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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 1 marzo 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   NAZARIO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, recante «Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19», introduce una norma transitoria che esclude la ripetibilità degli emolumenti pagati in esecuzione di accordi collettivi nazionali di lavoro o integrativi regionali, successivamente dichiarati non dovuti e corrisposti fino al 31 dicembre 2020, nei confronti del personale medico convenzionato addetto al servizio di emergenza-urgenza. Sono esclusi dalla norma transitoria i casi di dolo o colpa grave;

   è noto a tutti l'importante lavoro svolto dalla categoria dei medici convenzionati durante la pandemia da Sars-Covid19, testimoniato anche dall'elevato numero di vittime tra gli stessi, risultante anche dall'elenco dei medici deceduti nell'adempimento dei propri doveri a causa della infezione;

   non sono chiare le ragioni che hanno indotto il legislatore ad includere nella suddetta esclusivamente la categoria dei medici della emergenza-urgenza convenzionata, e non già anche le altre figure della medicina convenzionata;

   tutti i sanitari hanno incolpevolmente fatto affidamento sui compensi pattuiti tramite gli accordi integrativi regionali e sarebbe irragionevole l'eventuale restituzione di ciò che ha costituito parte del compenso globale, e sulla base del quale essi hanno fatto legittimo affidamento;

   appare evidente l'ingiustificata disparità di trattamento che la norma in questione (articolo 24-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69) pone in essere a favore dei medici di emergenza territoriale convenzionata a discapito sia dei medici di assistenza primaria in quota oraria (ex guardia medica), sia dei medici di assistenza primaria in quota capitaria, sia, infine, dei pediatri di libera scelta, operatori sanitari che condividono il medesimo status di liberi professionisti convenzionati e di operatori del Ssn, nonché lo status di lavoratori che prestano la propria opera in adempimento di contratti ai quali non possono sottrarsi, di cui non possono orientare l'applicazione e sulle cui clausole fondano le proprie scelte di vita personale, professionale e familiare;

   le prestazioni «urgenti» e quelle «non differibili», rispettivamente garantite dai medici di emergenza e da quelli addetti alla continuità assistenziale (ex guardia medica) sono difatti del tutto contigue e le differenze tra le due categorie risultano spesso impalpabili. Del resto, non di rado, i medici di emergenza suppliscono alle carenze e alle necessità dei medici di assistenza primaria e viceversa;

   ad esempio, accade di frequente che i medici di assistenza primaria (attuale ruolo unico) vengano chiamati a medicalizzare ambulanze o ad intervenire a domicilio in casi che sono di competenza del comparto emergenza mentre, in altre circostanze, sono i medici dell'emergenza-urgenza ad intervenire in codici bianchi e verdi che sarebbero di competenza dei medici dell'assistenza primaria, in quota oraria;

   non è pertanto comprensibile per quale ragione la norma di cui all'articolo 24-bis del decreto-legge n. 41 del 2021 abbia previsto la irrepetibilità delle somme giustamente percepite, operando però esclusivamente nei confronti dei medici di emergenza territoriale convenzionata e non già per tutti i medici convenzionati, i quali, analogamente ai primi, hanno in buona fede confidato nella legittimità dei compensi percepiti e si sono adoperati per gestire l'emergenza COVID-19, mettendo a rischio la propria salute, al pari degli altri –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di superare l'ingiusta disparità di trattamento descritta, consentendo una parità normativa tra le categorie del comparto sanitario duramente messe sotto pressione durante l'emergenza pandemica.
(4-00561)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   continua il calvario giudiziario di Patrick Zaki;

   è sempre più evidente che si tratta di una azione giudiziaria arbitraria delle autorità egiziane, per colpire la libertà di opinione e di espressione;

   il Parlamento ed i Governi italiani che si sono succeduti hanno fin da subito chiesto la piena libertà per Zaki, studente dell'Università di Bologna –:

   quali ulteriori iniziative stia assumendo, per quanto di competenza.
(3-00217)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   BOLDRINI, AMENDOLA e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 7 dicembre 2022, il Presidente del Perù, Pedro Castillo, è stato destituito dal voto della maggioranza del Parlamento che lo accusava di aver tentato di sciogliere il Congresso e di legiferare per decreti esecutivi e che ha nominato Presidente della Repubblica la vicepresidente Dina Boluarte;

   la destituzione di Castillo ha suscitato proteste di massa in tutto il Paese che sono state represse con violenza dall'esercito e dalle forze dell'ordine le quali, come è stato denunciato da organi di stampa e da Ong internazionali, hanno utilizzato anche armi letali nei confronti della popolazione, soprattutto contro i nativi e i contadini, causando già quasi 70 morti;

   i manifestanti denunciano che la polizia spara ad altezza d'uomo e che anche giornalisti e personale medico sono stati aggrediti mentre svolgevano le proprie attività di informazione e soccorso;

   il nuovo Governo peruviano ha scatenato inoltre una campagna di criminalizzazione nei confronti dei cittadini che protestano, definendoli terroristi, vandali e criminali: otto dirigenti del Frente de defensa del pueblo de Ayacucho (Fredepa) sono stati arrestati e accusati di appartenenza a organizzazione terrorista e anche attivisti di Peru Libre, il partito del deposto Presidente Castillo, sono stati arrestati e accusati di appartenere a organizzazioni criminali;

   le proteste, inizialmente concentrate nel Sud del Paese e nelle zone rurali a maggioranza indigena – quali le regioni di Arequipa, Apurímac, Ayacucho, Cuzco e Puno – hanno raggiunto la capitale Lima, coinvolgendo le aree di ceto medio e con un ruolo sempre più attivo degli studenti universitari;

   il Perù ha il sesto PIL più alto dell'America Latina, ma circa un terzo della sua popolazione vive ancora sotto la soglia della povertà, e quasi 17 milioni di persone (più della metà della popolazione) affrontano una condizione di grave insicurezza alimentare;

   questa situazione di estremo disagio sociale colpisce le fasce più deboli della popolazione, in particolare quella rurale ed indigena che è sempre stata discriminata, anche nell'accesso alla partecipazione politica, e che lotta quotidianamente per diritti fondamentali quali salute, alloggio e istruzione;

   in Italia vivono oltre 100.000 cittadini peruviani, la quarta comunità di cittadini peruviani all'estero –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali così come nei consessi europei e internazionali, per esprimere la più ferma condanna di quanto sta accadendo in Perù, perché cessino le azioni di repressione violenta e per sostenere il rilascio immediato di tutti gli attivisti arrestati a seguito delle manifestazioni.
(5-00444)


   LOMUTI e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la perdurante crisi in atto provocata dalla ingiustificata e imponente aggressione militare della Federazione Russa nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio 2022, rappresenta una concreta minaccia per la sicurezza e la stabilità globale;

   in questo anno sia il Governo che il Parlamento si sono adoperati per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa, per gli aiuti umanitari e finanziari, come attestato dai provvedimenti adottati in materia;

   dopo più di un anno dall'inizio del conflitto, l'escalation militare sembra non arrestarsi e, allo stesso tempo, la risoluzione diplomatica appare ancora molto distante;

   una situazione drammatica e una crisi umanitaria che si aggrava con il passare del tempo: decine di migliaia di vittime, sia civili che militari, la distruzione di edifici pubblici e privati insieme alla sistematica eliminazione delle infrastrutture vitali;

   secondo un computo dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani (Ohchr), dall'inizio dell'invasione in Ucraina hanno perso la vita per la guerra quasi 7.200 civili, feriti 11.756, ma che stima che il numero complessivo di vittime sia molto più alto;

   il 25 febbraio 2023, il giorno dopo l'anniversario dell'invasione russa dell'Ucraina, si sono svolte in Italia e in Europa diverse manifestazioni per la pace per chiedere un immediato cessate il fuoco e di intavolare trattative per arrivare a un'intesa tra le parti;

   recentemente il Ministro interrogato ha dichiarato che: «Non va sottovalutato il rischio di una escalation e il peggioramento della situazione militare, ma dobbiamo fare di tutto perché non si chiuda la porta del dialogo e dobbiamo sostenere tutti coloro che svolgono un ruolo per far sedere al tavolo Putin e Zelensky» –:

   se e in quali iniziative concrete si stia traducendo l'azione diplomatica del dicastero del Ministro interrogato e del Governo italiano, al fine di promuovere una soluzione del conflitto in atto descritto in premessa.
(5-00445)


   FORMENTINI, BILLI, COIN e CRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2021, nel pieno della pandemia da COVID-19, il Governo della Repubblica di Croazia ha svolto un censimento della sua popolazione, a distanza di dieci anni dalla precedente rilevazione avvenuta nel 2011;

   i dati recentemente resi di pubblico dominio hanno evidenziato una sensibile riduzione della consistenza numerica e percentuale della Comunità nazionale italiana;

   a Verteneglio, coloro che si dichiarano italiani sono scesi dal 37,37 per cento al 31,78 per cento a Grisignana, unico comune italiano ancora maggioritariamente abitato da italiani nel 2011, la nostra minoranza è scesa al 35,82 per cento;

   a Fiume, coloro che si identificano come italiani sono scesi in dieci anni da 2.445 a 1.569; a Pola, da 2.543 a 1.860; a Rovigno, da 1.608 a 1.207; a Parenzo, da 540 a 421;

   la riduzione della consistenza numerica della Comunità nazionale italiana – da 17.807 a 13.763 persone – non avrà ripercussioni negative sullo status giuridico di cui godono i suoi componenti, ma sarebbero invece possibili conseguenze politiche;

   formazioni rappresentative della Comunità nazionale italiana – in particolare, i vertici dell'Unione italiana – hanno adombrato il dubbio che il censimento del 2021 si sia svolto in modo non accurato, citando casi accertati di italiani che non sarebbero stati censiti;

   peraltro, si sarebbero riscontrate riduzioni anche nella consistenza delle altre minoranze presenti in Croazia, oltre che nella popolazione croata complessivamente considerata, scesa dai 4.437.460 abitanti del 2001 ai 3.871.833 del 2021 –:

   quale impatto complessivo potrebbe avere sul piano politico l'assottigliamento della Comunità nazionale italiana in Croazia, e se anche in base ad eventuali interlocuzioni intercorse con il Governo croato, risulti che le modalità di svolgimento del censimento nazionale tenutosi in Croazia nel 2021 siano state davvero così poco accurate da determinare la sottovalutazione della consistenza delle minoranze etniche locali, come sostengono gli esponenti di vertice dell'Unione italiana.
(5-00446)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPORTIELLO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale n. 215/2022 del 27 giugno 2022 è stato approvato, per un importo di 24.500.000,00 euro, l'intervento «One health digital ecosystem» la cui amministrazione aggiudicatrice è l'I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli;

   l'intervento è stato individuato mediante finanziamento con fondi PNRR in tre lotti:

