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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 marzo 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   in Italia, a inizio marzo 2023 ben 34.317.320 milioni di cittadini sono in possesso di Spid (+2 milioni in soli 6 mesi), con rilasci e accessi in continuo aumento;

   nel 2022 Spid è stato mediamente utilizzato dagli italiani 25 volte l'anno (crescita del 14 per cento), contro le 22 del 2021 e le 9 del 2020. Emerge un utilizzo sempre meno trainato da obblighi normativi, come l'accesso al cashback o al green pass, e sempre più spinto in modo «organico» da servizi chiave per il cittadino (riferimento Edizione 2022 dell'Osservatorio Digital Identity – Politecnico di Milano);

   nel giugno del 2021 è stato revisionato il regolamento eIDAS e delineata la creazione di un European digital identity (Eudi) Wallet: una serie di strumenti comuni a tutta l'Unione europea per pervenire ad un'implementazione europea sull'identità digitale;

   il processo è in stadio avanzato, attualmente in fase di trilogo tra le proposte delle commissioni, del Parlamento e del Consiglio europeo e sarà operativo entro il 2025;

   su questa prospettiva a febbraio 2022 è stato lanciato un bando da 37 milioni di euro per lo sviluppo di progetti pilota e la loro sperimentazione dovrebbe iniziare già a metà 2023;

   i soggetti coinvolti, tra cui le pubbliche amministrazioni, hanno già compiuto la propria scelta tecnologica, optando per Spid o per Cie, al fine di collegarvi i propri servizi sperimentali;

   a dicembre 2022 il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con delega all'innovazione tecnologica, Alessio Butti ha dichiarato che è intenzione del Governo Meloni eliminare gradualmente lo Spid, per un altro sistema unico di identità digitale, senza illustrare la compatibilità di questa decisione con i programmi europei in merito e spesso già in fase avanzata di realizzazione;

   successivamente, in data 27 febbraio 2023 sul Corriere della Sera, sempre il Sottosegretario Butti risponde sul destino dello Spid dicendo che ad oggi vi sono a disposizione 3 strumenti: la carta di identità elettronica (Cie), la carta nazionale dei servizi (Cns) e Spid ma si deve arrivare a un unico strumento anche perché l'Unione europea ha già fatto delle scelte con il portafoglio digitale europeo e per l'identità elettronica richiede un livello di garanzia 3, e che attualmente l'unico strumento così sicuro è la Cie;

   innanzitutto va puntualizzato che Spid è stato notificato anche come schema d'identità digitale con «level of assurance high», quindi il massimo livello di garanzia (come Cie), e che solo alcune delle credenziali Spid, quelle rilasciate con la procedura di riconoscimento remoto oggi non rispettano le descrizioni di detto livello; infatti oggi tutte le credenziali Spid rilasciate mediante riconoscimento de visu allo sportello sarebbero idonee ad abilitare il wallet. Il «pensionamento» di Spid non sembrerebbe dettato da urgenti motivi di sicurezza, o in generale si potrebbe trovare una soluzione tecnica per il passaggio al wallet europeo entro due anni che non prevede di smantellare un'infrastruttura così funzionale e funzionante –:

   quali siano le intenzioni del Governo rispetto allo sviluppo dei sistemi per l'identità digitale per l'Italia;

   quali siano le motivazioni alla base del ripensamento annunciato dal Governo;

   quali saranno le soluzioni tecnologiche adottate e come queste si integreranno con il wallet europeo che sarà pronto entro il 2025;

   che ne sarà dei progetti già avviati che hanno già optato per Spid/Cie come infrastruttura di riferimento e dei relativi fondi già stanziati che rischiano di essere sprecati.
(2-00109) «Appendino, Cappelletti, Pavanelli, Todde».

Interrogazioni a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in un editoriale del direttore di Libero dal titolo «Anche a Cairo e al suo Corriere i soldi pubblici non fanno schifo» si apprende delle diverse forme di finanziamento del principale quotidiano italiano;

   in particolare l'articolo di Libero, precisa che il fondo per l'editoria, cui accedono tutte le testate, non è l'unico finanziamento pubblico a giornali ed editori;

   come noto, i contributi all'editoria si dividono in misure di carattere diretto consistenti in finanziamenti a fondo perduto erogati direttamente nei confronti delle singole imprese editrici e di carattere indiretto relative a modalità di sostegno che non determinano erogazioni finanziarie a fondo perduto, pur andando a beneficio delle singole imprese editrici;

   il Corriere della Sera, come gli altri quotidiani, incassa dallo Stato cinque centesimi di euro per ogni copia venduta oltre il credito d'imposta concesso – sempre a tutte le testate – per l'acquisto della carta;

   sempre il Corriere della Sera, viene ricordato nel summenzionato articolo di Libero, ha goduto dell'alleggerimento dei propri organici, e quindi dei propri conti, con un esoso prepensionamento a carico dell'Inps, quindi pagato con soldi pubblici;

   altre ingenti risorse arrivano al Corriere della Sera sotto forma di pubblicità da parte di società a partecipazione pubblica quali Leonardo, Tirrenia, Cassa depositi e prestiti, Eni ed Enel;

   per l'interrogante, è doveroso avere massima trasparenza sull'utilizzo dei fondi pubblici, come peraltro sempre ribadito dal Corriere della Sera e dai suoi autorevoli giornalisti (basti pensare al best seller La Casta) –:

   a quanto ammonti la somma percepita dal Corriere della Sera e alle altre realtà Rcs derivante dalla pubblicità finanziata da società a partecipazione pubblica;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per razionalizzare e rendere sempre più trasparente il sostegno pubblico ai media.
(4-00700)


   DORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2021 l'infrastruttura «SS12 – Viabilità Est di Lucca – Sistema di tangenziale di Lucca» è stata inserita tra gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità e pertanto da realizzare con la nomina di un commissario straordinario;

   il successivo articolo 2 dello stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede la nomina del dottor Eutimio Mucilli quale commissario straordinario;

   il dottor Mucilli risulta essere amministratore delegato di Quadrilatero Marche Umbria Spa, società pubblica di progetto controllata da Anas Spa;

   nelle premesse del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è espressamente richiamata la legge n. 400 del 1988, il cui articolo 11 contiene la disciplina generale della nomina dei commissari straordinari del Governo;

   il decreto legislativo n. 39 del 2013, al capo VI, reca le norme sulla «Incompatibilità tra incarichi nelle pubbliche amministrazioni e negli enti privati in controllo pubblico e cariche di componenti di organi di indirizzo politico»;

   in particolare l'articolo 11 del decreto legislativo n. 39 del 2013, al comma 1, stabilisce: «Gli incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali e gli incarichi di amministratore di ente pubblico di livello nazionale, regionale e locale, sono incompatibili con la carica di Presidente del Consiglio dei ministri, Ministro, Vice Ministro, sottosegretario di Stato e commissario straordinario del Governo di cui all'articolo 11 della legge 23 agosto 1988, n. 400, o di parlamentare»;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera l) del medesimo decreto legislativo, per incarichi di amministratore di enti pubblici e di enti privati in controllo pubblico si intendono «gli incarichi di Presidente con deleghe gestionali dirette, amministratore delegato e assimilabili, di altro organo di indirizzo delle attività dell'ente, comunque denominato, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico»;

   Anas fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e dal giugno 2022 è diventata controllata totalmente dalla capogruppo FS Spa, il cui capitale è di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze in qualità di azionista unico;

   l'articolo 1.2 dello Statuto Anas afferma che «la Società è organismo di diritto pubblico»;

   il decreto-legge n. 32 del 2019 (cosiddetto Sbloccacantieri) all'articolo 4 prevede che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, siano individuati gli interventi infrastrutturali per i quali si rende necessaria la nomina dei commissari straordinari;

   l'articolo 4 del predetto decreto-legge, con riferimento alle modalità di nomina dei commissari, precisa soltanto che siano «individuabili anche nell'ambito delle Società a controllo pubblico», non prevedendo dunque alcuna ulteriore previsione o deroga rispetto al regime delle incompatibilità dettato dal decreto legislativo n. 39 del 2013 che, pertanto, è applicabile anche alla nomina commissariale in oggetto;

   a nulla rileva il fatto che nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina, nelle premesse, si legga che «in ragione della necessità di agevolare le interlocuzioni con le stazioni appaltanti di Anas e RFI... si è ritenuto utile proporre nel citato elenco solo nominativi di alta professionalità tecnico-amministrativa anche già afferenti alle stesse strutture pubbliche», in quanto un «considerato» contenuto nelle premesse di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non può derogare, soprattutto implicitamente, una disposizione legislativa, quale è l'articolo 11 del decreto legislativo n. 39 del 2013 –:

   se il Governo intenda verificare, per quanto di competenza, la sussistenza di una possibile incompatibilità tra la carica di amministratore delegato di Quadrilatero Marche Umbria Spa, società controllata da Anas Spa, e la qualifica di commissario straordinario per il Sistema di tangenziale di Lucca;

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere qualora fosse accertata la predetta incompatibilità e quali siano i conseguenti effetti sull'atto di nomina e sugli atti compiuti nello svolgimento di tale incarico.
(4-00701)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC non può prescindere dal sostegno di tutte le fonti rinnovabili e, quindi, da una maggiore libertà in merito alle scelte tecnologiche. Anche le biomasse devono poter concorrere, nel rispetto dei limiti dettati dalla qualità dell'aria, al raggiungimento della decarbonizzazione;

   in Italia la superficie boscata si è triplicata dal 1951 raggiungendo 12 milioni di ettari. L'attuale tasso di prelievo forestale in Italia, stimato con diversi metodi, si aggira tra il 18,4 per cento e il 37,4 per cento dell'accrescimento annuo, molto inferiore alla media europea, pari al 62-67 per cento. E le foreste non sono l'unica fonte di approvvigionamento: sono da ricomprendere anche gli scarti provenienti dall'industria del legno e dai settori agricolo e agroalimentare;

   secondo stime del Gestore dei servizi energetici, le bioenergie sono arrivate rappresentare il 17 per cento della produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese, con circa 4.200 gigawatt di produzione energetica. Gli impianti a biomasse di dimensioni industriali, consentano un notevole abbattimento delle emissioni di CO2 grazie all'utilizzo di tecnologie avanzate;

   la produzione di energia da biomassa solida opera in molti casi in zone interne e marginali del Paese assicurando la corretta manutenzione del patrimonio forestale, una filiera occupazionale importante per tali aree e una fonte di entrate per gli enti locali;

   in questi giorni si stanno fermando molti impianti in quanto i costi operativi sono troppo alti rispetto a quello che il mercato elettrico riconosce: i prezzi alle stelle del 2022 sono stati superiori al limite dell'incentivo e, in quanto operatori delle rinnovabili, anche questi impianti devono restituire gli extraprofitti;

   a partire dal 2023 gran parte del parco di impianti a biomassa attualmente installato uscirà dal regime di incentivazione. Attualmente manca del tutto una prospettiva che permetta agli operatori di orientare le scelte future e salvaguardare l'attività nel quadro di una sempre maggiore sostenibilità;

   ulteriori elementi di preoccupazione provengono dalla Direttiva sulle energie rinnovabili (REDIII) rispetto alla quale si registrano notevoli diversità di posizioni in Ue tra Parlamento europeo e Consiglio Ue sul futuro delle biomasse –:

   se non ritenga opportuno individuare adeguate soluzioni affinché l'intero comparto della produzione di energia da biomasse solide continui ad apportare il proprio contributo alla transizione in atto, confermando anche in sede Ue la necessità del loro apporto ai processi di decarbonizzazione.
(5-00562)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto legislativo n. 199 del 2021 è stata data attuazione alla direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (cosiddetta Direttiva RED II);

   la citata direttiva, adottata nell'ambito della strategia complessiva prevista dal Green Deal europeo, è finalizzata a ottenere l'impegno degli Stati membri al raggiungimento, nel 2030, di una quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell'Unione almeno pari al 32 per cento;

   a tale fine, gli Stati membri sono tenuti a fissare i contributi nazionali finalizzati al conseguimento dell'obiettivo vincolante UE 2030 nell'ambito dei propri PNIEC nazionali;

   funzionalmente a tale proposito, la direttiva fornisce agli Stati membri i principi e i criteri per disciplinare – tra gli altri – il sostegno finanziario all'energia elettrica da fonti rinnovabili;

   la normativa nazionale ha recepito tali principi inserendoli all'interno del Capo II del citato decreto legislativo recante «Regimi di sostegno per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili» (articoli 5-9). Nel dettaglio, l'articolo 5 chiarisce che la produzione di energia elettrica di impianti alimentati da fonti rinnovabili può accedere a strumenti di incentivazione tariffaria differenti in base alla potenza, alla dimensione e alle caratteristiche dell'impianto;

   gli articoli 6 e 7 del decreto legislativo rinviano a decreti ministeriali del Ministro interrogato, di concerto con il Ministro delle politiche agricole e forestali, l'attuazione dei predetti sistemi di incentivazione da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo;

   la perdurante inerzia serbata dal Ministro interrogato grava sui bilanci delle imprese, e in particolare di coloro che sono intenzionate ad effettuare ingenti investimenti nel settore delle rinnovabili;

   in altri termini, il sistema di incentivi delineato dal decreto legislativo n. 199 del 2021 concorrerebbe a incentivare le imprese e i liberi professionisti ad investire in attività orientate al contenimento dei consumi e delle correlate emissioni inquinanti e climalteranti degli edifici e degli impianti produttivi attraverso la razionalizzazione dei cicli produttivi, l'utilizzo efficiente dell'energia e la produzione di energia da fonti rinnovabili per autoconsumo –:

   in che tempi si possa addivenire alla definitiva adozione dei decreti attuativi disciplinanti gli incentivi alla diffusione delle fonti energetiche rinnovabili previsti dalla direttiva RED II come recepita con decreto legislativo n. 119 del 2021, nell'ottica degli obiettivi prefissati di decarbonizzazione del sistema energetico dell'UE.
(5-00563)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 341 del 2022 definisce, in attuazione del cosiddetto «Energy Release», le condizioni attraverso cui il Gse offre l'energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili che beneficiano di tariffe onnicomprensive, servizio di Rid e Ssp, alle imprese energivore;

   si prevede che il Gse ceda l'energia attraverso contratti stipulati sulla base di una procedura svolta dal Gme al fine di individuare i soggetti aggiudicatari e il volume di energia elettrica in cessione a loro spettante;

   il Gse ha quantificato in 16.024.960 MWh la stima dei volumi di energia elettrica disponibili comunicando al Gme l'offerta di vendita dei predetti volumi: i contratti di cessione stipulati dal Gse con i soggetti assegnatari sono a due vie e regolano la differenza tra il prezzo dell'energia offerta in cessione, stabilito a 210 euro/MWh e il prezzo medio mensile di vendita sul mercato organizzato dell'energia elettrica;

   il prezzo medio di vendita annuale per il 2020 è stato di 37,13 euro/MWh, per il 2021 di 113,63 euro/MWh e per il 2022 di 306,63 euro/MWh, con punte mensili anche di 530 euro/MWh di agosto 2022;

   l'11 gennaio 2023 sono stati assegnati i previsti 16 terawatt a prezzo fisso di 210 euro/MWh a 1.420 soggetti richiedenti;

   grazie anche all'andamento delle temperature non troppo fredde ed alla prospettiva di un riempimento più agevole degli stoccaggi per il prossimo inverno, il prezzo medio del gas mostra però oggi un trend di discesa, che già dai primi mesi di quest'anno comporta una forte differenza tra il prezzo a 210 euro/MWh stabilito quando tale prezzo sul mercato era al picco delle quotazioni ed il prezzo attuale, di molto inferiore ai 180 euro/MWh: la discesa dei prezzi elettrici ha cambiato lo scenario per le imprese aggiudicatarie che rischiano di essere penalizzate anziché agevolate e che hanno quindi fatto richiesta di recesso parziale e di riduzione dei volumi di energia aggiudicati;

   il 16 febbraio 2023 il GSE ha pubblicato un avviso per la richiesta di riduzione, fino all'azzeramento, dei volumi di energia aggiudicati prefigurando inoltre l'adozione di una nuova procedura di assegnazione per renderla più in linea con le nuove condizioni del mercato elettrico –:

   se il Governo intenda adottare con tempestività le iniziative di competenza per rivedere al ribasso il prezzo di riferimento per l'allocazione dell'energia offerta in cessione.
(5-00564)


   BENZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la grave crisi energetica ancora in essere dimostra che un grande Paese industriale deve possedere un sistema energetico affidabile, stabile, con tecnologie e fornitori diversificati all'interno di una strategia di decarbonizzazione razionale, basata su valutazioni tecnico-economiche e non ideologiche;

   per questo è necessario e urgente ridefinire la strategia energetica nazionale, in modo da individuare il mix ottimale tra fonti e tecnologie low carbon incluse nella tassonomia europea approvata lo scorso anno: rinnovabili, nucleare della migliore generazione oggi disponibile e, in fase transitoria, gas naturale, con cattura e sequestro della CO2 emessa;

   il mix ottimale low-carbon dev'essere sostenibile non solo dal punto di vista dei costi, ma anche con riferimento all'occupazione di suolo e al fabbisogno di materiali per la realizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessari;

   è altrettanto urgente un riassetto normativo che definisca i criteri per l'individuazione delle aree idonee alla localizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessari, le procedure di autorizzazione, le modalità di remunerazione che valorizzino le caratteristiche ed i profili di generazione – premiando le tecnologie che hanno un minore impatto sui costi di sistema – e, infine, un organismo indipendente di programmazione strategica che individui priorità e programmi di sviluppo della capacità da installare, inclusa la loro distribuzione regionale;

   il nucleare, che oggi fornisce il 25 per cento dell'energia elettrica nell'Unione europea, è già incluso nei piani di decarbonizzazione di molti Paesi Membri, 12 dei quali lo scorso 28 febbraio hanno sottoscritto un accordo di cooperazione («Alleanza per il nucleare») per sostenere a livello comunitario, sotto ogni punto di vista, sia industriale che regolatorio, il ruolo del nucleare come «uno degli strumenti per raggiungere i nostri obiettivi climatici, per generare elettricità in modo continuo e per garantire la sicurezza energetica», coerentemente con la tassonomia europea;

   il Governo italiano non ha finora ritenuto di partecipare all'Alleanza; il Ministro Pichetto Fratin ha affermato che tale scelta è dipesa dal «rispetto del Parlamento italiano, il cui coinvolgimento è ritenuto essenziale prima dell'assunzione di impegni o prese di posizione a livello internazionale» –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere, e in che tempi, al fine di acquisire la posizione del Parlamento sull'eventuale adesione dell'Italia alla «Alleanza per il nucleare» già sottoscritta da altri 12 Paesi dell'Unione europea.
(5-00565)


   EVI, BONELLI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, nel porto di Piombino ha attraccato la nave rigassificatrice Golar Tundra, comprata da Snam nel 2022 per circa 330 milioni di euro, e che dovrebbe fornire 5 miliardi di metri cubi di gas all'anno;

   la nave è ora a Piombino nonostante le proteste e la dura opposizione di questi mesi portate avanti con forza dai cittadini, dalle associazioni e comitati no-rigassificatore, dalle forze politiche, nonché dallo stesso sindaco di Piombino, peraltro dello stesso partito politico della Premier, e fortemente contrario al rigassificatore nel porto della «sua» città;

   la presenza a Piombino della nave, non fornisce alcuna garanzia in termini di rischio di incidenti rilevanti, di impatto dell'impianto sulla salute pubblica e sull'operatività del porto una volta ubicato il rigassificatore. La nave è approdata nonostante sono state saltate le necessarie fasi autorizzative a tutela dell'ambiente e della sicurezza, e sotto questo aspetto sarebbe necessario ripensare alla nuova proroga di tre mesi concessa a Snam per indicare la collocazione definitiva offshore della nave;

   a conferma delle criticità sanitarie e ambientali del rigassificatore si ricorda che l'ISS, l'Istituto superiore di sanità, aveva già chiesto a Snam di integrare i documenti presentati, per avere maggiori garanzie sugli effetti sull'ambiente del medesimo rigassificatore e dei lavori per realizzarlo e spiega che occorre aumentare i sistemi di monitoraggio e controllo;

   si rammenta che la nave rigassificatrice Golar Tundra, insiste su un territorio già gravato da criticità ambientali e sanitarie, tanto che rientra tra Siti di interesse nazionale (SIN), anche in conseguenza della presenza di stabilimenti altamente inquinanti. Nel SIN di Piombino sono presenti complessivamente 31 siti da bonificare;

   il ricorso ai rigassificatori, pensato per aumentare la sicurezza energetica nazionale, in realtà non riduce la nostra dipendenza dall'estero, e non garantisce alcuna maggiore autonomia e autosufficienza energetica del nostro Paese, garantita invece da un convinto investimento nelle rinnovabili –:

   stante l'approdo a Piombino della nave rigassificatrice, autorizzato contro la volontà espressa dai cittadini e dalle diverse associazioni e movimenti, quali iniziative urgenti si intendano adottare per garantire la piena sicurezza dell'infrastruttura energetica di cui in premessa e aumentare realmente l'autosufficienza energetica del nostro Paese, abbandonando finalmente il ricorso alle fonti fossili e accelerando con decisione sugli investimenti nelle energie rinnovabili.
(5-00566)


   ZUCCONI e CARAMANNA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la normativa Ue finalizzata a sopprimere entro il 2035 la produzione dei veicoli con motori termici per sostituirla con vetture elettriche con zero emissioni, ha suscitato allarme per i gravi danni che le norme green sulle auto porterebbero presto all'industria e all'occupazione in Europa e specificatamente in Italia;

   si rischia di destabilizzare un settore che dà lavoro a 12,8 milioni di persone con un impatto dell'8 per cento sul Pil europeo e che finanziano il 30 per cento degli investimenti in ricerca e sviluppo prevedendo tempi stretti per governare la fase verso i motori elettrici, che non è comunque l'unica via per la decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni nocive;

   entro il 2050 il parco circolante mondiale di autovetture sarà composto per il 67 per cento da auto a combustione interna (benzina, diesel e ibride), per il 28 per cento da full electric e ibride plug-in e per il 5 per cento da auto ad alimentazione alternativa (idrogeno, metano e Gpl). I veicoli elettrici a batteria (Bev) diventeranno i più venduti (56 per cento del mercato) seguiti da quelli a combustione interna (Ice, con quota del 18 per cento), dagli ibridi elettrici (Hev, con quota del 16 per cento), dai Phev (5 per cento) e da Fuel Cell e Flex Fuel (5 per cento);

   anche con la crescita della mobilità elettrica dopo il 2035, le auto ad alimentazione tradizionale continueranno comunque a essere le più diffuse a livello globale come emerge dai dati dell'indagine dell'Osservatorio Autopromotec, basata sugli studi del Bloomberg New Energy Finance, dalla Goldman Sachs e dal Gruppo Wood Mackenzie, secondo i quali per almeno i prossimi 25 anni due auto su tre saranno ancora endotermiche, diesel e benzina;

   per quel che riguarda l'Italia l'obiettivo di avere solo auto completamente elettriche dal 2035, come stabilito dagli obiettivi FIT for 55, sarà difficilmente raggiungibile vista la dipendenza dell'Europa e dell'Italia in particolare verso i Paesi detentori delle materie prime necessarie per l'uso dell'elettrico, per gli alti costi dell'energia elettrica, per la scarsità dei punti di ricarica;

   non si può essere obbligati all'elettrico essendoci diverse evoluzioni del motore endotermico per utilizzarlo con carburanti sintetici impiegando anche i biocarburanti che vedono l'Italia l'unico Paese produttore –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per favorire il ruolo dei biocarburanti eventualmente promuovendolo, anche in sede europea, nell'ambito dell'esame del regolamento Ue relativo alle auto che prevede lo stop ai motori endotermici entro il 2035.
(5-00567)

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il fiume Sacco si estende per oltre ottanta chilometri nella omonima valle tra l'area metropolitana di Roma e la provincia di Frosinone;

   il percorso del fiume rientra nel perimetro del Sito di interesse nazionale ai fini di Bonifica (SIN) denominato «Bacino del Fiume Sacco»;

   tale SIN è stato prima oggetto di accordo di programma tra il Ministero dell'ambiente e la regione Lazio nel marzo 2019 per attuare interventi di bonifica per 53 milioni di euro, ed è stato oggetto successivamente di accordo integrativo (addendum) nel 2022, che ne ha ridefinito il cronoprogramma e specificato la natura degli interventi previsti e di altre azioni aggiuntive;

   è notizia del quotidiano «Ciociaria Oggi» del 17 marzo 2023 circa un recente ritrovamento di un collettore fognario che sfocia direttamente nel fiume Sacco nell'area del comune di Anagni (FR), appartenente alla ex Videocolor di Anagni e presumibilmente realizzata tra gli anni '60 e '70;

   il collettore presenterebbe due condutture che rilasciano liquami nel fiume senza adeguato pretrattamento ed è stato già oggetto di indagini nel corso degli ultimi anni da parte dei Carabinieri forestali e di Arpa Lazio;

   tra gli interventi previsti dagli accordi è presente un monitoraggio delle acque per uso potabile, irriguo e domestico da attuare in tutti i comuni del Sin, per un importo complessivo di circa 1,7 milioni di euro;

   tra gli interventi previsti dagli accordi è inoltre presente un'attività di caratterizzazione delle aree agricole ripariali del fiume Sacco, per un importo complessivo di quattro milioni di euro da attuare anche in questo caso su tutti i comuni che rientrano nel perimetro del SIN –:

   se sia a conoscenza dei fatti in premessa e delle rilevazioni effettuate da parte di Carabinieri forestali ed Arpa Lazio;

   quali iniziative siano state messe in atto, di concerto con regione Lazio e il Commissario per l'attuazione degli interventi sul Sin, affinché le criticità come quella in oggetto possano rientrare nelle attività di monitoraggio previste dagli accordi di programma.
(4-00703)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata:


   BENZONI, BOSCHI, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   durante il Governo Renzi, con la delibera 1° maggio 2016 il Cipe approvò il piano stralcio «Cultura e turismo»;

   il paragrafo 1.2 della citata delibera disponeva la destinazione di 150 milioni di euro a favore di interventi, ciascuno dei quali non superiore a 10 milioni di euro, afferenti al progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati»;

   durante il Governo Gentiloni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno 2017, fu istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la commissione chiamata ad effettuare una selezione degli interventi da finanziare, che terminò i lavori nel dicembre 2017, selezionando 273 progetti con i relativi importi da finanziare;

   durante i successivi due Governi guidati da Giuseppe Conte il progetto si arenò, tanto che ad oggi, malgrado siano ormai trascorsi più di cinque anni dal termine dei lavori della commissione, molti comuni vincitori del bando non hanno mai ricevuto i fondi stanziati, non potendo così avviare interventi significativi per il territorio;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 settembre 2019, infatti, furono ammessi a finanziamento solo 20 progetti, per un totale di 11 milioni di euro di finanziamento complessivo; con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 2021 furono ammessi alla fase di stipula dei disciplinari altri 22 progetti, per un totale di 16,8 milioni di euro, e per tali interventi dovrebbe essere stato avviato l'iter di stipula dei disciplinari e di erogazione dei relativi anticipi;

   con l'ultimo provvedimento del 17 settembre 2021, a firma dell'allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri delegato dal Presidente Mario Draghi, sono stati nominati i nuovi componenti della commissione di valutazione;

   in data 19 maggio 2021, in risposta a un atto di sindacato ispettivo, il Ministero della cultura, attraverso la Sottosegretaria Borgonzoni, rappresentava come il Ministero avrebbe intrapreso tutte le necessarie iniziative per garantire l'attuazione e l'erogazione dei finanziamenti e che, essendo la commissione per la valutazione incardinata presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il dicastero si sarebbe reso disponibile ad individuare con la Presidenza ogni iniziativa utile per superare le criticità e consentire una rapida attuazione del programma –:

   se i fondi stanziati per il bando «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati» siano ancora disponibili a bilancio e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di consentire l'erogazione dei finanziamenti agli enti locali risultati vincitori.
(3-00268)


   DALLA CHIESA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2023 è stato annunciato il mancato accordo tra Meta – il gruppo al quale appartengono Facebook, Instagram e WhatsApp – e Siae sulle condizioni di utilizzo, da parte di Meta, dei contenuti artistici tutelati da Siae;

   l'accordo di licenza con Siae è scaduto a gennaio 2023 e Meta avrebbe cercato di imporre l'accettazione di una proposta unilaterale prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio e in violazione della direttiva (Ue) 2019/790, cosiddetta direttiva copyright, soprattutto in merito al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo;

   Meta, nell'annunciare la rimozione dei brani di autori ed editori Siae dalle sue piattaforme, ha sottolineato che l'Italia sarebbe l'unico Paese, su 150, con cui non è riuscito a raggiungere un accordo e che è il primo ad applicare la direttiva copyright dell'Unione europea;

   nei giorni scorsi il Ministro interrogato ha dichiarato che «occorre difendere in modo sacrosanto gli autori italiani e l'opera del loro ingegno. I colossi transnazionali del digitale devono rispettare l'identità e la sovranità legislativa degli Stati»;

   la tecnologia digitale sta evidentemente ponendo all'attenzione del legislatore nazionale ed europeo il problema dell'adeguamento della normativa vigente alle nuove modalità di fruizione e produzione di prodotti della creatività tramite il web, di utilizzo di detti prodotti da parte delle applicazioni di intelligenza artificiale, al fine di assicurare l'adeguata tutela del copyright;

   in tal senso la Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati sta conducendo un'indagine conoscitiva sull'impatto della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica sui settori di competenza della VII Commissione e sta esaminando la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro comune per i servizi di media nell'ambito del mercato interno, che affronta il tema della trasmissione transfrontaliera delle informazioni;

   proprio questa settimana è all'esame dell'Assemblea della Camera dei deputati un provvedimento che interviene in materia di diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore trasmessi tramite il web –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, anche a livello europeo, al fine di tutelare gli autori italiani considerato che la rimozione dei contenuti dalle piattaforme social del gruppo Meta arreca un danno enorme alla produzione artistica dell'Italia e potrebbe avere consistenti effetti economici sul complesso dei ricavi dallo streaming musicale in Italia.
(3-00269)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, ZINGARETTI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dal 16 marzo 2023 risultano rimossi i brani del repertorio Siae all'interno della libreria musicale delle piattaforme Facebook e Instagram;

   Meta, l'azienda a cui fanno capo i due social network, e la Società italiana degli autori e editori (Siae) non avrebbero trovato un'intesa economica per rinnovare l'accordo di licenza, scaduto il 1° gennaio 2023;

   in una nota, riportata dai maggiori organi di stampa, il portavoce di Meta dichiara che «La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti rappresenta una priorità (...) Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo e continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti»;

   la replica della Siae, sulla vicenda, parla di «decisione unilaterale di Meta» che «lascia sconcertati gli autori ed editori italiani (...) viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla direttiva copyright»;

   la Siae dichiara inoltre che «la negoziazione» era «in corso» quando Meta ha preso la decisione di non rinnovare l'accordo e rimuovere i brani;

   nel rispetto delle norme e nell'interesse del crescente mercato musicale in Italia e degli aventi diritto, sarebbe opportuno che venga riconsiderato l'accordo tra la Siae e Meta;

   le opere dell'ingegno sono espressione di un lavoro intellettuale a cui la legge, al pari di ogni altro lavoro, assicura il giusto compenso, proteggendo la nascita e la vita di tali opere;

   il diritto d'autore è lo strumento con cui le opere creative vengono tutelate e valorizzate. Esso nasce automaticamente con la creazione dell'opera: non c'è, quindi, nessuna formalità amministrativa da seguire per ottenerne il riconoscimento –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda avviare al fine di facilitare l'accesso ai contenuti culturali e creativi, nel rispetto del diritto d'autore e a garanzia di tutta la filiera musicale.
(5-00548)


