riordino e di una razionalizzazione che consenta un dialogo semplificato per tutti gli assicurati fra le rispettive gestioni assicurative;

   qualsiasi iniziativa di riforma in campo previdenziale necessita di un'attenta analisi degli incrementi della spesa pubblica, mantenendo un equilibrio fra la necessità di favorire il ricambio generazionale e il contenimento dei costi generati da nuovi anticipi pensionistici;

   si parte dal presupposto che qualsiasi intervento in ambito pensionistico debba tenere in considerazione gli scenari demografici odierni, i cambiamenti nei modelli organizzativi delle imprese e la congiuntura economica attuale;

   si deve tenere conto dell'oggettiva necessità di rilanciare il ruolo della previdenza complementare, che, con l'incremento delle pensioni calcolate con il sistema contributivo, svolge un ruolo cruciale di potenziamento del reddito pensionistico rispetto agli assegni erogati dal primo pilastro;

   particolare importanza rivestono i meccanismi di staffetta generazionale, al fine di favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza disperdere il patrimonio di competenze dei più anziani, con una cooperazione virtuosa fra Stato e imprese per favorire il ricambio generazionale –:

   quali iniziative intenda assumere per monitorare la spesa previdenziale presente e futura ed analizzare i vari scenari possibili di intervento nel sistema pensionistico, anche tenendo conto dei trend demografici e occupazionali nel medio e nel lungo periodo.
(3-00292)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FURFARO e TONI RICCIARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 1° aprile 2021, n. 46, approvata nella XVIII legislatura, è stata conferita la delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale (Auu); il precedente Governo ha dato attuazione alla citata delega con il decreto legislativo 21 dicembre 2021, n. 230 e dal 1° marzo 2022 l'assegno unico universale viene erogato mensilmente dall'Inps alle famiglie che ne hanno diritto;

   l'assegno, proprio perché basato sul principio universalistico, costituisce un beneficio economico attribuito con criteri di progressività a tutti i nuclei familiari con figli a carico, nell'ambito delle risorse del Fondo «assegno universale e servizi alla famiglia» istituito con la legge di bilancio 2020 e dei risparmi di spesa (risorse rinvenienti stimate in 14 miliardi di euro circa) derivanti dalla soppressione delle misure vigenti per il sostegno dei figli a carico, tra cui l'assegno al nucleo familiare Anf e le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni;

   la nuova prestazione è vincolata, tra l'altro, alla residenza in Italia con conseguente esclusione di migliaia di contribuenti italiani – lavoratori e pensionati – residenti all'estero che in passato hanno percepito gli Anf e le detrazioni fiscali ancorché, in alcuni casi, abbiano mantenuto la residenza fiscale in Italia pagano le imposte nel nostro Paese;

   nell'ambito dell'Unione europea, la normativa dell'Auu contrasterebbe, ad avviso degli interroganti, con l'articolo 7 del regolamento n. 883 del 2004, recante l'abolizione delle clausole di residenza, secondo cui «le prestazioni in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri non possono essere soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l'istituzione debitrice»;

   per quanto riguarda invece i soggetti residenti in Italia, i quali hanno a proprio carico familiari residenti all'estero, l'articolo 67 del citato regolamento n. 883 del 2004 riconosce il diritto alle prestazioni familiari per i familiari che risiedano in uno Stato membro diverso da quello competente a erogare tali prestazioni, come se risiedessero in quest'ultimo Stato membro; la normativa italiana invece non riconosce gli Auu ai figli residenti all'estero che non convivono con il richiedente in quanto non fanno parte dello stesso nucleo familiare ai fini Isee –:

   se i Ministri interrogati ritengano, per quanto di competenza, di adottare iniziative al fine di riconoscere l'assegno unico universale ai cittadini italiani residenti all'estero che abbiano residenza fiscale in Italia e non siano percettori di analoghe prestazioni all'estero, ovvero, in alternativa, di ripristinare per tali soggetti i precedenti benefici derivanti dagli assegni al nucleo familiare e dalle detrazioni per i figli a carico di età inferiore ai 21 anni.
(5-00616)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2023 è stato presentato il sesto rapporto Sentieri sullo stato di salute della popolazione residente in 46 aree contaminate del Paese, di cui 39 Sin e 7 Sir per un totale di 316 comuni;

