Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 8 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    gli interventi di supporto alle ristrutturazioni edilizie sono, fin dalla loro introduzione, un sostegno fondamentale al settore, erogato tramite credito d'imposta al contribuente, con diverse varianti introdotte nel corso degli anni, al fine di sostenere il comparto e migliorare il patrimonio edilizio nazionale dal punto di vista dell'efficienza energetica e antisismica;

    i presupposti normativi si sono andati modificando nel tempo, tramite la differenziazione nell'ambito di applicazione e nei requisiti oggettivi per l'accesso ai benefìci, pur mantenendo sempre un carattere di supporto alle scelte dei cittadini in un quadro di regolarità e certezza che dava direzione e stabilità al mercato;

    tali fondamentali caratteristiche di univoca direzione e stabilità del mercato sono state, come noto, stravolte con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, come convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, il quale ha, da un lato, innalzato la percentuale di detrazione fino al 110 per cento e dall'altro introdotto – senza ponderare adeguatamente le conseguenze di tale scelta – la facoltà di cessione illimitata del credito d'imposta;

    le nuove misure, che si sono sovrapposte alla misura principale già mutata nel corso dei 14 anni di adozione, hanno ovviamente comportato un notevole ampliamento della platea e degli interessi economici coinvolti, con la conseguenza che si sono rese necessarie continue messe a punto di chiarimenti e procedure ingenerando una serie di incertezze nel mercato e rendendo meno appetibili anche le misure precedenti, pur garantendo un enorme aumento degli investimenti, fino a giungere alle cifre dell'ultima Nadef;

    l'ampliamento della facoltà di utilizzo della cessione del credito ha poi determinato una grande movimentazione dei crediti d'imposta, che hanno, di fatto, attribuito un ruolo centrale agli istituti di credito, i quali, almeno inizialmente e fino all'esaurimento dei loro spazi fiscali, hanno fornito liquidità alle aziende e ai cittadini;

    tuttavia la grande mole di interventi posti in essere in tempi relativamente brevi a seguito dell'ampliamento della platea e della casistica ha determinato effetti distorsivi sui mercati relativamente alla disponibilità di materiali e risorse professionali e imprenditoriali, mentre la necessità di rivedere e modificare le norme al fine di sopperire alle lacune che via via questo nuovo e importante carico metteva in evidenza, ha creato non poche difficoltà applicative, determinando una situazione complessa che ha aggravato il carico di lavoro delle strutture deputate al controllo e comportato incertezze che gravavano e gravano sulle famiglie e le imprese coinvolte;

    la possibilità di cessione libera e indiscriminata, introdotta dall'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 cosiddetto «Rilancio», ha in ultima analisi moltiplicato le occasioni di comportamenti fraudolenti che, secondo quanto dichiarato dal Direttore dell'Agenzia delle entrate il 2 marzo 2023 in audizione presso la Commissione finanze della Camera dei deputati, hanno prodotto ben 9 miliardi di crediti irregolari finora individuati;

    a seguito di tali criticità e man mano che esse emergevano, creando dubbi sulla sostenibilità della misura dal punto di vista finanziario, si sono susseguiti, solo in relazione al sistema di incentivi per l'efficienza energetica, sisma bonus e fotovoltaico di cui agli articoli 119 e seguenti del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto «superbonus»), 19 modifiche legislative in poco più di due anni e, di queste ben 14 hanno riguardato il regime e le modalità che concernono la disciplina della cessione del credito/sconto in fattura, di cui all'articolo 121 del citato provvedimento legislativo;

    con l'introduzione delle disposizioni previste dal decreto-legge 11 novembre 2021, n. 157, poi assorbito dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234, a partire dall'obbligo dell'asseverazione di congruità delle spese e del visto di conformità anche per la cessione di bonus alternativi a quello previsto dagli articoli 119 e seguenti del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 , in combinato con l'articolo 28 del decreto-legge n. 4 del 2022, che vieta le cessioni plurime per i bonus legati a interventi edilizi ritenendo consentito, oltre allo sconto in fattura, un solo trasferimento, si è determinato il progressivo rallentamento delle cessioni dei crediti fiscali detenuti nei cassetti dei beneficiari e delle imprese operanti nel settore;

    inoltre una serie di circolari interpretative di AdE e alcune sentenze della S.C. in merito alla solidarietà delle responsabilità dei cessionari e della sequestrabilità dei crediti presso i terzi in buona fede, hanno aggravato la situazione comportando il totale blocco delle cessioni;

    ciò ha consentito di porre rimedio a una situazione potenzialmente dirompente per i conti pubblici e nel contempo ha introdotto limiti nel mercato della cessione dei crediti, precisato le responsabilità amministrative e penali in capo ai vari soggetti, chiarendo i rischi connessi alle singole operazioni, generando nel mercato una maggiore prudenza nella valutazione dei crediti stessi;

    tale stretta e il conseguente «raffreddamento» del mercato nei confronti delle cessioni, ha lasciato cittadini e imprese con i cassetti fiscali saturi di crediti e carenza di liquidità, di fatto paralizzando il mercato e frenando interventi e sviluppo;

    nonostante una serie di successivi interventi legislativi posti in essere per riaprire il mercato e rilanciare lo strumento della cessione del credito, attraverso il decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176 come convertito dalla legge 13 gennaio 2023, n. 6, che ha inserito la possibilità, a fronte di singola cessione al terzo, di ulteriori tre da effettuarsi in favore di istituti di credito e intermediari finanziari, introducendo anche, per quest'ultimi, la facoltà di ulteriore cessione ai correntisti titolari di partita IVA, accompagnati da una serie di proroghe e da un alleggerimento delle disposizioni in materia di responsabilità solidale, non si è riusciti ad invertire la tendenza di un mercato ormai sfiduciato e confuso, anche perché, nel frattempo, la capienza fiscale degli istituti di credito, la maggioranza dei quali anche irrigiditi dalla aleatorietà della disciplina, si era pressoché esaurita, come attestato anche dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario resa al termine della scorsa Legislatura;

    secondo una analisi della Cna del dicembre 2022, è esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un «cassetto fiscale» pieno: attualmente, sfiora il 75 per cento, mentre nella precedente rilevazione era a quota 35 per cento, e il numero di imprese che hanno in pancia crediti per valori superiori a 100 mila euro è passato dal 45 al 54,5 per cento del totale; ciò ha determinato una mancanza di liquidità che si riflette in ritardati pagamenti verso fornitori, erario e dipendenti;

    secondo gli ultimi dati il costo complessivo dei bonus edilizi è stato di circa 120 miliardi, 48 miliardi in più rispetto alle stime iniziali; di questi 120 miliardi, circa 60 per cento riguardano il Superbonus, il 16 per cento il bonus facciate e il rimanente dagli altri sconti edilizi; gli immobili interessati dal superbonus alla data del 31 gennaio scorso sono circa 372 mila;

    sempre i dati dicono che il superbonus – che ha contribuito, secondo l'ENEA, ad interventi di efficientamento solamente per l'1,5 per cento del totale dei condomini italiani – è stata una misura sostanzialmente iniqua: solamente il 14 per cento degli interventi ha riguardato condomini e il 58 per cento ha riguardato villette unifamiliari. Lo Stato ha regalato a ciascuna delle 215 mila famiglie che hanno ristrutturato le loro villette (meno dell'1 per cento delle famiglie italiane) oltre 125 mila euro;

    inoltre il fatto che il Superbonus coprisse più del 100 per cento della spesa ha determinato tra gli agenti economici il venir meno del contrasto di interessi tra acquirente e fornitore del servizio;

    l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, in audizione presso la Commissione Finanze e Tesoro del Senato in data 2 marzo 2023, ha confermato che a fronte di un peso sul deficit 2021-2022 pari a 67,5 miliardi, l'impatto netto cumulato sul Prodotto interno lordo del biennio corrispondente è quantificabile in un incremento approssimativamente 19 miliardi di euro;

    a queste stime si aggiunge il problema dell'inquadramento temporale del deficit nel bilancio dello Stato; secondo Eurostat il superbonus, pur non costituendo debito pubblico, andrebbe ad impattare sul deficit dello Stato, infatti l'Ufficio statistico dell'Unione europea ha stabilito che i crediti fiscali derivanti dai bonus edilizi, sono classificati come pagabili, e quindi l'impatto dovrebbe essere contabilizzato nell'anno in cui si è svolta l'attività che fa nascere il credito;

    le tesi di Eurostat, confermate da ISTAT, derivano dalla maggiore trasferibilità del credito, la quale aumenta le possibilità che il credito sia utilizzato, con aumento della probabilità di mancate entrate fiscali per lo Stato;

    come accennato sopra, in Italia anche l'Istat, lo scorso 1° marzo, ha valutato pagabili i crediti maturati con il superbonus 110 per cento e con il bonus facciate a partire dal 2020, i quali quindi andranno registrati come spesa pubblica, per l'intero ammontare, nel momento del sostenimento della spesa dell'investimento agevolato;

    con l'ultimo decreto-legge emanato dal Governo, mentre da un lato si tenta, per il futuro, di riportare in sicurezza il sistema dei conti pubblici e ricondurre il sistema degli incentivi fiscali nella categoria delle tax-expenditures e non dello strumento finanziario, spaventando però ulteriormente il mercato e irrigidendo maggiormente il sistema creditizio, d'altra parte nulla si prevede per risolvere i problemi che le disposizioni fin qui vigenti hanno ingenerato per il pregresso;

    pur considerando infatti che la misura in esame e, più in generale i crediti fiscali, rappresentano una facoltà e non un diritto, e dunque si debba imputare ai soggetti politici che hanno contribuito a diffondere una visione distorta del sistema delle detrazioni d'imposta la responsabilità e le conseguenze di tale fraintendimento da parte dei soggetti interessati, va considerato che il citato decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto «Decreto rilancio») e le successive e reiterate misure adottate dal Parlamento e dai Governi che si sono succeduti hanno contribuito a creare un legittimo affidamento di famiglie, imprese ed istituti di credito, a cui occorre dare una risposta;

    appare necessario evitare che una misura pensata per sostenere le imprese, distribuire ricchezza e riqualificare il patrimonio edilizio nazionale, possa determinare, da una parte, per molte aziende, soprattutto le più piccole, mancanza di liquidità o gravi perdite di crediti, fino alla compromissione del patrimonio e della loro stessa operabilità e dall'altra, per le famiglie, che avevano colto l'occasione che la legge consentiva loro per riqualificare il loro immobile, l'incubo di un indebitamento imprevisto che le trascini in situazioni di difficoltà e contenzioso, con progetti avviati e mai conclusi in capo ad un bene primario come la casa,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative volte a prevedere la possibilità da parte di Poste Italiane e degli Istituti di credito di utilizzare le somme incassate per il pagamento degli F24 dei contribuenti al fine di compensare i crediti fiscali già maturati e loro ceduti, introducendo, in tale modo, una nuova e aggiuntiva modalità di utilizzo in compensazione dei crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi di cui all'articolo 121, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto «Decreto Rilancio»), acquistati dalle banche e da Poste SpA e ponendo rimedio alle difficoltà derivanti dalla quantità di crediti acquisiti dalle imprese e dai cittadini, con particolare riferimento ai soggetti incapienti, che gli stessi non riescono a cedere anche per effetto dell'esaurita capacità di compensazione con debiti fiscali e contributivi dei potenziali compratori;

