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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 21 febbraio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   diverse testate giornalistiche tra cui il Manifesto, il Fatto Quotidiano, Rainews e Fanpage.it, hanno denunciato che nei giorni scorsi le autorità ucraine avrebbero impedito a tre giornalisti italiani, Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, di documentare il conflitto in corso vietando loro, di fatto, di poter svolgere la loro professione;

   i suddetti cronisti seguono l'evoluzione dei combattimenti dal 2014, ben prima dell'invasione russa del 24 febbraio 2022 e in questi nove anni hanno raccontato con correttezza gli eventi bellici, schierandosi esclusivamente dalla parte della popolazione martoriata;

   malgrado la loro comprovata professionalità, Sceresini e Bosco si sono visti improvvisamente rifiutare l'accredito militare, mentre Salvatore Garzillo, collaboratore di Fanpage.it, è stato respinto al confine con la Polonia;

   i tre giornalisti sarebbero stati inseriti dai servizi segreti ucraini in una black-list di persone non gradite con la grave accusa, mai ufficialmente formalizzata, di essere fiancheggiatori dei russi;

   da una lettera inviata all'Associazione Articolo 21 dall'avvocata Alessandra Ballerini, che difende i tre cronisti, si apprende che tale accusa, totalmente infondata, si traduce di fatto in una gravissima violazione del diritto di informazione e in un rischio concreto per la sicurezza dei tre giornalisti;

   la sospensione degli accrediti regolarmente rilasciati nel marzo 2022 comporta infatti l'impossibilità di muoversi liberamente nel Paese e di svolgere la loro professione giornalistica, specie nelle zone vicino al fronte, e il rischio concreto di essere arrestati al primo posto di blocco;

   l'unica notizia ufficiale al momento comunicata ai giornalisti Sceresini e Bosco riguarderebbe un ipotetico «interrogatorio» al quale dovrebbero essere sottoposti e che dovrebbe essere eseguito da membri della Sbu, il servizio di sicurezza ucraino; inizialmente questo «interrogatorio» avrebbe dovuto svolgersi a Kramatorsk il 6 febbraio 2023, ma ad oggi pare non sia ancora stato svolto e Sceresini e Bosco hanno trascorso alcuni giorni in una città spesso bombardata dai russi, impossibilitati a uscire per ovvie ragioni di sicurezza;

   successivamente, su consiglio dell'ambasciata italiana in Ucraina, i due cronisti si sono spostati a Kiev, dove hanno sede gli uffici centrali della Sbu e sono ancora in attesa di essere interrogati;

   per quanto riguarda Salvatore Garzillo il 14 febbraio 2023 gli è stato impedito di entrare in Ucraina attraverso la frontiera polacca, in quanto «non gradito» e neppure a lui sarebbero state fornite ulteriori spiegazioni;

   da notizie giornalistiche si apprende inoltre che, oltre ad Andrea Sceresini, Alfredo Bosco e Salvatore Garzillo, sarebbero altri sette o otto i giornalisti italiani che si troverebbero in Ucraina nelle medesime condizioni, tutti impossibilitati a svolgere il loro lavoro e documentare la guerra;

   a parere dell'interrogante occorre un immediato e deciso intervento del Governo italiano nei confronti delle autorità ucraine affinché tale inaccettabile situazione si possa celermente concludere con un esito positivo per tutti i giornalisti coinvolti, e questi possano riprendere ad esercitare liberamente e in tutta sicurezza la loro professione;

   nelle prossime ore è previsto un incontro a Kiev tra la Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni e il Presidente Zelensky e ciò potrebbe rappresentare l'occasione per porre alla sua attenzione la vicenda dei giornalisti italiani bloccati in Ucraina –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere nei confronti delle autorità ucraine, per comprendere, in relazione ai fatti esposti in premessa, cosa sia effettivamente accaduto e quali imminenti iniziative intenda assumere a tutela dei nostri concittadini e a difesa della libertà di informazione, affinché tutti i giornalisti italiani in Ucraina attualmente impossibilitati a svolgere la loro professione possano tornare liberamente e in sicurezza al loro lavoro di cronisti, utilizzando a tal fine ogni occasione di incontro con esponenti del Governo ucraino, a partire dall'attesa imminente visita della Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni a Kiev.
(4-00506)


   ZUCCONI e AMORESE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le foibe sono una delle pagine più oscure della nostra storia, una strage compiuta ai danni di concittadini, per mano di una delle dittature comuniste fra le più sanguinarie del secolo breve;

   la legge n. 92 del 30 marzo 2004 ha consentito, dopo anni di mistificazioni, di ottenere un riconoscimento di questa tragedia, un momento in cui ricordare questo tragico passaggio che è parte della nostra storia nazionale e che per una corretta memoria è doveroso condannare senza giustificazioni di parte;

   lo storico Eric Gobetti ha incontrato in un convegno organizzato da Anpi, in San Francesco a Lucca, alcune classi delle scuole rivolgendosi a oltre 500 studenti, ad avviso degli interroganti manipolando la storia e raccontando una versione dei fatti palesemente artefatta, relativizzando per giunta quanto accaduto in assenza di un doveroso contraddittorio;

   è stato autorizzato un intervento inaccettabile, teso a ridimensionare il valore del Giorno del Ricordo, della strage delle foibe e dell'esodo di migliaia di connazionali obbligati a fuggire e ad abbandonare le loro case per il solo fatto di essere italiani;

   come affermato anche dall'onorevole Alfredo Antoniozzi, vicepresidente del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia alla Camera, «Il convegno organizzato dall'Anpi con uno storico negazionista sulle foibe, con la costrizione di centinaia di studenti, è un'offesa agli italiani, alla memoria storica e al Presidente Mattarella che proprio dieci giorni fa aveva denunciato le violenze di Tito e l'innocenza delle migliaia di vittime»;

   sul tema è intervenuto anche il sottosegretario al Ministero dell'istruzione e del merito, onorevole Paola Frassinetti, relativamente ad un altro intervento dello storico Gobetti, programmato per il 21 febbraio 2023, in Calabria, a Soverato, proprio sul tema delle foibe, con gli studenti del quinto anno dell'istituto Calabretta di Soverato, dichiarando che non si tiene conto «delle parole di condanna contro il negazionismo e giustificazionismo pronunciate venerdì scorso, 10 febbraio, dal Presidente Mattarella, né delle indicazioni del Ministero dell'istruzione e del merito e tantomeno della volontà della Camera dei deputati che, da pochi giorni, in Commissione Cultura, ha approvato una risoluzione affinché a parlare di questi fatti nelle scuole debbano andare solo gli appartenenti alle associazioni di Esuli» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in caso positivo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché si garantisca un confronto nelle sedi opportune prevedendo un doveroso contraddittorio e assicurando l'intervento nelle scuole dei testimoni di quelle vicende o degli appartenenti ad associazioni di esuli istriano-giuliano-dalmati.
(4-00509)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2019 è stata approvata la legge n. 69, cosiddetta «codice rosso», recante norme volte a contrastare la violenza di genere, tra cui il nuovo reato di «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti», comunemente noto come «revenge porn», il quale punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000»;

   il fenomeno del revenge porn è relativamente recente, sviluppatosi soprattutto con l'avanzare della tecnologia digitale: viene perpetrato soprattutto da uomini, di ogni età, in danno soprattutto delle ex partner, anche se, nei canali di diffusione di questi materiali, sono spesso presenti materiali pedopornografici;

   il report di Amnesty International sull'Italia parla chiaramente: almeno una donna su cinque ha subito molestie e minacce online, con un gravissimo impatto psicologico, anche di lunga durata;

   dopo l'inchiesta di Wired di inizio aprile 2020, il giornale Fanpage.it ha smascherato un'altra rete online di pedofili e revenge porn di un gruppo Telegram con oltre 53 mila iscritti, molti dei quali costantemente impegnati nel condividere e richiedere materiale pornografico, sia di adulti che di minorenni, coperti dall'anonimato garantito da nickname;

   gli amministratori del gruppo, inoltre, indicano anche un «gruppo di riserva» nel quale migrare; si tratta di un sistema collaudato: il gruppo nasce, raggiunge il picco di utenti e viene infine chiuso da Telegram o a seguito dell'intervento della polizia postale; tuttavia, il «gruppo di riserva», da ripopolare in caso di cancellazione, consente di tramandare un'eredità condivisa fatta di foto e video privati;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   nel gruppo Telegram le donne sono nient'altro che pezzi di carne esposti in una vetrina virtuale, si incita allo stupro e alla pedofilia, il femminicidio viene rappresentato come «una forma d'arte»;

   le richieste di materiale pedopornografico, anche relativo a minori nati nel 2017, sono migliaia ogni giorno ed avvengono nel più assoluto disinteresse degli amministratori;

   gli scambi riguardano anche materiale foto e video di ex partner, ma anche di famigliari, come sorelle, cugine o madri, naturalmente senza il consenso delle dirette interessate, configurando il reato di revenge porn;

   Telegram non è l'unico strumento utilizzato per perpetrare il revenge porn ed altre App di messaggistica e social sarebbero coinvolte;

   il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti e tutte le iniziative adottate dalle istituzioni e dai gestori delle piattaforme online si sono rivelati inutili –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intendano intraprendere al fine di contrastare in maniera più efficace il fenomeno del revenge porn, anche tramite l'inasprimento delle pene, la creazione o il rafforzamento di strumenti di tutela psicologica ed economica per le vittime e l'organizzazione di campagne informative volte a sensibilizzare la popolazione sul revenge porn e sulle sue conseguenze;

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza al fine di concertare con gli amministratori di Telegram, nonché di altre piattaforme di messaggistica e social, soluzioni al fine di pervenire a una strategia condivisa di contrasto al «revenge porn», nonché valutare l'adozione di iniziative per l'introduzione di norme vincolanti per responsabilizzare le piattaforme social e di messaggistica nel contrasto al fenomeno del revenge porn, prevedendo la possibilità di comminare sanzioni in caso di mancato pronto intervento di rimozione dei contenuti lesivi.
(4-00514)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'intesa in sede di Conferenza unificata tra Governo e le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e le autonomie locali, relativa ai requisiti minimi dei centri antiviolenza e delle case rifugio del 27 novembre 2014, all'articolo 8, ha definito le case rifugio quali «strutture dedicate, a indirizzo segreto, che forniscono alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l'obiettivo di proteggere le donne e i loro figli e di salvaguardarne l'incolumità fisica e psichica»;

   queste case rifugio devono essere strutture idonee a «garantire dignitosamente i servizi di accoglienza [...] garantire l'anonimato e la riservatezza [...] assicurare alloggio e beni primari per la vita quotidiana alle donne che subiscono violenza e ai loro figli [...] assicurare l'ingresso nella mappatura tenuta dal Dipartimento Pari Opportunità nonché l'iscrizione negli appositi registri previsti dalla normativa regionale»;

   la casa rifugio, quali servizi minimi, «garantisce protezione e ospitalità alle donne e ai loro figli minorenni, a titolo gratuito, salvaguardandone l'incolumità fisica e psichica, per i tempi previsti dal percorso personalizzato [...] definisce e attua il progetto personalizzato volto alla fuoriuscita delle donne dalla violenza, provvedendo anche alla cura di eventuali minori a carico, nei tempi e con le modalità condivise con la donna accolta [...] opera in maniera integrata con la rete dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali, tenendo conto delle necessità fondamentali per la protezione delle persone che subiscono violenza [...] deve fornire adeguati servizi educativi e di sostegno scolastico nei confronti dei figli minori delle donne che subiscono violenza»;

   tutte queste attività, tuttavia, parrebbero messe a rischio dal fatto che la segretezza dell'indirizzo delle case rifugio verrebbe spesso violata, mettendo a repentaglio la vita delle donne e dei minori accolti, oltre a quelle del personale ivi impiegato;

   ciò, secondo quanto risulta all'interrogante, sarebbe causato da questioni burocratiche e amministrative, dovute, ad esempio, alla necessità di fornire indirizzi agli organi giudiziari, ovvero ai servizi sociali o alle strutture scolastiche;

   per quanto riguarda gli organi giudiziari, la violazione è estremamente pericolosa, in quanto gli avvocati di parte, una volta avuto accesso alla documentazione istruttoria, possono venire a conoscenza degli indirizzi delle vittime denuncianti che possono liberamente comunicare ai propri assistiti accusati delle violenze stesse; è evidente che in questo modo, le case rifugio potrebbero trasformarsi da luoghi sicuri a un chiaro bersaglio di vendette e violenza;

   in generale, si evidenzia che si rende necessaria l'adozione di un sistema che possa proteggere in maniera effettiva l'ubicazione delle case rifugio, ad esempio tramite l'adozione di codici alfa numerici quali identificativi delle case, in luogo degli indirizzi fisici, ovvero la possibilità di fornire, quale domiciliazione legale o comunque per il recapito della corrispondenza, gli indirizzi delle sedi centrali delle associazioni riconosciute impegnate nella lotta contro la violenza sulle donne;

   si rende necessario a questo proposito un proficuo dialogo su questo specifico tema con i soggetti che, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, dell'intesa sopra richiamata, gestiscono le case rifugio –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di rendere effettivamente sicura l'ubicazione delle case rifugio.
(4-00515)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio della città metropolitana di Venezia in data 22 marzo 2022, con deliberazione n. 7 del 2022, ha approvato il «Piano Urbano Integrato della città metropolitana di Venezia denominato PIÙ SPRINT» ai sensi dell'articolo 21 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, per la richiesta di risorse in attuazione della linea progettuale «M5C2 – Investimento 2.2» nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);

   il Piano contiene al suo interno il progetto «Bosco dello Sport» che prevede la realizzazione di una Cittadella dello sport in località Tessera, nel comune di Venezia, del costo complessivo di euro 283.500.000 (euro 93.581.321,26 finanziamento Pnrr, euro 189.918.678,74 cofinanziamento comune di Venezia);

   l'area di intervento non presenterebbe alcuna delle caratteristiche di degrado sociale e di vulnerabilità previste dalla norma su citata, prescrizioni e condizioni confermate nello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che a proposito dell'Investimento 2.2 della Missione M5C2 prevede (pagine 213-214): «L'intervento Piani urbani integrati è dedicato alle periferie delle città metropolitane e prevede una pianificazione urbanistica partecipata, con l'obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili, limitando il consumo di suolo edificabile»;

