Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 7 marzo 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il 9 dicembre 2022 la procura federale belga ha avviato un'indagine tuttora in corso su accuse di riciclaggio di denaro, corruzione e partecipazione a un'organizzazione criminale e in tale contesto 2022 sono stati effettuati diversi arresti e perquisizioni che hanno interessato attuali ed ex deputati del Parlamento europeo e collaboratori;

    le forze di polizia hanno sequestrato ingenti somme di denaro in possesso di persone sospettate a seguito di perquisizioni nelle loro abitazioni e, secondo quanto emerge dalle indagini, questo denaro sembra essere collegato a tentativi da parte del Qatar di influenzare il processo decisionale dell'Unione europea su dossier considerati di particolare interesse. Consta, inoltre, che anche il Marocco avrebbe tentato di influenzare i deputati, gli ex deputati e il personale del Parlamento europeo attraverso atti di corruzione;

    si condanna con la massima fermezza qualsiasi tentativo di influenzare le decisioni dell'Unione europea e degli Stati membri attraverso atti di corruzione: questo costituisce una grave ingerenza straniera nei processi democratici dell'UE e la gravità e l'ampiezza delle indagini in corso impongono rigore e massima collaborazione nella ricostruzione di quanto accaduto;

    si considera che la fiducia nell'integrità delle istituzioni e nello Stato di diritto è fondamentale per il funzionamento della democrazia ed è essenziale garantire che i processi democratici non siano orientati da interessi privati ed esterni e che i diritti dei cittadini siano pienamente rispettati;

    si sottolinea con estrema preoccupazione come questi fenomeni corruttivi abbiano potuto determinare una posizione debole nella doverosa e inderogabile difesa dei diritti umani. Va rilevata, inoltre, la mancata osservanza da parte del Qatar della sua responsabilità primaria di tutelare i diritti umani e i diritti dei lavoratori migranti sul suo territorio, anche a causa dell'insufficiente protezione legislativa. Si ricorda, in particolare, che il Qatar non consente l'organizzazione dei sindacati e non ha ratificato le convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro e appare, quindi, necessario chiedere l'avvio di un'indagine internazionale, sotto la direzione delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione internazionale del lavoro, sul lavoro forzato svolto dai lavoratori migranti in Qatar;

    tra i dossier di interesse c'è la liberalizzazione dei visti per il Qatar e che tale esenzione si configurerebbe in aperta violazione dell'articolo 1 del regolamento (UE) 2018/1806, dove si chiarisce che il rispetto dei diritti umani è una condizione che deve essere presa in considerazione prima di offrire l'esenzione dal visto a un Paese terzo;

    si condannano fermamente le gravi e diffuse violazioni dei diritti dei lavoratori migranti e dei diritti umani verificatesi in preparazione della Coppa del mondo Fifa del 2022 in Qatar, tra cui la restrizione della libertà di circolazione, la restrizione dell'accesso alla giustizia, l'obbligo di pagare tasse di assunzione, il pagamento tardivo e il mancato pagamento dei salari e la restrizione della libertà di associazione, nonché la mancata applicazione di norme accettabili in materia di salute e sicurezza sul lavoro che ha portato a numerosi ferimenti e decessi;

    si evidenzia che l'azione corruttiva del Marocco sarebbe stata finalizzata a influenzare le decisioni dell'Unione europea su dossier importanti come gli accordi commerciali sui prodotti agricoli e di pesca sottoscritti nel 2019. Nel 2021 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato illegittimi questi accordi in quanto conclusi senza il consenso della popolazione del Sahara occidentale e dei suoi legittimi rappresentanti. Si deplora il mancato riconoscimento da parte del Marocco dell'integrità territoriale del Sahara occidentale e del diritto di autodeterminazione del popolo Saharawi e si ribadisce la necessità del riesame degli accordi commerciali sui prodotti agricoli e di pesca col Marocco, riconoscendo la sovranità del Sahara occidentale e dei suoi legittimi rappresentanti. Si sottolineano le grandi lacune sul rispetto dei diritti umani in Marocco e si ricorda che, tra le altre violazioni, è stato fatto uso di dispositivi di sorveglianza illegali e, in particolare, dello spyware Pegasus per spiare oppositori politici e difensori dei diritti umani;

    l'interferenza straniera nei processi democratici è un fenomeno vasto e complesso che si sviluppa a diversi livelli e con diverse strategie. Anche altri Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, possono svolgere un'intensa attività di relazione e di reclutamento di élite ed esponenti politici europei con svariate forme e iniziative, come ad esempio il «Future Investment Initiative Institute», e mettendo in campo notevoli investimenti economici. Tali attività potrebbero, anche in un contesto di piena legalità, essere volte a condizionare l'agenda politica dell'Unione europea e dei suoi Stati membri e a coprire le evidenti carenze sul rispetto dei diritti umani in quei Paesi;

    si considera, quindi, necessario il rigoroso e il costante rispetto dei diritti umani e dei diritti del lavoro nella definizione delle relazioni internazionali e la creazione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante nel diritto internazionale in materia di diritti umani, al fine di regolamentare le attività delle società transnazionali e di altre imprese commerciali e di garantire l'accesso alla giustizia in tutto il mondo, in particolare affrontando gli ostacoli transnazionali al ricorso giurisdizionale con cui si confrontano le persone interessate;

    si ritiene che un opportuno rafforzamento dei meccanismi di trasparenza e delle norme volte a garantire l'integrità del processo decisionale a tutti i livelli istituzionali possa contribuire a prevenire il verificarsi di fenomeni corruttivi simili. Si esprime preoccupazione per i potenziali conflitti di interesse causati dai lavori secondari dei deputati, in particolare quando essi fungono da dirigenti, sono membri di consigli di amministrazione o di comitati consultivi di banche, società multinazionali o società quotate in borsa, o svolgono per le stesse il ruolo di consulenti. Si ritiene, inoltre, necessario limitare il fenomeno delle cosiddette «porte girevoli», ovvero il passaggio di esponenti di Governo, deputati, ma anche di funzionari e dirigenti pubblici dalle istituzioni ad aziende private, anche introducendo commisurati periodi di incompatibilità,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo la massima collaborazione alle indagini della procura federale belga e ad ogni altra azione volta alla ricostruzione di quanto accaduto, anche al fine di accertare e ricostruire il tentativo di condizionare l'agenda politica dell'Unione europea e dei suoi Stati membri diretto anche a coprire le evidenti violazioni del rispetto dei diritti umani in quei Paesi;

2) a promuovere iniziative, nelle competenti sedi europee, in merito al rafforzamento dei meccanismi di trasparenza e di integrità dei processi democratici;

3) a sostenere e promuovere, nelle competenti sedi europee, il rafforzamento dei meccanismi di trasparenza e delle norme volte a garantire l'integrità del processo decisionale a tutti i livelli istituzionali, al fine di contribuire a prevenire il verificarsi di fenomeni corruttivi, con particolare riguardo alla prevenzione di potenziali conflitti di interesse che possano anche essere causati da cariche o ruoli societari che i parlamentari possono ricoprire, sostenendo e promuovendo, nelle competenti sedi europee, anche la limitazione del cosiddetto fenomeno «porte girevoli», ovvero il passaggio di esponenti di Governo, di istituzioni europee, di parlamentari, ma anche di funzionari e dirigenti pubblici, dalle istituzioni ad aziende ed enti privati, anche introducendo commisurati periodi di incompatibilità.
(1-00085) «Zanella, Grimaldi, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    la parità di genere è uno dei valori fondanti dell'Unione europea, al centro della Strategia per la parità di genere 2020-2025 e riconosciuta dai piani di ripresa e resilienza adottati dai Governi degli Stati che ne fanno parte;

    a leggere la 7a edizione del rapporto «Le equilibriste. La maternità in Italia 2022» di Save the Children, però, le donne sono «le ultime ad entrare, le prime ad uscire» dal mondo del lavoro, e quando prende forma la decisione di avere un figlio, diviene ancora più larga la forbice salariale tra donne e uomini, oltre alle penalizzazioni che la maternità porta con sé (motherhood penalty o child penalty gap);

    in Italia, il principale ostacolo pratico al raggiungimento della parità è ancora costituito dal fatto che lavorare è un'impresa impossibile per le donne che fanno figli, lo smart working è ancora troppo poco utilizzato e il lavoro di cura e domestico sono ancora a carico della famiglia e troppo spesso esclusivamente a carico delle donne stesse;

    sempre secondo il rapporto Mamma citato, nel 2020 sono state più di 30 mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni dal proprio posto di lavoro;

    stando poi ai dati relativi all'indice sull'uguaglianza di genere (Gender equality index), pubblicati a ottobre scorso dall'European Institute For Gender Equality (Eige), il 66 per cento delle donne dedica abitualmente da una a quattro ore al giorno a compiti di assistenza facendo affidamento in minima parte alle strutture residenziali;

    ancora, secondo il rapporto Istat di settembre 2022, il gap di genere tra gli occupati era pari a 18 punti percentuali, il tasso di disoccupazione a 9,2 per le donne contro 6,8 per gli uomini e i tassi di inattività a 43,3 punti per le donne contro 25,3 per gli uomini. In parallelo, l'analisi dei dati Inps sull'andamento dei contratti attivati nel primo semestre 2022, ha confermato lo scenario di una crescita del lavoro femminile all'insegna della precarietà e della debolezza contrattuale, del regime orario ridotto e conseguentemente di minori redditi;

    il gap di genere e le discriminazioni, anche sul luogo di lavoro, possono essere contrastati solo capendo che le stesse hanno radici sociali e culturali profonde e si diffondono trasversalmente in ogni settore. La sottorappresentazione delle donne nel mondo del lavoro caratterizza anche il comparto innovazione. Nel report 2020 dell'UNESCO «Artificial intelligence and gender equality» si legge che «algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale hanno il potere di diffondere e rafforzare stereotipi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale. Conseguentemente, l'impatto negativo che tali tecnologie possono avere sull'occupazione delle donne è quanto mai reale se pensiamo che, negli Stati Uniti, il 72 per cento dei CV non viene letto da occhio umano»;

    per troppo tempo, la mancanza cronica di servizi di assistenza accessibili, economici e di qualità ha rappresentato nell'Unione europea un ostacolo significativo alla piena partecipazione delle donne a tutti gli aspetti della vita economica, sociale, culturale e politica. Le politiche di assistenza e l'offerta di servizi di cura sono quindi le precondizioni per raggiungere la parità tra (tutte) le donne e gli uomini;

    le risultanze dell'ultimo Gender policies report dell'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (Inapp) evidenziano come il tema del lavoro domestico presenti diverse implicazioni di genere, non solo perché il settore rappresenta il pilastro dell'assistenza del Paese, ma soprattutto perché si configura quale bacino occupazionale altamente femminilizzato e al contempo caratterizzato da forti elementi di precarietà, basse tutele e bassi salari e da una significativa incidenza del lavoro sommerso. Il settore è tra l'altro in costante crescita: a oggi rileva circa 2 milioni di famiglie quali datori di lavoro e una crescente domanda, particolarmente volta a sostenere le più disparate esigenze di cura delle famiglie;

    un elemento di importante novità è certamente rappresentato dal recente recepimento nel nostro ordinamento della direttiva europea 2019/1158/UE, attraverso il decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105, con cui è stata finalmente messa a sistema la disciplina sul congedo di paternità obbligatorio con una durata pari allo standard minimo fissato a livello europeo, l'estensione ai padri del divieto di licenziamento per la durata del congedo e l'introduzione di meccanismi sanzionatori per i datori di lavoro al fine di garantire la fruibilità del diritto;

    il divario di genere è presente anche nella misura dei compensi e dei salari. A tal proposito, il Global Gender Gap Report, nell'edizione 2021, riporta un gap per l'Italia del 12 per cento (che sale al 30,6 per cento nel caso delle laureate), percentuale che ci colloca tra i peggiori Paesi dell'Unione europea;

    le differenze di genere sui salari, nonché le differenti condizioni lavorative delle donne, hanno ripercussioni a lungo termine: le donne italiane over 65 hanno un reddito annuo dell'11 per cento inferiore a quello degli uomini della stessa età;

    stando al dossier n. 2, «Pnrr: partità di genere», pubblicato a marzo 2022 e a cura di onData e Think Tank Period con il supporto di Open Society Foundations, se si guarda alle posizioni manageriali, non solo si trovano sempre meno donne (in Italia, una sola direttrice responsabile di un quotidiano nazionale, 7 rettrici su 84 atenei, 2 donne direttrici su 12 telegiornali nazionali), ma il divario retributivo si allarga prepotentemente;

    ma se tale fenomeno, conosciuto come glass ceiling, ovvero cosiddetto soffitto di vetro, impedisce alle donne di avanzare professionalmente, per capire le profonde disuguaglianze di genere in termini salariali e di retribuzioni, che affliggono il nostro Paese, si parla anche di sticky floor, ossia un pavimento appiccicoso: come ben descritto nel rapporto Ipsos 2020 dal titolo «La condizione economica delle donne in epoca COVID-19», nel periodo pandemico, il 50 per cento delle donne ha guadagnato di meno, più del 40 per cento è dipeso dalla famiglia o dal partner in misura maggiore rispetto al passato, il 28 per cento delle donne madri non occupate ha rinunciato a cercare lavoro, mentre il 40 per cento si è fatta carico delle persone non autonome;

    similmente, l'International Labour Organisation, nel rapporto 2018/19 dal titolo «How big is the gender pay gap in your country?», stima che le cifre presentate attraverso il gender pay gap siano una sottostima del fenomeno, e introduce pure il cosiddetto factor weighted gender pay gap, che tiene conto non solo della retribuzione lorda media, ma anche di fattori importanti come educazione, età, tipologia di contratto, settore professionale;

    secondo uno studio condotto dal Comitato europeo per i diritti sociali (Ecsr) sulla base di una serie di segnalazioni ricevute dall'University Women of Europe (Uwe), sebbene tutti gli Stati abbiano in vigore una legislazione in linea con gli standard promossi dalla Carta sociale per quanto riguarda l'eliminazione della disparità di genere nelle retribuzioni a parità di mansioni, soltanto la Svezia rispetta pienamente le linee guida;

    in particolare, i dati relativi al nostro Paese sono stati considerati inaffidabili da parte dall'Ecsr, che ha evidenziato violazioni dell'articolo 4, sezione 3, e dell'articolo 20, comma c), della Carta sociale europea sostanzialmente per poca trasparenza;

    sul tema, la legge 5 novembre 2021, n. 162 che, all'articolo 4, ha introdotto un nuovo articolo 46-bis all'interno del codice delle pari opportunità (decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198), al fine di incentivare le imprese a politiche di sostenibilità aziendale, volte a «ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale e parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità». Più nello specifico, in base all'articolo 5, comma 2, della legge n. 162, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere è concesso un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per il settore privato per l'anno 2022, quale attestazione del loro concreto impegno per la riduzione delle disparità di genere. In particolare, sono stati stanziati 50 milioni di euro per il 2022 e l'esonero è determinato in misura non superiore all'1 per cento e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna impresa. Va aggiunto che, sulla «parità salariale», il comma 3 dello stesso articolo ha riconosciuto alle aziende che alla data del 31 dicembre dell'anno precedente a quello di riferimento siano in possesso della certificazione della parità di genere, un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti;

    il divario retributivo inevitabilmente si riflette in un divario pensionistico;

    le più recenti elaborazioni statistiche diffuse da Inps e Istat, infatti, certificano che le pensionate sono più numerose dei coetanei a riposo (8,8 contro 7,2), ma in media percepiscono cifre inferiori, mentre più profondo il solco tra gli importi destinati alle ex lavoratrici e quelli erogati agli ex lavoratori;

    nel 2020, l'ammontare medio delle nuove pensioni (pensioni di vecchiaia, compresi i prepensionamenti per il fondo pensione dei lavoratori dipendenti e gli assegni sociali, nonché pensioni anticipate, invalidità e reversibilità di tutte le gestioni) scattate durante l'anno è stato di 1.243 euro al mese, con 1.033 euro a testa per le donne (470.181), 1.498 euro pro capite per gli uomini (385.823) e uno scarto di 465 euro (-31,0 per cento, quasi un terzo in meno);

    nel primo semestre 2021, il gender gap pensionistico è salito a 498 euro al mese e gli assegni sono diventati più leggeri, per tutte e tutti. L'importo tipo delle 389.924 nuove pensioni con decorrenza gennaio-giugno è di 1.155 euro, con 931 euro in media per le donne (215.124 le new entry), 1.429 per gli uomini (174.800 posizioni) e 498 euro di differenza (pari al -34,8 per cento, oltre un terzo in meno);

    stante i dai menzionati, la risposta del Governo messa in campo con la manovra 2023 (legge 28 marzo 2019, n. 26), appaiono quindi sostanzialmente insufficienti ad assicurare forme di flessibilità di uscita pensionistica, quanto mai necessarie e urgenti a maggior ragione per la parte femminile del mondo del lavoro, se solo si considera anche i recenti tagli applicati agli assegni di milioni di pensionati che si vedranno decurtare gli adeguamenti all'inflazione;

    attraverso l'esercizio della funzione legislativa da parte dell'esecutivo in virtù dei presupposti cui all'articolo 77, della Costituzione, infatti, ci si attendeva quantomeno un ulteriore intervento normativo volto a prorogare la disciplina dell'uscita pensionistica per il tramite della cosiddetta «Opzione donna», secondo le regole di cui all'articolo 16, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, nel testo vigente al 31 dicembre 2022, ossia le regole previgenti la citata manovra economica;

    con questo più recente intervento normativo da parte del Governo, tra l'altro, per la prima volta l'età della pensione è stata collegata alla presenza o meno di figli: un intervento discriminatorio che non affronta il problema del gap di genere nelle pensioni, anzi lo acuisce;

    le discriminazioni e le violenze di genere non di rado si ripropongono sui luoghi di lavoro e si aggravano nei confronti delle persone transgender, non-binary e gender non-conforming e delle donne con disabilità. In particolare, è fatto notorio che le discriminazioni di genere non si sostituiscono a quelle determinate dalla disabilità, ma si sommano ad esse, producendo un pesantissimo effetto moltiplicatore;

    secondo il rapporto Istat del 2018 dal titolo «Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro»: sarebbero un milione e 404 mila le donne, tra i 15 e 65 anni che, in Italia, nel corso della loro vita, hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro, di cui 425 mila negli ultimi 3 anni. Le donne devono cedere a questi ricatti per poter essere assunte, per non perdere il posto di lavoro o per ottenere avanzamenti di carriera, a maggior ragione se impegnate in compiti di cura;

    è importante comprendere che per quanto attiene al momento dell'assunzione, ad esserne colpite più frequentemente sono le impiegate (37,6 per cento) e le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4 per cento); in alcuni settori, come quello dei videogiochi, le donne – che rappresentano il 40 per cento del comparto – denunciano di essere vittime di violenza di genere e discriminazioni tanto che il 72 per cento delle stesse, mentre compete, spegne il microfono o si finge uomo (campagna «voce alle gamer»). Similmente, dopo la nascita del Movimento Me Too, ma anche la campagna 2021 «Apriamo le stanze di Barbablù», è ormai di dominio pubblico come episodi di aggressione e molestie attraversino in particolare il mondo dello spettacolo in cui è ancora più difficile determinare il confine tra l'abuso e ciò che è lecito nell'ambito di un lavoro svolto con il corpo, tra creatività e improvvisazione;

    a riguardo, con legge 15 gennaio 2021, n. 4, l'Italia ha autorizzato la ratifica della Convenzione dell'organizzazione internazionale del lavoro (OIL) n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019, la quale riconosce «il diritto di tutti ad un mondo del lavoro libero dalla violenza e dalle molestie, ivi compresi la violenza e le molestie di genere», e che questi fenomeni sono incompatibili con lo sviluppo di imprese sostenibili e hanno «un impatto negativo sull'organizzazione del lavoro, sui rapporti nei luoghi di lavoro, sulla partecipazione dei lavoratori, sulla reputazione delle imprese e sulla produttività»;

    si noti che fenomeni come il mobbing e lo straining, nonostante l'ormai consolidato riconoscimento a livello fattuale e giurisprudenziale, non hanno ancora un'espressa regolamentazione a livello nazionale;

    è evidente che i dati sopra menzionati, smentendo facilmente la narrativa di stampo patriarcale secondo cui non serve più parlare di genere perché «le donne sono ovunque», costituiscono uno strumento di consapevolezza cui necessariamente confrontarsi per programmare azioni future volte a promuovere la parità e in generale l'inclusione nel mondo del lavoro;

    la correlazione positiva tra occupazione femminile e livello del Pil è ormai stata stimata da numerose organizzazioni internazionali: più donne al lavoro significa maggiore produzione e creazione di valore aggiunto. Non si tratta solo di livello di Pil, ma anche di crescita perché il lavoro femminile innesca una spinta ulteriore di domanda di lavoro e un circolo virtuoso di opportunità;

    a titolo esemplificativo, la stima di Eige sulla crescita del Pil in Europa mostra che, entro il 2050, promuovere la parità di genere in uno scenario di progresso rapido rispetto a quello lento potrebbe aumentare il Pil pro capite in Europa dal 6,1 al 9,6 per cento. Si tratta di un ammontare tra gli 1,95 e i 3,15 milioni di milioni di euro. Inoltre, nei Paesi che hanno una situazione di partenza della parità di genere più arretrata, come l'Italia, il potenziale impatto sul Pil è maggiore: i guadagni di Pil potrebbero arrivare nel 2050 a circa il 12 per cento,

impegna il Governo:

1) al fine di rilanciare il sistema Paese, a predisporre un piano straordinario e urgente volto a sostenere e promuovere l'occupazione femminile, la conciliazione tempi di vita e lavoro e la genitorialità, in particolare:

  a) adottando iniziative di programmazione concrete che promuovano forme flessibili di organizzazione dell'orario lavorativo e riorganizzino ogni servizio suscettibile di supportare e sostituire il lavoro di cura prevalentemente svolto dalle donne, anche attraverso:

   1) la disponibilità di servizi socio-educativi per la prima infanzia quale diritto esigibile di tutti i bambini, ed il rafforzamento della rete degli asili nido, a partire dai territori più deprivati, con copertura dei posti, adeguati standard qualitativi e condizioni di accessibilità eque e compatibili con le potenzialità di spesa delle famiglie;

   2) il riconoscimento e l'acquisizione di un valore economico del lavoro di cura e domestico, anche adottando un serio piano di contrasto al lavoro sommerso;

   3) la promozione di progetti a livello comunale che, sostenendo l'occupazione, rispondano in maniera più prossima alle esigenze legate alla cura e all'assistenza, con effetti positivi sia per le famiglie che per coloro che prestano il servizio;

   4) l'incentivazione della creazione di asili nido aziendali, attraverso l'istituzione di un «Fondo» nell'ambito dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   5) l'adozione di modelli flessibili di organizzazione del lavoro come la riduzione dell'orario a parità di salario e lo smart working con particolare attenzione ai soggetti fragili e ai genitori con figli di età inferiore ai 14 anni;

  b) prevedendo iniziative volte ad un ampliamento e rafforzamento del sistema di tutela delle lavoratrici, sia del comparto autonomo che subordinato, anche attraverso:

   1) l'estensione in termini di durata nonché copertura del congedo di paternità obbligatorio, in modo da ridurre il disincentivo economico all'utilizzo dei congedi parentali per i padri;

   2) l'incremento del trattamento economico dei congedi parentali e dell'indennità di maternità;

   3) la parificazione degli istituti di modo che siano fruibili da entrambi i genitori indipendentemente dall'attività lavorativa svolta, con particolare riferimento ai genitori con figli minori di 12 anni e alla figura del «secondo genitore equivalente»;

  c) rafforzando e implementando iniziative specifiche di tutela e sostegno delle donne, in particolare delle donne con disabilità, e dedicate alle persone transgender, non-binary e gender non-conforming, volte a superare la discriminazione e gli ostacoli che incontrano nel corso dell'intero ciclo lavorativo, con specifico riguardo:

   1) alla promozione e creazione di una cultura lavorativa positiva e inclusiva finalizzata alla prevenzione di comportamenti che possano direttamente o indirettamente determinare l'insorgere di stati di disagio o di danno psichico a carico dei lavoratori e delle lavoratrici;

   2) alla definizione di sistemi premiali che incentivino l'inclusività, la concreta attuazione della eguale valorizzazione del lavoro e siano funzionali alla conservazione del posto di lavoro nel tempo e nelle varie fasi di vita della lavoratrice e dei lavoratori;