    Progetto Hd 01 Gate;

    Progetto Hd 02 Education Center;

    Progetto Hd 03 Labs e Hd 04 Nature;

   in data 21 ottobre 2022 è avvenuta l'aggiudicazione dei lavori degli interventi relativi:

    al lotto Hd01 Gate alla ditta «G.F.C. S.r.l. Consorzio GECO Scarl»;

    al lotto Hd02 Education Center alla ditta «Sema Engineering S.r.l.-ICI S.p.a.»;

    al lotto Hd03-Hd04 Nature alla ditta «Abiter S.r.l.»;

   dall'esame delle visure societarie emergerebbero dubbi circa la sussistenza di un potenziale conflitto di interesse tra soci delle ditte aggiudicatarie e amministrazione aggiudicatrice poiché emergerebbero legami familiari tra la proprietà dell'I.R.C.C.S. Neuromed e i soggetti che controllano le società affidatarie;

   più in particolare, la Neuromed S.p.a., società interamente privata, di proprietà della famiglia dell'europarlamentare Aldo Patriciello, ha aggiudicato i predetti moduli Hd01 e Hd02, alle ditte in narrativa che, sulla base dei documenti pubblici camerali, risulterebbero avere la seguente compagine societaria:

    G.F.C. S.r.l. di cui Patriciello Fabio, nipote dell'onorevole Aldo Patriciello, è socio al 32 per cento, amministratore della Vapa S.a.s. che detiene il 16,68 per cento di Ivis S.r.l. che a sua volta detiene una partecipazione in Neuromed del 7,72 per cento;

    ICI S.p.a. in cui Aniello Patriciello, fratello dell'onorevole Aldo Patriciello, è amministratore e socio al 25 per cento, società che detiene, mediante partecipazione alla Ivis S.r.l., una partecipazione del 7,72 per cento in Neuromed S.p.a.;

   in altri termini le suindicate ditte direttamente o indirettamente parrebbero, mediante partecipazioni, riconducibili alla famiglia Patriciello;

   la giurisprudenza amministrativa ha ravvisato un potenziale conflitto di interessi quando la stazione appaltante ha collegamenti societari con uno dei concorrenti alla procedura di affidamento, trattandosi di «elementi [...] di influenzare le decisioni strategiche della società con direttive impartite agli amministratori» (confronta ex multis TAR Campania (Salerno) n. 524 del 6 aprile 2018);

   l'articolo 22 del Regolamento (UE) 2021/241 del 12 febbraio 2021, nell'attuare il dispositivo di ripresa e resilienza, stabilisce, tra l'altro, che gli Stati membri sono tenuti ad adottare «tutte le opportune misure [...] per garantire che l'utilizzo dei fondi in relazione alle misure sostenute dal dispositivo sia conforme al diritto dell'Unione e nazionale applicabile, in particolare per quanto riguarda la prevenzione, l'individuazione [...] dei conflitti di interessi»;

   i soggetti attuatori, anche nell'ottica delle azioni tese a sfavorire potenziali conflitti d'interesse nel PNRR, sono tenuti ad assicurare che le attività di competenza siano realizzate in modo tale da [...] svolgere controlli per monitorare possibili situazioni di conflitto di interesse;

   nell'ambito del modello di «governance» per l'attuazione del PNRR ex decreto-legge n. 77 del 2021 è previsto che ogni amministrazione, responsabile degli interventi, adotti anche «le iniziative necessarie a prevenire le frodi, i conflitti di interesse ed evitare il rischio di doppio finanziamento pubblico degli interventi» –:

   se sia al corrente della situazione come illustrata in premessa e se intenda, per quanto di competenza, porre in essere iniziative volte a verificare la sussistenza o meno di eventuali conflitti di interesse nelle gare di affidamento relative ai progetti di edilizia «One health digital».
(4-00564)


   ORRICO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di sostenere il processo di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, sono previsti alcuni interventi volti a ridurre le distanze fra le istituzioni ed i cittadini in modo da offrire maggiori servizi;

   gli interventi contemplati riguardano sei ambiti: abilitazione e facilitazione della migrazione sul cloud, piattaforma nazionale digitale dati, esperienza del cittadino nei servizi pubblici, PagoPa e app Io, adozione dell'identità digitale, piattaforme notifiche digitali;

   per i sopracitati interventi, alla Calabria, sono stati assegnati quasi 84 milioni di euro di cui 78.495.026,00 ai comuni, 3.228.528,00 alle scuole e 2.255.616,00 ad altre pubbliche amministrazioni locali come ad esempio aziende ospedaliere e sanitarie, Camere di commercio, agenzie regionali;

   secondo quanto riportato dalla piattaforma OpenPolis e da alcuni organi di stampa molte amministrazioni calabresi, pur risultando beneficiarie degli investimenti riguardanti la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, hanno successivamente deciso di rinunciarvi poiché, principalmente, non in grado di adempiere alle complesse procedure richieste dal Pnrr per accedere alle risorse in questione;

   questa casistica riguarda 400 enti locali calabresi, per un ammontare di circa 17 milioni di euro rispediti al mittente che corrispondono al 25 per cento dei fondi assegnati –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per verificare quali tipologie di supporto sarebbero necessarie agli enti locali calabresi, beneficiari dei fondi sopraelencati, per metterli in condizione di poterne debitamente usufruire.
(4-00566)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta orale:


   NEVI, ARRUZZOLO e GATTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   un inverno sin qui anomalo con temperature superiori alla media (oltre 2,5 gradi in più in media) rinnova lo spettro della siccità già sofferta lo scorso anno;

   i dati rilevati da Isac Cnr certificano che, dal 1800 in avanti, il 2022 è stato l'anno più caldo con una temperatura media superiore di 1,15 gradi e la caduta del 30 per cento in meno di precipitazioni, rispetto al periodo 1991-2020, lasciando il Paese con circa 50 miliardi di metri cubi d'acqua in meno rispetto alla media storica;

   i danni prodotti dalla siccità vedono il comparto agricolo in prima fila: nel 2022 il 10 per cento dei raccolti è andato perso, con un danno stimato da Coldiretti in 6 miliardi di euro e il 2023 non si preannuncia migliore;

   i cali produttivi sono stati del 45 per cento per il mais e i foraggi, del 20 per cento per il latte nelle stalle, del 30 per cento per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 delle produzioni di frumento tenero, del 30 per cento del riso, del 15 per cento per la frutta;

   l'articolo 13 del decreto-legge n. 115 del 2022, ha incrementato di 200 milioni di euro il Fondo di solidarietà in agricoltura per il 2022 a sostegno delle imprese agricole che hanno subìto danni dalla siccità;

   In Italia piovono annualmente circa 300 miliardi di metri cubi di d'acqua, dei quali viene trattenuto solo l'11 per cento mentre secondo alcuni studi l'obiettivo raggiungibile è del 40 per cento. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e aumentare la resa produttiva per ettaro rispetto alla quale l'Italia è già al primo posto nell'Unione europea;

   in aggiunta alle risorse per gli investimenti infrastrutturali già stanziate nel Pnrr e nel Piano nazionale degli interventi nel settore idrico, ABI e Coldiretti hanno presentato alcuni mesi fa un piano che punta a realizzare 10.000 invasi medio-piccoli e multifunzionali entro il 2030, di cui 223 immediatamente cantierabili. È necessario altresì semplificare alle imprese agricole la possibilità di realizzare o ripristinare propri invasi;

   l'irrigazione innovativa (a goccia o a nebbia) per l'agricoltura è fondamentale per utilizzare l'acqua in modo efficiente. Importanti sono le iniziative volte a implementare il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura. Altrettanto importanti quelle relative alla ricerca di varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici –:

   quali iniziative, anche in termini di disponibilità di risorse finanziarie, intenda adottare il Ministro, per quanto di competenza, con riguardo a quanto esposto in premessa, ivi compresi ulteriori accantonamenti nel Fondo di solidarietà.
(3-00216)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   EVI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la legge 11 febbraio 1992 n. 157 successive modifiche e integrazioni, inserisce il lupo tra le specie particolarmente protette (articolo 2 comma 1) ed il decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997 n. 357, di recepimento della direttiva Habitat, così come modificato ed integrato dal decreto del Presidente della Repubblica 2003 n. 120, inserisce il lupo negli allegati B e D, tra le specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zsc e una protezione rigorosa;

   l'attuale quadro normativo vieta la cattura e l'uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione del lupo e prevede, al fine di prevenire danni gravi all'allevamento, la possibilità di deroga ai divieti di cattura o abbattimento dietro autorizzazione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica sentito l'Ispra, a condizione che non esistano altre soluzioni praticabili e che la deroga non pregiudichi il mantenimento, in uno stato di conservazione soddisfacente, delle popolazioni di lupo;

   il lupo rappresenta un elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e la conservazione di questa specie comporta un beneficio per tutte le altre componenti ambientali ad essa interrelate. Questo carnivoro necessita infatti di vasti spazi di habitat idonei con abbondanza di prede naturali ed ha inoltre esigenze ecologiche che comprendono anche le esigenze di molte altre specie. La conservazione di popolazioni vitali di lupo costituisce pertanto un contributo importante al mantenimento della biodiversità, anche per l'effetto «ombrello» su altre specie e sull'habitat;

   nel corso del convegno dal titolo: «Il ruolo positivo dei cacciatori nella protezione della biodiversità in Ue» promosso dall'eurodeputato di Fratelli d'Italia-Ecr Pietro Fiocchi, insieme con l'europarlamentare Ecr Andrey Slabakov, svoltosi presso il Parlamento europeo lo scorso 1o febbraio 2023 il Ministro Lollobrigida avrebbe dichiarato: «Quando le specie diventano troppo numerose danneggiano se stesse e la convivenza con le altre, essere umano compreso, occorre intervenire», aggiungendo come: «...sul lupo il Parlamento italiano verificherà se è possibile procedere con il declassamenti della specie attualmente protetta, il che permetterà di operare con piani specifici»;