   nello specifico, l'intervento proposto prevede la realizzazione di uno stadio per il gioco del calcio, un palazzetto dello sport per il gioco della pallacanestro e per eventi musicali, vari altri edifici di servizio, parcheggi (anche interrati), opere di urbanizzazione e viabilità di collegamento per un totale di superficie pavimentata-costruita di 36,56 ettari, su un suolo attualmente interamente agricolo, nella zona costiera della Laguna di Venezia;

   gli articoli 2, 18 e 19 del Regolamento (Ue) n. 2021/241, stabiliscono che tutte le misure dei Piani nazionali devono soddisfare il principio di «non arrecare danno significativo» agli ambienti naturali, vincolo che si traduce in una valutazione della Commissione europea di conformità degli interventi al principio del «Do No Significant Harm» (DNSH), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all'articolo 17 del Regolamento (Ue) n. 2020/852;

   come denunciato in un esposto alla Commissione europea da parte dell'associazione Italia Nostra ONLUS, l'area di intervento è caratterizzata da un paesaggio agrario tradizionale tipico dei territori di bonifica, con presenze accertate di specie ornitiche oggetto di misure di conservazione (airone bianco maggiore, garzetta, falco di palude, albanella reale, martin pescatore, piviere dorato, migliarino di palude, saltimpalo, beccamoschino, ecc.) ed è limitrofa alla ZSC IT3250031 «Laguna superiore di Venezia» e alla ZPS IT3250046 «Laguna di Venezia» tutelate, rispettivamente, dalla direttiva 92/43/CEE «Habitat» e dalla direttiva 2009/147/CE «Uccelli»;

   una vasta area occupata dalla viabilità di servizio degli impianti sportivi (Tangenziale di Tessera), inoltre, si trova all'interno del sito UNESCO «Venezia e la sua Laguna» (C394) e la sua realizzazione violerebbe la raccomandazione n. 10 della decisione WHC 44 COM.7B.50 adottata a Fuzhou (Cina) nel luglio 2021 che prevede di «Fermare tutti i nuovi progetti a larga scala proposti all'interno del sito e del suo più ampio contesto territoriale fino a quando le misure sopra elencate non saranno messe in atto» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative urgenti, ciascuno per quanto di competenza, intendano adottare, anche in considerazione del fatto che l'intervento in premessa viene finanziato in parte con i fondi del Pnrr, per garantire il pieno rispetto del principio di «non arrecare danni significativi» (DNSH, «do no significant harm») all'ambiente e conseguentemente quali iniziative intendano assumere perché siano poste in essere tutte le procedure necessarie per preservare gli habitat e le specie della rete Natura 2000, che la realizzazione dell'intervento rischia di compromettere.
(4-00507)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, è presente un elettrodotto da 220 mila Volt, il «Colà-Tavazzano», che attraversa il centro abitato e interessa diverse opere pubbliche sensibili tra le quali il plesso scolastico del quartiere Belvedere;

   il gestore dell'impianto «Colà-Tavazzano» è la società Terna – Rete elettrica nazionale s.p.a.;

   nel 2001 l'Arpa Lombardia ha effettuato una campagna di misurazione dell'intensità del campo elettromagnetico nei pressi del plesso scolastico di Belvedere con risultati compresi nel range 2,70 uT-s-3,54 µT che, se confrontati con i limiti proposti dall'Ispesl e dall'Iss che pongono il livello di attenzione a 0,5nT, appaino davvero preoccupanti;

   a luglio 2003, su sollecitazione dei cittadini e del Comune, è stata effettuata una seconda campagna di misure su tutte le zone urbane attraversate dall'elettrodotto, con diversi valori che hanno superato il limite di qualità fissato a 3 µT;

   nel 2002 l'I.A.R.C., Centro internazionale di ricerca sul cancro, ha dichiarato che i campi elettromagnetici sono da classificare come «possibili cancerogeni per l'uomo». In particolare, il risultato di diversi studi scientifici presi in considerazione dal Centro ha rilevato il raddoppio del rischio di ammalarsi di leucemia infantile nelle esposizioni residenziali a campi magnetici uguali o maggiori a 0,4 microtesla (µT), misurazione inferiore rispetto a quelle rilevate nella zona interessata dall'elettrodotto;

   ulteriore conferma dei danni fisici e morali patiti da quanti vivono in prossimità di linee elettriche ad alta tensione con livelli di campo magnetico superiori ai 0,4 µT è stata la sentenza n. 441 del 2008 del Tribunale di Venezia, secondo cui «il diritto costituzionale alla salute va inteso nel senso più ampio», ossia «comprensivo del diritto a vivere in un contesto ambientale salubre, che va tutelato anche in via preventiva»;

   nel 2009 Asl, Arpa e la Provincia di Mantova hanno presentato un'indagine epidemiologica e ambientale il cui risultato ha evidenziato, nel comune di Castiglione, nel periodo dal 1996 al 2005, un profilo di mortalità di molto più marcato per l'insieme dei tumori maligni, sia rispetto ai comuni del proprio distretto sia rispetto a tutti i comuni della provincia. In particolare, a Castiglione si registra una forte incidenza di tutte le tipologie di leucemie e di tumori al fegato;

   dal momento della presentazione dell'indagine ambientale ed epidemiologica nel 2009 a oggi, non risulta che sia stato deciso di fare di ulteriori approfondimenti necessari per stabilire una connessione tra l'esposizione alle frequenze elettromagnetiche e l'insorgere delle patologie tumorali, nonostante le diverse petizioni dei cittadini di Castiglione che continuano a chiedere alle autorità di tutelare la loro salute con nuovi interventi in merito;

   il 20 novembre 2012 il Consiglio provinciale di Mantova approva all'unanimità una mozione presentata dal consigliere Tiana con la quale il Presidente e la Giunta sono stati impegnati anche a programmare approfondimenti dei dati epidemiologici, in particolare sulle leucemie;

   risale invece al 2019 un progetto dell'amministrazione comunale, elaborato in collaborazione con Terna, volto a interrare i cavi dell'alta tensione lungo l'attuale tragitto dell'elettrodotto;

   tale progetto, tuttavia, in assenza di fondi non è realizzabile –:

   se il Ministro della salute non ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, adoperarsi, per quanto di competenza e in accordo con gli enti locali interessati, affinché sia svolta una nuova e più approfondita indagine ambientale ed epidemiologica nella zona del Comune di Castiglione; quali iniziative il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica e il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intendano adottare, per quanto di competenza, per permettere la realizzazione del progetto di interramento dei cavi dell'alta tensione dell'elettrodotto «Colà-Tavazzano».
(4-00511)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro della cultura, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 2, lettera d), n. 1 del decreto-legge n. 59 del 2021 (Misure urgenti relative al fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza) destina risorse per investimenti strategici su siti del patrimonio culturale. I commi 6-7 dell'articolo 1 disciplinano le modalità per l'attuazione degli investimenti finanziati dal fondo complementare, i quali seguono le medesime procedure di semplificazione e accelerazione, nonché le misure di trasparenza e conoscibilità dello stato di avanzamento, stabilite per il Pnrr;

   con comunicato stampa del 26 aprile 2021, il Ministro della cultura pro tempore ha reso nota la destinazione pari a euro 69,97 milioni del fondo messo a disposizione del Ministero della cultura, alla funivia Lagaccio-Forte Begato, a Genova, il cui il soggetto attuatore sarà il Comune;

   da fonti stampa si apprende dell'aggiudicazione della procedura di dialogo competitivo avviato dal Comune di Genova, e si evince che la funivia sarà finanziata per la prima parte per un importo pari a 33,8 milioni, e che i lavori inizieranno a fine estate. «La funivia potrà trasportare fino a 800 passeggeri all'ora. Consterà di due tronconi, con una fune per la salita e una per la discesa, il primo tra il piazzale della metro di Principe, davanti alla stazione Marittima e l'intersezione tra via Bari e il ponte Don Acciai, sopra il Lagaccio, il secondo fino all'arrivo a forte Begato. La lunghezza complessiva dell'impianto sarà di 2,5 chilometri per un dislivello di 450 metri.»;

   dal sito istituzionale della regione Liguria si prende nota dell'avvio fase pubblica della durata di 30 giorni, come da articolo 19 commi 3 e 4 del decreto legislativo 152 del 2006;

   a seguito delle presentazione del progetto sono nati comitati di cittadini fortemente critici alla realizzazione dell'opera. Le principali istanze mosse dai comitati riguardano la loro impossibilità di avviare procedure di dibattito e di confronto con il Comune. Secondo i comitati la funivia andrebbe a compromettere ulteriormente gli aspetti socio economici di uno dei quartieri tra i più affollati della città, presentando rischi per la sicurezza delle aree sorvolate. L'impianto che dovrebbe anche essere al servizio del trasporto pubblico locale, non effettuerebbe alcuna fermata all'interno delle aree sorvolate ma si sovrapporrebbe a sistemi di trasporto già esistenti, come quello della cremagliera storica. La possibilità di recuperare la cremagliera storica prolungandola con nuove tratte potrebbe essere una soluzione economicamente e ambientale più sostenibile, che valorizzerebbe in maniera concreta il contesto economico-sociale e turistico dell'area. Mentre nei fatti il progetto della nuova funivia, e parere dell'interrogante è unicamente inteso a promuovere un turismo di massa «mordi e fuggi»;

   si rileva inoltre una certa preoccupazione in merito a possibili ricadute negative in ambito paesaggistico-ambientale di una tale infrastruttura in quanto non si è certi della corretta applicazione del principio Do No Significant Harm (Dnsh) (Regolamento UE 2020/852) che assicura che gli interventi dai Pnrr nazionali non arrechino nessun danno all'ambiente –:

   se i Ministri interrogati, considerazione delle importanti ricadute sull'assetto socio economico e turistico nonché paesaggistico della città, non ritengano opportuno adottare iniziativa, per quanto di competenza, volte a favorire l'opportuno coinvolgimento dei comitati di cittadini;

   se in coerenza con gli impegni assunti nel Pnrr i Ministri interrogati per quanto di competenza possano indicare quali siano gli obiettivi iniziali, intermedi e finali determinati e il cronoprogramma finanziario del progetto e se sia stato previsto un fondo specifico per la manutenzione e a quanto ammonterebbe;

   se, alla luce delle considerazioni indicate, non si reputi opportuno prendere in considerazione la possibilità di dirottare i finanziamenti verso il recupero e l'estensione della cremagliera storica invece di continuare nella realizzazione della funivia.
(4-00502)


   QUARTINI. — Al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'opera denominata «Raddoppio e elettrificazione ferrovia Empoli-Siena», è articolato in due macro interventi; il primo consistente nel raddoppio della tratta Empoli-Granaiolo. A seguito di avvio procedimento di verifica di assoggettabilità a Via da parte del proponente, un decreto dirigenziale (n. 17572 dell'11 ottobre 2021) ha stabilito la non assoggettabilità a Via subordinatamente alle prescrizioni e con indicazione di raccomandazioni formulate;

   non risulta essere stata ipotizzata la possibilità di, né tantomeno esplorati, tracciati alternativi volti a soddisfare le medesime esigenze, senza compiere azioni quali lo sclassamento di edifici (via Bagnaia/Osteria Bianca e via dello Zuccherificio), fino ad allora tutelati dal regolamento urbano quali manufatti di rilevanza ambientale e/o storico-culturale con gradi di protezione 3; tale sclassamento era indispensabile per la costruzione dell'opera;

   sui beni culturali e paesaggistici le autorizzazioni devono esser rese dal Ministero della cultura ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019, convertito con legge n. 55 del 2019. Nel caso di specie, si assiste ad un doppio passaggio. Nella deliberazione n. 53 del 27 giugno 2022, il Consiglio comunale di Empoli rileva che il progetto definitivo, «al fine di consentirne la demolizione e la piena attuazione del progetto definitivo come approvato», «prevede lo sclassamento degli edifici, presenti, rispettivamente, in Via Bagnaia/Osteria Bianca e in via dello Zuccherificio, entrambi tutelati dal R.U. vigente come manufatti di rilevanza ambientale e/o storico-culturale con grado di protezione 3»; successivamente, dichiara che «a causa dello stato in cui versano», tali edifici «non presentano più quegli elementi di pregio che erano stati fatti oggetto di tutela». In linea, il «parere favorevole con prescrizioni del Ministero della cultura, Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato», ricevuto dalla regione Toscana (delibera n. 1242 del 7 novembre 2022) con «protocollo n. 17630 del 4 luglio 2022 ed allegato Provvedimento del Segretario Regionale n. 176 del 2021»;

   quella che, sempre stando alla citata deliberazione del Consiglio comunale di Empoli è «l'importanza strategica e infrastrutturale delle opere previste», così come «il rilevante interesse pubblico alla attuazione delle opere progettate da parte Rfi, come approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici», ad avviso dell'interrogante non possono esimere il proponente dalla ricerca di soluzioni (e quindi tracciati) alternativi, allorché il primo ed unico tracciato scelto impatti su opere che il proponente sa essere, all'epoca, pienamente tutelate. Appare altrimenti che vi sia un affidamento sul futuro probabile affievolirsi di tale tutela, verso uno sclassamento che poi avviene effettivamente, considerando un bene culturale degradato non più un bene culturale;

   ciò stride con la logica della procedura, che in un caso simile avrebbe imposto al proponente il concepimento, a monte, della necessità di percorsi alternativi, per poi proporre i tracciati alternativi. Ed avrebbe imposto una tutela dei beni artistici e culturali –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente di quanto sopra, e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti locali interessati, affinché le finalità dell'opera di collegamento, raddoppio ed elettrificazione efficace della ferrovia Empoli-Siena possano essere raggiunte, in relazione al raddoppio della tratta Empoli Granaiolo, ipotizzando ed esplorando percorsi che non comportino, come conseguenza, il declassamento di manufatti fino a oggi di rilevanza ambientale e storico culturale.
(4-00505)

