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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 14 febbraio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la costante violazione dei diritti umani in Iran, ormai da decenni, rappresenta una drammatica realtà. La situazione, purtroppo, non accenna a migliorare. Le esecuzioni in Iran sarebbero, infatti, addirittura aumentate nella prima metà del 2022, raddoppiando il totale di quelle effettuate nello stesso periodo del 2021. Iran Human Rights (IHR), ha dichiarato che da gennaio a giugno 2022 sono state eseguite almeno 251 esecuzioni, rispetto alle 117 della prima metà del 2021. IHR ha, inoltre, espresso il timore che le esecuzioni vengano utilizzate come strumento politico per intimidire i manifestanti antigovernativi e prendere di mira le minoranze etniche;

    a fronte di uno scenario oltremodo complesso, a settembre 2022, il malcontento popolare è deflagrato nel Paese, in seguito alla morte della studentessa ventiduenne Masha Amini, arrestata il 13 settembre a causa del suo velo, a quanto pare non indossato correttamente. Masha Amini, una volta uscita dalle mani della «polizia morale» (Gasht-e Ershad), è stata portata in ospedale in stato di incoscienza ed è poi è deceduta dopo tre giorni di coma;

    il menzionato evento ha scatenato la rabbia della popolazione, esasperata da decenni di repressione in ambito sociale così come dal deterioramento del tessuto economico e produttivo, anche a causa di diffusi fenomeni di corruzione e nepotismo. Dunque, importanti forme di dissenso e disordini interessano ormai da mesi le maggiori città iraniane;

    con grande disappunto delle Autorità, la notizia della protesta ha velocemente varcato i confini nazionali, grazie anche a numerosi video diffusi in rete nonostante la censura, creando a livello mondiale una significativa rete di sostegno alle manifestazioni in atto;

    il Governo iraniano ha, quindi, scelto la via di una durissima repressione, ostacolando inoltre con ogni mezzo qualsivoglia forma di diffusione delle notizie al di fuori del circuito mediatico controllato dallo Stato;

    pur nella difficoltà di giungere ad esatte cifre, secondo stime delle Nazioni unite, la repressione delle manifestazioni prosegue senza sosta e il bilancio delle vittime risulta salito ad almeno 304 persone, tra cui 24 donne e 41 bambini. Nel contesto le minoranze baluchi e curde continuerebbero a essere colpite in modo sproporzionato. Inoltre, circa 15.000 persone sarebbero state arrestate;

    il Terzo comitato dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, l'11 novembre 2022, ha approvato una risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali. Tale tipologia di documento viene presentata ogni due anni da una coalizione di Stati membri tra cui l'Italia e quest'anno ha ottenuto il voto favorevole di 127 Stati ossia 4 in più rispetto al 2020;

    sempre l'11 novembre, un gruppo di esperti delle Nazioni unite ha lanciato un forte messaggio: «Esortiamo le autorità iraniane a smettere di usare la pena di morte come strumento per reprimere le proteste e ribadiamo il nostro appello a rilasciare immediatamente tutti i manifestanti che sono stati arbitrariamente privati della libertà per il solo fatto di esercitare i loro legittimi diritti di libertà di opinione e di espressione, di associazione e di riunione pacifica e per le loro azioni volte a promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali attraverso mezzi pacifici»;

    ai sensi della Dichiarazione dei Ministri degli affari esteri del G7 (Münster, 4 novembre 2022) è stato espresso pieno sostegno all'aspirazione del popolo iraniano a un futuro in cui la sicurezza e i diritti umani universali siano rispettati e protetti;

    sempre in ambito G7 è stata ribadita la determinazione a garantire che l'Iran non possa mai sviluppare un'arma nucleare. Nel contesto i membri del G7 dichiarano che continueranno a lavorare per affrontare l'escalation nucleare iraniana e la sua mancanza di cooperazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) riguardo l'accordo di salvaguardia nell'ambito del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (Tnp). Inoltre, nonostante molti mesi di intensi negoziati per un ritorno al Joint Comprehensive Plan of Action (JCPoA), l'Iran non ha preso le necessarie decisioni in merito,

impegna il Governo:

   a condannare fermamente l'uso brutale e sproporzionato della forza contro manifestanti pacifici e bambini;

   a promuovere le opportune iniziative in tutti i consessi internazionali, tra cui l'Unione europea e le Nazioni unite, al fine di ottenere dal Governo iraniano l'immediata cessazione della repressione in corso così come il pieno rispetto degli obblighi derivanti dal diritto internazionale, con particolare riferimento al Patto internazionale sui diritti civili e politici;

   a intraprendere iniziative volte ad esortare l'Iran a rispettare i suoi obblighi giuridici e politici in materia di non proliferazione nucleare;

   a valutare l'opportunità di condizionare le relazioni bilaterali con l'Iran fintantoché continuerà la violenta repressione nei confronti della popolazione civile;

   ad adoperarsi, con la massima celerità e urgenza, nelle opportune sedi internazionali, al fine di bloccare l'esecuzione delle sentenze di condanna a morte emesse nei confronti dei manifestanti arrestati, a tal scopo proponendo anche specifiche misure volte al congelamento delle riserve iraniane depositate all'estero.
(7-00048) «Onori, Lomuti, Quartini, Ilaria Fontana, Morfino, Carotenuto, Cherchi, Barzotti, Pavanelli, Di Lauro, Amato».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   Crotone ospita uno dei siti più contaminati dell'intero Paese, per il quale è prevista la bonifica già da diversi anni e rientra nel SIN Crotone-Cassano-Cerchiara, avendo ospitato dagli anni '20 agli anni '90 del secolo scorso diverse industrie chimiche che hanno contribuito allo sviluppo economico di tutta la nazione;

   con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale era stato nominato come commissario straordinario, la dottoressa Elisabetta Belli, ma dal 28 giugno 2018, data di scadenza del suo mandato, si sono susseguiti solo annunci relativi al suo successore, che, tuttavia, non è stato ancora ufficialmente nominato;

   infatti, nonostante nel mese di settembre 2022, a ridosso delle imminenti elezioni politiche, sia stato indicato quale nuovo commissario il prefetto di Crotone, con le problematiche che ne deriverebbero a causa della cronica carenza di personale che affligge da sempre l'Ufficio territoriale del Governo, a tutt'oggi la nomina non è stata perfezionata;

   nel frattempo, ENI-REWIND, la società che ha sostituito ENI-SYNDIAL per le operazioni di bonifica dei siti industriali dismessi, nonostante con l'approvazione del POB2 si fosse impegnata a trasportare fuori regione tutti i rifiuti della bonifica, pericolosi e anche radioattivi, non volendo più onorare detto impegno, ha richiesto alla regione Calabria la riapertura del PAUR, proponendo ricorso straordinario al Presidente della Repubblica;

   ENI-REWIND, pertanto, con la riapertura del PAUR vorrebbe «tombare» ben 400.000 tonnellate di rifiuti nello stesso sito industriale, si è già attivata per ottenere il cambio di destinazione d'uso dell'area e i relativi permessi presso le autorità competenti;

   tuttavia, nel corso della conferenza dei servizi tenutasi il 9 febbraio 2023, alla quale mancava il commissario straordinario, perché ancora non nominato, la proposta di ENI-REWIND è stata giudicata improcedibile, avendo incassato il parere negativo di tutti gli Enti seduti al tavolo e, in particolare, il parere contrario espresso all'unanimità dal Consiglio comunale e dal Consiglio provinciale di Crotone;

   una siffatta soluzione, anziché risolvere il problema dell'inquinamento a Crotone, che già ha dato troppo dal punto di vista ambientale, rischierebbe di aggravare ulteriormente i rischi per la popolazione, senza alcun vantaggio per il territorio, la cui provincia è già all'ultimo posto delle classifiche nazionali per qualità della vita, prodotto interno lordo pro capite e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 50 per cento;

   infatti, preme ricordare che la città di Crotone ospita nel suo territorio l'unica discarica privata della Calabria (Columbra), che accoglie rifiuti speciali pericolosi e non, discarica che sebbene già satura, ha ricevuto ulteriori 120.000 tonnellate di scarti di lavorazione dei rifiuti solidi urbani provenienti da tutta la regione, autorizzati dell'ennesima ordinanza contingibile e urgente della regione Calabria (n. 246 del 7 settembre 2019), ai quali si aggiungono i rifiuti speciali pericolosi che pervengono in modo continuativo da tutto il Paese, destinati nell'altra discarica adiacente alla prima e ad essi dedicata;

   la preoccupazione, a tal punto, si sposta proprio su tale discarica, dal momento che nel corso della conferenza dei servizi ENI-REWIND ha ribadito che le alternative alla «tombatura» sono poche, che non vi sarebbero siti in Italia disposti ad accogliere le scorie, quando invece proprio a Crotone esiste la suddetta discarica privata che potrebbe ospitarli;

   una siffatta soluzione violerebbe ancora una volta gli impegni sottoscritti con il POB2, di trasferire fuori regione tutte le scorie;

   il ritardo accumulato è oramai inescusabile ed è necessario procedere immediatamente alla nomina del nuovo commissario straordinario perché partecipi alla prossima conferenza dei servizi sul punto e vigili sull'avvio delle operazioni di bonifica, con il trasferimento di tutti i rifiuti fuori regione, così come deciso con la sottoscrizione del POB2;

   è assolutamente impensabile, per le ragioni sopra esposte, che i rifiuti speciali pericolosi, anche radioattivi, vengano definitivamente «tombati» nel sito industriale, che al contrario deve essere restituito bonificato alla città di Crotone, trattandosi di un'area di circa 530 ettari fronte mare e contigua al centro abitato, o che gli stessi vengano trasferiti a distanza di pochi chilometri, nella citata discarica privata di Columbra, adiacente al quartiere periferico di Papanice, senza che così venga definitivamente risolto il problema dell'inquinamento ambientale nel SIN di Crotone;

   è pertanto necessario un intervento urgente del Governo, affinché provveda all'immediata nomina del commissario straordinario, individuato in una figura di alto profilo, competente sia dal punto di vista tecnico che organizzativo, anche al fine di impedire l'infiltrazione della criminalità organizzata, sicuramente interessata alla gestione delle ingenti somme che verranno spese nelle operazioni di bonifica;

   l'individuazione del prefetto di Crotone, pur garantendo dal punto di vista della legalità la precisa esecuzione delle operazioni di bonifica, rischia di essere inefficace se non coadiuvato da un adeguato incremento di personale altamente specializzato –:

   se il Governo sia a conoscenza della gravissima situazione di allarme ambientale in cui versa il SIN di Crotone e quali iniziative intenda adottare per colmare l'irragionevole ritardo accumulato nella nomina del Commissario straordinario con il compito di accelerare, coordinare e promuovere la realizzazione degli interventi di bonifica e riparazione del danno ambientale e vigilare sulla gestione delle somme impiegate;

   quali iniziative intenda adottare il Governo per salvaguardare il territorio della provincia di Crotone, che ha già pagato un prezzo altissimo dal punto di vista ambientale, rispetto ad ulteriori iniziative contrastanti con la vocazione turistica e il pregio paesaggistico del territorio, che rischiano di aggravare una situazione ambientale già ampiamente compromessa.
(2-00075) «Baldino, Orrico, Scutellà, Tucci, Cappelletti».

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. – Per sapere – premesso che:

   come si apprende da fonti di stampa, nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali di tutto il personale del gruppo Rai e delle aziende del mercato audiovisivo e multimediali che gravitano nello stesso settore, avrebbero dichiarato il proprio stato di agitazione e l'avvio di una grande mobilitazione;

   anche l'Associazione dirigenti Rai (Adrai) osserva con preoccupazione gli evidenti segnali di allarme sulle prospettive di sostenibilità del servizio pubblico radio-televisivo;

   in particolar modo vengono segnalate carenze strutturali, caos organizzativo, arretratezze tecnologiche, ridimensionamento nei ruoli di organico e mancato reintegro dei quadri aziendali, nei centri di produzione tv di, Milano, Roma, Napoli e Torino;

   a fronte di tutto ciò l'azienda dimostra solo di incrementare risorse senza ottimizzare le attività giornalistiche ma solo per tagli lineari di spesa, come dimostra la cancellazione di edizioni della Tgr, anche in virtù della vistosa assenza di un vero piano di rilancio dell'informazione di prossimità, in grado di coinvolgere le sedi regionali, che restano realtà produttive strategiche per il servizio pubblico;

   sul piano economico e finanziario l'approvazione con soli 3 voti su 7 del budget 2023 attesterebbe un sostanziale stato di crisi del Cda. Il piano industriale ancora non è stato sviluppato in tutte le sue linee eppure si poggia sul piano immobiliare che, complice la crisi generale ma anche la lentezza decisionale, vede il rischio concreto di ridimensionare il valore delle cessioni previste;

   ad avviso dell'interrogante la sbandierata riforma per generi per ora ha prodotto confusione di ruoli e problemi di gestione dei budget senza dare produzioni ed editoriali degni di futura memoria;

   da troppo tempo non viene affrontato il rapporto con gli agenti e i produttori di intrattenimento che sembrano essere i veri signori della tv spingendo il sistema verso un sempre maggior ricorso ad appalti esterni;

   destano preoccupazione episodi come, ad esempio, l'esitante e confusa gestione del messaggio del Presidente Zelensky (prima video, poi audio e poi testo) e altri recenti eventi che hanno evidenziato apparente superficialità e disattenzione;

   viene denunciato un evidente e pericoloso aumento del deficit, il calo delle entrate pubblicitarie, l'assenza di un piano industriale e editoriale degno di menzione, l'assenza un futuro certo per Rai Way e per le sedi regionali;

   a tutto questo si aggiungano infine le risposte evasive ricevute dal personale in tema di accantonamento in bilancio delle somme per rinnovare il contratto di lavoro scaduto;