   nell'ambito dell'iniziativa «Custodi della Biodiversità» dello scorso 24 febbraio 2023 promossa dalle associazioni Agrivenatoria Biodiversità, Coldiretti, Federparchi e Fondazione UNA, nella quale sarebbe stata posta in evidenza la mancanza di un modello di gestione della fauna selvatica anche attraverso l'esercizio dell'attività venatoria, lo stesso Ministro Lollobrigida si sarebbe espresso nel merito affermando: «...il lupo è un bell'animale a guardarlo a distanza, era una specie debole oggi sovradimensionata» –:

   se il Ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare intenda confermare e chiarire il significato delle sue affermazioni pubbliche riguardo alle modalità d'intervento per il controllo della fauna selvatica, in particolare del lupo;

   quali iniziative si intenda assumere perché non venga pregiudicato il mantenimento dello stato di conservazione della specie, quale elemento fondamentale degli ecosistemi naturali e determinante al mantenimento della biodiversità, nel rispetto della direttiva Habitat (92/43/CEE).
(3-00218)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 (attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili) definisce gli strumenti, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico, necessari per il raggiungimento degli obiettivi di incremento della quota di energia da fonti rinnovabili al 2030;

   l'articolo 31 del su citato decreto legislativo, prevede che i clienti finali, ivi inclusi i clienti domestici, hanno il diritto di organizzarsi in comunità energetiche rinnovabili (Cer), quali soggetti giuridici di diritto autonomo, con finalità di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili a scala locale;

   il comma 3 dell'articolo 32, dispone che entro novanta giorni dall'entrata in vigore del decreto, Arera adotta i provvedimenti necessari a garantire l'attuazione delle disposizioni relative configurazioni di autoconsumo e Cer, e in particolare le modalità con le quali i clienti domestici possono richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scorporo in bolletta della quota di energia condivisa;

   Arera il 2 agosto 2022 pubblicava il documento per la consultazione 390/2022/R/EEL relativo agli orientamenti in materia di configurazioni per l'autoconsumo previste dal decreto legislativo n. 199 del 2021 e dal decreto legislativo n. 210 del 2021, fissando il termine del 9 settembre 2022 per la presentazione di osservazioni e proposte da parte di soggetti interessati;

   con deliberazione 727/2022/R/EEL del 27 dicembre 2022, Arera ha approvato il testo integrato delle disposizioni dell'autorità per la regolazione dell'autoconsumo diffuso (Tiad), rilevando come in riferimento alle modalità per lo scomputo in bolletta dell'energia elettrica autoconsumata per i clienti finali domestici, di cui all'articolo 32, comma 3, lettera c) del decreto legislativo n. 199 del 2021, il documento per la consultazione avrebbe evidenziato che si intende dare attuazione alla richiamata disposizione normativa prevedendo, nel caso di clienti finali domestici che scelgano di avvalersi di tale modalità, che il Gse, su indicazione del referente della Cer, eroghi su base mensile la quota spettante a ciascun cliente finale domestico alla società di vendita al dettaglio di competenza, anziché al medesimo referente;

   nella medesima delibera, Arera rappresenta come la maggior parte dei soggetti interessati, pur condividendo la proposta riportata nel documento per la consultazione 390/2022/R/EEL in riferimento alle modalità di scomputo, ha manifestato la propria contrarietà all'introduzione dello scomputo in bolletta, individuando rilevanti criticità in relazione alla gestione delle informazioni e dei flussi amministrativi ed economici tra i membri delle Cer, i referenti e le società di vendita, richiedendo che le modalità per lo scomputo in bolletta dell'energia elettrica autoconsumata siano definite in una seconda fase rispetto all'avvio della nuova regolazione introdotta con il Tiad –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se ritenga di dover adottare iniziative normative per chiarire la portata delle disposizioni di cui all'articolo 32 comma 3 lettera c) del decreto legislativo n. 199 del 2021, in funzione di una più piena tutela dei clienti domestici organizzati in Cer, con particolare riferimento alla possibilità di scomputare in bolletta la quota di energia condivisa.
(5-00443)


   SIMIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Terna è proprietario della rete di trasmissione nazionale italiana (Rtn) dell'elettricità in alta e altissima tensione, ed è il più grande operatore indipendente di reti per la trasmissione di energia elettrica (Tso) in Europa. Si tratta di un ruolo di servizio pubblico, indispensabile per assicurare l'energia elettrica al Paese e permettere il funzionamento dell'intero sistema elettrico nazionale;

   Terna è partecipata con il 29,85 per cento da Cdp (Cassa depositi e prestiti) Reti Spa controllata al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti (a sua volta controllata all'80 per cento dal Ministero dell'economia);

   sono iniziati i lavori del nuovo elettrodotto tra l'isola d'Elba e Piombino: l'opera, realizzata da Terna e del costo di circa 90 milioni di euro, consentirà la realizzazione di un'infrastruttura moderna ed efficace tra il sistema elettrico nazionale e la rete dell'Elba;

   il nuovo progetto, che prevede la maggior parte dell'elettrodotto in cavo sottomarino (34 chilometri sui 37 complessivi), porterà a raddoppiare le linee di connessione tra il sistema elettrico nazionale e la rete dell'Elba, garantendo quindi sensibili benefici in termini di affidabilità e sostenibilità energetica e tutelando, al tempo stesso, l'ecosistema marino grazie ad un trapianto preventivo di Posidonia oceanica dalla zona interessata a una superficie di 1.650 metri quadri del Golfo di Follonica;

   nell'arcipelago toscano la vicina Isola del Giglio è alimentata esclusivamente da una centrale elettrica a gasolio: tale impianto, oltre a creare evidenti problemi di inquinamento ed approvvigionamento di autobotti dal continente, presenta criticità anche per quanto riguarda i costi energetici per famiglie ed imprese (aggravati anche alla presenza di un solo gestore ed alla conseguente mancanza di concorrenza);

   il piano pluriennale di Terna, presentato nel mese di luglio 2021 e teso anche a favorire lo sviluppo green delle isole attualmente non interconnesse con la terraferma, prevedeva la realizzazione di un cavo sottomarino per l'Isola del Giglio con lavori da avviare nel 2023 e da concludere nel 2030;

   questo progetto, oltre a risolvere i problemi sopracitati di difficoltà approvvigionamento, costi per cittadini e imprese, risolverebbe la tematica della generazione con carbon fossile instaurando così un processo di decarbonizzazione dell'isola (che risiede nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano);

   da quanto si apprende sulla stampa il progetto di Terna sarebbe sostanzialmente bloccato: nel corso di una recente riunione tra comune di Isola del Giglio e Terna «si è accertato che la progettazione è purtroppo rallentata, in questi ultimi tempi, a causa del parere negativo reso dall'Autorità di Regolazione Arera che ha giudicato troppo costoso l'intervento, in attesa di eventuali fondi nazionali o regionali che possano render migliore il rapporto costo/beneficio dell'intervento. In questo momento sono in corso le valutazioni del parere Arera per riuscire a risolvere tutte le criticità che sono emerse dall'analisi dell'intervento che, come ribadito nel corso della riunione, verrà sostenuto anche nel Piano di Sviluppo Terna 2023»;

   appare evidente come tale situazione stia creando gravi problemi economici, produttivi ed ambientali, ad un territorio marginale che rischia di essere ulteriormente penalizzato –:

   quali siano gli elementi conoscitivi di cui dispongano e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare affinché, nel più breve tempo possibile, si possa procedere alla realizzazione dell'elettrodotto marino, al fine di evitare che famiglie e imprese continuino a pagare ingenti costi energetici aggiuntivi.
(5-00449)

Interrogazione a risposta scritta:


   CERRETO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Caserta, con delibera di Giunta n. 23 del 10 febbraio 2022, approvava uno studio di fattibilità per la realizzazione di un impianto di differenziazione dei rifiuti urbani in vetro, plastica e altri rifiuti non organici da realizzarsi presso l'area vasta Lo Uttaro, sito di proprietà del comune;

   come noto, l'area individuata dal comune di Caserta per costruire due nuovi impianti di trattamento di rifiuti versa in compromesse condizioni ambientali e attende da anni la messa in sicurezza e la bonifica, tant'è che una delibera di consiglio comunale nel 2011 escludeva in quel luogo qualsiasi ulteriore sito di rifiuti; orientamento successivamente confermato quando nel 2018 fu bocciata l'ipotesi di costruirvi il biodigestore, immaginato poi a Ponteselice;

   il Piano regionale rifiuti della regione Campania, peraltro, raccomanda che, ad ogni livello di progettazione di nuovi impianti di rifiuti, vada accertata la compatibilità delle proposte localizzative rispetto ai siti inquinati individuati nel Piano regionale di bonifica e che ciò debba avvenire in particolar modo con riferimento ai precari equilibri tra le componenti ambientali che caratterizzano le aree definite come «aree vaste»;

   in particolare, nel 2008 veniva sottoscritto l'accordo di programma strategico per le compensazioni ambientali in Campania tra il Ministero dell'ambiente il sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e l'allora commissario straordinario, con la previsione di una serie di interventi affidati nel 2011 alla Sogesid per la bonifica dei siti inquinati;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la società avrebbe eseguito indagini geognostiche, geotecniche e di caratterizzazione ambientale nell'ambito dell'attuazione del Piano di caratterizzazione dell'area e indagini integrative, i cui risultati sono stati validati dall'agenzia regionale per l'ambiente Arpac, ma non sarebbero state eseguite le altre attività affidate a Sogesid e, in particolare, la messa in sicurezza della discarica mediante la realizzazione del «capping» definitivo e il ripristino ambientale del sito di stoccaggio provvisorio mediante rimozione di una piazzola in cemento armato;

   a dodici anni dall'affidamento degli interventi di bonifica affidati dal Ministero interrogato alla Sogesid non risulta ancora completato il processo di messa in sicurezza e di bonifica dell'intera area; se la localizzazione degli impianti venisse confermata, si aprirebbe un'ulteriore insanabile ferita in un territorio martoriato da scellerate scelte del passato e che, tra l'altro, hanno dato vita a numerosissime inchieste e contenziosi;