   DALLA CHIESA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 della legge n. 106 del 2022 introduce una delega al Governo per la riforma, la revisione e il riassetto della vigente disciplina, tra l'altro, del settore delle attività circensi;

   in sede di emanazione dei decreti legislativi attuativi il Governo dovrà tener conto dei princìpi di cui all'articolo 1 e all'articolo 2 comma 4 lettera h), della legge n. 175 del 2017 che, prevede «la revisione delle disposizioni nei settori delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti, specificamente finalizzata al graduale superamento dell'utilizzo degli animali nello svolgimento delle stesse»;

   tale provvedimento è ormai molto atteso da una parte importante di cittadinanza attiva, che si batte da tempo perché gli oltre 2000 animali ancora sfruttati in circa 100 attività circensi nel nostro Paese possano avere una condizione di vita nuova e venga del tutto superata la pratica crudele di nascita dell'animale in cattività, per attività di spettacolo spesso umilianti –:

   se e quali iniziative il Ministro intenda adottare per dare attuazione, in tempo utile, alle disposizioni in materia di graduale superamento dell'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti di cui in premessa.
(5-00549)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 15 luglio 2022 veniva approvata la legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo che introduce l'indennità di discontinuità come strumento fondamentale per rendere i lavoratori dello spettacolo uguali a quelli degli altri settori, riconoscendo il lavoro indispensabile delle fasi di studio e progettazione, come imprescindibile e necessario sia a livello economico sia contributivo. È il giusto riconoscimento del carattere discontinuo delle professioni che operano nel mondo dello spettacolo;

   l'articolo 2, comma 6, della legge n. 106 del 2022 stabilisce che «il Governo è delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, secondo il procedimento di cui all'articolo 2, commi 5 e 7, della legge 22 novembre 2017, n. 175, un decreto legislativo per il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità, quale indennità strutturale e permanente, in favore dei lavoratori di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 182, nonché dei lavoratori discontinui del settore dello spettacolo di cui alla lettera b) del predetto comma 1, individuati con decreto adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della cultura, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.»;

   la legge 29 dicembre 2022, n. 197, all'articolo 1, comma 282, afferma che «ai fini dell'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106, recante delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo, in materia di riordino e revisione degli ammortizzatori sociali e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità a favore dei lavoratori iscritti nel Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, le risorse di cui al comma 352 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, sono incrementate di 60 milioni di euro per l'anno 2023, di 6 milioni di euro per l'anno 2024 e di 8 milioni di euro per l'anno 2025.»;

   la dotazione economica è un passo importante ma non sufficiente affinché il lavoro dei lavoratori della cultura e della creatività abbia piena dignità e sia riconosciuto come bene primario. Ora è necessario approvare i decreti attuativi –:

   quando verranno emanati i decreti attuativi necessari a rendere stabile e strutturale l'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo.
(5-00550)


   AMATO, ORRICO, CASO e CHERCHI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   tra la fine di febbraio 2023 e gli inizi di marzo, «Corridori di Ercolano» e «Forme uniche della continuità nello spazio», opere il cui valore è stimato in diversi milioni di euro, sono state utilizzate per fare da sfondo ad una sfilata organizzata da Bottega Veneta;

   le suddette opere sono classificate come «identitarie» e per questo inamovibili dai rispettivi musei;

   l'articolo 6 del codice dei beni culturali precisa che lo scopo di un prestito ha come fondamento la valorizzazione dell'opera;

   una recente sentenza della Corte dei conti stabilisce che la valorizzazione di un bene culturale non può essere assimilata al mero sfruttamento dello stesso per fini di natura imprenditoriale/commerciale;

   il prestito, di cui non si conoscono i termini, è avvenuto nella piena consapevolezza del professor Osanna, direttore generale dei musei del Ministero della cultura;

   i direttori dei musei dove le opere erano custodite non avrebbero applicato la legge che impediva il trasferimento delle opere stesse;

   i visitatori dei due musei nel frattempo, pur pagando, non hanno potuto ammirare le opere originali ma una contraffazione delle stesse;

   evidentemente risulta estremamente semplice non rispettare la norma sull'inamovibilità delle statue identitarie e prelevare opere di immenso valore artistico ed economico per utilizzarle per scopi meramente commerciali –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda mettere in atto affinché sia fatta luce sulla vicenda e sulle relative responsabilità.
(5-00551)


   MIELE, SASSO, LATINI e LOIZZO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   sono tanti i borghi italiani svuotati e a rischio abbandono, fenomeno sociale che prosegue da decenni e non trova ancora un punto di fine benché questi luoghi, simbolo dell'Italia preindustriale, tutt'oggi proteggano, tradizioni e culture dimenticate dalle metropoli;

   il 55 per cento del suolo italiano è composto da borghi con annessi parchi naturali e aree protette. Un immenso tesoro ambientale, archeologico e storico-culturale presente in ogni regione del nostro Paese infatti, a fronte del sovraffollamento che ha spesso caratterizzato le attrazioni turistiche nelle principali città d'arte, tanti piccoli centri storici italiani offrono enorme potenziale per un turismo sostenibile alternativo, grazie al patrimonio culturale, la storia, le arti e le tradizioni che li caratterizzano;

   grazie alle risorse del Pnrr gli interventi in questo ambito si attueranno attraverso il «Piano Nazionale Borghi», un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sulla rigenerazione culturale dei piccoli centri e sul rilancio turistico che stanzia 398.421.075 euro per la Linea A dell'intervento, in favore di n. 20 comuni, uno per ciascuna regione, per la realizzazione di altrettanti Progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica e 363.445.527,09 euro per la Linea B dell'intervento a favore di n. 289 comuni per la realizzazione di progetti locali di rigenerazione culturale e sociale di borghi storici al di sotto dei 5.000 abitanti, selezionati mediante Avviso pubblico;

   purtroppo alcuni comuni italiani avrebbero ricevuto in questi giorni lettere del Ministero della cultura e della Unità di missione per l'attuazione del Pnrr con cui viene loro comunicata l'esclusione dalla misura per motivi formali e vedono così sfumare una importante opportunità per il territorio e la cittadinanza –:

   se e quali iniziative si intenda mettere in atto per tutelare i comuni richiedenti e per rendere strutturali misure di valorizzazione e salvaguardia dei borghi d'Italia.
(5-00552)


   BOSCHI, GRIPPO e GRUPPIONI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019 n. 169, modificato in parte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 giugno 2021 n. 123, i musei, parchi archeologici e altri luoghi della cultura dotati di autonomia speciale sono 44, 11 dei quali come uffici di livello dirigenziale generale e i restanti di livello non generale;

   l'articolo 33, comma 6, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169 del 2019 prevede che gli incarichi dei direttori di detti istituti possono essere conferiti secondo le modalità previste dall'articolo 14, comma 2-bis, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, ovvero «con procedure di selezione pubblica, per una durata da tre a cinque anni, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali e in possesso di una documentata esperienza di elevato livello nella gestione di istituti e luoghi della cultura» e rinnovati una sola volta;

   l'introduzione di questa procedura ha portato negli anni alla nomina di personalità italiane e straniere di particolare competenza, con evidente vantaggio per i musei che ne hanno beneficiato;

   l'articolo 13 il decreto-legge n. 173 del 2022 consente, fino al 30 giugno 2023, di procedere alla riorganizzazione dei Ministeri tramite regolamenti adottati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa deliberazione del Consiglio dei ministri –:

   se il Ministro interrogato intenda mantenere le disposizioni di cui in premessa in merito alle direzioni degli istituti dotati di autonomia speciale, ovvero come intenda modificarle.
(5-00553)


   AMORESE e CANGIANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Real Sito di Carditello, situato nella provincia di Caserta, nel cuore della Campania Felix, fu costruito per volere di Ferdinando IV di Borbone nel 1787, nell'area individuata già alla metà del XVIII secolo da Carlo di Borbone e destinata all'allevamento, alla selezione di cavalli di razza reale e alla produzione agricola e casearia. Progettato dall'architetto romano Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli, il Real Sito è composto da una palazzina centrale sormontata da un loggiato e da un belvedere, affiancata da altri edifici di servizio, e da un ampio galoppatoio ellittico, delimitato da due fontane con obelischi e con un tempietto circolare nel mezzo;

   il massimo splendore di Carditello viene raggiunto negli anni immediatamente seguenti il completamento: il pittore di corte Jacob Philipp Hackert (Prenzlau 1737 – San Pietro di Carreggi 1807), già noto per la sua attività alla Reggia di Caserta e a San Leucio, riceve l'incarico di occuparsi della direzione delle decorazioni e dell'arredo dell'appartamento reale;

   è a lui che si deve il progetto complessivo non solo delle pitture murali, che ancor oggi, pur molto degradate, sono presenti nell'appartamento nobile, ma anche la modernità e raffinatezza degli arredi, acquistati anche a Parigi, dai mercanti Dominique Daguerre e Martin-Eloy Lignereux, oltre a quelli ordinati appositamente alle maestranze locali e francesi;

   il complesso monumentale è passato attraverso vicende alterne e a partire dal 2004, con l'auspicato «vincolo» è iniziato il rapido processo di rivalorizzazione, sia grazie alla passione dei movimenti civici, che all'impegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che lo ha acquistato nel 2013. È stata costituita, nel febbraio del 2016, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dalla regione Campania e dal comune di San Tammaro, la fondazione Real Sito di Carditello;

   la fondazione, presieduta da Luigi Nicolais, si occupa di restituire lo splendido monumento intriso di storia a una completa fruizione pubblica e alla riproposizione delle attività produttive che ne avevano ispirato la nascita e la vita e, in particolare, dell'allevamento di cavalli di razza reale –:

   quali iniziative intenda adottare per il rilancio e la riqualificazione della Reggia di Carditello, anche tramite la ricostituzione di un circuito di alta equitazione ed arte equestre.
(5-00554)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   FURFARO, CIANI, GIRELLI, MALAVASI, STUMPO, FORNARO, CASU, FERRARI e GHIO. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della Giornata mondiale della sindrome di Down (21 marzo) è stata lanciata la nuova campagna di sensibilizzazione internazionale del Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down – CoorDown «Ridiculous excuses not to be inclusive»;

   sono sempre troppe le persone che usano scuse ridicole per non essere inclusive e, nel video lanciato in anteprima sul canale TikTok di Coordown, il campionario delle scuse è davvero notevole e – purtroppo – molto realistico con cui si esclude da istruzione, sport, lavoro e dalle altre opportunità le persone con sindrome di Down;

   «Non è colpa tua, siamo noi a non essere preparati per portarti in gita!», «Abbiamo già una bambina come te nel gruppo», «Non abbiamo abbastanza sedie per invitarti alla riunione», «Abbiamo chiuso le iscrizioni proprio dieci minuti fa!» sono alcune delle scuse ridicole con cui viene spesso negata la piena partecipazione alla vita;

   nella nostra società le persone con disabilità devono affrontare ogni giorno episodi di discriminazione ed esclusione, devono lottare per ottenere un posto a scuola, nei campi estivi, nello sport, nel mondo del lavoro e nella vita sociale;

   devono lottare per poter accedere ai parchi giochi, ai teatri, agli stadi, ai cinema e per non ritrovarsi negli spettacoli o eventi sportivi nelle ultime file «per motivi di sicurezza» o su pedane rialzate in zone scomodissime e isolate;

   devono lottare per poter vivere appieno la loro sessualità, diritto di tutti ma non per loro e che rimane ancora un tabù a causa di stereotipi, mancanza di strumenti adeguati, paure;

   in una società che include veramente le persone con disabilità la disabilità non può più essere un peso, ma una vera e propria risorsa per l'intera comunità –:

   se alla luce dei fatti sopra esposti, il Ministro interrogato non ritenga doveroso intervenire al fine di predisporre misure volte a garantire una maggiore inclusione delle persone con disabilità, a partire dall'emanazione di linee guida che regolamentino la costruzione di parchi giochi veramente inclusivi, l'obbligo per organizzatori di concerti/eventi di predisporre un'effettiva accessibilità, il pieno rispetto della legge per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, l'incremento del fondo per l'abbattimento delle barriere architettoniche, nonché l'incremento delle pensioni di invalidità, affinché si possa parlare di un riconoscimento vero ed effettivo dei loro diritti nella sfera scolastica, occupazionale e relazionale.
(3-00272)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, CIOCCHETTI, VIETRI, CIANCITTO, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO, SCHIFONE e AMBROSI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo si celebra la Giornata mondiale della sindrome di Down, indetta nel dicembre 2011 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per l'anno 2023 il messaggio lanciato in occasione della ricorrenza è «Insieme a noi, non al posto nostro», tema indicato come la chiave per un approccio alla disabilità basato sui diritti umani, che possa concorrere a superare il modello obsoleto di «carità della disabilità», così come spiega Anffas, Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo;

   la sindrome di Down (o trisomia 21) è una condizione che interessa circa 40.000 persone solo in Italia, 1 bambino ogni 1.200 nati. In occasione della Giornata mondiale del 21 marzo, il centro dedicato del Bambino Gesù di Roma, che segue attualmente più di 800 bambini e ragazzi con sindrome di Down provenienti da tutte le regioni d'Italia, prevalentemente da quelle centro-meridionali, sottolinea l'importanza di un approccio multidisciplinare imperniato sulla centralità del bambino con sindrome di Down e di appositi percorsi clinici di transizione dall'età pediatrica a quella adulta;

   occorre migliorare la qualità della vita di tutti a scuola, nei percorsi di formazione e di inclusione lavorativa, nella vita sociale e ricreativa, negli aspetti di cura e benessere, per l'accompagnamento alla vita adulta e a sostegno delle famiglie;

   in questa chiave, la continuità assistenziale è fondamentale per garantire una buona qualità di vita alle persone con sindrome di Down e alle loro famiglie. Purtroppo, superati i 18 anni di età, le persone con sindrome di Down e le loro famiglie, seguiti fino a quel momento da appositi centri pediatrici, si ritrovano spesso a dover passare da uno specialista all'altro, senza avere più un punto di riferimento;

   Anffas, in tale ottica, auspica che questa Giornata possa contribuire a rafforzare la consapevolezza di diversi aspetti, al fine di assicurare alle persone con sindrome di Down i necessari supporti per vivere una vita di qualità, in tutte le stagioni della loro vita –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda attuare al fine di potenziare il diritto al protagonismo, alla partecipazione attiva, all'autodeterminazione e autorappresentanza delle persone con sindrome di Down, garantendo tutti i necessari supporti atti a consentire loro di essere pienamente incluse nei vari contesti e, soprattutto, avere maggiori opportunità per accedere al mondo del lavoro.
(3-00273)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   GALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015 convertito dalla legge n. 132 del 2015 stabilisce che: «Al fine di sanare i profili di nullità, per violazione delle disposizioni di cui agli articoli 14 e 15 del contratto collettivo nazionale di lavoro comparto Ministeri 1998/2001, delle norme di cui agli articoli 15 e 16 del contratto collettivo nazionale integrativo del personale non dirigenziale del Ministero della giustizia quadriennio 2006/2009 del 29 luglio 2010, assicurando l'attuazione dei provvedimenti giudiziari in cui il predetto Ministero è risultato soccombente e di definire i contenziosi giudiziari in corso, il Ministero della giustizia è autorizzato, nei limiti delle posizioni disponibili in dotazione organica, ad indire una o più procedure interne, nel rispetto del citato CCNL comparto Ministeri 1998/2001 e successivi contratti integrativi dello stesso, riservate ai dipendenti in possesso dei requisiti di legge già in servizio alla data del 14 novembre 2009, per il passaggio del personale inquadrato nel profilo professionale di cancelliere, di ufficiale giudiziario, di contabile, di assistente informatico e di assistente linguistico dell'area seconda del profilo professionale di funzionario giudiziario, di funzionario dell'ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti di funzionario contabile, di funzionario informatico e di funzionario linguistico dell'area terza, con attribuzione della prima fascia economica di inquadramento»;

   con la legge n. 205 del 2017, è stato incluso nell'articolo 21-quater il profilo di contabile prevedendo anche la relativa copertura finanziaria;

   non si è ancora provveduto all'emanazione degli avvisi per l'avvio delle procedure di passaggio di Area per il predetto profilo professionale;

   si rileva pertanto la mancata attuazione dell'articolo 21-quater;

   il decreto-legge n. 80 del 2021 ha previsto il reclutamento, sia pure a tempo determinato, di figure contabili da collocare nel profilo di funzionario, che di fatto hanno scavalcato i contabili in attesa della piena attuazione dell'articolo 21-quater –:

   quali iniziative intenda adottare affinché si provveda con urgenza a sanare i citati profili di nullità, avviando la procedura ex articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015 convertito dalla legge n. 132 del 2015 e successive modificazioni ed integrazioni per i dipendenti del profilo professionale di contabile, indicando anche le ragioni per cui fino ad oggi non siano stati ancora sanati i profili di nullità del Ccn integrativo giustizia 2006/2009, come richiamati dall'articolo 21-quater e conseguentemente non sia stata ancora avviata la procedura di passaggio di Area relativamente alla figura professionale di contabile.
(5-00555)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione»;

   lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato», disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002. All'articolo 77 stabilisce che il tetto reddituale per l'ammissione al patrocinio gratuito deve essere aggiornato ogni due anni, mediante un decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   il 23 luglio 2020 il Ministro della giustizia emanava l'ultimo decreto biennale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 30 gennaio 2021;

   col predetto decreto il tetto reddituale veniva rideterminato in 11.746,68 euro, a fronte dei precedenti 11.493,82 euro, con riferimento alla variazione ISTAT intercorsa fra il 1° luglio 2016 e il 30 giugno 2018;

   il calcolo sarebbe dovuto avvenire con riferimento al successivo precedente al computo, cioè il periodo luglio 2018-giugno 2020;

   al gennaio 2021, pertanto, l'adeguamento faceva riferimento a una situazione di fatto decisamente superata;

   successivamente al decreto ministeriale luglio 2020 non è più stato emanato alcun decreto;

   tuttavia, anche solo considerando il periodo tra il 1° luglio 2018 e il 30 giugno 2022, la variazione ISTAT è stata pari al 9,20 per cento;

   se ora venisse emanato il nuovo decreto atteso dal gennaio 2023, il limite reddituale sarebbe di un importo pari a 12.827,37 euro, con un incremento di 1.080,69 euro rispetto al valore attuale;

   il 27 per cento dei contribuenti italiani dichiara un reddito inferiore a 15 mila euro;

   l'inflazione sta inoltre erodendo il potere d'acquisto delle fasce più deboli;

   il combinato disposto della mancata emanazione del nuovo decreto biennale e l'utilizzo nel precedente decreto di un biennio di riferimento antecedente, comporta di fatto l'esclusione dall'accesso al regime del gratuito patrocinio di un numero elevatissimo di soggetti che ne avrebbero diritto;

   nella fascia di reddito nell'intervallo tra 12 mila e 10 mila euro ci sono oltre 2,3 milioni di contribuenti; considerando un aumento della soglia di circa 1.000 euro si può stimare che almeno un milione di persone sarebbero ricomprese con il nuovo decreto –:

   se il Ministro interrogato intenda mettere in atto tutte le tempestive iniziative necessarie all'emanazione in tempi brevi del decreto biennale previsto dall'articolo 77 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 per l'adeguamento dei limiti reddituali per l'ammissione al gratuito patrocinio.
(5-00556)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani ha rilasciato numerose interviste in merito al procedimento penale di sua competenza sulla gestione della prima ondata del Covid; si segnalano tra le altre quelle su La Stampa e Repubblica, nonché il collegamento con la trasmissione televisiva Agorà e con Radio 24;

   analogamente il microbiologo e senatore Andrea Crisanti ha rilasciato numerose interviste e partecipato a trasmissioni come Piazza Pulita nella sua qualità di consulente tecnico nell'inchiesta ed estensore di un atto inserito nel fascicolo d'indagine;

   ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 106 del 2006, come modificato dal decreto legislativo n. 188 del 2021, il procuratore della Repubblica mantiene i rapporti con gli organi di informazione esclusivamente tramite comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa; la determinazione di procedere a conferenza stampa è assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che la giustificano;

   non sono consentite altre e diverse forme di comunicazione giudiziaria;

   la diffusione di informazioni sui procedimenti penali è consentita solo quando è strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini o ricorrono altre specifiche ragioni di interesse pubblico; è inoltre fatto divieto ai magistrati della procura della Repubblica di rilasciare dichiarazioni o fornire notizie agli organi di informazione circa l'attività giudiziaria dell'ufficio;

   in un'intervista il procuratore di Bergamo svolge, tra le altre, le seguenti affermazioni: «I tempi delle indagini sono stati lunghi, ma sempre meno di quelli della politica...»; «in tre anni non sono riusciti nemmeno a creare una commissione d'inchiesta»; «il nostro dovere lo abbiamo fatto... Soddisfare la sete di verità della popolazione... noi non accusiamo nessuno, ma avere dimostrato perché – secondo noi – c'è stata una sottovalutazione del rischio dal punto di vista della gestione sanitaria è – dal mio punto di vista – un grande spunto di riflessione»; «a noi interessava una cosa: spiegare alla gente»; alla domanda: l'inchiesta è durata 3 anni. Quale il senso? La risposta del Procuratore è stata: «far sapere alla gente quello che è successo»;

   da segnalare altresì la fuga di notizie relative ad atti giudiziari pubblicati con ampi stralci «letterali» sulle agenzie di stampa diffusi prima che i destinatari ne potessero avere conoscenza –:

   sa, per quanto di competenza, ritenga che quanto avvenuto sia consentito dalle disposizioni di legge che disciplinano la comunicazione giudiziaria e tutelano la presunzione d'innocenza e se intenda svolgere gli opportuni approfondimenti in merito.
(5-00557)


   D'ORSO, ASCARI, CAFIERO DE RAHO e GIULIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come riportato nel comunicato stampa dell'Organismo congressuale forense, «Nelle ultime settimane le gravissime criticità emerse ci fanno riflettere: i palazzi di giustizia sono spesso ubicati in strutture inadeguate, con uffici inospitali e, in qualche caso, addirittura insalubri e pericolosi»;

   nello stesso comunicato che funge da grido d'allarme, l'Organismo Congressuale Forense espone una serie di recenti accadimenti dal giugno 2022 riportando gli episodi di:

    Bergamo, 23 giugno 2022: svenimento di un magistrato che è stato trasportato in Ospedale in ambulanza per il prolungato mancato funzionamento dell'aria condizionata;

    Grosseto, 25 settembre 2022: allagamento di alcuni locali del Palazzo di giustizia che hanno fatto saltare l'impianto elettrico;

    Bari, 30 settembre 2022: crollo in aula magna della Corte di appello, è stato travolto un assistente giudiziario che ha penso la falange;

    Catania, 20 ottobre 2022: crollo di un soffitto in tribunale, nonostante la precaria condizione in cui versava Io stesso fosse stata segnalata al Ministero circa sei mesi prima;

    Messina, 21 novembre 2022: allagamento all'esterno del tribunale;

    Nocera Inferiore, 22 novembre 2022: crollo di un controsoffitto del tribunale poco prima dell'inizio delle udienze;

    Castrovillari, 7 febbraio 2023: rottura dell'impianto di riscaldamento del tribunale che ha determinato la sospensione dell'attività giudiziaria per almeno dieci giorni;

    Ragusa, 10 febbraio 2023: crollo di controsoffitti presso il plesso cosiddetto «Palazzo Ex Ina» di pertinenza del tribunale con conseguente temporanea chiusura dei relativi uffici giudiziari;

   il PNRR risulta essere un'enorme opportunità per intervenire su alcune criticità della giustizia italiana, ma è solo con interventi strutturali, programmati e da programmare, e con lo stanziamento di ulteriori risorse a favore del mondo giustizia, che le stesse problematiche, ormai croniche, possono essere risolte definitivamente –:

   se il Governo – fornendo elementi puntuali sullo stato di attuazione dei progetti del Pnrr riguardanti l'edilizia giudiziaria, con particolare riferimento al rispetto dei tempi previsti calle eventuali iniziative da intraprendere in caso di superamento degli stessi – intenda procedere ad un aumento delle risorse da destinare all'edilizia giudiziaria anche al di fuori del Pnrr, adottando anche iniziative urgenti per garantire che situazioni come quelle descritte in premessa possano essere scongiurate in futuro.
(5-00558)


   CALDERONE e MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le norme sull'ordinamento penitenziario di cui alla legge n. 354 del 1975, all'articolo 11, regolano l'accesso dei detenuti alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, prevedendo anche il trasferimento in strutture sanitarie esterne nel caso in cui determinate cure non possano essere assicurate all'interno dell'istituto penitenziario;

   nella casa di reclusione di Spoleto, ove sono presenti circa ottanta detenuti sottoposti al regime carcerario comunemente detto 41-bis, sembra non sia possibile garantire un'assistenza sanitaria continua nell'arco delle ventiquattro ore;

   l'ospedale civile San Matteo degli infermi è la struttura sanitaria più vicina e più attrezzata, anche con specifiche sezioni previste per la degenza di detenuti, particolarmente necessarie per garantire la sicurezza nei periodi di ricovero di detenuti ai quali si applica il così detto regime carcerario dell'articolo 41-bis, presenti nel carcere di Spoleto –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, l'ospedale civile San Matteo degli infermi abbia i necessari requisiti per essere individuato come la struttura sanitaria di riferimento in caso di ricovero esterno dei detenuti della casa di reclusione di Spoleto.
(5-00559)


   GIANASSI e LAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 24 febbraio evadeva dal carcere di massima sicurezza di Badu 'e Carros il detenuto Marco Rabuano, esponente della sacra corona unita, condannato in via definitiva a 19 anni di carcere per traffico di stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, detenuto in regime di alta sicurezza 3;

   l'evasione, ripresa dalle telecamere di sicurezza, è stata effettuata calandosi dal muro di cinta con lenzuola legate tra loro alle cinque del pomeriggio in pieno giorno e a pochi metri dalle abitazioni della città di Nuoro;

   dopo l'evasione sono state aperte due inchieste, una della procura di Nuoro e una del Ministro della giustizia, il Dap avrebbe dato mandato al provveditore regionale della Sardegna di «svolgere con urgenza accertamenti e verifiche per appurare cause, circostanze e modalità dell'accaduto»;

   Rabuano è ricercato, ma non risulta ancora essere stato ripreso dalle forze dell'ordine;

   in merito alla dinamica dei fatti sono noti alcuni fatti che, se corrispondessero al vero, sarebbero alquanto imbarazzanti: in particolare, come è emerso da notizie di stampa, la fuga sarebbe stata scoperta solo due ore dopo il fatto, davanti ai video delle telecamere di sicurezza non sarebbe stato presente alcun sorvegliante, l'evasore avrebbe aperto senza alcuna forzatura, forse per la disponibilità delle relative chiavi, il portone blindato del reparto di alta sicurezza per arrivare indisturbato nel cortile, nel quale non sarebbe stato presente, o quantomeno non è stato visto da alcuno, nessun sorvegliante;

   era nota da tempo al Ministero la carenza di personale relativo al carcere di alta sicurezza di Badu 'e Carros, di 60 agenti rispetto all'organico, secondo il rapporto Antigone 2021, ed era stato denunciato da diversi responsabili il passaggio ad una metodologia di sorveglianza priva di controllo umano, ma solo riservata alle telecamere –:

   a che punto siano gli accertamenti di competenza che risultano già avviati, nonché se siano state verificate responsabilità ed eventuali complicità interne ed esterne, quali siano le iniziative poste in atto nel carcere di Badu 'e Carros al fine di evitare che possa ripetersi quanto accaduto, e in particolare quali nuove risorse e quanto personale, quali strumenti di protezione e sicurezza siano stati attribuiti alla struttura, quali ulteriori procedure siano state avviate, inoltre quali iniziative siano state adottate al fine di garantire la sicurezza degli abitanti della città di Nuoro, in particolare quelli dei quartieri adiacenti il carcere, popolati da famiglie e da piccole attività commerciali e artigiane.
(5-00560)


   VARCHI e MAIORANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 novembre 2022, l'interrogante ha effettuato una visita all'interno della Casa Circondariale «Carmelo Magli» di Taranto;

   la Casa Circondariale prevede una capienza di 500 detenuti, adeguata a seguito del completamento del padiglione Jonio e la sua riapertura parziale, disposta per far fronte alle esigenze legate all'emergenza epidemiologica COVID-19;

   nonostante l'aumento della capienza regolamentare dei detenuti da 307 a 500, la pianta organica del personale di polizia penitenziaria non è stata simmetricamente riparametrata, e attualmente prevede solo 277 unità, fissate con P.C.D. del 29 novembre 2017, in ossequio alla legge 7 agosto 2015 n. 124;

   di recente sono state assegnate ulteriori 22 unità appartenenti al ruolo maschile degli Agenti/Assistenti di polizia, ma solo 16 unità hanno effettivamente assunto servizio;

   l'attuale organico effettivo è di 309 unità (cui bisogna sottrarre 27 unità tra sospensioni dal servizio, passaggi a ruoli civili, assenze per fruizione articolo 42 legge 151 del 2001, C.M.O. e trasferimenti presso altra sede) a fronte di una popolazione detenuta di circa ottocento ristretti, insufficiente a garantire i livelli di sicurezza minimi all'interno della struttura, a rischio dei detenuti, ed anche del personale di polizia;

   la Direzione generale detenuti e trattamento ha rimarcato la necessità di «assicurare con urgenza la completa e corretta operatività del nuovo padiglione Jonio» al fine di redistribuire la popolazione detenuta e garantire il rispetto degli standard previsti dalla normativa europea;

   la traslazione di parte dei detenuti nel nuovo padiglione dovrebbe essere a maggior ragione accompagnata da un aumento del personale di polizia in servizio;

   sono state promosse numerose manifestazioni di protesta e stati di agitazione da parte delle Organizzazioni Sindacali di polizia penitenziaria per evidenziare le gravi criticità della struttura;

   si sono verificati numerosi episodi di suicidi fra i detenuti, violenze verbali, fisiche e aggressioni nei confronti degli agenti;

   l'assistenza sanitaria risulta insufficiente soprattutto verso i detenuti con problemi psichiatrici;

   quali iniziative il Ministro intenda assumere per il potenziamento dell'organico della Casa Circondariale di Taranto, attraverso l'adeguamento della pianta organica alle nuove capienze dell'istituto e con lo scorrimento della graduatoria vigente risultante dall'ultimo interpello per trasferimenti a domanda del personale del Corpo di polizia penitenziaria ed un interpello straordinario del ruolo ispettori, al fine di garantire i servizi connessi all'avvio completo del padiglione Jonio, la sicurezza degli agenti e l'assistenza sanitaria dei ristretti.
(5-00561)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, FURFARO e SCOTTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Agrolab Ambiente S.r.l. è un'azienda che nasce a metà degli anni ’80 come società di consulenza e di analisi di laboratorio, focalizzata nell'ambito ambientale;