   alla luce di quanto sin qui esposto è facile intuire che senza correzioni immediate, con le quali adottare decisioni e misure atte a riportare ordine nei conti ed efficienza nell'attività produttiva, l'attuale difficile situazione nella quale si trovano lavoratrici e lavoratori potrebbe compromettere in modo serio la stessa continuità operativa del servizio pubblico radiotelevisivo, il cui stato critico è sempre più evidente –:

   se non intendano adottare le iniziative di competenza al fine di aprire un confronto costruttivo con le organizzazioni sindacali e con Adrai per affrontare le gravi questioni che rischiano di compromettere il futuro della Rai;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano intraprendere, nel quadro dei vincoli derivanti dal contratto di servizio, per garantire a tutti i cittadini abbonati un servizio pubblico radiotelevisivo all'altezza delle aspettative, ritenendo la Rai una risorsa culturale e servizio pubblico essenziale che va valorizzata, anche salvaguardandone il capitale umano.
(3-00175)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIMIANI e MANZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nella tarda serata di mercoledì 8 febbraio 2023 una scossa di magnitudo 3.5 è stata registrata a Siena alle 21.51 ad una profondità di 8 chilometri; il sisma è stato avvertito dalla popolazione che si è riversata nelle strade e molti cittadini hanno passato la notte fuori dalle loro abitazioni;

   nei giorni successivi la città toscana è stata interessata da un prolungato sciame sismico con circa 100 scosse che hanno continuato ad allarmare la comunità locale;

   a seguito del terremoto di mercoledì 8 febbraio una strada è stata interdetta al traffico per uno smottamento; le scuole sono state chiuse per due giorni, così come i teatri, i musei e gli impianti sportivi;

   secondo la stampa la Prefettura ha inoltre evacuato per danni alle strutture alcune famiglie che risiedevano in edifici posti nelle vicinanze del centro storico;

   il terremoto, pur essendo stato avvertito in altre province della Toscana, ha avuto il suo epicentro nel comune di Siena, un territorio che ha comunque con bassa-moderata pericolosità sismica e che è stato interessato da fenomeni sismici di tale entità molto raramente: nell'ultimo secolo soltanto nel 1956 e nel 1909;

   proprio tale peculiarità, se da un lato è un elemento di sicurezza per la popolazione residente, può d'altra parte rappresentare una condizione di criticità per il patrimonio immobiliare pubblico e privato, raramente sollecitato da scosse sismiche di una certa rilevanza;

   il centro storico di Siena, realizzato perlopiù in epoca medievale, è stato riconosciuto patrimonio Unesco dell'Umanità e presenta edifici, chiese, collezioni museali, affreschi e monumenti unici;

   a seguito del terremoto e dello sciame sismico successivo le istituzioni cittadine hanno verificato che non vi fossero stati crolli agli immobili ma è evidente come la moltitudine di edifici realizzati nei secoli scorsi, presenti soprattutto nel centro storico di Siena, possano aver registrato possibili danni non immediatamente evidenti ed essere quindi vulnerabili a seguito di ulteriori scosse;

   il Duomo di Siena, in particolare, è stato interdetto al pubblico per alcuni giorni per effettuare controlli alla stabilità; i primi accertamenti, anche con l'utilizzo di droni, non avrebbero fatto comunque emergere criticità;

   è altrettanto palese come le risorse umane, strumentali e professionali presenti negli uffici tecnici degli enti locali di riferimento debbano essere supportate da un piano di interventi dello Stato, oltre che per elementi di pubblica sicurezza, anche per la presenza di un sito patrimonio Unesco che va preservato e tutelato;

   l'Italia aderendo infatti alla Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale Unesco del 1972 si è impegnata a salvaguardare i siti riconosciuti e presenti sul territorio nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga conseguentemente necessario, a seguito dell'evento sismico di mercoledì 8 febbraio 2023, predisporre un piano di interventi straordinari al fine di verificare la vulnerabilità sismica e quindi per la salvaguardia del centro storico di Siena.
(5-00384)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, AMENDOLA, BOLDRINI e PORTA. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.– Per sapere – premesso che:

   La Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha ricevuto nei giorni scorsi il primo Ministro della Repubblica Federale e Democratica dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali, che è stato accolto dal picchetto d'onore;

   Meloni ha dichiarato, al termine dell'incontro, che Governo italiano ha in programma nelle prossime settimane una missione in Etiopia ed è stata sottoscritta una dichiarazione congiunta che dà il via a un nuovo programma triennale di cooperazione allo sviluppo in favore dell'Etiopia del valore di 140 milioni di euro di cui 100 milioni a credito e 40 milioni sotto forma di doni e due ulteriori accordi per l'erogazione di crediti per 42 milioni per iniziative sulle filiere di the, caffè e infrastrutture idriche nelle aree aride;

   la premier ha sottolineato che questo Governo vuole rafforzare «lo spirito di partenariato paritario nei confronti delle nazioni africane sulle quali stiamo dedicando le nostre energie, quel piano Mattei per l'Africa come cooperazione allo sviluppo che possa aiutare i paesi africani a crescere utilizzando al meglio le tante risorse di cui dispongono»;

   nel Tigray (Etiopia) è in corso dal novembre 2020 una guerra che ha dilaniato l'Etiopia e ha visto contrapporsi le forze del Fronte Popolare di Liberazione del Tigray e l'esercito di Addis Abeba supportato da quello di Asmara (Eritrea), in cui la comunità tigrina, oltre agli eritrei rifugiati, è stata sottoposta a violazioni dei diritti umani di ogni tipo;

   nel rapporto di agosto 2021, Amnesty scrive che «Lo stupro e altre forme di violenza sessuale sono stati usati come armi di guerra per infliggere danni fisici e psicologici alle donne e alle ragazze del Tigray...»;

   la risoluzione S-33/1 del Consiglio per i diritti umani del 17 dicembre 2021 ha istituito la Commissione per un anno, con il mandato di condurre indagini approfondite e imparziali su presunte violazioni e abusi del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei rifugiati commessi da tutte le parti in conflitto in Etiopia dal 3 novembre 2020;

   difatti, a settembre 2022, l'Onu ha presentato un rapporto sui crimini di guerra e violazione dei diritti umani in Tigray, in cui denunciano crimini sistematici e conferme sulle tante denunce di crimini perpetrati sul popolo tigrino in quasi due anni di guerra dai risvolti etnici e genocidi. Affermano inoltre che l'ostruzionismo del governo etiope implicato e sotto indagini per i crimini perpetrati sul popolo tigrino è stato determinante al team di esperti per ritenere questo report parziale. Gli esperti hanno iniziato solo a scalfire la punta dell'iceberg per confermare crimini di guerra e contro l'umanità in Tigray. Crimini trattati e confermati in precedenza già da molteplici report di agenzie umanitarie come HRW - Human Rights Watch e Amnesty International;

   il 2 novembre 2022 è stato siglato un cessate il fuoco tra le parti, che ha messo fine a oltre 700 giorni di un conflitto che ha provocato più di 2 milioni di sfollati, oltre 700.000 morti e che ha posto, più di 9 milioni di persone in una condizione di estremo bisogno di aiuti umanitari;

   difatti, dopo due anni di conflitto nella regione, i bisogni di assistenza umanitaria rimangono urgenti, poiché, la mancanza di assistenza sanitaria ha aggravato la gestione di nuove e pregresse situazioni mediche, creando una condizione di sofferenza anche psicologica;

   si rileva con grave rammarico che durante il colloquio e la conferenza stampa sia stato riportato solo un lieve accenno al conflitto nella regione Tigrè, mentre il tema del rispetto dei diritti umani e della gravissima sofferenza del Tigray, abbia completamente ceduto il passo ad accordi in chiave commerciale, riattivando anche l'accordo di cooperazione nel settore degli armamenti con l'Etiopia che a causa della guerra civile, era stato sospeso dall'ex Ministro della difesa Guerini –:

   quale posizione intenda avere il Governo, nel rapporto bilaterale con la Repubblica Federale e Democratica dell'Etiopia e nelle sedi internazionali, in merito alla conduzione delle indagini sulle violazioni e abusi del diritto internazionale dei diritti umani nel conflitto del Tigray.
(5-00385)

Interrogazione a risposta scritta:


   BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comma 789 della legge n. 197 del 29 dicembre 2022 (legge di bilancio), con una modifica al Testo unico degli enti locali, stabilisce che le anticipazioni di liquidità ricevute da Cassa depositi e prestiti per il pagamento dei debiti commerciali debbano essere rimborsate a carico della gestione ordinaria degli enti locali in dissesto, e non della gestione dell'organo straordinario di liquidazione;

   tale disposizione contrasta con la delibera n. 8 del 2022 della Corte dei conti, sezione delle autonomie, che è giunta alla conclusione opposta, cioè che «la gestione delle anticipazioni di liquidità erogate dalla Cassa depositi e prestiti... ricade nella competenza dell'organo straordinario di liquidazione»;

   con la legge di bilancio per il 2022 (commi 567-580, legge n. 234 del 2021) è stata data facoltà ai comuni capoluogo di città metropolitana con disavanzo pro capite superiore a 700 euro di accedere a un contributo complessivo di 2,67 miliardi di euro previa sottoscrizione di un accordo tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il comune, con il quale quest'ultimo si impegna, sulla base di uno specifico cronoprogramma, a concorrere al ripiano del disavanzo per almeno un quarto del contributo statale annuo concesso;

   il citato comma 789 dell'ultima legge di bilancio riguarda invece 175 comuni in dissesto di varie dimensioni e in differenti condizioni economiche – tra i quali, a titolo d'esempio, Gela, Catania, Cosenza, Benevento e Caserta – che in molti casi non potranno «reggere» le restrizioni senza tagliare pesantemente i servizi ai cittadini –:

   se il Governo intenda intervenire, in particolare adottando iniziative normative volte a sospendere o comunque modificare la previsione di cui al citato comma 789 aprendo un confronto con i sindaci interessati dall'obbligo di iscrivere in bilancio il Fondo anticipazioni liquidità.
(4-00466)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   FRANCESCO SILVESTRI, BALDINO, LOMUTI e PELLEGRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 12 febbraio 2023 il senatore Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, ha rilasciato dichiarazioni di evidente rottura in merito alla posizione tenuta dal Governo sul conflitto in atto, esprimendo, a giudizio degli interroganti, come già avvenuto più volte sin dall'inizio dell'insediamento dell'Esecutivo, posizioni «anti-Ucraina»;

   facendo riferimento all'incontro tra la Presidente Meloni e il Presidente Zelensky a margine del Consiglio europeo straordinario del 9 febbraio 2023, dichiara che: «Se fossi stato il Premier, non ci sarei mai andato perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili», continua poi: «bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico molto molto negativamente il comportamento di questo signore»;

   nel proseguire le dichiarazioni rinnega, altresì, la posizione sostenuta dalla Presidente Meloni, ossia che per arrivare alla pace bisogna che i vertici si equilibrino militarmente. Inoltre, per la prima volta dall'inizio del conflitto, un leader della maggioranza invita il Presidente Biden ad interrompere le forniture militari all'Ucraina, per imporre al Presidente Zelensky di trattare un cessate il fuoco;

   in una fase storica in cui la politica estera e di difesa assumono un valore strategico e identitario, tali dichiarazioni, oltre a rappresentare la negazione della linea tenuta sinora dall'Esecutivo, risultano amplificate dal fatto che il Ministro interrogato, Vicepresidente e Coordinatore nazionale di Forza Italia, nonché Vice Presidente del Consiglio dei ministri, si sia affrettato a precisare che: «Forza Italia è da sempre schierata a favore dell'indipendenza dell'Ucraina, dalla parte dell'Europa, della Nato e dell'Occidente. In tutte le sedi continueremo a votare con i nostri alleati di Governo rispettando il nostro programma»;

   le posizioni contrastanti espresse dall'Esecutivo sull'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina destano non poca preoccupazione per l'evidente assenza di strategia che indebolirà il ruolo e il peso dell'Italia nei consessi europei e internazionali –:

   come ritenga di poter conciliare il ruolo di Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e quello di Vice Presidente del Consiglio dei ministri, in considerazione della ormai consolidata posizione in politica estera reiteratamente espressa dal leader del partito politico di cui il Ministro interrogato è Vicepresidente e Coordinatore unico nazionale, risultando evidentemente in aperto contrasto con l'indirizzo politico del Governo in merito al conflitto russo-ucraino.
(3-00167)