   tra i siti oggetto dell'indagine figura l'area di Porto Marghera classificato Sito di bonifica di interesse nazionale (Sin) perimetrato con Dma del 23 febbraio 2002;

   in tale area vengono registrati i più alti tassi di mortalità per tutti i tumori e per tumore polmonare, in aumento negli ultimi anni, tra i soli maschi, per malattie respiratorie e per mesotelioma pleurico, mentre tra le femmine, per malattie cardiovascolari;

   l'analisi condotta nel rapporto conferma la persistenza di eccessi di molte delle patologie con evidenza di associazione con fonti di esposizione presenti nel sito, considerando che la maggior parte delle malattie analizzate sono multifattoriali, per le quali l'esposizione a sostanze emesse o rilasciate dalle attività industriali e dalle discariche presenti nel sito possono aver avuto un ruolo causale e/o concausale;

   nel mese di novembre 2022, Eni Rewind s.p.a. ha presentato alla regione Veneto istanza per l'avvio del procedimento teso all'emanazione del provvedimento di autorizzazione unica regionale per la realizzazione, nell'ambito del sistema portuale di Porto Marghera, di un nuovo impianto di termovalorizzazione per il trattamento di 190.000 t/anno di fanghi, la maggior parte dei quali provenienti dagli impianti di depurazione a servizio di tutti i gestori del servizio idrico integrato della regione Veneto;

   i fanghi di depurazione civile derivano dal trattamento non solo dei reflui domestici, ma anche reflui provenienti da attività industriali e artigianali e numerose analisi effettuate dagli stessi gestori degli impianti di depurazione e dagli enti come Arpav dimostrano che nelle frazioni liquide e solide a valle del trattamento sono presenti sostanze tossiche o nocive, come ad esempio idrocarburi, metalli, diossine, Pcb, pesticidi e soprattutto Pfas;

   il processo di combustione dei fanghi comporterebbe la dispersione in atmosfera di ulteriori carichi inquinanti, determinando ulteriori livelli di esposizione della popolazione residente con pericolose conseguenze di ordine sanitario fatto che, a parere dell'interrogante, renderebbe opportuna una moratoria delle autorizzazioni di nuovi impianti industriali nelle more del completamento delle attività di bonifica del sito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia garantita la tutela della salute dei cittadini della zona di Porto Marghera.
(5-00622)


   LOIZZO, PANIZZUT, LAZZARINI e MATONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le maculopatie degenerative (degenerazione maculare legata all'età, Amd, o all'edema maculare diabetico, Dme) sono patologie che provocano una riduzione della capacità visiva dovuta alla compromissione della macula, parte centrale della retina;

   le patologie in esame costituiscono la prima causa di cecità in Occidente e la terza nel mondo; in Italia, i soggetti affetti da Amd neovascolare e Dme sono circa 565 mila e il loro numero è destinato a raddoppiare nei prossimi vent'anni, complice l'invecchiamento della popolazione;

   circa il 90 per cento dei pazienti convive con almeno un'ulteriore condizione patologica associata, tra cui ipertensione, dislipidemie e diabete;

   l'impatto della patologia compromette l'indipendenza della persona nello svolgimento delle attività quotidiane ed è associato a problematiche nella sfera psicoemotiva, con ricadute su familiari e caregiver;

   i punteggi di quality of life relativi ai pazienti con Amd sono paragonabili a quelli dei pazienti con cancro del colon retto e sclerosi multipla;

   l'attuale presa in carico dei pazienti con maculopatie degenerative evidenzia difficoltà nel percorso di diagnosi, cura e follow up;

   in Italia, i pazienti ricevono meno iniezioni intravitreali di quelle raccomandate dalla comunità scientifica, come si evince dai dati raccolti nel rapporto Aifa «L'uso dei farmaci in Italia» e dall'analisi di real world evidence effettuata da fondazione Ricerca e Salute, presentata al Congresso Ispor;