2) ad adottare iniziative volte ad un complessivo riordino, per il futuro, del sistema delle agevolazioni fiscali e delle detrazioni in relazione agli interventi edilizi, al fine di perseguire il livello ottimale di riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio nazionale in funzione dei costi, garantendo particolare attenzione ai soggetti economicamente più deboli e alle situazioni di maggiore disagio e avviando un tavolo di confronto con le associazioni di categoria e gli ordini professionali;

3) ad adottare iniziative di competenza affinché, in attesa di un complessivo riordino della disciplina, possa essere ripristinato lo sconto in fattura e la cessione del credito per gli interventi relativi all'abbattimento delle barriere architettoniche, a quelli messi in campo dagli enti del terzo settore e a quelli relativi agli edifici che insistono sui territori dei comuni dei crateri del sisma del centro Italia;

4) ad avviare una complessiva analisi tecnico-contabile che consenta di avere numeri certi e documentabili relativamente alle cifre riguardanti l'utilizzo delle singole disposizioni in materia di bonus edilizi, onde poter affrontare compiutamente ed analiticamente il problema dei crediti pregressi incagliati e degli spazi fiscali esauriti o in esaurimento, fornendo al Parlamento una valutazione compiuta dell'impatto sui conti pubblici dei flussi di cassa fiscali e contributivi, diretti e indiretti, provenienti dal settore edile e dall'indotto.
(1-00087) «Del Barba, Richetti, Marattin, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Sottanelli, Ruffino».


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso degli ultimi due decenni sono state introdotte numerose agevolazioni fiscali volte alla realizzazione di obiettivi di riqualificazione energetica e di recupero edilizio del patrimonio immobiliare;

    le citate agevolazioni consistono nella possibilità di detrarre dall'imposta le spese sostenute per l'intervento edilizio e sono state oggetto di numerose proroghe nel corso degli anni, nonché di modifiche, spesso sostanziali, che hanno inciso sulle aliquote, sui limiti di spesa, sugli ambiti oggettivi e soggettivi ammessi all'agevolazione;

    secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che ha analizzato l'utilizzo effettivo delle detrazioni Irpef per ristrutturazioni edilizie e per risparmio energetico e la loro evoluzione negli anni, nel 2008, il totale delle detrazioni fruite era pari a 2,6 miliardi, di cui 1,8 per ristrutturazioni e 0,8 per efficientamento energetico; a distanza di poco più di un decennio l'ammontare totale delle detrazioni è quadruplicato raggiungendo nel 2020 la cifra di 9,9 miliardi, di cui 7,9 per ristrutturazioni e 2 miliardi per efficientamento energetico;

    le agevolazioni edilizie, inoltre, hanno subito un significativo potenziamento con le norme introdotte nella XVIII legislatura, con il cosiddetto Superbonus, volto a rafforzare gli incentivi pubblici con una detrazione pari al 110 per cento per gli interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico e ad ampliare la platea dei beneficiari delle agevolazioni di tutti gli interventi di riqualificazione edilizia;

    per superare i problemi che limitano la possibilità di fruire dell'agevolazione a quei contribuenti con vincoli di liquidità nel finanziare l'intero importo dei lavori e con un reddito imponibile non sufficientemente elevato per godere della detrazione (incapienza fiscale), sono state previste due modalità di fruizione delle agevolazioni edilizie (estese sia agli interventi che beneficiano del Superbonus, sia a tutti gli altri interventi di ristrutturazione edilizia e di efficientamento energetico e sismico previgenti) alternative alle detrazioni: lo sconto in fattura applicato dal fornitore e la trasformazione della detrazione in credito d'imposta cedibile ad altri soggetti, compresi gli operatori del sistema finanziario;

    la complessità nella gestione delle procedure autorizzative per beneficiare del Superbonus ha determinato, unitamente alla gestione della cessione del credito, una certa inerzia nell'aderire alla misura nei primi mesi di implementazione, in particolare nel corso del 2020;

    con gli interventi che hanno in seguito snellito l'iter autorizzativo e agevolato l'avvio dei lavori, il ricorso al Superbonus è risultato in definitiva nettamente superiore rispetto alle previsioni formulate originariamente nelle Relazioni tecniche dei provvedimenti; a fronte di una stima iniziale di quasi 10 miliardi l'anno di investimenti finalizzati all'efficientamento energetico, i lavori agevolati (ammessi a detrazione) hanno raggiunto al 31 gennaio 2023 – secondo i dati di monitoraggio diffusi dall'Enea – 65,2 miliardi complessivi, di cui circa 50 miliardi relativi a lavori realizzati; a questi corrispondono detrazioni/crediti di imposta per quasi 72 miliardi;

    relativamente all'ammontare dei crediti presenti sulla Piattaforma cessioni dell'Agenzia delle entrate, il Ministro dell'economia e delle finanze in risposta ad una interrogazione in Aula ha rilevato che, secondo i dati in possesso dell'Agenzia per il periodo ottobre 2020-novembre 2022 l'ammontare dei crediti è pari 99,4 miliardi di euro di cui: 52,1 relativi al superbonus 110 per cento, 24,8 miliardi relativi al bonus facciate e 22,5 miliardi relativi a altri bonus edilizi;

    secondo alcune stime, i crediti di imposta incagliati nell'ambito dei bonus immobiliari ammontano a circa 15 miliardi di euro; una cifra che necessita di un intervento urgente per dare risposta a tutte quelle realtà imprenditoriali in crisi di liquidità che rischiano il fallimento lasciando migliaia di lavoratori del settore edile senza occupazione: invece, il decreto-legge 16 febbraio 2023, n. 11, attualmente all'esame della Camera, è intervenuto in modo estemporaneo e non selettivo per bloccare la possibilità di cessione dei crediti e di utilizzare lo sconto in fattura per tutti i nuovi interventi di fatto penalizzando tutti coloro che non hanno sufficienti mezzi finanziari per sostenere le spese;

    lo stratificarsi di previsioni normative ha creato incertezza nel quadro regolatorio ed è ora necessario un riordino volto a razionalizzare gli incentivi esistenti secondo una visione di lungo periodo, dando stabilità e certezza ai tempi di programmazione, effettuando una selezione degli interventi e dei soggetti da agevolare, in modo da contemperare le esigenze di equità, i vincoli di finanza pubblica, la transizione energetica e tecnologica, anche alla luce della proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia presentata dalla Commissione europea, che ha come obiettivo le emissioni zero entro il 2030 per tutti gli edifici nuovi ed entro il 2050 per quelli esistenti, per conseguire il quale gli Stati membri potranno prevedere incentivi finanziari di varia natura anche a valere sulle risorse disponibili stabilite a livello dell'UE;

    negli ultimi anni numerosi studi promossi da soggetti istituzionali hanno evidenziato che a fronte della spesa sostenuta sono stati considerevoli gli effetti in termini di crescita (il XXXIII Rapporto Congiunturale e Previsionale del Cresme, che ha analizzato il settore delle costruzioni ha rilevato che il superbonus 110 per cento ha dato un contributo del 22 per cento alla crescita totale del Pil) e di risparmio energetico (secondo il Censis il risparmio garantito dai bonus edilizi degli ultimi anni sfiora i 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a più di 2/3 del risparmio di gas previsto dalle misure di riduzione dei consumi per il settore domestico varate ad agosto 2022 per far fronte all'emergenza attuale);

    alla luce di quanto esposto finora è evidente che la prosecuzione degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire una opportunità per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo attraverso una ulteriore azione di politica industriale che favorisca lo sviluppo di materiali e processi innovativi, garantendo un effetto moltiplicativo in termini di abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni, maggiore sostenibilità urbana, ambientale e sociale e concorso agli obiettivi di contrasto alla crisi climatica,

impegna il Governo:

1) ad adottare nell'immediato le iniziative di competenza volte a risolvere con urgenza il problema dei cosiddetti crediti incagliati, ossia quelli comunicati all'Agenzia delle entrate e non ancora utilizzati;

2) riaprire almeno selettivamente l'opzione dello sconto in fattura e della cessione del credito secondo parametri che tengano conto della situazione reddituale del beneficiario e delle esternalità positive dell'intervento da effettuare, come nel caso dei condomìni e degli immobili con classe energetica più bassa;

3) ad adottare le iniziative di competenza per prorogare la scadenza per l'invio dell'opzione di cessione del credito all'Agenzia delle entrate per le spese effettuate fino al 31 dicembre 2022 al fine di salvaguardare i soggetti che affrontano difficoltà nella cessione dei crediti;

4) ad adottare le iniziative di competenza volte al riordino e alla razionalizzazione degli incentivi, dando una stabilità alle misure per un periodo congruo a consentire una programmazione degli interventi, anche in un'ottica di gestione ordinata degli effetti delle misure che saranno approvate in sede europea con la direttiva «case green», prevedendo che tali strumenti siano commisurati a criteri di efficacia e di equità, tenendo conto dell'utilità per la collettività dell'intervento, come nel caso del sismabonus, dell'efficientamento energetico degli immobili con più basse prestazioni, dell'abbattimento delle barriere architettoniche, e delle caratteristiche del beneficiario, a partire dagli edifici adibiti ad edilizia residenziale pubblica, che spesso coincidono con quelli abitati da famiglie in condizioni di povertà, dai redditi più bassi, dal terzo settore.
(1-00088) «Merola, Ubaldo Pagano, Simiani, D'Alfonso, Stefanazzi, Toni Ricciardi, Tabacci, Fossi».