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI, FEDE, MORFINO, PAVANELLI, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 160 del 2019, recante il «bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022», pubblicata nel supplemento n. 45/L della Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2019, all'articolo 1, commi 627-628, istituisce il fondo per il voto elettronico con uno stanziamento di 1 milione di euro per l'anno 2020;

   tale fondo è teso a permettere la sperimentazione del voto in via digitale per gli italiani residenti all'estero e per gli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche, in occasione delle elezioni politiche, elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, dei referendum abrogativi e dei referendum costituzionali;

   il fondo in questione è stato utilizzato per le elezioni amministrative tenutesi nel 2022 come da decreto-legge n. 41 del 2022, convertito con modifiche dalla legge 30 giugno 2022, n. 84;

   l'introduzione del voto per via telematica è, di particolare importanza per gli italiani residenti all'estero e iscritti all'apposito registro dell'Aire (Anagrafe degli italiani presidenti all'estero) che, attualmente, votano nella circoscrizione estera per corrispondenza:

   tale sperimentazione, portata a termine con le votazioni dei Comites (Comitati degli italiani all'estero) del dicembre 2021, potrebbe essere utile anche per l'introduzione del voto elettronico in vista di future elezioni, come ad esempio quelle del Parlamento europeo nel 2024;

   sulla base dell'analisi condotta dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale a seguito delle recenti votazioni Comites, è possibile affermare che l'utilizzo del voto elettronico a distanza è attuabile per l'elezione dei Comites, perché anche in caso di attacchi o manomissioni non si ravvisa un livello di rischio tale da inficiare la gestione di questo specifico evento elettorale, tenuto conto della sua natura diffusa, in modo analogo a quanto avviene per i comuni in Italia;

   sempre secondo la menzionata relazione del Maeci, dal punto di vista tecnico, a oggi andrebbe ulteriormente approfondita l'estensione della sperimentazione ad altre tipologie di eventi elettorali (elezioni politiche, referendum, elezioni europee), al fine di verificare le risorse necessarie per garantire l'affidabilità del sistema e la sua sicurezza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti;

   come intendano procedere al fine di consentire la continuazione delle menzionate sperimentazioni sul voto digitale così come l'acquisizione delle tecnologie necessarie, nel breve periodo, per assicurare il rispetto delle norme riconducibili al procedimento elettorale, per loro natura connesse ai dettami costituzionali di segretezza e personalità del voto;

   se ritengano opportuno condividere una previsione in merito ai tempi necessari per l'elaborazione di un modello che possa essere utilizzato già alle prossime elezioni del Parlamento europeo previste per il 2024.
(4-00469)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA e L'ABBATE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Il sito ex Agrimonda, un deposito di fitofarmaci, pesticidi e concimi, al confine tra i comuni di Marigliano e Mariglianella, andato distrutto da un incendio nel lontano luglio del 1995, rappresenta l'esempio drammatico di come la contaminazione delle matrici ambientali possa incidere sul danno complessivo alla salute pubblica;

   il rogo ha interessato l'intero deposito in cui erano stipate 235 tonnellate di antiparassitari, 750 tonnellate di concimi, 6 tonnellate di plastica e 40.000 litri di pesticidi liquidi, provocando altissimi livelli di inquinamento dell'aria, del suolo e della falda superficiale;

   il notevole ritardo nella realizzazione degli interventi di rimozione dei residuati rifiuti speciali tossici e combusti, lasciati per anni a percolare, nonostante ne fossero perfettamente note le caratteristiche tossicologiche, ha consentito una contaminazione estesa del territorio circostante e la penetrazione degli inquinanti attraverso i flussi di falda, come confermano le recenti analisi eseguite sia da Arpac che dalla Città Metropolitana nell'ambito delle indagini di caratterizzazione ambientale;

   in particolare, sono stati registrati valori di mercurio, alluminio, tricloropropano, benzene, DDT e altri pesticidi, alcuni dei quali ormai vietati, ben oltre le soglie di pericolo;

   proprio per capire quali siano i rischi di ulteriori contaminazioni, l'Arpac ha rappresentato in Conferenza dei servizi che le indagini andrebbero allargate a un'area di 100 metri oltre il sito stesso;

   l'oncologo Antonio Marfella, Presidente dell'Associazione medici per l'ambiente della Campania, ha fatto presente che i dati epidemiologici tratti dall'Atlante di mortalità della regione Campania 2006-2014, pubblicato nel febbraio 2020, certificano i comuni di Marigliano e Mariglianella tra i peggiori per mortalità, con dati confermati anche nel gennaio 2023 per la zona del nolano. Per comprendere al meglio le cause patogenetiche di questa situazione di gravissimo danno alla salute pubblica, già indagate per quanto attiene l'inquinamento da polveri sottili, sarebbe utile interfacciare i dati già esistenti di incidenza e mortalità per zone censuarie anche in relazione alle linee di diffusione della falda acquifera contaminata;

   oltre a essere interessato dal progetto Spes e relativi finanziamenti, che hanno consentito la realizzazione di una mappa del rischio dei territori campani, con l'obiettivo di valutare la relazione tra inquinanti ambientali e salute, il sito ex Agrimonda è inserito nell'elenco dei cosiddetti siti orfani di cui al decreto direttoriale n. 222 del 22 novembre 2021, per la bonifica dei quali sono stati assegnati al Ministero della transizione ecologica 500 milioni di euro nell'ambito della misura M2C4, investimento 3.4, del PNRR particolare, per l'attuazione del progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza dell'ex deposito, che interessa un'area di 2.947 metri quadri, è stato previsto uno stanziamento di 2,5 milioni di euro;

   il sito si presenta ancora oggi in pessime condizioni igienico-sanitarie, coperto da un telone usurato che lascia entrare e ristagnare acqua piovana, generando cattivi odori e la proliferazione di microrganismi e sostanze tossiche dannose per l'ambiente e per la salute degli abitanti della zona –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere per garantire la sollecita attuazione del progetto operativo di bonifica e messa in sicurezza del sito orfano «Ex Deposito fitofarmaci Agrimonda»;

   quali siano i tempi previsti per il ripristino dello stato originale (ecologico, chimico e/o quantitativo) della falda acquifera al fine di consentirne tutti gli usi potenziali per gli abitanti;

   se non si intenda adottare ogni ulteriore iniziativa di competenza utile ad approfondire e comprendere il dato ormai acquisito e vede i comuni del nolano registrare i peggiori indici di mortalità della regione Campania.
(5-00370)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro delle infrastrutture 28 febbraio 2017, n. 58 prevedeva che per usufruire del sisma bonus nell'ambito degli interventi per la riduzione del rischio sismico, il progetto contenente l'asseverazione indicante la classe di rischio dell'edificio precedentemente all'intervento e quella conseguibile a seguito dell'esecuzione dell'intervento progettato dovesse essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività da presentare allo sportello unico competente di cui all'articolo 5 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, per i successivi adempimenti;

   il decreto del Ministro delle infrastrutture 9 gennaio 2020, n. 24, ha modificato tale impostazione prevedendo che tale progetto debba essere allegato alla segnalazione certificata di inizio attività o alla richiesta di permesso di costruire al momento della presentazione allo sportello unico, «tempestivamente e comunque prima dell'inizio dei lavori». La riformulazione sostituisce altresì l'allegato B al decreto, contenente il modello di asseverazione;

   la Circolare dell'Agenzia delle entrate (ADE) n. 19/E dell'8 luglio 2020, chiarisce che «per l'accesso alle detrazioni occorre che la predetta asseverazione sia presentata contestualmente al titolo abilitativo urbanistico... Pertanto, un'asseverazione tardiva, in quanto non conforme alle citate disposizioni, non consente l'accesso alla detrazione»;

   sostanzialmente, in base alla lettura data dall'ADE, il requisito della contestualità della presentazione dell'allegato B) parrebbe escludere dal beneficio del sisma bonus tutte le richieste di permesso di costruire presentate senza contestuale redazione dell'allegato B, com'era consentito fare fino alla data di entrata in vigore del decreto n. 24 del 2020 –:

   se non si ritenga opportuno, al fine di non ingenerare disparità di trattamento derivanti delle modifiche normative intercorse, emanare disposizioni interpretative volte a consentire che per le istanze di accesso al beneficio del sisma bonus presentate tra il 2017 e il gennaio 2020, sia considerata contestuale la trasmissione dell'allegato B) del decreto del Ministro delle infrastrutture 9 gennaio 2020, n. 24 anche nei casi in cui sia stata presentata successivamente all'istanza di richiesta di permesso di costruire, ma comunque entro l'inizio dei lavori.
(3-00166)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GEBHARD e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, al comma 4 ha stabilito che dal 1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa, in ogni caso, essere inferiore a 2.500 euro, aumentando la soglia minima dei canoni demaniali marittimi da 362,90 a 2.500 euro;

   tale importo è stato aumentato lo scorso anno a 2.698,75 euro e, in base a quanto riportato nella circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto n. 321 del 30 dicembre 2022, l'adeguamento delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime, ovvero l'aggiornamento delle stesse per l'anno 2023, è stato fissato nella misura di più 25,15 per cento, portandolo a 3.377,50 euro;

   sono molte le piccole categorie colpite da questa variazione ed è importante specificare che il canone minimo viene corrisposto, in moltissimi casi, per utilizzazioni di carattere pubblico e collettivo e per attività espletate sul demanio marittimo senza finalità lucrative. Inoltre, spesso sono le amministrazioni comunali a essere titolari di concessioni per l'utilizzo di beni di pubblica utilità, sostenendo gli oneri di manutenzione per la sicurezza e l'incolumità, nonché le spese relative al canone, aumentato esponenzialmente, senza, tuttavia, alcun ritorno economico dall'utilizzo di questi beni;

   la sopra citata norma, riferita alla soglia minima, è stata modificata dal decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, che ha aperto ad una distinzione delle finalità e previsto che, unicamente per l'anno 2021 e con riferimento a determinate attività, specificate nel testo e senza fini di lucro, l'importo annuo del canone demaniale non potesse essere inferiore a euro 500 –:

   se, alla luce di quanto premesso e valutato il grave impatto determinato dall'innalzamento sproporzionato del canone (più 25,15 per cento), intenda adottare con urgenza le iniziative di competenza affinché la rideterminazione della soglia minima, già prevista per l'anno 2021, venga consolidata e diventi strutturale, cosicché l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti non possa essere inferiore a euro 500.
(5-00371)


   DE BERTOLDI, CONGEDO, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU e TESTA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un incontro svolto il 2 febbraio 2023, il Consiglio nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili ha illustrato una serie di proposte legislative finalizzate a migliorare il rapporto tra fisco e contribuente, con riferimento agli adempimenti annuali previsti, comunicativi e dichiarativi;

   al riguardo i professionisti, guidati dal presidente Elbano de Nuccio, hanno evidenziato come per i mesi di giugno, luglio e agosto, essendo ormai da anni dedicati al principale adempimento su cui si fonda il sistema delle entrate in materia di imposte sui redditi (ovvero l'autodichiarazione) e in considerazione che tale periodo dell'anno, risulta decisamente marcato dal punto di vista degli impegni finanziari, sia necessario una moratoria estiva, ovvero la sospensione degli invii da parte dell'Agenzia entrate-riscossione delle richieste derivanti da controllo formale ed automatizzato (ex articoli 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973);

   la predetta sospensione dei cosiddetti «inviti alla compliance», cui affiancare anche un intervento normativo volto a prorogare al giorno 10 di settembre il termine di versamento delle imposte e dei contributi previdenziali (attualmente previsto al 20 agosto), costituiscono ad avviso del Cndcec delle misure condivisibili e di buon senso, che non creano problemi di gettito e contribuirebbero fra l'altro, in maniera fattiva, a rendere più sereno il rapporto tra l'amministrazione finanziaria, i contribuenti, gli stessi commercialisti e i consulenti che li assistono;

   a tal fine, gli interroganti evidenziano come le suesposte osservazioni rientrano all'interno di un intervento svolto da parte del Vice Ministro interrogato Maurizio Leo nel corso dell'edizione 2023 di Telefisco del Sole240re, in cui ha sostenuto come nel prossimo mese di agosto sarà effettivamente prevista una sorta di moratoria estiva per gli avvisi, i versamenti e le richieste di documenti, considerato che il mese di agosto deve rappresentare un periodo dell'anno di tranquillità per tutti, sia per i contribuenti che per i professionisti –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare nelle prossime iniziative normative l'introduzione da parte dell'Agenzia delle entrate di interventi volti a sospendere gli invii per i mesi di giugno, luglio e agosto di ciascun anno di richieste derivanti da controllo formale ed automatizzato (ex articoli 36-bis e 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973), cosiddetti, «inviti alla compliance» e, in generale, di tutti gli atti di riscossione per i quali non sussistono problematiche di decadenza.
(5-00372)


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il tema delle accise sui carburanti, al centro del dibattito politico-economico degli ultimi mesi, richiama suggestive ipotesi di riforma dell'attuale tassazione della Rc-Auto anche alla luce di un interessante studio condotto dall'Ivass che contemplerebbe una possibile defiscalizzazione delle polizze assicurative;

   in Italia, il costo della copertura assicurativa dei veicoli per i danni verso terzi, sconta due ordini di problemi: un livello medio elevato, in particolare nel confronto internazionale, e una elevata variabilità territoriale, a scapito soprattutto delle province meridionali;

   la proposta, che consiste nella defiscalizzazione del premio della Rc-auto e nella trasformazione della relativa imposta, a parità di gettito, in un'accisa sui carburanti, permetterebbe agli automobilisti di risparmiare e di ridurre il numero delle auto circolanti senza copertura assicurativa a causa degli inaccessibili importi dei premi richiesti dalle compagnie assicurative;

   il lavoro dell'Ivass analizza le componenti fiscali e parafiscali presenti nell'assicurazione Rc-auto ed esamina il loro trasferimento, a parità di gettito, dal premio di polizza al consumo di carburante, passaggio che secondo l'Istituto comporterebbe i seguenti vantaggi:

    il premio medio verrebbe ridotto di un importo pari alla percentuale, circa 18,5 per cento dell'importo delle due componenti fiscali (imposta sulle assicurazioni e contributo fondo vittime della strada) a fronte di un aumento del prezzo alla pompa della benzina di circa il 4,5 per cento ed un effetto netto pressoché nullo sul livello generale dei prezzi;

    l'imposta non sarebbe più proporzionale al livello del premio e delle sue determinanti ma al consumo di carburante e all'utilizzo di strade e infrastrutture per la circolazione;

    le aree provinciali ad alto premio ma basso consumo di carburante, presenti soprattutto al Sud, beneficerebbero non solo di un minor prezzo delle polizze ma anche di un minor carico fiscale, viceversa per le aree a basso premio e alto consumo;

    l'imposta graverebbe anche sugli evasori assicurativi e sui veicoli che pur presenti stabilmente in Italia risultano immatricolati (e quindi assicurati) all'estero, in violazione delle norme vigenti, con conseguente sgravio sugli altri automobilisti;

    la defiscalizzazione del premio renderebbe concretamente esercitabile il diritto di recesso nei contratti Rc-auto stipulati «a distanza»;

    la nuova imposta avrebbe le caratteristiche di una carbon tax, con incentivi alla riduzione delle emissioni di Co2 e all'uso delle energie rinnovabili –:

   come valuti la proposta riportata in premessa e se la ritenga realizzabile nell'ambito di una più generale riforma del sistema impositivo italiano.
(5-00373)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e MIELE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a norma dell'articolo 2, comma 3, lettera a) del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, ai fini del trattamento Iva non sono considerate cessioni di beni le cessioni che hanno per oggetto denaro o crediti in denaro;

   con la risposta a interpello n. 81 del 19 gennaio 2023 l'Agenzia delle entrate è intervenuta in merito al regime Iva dei finanziamenti pubblici erogati al «soggetto attuatore» degli interventi di manutenzione per la messa in sicurezza del sistema idrico regionale;

   in particolare, l'Agenzia ha ritenuto che i finanziamenti in esame debbano essere esclusi dal campo di applicazione dell'Iva, ai sensi del succitato articolo 2, comma 3, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, trattandosi di contributi a fondo perduto destinati ex lege alla realizzazione di interventi strategici su opere di interesse pubblico, riconosciuti in assenza di specifica controprestazione da parte del soggetto attuatore;

   giova ricordare, come esplicitato anche nel già citato interpello, che le somme erogate sotto forma di contributi/finanziamenti pubblici «possono assumere rilevanza, ai fini Iva, se corrisposte a fronte di un'obbligazione di dare, di fare, di non fare ovvero di permettere, ossia quando si è in presenza di un rapporto obbligatorio a prestazioni corrispettive. Nell'ambito di un rapporto sinallagmatico, infatti, i contributi costituiscono la controprestazione (rectius, il corrispettivo) dell'attività svolta dal soggetto beneficiario»;

   tuttavia, risultano all'interrogante discordanti pareri delle direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate proprio in merito all'applicazione della disposizione premessa –:

   se, in coerenza con quanto ritenuto dall'amministrazione finanziaria nell'interpello n. 81 del 2023, i finanziamenti pubblici erogati al «soggetto attuatore» per gli interventi di manutenzione siano esclusi dal campo di applicazione dell'Iva, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera a), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972.
(5-00374)