   le ricerche evidenziano anche un utilizzo inappropriato delle risorse; secondo uno studio condotto da Altems l'ottimizzazione del percorso di presa in carico aumenterebbe l'aderenza terapeutica e garantirebbe migliori outcome clinici con conseguente riduzione dei costi sostenuti dal sistema pari a 24.000 euro per paziente;

   una migliore gestione del paziente sarebbe possibile agendo su quattro direttrici strategiche: acquisire consapevolezza sulle attuali criticità del sistema e sull'impatto economico e sociale delle maculopatie degenerative; costruire una presa in carico integrata riducendo potenziali disuguaglianze; favorire condizioni di massima appropriatezza e aderenza terapeutica; misurare l'impatto degli investimenti sanitari in base al valore generato;

   tali direttrici sarebbero perseguibili attraverso l'inserimento delle maculopatie degenerative nel Piano nazionale della cronicità, considerando anche le caratteristiche che tali patologie presentano in termini di rilevanza epidemiologica, gravità, invalidità, peso assistenziale ed economico, difficoltà di diagnosi e accesso alle cure –:

   se non ritenga di adottare iniziative per l'inserimento delle maculopatie degenerative nel Piano nazionale della cronicità, al fine di garantire una migliore presa in carico dei pazienti, aderenza terapeutica e appropriatezza di spesa per il sistema.
(5-00623)


   MALAVASI, FURFARO, CIANI, GIRELLI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la messa a terra dei progetti per costruire la sanità territoriale disegnata dalla missione 6 del PNRR sta accumulando ritardi;

   si tratta di cantieri che cubano 3 miliardi per la realizzazione di 1400 nuove case di comunità e oltre 400 ospedali di comunità;

   come rilevato dal magistrato istruttore della Corte dei conti nella sua relazione, citata dalla delibera del Collegio del controllo concomitante del 16 marzo 2023, il rischio è saltare il primo target previsto tra pochi giorni, quello fissato dal Governo per rispettare al meglio i tempi europei – perché «i numeri relativi alle gare già esperite» sui progetti delle nuove strutture evidenziano una «realistica difficoltà di pervenire nei tempi ormai ravvicinati del 31 marzo 2023 all'adozione di una progettazione avanzata» per buona parte delle procedure concorsuali;

   la Corte dei conti ricorda che, dopo la firma a giugno scorso dei contratti istituzionali di sviluppo con il Ministero della salute, 16 regioni hanno fatto ricorso ad Invitalia affidandosi alla centrale di committenza «soltanto per alcuni interventi e avviando in proprio il resto delle operazioni». Mentre le restanti regioni «hanno adottato una governance interna, avvalendosi di proprie centrali di committenza o di risorse interne» per la fase della progettazione;

   dai dati forniti dal Ministero della salute «si ravvisa ancora un insufficiente numero di progetti pervenuti alla fase di fattibilità tecnico-economica e in alcuni casi ancora più estesa appare la carenza di progetti definiti ed esecutivi»;

   i magistrati contabili sembrano cogliere «la volontà di spostare in avanti al 30 giugno la piena realizzazione del target Italia relativo all'approvazione dei progetti»: una evenienza questa che però richiederebbe «la relativa autorizzazione» del Ministero dell'economia e delle finanze;

   inoltre, non sarebbero state prodotte le rendicontazioni sull'uso delle risorse da parte delle regioni che hanno ricevuto delle anticipazioni e «una buona parte dei soggetti attuatori non ha ancora avanzato richieste di anticipazione»;

   la Corte dei conti, per evitare «probabili riflessi negativi» sul conseguimento dei successivi target, invita ad «espletare le necessarie azioni volte ad evitare stasi o rallentamenti procedurali», programmando anche «eventuali interventi correttivi per recuperare possibili interventi accumulati», vigilando anche sui progetti in modo che «rispondano alle esigenze di funzionalità delle strutture sanitarie da realizzare» –:

   quali iniziative di competenza intenda espletare, come raccomandato dalla delibera del Collegio del controllo della Corte dei conti, per programmare interventi correttivi volti a recuperare i ritardi accumulati, evitando così ulteriori rallentamenti procedurali.
(5-00624)


   MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, DI LAURO e SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il disturbo dello spettro autistico (Asd) è un insieme eterogeneo di disturbi del neuro sviluppo, caratterizzato da esordio precoce di difficoltà nell'interazione reciproca e nella comunicazione sociale associata a comportamenti e interessi ripetitivi e ristretti: la posizione scientifica considera l'autismo una sindrome comportamentale associata a un disturbo dello sviluppo del cervello e della mente, con esordio nei primi tre anni di vita, alla cui insorgenza contribuiscono fattori eziopatogenetici sia genetici che ambientali;

   la legge 18 agosto 2015 n. 134 prevede interventi per la tutela della salute, il miglioramento delle condizioni di vita e l'inserimento nella vita sociale delle persone con Asd e dispone l'aggiornamento, da parte dell'Iss, della linea guida sul trattamento dei Asd in tutte le età della vita;

   «i dati di prevalenza italiani segnalati nella fascia di età 7-9 anni sono pari a 1,35 per cento – circa 1 su 74 nati – e si riferiscono a 4 anni fa (2018), ma non riguardano tutte le regioni né tutte le età (solo il Piemonte e l'Emilia-Romagna hanno il Registro con dati aggiornati al 2021). Un Registro aggiornato permetterebbe di avere dati di prevalenza reali, classificazione di bisogni di salute e sociali che servirebbero per orientare la presa in carico, i servizi, gli stanziamenti economici e la programmazione/aggiornamento della formazione delle risorse umane;» come scriveva a gennaio 2023 il sito superando.it;

   il 27 dicembre 2022 l'Iss ha chiuso la consultazione pubblica per l'aggiornamento della linea guida sull'autismo e, a fine gennaio 2023, associazioni e cittadini che si occupano di pazienti affetti da Dsa hanno rivolto un appello all'Iss, esprimendo i propri timori sulle possibili conseguenze del predetto aggiornamento;

   nell'appello – come scriveva Sanità Informazione – si sottolineava il rischio per «il diritto alla cura di migliaia di bambini autistici» poiché sembrerebbe che nella proposta di aggiornamento si «esonerano di fatto le aziende sanitarie locali dall'obbligo del “trattamento intensivo precoce”, con il rischio di ridurre gli interventi riabilitativi per migliaia di bambini con Asd» –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché la linea guida 21 sull'autismo comprenda le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche disponibili, escludendo qualsiasi esonero dell'obbligo del trattamento intensivo precoce per le persone affette da disturbi dello spettro autistico.
(5-00625)


   VIETRI, CIOCCHETTI, CIANCITTO, COLOSIMO, MACCARI, LANCELLOTTA, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un mercato cresciuto a dismisura soprattutto durante il Covid e che rischia di smantellare la sanità pubblica è quello dei medici a gettone delle cooperative private: figure sanitarie chiamate dalle Asl per sopperire alla mancanza di personale sanitario negli ospedali e pagate tre volte di più rispetto ai colleghi ospedalieri;

   in più, a dare una connotazione fuori dalle regole della pubblica amministrazione, il costo sostenuto per i medici «gettonisti» è difficile da quantificare perché non inserito nel bilancio del personale sanitario (dove c'è un tetto massimo che non si può superare) ma nella voce beni e servizi; si parla comunque di milioni di euro;

   a pesare sul servizio pubblico non sarebbe, poi, solo il costo di questi medici, ma anche una preparazione insufficiente, come denunciato dal presidente nazionale Simeu (Società italiana medicina dell'emergenza urgenza): «Senza generalizzare ma oggi la maggioranza dei medici delle coop sono colleghi che non hanno titolo per lavorare in Pronto Soccorso. Alcuni non sono specialisti, altri sono neolaureati, pensionati o gente che tutta la vita ha fatto altro e che oggi improvvisamente diventa valida per fare il nostro lavoro, che come tutte le specialità mediche è difficile e complesso e non si impara in poche ore»;