   fino a quando l'area non sarà bonificata, non è immaginabile alcun insediamento di alcun tipo; non si può parlare di transizione ecologica e di rispetto dell'ambiente in termini di risanamento e riqualificazione ambientale del territorio se si continuano a mettere in campo iniziative progettuali non ponderate –:

   di quali informazioni il Governo disponga in merito alla vicenda di cui in premessa e se l'area nel comune di Caserta, denominata località Lo Uttaro, sia stata bonificata e messa in sicurezza, così da poter escludere qualunque rischio dal punto di vista della salute umana e della salubrità dei luoghi;

   se esistano ad oggi risorse statali destinate alla realizzazione dell'impianto di cui in premessa.
(4-00558)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e BERRUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   con il bando «Per Chi Crea» il Ministero della cultura contribuisce alla valorizzazione dei creativi under 35 tramite la Siae, chiamata a destinare il 10 per cento dei compensi per «copia privata» (il compenso che si applica a supporti e apparecchi idonei alla registrazione audio/video in cambio della possibilità di effettuare copie ad uso personale di opere protette dal diritto d'autore, che Siae riscuote e ripartisce tra autori, produttori e artisti e interpreti) a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani;

   il programma è nato con legge di stabilità 2016, diventando effettivo per la prima volta nel 2019. Sospeso per l'emergenza pandemica, nel 2022 è stato riattivato con atto di indirizzo dell'allora Ministro «al fine di rendere le nuove generazioni attori principali nella promozione della cultura italiana contemporanea, anche con l'obiettivo di contribuire allo sviluppo del confronto e del dialogo interculturale»;

   una formula – elencata al punto 1 del testo, relativo alle finalità dell'iniziativa – che il bando 2023 riprende, dando il via a un nuovo ciclo di assegnazioni. Tuttavia, l'atto di indirizzo promulgato dal Ministro attualmente in carica il 9 febbraio 2023 differisce dal precedente nell'individuare i criteri che definiscono gli obiettivi dei progetti. Se tra quelli meritevoli di attenzione nel 2022 si segnalava «il dialogo interculturale, attraverso iniziative che favoriscano un processo di scambio di vedute aperto e rispettoso fra persone e gruppi di origini e tradizioni etniche, culturali, religiose e linguistiche diverse, in uno spirito di comprensione e di rispetto reciproci», ora questo punto scompare, per far posto alla «promozione e diffusione degli aspetti più qualificanti della cultura italiana, nella sua dimensione artistica, letteraria e storica, per rafforzare tra i giovani il senso di appartenenza alla Nazione e il ruolo da questa svolto nello sviluppo culturale mondiale»;

   un cambio di indirizzo sostanziale che ad avviso dell'interrogante manifesta una lettura della cultura come strumento di celebrazione di esclusivi valori identitari a scapito della possibilità di investire su percorsi di scambio e confronto tra immaginari culturali diversi, di produzione di opere che interroghino la complessità di una società profondamente complessa;

   come evidenziato da Arci «La cultura italiana nelle sue forme popolari e di ricerca si è sempre confrontata con linguaggi e avanguardie europee e mediterranee, partendo proprio dall'idea che l'arte dovesse essere il tentativo di costruire connessioni e non di celebrare sterilmente e retoricamente una Nazione»;

   i finanziamenti previsti dal bando – rivolto a tutti i creativi residenti in Italia – possono interessare specialmente gli italiani senza cittadinanza, che spesso proprio dai processi migratori che hanno coinvolto le loro famiglie mutuano linguaggi e spunti ibridi, che valorizzano le loro produzioni;

   a parere dell'interrogante non si comprende perché questo impegno per la promozione della cultura italiana debba andare a discapito del dialogo interculturale, fermo restando che la stessa cultura italiana è frutto delle relazioni intrattenute da secoli a questa parte in un mondo aperto agli scambi-:

   quali siano le ragioni di tale scelta e se non ritenga di promuovere, insieme alla cultura italiana, il dialogo interculturale.
(5-00441)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Soriano Calabro (VV), con determina dirigenziale n. 85 del 13 febbraio 2023 ha pubblicato un avviso di selezione pubblica per l'affidamento della direzione del Polo museale di Soriano Calabro per tre anni con eventuale espressa proroga di ulteriori 3 anni;

   l'importo mensile previsto è di 500 euro compreso Iva e ogni altro onere e, come specificato nella rettifica-integrazione del suddetto bando pubblicata il 14 febbraio, è escluso il rimborso di alcuna altra spesa se non quella connessa al rimborso dei viaggi debitamente documentati per l'espletamento dell'incarico il cui disciplinare verrà approvato successivamente;

   il direttore del Polo museale dovrà assicurare la propria presenza presso gli uffici comunali per il tempo ragionevolmente utile all'espletamento dell'incarico e, comunque, almeno due giorni a settimana oltre che durante le eventuali aperture straordinarie ed eventi che coinvolgeranno il museo senza che ciò dia luogo a compenso ulteriore oltre quello previsto per l'incarico;

   al direttore del Polo museale spettano numerosi compiti di responsabilità previsti dal regolamento comunale e dal bando pubblico, che variano dal campo artistico a quello amministrativo come definire il progetto culturale e istituzionale del museo, elaborare i documenti programmatici e le relazioni consuntive, realizzare iniziative, coordinare il monitoraggio e le presenze, organizzare e controllare i servizi al pubblico, dirigere il personale affidato alla struttura, gestire le risorse finanziarie, occuparsi della promozione e comunicazione al pubblico e tanto altro ancora;

   a parere dell'interrogante il compenso di 500 euro mensili individuato dal comune di Soriano per il ruolo di direttore del Polo museale risulta mortificante per i candidati che intenderanno partecipare al bando a fronte delle competenze richieste agli stessi e ai compiti che l'espletamento di tale incarico prevede;

   il Polo museale di Soriano è un complesso importante che può anche incrementare interesse e turismo e di conseguenza produrre ricadute positive per i cittadini del territorio e non è ammissibile che venga proposto, per il direttore, un compenso ben al di sotto della soglia di povertà;

   appare evidente all'interrogante che occorre trovare la capacità e la forza di individuare risorse per garantire stipendi equi a chi deve dirigere strutture museali, specialmente nelle piccole realtà;

   una recente indagine nel comparto della cultura condotta dall'associazione «Mi Riconosci» ha messo in evidenza come le paghe nel settore della cultura siano, per la gran parte degli addetti tra i 4 e i 6 euro l'ora e, talvolta, anche inferiori;

   la condizione del lavoro nel mondo della cultura è caratterizzata da bassi salari e precarietà ed è composta da lavoratori e lavoratrici che, nella quasi totalità, sono in possesso di almeno una laurea e altri qualificati titoli;

   nel campione esaminato da «Mi Riconosci» la condizione degli operatori del settore è legata a situazioni lavorative difficili, ambienti ostili, salari bassi, mancanza di tutele, di prospettive e di stabilità;

   l'applicazione del contratto di settore è una condizione molto rara e il sotto inquadramento è quasi la regola –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché ai lavoratori e alle lavoratrici della cultura vengano riconosciute giuste retribuzioni, proporzionate alle responsabilità e agli incarichi affidati, nonché maggiori tutele, di prospettiva e di stabilità;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per evitare che vengano banditi avvisi pubblici per l'affidamento di incarichi di direzione dei Poli museali che individuino retribuzioni assolutamente inadeguate, come avvenuto a Soriano Calabro, prevedendo anche sostegni di tipo economico per quelle realtà che non hanno risorse sufficienti per garantire adeguate retribuzioni, al fine di valorizzare la professionalità e le competenze degli addetti.
(4-00560)


   ROSSO. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   sta destando polemiche e preoccupazione, soprattutto tra residenti e villeggianti, la notizia del nuovo edificio a nove piani, ribattezzato The stone, in progettazione a Cervinia, frazione del comune di Valtournenche, in Valle d'Aosta, un paese di 700 abitanti, noto per essere una delle stazioni turistiche italiane più rinomate;

   contro quello che è stato ritenuto un «colosso incombente e opprimente», un gruppo di residenti, costituitisi in comitato, ha scritto una lettera indirizzata alle autorità competenti e al sindaco per «non autorizzare lo sfregio dell'ecomostro» che darebbe inizio a un «processo di “dubaicizzazione” di Cervinia» e avviata una petizione on line, così che anche i turisti stranieri possano firmarla;

   come si legge nella petizione: «Si tratta di un grattacielo/muro di nove piani, alto 30 metri [...]. Un colosso di cemento incombente e opprimente, calato in modo del tutto inappropriato nel centro del paese, destinato a togliere aria e luce a mezza Cervinia»;

   contro il progetto si è schierata anche Legambiente, che ha stigmatizzato le «violazioni ambientali» del caso, come denunciato dal presidente del circolo della Valle d'Aosta: «Siamo stupiti dal fatto che il Piano regolatore non preveda limiti di altezza in paese, oltre alle perplessità legate alla mancata previsione di armonizzare le nuove costruzioni dopo gli scempi del passato»;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'opera avrebbe ricevuto le autorizzazioni da parte della regione Valle d'Aosta (commissione paesaggistica), della Soprintendenza alle belle arti e della commissione edilizia comunale;

   fanno riflettere, in particolare, le dichiarazioni di esperti edili, secondo cui «sarebbe interessante capire quale norma sia stata applicata per poter progettare un edificio di nove piani, visto che le Norme di Attuazione del PRGC non prevedono in alcuna zona urbanistica la possibilità di realizzare tali altezze. Anche nelle zone soggette ad interventi urbanistici di dettaglio PUD e quindi di maggiore estensione planimetrica non sono concesse tali deroghe, il numero di piani assentiti sono, nell'ipotesi più permissiva, pari a 6 + 1 sottotetto» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere in relazione all'iter autorizzativo dell'opera, con particolare riguardo all'impatto ambientale della struttura;

   se risulti sulla base di quali motivazioni la Soprintendenza abbia autorizzato un edificio così alto e sproporzionato rispetto al contesto e che non rispetterebbe un'estetica propriamente alpina, con l'uso sapiente di legno e pietra.
(4-00568)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PORTA e CARÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in virtù della normativa attualmente in vigore i nostri connazionali residenti all'estero sono tenuti a pagare la Tari, la tassa sui rifiuti, sugli immobili da essi posseduti in Italia suscettibili di produrre rifiuti urbani;