DIFESA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   le recenti vicende hanno mostrato l'importanza, per il sistema sanitario pubblico, di disporre di farmaci emergenziali, e di quelli che, poco redditizi, vengono dismessi dalla produzione o sostituiti;

   la problematica riguarda, non solo i farmaci orfani per la terapia di malattie rare, la cannabis, o gli antivirali in emergenza, bensì ogni farmaco che sia irreperibile;

   ferme restando le normative concorrenziali, occorre assicurarsi di non rimanere sprovvisti di risposte farmacologiche a bisogni di salute in caso di indisponibilità, anche transitoria, volontaria o meno, da parte delle aziende private;

   a Firenze, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare – si legge nel sito dell'Agenzia industrie difesa – svolge un «ruolo sociale e strategico di grande rilevanza per tutto il Paese, sia nelle emergenze sanitarie, sia nel rendere disponibili medicinali destinati a pazienti affetti da malattie rare»;

   il farmaceutico militare dispone di un'officina attrezzata con infrastrutture, impianti di lavorazione, laboratori, magazzini e relativo know-how in ricerca e sviluppo;

   si apprende però che le sue strutture, obsolete, risulterebbero oggi in stato di degrado, e che mancherebbe personale a vari livelli; sarebbero ferme le linee di produzione di penicillamina, mexiletina, niaprazina, tiopronina (farmaci per artrite reumatoide, aritmie, disturbi del sonno, calcoli renali) ed a rischio la produzione di cannabis terapeutica;

   in un frangente in cui vi è la necessità di un sistema a controllo pubblico di pronta risposta in caso di necessità terapeutiche che, per i motivi più disparati, possono non venire assicurati dalla contrattualistica sul libero mercato, occorre investire sulla struttura e sul personale, secondo una visione di sviluppo ad alta specializzazione, a lungo termine, ma anche a risposta immediata, e per grandi numeri –:

   se i Ministri interpellati siano al corrente della vicenda e quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di potenziare e ridefinire, anche attraverso investimenti strutturali e una revisione dei suoi compiti, il ruolo dello Stabilimento quale hub pubblico per la ricerca, approvvigionamento di materie prime, sviluppo, produzione e vendita di farmaci in situazioni emergenziali, orfani, o comunque non resi disponibili dalle aziende private.
(2-00080) «Quartini».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MEROLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «Superbonus 110 per cento», introdotto dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, al di là di ogni valutazione politica sulla misura, costituisce uno strumento di grande impatto economico che coinvolge moltissimi cittadini e decine di migliaia di aziende;

   l'articolo 10-bis del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51, prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 30 giugno 2023, ai fini del riconoscimento degli incentivi fiscali del Superbonus e dell'esercizio delle opzioni dello sconto in fattura e della cessione del credito, l'esecuzione dei lavori di importo superiore a 516.000 euro sia affidata ad imprese in possesso della cosiddetta «certificazione SOA», ovvero a) ad imprese in possesso, al momento della sottoscrizione del contratto di appalto ovvero, in caso di imprese subappaltatrici, del contratto di subappalto, della occorrente qualificazione del sistema unico di qualificazione degli esecutori di contratti pubblici ai sensi dell'articolo 84 del codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50; b) ad imprese che, al momento della sottoscrizione del contratto di appalto ovvero, in caso di imprese subappaltatrici, del contratto di subappalto, documentano al committente ovvero all'impresa subappaltante l'avvenuta sottoscrizione di un contratto finalizzato al rilascio dell'attestazione di qualificazione con uno degli organismi previsti dal medesimo articolo 84;

   la legge 29 dicembre 2022, n. 197, recante la legge di bilancio per il 2023 all'articolo 1, comma 894, individua una serie di interventi rientranti nella disciplina del Superbonus a cui, a determinate condizioni, non viene applicata la diminuzione dal 110 al 90 per cento della detrazione prevista a partire dal 2023 e utilizza il termine del 25 novembre 2022 per il mantenimento del Superbonus al 110 per cento nei condomini e negli edifici composti da due a quattro unità a condizione che a quella data sia stata presentata idonea comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA);

   per affidamento, in termini giuridici, pare lecito riferirsi a contratti sottoscritti prima del 1° gennaio 2023 seppure ad esecuzione differita, tuttavia sarebbe necessario un chiarimento atto a salvaguardare tutti i cantieri in cui è stato sottoscritto un contratto prima del 31 dicembre 2022 (e anzi prima del 25 novembre, per beneficiare del Superbonus 110 per cento nel 2023), per lavori che saranno eseguiti nel 2023, escludendo la necessità per tali imprese del requisito di possesso della cosiddetta «certificazione SOA» –:

   se si intenda adottare iniziative di competenza per fornire i necessari chiarimenti in merito a quanto esposto in premessa affinché venga esplicitato che l'articolo 10-bis del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 maggio 2022, n. 51 si applica solamente ai contratti sottoscritti per l'affidamento di lavori successivi al 31 dicembre 2022.
(5-00417)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ENRICO COSTA, DEL BARBA, GADDA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 17 giugno 2022, n. 71 (cosiddetta riforma del Consiglio superiore della magistratura e dell'ordinamento giudiziario), delega il Governo ad adottare, entro il 21 giugno 2023, uno o più decreti legislativi volti, tra l'altro: a rimodulare, secondo principi di trasparenza e di valorizzazione del merito, i criteri di assegnazione e il numero degli incarichi direttivi e semidirettivi; a razionalizzare il funzionamento del consiglio giudiziario per assicurare la semplificazione, la trasparenza e il rigore nelle valutazioni di professionalità; a modificare i presupposti per l'accesso in magistratura dei laureati in giurisprudenza; al riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili;

   si tratta di interventi indifferibili in quanto incidono direttamente sulla credibilità del sistema giustizia, introducendo regole che consentano di scongiurare le gravissime distorsioni che hanno colpito l'attività del Consiglio superiore della magistratura e che hanno fatto prevalere le logiche correntizie rispetto al merito;

   in merito alle valutazioni di professionalità, oggi sorprendentemente positive in oltre il 90 per cento dei casi – il che evidenzia a parere degli interroganti un'istruttoria del tutto sganciata dalla valutazione dell'esito degli atti e dei provvedimenti nelle fasi o nei gradi successivi – la legge delega prevede l'introduzione del «fascicolo per la valutazione del magistrato», contro cui è stato addirittura indetto uno sciopero dei magistrati. Il fascicolo consentirà di garantire che non vi sia un piatto allineamento, bensì una gradazione di giudizi che premi il merito;

   la delega prevede, inoltre, una regolamentazione degli incarichi extra-giudiziari e fuori ruolo che scongiuri la corsa al «posto» nei ministeri o in vari organismi nazionali e internazionali;

   considerato che si è appena avviata una nuova consiliatura del Consiglio superiore della magistratura, sarebbe opportuna la massima coincidenza con l'entrata in vigore delle nuove norme; sarebbe sorprendente che questo Governo, che nelle dichiarazioni programmatiche ha mostrato una profonda condivisione dei principi che hanno ispirato questa delega, non predisponesse tempestivamente i decreti attuativi, manifestando un'ulteriore distonia tra quanto annunciato e quanto realizzato –:

   se il Governo intenda esercitare la delega di cui in premessa e, in caso affermativo, se i decreti legislativi saranno adottati entro i termini stabiliti dalla legge delega, considerato che si tratta di riforme urgenti e indifferibili.
(3-00196)


   CAFIERO DE RAHO, D'ORSO, ASCARI e GIULIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 15 febbraio 2023 il Ministro interrogato riferiva presso l'Aula della Camera dei deputati sull'istruttoria ministeriale relativa al dibattito parlamentare del 31 gennaio 2023, che ha interessato il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove e l'onorevole Donzelli, riguardante le conversazioni svelate tra il detenuto Cospito e altri due affiliati alla camorra e alla 'ndrangheta, escludendo la natura di atti coperti da segreto di Stato delle stesse, in quanto trattasi di «una scheda di sintesi del Nucleo investigativo centrale (Nic), sulla quale non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni», nonostante la dicitura «limitata divulgazione»;

   l'articolo 8, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 352 del 1992 individua tra gli atti sottratti all'accesso ex legge n. 241 del 1990, quelli che riguardino «(...) azioni strettamente strumentali alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione e alla repressione della criminalità, con particolare riferimento alle tecniche investigative, alla identità delle fonti di informazione e alla sicurezza dei beni e delle persone coinvolte, nonché all'attività di polizia giudiziaria e di conduzione delle indagini»;

   l'articolo 3, comma 1, del decreto ministeriale n. 115 del 1996 esclude l'accesso anche per le «relazioni di servizio, informazioni e altri atti o documenti che contengono notizie la cui conoscenza sia di pregiudizio concreto ed effettivo alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica degli istituti penitenziari e dell'attività di prevenzione e repressione della criminalità organizzata»;

   la complessa informativa del Nucleo investigativo centrale, riportando rilevanti colloqui tra detenuti in regime di 41-bis per reati di terrorismo e criminalità mafiosa, appartiene certamente alla categoria dei documenti inaccessibili per motivi di ordine e sicurezza pubblica;

   il Sottosegretario non poteva acquisire la richiamata relazione per le esclusioni in materia di accesso, né può dirsi di esserne venuto in possesso in ragione del suo ufficio; infatti, la sua delega riguarda non il trattamento dei detenuti, ma la polizia penitenziaria. Questi, come ammesso dallo stesso Ministro interrogato, avrebbe «chiesto» al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una relazione da parte del Nucleo investigativo centrale su Cospito, a riprova della necessità di una richiesta formale –:

   se, considerando la natura di documenti inaccessibili per motivi di ordine e sicurezza pubblica della relazione del Nucleo investigativo centrale, ai sensi di quanto previsto dal decreto del Ministero della giustizia n. 115 del 1996 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 352 del 1992, dopo opportuni approfondimenti circa le ragioni per le quali il Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove abbia acquisito il suddetto documento, non ritenga di promuovere ogni utile iniziativa di competenza volta a rimuovere dall'incarico il medesimo Sottosegretario di Stato.
(3-00197)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella Gazzetta Ufficiale del 10 dicembre 2019, 4a Serie speciale Concorsi ed Esami n. 97, è stato pubblicato un bando di concorso pubblico, per esame, per 300 posti di notaio indetto dal Ministero della giustizia con il decreto dirigenziale 3 dicembre 2019;

   con successivo decreto dirigenziale 17 maggio 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della 18 maggio 2021, 4a serie speciale concorsi ed esami n. 39, è stato ampliato il numero dei posti di notaio, portandolo a 400;

   le relative prove scritte di esame si sono svolte nei giorni 29 e 30 novembre e 1°, 2 e 3 dicembre 2021 presso la «Fiera di Roma» in Via Portuense a Roma;

   a febbraio 2022 il Ministero della giustizia ha comunicato che i candidati che hanno consegnato gli elaborati sono stati 1.577;

   a distanza di più di 14 mesi dallo svolgimento delle prove scritte del concorso non risultano ancora pubblicati gli esiti. Alla data del 31 gennaio 2023 su un totale di 1.577 buste sono state, infatti, aperte 1.146 e, tra questi, valutati idonei 146 candidati;

   con decreto dirigenziale 13 dicembre 2022 è stato tuttavia indetto dal Ministero della giustizia un nuovo bando di concorso notarile per 400 posti di notaio, questi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 dicembre 2022, 4a Serie speciale Concorsi ed Esami n. 99 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di ovviare alla attuale lentezza della procedura di valutazione degli elaborati del concorso notarile 2019 e con quali tempistiche certe si intenda pubblicare gli esiti di tutte le predette prove scritte.
(4-00508)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, si è appreso che, in data 6 luglio 2022, un giudice della Corte d'appello di Torino ha assolto un giovane uomo che era stato condannato in primo grado per violenza sessuale nel 2019 perché, secondo lo stesso magistrato, come si legge nelle motivazioni della sentenza, la vittima sarebbe stata «alterata per l'uso smodato di alcol» e avrebbe «indotto l'uomo a osare», lasciando la porta del bagno socchiusa. Inoltre, è stato evidenziato che l'imputato «non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane», rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, «nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura»;

   in data 20 aprile 2022, la Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere ha approvato all'unanimità la relazione su «La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale». Tale relazione è il risultato dell'esame di 1.500 fascicoli processuali di separazione con affido di minori e 40 di denuncia di sottrazione di figli da parte delle madri;

   la Commissione sul femminicidio spiega come tutto questo si traduca nel fatto che «molte donne fanno più fatica a denunciare che a interrompere la relazione e la convivenza e preferiscano chiedere agli avvocati di depositare in tempi rapidi un ricorso consensuale anziché intraprendere un percorso penale». Le denunce, dunque, continuano a spaventare e non sempre vengono viste come mezzi di tutela; le vittime spesso sono terrorizzate dal processo penale, ma anche dalle conseguenze che questo può avere sui propri compagni violenti;

   la relazione dedica un'intera sezione alla «formazione specialistica in materia di violenza domestica», affermando che «appare fondamentale incrementare la formazione di tutti gli operatori sul tema della violenza domestica»;

   occorrerebbe, dunque, prevedere una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti: forze dell'ordine, magistrati, avvocati, consulenti, operatori dei servizi sociali con corsi di formazione obbligatoria sugli indici di riconoscimento della violenza domestica e sulla normativa nazionale e sovranazionale in materia. In seguito a tale formazione, sarebbe utile anche la creazione di liste di professionisti specializzati sulla trattazione di casi di violenza di genere;

   infine, la relazione spiega come per diffondere le conoscenze acquisite e individuare gli indicatori di violenza, tali percorsi di formazione dovrebbero essere anche condivisi tra magistratura, forze dell'ordine, avvocatura, servizi sociali, servizi sanitari, centri e associazioni anti violenza;