   sul tema dei «gettonisti» è intervenuto anche il Ministro Schillaci, da sempre attento al capitale umano del Ssn: «Occorre affrontare anche, in maniera sinergica [...] il fenomeno crescente del ricorso ad appalti esterni da parte delle aziende e degli enti del Ssn per garantire i servizi assistenziali [...]. Anche su questa complessa distorsione del sistema, i Nas, previa intesa con il sottoscritto, hanno effettuato specifici controlli sulle cooperative di fornitura dei servizi sanitari, da cui sono emerse anche fattispecie di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture, per aver [...] impiegato semplice personale ausiliario, privo del prescritto titolo abilitativo, anziché figure professionali socio-sanitarie (O.s.s.), e, infine, personale medico non specializzato per l'incarico da ricoprire. Inoltre è stata accertata la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente – anche sopra i 70 anni – e l'impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri [...].»;

   stando così le cose, si rischia di assistere allo smantellamento di un impianto che dovrebbe essere garanzia di continuità del servizio e ricerca della qualità –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per arginare la problematica dei medici «gettonisti» del Ssn.
(5-00626)

SPORT E GIOVANI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, BERRUTO, ZINGARETTI e ORFINI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la decisione dell'assemblea della Lega calcio di Serie A di cambiare il format della Supercoppa italiana e di voler disputare le prossime quattro edizioni in Arabia Saudita;

   è stato l'amministratore delegato, De Siervo, a spiegare i termini del nuovo accordo con la nazione araba, che continua a legarsi al nostro calcio per motivi economici: (...) «Abbiamo deciso di accettare l'offerta dell'Arabia per ospitare quattro edizioni di Supercoppa in sei anni. La prossima frutterà 23 milioni, mentre con una gara sola e l'amichevole la cifra scenderà a 12 milioni, soldi fondamentali per le finanze dei club italiani» (...);

   la scelta ha già dato adito a numerose preoccupazioni, la più importante e condivisibile, è quella in merito alla mancanza di rispetto dei diritti umani in Arabia Saudita;

   già in occasione dei mondiali di calcio in Qatar sono state diverse le denunce delle maggiori organizzazioni internazionali sui diritti umani;

   anche come Gruppo Pd, nella XVII legislatura, è stata presentata una mozione (n. 1-00566) per dichiarare la contrarietà a sfruttare il calcio per operazioni di sportwashing utili solo a chi vuole nascondere la violazione dei diritti ed organizzare grandi eventi sportivi per mostrare un'immagine lontana dalla realtà e ostacolare la denuncia delle violazioni in cambio di denaro;

   le istituzioni internazionali sportive, già durante la possibile nascita della Superlega, si sono mobilitate con il sostegno dei tifosi, delle società del mondo dello sport e degli appassionati, evidenziando come la stessa competizione non fosse in linea con i valori fondanti dello sport;

   si ritiene che gli eventi calcistici, come altri eventi sportivi, rappresentino un momento importante per veicolare valori universali come i diritti umani e i diritti civili, diritti inalienabili e fondamento di libertà –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare il vero spirito sportivo ed evitare che il calcio, come altri eventi sportivi, non vengano sfruttati per mere operazioni di sportwashing.
(5-00627)


   AMATO, ORRICO, CHERCHI e CASO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   a fine ottobre 2022 è esploso uno scandalo che ha coinvolto il mondo della ginnastica ritmica in Italia; tutto è partito dalle denunce di due ex ginnaste della nazionale delle Farfalle, che hanno raccontato di maltrattamenti a cui erano sottoposte da parte dei coach della Federginnastica, abusi psicologici ricevuti dall'entourage azzurro, oltre che di digiuni forzati, pressioni costanti sul peso da mantenere e offese di ogni tipo;

   l'Accademia di Desio è stata quindi commissariata ma non risulta che Federginnastica abbia ancora preso alcun provvedimento nei confronti delle istruttrici;

   purtroppo non si trattava di casi isolati e le denunce di abusi subiti da ex ginnaste hanno richiamato altre denunce e sono diventate 194, raccolte in due mesi da Change the Game, l'organizzazione di volontariato impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici;