   DE PALMA e RUBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze.— Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 695, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, il «Fondo per il contrasto al consumo di suolo» con l'assegnazione di uno stanziamento complessivo di 160 milioni di euro per gli anni 2023-2027: 10 milioni di euro nel 2023; 20 milioni di euro nel 2024; 30 milioni di euro nel 2025; 50 milioni di euro in ciascuno degli anni 2026 e 2027;

   tale Fondo è finalizzato a consentire la programmazione e il finanziamento di interventi per la rinaturalizzazione di suoli degradati o in via di degrado in ambito urbano e periurbano;

   il successivo comma 696 demanda a un decreto del Ministro dell'ambiente; e della sicurezza energetica, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'economia e delle finanze, la definizione dei criteri per il riparto del fondo a favore delle regioni e delle provini autonome, delle modalità di monitoraggio e delle modalità di revoca delle risorse assegnate;

   nell'ottica della finalità del Fondo sarebbe utile istituire un'imposta di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa e agevolata a favore di imprese di costruzione e ristrutturazione immobiliare che, in caso di acquisto di interi fabbricati provvedano negli anni successivi alla demolizione e ricostruzione degli stessi anche con variazione volumetrica rispetto al fabbricato preesistente e procedano alla successiva alienazione dei nuovi fabbricati, pure se suddivisi in più unità immobiliari;

   tale agevolazione consentirebbe un processo di rigenerazione urbana tramite interventi di sostituzione edilizia, preservando il consumo di suolo;

   analoghi incentivi per la valorizzazione edilizia sono stati introdotti, fino al 31 dicembre 2021, dall'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge n. 58 del 2019;

   la norma agevolativa inoltre, completerebbe l'articolo 1. comma 76, della citata legge n. 197 del 2022, che, al fine di favorire la ripresa del mercato mobiliare, consente di detrarre dall'Irpef il 50 per cento dell'Iva versata per l'acquisto entro il 31 dicembre 2023 di immobili residenziali di classe energetica A o B, ceduti dalle imprese costruttrici degli immobili stessi –:

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative al fine di introdurre l'imposta di registro, ipotecaria e catastale agevolata citata in premessa.
(5-00375)


   FENU, CAPPELLETTI, RAFFA, ALIFANO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) al fine di indennizzare il pregiudizio subìto dai risparmiatori da parte di banche e controllate con sede legale in Italia, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018;

   al fondo, gestito da Consap Spa, è stata assegnata una dotazione iniziale di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, per un totale di 1.575 milioni di euro;

   la misura dell'indennizzo, fissata dalla legge, è commisurata in generale al 30 per cento del costo di acquisto delle azioni – e al 95 per cento per le obbligazioni subordinate – emesse dalle banche, entro il limite massimo complessivo di 100.000 euro per ciascun risparmiatore;

   la percentuale del 30 per cento può essere incrementata, comunque entro il limite massimo complessivo, qualora in ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021 le somme complessivamente erogate per l'indennizzo secondo il piano di riparto siano inferiori alla previsione di spesa dell'esercizio finanziario, nel pieno rispetto dei limiti di spesa, della dotazione finanziaria del Fir e fino al suo esaurimento;

   a oggi, tuttavia, risulterebbe che non tutti i risparmiatori che hanno inviato domanda di accesso al fondo abbiano effettivamente ottenuto l'indennizzo. Delle 144.245 domande di accesso al Fir, infatti, circa 4.000 risulterebbero ancora in fase di istruttoria. Inoltre, non pochi risparmiatori avrebbero commesso meri errori materiali nelle domande di accesso non venendo, per ciò solo, ammessi alle prestazioni del Fir ovvero ottenendo un indennizzo inferiore rispetto a quanto previsto per legge;

   anche per tale motivi, risulta agli interroganti che la dotazione iniziale pari a complessivi 1.575 milioni di euro sia stata utilizzata solo in parte, residuando, ad oggi, la somma di circa 500 milioni di euro –:

   se intenda adottare iniziative finalizzate a redistribuire agli aventi diritto il residuo di stanziamento sul Fondo, che ad oggi ammonterebbe a circa 500 milioni, così incrementando la percentuale degli indennizzi, conformemente con quanto previsto dalla legge 30 dicembre 2018 n. 145, articolo 1, commi 496 e 497.
(5-00376)


   D'ALFONSO e MEROLA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del cosiddetto decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34 riconosce per le spese la possibilità generalizzata di optare, in luogo della fruizione diretta della detrazione per interventi in materia edilizia ed energetica, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante. Con la legge di bilancio 2022 tale misura viene estesa fino al 31 dicembre 2025, relativamente alle spese agevolabili con il superbonus (interventi trainanti e trainati), per le altre agevolazioni edilizie, l'opportunità è prevista fino al 2024;

   secondo quanto riportato da una ricerca del Cresme, nel 2022 gli investimenti asseverati in superbonus, pari allo 2,5 per cento del Pil hanno generato il 22 per cento della crescita dell'economia italiana e lasciato al 2023 14 miliardi di euro di contributo alla crescita;

   il Censis certifica che i 55 miliardi di euro investiti dallo Stato fino ad oggi per il superbonus hanno attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro, coinvolgendo 900 mila unità di lavoro tra comparto dell'edilizia e settori collegati;

   con l'annuncio di Poste italiane che dal 7 novembre 2022 sospende l'acquisizione dei crediti derivanti da bonus edilizi si è acuito sempre di più il grave problema dell'impossibilità per le imprese e per i tecnici di scontare i crediti accumulati nei rispettivi cassetti fiscali;

   secondo un'analisi del Centro studi di Unimpresa il nuovo blocco del sistema superbonus corre il pericolo di generare una crisi di liquidità per decine di migliaia di aziende italiane e di fermare una parte rilevante di cantieri edilizi che correrebbe il rischio di sfociare in forme illegali di approvvigionamento di denaro a rischio usura;

   la problematica della sospensione dell'acquisto di crediti derivanti da bonus fiscali che investe circa 40 mila imprese e 150 mila lavoratori (dati Confapi), oltre a generare una fuga dai condomini di società anche molto grandi, che per tale motivo contribuisco a far saltare progetti e ritardi nell'avvio dei lavori, può generare fallimenti di imprese, licenziamenti e crescente disoccupazione –:

   come intenda, per quanto di competenza, intervenire per contrastare il blocco prodotto nel sistema di cessione del credito affinché venga risolto in modo definitivo e venga in tal modo dato respiro ad imprese e professionisti della filiera alle prese con una pesante crisi di liquidità generata dall'impossibilità di cedere i crediti derivanti dai bonus edilizi.
(5-00377)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, PANIZZUT, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, riconosce una maggiorazione dell'assegno unico e universale fino a «30 euro mensili» per «ciascun figlio minore» nel caso in cui «entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro»;

   la maggiorazione di cui alla disposizione sopra citata spetta in misura piena – quindi, 30 euro mensili per ciascun figlio minore – in caso di indicatore della situazione economica equivalente (Isee) pari o inferiore a 15.000 euro, mentre per i livelli di Isee superiori si riduce gradualmente fino ad annullarsi in corrispondenza di un Isee pari a 40.000 euro;

   secondo la ricostruzione fornita da diversi articoli di stampa, la maggiorazione in oggetto è stata inizialmente riconosciuta dall'Inps anche ai genitori vedovi che, al momento della presentazione della domanda, hanno dichiarato di essere titolari di reddito da lavoro;

   sulla base di questa interpretazione della norma ispirata a criteri di ragionevolezza e buon senso, numerosi nuclei familiari monogenitoriali, per la maggior parte composti da genitori lavoratori vedovi e relativi figli, hanno potuto beneficiare della maggiorazione in oggetto, equiparandosi per identità di ratio la loro situazione a quella prevista dalla disposizione citata, riguardante letteralmente i casi in cui «entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro»;

   a partire dal mese di ottobre 2022, tuttavia, l'Inps avrebbe avviato le procedure per il disconoscimento e il recupero della maggiorazione erogata nei confronti dei nuclei familiari monogenitoriali, portando i relativi importi in compensazione sulle mensilità successive dell'assegno unico che, quindi, hanno subito o stanno subendo decurtazioni, anche in misura consistente;

   a quanto consta, ad essere interessati dal conguaglio attualmente in corso sull'assegno unico sono principalmente 1 milione e 82 mila genitori vedovi;

   è di tutta evidenza la necessità di assicurare un adeguato sostegno ai nuclei familiari che si trovano in condizioni di maggiore difficoltà, proseguendo l'azione di perfezionamento della disciplina sull'assegno unico e universale avviata con l'approvazione dell'ultima legge di bilancio –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere la criticità esposta in premessa e ripristinare l'erogazione della maggiorazione, di cui all'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230 del 2021, anche a beneficio dei nuclei familiari monogenitoriali.
(3-00169)


   BICCHIELLI, LUPI, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   in Italia negli ultimi dodici anni si è registrato un progressivo calo delle adozioni internazionali, dovuto a diversi fattori, con un picco negativo toccato nel 2020 a causa della pandemia e delle relative misure sanitarie che hanno limitato/vietato gli spostamenti verso i Paesi di origine dei minori;

   analizzando il fenomeno nel suo complesso, si registra un calo del numero dei conferimenti di incarico agli enti autorizzati da parte delle coppie aspiranti all'adozione che hanno ottenuto il decreto di idoneità;

   tra i fattori di criticità si rilevano i tempi delle procedure, i costi elevati delle adozioni, nonché, in maniera decisiva, le crisi economiche che hanno caratterizzato a più riprese i decenni trascorsi, da ultima quella connessa alla pandemia;

   numerosi bambini rimangono, di fatto, in istituto e all'adozione internazionale vengono destinati sempre più minori «più grandi», con fratrie e/o con patologie, ossia special needs, come definiti dalla Convenzione de L'Aja del 1993 sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale;

   giova evidenziare come tra le cause della crisi delle adozioni, soprattutto in questi ultimi anni, vi sia il rafforzamento di sentimenti nazionalistici che inducono alcuni Paesi, in virtù di un'opzione meramente ideologica, a privilegiare il legame di sangue, nonché ad assumere atteggiamenti contrari all'adozione internazionale, preferendo far rimanere i minori abbandonati all'interno degli istituti fino alla maggiore età;

   stando alle informazioni a disposizione degli interroganti, esisterebbero delle criticità in alcuni Paesi dell'Est europeo e dell'Asia nel portare a compimento le procedure adottive –:

   quale sia la situazione attuale delle adozioni internazionali, con particolare riguardo ai Paesi con cui si riscontrano le maggiori criticità, e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di superare le criticità esposte in premessa e consentire un rilancio delle adozioni internazionali.
(3-00170)


   GADDA, D'ALESSIO, BONETTI, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 7 aprile 2022, n. 32 (cosiddetto Family Act), ha rappresentato una tappa storica con cui il nostro Paese ha intrapreso una riforma strutturale e sistemica delle politiche per la famiglia, mettendo al centro le nuove generazioni e la promozione delle pari opportunità;

   al fine di affermare il valore sociale delle attività educative dei figli, la legge prevede il riconoscimento di agevolazioni fiscali o la messa a disposizione di una somma vincolata per le spese sostenute dalle famiglie, nonché l'introduzione di misure che favoriscano l'individuazione dei servizi offerti alle famiglie, anche da enti del terzo settore;

   più nello specifico, si prevede, da un lato, il rafforzamento dei servizi socio-educativi per l'infanzia e per l'adolescenza su tutto il territorio nazionale; dall'altro, l'introduzione di misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per intero, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi e delle scuole per l'infanzia, secondo i requisiti di accreditamento previsti dalla normativa vigente, nonché mediante l'introduzione di servizi di supporto, anche individuale, presso le rispettive abitazioni per le famiglie con figli di età inferiore a sei anni;

   sono, inoltre, previste misure di sostegno alle famiglie per le spese sostenute per i figli in relazione a viaggi di istruzione, all'iscrizione o all'abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine, nonché alla frequenza di corsi di lingua, arte, teatro e musica;

   per completare l'attuazione delle misure sopra citate è necessario stanziare risorse adeguate, oltre alle coperture previste all'articolo 8 della legge n. 32 del 2022, con particolare riferimento al fondo dell'articolo 1, comma 339, della legge n. 160 del 2019;

   inoltre, non sono state stanziate apposite risorse per i centri estivi, mentre nella XVIII legislatura erano stati destinati a tale scopo ai comuni 150 milioni di euro nel 2020 e nel 2021 e 58 milioni di euro per il 2022 per il finanziamento di iniziative in collaborazione con enti pubblici e privati;

   al Senato, nel corso dell'esame in Commissione del «decreto milleproroghe», è stato approvato un emendamento proposto dal gruppo di Azione-Italia Viva che proroga di ulteriori 12 mesi (fino al 12 maggio 2024) il termine per esercitare le deleghe recate dal Family Act –:

   in che tempi si intendano emanare i decreti attuativi del Family Act, con particolare riferimento all'articolo 2 della legge n. 32 del 2022, recante misure di sostegno all'educazione dei figli, e, in attesa di tali decreti, se si intenda rifinanziare anche per l'anno 2023 le attività educative e i centri estivi promossi dai comuni con il terzo settore.
(3-00171)