   l'articolo 5 della legge n. 69 del 2019, il cosiddetto «Codice rosso», prevede l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Polizia penitenziaria. In attuazione del comma 2 dell'articolo 5, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 dicembre 2021, che ha stabilito che i corsi di formazione, al fine di garantire un'adeguata preparazione per il riconoscimento del fenomeno ed evitarne o limitarne le ulteriori conseguenze, gestire il rapporto con le vittime e offrire assistenza nella fase di denuncia e in quella di reinserimento, presentano contenuti omogenei, organizzati nelle seguenti macroaree: approfondimento delle specifiche fattispecie di reato; contenimento e neutralizzazione della pericolosità riconducibile alla violenza di genere attraverso le misure di prevenzione; misure operative di contrasto; approccio alle vittime; modalità di avviamento degli autori dei reati a percorsi trattamentali dedicati; prevenzione della vittimizzazione secondaria; valutazione dei bisogni della vittima e attività informativa dedicata. Il decreto prevede, inoltre, che per la condivisione e l'aggiornamento dei dettagli contenutistici dei corsi e l'organizzazione dei rispettivi programmi possa essere, in ogni momento, convocato un Tavolo tecnico interforze composto dai rappresentanti competenti per la formazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno porre in essere affinché vi sia una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti, tra cui magistrati e avvocati, nonché su ogni forma di violenza di genere.
(4-00516)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno delle «spose bambine» è un fenomeno drammatico responsabile della privazione dell'infanzia per numerose minori costrette, anche con violenze fisiche e psicologiche, a contrarre precocemente matrimoni;

   secondo ActionAid, nel mondo ci sarebbero 22 milioni di spose bambine, molte delle quali sono già divorziate o vedove, e ben 100 milioni di ragazze rischiano di sposarsi precocemente;

   le conseguenze per queste minori sono numerose e gravissime: innanzitutto, per la propria salute, in quanto la gravidanza precoce espone a un elevato rischio di mortalità sia la neo-mamma sia il suo bambino, ma anche per lo sviluppo sociale ed educativo della giovane, visto l'elevato grado di isolamento sociale a cui sono sottoposte e soprattutto l'alto livello di abbandono scolastico, che ne pregiudica irreversibilmente la crescita e il futuro;

   nel nostro Paese, l'approvazione della legge n. 69 del 2019 ha consentito di introdurre nel codice penale il reato di cui all'articolo 558-bis «Costrizione o induzione al matrimonio», che punisce «Chiunque, con violenza o minaccia, costringe una persona a contrarre matrimonio o unione civile», ovvero «approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona, con abuso delle relazioni familiari, domestiche, lavorative o dell'autorità derivante dall'affidamento della persona per ragioni di cura, istruzione o educazione, vigilanza o custodia», prevedendo aggravanti specifiche in caso di vittime minori di 18 anni e di 14 anni; l'articolo, inoltre, prevede l'applicazione «anche quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia»;

   anche il nostro Paese non è immune da questo fenomeno e si sono registrati clamorosi casi di matrimonio forzato di minori in tutta Italia, spesso all'interno di alcune comunità straniere, con l'accondiscendenza, se non addirittura il coinvolgimento attivo, dei famigliari;

   come riportato da alcuni articoli sono sufficienti due testimoni e un religioso, anche via Skype, per diventare spose, anche a dieci anni, e la formalizzazione potrà avvenire nel Paese d'origine al compimento della maggiore età –:

   di quali dati disponga il Governo relativamente al fenomeno delle cosiddette «spose bambine» e relativamente all'applicazione della disciplina relativa al reato di cui all'articolo 558-bis del codice penale;

   quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Governo al fine di contrastare il fenomeno delle «spose bambine»;

   se non si intenda instaurare o rafforzare, anche per il tramite della cooperazione internazionale, un dialogo con quei Paesi stranieri le cui comunità sono molto presenti nel nostro Paese, al fine di contrastare questo fenomeno.
(4-00517)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi non esiste una banca dati nazionale che contenga informazioni dettagliate sul numero di minori in affidamento e minori adottati;

   i dati più aggiornati e affidabili si ritrovano nelle raccolte dati sperimentali dell'Autorità garante per infanzia e l'adolescenza elaborate con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni, nonché da alcuni quaderni di ricerca sociale elaborati dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   la terza e, finora, ultima raccolta dati sperimentale dell'Autorità garante, pubblicata nel novembre 2019, con dati aggiornati al 31 dicembre 2017, indicava 32.185 minori, in aumento rispetto ai 29.692 dell'anno precedente, ospiti delle 4.027 comunità presenti sul territorio italiano, in aumento rispetto alle 3.686 comunità del 2016;

   tuttavia, i dati forniti sembrerebbero essere incompleti e non totalmente attendibili: infatti, sono stati raccolti in collaborazione con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni, i quali, ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 184 del 1983 ricevono semestralmente dagli istituti di assistenza pubblici o privati e le comunità di tipo familiare gli elenchi dei minori accolti;

   come dichiarato nel documento stesso, «La raccolta ha fatto emergere l'esistenza di prassi disomogenee sul territorio in ordine all'esercizio del potere di vigilanza dei procuratori. In particolare tale vigilanza comprende, solo in taluni casi, anche le strutture di prima accoglienza. Inoltre, alcune procure hanno inserito nel dato trasmesso anche le cifre relative all'accoglienza nelle comunità di pertinenza del Ministero della giustizia»;

   l'assenza di un sistema informativo unico e uniforme su tutto il territorio nazionale, raccomandato dalla stessa Autorità garante, che raccolga in maniera automatica i dati relativi ai minori privi di un ambiente familiare, il numero delle strutture di accoglienza e il numero dei soggetti affidatari, costituisce un serio ostacolo alla comprensione del fenomeno e alla garanzia della continuità degli interventi e del coordinamento tra i diversi livelli di amministrazione coinvolti –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative al fine di predisporre un sistema informativo unico e uniforme su tutto il territorio nazionale dei dati relativi ai minori privi di un ambiente famigliare, al fine di monitorare il numero e le caratteristiche dei minori fuori famiglia, le tipologie, i tempi e le modalità di uscita del percorso di accoglienza.
(4-00518)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 8 del 2016 ha provveduto a depenalizzare e trasformare in illeciti amministrativi una serie di reati considerati di minor allarme sociale, con l'obiettivo di deflazionare il sistema penale;

   tra le fattispecie depenalizzate previste nel codice penale è compresa quella degli atti contrari alla pubblica decenza (articolo 726 del codice penale);

   per diversi anni l'articolo 726 è stato utilizzato per sanzionare la pratica del naturismo, ma la sentenza della Corte di cassazione n. 3557 del 2000 afferma che il naturismo non sia assolutamente da considerare indecente, se praticato in luoghi adatti;

   dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 8 del 2016, sembrerebbe siano state elevate decine di sanzioni a ignari turisti che si trovavano a prendere il sole nudi in luoghi solitamente frequentati da naturisti;

   risulta, tra gli altri, che il giudice di pace di Cecina abbia accolto un ricorso proposto contro queste sanzioni, annullandole;

   la depenalizzazione degli atti contrari alla pubblica decenza, con trasformazione in illecito amministrativo, ha avuto effetti paradossali sulla pratica naturista;

   precedentemente gli atti contrari alla pubblica decenza erano un reato contravvenzionale, punito con l'ammenda: ricevuta la notizia di reato, il pubblico ministero spesso richiedeva al giudice l'archiviazione;

   attualmente, con la trasformazione in illecito amministrativo, la legge, oltre ad aver considerevolmente alzato la sanzione pecuniaria, ha reso più difficile, per chi colpito dalla sanzione, opporvisi, se non con costi quasi simili alla sanzione stessa per vie delle spese legali da sostenere;

   il numero di naturisti in Europa è attestato intorno ai 20 milioni di praticanti. In Italia, Paese nel quale non esiste una legge che regolamenti il nudismo, i naturisti si stimano siano circa 500.000. Diverse sono in questi anni le regioni che hanno approvato una legge in materia: Emilia-Romagna, Abruzzo, Veneto, Piemonte e Sardegna; in alcuni casi i comuni sono intervenuti con delibere di giunta o di consiglio comunale per individuare spiagge dedicate alla pratica del naturismo, come in Toscana, Sicilia, Veneto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare per evitare che, in sede di applicazione del decreto legislativo n. 8 del 2016 di depenalizzazione di alcuni reati, si sortisca il risultato del tutto paradossale di abbandonare quanto sancito da una giurisprudenza comunemente applicata, oramai favorevole alla cultura naturista, ritornando a sanzionare gravemente pratiche oggi riconosciute come lecite, diffuse e da sostenere, anche per il considerevole indotto economico e turistico in grado di apportare al Paese;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per chiarire modalità e modularità di applicazione delle sanzioni amministrative, riferite agli atti contrari alla pubblica decenza, in maniera da non colpire indebitamente coloro che praticano il naturismo;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, anche di tipo normativo, al fine di delineare un quadro giuridico volto a garantire l'esercizio della pratica naturista, senza il rischio di sanzioni, nel rispetto della pubblica decenza.
(4-00520)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno dato risalto alla pronuncia di assoluzione per vizio totale di mente da parte della Corte di assise di appello di Brescia di un uomo imputato di omicidio ai danni della moglie;

   il drammatico episodio si è verificato nell'ottobre 2019 a Brescia, dove C.M., insegnante, è stata dapprima stordita durante il sonno con un colpo di mattarello in testa, e successivamente accoltellata e vegliata per diverse ore dal proprio marito, A.G.;

   nel procedimento di primo grado, l'imputato è stato assolto da ogni accusa perché ritenuto incapace di intendere e volere, dichiarato socialmente pericoloso e trasferito nella struttura per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems);

   la vittima C.M. è stata uccisa a coltellate dal marito «affetto dalla patologia del delirio di gelosia»;

   nel giudizio di secondo grado, benché il Procuratore Generale avesse chiesto la condanna a 21 anni di reclusione dell'imputato, considerato capace di intendere e volere al momento del fatto quando poi vegliò il cadavere della moglie per diverse ore, la Corte di assise di appello di Brescia ha confermato la sentenza di primo grado;

   «La sua gelosia patologica – ha detto in aula il Procuratore Generale – non era mai emersa prima dell'omicidio. Se n'è parlato solo a posteriori solo nel tentativo di trovare una causa di non punibilità»;

   quel «rischio che passi il messaggio che qualsiasi uomo geloso può essere giustificato» – come sostenuto dal pubblico ministero nel giudizio di primo grado – oggi, dopo la conferma di tale pronuncia assolutoria – è più che mai concreto –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito della propria competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative di carattere normativo ritenga opportuno adottare per risolvere le criticità esposte in premessa onde scongiurare il grave impatto dell'allarmante fenomeno criminale della violenza di genere.
(4-00521)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   alcuni articoli di giornale hanno messo in evidenza il (dagospia.com in particolare un articolo di Dagospia riporta passi del libro di Nello Trocchia «Casamonica» a proposito della lingua Sinti) fatto che alcuni importanti processi e indagini nei confronti di mafie straniere e non (come ad esempio quella nigeriana, cinese, eritrea) rischiano di subire dei forti rallentamenti nel loro svolgimento (se non addirittura un vero e proprio blocco) a causa della crescente difficoltà di reperire gli interpreti giudiziari, in quanto molti di loro rifiutano di accettare l'incarico per via delle precarie condizioni lavorative e dello stato di insicurezza in cui sono costretti, da tempo, a lavorare;

   gli interpreti giudiziari, a differenza dei loro colleghi europei, vengono pagati poco e in ritardo sono privi di tutele e senza un albo professionale e sono soggetti a gravi minacce da parte dei soggetti imputati in questi processi. Sfogliando le cronache dei processi sulle mafie straniere emerge, chiaramente, la fuga degli interpreti che rischiano la vita per pochi euro: circa 3 euro e 50 l'ora;

   nel nostro Paese non pare esistere un registro di traduttori e interpreti indipendenti e qualificati come prescrive l'articolo 5 della direttiva europea 2010/64/UE sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, secondo cui gli Stati membri si impegnano a istituire un registro o dei registri di traduttori e interpreti indipendenti e debitamente qualificati. Da quanto emerge dal combinato disposto degli articoli 67 e 67-bis disposizioni attuative del codice di procedura penale, sembra che chiunque possa iscriversi come traduttore o interprete presso un tribunale, semplicemente dichiarando di conoscere una determinata lingua. Infatti, non sarebbe previsto alcun esame e/o verifica del livello di conoscenza della lingua o del grado di esperienza pluriennale lavorativa in tale ambito, nonché del possesso di una laurea magistrale in traduzione e/o interpretazione, ciò a discapito della garanzia e della qualità del servizio della giustizia;

   nonostante l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 preveda un adeguamento periodico di tutti gli onorari spettanti agli ausiliari «in relazione alla variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, verificatasi nel triennio precedente, con decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze», dopo il decreto del Ministro della giustizia del 30 maggio 2002 l'entità degli onorari non è stata più aggiornata;

   il compenso dei suddetti professionisti risulta così essere di gran lunga inferiore rispetto a quello previsto per qualsiasi prestazione lavorativa, ponendosi così in contrasto con i princìpi costituzionali in tema di tutela del lavoro e di equa e adeguata retribuzione delle prestazioni lavorative;

   va considerato che gli interpreti e i traduttori, quali ausiliari del giudice, prestano la loro attività nell'interesse generale della giustizia, oltre che in quello comune delle parti, specie laddove è necessario venire in possesso della traduzione di lingue e dialetti stranieri molto particolari: un servizio imprescindibile per la prosecuzione di processi importanti come quelli di cui sopra –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare perché si istituisca un registro nazionale di traduttori e interpreti indipendenti e qualificati, si garantisca loro un compenso dignitoso (al pari di quello vigente negli altri Paesi europei), provvedendo mediante decreto dirigenziale all'adeguamento periodico dei loro onorari come stabilito dall'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, e si riconoscano quei diritti e quelle tutele tali da consentire a tutti gli interpreti e traduttori di svolgere bene, e in totale sicurezza, il loro servizio nei confronti della giustizia e dei cittadini.
(4-00523)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 39 recante attuazione della direttiva 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile, che sostituisce la decisione quadro 2004/68/GAI, all'articolo 2, modifica il decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, e sanzioni per il datore di lavoro, in particolare, inserendo un nuovo articolo 25-bis relativo al certificato penale del casellario giudiziale richiesto dal datore di lavoro;

   nello specifico, il suddetto articolo 25-bis, noto anche come «Certificato penale antipedofilia», stabilisce che «il certificato penale del casellario giudiziale di cui all'articolo 25 deve essere richiesto dal soggetto che intenda impiegare al lavoro una persona per lo svolgimento di attività professionali o attività volontarie organizzate che comportino contatti diretti e regolari con minori, al fine di verificare l'esistenza di condanne per taluno dei reati di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies e 609-undecies del codice penale, ovvero l'irrogazione di sanzioni interdittive all'esercizio di attività che comportino contatti diretti e regolari con minori»;

   inoltre, il medesimo articolo, in caso di inadempienza, stabilisce una «sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 10.000,00 a euro 15.000,00»;

   il cosiddetto Certificato penale antipedofilia di cui sopra è obbligatorio sia per i datori di lavoro privato che pubblico, al momento dell'assunzione di nuovo personale o comunque di stipula di un nuovo contratto di lavoro, come descritto dalle FAQ specifiche emanata dal Ministero della giustizia;

   attualmente non vi sono dati o informazioni specifiche sull'utilizzo di tale strumento e sulla sua efficacia –:

   di quali informazioni disponga il Governo sull'applicazione dell'articolo 25-bis del decreto del Presidente della Repubblica 14 novembre 2002, n. 313, dal momento della sua entrata in vigore sino ad oggi e se disponga di dati relativi a contratti di lavoro che sono stati annullati o comunque terminati per effetto delle risultanze dell'applicazione della predetta norma.
(4-00524)