   La Camera,

   premesso che:

    a novembre 2022 si è celebrato il 70mo anniversario del Parlamento europeo, un traguardo importantissimo per l'Unione europea e per il nostro Paese che nel 1952 era tra i sei Paesi fondatori;

    una istituzione che ha contribuito a promuovere la democrazia, la pace, i diritti fondamentali, la stabilità economica e la crescita di questa macroarea geopolitica;

    il Parlamento europeo è passato dai 78 rappresentanti nazionali del 1952 agli attuali 705 parlamentari eletti a suffragio universale diretto ed è uno degli organismi democratici più importanti in assoluto, nel panorama internazionale;

    purtroppo anche questa istituzione è stata colpita da alcuni scandali nel tempo. L'ultimo è il cosiddetto «Qatargate», scoppiato nel dicembre 2022, che, per ora, coinvolge parlamentari ed ex parlamentari appartenenti al gruppo del PSE S&D;

    sul Qatargate sono in corso le indagini della magistratura belga e da notizie di stampa si apprende del coinvolgimento di appartenenti ad altri gruppi del Parlamento europeo;

    il PD e i suoi gruppi parlamentari a partire dalla delegazione presente presso il Parlamento europeo hanno immediatamente chiesto chiarezza e hanno supportato ogni iniziativa finalizzata a fare luce e a porre in essere le dovute contromisure;

    è stato dato pieno appoggio da parte della delegazione italiana presente nel gruppo PSE S&D all'iniziativa assunta dalla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, con la presentazione di un piano di 14 punti, per contrastare corruzione e ingerenze esterne;

    come ha detto la Presidente Metsola, «le riforme mirano a rafforzare l'integrità, l'indipendenza e la responsabilità dei Parlamento, proteggendo nel contempo il libero mandato dei deputati»;

    il Piano, in sintesi, prevede un periodo di «raffreddamento» per gli eurodeputati che intendono svolgere attività di lobbying nel Parlamento quando non saranno più in carica. Si intende rendere più chiare online tutte le informazioni relative all'integrità dei lavori parlamentari. Diviene obbligatoria l'iscrizione al Registro per la Trasparenza per qualsiasi evento con la partecipazione di rappresentanti di interessi al PE. Viene esteso l'obbligo a tutti i deputati, assistenti e altro personale, che hanno un ruolo attivo su una relazione o risoluzione, di dichiarare incontri programmati con rappresentanti diplomatici di Paesi terzi e con terzi rientranti nell'ambito dei registro per la trasparenza. Saranno ammesse deroghe specifiche. Divieto di gruppi di amicizia con Paesi terzi dove esistono già interlocutori parlamentari ufficiali e che potrebbero creare confusione. Tutte le persone di età superiore ai 18 anni che visitano il Parlamento europeo compileranno un nuovo registro degli ingressi (non si applica ai giornalisti e alle altre istituzioni dell'UE). Gli ex deputati e gli ex dipendenti riceveranno badge di accesso giornaliero. I relatori e i relatori ombra devono presentare una dichiarazione di conflitto di interessi alla segreteria della commissione competente una volta nominati. Si propone di aumentare e rendere più chiaro il livello di dettaglio richiesto nella dichiarazione degli interessi finanziari dei deputati, includendo maggiori informazioni sui lavori collaterali e sulle attività esterne dei deputati, prevedendo controlli per garantire la corretta applicazione delle regole. Il Parlamento europeo dovrà prevedere una formazione obbligatoria, per tutti gli assistenti parlamentari accreditati e per i funzionari, di «compliance» e «whistleblowing». Per evitare che le risoluzioni presentate in via di urgenza in materia di diritti umani possano essere nuovamente oggetto di indebite influenze esterne, la Conferenza dei presidenti, nei suoi compiti di programmazione dei lavori, dovrebbe accettare solo le richieste di trattazione urgente in plenaria provenienti da una commissione, previa discussione all'interno della stessa. Rafforzamento della cooperazione con le autorità nazionali per potenziare la lotta alla corruzione;

    nel corso del dibattito in Aula presso la Camera dei deputati svoltosi in data 13 dicembre 2022 in merito alle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri, in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022, il segretario del PD onorevole Enrico Letta prendendo la parola ha testualmente affermato: «Le notizie di quelle inchieste raccontano qualcosa di scandaloso e di inaccettabile. È un danno gravissimo che quelle vicende fanno all'Europa e al cuore della sua democrazia; è un danno a tutti noi, è un danno ai nostri ideali ed è un danno all'Europa che amiamo...» aggiungendo, inoltre, «... le istituzioni reagiscano in modo inflessibile, la magistratura faccia fino in fondo il suo dovere. Quella lì non è la nostra Europa: è la più lontana possibile dai nostri ideali. Quella lì non è la nostra Europa, perché la nostra Europa è quella della purezza degli ideali e del coraggio della pratica giorno per giorno di David Sassoli. A quegli ideali e a quel coraggio abbiamo sempre fatto riferimento e continueranno a essere la nostra bussola»;

    le parole appena richiamate hanno esplicitato sin da subito quale fosse la linea tenuta dal Partito Democratico ovvero quella di massimo rigore e di assoluta intransigenza verso comportamenti e responsabilità personali che hanno tradito i principi di appartenenza ai valori della sinistra, minando la credibilità della politica e delle istituzioni europee;

    con una nota ufficiale della segreteria, sempre il 13 dicembre, il PD ha annunciato l'intenzione di costituirsi in giudizio in quanto «parte lesa»: ad avvalorare la richiesta di costituirsi parte lesa c'è proprio il tradimento valoriale che appartiene alla storia politica della comunità del PD in quanto i fenomeni corruttivi avrebbero avuto come oggetto questioni attinenti alla tutela dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori sia in Qatar che ha ospitato un evento sportivo di richiamo mondiale e presso il quale non sono presenti sindacati e non sono state ratificate le convenzioni internazionali dell'OIL, sia in Marocco per le questioni riguardanti il popolo Saharawi;

    l'Ue deve essere parte attiva a qualunque longitudine e latitudine del pianeta per promuovere avanzamento globale dei diritti di civiltà a partire proprio da quelli umani e del lavoro;

    lo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo ripropone la questione della disciplina del conflitto di interessi; un tema che riguarda direttamente il modo di essere e di funzionare della democrazia, della chiarezza delle regole, nonché della trasparenza dei comportamenti dei rappresentanti del popolo e dei membri dei Governi, oltre che ovviamente delle istituzioni europee;

    la globalizzazione dei mercati, il peso crescente e spesso esorbitante della finanza, la potenza delle multinazionali, nonché la rivoluzione della Rete, hanno cambiato profondamente lo scenario nel quale deve agire il legislatore,

impegna il Governo:

1) ad operare affinché si eviti ogni forma di strumentalizzazione a fini politici di una indagine giudiziaria ancora in corso, onde impedire gravi danni alla credibilità e al decoro delle istituzioni democratiche europee, oltre che all'immagine dell'Italia, considerato che le contestazioni della magistratura inquirente riguardano unicamente comportamenti personali, la cui responsabilità penale, qualora definitivamente accertata, ricade unicamente su chi ha agito;

2) a favorire, nell'ambito delle proprie competenze, in ogni utile sede europea, l'adozione di misure più efficaci finalizzate a contrastare ogni forma di collusione, illecita o meno, tra interessi economici e politici, In violazione delle regole democratiche, tra cui in particolare quella della trasparenza, che devono ispirare le istituzioni, disciplinando, in particolare, il fenomeno delle «porte girevoli» tra politica e affari;

3) a sostenere, per quanto di competenza, le misure previste dal Piano presentato dalla Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al fine di disciplinare l'attività di rappresentanza degli interessi nei confronti della pubblica amministrazione.
(1-00089) «Serracchiani, Bonafè, De Luca, Provenzano, Casu, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Toni Ricciardi, Roggiani, Morassut».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    il brevetto europeo con effetto unitario («brevetto unitario») sarà operativo dopo l'entrata in vigore dell'Accordo internazionale sul Tribunale unificato dei brevetti (TUB), che avverrà il 1° giugno 2023 avendo la Germania depositato lo strumento di ratifica il 17 febbraio 2023;

    la fase di applicazione provvisoria, necessaria a consentire la selezione, la contrattualizzazione e la formazione dei giudici togati e tecnici del Tub, nonché per rendere operative le divisioni centrali, regionali e locali del nuovo Tribunale, si protrarrà fino alla fine di maggio 2023;

    dal 1° gennaio 2023 sono operative le misure transitorie messe a punto dall'Ufficio europeo dei brevetti per anticipare la richiesta di effetto unitario o ritardare la concessione di un brevetto europeo;

    dal 1° marzo 2023 è iniziato il periodo di sunrise, durante il quale gli aventi diritto possono effettuare presso la cancelleria del Tub la richiesta di opt-out, cioè richiedere l'esclusione dalla competenza del tribunale (articolo 83 regime transitorio);

    per le sedi del Tub è stata prevista una «biforcazione» geografica tra la divisione centrale con sede principale a Parigi e sezioni «tematiche» a Londra e Monaco e le divisioni locali/regionali istituite presso ciascuno Stato contraente a sua richiesta;

    a causa dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea a seguito della Brexit per ora il Tub avrà due sole sedi centrali, Parigi e Monaco, e una terza (Lussemburgo) per la Corte d'appello;

    è imprescindibile l'istituzione della terza sede posto che, in sua assenza, si renderà necessario stravolgere il sistema di attribuzione delle competenze;

    il nostro Paese ha già da tempo individuato in Milano la sede della divisione locale del Tub, in virtù della sua vicinanza al mondo imprenditoriale più forte del Paese;

    già nella XVIII legislatura la Camera dei deputati aveva votato un atto di indirizzo che impegnava il Governo, alla luce del nuovo assetto delle relazioni post-Brexit tra Unione europea e Regno Unito, a mettere in atto tutte le iniziative affinché l'Italia potesse ottenere il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tub assegnata a Londra;

    è di fondamentale importanza che la sede italiana ospiti una delle sedi apicali del Tub e che le sia assegnata l'intera quota di competenze originariamente prevista per la sede londinese, anche in considerazione della vocazione dell'impresa italiana in modo particolare negli importanti settori della farmaceutica, della chimica, della siderurgia, della metallurgia e della meccanica;

    l'articolo 87 (comma 2) dell'Accordo sul tribunale (Upca) prevede che il comitato amministrativo possa modificare «il presente accordo al fine di adeguarlo a un trattato internazionale in materia di brevetti o al diritto dell'Unione»; secondo molti giuristi proprio la Brexit ha modificato il diritto dell'Unione europea, con effetti diretti sull'assetto organizzativo dei brevetti e delle corti, consentendo così di assegnare una nuova sede con delibera del comitato amministrativo e senza dover riavviare in complesso iter internazionale di modifica del trattato,

impegnano il Governo

a proseguire l'attività presso tutte le sedi istituzionali coinvolte affinché l'Italia ottenga il trasferimento a Milano della prevista terza sede della divisione centrale del Tub con l'intera quota di competenze originariamente prevista per la sede di Londra.
(7-00062) «Orsini, Squeri, Battilocchio, Casasco, Marrocco, Polidori».