   POLIDORI, CATTANEO, DEBORAH BERGAMINI e MARROCCO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati del Ministero dell'interno raccolti dal servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale, tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022 in Italia si sono registrati 300 omicidi, con 120 vittime donne. 97 di loro sono state uccise in ambito familiare o affettivo;

   di queste, 57 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner; numeri ancora allarmanti che hanno bisogno della massima attenzione da parte delle istituzioni al fine di assicurare il miglior contributo in termini di prevenzione, di indagine e d'informazione affinché le donne siano finalmente libere da stereotipi e violenze, ma anche perché gli uomini si facciano carico di un problema che li coinvolge come figli, compagni, padri, amici e colleghi;

   nonostante l'impegno quotidiano delle forze di polizia e dell'autorità giudiziaria, è necessaria una crescita culturale che presuppone un'approfondita conoscenza della dimensione del fenomeno, della sua natura e delle sue tendenze evolutive;

   in questo quadro, il lavoro dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica presieduto dal Ministro interrogato e recentemente convocato assume sempre più un ruolo centrale nell'analisi e nell'approfondimento di quelli che potrebbero essere gli strumenti da utilizzare al fine di mettere in campo un'azione globale che possa arginare i cosiddetti femminicidi;

   giova evidenziare come, accanto all'introduzione da poco più di 3 anni del cosiddetto «codice rosso» (legge 19 luglio 2019, n. 69), che ha introdotto nuove fattispecie di reato e perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime, attraverso specifiche previsioni finalizzate a rendere più celeri le indagini e l'instaurazione del procedimento penale, un ruolo chiave nel contrasto al fenomeno sia rappresentato dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile sulle donne di cui all'articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 –:

   considerate le finalità previste dal predetto piano, quali azioni intenda assumere come prioritarie, anche alla luce della recente convocazione dell'Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica e del comitato tecnico scientifico in seno allo stesso.
(3-00172)


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   anche le più recenti rilevazioni dell'Istat continuano a evidenziare numeri molto preoccupanti con riferimento ai dati sulla natalità nella nostra Nazione: nel 2021, infatti, le nascite della popolazione residente sono state 400.249, ancora 4.500 in meno rispetto al 2020, segnando un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità;

   complessivamente, dal 2008 in Italia le nascite sono diminuite di 176.410 unità, pari al 30,6 per cento, una diminuzione attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, 314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008;

   il calo della natalità rappresenta un fenomeno di rilievo, riconducibile perlopiù all'incertezza economica e lavorativa e alla carenza di servizi alle famiglie, che va contrastato avviando un processo culturale di sensibilizzazione e di riorientamento che metta al centro i bisogni e il benessere delle famiglie e possa combattere la denatalità;

   il gruppo di Fratelli d'Italia considera da sempre il tema del sostegno alla genitorialità una priorità assoluta, che deve essere affrontata culturalmente ma anche attraverso sostegni economici alle famiglie e il potenziamento della rete dei servizi per l'infanzia sui territori, secondo un modello di welfare integrato;

   la legge 29 dicembre 2022, n. 197, legge di bilancio per il 2023, ha già destinato un miliardo e mezzo alle famiglie con l'obiettivo di promuovere la natalità, ma molto ancora rimane da fare per arrestare il calo delle nascite;

   occorre considerare, inoltre, che la crescita demografica è strettamente correlata anche al sistema previdenziale e il calo delle nascite nel lungo periodo rischia di determinare la non sostenibilità economica del sistema pensionistico –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per contrastare l'allarmante fenomeno della denatalità, anche attraverso un sostegno adeguato alle famiglie e il potenziamento della rete dei servizi per l'infanzia.
(3-00173)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nella seduta della Camera del 31 gennaio 2023 il deputato Donzelli, per corroborare alcune sue affermazioni (sulle quali peraltro si esprimerà il cosiddetto giurì d'onore nominato dal Presidente della Camera dei deputati), faceva riferimento a «documenti che sono presenti al Ministero della giustizia, il 28 dicembre 2022», documenti nei quali erano riportati i contenuti di alcune captazioni ambientali fra Alfredo Cospito e altri detenuti;

   sempre nella stessa seduta il deputato Donzelli, prendendo la parola in risposta a diversi interventi, affermava che i documenti a cui aveva fatto riferimento «sono depositati al Ministero della giustizia, consultabili da qualsiasi deputato ... e qualsiasi deputato avrebbe potuto chiedere al Ministero della giustizia di consultare questi documenti, senza alcun segreto»;

   nelle ore successive, come riportato dagli organi di stampa, il Sottosegretario alla Giustizia deputato Delmastro Delle Vedove dichiarava «Non ci sono registrazioni, ci sono relazioni ... Donzelli in qualità di deputato mi ha fatto delle domande specifiche, a cui io ho risposto»;

   nei giorni successivi lo stesso deputato Donzelli ha spiegato di essere entrato nella disponibilità delle captazioni attraverso una scheda di sintesi redatta dal Nucleo investigativo centrale (denominato comunemente N.i.c.);

   il Ministro interrogato ha affermato che le informazioni divulgate erano riportate in un documento che sulla nota di trasmissione della scheda rappresenta una formulazione a dicitura «limitata divulgazione», la quale rappresenterebbe una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza;

   da notizie di stampa si è appreso che, comunque, la Procura di Roma avrebbe aperto un fascicolo, a carico di ignoti, per rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio;

   il 1° febbraio 2023, in qualità di parlamentare, l'interrogante ha presentato al Ministero della giustizia un'istanza per visionare ed estrarre copia del documento sopraccitato;

   6 febbraio 2023 l'interrogante ha ricevuto una comunicazione a firma della Vice Capo di Gabinetto Vicario, nella quale l'istanza è stata riqualificata «ex officio quale atto ascrivibile latu sensu al sindacato ispettivo» ed esitata attraverso la trasmissione di una nota contenente un estratto delle pagine 49, 53 e 54 della scheda sintetica predisposta dal N.i.c. (Nucleo investigativo centrale);

   la nota evidenzia come tale scheda sintetica, come anticipato dal Ministro, non rilevi né disveli contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati e che la dicitura «limitata divulgazione» presente sulla nota di trasmissione della scheda rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza;

   l'interrogante, ritenendo di essere titolare di un interesse rilevante, concreto e attuale alla visione integrale del documento definito «scheda sintetica del N.i.c.» riguardante il detenuto Alfredo Cospito, il 7 febbraio 2023 ha inviato una nuova istanza richiedendo di poter prendere visione per intero del documento, eventualmente epurato dei contenuti sensibili di altri detenuti e/o degli operanti, nonché ulteriori informazioni;

   il medesimo giorno, con una atipica risposta attergata sullo stesso documento inviato dall'interrogante, il Ministero ha risposto di aver già esitato l'istanza;

   l'interrogante ritiene quindi necessario formulare con il presente atto anche le richieste avanzate con l'istanza del 7 febbraio –:

   quali siano i motivi per i quali non è stato trasmesso all'interrogante, come richiesto, l'integrale documento definito «scheda sintetica del N.i.c.», di cui sono stati messi a disposizione solo gli estratti dalle pagine 49, 53 e 54, tanto più che secondo il Ministro interrogato tale documento non può essere considerato coperto da segretezza o riservatezza e che lo stesso o il contenuto dello stesso è stato messo a disposizione da parte del Sottosegretario di Stato Delmastro Delle Vedove al deputato Donzelli, come dagli stessi confermato;

   se, nell'ambito delle valutazioni di competenza richiamate in premessa, si sia tenuto conto della prassi adottata dalla Commissione antimafia la quale, secondo le notizie riportate da alcuni organi di stampa, assoggetterebbe gli atti trasmessi dal Dap, su richiesta dei deputati componenti, alla segretezza;

   se risulti, per quanto di competenza, con quale frequenza il Nucleo investigativo centrale venga incaricato di svolgere indagini su persone in stato di detenzione, quali strumenti di indagine utilizzi, quante relazioni, report o schede di sintesi produca e a quali organi vengano indirizzati, e, in particolare, quali attività, nel caso specifico del detenuto Alfredo Cospito, siano state svolte e quali relazioni, report o schede di sintesi siano stati prodotti;

   in relazione al nucleo cosiddetto di socialità e passeggio del quale il detenuto Alfredo Cospito fa parte, quale organo, ente o soggetto lo abbia composto e sulla base di quali criteri sia avvenuta la selezione;

   se, considerata la specifica ratio sottesa al regime di cui al 41-bis, e quindi la necessità di limitare quanto più possibile i contatti fra l'esterno e il detenuto e viceversa, se ritenga opportuno consentire la divulgazione di informazioni dettagliatissime, che appaiono all'interpellante quali intercettazioni ambientali, circa gli avvenuti contatti fra il detenuto Cospito e altri detenuti affiliati a criminalità organizzata.
(2-00077) «Grimaldi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI e AMATO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa della recente decisione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma di richiedere l'archiviazione delle indagini a carico di Ruben Dos Santos, il poliziotto uruguaiano indagato per l'omicidio di Luca Ventre;

   il drammatico fatto si è verificato il primo gennaio 2021 nella sede dell'ambasciata italiana a Montevideo, in Uruguay, dove Luca Ventre veniva brutalmente ucciso, strangolato dal signor Ruben Don Santos;

   secondo i magistrati procedenti: «Malgrado gli elementi probatori siano idonei a parere di questo ufficio a sostenere il giudizio, la responsabilità dell'indagato per il delitto in esame non risulta, almeno allo stato, nel nostro ordinamento procedibile, per assenza dell'indagato sul territorio nazionale»;

   ove confermata, si tratterebbe di una decisione che appare incoerente con l'approccio mostrato dalla stessa magistratura procedente in casi simili: come denunciato anche dai genitori di Luca Ventre, infatti, si farebbe «fatica a comprendere come per il caso Attanasio e il caso Regeni la Procura di Roma abbia deciso di cercare comunque i presunti colpevoli in giro per il mondo [...] mentre per la vicenda che ci riguarda, assai meno complessa sul piano delle indagini, ci troviamo di fronte a una porta chiusa»;

   tale interpretazione e applicazione della disciplina della competenza per i reati commessi all'estero rende di fatto improcedibile l'azione penale con gravi conseguenze in termini di punibilità nei confronti di responsabili di delitti, anche gravi, come nel caso di specie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative ispettive e se e quali iniziative di carattere normativo ritenga opportuno adottare in materia al fine di evitare che fatti tanto gravi possano rimanere impuniti.
(4-00467)


   MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio del 2022, i presidenti delle province di Rimini e di Pesaro-Urbino, hanno firmato il protocollo ricognitivo che sancisce il momento conclusivo del percorso di distacco dei comuni di Sassofeltrio e Montecopiolo dalla provincia di Pesaro-Urbino e il loro passaggio alla provincia di Rimini, un percorso iniziato due anni fa che giunge al termine con il coinvolgimento attivo in questi mesi degli amministratori, degli uffici delle due province e del commissario straordinario;

   la legge n. 84 del 28 maggio 2021, che ha sancito il distacco dei due comuni dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna nell'ambito della provincia di Rimini, stabiliva infatti che regioni e province provvedessero agli adempimenti attuativi della legge di rispettiva competenza anche mediante accordi per garantire continuità nelle prestazioni e nell'erogazione dei servizi. Le due province hanno condiviso i criteri di indirizzo per perfezionare il passaggio delle competenze con la massima semplificazione delle procedure, concordando un documento d'intesa, il Protocollo ricognitivo delle azioni adottate e di intesa su quelle eventuali da adottare per il distacco sottoscritto, che individua tutte le procedure specifiche, dagli adempimenti per l'attuazione del processo di aggregazione al trasferimento dei beni, dagli atti e affari amministrativi pendenti al subentro nei contratti in essere, dalla gestione del servizio di sgombero neve e trattamento antighiaccio per la stagione invernale alla definizione degli aspetti finanziari;

   all'interrogante preme evidenziare che, a oggi, la competenza nel settore giustizia non risulta ancora stata completata e i territori dipendono ancora rispettivamente dai tribunali di Pesaro e Urbino, costringendo, ancora oggi, i cittadini di Montecopiolo e Sassofeltrio ad andare a difendersi o ad agire in un tribunale diverso da quello che dovrebbe essere competente a decidere;

   occorre adottare ogni iniziativa affinché questa situazione possa risolversi nel più breve tempo possibile;