   3) all'adozione di ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a ridurre la disparità salariale tra donne e uomini, mettendo in atto strategie concrete e verificabili, anche con riguardo alle piccole e medie imprese, alla stregua di quanto già previsto per le aziende con più di 50 dipendenti dalla citata legge n. 162 del 2021;

  d) prevedendo iniziative mirate a ridurre il gap pensionistico, attraverso:

   1) il ripristino nel prossimo provvedimento utile, della disciplina sull'uscita pensionistica per il tramite della cosiddetta «Opzione donna» alle regole vigenti sino al 31 dicembre 2022;

   2) l'adozione di ulteriori misure suscettibili di affrontare in modo più incisivo e risolutivo le condizioni che sono alla base della penalizzazione femminile in campo previdenziale ovverosia la disuguaglianza di genere nel mondo del lavoro, con particolare riguardo ai bassi livelli contributivi e alle interruzioni di contribuzione per maternità e lavoro di cura.
(1-00086) «Barzotti, Scutellà, Quartini, Aiello, Carotenuto, Tucci, Ascari, D'Orso, Torto, Orrico».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    l'utilizzo del nucleare in ambito civile in Italia ha origine dalla sottoscrizione, negli anni 50 del ventesimo secolo, di una serie di accordi con alcune aziende statunitensi che hanno portato alla realizzazione delle centrali nucleari di Garigliano (su tecnologia BWR di General Electric) in Campania, di Trino (su tecnologia PWR di Westinghouse) in Piemonte e di Caorso (sempre su tecnologia BWR di General Electric); a tali impianti è stata aggiunta la centrale di Latina (con reattore Magnox alimentato ad uranio e moderata a grafite) su tecnologia britannica;

   in seguito all'incidente nucleare di Chernobyl, nel 1986, gli esiti del Referendum del 1987 hanno sancito il fermo anticipato delle centrali nucleari sul territorio italiano; tuttavia, all'abbandono dell'energia nucleare non ha fatto seguito un piano di energia alternativa a lunga scadenza e ciò ha comportato l'attuale elevata dipendenza dell'Italia dall'import di energia;

   infatti, il conflitto Russia-Ucraina ha posto il nostro paese di fronte all'evidenza della necessità di una indipendenza energetica nazionale; la crisi energetica che l'Italia sta vivendo è un fenomeno strutturale e non transitorio, che potrà essere affrontato solo ricorrendo all'utilizzo di un insieme di risorse che possano garantire una transizione energetica sostenibile, anche da un punto di vista sociale ed economico, contenendo il costo dell'energia per assicurare la tenuta del comparto industriale e sociale del Paese;

   negli ultimi anni, la Russia è stato il primo fornitore dell'Italia di petrolio greggio e gas naturale, con una quota del 20,1 per cento, davanti ad Azerbaigian con 15,2 per cento, Libia con 14,2 per cento, Algeria con 13,0 per cento. La Russia, inoltre, è il primo Paese fornitore di gas sia dell'Italia che dell'Unione europea e, pertanto la guerra in Ucraina ha messo in una situazione critica tutta l'Unione europea;

   nonostante le evidenti difficoltà di approvvigionamento energetico, l'Unione europea non ha modificato il proprio percorso economico-industriale del Green new Deal verso la decarbonizzazione, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e gli obiettivi intermedi della riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030; la tassonomia dell'Unione europea guida gli investimenti privati verso tali obiettivi, spingendo sull'elettrificazione dei consumi finali alla quota del 55 per cento, invece dell'attuale 22 per cento, e sull'energia da fonti rinnovabili e da idrogeno, comprendendo, tuttavia, anche determinate attività del gas e il nucleare;

   infatti, gli ambiziosi obiettivi europei non sono raggiungibili facendo affidamento alle sole fonti rinnovabili, anche a causa della non programmabilità del fotovoltaico e dell'eolico che non sono in grado autonomamente di sopperire al fabbisogno energetico delle diverse nazioni;

   l'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) ha messo in risalto che per raggiungere le emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario incrementare la quota di energia nucleare a livello globale, dato confermato anche da uno studio prodotto dall'Ufficio parlamentare francese per la valutazione scientifica e tecnologica;

   secondo l'Intergovernmental panel on climate change, l'organismo scientifico intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, le emissioni da produzione elettronucleare sono pari a 12 grammi di anidride carbonica per chilowattora di elettricità, simile ai valori registrati per l'energia eolica, mentre i pannelli solari per produzione fotovoltaica arrivano a un valore di 41 grammi per chilowattora per installazioni domestiche e 48 grammi per chilowattora per i parchi solari;

   l'energia nucleare rappresenta un'alternativa low carbon; la Francia che possiede il maggior numero di reattori nucleari (56) è la nazione in Europa che presenta, insieme ai Paesi scandinavi, la minore intensità di carbonio nella produzione elettrica (misurata in grammi equivalenti di anidride carbonica per chilowatt all'ora);

   nel mondo esistono attualmente 441 reattori in funzione, una sessantina in costruzione e molti altri in progettazione avanzata; nell'Unione europea sono attualmente in funzione 104 reattori nucleari, 4 in costruzione e 7 in progetto e nel mix energetico europeo la generazione nucleare rappresenta circa il 26 per cento del totale con circa 732 terawattora all'anno;

   il nucleare si dimostra la fonte energetica con un impatto climatico sempre minore e con maggiore potenziale di crescita, su cui puntare potenziando la ricerca nell'ottica di sviluppo del nucleare di IV generazione; gli obiettivi primari sono quelli di migliorare la sicurezza nucleare, ridurre la produzione di scorie nucleari, minimizzare gli sprechi e l'utilizzo di risorse naturali e diminuire i costi di costruzione e di esercizio di tali impianti;

   nel mondo della ricerca sul nucleare, inoltre, si discute ormai da anni degli small modular reactors, piccoli reattori modulari che avrebbero il vantaggio di essere realizzati in gran parte in fabbrica, aumentando la certificazione sulla sicurezza; si tratta di nuovi reattori basati sulla tecnologia light water reactor di III generazione provata, nota e a maggiore sicurezza intrinseca, che in virtù delle loro ridotte dimensioni e modularità garantiscono una migliore e più agevole localizzazione rispetto ai tradizionali impianti nucleari; consentono, inoltre, la riduzione dei tempi di costruzione, la capacità di abbattere drasticamente la quantità del rifiuto finale e la possibilità di essere utilizzati in modo flessibile come integrazione delle reti con impianti rinnovabili per correggere l'intermittenza che oggi ne pregiudica il pieno e continuo utilizzo e quindi essere un supporto alla stabilità della rete elettrica;

   inoltre, sempre in maggiore crescita sono gli studi sulla fusione nucleare che, secondo tutti gli esperti del settore, innoverà e stravolgerà le conoscenze in campo energetico, anche in tema di approvvigionamento e costi, senza produrre né anidride carbonica né inquinanti e, perciò, a basso impatto ambientale; tale aspetto è centrale perché potrebbe, in futuro, garantire il giusto connubio tra transizione ecologica e potenza energetica;

   sviluppando le suddette tecnologie e sostenendo la ricerca nel settore, anche mediante convenzioni con le Università e i centri di ricerca italiani ed esteri, si potrebbe giungere ad un'energia green, in grado di sopperire al fabbisogno energetico nazionale ed europeo;

   importanti aziende italiane investono nell'energia nucleare fuori dai confini nazionali portando all'estero capitali che potrebbero creare ricchezza e lavoro in Italia;

   attualmente, circa 50 aziende italiane investono sul nucleare e fabbricano componenti per i reattori degli ultimi programmi di ricerca sulla fusione nucleare; Enea coordina 21 partner, che comprendono enti di ricerca, università e imprese italiane, appartenenti al consorzio EUROfusion – European Consortium far the Development of Fusion Energy, che è il Consorzio europeo a cui aderiscono 26 Stati Ue, più Svizzera, Regno Unito e Ucraina per un totale di 29 partner ai quali Euratom affida l'attuazione del programma di sviluppo della fusione nucleare, come definito nella roadmap europea sulla fusione che si aspetta potrà garantire una quantità di energia illimitata ed estremamente pulita, risolvendo i problemi energetici e ambientali del mondo intero;

   Exor nel 2021 ha ottenuto uno dei maggiori contributi positivi investendo in due società canadesi attive nel ciclo dell'uranio;

   il Consorzio EUROfusion conduce attività di ricerca teorica e sperimentale in preparazione delle operazioni sul reattore a fusione sperimentale ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), la cui costruzione è in fase di completamento a Cadarache (Francia) ed ha l'obiettivo di conseguire un guadagno di potenza a fattore 10, ottenendo 500 mW di potenza di fusione per diverse decine di secondi, ossia incrementando l'energia utilizzata al 1000 per cento, molto di più rispetto al 150 per cento raggiunta recentemente da Lawrence Livermore National Laboratary in California; un altro programma tecnologico dello stesso Consorzio è la progettazione del reattore Demo (Demonstration Fusion Power Reactor), che è previsto entrare in funzione intorno al 2050;

   Enel ha esperienza diretta in campo nucleare, con sei centrali nucleari di seconda generazione avanzata in Spagna e il potenziamento della Slovenske Elektrame in Slovacchia;

   Eni collabora dal 2008 con il Massachusetts Institute of Technology (MIT), uno dei più importanti istituti scientifici del mondo, per la sperimentazione e brevettazione di tecnologie di eccellenza in diversi campi, dalle rinnovabili al low-carbon e all'avanzamento tecnologico dell'energia da fusione a confinamento magnetico;

   Fincantieri ed Ansaldo, sono altre società italiane che investono sull'atomo di nuova generazione. In particolare Ansaldo Nucleare, nell'attesa che si realizzi il progetto della fusione nucleare col reattore Iter, sta lavorando sull'utilizzo del nucleare tradizionale a fissione, reso più pulito dai progressi tecnologici del settore, puntando sulla creazione di un impianto sperimentale (Athena), di quarta generazione in Romania e, inoltre, in collaborazioni con Westinghouse in Uk e in dialogo con alcuni vendors che stanno proponendo soluzioni di Small Modular Reactors (Smr); secondo notizie di stampa, Ansaldo Nucleare, con Ansaldo Energia, Edf ed Edison hanno sottoscritto una lettera di intenti (Loi) per collaborare allo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e favorirne la diffusione, in prospettiva anche in Italia; obiettivo dichiarato dell'accordo è quello di valorizzare nell'immediato le competenze della filiera nucleare italiana;

   ultimamente, a margine del Consiglio informale Energia a Stoccolma, il Ministro francese della transizione energetica, Agnes Pannier-Runacher, ha inteso riunire i rappresentanti di 12 paesi europei, con l'obiettivo di creare l'alleanza nucleare e di lanciare un segnale forte nei vari negoziati Ue, dichiarando sui media che rinnovabili e nucleare sono i pilastri su cui costruire la nostra transizione energetica, avendo bisogno di entrambi e che i paesi devono poter decidere il proprio mix energetico; sembrerebbe che l'Italia non ha potuto essere presente, in assenza di un pronunciamento del Parlamento sul tema nucleare;

   oggi, esistono le condizioni favorevoli e diventa non più prorogabile mettere in essere immediate e concrete azioni che permettano, in modo chiaro e definitivo, anche coinvolgendo gruppi nazionali, europei ed internazionali, anche statunitensi, importanti collaborazioni per lo sviluppo di rilevanti capacità tecnologiche in ambito nucleare,

impegnano il Governo:

   a promuovere e sostenere la collaborazione e il supporto tecnologico tra le imprese industriali italiane ed enti di ricerca con altri partner europei e statunitensi, ai fini della realizzazione di futuri possibili progetti di sviluppo di nuove tecnologie e impianti nucleari in Europa e in Italia, nel settore della fusione nucleare, su reattori di 3a generazione avanzata come gli small modular reactors (Smr) e su reattori di 4a generazione come lead cooled fast reactor (Lfr), con minima o nulla produzione di rifiuti nucleari;

   ad adottare iniziative volte a supportare anche a livello economico e finanziario la creazione sul territorio nazionale di impianti prototipali di ricerca di tali tecnologie, ad alta sicurezza e affidabilità, che comportano una notevole semplificazione impiantistica, che riduce complessità, dimensioni e costi di impianto, con lo scopo di permettere al sistema industriale italiano di sviluppare importanti e comprovate capacità tecnologiche in ambito nucleare, affinché l'Italia sia davvero pronta come nazione alla imprescindibile necessità di sostenere lo sfidante futuro globale in ambito energetico, sia sul piano nazionale che internazionale, garantendo così la sicurezza nazionale e una capacità tecnologica da esportare nel mondo;

   ad adottare iniziative per istituire idonei percorsi di ricerca e sviluppo al fine di recuperare il ruolo dell'Italia nel campo dello studio e dello sviluppo tecnico in materia nucleare, anche attraverso convenzioni con atenei e centri di ricerca per la creazione di appositi corsi universitari;

   a favorire una campagna di informazione oggettiva, basata su rigore scientifico, al fine di evitare opposizioni preconcette, con la consapevolezza che il problema dell'accettazione sociale rappresenti una tappa essenziale per la realizzazione di qualsiasi impianto energetico, anche prevedendo ex ante misure di compensazione ambientale e sociale per enti e territori, ove venissero realizzati impianti sul suolo nazionale;

   a definire un piano energetico nazionale a lungo termine che contempli anche la strategia nucleare di ultima generazione nel mix energetico bilanciato fra tutte le fonti energetiche, al fine di ridurre la vulnerabilità e l'elevata dipendenza dell'Italia dall'import di energia, posta in evidenza e con crescente preoccupazione da parte dei cittadini italiani.
(7-00060) «Zinzi, Andreuzza, Benvenuto, Barabotti, Bof, Di Mattina, Montemagni, Gusmeroli, Pizzimenti, Toccalini».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 1, comma 557, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio 2023), ha introdotto – a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 – una nuova disciplina relativa al dimensionamento della rete scolastica e alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA);

    nello specifico del dettato normativo la nuova disciplina – introducendo i commi da 5-quater a 5-sexies all'articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111 – a regime, come si diceva, dall'anno scolastico 2024/2025, prevede che i criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi, insieme con la relativa distribuzione tra le regioni, vengano definiti, su base triennale, con eventuali aggiornamenti annuali, con decreto del Ministro dell'istruzione e del merito di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata, da adottare, a seguito di una modifica apportata dalla Camera, entro il 31 maggio dell'anno solare precedente all'anno scolastico di riferimento;

    la nuova disciplina specifica, inoltre, che s'intende in tal modo dare attuazione alla riorganizzazione del sistema scolastico prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, tenendo conto del parametro della popolazione scolastica regionale indicato per la riforma 1.3 prevista dalla Missione 4 Componente 1 del PNRR, individuato come «parametro efficace» per individuare i plessi accorpati ad altri istituti;

    infatti, stando a quanto previsto dalla nuova normativa, le regioni, sulla base dei parametri individuati sulla base della media regionale della popolazione scolastica, provvedono al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto. Ciò impone, dunque, alle regioni, di accorpare tutte le istituzioni scolastiche che eccedono il numero fissato a livello nazionale con il decreto previsto dal comma 5-quater dell'articolo 19 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, come introdotto dalla legge di bilancio per il 2023;

    il nuovo comma 5-quinquies disciplina la procedura per la determinazione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni nel caso di mancata adozione del relativo decreto entro la data del 31 maggio. In tal caso, il decreto del Ministro dell'istruzione e del merito di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze deve essere adottato entro il 30 giugno, in maniera unilaterale, senza alcun ulteriore coinvolgimento delle regioni, titolari costituzionalmente della competenza all'articolazione della rete scolastica, sulla base di un coefficiente, indicato dal decreto medesimo, non inferiore a 900 e non superiore a 1.000, e tenuto conto dei parametri, su base regionale, relativi al numero degli alunni iscritti nelle istituzioni scolastiche statali e dell'organico di diritto dell'anno scolastico di riferimento, integrato dal parametro della densità degli abitanti per chilometro quadrato ferma restando la necessità di salvaguardare le specificità derivanti dalle istituzioni presenti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche nonché da un parametro perequativo, determinato in maniera da garantire a tutte le regioni, nell'anno scolastico 2024/2025, almeno il medesimo numero di istituzioni scolastiche, calcolato sulla base del parametro di cui al comma 5 (dell'articolo 19 del decreto-legge 98/2011 sopra citato) e, comunque, entro i limiti del contingente complessivo a livello nazionale individuato ai sensi del secondo periodo;

    un dimensionamento così perseguito – attraverso la diminuzione di figure centrali quali quella del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali e amministrativi e per il tramite di numerosi «accorpamenti», basato su finalità restrittive e su un'economia di risparmio – rischia di essere fortemente divisivo e comporta inevitabilmente una sensibile riduzione delle istituzioni scolastiche, con gravi conseguenze sulla vita di studenti e studentesse. Come fu per la riforma Gelmini illo tempore, e al netto della «coperta corta» che ha configurato l'ultima legge di Bilancio, si tratta comunque dell'ennesima razionalizzazione miope e di corto respiro;

    proprio perché la finalità della norma è allineare il numero di scuole autonome al numero di posti di dirigente scolastico e DSGA, procedendo mediante accorpamenti, dalla relazione tecnica di accompagnamento alla normativa introdotta dalla legge di bilancio 2023 emerge che dal 2024/2025 al 2031/2032 il numero di istituzioni scolastiche con la presenza di dirigente e DSGA titolari passi da 7.461 a 6.886, con un taglio di 575 scuole e posti di DS e DSGA; se si considera inoltre che nell'anno scolastico 2022/2023 il numero delle istituzioni scolastiche autonome è pari a 8.007, dal 2022/2023 al 2031/2032 è stimabile un taglio complessivo di 1.121 scuole autonome;

    la predetta relazione tecnica stima, a regime, in quasi 90 milioni di euro il taglio, redistribuito nel settore, ma senza una visione d'insieme e con il rischio che tali risorse siano disperse;

    già nella XVIII legislatura il M5S si era battuto per abbassare a 500 studenti (300 nei comuni montani e nelle piccole isole) la soglia per consentire di poter disporre di un dirigente scolastico e di un DSGA titolari, proprio allo scopo di supportare e garantire gli istituti dei territori più fragili, nelle aree interne, quali presidio fondamentale di legalità, di accessibilità e minori costi per le famiglie;

    l'accorpamento degli istituti si configura, pertanto, come un vero e proprio «taglio» che (ancora una volta) andrà a colpire le regioni e i territori più deboli, incentivando lo spopolamento dei piccoli centri e finendo per incrementare i divari territoriali. Si tratta di una scelta politica precisa, in continuità con quanto già realizzato in passato, un accanimento dettato da una visione «deformata» ed «economicistica» della Scuola;

    secondo le prime stime accreditate, ovvero dalla bozza di lavoro assegnata allo studio delle regioni e diffusa a mezzo stampa in data 18 febbraio 2023, già nel 2023 quasi 700 istituzioni scolastiche (697 per l'esattezza) saranno accorpate sulla base di quanto stabilito dalla legge di Bilancio, gravando soprattutto sulle regioni del Sud, Campania in primis, che, in base alle proiezioni, dovrebbe risultare la regione maggiormente penalizzata, con più di 140 fusioni tra Scuole e tagli di personale (passerebbe da 985 istituti a 839: -146), seguita dalla Sicilia (da 819 a 710: -109) e, quindi, in ordine decrescente da:

     Calabria: da 360 a 281 (-79);

     Puglia: da 635 a 569 (-66);

     Sardegna: da 273 a 228 (-45);

     Lazio: da 722 a 685 (-37);

     Veneto: da 592 a 560 (-32);

     Basilicata: da 115 a 84 (-31);

     Marche: da 233 a 210 (-23);

     Toscana: da 476 a 455 (-21);

     Lombardia: da 1.135 a 1.115 (-20);

     Piemonte: da 540 a 520 (-20);

     Liguria: da 188 a 170 (-18);

     Emilia Romagna: da 534 a 519 (-15);

     Abruzzo: da 193 a 179 (-14);

     Friuli Venezia Giulia: da 167 a 155 (-12);

     Umbria: da 139 a 133 (-6);

     Molise: da 52 a 49 (-3);

    alcune regioni hanno già annunciato di volere impugnare la nuova normativa davanti alla Corte costituzionale per violazione della Costituzione;

    in sintesi, l'autonomia scolastica differenziata e il dimensionamento immaginato dalla nuova «riforma», presupposto o conseguenza l'uno dell'altro, porteranno all'eliminazione di centinaia di posti, di cattedre, di personale. E comunque, laddove non si proceda alla chiusura dei plessi, se ne modificano le «dimensioni», eliminando di fatto quelle «sedi sottodimensionate» in favore di sedi scolastiche più grandi, ma con personale ridotto;

    investire nella Scuola e nel sistema d'istruzione significa investire in «futuro»: tuttavia per creare ambienti di apprendimento innovativi non basta distribuire più tablet e pc portatili, o potenziare la rete. Non vuol dire servirsi unicamente di «autostrade» informatico-digitali, ma anche di strade secondarie e meno battute: saper disegnare percorsi alternativi e, quando occorre, non tanto o non solo innalzare un edificio quanto vedere dinanzi a sé le fondamenta degli edifici possibili;

    proprio il decremento demografico – invocato come causa-prima e ragione strutturale nelle esigenze di dimensionamento – poteva e doveva viceversa costituire l'occasione per sdoppiare le classi, affrontare finalmente il problema delle classi sovraffollate (cosiddette «classi pollaio», riducendo il numero degli alunni per singola classe), e aumentare l'organico docente e Ata, reintegrando l'organico aggiuntivo del periodo Covid (come peraltro prospettato e auspicato dal M5S in legge di Bilancio e in ogni provvedimento utile);

    per l'ottimizzazione e la razionalizzazione nel funzionamento del sistema scolastico – sia in prospettiva generale, sia per quanto concerne gli aspetti che producono significative, insistite ripercussioni a livello territoriale, locale e periferico – anche a fronte dell'annunciato calo demografico,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative normative volte a rivedere la disciplina inerente al dimensionamento scolastico, abrogando le disposizioni introdotte, anche alla luce dei rischi e delle criticità che potrebbero derivare dalla controversa riforma dell'autonomia differenziata da riconsiderare integralmente, con particolare riguardo al sistema di istruzione, che deve mantenere i caratteri di uniformità ed eguaglianza su tutto il territorio nazionale;

   ad adottare immediate iniziative volte a contrastare l'eccessivo affollamento delle classi e la povertà educativa, diminuendo il numero degli alunni per classe e garantendo la formazione delle classi nei territori disagiati, montani, nelle piccole isole, nelle aree interne, nonché a fronteggiare la dispersione scolastica, l'abbandono e la rinuncia agli studi, a incentivare lo sviluppo di una coscienza civica ispirata a princìpi di cittadinanza attiva e solidale attraverso la consapevolezza dei diritti e dei doveri;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a rivedere i tagli compiuti nella legge di bilancio 2023, investendo in conoscenza e formazione, in qualità e quantità dell'insegnamento e dell'offerta formativa, nell'istruzione come «ascensore sociale» per tutti i giovani;

   ad adottare iniziative per valorizzare economicamente tutto il personale scolastico;

   ad utilizzare compiutamente e ottimizzare le risorse messe a disposizione dal Pnrr per la creazione e la trasformazione delle istituzioni scolastiche in ambienti d'apprendimento innovativi, anche dal punto di vista dell'edilizia scolastica, della metodologia d'insegnamento e dei linguaggi, fornendo direttive e linee guida chiare ed efficaci e supportando gli enti locali e le istituzioni scolastiche nel processo di attuazione del Piano.
(7-00058) «Amato, Orrico, Caso, Cherchi».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    ogni anno circa 3 milioni di cittadini europei ricevono una diagnosi di cancro e 1,3 milioni di questi perdono la vita proprio a causa di un tumore. Secondo le stime riportate nel Rapporto «I numeri del cancro in Italia 2022» pubblicato dall'Aiom, nell'anno 2022 – con una crescita rispetto agli anni precedenti – nel nostro Paese sono stati diagnosticati 390.700 nuovi casi di tumore;

    il Piano europeo di lotta contro il cancro (Europe's Beating Cancer Pian) è l'iniziativa politica della Commissione europea che dispone di 4 miliardi di euro di finanziamenti per ridurre l'onere che il cancro impone ai pazienti, alle loro famiglie e ai sistemi sanitari;