   nella giornata di martedì 20 dicembre 2022, l'associazione Change the Game ha presentato un report con le denunce di numerose ragazze sui presunti abusi nei mondo della ginnastica ritmica; coinvolte palestre di 15 regioni italiane; le testimonianze arrivano da bambine e ragazze tra gli 8 e i 22 anni e i racconti rivelano maltrattamenti, body shaming, privazioni alimentari percosse, allenamenti di sei ore per atlete piccolissime, spesso anche isolate dalle coetanee e dal sistema scolastico;

   nessuna federazione prevede l'obbligo di radiazione per chi commette questo tipo di reati; lasciando, in questo modo, un'estrema discrezionalità nei comportamenti delle diverse organizzazioni sportive; appare auspicabile, al contrario, che anche nello sport ci siano norme più serie e chiare, adeguando gli statuti, in cui non è presente nemmeno un comma dedicato a questi temi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché prevalga l'aspetto umano sul raggiungimento del risultato sportivo, dal momento che si è ampiamente oltrepassato il limite che intercorre tra rigore e abuso.
(5-00628)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista pubblicata sul corriere.it del 12 dicembre 2022, il Ministro interrogato ha dichiarato che intende affrontare il tema del «diritto alle scommesse», affermando testualmente: «È irrituale che l'organizzatore dell'evento non abbia alcun beneficio, rispetto a una catena che parte proprio grazie ai suoi investimenti. Stiamo lavorando per rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting, anche per tutelare il gioco legale e responsabile»;

   il cosiddetto «Decreto Dignità» ha introdotto in Italia, dal 2018, il divieto di ogni forma di pubblicità, anche indiretta, e di sponsorizzazione delle aziende di gioco o promozione relativa al gioco scommesse all'interno di manifestazioni sportive, trasmissioni televisive o radiofoniche e stampa, estendendosi fino al divieto di sponsorizzazione di eventi sportivi;

   con le suddette misure il decreto intende combattere nello specifico la ludopatia, ovvero la dipendenza da gioco d'azzardo;

   dagli studi condotti dai promotori della campagna nazionale «Mettiamoci in gioco» emerge come il gioco d'azzardo abbia avuto negli ultimi anni uno sviluppo enorme nel nostro paese generando circa 108 miliardi di euro di fatturato annuo, ricavato da lotterie, slot machines, videolottery, scommesse e giochi d'azzardo di natura sempre più varia che in questi anni sono stati immessi sul mercato;

   di conseguenza, la platea dei giocatori si è allargata notevolmente e ormai anche giovani, casalinghe, pensionati, disoccupati costituiscono nuove fasce da catturare e fidelizzare;

   molte inchieste della magistratura e alcune indagini economiche evidenziano non solo che il business del gioco d'azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali, ma che l'espansione del gioco d'azzardo legale alimenta a sua volta il gioco d'azzardo illegale, senza considerare il nesso molto stretto che esiste tra gioco d'azzardo e usura;

   il problema del gioco d'azzardo, grazie anche a «Mettiamoci in gioco» e alle altre campagne presenti nel Paese, è all'attenzione dell'opinione pubblica e, a parere dell'interrogante, sarebbe un errore rendere nuovamente legali pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende del betting invece di continuare ad interrogarsi su come proteggere davvero e maggiormente le persone più fragili diminuendo l'offerta di gioco d'azzardo nel nostro Paese –:

   quali iniziative di propria competenza intenda adottare per rivedere l'attuale normativa sulla pubblicità e le sponsorizzazioni delle società di scommesse sportive.
(5-00629)


   DALLA CHIESA, MULÈ e TASSINARI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   lo Stato fornisce un sostegno diretto alla promozione e alla pratica dell'attività sportiva e la valorizzazione dei princìpi positivi connessi alla stessa anche mediante la costituzione dei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato;

   il movimento sportivo alimentato dai gruppi sportivi in uniforme costituisce un elemento centrale dello sport nazionale che ne ricava il prestigio e la visibilità, anche ai fini dell'incentivazione della partecipazione alla pratica sportiva grazie ai risultati conseguiti nelle manifestazioni sportive nazionali e internazionali;