   Agrolab Group, holding tedesca, ha acquisito nel marzo del 2020 l'asset della società che si occupava delle analisi ambientali. Con le sue sedi di Carrara (Toscana), Pisticci (Basilicata), Priolo e Gela (Sicilia), completa la presenza di Agrolab nel territorio nazionale;

   i laboratori di Agrolab Ambiente gestiscono l'interno processo analitico, del campionamento, alle analisi, al reporting, con un rapido flusso delle informazioni. Le attrezzature e gli strumenti dei laboratori, accreditati Accredia, sono all'avanguardia sia per tipologia che per innovazione;

   nello specifico le analisi che vengono effettuate nel sito produttivo di Carrara sono: analisi ambientali, analisi delle acque, inoltre servizi di consulenza, classificazione, campionamento e monitoraggio;

   i maggiori clienti che si rivolgono ad Agrolab ambiente sono: Eni, Eni Power, Enel spa, Sogin, Solvay Rosignano e Massa, Solvay Solution Livorno, Italferr Gruppo ferrovie dello stato, Scapigliato srl, Belvedere spa, Ecofor ed altre tante importanti società;

   a settembre 2022 i sindacati hanno incontrato l'azienda chiedendo informazioni circa le prospettive future del laboratorio di Carrara, in quanto già circolavano ipotesi di dismissioni;

   in quella occasione l'azienda ha smentito ogni ipotesi di dismissione, lamentando peraltro una difficoltà nel reperimento di personale specifico aggiuntivo per le attività di laboratorio;

   il quadro presentato in quell'occasione è stato di un'azienda sana, ben radicata sul territorio in termini di progettualità futura e ben lontana quindi da ipotesi di dismissioni della produzione;

   a gennaio 2023 l'azienda ha però comunicato ai lavoratori e alle lavoratrici del laboratorio di Carrara che nel corso dell'anno si sarebbe effettuato una ristrutturazione sulla base del business plan relativo al 2022, e che i reparti di laboratorio, in cui sono occupati 40 addetti, sarebbero stati chiusi con il conseguente trasferimento dei lavoratori;

   il 3 febbraio del 2023 i sindacati hanno avuto un nuovo incontro in cui l'azienda – confermando il piano industriale del novembre 2022 – ha ribadito la chiusura totale della produzione e l'esubero di 40 posti di lavoro;

   a seguito di questo incontro è iniziato lo stato di agitazione con il blocco del lavoro supplementare, di straordinari e trasferte;

   l'azienda non è stata mai chiara in merito alle dismissione ed ai tempi di ricollocazione delle risorse umane;

   l'azienda dichiara infatti di non voler chiudere totalmente la sede di Carrara ma di spostare la produzione in altri siti, lasciando a Carrara l'headquarter, ossia il reparto amministrativo, servizio clienti e i campionatori, eliminando la produzione;

   in data 23 febbraio 2023 i sindacati hanno avuto un incontro con l'Assessore regionale con delega al lavoro, Alessandra Nardini e con la sindaca del comune di Carrara Serena Arrighi, alla presenza dell'azienda rappresentata da Irina Bogazzi, responsabile del personale;

   durante questo incontro si è palesata per la prima volta l'ipotesi di licenziamento, di conseguenza le organizzazioni sindacali hanno proclamato lo sciopero di 4 ore nella giornata del 27 febbraio 2023 ;

   il 2 marzo 2023 si è svolto un nuovo incontro tra azienda e sindacati in cui è stato chiesto il ritiro del piano industriale e l'apertura di un ragionamento sul futuro dell'unità produttiva di Carrara;

   l'azienda, pur non chiarendo ancora una volta le sue reali intenzioni, ha sostenuto di non aver ancora mai aperto formalmente le procedure di licenziamento collettivo;

   a quanto risulta alle organizzazioni sindacali però l'azienda sta mobilitando il lavoro al laboratorio di Carrara dirottando i campioni alla sede di Vicenza e sospendendo l'accreditamento sulle analisi del laboratorio di Carrara a far data del luglio 2023, inoltre l'azienda sta cercando di volturare tutti i contratti da Agrolabambiente a Agrolab Italia con sede a Vicenza;

   il 10 marzo 2023 – via pec – è stata attivata la procedura di licenziamento collettivo per 34 unità su 63 –:

   il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda conseguentemente assumere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali coinvolti a partire dalla tempestiva convocazione di un apposito tavolo ministeriale con enti territoriali, sindacati ed azienda.
(5-00575)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Fondo sociale affitti, fondo di natura governativa nazionale in capo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, finalizzato ad agevolare economicamente l'accesso alle locazioni abitative sul mercato privato da parte di soggetti e nuclei familiari che versano in condizioni di fragilità economica, rappresenta per le regioni, e conseguentemente per le rispettive realtà territoriali, un significativo supporto nell'ambito delle politiche socio-abitative;

   tali risorse, unitamente al fondo per la morosità incolpevole (rivolto al sostegno per le famiglie raggiunte da provvedimenti di sfratto dovuti a situazioni di impossibilità sopravvenuta al pagamento dei canoni di locazione a fronte di perdita o significativa contrazione della capacità reddituale), sono risultate essere misure fondamentali, ancor più nella presente fase storica in cui i canoni hanno subito un considerevole innalzamento dei prezzi a causa dell'aumento dell'indice di inflazione;

   tali contributi a sostegno delle locazioni sono sempre stati oggetto di finanziamento da parte del bilancio dello Stato nell'ambito della manovra finanziaria in favore delle regioni con conseguente ripartizione ad opera delle stesse tra i rispettivi comuni richiedenti;

   risultando allo stato attuale che tali fondi non sarebbero stati oggetto di rifinanziamento;

   come da lettera dell'Assessore alle Politiche abitative ed edilizia di regione Liguria, dottor Marco Scajola, trasmessa a mezzo di posta elettronica certificata in data 7 marzo al Signor Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Senatore Matteo Salvini e, per conoscenza, al Signor Ministro per gli affari regionali e le autonomie Senatore Roberto Calderoli, in cui si evidenzia tale situazione in essere rispetto ai due fondi sopra descritti;

   in particolare si rappresenta come, con il finanziamento del solo Fondo sociale affitti nell'anno 2022, regione Liguria ha potuto aiutare concretamente oltre diecimila famiglie suddivise tra 138 comuni che avevano avanzato richiesta di attingervi;

   dal momento che in assenza dello stanziamento di nuove risorse, le regioni e i comuni si ritroverebbero impossibilitati a fornire il necessario contributo alle famiglie in precaria situazione economica, con potenziali e concreti risvolti che risulterebbero di significativo impatto negativo a livello sociale –:

   se vi sia l'intendimento di rifinanziare il fondo sociale affitti nonché il fondo morosità incolpevole e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché possa essere fornita una risposta adeguata alla questione economico-sociale in oggetto, di fondamentale importanza per il Paese.
(2-00110) «Lupi, Cavo».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea 1 della metropolitana di Torino è stata inaugurata nel 2006, cinque anni dopo l'inizio dei lavori, garantendo a milioni di passeggeri ogni anno spostamenti rapidi, veloci ed ambientalmente sostenibili;

   negli ultimi anni, anche per il tramite della società pubblica «Infra.To», sono stati presentati ed approvati diversi progetti di prolungamento della stessa linea 1, in direzione ovest e sud;

   i lavori per il primo tratto sono cominciati negli ultimi anni e prevedono, una volta completato ad inizio 2024, un prolungamento di oltre 3 chilometri e 4 fermate aggiuntive fino all'intersezione con la tangenziale ovest;

   a fine 2021 è stato inaugurato il secondo prolungamento verso sud, con 2 fermate aggiuntive;

   il nuovo capolinea verso sud, la stazione «Bengasi», è diventato in un anno la terza stazione più utilizzata della linea, a dimostrazione della bontà degli investimenti sui progetti di prolungamento verso zone residenziali periferiche;

   secondo una classifica della startup italiana «Sensoworks» Torino è la prima città italiana per emissioni di CO2, la 52esima al mondo;

   ridurre le emissioni e garantire ai cittadini spostamenti rapidi e, oltretutto, indipendenti dal traffico di superficie o dalla disponibilità di parcheggi, sono obiettivi che si dovranno estendere ulteriormente, come richiesto anche dai sindaci di Moncalieri e Nichelino, i cui comuni beneficerebbero enormemente da un ulteriore prolungamento della linea 1 verso la tangenziale sud;

   a questo si lega anche il progetto di realizzazione della linea 2, il cui bando stando alle notizie di questi giorni partirà il prossimo giugno, con un prolungamento verso il comune di Orbassano;

   questi interventi, peraltro già progettati in via preliminare da Infra.To, consentiranno di avvicinare non solo numerosi centri della prima cintura, ma intere aree, come la Val Sangone, che oggi soffrono la mancanza di collegamenti con Torino;

   come si apprende dalla stampa, su richiesta del presidente della regione e del sindaco di Torino, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha affermato di voler nominare un commissario straordinario con il compito di gestire direttamente le gare e l'affidamento dei lavori della metro 2, con l'obiettivo di concludere la progettazione entro fine anno –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in relazione all'appalto di cui in premessa, con particolare riferimento all'inserimento nella progettazione definitiva delle tratte più periferiche.
(5-00568)


   MANES e PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2022 il Comitato Onu sui diritti economici, sociali e culturali chiedeva all'Italia: «di aumentare i sussidi per l'alloggio per chi non è in grado di ottenere un alloggio a prezzi accessibili e di garantire un accesso sostenibile alle strutture di base necessarie per un alloggio adeguato»;

   il nostro Paese non ne ha tenuto conto: al contrario, la legge di Bilancio 2023 (legge n. 197 del 2022), ha azzerato il Fondo nazionale per il contributo affitto e morosità incolpevole, un contributo istituito nel 2016 che negli anni è servito ad arginare gli sfratti;

   di recente, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha confermato che il Governo non intende rifinanziare suddetto Fondo ma auspica un «nuovo, ambizioso, rivoluzionario, visionario piano casa a livello nazionale» perché «non è più con un intervento sporadico, una tantum o il bonus che si può risolvere un problema che riguarda milioni di famiglie»;

   eppure, i dati dimostrano che suddette misure, sebbene non strutturali, abbiano costituito negli ultimi anni uno strumento utile per alleviare il disagio abitativo, impedendo o ritardando gli sfratti fino a consentire ai nuclei familiari in difficoltà di trovare una nuova soluzione abitativa;

   la drastica scelta del Governo determinerà un drammatico aumento degli sfratti, ai 150 mila immediatamente esecutivi se ne aggiungeranno nei prossimi mesi altre decine di migliaia, in una situazione già estremamente precaria e in un Paese dove la percentuale di persone in povertà assoluta è passata, dal 2005 ad oggi, dal 3,3 al 10 per cento, tra cui 1,3 milioni di minori, e dove, in dieci anni, il numero dei senza tetto è passato dai 50 mila del 2014 agli attuali 100 mila;

   la grave prospettiva è stata denunciata dall'Unione inquilini unitamente ai sindacati, ma anche le regioni e i comuni hanno dichiarato grande preoccupazione per il mancato rifinanziamento della misura in questione, trovandosi così nell'impossibilità di fornire il necessario contributo alle famiglie con difficoltà economiche e sociali. L'alternativa è che gli enti locali trovino le risorse interne per finanziarie fondi propri a sostegno all'abitare, ma le risorse non ci sono a meno che non vengano sottratte da altre voci di spesa sociale –:

   quali iniziative intenda adottare nell'immediato, al fine di fronteggiare l'emergenza abitativa e andare incontro alla parte più fragile della cittadinanza italiana, fornendo maggiori dettagli con riferimento al piano casa che vorrebbe avviare nel corso della legislatura.
(5-00569)


   ILARIA FONTANA, FENU, TODDE, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione autonoma della Sardegna risulta essere l'unica regione italiana priva di un sistema autostradale e dotata di un'unica infrastruttura stradale di connessione interna, la strada statale 131, a sua volta suddivisa nelle diramazioni denominate «Carlo Felice» e diramazione centrale Nuorese;

   la strada statale 131 si estende per circa 375 chilometri e connette le città di Cagliari, Oristano, Nuoro, Olbia e Sassari, nonché due strutture aeroportuali e tre strutture portuali; rappresenta dunque l'unica soluzione praticabile per il trasporto pubblico, civile e mercantile. Ciò nonostante è classificata come strada extraurbana secondaria, con un limite di velocità massima di 90 chilometri orari, salvo un tratto di circa 60 chilometri in direzione Cagliari, ove è classificata come strada extraurbana principale, con un aumento della velocità massima consentita a 110 chilometri orari;

   attualmente, la strada statale 131 conta 30 interventi di ammodernamento sull'intero tracciato, consistenti prevalentemente in interventi di manutenzione programmata, molti dei quali sono tuttavia sospesi o non ancora ultimati nonostante, in alcuni casi, avviati già nel 2019;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 novembre 2021 il presidente della regione Sardegna è stato nominato commissario straordinario incaricato, inter alias, di monitorare lo stato di avanzamento degli interventi, comunicare alla competente direzione generale del Ministero dei trasporti il cronoprogramma delle attività, sovraintendere alle fasi di realizzazione degli interventi e dare un impulso significativo alle tempistiche previste per il completamento della rete viaria;

   l'ultimazione dei lavori permetterà l'eliminazione delle criticità che attualmente rendono difficili i collegamenti tra la parte nord e sud della Sardegna, che rappresentano un pregiudizio all'effettiva libertà di circolazione di merci e persone e un limite allo sviluppo economico dell'isola, con benefìci ambientali derivanti dalla minore congestione;

   è, inoltre, noto che, in concomitanza con l'inizio della stagione turistica, si assiste a una crescita esponenziale degli utenti stradali e degli incidenti che mettono costantemente a rischio l'incolumità pubblica. Infatti, stando al «Report Istat - Anno 2021» la strada statale 131, insieme alla strada statale 129, rimane tra le strade più pericolose della Sardegna, con un indice di mortalità pari a 3,0;

   in considerazione dell'importanza che la strada statale 131 riveste per i collegamenti nord-sud della Sardegna –:

   quale sia lo stato di realizzazione degli interventi di cui in premessa e se siano state poste in essere tutte le iniziative utili per garantire il pieno rispetto del cronoprogramma degli interventi e per il superamento di criticità o ritardi nella realizzazione degli stessi.
(5-00570)


   CORTELAZZO, DE PALMA e MAZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di ammodernamento e riqualificazione della strada statale 172 «Dei Trulli», nel tratto che collega Taranto a Martina Franca, iniziati a luglio 2018, non sono ancora completati;

   l'intervento, del valore complessivo di circa 36 milioni di euro, finanziato con delibera CIPE n. 62 del 2011 attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione, prevede, oltre alla realizzazione di alcune rotatorie, anche l'allargamento a quattro corsie di un tratto di 4,5 chilometri nei pressi di Orimini, che da Martina Franca procede verso Taranto;

   in questo tratto i lavori di sistemazione della statale arrecano da tempo notevoli disagi agli automobilisti, costretti a percorrere un tragitto a corsia unica, impegnato quotidianamente anche da mezzi pesanti, che costituisce un ostacolo alla fluidità della circolazione veicolare e un serio pericolo per la sicurezza stradale;

   numerosi sono infatti gli incidenti che si verificano nella zona di Orimini, nei pressi del cantiere che risulta privo di segnaletica stradale e con scarsa illuminazione;

   sono continue le richieste di intervento da parte dei residenti e dei pendolari che quotidianamente percorrono questo tratto in entrambi i sensi di marcia e che sono penalizzati dalla ridotta viabilità, nonché le sollecitazioni delle imprese del territorio, danneggiate dal perdurare di una situazione divenuta insostenibile su una importante arteria stradale di connessione;

   gli interminabili ritardi con i quali procedono i lavori di ammodernamento e riqualificazione della strada statale 172 creano infatti isolamento nei collegamenti tra il versante jonico e quello adriatico –:

   quale sia lo stato attuale dei lavori del suddetto tratto stradale e quali iniziative si intenda adottare per imprimere un'accelerazione al completamento di un'opera fondamentale per la riqualificazione e l'ammodernamento del sistema viario territoriale, i cui ritardi pregiudicano ormai da anni non solo la fluidità della circolazione, ma anche l'economia del territorio nonché il turismo di una delle zone pugliesi più note al mondo per lo spettacolare scenario dei trulli della Valle D'Itria.
(5-00571)