    il Piano oncologico nazionale, il documento di pianificazione e indirizzo per la prevenzione e il contrasto del cancro nel periodo 2023-2027, è stato adottato in seguito all'intesa raggiunta in conferenza Stato-regioni lo scorso 26 gennaio 2023. Il Piano è finalizzato a migliorare il percorso complessivo di lotta alle patologie neoplastiche in termini di efficacia, efficienza, appropriatezza, empowerment e gradimento dei pazienti, oltre che a contenere i costi sanitari e sociali dalle stesse determinati;

    ai fini dell'implementazione del Piano oncologico nazionale, del potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza al malato oncologico, l'articolo 4, comma 9-bis, del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, ha istituito un apposito Fondo nello stato di previsione del Ministero della salute;

    la radioterapia trova applicazione come alternativa alla chirurgia, come trattamento pre o post-operatorio o come terapia di scelta in ambito palliativo ed è prescritta a circa il 60 per cento di tutti i pazienti oncologici trattati prevalentemente in regime ambulatoriale;

    all'interno della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è stato previsto, nell'ambito dell'investimento 1.1, l'ammodernamento del parco tecnologico degli ospedali con l'acquisto di nuove grandi apparecchiature sanitarie ad alto contenuto tecnologico, tra cui 81 acceleratori lineari (Linac) per la radioterapia oncologica, in sostituzione di quelle obsolete o fuori uso con oltre cinque anni di utilizzo;

    i dati relativi alla dotazione di acceleratori lineari a livello nazionale, estrapolati dal Sistema Osservatorio – NSIS «apparecchiature sanitarie» e forniti dal Ministero della salute nel corso di una risposta a un'interrogazione al Senato in data 14 dicembre 2021, indicavano in 327 (su un totale di 409) i Linac con più di 5 anni di vita;

    l'Unione europea ritiene il processo di digitalizzazione uno strumento essenziale a servizio della cura del cancro (The European Digital Strategy/Shaping Europe's digital future);

    il Piano oncologico nazionale, nel segnalare che occorre creare le condizioni per far fronte al previsto aumento della domanda di radioterapia, sottolinea che per la sua erogazione ad alto livello qualitativo è necessario affrontare il problema del rinnovo del parco macchine, già avviato ma ancora inadeguato, in un periodo di forte progresso tecnologico, in cui la vita media delle stesse si è accorciata e che, per il medesimo fine, occorre anche un adeguato supporta informatico;

    nel corso dell'ultimo congresso nazionale dell'Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica è stato sottolineato che le più recenti evoluzioni nel settore riguardano sia lo sviluppo di nuovi hardware che il miglioramento di software e algoritmi in grado di velocizzare i calcoli e migliorare l'automazione delle procedure, nonché l'intelligenza artificiale, che consente di connettere e analizzare importanti volumi di informazioni eterogenee ai fini di una più precisa personalizzazione della diagnosi, delle terapie e della prevenzione di recidiva;

    il PNRR non prevede investimenti specifici per i sistemi evoluti d'intelligenza artificiale e gli applicativi di telemedicina destinati al trattamento di radioterapia,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rinnovare e modernizzare la dotazione strumentale e tecnologica per la radioterapia oncologica, provvedendo in particolare:

    all'individuazione di strumenti e risorse, anche nell'ambito del Fondo per l'implementazione del Piano oncologico nazionale 2023-2027, appositamente dedicate all'acquisizione di sistemi informatici avanzati in uso agli acceleratori lineari e di sistemi d'intelligenza artificiale basati su tecnologia cloud che consentano la velocizzazione dei trattamenti, la riduzione dell'impatto sulla salute del paziente e dei costi per il Servizio sanitario nazionale;

    a una più frequente adozione degli accordi di programma nell'ambito del piano pluriennale di interventi per il patrimonio sanitario pubblico, di cui all'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, al fine di aggiornare il parco di acceleratori lineari in dotazione al Servizio sanitario nazionale in un arco di tempo compatibile con il loro ciclo di vita e in modo da garantire l'erogazione di prestazioni radioterapiche di alto livello.
(7-00059) «Loizzo, Panizzut, Lazzarini, Matone, Cattoi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023), come modificata dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 (governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure), all'articolo 1, comma 341, ha istituito un apposito fondo, la cui dotazione è stata determinata in 100.000 euro annui a decorrere dal 2021 ai sensi del successivo comma, destinato alla realizzazione di una piattaforma per la raccolta digitale delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di iniziativa popolare di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   l'articolo 1, comma 343, della medesima legge ha impegnato la Presidenza del Consiglio dei ministri, entro il 31 dicembre 2021, ad assicurare l'entrata in funzione della piattaforma di cui sopra, e, con proprio decreto adottato di concerto con il Ministro della giustizia, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, a definire le caratteristiche tecniche, l'architettura generale, i requisiti di sicurezza, e le modalità di funzionamento della stessa, nonché le modalità con cui i promotori delle proposte mettono a disposizione dell'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, nella stessa data in cui effettuano il deposito di eventuali firme autografe riferite alla medesima proposta, le firme raccolte elettronicamente;

   in data 9 settembre 2022, anche a seguito di un altro atto di sindacato ispettivo avanzato dall'interpellante, il decreto di cui sopra, recante: «Disciplina della piattaforma per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione», è stato tardivamente emanato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 novembre 2022;

   con riferimento alle modalità di accesso alla piattaforma, nella risposta fornita alla precedente interpellanza urgente n. 2-01431 in data 4 marzo 2022, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri delegato a rispondere ha chiarito che l'accesso sarebbe stato accessibile tramite interfaccia web www.firmereferendum.gov.it per tutti i cittadini dotati di identità digitale e registrati in Anpr, e che, pertanto, per sottoscrivere le proposte di referendum o di legge di iniziativa popolare non sarebbe necessario il possesso della firma digitale, ma esclusivamente dell'identità digitale. La piattaforma, tuttavia, ad oggi non risulta ancora operativa;

   dopo avere appreso, nel dicembre del 2022 da un'intervista al Sottosegretario con delega all'innovazione tecnologica, Senatore Alessio Butti, nel quotidiano Il Messaggero, che il Governo valutava di spegnere lo Spid per promuovere la carta d'identità elettronica come unica identità digitale, in data 2 marzo 2023 si è appreso da fonti di stampa che il Sottosegretario Butti, durante un recente incontro con i gestori del servizio di identità digitale tenutosi presso gli uffici del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha espresso l'intenzione di definire un rinnovo pluriennale delle convenzioni con i gestori del servizio, lavorando al contempo ad una razionalizzazione dei diversi sistemi di accesso alla pubblica amministrazione, in linea con il quadro europeo di riferimento –:

   quali siano le ragioni della mancata operatività, a dispetto di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 343, legge 30 dicembre 2020, n. 178, della piattaforma digitale per la raccolta digitale delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge di iniziativa popolare di cui all'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   quali siano le tempistiche entro cui il Governo assicura l'entrata in funzione della piattaforma, a fronte di un grave ritardo di oltre quattordici mesi.
(2-00094) «Magi, Schullian».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la Costituzione della Repubblica e il Patto internazionale sui diritti civili e politici garantiscono il diritto dei cittadini a partecipare direttamente, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare, alla conduzione degli affari pubblici;

   con la sentenza del 29 novembre 2019, nel caso Staderini and De Lucia versus Italy (Comm. 2656/2015), il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite ha affermato che l'Italia ha violato il diritto politico a promuovere referendum ai sensi dell'articolo 25 del predetto Patto, a causa della presenza nella legge n. 352 del 1970 (recante la disciplina della procedura referendaria) di «restrizioni irragionevoli» a tale diritto, in particolare per l'obbligo per i promotori di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione, ma in assenza della garanzia, ai sensi di legge, della disponibilità degli stessi;

   con la suddetta sentenza è stato altresì affermato che «l'Italia ha l'obbligo di evitare il ripetersi di simili violazioni del Patto in futuro e deve rivedere la propria legislazione, al fine di garantire che i requisiti legislativi non impongano restrizioni irragionevoli alla partecipazione dei cittadini a nessuna delle modalità di partecipazione diretta previste dalla Costituzione. In particolare, lo Stato-parte dovrebbe prevedere percorsi per i promotori di iniziative referendarie per far autenticare le firme, per raccogliere le firme in spazi dove i cittadini possano essere raggiunti, e per garantire che la popolazione sia sufficientemente informata su tali processi e sulla possibilità di parteciparvi»;

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, all'articolo 1, comma 341, come modificata dal decreto-legge n. 77 del 2021, ha istituito un fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, adibito alla realizzazione di una piattaforma digitale per la raccolta delle firme degli elettori necessarie per i referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione, nonché per i progetti di legge previsti dall'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;

   l'articolo 1, comma 343, della legge n. 178 del 2020 ha previsto che la Presidenza del Consiglio debba porre in essere, entro il 31 dicembre 2021, una piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352, relativamente dunque a referendum e leggi di iniziativa popolare, mentre il comma 344 prevede che, a partire da gennaio 2022, le firme possano essere raccolte, senza necessità di autenticatore, in forma digitale, utilizzando la piattaforma della Presidenza del Consiglio dei ministri oppure attraverso le modalità di cui all'articolo 20, comma 1-bis, del codice dell'amministrazione digitale;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 277 del 26 novembre 2022, sono state definite le modalità di funzionamento della piattaforma per la raccolta delle firme per referendum e progetti di legge, recependo tutte le prescrizioni emerse dal parere del Garante per la protezione dei dati personali, il quale aveva stigmatizzato il progetto ritenendolo critico sotto svariati profili attinenti alla protezione e sicurezza del trattamento dei dati dei cittadini;

   come evidenziato dall'Associazione Luca Coscioni, l'attuale piattaforma va a riparare solo parzialmente alle violazioni degli obblighi internazionali che l'Italia dovrebbe rispettare, infatti il portale consente unicamente la raccolta delle firme per i referendum e per le proposte di legge di iniziativa popolare, mentre non sono state ancora discusse o approvate nuove disposizioni legislative per autorizzare la raccolta digitale delle firme ai fini della presentazione delle liste elettorali per le elezioni locali, politiche ed europee;

   inoltre, la piattaforma non è funzionante e deve ancora ricevere gli aggiornamenti tecnici per distinguere efficacemente tra i diversi tipi di sottoscrizione digitale e rafforzare l'accoppiamento di firme e certificati elettorali;

   ad oggi, infatti, accedendo alla piattaforma firmereferendum (https://www.firmereferendum.gov.it/referendum/open) un messaggio avvisa come la piattaforma sia ancora in fase di test non consentendone l'utilizzo –:

   quali siano i motivi del ritardo in ordine al pieno funzionamento della piattaforma indicata in premessa;

   quali iniziative si intenda adottare per superare le criticità di funzionamento e adeguamento della piattaforma esposte in premessa e in quali tempi ne sia prevista la piena operatività; se si intendano implementare istituti e forme innovativi di partecipazione popolare.
(2-00096) «Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani residenti in Colombia ed iscritti all'AIRE risultano essere al 31 dicembre 2021, 28.588 (Annuario statistico Maeci, 2022). Assieme agli italo-discendenti costituiscono una vivace, ben integrata e stimata comunità con un forte radicamento culturale ed economico nel Paese sudamericano;

   con l'approvazione della «Resolución 5477» del 22 luglio 2022 del Ministerio de Relaciones Exteriores della Colombia, è entrato in vigore un nuovo regime in materia di visti. Al Capitolo 4 -«Visto per Residenti Permanenti (R)» - l'articolo 86 stabilisce che «il titolare o il beneficiario principale di un visto di tipo Residente Permanente (R) dovrà richiederne il rinnovo ogni cinque anni. La procedura dovrà essere effettuata attraverso la piattaforma digitale messa a disposizione dal sito ufficiale del Ministero degli affari esteri.». La norma si applica a tutti gli stranieri residenti in Colombia;

   i cittadini italiani in Colombia, attraverso il Comitato degli italiani all'estero (Com.lt.Es.) e le istanze rappresentative della locale comunità, hanno manifestato ferma contrarietà in quanto le nuove disposizioni determinano una significativa precarizzazione della sfera lavorativa, professionale e familiare. Nel caso di un mancato rinnovo del visto permanente, infatti, si avrebbero situazioni lesive delle attività economiche, imprenditoriali e d'impresa dei connazionali, spesso residenti in Colombia da decenni, ma anche dei rapporti familiari così come normati dal diritto di famiglia;

   la Colombia è un Paese aperto alle relazioni internazionali ed è membro delle principali organizzazioni delle Nazioni Unite. Aderisce ai principali trattati internazionali ed è membro della Corte Penale Internazionale. Nel 2018 è entrata nell'OCSE ed è stata il primo Paese sudamericano a far parte della NATO, oltre ad essere membro attivo dell'Alleanza del Pacifico;

   i rapporti con l'Unione europea negli ultimi anni si sono significativamente consolidati grazie anche all'Accordo commerciale che ha posto le basi per un'area di libero scambio;

   il grado d'investimento italiano in Colombia ha registrato significativi incrementi a conferma dell'interesse sempre maggiore da parte di aziende italiane in settori quali energetico, infrastruttura, agroindustriale, costruzione, servizi, ristorazione e abbigliamento;

   agli investimenti diretti italiani in Colombia si affianca un rinnovato impegno istituzionale tra i due Paesi rappresentato, tra l'altro, dalla firma nel gennaio 2018 dell'Accordo sulle Doppie Imposizioni Fiscali (in vigore dall'ottobre 2021) e dal Memorandum d'Intesa sulle risorse energetiche;

   i cittadini colombiani residenti in Italia (19.025 nel 2022, fonte Istat), come altri cittadini extracomunitari, a parità di condizioni, ossia con permanenza da oltre cinque anni in Italia per lavoro, oppure coniugi di cittadini italiani con o senza figli, al secondo rinnovo del permesso di soggiorno ricevono un permesso a tempo indeterminato per rimanere nel territorio nazionale;

   gli ottimi rapporti tra i due Paesi aventi comuni interessi geopolitici, la dimensione dell'interscambio, le forti affinità culturali indurrebbero a superare la limitazione che persiste a carico dei cittadini italiani residenti in Colombia e a percorrere la stessa strada intrapresa dall'Italia in materia di visti permanenti –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente avviare interlocuzioni con la controparte colombiana per verificare, la possibilità di modificare le disposizioni in materia di visti permanenti per i cittadini italiani e Ue con l'obiettivo di raggiungere una reciprocità di fatto tra i cittadini italiani e colombiani al fine di tutelarne i diritti e di rafforzare, nel contempo, la cooperazione e l'interscambio tra Italia e Colombia.
(5-00479)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazioni a risposta immediata:


   CANDIANI, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   in materia di Piano nazionale di ripresa e resilienza sono radicalmente cambiate le modalità di trasferimento delle risorse a favore degli enti locali: a oggi, i comuni devono anticipare le somme e procedere, solo dopo aver pagato le fatture agli operatori economici, alla rendicontazione sulla piattaforma «Regis», che ha finora presentato gravissime difficoltà di funzionamento. Trattandosi di contributi consistenti rapportati alla capacità finanziaria dei piccoli comuni, risulta impossibile proseguire con i lavori per mancanza di risorse;

   in origine ai sensi della legge n. 145 del 2018, articolo 1, comma 139 e seguenti, e dei relativi decreti attuativi, l'erogazione delle somme per l'attuazione dei progetti avveniva sulla base di un monitoraggio semplice, creando così i presupposti affinché gli enti potessero, con una buona continuità e regolarità, portare a termine le opere;

   al contempo, con il decreto ministeriale del 6 agosto 2021 sono state assegnate le risorse finanziarie previste per l'attuazione dei singoli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, tra cui la missione 2, componente c4, investimento 2.2 (interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni), all'interno della quale sono confluite le linee di intervento dei contributi sopra richiamati;

   successivamente, con decreto del 4 aprile 2022 si è proceduto allo scorrimento della graduatoria ed erogazione di ulteriori contributi, finanziando tutte le opere già ammesse nel decreto del 30 dicembre 2021, ma che non si erano classificate in posizione utile a causa della mancanza di risorse;

   gli enti beneficiari di questa seconda tranche per procedere hanno dovuto sottoscrivere l'atto di adesione che prevede il rispetto di tutte le condizioni e gli obblighi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero di stipulare il contratto di affidamento entro il 30 luglio 2023, pagare almeno il 30 per cento delle opere, stato di avanzamento lavori entro il 30 settembre 2024 e terminare i lavori entro il 31 marzo 2026;

   il combinato di queste due situazioni produce un effetto drammatico: molte opere sono sospese e non possono proseguire proprio in ragione dell'impossibilità dei comuni di far fronte alle spese o rispettare le scadenze; oltre al danno per le imprese affidatarie che non possono essere pagate;

   appare quindi a giudizio degli interroganti incongruente e discriminante con le finalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza imporre ai comuni insostenibili impegni finanziari e obbligare a condizioni dispari enti che hanno avuto conferme di contributo con 90 giorni di ritardo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad apportare correttivi alla normativa vigente, al fine di consentire agli enti beneficiari la possibilità di usufruire delle risorse stanziate.
(3-00225)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, LA SALANDRA, ROTONDI, MANTOVANI, AMBROSI, CAIATA, DI MAGGIO, DONZELLI, GIORDANO, PIETRELLA e CIABURRO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi mesi, più volte si è alimentato il dibattito sulle difficoltà dei comuni alla predisposizione di progetti idonei ad intercettare finanziamenti e sulla carenza di personale, solo in parte compensati dai corollari al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre, sono emerse difficoltà di attuazione inerenti alle risorse e alle liquidità a disposizione dei comuni, anche per la complessità della rendicontazione;

   la situazione nei 5.500 piccoli comuni, il 69 per cento del totale, si presenta anche più problematica per l'eccessiva burocrazia in fase di presentazione, ma anche per i controlli successivi che spesso assorbono tempo e impegno dei già pochi funzionari, impedendo la partecipazione a diversi altri bandi e il disbrigo di ordinarie mansioni amministrative;

   un altro aspetto problematico è rappresentato dalla liquidità economica dei piccoli comuni, atteso che lo Stato paga i lavori su fattura quietanzata e previa rendicontazione. I piccoli comuni non hanno risorse sufficienti per anticipare i costi di opere e lavori importanti come quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza rischiare pericolose esposizioni di cassa anche per diversi mesi. Altresì, proprio la rendicontazione è complessa dal momento che spesso opera su diverse piattaforme come ReGis, Bpdap o Siope+, per citarne alcune –:

   per quanto di competenza, quali siano le linee del Governo circa il possibile incremento del personale ad hoc in dotazione ai comuni più piccoli e se vi sia la possibilità di attivare un'unica piattaforma per la rendicontazione contabile o processi di semplificazione per i piccoli comuni.
(3-00226)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   il «Programma Sperimentale Mangiaplastica» è un programma per l'attribuzione di agevolazioni finalizzate all'acquisto di eco-compattatori da parte delle amministrazioni comunali per 27 milioni di euro su 4 annualità dal 2021 al 2024, suddivisi rispettivamente in 16 milioni di euro, 5 milioni di euro, 4 milioni di euro e 2 milioni di euro;

   il decreto del Ministero della transizione ecologica n. 360 del 2 settembre 2021 fissa, oltre alle disposizioni annuali circa le scadenze per presentare le istanze, anche i criteri secondo i quali sono valutati i progetti presentati. Tra i parametri figurano l'efficacia dei correlati servizi di trasporto e avvio a riciclaggio, la previsione di misure di sensibilizzazione ambientale e la previsione di strumenti di incentivazione al conferimento in eco-compattatore;

   sul sito internet del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, alla pagina del citato programma sperimentale, sono riportate le risposte alle domande frequenti circa i criteri che identificano le istanze ammissibili;

   secondo le indicazioni del Ministero, per eco-compattatore ai fini del decreto ministeriale 2 settembre 2021 si intende «un macchinario per la raccolta differenziata di bottiglie per bevande in PET, in grado di riconoscere in modo selettivo le bottiglie in PET e ridurne il volume favorendone il riciclo»;

   stante la definizione fornita dal Ministero, si evidenzia come determinate tipologie di eco-compattatore che non consentono l'identificazione del Pet attraverso una qualsivoglia modalità di riconoscimento selettivo non possono accedere ai fondi di cui al programma sperimentale;

   la riduzione volumetrica finalizzata a favorire il riciclo consiste nella compattazione del Pet e nel predisporre uno stoccaggio idoneo alla raccolta. Eventuali trattamenti effettuati all'interno della macchina, quali la triturazione, costituirebbero una potenziale riduzione delle percentuali di riciclo a fronte di possibili contaminazioni di bottiglie raccolte fatte di materiali diversi dal Pet;

   preso atto che nei criteri di valutazione delle istanze i meccanismi di incentivazione costituiscono possibili punteggi aggiuntivi, tali meccanismi dovrebbero intendersi come associati alla capacità di favorire il riciclo di cui alla definizione di eco-compattatore;

   considerata la disponibilità di diverse tipologie di eco-compattatori presenti sul mercato, nonché in ottica di voler finanziare nuovamente o rendere strutturale la misura di incentivazione, occorre integrare le informazioni fornite alle amministrazioni comunali circa i requisiti tecnici di cui gli eco-compattatori devono essere in possesso –:

   se intenda fornire, nelle more dei prossimi bandi, specifiche tecniche più stringenti circa la definizione di eco-compattatore di cui al «programma sperimentale mangiaplastica», nonché rendere più chiara la necessità di associare meccanismi incentivanti per i cittadini all'uso di tali macchine.
(2-00093) «Ilaria Fontana».