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    in linea con gli obiettivi del Green Deal e con l'impegno ad affrontate i problemi legati al clima e all'ambiente, puntando alla riduzione entro il 2030 delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, a luglio 2021 è stato presentato il cosiddetto pacchetto «Fit for 55» che, in base a nuovi e più ambiziosi obiettivi di riduzione, vincola il sistema energetico del nostro Paese al raggiungimento al 2030 di almeno il 72 per cento della generazione elettrica da fonti rinnovabili, fino a livelli prossimi al 95-100 per cento nel 2050;

    al fine di favorire gli investimenti sostenibili, il 12 luglio 2020 è entrato in vigore il regolamento (Ue) 2020/852, che ha introdotto nel sistema normativo europeo la tassonomia delle attività economiche ecocompatibili, all'interno del quale la Commissione europea ha previsto condizioni molto rigide per gli investimenti privati nel settore del nucleare, ammettendo unicamente soluzioni progettuali che dimostrino di avere adeguate risorse finanziare per il decommissioning ed essere dotati di impianti di smaltimento dei rifiuti a bassa attività già operativi e di un piano dettagliato per rendere operativa, entro il 2050, una soluzione per le scorie ad alta radioattività. Il relativo regolamento delegato (Ue) 2022/1214 della Commissione europea del 9 marzo 2022, entrato in vigore il 4 agosto 2022 e applicabile dal 1° gennaio 2023, contiene i criteri di vaglio tecnico per il gas e il nucleare nell'ambito del sistema di classificazione Ue degli investimenti considerati sostenibili;

    il 19 gennaio 2023, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso della quarta edizione dell'evento «La Ripartenza» a Milano ha dichiarato che «Dobbiamo prendere in seria considerazione il nucleare di quarta generazione che dà dei margini di sicurezza maggiore e che può essere il futuro del nostro Paese fino a poi arrivare alla fusione. Nel medio lungo periodo non l'Italia o la Ue, ma il mondo deve trovare forme di energia più avanzate. Si ragiona di fissione di quarta generazione. Dobbiamo ripensate al nucleare di quarta generazione, non è il tema del referendum che riguardava prima e seconda generazione»;

    il problema dei rifiuti radioattivi derivanti dall'attività delle centrali o dal loro decommissioning è di grande attualità nel nostro Paese e ancora non si è pervenuti a una soluzione concreta per il loro smaltimento: l'iter per arrivare all'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, come richiesto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio europeo, è ancora in corso e al momento nella fase più delicata di localizzazione;

    rifiuti e scorie degli impianti nucleari (chiusi definitivamente dal 1990) sono in parte dislocati sul territorio nazionale, in 19 siti temporanei, e in parte collocati all'estero, prossimi a tornare in Italia una volta riprocessati;

    nella risposta all'atto di sindacato ispettivo numero 5-00116 il Ministro interrogato ha confermato l'impegno a «promuovere l'efficace svolgimento delle attività previste dalla normativa, al fine di pubblicare ufficialmente la CNAI nel termine previsto»; tuttavia, in risposta ad una recente interrogazione in Commissione VIII, numero 5-00182, rispetto al predetto termine, indicato per la fine del 2023, è stata prospettata l'emissione del provvedimento di autorizzazione unica del DNPT nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030, con un possibile ulteriore slittamento fino a 12 mesi delle diverse fasi qualora non si raggiunga una intesa con le regioni;

    il deposito dovrà essere costruito nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza radiologica e salvaguardia ambientale, anche al fine di conservate in assoluta sicurezza i materiali irraggiati, in attesa che gradualmente perdano il loro grado di radioattività;

    i reattori attualmente esistenti, di seconda e terza generazione, sono stati costruiti in prevalenza negli anni '80 e '90, come l'impianto di Montalto di Castro e il noto reattore di Fukushima in Giappone. A partire dal 2000 sono stati progettati soprattutto reattori di terza generazione, come gli Ap1000 negli Stati Uniti, Vver-1200 in Russia, gli Epr francesi;

    nel 2001 il Generation IV International Forum (Gif), a cui hanno aderito Australia, Canada, Cina, Euratom, Francia, Giappone, Russia, Sud Africa, Corea del Sud, Svizzera, Regno Unito, ha coniato il concetto di «nucleare di 4a generazione», tecnologia che sfrutta l'energia ricavabile dalla scissione di atomi, a tutt'oggi non abbastanza matura per consentire un utilizzo industriale e per garantire condizioni di sicurezza, soprattutto nel caso dei reattori di tipo «fast-breeder». Va infatti rilevato che l'unico impianto dimostrativo di 4a generazione al mondo su scala industriale si trova a Shidaowan, nella provincia di Shandong, collegato alla rete e messo in funzione solo a dicembre 2021;

    le attività di ricerca e sviluppo relative ai summenzionati reattori di quarta generazione non sono pertanto ancora un'opzione praticabile e non si dispone di dati sufficienti per valutarne con previsione attendibile gli impatti ambientali e gli effetti sulla salute. Non sono infatti disponibili i criteri di vaglio tecnico di cui all'articolo 19, paragrafo 5, del regolamento (Ue) 2020/852, tali da garantire gli standard più elevati di sicurezza nucleare, radioprotezione e gestione dei rifiuti radioattivi;

    quanto alle tecnologie a fusione, attualmente il reattore più avanzato è ITER, in fase di costruzione a Cadarache, nel sud della Francia, sostenuto e finanziato da Unione europea, Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, India, Giappone è Russia, sospeso il 1° marzo 2022 dall'autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn), che ha mosso rilievi sull'affidabilità del modello e sul rischio di esposizione alle radiazioni per il personale. Nelle previsioni più ottimistiche i risultati delle attuali sperimentazioni vedranno la luce non prima di 30 anni;

    a luglio 2022, il Consorzio EUROfusion, di cui fanno parte 21 organizzazioni italiane coordinate da ENEA, ha annunciato l'avvio della progettazione ingegneristica della prima centrale dimostrativa a fusione (il Demonstration Fusion Power Reactor), che verrà ultimata intorno alla metà del secolo e sarà il successore del menzionato impianto sperimentale ITER;

    secondo quanto emerso dal rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) dedicato all'energia nucleare, pubblicato a giugno 2022, il costo medio di produzione di elettricità di un impianto nella sua durata di vita (LCOE, levelised cost of energy) è nettamente a favore del fotovoltaico, che è sceso dell'85 per cento negli ultimi 10 anni, con ulteriore futura decrescita nella prospettiva della progressiva espansione della tecnologia;

    solo l'eolico onshore si avvicina a competere con il fotovoltaico e nei prossimi anni lo farà anche l'eolico offshore. Per arrivare a competere con le rinnovabili, il nucleare dovrebbe arrivare a un LCOE di «40-80 USD/MWh (dollari per MegaWatt/Ora), compresi i costi di smantellamento e gestione dei rifiuti»;

    anche le stime di Lazard, autorevole istituzione finanziaria, confermano che la nuova capacità nucleare richiede investimenti, soprattutto nella fase iniziale, molto più alti e tempi lunghi per la messa in funzione rispetto a quelli richiesti per le fonti rinnovabili, pari ad almeno quattro volte tanto, a parità di energia generata. Inoltre, i costi del nucleare seguono una tendenza all'aumento, mentre quelli delle rinnovabili sono in continua diminuzione, soprattutto in una prospettiva di ulteriore crescita del settore tracciata dagli impegni assunti nell'ambito della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021 (Cop 26);

    a tale riguardo, rileva menzionare che il reattore nucleare OL3 della centrale finlandese di Olkiluoto, costruito dal gruppo francese Areva e dalla tedesca Siemens Ag, ha accumulato tredici anni di ritardo dalla data prevista per la sua entrata in funzione, con un costo triplicato rispetto ai 3 miliardi di euro originari stimati nel 2005. Analoga sorte ha avuto il reattore Epr di Flamanville, in Normandia, iniziato nel 2007 e atteso per il 2023, dopo rallentamenti che, anche in questo caso, hanno fatto registrare un ritardo di undici anni, con costi che sono quadruplicati, passando da 3,3 miliardi di euro a 12,7 miliardi;

    anche con riferimento agli Small modular reactors (SMR), reattori da circa 300 MW di potenza, molto più piccoli rispetto a quelli tradizionali, si tratta di tecnologie ancora non disponibili sul mercato e che, da uno studio messo a punto e pubblicato sulla rivista PNAS, non avrebbero meno problemi di produzione e gestione delle scorie prodotte rispetto ai reattori ad acqua pressurizzata tradizionali; come rilevato da diverse agenzie indipendenti (IEA, IRENA) e istituzioni pubbliche (Commissione europea, IPCC) l'elettrificazione dei consumi e l'efficientamento energetico rimangono le soluzioni più efficaci e in linea con gli obiettivi della decarbonizzazione;

    risulta, inoltre, di tutta evidenza che tornare a investire nella tecnologia nucleare comporti un costo economico per i cittadini che si allontana dai meccanismi di partecipazione alla produzione di energia su base democratica, riconosciuti a livello europeo con l'adozione del Clean energy package, e implica un ridimensionamento del ruolo, riconosciuto ai consumatori, di protagonisti del processo di transizione energetica e quindi di presumer, ossia di coloro che autoproducono e autoconsumano energia, nell'ottica di ottenere i vantaggi economici legati alla riduzione dei costi, delle componenti variabili della propria bolletta (quota energia, oneri di rete e relative imposte) e della quantità di anidride carbonica emessa in atmosfera, nonché della dipendenza dalle forniture dei Paesi esteri. Inoltre, le comunità di energia rinnovabile contribuiscono a incrementare il senso di appartenenza al territorio, anche come forma di integrazione economica, e accrescono la partecipazione e la responsabilità dei vari soci-utenti nella gestione ottimizzata dei consumi energetici;

    è pertanto necessario che le risorse economiche del nostro Paese non siano distratte dallo sviluppo delle fonti rinnovabili, tecnologie già mature, capaci, altresì, di dar vita a nuove prospettive di sviluppo, anche sotto il profilo imprenditoriale, di creare nuove competenze e di incrementare i livelli occupazionali lungo tutta la filiera e l'indotto legato al settore;

    va poi ricordato che la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, rispettivamente del 1987 e del 2011, con i quali è stata decretata la fine della produzione e dello sfruttamento dell'energia nucleare nel nostro Paese, senza operare distinguo sulla tecnologia utilizzata a tal fine;

    nel nostro Paese, dove i target del PNIEC devono essere rivisti al rialzo, come indicato nel Piano per la transizione ecologica (PTE), è richiesto un incremento del 72 per cento di fonti rinnovabili nella generazione elettrica e l'installazione di circa 70 GW di ulteriori centrali elettriche rinnovabili entro il 2030;

    a seguito degli attacchi russi all'impianto di Zaporizhzhia e all'installazione nucleare subcritica di Kharkiv il Gruppo dei Regolatori europei in materia di Sicurezza Nucleare ha espresso forte preoccupazione per la sicurezza di diversi reattori di ricerca e per i siti ove sono impiegate sorgenti radioattive ad alta attività;

    nel contesto di uno scenario geopolitico instabile, il potenziale pericolo connesso alla presenza di centrali nucleari non può essere trascurato. Lo stesso Governo italiano è stato indotto ad accelerate sulla stesura del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, previsto dal decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 maggio 2022, teso ad individuare e disciplinare le misure necessarie per fronteggiare gli incidenti che avvengono in impianti nucleari collocati in Paesi esteri e che potrebbero richiedere azioni di intervento coordinate a livello nazionale;

    in occasione della Cop27 di Sharm el-Sheikh, il Ministro per l'ambiente e la sicurezza energetica Pichetto Fratin ha espresso posizioni di apertura al nucleare di quarta generazione lasciando desumere quale sarà la posizione italiana su tale tema nell'ambito delle politiche internazionali in materia di energia;

    dal 19 al 21 maggio 2023 si terrà il vertice del G7 in Giappone, seguito, nel mese di luglio, da quello della Nato a Vilnius. Il vertice si terrà a Hiroshima, città simbolo del disarmo nucleare, dove tra i temi prioritari dell'agenda globale avrà un ruolo decisivo anche quello della sicurezza energetica,

impegnano il Governo:

   a proseguire nel percorso delineato dalla road map per la transizione ecologica europea, ad oggi orientata su energie rinnovabili ed efficienza energetica, settori nei quali ogni Stato membro ha assunto impegni progressivi al 2030 e al 2050 e sui quali la convergenza tecnologica favorisce economie di scala e lo sviluppo di una supply chain europea;