   è tuttavia previsto il pagamento in misura ridotta di due terzi per una sparuta minoranza e cioè per i soggetti residenti all'estero i quali siano titolari di pensione in regime di convenzione internazionale con l'Italia;

   si è creata quindi una disparità di trattamento fiscale tra coloro i quali sono pensionati e tutti gli altri che non lo sono;

   per i nostri connazionali che devono pagare la tassa nonostante non producano rifiuti (o ne producono un quantitativo irrilevante visto che vivono all'estero) si tratta di un pesante e ingiustificato balzello considerato come una vessazione fiscale nei confronti di chi con tanti sacrifici è riuscito a mantenere un forte legame con la terra d'origine;

   è noto, infatti, che le case possedute in Italia dagli italiani residenti all'estero generano un consistente indotto economico e in molti piccoli comuni contribuiscono a contrastare i diffusi fenomeni di degrado architettonico e di abbandono degli immobili;

   sono molte le sentenze, anche recenti, di tribunali e di commissioni tributarie italiane che hanno stabilito che i regolamenti comunali che disciplinano la Tari devono rispettare il principio di proporzionalità evitando di imporre tributi ai cittadini non residenti e non legati alla produzione di rifiuti;

   in passato, anche il Consiglio di Stato, quinta sezione, con la sentenza n. 4223 del 2017, aveva sostenuto che il principio di proporzionalità, cui si deve conformare la discrezionalità amministrativa nell'individuazione delle tariffe, porta a ritenere non legittimo un criterio di determinazione che risulti «più gravoso per le abitazioni dei non residenti rispetto a quelle di coloro che dimorano abitualmente nel comune»;

   se il Governo, considerato che i cittadini residenti all'estero si fanno carico di costi manifestamente non commisurati ai volumi o alla natura dei rifiuti da essi producibili anche in virtù del principio «chi inquina paga» introdotto dalla direttiva comunitaria 2004/35/CE in materia di responsabilità ambientale, non ritenga giusto e opportuno intervenire con iniziative normative che impegnino e vincolino i comuni ad eliminare o a ridurre in maniera sostanziale la tassa sui rifiuti Tari attualmente imposta ai cittadini italiani residenti all'estero proprietari di immobili in Italia.
(4-00557)


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 30 gennaio 2020, in seguito alla segnalazione da parte della Cina di un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota, solo poi identificata come un nuovo coronavirus Sars-CoV-2, nella città di Wuhan, l'Oms ha dichiarato emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale l'epidemia di coronavirus in Cina. Il giorno successivo il Governo italiano, dopo i primi provvedimenti cautelativi adottati a partire dal 22 gennaio, ha proclamato lo stato di emergenza e messo in atto le prime misure di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale;

   successivamente, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stato nominato un Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19;

   con il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 è stata introdotta la riduzione dell'aliquota Iva per le cessioni di beni necessari per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli è sottoposta all'alta vigilanza del Ministero dell'economia e delle finanze e al controllo della Corte dei conti;

   un'inchiesta giornalistica condotta dal quotidiano on line Today.it ha portato alla luce il fatto che un funzionario della Direzione antifrode dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli aveva scoperto una presunta truffa perpetrata ai danni dello Stato e della salute dei cittadini, inchiesta da cui si cita testualmente il seguente brano: «Secondo le verifiche alcuni imprenditori, nei mesi più drammatici della pandemia di COVID-19, stavano importando mascherine protettive senza alcuna certificazione o con certificazioni false. L'inchiesta però non è proseguita per l'intervento dei suoi superiori». Se quando riportato dalla stampa fosse vero, ne deriverebbe che gli imprenditori hanno potuto beneficiare, per prodotti privi delle certificazioni necessarie, delle stesse esenzioni di Iva e dazi, per un valore pari a diverse centinaia di milioni, che il Governo aveva stabilito e garantito per le sole vendite di dispositivi di protezione individuali delle vie respiratorie regolarmente certificate;

   la ricostruzione sopra descritta è provata dalla registrazione audio della conversazione avvenuta tra il funzionario e un suo superiore –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati dalla stampa descritti in premessa e, nell'eventualità positiva, se intenda, per quanto di competenza, favorire chiarimenti in merito a quanto fatto dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in particolare precisando se abbia effettuato controlli specifici sulle mascherine importate, verificando i requisiti di legge necessari alla certificazione e quali risultati siano emersi, infine se ritenga opportuno chiedere l'avvio di una indagine interna presso l'Agenzia delle dogane e dei monopoli.
(4-00562)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni or sono, Marco Raduano, 39 anni, boss della mafia garganica è evaso dal carcere di Badu e Carros di Nuoro, struttura penitenziaria di massima sicurezza dove sono ristretti numerosi condannati per reati di terrorismo e associazione a delinquere di stampo mafioso e dal quale nessuno è mai evaso;

   ad oggi, egli è ancora ricercato dalle forze dell'ordine;

   Raduano vanta una lunga carriera criminale e deve terminare di scontare severe condanne per gravissimi delitti, quali il traffico di sostanze stupefacenti con l'aggravante di cui all'articolo 416-bis del codice penale, omicidio e altri reati contro la persona, contro il patrimonio e in materia di armi;

   le peculiari modalità dell'evasione, attuata con una scala di lenzuola annodate, documentate dalle telecamere di sicurezza, in uno con il presunto possesso della chiave del cortile, indicano una azione programmata da tempo e, probabilmente, agevolata da soggetti esterni alla struttura;

   la rocambolesca evasione da uno dei penitenziari più sicuri d'Italia costituisce un potente allarme circa la gravissima condizione di strutturale carenza di organico in quell'istituto e, più in generale, negli istituti di massima sicurezza –:

   se e quali urgenti misure intenda adottare per sopperire alle carenze di organico denunziate dalle rappresentanze sindacali del corpo della polizia penitenziaria, al fine di garantire la sicurezza all'interno del penitenziario di Badu e Carros e, più in generale, negli istituti di pena di massima sicurezza.
(3-00215)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ORSO e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'articolo 3 della riforma del processo civile cosiddetta «Cartabia» (decreto legislativo n. 149 del 2022), i commi da 1 a 11 apportano una serie di modifiche al Libro I del codice di rito, recante disposizioni generali, ampliando la competenza del giudice di pace, disponendo la prevalenza del rito semplificato di cognizione nei casi di connessione, apportando modifiche acceleratorie al procedimento per regolamento di competenza, riducendo i casi in cui il tribunale è chiamato a giudicare in composizione collegiale, prevedendo nei casi di condanna a carico della parte soccombente sanzioni pecuniarie a compensazione del danno arrecato all'amministrazione della giustizia, intervenendo in materia di notificazioni e di svolgimento delle udienze mediante collegamenti audiovisivi;

   in attuazione dei criteri di delega, previsti dal comma 17, lettera h) dell'articolo unico della legge n. 206 del 2021, al comma 11 dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 149 del 2022 si interviene sulla disciplina relativa alle notificazioni adeguandola alle nuove tecnologie;

   in particolare all'articolo 137 del codice di procedura civile (notificazioni), infine si aggiungono i seguenti commi: «L'avvocato esegue le notificazioni nei casi e con le modalità previste dalla legge. L'ufficiale giudiziario esegue la notificazione su richiesta dell'avvocato se quest'ultimo non deve eseguirla a mezzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato, o con altra modalità prevista dalla legge, salvo che l'avvocato dichiari che la notificazione con le predette modalità non è possibile o non ha avuto esito positivo per cause non imputabili al destinatario. Della dichiarazione è dato atto nella relazione di notificazione.»;

   la notifica telematica risulta quindi obbligatoria nei confronti dei soggetti che hanno un domicilio digitale registrato presso gli elenchi pubblici, come imprese, professionisti e pubbliche amministrazioni; se l'indirizzo Pec non risulta inserito nel registro delle pubbliche amministrazioni, l'invio può essere effettuato all'account presente nell'indice Ipa, mentre nulla viene previsto in merito alle persone fisiche;

   in caso di esito negativo del deposito tramite Pec, qualora la circostanza sia imputabile al destinatario, la notifica dovrà essere eseguita con l'inserimento del documento nell'area web riservata prevista dal codice della crisi d'impresa, considerandola perfezionata entro dieci giorni;

   non risulta essere ancora attivata da parte del Ministero l'area web riservata prevista dal codice della crisi d'impresa –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per sospendere l'applicazione delle nuove norme in materia di obbligatorietà della notifica a mezzo Pec finché non venga realizzata la suddetta area web, nonché fino a quando non sia stata emanata una circolare presso gli uffici Nep al fine di chiarire che, quando i destinatari siano persone fisiche, la notifica cartacea sia sempre consentita senza alcun onere motivazionale da parte degli avvocati richiedenti.
(5-00442)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi ha avuto molta rilevanza sugli organi di stampa nazionale e locale la notizia dell'evasione, dal carcere di Badu 'e Carros di Nuoro, del boss del clan Garganico della Sacra Corona Unita Marco Raduano, avvenuta tramite una fune lunga cinque metri realizzata con lenzuola annodate fra loro, attraverso la quale il detenuto si è calato oltre il muro di cinta dell'istituto penitenziario per darsi alla fuga indisturbato;

   ancora da notizie di stampa si apprendono i dettagli della vicenda e in particolare che Marco Raduano, condannato all'ergastolo, recluso nella sezione di massima sicurezza del carcere nuorese, sarebbe evaso intorno alle 17 del pomeriggio ma l'evasione sarebbe stata scoperta soltanto due ore dopo, nonostante il fatto che quanto successo sia stato ripreso dal sistema di videosorveglianza, poiché, stando a quanto si apprende, la sala operativa non sarebbe stata adeguatamente presidiata;

   inoltre, parrebbe che il detenuto benché soggetto al regime di alta sicurezza, lavorasse in biblioteca e fosse libero di muoversi negli ambienti carcerari, in quanto non vi era alcun agente in servizio che potesse seguirlo nei movimenti;