Interrogazione a risposta orale:


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   da molti anni i cittadini della regione Veneto sono costretti ad affrontare i problemi sanitari ed ambientali generati dalla contaminazione delle acque superficiali, delle acque di falda, degli acquedotti pubblici e degli alimenti di origine vegetale e animale da sostanze perfluoroalchiliche, indicate comunemente come Pfas, che ha come fonte principale lo scarico industriale della Miteni spa, un'industria chimica situata nel comune di Trissino (Vicenza);

   l'inquinamento riguarda 30 comuni individuati nella cosiddetta zona rossa e interessa 700 chilometri quadrati del territorio veneto. Le persone coinvolte sono almeno 350 mila;

   dalla Tabella 3, Massima esposizione sanitaria – Popolazione residente e servita da acquedotto e fonti di approvvigionamento del Piano di Sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche, pubblicato dalla giunta regionale del Veneto nel BUR n. 4 del 5 gennaio 2017, emerge che ci sono circa 18 mila abitanti che ancora non hanno il servizio pubblico di erogazione dell'acqua, rimanendo così esposti a pericoli di contaminazione Pfas ulteriori rispetto ai cittadini serviti;

   nel documento pubblicato da Greenpeace «In Veneto, a quasi dieci anni dalla scoperta dell'emergenza Pfas, molte famiglie in zona rossa non hanno accesso all'acqua pulita. Una situazione inaccettabile», l'associazione ambientalista denuncia che «Nonostante la contaminazione sia nota da anni, della bonifica del sito di Miteni si sono perse le tracce così come di un piano di riconversione industriale volto ad azzerare tutte le fonti di inquinamento»;

   nei giorni scorsi in tutta Italia numerosi cittadini ed associazioni hanno protestato contro la giunta della regione Veneto chiedendo di assumersi la responsabilità rispetto alle attività di bonifica;

   nel documento diffuso nella manifestazione viene riportato che «Sono passati dieci anni dalla scoperta dell'inquinamento da Pfas e il sito Miteni, individuato quale principale fonte di uno dei maggiori inquinamenti che la storia ricordi, continua ad inquinare la nostra falda, i nostri pozzi, i nostri campi, i nostri cibi e il nostro sangue. È compito degli Enti pubblici far rispettare il cronoprogramma della messa in sicurezza del sito inquinante. Al momento si susseguono ritardi su ritardi. Le istituzioni devono collaborare fra loro e costringere chi ha inquinato alla bonifica immediata»;

   i manifestanti dei No-Pfas hanno voluto in questo modo ribadire la necessità e la richiesta di bonificare l'area, unico modo per fermare il progressivo espandersi dell'inquinamento. Allo stesso tempo, però, hanno denunciato l'inerzia della regione che non manterrebbe le promesse e non avrebbe attuato interventi a tutela della salute pubblica;

   rispetto alle richieste di bonifica dei manifestanti l'amministrazione regionale ha replicato che «La bonifica spetta ai proprietari dell'azienda», scaricandosi ingiustamente, a parere dell'interrogante, delle proprie responsabilità nell'attuazione del piano per la bonifica –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti, quali siano le eventuali iniziative di competenza che intendano intraprendere affinché si attivino con urgenza tutte le procedure per la bonifica dei siti inquinanti dai Pfas e di quali elementi dispongano circa le ragioni dei ritardi delle operazioni di bonifica;

   se sia noto al Governo il numero di cittadini veneti che oggi non risultano essere allacciati alla rete acquedottistica.
(3-00224)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Sin di Orbetello area ex Sitoco si colloca interamente nell'ambito della laguna costiera di Orbetello, interessando i comuni di Orbetello e di Monte Argentario, il sito comprende sia aree di competenza pubblica, sia aree di competenza privata;

   all'interno del Sin sono presenti i ruderi della «ex Sitoco», fabbrica di concimi chimici costruita nel 1908 e chiusa definitivamente nel 1991: nonostante siano passati decenni dalla dismissione industriale emergono ancora criticità legate all'inquinamento dell'area;

   le attività di caratterizzazione delle matrici ambientali evidenziano ancora lo stato di contaminazione dei suoli e dei sedimenti lagunari, con presenza di metalli pesanti e ceneri di pirite;

   nel corso degli anni sono stati numerosi gli interventi ricompresi nell'accordo di programma sottoscritto tra il Ministero dell'ambiente, la regione Toscana e i comuni di Orbetello e di Monte Argentario siglato nel 2018;

   nel 2021 tale atto è stato ampliato con il potenziamento degli interventi di bonifica al fine di ottenere una messa in sicurezza permanente dell'area;

   i progetti riguardano la bonifica dell'area che restituirà alla laguna oltre 6 ettari, che attualmente sono occupati da scarti della passata attività industriale. I lavori, finanziati con le risorse del fondo di solidarietà e coesione 2014-2020, saranno seguiti da un'attenta analisi delle contaminazioni dei sedimenti e riguarderanno anche le aree private;

   con tali finalità regione Toscana ha siglato una convenzione con Ispra (ente controllato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) per individuare i valori di riferimento dei sedimenti della Laguna. Ispra ha comunicato che nel mese di febbraio 2023 inizieranno le attività di «attualizzazione e completamento delle indagini per la determinazione dei valori di riferimento nell'area lagunare»;

   la regione Toscana ha inoltre siglato due convenzioni con Sogesid che riguardano la progettazione degli interventi;

   l'accordo di programma, che individua infatti Sogesid quale soggetto attuatore, prevedeva la conclusione delle operazioni di affidamento dei lavori entro il 31 dicembre 2022, e la loro conclusione entro il 2025;

   risulta all'interrogante che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica abbia concordato con la regione Toscana di rifinanziare l'accordo di programma con apposite risorse del fondo di solidarietà e coesione 2021-2027 –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di promuovere la prosecuzione dei necessari interventi di bonifica del Sin di Orbetello, ad oggi in progettazione, garantendo sia risorse adeguate, sia il rispetto dei tempi di conclusione dei lavori.
(5-00485)


   MANES. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   tra i servizi ecosistemici forniti dalle montagne, in connessione con le aree a valle, le pianure e le aree costiere vi è quello di «serbatoi d'acqua» (water towers);

   le montagne forniscono acqua e nutrienti alle pianure, compensando la riduzione delle precipitazioni estive tipica del clima italiano. Il contributo della fusione di neve e ghiaccio al deflusso totale dei fiumi varia dal 5 per cento nelle regioni meridionali al 50-60 per cento nel bacino padano;

   la riduzione della quantità di neve e dell'estensione dei ghiacciai, causate dalla crisi climatica, compromettono questo fondamentale ruolo «tampone», incrementando le crisi idriche estive. È nei mesi estivi che si verifica il picco della domanda di acqua per uso civile, sensibile all'enorme fluttuazione di presenze nelle destinazioni turistiche, irriguo ed industriale, innescando conflitti d'uso multiscala (locale, regionale e nazionale) e intersettoriali (primario, secondario e terziario);

   la cronaca delle ultime settimane indica una situazione di forte riduzione degli stock idrici nivali. Gli ultimi dati (15 febbraio 2023) confermano il persistere di un deficit a risorsa idrica nivale a livello nazionale (-45 per cento), con picchi nella zona alpina (-53 per cento) e in particolare nel bacino del Po (-61 per cento) (CIMA Foundation);

   le premesse sono per un'estate ancora più critica di quella già molto difficile del 2022: Legambiente ricorda che l'Italia – con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno – è un Paese a stress idrico medio-alto secondo l'Oms, poiché utilizza il 30-35 per cento delle sue risorse idriche rinnovabili;

   il 28 dicembre 2022 si è finalmente giunti alla pubblicazione aggiornata del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, attualmente in fase finale di consultazione pubblica, prevista dalla valutazione ambientale strategica, nel quale sono indicate azioni di adattamento finalizzate all'ottimizzazione della gestione della risorsa idrica;

   non risulta però definito come le strutture di governance del Piano intendano svolgere il ruolo di coordinamento, indirizzo e facilitazione nell'attuazione degli interventi, né sono previste specifiche fonti di finanziamento, la cui ripartizione non dovrebbe basarsi sul criterio di popolazione territorialmente residente ma sul parametro idrologico di contributo sui deflussi a favore dell'intera popolazione del bacino di riferimento –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, siano previste per l'attuazione di azioni sistemiche e non solo emergenziali, che consentano di ridurre la vulnerabilità del territori di montagna, e quindi anche delle aree di pianura e costiere, alla riduzione della disponibilità idrica causata dalla crisi climatica.
(5-00486)


   ILARIA FONTANA, SERGIO COSTA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in Italia i trasporti sono il primo settore per emissioni e l'unico che dal 1990 non le ha ridotte ma aumentate (+3 per cento), in controtendenza rispetto agli altri settori. Il settore assorbe il 68 per cento) della domanda nazionale di prodotti petroliferi, la cui produzione dipende per oltre il 95 per cento da importazioni di greggio dall'estero;

   il settore è anche largamente responsabile delle problematiche sanitarie legate alla qualità dell'aria, generando il 40 per cento degli ossidi di azoto totali (NOx), l'11 per cento di composti organici volatili non metanici (COVNM), il 10 per cento di polveri sottili (PM) e il 19 per cento di monossido di carbonio (CO) emessi sul territorio nazionale in un anno;

   dato il peso del settore sulle emissioni climalteranti e inquinanti e sulle importazioni di carburanti fossili, è prioritario ridurre il numero di auto circolanti e rendere i veicoli più efficienti sotto il profilo energetico ed emissivo sfruttando la tecnologia più promettente: l'elettrico;

   l'auto elettrica ha emissioni zero allo scarico e consumi di utilizzo fino a 4 volte più bassi di quelli di un'auto tradizionale e meno della metà di un'auto ibrida plug-in (PHEV). Anche considerando il ciclo vita dei veicoli, considerando il mix energetico attuale, le emissioni di un'auto elettrica sono del 55 per cento più basse di quelle di un'auto endotermica e dell'80 per cento se si utilizza elettricità rinnovabile;

   sostenere l'utilizzo del biocombustibili significa perseverare nell'impiego dei motori endotermici, allontanando gli investimenti nella transizione e danneggiando la competitività futura dell'industria automotive italiana;

   l'impiego dei biocombustibili riduce le emissioni di CO2 solo del 15 per cento, rendendo questa opzione non allineata agli obiettivi di decarbonizzazione; non riduce le emissioni locali, quindi non permette di migliorare la qualità dell'aria, con la costante violazione delle direttive 2004/107/CE e 2008/50/CE;

   solo il 12 per cento dei biocombustibili è prodotto in Italia, la maggior parte del biodiesel consumato proviene dall'Asia;

   l'Italia è lo Stato europeo che sta maggiormente ricorrendo ai biocombustibili, con un obiettivo quantitativo al 2030 di 2,8 tonnellate equivalenti di petrolio, con ingenti risorse stanziate nel PNRR alle quali si aggiungono incentivi annui al settore pari a 1 miliardo di euro –:

   in che modo il Ministro interrogato ritenga che tale scelta strategica possa garantire il perseguimento degli obiettivi della Strategia nazionale a lungo termine, prevista dal Regolamento (UE) 2018/1999, il cui scenario di decarbonizzazione al 2050 prevede il sostanziale azzeramento dei veicoli endotermici circolanti.
(5-00487)


   CORTELAZZO, MAZZETTI e BATTISTONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la carenza idrica e la siccità esercitano un impatto diretto sui cittadini e i settori economici che utilizzano l'acqua e da essa dipendono, quali l'agricoltura, il turismo, l'industria, l'energia e i trasporti;

   secondo i dati forniti dall'istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr l'Italia chiude il periodo ottobre 2022-febbraio 2023 con un deficit di piogge cumulate del 21 per cento rispetto alle medie del trentennio 1991-2020. Un dato che al Nord tocca il 35 per cento, al Sud si ferma al 13 per cento;

   presso la Cabina di regia recentemente tenutasi è emerso che 8 miliardi di euro delle risorse allocate nel Pnrr net Piano nazionale interventi settore idrico sono rallentati dagli iter burocratici. Si attende la nomina del supercommissario per la governance degli interventi immediati necessari. La stampa informa che il Governo sta lavorando a un decreto per il contrasto alla siccità;

   in Italia solo l'11 per cento delle acque meteoriche che mediamente precipitano (circa 300 miliardi mqi) mentre secondo alcuni studi l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento;

   la desalinizzazione rappresenta un'importante fonte idrica alternativa per la produzione di acqua potabile; la capacità installata, a livello mondiale, ha già superato i 100 milioni mc/giorno, interessando principalmente i Paesi arabi, l'Australia, la costa orientale degli Stati Uniti e alcuni Paesi che si affacciano sul Mediterraneo;

   articolo 12 della legge n. 60 del 2022 cosiddetta «Salvamare», rendendo più stringenti le norme prima vigenti, sta di fatto impedendo la realizzazione degli impianti di desalinizzazione destinati alla produzione di acqua, grazie alla previsione secondo la quale essi sono ammessi solo in casi eccezionali consistenti nella comprovata carenza idrica e in mancanza di fonti idrico-potabili alternative economicamente sostenibili;

   inoltre tutti gli impianti di desalinizzazione sono sottoposti a preventiva valutazione di impatto ambientate, escludendo fa possibilità, prima esistente, che le autorizzazioni possano essere demandate alle regioni. Ad oggi le autorizzazioni necessarie sono paragonabili a quelle di una centrale elettrica e possono dar luogo a tempi doppi o tripli rispetto all'iter medio attuale –:

  se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a modificare l'articolo 12 della legge n. 60 del 2022, prevedendo che la realizzazione degli impianti di desalinizzazione delle acque marine sia esclusa dalla Via, qualora essi utilizzino le migliori tecnologie disponibili in termini di efficienza energetica produttiva e di minore impatto ambientale e demandando alle regioni la possibilità di realizzarli.
(5-00488)


   BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 13 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, come convertito dalla legge 15 luglio 2022, n. 91 stabilisce che al fine di assicurare gli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 nella città di Roma Capitale, in considerazione della esigenza di prevenire gravi criticità nella gestione dei rifiuti urbani, il commissario straordinario del Governo di cui all'articolo 1, comma 421, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, limitatamente al periodo del relativo mandato e con riferimento al territorio di Roma Capitale, esercita le competenze assegnate alle regioni ai sensi degli articoli 196 e 208 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   con ordinanza n. 7 del 1° dicembre 2022, il commissario straordinario di Governo ha approvato il piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale e i relativi documenti previsti dalla valutazione ambientale strategica (Vas) di cui alla direttiva 2001/42/CE recepita con decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni;

   con decreto del commissario straordinario n. 1 del 12 agosto 2022, quale autorità procedente di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni veniva disposto l'avvio della procedura di valutazione ambientale strategica (Vas) del piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale, individuando come autorità competente il Dipartimento III (Ambiente e Tutela del Territorio) della città metropolitana di Roma Capitate;

   il commissario straordinario di Governo risalta essere il sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, che svolge anche le funzioni di Presidente della città metropolitana di Roma Capitale;

   il comma 6 dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 152 del 2006 dispone che «In sede regionale, l'autorità-competente ai fini della VAS e dell'AIA è la pubblica amministrazione con compiti di tutela, protezione e valorizzazione ambientale individuata secondo le disposizioni delle leggi regionali o delle province autonome»;

   la regione Lazio con propria legge n. 16 del 16 dicembre 2011 ha stabilito al comma 2 dell'articolo 1 che l'autorità regionale competente in materia di Vas «è individuata nell'apposita struttura dell'assessorato competente in materia di utilizzo, tutela e valorizzazione delle risorse ambientali», successivamente individuata nella Direzione regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica, secondo il regolamento regionale concernente l'organizzazione degli uffici e dei servizi della giunta regionale –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se ritenga che l'intera procedura amministrativa risulti coerente con l'attuale quadro normativo e regolamentare in materia di Vas.
(5-00489)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   alla luce della attuale situazione energetica il Governo, tramite le disposizioni contenute all'articolo 4 del decreto-legge 18 novembre 2022, n. 176, cosiddetto decreto-legge Aiuti-Quater, convertito con modificazioni dalla legge 13 gennaio 2023, n. 6, ha introdotto misure per l'incremento della produzione di gas naturale nazionale;

   le misure di cui al comma 1, lettera d), dell'articolo 4 delegano al GSE la stipula dei contratti di diritto a lungo termine di durata massima decennale con i titolari delle concessioni, stabilendo che il prezzo garantisce la copertura dei costi totali effettivi delle singole produzioni, inclusi gli oneri fiscali e di trasporto, nonché un'equa remunerazione;

   tale prezzo è definito applicando una riduzione percentuale anche progressiva, nei limiti compresi tra 50 e 100 euro per megawattora;

   il prezzo di cui al precedente punto è stabilito con decreto del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro delle imprese e del made in Italy;

   la disposizione di cui sopra obbliga i titolari di concessioni di coltivazione di gas naturale che hanno risposto positivamente alla manifestazione d'interesse a mettere a disposizione del gruppo GSE – per le sole concessioni poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, a una distanza dalle linee di costa superiore a 9 miglia e aventi un potenziale minerario superiore a una soglia di 500 milioni di metri cubi – un quantitativo di diritti sul gas corrispondente, fino al 2024, ad almeno il 75 per cento dei volumi produttivi attesi dagli investimenti per gli anni successivi al 2024, ad almeno il 50 per cento dei volumi produttivi attesi dagli investimenti medesimi;

   il comma 6 dell'articolo 16 del decreto-legge n. 17 del 2022 autorizza il gruppo GSE a rilasciare garanzie a beneficio dei concessionari di cui al comma 2 in relazione ai contratti stipulati ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 16;

   i titolari delle concessioni che hanno risposto positivamente alla manifestazione di interesse, pronti ad investire per la sicurezza energetica del Paese, non hanno ancora contezza né dello schema di contratto tipo con il GSE, né della riduzione percentuale di prezzo, nonché della tipologia di garanzie a beneficio dei concessionari –:

   quali siano le effettive tempistiche di emanazione dei decreti che stabiliranno il prezzo di ritiro del gas nei contratti tra GSE e titolari delle concessioni e se il GSE possa fornire uno schema di contratto da visionare ai titolari di concessioni che hanno risposto positivamente alla manifestazione di interesse.
(4-00600)


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la zona industriale apuana è stata sede di industrie chimiche che, nel corso di almeno 50 anni, hanno rilasciato nell'ambiente una molteplicità di sostanze inquinanti ad azione cancerogena, mutagena, teratogena e nociva;

   dei 116 ettari del sito di interesse nazionale (Sin) e regionale (Sir) apuano risulta bonificato, ad oggi, soltanto il 10 per cento dei terreni e il 3 per cento della falda: in particolare l'ultimo studio per la caratterizzazione della falda – condotto a Massa-Carrara dalla Sogesid S.p.A., società in house del Ministero dell'ambiente e soggetto incaricato delle bonifiche, ha evidenziato che nel corso di due campagne di indagine è stato registrato il superamento dei livelli massimi consentiti di 35 sostanze contaminanti appartenenti a 11 diversi gruppi chimici;

   più nello specifico, nell'area SIN denominata ex Ferroleghe di Massa-Carrara sussiste un pesante inquinamento dovuto ad uno stabilimento che produceva ferrocromo e nell'area vi sono due vasconi con fanghi contenenti cromo e cromo esavalente, altamente cancerogeno;

   detti vasconi si estendono per una superficie di 7.200 metri quadrati, con una profondità di circa 2 metri, per 14.400 metri cubi di sedimento stimati. Al di sopra dei vasconi è presente un cumulo di depositi costituito da scarti di lavorazione con blocchi di marmo e granito, pezzame lapideo e terre sabbiose, fanghi solidificati della segagione del marmo (marmettola), materiale lapideo da demolizione, legno e vegetali: il cumulo presenta una superficie di 12.000 metri quadrati per un'altezza di circa 18 metri, complessivamente sono stati stimati circa 113.800 metri cubi di materiale per un totale di 227.600 tonnellate;

   nel sito persiste dunque un gravissimo inquinamento da cromo esavalente e le iniziative volte a bonificare l'area risultano ferme per la mancanza delle risorse finanziarie necessarie per l'intervento (meno di otto milioni e precisamente 7.682.896 milioni di euro);

   nella zona abitata del Murlungo, situata a valle del predetto SIN ex Ferroleghe, è stata registrata una contaminazione della falda da cromo esavalente a partire dal 1990, come dimostrato dagli accertamenti condotti all'epoca dall'Unità sanitaria locale n. 2 di Massa-Carrara, il che dimostra il grave pericolo (non solo per l'ambiente ma anche) per la salute derivante dalla presenza di tali materiali nocivi nell'area e nella loro capacità di pregiudicare direttamente la popolazione;

   la sesta edizione dello studio epidemiologico nazionale SENTIERI, infatti, coordinato dall'istituto superiore di sanità e presentato a Roma il 23 febbraio 2023, conferma che la provincia di Massa-Carrara risulta una delle province con il più alto livello di tumori e patologie spesso riconducibili all'inquinamento chimico residuale di un territorio;

   interventi di bonifica tempestivi ed efficaci rappresentano una priorità non più procrastinabile, sia per garantire la tutela dell'ambiente di cui all'articolo 9 della Costituzionale, sia per preservare il fondamentale diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione, che non può in nessun caso considerarsi recessivo rispetto all'argomento delle risorse finanziarie o risultare pregiudicato da ritardi e inadempienze –:

   quali iniziative di competenza si intenda adottare, e in quali tempi, per provvedere ad attuare gli interventi di risanamento ambientale dell'area Sin ex Ferroleghe di Massa-Carrara, e per tutelare l'ambiente e la salute pubblica in un'area in cui la mortalità risulta in eccesso per i tumori del sistema linfo-ematopoietico e per i linfomi non Hodgkin e in cui le leucemie colpiscono molti giovani, soprattutto nella fascia compresa tra i 20 e i 29 anni e sono oltre la media i dati dei bambini nati con malformazioni congenite.
(4-00603)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del convegno «1973-2023: 50 anni di IVA», organizzato dal CNDCEC sono state avanzate alcune proposte, in tema di razionalizzazione e sistematizzazione della normativa in materia di IVA, da prevedere attraverso in un testo unico delle disposizioni attualmente non collocate nella legge di revisione del regime sanzionatorio amministrativo e penale;

   al riguardo, il Presidente de Nuccio, ha evidenziato come nonostante si celebrino proprio in queste settimane le «nozze d'oro» del tributo, il processo di adeguamento della disciplina ai principi fondamentali di matrice unionale che sono alla base dell'imposta e del corrispondente regime sanzionatorio, non può dirsi ancora pienamente realizzato;

   in più di un'occasione, i principi di neutralità, effettività e proporzionalità sono stati infatti sacrificati dal legislatore e dalla giurisprudenza, per le finalità di contrasto alle frodi IVA e ai fenomeni evasivi ed elusivi, talvolta senza salvaguardare, adeguatamente i contribuenti in buona fede: si pensi, innanzitutto, al meccanismo dello split payment e a talune applicazioni del reverse charge;

   numerosi sono i casi, in cui la norma interna non è riuscita a dare piena attuazione ai richiamati principi di neutralità, effettività e proporzionalità del tributo, secondo il CNDCEC, come ad esempio, il caso dei rimedi per il recupero dell'IVA non dovuta, erroneamente indicata in fattura, o, ancora, di talune decadenze dal diritto di riporto a nuovo del saldo a credito della dichiarazione annuale;

   la nuova legge delega di riforma fiscale, in corso di elaborazione, a giudizio dei commercialisti dovrebbe, come in precedenza evidenziato, razionalizzare la normativa in materia, a partire da quelle relative agli scambi intraunionali, fino al regime del margine dei beni usati, oggetti d'arte, antiquariato, collezione, così come dovrebbe contenere, una revisione del sistema del regime sanzionatorio, amministrativo e penale in materia, garantendo una maggiore proporzionalità rispetto alla gravità delle violazioni commesse e un miglior coordinamento delle stesse;

   le suesposte osservazioni, a giudizio degli interroganti, appaiono condivisibili, in un'ottica di revisione della normativa in materia IVA, all'interno di un quadro regolatorio più snello ed efficiente, finalizzato a migliorare il rapporto tra fisco e contribuente, il cui ruolo dei commercialisti, assume un'importanza fondamentale, nell'offrire una professionalità adeguata nei confronti delle imprese chiamate ad applicare il tributo –:

   se il Ministro interrogato intenda fare proprie linee guida proposte dal CNDCEC, in tema di riforma dell'IVA nell'ambito della nuova legge delega di riforma fiscale, di prossima presentazione al Parlamento.
(5-00481)


   BAGNAI, CENTEMERO, CAVANDOLI e MIELE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa (confronta Il Gazzettino, 21 febbraio 2023) che a Riva Lusenzo alcuni proprietari delle unità abitative demaniali «Ex aree imbonite fascia lagunare di Sottomarina», di cui al decreto del Ministro della marina mercantile 19 luglio 1950, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172 del 29 luglio 1950, e successive modifiche e integrazioni, attendono la spettante documentazione relativa al rogito di compravendita;

   in particolare, sono passati più di quattro mesi da quando le famiglie interessate hanno ricevuto e ottemperato alla comunicazione del comune di Chioggia con la quale si invitava a versare al demanio la quota parte spettante, così da perfezionare il trasferimento in oggetto; ad oggi, tuttavia, non vi è stato alcun atto formale che certifichi il legittimo passaggio di proprietà;

   inoltre, rimangono indefinite le azioni di sclassifica riguardanti le proprietà che, per un mero errore procedurale amministrativo, sono ancora classificate come demaniali marittime, anche se, da decenni, non hanno più le caratteristiche proprie di questo tipo di terreni;

   oltremodo, tale ritardo assume un valore particolarmente negativo per alcuni residenti che sono in età avanzata e che hanno pagato decine di migliaia di euro ma che, in assenza della regolarizzazione della piena proprietà degli immobili, potrebbero avere difficoltà nelle procedure di successione ereditaria;

   all'uopo, si ricorda, che il legislatore – dopo decenni di stallo burocratico – è prontamente intervenuto nella precedente legislatura con l'approvazione della legge 28 febbraio 2020, n. 17, «Norme riguardanti il trasferimento al patrimonio disponibile e la successiva cessione a privati di aree demaniali nel comune di Chioggia», proprio al fine di sanare i contenziosi pregressi delle aree provenienti dalla bonifica della predetta laguna;

   l'auspicio, quindi, non è solo definire con certezza il passaggio di proprietà degli immobili, ovvero procedere celermente con l'ordinario iter di sclassifica, ma anche rendere pienamente efficace la disposizione di cui alla legge citata –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare in merito a quanto esposto in premessa, a fronte delle criticità segnalate, nonché in ordine all'eventuale sdemanializzazione di quelle porzioni di demanio marittimo già oggetto di specifiche segnalazioni.
(5-00482)