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e come intenda adoperarsi con ogni iniziativa utile volta a modificare i circondari dei tribunali di Pesaro e Rimini e all'adeguamento degli organici degli uffici giudiziari di Pesaro e Rimini.
(4-00471)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Frigole è una località turistica balneare del Salento, frazione del comune di Lecce, in cui risiedono circa 1.500 abitanti;

   questa comunità, economicamente vivace e ricca di attività commerciali, oltre che una scuola elementare e un centro di ricerca universitaria, è stata di recente colpita dalla decisione di Poste italiane di chiudere il locale ufficio postale;

   l'ufficio delle poste, importantissimo presidio per una serie di servizi pubblici e punto di riferimento per l'assolvimento di numerose incombenze quotidiane, era presente da più di 50 anni;

   oggi questa comunità chiede all'unanimità la riapertura della sede di Poste italiane, soprattutto perché il più vicino ufficio postale è a Lecce, a ben 12 chilometri di distanza, rendendo difficile, se non impossibile, per gli anziani recarvisi in autonomia;

   a ciò, si aggiunga che, soprattutto nei mesi invernali, Frigole soffre maggiormente l'isolamento e la distanza dagli altri centri abitati. –:

   se intendano, per quanto di competenza, intraprendere le opportune iniziative per la riapertura dell'ufficio postale di Frigole.
(4-00472)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali per sapere – Per sapere premesso che:

   stando a quanto si riporta nella sezione «Open data» del sito Inail, in cui sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all'istituto entro il mese di dicembre 2022, le denunce di infortunio sul lavoro presentate entro lo scorso dicembre sono state 697.773 ovvero in aumento del 25,7 per cento rispetto al 2021;

   i dati rilevati al 31 dicembre di ciascun anno evidenziano, un incremento nel 2022 rispetto al 2021, sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0 per cento), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l'abitazione e il posto di lavoro (+11,9 per cento);

   si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori, in particolare nella sanità e assistenza sociale (+113,1 per cento), nel trasporto e magazzinaggio (+79,3 per cento), nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+55,2 per cento) e nell'amministrazione pubblica, che comprende le attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (+54,8 per cento);

   l'analisi territoriale evidenzia poi un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+37,3 per cento), seguito da Isole (+33,2 per cento), Nord-Ovest (+30,4 per cento), Centro (+29,4 per cento) e Nord-Est (+13,3 per cento). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+68,9 per cento), la Liguria (+49,0 per cento) e il Lazio (+45,4 per cento);

   i dati citati sono sconcertanti e denunciano chiaramente una situazione allarmante per il livello di crescente «insicurezza» nel lavoro tale per cui la recente notizia della scomparsa di quattro lavoratori nei porti di Civitavecchia, Trieste, alla Tpl Linea di Savona e presso gli scavi per il terzo valico non sorprende affatto. Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'Inail entro lo scorso mese di dicembre sono state ben 1.090, dato da leggere con attenzione e incrociandolo a quello che registra un decremento delle denunce stesse nel periodo di tempo;

   il decreto legislativo n. 81 del 2008, recante norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, all'articolo 3, comma 2, prevede l'adozione di decreti finalizzati a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento tra la disciplina recata dal medesimo decreto legislativo e la normativa speciale relativa alle attività lavorative a bordo delle navi, a quelle in ambito portuale e a quelle concernenti il trasporto ferroviario. Tale termine, fissato in dodici mesi, è stato più volte prorogato, in quanto con lo strumento regolamentare non è risultato possibile operare il prescritto raccordo tra la normativa generale e quella speciale afferente ai singoli settori che richiedeva necessariamente l'individuazione di nuove e autonome fattispecie anche penalmente rilevanti, da operare necessariamente con una norma primaria;

   con l'ultima proroga il termine è scaduto nel 2012 e i tentativi di presentare ulteriori emendamenti di proroga di tale termine non hanno, avuto felice esito;

   decorso il suddetto termine per l'emanazione dei regolamenti di coordinamento, per espressa previsione del decreto legislativo n. 81 del 2008, sarebbero state abrogate le relative discipline speciali di settore, con conseguente vuoto normativo derivante dall'assenza di una disciplina per i tre settori menzionati, in considerazione del fatto che lo stesso decreto legislativo n. 81 del 2008 esclude in modo esplicito l'applicabilità di alcuni suoi titoli, come ad esempio quello sui «luoghi di lavoro», ai mezzi di trasporto;

   con la modifica introdotta nell'ordinamento con l'articolo 1 della legge 12 luglio 2012, n. 101, concernente conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese, è stata mantenuta in essere la disciplina fino all'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, e successive modificazioni;

   si tratta di settori con spiccate specificità che necessitano di un intervento sezionale con necessità di definizione e standard peculiari che non consentono di essere ricondotti sempre alla disciplina di settore e sono passati ormai 12 anni dall'entrata in vigore del testo unico senza che i settori suindicati siano stati disciplinati;

   grazie a una proposta emendativa del Movimento 5 stelle alla legge di bilancio 2023, è previsto il «Fondo sicurezza lavoro portuale», istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con tre milioni di euro destinati alle imprese del porto che investiranno in sicurezza sul lavoro dal 2023 al 2026. Il fondo è destinato ad:

    agevolare il conseguimento o il rinnovo della patente e le abilitazioni professionali per la guida dei veicoli destinati al trasporto e alla movimentazione di persone e merci nell'area portuale riconoscendo un «buono portuale» per ciascun dipendente;

    sviluppare modelli di organizzazione e gestione della sicurezza sul lavoro grazie a un «buono portuale» di 10.000 euro per ciascuna impresa che intraprenderà il percorso di adozione;

    incentivare azioni di riqualificazione del personale attraverso modelli di formazione e di riqualificazione del personale nella direzione della digitalizzazione e dei processi di automazione tramite un «buono portuale» di 50.000 euro per ciascuna impresa che erogherà la formazione –:

   quali iniziative si intenda assumere al fine di sostenere la sicurezza sul lavoro nei settori di cui in premessa;

   quando si intenda dare attuazione all'articolo 3 del citato decreto legislativo n. 81 del 2008 adottando le norme ivi previste in materia di sicurezza dei lavoratori del porto, delle navi e del trasporto ferroviario;

   quando si intenda emanare il decreto attuativo previsto all'articolo 1, comma 472 del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023, al fine di incentivare la qualificazione del lavoro portuale.
(2-00076) «Traversi, Aiello, Iaria, Cantone, Fede, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Alifano, Fenu, Lovecchio, Raffa, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Bruno, Scerra, Scutellà, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Amato, Caso, Cherchi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI, FOSSI e FURFARO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   il 29 giugno 2009 presso la stazione ferroviaria di Viareggio la rottura di un assile di uno dei 14 carri cisterna del convoglio contenente Gpl provocò un'esplosione che causò la morte di 32 persone ed oltre 100 feriti;

   si tratta di uno dei più gravi incidenti ferroviari registrati in Europa, causato dalla manutenzione del tutto inadeguata del carro merci, per cui sono stati condannati in via definitiva 11 dirigenti di Ferrovie dello Stato per disastro ferroviario colposo;

   sarebbe stato infatti possibile evitare la strage, secondo la Cassazione, con una corretta manutenzione del carro, che invece sarebbe stata omessa in modo sistematico;

   nel pomeriggio di venerdì 3 febbraio 2023 alla stazione di Viareggio un treno carico di Gpl si sarebbe fermato per un principio d'incendio. La causa, secondo la stampa, sarebbe stata causata da un difetto all'impianto frenante che avrebbe bloccato le ruote del treno merci. A quel punto il personale ferroviario avrebbe chiamato i vigili del fuoco di Viareggio. Il treno sarebbe quindi rimasto fermo a lungo alla stazione per permettere le operazioni di spegnimento dell'incendio e di raffreddamento dei freni;

   tale incendio, pur non causando alcuna conseguenza diretta a parte un ritardo della circolazione ferroviaria locale, avrebbe comunque allarmato la popolazione memore della strage di 14 anni prima;

   va segnalato in questo contesto che non sarebbe la prima volta che sulla linea costiera si verificano episodi del genere. Il 22 ottobre del 2021 accadde infatti alla stazione di Sarzana. Anche in quel caso si trattò di un surriscaldamento dell'impianto frenante e i vigili del fuoco spensero il rogo;

   sempre sulla stampa è stato segnalato che dalla strage del 2009, e soltanto per una «cortesia istituzionale», fu deciso che a Viareggio i treni merci potessero transitare ad una velocità massima di 60 chilometri orari; cosa che non accade nel resto d'Italia dove l'incidente di venerdì 3 febbraio 2023 avrebbe potuto causare conseguenze gravissime;

   per il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro si è trattato di «un fatto gravissimo che richiama alla mente scenari ben peggiori. Abbiamo chiesto più volte in questi anni la costituzione di un osservatorio con sede a Viareggio riguardo al transito delle merci pericolose sui binari ma ad oggi non abbiamo avuto risposta. Torneremo a parlare con il ministero perché la prevenzione e la sicurezza dei cittadini, dei passeggeri e di chi ogni giorno lavora sui binari, devono essere messi al primo posto»;

   Marco Piagentini, referente della onlus «Il Mondo che vorrei» che riunisce i familiari delle vittime della strage del 29 giugno 2009, ha dichiarato di «aver spesso denunciato che i pattini dei freni di questi treni sono difettosi. È successo in altre città e abbiamo sfiorato un'altra tragedia»;

   soltanto nel corso del 2022 il Comitato macchinisti cargo ha indotto sette scioperi per denunciare le attuali criticità sulla sicurezza chiedendo a Trenitalia maggiori investimenti tecnologici capaci di limitare i margini di errore umano;

   secondo i dati resi noti dall'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Anfisa), vigilato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo scorso anno sono stati controllati 400 treni merci con lo stesso sistema frenante del convoglio fermato il 3 febbraio 2023. Anfisa ha inoltre spiegato che tale episodio «fa parte di una casistica di eventi connessi a problemi al sistema frenante dei veicoli merci che vedono sempre interessare le “suole” dei treni realizzate in materiale composito denominate LL introdotte a livello europeo per abbassare il rumore»;

   nel mese di febbraio 2021, Anfisa ha sollevato la questione sia in sede nazionale, richiedendo agli operatori come misura immediata di abbassare la velocità di marcia, sia in sede comunitaria sollecitando Era (Agenzia europea per la sicurezza delle Ferrovie) che ha avviato una procedura d'urgenza;

   dal 2014 sono inoltre in vigore norme comunitarie che obbligano a tracciare manutenzione e veicoli europei e dal 2009 è stata istituita per tale settore una task force Ue –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di garantire che il trasporto ferroviario delle merci, ed in particolare di quelle infiammabili, sia compatibile con la sicurezza pubblica e dei lavoratori coinvolti.
(5-00369)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i titoli di capitano di lungo corso e di capitano di macchina erano titoli professionali marittimi previsti dal codice della navigazione, essi insieme ad altri, costituivano parte di quanto contenuto nell'articolo 123 del detto codice della navigazione (regio decreto 30 marzo 1942, n. 327);

   i requisiti per il conferimento dei titoli in parola e gli apici professionali verso i quali i possessori degli stessi potevano indirizzarsi, erano chiaramente indicati negli articoli 248 e 266 del Regolamento per l'esecuzione del codice della navigazione (decreto del Presidente della Repubblica n. 328 del 15 febbraio 1952);

   dal 1984 ed a tutt'oggi, in ottemperanza ai contenuti della Convenzione internazionale IMO sugli «Standard di Addestramento, Abilitazione e Tenuta della guardia dei Marittimi 1978», per l'assunzione del comando di nave senza limiti di stazza e per l'assunzione della direzione di macchina senza limiti di potenza, viene rilasciato d'ufficio, dall'Autorità marittima italiana, un certificato di competenza usualmente chiamato «CoC»;

   il decreto-legge 30 dicembre 1997, n. 457 (in Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 1997, n. 303) convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 1998, n. 30 (in Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 1998, n. 49) ha disposto con l'articolo 7, comma 1-bis la modifica dell'articolo 123, commi 1 e 2, del regio decreto 30 marzo 1942, n. 327;

   il decreto legislativo 7 luglio 2011, n. 136 ha abrogato la quasi totalità dei capi quarto e quinto del regolamento per l'esecuzione del codice della navigazione;

   il combinato disposto dei due interventi normativi ha cancellato – dunque – il titolo di capitano di lungo corso e quello di capitano di macchina;

   attualmente, la qualifica di comandante su navi di stazza lorda pari o superiore a 3.000 GT e la qualifica di direttore di macchina su nave con macchinario per la propulsione principale di 3.000 kW di potenza o maggiore, può essere assunta da marittimi in possesso dei certificati di competenza (CoC) previsti dalla IMO STCW/78 nella sua versione aggiornata. Per quanto sopra, i Capitani di lungo corso ed i Capitani di macchina e quanti erano contemplati ed inclusi nei cancellati contenuti dell'articolo 123 del codice della navigazione, hanno subito l'ingiustificabile, inammissibile, inaspettata e imprevedibile perdita di un titolo professionale che, oltre ad avere un alto valore professionale, aveva un suo valore storico da elevare al massimo livello la dignità di chi ne era in possesso. Quei professionisti del mare, oggi, a norma di quanto accaduto e sopra descritto, sono stati immeritatamente ridotti alla più generica qualifica di marittimi. Negli altri paesi marinari, ciò non è avvenuto, esiste sicuramente il Certificato di competenza rilasciato in ottemperanza a quanto previsto dalla Convenzione STCW/78 nella sua versione aggiornata, ma anche il titolo professionale che riconosce il giusto livello dignità e il giusto livello di una particolare e distinta professionalità a quei lavoratori di alto profilo professionale nautico e tecnico che rientrano nella categoria degli appartenenti agli Stati Maggiori delle navi mercantili. Per quanto sofferto e subito dagli ufficiali italiani, si richiederebbe il ripristino dei contenuti dell'articolo 123 del codice della navigazione, nella versione antecedente alla data dell'entrata in vigore della legge 27 febbraio 1998, n. 30 (Gazzetta Ufficiale del 28 febbraio 1998, n. 49), riconoscendo, alla presenza dei certificati di competenza (CoC) previsti dalla STCW/78 nella sua versione aggiornata, i titoli professionali che senza nessun comprensibile motivo furono inaspettatamente cancellati;

   pare necessario e auspicabile un allineamento dell'Italia a quanto avviene in tanti altri Paesi di antica e consolidata tradizione marinara –:

   quale sia la posizione del Governo in merito alla vicenda in esame e se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative per una modifica della disciplina al fine di ripristinare il titolo professionale di capitano di lungo corso e il titolo di capitano di macchina, per ridare la giusta dignità e maggiori opportunità di inserimento a chi opera in un comparto tanto importante per il nostro Paese.
(4-00465)