   sulla fuga sarebbero stati aperti due procedimenti: uno dalla Procura di Nuoro e l'altro di tipo amministrativo, avviato dal Ministero interrogato;

   nel comunicato diramato il 24 febbraio 2023 dall'Uilpa si denunciano le condizioni di «inadeguatezza dei livelli di sicurezza dell'istituto nuorese dove strumenti e mezzi sono inadeguati e dove persiste una carenza organica di Polizia Penitenziaria importante. La carenza di sovrintendenti ed ispettori raggiunge percentuali che raggiungono l'80 per cento rispetto l'organico previsto dalle tabelle dipartimentali ed il ruolo degli Agenti Assistenti vede la sottrazione di decine di unità impiegate nel nucleo-cinofili e al Gruppo operativo mobile che hanno sede nello stesso Istituto ma sottratti ovviamente al quadro permanente. Inoltre nonostante non sia più presente una sezione femminile il Dipartimento continua ad assegnare poliziotte che non possono essere impiegate ovviamente in tutti i posti di servizio in un carcere dove la popolazione detenuta è esclusivamente maschile»;

   la stampa riporta la denuncia dei sindacati di categoria, i quali avrebbero segnalato a più riprese e da mesi la situazione intollerabile per carenza di organico e assenza di strumenti tecnologici adeguati a garantire il livello di sicurezza appropriato per un istituto detentivo che ospita, fra gli altri, circa 30 detenuti in regime di massima sicurezza: al carcere di Nuoro sarebbero in servizio circa 145 agenti penitenziari, di cui 17 donne anche, se da anni il braccio femminile è inoperativo, con una carenza di circa 50 unità;

   considerato che, a parere dell'interrogante, questo episodio si inserisce nella condizione di cronica emergenza, in cui da tempo versano le carceri nel nostro Paese, caratterizzata da edifici carcerari sovraffollati e fatiscenti, carenze di organici diffuse, strumentazioni obsolete a disposizione degli agenti, la pressoché inesistente proposta rieducativa; tutti elementi che concorrono a rendere intollerabili le condizioni di vita dei detenuti, pongono a repentaglio persino il rispetto dei loro diritti fondamenti e conducono ai più recenti e drammatici record statistici in tema di suicidi in carcere –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per risolvere la carenza di organico e strumentazione negli istituti penitenziari in generale e in particolare nel carcere di Badu 'e Carros e quali altre iniziative intenda porre in essere per far fronte alla drammatica situazione delle carceri italiane in tema di sovraffollamento, edilizia carceraria e attività dirette alla rieducazione e al reinserimento dei carcerati.
(4-00563)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   FURGIUELE, MACCANTI, DARA, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il porto di Corigliano Calabro è una delle più importanti opere infrastrutturali del Sud Italia. Si tratta dell'unico porto dell'alto Jonio cosentino ad avere una vocazione sia commerciale sia improntata all'attività di pesca, esercitata da una importante flotta di pescherecci ed imbarcazioni, che ha consentito, tra le altre cose, che all'interno del porto si sviluppasse uno dei mercati ittici più importanti del Meridione;

   la competenza sul porto in questione è dell'Autorità di sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Jonio con sede a Gioia Tauro, che tuttavia non ha mai previsto un piano di investimenti dedicato agli importanti interventi di manutenzione di cui l'opera avrebbe bisogno. Basti solo pensare che all'interno della struttura servizi essenziali come la luce e l'acqua sono arrivati solo un anno fa e altri ancora, come la raccolta dei rifiuti, non sono ancora previsti;

   nel piano di gestione dei porti dell'Autorità portuale in questione non si evince la destinazione strategica che si prevede nel medio-lungo termine per quest'infrastruttura così importante per il nostro Paese;

   all'interno del porto è presente la stazione di alaggio e varo, realizzata circa 20 anni fa e pensata per offrire un importante servizio di manutenzione ai natanti della grande darsena jonica, che attualmente è del tutto inutilizzata, in quanto necessiterebbe di importanti interventi di riqualificazione;

   ad oggi, infatti, l'Autorità portuale non ha ancora provveduto alla manifestazione d'interesse per l'affidamento di questa struttura, atto prodromico alla realizzazione degli interventi necessari per la sua entrata in funzione, nonostante ne avesse annunciato la pubblicazione entro dicembre 2022, costringendo così la marineria peschereccia a muoversi verso altri porti molto distanti per poter effettuare la manutenzione alle proprie imbarcazioni –:

   se e quali iniziative nell'ambito della sua competenza intenda adottare per velocizzare l'attuazione degli interventi sulla struttura di alaggio e varo, e, più in generale, la realizzazione degli investimenti atti a rilanciare il porto di Corigliano Calabro e individuarne la vocazione strategica nel medio-lungo periodo.
(5-00450)


   GHIRRA e PICCOLOTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad agosto 2022, la regione Umbria, con una delibera, ha riorganizzato il Tpl prevedendo l'indizione di una gara per l'affidamento dei servizio, dividendo il territorio in 4 lotti;

   tale scelta, secondo le organizzazioni sindacali, depotenzierà il servizio pubblico del trasporto regionale, considerando anche che dai 63 milioni di euro destinati al Tpl si passerà a 50, col rischio di incidere sui chilometri coperti dal Tpl, sulla sicurezza dei mezzi, la qualità del lavoro e del servizio;

   il costo chilometrico verrebbe ridotto da 2,30 a 1,85 euro e così le aziende che vinceranno le gare non rientreranno nei costi di gestione;

   occorre che la regione Umbria fornisca le dovute garanzie occupazionali per i lavoratori e le lavoratrici del Tpl. L'attuale gestore unico regionale, Busitalia, ha impugnato la citata delibera a dimostrazione di come siano fondate le preoccupazioni sul futuro del trasporto pubblico in Umbria;

   il decreto-legge n. 50 del 2017 e la legge annuale per il mercato e la concorrenza (legge n. 18 del 2022), non obbligano la regione, come sostiene la regione Umbria, ad espletare gare di appalto per i servizi Tpl, né prevedono penali per le amministrazioni che non le attuano, consentendo anche una gestione in house del servizio;

   la proposta avanzata dalle organizzazioni sindacali prevede la creazione di due lotti, uno per il trasporto su gomma, per impianti fissi e mobilità alternativa, navigazione e percorsi ciclabili, l'altro per il ferro, comprensivo delle manutenzioni del materiale rotabile e su gomma così da evitare lo spacchettamento, la privatizzazione surrettizia del servizio e la frammentazione territoriale;

   i previsti tagli e la privatizzazione del servizio rischiano di penalizzare interi territori e soprattutto le fasce più deboli e di rallentare la transizione green delle città;

   per evitare che sempre più regioni e comuni avviino processi di privatizzazione e definanziamento dei Tpl, occorre adottare un «Piano straordinario per il trasporto pubblico locale» che affronti le carenze organizzative, di infrastrutture, dotazione di mezzi e personale per una più elevata qualità del servizio erogato, finanziandolo anche attraverso la rimodulazione del fondo complementare del PNRR per destinarlo prioritariamente agli investimenti sul trasporto pubblico urbano ed extraurbano, e alla mobilità sostenibile –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga adottato un «Piano straordinario per il trasporto pubblico locale» di cui in premessa, che possa consentire alle regioni e agli enti locali l'erogazione di un servizio di trasporto pubblico di qualità, senza ricorrere a processi di privatizzazione.
(5-00451)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la transizione ecologica dei trasporti è lenta: ritardi infrastrutturali, treni poco frequenti, lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie, risorse inadeguate. Nel Mezzogiorno un servizio non paragonabile con il resto del Paese. Ex linee Circumvesuviane, Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo, la Catania-Caltagirone-Gela tra le linee peggiori d'Italia. Questa la foto impietosa del Rapporto pendolaria 2023;

   il Rapporto indica un fabbisogno di 2 miliardi di euro all'anno per accelerare il processo di riconversione dando priorità alle aree urbane, rilanciando il servizio sulle linee metropolitane e regionali esistenti, rendendo competitivo il trasporto rapido di massa;

   le grandi città italiane si ritrovano con inquinamento alle stelle, sostanziale immobilità del traffico cittadino conseguenza del numero record di veicoli privati in circolazione (672 auto ogni 1.000 abitanti, quasi il 30 per cento in più rispetto alta media di Francia, Germania e Spagna), e numeri da record sui danni alla salute da smog (più di 52.000 decessi annui da PM 2,5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente europeo);

   nessun miglioramento (in alcuni casi addirittura un peggioramento) delle condizioni degli oltre 3 milioni di pendolari che quotidianamente utilizzano i mezzi negli spostamenti casa-lavoro;

   un flebile barlume si intravede nel lieve miglioramento per quanto riguarda il ritorno al treno e sull'incremento dell'offerta anche se con notevoli differenze tra le regioni; inoltre, grazie alle risorse europee, nazionali, regionali e di Trenitalia, attraverso i contratti di servizio, è in corso un rinnovo del parco di treni circolante;

   il ritardo italiano rispetto ad altri Paesi europei è enorme: – le linee metropolitane si fermano a 254 km totali, ben poco rispetto a Regno Unito (679 km), Germania (656) e Spagna (614). I km di metropolitane in tutta Italia sono paragonabili a quelli di città come Madrid (291,3) o Parigi (225,2); – in Italia ci sono 397 km di tranvie rispetto agli 835 km della Francia e ai 2.039 km della Germania; – l'Italia è dotata di 740 km di ferrovie suburbane, mentre sono 2.038 in Germania, 1.817 km nel Regno Unito e 1.443 in Spagna –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato accelerare la transizione ecologica dei trasporti adottando iniziative di competenza volte a stanziare nuove risorse per rafforzare il servizio ferroviario regionale e realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane, nelle aree urbane, allo scopo anche investendo nei sistemi di trasporto urbano a trazione elettrica o biogas.
(5-00452)