   FENU, FRANCESCO SILVESTRI, LOVECCHIO, ALIFANO e RAFFA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in conseguenza della crescente inflazione, la Banca Centrale Europea, al pari di altre banche centrali, ha avviato un piano di incremento dei tasso di interesse con l'obiettivo di contrastare l'aumento dei prezzi e riportare l'inflazione sotto la soglia del 2 per cento;

   dopo l'ultima decisione del 2 febbraio 2023, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce sono saliti rispettivamente al 3 per cento, al 3,25 per cento e al 2,50 per cento, con effetto dall'8 febbraio 2023;

   l'incremento non sembra arrestarsi secondo quanto preannunciato dalla BCE, che considera «molto probabile» un ulteriore incremento di +50 punti base a marzo;

   l'aumento dei tassi di interesse sta incidendo immancabilmente sulle spese delle famiglie: i nuovi mutui a tasso fisso scontano un tasso di interesse medio superiore a| 3 per cento; mentre i mutui a tasso variabile sono arrivati al 2,8 per cento, con incrementi delle rate di quasi il 40 per cento;

   anche il settore produttivo soffre una forte esposizione all'innalzamento dei tassi, con un aumento del costo del denaro che si stima pari a 14,9 miliardi di euro per l'anno 2023, secondo le ultime rilevazioni della CGIA;

   di contro, dell'aumento dei tassi sta beneficiando il sistema bancario come ammesso dal Ceo di Unicredit, Andrea Orcel, che nel mese di ottobre dichiarava: «L'aumento dei tassi sta catapultando in avanti le performance delle banche, il 2022 sarà il miglior anno mai avuto da tanto tempo» (v. Repubblica, «Le banche festeggiano il violento rialzo dei tassi: 10 miliardi di extra-profitti» del 3 ottobre 2022, a firma di Andrea Greco);

   le dichiarazioni di Orcel hanno poi trovato riscontro nei risultati finanziari conseguiti nell'anno 2022 pubblicati nei giorni scorsi dai principali istituti, in relazione ai quali si stimano oltre 10 miliardi di maggiori profitti;

   nella legge di bilancio 2023 è stata prevista la possibilità di rinegoziare i mutui ipotecari non superiori a 200 mila euro per i soggetti con ISEE fino a 35.000 euro –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere per far fronte all'aumento del costo del denaro per famiglie e imprese, soprattutto per le fasce di reddito medio basse, precisando se, a tal fine, sia intenzione dei Ministro interrogato considerare anche i maggiori guadagni registrati dal settore bancario.
(5-00483)


   DE PALMA e RUBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro delle infrastrutture 28 febbraio 2017, n. 58 prevedeva che per usufruire del sisma bonus nell'ambito degli interventi per la riduzione del rischio sismico, il progetto contenente l'asseverazione indicante la classe di rischio dell'edificio precedentemente all'intervento e quella conseguibile a seguito dell'esecuzione dell'intervento progettato dovesse essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività da presentare allo sportello unico competente di cui all'articolo 5 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, per i successivi adempimenti;

   il decreto del Ministro delle infrastrutture 9 gennaio 2020, n. 24, ha modificato tale impostazione prevedendo che tale progetto debba essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività o alla richiesta di permesso di costruire al momento della presentazione allo sportello unico, «tempestivamente e comunque prima dell'inizio dei lavori». La riformulazione sostituisce altresì l'allegato B al decreto, contenente il modello di asseverazione;

   la Circolare dell'Agenzia delle entrate (ADE) n. 19/E dell'8 luglio 2020, chiarisce che «per l'accesso alle detrazioni occorre che la predetta asseverazione sia presentata contestualmente al titolo abilitativo urbanistico... Pertanto, un'asseverazione tardiva, in quanto non conforme alle citate disposizioni, non consente l'accesso alla detrazione»;

   sostanzialmente, in base alla lettura data dall'ADE, il requisito della contestualità della presentazione dell'allegato B parrebbe escludere dal beneficio del sisma bonus tutte le richieste di permesso di costruire presentate senza contestuale redazione dell'allegato B, com'era consentito fare fino alla data di entrata in vigore del decreto n. 24 del 2020 –:

   se non si ritenga opportuno, al fine di non ingenerare disparità di trattamento derivanti delle modifiche normative intercorse, emanare disposizioni interpretative volte a consentire che per le istanze di accesso al beneficio del sisma bonus presentate tra il 2017 e il gennaio 2020, sia considerata contestuale la trasmissione dell'allegato B del decreto del Ministro delle infrastrutture 9 gennaio 2020, n. 24 anche nei casi in cui sia stata presentata successivamente all'istanza di richiesta di permesso di costruire, ma comunque entro l'inizio dei lavori.
(5-00484)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle concessioni demaniali turistico-ricreative sono presenti anche attività di spettacolo viaggiante e luna park, installate in genere per pochi giorni e durante la stagione estiva. Tali attività, delle quali il legislatore ha riconosciuto la «funzione sociale» all'articolo 1 della legge n. 337 del 1968, contribuiscono all'offerta di servizi di intrattenimento di famiglie di cittadini e turisti;

   le tariffe minime per le occupazioni demaniali sono state elevate dal 2020 del 700 per cento, raggiungendo i 2.500 euro e nel 2023 hanno raggiunto i 3.377,50 euro, praticamente decuplicate rispetto al 2019;

   tale costo, sommandosi a quelli di energia e carburante, rischia di impedire la prosecuzione dell'attività a numerose imprese del settore, con un conseguente impoverimento dell'offerta turistica dei territori;

   a titolo di esempio un semplice cavallino a moneta per bambini collocato su un lungomare è costretto a pagare oltre euro 3.377,50 anche per soli 7 giorni di occupazione. Si tratta di un importo pari al valore commerciale dell'attrazione e assolutamente non parametrato né alla superficie occupata, circa 1 metro quadro, e tanto meno alla sua redditività, inferiore di almeno 200 volte. Molti esercenti si spostano anche tre volte nell'estate in località marine, dovendo ogni volta versare l'importo minimo e pagando quindi fino a euro 15.000 per lavorare 40 giorni, quando le condizioni meteorologiche lo consentono –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito all'aumento dei canoni demaniali per le imprese dello spettacolo viaggiante e se non sia applicabile anche a questo settore il comma 4 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 400 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, in materia di concessioni demaniali marittime, il quale dispone che «i canoni annui relativi alle concessioni demaniali marittime, anche pluriennali, devono essere rapportate alla effettiva utilizzazione del bene oggetto della concessione se l'utilizzazione è inferiore all'anno, purché non sussistano strutture che permangano oltre la durata della concessione stessa».
(5-00480)


   D'ORSO e SCUTELLÀ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i Ministeri vigilanti hanno negato l'approvazione della delibera adottata dal comitato dei delegati di Cassa forense il 16 settembre 2022, concernente l'estensione al 2023 dell'esonero del pagamento del contributo integrativo minimo, già sospeso nel periodo 2018/2022;

   a seguito di ciò, l'ente dovrà porre in riscossione, con la rata del 30 settembre 2023, anche tale contributo, nella misura rivalutata di euro 770,00;

   nel merito del provvedimento in esame, la nota tecnica specifica che «alla data del 31 dicembre 2022, su un totale di 227.000 iscritti alla Cassa, circa il 32,5 per cento si stima risulterà interessato dal provvedimento di sospensione del contributo integrativo minimo pari a 73.961 professionisti», di cui 25.923 posizioni riguarderebbero avvocati tra il sesto e il nono anno di iscrizione alla Cassa, con un fatturato annuo inferiore a 8.875 euro, mentre 48.038 posizioni riguarderebbero avvocati (non pensionati) iscritti da almeno dieci anni e con fatturato annuo inferiore a 17.750 euro;

   nella nota del Ministero del lavoro e delle politiche sociali si stigmatizza il fatto che circa un terzo degli iscritti dichiari un fatturato inferiore a 17.750 euro e quindi si invita Cassa forense ad effettuare un puntuale approfondimento su costoro;

   il provvedimento, sul quale l'ente ha già comunicato di riservarsi l'impugnazione, è giunto assolutamente inaspettato, tenuto conto che la delibera del comitato era funzionale all'entrata in vigore, dal 2024, della riforma strutturale della previdenza forense, già all'esame degli stessi Ministeri;

   il costo contenuto dell'esonero, stimato in circa 25 milioni di euro, è assolutamente compatibile con gli equilibri finanziari di lungo periodo dell'ente, mentre il richiamo agli «effetti negativi sui saldi di finanza pubblica», contenuto nella nota ministeriale, appare del tutto inconferente, stante il fatto che gli stessi vigilanti avevano approvato l'analogo provvedimento per il quinquennio 2018/2022;

   secondo il Presidente di Cassa forense Valter Militi «Il diniego ministeriale lede l'autonomia dell'Ente, è inutilmente vessatorio nei confronti degli iscritti ed appare fondato su motivazioni non condivisibili»;

   secondo il coordinatore dell'Ocf Mario Scialla, «La mancata sospensione colpisce gli avvocati con i redditi più bassi in modo incomprensibile. Ciò che indigna di più, però, non sono tanto le non condivisibili ragioni tecniche alla base del diniego, ma alcuni passaggi della decisione, che dimostrano la totale mancanza di conoscenza di quella che è la difficile situazione che da anni vive l'avvocatura» –:

   se i Ministri interrogati intendano meglio esplicitare le ragioni per cui non sarebbe sostenibile la sospensione della riscossione del contributo integrativo minimo da parte di Cassa forense in relazione all'anno 2023, anche alla luce della già operata sospensione per il quinquennio 2018-2022;

   quali iniziative intendano adottare per garantire l'entrata in vigore della riforma della previdenza forense, già predisposta da Cassa forense e sottoposta ai Ministeri vigilanti, a partire dal 1° gennaio 2024;

   ove ritengano di confermare la mancata approvazione della delibera di sospensione, quali iniziative alternative urgenti, anche normative, intendano adottare per alleviare l'impatto negativo del ripristino della riscossione del contributo integrativo minimo sulla platea di avvocati con bassa capacità reddituale.
(5-00495)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la legge n. 234 del 2021 ha disciplinato la procedura di conferma dei magistrati onorari in servizio alla data del 15 agosto 2017, ovvero alla data della entrata in vigore della legge n. 116 del 2017, cosiddetta riforma Orlando;

   all'esito di tale procedura i magistrati onorari sono stabilizzati nelle loro funzioni e ad essi devono essere riconosciute le garanzie del lavoratore subordinato;

   i magistrati onorari sono essenziali per l'andamento della giustizia; tale andamento si paralizzerebbe se privato dell'opera dei circa 4500 lavoratori, con indennità mai indicizzate dal 2003, che operano sia nel settore penale che nel settore civile, ai quali è affidato il 60 per cento del contenzioso di primo grado, con punte del 90 per cento nel settore penale requirente;

   è stata azionata l'1 dicembre 2022 la procedura di raffreddamento dalle associazioni di categoria, come da comunicato inviato alla commissione di garanzia per il diritto allo sciopero, propedeutica a nuovi blocchi e rallentamenti dell'attività;

   in assenza di risposte soddisfacenti in tempi brevi, il sistema giustizia rischia importanti ritardi nella definizione dei processi, con potenziali ripercussioni sul rispetto degli impegni assunti dal Governo italiano ai fini del conseguimento dei fondi del Pnrr;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con l'ultima sentenza del 7 aprile 2022 (causa C-236/20) e la Commissione europea, nell'ambito della procedura d'infrazione pendente, hanno ribadito che ai magistrati onorari italiani spettano diritti economici commisurati a quelli del lavoratore comparabile, il magistrato professionale di tribunale di pari anzianità;

   la procedura d'infrazione sul tema – (2016)4081 – è giunta al bivio ed il prosieguo, col parere negativo, peserebbe come un enorme macigno sull'immagine e sulle finanze dello Stato, avendo la Commissione europea censurato pesantemente, in ultimo a luglio 2022, con la lettera di messa in mora complementare, anche gli aggiustamenti apportati dall'ex Guardasigilli alla riforma Orlando del 2017, con la legge di bilancio n. 234 del 2021, ritenuti ancora non soddisfacenti; particolare stigma ha ricevuto il trattamento finale, equiparato ad una figura eterogenea ed economicamente inadeguata e la rinuncia, imposta ex lege, ad un giusto risarcimento per le violazioni pregresse;

   già circa 1500 magistrati onorari pienamente stabilizzati con le procedure concorsuali previste dall'articolo 1 comma 629 e seguenti della legge n. 234 del 2021, sono chiamati ad operare in un contesto normativo nebuloso e stigmatizzato dalle Autorità sovranazionali, come da lettera di messa in mora complementare inviata al Governo italiano il 15 luglio 2022, con possibili gravi e assai prossime ripercussioni su tutto il sistema giustizia;

   come evidenziato dalla Consulta della magistratura onoraria con nota al Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia del 10 febbraio 2023: i magistrati stabilizzati esercitano l'opzione per l'impegno esclusivo o parziale delle funzioni senza avere direttive chiare sui tempi di apertura delle nuove posizioni previdenziali e sugli istituti di raccordo con le pregresse, né sulle modalità di assegnazione degli incarichi giurisdizionali;

   ad oggi i magistrati onorari già stabilizzati non hanno ancora ricevuto i compensi stabiliti dalla legge;

   ad oggi i magistrati già stabilizzati, quali magistrati europei e pubblici dipendenti, non risultano ancora iscritti alla gestione ordinaria Inps, come previsto dalla relazione tecnica allegata alla legge n. 234 del 2021, per la parte d'interesse, con conseguente ritardo sul versamento dei contributi previdenziali –:

   se sia vero che la situazione con riguardo alla posizione previdenziale ed economica dei magistrati onorati stabilizzati presenti i profili di criticità evidenziati e quali iniziative e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda adottare per sanare la situazione relativa ai soggetti confermati, in modo da garantire una riforma della magistratura onoraria in servizio in linea con la normativa unionale e nazionale, garantendo certezza e diritti agli interessati.
(2-00097) «Lupi, Bicchielli, Alessandro Colucci, Romano».

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   la legge 29 dicembre 1993, n. 580 fondante del sistema delle Camere di commercio italiane è stata profondamente innovata con il decreto legislativo 25 novembre 2016 n. 219;

   l'articolo 3 del medesimo decreto legislativo ha attribuito all'Unioncamere il compito di formulare al Ministero dello sviluppo economico una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali delle Camere di commercio;

   i Consigli camerali delle Camere di commercio di Avellino e Benevento hanno volontariamente deliberato la fusione dei due enti in data antecedente a quella del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 per cui non rientrano nelle predette normative successivamente intervenute;

   il Ministro dello sviluppo economico con decreto del 16 novembre 2016 ha istituito la nuova Cciaa Irpinia Sannio mediante accorpamento volontario delle Camere di commercio di Avellino e Benevento;

   l'iter procedurale di istituzione del Consiglio della nuova Cciaa Irpinia Sannio si è protratto per oltre 5 anni, ritardo che a giudizio dell'interrogante è ascrivibile in parte al commissario ad acta e in parte alla regione Campania;

   il Consiglio della Camera di commercio di Benevento è scaduto dal dicembre 2016 e il previsto regime di prorogatio è già risultato insostenibile sino ad aprile 2021, data di avvenuto commissariamento da parte del Ministero dello sviluppo economico, che ha provveduto alla nomina di un commissario straordinario a Benevento e di altro ad Avellino;

   il commissario straordinario nominato per la Camera di commercio di Avellino solo dal giorno 1° ottobre 2021 ha fatto pubblicare sull'albo on line della Camera di commercio di Avellino la determinazione – con i poteri della giunta – n. 29 del 23 settembre 2021 che rinnova l'incarico al segretario generale già in carica per un ulteriore periodo di 2 anni. Tale proroga è avvenuta in deroga al limite massimo consentito dall'articolo 20 della legge n. 580 del 1993, poiché l'incarico di segretario generale è detenuto dalla medesima persona dall'anno 2007;

   con la determinazione n. 1 del 2022, intervenuto il Ministero, in data 26 dicembre 2021, con nota prot. n. 0439635, ha fatto presente alla Camera di commercio che la legge non prevede «deroghe» ai limiti di durata massima consentiti e che, quindi, il rinnovo doveva essere revocato;

   il commissario straordinario ha provveduto finalmente sì ad avviare la «selezione per la nomina del segretario generale», senza però – anche in questo caso – realmente tener conto della precipua fase di accorpamento per la quale, come già avvenuto in tutte le altre Camere di commercio, avrebbe dovuto procedere alla nomina di un segretario generale facente funzione al fine di garantire la «continuità dell'azione amministrativa» di cui al dettato della legge n. 580 del 1993 come modificata dal decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219, nonché al buon senso perché prende atto di quanto comunicato dal Ministero ma ritiene di mantenere ferma la propria decisione presa «in deroga» alla legge e, quindi, non tiene in nessun conto le decisioni ministeriali;

   il Ministero, in data 20 gennaio 2022, con nota prot. n. 0014767, comunica alla stessa Camera di commercio (di Avellino) che all'atto del perfezionamento della procedura di costituzione della nuova Camera di commercio sarà necessario avviare una nuova procedura comparativa per la selezione del segretario generale del nuovo ente camerale;

   il nuovo ente camerale, all'atto del perfezionamento, coincidente con l'insediamento avvenuto in data 5 luglio 2022, disattendendo – ancora una volta – completamente la disposizione ministeriale prende atto che il segretario generale del nuovo Ente – appena costituito – è sempre la medesima persona quale ex segretario generale della soppressa Camera di commercio di Avellino –:

   a fronte di quanto riportato in premessa, quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato a tutela della nuova Camera di commercio Irpinia Sannio.
(2-00095) «Rubano».

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CANGIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea 1 della metropolitana di Napoli non è mai riuscita a garantire un servizio efficiente agli utenti poiché i tempi di attesa si protraggono fino a venticinque minuti;

   la società partecipata dal comune di Napoli che gestisce il servizio, la ANM, risulta essere organizzata male e con un numero ridotto di treni circolanti, pari ad appena sei;

   per garantire un miglioramento del servizio l'amministrazione comunale, nel 2017, annunciò l'acquisto di venti nuovi treni dalla azienda spagnola Construcciones y Auxiliar de Ferrocarriles, meglio nota con l'acronimo CAF;

   il primo convoglio risulta essere stato consegnato soltanto nel mese di marzo del 2020 e l'amministrazione comunale aveva poi garantito l'aggiunta di un treno al mese;

   durante il viaggio per il collaudo con la Commissione ministeriale, nel mese di luglio del 2021, si verificò un incendio in seguito al quale il Ministero competente richiese al comune di Napoli una perizia tecnica da parte di un «soggetto estraneo alla commessa»;

   tale perizia venne inviata dal comune di Napoli il 13 gennaio 2022 ad Ansfisa, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, per poi passare alla successiva fase delle necessarie prove dinamiche ed al cosiddetto pre-esercizio o collaudo;

   i collaudi dei treni, sia di quelli vecchi che di quelli nuovi, avviati di recente, essendo effettuati solamente di giorno, a causa delle vertenze in corso per il mancato pagamento del lavoro straordinario, hanno causato ulteriori disservizi sulla linea 1 della metropolitana di Napoli costringendo ANM a bloccare le corse per eseguire i test sulle rotaie e creando di conseguenza forte caos per i cittadini napoletani e per i turisti in visita alla città;

   per di più, l'area collinare della città risulta già fortemente penalizzata per la chiusura della funicolare di Chiaia, a causa dei lavori di revisione ventennale che dovrebbero terminare non prima della primavera del 2024 –:

   quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare il Ministro interrogato affinché il personale dell'Ansfisa proceda al collaudo dei treni nuovi nelle ore notturne, così da permettere la celere immissione in esercizio dei nuovi treni sulla linea 1 della metropolitana di Napoli, senza creare ulteriori disagi per i cittadini e per le attività commerciali, soprattutto in considerazione della circostanza che la Federazione del Commercio, associazione degli operatori commerciali del Vomero e dell'intera area collinare, ha annunciato un esposto alla Corte dei conti per una perdita stimata di circa 170 mila euro al giorno di mancati incassi.
(4-00601)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   durante il mese di febbraio 2023 migliaia di migranti sono sbarcati a Lampedusa; secondo Sergio Scandura, inviato di Radio Radicale, non si ricordava una situazione del genere da prima dell'operazione «Mare Nostrum» dell'ottobre 2013;

   in questi giorni l'hotspot dell'isola, che ha una capacità di accoglienza di circa 350 persone, è arrivato ad ospitare fino a 3800 persone;

   l'Italia è stata già condannata dalla Corte europea dei diritti dell'Uomo (caso Khlaifia) per le condizioni indegne e la durata del trattenimento nel centro hotspot di Contrada Imbriacola, riscontrate nel 2011;

   l'hotspot, va ricordato, non è un centro di accoglienza ma un primo centro di identificazione e di verifica delle condizioni delle vulnerabilità delle persone che arrivano e, in questi giorni, è stato sottoposto ad uno stress notevole che ha costretto i migranti sbarcati, molti dei quali titolari di protezione umanitaria, ad una condizione di promiscuità, anche da un punto di vista sanitario, potenzialmente pericolosa;

   da una visita nell'hotspot che l'interrogante ha personalmente effettuato venerdì 24 e sabato 25 febbraio 2023, si è potuto constatare sia il sovraffollamento della struttura che le condizioni di grave disagio in cui versano i migranti;

   molti di loro non avevano ricevuto vestiario adeguato a proteggersi dal freddo di questi giorni, altri erano senza scarpe e molti hanno riferito di dover dormire all'esterno della struttura a causa della mancanza di posti letto;

   per la grande maggioranza di loro è stato impossibile fare una doccia e occorre anche segnalare la presenza di molte donne incinte che non hanno avuto accesso sinora alle adeguate visite ginecologiche, mancando nella struttura personale medico specializzato e finanche personale medico generico;

   in data 19 febbraio una giovane donna di 30 anni è deceduta nell'hotspot di Lampedusa per cause ancora da chiarire; era stata visitata e poi dimessa dal poliambulatorio dell'isola. Il suo è stato il terzo caso in tre mesi;

   come anche Repubblica denunciava in data 19 febbraio, l'hotspot è in grande difficoltà senza il personale e le strutture necessarie a gestire un simile afflusso di persone –:

   se il Governo sia informato riguardo ai fatti su esposti e se non si ritenga urgente fornire i dati disaggregati delle persone che sbarcano su suolo italiano, così da avere contezza degli sbarchi avvenuti nei singoli porti italiani;

   se non si ritenga urgente verificare se il personale medico specializzato nell'hotspot di Lampedusa è presente in numero sufficiente a far fronte all'emergenza in corso.
(3-00233)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   una delegazione, composta anche da un firmatario del presente atto, il 5 marzo 2023 ha visitato il Cara di Crotone constatando le disumane condizioni in cui si trovano le persone sopravvissute al naufragio avvenuto a Cutro il 26 febbraio 2023;

   i superstiti si trovano reclusi in due capannoni antistanti al centro, magazzini attrezzati a hotspot improvvisato, con le pareti scrostate, senza riscaldamenti e in cui solo la metà ha un posto letto mentre gli altri dormono sulle panche;

   privi di lenzuola e muniti solo di una coperta e materassi di gommapiuma, moltissimi di loro sono privi di calzature adatte alla stagione invernale;

   cosa ancor più grave è la commistione, vietata peraltro dalle leggi, di donne e minori che convivono insieme agli uomini adulti, financo con bagni in comune;

   tranne le poche uscite dal Cara, programmate e scortate, le persone sopravvissute non possono neanche visitare le bare dei defunti, né i parenti delle vittime che si sono recati a Crotone per identificare e commemorare i propri cari morti nel naufragio;

   occorre un immediato intervento per migliorare le condizioni insostenibili nelle quali sono costretti a vivere i sopravvissuti, in alloggi indegni di ogni essere umano;

   a parere degli interroganti, la ragione del loro vivere separati dagli altri richiedenti asilo del Cara è probabilmente legata al fatto che formalmente non hanno ancora manifestato la volontà di chiedere protezione in Italia e, di fatto, vivono da recluse;

   se i sopravvissuti fossero in regime di hotspot perché non hanno ancora formalizzato richiesta di asilo, il loro trattenimento sarebbe potuto durare per legge al massimo 72 ore e quindi, di fatto, sono trattenuti illegalmente e non è dato sapere se esistano provvedimenti di convalida dell'autorità giudiziaria e se sia stata garantita loro una assistenza legale;

   in accordo con le ambasciate andrà affrontata la questione dei lasciapassare, affinché le persone sopravvissute possano seguire i corpi dei loro cari defunti quando la volontà espressa è quella di trasferirli in altri Paesi europei dove già si trova parte della famiglia;

   per tutti i sopravvissuti andrebbero attivate procedure speciali che tengano in considerazione la vulnerabilità dovuta al trauma subito, permettendo loro di ricongiungersi con le famiglie residenti in altri Paesi europei, anche se non appartenenti alle categorie previste dal regolamento di Dublino che prevede il ricongiungimento familiare solo per i coniugi e i figli minorenni;

   la macchina dell'accoglienza e dell'assistenza ancora una volta appare sia stata interamente delegata all'impegno delle associazioni del terzo settore, alla spontanea solidarietà dei cittadini e alle poche ma instancabili risorse degli enti locali;

   sarà necessario, anche per dovere morale, che lo Stato italiano si occupi a proprie spese del rimpatrio delle salme, ma ad oggi non vi è chiarezza sulle modalità e sui fondi messi a disposizione;

   occorrerà compiere ogni sforzo necessario per garantire il rimpatrio delle salme, in particolare di quelle dirette in Afghanistan, per rispettare la volontà delle famiglie nonostante tutte le limitazioni imposte dal regime dei talebani –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative intenda assumere affinché ai sopravvissuti al naufragio di Cutro sia garantita una sistemazione più idonea e dignitosa e un'adeguata assistenza psicologica e legale;

   quali urgenti iniziative di competenza si intenda assumere affinché ai sopravvissuti che ne facciano richiesta sia garantita la possibilità di ricongiungersi con le famiglie residenti in altri Paesi europei, anche se non appartenenti alle categorie previste dal regolamento di Dublino;

   se siano stati individuati i fondi necessari a garantire il rimpatrio di tutte le salme e quali iniziative siano state adottate per garantire il rimpatrio delle salme dirette in Afghanistan, considerate le limitazioni imposte dal regime dei talebani.
(4-00606)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta immediata:


   CASO, ORRICO, CHERCHI, AMATO, AIELLO, D'ORSO, CANTONE, CARMINA, MORFINO, RAFFA e SCERRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che, in data 1° marzo 2023, le forze dell'ordine sono entrate nell'istituto «Majorana-Cascino» a Piazza Armerina, in provincia di Enna, interrompendo un'assemblea congiunta regolarmente autorizzata dalla preside dell'istituto con all'ordine del giorno il tema della legalizzazione della cannabis, un appuntamento organizzato insieme all'associazione «Meglio legale» come momento di informazione sul tema;

   nonostante le rassicurazioni della preside, date telefonicamente a un ispettore, sul fatto che l'assemblea era stata regolarmente autorizzata, alcuni agenti del locale commissariato sono intervenuti chiedendo le generalità dei rappresentanti d'istituto che avevano organizzato l'assemblea;

   l'assemblea congiunta – secondo quanto riferito dalla preside – è stata richiesta dai rappresentanti di classe sulla base di una programmazione con la consulta provinciale e ha visto la partecipazione a distanza degli alunni collegati dalle classi e del rappresentante di «Meglio legale», che ha presentato agli studenti il quadro normativo, chiarendo subito che l'obiettivo dell'associazione è quello di argomentare tesi circa l'auspicato utilizzo legale della cannabis per contrastare fenomeni di criminalità;

   pare che l'ispezione della polizia sia scaturita da una segnalazione arrivata dalla questura di Enna;

   l'articolo 21 della Costituzione italiana recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;

   l'articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea recita: «Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera»;

   il tema della legalizzazione della cannabis è un tema attuale, che desta vivo interesse sia a livello nazionale che a livello internazionale ed è presente nel dibattito pubblico e istituzionale, discusso anche nelle aule parlamentari;

   al momento non risultano pubbliche spiegazioni sull'accaduto, pertanto, agli occhi degli interroganti, senza ulteriori motivazioni espresse sui fatti riportati, questo intervento risulta sproporzionato, ingiustificato e intimidatorio –:

   se il Ministro interrogato possa ricostruire nel dettaglio quanto accaduto, contribuendo a individuare in tal modo, per quanto di competenza, le dinamiche e le motivazioni che abbiano reso necessario un simile sproporzionato intervento.
(3-00232)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SCOTTO, LAUS, GRIBAUDO, FOSSI e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono tanti i lavoratori in Italia che sono annoverabili tra i cosiddetti «working poors», in contrasto con il principio sancito dall'articolo 36 della nostra Costituzione;

   il 20 dicembre 2022, l'Università degli studi di Milano con procedura a evidenza pubblica, ha previsto l'affidamento del servizio di vigilanza, portierato, guardiania, assistenza presso i settori didattici, portinerie e biblioteche nelle differenti sedi dell'Università degli Studi di Milano per un periodo di due anni, con previsione di una opzione di proroga di un anno;

   la procedura adottata si conforma, ai sensi del Codice dei contratti pubblici, al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità prezzo, stabilendo che i ribassi offerti in sede di gara, da applicarsi agli importi complessivi posti a base d'appalto (un ribasso per l'importo diurno e notturno per il profilo A e un ribasso per l'importo diurno e notturno per il profilo B), verranno applicati anche al costo orario che, per quanto concerne il profilo A, prevede un costo pari 13 euro orari per i turni diurni;

   sulla base di tali importi, al netto dei possibili ribassi, si può fondatamente prevedere che la retribuzione oraria effettivamente riconosciuta ai lavoratori con livelli di qualifica F impiegati per i suddetti servizi non supererà i 5 euro orari lordi, ovvero retribuzioni complessive mensili inferiori ai 900 euro lordi, per un tempo pieno di 40 ore settimanali;

   retribuzioni che, anche alla luce dei livelli di inflazione registratisi nell'ultimo anno, appaiono ancor più inaccettabili;

   secondo l'Istat per l'anno 2021, una famiglia di tre componenti, di cui due adulti di età tra i 18 e i 59 anni e un minore di età compresa tra i 4 e i 10 anni, residenti in una città metropolitana, viene considerata «assolutamente povera» se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a 1.434 euro mentre, se il nucleo è composto di un solo adulto di età tra i 18 e i 59 anni, la soglia è pari a 852 euro;

   la reiterata contrarietà del Governo rispetto all'ipotesi dell'introduzione del salario minimo legale –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, al fine di assicurare un livello di retribuzioni, anche nei rapporti con le amministrazioni pubbliche, in grado di garantire un'esistenza libera e dignitosa per i lavoratori italiani.
(5-00490)


   NISINI, GIACCONE, CAPARVI e GIAGONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   oltre 100 lavoratori e lavoratrici (70 circa su Firenze e 30 su Siena) di Base Digitale rischiano il posto di lavoro per un mero risparmio di costi;

   accade, infatti, che la commessa sia scaduta e che la multinazionale americana Accenture, dopo aver rilevato le lavorazioni esternalizzate da banca MPS, oggi decide di delocalizzzare in India attività e servizi, mettendo a repentaglio centinaia di posti di lavoro e, dunque, il futuro di centinaia di famiglie;

   Accenture sembra ne faccia una questione di riduzione dei costi concordata con la banca, ma, a parere degli interroganti, risulta alquanto inaudito che lavorazioni di una banca partecipata dallo Stato possano tranquillamente essere delocalizzate in tutt'altra parte del mondo, consentendo che dati sensibili della clientela possano essere trasferiti in India –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori dettagli riguardo a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali.
(5-00491)


   AIELLO, BARZOTTI, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in previsione del superamento del reddito di cittadinanza (RdC) (legge 29 dicembre 2022, n. 197, articola 1, commi 313-316), la manovra ha introdotto per gli «occupabili» una riduzione della durata massima del sussidio, con l'obbligo di frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale (legge 28 marzo 2002, n. 53). In caso di mancata frequenza, è prevista la perdita del diritto alla prestazione per il nucleo familiare;

   si prevede altresì che, con apposito protocollo stipulato dal Ministero dell'istruzione e del merito e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, siano individuate azioni volte a facilitare le iscrizioni a percorsi di istruzione e i corsi di formazione o riqualificazione professionale di cui alla citata legge n. 53;

   sebbene la Ministra del lavoro e delle politiche sociali abbia dichiarato che il suo dicastero sta lavorando «all'emanazione del piano di formazione» e i corsi inizieranno «presto», attualmente non se ne ha riscontro, mentre resta sulla carta l'obbligo delle regioni di trasmettere all'Anpal gli elenchi dei soggetti che non rispettano l'obbligo di frequenza;

   in data 6 febbraio 2023, il Presidente della Commissione lavoro della Camera dei deputati onorevole Rizzetto, ha dichiarato, letteralmente, che «se la formazione non parte, chi non la fa continuerà a prendere il sussidio»;

   secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, a partire da agosto 2023, la riforma farebbe perdere il sostegno economico al 38,5 per cento dei nuclei familiari (e al 23 per cento delle persone) che oggi lo ricevono ossia a 400 mila famiglie;

   ad oggi non risulta che il Governo abbia adottato alcuna misura volta ad assicurare un lavoro dignitoso, né la formazione prevista;

   da notizie di stampa si apprende che una bozza di decreto-legge di riforma RdC, ora nominato «Misura di inclusione» è già alla valutazione del Tesoro e che la stessa sarà prossimamente all'attenzione del Consiglio dei ministri;

   stando a successive agenzie stampa, però, il Ministero dell'economia e delle finanze smentisce, mentre quello interrogato dichiara che la materia «necessita di un approfondito confronto tecnico con altri ministeri, le regioni, i comuni e gli enti competenti» –:

   per quali motivi non sia stata avviata la formazione degli «occupabili» prevista dalla manovra e non dal programma Gol, quali siano i tempi previsti per avviarla e se e come si intenda garantire la continuità del RdC per gli «occupabili» che non dovessero adempiere l'obbligo di formazione per ragioni non loro imputabili, nonché un sussidio contro la povertà, indicandone i caratteri essenziali come configurati dalla citata bozza di decreto.
(5-00492)


   MARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il lavoro del portalettere, addetti al recapito, non viene considerato usurante come invece sarebbe necessario;

   già l'Ispesl, con una relazione effettuata nel 2007, indicò il lavoro dei portalettere come usurante tra le professioni. Nel 2009, uno studio condotto dai ricercatori del servizio regionale di epidemiologia dell'Asl 5 di Torino in collaborazione con l'Università di Torino, indicò in una tabella dei lavori usuranti, la professione del portalettere come la peggiore in termini di aspettativa di vita, con un dato medio di quasi 4 anni inferiore alle altre categorie di lavoratori;

   il postino svolge il proprio lavoro all'aperto, nelle ore centrali della giornata e, spesso, in mezzo al traffico dei centri urbani, lavora sotto il sole delle torride giornate estive, durante i temporali ed anche quando nevica;

   danni da calore, artrosi, ernie discali, inguinali, periartrite, sindrome del tunnel carpale, ansia, insonnia, stress, bronchite, polmonite, sono solo alcune delle patologie più riscontrate, causate sia dalle diverse condizioni climatiche che dalla movimentazione manuale dei carichi a tutto ciò, va aggiunta la strada, fonte d'inquinamento da polveri sottili;

   la continua esposizione a rischi, le condizioni climatiche, i ritmi lavorativi stressanti, gli infortuni, che sono numerosi nel recapito, gli incidenti stradali che in molti casi, hanno avuto anche il più tragico degli epiloghi, generino condizioni di malessere e disagio e determinino una situazione lavorativa altamente usurante;

   la Commissione sui lavori gravosi, nel documento approvato il 16 settembre 2021, ha definito un elenco delle professioni particolarmente usuranti, portando il numero delle categorie per le quali potrebbero aprirsi le porte dell'Ape sociale nel 2022, dalle attuali 15 a 31 (e dalle attuali 65 mansioni a 203);

   la lista dei lavori gravosi è stata stilata in base ai seguenti criteri: frequenza degli infortuni rispetto alla media; numero di giornate medie di assenza per infortunio; numero di giornate medie di assenza per malattia. Anche in questo caso i lavoratori della filiera del recapito, con mansioni di addetto al recapito e di addetto alle lavorazioni interne, sono rimasti esclusi dall'elencazione di lavori gravosi e/o usuranti;

   l'interrogante ritiene che questa tipologia di lavoratori possa e debba essere inclusa tra quelle professioni previste nell'elenco dei lavori gravosi –:

   se non intenda assumere iniziative al fine di riconoscere anche le figure professionali di addetto al recapito e addetto alle lavorazioni interne tra quelle usuranti e consentire loro di accedere alla Ape social.
(5-00493)


   TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il problema dei contributi silenti giacenti presso l'ente Enasarco, cui devono iscriversi gli agenti e i rappresentanti di commercio, va avanti ormai da molto tempo;

   ad oggi i lavoratori su citati hanno l'obbligo di corrispondere una doppia contribuzione previdenziale, all'Inps e all'Enasarco;

   dal 1° gennaio 2021 l'Enasarco eroga la pensione ordinaria di vecchiaia al perfezionamento di un'anzianità contributiva di almeno 20 anni e 67 anni di età per gli uomini (65 per le donne) unitamente al raggiungimento di una «quota» minima data dalla somma tra l'età anagrafica e l'anzianità contributiva;

   nelle ipotesi di mancato raggiungimento di 20 anni di contribuzione, gli iscritti non maturano né il diritto alla pensione di vecchiaia, né tantomeno alla restituzione delle somme versate;

   trattandosi di un ente previdenziale che eroga prestazioni integrative, infatti, non è possibile in alcun modo utilizzare tale contribuzione né tramite la ricongiunzione dei contributi nell'Inps (posto che la contribuzione Enasarco è già coperta, per il medesimo periodo temporale, da quella obbligatoria Inps) né ricorrere ai cumulo dei periodi assicurativi di cui alla legge n. 228 del 2012;

   tale sistema, quindi, è basato su principi solidaristici generali e non sulla considerazione della posizione contributiva del singolo assicurato;

   l'alternativa per gli iscritti è quella di proseguire volontariamente. Tale opzione, tuttavia, non ha prodotto i risultati sperati, atteso che non è conveniente per coloro i quali dovrebbero versare contributi volontari per parecchi anni (fino ad arrivare quindi a 20);

   si tratta di una situazione che merita, presumibilmente, dei provvedimenti correttivi a tutela del diritto alla pensione, soprattutto in merito all'impossibilità di ricorrere alla ricongiunzione e alla totalizzazione per il recupero dei contributi silenti;

   ad oggi risulta molto alto numero di agenti e rappresentanti che non ottiene alcuna prestazione dall'ente in questione, comportando un anomalo e considerevole accumulò di contributi infruttuosi da parte di Enasarco;

   le modifiche operate dall'ente, volte a riconoscere una rendita contributiva, a stringenti condizioni, per gli iscritti dal 1° gennaio 2013 non possono in alcun modo essere considerate risolutive della problematica in questione –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di consentire agli iscritti Enasarco il recupero dei contributi versati.
(5-00494)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   una lettera-comunicato del sindacato Uil Inps del 12 gennaio 2023 ha riferito di un incontro riservato tra il Ministero del lavoro e i direttori generali di Inps, Inail e Inl nel corso del quale si sarebbe annunciato che, attraverso un decreto collegato lavoro di prossima emanazione, Inl e Anpal saranno internalizzate nel Ministero del lavoro sotto l'egida di uno specifico Dipartimento;

   in tale direzione sembra andare anche il decreto interministeriale del 14 febbraio 2023, con il quale si è incomprensibilmente proceduto alla revoca del consiglio di amministrazione di Anpal Servizi spa, costituitosi solo 8 mesi orsono;

   l'ispettorato del lavoro ha oggi il fondamentale compito di presidiare il territorio per far emergere e controllare i fenomeni di illegalità e di irregolarità molto legati tra loro quali l'evasione fiscale, il lavoro nero e il mancato rispetto delle norme e degli adempimenti in materia di salute e sicurezza del decreto legislativo n. 81 del 2008 (testo unico sulla sicurezza sul lavoro);

   secondo i dati forniti dall'Inail nel 2022 si sono registrate nel nostro paese 1090 morti bianche, quasi tre morti al giorno, e di 697.773 denunce di infortunio sul lavoro;

   laddove confermata, a parere degli interroganti, la proposta governativa di internalizzare le attività ispettive nella struttura ministeriale rischierebbe di compromettere l'autonomia organizzativa e la flessibilità operativa ha efficacemente caratterizzato l'Inl in questi ultimi anni, riproponendo modalità burocratiche di stampo ministeriale di cui non si ravvisa l'esigenza:

   la maggiore flessibilità e semplificazione nello svolgimento dell'attività ispettiva e nell'orario di lavoro ha permesso all'ispettorato di adattarsi a vigilare su fenomeni che sfuggono a rigidità organizzative, ottenendo così risultati positivi nel 2022, aumentando il numero di ispezioni e le irregolarità accertate, secondo quanto riportato dalla nota del Ministero del lavoro del 10 febbraio 2023;

   per contrastare con maggiore efficacia l'illegalità e le irregolarità nel mondo del lavoro di oggi l'ispettorato ha certamente bisogno di rimanere indipendente ed efficacie nella programmazione mensile, lavorando per obiettivi, nonché nell'attività preventiva di intelligence attraverso la mappatura del territorio, analisi dei flussi informatici dei data base, elaborazione di black list e campagne mirate;

   il PNRR ci pone l'obiettivo di aumentare per i prossimi 2 anni del 20 per cento i controlli sul territorio e diminuire del 2 per cento i fenomeni di lavoro sommerso, ma questo rischia di essere compromesso da una riforma che avrà i suoi tempi di attuazione e rallenterebbe l'attività di vigilanza;

   l'Inl, da un punto di vista meramente contabile, è nato come ente a «costo zero» ma non è stato mai in deficit, realizzando addirittura piccoli avanzi di bilancio;

   alla luce di tali intenzioni, le organizzazioni sindacali hanno chiesto uno specifico incontro al fine di verificarne le ragioni, nonché per valutare le conseguenze sul rilevante numero di lavoratrici e lavoratori impiegati nelle due agenzie –:

   sulla base di quali valutazioni la Ministra interrogata ritenga che la internalizzazione di detti enti possa migliorare il contrasto ai fenomeni del lavoro sommerso e degli infortuni sul lavoro, nonché conseguire politiche del lavoro più efficaci.
(4-00602)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i pescatori di Lampedusa denunciano da anni l'abbandono dei relitti delle barche con cui arrivano i migranti; detti relitti infatti, sia in mare aperto che nella zona del molo Favaloro, hanno provocato, nel tempo, gravi danni al delicato ecosistema marino dell'isola e alle coste, sommergendole di rifiuti;

   in particolare l'abbandono dei relitti in mare aperto ostacola la pesca e rende insicuro il lavoro dei pescatori che, nell'isola di Lampedusa, traggono sussistenza esclusivamente da quella attività;

   «Quando il molo Favaloro non viene bonificato da parte dei responsabili dell'ufficio delle dogane – denuncia il consigliere comunale d'opposizione e presidente del consorzio pescatori di Lampedusa, Totò Martello ad Agrigento Today lo scorso novembre – basta una mareggiata e il vento libeccio per togliere gli ormeggi e disseminare le imbarcazioni all'interno del porto. Un centinaio di imbarcazioni – prosegue Martello – sono disperse nelle cale e nel porto commerciale»;

   secondo dati dell'Agenzia ONU per i rifugiati, nel 2022 sono arrivati via mare a Lampedusa circa 45.800 migranti, cioè il 44 per cento del totale di quelli sbarcati in Italia. Tranne sporadiche eccezioni, sono sbarcati tutti sul molo Favaloro, l'unico vero molo dell'isola. A questo si aggiunga l'aumento esponenziale di sbarchi di migranti riconducibile al mese di febbraio 2023, fenomeno che ha aggravato la situazione, rendendo ancora più urgente un intervento;

   come specificato anche dal giornalista de Il Post Luca Misculin sul suo articolo Al molo di Lampedusa non comanda nessuno «La raccolta dei rifiuti speciali, tra cui i vestiti dei migranti, le coperte termiche e le taniche di carburante, così come lo smantellamento delle imbarcazioni dei migranti, spetta all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, che gestisce l'intero porto di Lampedusa» –:

   se non si ritenga urgente adottare immediate iniziative, per quanto di competenza, al fine di rimuovere le barche affondate a tutela delle coste, delle spiagge e dei fondali lampedusani nonché del lavoro dei pescatori.
(3-00234)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la dottoressa Immacolata Ciaramella, in comando presso il Ministero dell'economia e delle finanze dall'11 gennaio 2010 al 10 gennaio 2014, in area III F1, ed attualmente tornata ancora in posizione di comando presso il predetto Ministero dal 1° dicembre 2020, in Area II/F6, nel 2013 è stata esclusa da una procedura di mobilità volontaria (stabilizzazione di comandati), di cui al bando MEF-DAG n. 019911 del 18 febbraio 2013, con nota a firma del Direttore generale del personale e dei servizi-Direzione del personale-Ufficio IV del Ministero dell'economia e delle finanze-prot. n. entrata 0101614/2013 del 13 settembre 2013, prot. uscita n. 0104516/2013 del 13 settembre 2013;

   tale provvedimento di esclusione è stato oggetto di impugnazione giudiziale da parte della dottoressa Immacolata Ciaramella. L'iter processuale si è concluso con una sentenza della Sez. Lavoro n. 3063/2021 del 10 settembre 2021 della Corte d'appello di Roma (divenuta inoppugnabile), che, riconoscendo l'illegittimità dell'esclusione della dottoressa Immacolata Ciaramella dalla procedura di mobilità volontaria su citato, ne ha disposto la disapplicazione;

   nonostante due note di diffida inviate dal legale della dottoressa Immacolata Ciaramella in data 16 novembre 2021 e 22 dicembre 2021, a cui è seguita una terza nota di diffida in data 15 novembre 2022, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora dato esecuzione alla sentenza su citata;

   per l'esatto inquadramento della dottoressa Immacolata Ciaramella da parte del Ministero dell'economia e delle finanze bisogna tener conto dell'attuale formulazione dell'articolo 52 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che valorizza il possesso di titoli di studio e di servizio per il riconoscimento della professionalità acquisita, essendo peraltro venuti meno i vincoli presenti nella precedente formulazione della norma ai fini della progressione di carriera;

   quindi bisogna considerare ai fini dell'inquadramento giuridico i seguenti titoli di studio e di servizio posseduti dalla dottoressa ovvero:

    1. laurea magistrale e master di II livello;

    2. svolgimento per più di 6 anni di servizio in posizioni riconducibili all'Area III;

   si precisa che i titoli su elencati hanno consentito alla dottoressa Ciaramella di partecipare anche a diverse procedure concorsuali da dirigente amministrativo di seconda fascia, conseguendo n. 2 idoneità in due di esse; una delle graduatorie in cui la dottoressa Ciaramella è risultata idonea ovvero quella dell'Ingv, approvata in data 23 giugno 2020, è stata peraltro parzialmente scorsa dal Ministero dell'economia e delle finanze nel mese di dicembre 2020, non arrivando però ad assumere la dottoressa;

   successivamente il Mef, invece di completare lo scorrimento della stessa graduatoria, ha ritenuto di scorrere altre graduatorie, successive in ordine temporale, contravvenendo agli stessi criteri utilizzati in precedenza, nonché in contrasto con i principi statuiti dalla Suprema Corte che, in tema di scorrimento delle graduatorie, ha stabilito il principio secondo cui deve darsi prioritario scorrimento alle graduatorie più risalenti;

   altro aspetto da considerare è quello dell'anzianità di servizio da riconoscere alla dottoressa Ciaramella all'atto del suo inquadramento nei ruoli del Ministero dell'economia e delle finanze infatti, deve essere riconosciuta un'adeguata anzianità nei ruoli del Ministero dell'economia e delle finanze che salvaguardi i suoi diritti nell'ambito di eventuali progressioni di carriera che il predetto Ministero dovesse attivare, anche in considerazione del fatto che in passato ha già effettuato due procedure di progressione economica a cui la dottoressa Ciaramella non ha potuto partecipare;

   il Mef quindi all'atto dell'assunzione della dottoressa Ciaramella, dovrebbe riconoscerle un'anzianità di servizio sin dal 2013, anno a cui risale sua illegittima esclusione dalla procedura di mobilità volontaria;

   ultimo aspetto da considerare è il fatto che dal 1° novembre 2022 sono entrate in vigore le disposizioni di cui al titolo III (ordinamento professionale, articolo 12 e successivi) del Ccnl Funzioni centrali stipulato il 9 maggio 2022, per effetto delle quali il personale verrà reinquadrato in un nuovo ordinamento strutturato in famiglie professionali: a causa di ciò l'attuale inquadramento provvisorio della dottoressa Ciaramella potrebbe subire un rilevante arretramento professionale ed economico; infatti in base all'inquadramento provvisorio proposto con il comando obbligatorio, potrebbe essere inserita nella famiglia professionale degli «Assistenti», subendo un inquadramento giuridico ed economico assolutamente inadeguato rispetto ai titoli di studio e alla anzianità di servizio maturata nel pubblico impiego. Ciò determinerebbe un danno ulteriore, considerando che nel lontano 2003 la dottoressa Ciaramella è entrata nel pubblico impiego, superando un concorso bandito dall'Inaf per collaboratori di amministrazione (livello C1 del Ccnl Università all'epoca vigente);

   ai fini poi dell'inquadramento economico della dottoressa Ciaramella nei ruoli del Ministero dell'economia e delle finanze, bisognerebbe tener conto del suo diritto alla conservazione del trattamento economico attualmente in godimento, che è equiparabile, provenendo la medesima dal Comparto Istruzione e Ricerca, all'attuale area III F3 del Ccnl Funzioni Centrali (Ministeri) –:

   se non si ritenga opportuno verificare tale situazione facendo dare attuazione alla sentenza sopra richiamate e facendo riconoscere alla dottoressa Ciaramella la mobilità e l'inquadramento;

   quali iniziative di competenza si intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di situazioni analoghe a quella segnalata in premessa.
(2-00092) «Ciocchetti».