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza 97/2020 depositata il 22 maggio 2020, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto legislativo di scambiare oggetti di modico valore, come generi alimentari o per l'igiene personale e della cella, per i detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis della legge 354 del 1975 appartenenti allo stesso «gruppo di socialità»;

   secondo i giudici costituzionali, gli appartenenti al medesimo gruppo di socialità trascorrono insieme alcune ore della giornata dentro il carcere e tra loro possono comunicare, verbalmente e con gesti, e dunque hanno svariate occasioni di scambiare messaggi, non necessariamente ascoltati o conosciuti dalle autorità penitenziarie;

   per tali ragioni, la Corte ha rilevato che, se è ben comprensibile prevedere il divieto di comunicare e scambiare oggetti tra detenuti assegnati a gruppi di socialità diversi, risulta invece irragionevole l'estensione indiscriminata del divieto anche ai componenti del medesimo gruppo, i quali, potendo già agevolmente comunicare in varie occasioni, non hanno di regola la necessità di ricorrere a forme nascoste o criptiche di comunicazione, come lo scambio di oggetti cui sia assegnato convenzionalmente un certo significato, da trasmettere successivamente all'esterno attraverso i colloqui con i familiari;

   in altre parole, i giudici hanno ritenuto che, da una parte, il divieto non serve ad accrescere le esigenze di sicurezza pubblica e, dall'altra, impedisce una sia pur minima modalità di socializzazione, finendo per essere irragionevole, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, e inutilmente afflittiva, in contrasto con l'articolo 27, terzo comma, della Carta;

   la Corte ha precisato, infine, che a risultare costituzionalmente illegittimo è l'applicazione necessaria del divieto per previsione di legge: ne risulta che, anche dopo la sentenza, l'amministrazione penitenziaria potrà disciplinare le modalità degli scambi tra detenuti appartenenti al medesimo gruppo, nonché predeterminare le condizioni per introdurre eventuali limitazioni in determinati e peculiari casi; l'applicazione di queste limitazioni dovrà così risultare giustificata da precise esigenze, espressamente motivate, e sotto questi profili potrà essere eventualmente controllata, in relazione al caso concreto, dal magistrato di sorveglianza;

   tuttavia, anche a seguito di questa sentenza, risulta che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia emanato una circolare generica che delega alle singole direzioni la disciplina dei «passaggi», senza delineare una definizione uniforme e chiara degli oggetti di modico valore, che possa trovare applicazione su tutto il territorio nazionale, andando quindi a creare un pericoloso vulnus all'efficacia preventiva del regime differenziato ed anche una difforme applicazione in concreto nei vari reparti 41-bis, disciplinata, allo stato, da singoli ordini di servizio delle direzioni dell'istituto, né risultano predeterminate le condizioni per disporre limitazioni dei passaggi in determinate e peculiari situazioni, secondo il dictum della Corte –:

   se intenda adottare iniziative al fine di dettare una definizione e una disciplina dei passaggi degli oggetti di modico valore uniformemente applicabili su tutto il territorio nazionale, per i soggetti sottoposti al regime carcerario speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, oggetto della sentenza della Corte costituzionale n. 97 del 2020, nonché se intenda predeterminare ed individuare le condizioni per introdurre delle limitazioni ai «passaggi» in determinate e peculiari situazioni.
(4-00525)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT, FORNARO e FERRARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha ripreso il percorso per la privatizzazione della società per azioni Italia trasporto aereo s.p.a. (Ita s.p.a.) rivedendo integralmente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 dicembre 2022, le modalità di dismissione della partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze attraverso una cessione delle quote anche di minoranza in più fasi e prevedendo l'afflusso dei proventi ricavati dalla vendita direttamente a Ita come aumento di capitale;

   le trattative in esclusiva sono partite il 27 gennaio 2023 con la società Lufthansa per siglare, nel giro di due mesi, un accordo preliminare di vendita (signing) e firmare in seguito il contratto definitivo (closing); Lufthansa dovrebbe offrire tra i 250 e 350 milioni di euro, acquisendo il 40 per cento di Ita s.p.a. e avrebbe un'opzione per avere successivamente la maggioranza assoluta della società aerea;

   tramite trattativa diretta si definirà il piano industriale di sviluppo e crescita di Ita s.p.a. con l'obiettivo più volte dichiarato a mezzo stampa dal Governo di potenziare lo sviluppo degli hub nazionali e delle rotte strategiche; in ballo ci sono questioni importantissime a partire dalla valorizzazione di Ita e degli aeroporti strategici – in primo luogo Fiumicino e Linate – e della tutela dell'occupazione, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali e la positiva risoluzione delle controversie dei lavoratori ex Alitalia oggi in cassa integrazione che chiedono di essere assunti in Ita;

   il mercato aereo non è ancora tornato ai livelli del 2019 – i dati Assaeroporti evidenziano che nei primi 11 mesi del 2022 il mercato italiano è al 18 per cento in meno dei passeggeri rispetto al 2019 – mentre i costi sono aumentati; in tale contesto Ita ha ormai una quota di mercato relativamente piccola, soprattutto a livello internazionale: nel 2021 ha trasportato il 3,8 per cento dei passeggeri; Lufthansa potrebbe, quindi, integrare Ita nel proprio network per poi sviluppare l'hub intercontinentale di Fiumicino con voli anche verso il Nord e Sud America;

   il fattore tempo risulta decisivo, soprattutto per Ita che quest'anno potrà contare sull'ultima iniezione di 250 milioni di euro di risorse pubbliche (nell'ambito degli 1,35 miliardi di euro autorizzati dalla Commissione europea) e dovrà attendere il closing dell'operazione per avere la disponibilità delle risorse di Lufthansa; in gioco c'è anche l'attuazione dell'ambizioso piano di sviluppo che prevede l'acquisto di 39 nuovi velivoli e 1.200 assunzioni entro l'anno –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in relazione al piano industriale ed alla valorizzazione di Ita e degli aeroporti strategici con riferimento alle rotte nazionali ed internazionali ed al numero di tratte effettuate.
(3-00191)


   MOLINARI, MACCANTI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il numero degli incidenti automobilistici che si verificano annualmente sulle strade urbane ed extraurbane del nostro Paese, malgrado i diversi tentativi di ridurne la portata, non accenna a diminuire in misura significativa;

   i dati emersi dalla presentazione del recente rapporto sull'incidentalità nei trasporti stradali fanno emergere la necessità di introdurre ulteriori misure;

   secondo gli ultimi dati dell'associazione Asaps, una drammatica serie di incidenti che hanno coinvolto pedoni sulle strade italiane ha già portato al record di morti nelle prime settimane del nuovo anno;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha promosso, fin da subito, una serie di proposte volte ad affrontare in modo organico la questione;

   in particolare, si è già attivato con un decreto, firmato dopo un vertice con i Ministri dell'interno e dell'istruzione e del merito e con il capo della Polizia di stato, che stanzia 13,5 milioni di euro per tutelare i pedoni;

   è stato già annunciato che si tratta di un preliminare tassello di una più ampia strategia di contenimento e che sono previsti ulteriori interventi immediati e innovativi;

   all'interno dei centri abitati è necessario prendere in considerazione anche altri veicoli, come le biciclette e i dispositivi di micromobilità elettrica, la cui carente regolamentazione costituisce un ulteriore elemento di pericolo, testimoniato dal vertiginoso aumento di sinistri nei quali sono coinvolti –:

   se e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di potenziare gli strumenti di sicurezza stradale e arginare il drammatico aumento degli incidenti e delle vittime della strada.
(3-00192)


   MARI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2023 ha inopinatamente azzerato le risorse del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e del Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, a oggi gli unici ammortizzatori sociali, nel settore delle locazioni, che, seppur insufficienti, in passato hanno contribuito a non far cadere migliaia di famiglie nel baratro dello sfratto per morosità;

   gli ultimi dati disponibili in materia di sfratti relativi al 2021, ultimo dato fornito dal monitoraggio del Ministero dell'interno, riferiscono che le sentenze di sfratto emesse sono state 38.163, più 17,3 per cento rispetto al 2020, le esecuzioni richieste da ufficiale giudiziario 33.208, più 45,4 per cento rispetto al 2020, gli sfratti eseguiti con forza pubblica 9.537, più 81 per cento rispetto al 2022, e con tutta evidenza i dati degli sfratti del 2022 saranno ancora peggiori;

   in Italia ogni anno partecipano ai bandi comunali per il «contributo affitto», nel 2022 finanziato con 320 milioni di euro, tra le 350.000 e le 400.000 famiglie con redditi medio bassi, contributo che, in assenza di una disponibilità sufficiente di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, rappresentava l'unico argine all'aumento delle sentenze di sfratto;

   è del tutto evidente che, senza un rifinanziamento congruo, almeno a livello del 2022, del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e del Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, i comuni restano senza alcun argine alla precarietà abitativa e al caro affitti e il rischio di un ulteriore aumento degli sfratti è pressoché certo;

   la scelta di azzerare il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e il Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli appare grave e si inserisce nell'alveo delle scelte operate dal Governo che ha, non solo azzerato i citati fondi, ma dal 2023 toglierà il reddito di cittadinanza a 600.000 persone, al quale era collegato anche un contributo affitto fino a 280 euro mensili, e anche in questo caso si produrrà un innalzamento della conflittualità tra locatori e conduttori che produrrà ulteriori sfratti;

   la già difficile condizione abitativa del Paese che coinvolge milioni di persone è dal Governo ancora più aggravata da decisioni a giudizio degli interroganti scellerate, i cui effetti, senza almeno un intervento immediato di rifinanziamento dei fondi citati, peseranno su centinaia di migliaia di famiglie e sui comuni –:

   se il Governo non ritenga urgente adottare iniziative normative, nel primo provvedimento utile, per procedere al rifinanziamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione e del Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, evitando che il Governo sia esso stesso promotore di ulteriore disagio e precarietà abitativa.
(3-00193)


   LUPI, BICCHIELLI, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha previsto la realizzazione di circa 62 miliardi di euro di investimenti in infrastrutture entro il 2026, di cui quasi 25 miliardi di euro dedicati a infrastrutture per l'alta velocità e alta capacità ferroviaria;

   gli investimenti in infrastrutture citati rappresentano anche un'opportunità di grande rilievo per il rilancio del Mezzogiorno, dove si concentrano circa 34,7 miliardi di euro sul totale di 62 miliardi contenuti all'interno delle missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   il gruppo Ferrovie delle Stato ha dichiarato che nel 2022 Rete ferroviaria italiana s.p.a. ha lanciato sul mercato un totale di 283 nuove gare, superando il tetto dei 21 miliardi di euro di procedure, di cui oltre 10 miliardi di euro per opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   anche negli ultimi anni si sono verificati episodi che hanno rallentato o sospeso i lavori di snodi ferroviari e di tratte di alta velocità fondamentali per la competitività del nostro Paese, come accaduto per i cantieri della tratta Bari-Napoli;

   il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri il 16 febbraio 2023, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR (PNC), nonché per l'attuazione delle politiche di coesione e della politica agricola comune», contiene misure volte a introdurre semplificazioni con riguardo a investimenti, conferenze dei servizi e valutazioni ambientali, anche per le opere ferroviarie;

   il gruppo WeBuild, da solo o in consorzio con altre società, rappresenta il principale aggiudicatario di opere pubbliche ferroviarie del nostro Paese, anche per quanto riguarda le nuove tratte di alta velocità e alta capacità, per esempio con riferimento alle tratte Napoli-Bari, Brescia-Verona, Verona-Padova, Valico dei Giovi e nodo di Genova, Fortezza-Ponte Gardena, Messina-Catania e Torino-Lione;

   dei 27 progetti che il gruppo WeBuild ha in essere in Italia, 10 progetti sono finanziati con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un totale di circa 7 miliardi di euro riferiti in buona parte alla realizzazione di tratte di alta velocità e alta capacità –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per rispettare il cronoprogramma e favorire la continuità dei lavori delle grandi opere infrastrutturali e se una concentrazione così elevata nella realizzazione dei lavori in capo a una sola società non ponga a rischio il raggiungimento degli obiettivi.
(3-00194)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, DEIDDA, RAIMONDO, AMICH, BALDELLI, CANGIANO, FRIJIA, LONGI e GAETANA RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i numerosi e drammatici incidenti verificatisi sulla A14 rendono sempre più urgente la messa in sicurezza del tratto autostradale tra l'Abruzzo e le Marche;

   proprio a causa dei mortali incidenti, il 2022 è stato battezzato l'anno nero della A14 e purtroppo il 2023 non è partito meglio. Nel mese di febbraio 2023 nel tratto ascolano dell'A14, direzione Bologna, un grave incidente ha visto coinvolti diversi mezzi nella galleria Castello a Grottammare;

   si tratta di una gravissima e inaccettabile situazione e a lanciarne l'allarme sono sia le istituzioni locali che le rappresentanze di lavoratori che viaggiano quotidianamente sul quel tratto di autostrada;