   IARIA, AMATO, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la gestione della rete ferroviaria campana, di proprietà della regione Campania, è affidata all'EAV, Ente autonomo Volturno, che gestisce, tra le altre, le ferrovie isolate Circumflegrea, Circumvesuviana e Cumana;

   la rete Circumvesuviana si estende per circa 142 chilometri, distribuiti su 6 linee e 96 stazioni che si sviluppano intorno al Vesuvio, collegando un'area metropolitana di circa 2 milioni di abitanti, toccando città ad altissima frequentazione turistica, come Pompei e la penisola Sorrentina;

   il Presidente della regione Campania De Luca, dal momento del suo insediamento, ha nominato come presidente ed amministratore delegato dell'ente il dottor De Gregorio;

   fino al 2003, ben prima dell'era De Luca-De Gregorio, sulle tratte erano assicurate all'utenza più di 500 corse giornaliere che, successivamente, si sono gradatamente ridotte fino a dimezzarle scendendo alle 290 attuali;

   i 50 treni attualmente disponibili sono numericamente insufficienti a ricoprire le reali esigenze dell'utenza, per cui le poche corse sono sovraffollate ben oltre la ragionevole capienza;

   nella giornata dell'8 novembre 2022, su 8 treni disponibili solo 5 hanno operato corse mentre 3 sono rimasti in deposito per guasti;

   si stanno da tempo riscontrando notevoli disagi per gli utenti, con corse soppresse (solo nei primi sei mesi del 2019 sono state 1634), mancati rimborsi agli abbonati che non hanno potuto usufruire di quanto anticipatamente pagato; di conseguenza, sia nelle stazioni stesse, che sui convogli, si sono più volte verificati episodi di violenza a danno di turisti, pendolari e viaggiatrici solitarie;

   la scarsa manutenzione dei convogli ha causato blocchi improvvisi dei treni con viaggiatori (pendolari e turisti) che sono stati costretti a raggiungere a piedi le stazioni più vicine, camminando sui binari;

   di recente la linea è stata inserita nel report «Pendolaria 2023» di Legambiente come una delle dieci linee ferroviarie peggiori d'Italia;

   appare evidente che le città ad alta frequentazione turistica ricevono da questi episodi danni economici e di immagine;

   malgrado le continue rimostranze di sindaci e utenti, sia il governatore della Campania che il dottor De Gregorio sembrano non sentirsi minimamente sfiorati da responsabilità, ad avviso degli interroganti dando luogo ad uno «scaricabarile» verso i sottoposti, che vengono così trasformati in vittime sacrificali –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto affinché si evitino disagi e possibili tragedie, anche eventualmente ipotizzando un commissariamento dell'ente in questione, viste le conseguenze dovute alla pessima gestione.
(5-00453)


   CANGIANO e RAIMONDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, all'articolo 36-bis, istituisce il titolo professionale semplificato per il diporto: Ufficiale di navigazione di seconda classe;

   lo stesso articolo, al comma 2, stabilisce che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è previsto l'aggiornamento della disciplina vigente per i Titoli professionali del diporto, di cui al decreto 10 maggio 2005, n. 121;

   l'aggiornamento della disciplina vigente è attesa da molti anni e costantemente sollecitata dalle rappresentanze del settore, che lamentano la carenza di competitività rispetto ai titoli esteri, con la conseguente fuga dei nostri marittimi del settore diporto verso centri di formazione esteri con sede stabilite in Italia;

   in particolare, dopo l'abolizione nel 2005 del superato titolo di conduttore del diporto, il settore del noleggio nazionale attende da allora un titolo professionale semplificato, sganciato dalla normativa internazionale di cui alla Convenzione Stcw (Convenzione internazionale sugli Standard di addestramento, Certificazione e Tenuta della guardia per i marittimi), del 1978;

   dopo che la XVIII legislatura è interamente trascorsa invano, il Governo, tramite il viceministro Edoardo Rixi, il 15 dicembre 2022 ha annunciato pubblicamente l'adozione del testo di decreto di aggiornamento dei Titoli professionali del diporto;

   stante l'urgenza di istituire e organizzare i corsi di formazione, in particolare per la nuova figura dell'Ufficiale di navigazione di seconda classe, si è ormai al limite di tempo utile al fine di consentire l'accesso al lavoro per la stagione 2023 –:

   quali iniziative intenda adottare affinché si conoscano i tempi di adozione del decreto sopra citato.
(5-00454)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, determinati lavoratori marittimi contemplati dalla «Convenzione internazionale sugli standard di addestramento, abilitazione e tenuta della guardia per i marittimi», devono essere in possesso di un certificato di competenza;

   il decreto ministeriale 1° marzo 2016, n. 51, disciplina il rinnovo delle certificazioni rilasciate ai sensi della suddetta convenzione. In particolare, ai sensi dell'articolo 4, «il rinnovo del certificato di competenza è effettuato dall'autorità marittima d'iscrizione che ha rilasciato il certificato. Il certificato è rinnovato ai lavoratori marittimi, in possesso del certificato in corso di validità (...) dei corsi di addestramento richiesti per il certificato di competenza da rinnovare e degli eventuali corsi di adeguamento dei livelli di competenza richiesti dalla normativa vigente al momento del rinnovo del certificato»;

   sebbene la professione dell'istruttore del mare non sia riconosciuta normativamente, tale figura ha un contatto diretto e costante col mondo dello shipping. Infatti, tutti i soggetti preposti all'attività di docenza dei discenti del comparto della marina mercantile, svolgono la loro attività in modo continuativo;

   tuttavia, atteso che detti istruttori devono possedere determinati requisiti, tra cui il certificato di competenza, quest'ultimi riscontrano una sostanziale difficoltà nell'ottemperare a quanto previsto dalla normativa vigente, tra cui un periodo dai 3 ai 12 mesi di navigazione sulle navi. In particolare, gli istruttori in oggetto ravvisano una sostanziale difficoltà nel rinnovare i certificati di competenza, in ragione della difficoltà di conciliare il lavoro svolto a bordo delle navi, con l'attività di docenza. Pertanto, al fine di rinnovare il certificato di competenza, gli istruttori interrompono l'attività di docenza per tornare a bordo, il che mette in difficoltà i centri di formazione che si trovano regolarmente costretti a dover trovare nuovi soggetti da abilitare;

   ai soli fini del rinnovo del certificato di competenza, sono considerate come equivalenti al servizio di navigazione richiesto, determinate occupazioni individuate dall'articolo 7, comma 1 di cui al decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51, svolte per almeno 30 mesi nei 5 anni di validità del certificato da rinnovare. Pertanto, nel novero delle categorie che possono rinnovare i certificati di competenza, dimostrando semplicemente il loro impiego continuativo per 30 mesi nei 5 anni di validità del certificato da rinnovare, risultano esclusi gli istruttori marittimi;

   inoltre, sebbene il comma 2 di cui all'articolo 7 del decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51, dispone che il «lavoratore marittimo può richiedere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai soli fini del rinnovo del certificato di competenza, di valutare come equivalente al servizio di navigazione richiesto ulteriori occupazioni alternative, che dimostrano il mantenimento delle competenze indicate nel certificato da rinnovare», la materia è oggetto di ricorsi amministrativi presentati avverso la decisione di non riconoscere tale figura professionale tra le «funzioni equivalenti al servizio di navigazione richiesto». Sul punto, si segnala il ricorso (n. 1327 del 2022), accolto dal Consiglio di Stato, proposto dall'istruttore V.L.P. contro il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di vedersi rinnovato il certificato di competenza in mancanza dei requisiti previsti per il rinnovo (il servizio di navigazione per almeno 3 mesi) –:

   se, ai fini del rinnovo del certificato di competenza, il Ministro interrogato condivida l'opportunità di annoverare, in modo esplicito, la figura professionale dell'istruttore del mare tra le figure previste dall'articolo 7, comma 1 di cui al decreto ministeriale 1° marzo del 2016 n. 51 o se, alternativamente, ritenga che tra le «occupazioni alternative previste» dal successivo comma 2 rientri tale figura professionale;

   se intenda risolvere la problematica in oggetto attraverso iniziative per una disciplina apposita che individui la figura professionale dell'istruttore del mare.
(4-00556)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROGGIANI, SERRACCHIANI, PELUFFO, MAURI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 18 ed il 19 febbraio 2023, nel comune di Sesto San Giovanni, in prossimità del Monumento al Deportato che celebra la memoria dei 570 cittadini dell'area industriale sestese deportati nei campi di concentramento, si è verificato un increscioso episodio che si ritiene doveroso sottoporre alla più alta attenzione del Ministro interrogato;

   soggetti non ancora identificati hanno realizzato, mediante pali divelti dalla recinzione, una grossa svastica sul prato antistante il suddetto monumento. Episodio gravissimo, sfortunatamente non nuovo, che segue il tentativo, sempre da parte di sconosciuti, di sfondare una delle quattro teche contenenti ceneri e sassi provenienti dal campo di concentramento di Dachau, risalente ad una decina di giorni fa;

   i sottoscritti interrogati a nome dell'intero Partito Democratico, condannano senza riserve questa profanazione inaudita che non soltanto offende la comunità sestese, bensì sferra un durissimo colpo all'intera società civile ed istituzionale del nostro Paese, che ricordiamo essere fondata su valori quali la democrazia e l'antifascismo;

   l'incremento spaventoso del numero degli episodi verificatosi in questi ultimi giorni di stampo neofascista e neonazista sul territorio statale, ricordano quanto sia responsabilità di tutti i rappresentanti delle istituzioni mantenere costantemente, al massimo livello l'allerta per dissuadere qualunque forma di antisemitismo e di violenza;

   affinché episodi analoghi non abbiano più luogo, è altresì opportuno che le istituzioni isolino e puniscano severamente ogni tentativo di ricostituzione di movimenti di ispirazione neofascista o neonazista — :