   MATTIA, FOTI, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, sono stati riportati in auge l'antica fierezza e splendore, aumentandone la conoscenza e reputazione internazionale. Successi mortificati per lo storico isolamento del territorio, privo di reti ferroviarie e autostradali;

   da notizie in possesso degli interroganti sarebbe di prossima realizzazione una rete d'infrastrutture di mobilità, con lavori di collegamento alla rete ferroviaria e autostradale nazionale, inizialmente realizzando la strada Murgia-Pollino, asse strategico di preminente interesse nazionale, attuando il programma del 2001 di infrastrutture strategiche dal CIPE, ribadito nel 2006, senza avvio dei lavori;

   nel 2016 fu pubblicato il bando di gara del progetto di fattibilità tecnico-economica del primo segmento della Murgia-Pollino. Aggiudicato nel 2017, solo nel 2022 il Consiglio superiore dei lavori pubblici votò parere positivo al finanziamento, senza avviare i lavori;

   l'opera, necessaria per l'intero Mezzogiorno, collegherebbe direttamente quattro regioni, Puglia, Basilicata, Calabria e Campania nonché tre mari, Adriatico, Ionio e Tirreno;

   emblematicamente, la S.S. 7 Appia tra Matera – Ferrandina rappresenta l'indifferibilità dell'opera collegando direttamente aree industriali e agroalimentari del barese e del tarantino con quelle di La Martella, Iesce, Valle del Basento e Gualdo Lauria, le ultime tre inserite nella ZES Jonica. In particolare raccordando la Val Basento alle aree interne della Basilicata, utilizzando il «modello Mattei» per collegare comuni interni con aree produttivo-occupazionali. Inoltre potenzierebbe l'accessibilità e l'attrattività delle aree lucane ad alta vocazione turistica: Matera, il Parco rupestre, quello Nazionale dell'Appennino Lucano Val d'Agri – Lagonegrese, del Pollino e Maratea, Infine collegherebbe direttamente l'Adriatico con Jonio e Tirreno e la Basilicata col cuore turistico pugliese, Fasano Egnazia, le aree tarantine, lucane e calabresi della Magna Grecia e quelle turistiche lucane e campane meridionali;

   dopo decenni di attesa, Matera sarà collegata con Gioia del Colle e l'area industriale della Val Basento. Aumenterà la sicurezza stradale, interrompendo la lunga catena di morti e feriti causati dagli innumerevoli incidenti stradali che caratterizzano l'attuale percorso tra Matera e Ferrandina –:

   quali siano le risorse finanziarie e i tempi per l'affidamento e la realizzazione del progetto strategico dell'asse stradale sopra descritto, con particolare riguardo al primo tratto che collega in Basilicata Matera a Ferrandina.
(5-00572)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Il 16 marzo 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato, salvo intese, un decreto-legge per la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e la Calabria, di cui ancora non risulta disponibile il testo definitivo;

   da quanto si apprende da organi di stampa, il decreto riguarderebbe la riattivazione della società concessionaria dei lavori, Stretto di Messina S.p.a. con una dote finanziaria di 50 milioni di euro per il 2023 e il riavvio delle attività di progettazione dell'opera, nello specifico del progetto approvato nel 2012 a campata unica del General Contractor Eurolink, del valore a oggi stimato pari a 10 miliardi di euro;

   a seguito del mancato inizio lavori dovuto allo stop del Governo Monti, Eurolink avrebbe tuttora in corso un contenzioso nei confronti dello Stato per 700 milioni di euro, cui si sommano altri 325 milioni di euro di risarcimenti chiesti a sua volta dalla Società Stretto di Messina Spa;

   in base alla classificazione sismica – aggiornata al novembre 2020 – la Calabria meridionale (tutta l'area di Reggio Calabria) e la Sicilia Orientale (area messinese), sono ricomprese nella Zona sismica 1 (a maggiore pericolosità) e secondo la relazione «Lo Stretto Messina: criticità geologiche e tettoniche» dell'ottobre 2020 dell'Istituto di scienze marine - Ismar il sistema di spaccature profonde situate tra lo Stretto di Messina e l'Etna sta separando la Sicilia dal resto d'Italia, causando terremoti tra i più devastanti nella storia del Paese;

   l'intera area dello stretto di Messina è sostanzialmente ricompresa in due importantissime ZPS (sul lato calabrese la ZPS della Costa Viola e su quello siciliano dalla ZPS dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antenna a Mare e area marina dello Stretto) e da un sistema di ben 11 ZSC, ai sensi della direttiva Habitat, che tutelano un ambiente unico, dove si evidenzia una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo e non è un caso che la Commissione europea abbia aperto la procedura d'infrazione 2003/4090, per le cui criticità la procedura di VIncA relativa al Progetto definitivo del 2010, avrebbe avuto esito negativo da parte del Ministero dell'ambiente –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga, per quanto di competenza, che la realizzazione del progetto del ponte determini una grave compromissione dell'equilibrio ecologico dell'intera area, una minaccia per il ricco patrimonio di biodiversità esistente e un forte rischio dovuto alla pericolosità sismica dell'area.
(5-00573)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   oltre 100 sindaci di Abruzzo e Lazio chiedono un'attenzione specifica da tempo su una problematica che riguarda le autostrade A24 e A25;

   da anni ormai i comuni dei territori interessati si trovano periodicamente costretti a fronteggiare le richieste di aumento dei pedaggi, è sinora il Governo non è riuscito a elaborare una soluzione di lungo periodo in merito che possa sostenere i residenti;

   i cittadini delle aree site lungo il percorso dell'autostrada in oggetto si trovano già da anni costretti a confrontarsi con la progressiva riduzione dei servizi nelle loro zone di residenza e gli amministratori locali si sforzano di contrastare il fenomeno dello spopolamento;

   in tutta Italia esistono numerose tratte autostradali sulle quali ad alcune categorie di cittadini sono riconosciute diminuzione di prezzo o esenzione totale dal pagamento del pedaggio;

   in particolare, in relazione alle tariffe di pedaggio delle autostrade A24 e A25, occorre continuare non solo a scongiurare incrementi, ma ridurle fino ad azzeramento per i pendolari;

   un altro obiettivo che occorre perseguire è quello della riduzione e progressivo azzeramento del pedaggio applicato nella tratta ricompresa nella fascia urbana del comune di Roma e del comune dell'Aquila;

   si ricorda infatti che per quanto riguarda la tratta urbana di Roma, ogni giorno, oltre 260 mila romani, per uscire o rientrare nel proprio quartiere di residenza a Roma Est, sono costretti a pagare un pedaggio autostradale con una tariffa arrivata ad oggi a 1,30 centesimi, per una spesa totale annua di quasi 800 euro;

   stesso discorso vale per i pedaggi applicati nelle tratte urbane a L'Aquila est/L'Aquila. Si tratta, anche in questo caso, di un onere ingiusto che, ove eliminato, porterebbe un grande vantaggio ai cittadini e alleggerirebbe il carico sul traffico urbano tra est ed ovest della città e nei collegamenti con le frazioni –:

   se intenda adottare le opportune iniziative di competenze per azzerare il pedaggio per i residenti nei comuni siti lungo l'autostrada A24-A25, che percorrono regolarmente tale tratto per motivi di studio, lavoro o per esigenze sanitarie, delle tratte urbane delle medesime autostrade L'Aquila est/ovest e della tratta ricompresa nella fascia urbana del comune di Roma.
(5-00574)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i porti liguri di Genova, Savona e della Spezia vivono una importante carenza nelle unità numeriche di vigili del fuoco portuali, figure fondamentali per garantire la sicurezza dei nostri scali;

   a Genova il personale di distaccamento portuale attualmente è rappresentato da una trentina di unità su una pianta organica di 52; infatti, al momento, il distaccamento di Multedo è chiuso e rimane operativo il solo distaccamento di Gadda. A Savona i vigili del fuoco portuali sono 13 e dovrebbero essere 24. Per sopperire si assegnano ore di straordinario. Il personale del distaccamento portuale della Spezia, in base alle piante organiche, dovrebbe essere di 24 unità. È invece attualmente di 19 e rimarrà di 17 entro la fine dell'anno;

   nei porti di Genova-Savona e della Spezia si concentrano decine e decine di attività importanti per il nostro Paese: scali commerciali, cantieri e riparazioni navali, terminal traghetti, i porticcioli della nautica da diporto, solo per fare alcuni esempi. Ed anche presidi particolarmente delicati come l'unico rigassificatore onshore d'Italia, nella baia di Panigaglia, e ben due oleodotti con punto d'entrata in mare, quello di Arcola Petrolifera e quello a servizio della Nato per i carburanti avio;

   inoltre il porto di La Spezia rientra fra i «porti sicuri» per l'ormeggio delle navi Ong operanti nel Mar Mediterraneo per il soccorso dei naufraghi;

   il corpo nazionale dei vigili del fuoco dispone di squadre di specialisti «portuali», i vigili del fuoco brevettati nautici, impiegati nelle attività di soccorso in mare, a terra, a bordo delle navi e dei galleggianti e presso i porti, da sempre luoghi ad alto rischio per la complessità delle attività commerciali ed industriali in essi svolte. La presenza di personale dei vigili del fuoco preso il Porto rappresenta una sicurezza per cittadini e traffici. Nei porti liguri attualmente i distaccamenti dei vigili del fuoco hanno subito un depauperamento degli organici, come più volte denunciato anche dalle organizzazioni sindacali –:

   quali siano le iniziative che il Governo intende con urgenza adottare affinché gli organici dei vigili del fuoco nelle sedi portuali liguri vengano implementati in quanto elemento di sicurezza imprescindibile per i cittadini e per i traffici.
(5-00577)

Interrogazione a risposta scritta:


   VOLPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 4 marzo 2021 è stato dichiarato lo stato di crisi dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, dovuto al calo delle entrate tributarie e dei diritti di porto, ed all'ingente riduzione del traffico merci e passeggeri causato dalla pandemia da COVID-19;

   il bilancio di previsione 2021 è stato approvato a seguito dell'adozione di un «Piano di risanamento» tendente a risolvere lo «stato di crisi», in cui si prevedevano misure finalizzate al gareggio della situazione amministrativa 2020 ed all'equilibrio finanziario del bilancio 2021;

   il 21 ottobre 2021 i vertici dell'AdSP, «ente pubblico non economico» ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 84 del 1994, hanno deliberato la «procedura di allerta e prevenzione della crisi - es. 2022» utilizzando le procedure del codice della «crisi d'impresa e dell'insolvenza» di cui al decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14;

   in diverse relazioni, la Corte dei conti ha preso atto delle valutazioni dell'AdSP e ha evidenziato gli strumenti necessari a riportare in equilibrio la gestione finanziaria: incremento dei «diritti di Porto»; rivalutazione del 3 per cento delle entrate correnti per canoni concessori; riduzione della spesa di parte corrente di euro 2.000.000. La stessa Corte ha poi evidenziato un costo medio del personale decisamente elevato; la corresponsione di alcuni emolumenti ad personam non dovuti e il perdurante ritardo nell'adozione del «piano triennale dei fabbisogni», di cui al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;

   nonostante secondo il Presidente dell'AdSP Musolino del 2022 i traffici nel porto di Civitavecchia abbiano quasi raggiunto i livelli pre-pandemia e nel documento di valutazione del bilancio di previsione per l'anno 2023 i revisori dei conti evidenzino entrate complessive di previsione per 52 milioni di euro, in incremento rispetto all'anno 2022, e sottolineino, nell'esame delle uscite correnti, una riduzione degli oneri del personale del 24 per cento rispetto alle previsioni definitive dell'anno 2022, è stato presentato al comitato di gestione un piano di riorganizzazione del personale che prevede un taglio di 19 unità (9 posizioni dirigenziali, su 13 esistenti, e di 10 posizioni intermedie) a fronte di una dotazione organica approvata dal Ministero vigilante il 6 febbraio 2018;

   all'AdSP del Mar Tirreno centro settentrionale sono destinati oltre 300 milioni di euro per opere strategiche, che entro il 2025 prevedono il raddoppio delle superfici disponibili per il traffico merci, l'ampliamento delle banchine, la realizzazione dell'ultimo miglio ferroviario e l'allungamento del muro paraonde, questo taglio delle figure dirigenziali appare ancora più incomprensibile;

   il Consiglio di Stato con sentenza del 10 gennaio 2023 n. 00317 del 2023 reg.prov.coll. ha censurato l'operato dell'ente ritenendo illegittimo l'affidamento in esclusiva di un rilevante servizio di interesse generale intraportuale ad una società privata, intimando all'AdSP di revocare tale affidamento e di indire entro tre mesi una nuova gara –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di monitorare le vertenze in oggetto, con l'obiettivo di preservare i livelli occupazionali, nonché di assicurare la realizzazione delle opere previste nel Pnrr per il porto di Civitavecchia;

   se, stante lo stato di confusione che sembra governare la gestione dell'ente e del personale, già in stato di agitazione, ritenga applicabile l'ipotesi di una commissione ispettiva, per valutare l'omesso esercizio o gravi irregolarità nell'espletamento delle funzioni e delle competenze previste dalla legge, tali da compromettere il funzionamento dell'AdSP Mar Tirreno centro settentrionale;

   se non ritenga di dover intervenire con la revoca del mandato al Presidente e lo scioglimento del comitato di gestione, viste le gravi irregolarità riscontrate dalla Corte dei conti e dal Consiglio di Stato, anche a carico dei vertici attuali.
(4-00704)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI e FURFARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa come il 17 marzo 2023 presso la scuola dell'infanzia «Floridia» nel comune di Viareggio, alcuni esponenti del partito di ispirazione neofascista Forza Nuova abbiano organizzato un'azione intimidatoria nei confronti delle istituzioni scolastiche;

   nello specifico tale atto sarebbe stato perpetrato contro la dirigente scolastica accusata di aver prima annullato e poi rimodulato, esclusivamente pervenire incontro alle richieste di alcune famiglie in cui la figura paterna non è presente, laboratori programmati per la vicina festa del papà;

   militanti del movimento di estrema destra avrebbero infatti improvvisato un presidio non autorizzato accusando la dirigente di aver voluto cancellare tale ricorrenza;

   nel corso del presidio i militanti di Forza Nuova avrebbero inoltre distribuito volantini in cui si stigmatizzavano scelte e ruolo della stessa dirigente scolastica, soltanto per aver preso in considerazione le richieste di alcune famiglie;

   la Costituzione della Repubblica italiana, fondata sui valori della Resistenza al nazifascismo, permette la libera espressione del pensiero anche ai nostalgici del ventennio fascista, ma tale libertà trova un limite nelle norme poste a fondamento del divieto della ricostituzione del disciolto partito fascista e dell'apologia del fascismo;

   il reato di apologia del fascismo, di cui all'articolo 4 della legge n. 645 del 1952, è posto a tutela dell'integrità dell'ordinamento democratico e costituzionale;

   appare quindi gravissimo che un presidio di carattere palesemente denigratorio ed intimidatorio di carattere fascista sia stato organizzato presso una scuola dell'infanzia e contro le stesse istituzioni scolastiche –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero, se il presidio sia stato regolarmente autorizzato e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano conseguentemente assumere al fine di salvaguardare le istituzioni scolastiche da atti intimidatori di matrice fascista.
(5-00576)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta di Parma del 20 marzo 2023 è stato pubblicato un articolo relativo alla richiesta di cittadinanza italiana da parte del padre monaco benedettino Simon Digal, di nazionalità indiana e in Italia da più di cinque anni, che gli sarebbe stata negata dalla questura per la seconda volta nonostante fosse «tutto in regola»;

   come si legge nel titolo, il diniego verrebbe imputato ad una supposta inadeguatezza della legge Bossi-Fini nonostante sia noto che quest'ultima reca modifiche al decreto legislativo n. 286 del 1998 testo unico sulla disciplina dell'immigrazione e non regolamenta l'acquisto della cittadinanza, disciplinata invece dalla legge n. 91 del 1992;

   lo stesso padre Simon Digal nell'articolo dichiara che, invece, altri religiosi nelle sue stesse condizioni non avrebbero incontrato le medesime difficoltà nell'acquisto della cittadinanza italiana;

   da quanto si legge nell'intervista, non pare però che padre Digal possa avere i requisiti per la richiesta di cittadinanza che necessita di 10 anni di soggiorno sul territorio nazionale, matrimonio o altri casi, dovendosi probabilmente trattare della richiesta di un titolo di soggiorno, per il cui diniego, comunque, non sono state rese note le motivazioni addotte;

   sebbene nel testo si rilevino molte inesattezze, in aperta contraddizione con le risposte del monaco e con le disposizioni di legge, la notizia è stata successivamente riportata anche dall'agenzia Ansa, dandole quindi rilievo nazionale –:

   se corrisponda al vero quanto riportato dalla stampa e, in merito alla richiesta di cittadinanza o di altro titolo di soggiorno, se e quali siano stati gli elementi ostativi alla stessa a fronte delle dichiarazioni rilasciate da padre Digal di aver osservato tutti gli adempimenti di legge.
(4-00702)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata:


   SASSO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   gli insegnanti sono le persone che, dopo la famiglia, incidono di più nella formazione di un giovane, in termini sia di competenze sia di carattere. Sono coloro che sanno trasformare le parole di un libro in conoscenza e che possono rendere vivo e interessante un argomento, stimolando, arricchendo e formando il futuro di uno studente;

   sebbene gli insegnanti siano il cuore pulsante della scuola italiana, per loro non esiste, a oggi, un vero sistema premiante, a parte la stima e il riconoscimento di studenti e genitori, quando non mancano persino questi ultimi e i docenti si ritrovano vittime di violenza verbale e fisica;

   dopo tanti anni di immobilismo, si riscontra l'intenzione del Governo avviare un progressivo miglioramento delle retribuzioni nel comparto scuola e sostenere specifiche politiche del personale finalizzate a rafforzare l'orientamento e a contrastare la dispersione, nell'ambito di un nuovo modello di scuola incentrato sul merito;