   è evidente quanto sia pericolosa la condizione di un tratto interessato da volumi di traffico particolarmente intensi, cui i mezzi pesanti contribuiscono in modo rilevante, con gravi conseguenze per la sicurezza;

   questo ha fatto sì che venissero convocati degli incontri presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finalizzati a porre una soluzione al problema. A tal proposito è necessario evidenziare che a seguito dell'incontro con il Ministro interrogato e il Vice Ministro Galeazzo Bignami richiesto dal presidente della regione Abruzzo, Marco Marsilio, è stata espressa soddisfazione per la forte determinazione mostrata dal Ministro nell'accelerare la gestione dei dossier riguardanti le infrastrutture e i trasporti della regione Abruzzo;

   successivamente, sempre con l'obiettivo di aumentare la sicurezza dell'arteria e conciliare circolazione e lavori lungo la A14, i primi giorni del mese di febbraio 2023, dall'incontro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il Ministro interrogato, le regioni Abruzzo e Marche, con i rispettivi presidenti Marco Marsilio e Francesco Acquaroli, e l'Aspi (Autostrade per l'Italia) si sono poste le basi per l'attivazione di un tavolo di coordinamento in grado di coinvolgere anche prefetti e Anas;

   è di tutta evidenza la prontezza del Ministro Salvini che ha posto le basi per l'attivazione di un tavolo di confronto tra istituzioni ed enti locali, con l'obiettivo di affrontare il tema della pericolosità dell'A14;

   a tal proposito è opportuno rilevare che la fragilità di questa importante infrastruttura autostradale, che serve da collegamento per l'intera costa adriatica, ha urgentemente bisogno della realizzazione di una terza corsia –:

   quale sia l'evoluzione dei lavori in merito agli interventi previsti per aumentare la sicurezza dell'arteria e conciliare circolazione e lavori lungo la A14.
(3-00195)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono ormai note le posizioni del sindaco di Genova e del Presidente dell'Autorità di sistema portuale (Adsp) di Genova in merito allo spostamento dei depositi delle due industrie chimiche Superba e Carmagnani all'interno del porto commerciale di Sampierdarena.

   la proposta è stata anche oggetto di audizione presso la Commissione Trasporti della Camera dei deputati nel mese di aprile 2022, dove sono emerse le diverse posizioni presenti sul territorio in merito al previsto spostamento;

   la decisione dello spostamento e della sua ubicazione presso Ponte Somalia (bacino portuale di Sampierdarena-Ge) è indicata anche nella delibera dell'Adsp del 15 dicembre 2021, dove si propone di modificare il piano regolatore portuale andando ad ampliare la sezione S2 ed S3 del suddetto piano, sostenendo che con questa modifica non verranno modificati gli obiettivi del piano stesso.

   in particolare, nella citata delibera, si legge: «le modifiche che non alterano in modo sostanziale la struttura del piano regolatore portuale in termini di obiettivi, scelte strategiche e caratterizzazione funzionale delle aree portuali, relativamente al singolo scalo marittimo, costituiscono adeguamenti tecnico-funzionali del piano» stesso. Aspetto discutibile, se si pensa che si prevede l'insediamento di due industrie chimiche all'interno del Porto petroli e che questa sembra essere una modifica sostanziale della struttura del Prp;

   inoltre, nell'intesa tra il comune di Genova e l'autorità portuale di Genova (consiglio comunale, seduta del 25 maggio 1999, intesa tra il comune di Genova e l'Autorità portuale di Genova, funzionale all'approvazione del progetto di piano regolatore portuale, ai sensi della legge 28 gennaio 1994, n. 84) in cui è stato dato parere favorevole al piano regolatore portuale, si leggono posizioni che sembrano antitetiche rispetto a quelle espresse da ultimo dal comune e dall'Adsp di Genova. In particolare, al punto 9 lettera e) si legge: «per quanto si riferisce all'ambito di Pegli, Multedo e Sestri si confermano le previsioni urbanistiche di incompatibilità dell'impianto petrolifero con il tessuto abitativo, (...)». E ancora: «(...) rispetto alla situazione delicata di Multedo, in quanto, in ogni caso, non viene considerata ammissibile la ricollocazione delle aziende petrolchimiche attualmente presenti, che sono quindi destinate alla dismissione. La ricollocazione dei siti produttivi fuori dai centri abitati, ribadendo l'inammissibilità di ricollocazione nell'ambito del Porto Petroli sarà verificata su aree idonee (...)» –:

   se il Ministro interrogato, anche in qualità di organo vigilante sulle autorità di sistema portuale, sia a conoscenza di quali condizioni, all'interno delle aree portuali che si intendono destinare alle due aziende Carmagnani e Superba, siano cambiate dal Prp ad oggi per giustificare un cambiamento di posizione così radicale sul loro insediamento.
(4-00503)


   ASCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada regionale Cispadana è un progetto incluso tra le 130 opere di Italia Veloce;

   il progetto dovrebbe servire per migliorare i collegamenti tra Reggiolo e Ferrara e servire questa area emiliana a forte vocazione produttiva, ma sprovvista di importanti arterie di viabilità veloce che alleggerirebbero il traffico, incluso quello passante, che attualmente intasa costantemente le aree cittadine e la viabilità secondaria, con costi economici e ambientali non indifferenti;

   le zone a nord delle province di Reggio-Emilia, Modena e Ferrara, infatti, chiedono infrastrutture di collegamento adeguate all'importante sviluppo economico-produttivo dell'area sin dagli anni ‘60 del secolo scorso;

   tuttavia, l'autostrada cispadana è molto differente dall'iniziale progetto del 2004 il quale prevedeva un collegamento tra Parma e Ferrara tramite una strada a scorrimento veloce gratuita, costituita da due tratte, Parma-Reggiolo e Reggiolo-Ferrara, con un costo complessivo di 125 milioni di euro;

   a differenza del progetto iniziale, nel 2006 la regione Emilia-Romagna ha deciso di modificare il progetto infrastrutturale da strada a scorrimento veloce ad autostrada a pagamento, con ulteriori costi economici ed ambientali non indifferenti a carico della collettività, ma solo per la tratta che collega l'A22 da Reggiolo all'A13 fino a Ferrara Sud, con un costo di 1,3 miliardi di euro: oltre 10 volte il costo della strada a scorrimento veloce per l'intera tratta;

   preliminarmente, dunque, non si capisce perché anche la tratta attualmente classificata come autostradale non possa tornare ad essere strada a scorrimento veloce, come avvenuto per la tratta Parma-Reggiolo, per la quale la regione Emilia-Romagna ha deciso di concentrarsi sul completamento delle opere già esistenti;

   si tratta di una soluzione che è fortemente voluta dal territorio, supportata da partiti, associazioni, comitati di cittadini da sempre contrari al progetto autostradale;

   oltre ad un indubbio risparmio economico pubblico di oltre un miliardo di euro, in un momento di gravi crisi economica, finanziaria, sociale e sanitaria che si sta vivendo, vi sarebbero indubbi risparmi per la popolazione, anch'essa messa a dura prova dalla crisi, che eviterebbe i costi legati ai pedaggi autostradali;

   inoltre, una strada a scorrimento veloce sarebbe più facilmente utilizzabile da parte dell'utenza, in quanto non vi sarebbero pedaggi da pagare e sarebbero previsti un maggior numero di ingressi dalla viabilità secondaria, e quindi più collegamenti con centri abitati e realtà produttive;

   l'attuale progetto autostradale, invece, prevede solo 4 caselli per l'intera tratta: una parte della popolazione, quella più distante dai caselli, non avrà reali vantaggi in termini di risparmio di tempo e denaro nell'utilizzare l'autostrada;

   in definitiva, si prospetta un'infrastruttura costosa, con costi diretti e indiretti sulla popolazione, la quale potrà beneficiarne solo in maniera molto parziale;

   inoltre, si sta assistendo, negli ultimi anni, ad un aumento del trasporto su ferro rispetto al declino del trasporto su gomma, che renderebbe ancor meno utile la costruzione di autostrade, a fronte di un necessario miglioramento dei collegamenti ferroviari;

   a tal proposito, è attualmente esistente una linea ferroviaria secondaria che da Ferrara arriva a Parma passando per Poggio Rusco e Suzzara che potrebbe essere potenziata per alleggerire il traffico merci e persone sul resto della rete stradale e autostradale emiliana –:

   se non intenda stralciare l'autostrada regionale cispadana dalle 130 opere incluse nel documento «Italia Veloce» ovvero se non intenda includerla modificando l'infrastruttura da autostradale a strada a scorrimento veloce, con un contestuale immediato risparmio di fondi pubblici, eventualmente adottando iniziative, per quanto di competenza, per potenziare contestualmente la rete ferroviaria secondaria esistente sul territorio tra Parma e Ferrara.
(4-00526)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   sabato 18 febbraio 2023, a Firenze, davanti al liceo Michelangiolo 6 militanti di Azione studentesca, organizzazione vicina a Fratelli d'Italia che si definisce «movimento della destra identitaria nelle scuole» hanno aggredito con calci e pugni alcuni studenti della scuola, appartenenti al collettivo «Sum» (Studenti uniti Michelangiolo) e solo il provvidenziale intervento di una docente avrebbe messo in fuga gli aggressori, evitando il peggio;

   dei sei militanti, identificati come gli aggressori, tre sarebbero maggiorenni e due farebbero parte della consulta provinciale degli studenti;

   da quanto si apprende dalla stampa, quanto accaduto davanti al liceo Michelangiolo non sarebbe il primo e unico episodio perché nei giorni scorsi un'altra violenta aggressione si sarebbe verificata, sempre ad opera di giovani militanti di Azione studentesca, all'istituto Pascoli;

   a parere dell'interrogante ciò che è accaduto agli studenti del liceo Michelangiolo di Firenze è gravissimo, è infatti inaccettabile che degli studenti subiscano un'aggressione violenta davanti ad un liceo da un gruppo di neofascisti;

   tale episodio non può essere derubricato a rissa e ciò che è accaduto somiglia più ad una vera e propria spedizione punitiva verso degli studenti del collettivo di quella scuola;

   secondo gli studenti del Michelangiolo si è trattato di un attacco organizzato e l'augurio dell'interrogante è che questi «squadristi» siano assicurati alla giustizia, sia individuato con certezza il gruppo organizzato di cui fanno parte ed eventuali rapporti politici;

   a parere dell'interrogante occorre ad ogni livello politico e istituzionale respingere ed isolare i tentativi sempre più diffusi di riorganizzazione dell'area neofascista, che pensa di rimanere impunita davanti a fatti così gravi;

   le organizzazioni neofasciste vanno sciolte perché si pongono in contrasto con la Costituzione repubblicana e le loro sedi, dove maturano tali spedizioni punitive devono essere chiuse;

   a tal proposito occorre ricordare che il Parlamento ad ottobre del 2021 ha approvato degli atti di indirizzo che impegnano il Governo ad adottare provvedimenti di competenza per procedere allo scioglimento non solo di Forza Nuova ma anche di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana;

   al suddetto impegno non è stato dato seguito dal Governo pro tempore;

   da un articolo di Paolo Berizzi su Repubblica del 20 febbraio si apprende che Azione Studentesca a Firenze ha stretti rapporti con Casaggì-Destra identitaria, con cui condivide anche la sede, e insieme le due sigle, hanno un rapporto osmotico con Gioventù nazionale, organizzazione giovanile di Fratelli d'Italia, rappresentando, di fatto, un unico blocco;

   Casaggì inoltre, avrebbe un solido legame con i neofascisti del terzo millennio di Casapound e attraverso scritte e utilizzo di simboli più radicali opererebbe evidenti richiami al fascismo –:

   se, per quanto di competenza, non intendano acquisire dal questore e dal prefetto di Firenze ogni elemento utile a comprendere quali iniziative siano state assunte affinché, oltre ad individuare e perseguire i responsabili dell'aggressione riportata in premessa, venga fatta assoluta chiarezza anche sulla dinamica che ha portato sei esponenti di Azione studentesca ad aggredire fisicamente alcuni studenti del liceo Michelangiolo di Firenze;

   se il Ministro dell'interno non intenda, per quanto di competenza, dare seguito ai contenuti degli atti di indirizzo approvati dal Parlamento nell'ottobre 2021 in relazione allo scioglimento di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista;

   quali siano le valutazioni del Ministro dell'istruzione e del merito, sentito l'Ufficio scolastico regionale Toscana, in relazione ai fatti esposti in premessa qualora venisse confermata la presenza, tra gli aggressori, di componenti della Consulta provinciale degli studenti e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere.
(4-00513)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il coordinamento della prefettura di Catania, il 14 gennaio 2021, è stato siglato un importante accordo tra i vari soggetti istituzionali e sociali competenti, e le diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone, con il quale si è provveduto a costituire presso la stessa prefettura della città un Osservatorio metropolitano per il monitoraggio del fenomeno della devianza giovanile nell'area cittadina per favorire la cura delle esigenze educative e di inserimento sociale dei ragazzi con l'obiettivo di assicurare la piena attuazione delle funzioni di tutela dei minorenni o dei giovani adulti destinatari di provvedimenti giudiziari;

   l'accordo trae origine dalla pregressa collaborazione avviata in Calabria tra il prefetto della città e il presidente del tribunale per i minorenni, Di Bella, culminata nella preparazione del progetto «Liberi di scegliere»;