   a fornire al Parlamento un quadro puntuale circa la posizione che l'Italia intende assumere nel G7 di Hiroshima con riferimento al ruolo dell'energia nucleare nel mix energetico nazionale, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, considerato che tale tecnologia non è compatibile con le tempistiche e gli obiettivi della decarbonizzazione al 2030 e al 2050 e con le prospettive di più ampio ed efficace sviluppo delle fonti rinnovabili;

   ad adottare ogni iniziative utile per assicurare la tempestiva individuazione del deposito unico nazionale anche al fine di garantire, in applicazione della disposizione di cui all'articolo 17 del regolamento (Ue) 2020/852, la messa in sicurezza, la completa bonifica e il ripristino ambientale di tutti i siti temporanei e delle strutture del territorio nazionale dove sono attualmente collocati i rifiuti radioattivi;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa volta ad imprimere un maggior impulso nell'individuazione e nella perimetrazione di aree idonee destinate alle installazioni di impianti a fonti rinnovabili aventi una potenza complessiva almeno pari ai nuovi target individuati tramite la prossima revisione del Piano Nazionale Integrato per l'energia e il clima;

   a sostenere la ricerca verso soluzioni tecnologiche innovative, che consentano di ottimizzare lo sfruttamento delle medesime fonti e dei sistemi di accumulo, nonché a proseguire nella ricerca tecnologica per lo sviluppo dell'energia da fusione, in particolare sul confinamento magnetico, anche nell'ambito dei programmi di collaborazione con istituti e università, altresì a livello internazionale;

   a proseguire nel percorso di semplificazione delle procedure autorizzatorie per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, attraverso l'indicazione di regole chiare per gli enti locali e per gli operatori, in linea con i princìpi e i criteri eventualmente individuati dalle regioni per la loro corretta installazione sulle superfici e sulle aree ritenute idonee, per una migliore integrazione nel territorio;

   ad accelerare sulla pubblicazione dei bandi PNRR per la concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili nei piccoli comuni, anche al fine di ridurre il costo dell'energia elettrica per famiglie e imprese, migliorare la competitività e limitare l'esposizione alle costanti fluttuazioni dei prezzi di queste ultime;

   ad adottare una politica energetica che non si limiti alla mera sostituzione delle fonti maggiormente inquinanti con altre a minore livello emissivo e climalterante, ma che sia orientata alla riduzione del fabbisogno energetico attraverso misure di razionalizzazione nei settori maggiormente energivori, come quello dei trasporti e della mobilità che – in base ai dati del GSE – incidono per il 34,5 per cento dei consumi energetici complessivi del Paese, e misure di efficientamento e risparmio.
(7-00063) «Ilaria Fontana, Pavanelli, Sergio Costa, L'Abbate, Appendino, Cappelletti, Morfino, Santillo, Todde».


   Le Commissioni IX e XI,

   premesso che:

    a livello europeo nell'ambito del cosiddetto pacchetto sulla mobilità, sono state pubblicate nel 2020 le nuove regole per l'autotrasporto, costituite da tre regolamenti e una direttiva. Essi disciplinano le condizioni di lavoro e l'uso dei dispositivi per il controllo delle prestazioni di lavoro e intendono consentire una maggiore chiarezza e uniformità di applicazione delle norme tra gli Stati membri. Tali misure incidono in modo sostanziale sulla vita di uno dei comparti cruciali per la filiera logistica italiana, ossia quello dell'autotrasporto;

    il regolamento (UE) 2020/1054 verte sugli obblighi minimi in materia di periodi di guida massimi, giornalieri e settimanali, di interruzioni minime e di periodi di riposo giornalieri e settimanali, nonché sui tachigrafi, introduce una maggiore flessibilità degli orari di lavoro, ferma restando la sicurezza e, conferma il divieto di riposo settimanale in cabina; interviene altresì sulla disciplina dei tachigrafi e sulla connessa protezione dei dati personali, in relazione all'obbligo di installazione dello smart tachograph che consentirà di localizzare gli attraversamenti di frontiera e le operazioni di carico e scarico merci, previsto nei prossimi anni per i veicoli industriali per il trasporto internazionale, con varie cadenze temporali;

    il regolamento (UE) 2020/1055, sull'accesso alla professione nel settore dell'autotrasporto e le regole per il suo esercizio, che stabilisce l'applicazione delle norme europee sull'accesso alla professione anche alle imprese che esercitano la professione di trasportatore di merci su strada con veicoli di massa tra 2,5 e 3,5 tonnellate che effettuino esclusivamente trasporti internazionali, rimangono invece escluse quelle che esercitano la professione di trasportatore di merci su strada esclusivamente con veicoli a motore con massa che non superi le 3,5 tonnellate e che effettuino esclusivamente trasporti nazionali nel loro Stato membro di stabilimento. Il nuovo regolamento prevede inoltre regole per il cabotaggio;

    il regolamento (UE) 2020/1056, relativo alle informazioni elettroniche sul trasporto merci (eFTI), che incoraggia la digitalizzazione del trasporto merci e della relativa logistica;

    la direttiva (UE) 2020/1057, che stabilisce norme specifiche sul distacco dei conducenti nel settore del trasporto su strada;

    il settore italiano dell'autotrasporto ha visto diminuire negli ultimi anni il numero di imprese. A certificarlo sono i numeri: dal 2016 al 2021 sono sparite 8.944 aziende di autotrasporto. In cinque anni, si è passati da 95.801 a 86.857 imprese, pari a un calo del 9,3 per cento. Un trend di decrescita costante, considerato che nell'ultimo quinquennio si è assistito a un calo medio dell'1,9 per cento annuo. In questo contesto, solo le società di capitali, vale a dire quelle medie e grandi, hanno fatto registrare un aumento in termini numerici. Questa forma di azienda ha registrato un aumento del 22,7 per cento. Dunque, un autotrasporto più imprenditoriale e meno familiare;

    le modifiche suddette sono correlate alla concorrenza dei vettori e degli autisti dei Paesi dell'Est europeo. Di fronte a un'offerta di trasporto basata sul basso costo del lavoro e su una tassazione più morbida, molte ditte individuali italiane non erano più concorrenti;

    c'è anche un altro fattore che mette in difficoltà il settore: una vita disagiata non più adeguatamente remunerata e, per di più, complicata da una serie di disfunzioni prodotte dal deficit del nostro sistema logistico e infrastrutturale;

    un esempio riguarda il tema delle attese al carico e scarico delle merci. In un arco d'impegno medio di 11,28 ore al giorno, è stato calcolato che chi guida un camion si trova costretto a trascorrere in media quasi la metà del tempo nell'attesa che vengano espletate le operazioni di carico e scarico (attese non retribuite);

    se poi l'attesa si stratifica con i nodi e imbuti della rete, in quel caso il lungo tempo di impegno si somma con quello che il camion rimane in coda lungo le strade o peggio in attesa dei traghetti. È stato inoltre segnalato che in alcuni casi anche le operazioni di carico/scarico/facchinaggio sono impropriamente richieste ai conducenti/autisti;

    anche le regole sul cabotaggio vengono spesso eluse attraverso aziende estere o estero-vestite che aprono la partita Iva nei Paesi dell'est per concorrere sul mercato italiano con tariffe più basse sui principali costi fissi: assicurazioni; costo del carburante e tasse;

    con riferimento al regolamento n. 1054/2020, modificato del regolamento CE n. 561/2006 sui riposi degli autisti, si rileva che questi vengono effettuati in cabina anche se non è permesso e inoltre, dati i tempi che la committenza impone (Gdo, modello ormai superato, soprattutto per chi proviene dall'area mediterranea), con gravi conseguenze per il lavoratore ed il conducente titolare unico;

    anche l'introduzione del Safe Fleet, il cosiddetto tachigrafo intelligente risulta essere un sistema facilmente manomettibile, e, secondo coloro che si trovano ad usarlo non avrebbe apportato alcun beneficio;

    con riferimento alla condizione lavorativa si segnala altresì l'esistenza di una sperequazione tra coloro che svolgono l'attività di autista nel trasporto pubblico locale e gli altri autisti. Difatti, nel primo caso, il decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67 prevede l'accesso anticipato al pensionamento;

    con riguardo alla disciplina sull'accesso pensionistico degli autisti, è importante notare che la stessa si differenzia a seconda delle specifiche categorie di lavoratori cui è rivolta. Gli autotrasportatori, ad esempio, in quanto parte della categoria di lavori usuranti e gravosi, hanno la possibilità di anticipare l'uscita dal mondo del lavoro a 63 anni (cosiddetta Ape sociale) ovvero senza limiti di età con 41 anni di contributi (cosiddetta quota 41), mentre gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico a partire da nove persone, laddove abbiano svolto questa professione per almeno la metà della vita lavorativa, o per 7 degli ultimi 10 anni di carriera, possono essere pensionati quando maturano almeno 61 anni e 7 mesi di età, almeno 35 anni di contributi versati e contestualmente completano la quota 97,6;

    da ultimo, in data 18 maggio 2021, è stato introdotto un nuovo Ccnl per i lavoratori dipendenti dalle aziende di trasporto, logistica e spedizioni. Il rinnovo del contratto, che interessa oltre un milione di lavoratori, per quanto fosse atteso – era infatti già scaduto a dicembre 2019 – mostra dei limiti importanti, quantomeno con riguardo, da un lato, alla ricomprensione, nell'ambito di una stessa disciplina, delle disposizioni concernenti le invero diverse categorie di spedizioniere, operatore logistico (facchino, addetto carico/scarico), autista, autotrasportatore, dall'altro alla mancata previsione circa il rispetto, da parte delle committenze, dei tempi di carico/scarico – la cui stima di costo per il Paese è stimata pari a 3 milioni di euro l'anno –, alla stregua degli altri Paesi europei,

impegnano il Governo:

   a istituire con urgenza un tavolo di lavoro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per verificare l'applicazione dei regolamenti e della direttiva citata in premessa, al fine di migliorare la qualità del lavoro degli autotrasportatori, la sicurezza stradale e la competitività delle aziende italiane del comparto;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a modificare il contratto collettivo nazionale prevedendone uno specifico per la categoria degli autotrasportatori;

   ad estendere quanto previsto dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, sull'accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti alla categoria degli autotrasportatori;

   ad aumentare i controlli ispettivi, in particolare nei confronti delle imprese che utilizzano i sub-vettoriali e le doppie schede.
(7-00061) «Cantone, Barzotti, Iaria, Fede, Traversi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso delle improvvise dimissioni del direttore dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni;

   nel Pnrr è stato previsto un investimento importante per le difese informatiche più efficaci per una Pubblica Amministrazione più sicura con focus sulla cybersecurity che, con uno stanziamento di 623 milioni di euro, ha l'obiettivo di rafforzare l'ecosistema digitale nazionale potenziando i servizi di monitoraggio e gestione della minaccia cyber;

   nella legge di bilancio 2023 vengono istituiti due fondi finalizzati ad attuare la strategia nazionale di cybersicurezza ed il relativo piano di implementazione, che prevedono uno stanziamento fino a 70 milioni di euro annuo a decorrere dal 2025;