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Vernante, i suoi cittadini e i quotidiani locali registrano code lunghe diverse chilometri sul tratto della statale 20 nei pressi del comune, specialmente durante il fine settimana;

   i disagi sono causati dalla presenza di un semaforo intelligente, necessario a garantire l'attraversamento pedonale all'altezza di piazza Vermenagna;

   il sindaco del comune di Vernante, Gian Piero Dalmasso, ha denunciato pubblicamente i molteplici episodi di pericolo e di mancato incidente in corrispondenza degli attraversamenti pedonali, o per gli automobilisti che provenendo dalla strada provinciale si innestano nella statale 20, e ha espresso preoccupazione per la, pur auspicata, riapertura del Colle di Tenda per via del conseguente incremento del traffico e dunque dell'aumento delle problematiche connesse;

   durante la via crucis del 6 aprile 2012, a causa delle problematiche sopra citate, sono decedute due persone e una decina di cittadini sono rimasti feriti;

   già nel 2005 l'Anas aveva effettuato uno studio di fattibilità per la realizzazione di due rotonde agli ingressi Nord e Sud del paese per rallentare la velocità e mettere in sicurezza il tratto di strada –:

   quali iniziative di competenza il Ministero intenda adottare, in tempi brevi, per garantire e conservare l'incolumità e la sicurezza dei cittadini e degli automobilisti che quotidianamente percorrono o attraversano la strada statale 20.
(4-00470)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il permesso di soggiorno costituisce il titolo che autorizza la presenza dello straniero sul territorio dello Stato italiano e ne documenta la regolarità;

   il permesso di soggiorno consente di svolgere le attività indicate nel permesso stesso, autorizza l'accesso ai diritti e ai servizi riconosciuti agli stranieri, nonché l'iscrizione nelle liste anagrafiche ed il conseguente rilascio della carta di identità e del codice fiscale, con il quale si può richiedere l'assistenza sanitaria, aprire un conto corrente bancario, ed altro;

   la domanda per richiedere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno va presentata all'Ufficio immigrazione della Questura individuata con riferimento al luogo di residenza dello straniero;

   chi è già in Italia e ha il permesso di soggiorno in scadenza deve chiederne il rinnovo al Questore della provincia in cui dimora almeno 60 giorni prima della scadenza;

   da recenti segnalazioni e notizie a mezzo stampa si apprende di ritardi nel disbrigo delle pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno e di quelle relative alla «Sanatoria 2020» (dai dati ottenuti dal Viminale e dettagliati da «Ero Straniero», al 19 ottobre 2022, risultano rilasciati solo il 37,7 per cento di permessi di soggiorno sul totale delle domande presentate, ossia 83.032 permessi di soggiorno);

   tali ritardi sembrerebbero imputabili alla grave carenza di organico che interessa gli uffici di Prefetture e Questure. La situazione delle strutture periferiche dello Stato, le quali dovrebbero assicurare il controllo, l'ordine e la sicurezza pubblica, la legalità, coordinare l'attività delle forze dell'ordine ed intervenire nelle emergenze di protezione civile e predisporre l'accoglienza per i richiedenti asilo, risulta problematica sull'intero territorio nazionale: da Roma a Torino, da Genova a Belluno, da Monza a Vibo Valentia, soltanto per citarne alcune;

   le strutture faticano a dare risposte ai cittadini nonostante l'impegno dei lavoratori che sono costretti a sostenere carichi di lavoro che erano stati previsti per una dotazione organica maggiore rispetto a quella oggi disponibile;

   i ritardi e gli arretrati si registrano, in particolare, presso gli uffici cittadinanza, gli sportelli immigrazione, ma anche negli uffici della polizia amministrativa, all'anagrafe e in diversi uffici delle Prefetture;

   dal 1° gennaio 2023 sono state interrotte le collaborazioni con i lavoratori interinali assunti in occasione della regolarizzazione 2020;

   il contributo di questi lavoratori è stato riconosciuto come fondamentale per portare avanti l'attività di Prefetture e Questure, soprattutto per quanto riguarda la trattazione delle pratiche dei cittadini stranieri, comprese quelle della sanatoria e dell'ultimo decreto flussi, nonché i permessi temporanei per le persone ucraine in fuga dalla guerra;

   nell'ultima manovra finanziaria, anziché procedere alla proroga o alla stabilizzazione del personale interinale già formato, sono state stanziate risorse per la somministrazione di nuovi contratti a tempo per figure da reperire con ulteriori bandi e procedure i cui tempi finiranno per protrarsi per mesi;

   a pagarne il prezzo, oltre agli agenti di polizia, che vengono distratti dai loro compiti di mantenimento dell'ordine pubblico, sono i cittadini stranieri – insieme ai loro datori di lavoro – costretti a subire ritardi nel rilascio dei documenti essenziali per vivere e lavorare dignitosamente nel nostro Paese –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per risolvere i ritardi nella lavorazione delle pratiche relative al rilascio e al rinnovo dei permessi di soggiorno nonché di quelle riguardanti la «Sanatoria 2020», prevedendo iniziative straordinarie sotto il profilo del potenziamento del personale impiegato in tali mansioni e per dare continuità all'attività degli uffici sul territorio, fortemente indeboliti dalla mancanza di personale anche interinale, tenendo conto che l'urgenza è destinata ad aumentare in vista del prossimo decreto flussi.
(5-00386)

Interrogazioni a risposta scritta:


   STEFANAZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dall'autunno del 2022, nella provincia di Lecce, si continuano a registrare numerosi episodi di incendi, di chiara origine dolosa, ai danni soprattutto di automobili appartenenti a cittadini e amministratori locali;

   nella notte tra l'8 e il 9 febbraio 2023, nove autovetture sono state date alle fiamme in provincia di Lecce, di cui otto a Monteroni e una a Seclì;

   l'episodio avvenuto a Seclì, in particolare, ha riguardato un'auto intestata a una ditta che lavora e commercializza carni, in uso al titolare, figlio della vicesindaca del Comune di Seclì;

   tale episodio potrebbe essere associato alla serie di danneggiamenti iniziata negli ultimi mesi del 2022 ai danni di amministratori locali;

   lo scorso novembre, infatti, sono state incendiate due auto, appartenenti a un consigliere comunale di maggioranza e all'assessore all'ambiente e allo sport del medesimo Comune;

   di recente, inoltre, come riportato da organi di stampa locale, vi sono stati grossi incendi nei piazzali di concessionarie di automobili o di camion di aziende specializzate nella pulizia urbana, parsi come «atti mirati»;

   a Monteroni, invece, l'incendio innescato nella stessa notte in due vie del centro ha distrutto, come detto, otto autovetture, provocando danni collaterali alle abitazioni prospicenti e a un contatore del metano e costringendo diversi cittadini a riversarsi in strada a causa del fumo entrato nelle abitazioni;

   nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 2023, altri due incendi sono stati segnalati in provincia di Lecce: il primo ai danni di un'imbarcazione posteggiata nella zona industriale di Sannicola; il secondo ha avuto luogo a Botrugno e ha coinvolto due auto, appartenenti a un unico proprietario;

   lo scorso 2 febbraio, infine, a Gallipoli è stato dato alle fiamme un furgone di proprietà di una coppia che già lo scorso dicembre ha subito il grave danneggiamento, sempre mediante incendio doloso, di uno scooter e di un garage;

   considerata l'evidente natura dolosa della lunga scia di incendi che imperversa nei comuni del leccese da ormai lungo tempo, il prefetto di Lecce Luca Rotondi, insediatosi lo scorso dicembre, ha immediatamente voluto accendere un faro su tale fenomeno criminale, convocando un tavolo f tecnico –:

   se intenda, nell'ambito delle sue competenze, porre in essere ogni iniziativa utile al contenimento dell'odioso e pericoloso fenomeno dei roghi in corso nel leccese, fornendo al prefetto di Lecce e alle autorità di pubblica sicurezza dell'area le risorse umane e strumentali necessarie all'individuazione dei responsabili e al rafforzamento dei controlli.
(4-00473)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 9 febbraio 2023 nell'aula consiliare del X Municipio (Ostia) di Roma si è tenuta la commemorazione del «Giorno di ricordo» per le vittime delle foibe;

   durante l'intervento della scrittrice e storica Giuseppina Mellace, invitata per l'occasione dalla Commissione cultura che aveva organizzato l'evento, si sono scatenati dei disordini all'interno dell'aula;

   mentre la scrittrice era impegnata a ricostruire i fatti che provocarono l'eccidio di militari e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, della Dalmazia e del Quarnaro durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell'Ozna (Dipartimento per la protezione del popolo), alcuni consiglieri dell'opposizione di centro destra hanno deciso di abbandonare rumorosamente l'aula giudicando evidentemente la ricostruzione della storica Giuseppina Mellace strumentale e non aderente alla realtà dei fatti;

   a quel punto simpatizzanti dell'estrema destra presenti tra il pubblico hanno dapprima cominciato ad insultare e minacciare per poi passare alla violenza fisica;

   come si apprende da fonti di stampa esponenti legati a Casapound presenti tra il pubblico hanno colpito con un pugno un rappresentante di Sinistra Civica Ecologista di 77 anni che contestava la condotta antidemocratica degli aggressori e scaraventato contro una parete una consigliera locale del Partito Democratico, per impedirle di contattare le forze dell'ordine;

   la violenza verbale e fisica esercitata all'interno dell'aula consiliare del X Municipio di Roma dagli aggressori è inaccettabile e secondo gli interroganti dimostra l'incapacità dell'estrema destra di rispettare le regole della democrazia e del vivere civile –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda acquisire ogni elemento utile al fine di verificare quali iniziative abbiano intrapreso la questura e la prefettura di Roma per identificare gli autori delle violenze fisiche e verbali riportate in premessa, affinché siano perseguiti nelle sedi competenti.
(4-00474)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   RIZZETTO, SCHIFONE e LA PORTA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale della carta Koerber Tissue di Lucca nel gennaio 2023 ha annunciato alle organizzazioni sindacali 80 esuberi, individuati tra i lavoratori a tempo determinato, su 460 dipendenti;

   all'interno dell'azienda lavoravano peraltro molti lavoratori di ditte in appalto, che con il calo produttivo hanno già fatto ricorso ad ammortizzatori sociali;

   l'azienda non ha presentato un piano di prospettiva, né ha messo in evidenza come pensi di produrre in futuro –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare urgentemente il Ministro interrogato a tutela dei posti di lavoro coinvolti.
(5-00378)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riferiscono diverse testate giornalistiche, tra cui l'Ansa dell'11 gennaio 2023, un incendio ha distrutto due baracche dell'insediamento spontaneo in località Torretta Antonacci nel Foggiano, dove risiedono circa mille migranti che lavorano nelle campagne della Capitanata. Il rogo si sarebbe sviluppato da uno dei tanti fuochi accesi per scaldarsi;

   l'interrogante, in data 13 gennaio 2023 si è recato in loco per verificare la situazione, constatando di persona la condizione di assoluto degrado in cui vivono i braccianti;

   inoltre, nella notte tra il 22 ed il 23 gennaio scorso, due persone hanno perso la vita nell'insediamento di Borgo Mezzanotte, in provincia di Foggia, probabilmente a causa delle esalazioni di monossido di carbonio sprigionate da un braciere che avevano sistemato nel loro rifugio per difendersi dal freddo;

   la notizia è stata diffusa sia dalla stampa locale che da quella nazionale. Anche in questo caso l'interrogante sì è recato sul posto per verificare la situazione;

   nel periodo ottobre 2021-gennaio 2022, l'Anci ha realizzato, in collaborazione con Cittalia, una mappatura nazionale della presenza di lavoratori stranieri impiegati in agricoltura, con attenzione alla precarietà e al disagio abitativo. Dalla citata mappatura risulta che 38 comuni hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti abusivi principalmente tra il Sud e le Isole;

   si tratta per lo più di insediamenti permanenti, localizzati principalmente in terreni privati di aree rurali, isolati geograficamente dal comune di riferimento. Il 28 per cento di questi è costituito da baracche e la maggior parte risulta priva di servizi essenziali come acqua potabile e infrastrutture per la raccolta dei rifiuti;

   si registra, inoltre, la presenza di nuclei familiari e di minori in condizioni di estrema marginalità sociale;

   il decreto ministeriale 55 del 29 marzo 2022, ha disposto la ripartizione delle risorse del Pnrr per la Missione 5 – Inclusione e Coesione, Componente M5C2, Ambito di intervento 2, Investimento 2.2. a Piani Urbani Integrati – Superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, pari a 200 milioni di euro, ai comuni che hanno indicato la presenza di insediamenti abusivi. Di questi 200 milioni, più di 100 saranno suddivisi tra i comuni della provincia di Foggia –:

   a che punto siano i progetti di superamento degli insediamenti abusivi per contrastare lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura per i quali il Ministero, a valere sui fondi del Pnnr, ha stanziato oltre 114 milioni di euro per la Puglia.
(5-00379)