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per evitare che simili episodi possano ripetersi e se non ritenga opportuno esprimere un'immediata e rigorosa condanna rispetto all'accaduto a Sesto San Giovanni.
(5-00447)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da giorni a Roma, fuori dall'Ufficio immigrazione, centinaia di persone disperate si stanno accampando sotto tende e teloni per proteggersi dal freddo e pioggia fra via Patini e via Salviati, a ridosso del campo nomadi dove già vivono oltre 400 persone: sono bengalesi, iraniani, siriani, afgani e pachistani;

   erano poche decine fino a qualche settimana fa, ma poi sono aumentati con l'inizio della nuova emergenza umanitaria che, soprattutto dopo il devastante terremoto in Turchia e in Siria, potrebbe portare anche a Roma e provincia altri profughi in cerca di una vita migliore e di accoglienza;

   sono accampati a ridosso del complesso della Questura, dove ogni giorno vengono esaminate le pratiche di soggiorno dei cittadini stranieri, quasi tutti extracomunitari, con e senza documenti;

   una scena di disperazione e anche di degrado, visto che le tende invadono anche la fermata degli autobus, rendendo di fatto impossibile il passaggio sul marciapiede. I primi insediamenti servivano per assicurarsi i primi posti nelle estenuanti file prima che apra l'Ufficio immigrazione e sbrigare pratiche che spesso significano la vita stessa degli stranieri, oltre che il loro lavoro e la permanenza sul territorio nazionale. Ma poi le tende sono aumentate fino a diventare in pratica una distesa ininterrotta: sotto i teloni si dorme, si mangia, ma si pensa – o meglio si spera – al futuro. In Italia o in un altro Paese europeo;

   si tratta per lo più di richiedenti asilo, provenienti anche dagli ultimi sbarchi di migranti sulle coste siciliane o calabresi, provenienti dalla rotta turca, proprio come quella seguita dal barcone che tre notti fa si è disintegrato davanti alle coste crotonesi e sul quale hanno perso la vita oltre 60 persone, fra cui molti minorenni;

   il vero pericolo è rappresentato dalla scarsa illuminazione e dalle auto che passano, con il rischio di investimenti;

   la presenza di tanti immigrati che, per svariati giorni, anche di notte e sotto le intemperie, sono costretti a rimanere sul marciapiede in fila per accedere agli uffici e non perdere il proprio turno, racconta di una condizione vergognosa che offende la dignità di quelle persone, in una città che vorrebbe definirsi, applicando la Costituzione, accogliente e solidale –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare coinvolgendo la prefettura, la questura, Roma Capitale e il municipio affinché si possa arrivare nell'immediato ad una soluzione condivisa che tuteli prioritariamente la dignità delle persone e ne preservi i diritti fondamentali garantiti dal nostro ordinamento;

   se non ritenga, anche ricorrendo ad un incremento degli addetti agli sportelli, di individuare una modalità che consenta di ricevere gli immigrati sulla base di un appuntamento, in giorni e orari stabiliti, ciò anche al fine di evitare il degrado sociale in atto oltre a scongiurare anche un eventuale problema di tipo igienico-sanitario.
(4-00559)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 13 luglio 2015 articolo 1 comma 121, ha istituito la Carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche;

   la Carta è assegnata ai docenti di ruolo a tempo indeterminato delle istituzioni scolastiche statali, sia a tempo pieno che a tempo parziale, compresi i docenti che sono in periodo di formazione e prova, i docenti dichiarati inidonei per motivi di salute di cui all'articolo n. 514 del decreto legislativo del 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, i docenti in posizione di comando, distacco, fuori ruolo o altrimenti utilizzati, i docenti nelle scuole all'estero, delle scuole militari;

   l'importo nominale della carta è di euro 500 annui per ciascun anno scolastico;

   Consap, sin dall'avvio di «Carta del docente», è stata incaricata dal Ministero dell'istruzione, di gestire i rimborsi dei buoni spesa in favore degli esercenti, attraverso il pagamento di fatture elettroniche emesse tramite il Sistema d'interscambio (SDI), piattaforma per la trasmissione delle fatture elettroniche destinate all'amministrazione di Stato;

   in generale, si tratta di un rapporto soddisfacente ed anche rispettoso degli accordi originari siglati con le associazioni di categoria. Infatti, di solito i pagamenti delle fatture sono puntuali ed anche celeri rispetto ad altri rapporti con la Pubblica Amministrazione: tuttavia, per quanto riguarda la «Carta del docente» si sono registrati ritardi e almeno tre blocchi dei trasferimenti nell'ultimo anno;

   il blocco dei pagamenti in corso non riguarda solo i librai ma tutti quegli esercenti registrati che legittimamente erogano beni acquisibili con il bonus, quindi musei, teatri, cinema, negozi di elettronica, società che organizzano corsi di formazione. Anche se l'incidenza maggiore, soprattutto per i margini e per i tempi di pagamento delle forniture editori-librerie, ricade sul quel settore che è estremamente fragile sotto questo profilo. Un settore per il quale è vitale il mantenimento di un flusso finanziario coerente con gli impegni verso i fornitori;

   ad oggi non si hanno dati precisi sugli importi bloccati: se nei primi anni di erogazione della suddetta carta, Consap a richiesta si era resa disponibile a condividere le informazioni, a quanto consta all'interrogante da tempo ormai non si riesce ad accedere ad esse. Si tratta, inoltre, di dati molto interessanti per valutare in modo ampio gli esiti di questa iniziativa, e anche di quella 18APP su cui si riscontrano minori disagi;

   tale situazione rischia di minare la credibilità di questa importante iniziativa, con un numero crescente di librai che sospendono l'accettazione dei buoni in attesa di rivedere i flussi dei pagamenti –:

   quali iniziative si intendano adottare per sbloccare rapidamente i pagamenti;

   se non si intenda intervenire sulla modalità e tempistiche di trasferimento dei fondi da parte del Ministero dell'istruzione e del merito a Consap.
(5-00448)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 21 febbraio 2023 alla Ansaldo energia di Genova si è verificato un grave incidente sul lavoro ai danni di un operaio di 36 anni colpito alla testa da un residuo metallico di lavorazione che si sarebbe staccato da una macchina utensile;

   l'incidente è avvenuto all'interno del reparto meme (media meccanica) di Ansaldo energia, principale fabbrica metalmeccanica della città, specializzata nella produzione di turbine a gas;

   dalle Rsu di Ansaldo energia si apprende che il tornio su cui lavorava l'operaio rimasto gravemente ferito ha 43 anni di vita ed è sprovvista delle telecamere, presenti nei macchinari più moderni, che consentono di lavorare i pezzi senza doversi avvicinare troppo;

   inoltre, per una logica tutta legata al risparmio, due portinerie più vicine al luogo dell'incidente sono chiuse e ciò non ha agevolato l'immediato soccorso del 118;

   a dispetto di grandi proclami su investimenti e rilancio, la realtà all'interno di Ansaldo energia sembrerebbe differente e occorrerà chiedere conto dei presunti mancati investimenti denunciati dai lavoratori sul fronte della sicurezza sul lavoro e dell'ammodernamento degli impianti;

   denunce tanto più gravi se si considera che l'Ansaldo è una società a controllo pubblico e che, conseguentemente, la tutela della sicurezza del lavoro dovrebbe essere il primo obiettivo della organizzazione produttiva e costituire un esempio per tutte le altre aziende;

   quanto accaduto alla Ansaldo energia di Genova è, purtroppo, soltanto l'ennesimo ed inaccettabile tributo di sangue di persone che rischiano o perdono la vita sui luoghi di lavoro e se fosse confermato che il macchinario, sul quale stava lavorando l'operaio ferito, fosse vecchio di oltre 40 anni è probabile che tale tragedia si sarebbe potuta evitare;

   per porre fine a quella che per l'interrogante è una cinica strage di Stato che conta ogni anno una media superiore alle 3 vittime al giorno nei luoghi di lavoro – tanto che bisognerebbe parlare di omicidi nei luoghi di lavoro – occorrono consistenti e adeguati investimenti per il rinnovo dei macchinari, un impegno serrato nei controlli, nella formazione, nella prevenzione ed anche un'attenzione maggiore da parte delle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati non intendano acquisire dall'Ansaldo energia ogni elemento utile a conoscere quali e quante risorse sono state investite nel corso di questi anni da parte dell'azienda sulla salute e sicurezza, sulla manutenzione e sull'acquisto di nuovi macchinari;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per verificare se risultano incongruenze tra eventuali impegni annunciati dall'Ansaldo energia e gli investimenti realmente effettuati sulla sicurezza e l'ammodernamento degli impianti;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per conoscere e verificare quali e quante risorse sulla salute e la sicurezza, sulla manutenzione e sull'acquisto di nuovi macchinari sono state investite dalle società a partecipazione pubblica nel corso di questi anni.
(4-00567)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI, QUARTINI, ASCARI e AMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto affermato dalla procuratrice regionale della Corte dei conti dell'Umbria, Rosa Francaviglia, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2023 della Sezione giurisdizionale regionale svoltasi in data 24 febbraio 2023 presso l'Aula magna del Dipartimento di Scienze agrarie dell'Università degli Studi di Perugia, in ambito sanitario in Umbria «è indubbio che permangono notevoli criticità che non incidono unicamente sulla spesa, ma soprattutto sul diritto alla salute della collettività locale, che rischia di essere seriamente compromesso e non soltanto da molteplici disservizi e dall'allungamento delle liste di attesa»;

   nel suo intervento la procuratrice ha ricordato l'inchiesta sulla cosiddetta «Sanitopoli» e come «detti accadimenti avevano inevitabilmente inciso su assetti consolidati pluriennali disvelando una struttura di potere capace di incidere pesantemente sulla sanità»;

   dalle parole della procuratrice emerge che «questo sistema di controllo, improntato a logiche clientelari e profondamente pervasive, aveva condizionato e patologizzato la gestione della cosa pubblica asservendola ad interessi particolari, egoistici e personalistici». E ancora che «a distanza di tre anni, si ribadisce ancora una volta che la sanità pubblica non deve essere smantellata, ma rafforzata e preservata anche combattendo gli sperperi e premiando la meritocrazia»;

   il magistrato contabile nella sua relazione ha precisato che, rispetto alle numerose problematiche in ambito sanitario all'attenzione della Procura regionale, «le ipotesi di malpractice, di affidamenti illeciti di servizi e di distrazione di fondi a destinazione vincolata, sono soltanto una parte»;

   anche dall'intervento del magistrato contabile, pertanto, emerge l'«assoluta inadeguatezza dei controlli regionali sulle strutture private convenzionate che, ancorché stigmatizzata sin dal 2019, non pare affatto sia stata superata nonostante i possibili risvolti erariali» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere a fronte della manifesta compressione del diritto alla salute dei cittadini umbri.
(4-00565)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Padovani e Urzì n. 2-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Morgante.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Piccolotti n. 4-00121 del 29 novembre 2022;

   interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-00553 del 28 febbraio 2023.