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOIZZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 449, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), ha autorizzato un contributo di 235.834.000 euro per far fronte al fabbisogno di apparecchiature sanitarie dirette a garantire le prestazioni di competenza dei medici di medicina generale (Mmg) e dei pediatri di libera scelta (PLs), al fine di migliorare il processo di presa in cura dei pazienti nonché di ridurre le liste d'attesa;

   tali strumenti riguardano Ecg, spirometria, diagnostica rapida o ecografie e hanno l'obiettivo di migliorare il processo di presa in carico dei pazienti e ridurre le liste di attesa, garantendo diagnosi precoci e supportando anche, come nel caso della diagnostica rapida, la lotta all'antibiotico-resistenza attraverso le analisi preventive della proteina C reattiva;

   le risorse di cui sopra sono a valere sui fondi in conto capitale per l'edilizia sanitaria (articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67) come rifinanziati dalla legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 555, legge n. 145 del 2018) nell'ambito delle risorse non ancora ripartite alle regioni;

   la normativa sopra richiamata prevede che i trasferimenti in favore delle regioni siano disposti sulla base di un piano dei fabbisogni predisposto e approvato nel rispetto dei parametri fissati con decreto del Ministro della salute, da adottare entro il 31 gennaio 2020, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   dopo anni di blocco, in data 27 luglio 2022, la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sullo schema di decreto del Ministro della salute recante la ripartizione alle regioni delle risorse sopra citate (euro 235.834.000) per il fabbisogno di apparecchiature sanitarie di supporto ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, effettuata sulla base dei parametri stabiliti per l'adozione dei piani regionali;

   il provvedimento di cui sopra è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 226 del 27 settembre 2022 e prevede che le apparecchiature di diagnostica di primo livello siano assegnate alle Case della comunità hub&spoke, agli studi spoke di medicina generale e di pediatri, oltre che ad aggregazioni di medicina di gruppo, tenendo conto delle caratteristiche demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi;

   le prestazioni erogate da parte dei Mmg e Pls mediante le apparecchiature di cui al decreto sopracitato rientrano nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza sanitaria di base;

   l'articolo 2, comma 3, del decreto ministeriale in questione prevede l'istituzione di un tavolo tecnico congiunto Ministero della salute e regioni, entro novanta giorni dall'entrata in vigore del medesimo decreto, per definire le modalità di rilevazione dell'attività erogata, le specifiche tecniche della documentazione relativa agli atti medici eseguiti con il supporto delle apparecchiature, le modalità di alimentazione del fascicolo sanitario elettronico e gli indicatori minimi di processo e di risultato;

   ai sensi del successivo articolo 3, entro novanta giorni dal completamento dei lavori del tavolo tecnico, le regioni devono altresì presentare al Ministero della salute un piano pluriennale dei fabbisogni per l'utilizzo anche parziale delle risorse assegnate –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per dare attuazione alla normativa citata in premessa e permettere l'utilizzo delle risorse stanziate per il fabbisogno di apparecchiature sanitarie di supporto ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.
(4-00604)


   LOIZZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le maculopatie degenerative (degenerazione maculare legata all'età o all'edema maculare diabetico) sono patologie che provocano una riduzione della capacità visiva in seguito alla compromissione della macula, parte centrale della retina;

   questi disturbi costituiscono la prima causa di cecità in Occidente e la terza nel mondo, con circa due miliardi di soggetti coinvolti con età uguale o superiore a 50 anni;

   in Italia, i pazienti affetti da degenerazione maculare legata all'età o da edema maculare diabetico sono stimati essere 565 mila; la platea è destinata ad aumentare a causa dell'invecchiamento della popolazione e degli stili di vita non appropriati;

   circa il 90 per cento dei pazienti con maculopatie convive con almeno un'ulteriore condizione patologica associata, tra cui ipertensione, dislipidemie e diabete;

   l'impatto della patologia sulla qualità della vita e sul benessere sociale e mentale è spesso sottostimato;

   la perdita di acuità visiva compromette l'indipendenza, la capacità di svolgere attività quotidiane e le attività come la lettura o la guida. Inoltre, induce problematiche nella sfera psicoemotiva ed è associata a disagio sociale e isolamento;

   uno studio internazionale ha evidenziato come i punteggi di quality of life relativi ai pazienti con maculopatia senile siano paragonabili, se non peggiori, a quelli dei pazienti con cancro del colon-retto e sclerosi multipla;

   l'impatto della patologia si estende a famiglie e caregiver;

   l'attuale presa in carico del paziente con maculopatia evidenzia difficoltà nel percorso di diagnosi, cura e follow up;

   le ricerche effettuate mostrano un significativo problema di aderenza terapeutica: in Italia, i pazienti ricevono 3,6 iniezioni intravitreali medie all'anno contro le 7 iniezioni al primo anno seguite da almeno 4 negli anni successivi riconosciute come standard; questa tendenza è confermata dal «Rapporto AIFA sull'uso dei farmaci in Italia» del 2021 e dall'analisi di real world evidence effettuata da Fondazione Ricerca e Salute e presentata al Congresso Ispor;

   i dati evidenziano anche un utilizzo inappropriato delle risorse: in Italia, i costi sostenuti per la gestione del paziente affetto da maculopatie senile ammontano a quasi 7.000 euro per paziente nel primo anno e a più di 3.000 euro nel secondo anno. Uno studio in via di pubblicazione condotto dall'Altems quantifica su orizzonte life-time il costo complessivo dell'assistenza al paziente con degenerazione maculare legata all'età in 60.000 euro, dei quali circa il 67 per cento costituiti da costi sociali; l'ottimizzazione del percorso di presa in carico del paziente aumenterebbe l'aderenza terapeutica e garantirebbe migliori outcome clinici con conseguente riduzione dei costi sostenuti dal sistema pari a 24.000 euro per paziente, inclusi i costi sociali per i caregiver;

   le maculopatie degenerative non sono a oggi ricomprese nel Piano nazionale della cronicità pur possedendone le caratteristiche, quali la rilevanza epidemiologica, la gravità, l'invalidità, il peso assistenziale ed economico, la difficoltà di diagnosi e di accesso alle cure;

   una migliore gestione del paziente con maculopatia legata all'età sarebbe possibile agendo su quattro direttrici strategiche: acquisizione di consapevolezza sull'attuale presa in carico dei pazienti e sul relativo impatto economico e sociale; costruzione di una presa in carico integrata riducendo potenziali disuguaglianze; valorizzazione di condizioni di massima appropriatezza quale, ad esempio, l'aderenza terapeutica; misurazione dell'impatto degli investimenti sanitari in base al valore generato all'interno del percorso;

   tali direttrici sarebbero perseguibili attraverso l'inserimento delle maculopatie degenerative nel Piano nazionale della cronicità –:

   se e quali iniziative intenda assumere affinché le maculopatie degenerative siano inserite nel Piano nazionale della cronicità, al fine di garantire una migliore presa in carico dei pazienti, aderenza terapeutica e appropriatezza di spesa per il sistema.
(4-00605)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   FARAONE, PASTORELLA, ENRICO COSTA, DEL BARBA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli anni scorsi le università hanno adeguato la propria offerta formativa per consentire ai loro studenti di seguire le lezioni a distanza, innovando l'offerta tecnologica e didattica, superando l'eventuale gap tecnologico;

   la facoltà di medicina e chirurgia dell'Università Dunarea de Jos mette a disposizione dei propri studenti un'aula remota presso la città di Enna e il Governo italiano riconosce i titoli da essa rilasciati;

   in ragione del quadro clinico della studentessa Chiara Cumella, residente a Caltanissetta, iscritta al quinto anno e in regola con il pagamento della retta, il tribunale civile di Caltanissetta, con ripetute sentenze, ha ordinato di attivare con immediatezza la modalità di didattica a distanza per tutta la durata del corso universitario da lei frequentato;

   la sentenza ha riconosciuto che la ragazza «ha in atto un ampio quadro patologico e sintomatologico necessitante di un'ampia gamma di cure da praticare in ambiente domestico o ospedaliero, quadro che osta in modo assoluto agli spostamenti finalizzati a seguire le lezioni presso la sede di Enna, città alla volta della quale la ricorrente dovrebbe spostarsi con frequenza quasi quotidiana»;

   a parere del giudice, si delinea «una di quelle situazioni-limite evidenziate dalla Corte europea dei diritti dell'uomo in cui il diritto allo studio deve essere assicurato in modo più attento e la mancata assicurazione di opportunità alternative rispetto a quelle ordinarie si tradurrebbe nella violazione anche della normativa europea, poiché il soggetto gravato dall'obbligo formativo può porre rimedio al disagio del discente senza incorrere in un onere sproporzionato o eccessivo»;

   il tribunale, con ulteriore provvedimento del 22 febbraio 2023, incaricava un soggetto terzo, munito delle necessarie competenze tecnico-informatiche, di rendere possibile la fruizione da remoto;

   da quanto si legge in sentenza, la mancata esecuzione ha anche precluso la partecipazione a un esame in quanto la lezione da remoto è stata computata come «assenza», con conseguente sforamento del tetto massimo raggiungibile;

   con provvedimento del 6 marzo 2023, il tribunale ha altresì disposto la trasmissione alla procura della Repubblica degli atti, significando l'urgenza del loro esame, «attesa la situazione di grave pregiudizio per la studentessa» –:

   quali iniziative ritenga di promuovere al fine di garantire il diritto allo studio della studentessa Chiara Cumella e degli altri studenti con disabilità grave e quali siano gli strumenti amministrativi a disposizione del Ministero per scongiurare il ricorso a comportamenti omissivi quali quelli descritti, ivi comprese eventuali iniziative di tipo sanzionatorio.
(3-00227)


   DALLA CHIESA, MULÈ e TASSINARI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla missione 4, componente 2 – «Dalla ricerca all'impresa» – investimento 3.3 «Introduzione di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l'assunzione dei ricercatori dalle imprese», è previsto un target di 15.000 borse di dottorato innovativo da assegnare entro il 2024;

   l'obiettivo dell'intervento è di aumentare la riserva di capitale umano specializzato, promuovere l'innovazione e la diffusione delle tecnologie, rafforzare le competenze di alto profilo – in particolare nelle aree delle key enabling technologies – favorendo la transizione verso un'economia basata sulla conoscenza;

   si tratta di un obiettivo ambizioso e che può essere di importanza strategica per l'innovazione delle qualificazioni all'interno del nostro Paese, che su questo tema sconta un ritardo significativo rispetto ai principali partner europei, come del resto ha reso noto la stessa Ocse nell'ultimo rapporto 2022 della serie Education at a glance;

   i risultati del precedente Governo in relazione a questo target risultano essere stati ancora parziali, registrando un limitato tiraggio del bando di aprile 2022, con poco più di 1.700 borse assegnate rispetto alla quota di 5.000 ipotizzata per un riparto omogeneo delle borse su scala triennale;

   si pone, quindi, un problema relativo non soltanto all'allocazione delle borse di studio relative alla seconda e alla terza annualità, ma anche al recupero di quelle non assegnate nel 2022 –:

   quali siano le azioni che si intendano porre in essere al fine di sostenere i programmi di dottorato innovativo, aumentandone l'attrattività e il collegamento con le prospettive occupazionali, al fine di cogliere l'opportunità offerta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per innalzare il numero di personale altamente qualificato nel nostro Paese.
(3-00228)


   MANZI, ZINGARETTI, ORFINI, BERRUTO, SARRACINO, SCARPA, FORNARO, CASU, FERRARI e GHIO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è solo di pochi giorni fa la notizia del suicidio della giovane studentessa di Somma Vesuviana, che ha deciso di togliersi la vita perché in ritardo con gli esami e lontana dal traguardo della laurea;

   secondo gli ultimi dati Istat, in Italia si registrano ogni anno circa 4.000 morti per suicidio. Poiché il suicidio è un evento estremamente raro nell'infanzia, i tassi vengono calcolati prendendo come riferimento la popolazione di 15 anni e più. I suicidi nella fascia di età 15-34 anni sono circa 468. Di questi si contano circa 200 casi tra gli under 24, che in altissima percentuale risultano essere proprio studenti universitari;

   è ancora dimostrato che tra gli studenti universitari il 33,8 per cento soffre di ansia e il 27,2 per cento ha sintomi depressivi. In alcune facoltà particolarmente competitive la situazione è ancora peggiore: fra gli studenti di medicina, l'incidenza della depressione è maggiore da due a cinque volte rispetto alla popolazione generale. Sempre più atenei stanno aprendo sportelli psicologici o servizi di counselling per i propri iscritti, ma restano iniziative insufficienti ad arginare un problema che ha cause più profonde di un disagio temporaneo;

   dovrebbero far riflettere le parole della giovane studentessa Giulia Grasso, laureatasi presso l'Università degli Studi di Bari «Aldo Moro», che ha dedicato la sua tesi e la sua laurea in lettere classiche a quegli studenti che non ce l'hanno fatta. In una sua lettera sui social ha espresso il suo pensiero: «nessuno parla mai di loro. Perché nessuno pensa mai a chi non ce la fa più», (...) «Ogni giorno sentiamo notizie riguardanti studenti che si laureano in tempo record. Io invece ho voluto dedicare tutti i miei sforzi (...) a quelle persone che hanno preferito rinunciare, che sono state soffocate dall'ansia, che sono arrivate a preferire la morte piuttosto che a dover dire di non riuscire ad affrontare l'università italiana»;

   sono diversi gli atenei che, nel rispetto della propria autonomia, stanno intervenendo incrementando il polo psicologico di ascolto e i servizi di counselling psicologico;

   l'appello arriva soprattutto dai giovani, che, tramite i loro organismi rappresentativi, invitano alla mobilitazione contro il fenomeno dei suicidi in ambito universitario;

   di fronte all'ennesimo suicidio di una studentessa universitaria, non si può continuare a fare finta che si tratti soltanto di un problema personale, ma bisogna affrontarlo con responsabilità sociale e soprattutto politica –:

   di fronte al fenomeno dei suicidi in ambito universitario, quali azioni il Ministro interrogato intenda mettere in atto al fine di assicurare la piena effettività del diritto allo studio, su tutto il territorio nazionale, anche attraverso un concreto supporto psicologico di ascolto, l'incremento dei servizi di counselling psicologico e un potenziamento degli strumenti di tutoraggio.
(3-00229)


   CAVO, LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la ricorrenza dell'8 marzo invita a riflettere sulla condizione femminile nei vari settori della società, che sul piano sociale, economico, politico e lavorativo riscontra ancora una preoccupante differenza nelle prospettive e nelle opportunità tra uomini e donne;

   il cosiddetto «soffitto di cristallo», che separa le donne dai vertici della carriera, è tutt'oggi, purtroppo, una realtà diffusa, dovuta a stereotipi culturali e sociali, e richiede azioni concrete e mirate per un suo superamento;

   si tratta di un tema di assoluta rilevanza che attraversa trasversalmente il Paese e che risulta quanto mai critico anche per i settori più innovativi e strategici, quale è il mondo universitario e della ricerca, perfino nei suoi settori a maggiori potenzialità occupazionali, come quelli derivanti da percorsi di formazione di natura scientifica e tecnologica;

   ci si trova, tuttavia, dinanzi a un'occasione di innovazione generale, trasversale a tutti i settori di attività, costituita dall'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che proprio a «Istruzione e ricerca» dedica un'intera missione con interventi finalizzati ad accrescere gli investimenti sui settori innovativi;

   il Piano pone tra le proprie priorità trasversali proprio la riduzione, fino al superamento, del cosiddetto gender gap –:

   quale sia la realtà delle università italiane in tema di parità di genere, specie in relazione alle discipline «stem», che costituiscono la prospettiva di maggiore innovazione del settore della ricerca e dell'innovazione, e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, anche nell'ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per risolvere questo annoso problema e per favorire in concreto l'uguaglianza di uomini e donne nel mondo accademico.
(3-00230)


   PICCOLOTTI e ZANELLA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il dottorato di ricerca è il più alto livello di formazione previsto nell'ordinamento italiano. Per chi vi accede, mediante concorso pubblico per titoli ed esami, comporta un investimento di almeno tre anni, un tempo destinato ad acquisire un'autonoma capacità di ricerca scientifica, attraverso cui poter poi elaborare prodotti e processi innovativi con creatività e rigore metodologico in ambito pubblico e privato;

   la situazione economica dei dottorandi in Italia è decisamente preoccupante. A decorrere dal 1° luglio 2022, come previsto dal decreto ministeriale 23 febbraio 2022, n. 247, l'importo annuo della borsa per la frequenza ai corsi di dottorato di ricerca è stato portato a 16.243,00 euro al lordo degli oneri previdenziali a carico del percipiente, il che significa 1195.48 euro netti al mese;

   la decima indagine Adi – Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia – sulle condizioni di lavoro nell'ambito del dottorato di ricerca segnala che due terzi dei posti di dottorato sono banditi in città in cui l'affitto di un monolocale supera il 40 per cento dell'importo della borsa. Il confronto con l'estero è particolarmente impietoso, mettendo l'Italia come fanalino di coda per potere d'acquisto della borsa di dottorato: la borsa italiana si avvicina al minimo in Francia e Germania, mentre rimane lontana anche dalle borse minime spagnole, danesi e olandesi in termini di potere d'acquisto reale. In aggiunta, va considerato che quasi tutti i Paesi europei prevedono una progressione salariale durante il dottorato, per cui la borsa minima iniziale cresce progressivamente, portando la borsa a 1.500 euro mensili equivalenti per la fine del percorso dottorale, una cifra da cui la borsa italiana è molto lontana;

   consta agli interroganti che nell'ultimo bando di dottorato l'Università di Verona ha esplicitamente evidenziato che vivere a Verona richiede all'incirca 1.200 euro al mese e che, quindi, i dottorandi devono avere una propria disponibilità finanziaria per essere in grado di far fronte alle spese connesse alla permanenza nella città;

   il 2 marzo 2023 la Ministra interrogata ha annunciato 18.770 nuove borse di dottorato per il 2023-2024, investendo 726 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per rafforzare il collegamento tra ricerca e imprese –:

   se non ritenga urgente adottare iniziative affinché gli importi delle borse siano maggiorati, in modo da mettere i dottorandi in condizione di svolgere il percorso dottorale con serietà e dignità.
(3-00231)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Simiani e altri n. 1-00057, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bonafè.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Porta e Quartapelle Procopio n. 5-00411, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boldrini.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Furfaro n. 1-00067, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 50 del 13 febbraio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 32 della nostra Costituzione definisce espressamente la «salute» come un diritto fondamentale dell'individuo che deve essere garantito a tutti indipendentemente dall'essere cittadini italiani o meno, dal possedere un reddito o dall'essere indigenti;

    sulla base di tale principio il nostro Sistema sanitario nazionale, istitutivo con la legge n. 833 del 1978, nasce con l'obiettivo di garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione sociale, economica o territoriale, configurandosi come uno strumento di giustizia e di coesione sociale, secondo i princìpi di universalità ed eguaglianza;

    ogni persona ha il diritto a essere curata e ogni malato deve essere considerato un legittimo utente di un pubblico servizio, di cui ha pieno e incondizionato diritto;

    nonostante tali princìpi, un insieme di fattori politici, economici e organizzativi – a cui si è aggiunta negli ultimi due anni la pandemia da COVID-19, che ha messo a dura prova la tenuta del nostro Sistema sanitario nazionale – hanno determinato l'aggravarsi di significative difformità territoriali, per cui ci sono regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all'avanguardia e di eccellenza a cui se ne affiancano altre ove è difficoltoso garantire anche solo i livelli essenziali di assistenza, con la conseguenza che non tutti riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono;

    secondo l'ultimo rapporto Gimbe, presentato l'11 ottobre 2022, decennio 2010-2019, tra tagli e definanziamenti, sono stati sottratti al Servizio sanitario nazionale circa euro 37 miliardi mentre il Fondo sanitario nazionale (Fsn) è stato aumentato di soli euro 8,2 miliardi;

    negli anni 2020-2022 il Fsn è cresciuto di euro 11,2 miliardi, rispetto agli euro 8,2 miliardi del decennio 2010-2019 ma le risorse sono state interamente assorbite dalla gestione della pandemia;

    con la Nadef (versione rivista e integrata del 4 novembre 2022) la spesa sanitaria, a ragione dei minori oneri connessi alla gestione dell'emergenza epidemiologica, scenderà costantemente nel triennio 2023-2025 assestandosi a 131.724 miliardi nel 2023, 128.708 miliardi nel 2024 e 129.428 miliardi nel 2025 pari al 6,0 per cento del PIL e al di sotto dei livelli antecedenti la pandemia;

    con la legge di bilancio 2023 sono stati aggiunti 2 miliardi rispetto a quanto già previsto dalla legislazione portando a 128 miliardi lo stanziamento per la sanità anche se la maggior parte delle risorse pari a 1,4 miliardi sono andate a coprire i maggiori costi dell'energia;

    secondo quanto riportato nella relazione della Corte dei conti al Parlamento (Delibera n. 19/SEZAUT/2022/FRG) nonostante nel biennio 2020-2021 la spesa sanitaria sia aumentata, soprattutto a causa della pandemia, l'Italia continua a spendere meno degli altri Paesi europei, pur reggendo il confronto nell'efficienza;

    secondo tali analisi, il biennio 2020-2021 ha segnato una netta inversione di trend, con una spesa sanitaria, che, se si include il 2022 è cresciuta mediamente del 5 per cento: oltre 3 punti in più rispetto all'1,3 per cento del valore medio del quadriennio pre-pandemico. In valore pro capite percentuale e a parità di potere di acquisto la spesa sanitaria è cresciuta, nel solo esercizio 2020, dell'8,4 per cento;

    alla riduzione in termini reali del finanziamento e della spesa sanitaria corrente rispetto al 2022, si accompagnano, tuttavia, le risorse e le riforme previste dalla Missione Salute (M6) del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);

    rispetto alla dotazione totale di 191,5 miliardi di euro da investire tra il 2022 e il 2026, il PNRR destina ben 15,6 miliardi (8,2 per cento del totale) alla sanità (oltre alle risorse, comprese nelle altre missioni, che hanno influenza sulla tutela della salute);

    la Missione 6 ha l'obiettivo di diffondere nuovi modelli per la tutela della salute attraverso lo sviluppo di diverse innovazioni organizzative;

    con le misure adottate nella Missione 6 è programmato:

    lo sviluppo di reti di prossimità, della telemedicina per l'assistenza sanitaria territoriale;

    il rafforzamento delle prestazioni erogate sul territorio grazie a nuove strutture: 1350 Case della Comunità, 600 Centrali Operative Territoriali e 400 Ospedali di Comunità, con un totale di personale pari a circa 18.350 infermieri, 10.250 unità di personale di supporto, 2.000 operatori sociosanitari e 1.350 assistenti sociali;

    una più efficace integrazione tra tutti i servizi sociosanitari;

    la promozione dell'innovazione, della ricerca e della digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale;

    in applicazione al PNRR il precedente Governo ha adottato il decreto ministeriale n. 77 del 2022 «Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» definendo così i nuovi modelli e i nuovi standard per l'assistenza territoriale, la riorganizzazione della medicina territoriale si scontra con una carenza ormai cronica di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta;

    secondo il report di Cittadinanzattiva pubblicato a gennaio 2023, la carenza di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta riguarda principalmente le regioni settentrionali del nostro Paese dove per le persone è difficile contattare il proprio medico di fiducia, i quali spesso sono costretti al superamento del massimale di assistiti fissato dai contratti pur di prestare assistenza;

    secondo i dati Agenas, aggiornati al 2021, a fronte di 40.250 medici di famiglia complessivi, la media di assistiti per ognuno di loro è di 1.237 con il valore più alto al Nord (1.326), rispetto al Centro (1.159) e al Sud (1.102). Numeri che non riescano a rappresentare adeguatamente le grandi differenze esistenti sul territorio, con regioni a un passo dal massimale «storico»;

    una risposta concreta, seppur non sufficiente a colmare tale carenza, sono le 900 borse aggiuntive annuali fino al 2025 finanziate con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che si aggiungono alle 1.879 finanziate con fondi ordinari, per un totale di 2.779 borse;

    l'incremento di borse di studio di medicina generale è parte di un aumento complessivo di 30.800 nuove borse di studio che negli ultimi due anni è andato nella direzione di un superamento dello storico problema dell'imbuto formativo che limita l'accesso alle scuole di specializzazione dei neolaureati in medicina;

    le difficoltà della medicina generale non scaturiscono solo dal numero insufficiente di medici di medicina generale ma anche e soprattutto dalla estrema debolezza di una rete che in tanti territori è costituita solo dallo studio del medico e dalla farmacia;

    la riforma della medicina generale attesa da anni diviene ancora più urgente per connettere l'attività della medicina di base alle nuove strutture e servizi previsti dalla Missione 6 del PNRR;

    nella riforma dell'assistenza territoriale è necessario prevedere la possibilità anche per le 96.000 persone senza dimora (secondo i dati ISTAT pubblicati a dicembre 2022), di cui il 62 per cento di nazionalità italiana di potersi iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di effettuare la scelta del medico di medicina generale e accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia; si tratta di persone che non potendosi più permettere di pagare un affitto o un mutuo finiscono in strada perdendo una serie di diritti tra cui il diritto alla salute;