   è di qualche giorno fa la notizia della firma dell'integrazione per aumentare le retribuzioni del personale scolastico grazie alla disponibilità di ulteriori 300 milioni di euro circa, stanziati dalla legge di bilancio per il 2022 sul Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, da destinare all'incremento della componente fissa della retribuzione del personale della scuola;

   in questa misura si ravvisa un cambio di paradigma che vede finalmente un rapporto sano fra il Governo e le organizzazioni sindacali, fondato su un confronto costruttivo e pragmatico, capace di portare a conclusione la negoziazione sugli aspetti normativi del contratto collettivo nazionale di lavoro 2019-2021;

   è utile, infine, richiamare l'attenzione sul fatto che la valorizzazione del personale docente è finalizzata al progresso della qualità del servizio scolastico nel suo insieme (innovazione didattica, qualità dell'insegnamento, miglioramento degli esiti e delle performance degli studenti, assolvimento di responsabilità di carattere organizzativo e didattico, formazione continua e sviluppo professionale) e che a breve sarà necessario definire ulteriori misure di valorizzazione dei docenti, nonché i criteri di distribuzione delle risorse premiali per il prossimo anno scolastico –:

   se e quali ulteriori iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare adeguato riconoscimento al ruolo degli insegnanti e del personale scolastico tutto.
(3-00266)


   ORRICO, AMATO, CASO, CHERCHI, CARMINA e MORFINO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con l'autonomia differenziata singole regioni potranno chiedere allo Stato il trasferimento delle funzioni e delle competenze definite dagli articoli 116 e 117 della Costituzione; dunque, le regioni possono essere destinatarie di ulteriori condizioni e forme particolari di autonomia in diversi ambiti, compresa la scuola;

   l'attribuzione di funzioni è subordinata alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, con l'istituzione di una cabina di regia composta dai Ministri competenti per una ricognizione del quadro normativo e determinare i livelli essenziali delle prestazioni e i relativi costi e fabbisogni standard nelle materie riferibili ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale;

   con riferimento ai «limiti di stanziamento a legislazione vigente» a priori per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, non si potranno avere pari diritti in tutto il Paese, perché tali limiti negano qualunque possibile ipotesi di maggiore investimento;

   in ambito scolastico, per la specificità del sistema di istruzione, risulta difficile ragionare di livelli essenziali delle prestazioni, in quanto la scuola non produce beni materiali o prestazioni facilmente misurabili e i bisogni variano da un contesto territoriale all'altro;

   anche i sindacati di categoria vivono con grande preoccupazione l'autonomia differenziata per il sistema pubblico di istruzione, in quanto essa finirebbe per aumentare le diseguaglianze, limitare la libertà di insegnamento e non garantire il diritto allo studio;

   lo scenario che si presenta è: un organico regionale del personale scolastico, bandi di concorsi regionali, regionalizzazione della dirigenza scolastica, contratti regionali, differenziazione degli stipendi su base territoriale, conseguenze sulla mobilità;

   sarebbe, inoltre, negato l'esercizio del diritto allo studio in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e si realizzerebbe un doppio regime, nazionale e regionale; le scuole si differenzierebbero più radicalmente, il divario Sud-Nord non potrebbe che aumentare; la diffusione uniforme di scuole dell'infanzia e tempo pieno sarebbe definitivamente negata; il valore legale del titolo di studio sarebbe compromesso e le regioni potrebbero decidere autonomamente su programmi, strumenti e risorse;

   per il sistema istruzione, più che di livelli essenziali, si dovrebbe parlare di livelli uniformi delle prestazioni su tutto il territorio nazionale, al fine di sottolineare l'unità del sistema di istruzione e non una variazione regionale dei valori minimi dei livelli essenziali delle prestazioni;

   tra l'altro, la regionalizzazione si inserirebbe in un contesto dove le diseguaglianze del sistema scolastico sono da tempo ampiamente registrate e aumenterebbe solo le differenze già esistenti, ad esempio in riferimento alla dispersione scolastica, ai neet –:

   se non ritenga urgente adottare iniziative di competenza affinché il sistema nazionale d'istruzione sia escluso dall'attuazione dell'autonomia differenziata.
(3-00267)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SOUMAHORO e PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Alfasigma s.p.a. è una delle principali aziende farmaceutiche italiane, operante nel settore della ricerca, produzione e commercializzazione di prodotti farmaceutici che esporta in oltre novanta Paesi. Si autodefinisce leader nel mercato dei prodotti da prescrizione, dove è presente in molte aree terapeutiche primary care, e commercializza prodotti di automedicazione di grande notorietà;

   negli anni la società ha ricevuto rilevanti contributi pubblici che hanno contribuito alla sua crescita: finanziamenti e sgravi fiscali di molti milioni di euro, per la ricerca, la formazione e gli investimenti patrimoniali;

   la multinazionale, con oltre un miliardo di euro di fatturato e un utile netto medio annuo di circa il 10 per cento, a ottobre 2022 ha completato l'acquisto dell'intero capitale sociale della Sofar s.p.a., leader nel campo della gastroenterologia, con gli obiettivi di espandere ulteriormente la sua presenza sul mercato interno ed estero e, come affermato dall'amministratore delegato Francesco Balestrieri, di «più che raddoppiare il fatturato in 10 anni»;

   nonostante tali premesse, in data 20 febbraio 2023, con nota indirizzata alle principali sigle sindacali interessate, oltre che al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Alfasigma ha dato avvio ad una procedura di riduzione di personale di cui alla legge n. 223 del 1991, per l'asserito esubero di operai, impiegati, quadri e dirigenti, riguardante ben 333 dipendenti, sostenendo l'impossibilità a ricorrere a strumenti alternativi al licenziamento collettivo;

   una grave scelta purtroppo in linea con la politica occupazionale dell'azienda che nell'ultimo triennio ha incrementato il personale precario, con contratti di somministrazione, a tempo determinato e collaborazioni a progetto, sostituendo i lavoratori con maggiore anzianità di servizio e contratti con maggiori tutele con lavoratori interinali, in outsourcing;

   tuttavia, la disposizione di cui l'azienda chiede l'applicazione ammette il licenziamento collettivo «in conseguenza di una riduzione o trasformazione di attività o di lavoro», fattispecie che però non corrisponde a realtà, data la fase di documentata espansione della multinazionale –:

   quali iniziative di competenza intenda attuare al fine di scongiurare il licenziamento di 333 dipendenti della multinazionale farmaceutica, alla luce della apparente mancanza delle condizioni per l'applicazione della disposizione di cui alla legge n. 223 del 1991 e dei motivi tecnici, organizzativi e produttivi che non permetterebbero all'azienda Alfasigma s.p.a., percettrice di importanti contributi da parte del sistema sanitario nazionale, di adottare misure idonee a evitare in tutto o in parte la riduzione di personale.
(5-00541)


   AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del 20 gennaio 2023, alla sezione II, investimento 1.1, si specifica che l'obiettivo del potenziamento dei centri per l'impiego (Cpi) è consentire un'efficace erogazione di servizi per l'impiego e la formazione, in via complementare rispetto alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel programma Gol «Garanzia per l'occupabilità dei lavoratori»;

   l'investimento 1.1 sviluppa le previsioni del Piano nazionale (decreto del Ministro del lavoro n. 74 del 2019 e n. 59 del 2020) che ha coniugato aspetti attuativi del provvedimento in materia di reddito di cittadinanza (RdC), impattanti sui sistemi territoriali, con l'obiettivo del rafforzamento dei servizi pubblici per l'impiego;

   è stata quindi richiamata la necessità di procedere preliminarmente ad un potenziamento dei Cpi sia attraverso la crescita in forma stabile della base professionale dei servizi, per un raddoppio degli organici in linea con gli standard europei, sia con l'ammodernamento delle strutture;

   il decreto del Segretario generale del Ministero del lavoro del 4 settembre 2020, n. 123, ha previsto l'adozione di 19 piani regionali (con esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano), successivamente approvati dalla commissione di valutazione del Ministero del lavoro che, quindi, ha emanato i decreti di trasferimento delle risorse per l'erogazione del 75 per cento dell'importo previsto per il 2020 a valere sulla quota di progetti in essere della misura (pari a 400 milioni di euro);

   ad oggi, sulla base della rendicontazione effettuata dall'Unità di missione istituita presso il Ministero del lavoro (nota prot. 46/82 del 20 giugno 2022), i Cpi che presentano uno stato di avanzamento complessivo delle attività superiore al 50 per cento sono 327, di cui 95 sono localizzati nell'area nord-est (29 per cento), 66 in quella nord ovest (20 per cento), 72 al centro (22 per cento), 66 al sud (20 per cento) e 28 nelle isole (9 per cento);

   sebbene si prevedesse l'innesto di 11.600 persone entro il 2021 (il raddoppio dell'organico Cpi), il dato reso noto dal Ministero ad agosto 2022 conta appena 3.855 operatori ossia un terzo del totale –:

   quali siano i dati aggiornati, aggregati e distinti per regioni, relativi alle assunzioni formalmente effettuate nei Cpi, nonché alle risorse assegnate e alle relative declinazioni dell'investimento a livello territoriale, nel rispetto delle sei specifiche linee d'intervento previste.
(5-00542)


   RIZZETTO e SCHIFONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   gli ex dipendenti di Italiaonline (già Seat Pagine Gialle Spa) sono fuoriusciti dall'azienda in seguito a licenziamento collettivo, in data 11 gennaio 2019;

   si tratta di sessantenni e ultrasessantenni, in particolare donne, rimasti senza alcun reddito, poiché, terminata la Naspi, non sono riusciti a trovare un'occupazione a causa dell'età e della crisi occupazionale dovuta alla pandemia COVID-19;

   gli stessi hanno maturato 35 anni di contributi. Potrebbero accedere al prepensionamento in base alla legge sull'editoria n. 416 del 1981 che consente ai lavoratori poligrafici di aziende editoriali di ottenere l'assegno pensionistico in presenza di particolari condizioni di crisi aziendale. Tale istituto è stato oggetto di successivi interventi normativi, per i quali, il pensionamento anticipato è stato concesso sulla base dell'anzianità contributiva minima di 32 anni. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013 ha poi innalzato il requisito contributivo ad almeno 35 anni a decorrere dal 1° gennaio 2014, di 36 anni a decorrere dal 1° gennaio 2016 e di 37 anni a decorrere dal 1° gennaio 2018;

   sia il decreto del Presidente della Repubblica n. 157 del 2013 che la legge n. 208 del 2015 avevano previsto regimi derogatori, stabilendo che i requisiti contributivi previgenti e più favorevoli continuassero ad applicarsi ai lavoratori poligrafici collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria finalizzata al prepensionamento ex articolo 37, legge n. 416 del 1981 in forza di accordi di procedura siglati rispettivamente entro il 31 agosto 2013 e il 31 dicembre 2013;

   nel tempo, sono state introdotte ulteriori deroghe alla legge del 1981 per riconoscere il prepensionamento ai dipendenti di imprese del settore in questione. Tuttavia, la platea che ha potuto accedervi è stata individuata sempre in base alla data degli accordi di procedura sottoscritti. Al di fuori dei relativi archi temporali individuati dalle deroghe, non è stato possibile accedere al prepensionamento, a parità di ogni altra condizione;

   ne è emersa una palese disparità di trattamento fra i dipendenti delle imprese poligrafiche, che ha pregiudicato una ridotta platea di lavoratori fuoriusciti da ex Seat Pagine Gialle esclusi da ogni regime di deroga e a cui è stato richiesto il raggiungimento dei 37 anni di anzianità contributiva. È stato quindi impedito il prepensionamento a coloro che alla data dell'11 gennaio 2019 non avevano maturato tale requisito;

   da tempo, anche con altri atti di sindacato ispettivo, sono state richieste iniziative per riparare a detta discriminazione ma non è intervenuto alcun provvedimento a loro tutela –:

   quali iniziative normative intenda adottare per consentire ai lavoratori in premessa di ex Seat Pagine Gialle di accedere al prepensionamento come è stato riconosciuto ai loro colleghi in virtù degli intervenuti provvedimenti di deroga.
(5-00543)


   LAUS, GRIBAUDO, FOSSI, SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Ministra interrogata ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro dal 2005, sino alla nomina a responsabile del dicastero del lavoro e delle politiche sociali, senza soluzione di continuità;

   a succedere alla carica di presidente del citato Consiglio è subentrato il marito della stessa Ministra;

   ai sensi dell'articolo 25 della legge 11 gennaio 1979, n. 12, la vigilanza sul Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro è esercitata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro della giustizia e, qualora si ravvisino gravi irregolarità o si constati che non sia in grado di funzionare, lo scioglimento del Consiglio è disposto con decreto dei medesimi Ministri;

   detto potere di scioglimento non è delegabile ad altro soggetto istituzionale e rimane in capo al Ministro;

   a tal riguardo, a parere degli interroganti, non appare risolutiva la decisione di aver attribuito al Sottosegretario Claudio Durigon l'esecuzione delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo concernenti le competenze istituzionali della Direzione generale per i rapporti di lavoro e le relazioni industriali, con il decreto ministeriale 21 novembre 2022;

   secondo quanto emerso in diversi articoli di stampa, la gestione dell'Ordine dei consulenti sembra presentare qualche opacità, con sovrapposizione di ruoli e articolazioni interne di cui non sono sempre chiari i connotati, come nel caso delle due «Fondazioni studi» una no profit costituita nel 2001 e l'altra istituita nel 2018, in forma di società commerciale a responsabilità limitata;

   sempre secondo i suddetti articoli di stampa, la Ministra interrogata avrebbe organizzato un brindisi natalizio presso la sede ministeriale, avvalendosi di una commessa pagata dalla Fondazione del Consiglio;

   questo ed altri episodi a parere degli interroganti evidenzierebbero continuità e contiguità di interessi oggettivi tra l'operato della Ministra interrogata e la gestione dell'Ordine dei consulenti –:

   quali urgenti e concrete iniziative intenda adottare per rimuovere ogni elemento ostativo per lo svolgimento di un credibile ruolo di indirizzo e controllo del dicastero guidato dalla Ministra interrogata nei confronti dell'Ordine dei consulenti e delle sue articolazioni interne.
(5-00544)


   TENERINI e RUBANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 277, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, afferma: «I lavoratori del settore della produzione di materiale rotabile ferroviario che hanno prestato la loro attività nel sito produttivo, senza essere dotati degli equipaggiamenti di protezione adeguati all'esposizione alle polveri di amianto, per l'intero periodo di durata delle operazioni di bonifica dall'amianto poste in essere mediante sostituzione del tetto, sono riconosciuti i benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, per il periodo corrispondente alla medesima bonifica»;

   l'articolo 13 della richiamata legge recita: «i lavoratori che siano stati esposti all'amianto per un periodo superiore a dieci anni, l'intero periodo lavorativo soggetto all'assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali derivanti dall'esposizione all'amianto, gestita dall'INAIL, è moltiplicato, ai fini delle prestazioni pensionistiche, per il coefficiente di 1,5»;

   con la circolare n. 46 del 14 marzo 2018 l'Inps, richiamando la norma menzionata, affermava che, ai fini del diritto e della misura dei trattamenti pensionistici, si riconosce la rivalutazione del periodo di lavoro corrispondente alla bonifica e per i dieci anni successivi al termine della stessa, a condizione della continuità del rapporto di lavoro in essere al momento delle suddette bonifiche per il coefficiente dell'1,5, previsto dall'articolo 13, della legge n. 257 del 1992;

   tale circolare, tuttavia, sottolinea che il beneficio si applica esclusivamente sulla quota di pensione calcolata secondo il sistema retributivo (sistema vigente ante 1995);

   in alcune aziende le bonifiche sono avvenute dopo il 1995, con la conseguenza che la citata rivalutazione non sia stata applicata alla quota di pensione calcolata secondo il sistema contributivo, determinando una disparità di trattamento tra lavoratori esposti ai medesimi rischi. Ciò in ragione di un requisito temporale che contraddice le finalità stesse della legge n. 208 del 2015;

   numerosi sono stati i ricorsi verso l'autorità giudiziaria avviati contro tale disparità di trattamento per richiedere un'uniforme applicazione della legge n. 208 del 2015 che ha già al suo interno la copertura finanziaria idonea a garantirne l'applicazione verso tutti i lavoratori previsti dall'articolo 1 comma 277 –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sanare una situazione che crea una disparità di trattamento tra lavoratori sottoposti anni addietro ai medesimi rischi, in ragione di un requisito temporale del tutto estraneo alla ratio delle disposizioni di cui alla legge n. 208 del 2015.
(5-00545)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dall'associazione Unisca, che vede aderenti numerose associazioni dei lavoratori autonomi esercenti attività musicali, si segnala una criticità nella procedura di riconoscimento ed erogazione dell'indennità Alas a favore dei lavoratori autonomi esercenti attività musicali, definiti nell'elenco delle qualifiche Inps con categoria 500;

   questi lavoratori sono tenuti al versamento del contributo Alas pari al 2 per cento a partire dal 1° gennaio 2022, e rientrano tra i beneficiari di questo sussidio di disoccupazione, anche secondo le circolari Inps n. 2260 del 2022, n. 4581 del 2022, n. 2535 del 2022;

   risulta ad Unisca che a nessuno sia stata riconosciuta l'indennità nonostante la sussistenza dei requisiti richiesti. Le loro domande sono respinte dall'Inps con motivazioni, che appaiono incongruenti:

    1) risulta già decorso il termine decadenziale di 68 giorni per la presentazione della domanda;

    2) la data di cessazione dell'ultimo rapporto di lavoro autonomo, con iscrizione al Fondo Pensioni dei Lavoratori dello Spettacolo, è antecedente al 1° gennaio 2022;

    3) «dai dati attualmente in possesso dell'istituto, risulta titolare di un rapporto di lavoro dipendente, autonomo o parasubordinato alla data di presentazione della domanda»;

   quanto alla motivazione di cui al punto 1), si evidenzia che nella presentazione della domanda per il sussidio non esiste la possibilità per dichiarare l'ultimo giorno lavorativo (come avviene per la NASPI);

   quanto ai punti 2) e 3), la circolare Inps n. 2535 del 2022, Allegato n. 1 suggerisce di inviare all'Inps i documenti che attestino l'ultimo giorno lavorativo e la cessazione del rapporto di lavoro autonomo, ma non considera che i lavoratori autonomi esercenti attività musicali (cat. 500), non sono tenuti all'osservanza degli adempimenti di sospensione dell'attività in assenza di obblighi contributivi come da circolare Inps n. 154 del 2014;

   alcuni operatori Inps interpellati da Unisca suppongono che l'Alas non sia destinata a questa categoria in quanto mancherebbe per loro la circostanza di «perdita involontaria del lavoro», nonostante siano comunque costretti a versare il 2 per cento a sostegno dell'Alas eppure il messaggio Inps n. 2535 del 2022 cita testualmente «Fanno eccezione i lavoratori autonomi esercenti attività musicali» di cui ai commi 98, 99 e 100 dall'articolo 3 della legge n. 350 del 2003;

   appare evidente che sia necessario porre rimedio alla procedura di controllo da parte dell'Inps, per garantire a tali lavoratori l'accesso alle prestazioni che spettano loro –:

   se non ritenga necessario rendere noto a tutti gli uffici Inps interessati che i lavoratori autonomi esercenti attività musicali (cat. 500) sono a tutti gli effetti beneficiari dell'Alas, con le dovute istruzioni per garantirne l'applicazione, garantendo loro al contempo l'effettiva possibilità di convertire l'Alas in Naspi, in osservanza del messaggio Inps n. 4581 del 2022.
(5-00546)


   GIACCONE, FORMENTINI, CAPARVI, GIAGONI e NISINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'assicurazione infortuni domestici è un'assicurazione obbligatoria rivolta a soggetti di età compresa tra i 18 ed i 67 anni compiuti che svolgono lavoro per la cura dei componenti della famiglia e della casa ovvero lavoro in ambito domestico in modo abituale ed esclusivo;

   il premio per l'assicurazione casalinghe, annuale e non frazionabile ammonta a 24 euro ed è deducibile ai fini fiscali. È esonerato dal pagamento del premio assicurativo contro gli infortuni in ambito domestico colui/colei che contemporaneamente: ha un reddito personale complessivo lordo fino a 648,11 euro annui; fa parte di un nucleo familiare il cui reddito complessivo lordo non supera i 296 22 euro annui;

   in caso di mancato pagamento, l'obbligato può essere soggetto a una sanzione da parte dell'Inail, graduata in relazione al periodo di trasgressione e per un importo non superiore, comunque, all'equivalente del premio, ovvero 24 euro;

   è accaduto a una conoscente dell'interrogante che il premio in scadenza il 31 gennaio 2023 sia stato pagato dall'interessata il 2 febbraio 2023, cioè con soli due giorni di ritardo, per l'importo di 48 euro;

   per l'interrogante una mora di due giorni che raddoppia la rata del premio assicurativo non può considerarsi «graduata in relazione al periodo di trasgressione», stante che, comunque, la sanzione di importo pari all'equivalente del premio è già di per sé in assoluto inconcepibile, da configurarsi quasi come «usuraia» –:

   quanti siano i casi di soggetti cui è stata applicata la sanzione massima del 100 per cento per tardato pagamento entro i cinque giorni dalla scadenza e quali iniziative di competenza intenda adottare per rivedere le modalità applicative, in termini di sanzione rapportata ai giorni di ritardo, della sanzione medesima,
(5-00547)

SALUTE

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero della salute del 6 dicembre 2016 recante «Aggiornamento delle tariffe vigenti e determinazione delle tariffe relative a prestazioni non ancora tariffate» ha definito le nuove tariffe che le aziende farmaceutiche sono tenute a pagare per lo svolgimento delle prestazioni regolatorie rese da Aifa, che si applicano a tutte le istanze o domande presentate successivamente alla data di entrata in vigore del 15 febbraio 2017;

   il suddetto decreto prevede che le tariffe concernenti le prestazioni rese da Aifa a richiesta ed a utilità dei soggetti interessati siano aggiornate secondo quanto riportato nell'Allegato 1 dello stesso, ovvero in considerazione della variazione percentuale prevista dalla tabella allegata al decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 2015, a decorrere dal mese di gennaio e delle variazioni annuali dell'indice Istat del costo della vita riferite al mese di dicembre (articolo 3, decreto ministeriale 6 dicembre 2016);

   in questa delicata fase di crisi delle catene di approvvigionamento a livello internazionale, le aziende farmaceutiche hanno manifestato viva preoccupazione per la prossima applicazione degli incrementi annuali previsti dalla citata normativa. Di fatto, l'aggiornamento delle tariffe dovute ad Aifa è avvenuto in maniera progressivamente incrementale dal 2017 al 2022, sia per le procedure nazionali/IT CMS, che dal 2018 al 2022 hanno subito un incremento percentuale di +28,76 per cento in media, che per le procedure nazionali IT RMS, quest'ultime con un incremento percentuale nello stesso periodo di +28,73 per cento in media;

   ulteriori adeguamenti andrebbero direttamente ad impattare sulla sostenibilità economica di molte autorizzazioni all'immissione in commercio (Aic) soprattutto dei farmaci fuori brevetto, con particolare riferimento a quelli generici-equivalenti che, già oggi, versano in una situazione di difficoltà per la crescita inflattiva dei costi dei fattori produttivi, tra cui le problematiche relative ai rifornimenti energetici ed ai trasporti da e per l'Europa, la disponibilità ed il costo di materie prime (API ed eccipienti), materiali di confezionamento, macchinari e tutti i fattori della produzione e della distribuzione, che hanno subito un aumento rispetto all'anno scorso del 35-40 per cento;

   ne deriva che un ulteriore incremento delle suddette tariffe potrebbe gravemente compromettere la disponibilità di farmaci essenziali nel breve e nel medio termine con profondi impatti sulle imprese che garantiscono la fornitura di questi medicinali, che coprono l'80 per cento delle terapie croniche garantendo sempre, anche durante la pandemia SARS-CoV-2, l'erogazione costante e continuativa di un servizio essenziale per l'intera collettività –:

   se, in considerazione della straordinarietà del contesto economico attuale e delle crescenti difficoltà, si intenda valutare un congelamento degli adeguamenti delle tariffe (relativi alla quota Aifa e del Mds) che sarebbero previsti a partire dal 1° aprile 2023 (stimati al +11,9 per cento – fonte Istat) e se, per il futuro, si intenda adottare iniziative di competenza al fine di prevedere un adeguamento fisso annuale, non correlato alle variazioni Istat, per garantire la prevedibilità dei costi per le aziende.
(2-00107) «Ciocchetti».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato il rapporto Istisan 22/32 «Linee guida per la valutazione e la gestione del rischio per la sicurezza dell'acqua nei sistemi di distribuzione interni degli edifici prioritari e non prioritari e in talune navi ai sensi della Direttiva (UE) 2020/2184»;

   il rapporto è citato all'interno del decreto legislativo 23 febbraio 2023, n. 18 come strumento per orientare la sua applicazione (articolo 6, comma 3, articolo 9, comma 2 e Allegato VIII);

   al punto 4.2 (analisi di rischio dei sistemi di distribuzione di acqua potabile negli edifici) risultano attribuiti agli articoli 10 e 11 del decreto legislativo 18 del 2023, alcuni contenuti, con riferimento all'addolcimento e al condizionamento chimico con polifosfati dell'acqua calda sanitaria che non corrispondono al testo del decreto legislativo in oggetto, in particolare laddove il rapporto statuisce: «Poiché il trattamento imposto viene quasi esclusivamente fatto con polifosfati, è inevitabile lo sviluppo di crescita batterica»;

   conseguentemente al punto 5.5.2. «Eventi pericolosi» sono riportate le seguenti parole: «dosaggi di sostanze nutrienti non necessarie o in eccesso: ad esempio, polifosfati»;

   se non ritenga che tali modifiche, sulle quali non risulta siano state prodotte evidenze scientifiche, siano state apportate senza tener conto del testo del decreto legislativo n. 18 del 2023 pubblicato in Gazzetta Ufficiale, né di un adeguato approfondimento nel gruppo di lavoro tecnico presso l'Istituto;

   se non ritenga opportuna una urgente correzione di tali linee guida che rischiano di produrre ingiustificata incertezza e confusione nella loro applicazione.
(2-00108) «Ciocchetti».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BORRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono quasi 5.000 gli episodi di violenza in corsia verificatesi in Italia negli ultimi tre anni, circa 1.600 l'anno e in 7 casi su 10 la vittima è una donna: numeri allarmanti, resi noti nella Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari che si è celebrata il 12 marzo 2023;

   nella sola giornata del 19 marzo 2023 si sono registrate due aggressioni ai danni di sanitari; una all'ospedale di Giugliano in Campania (Napoli), dove un'infermiera di triage è stata aggredita dai parenti di una paziente, e l'altra a Bari, dove al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo una dottoressa in servizio è stata aggredita e minacciata;

   da inizio 2023 solo nelle due aziende sanitarie locali della città metropolitana di Napoli si sono registrate ben 24 aggressioni, come denunciato dall'associazione «Nessuno tocchi Ippocrate»;

   secondo Fnomceo, circa il 68 per cento degli operatori sanitari nel corso della vita è stato vittima di un episodio di violenza; nel 2020 è stata approvata una legge che prevede un aumento delle sanzioni penali in caso di violenza al professionista sanitario ed è stato istituito un osservatorio;

   i dati sugli infortuni sul lavoro che sono stati accertati dall'Inail e codificati come aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, nel triennio 2019-2021, sono stati esattamente 4.821;

   la professione più colpita è quella di infermieri ed educatori impegnati con tossicodipendenti e alcolisti e nel 71 per cento dei casi le vittime sono donne;

   le denunce sono molto meno di quelle reali, perché non si denunciano le aggressioni verbali, che però, alla lunga, si traducono in stress, burnout e abbandono della professione;

   una rilevazione effettuata da otto università, capofila quella di Genova, sugli infermieri che hanno subito violenze fisiche o verbali mette in luce che, rispetto ai circa 5 mila casi denunciati in un anno, ce ne sono 26 volte di più, circa 125.000, non registrati;

   Federsanità e la Società di medicina di emergenza e urgenza (Simeu) propongono la diffusione di buone pratiche: dalla formazione degli operatori per la gestione dei pazienti agli strumenti normativi per autotutelarsi, fino al coaching su come comportarsi in caso di aggressione;

   attualmente sono 92 i progetti per la prevenzione attuati negli ospedali di 17 regioni che sono stati selezionati grazie all'iniziativa «Curare violenza» –:

   quali urgenti iniziative a breve e medio termine intenda adottare per arginare le violenze ai danni degli operatori sanitari.
(3-00270)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il personale medico e infermieristico del sistema sanitario nazionale costituisce un patrimonio di inestimabile valore sociale ed economico per l'Italia, anche alla luce delle numerose eccellenze che può vantare nel campo della medicina, della chirurgia e dell'assistenza socio-sanitaria;

   come acclarato da diversi anni sia da enti istituzionali e di ricerca che dagli organi di stampa, il nostro Paese affronta tuttora numerose criticità per la mancanza di personale medico, a causa della programmazione prevista negli ultimi decenni;

   secondo un'elaborazione dei dati contenuti nel database Ocse, estratti ed elaborati dal quotidiano di settore Quotidiano sanità e pubblicati in un articolo del 7 marzo 2023, negli ultimi 20 anni quasi 180 mila tra medici e infermieri del sistema sanitario nazionale italiano hanno deciso di trasferirsi per lavorare all'estero;

   secondo quanto riportato il 19 marzo 2023 dal quotidiano Il Sole 24 ore, ogni anno circa mille medici italiani lasciano il nostro Paese per lavorare presso strutture di altri Stati, soprattutto di Francia, Germania e Inghilterra, oltre a circa «duemila camici bianchi che ogni anno lasciano il servizio pubblico per andare a lavorare nelle cliniche private oppure a fare il medico “gettonista” che guadagna fino a mille euro per coprire un turno»;

   sempre come riportato dall'articolo già citato, la legge di bilancio per il 2023 ha previsto un primo segnale per andare incontro alle richieste del personale medico, prevedendo «un aumento dell'indennità per gli operatori sanitari del pronto soccorso a partire dal 1° gennaio 2024 con uno stanziamento di 200 milioni di euro annui»;

   il 1° marzo 2023 il Ministro interrogato ha rinnovato il proprio impegno a proseguire il percorso iniziato per rispondere alle richieste del personale medico del sistema sanitario di ottenere retribuzioni più gratificanti a fronte della propria rilevanza professionale, specificando in un'intervista al quotidiano Il Tirreno che «da quando siamo arrivati al Ministero stiamo combattendo il fenomeno dei “gettonisti”, medici che lavorano nelle strutture pubbliche e sono pagati tre volte di più rispetto a un operatore del pubblico. (...) se riusciamo a riversare quelle risorse sul personale che lavora tutti i giorni con un contratto pubblico nell'ospedale, forse un po' il problema lo andiamo a risolvere» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di garantire una retribuzione adeguata al personale medico e al personale infermieristico del sistema sanitario nazionale.
(3-00271)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Francesco Silvestri e altri n. 1-00084, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Morfino.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Mulè n. 3-00083 del 9 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Maiorano n. 4-00365 del 31 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta immediata in commissione Ruffino n. 5-00330 del 31 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta scritta De Palma n. 4-00461 del 13 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in commissione D'Orso n. 5-00406 del 20 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in commissione Aiello n. 5-00416 del 21 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta orale Dori n. 3-00199 del 22 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Enrico Costa n. 4-00591 del 3 marzo 2023;

   interpellanza Lai n. 2-00091 del 6 marzo 2023;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-00636 del 13 marzo 2023;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-00641 del 13 marzo 2023;

   interrogazione a risposta in commissione Formentini n. 5-00506 del 13 marzo 2023;

   interpellanza Mari n. 2-00104 del 17 marzo 2023;

   interrogazione a risposta orale Appendino n. 3-00256 del 17 marzo 2023.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Iezzi n. 3-00263 del 20 marzo 2023 in interrogazione a risposta scritta n. 4-00700.