   l'accordo si propone di favorire progettualità condivise e modalità operative integrate tra gli attori istituzionali per il perseguimento dei seguenti obiettivi: il recupero culturale dei quartieri della città di Catania e dei comuni dell'area metropolitana, afflitti da povertà educativa e criticità sociali, substrato della devianza giovanile; la programmazione di strategie di contrasto della dispersione scolastica e l'elaborazione di interventi di inclusione sociale, culturale e lavorativa in favore dei minorenni o dei giovani adulti provenienti da contesti familiari e ambientali degradati della città metropolitana; il coinvolgimento operativo delle forze dell'ordine nelle attività di recupero dei minorenni e dei giovani adulti destinatari di provvedimenti giudiziari; la pianificazione di interventi volti a favorire il cosiddetto tempo pieno nelle scuole delle aree degradate della città metropolitana e l'istituzione di centri di aggregazione culturale anche con l'intervento e l'importante contributo delle diocesi e delle associazioni del terzo settore; la rilevazione dell'andamento dell'anno scolastico negli istituti di formazione professionale per i giovani in età scolare in ragione dell'esigenza di assicurare che ragazzi esposti al rischio del «reclutamento» della criminalità siano invece impegnati in attività educative e professionalizzanti. L'accordo prevede anche un circuito comunicativo fra la procura distrettuale di Catania, il tribunale e la procura per i minorenni e le forze di polizia con l'obiettivo di realizzare interventi giudiziari coordinati a tutela degli stessi minorenni disagiati, autori o vittime di reati, della città metropolitana, territorio caratterizzato dalla capillare presenza di organizzazioni criminali e da condizioni di fragilità e criticità sociale e culturale che sostanziano fattori gravemente turbativi della crescita dei giovani;

   questo è un accordo di rilevante importanza, in quanto, grazie al circuito comunicativo che si instaurerà tra i vari soggetti istituzionali firmatari dell'accordo, sarà più facile intervenire, tempestivamente, in quelle aree della città individuate come maggiormente esposte e critiche, ossia laddove si ravviseranno situazioni di pregiudizio e di criticità per i ragazzi coinvolti in attività criminali o che possono trovarsi soli o in condizione di devianza o per i figli dei collaboratori di giustizia che si trovano a vivere con un familiare che non ha condiviso la scelta di rompere con il passato;

   questo accordo interistituzionale vuole segnare un deciso cambio di passo nelle strategie di prevenzione e recupero degli stessi giovani, specie in questo periodo in cui l'attuale emergenza sanitaria pare aver accentuato le criticità sociali e le situazioni di devianza tra i giovani;

   l'attenzione dedicata alla questione minorile è cruciale per prosciugare quel bacino che alimenta il modello mafioso, nella speranza di un rinnovamento culturale e sociale dei giovani soprattutto di quelli meno fortunati;

   in attuazione di quanto disposto dagli articoli 2 e 3 della Costituzione, occorre assicurare la piena tutela dei diritti dei soggetti minorenni dei territori delle varie città caratterizzate da rilevanti criticità sotto il profilo economico e socio-culturale, oltre che dalla capillare presenza di organizzazioni criminali a struttura familiare o che comunque si avvalgono di soggetti minorenni per la perpetrazione di delitti;

   appare, dunque, necessaria e indifferibile la realizzazione di una strategia condivisa e permanente, attraverso l'istituzione di un Osservatorio simile a quello citato, presso ogni prefettura, fra i vari soggetti istituzionali e sociali competenti, volta a favorire dei percorsi di inclusione sociale, culturale e lavorativa nonché a preservare l'integrità morale, fisica e psichica dei minori dei quartieri a rischio delle città con conseguente riqualificazione culturale dei territori –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritenga opportuno adoperarsi – anche attraverso opportune iniziative normative e d'intesa con altri soggetti istituzionali competenti – per addivenire all'istituzione di un Osservatorio permanente e analogo a quello descritto in premessa presso ogni prefettura del territorio nazionale.
(4-00522)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   la programmazione del Governo in merito al personale docente e Ata, ad avviso dell'interrogante, mette a rischio in modo molto serio la qualità didattica delle scuole in Emilia-Romagna;

   la regione Emilia-Romagna ha formalmente assunto una iniziativa istituzionale in merito –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per superare le criticità segnalate.
(5-00414)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LOIZZO e NISINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il servizio di contact center Inps – Agenzia delle entrate è stato gestito da una RTI composta dalle società Transcom Worldwide, Covisian e Indra;

   alcuni lavoratori della Covisian di Rende (CS) sono stati impiegati fino al 30 novembre 2019 nella gestione del data center dell'Inps in varie zone del Paese;

   alla scadenza del contratto di appalto, succedeva come nuovo aggiudicatario del servizio, Comdata s.p.a. che avrebbe dovuto assumere alle proprie dipendenze, in applicazione della cosiddetta clausola sociale, il personale degli appaltatori uscenti;

   la società Comdata s.p.a. è un'azienda italiana attiva nel settore dei call center e dei servizi alle imprese, specializzata nell'assistenza ai clienti, nei processi di back office e di gestione del credito e nell'esternalizzazione dei processi gestionali;

   ingiustificatamente l'azienda subentrante disapplicava la cosiddetta clausola sociale e pertanto i lavoratori ricorrevano al Tribunale di Milano che con sentenza del 5 marzo 2021, successivamente confermata dalla Corte di appello (sentenza 16 giugno 2022), accertava il diritto degli stessi alla costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato con la Comdata s.p.a.;

   nonostante le pronunce favorevoli ai lavoratori, la società disponeva il reintegro degli stessi, solamente nel mese di luglio 2022;

   nelle more del giudizio di appello Inps servizi s.p.a., società in house providing interamente partecipata dall'Inps e alla quale sono affidate le attività di contact center multicanale verso l'utenza dell'Istituto, pubblicava il bando di procedura selettiva, per titoli, per l'assunzione, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, pieno o parziale, di 3.014 unità;

   l'internalizzazione del contact center Inps è stata disposta, dal decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 novembre 2019, n. 128, attraverso la società Inps servizi s.p.a. al fine di internalizzare i servizi informativi e dispositivi rivolti ai cittadini;

   secondo i criteri previsti dal disciplinare alla procedura selettiva potevano partecipare quanti, alla data del primo giugno 2021, risultavano addetti al servizio del contact center multicanale dell'Inps;

   all'esito della procedura dianzi esposta gli ex dipendenti Covisian venivano esclusi, in realtà neanche inseriti nella graduatoria dell'ente previdenziale, in quanto ritenuti privi dei requisiti richiesti dal bando. In particolare veniva loro contestato di non essere stati impiegati presso l'istituto previdenziale fin dal giugno 2021;

   dal mese di dicembre 2022 inoltre l'azienda Comdata ha avanzato richiesta al Ministero del lavoro, della cassa integrazione per tutti i lavoratori che non transiteranno sulla commessa Inps, richiesta accolta dal Ministero del lavoro fino al giugno 2023;

   come è noto, in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente e per la medesima attività di call center, il rapporto di lavoro dei lavoratori del primo appaltatore continua con l'appaltatore subentrante secondo le modalità e le condizioni previste dai Ccnl applicati (stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale: doc. 3 fasc. ric.) e vigenti alla data del trasferimento (articolo 1, comma 10, legge n. 11 del 2016) –:

   quali iniziative di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare la posizione di quanti hanno maturato professionalità nell'attività del contact center Inps.
(5-00415)


   AIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella relazione di monitoraggio sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) aggiornato al 20 gennaio 2023, alla sezione II, investimento 1.1, si specifica che l'obiettivo del potenziamento dei centri per l'impiego (CPI) è consentire un'efficace erogazione di servizi per l'impiego e la formazione, in via complementare rispetto alla riforma delle politiche attive e della formazione definita nel Programma GOL «Garanzia per l'occupabilità dei lavoratori»;

   l'investimento 1.1 sviluppa le previsioni del Piano nazionale (decreto del Ministro del lavoro n. 74 del 2019 e n. 59 del 2020) che ha coniugato aspetti attuativi del provvedimento in materia di Reddito di cittadinanza (RdC), impattanti sui sistemi territoriali, con l'obiettivo del rafforzamento dei servizi pubblici per l'impiego;

   è stata quindi richiamata la necessità di procedere preliminarmente ad un potenziamento dei CPI sia attraverso la crescita in forma stabile della base professionale dei servizi, per un raddoppio degli organici in linea con gli standard europei, sia con l'ammodernamento delle strutture;

   il decreto del Segretario generale del Ministero del lavoro del 4 settembre 2020, n. 123, ha previsto l'adozione di 19 Piani regionali (con esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano), successivamente approvati dalla Commissione di valutazione del Ministero del lavoro che, quindi, ha emanato i decreti di trasferimento delle risorse per l'erogazione del 75 per cento dell'importo previsto per il 2020 a valere sulla quota di progetti in essere della misura (pari a 400 milioni di euro);

   ad oggi, sulla base della rendicontazione effettuata dall'Unità di missione istituita presso il Ministero del lavoro (nota prot. 46/82 del 20 giugno 2022), i CPI che presentano uno stato di avanzamento complessivo delle attività superiore al 50 per cento sono 327, di cui 95 sono localizzati nell'area nord-est (29 per cento), 66 in quella nord ovest (20 per cento), 72 al centro (22 per cento), 66 al sud (20 per cento) e 28 nelle isole (9 per cento);

   sebbene si prevedesse l'innesto di 11.600 persone entro il 2021 (il raddoppio dell'organico CPI), il dato reso noto dal Ministero ad agosto 2022 conta appena 3.855 operatori ossia un terzo del totale –:

   quali siano i dati aggiornati, aggregati e distinti per regioni, relativi alle assunzioni formalmente effettuate nei CPI, nonché alle risorse assegnate e alle relative declinazioni dell'investimento a livello territoriale, nel rispetto delle sei specifiche linee d'intervento previste.
(5-00416)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della denuncia presentata il 19 novembre 2020, da Asgi, Naga, Apn e l'Altro diritto, la Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione contro l'Italia, in relazione al requisito di 10 anni di residenza in Italia per l'accesso al reddito di cittadinanza, nonché contro l'assegno unico universale, con riferimento al requisito della residenza biennale, a seguito di una segnalazione della Uil del Friuli Venezia Giulia;

   le procedure di infrazione da parte della Commissione europea sono la conferma del carattere discriminatorio delle politiche italiane in tema di sostegno alle famiglie e di contrasto alla povertà, che producono diseguaglianza tra le famiglie e le persone italiane e straniere;

   «secondo il Regolamento 2011/492 e la Direttiva 2004/38/CE», si legge nel comunicato stampa della Commissione del 15 febbraio 2023, «le prestazioni sociali come il "reddito di cittadinanza" dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell'Ue che sono lavoratori dipendenti, autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente dalla loro storia di residenza. Anche i cittadini dell'Ue che non lavorano per altri motivi dovrebbero essere ammessi al beneficio, con l'unica condizione di risiedere legalmente in Italia da più di tre mesi.». Pertanto «il requisito dei 10 anni di residenza si qualifica come discriminazione indiretta, poiché è più probabile che i cittadini non italiani non soddisfino questo criterio. Il requisito della residenza potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi per lavorare fuori dal Paese», ed infine la Commissione ritiene che il Rdc non sia «in linea con il diritto Ue in materia di libera circolazione dei lavoratori e dei cittadini»;

   nessuno degli Stati europei che hanno istituito prestazioni di contrasto alla povertà ha introdotto requisiti di residenza di 10 anni;

   la Commissione segnala anche le violazioni delle direttive n. 109 del 2003 e n. 95 del 2011 che prevedono clausole di parità nell'accesso a questo tipo di prestazione per gli extracomunitari lungo soggiornanti e per i titolari di protezione internazionale;

   in Italia il Rdc è già stato revocato a quanti non risultano avere il requisito dei dieci anni di residenza effettiva, privandole di una importante misura di contrasto alla povertà;

   con riferimento alla procedura di infrazione in materia di assegno unico universale, la Commissione scrive che la richiesta di due anni di residenza e il requisito della «vivenza a carico» «violano il diritto dell'Ue in quanto non trattano i cittadini dell'Ue in modo paritario, il che si qualifica come discriminazione. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari.»;

   il requisito di anzianità di residenza biennale appare così illegittimo rispetto al diritto Ue, in quanto viene a colpire in misura proporzionalmente maggiore i cittadini provenienti da altri Stati membri dell'Ue che esercitano il diritto alla libera circolazione, con ciò continuando a determinare una discriminazione «indiretta» o «dissimulata» nei loro confronti in quanto la disparità di trattamento così introdotta non appare sorretta da finalità obiettive –:

   tenuto conto delle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative normative volte a rendere il Rdc pienamente accessibile, riducendo il requisito della residenza da dieci anni a tre mesi e in materia di assegno unico universale procedendo alla abrogazione del requisito di residenza biennale e della vivenza a carico, in quanto discriminatori e in violazione del diritto dell'Ue, nonché abrogando le parti che violano le direttive n. 109 del 2003 e n. 95 del 2011 segnalate dalla Commissione europea;

   se non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza volte a riconsiderare le richieste di accesso al Rdc e all'assegno unico che sono state respinte al fine di consentire l'accesso alle prestazioni sociali applicando integralmente il diritto dell'Ue.
(4-00504)


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2001, per volere del Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro è stata costituita la «Fondazione Studi dei consulenti del lavoro», una non profit, il cui presidente, da anni, è Rosario De Luca, marito dell'attuale Ministro del lavoro Calderone che ha guidato, fino alla sua nomina a Ministro, il Consiglio nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro;

   nel 2018 il presidente della Fondazione Studi ha deciso di creare una seconda fondazione: la «Fondazione Studi Consulenti del Lavoro Srl», una società commerciale a responsabilità limitata che lo stesso De Luca ha guidato fino allo scorso novembre;

   la prima (la Fondazione Studi) risulta essere socio unico della seconda (la Srl), con identici oggetto sociale, recapito telefonico e sede a Roma;

   anche i vertici delle due Fondazioni, vicepresidenti, consiglieri e revisori, si intersecano e nei rendiconti pubblicati sul sito del Consiglio nazionale dell'Ordine i nomi dei dipendenti figurano in un unico elenco che ne conta 26 per il 2019 e 25 per il 2020;