    è necessario colmare il gap che ancora persiste nell'erogazione delle prestazioni sanitarie, anche ordinarie, abbattendo rapidamente liste di attesa che nel periodo pandemico si sono inevitabilmente allungate;

    la riduzione in volume delle prestazioni sanitarie è stata generalizzata in tutte le regioni italiane e sia il Parlamento che il Governo hanno fatto fronte con una imponente legislazione emergenziale, intervenendo con una significativa immissione di personale in tutte le forme contrattuali possibili – riducendo o sospendendo temporaneamente i vincoli precedenti – prevedendo un maggiore sviluppo della rete di assistenza sanitaria territoriale e disponendo un programma mirato di potenziamento ospedaliero e di dotazione tecnica nei settori critici dei posti di terapia intensiva, area medica ad alta potenzialità, servizi Dea e di pronto soccorso;

    oltre al grave problema delle liste di attesa permane il fatto che nonostante i Livelli essenziali di assistenza siano stati modificati nel 2017 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017), ad oggi non sono ancora operativi, poiché non è stato emanato il decreto tariffe necessario a dare applicazione alle prestazioni ivi previste; un provvedimento atteso e non più rinviabile dal quale dipendono non solo i nuovi Lea ma che consentirebbe anche di rimettere al passo con i tempi, i vecchi tariffari fermi al 1996 per la specialistica e al 1999 per la protesica; dalla procreazione medicalmente assistita allo screening esteso neonatale per la Sma, dalla consulenza genica fino a prestazioni di elevatissimo contenuto tecnologico come l'adroterapia o di tecnologia recente come l'enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica, agli ausili informatici e di comunicazione (inclusi i comunicatori oculari e le tastiere adattate per persone con gravissime disabilità) agli apparecchi acustici a tecnologia digitale, alle attrezzature domotiche e ai sensori di comando, fino ad arti artificiali a tecnologia avanzata e ai sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo sono solo alcune delle oltre 3mila, tra vecchie e nuove, prestazioni di specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica che aspettano una loro piena applicazione;

    è necessario, come affermato dallo stesso Presidente della Repubblica Mattarella in occasione del discorso di fine anno 2022 «operare affinché quel presidio insostituibile di unità del Paese rappresentato dal Servizio sanitario nazionale si rafforzi, ponendo sempre più al centro la persona e i suoi bisogni concreti, nel territorio in cui vive»;

    è irricevibile la proposta di una autonomia differenziata anche in materia sanitaria che cancellerebbe il nostro il Servizio sanitario nazionale (Ssn), tradendone i principi di universalità, equità e solidarietà, per cui tutti i cittadini, indipendentemente da origini, residenza e censo devono essere curati allo stesso modo con oneri a carico dello Stato, mediante prelievo fiscale su base proporzionale;

    è necessario prevenire una parcellizzazione non sostenibile non solo per quanto riguarda i Lea ma anche in altre materie e competenze, come la politica dei farmaci, la sanità animale, le specializzazioni della dirigenza, igiene e sicurezza negli ambienti scolastici e altro ancora;

    la pandemia da COVID-19 ha evidenziato la gravissima carenza di personale sanitario nel nostro Servizio sanitario nazionale che ha sempre maggiori difficoltà a reperire sul mercato del lavoro personale dirigente medico; criticità che investe trasversalmente tutta la professione medica con particolare riferimento alle specialità di anestesia e rianimazione, medicina d'urgenza, malattie infettive, pneumologia, ostetricia e ginecologia, pediatria, radiodiagnostica;

    per il personale del comparto si rileva un'offerta di operatori significativamente insufficiente rispetto ai nuovi fabbisogni, con particolare riferimento agli infermieri, tecnici sanitari di radiologia medica, tecnici di laboratorio biomedico, assistenti sanitari e operatori socio-sanitari;

    secondo l'ultimo rapporto Agenas del novembre 2022 la criticità vera ed immediata riguarda il personale infermieristico: l'Italia ha un numero di infermieri inferiore rispetto a quello della media europea. Infatti, secondo i dati OECD del 2020 nel sistema sanitario italiano operano 6,2 infermieri ogni 1.000 abitanti, rispetto a una media europea di 8,8 e a punte di 18 per la Svizzera e la Norvegia, 13 per la Germania, 11 per la Francia e 8,2 per il del Regno Unito;

    il ricorso a soluzioni temporanee come i contratti a tempo determinato, l'utilizzo del lavoro a cottimo dei «medici a gettone», l'aumento dell'età pensionabile a 72 anni per i medici convenzionati e dipendenti, ospedalieri e universitari, il reintegro dei medici no vax sono solo palliativi che non solo non affrontano la reale carenza di personale ma minano la sicurezza e la salute delle persone;

    è urgente mettere in campo interventi strutturali, primo tra tutti l'abolizione del tetto di spesa sul personale al fine di consentire l'immediata assunzione dei giovani medici, anche specializzandi, pronti a entrare nel Servizio sanitario nazionale ma, di fatto, bloccati da misure temporanee e non risolutive;

    le strutture di Medicina dell'emergenza-urgenza sono uno dei pilastri principali del Servizio sanitario nazionale e come rileva la Società italiana di medicina d'emergenza urgenza (Simeu) gli accessi al pronto soccorso sono in costante aumento, con situazioni di affollamento, lunghe attese, una permanenza nei pronto soccorso che a volte supera le 24 ore; questo a fronte di una carenza di organico ormai cronica: mancano oltre 5 mila medici e circa 12 mila infermieri, con un conseguente sovraccarico di lavoro, stimato tra il 25 e il 50 per cento per il personale medico e sanitario impiegato in prima linea che rischia di far saltare quel principio di universalità dell'accesso alle cure su cui si fonda il nostro Sistema sanitario nazionale;

    queste cifre fanno emergere un quadro non più sostenibile a cui è necessario dare risposte veloci e concrete partendo da un miglioramento delle condizioni di lavoro di medici e infermieri impiegati nella medicina dell'emergenza-urgenza;

    nel secondo anno di pandemia la spesa sanitaria del Servizio sanitario nazionale; seppur con minore impatto, ha proseguito la sua crescita fino a quota 126,6 miliardi di euro, ai quali si aggiungono ben altri 37,16 miliardi di euro per prestazioni sanitarie pagate direttamente dai cittadini al di fuori del Servizio sanitario nazionale;

    come rilevato dal Rapporto n. 9 della Ragioneria generale dello Stato pubblicato ad ottobre 2022, nell'anno 2021 sono tornate a crescere le spese per la sanità privata, in particolare quelle sostenute direttamente dai cittadini (out of pocket), in massima parte per farmaci non rimborsabili, visite mediche e diagnostica;

    secondo l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva «Rapporto civico sulla salute 2022» si aspetta fino a 720 giorni per una mammografia, fino a 362 giorni per una visita con il diabetologo, fino a 180 giorni per sottoporsi a un intervento oncologico, fino a 100 giorni per una colonscopia, fino a un anno per un intervento cardiologico e ortopedico, fino a 180 giorni per un intervento oncologico;

    sempre più cittadini rinunciano a prestazioni sanitarie nel pubblico a favore di strutture private che sono in grado di offrire prestazioni a tariffe concorrenziali (a volte anche inferiori) e soprattutto in tempi più rapidi rispetto alle lunghe liste di attesa della sanità pubblica; ma la «sanità integrativa» non ha l'obbligo dei Lea, può selezionare i pazienti, non si occupa di prevenzione, non deve svolgere attività di emergenza e urgenza;

    per tale motivo deve completare il suo iter il più velocemente possibile il decreto del Ministero della salute, attuativo della misura contenuta nella legge concorrenza 2021 (legge n. 118 del 2022), che ha fissato nuove regole per i rapporti tra il privato e il Servizio sanitario nazionale, e che prevede nuove regole e verifiche per il rilascio di nuovi accreditamenti a strutture private e per la selezione dei soggetti privati che possono stipulare accordi con Servizio sanitario nazionale;

    la stessa attività intramoenia, a cui sempre più spesso ricorrono i cittadini, è un'altra faccia delle lunghe liste di attesa nella sanità pubblica e dell'impossibilità di ricevere in tempi brevi assistenza;

    secondo l'ultimo rapporto dell'Agenas l'intramoenia passa dall'8 per cento per le visite oncologiche e fisiatriche al 42 per cento per ecografie ginecologiche. In particolare, in 13 regioni su 21 il rapporto tra attività in Alpi e in regime Istituzionale risulta superiore al 100 per cento per alcune prestazioni, soprattutto in ambito ginecologico ed è ormai praticamente azzerata l'intramoenia «fuori le mura» poiché il 99 per cento dell'attività si svolge all'interno dell'azienda o in strutture in rete con prenotazioni centralizzate nella maggior parte delle regioni;

    la pandemia da COVID-19 ha inciso fortemente anche sull'assistenza ospedaliera, dove dal 2015 (decreto ministeriale 70 del 2015) è stata prevista una riduzione dei posti letto per una maggiore efficienza e specializzazione della stessa rete ospedaliera anche in un'ottica di una maggiore integrazione con l'assistenza territoriale per una presa in carico da parte di quest'ultima dei casi meno gravi;

    accanto all'indispensabile riforma dell'assistenza ospedaliera e di quella territoriale, occorre rafforzare la prevenzione e la promozione della salute, per ridurre l'incidenza delle malattie e la mortalità e, di conseguenza, i costi per il Servizio sanitario nazionale adeguando il nostro sistema a standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee;

    in questi anni di emergenza pandemica si è rafforzata nel Paese la consapevolezza che una rete integrata di servizi territoriali di base è indispensabile per assicurare capillarmente la presa in carico delle persone e delle comunità, garantendo l'accessibilità e la continuità delle cure anche alle fasce di popolazione socialmente più svantaggiate e più difficili da raggiungere;

    è importante, quindi, ridare slancio ai consultori istituti con la legge n. 405 del 1975 quali servizi sociosanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, delle persone in età evolutiva e in adolescenza, delle coppie e delle famiglie inserendoli a pieno titolo nella riorganizzazione territoriale prevista dal PNRR e dagli atti attuativi;

    un sistema sanitario vicino a tutte le donne deve garantire, in tutte le regioni, il diritto all'interruzione di gravidanza come sancito dalla legge n. 405 del 1978, risolvendo definitivamente il grave contrasto tra il diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario e il diritto della donna di abortire in una struttura pubblica, in sicurezza e nei tempi previsti;

    è necessario rivedere i protocolli di accoglienza nelle unità di ostetricia per assicurare l'accesso del padre o di una persona di fiducia della donna durante il travaglio, il parto e la degenza ospedaliera visto che l'esperienza della gravidanza, della nascita e dell'allattamento sono elementi fondanti della genitorialità consapevole, della nurturing care e della promozione della salute delle madri, dei padri e dei bambini e bambine;

    tra le tante nefaste conseguenze della pandemia di COVID-19 c'è l'aumento del disagio psicologico nelle persone più fragili e tra i giovani, un problema urgente di cui solo un Servizio sanitario nazionale rafforzato con risorse e professionalità può farsi adeguatamente carico;

    il benessere psicologico deve diventare un obiettivo fondamentale per il nostro Servizio sanitario nazionale, perché è un requisito fondamentale per la qualità della vita individuale, sociale e per la salute; a questo scopo vanno adottati programmi centrati sulla scuola come luogo dello sviluppo della persona e sui servizi sociali come strumenti di un welfare inclusivo;

    i cittadini italiani, sia minorenni sia adulti, in base ai Livelli essenziali di assistenza vigenti hanno diritto al sostegno psicologico e alla psicoterapia e per garantire tale diritto, oltre al bonus psicologo, occorre dotare il Paese di una rete di prevenzione e promozione psicologica pubblica;

    in tema di prevenzione l'istituzione della rete denominata sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici (Snps) sottolinea l'urgente necessita di un l'approccio «One Health» nella tutela della salute pubblica;

    tenendo conto di tale approccio nel settembre 2018 il Parlamento europeo ha adottato un piano d'azione europeo «One health» contro la resistenza antimicrobica (2017/2254(INI)) rilevando che l'abuso di antibiotici compromette la loro efficacia, determina la diffusione di microbi estremamente resistenti, che mostrano una particolare resistenza agli antibiotici di ultima linea;

    per dare seguito a tale piano è necessario sviluppare e consolidare la fondamentale collaborazione a livello dell'Unione europea in tema di antimicrobico-resistenza nonché mantenere aggiornato costantemente il prontuario farmaceutico nazionale, con particolare riguardo alle indicazioni d'uso degli antimicrobici a tutela dell'appropriatezza prescrittiva e a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria;

    per quanto riguarda la spesa farmaceutica sia territoriale che ospedaliera, è necessario agire per controllarne l'andamento evitando il superamento dei tetti di spesa,

impegna il Governo:

1) a salvaguardare e potenziare su tutto il territorio nazionale l'universalità, l'uguaglianza e la qualità delle prestazioni di cura ed assistenza erogate dal Servizio sanitario nazionale;

2) a recedere dalla proposta di riforma che prevede di applicare il principio di «autonomia differenziata» nella tutela della salute pubblica, in quanto scelta ingiusta e inefficace che aumenterebbe le disuguaglianze tra i singoli sistemi sanitari regionali violando il principio costituzionale di uguaglianza «davanti alla legge» proprio in tema di salute, un «fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;

3) a promuovere un approccio One Health del Servizio sanitario nazionale perché qualità ambientale e benessere animale sono elementi fondamentali nella tutela della salute pubblica;

4) a portare avanti, con determinazione, le riforme e gli investimenti previsti dalla Missione 6 del PNRR, definiti con le regioni e condivisi con l'Unione europea, che rappresentano una concreta opportunità di rilancio per il nostro Servizio sanitario nazionale;

5) ad attuare ed implementare i «modelli e gli standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale» (definiti dal decreto 23 maggio 2022, n. 77) per superare insostenibili diseguaglianze territoriali e garantire efficacemente su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di assistenza (Lea);

6) ad adottare le iniziative di competenza volte a implementare nel triennio 2024/2026 le risorse previste dall'articolo 1, comma 274, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), al fine di garantire alle Case della comunità, agli Ospedali di comunità, alle Unità di continuità assistenziale ed alle Centrali operative territoriali un adeguato standard di personale sanitario a tempo indeterminato che possa lavorare stabilmente in team multiprofessionali;

7) a predisporre la riforma della medicina generale per valorizzare al meglio il prezioso lavoro dei medici di medicina generale, rendendoli pienamente protagonisti e connessi con la nuova rete territoriale che si realizza con la Missione 6 del PNRR sburocratizzando la loro attività e riformandone il percorso di formazione professionale;

8) a garantire, nei tempi definiti dalla Missione 6 del PNRR al fine di migliorare l'assistenza ai malati cronici ed alle persone affette da malattie rare, lo sviluppo della telemedicina ed in particolare l'implementazione, su scala regionale, dei servizi di telemonitoraggio, teleassistenza, televisita, teleconsulto, assumendo la casa come «primo luogo di cura»;

9) a sostenere le iniziative di prevenzione e ricerca definiti nella Missione 6 del PNRR e in particolare: la creazione di una rete di centri di trasferimento tecnologico, il rafforzamento e lo sviluppo qualitativo e quantitativo degli Hub life science per area geografica (Nord – Centro – Sud Italia), la fondazione HUB Antipandemico (APH), istituita dall'articolo 1, comma 945, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

10) a portare avanti il Programma nazionale «Equità nella Salute» finanziato con 625 milioni dall'Unione europea per progetti da realizzare nel nostro meridione, relativi alla medicina di genere, alla salute mentale, al contrasto della povertà sanitaria e agli screening oncologici;

11) a fornire al Parlamento, ogni 6 mesi, informazioni puntuali sullo stato di attuazione della Missione 6 del PNRR;

12) a promuovere una forte integrazione tra attività territoriale e ospedaliera: liberando gli ospedali, grazie alla nuova rete territoriale prevista dalla Missione 6 del PNRR, da una quantità insostenibile di accessi impropri e riformando il decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015;

13) a prevedere l'adeguamento del livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato in misura pari al 7 per cento del Pil per l'anno di riferimento;

14) a modificare i criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale applicando il parametro della «deprivazione economica», con un suo peso ponderato sulla quota incrementale da assegnare alle regioni più svantaggiate;

15) ad assicurare meccanismi di controllo affinché le nuove risorse attribuite alle regioni siano collegate prioritariamente a misure volte a ridurre la mobilità passiva e le liste di attesa;

16) ad assumere misure strutturali, quali a esempio il superamento definitivo del tetto di spesa per il personale, al fine di porre fine alla carenza di personale medico e sanitario nel nostro Servizio sanitario nazionale;

17) ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie, a partire dai rinnovi contrattuali, per adeguare la retribuzione dei professionisti sanitari italiani a quella media degli altri grandi Stati europei;

18) a predisporre iniziative urgenti volte a ovviare alla carenza di personale nei pronto soccorso attraverso specifici interventi che rendano maggiormente attrattivo il Servizio per i giovani medici che intraprendono la specializzazione in medicina d'emergenza-urgenza;

19) ad adottare iniziative di competenza volte a incentivare i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e il personale infermieristico a svolgere la propria attività professionale in ambiti territoriali disagiati, al fine di assicurare anche in queste zone un'adeguata assistenza primaria;

20) a predisporre adeguate risorse e misure incentivanti, per quanto di sua competenza, per il personale operante nei servizi del 118 (cosiddetta emergenza territoriale), di norma, titolare di un rapporto convenzionale con il Servizio sanitario nazionale;

21) a garantire la centralità e l'unitarietà del sistema sanitario nazionale, approvando il decreto tariffe e dando finalmente attuazione alla riforma dei livelli essenziali di assistenza fermi al 2017 consentendo così l'erogazione delle nuove prestazioni e l'aggiornamento dei tariffari fermi al 1996 per la specialistica e al 1999 per la protesica;

22) ad aggiornare, al fine di garantire l'effettiva tutela della salute mentale quale componente essenziale del diritto alla salute, i livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, privilegiando percorsi di cura individuali in una prospettiva di presa in carico della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale secondo i principi della «recovery» e sulla base di un processo partecipato;

23) ad introdurre il budget di salute quale prezioso strumento di integrazione sociosanitaria finalizzato a contrastare e a prevenire la cronicizzazione istituzionale o familiare, l'isolamento e lo stigma delle persone fragili, nonché favorire il loro inserimento socio-lavorativo;

24) a valorizzare e sviluppare, come previsto dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge n. 34 del 2020, la figura dell'infermiere di comunità, implementando il relativo processo formativo;

25) ad assumere con urgenza tutte le iniziative necessarie per far fronte alla crescente carenza di veterinari pubblici anche in considerazione e delle gravi emergenze sanitarie derivanti da epidemie che colpiscono gli animali;

26) a prevedere iniziative volte a velocizzare le procedure di riconoscimento dei titoli esteri per i professionisti sanitari, come misura aggiuntiva per ovviare alla carenza di medici e professionisti nelle strutture sanitarie e sul territorio;

27) a implementare la farmacia dei servizi approvando, dopo la positiva sperimentazione fatta nel 2022, un nuovo sistema di remunerazione e rinnovando la convenzione tra il Servizio sanitario nazionale e le farmacie italiane anche sulla base dei tanti nuovi servizi erogati;

28) ad adottare iniziative per sviluppare la rete dei consultori familiari quali servizi territoriali, di prossimità, multidisciplinari, fortemente integrati con altri presidi socio-sanitari e caratterizzati da un approccio olistico alla salute, a tutela della salute della donna, degli adolescenti, della coppia e della famiglia diffusi sull'intero territorio nazionale e orientati ad attività di prevenzione e promozione della salute;

29) ad assumere le iniziative di competenza volte a rendere disponibile e gratuito in tutta Italia l'accesso alla contraccezione tramite dispositivi ormonali e medici, in linea con i princìpi posti dalla legge n. 194 del 1978, superando l'arretratezza del nostro Paese su questo fronte, per ridurre gravidanze indesiderate e l'incidenza di malattie sessualmente trasmissibili come l'Hiv, garantendo la tutela della salute sessuale e riproduttiva delle giovani generazioni anche grazie al potenziamento dei programmi di educazione e salute sessuale;

30) ad adottare iniziative efficaci, con obiettivi misurabili, per contrastare la resistenza antimicrobica nell'ambito della tutela della salute umana, animale e dell'ambiente, introducendo misure finalizzate all'uso corretto e appropriato degli antimicrobici;

31) a promuovere campagne di sensibilizzazione in tutti i setting di cura e presso le farmacie miranti alla tutela dei comportamenti corretti, all'aderenza terapeutica per quanto riguarda l'uso degli antimicrobici e all'utilizzo costante delle norme igienico-sanitarie preventive;

32) a valutare la fattibilità di avviare iniziative graduali volte alla distribuzione degli antibiotici in confezioni sufficienti e non superiori al periodo di terapia, secondo le indicazioni mediche, anche con confezioni personalizzate;

33) ad avviare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la vendita illegale di prodotti antimicrobici ovvero la loro vendita senza prescrizione medica o veterinaria, nonché a impedire l'illegittima vendita online dei farmaci soggetti a prescrizione medica o veterinaria, informando e sensibilizzando i cittadini, tramite campagne informative, sui rischi connessi a tali acquisti;

34) ad adottare le iniziative di competenza volte a consentire alle persone senza dimora, prive della residenza anagrafica nel territorio nazionale o all'estero, di iscriversi negli elenchi degli assistiti delle aziende sanitarie locali territoriali di riferimento allo scopo di scegliere il medico di medicina generale e di accedere alle prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza garantiti ai cittadini residenti in Italia;

35) a predisporre, per quanto di competenza, misure uniformi su tutto il territorio nazionale al fine di assicurare, nel rispetto della salute di tutti i soggetti coinvolti, misure volte a garantire nei percorsi nascita e durante la degenza ospedaliera la presenza del padre o di una persona a scelta della donna anche oltre il mero orario di visita.
(1-00067) (Nuova formulazione) «Furfaro, Serracchiani, Ciani, Malavasi, Girelli, Stumpo, Bonafè, Casu, De Luca, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Provenzano, Toni Ricciardi, Roggiani».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale De Palma n. 3-00166 del 14 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Bagnai n. 5-00424 del 22 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Simiani n. 5-00429 del 23 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Scotto n. 5-00430 del 23 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta orale Auriemma n. 3-00221 del 6 marzo 2023.