   le forze armate e di polizia assicurano annualmente il reclutamento di un numero consistente di atleti, ai quali viene così garantito un sostegno economico, non altrimenti reperibile, che consente loro di dedicarsi all'attività sportiva agonistica a tempo pieno e un futuro impiego nell'ambito della pubblica amministrazione;

   vengono inoltre garantiti alle Federazioni sportive nazionali, agli enti di promozione sportiva e alle discipline sportive associate, sostegno in termini di infrastrutture, mezzi di trasporto, tecnici e operatori sanitari;

   il Comitato olimpico nazionale italiano – Coni – disciplina la gestione delle attività sportive nazionali, è l'ente pubblico cui è demandata l'organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale e riveste un'importanza strategica in quanto organo preposto alla diffusione e protezione del Movimento olimpico in conformità con la Carta olimpica;

   gli organi di vertice dell'associazione non prevedono la rappresentatività dei gruppi sportivi della difesa e delle forze di polizia, che costituirebbe un giusto e doveroso riconoscimento all'impegno e al supporto che il movimento sportivo della difesa e dei corpi di polizia – da anni parte integrante del «modello sportivo italiano» – offre allo sport nazionale, con particolare riferimento allo sport di eccellenza e alla valorizzazione delle discipline olimpiche;

   tale movimento sportivo in seno al consiglio e nella giunta dovrebbe aver voce e contribuire in modo attivo per il governo dello sport nazionale in termini di idee, proposte e soluzioni, in virtù della elevata competenza e professionalità, sempre riconosciuta e apprezzata, dei dirigenti sportivi militari –:

   quali iniziative di carattere normativo intenda assumere al fine di valorizzare l'attività dei gruppi sportivi militari, considerato il loro contributo allo sport nazionale in termini di idee, proposte e soluzioni, anche prevedendo una eventuale loro rappresentanza all'interno del Comitato olimpico.
(5-00630)


   MIELE, LATINI, LOIZZO e SASSO. — al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   la crisi di uno sport popolare come il calcio rappresenta un problema rilevante nel quadro sociale del Paese e merita un dibattito profondo per ottenere sia una maggiore responsabilizzazione dei tifosi sia un aumento delle possibilità di afflusso di nuovi capitali in favore delle società sportive, ma soprattutto maggiore trasparenza nell'impiego delle risorse che i club muovono;

   lo stato del calcio professionistico italiano (circa 150 fallimenti in 15 anni) spinge a chiedere una riforma urgente, anche in considerazione di alcuni allarmanti stati di tensione tra società sportive e tifoserie;

   l'azionariato popolare è una pratica diffusa nel mondo sportivo internazionale e permette di ottenere una capillare diffusione della proprietà delle quote della società, che anziché essere possedute da un numero limitato di soci, è invece in mano a un numero il più elevato possibile di soggetti, soprattutto investitori cosiddetti «non istituzionali»;

   coinvolgendo un corposo numero di soggetti nelle sorti dell'impresa, si favorisce una maggiore stabilità politico-sociale con una distribuzione del reddito più omogenea, e consente una partecipazione ampia alle sorti della società attraverso la partecipazione di un vasto numero di soci alle assemblee societarie;

   in Italia manca una normativa che rechi una chiara definizione delle varie forme di azionariato popolare e soprattutto inserisca incentivi all'utilizzo di questa particolare fattispecie di partecipazione sociale;

   un importante passo in avanti sul tema è stato fatto nel 2019, con l'approvazione della legge n. 86 del 2019 recante «deleghe al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione» (A.S. 1372), che include, all'articolo 1, lettera n), quella a «individuare forme e condizioni di azionariato e altri strumenti di partecipazione popolare per le società sportive professionistiche»;

   promuovere, sostenere e favorire la partecipazione, diretta o indiretta, alla proprietà del capitale sociale e alla gestione delle società sportive da parte dei tifosi, diventa importante strategia di coesione e aggregazione sociale, fattore di crescita individuale e collettiva e occasione per la formazione e diffusione di una cultura sportiva autentica e rispettosa dei principi di legalità –:

   quali iniziative normative il Ministro interrogato intenda intraprendere in linea con quanto segnalato.
(5-00631)