   entro il 2023 l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) dovrà avere 300 dipendenti, arrivando fino a 800 nel 2027, per far fronte all'aumento degli attacchi informatici;

   il professor Roberto Baldoni aveva fondato il primo centro di ricerca sulla sicurezza informatica in Italia prima di essere nominato all'Agenzia nell'agosto del 2021 ed è considerato dagli esperti del settore uno dei massimi esperti in Italia sul tema, contribuendo fortemente all'ideazione e alla creazione dell'Agenzia nazionale per la cybersicurezza da quando nel 2018 venne nominato vice direttore generale del Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), con delega allo spazio cibernetico;

   la strategia nazionale di cybersicurezza 2022-2026, pubblicata nel maggio 2022, sta procedendo secondo le tempistiche programmate, come ad esempio nella prevenzione degli attacchi cyber verso la pubblica amministrazione, dove l'Agenzia sta coordinando oltre 100 interventi di rafforzamento delle difese cibernetiche nelle pubbliche amministrazioni centrali, nelle regioni, nelle ASL e nelle città metropolitane;

   alla «NATO Cyber Defence Pledge Conference 2022», che si è tenuto alla Farnesina nel novembre 2022, il segretario generale Jens Stoltenberg ha lodato la strategia dell'Agenzia italiana per la cybersicurezza nazionale con le sue diverse iniziative e la strategia cloud;

   secondo la relazione annuale 2022 sulla politica dell'informazione per la sicurezza, presentata il 28 febbraio 2023 al Parlamento, «i mutamenti nello scenario geopolitico internazionale e, in modo particolare, in quello europeo derivanti dal conflitto russo-ucraino si sono inseriti in un contesto che, già interessato da significativi cambiamenti dei comportamenti digitali imposti dall'emergenza da COVID-19, ha influito ulteriormente su caratteristiche e target della minaccia cibernetica»;

   nell'ultimo anno le denunce per attacchi hacker gravi ai server italiani sono aumentate del 45 per cento, secondo la Polizia postale e delle comunicazioni (2023);

   il gruppo hacker filo russo «Noname057», che secondo le principali fonti di stampa ha collegamenti con le agenzie di intelligence e con l'establishment russo ed è responsabile dell'attacco del 23 febbraio 2023 che ha colpito i siti di 4 Ministeri, dei Carabinieri, della Tim, della banca Bper e di A2A energia, rendendoli inutilizzabili per diverse ore, ha già rivendicato le dimissioni del Direttore Baldoni come loro vittoria –:

   quali siano i motivi che hanno portato alle dimissioni improvvise del direttore, con conseguenti danni reputazionali alla cybersicurezza del nostro Paese;

   quali iniziative urgenti si intenda adottare nel momento più delicato della storia «cibernetica» del nostro Paese, con l'Italia al centro di attacchi da parte di Stati esteri, specialmente da parte della Russia, per salvaguardare la sicurezza del nostro Paese e non lasciare senza guida e prospettive l'Agenzia nazionale per la cybersicurezza.
(5-00498)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSATO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il territorio del Salento soffre da anni di gravi carenze idriche e ciò produce effetti negativi in particolar modo nel settore agricolo;

   oggi, anche a causa dei cambiamenti climatici e del conseguente fenomeno della siccità e desertificazione, la situazione è ancor più critica;

   per sopperire alle gravi carenze idriche a scopo irriguo già nei primi anni ottanta del secolo scorso si è dato vita al progetto «Irrigazione Salento» redatto dal consorzio speciale per la bonifica di Arneo; tale progetto, con l'obiettivo di sopperire al fabbisogno annuo del territorio, stimato in 313 milioni di metri cubi di acqua, assicurando così l'irrigazione di 151.000 ettari di terreni agricoli, prevede l'utilizzo di quattro differenti risorse idriche: le acque provenienti dal fiume Sinni, le acque sorgive, le acque della falda profonda e le acque reflue depurate;

   la quota maggiore di risorsa (circa 160 milioni di metri cubi di acqua annui) sarebbe dovuta provenire dal fiume Sinni, partendo dall'invaso di Monte Cotugno in Basilicata e raccolta poi nell'invaso del Pappadai presso Monteparano in Puglia, un bacino in grado di contenere fino a 20 milioni di metri cubi d'acqua;

   attualmente i costi sostenuti per tali opere ammontano a circa 262 milioni di euro, serviti per la realizzazione dell'invaso del Pappadai e il collegamento dello stesso alla diga di Monte Cotugno, sette nodi principali da Monteparano sino a Monteruga-Zanzara, alcuni distretti irrigui e uno sbarramento con opere di presa e sollevamento;

   nel 2010, il consorzio di bonifica dell'Arneo ha richiesto il riempimento dell'invaso del Pappadai per effettuarne il collaudo; nel 2011 il collaudo veniva autorizzato arrestandosi però alla seconda fase;

   successivamente nel 2013 il consorzio richiedeva all'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia – Eipli, la concessione di circa 7 milioni di metri cubi di acqua, provenienti dalle condotte a monte dell'invaso, per il completamento della terza e ultima fase del collaudo per la messa in esercizio della diga;

   a tale richiesta non è stato dato seguito a causa della necessità di eseguire un intervento di manutenzione del canale a cielo aperto che adduce l'acqua al Sinni, danneggiato a seguito degli eventi atmosferici del 2011, e i cui lavori rientrano nell'ambito di competenza dell'Ente irrigazione; l'intervento di bonifica e ripristino di alcune tratte collassate della seconda parte in canale a cielo libero del secondo tronco dell'acquedotto del Sinni è stato finanziato dalla Giunta regionale della regione Puglia con deliberazione n. 1714 del 30 ottobre 2017, per un importo di 2,9 milioni di euro, a valere sui fondi Fsc 2014-2020 del patto per la Puglia;

   secondo quanto appreso, l'Eipli aveva, peraltro, segnalato che il termine stabilito per l'esecuzione dei predetti lavori appariva congruente con il termine ultimo per la chiusura della concessione e la rendicontazione della spesa da parte della regione, fissato al 31 dicembre 2020;

   dopo una serie di solleciti nel 2019 il consorzio, tramite l'attuale commissario, ha presentato un ricorso al Tribunale regionale delle acque contro l'Ente teso ad ottenere il risarcimento del danno per la mancata erogazione dei necessari quantitativi d'acqua per il completamento del collaudo dell'invaso –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito ai tempi previsti per l'ultimazione del collaudo dell'invaso del Pappadai e alle cause che attualmente ostano all'effettiva entrata in funzione di un'opera che aiuterebbe tutto il settore agricolo del Salento;

   se il Governo non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di rendere possibile l'effettiva messa in esercizio dell'opera, anche valutando la sussistenza dei presupposti per procedere alla nomina di un commissario governativo.
(4-00611)


   ZANELLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'approvazione dei commi 447 e 448, articolo 1, legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023), è stata novellata la legge quadro 11 febbraio 1992 n. 157, in materia di «Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio», attuativa della direttiva 2009/147/CE e 92/43/CEE;

   questo permette l'attività venatoria e prelievo di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto: gli animali uccisi si possono anche mangiare;

   a nulla sono valse le proteste delle associazioni ambientaliste e l'allarme degli esperti in sicurezza alimentare nel denunciare il possibile aumento di zoonosi, cioè patologie trasmissibili dagli animali selvatici a quelli domestici e all'essere umano, e nel caso del cinghiale alla brucellosi, alla tubercolosi e alla trichinellosi. Quest'ultima si contrae mangiando carni crude o poco cotte;

   pochi giorni fa è scattato l'allarme trichinosi con dieci infettati a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, tutti finiti in ospedale, tra questi anche una bimba. Un numero che, nelle prossime ore, potrebbe salire poiché si è in attesa dei referti di altri residenti che avrebbero accusato sintomi della malattia, come diarrea, dolori muscolari e febbre;

   la presenza della trichinella è stata accertata dalle analisi della Asl di Foggia e subito sono scattati i controlli nelle macellerie della zona con prelievi di campioni;

   la trichinosi è causata da vermi cilindrici appartenenti al genere trichinella un parassita che inizialmente si localizza a livello intestinale, per poi dare origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano. Non è una malattia mortale anche se può causare problemi a chi è affetto da altre gravi patologie;

   il parassita è in grado di infettare i mammiferi, gli uccelli e i rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori, come maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto e, appunto, l'uomo;

   dopo la segnalazione dei casi di trichinosi nell'uomo, il servizio veterinario di igiene degli alimenti di origine animale dell'Asl di Foggia ha avviato una capillare attività di controllo e verifica dei prodotti alimentari con sospetta infestazione da trichinella;

   per prevenire l'infezione bisogna evitare il consumo di carne cruda o poco cotta di suino, equino o cinghiale che non siano state sottoposte preventivamente a controlli veterinari –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, intendano adottare al fine di circoscrivere una possibile espansione dell'infezione da trichinella;

   se il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste non ritenga di dover immediatamente adottare iniziative di competenza volte a sospendere l'attività venatoria e il consumo di carni di animali selvatici.
(4-00613)

DISABILITÀ

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per le disabilità, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del 5 luglio 2021, «Istituzione della piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni unici» è stato digitalizzato il Cude;

   tale personale «Contrassegno unificato disabili europeo» rilasciato ai sensi dell'articolo 381, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, era già stato previsto, nel nuovo formato, dal decreto del Presidente della Repubblica 30 luglio 2012, n. 151 («Regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, concernente il regolamento di esecuzione e attuazione del Nuovo codice della strada, in materia di strutture, contrassegno e segnaletica per facilitare la mobilità delle persone invalide»);

   la digitalizzazione con l'uso di un microchip, oltre all'istituzione, all'interno dell'Archivio nazionale dei veicoli di cui all'articolo 226 del Codice della strada, della piattaforma unica nazionale informatica dei contrassegni unici, di cui all'articolo 1, comma 489, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, potrà permettere un avanzamento nei diritti delle persone con disabilità;

   infatti, i dati di ogni Cude, inseriti ed aggiornati, ai sensi dell'articolo 2 comma 1) del menzionato decreto, dagli stessi uffici comunali preposti al rilascio dei Cude, potranno essere scambiati fra le diverse autorità competenti, in un modo coerente con la normativa posta a tutela della protezione dei dati ultrasensibili, e permettere ai titolari ed aventi diritto di circolare liberamente dove a loro concesso, anche se vietato agli altri utenti, e di farlo su tutto il territorio nazionale e su quello dell'Unione europea, con un sistema di verifiche e passaggi snello e finalmente non stressante per le persone;

   il punto critico consiste nell'implementazione del sistema. Ad oggi, si procede attraverso comuni aderenti ad una fase di sperimentazioni. È solo chi risiede in uno di questi comuni a potersi spostare verso un altro comune, a sua volta aderente alla sperimentazione, senza dover comunicare in anticipo l'ingresso in aree a traffico limitato o in altre strade soggette a limitazioni; solo in questi comuni, infatti, il sistema elettronico di lettura targhe saprà riconoscere la targa associata al Cude dell'altro comune;