   Il Fatto Quotidiano ha raccolto diverse denunce di lavoratori ed ex dipendenti delle fondazioni dalle quali emerge che la fondazione sarebbe stata fittiziamente sdoppiata in due, attraverso la creazione di una Srl, così da far in modo che nessuna delle due fondazioni avesse più di 15 dipendenti in organico, al fine di eludere le regole sui licenziamenti – rendendoli più facili e meno onerosi – e il diritto dei lavoratori alla rappresentanza sindacale, che scatta oltre la soglia dei 15 dipendenti, così come l'obbligo di assumere persone con disabilità;

   alcune testimonianze raccontano di dipendenti ai quali sarebbe stato chiesto di dimettersi dalla Fondazione Studi per essere poi riassunti dalla Fondazione Srl e chi accettava il passaggio manteneva identiche mansioni e postazioni di lavoro, come se il trasferimento da una fondazione all'altra non fosse mai avvenuto;

   anche le direttive interne arrivavano indistintamente a tutti i lavoratori che condividevano il medesimo reparto, seppur dipendenti di diverse fondazioni;

   l'orientamento della Cassazione in materia appare consolidato: se la struttura è unica e la prestazione è svolta in modo indifferenziato e contemporaneamente per le diverse imprese, allora il datore di lavoro è da considerarsi unico;

   a parere dell'interrogante, dal momento che la Fondazione è controllata dall'Ordine dei consulenti del lavoro, a cui spetta la nomina del presidente, l'attuale Ministra del lavoro, all'epoca presidente dell'Ordine, avrebbe dovuto conoscere le modalità con cui venivano gestiti i dipendenti e la forte promiscuità che esisteva tra le due fondazioni;

   da quel che appare, la Ministra interrogata, anziché preoccuparsi di verificare se quanto denunciato da Il Fatto Quotidiano rispondesse al vero e adoperarsi per la piena tutela dei diritti dei lavoratori delle due fondazioni, nei giorni scorsi si è recata in visita di rappresentanza negli uffici dell'Ordine nazionale dei consulenti del lavoro senza chiarire alcunché all'opinione pubblica;

   in questa vicenda gli elementi su una possibile esistenza di conflitto di interessi sono numerosi e andranno chiariti per restituire trasparenza e correttezza all'azione del Ministero del lavoro –:

   se la Ministra interrogata intenda fornire gli opportuni e dovuti chiarimenti in relazione ai fatti esposti in premessa dal momento che, se confermati, i comportamenti messi in atto dal presidente della Fondazione risulterebbero particolarmente gravi e chiamerebbero in causa la Ministra interrogata in qualità di presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro all'epoca dei fatti e dal momento che oggi, da Ministra, ha il dovere di tutelare la dignità del lavoro e dei lavoratori.
(4-00512)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   CATTANEO, DEBORAH BERGAMINI, NAZARIO PAGANO e PAOLO EMILIO RUSSO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 97, terzo comma, della Costituzione stabilisce che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge»;

   si tratta di una disposizione che ha come scopo quello di garantire l'imparzialità della pubblica amministrazione nei confronti di coloro che ambiscono a esercitare la propria attività lavorativa al suo servizio;

   come riportato dalle cronache, le procedure concorsuali hanno molto spesso una durata piuttosto lunga che viene sensibilmente influenzata da numerosi fattori, tra i quali appaiono dominanti il numero delle candidature e l'articolazione delle stesse prove;

   tale situazione influisce anche sui giovani laureandi e laureati che, come riportato da alcuni studi, non pensano alla pubblica amministrazione come a un'opportunità di impiego –:

   quali azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di garantire tempi certi per le procedure concorsuali e rendere, allo stesso tempo, attrattiva la pubblica amministrazione.
(3-00198)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   SPORTIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 1° febbraio 2023 il Senato francese ha approvato una proposta di legge costituzionale, già approvata in prima lettura dall'Assemblea nazionale il 24 novembre 2022, volta ad inserire nel testo costituzionale un riferimento all'interruzione volontaria di gravidanza;

   il testo approvato dall'Assemblea nazionale interviene sulla Costituzione, dispone che: «La legge garantisce l'effettività e l'accesso in condizioni di eguaglianza al diritto all'interruzione volontaria di gravidanza»; nel corso dell'esame da parte del Senato è stato approvato un emendamento che ha aggiunto l'ulteriore disposizione: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza», con l'intento di vietare qualsiasi possibilità di soppressione per via legislativa della libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza, come anche di qualsiasi riforma legislativa che sortisca l'effetto di arrecare grave pregiudizio a tale libertà;

   il 30 luglio 2021 è stata trasmessa al Parlamento la relazione contenente i dati definitivi 2019 e preliminari 2020 sull'attuazione della legge n. 194 del 1978 che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria della gravidanza (Ivg);

   i dati nazionale e regionali ed in formato chiuso non consentono, in vero, di comprendere come effettivamente sia applicata la legge n. 194 sull'intero territorio nazionale, poiché non è possibile conoscere la percentuale di obiettori di coscienza per singola struttura, consentendo alle donne di scegliere in quale struttura rivolgersi;

   dai dati parziali di una ricerca condotta dall'associazione Coscioni emerge che ci sono 72 ospedali che hanno tra l'80 e il 100 per cento di obiettori di coscienza, 22 ospedali e 4 consultori con il 100 per cento di obiezione tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e Oss e 18 ospedali con il 100 per cento di ginecologi obiettori;

   l'informazione sessuale, la conoscenza e la disponibilità dei metodi contraccettivi sono fondamentali per consentire di vivere le scelte riproduttive in libertà e responsabilità e, nonostante la legge n. 405 del 1975 sottolinei che i consultori sono tenuti alla dispensazione gratuita dei contraccettivi, esiste una grande sperequazione tra le regioni e, mentre in alcune i contraccettivi sono gratuiti per fasce di popolazione individuate come «fragili», in altre vi sono ostacoli continui alla loro dispensazione per via degli obiettori di coscienza;

   occorre garantire, in ogni struttura sanitaria italiana, l'espletamento della procedura dell'Ivg anche definendo e limitando per ciascuna struttura il numero di figure professionali che possono sollevare obiezione di coscienza, comunque consentendo anche di conoscere la percentuale di obiettori di coscienza per singola struttura;

   occorre garantire a tutte le donne la possibilità di scelta della metodica per l'Ivg, permettendo realmente l'accesso anche alla Ivg farmacologica e garantire a tutti la disponibilità e gratuità dei metodi contraccettivi –:

   se ritenga opportuno porre in essere iniziative di tutela, anche di carattere normativo di rango costituzionale, come sta facendo la Francia, per garantire l'effettività e l'accesso, in condizioni di eguaglianza, al diritto all'interruzione volontaria di gravidanza, vietando qualsiasi possibilità di soppressione per via legislativa della libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza, come anche di qualsiasi riforma legislativa che sortisca l'effetto di arrecare grave pregiudizio a tale libertà;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per assicurare che ogni struttura sanitaria garantisca la presenza di personale non obiettore e conseguentemente l'espletamento dell'Ivg;

   nell'ambito della relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194, se intenda rendere disponibili i dati relativi al numero di obiettori di coscienza per singola struttura;

   quali iniziative intenda porre in essere per garantire a tutti la disponibilità e gratuità dei metodi contraccettivi.
(3-00190)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sistema sanitario lombardo è andato drammaticamente in crisi con l'emergenza COVID-19 sebbene le sue criticità risalgano agli anni precedenti la pandemia. Disfunzioni dovute a scelte politiche compiute da regione Lombardia che consegnano oggi ai lombardi un sistema sanitario pubblico fortemente indebolito e distorto nella sua primaria funzione di garantire cure mediche universali, di qualità e gratuite;

   da anni nelle province lombarde le liste d'attesa per esami strumentali e visite specialistiche non rispettano i tempi prescritti. Dai dati pubblicati dall'assessorato al Welfare emerge che circa il 45 per cento degli esami con priorità breve e il 46 per cento con priorità differibile non rispettano i tempi prescritti;

   nella provincia comasca anche la situazione delle liste d'attesa per le operazioni appare seria. Mentre gli interventi gravi rispettano le tempistiche previste, le attività programmate lievi subiscono attese insostenibili. Nell'Asst Lariana gli interventi chirurgici eseguiti nel 2022, – escluse le operazioni di dermatologia – sono stati 17.078 a fronte di 21.255 compiuti nel 2019: la differenza è di circa 4 mila interventi non eseguiti;

   secondo uno studio di «Cittadinanza attiva», «quella comasca risulta la settima provincia d'Italia ad avere meno cardiologi ospedalieri, 1 ogni 19 mila residenti». La situazione peggiora analizzando i dati dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Al 2022 i medici comaschi risultano 314 per 512.837 cittadini sopra i 15 anni, 1 medico ogni 1.630 persone; mentre i pediatri sono 60 per 82.104 sotto i 15 anni, 1 ogni 1.368. Rapporti fortemente negativi se confrontati con il livello nazionale. Insufficiente risulta anche il numero degli infermieri: Agenas stima una mancanza di circa 500 infermieri;

   lo stato di sofferenza della sanità comasca è reso più rilevante dalla vicinanza della Svizzera verso la quale negli ultimi anni è aumentata la «fuga» dei sanitari italiani a causa di retribuzioni pagate più del doppio che in Italia: già oggi il Ticino conta circa 4.300 lavoratori sanitari frontalieri;

   insostenibili nel comasco risultano essere anche le condizioni dei pronto soccorso dove, soprattutto durante il periodo invernale, si registra un sovraffollamento di accessi da parte di pazienti con necessità di ricovero in reparto costretti invece, a causa della mancanza di posti letto liberi, a interminabili ore di attesa su barelle nei corridoi;

   la situazione dei posti letto ospedalieri Como mostra carenze preoccupanti: l'indice di circa 2 posti letto per 1.000 abitanti pone il territorio lariano molto al di sotto della media nazionale di circa 3,5 ogni 1.000 abitanti (2019). Il raffronto con la provincia di Varese risulta impari: a Como si contano circa 300 posti letto ospedalieri in meno rispetto a Varese;

   la mancanza di un'adeguata offerta sanitaria pubblica ha fortemente sbilanciato il sistema lombardo verso la sanità privata, il rischio è che gli enti sanitari privati si possano trovare nelle condizioni di non avere più convenienza a compensare le carenze degli enti pubblici in regime di convenzione con il conseguente aumento delle prestazioni in solvenza e la susseguente rinuncia alle cure da parte della popolazione più povera –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire nei prossimi anni alla provincia comasca un numero sufficiente di personale sanitario nonché di posti letto adeguati a rispondere alla domanda crescente di sanità pubblica;

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto affinché ad ogni cittadino lombardo sia garantito il diritto di accedere a prestazioni sanitarie di qualità, universali e gratuite in tempi congrui, evitando un ulteriore sbilanciamento del sistema verso il privato con la conseguente compromissione dell'intero impianto pubblico del sistema sanitario lombardo.
(4-00510)


   ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa emerge che, nonostante l'endometriosi sia estremamente diffusa nel nostro Paese, soprattutto nelle donne in età riproduttiva, vi è ancora una limitata consapevolezza della patologia, con gravi ritardi diagnostici e conseguenti ripercussioni sulle condizioni di vita delle pazienti affette;

   l'endometriosi è una malattia cronica e invalidante che può provocare infertilità e colpisce più di centosettantasei milioni di donne nel mondo, di cui tre milioni in Italia. Riguarda il 10-15 per cento delle donne in età riproduttiva e interessa circa il 30-50 per cento delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire. Può colpire dalla comparsa della prima mestruazione fino alla menopausa con dolori pelvici cronici e persistenti, soprattutto durante il periodo mestruale e dell'ovulazione, nonché con stanchezza fisica, fino ad amnesie e disturbi di attenzione;

   tale malattia presenta forti implicazioni di carattere emotivo, psicologico e sessuale. La grave e acuta sintomatologia comporta forti limitazioni nella vita delle pazienti, incidendo, altresì, sull'attività lavorativa e abbassando notevolmente la qualità di vita;

   è inserita nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati («moderato o III grado» e «grave o IV grado»);

   ciò comporta il riconoscimento del diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche (visite di controllo, varie tipologie di ecografia e clisma opaco (esame radiologico che studia il grosso intestino (colon e retto) sfruttando le proprietà dei raggi X mediante l'utilizzo di un mezzo di contrasto);

   tuttavia, le prestazioni garantite sono secondarie, con esclusione degli stadi iniziali della malattia, a totale carico delle pazienti;

   questa circostanza rischia di precludere la possibilità di effettuare una diagnosi precoce che, ad oggi, è stimata in media in circa sette anni dall'insorgenza dei primi sintomi;

   ad oggi, mancherebbe un'adeguata assistenza per tutti gli stadi della malattia e un programma di prevenzione volto a rallentare il processo degenerativo di questa patologia;

   una costante attività di informazione, sensibilizzazione e specifica e periodica formazione del personale sanitario sicuramente consentirebbe una pronta diagnosi con notevole riduzione delle sofferenze, con miglioramento delle condizioni e qualità di vita, nonché prevenzione dell'infertilità. A tal fine, il Ministro della salute pro-tempore, Roberto Speranza, con decreto del 22 marzo 2021, ha autorizzato lo stanziamento di 3 milioni di euro, ripartiti sugli esercizi finanziari 2021-2022-2023, per lo studio, la ricerca e valutazione dell'incidenza della malattia da parte tutti i ricercatori che operino in enti afferenti al Servizio sanitario nazionale (regioni, province autonome, Istituto superiore di sanità, Inail, Agenas, istituti zooprofilattici sperimentali e istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e privati);

   l'interrogante ritiene che occorrano, altresì, specifiche tutele economiche e lavorative delle pazienti, spesso costrette a lunghe assenze dal posto di lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se il Governo intenda indicare criteri e modalità di impiego e distribuzione delle risorse finanziarie stanziate e quali siano i destinatari che ne hanno beneficiato;

   se il Governo intenda indicare quali iniziative siano state predisposte per ricerca, prevenzione, diagnosi precoce e cura della malattia, soprattutto nei confronti delle adolescenti;

   se il Governo intenda adottare iniziative per istituire un registro nazionale dell'endometriosi con relativa attività di monitoraggio dell'andamento della patologia nel nostro Paese;

   quali iniziative di competenza il Governo abbia adottato o intenda adottare al fine di garantire adeguate assistenza sanitaria e tutele lavorative alle pazienti affette da endometriosi.
(4-00519)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bonafè e altri n. 5-00413, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 febbraio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Serracchiani.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Furfaro n. 5-00230 del 13 gennaio 2023.