   BOSCHI e PASTORELLA. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 36 del 2021 recante riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti Sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo, entrerà in vigore il prossimo 1° luglio 2023;

   il decreto legislativo 5 ottobre 2022, n. 163 ha emendato la disciplina introdotta, ma l'articolo 1 comma 3 della legge n. 14 del 2023 di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 ha prorogato di ulteriori due mesi il termine per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi attuativi della legge 8 agosto 2019, n. 86, tra i quali il citato decreto legislativo n. 36 del 2021;

   anche a causa di anticipazioni di stampa contraddittorie sulle intenzioni del Governo in merito a possibili modifiche del decreto legislativo, le società e le associazioni sportive dilettantistiche a pochi mesi dalla entrata in vigore di dette disposizioni sono ancora nell'incertezza;

   a complicare il quadro si aggiunge il fatto che devono essere emanati ancora numerosi decreti attuativi della riforma, che sarebbe opportuno fossero disponibili per le opportune attività in carico alle società con un congruo anticipo;

   sono numerosi i problemi anche pratici che preoccupano associazioni e società; per esempio non è ancora completamente operativo il Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (Ras) e non si è affrontato il tema della specificità dello sport nella applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2008;

   per attenuare l'impatto anche economico sulle società dilettantistiche del passaggio al nuovo regime, sarebbe opportuno ipotizzare di mantenere la figura degli amatori nella fase di avvio della riforma per un periodo limitato e la normativa sull'esenzione totale dagli obblighi fiscali e contributivi fino a 5.000,00 euro nei loro confronti, salvo l'obbligatorietà di un'assicurazione completa nei loro confronti;

   per supportare le società sul piano economico e organizzativo, bisognerebbe sovvenzionare la costituzione dei «consorzi sportivi di servizi» per diluire ed ottimizzare costi e attività connesse alla riforma –:

   se intenda intervenire e in quali tempi con ulteriori modifiche alla riforma e quali iniziative intenda mettere in atto affinché l'impatto della riforma non sia eccessivamente oneroso per le società e le associazioni dilettantistiche sia in termini economici che di aggravio degli oneri burocratici e amministrativi.
(5-00632)


   PERISSA, MOLLICONE e AMORESE. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   i Giochi della gioventù furono concepiti nel 1968 dall'allora presidente Coni Giulio Onesti;

   l'idea precipua dei Giochi della gioventù originari era quella di estendere a tutta Italia le manifestazioni delle feste di San Luigi, patrono dei ragazzi e delle ragazze, che già si svolgevano negli oratori;

   lo spirito fondativo dei Giochi era dunque quello espressamente richiamato nella riproposizione di questo potente strumento sociale all'interno del percorso formativo dei giovani studenti;

   sull'istituzione dei Giochi della gioventù sono state presentate numerose proposte di legge anche nel corso della XIX legislatura –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Governo, anche nell'ottica di una valorizzazione dello sport nel mondo giovanile, al fine di accelerare l'istituzione dei Giochi della gioventù.
(5-00633)

Apposizione di firme ad una risoluzione e indicazione dell'ordine dei firmatari.

  La risoluzione in commissione Saccani Jotti e altri n. 7-00075, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati Fascina e Bicchielli, contestualmente, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Saccani Jotti, Minardo, Carrà, Fascina, Bicchielli, Bagnasco».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta L'Abbate e altri n. 4-00401, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ascari, Quartini, Cappelletti, Pavanelli, Carmina, Auriemma, Pellegrini, Bruno, Alifano, Amato, Aiello, Penza, Fede, Cantone, Scerra, Lomuti.

  L'interrogazione a risposta scritta L'Abbate e altri n. 4-00482, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ascari, Quartini, Pellegrini, Bruno, Alifano, Aiello, Auriemma, Carmina.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00211 del 28 dicembre 2022;

   interrogazione a risposta scritta Loizzo n. 4-00605 del 7 marzo 2023;

   interrogazione a risposta in commissione Berruto n. 5-00540 del 20 marzo 2023;

   interrogazione a risposta orale Bonelli n. 3-00280 del 24 marzo 2023.