   è necessario che il sistema, e quindi la piattaforma, sia implementata da tutti i comuni, in rete, nel più breve tempo possibile. L'accesso al registro è infatti l'unico modo per verificare, oltre che con i palmari assegnati e da parte dei diversi operatori in strada, anche a cura dei varchi elettronici, i veicoli (e quindi le persone) alle quali non devono essere elevate contravvenzioni –:

   in che modo si intenda monitorare ed incentivare l'estensione rapida del registro Cude e quindi l'attivazione del sistema, progressivamente, in tutti i comuni italiani.
(2-00098) «Quartini, Marianna Ricciardi, Amato, Fede, Morfino».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BAKKALI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Piano di sviluppo strategico della Zls Emilia-Romagna è stato adeguato come da richiesta del Ministro per il sud e la coesione territoriale;

   il Piano di sviluppo strategico della Zls Emilia-Romagna è stato approvato con delibera dell'assemblea legislativa del 2 febbraio 2022 e quindi il 25 febbraio 2022 il presidente della regione ha inviato alla Presidenza del Consiglio dei ministri la proposta di istituzione della ZLS E-R;

   successivamente, la Presidenza del Consiglio dei ministri-Ministro per il sud e la coesione territoriale con nota protocollata (prot. 0001648/2022, del 9 settembre 2022), ha inviato la richiesta di apportare piccole modifiche alla proposta d'istituzione della ZLS E-R;

   tale richiesta riportava la nota del Capo ufficio legislativo delle finanze Cons. Glauco Zaccardi (prot. num. 9987/2022) con evidenziate le rettifiche da apportare. La regione ha trasmesso al Ministero per il sud e la coesione territoriale una nuova versione del Piano di sviluppo strategico (Ns. Prot. 07/10/2022.1018061.U), nella quale sono state recepite tutte le modifiche proposte;

   successivamente la regione Emilia-Romagna ha ricevuto per le vie brevi conferma dell'avvenuta trasmissione in data 12 ottobre 2022, per il dovuto concerto, della versione emendata del Piano di sviluppo strategico da parte del gabinetto del Ministro per il sud e la coesione territoriale ai gabinetti del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   si è avuta inoltre conferma che i Ministeri per il sud e la coesione territoriale e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno accolto le modifiche proposte: rimarrebbero quindi da esprimere le valutazioni di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze. Dopodiché, ai sensi dell'articolo 1, comma 63, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, la ZLS dovrà essere istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per il sud e la coesione territoriale di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro dell'economia e delle finanze in relazione alla questione esposta in premessa e se non intenda con urgenza esprimere le valutazioni di competenza al fine di consentire l'istituzione della Zls con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-00607)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELUFFO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i servizi di tutela sono i servizi di fornitura di energia elettrica e gas naturale con condizioni economiche e contrattuali definite dall'Arera destinati ai clienti finali di piccole dimensioni che non abbiano ancora scelto un venditore nel mercato libero;

   la legge 4 agosto 2017, n. 124 ha previsto il progressivo passaggio dal mercato tutelato a quello libero, prevedendo le date dalle quali i servizi di tutela di prezzo non saranno più disponibili. Per la fornitura di energia elettrica delle piccole imprese e delle microimprese con potenza impegnata superiore a 15 kW, la tutela di prezzo è terminata il 1° gennaio 2021. Al fine di garantire la continuità della fornitura alle piccole imprese che si trovano senza un contratto nel mercato libero a partire dal 1° gennaio 2021, l'Autorità ha definito la regolazione del Servizio a tutele graduali: le altre microimprese e la generalità dei clienti non domestici (es. i condomini) dal 1° gennaio 2023 non possono più essere riforniti stabilmente nel servizio di maggior tutela;

   per questi clienti è stata prorogata al 1° aprile 2023 la data di attivazione del servizio a tutele graduali e nel periodo tra il 1° gennaio 2023 e il 1° aprile 2023 coloro che ancora non hanno scelto un venditore del mercato libero sono serviti transitoriamente ancora dal proprio esercente la maggior tutela, alle stesse condizioni attive, garantendo così la continuità della fornitura;

   per le famiglie, sia per l'elettricità che per il gas (e per i condomini riguardo all'uso domestico per il gas), il superamento della tutela di prezzo è invece previsto entro il 10 gennaio 2024, data entro la quale verrà assegnato il servizio a tutele graduali ai clienti domestici che in quel momento non avessero ancora scelto un fornitore del mercato libero, garantendo la continuità della fornitura di elettricità;

   per la corrente elettrica utilizzata nelle parti comuni di un condominio (cortile, cantine, garage, scale, ascensori, pompe, cancelli elettrici) e per le utenze al servizio di qualsiasi attività associativa ovvero di volontariato, la fine della tutela non è prevista per il 10 gennaio 2024 ma tra meno di due mesi, essendo queste tipologie di utenze assimilate alle microimprese: dunque dal 1° aprile 2023 è prevista la fine del mercato tutelato dell'elettricità per i condomini (ma non solo, visto che anche i luoghi di culto e tutte le associazioni, ivi comprese quelle no profit, a causa del mancato chiarimento della corretta definizione di cliente domestico sono considerate microimprese);

   si tratta di una disparità di trattamento ad avviso dell'interrogante assurda e inspiegabile e soprattutto un aggravio di spesa per le famiglie già stremate dal caro bollette, atteso che, secondo gli ultimi dati Istat disponibili, da dicembre 2021 a dicembre 2022 l'energia elettrica nel mercato libero è rincarata del 219,3 per cento contro il 91,5 per cento del mercato tutelato, meno della metà;

   è dunque urgente sia una modifica legislativa dell'articolo 1, commi 59 e 60 della legge 4 agosto 2017, n. 124, che rimedi a quello che appare all'interrogante una palese ingiustizia, portando la scadenza del mercato tutelato della luce al 10 gennaio 2024 anche per chi non risulta ufficialmente cliente domestico ma che certo non rientra nella definizione di impresa, sia una revisione dei criteri oggettivi inerenti alle forniture e gli usi di beni e servizi per i condomini, che risultano essere particolarmente penalizzanti in alcuni casi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative il Governo intenda porre in essere per assicurare ai condomìni e ai condòmini italiani la maggiore riduzione possibile del costo finale di elettricità e gas per uso domestico.
(5-00497)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del giorno 11 febbraio 2023, è stata distrutta la fontanella monumentale del lungomare di Ostia Levante sita all'altezza di Piazza Sirio;

   invero, il grave danno è l'ennesimo atto di vandalismo e di devastazione urbana che, da ormai troppo tempo, si verificano nel X Municipio di Roma e, più in generale, nelle periferie di tutte le città italiane, un'azione brutale e incomprensibile commessa da ignoti responsabili;

   lo stato di degrado in cui versano da tempo le periferie del nostro Paese, destando allarme e preoccupazione, costituisce, dunque, una vera e propria emergenza sociale che i cittadini ritengono ormai intollerabile, e che, pertanto, non può più essere ignorata dalle istituzioni;

   ciò a fronte di un impegno costante delle forze dell'ordine, che si adoperano quotidianamente e con sacrificio nell'espletamento del loro servizio nonostante le difficoltà dovute principalmente a carenze di personale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per scongiurare il perpetrarsi di atti di vandalismo e devastazione urbana e, così facendo, incrementare il livello di sicurezza di tutte le periferie italiane.
(4-00608)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni tutte le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco della provincia di Livorno stanno denunciando pubblicamente e con forza carenza di personale e di mezzi;

   tale situazione, che vede il corpo dei vigili del fuoco operare con mezzi inadeguati alle esigenze di soccorso, rischia di mettere a repentaglio l'incolumità pubblica e dei soccorritori stessi;

   l'ultimo episodio riguarda l'autoscala assegnata al comando di Livorno che è stata ritirata e sostituita con un mezzo del 1989;

   inoltre, la conferma da parte dell'attuale Governo della decisione di installare una nave rigassificatrice nel porto all'interno della città di Piombino, dove vi è carenza di personale dei vigili del fuoco, non vi è un distaccamento portuale del corpo, non esiste ancora un mezzo nautico dei vigili del fuoco nel porto, non sono state potenziate adeguatamente le attrezzature in relazione ai rischi legati alla presenza del rigassificatore, andando contro ogni logica di sicurezza, dimostra – a parere dell'interrogante – l'insensibilità politica ed istituzionale dell'esecutivo pro tempore ad affrontare nodi reali;

   le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco di Livorno denunciano come l'autoscala del 1989 assegnata al comando di Livorno non sia in grado di poter sostenere i carichi di lavoro richiesti, con il serio rischio di un cedimento durante una qualsiasi operazione di soccorso, come già si è verificato con l'incendio di un mezzo leggero antincendio dovuto ad un guasto meccanico, ultimo di innumerevoli altri guasti dovuti all'usura di mezzi vetusti;

   ulteriore paradosso è che l'amministrazione è oggi costretta a dover formare nuovo personale, con tutte le spese annesse, per mezzi obsoleti e ad affrontare onerose manutenzioni straordinarie per mezzi ormai logori al fine di renderli idonei;

   tra pochissimi mesi la città di Livorno si troverà ad avere solamente una squadra operativa formata da 5 vigili del fuoco, data l'ormai endemica carenza di personale che espone la cittadinanza ad un grave rischio per la loro incolumità nonché l'impossibilità di garantire soccorsi adeguati;

   anche i dispositivi di protezione individuali sono carenti e inadeguati;

   senza nuovi automezzi, aumento di organico qualificato, corretta gestione dei magazzini vestiario, investimenti mirati sulla formazione del personale, il corpo dei vigili del fuoco a breve non sarà più in grado di garantire un completo ed efficace servizio;

   anche il distaccamento di Piombino presenta molte criticità nonostante all'interno della città siano presenti numerose industrie a rischio di incidente rilevante e molte delle quali hanno uno sbocco strategico sul porto di Piombino;

   una relazione tecnica realizzata per Piombino da ingegneri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in base all'indice di rischio evidenziava la necessità di predisporre un distaccamento portuale dei vigili del fuoco permanente, composta da 29 unità, ma tale struttura non ha mai visto la luce;

   al momento, non è presente neanche un mezzo nautico dei vigili del fuoco per mitigare possibili incendi o per dare supporto in caso di necessità alle numerose imbarcazioni che transitano davanti al porto stesso, o portare soccorso via mare in zone di balneazione impervie;

   l'installazione di una nave rigassificatore in piena area portuale, inquadrata come attività a rischio rilevante, andrà fisiologicamente ad aumentare la componente del rischio per la cittadinanza e per i vigili del fuoco;

   l'auspicato passaggio a categoria superiore richiesto dalle organizzazioni sindacali, garantirebbe al distaccamento di Piombino di avere un'autonomia operativa molto superiore, potendo garantire, con un numero congruo di vigili del fuoco adeguati soccorsi sia terrestri che marittimi, specialmente in vista dell'installazione del rigassificatore –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per individuare soluzioni idonee alle problematiche e ai rischi denunciati dalle organizzazioni sindacali.
(4-00610)


   MAIORANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Capo della Polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza del 16 maggio 2022 è stato indetto il concorso pubblico per l'assunzione di 1381 allievi agenti della Polizia di Stato riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno o quadriennale ovvero in rafferma annuale in servizio o in congedo, poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – 4a serie speciale «Concorsi ed esami» del 20 maggio 2022;

   all'esito delle prove concorsuali, con decreto del 2 novembre 2022, la direzione centrale del dipartimento di pubblica sicurezza ha approvato la graduatoria di merito dei candidati vincitori del concorso;

   a fronte di detti candidati vincitori, ulteriori 155 candidati hanno superato con successo tutte le prove risultando idonei, ma non vincitori del concorso;

   alla già gravissima carenza di organico di cui soffrono i ruoli della polizia di stato si aggiungerà nel breve periodo il pensionamento di circa 30.000 unità di personale;

   il numero dei candidati idonei rimasto esclusi dal 220° Corso di formazione per allievi agenti della Polizia di Stato è esiguo (allo stato attuale circa 141 giovani, a seguito dello scorrimento previsto dall'articolo 18 del bando) e, pertanto, non rappresenta un costo eccessivamente gravoso per le finanze dello Stato;

   trattasi di militari in ferma prefissata già formati e con esperienza (missioni all'estero, attività operative, attività di controllo congiunto con le Forze dell'Ordine) i quali desiderano poter continuare a servire lo Stato italiano nei ruoli della Polizia di Stato e per alcuni di essi questa rappresenta l'ultima possibilità per limiti di età;

   in passato, per casi analoghi, si è provveduto diverse volte all'ampliamento dei posti o allo scorrimento della graduatoria;

   nella legge di bilancio 2023 e nel decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (cosiddetto Milleproroghe), sono stati stanziati fondi per «assunzioni in deroga» alle normali facoltà assunzionali, anche in previsione degli eventi che si terranno in Italia nei prossimi anni (giubileo, giochi olimpici) e in ragione dell'allarme sicurezza lanciato dal Capo della Polizia –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative di competenza per lo scorrimento della graduatoria o per un eventuale ampliamento dei posti, al fine di ammettere i 141 candidati risultati idonei non vincitori del concorso al 220° corso di formazione, ovvero al primo corso utile per allievi agenti della Polizia di Stato.
(4-00612)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   AIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è pubblicamente noto che, nonostante l'attenzione rivolta attraverso precedenti interrogazioni parlamentari e l'interessamento costante dei mass media, le problematiche inerenti alla cattiva gestione delle strutture residenze sanitarie assistenziali in Sicilia siano lontane dal trovare una soluzione. Ingerenze e condotte condannate dalle sigle sindacali di categoria sono culminate in una nota ufficiale da parte dell'assessore regionale alla salute destinata ai commissari straordinari delle Asp siciliane, ove l'assessorato richiede a quest'ultimi di svolgere attività di vigilanza e controllo al fine di verificare il rispetto degli obblighi assunti dalle Rsa in relazione alla convenzione stipulata con il sistema sanitario regionale. In particolare i sindacati di categoria rendono noti numeroso episodi di violazioni dei diritti dei lavoratori, quali: personale infermieristico inferiore anorganico previsto da normativa; accredito degli emolumenti stipendiali irregolare con casi di omesso riconoscimento della tredicesima mensilità; dipendenti con salari arretrati pendenti da novembre; irregolarità nel versamento dei contributi previdenziali Inps; Rsa in cui il personale sanitario oltrepassa le 300 ore lavorative mensili; omesso versamento delle quote associative sindacali; omessi versamenti alle società finanziarie per i lavoratori che hanno stipulato la cessione del quinto, causando agli stessi l'iscrizione nei registri dei cattivi pagatori;

   quanto sopra esposto risulta essere pratica comune in molteplici strutture convenzionate, che per prendersi cura dei degenti ospitati, riscuotono regolarmente con cadenza mensile decine di milioni di euro dal Sistema sanitario regionale;

   ci si chiede come sia possibile che, nonostante le precedenti interrogazioni parlamentari e le direttive dell'assessorato regionale, non sia stata istituita ancora alcuna attività di controllo e verifica, al fine di garantire un servizio efficiente e qualitativo per i degenti ospiti nelle strutture, e il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati come personale sanitario –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri interrogati intendano porre in essere, per quanto di competenza e di intesa con la regione, al fine di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori impiegati nelle Rsa della Regione Siciliana.
(4-00609)


   GHIRRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 1° ottobre 2021 l'istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) bandiva un concorso pubblico per titoli ed esami per 1858 consulenti di protezione sociale, area C, posizione economica C1, la cui graduatoria finale è composta da 5383 idonei;

   nonostante la necessità di rafforzare i presidi territoriali della Sardegna, dove anche per via della grave crisi che affligge il tessuto sociale ed economico la domanda di servizi è in costante aumento, la dotazione di nuovo personale prevista è del tutto inadeguata; sono state infatti solo n. 41 per l'intera regione le unità aggiuntive previste per la mobilità di funzionari già in servizio, pari allo 0,87 per cento del totale nazionale di n. 4.694 posti, numero insufficiente testimoniato anche dal fatto che la Sardegna è stata l'unica regione a non aver soddisfatto tutte le richieste pervenute;

   il fabbisogno previsto nelle ultime immissioni in ruolo appare del tutto insufficiente sia in termini di comparazione con le altre regioni – dove in relazione a territori con popolazione ben inferiore sono state assegnate risorse umane in quantità nettamente superiori a quelle individuate per la Sardegna – sia in rapporto alle concrete necessità di funzionamento delle varie sedi locali sarde;

   se anche si considera l'immissione in ruolo delle ulteriori 4.843 unità previste, che assegnano all'Isola 63 nuove figure professionali, non si può non sottolineare l'iniquità nella attribuzione del personale, visto che Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna risultano estremamente penalizzate rispetto al resto d'Italia;

   in Sardegna alcune sedi sono drammaticamente sottodimensionate, come le direzioni provinciali di Cagliari e Sassari, altre – quali Carbonia, Senorbì, Lanusei, Macomer, Siniscola, Sorgono, Ghilarza, Alghero, Ozieri e Tempio Pausania, dove non si prevede alcuna integrazione di personale – non sono spesso in grado di fornire i servizi richiesti e i cittadini sono costretti a raggiungere i presidi presenti in altri comuni per poter sbrigare le proprie pratiche;

   l'Inps ha un ruolo essenziale nell'erogazione di prestazioni la cui domanda è in continua crescita, ma la cronica carenza di risorse umane – passato in Sardegna da 980 unità del 2013 a 658 del 2021 (-32 per cento) – ha raggiunto un livello critico tale da riverberarsi, oltre che sui carichi di lavoro degli organici attuali, sulla stessa efficienza dei servizi somministrati ai cittadini;

   soprattutto per le sedi periferiche, la sottostima del fabbisogno di personale rischia di pregiudicare la sopravvivenza delle stesse, con la conseguenza di sottrarre alle aree marginali della Sardegna, che quotidianamente lottano contro l'isolamento e lo spopolamento continuo, ancora una volta uffici e servizi pubblici che dovrebbero invece rappresentare un imprescindibile presidio statale proprio nelle zone periferiche del Paese;

   il livello di produttività degli uffici isolani risulta essere insufficiente proprio per la cronica carenza di personale, così andando a inficiare la qualità dei servizi offerti ai cittadini, tanto da far diventare il caso Sardegna un esempio negativo su scala nazionale;

   l'ampliamento della platea dei vincitori di concorso consentirebbe, peraltro, a tante e tanti idonei sardi di poter rimanere a lavorare sull'Isola, senza doversi separare dalle proprie famiglie e dai propri cari o essere persino costretti a rinunciare al posto di lavoro –:

   come si sia modificato il quadro rispetto al giorno in cui in risposta all'interrogazione 3-00027 il Sottosegretario Durigon dichiarava che il piano del fabbisogno dell'ente non era ancora stato approvato in via definitiva e che si sarebbe tenuto conto delle esigenze dei territori;

   se, come annunciato dal Sottosegretario, i bandi di mobilità abbiano reso possibile un riequilibrio della distribuzione del personale;

   quali iniziative intenda assumere per sostenere un doveroso riequilibro nella dotazione di personale nelle varie sedi sarde, anche in un'ottica comparata con il resto delle regioni e tenendo conto della necessità di preservare la capillarità territoriale degli uffici.
(4-00614)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AIELLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato stampa della Cgil Palermo si evince che il comune di Casteldaccia da 12 anni non applica ai suoi dipendenti il contratto collettivo decentrato della funzione pubblica. In pratica, alcune figure, come i vigili urbani, perdono anche fino a un massimo di 10 mila euro l'anno di indennità aggiuntive rispetto ai loro colleghi italiani. Nella giornata del 6 marzo 2023 si è svolta un'assemblea della Cgil e della Fp Cgil, nella sede comunale, con i dipendenti e i precari in attesa di stabilizzazione del comune di Casteldaccia. Alla conclusione dell'assemblea con il personale, è stato dichiarato lo stato di agitazione. A seguito di tale assemblea sindacale i dipendenti del comune di Casteldaccia chiedono all'amministrazione comunale che, prima possibile, si regolarizzi la situazione contrattuale, costituendo il fondo per la contrattazione decentrata che non è mai stato costituito dal 2012 a oggi. Considerato che il comune di Casteldaccia è l'unico degli 8.500 comuni italiani a non avere garantito per 12 anni il contratto decentrato ai lavoratori e che occorre quantificare le somme, verificare i residui e in base a quello adattare il contratto decentrato nuovo, adeguandolo alle esigenze dei servizi e alle aspettative –:

   quali iniziative per quanto di competenza il Governo intenda porre in essere, anche ai sensi dell'articolo 60 comma 6 del decreto legislativo n. 165 del 2001 al fine di tutelare e garantire i diritti dei lavoratori del comune di Casteldaccia, la corretta applicazione del Ccnl e il recupero delle somme ad essi dovute.
(5-00496)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16, comma 4 del decreto-legge 29 dicembre 2022 n. 198 convertito con legge 24 febbraio 2023 n. 14 ha disposto una proroga fino al 2024 di tutte le concessioni di impianti sportivi comunali affidati a A.s.d. e S.s.d. per consentirgli di ripianare i danni economici prodotti dalla pandemia COVID-19;

   nonostante questa norma molto chiara e precisa, che nell'intendimento del legislatore ha una valenza erga omnes su tutte le fattispecie di concessioni di impianti sportivi comunali, alcune amministrazioni comunali avrebbero già iniziato ad inviare lettere alle società sportive con cui si comunica la non applicabilità della norma sopra richiamata per quelle che, ad avviso dell'interrogante, sono motivazioni speciose e giuridicamente infondate;

   uno di questi casi riguarderebbe anche Roma Capitale –:

   se non si ritenga urgente adottare iniziative di competenza, anche attraverso un'apposita circolare, la ratio della norma che non può essere lasciata alle soggettive interpretazioni dei vari dirigenti o funzionari comunali.
(3-00235)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Ciocchetti e altri n. 1-00066, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Giagoni.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Auriemma altri n. 2-00096, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 marzo 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Onori, Caso, Carotenuto, Orrico.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-00599 del 6 marzo 2023.