   CAROTENUTO, AIELLO, BARZOTTI e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto disposto dalla legge di bilancio 2023 (legge 29 dicembre 2022, n. 197, articolo 1, commi 313-316), per i percettori «occupabili» si prevede una riduzione della durata massima del reddito di cittadinanza (da 18 mesi prorogabili a 7 mesi), con l'obbligo di frequentare, per un periodo di 6 mesi, un corso di formazione o riqualificazione professionale di cui alla legge 28 marzo 2002, n. 53. In caso di mancata frequenza, è prevista la perdita del diritto alla prestazione per il nucleo familiare;

   si prevede altresì, con apposito protocollo stipulato dal Ministero dell'istruzione e del merito e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'individuazione di azioni volte a facilitare le iscrizioni a percorsi di istruzione erogati dai centri provinciali per l'istruzione degli adulti e, comunque, per l'efficace attuazione dei corsi di formazione o riqualificazione di cui alla citata legge n. 53;

   sebbene la Ministra Calderone abbia dichiarato che il suo dicastero sta lavorando «all'emanazione del piano di formazione» e i corsi per i percettori inizieranno «presto», attualmente non se ne ha riscontro alcuno;

   in data 6 febbraio 2023, il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, intervenendo in una trasmissione televisiva, ha dichiarato, letteralmente, che «se la formazione non parte, chi non la fa continuerà a prendere il reddito di cittadinanza»;

   secondo le stime dell'ufficio parlamentare di bilancio, da agosto 2023, la riforma farebbe perdere il sostegno economico al 38,5 per cento dei nuclei familiari (e ai 23 per cento delle persone) che oggi lo ricevono: percentuali che corrispondono a 400 mila famiglie;

   a meno di 6 mesi dalla data in cui il reddito di cittadinanza verrà soppresso, non risulta che il Governo abbia adottato alcuna misura volta ad assicurare la formazione prevista dalla legge per favorire l'inserimento lavorativo –:

   quali siano i motivi per i quali non è stata avviata la formazione professionale a favore delle oltre mezzo milione di persone cosiddette «occupabili», quali siano i tempi previsti quindi per avviarla e se e come intenda garantire la continuità del diritto al beneficio del reddito di cittadinanza per i cosiddetti «occupabili» che non dovessero adempiere l'obbligo di formazione per ragioni non loro imputabili.
(5-00380)


   GRIBAUDO, LAUS, FOSSI, SARRACINO e SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la comunità albanese in Italia, negli ultimi decenni, ha chiesto a tutti i Governi che si sono succeduti l'approvazione della convenzione Italia-Albania in materia pensionistica e da ultimo una raccolta firme su change.org promossa dall'attivista Geri Ballo che ha accelerato il percorso atteso da decenni;

   nella seduta del Senato del 26 febbraio 2019, il Governo ha accolto un ordine del giorno del senatore Nannicini, che impegnava l'Esecutivo a valutare l'opportunità di attivare la Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale con l'Albania e tutti gli atti legislativi necessari al fine di garantire ai lavoratori interessati il giusto riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali e sociali;

   la legge n. 234 del 2021, all'articolo 1, commi 1004-1005, ha previsto le risorse necessarie per la Convenzione bilaterale in materia di sicurezza sociale tra Italia e Albania;

   la norma reca un'autorizzazione di spesa, a decorrere dal 2023, in vista dell'attivazione di una specifica convenzione italo-albanese in materia di sicurezza sociale;

   in vista della conclusione di una specifica convenzione italo-albanese in materia di sicurezza sociale, la disposizione autorizza una spesa di 7,6 milioni per l'anno 2023, di 9,8 milioni per l'anno 2024, di 10,9 milioni per l'anno 2025, di 12,3 milioni per l'anno 2026, di 11,8 milioni di euro per l'anno 2027, di 13,4 milioni per l'anno 2028, di 15 milioni per l'anno 2029, di 16,9 milioni per l'anno 2030, 18,5 milioni per l'anno 2031 e 20,3 milioni annui a decorrere dall'anno 2032 per la copertura degli oneri derivanti dal riconoscimento del diritto alle prestazioni previdenziali dei lavoratori interessati e loro superstiti, limitatamente agli eventi riguardanti l'assicurazione per la vecchiaia e l'invalidità;

   il 25 e 26 luglio 2022, a Tirana, la delegazione italiana coordinata dal senatore Tommaso Nannicini, come da nomina del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e composta da esperti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, INPS e Ministero degli esteri ha firmato l'Accordo tra Italia e Albania in materia di sicurezza sociale e il relativo Allegato I sul trasferimento di dati personali –:

   quali iniziative di competenza intenda attuare affinché vengano superati gli ostacoli burocratici necessari per portare a termine l'accordo attraverso la firma definitiva della Convenzione, atto tanto atteso dalla comunità albanese che nella scorsa legislatura era praticamente completato.
(5-00381)


   GIACCONE, NISINI, CAPARVI e GIAGONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   per il 2023 sono state rivalutate le pensioni di invalidità in base all'indice di inflazione, nell'ottica di un adeguamento al maggior costo della vita;

   gli aumenti riguardano sia gli importi di pensione e assegni sia quelli delle indennità, a qualunque titolo erogati ad invalidi civili, ciechi civili e sordi;

   con circolare numero 135 del 22 dicembre 2022, l'Inps ha proceduto alla rivalutazione provvisoria delle pensioni nella misura del +7,3 per cento;

   le tabelle allegate alla circolare Inps n. 135 del 2022 sono state definite, dall'istituto, prendendo a riferimento l'indice di perequazione stabilito dal Ministero dell'economia e delle finanze (7,3 per cento), a sua volta basato sulle rilevazioni Istat;

   la medesima circolare precisa anche i nuovi limiti di reddito per il diritto alle pensioni in favore dei mutilati, invalidi civili totali, ciechi civili è sordomuti, che sono aumentati del 5,1 per cento;

   tale disallineamento fa si che, ad esempio, a fronte di un aumento di 80 euro di pensione, il titolare perde 280 euro di invalidità –:

   se non ritenga di procedere ad un aumento del limite di reddito al fine di colmare il gap tra la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni e l'aumento dei limite reddituale.
(5-00382)


   TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il bacino d'utenza della sede INPS di Prato è uno dei maggiori della Toscana dato che, secondo fonti sindacali, offre servizi a quasi 114 mila lavoratori assicurati, 1960 lavoratori autonomi e a quasi 60 mila pensionati;

   la sede eroga prestazioni economiche per un valore, riferito all'anno 2021, di oltre un miliardo di euro e si occupa dei rapporti previdenziali di 33.354 aziende registrate, di cui 28.879 attive;

   gestisce inoltre le ore di cassa integrazione che, nel 2020, sono state superiori ai 14 milioni;

   l'ufficio di Prato svolge un ruolo importante anche per quanto riguarda i controlli sull'evasione contributiva che, solo per l'anno 2021, ammontava a 5,5 milioni di euro;

   a fronte di questi numeri, oggi la pianta organica dell'Istituto risulta non solo carente di 19 unità (75 presenti nel 2022 a fronte di 94 nel 2019) ma rischia entro breve di ridursi ulteriormente per 22 mobilità in uscita e 3 pensionamenti;

   la su citata carenza, unitamente alla mobilità prevista potrebbero determinare il mancato raggiungimento degli obiettivi istituzionali, determinando, un danno considerevole per i cittadini della provincia, per i lavoratori e le imprese, oltre che per il sistema previdenziale che non potrebbe avvalersi della funzione di controllo esercitata dall'Istituto sulla evasione contributiva;

   il 24 ottobre 2022 le rappresentanze sindacali aziendali e tutte le organizzazioni sindacali provinciali hanno inoltrato a una serie di istituzioni, tra cui la regione Toscana, una richiesta di contributo fattivo al fine di «restituire alla sede di Prato la numerosità sufficiente di addetti allo scopo di garantire il giusto ed equo servizio di cittadinanza»;

   da quanto si apprende da fonti stampa la delicata questione è già stata posta, nei mesi scorsi, all'attenzione del Ministero del lavoro e del Presidente dell'INPS da parte della regione Toscana, al fine di richiedere un intervento urgente –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere affinché alla sede di Prato dell'INPS venga assegnata una dotazione di personale in grado di rispondere efficacemente alle reali necessità del territorio di competenza, evitando che le carenze di personale possano determinare una pericolosa situazione di stallo, a tutto svantaggio dei cittadini, nell'operatività della sede.
(5-00383)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI e MALAVASI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 9 novembre 2022 il Ministro dell'economia e delle finanze ha firmato il decreto che dispone per il 2023 un adeguamento pari al 7,3 per cento delle pensioni dei cittadini;

   tali aumenti, peraltro stabiliti e finanziati dal precedente Governo, sono stati definiti ai sensi della circolare numero 135 del 22 dicembre 2022 dell'Inps, ed entrati in vigore dal 1° gennaio 2023;

   fino al 2022 la soglia di tetto massimo di reddito pensionistico per poter percepire, in aggiunta alla pensione da lavoro, la pensione di invalidità (per invalidi totali, ciechi civili, sordi), era di euro 17.050,49 lordi anni;

   l'attuale Governo e i Ministri competenti non hanno però conseguentemente aggiornato contestualmente tale soglia che è stata rivalutata non al 7,3 per cento come l'aumento pensionistico, bensì soltanto al 5 per cento;

   tale discrepanza ha determinato per moltissimi pensionati, invalidi anche al 100 per cento, la totale perdita del diritto alla pensione di invalidità;

   come è emerso da mesi, anche su articoli stampa, a fronte di aumenti della pensione rivalutata all'inflazione per 123,17 euro, ne sono stati negati ben 3.500 euro di invalidità;

   tale problematica si sta ripercuotendo negativamente sul potere di acquisto di cittadini, già peraltro aggravati da patologie serie e invalidanti, che si trovano oggi senza le risorse per curarsi o reperire beni di prima necessità;

   si tratta di un fatto gravissimo di cui peraltro il Governo e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sono già da tempo a conoscenza, come si evince dalla discussione dell'interrogazione immediata in Commissione n. 5-00279, svolta il 24 gennaio 2023 alla Camera dei deputati. In quella occasione il sottosegretario Claudio Durigon ha addirittura ammesso di conoscere la situazione promettendo soltanto di interessarsi e affermando che i penalizzati sarebbero comunque «poche eccezioni»;

   da quanto emerge sulla stampa e sui social i pensionati invalidi penalizzati non sarebbero soltanto «poche eccezioni» e in ogni caso è comunque lesivo della dignità delle persone derubricare a eccezione cittadini in difficoltà a causa di un palese errore del Governo –:

   se sia a conoscenza della gravità dei fatti esposti in premessa;

   quanti siano i pensionati invalidi penalizzati dalla mancata rivalutazione della soglia minima di reddito necessaria per poter ricevere la pensione di invalidità;

   quali interventi urgenti intenda conseguentemente assumere il Governo al fine di risolvere una situazione che sta creando gravissime difficoltà a cittadini fragili.
(5-00387)

Interrogazione a risposta scritta:


   ONORI, CHERCHI, PENZA, CARMINA, QUARTINI, AMATO e PAVANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'assegno unico universale è la misura economica a sostegno delle famiglie con figli a carico istituita con la legge delega 1o aprile 2021 n. 46. In attuazione della menzionata legge delega è stato, poi, approvato il decreto legislativo 29 dicembre 2021 n. 230 recante la delega in materia di «assegno unico»;

   al primo firmatario del presente atto sono giunte segnalazioni concernenti una specifica problematica che affligge la categoria dei cittadini italiani, residenti in Italia con domicilio all'estero in uno Stato membro dell'Unione europea e con figli residenti all'estero in uno Stato membro dell'Unione europea e, regolarmente iscritti all'Aire;

   in base alle segnalazioni arrivate, fino ai primi mesi del 2022, tale categoria di persone è in massima parte riuscita a percepire sia gli assegni familiari in busta paga sia le detrazioni per i figli a carico. Tuttavia, da aprile 2022, dopo aver provveduto a fare richiesta in merito all'assegno unico, previa presentazione del modello Isee, si sono verificati respingimenti delle domande in questione. In alcuni casi, a tali persone è stata data una spiegazione «informale» ossia che alla base del rigetto della domanda relativa all'assegno unico vi fosse la circostanza della residenza all'estero della prole;

   la circolare n. 23 del 9 febbraio 2022 dell'INPS non chiarisce in maniera esaustiva e definitiva tutti i dubbi interpretativi emersi in merito alla normativa in materia di assegno unico;

   l'articolo 67 del Regolamento (CE) n. 883/2004 del 29 aprile 2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, stabilisce che «Una persona ha diritto alle prestazioni familiari ai sensi della legislazione dello Stato membro competente, anche per i familiari che risiedono in un altro Stato membro, come se questi ultimi risiedessero nel primo Stato membro. Tuttavia, il titolare di una pensione o di una rendita ha diritto alle prestazioni familiari ai sensi della legislazione dello Stato membro competente per la sua pensione o la sua rendita.»;

   la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (Prima Sezione. Bundesagentur für ArbeitFamilienkasse Sachsen contro Tomislaw Trapkowski. Causa C-378/14. Document 62014CJ0378) al punto 35 ribadisce che «per effetto della fictio di cui all'articolo 67 del regolamento n. 883/2004, una persona ha diritto alle prestazioni familiari per i familiari che risiedano in uno Stato membro diverso da quello competente a erogare tali prestazioni, come se essi risiedessero in quest'ultimo Stato membro» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti e se questi corrispondano al vero;

   se non si ritenga opportuno svolgere ogni necessario approfondimento, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, in relazione alla situazione descritta al fine di appurare l'esatta entità del fenomeno;

   se non si ritenga necessario provvedere a eliminare gli attuali dubbi interpretativi in merito alla menzionata normativa;

   qualora fossero accertati i fatti riportati in premessa, quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per porre rimedio allo scenario descritto al fine di evitare una iniqua penalizzazione della menzionata categoria di genitori.
(4-00468)

RIFORME ISTITUZIONALI E SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA

Interrogazione a risposta immediata:


   BORRELLI. — Al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2023 il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario non ancora trasmesso al Parlamento;

   il disegno di legge, in attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, definisce i «principi generali per l'attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» e le «relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una regione»;

   la bozza presentata consentirebbe di trasferire poteri e risorse imponenti in ventitré materie fondamentali, tra cui, su tutte, l'istruzione, la sanità, la tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, la protezione civile e la materia della tutela e della sicurezza sul lavoro;

   sotto il profilo finanziario, resisterebbe ancora il criterio della spesa storica nel trasferimento delle risorse economiche alle singole regioni, e solo per alcune materie la concessione di ulteriori forme di autonomia sarebbe vincolata all'adozione del livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione; inoltre, le regioni alle quali verrà riconosciuta maggiore autonomia avrebbero inoltre la possibilità di trattenere parte del proprio gettito fiscale al fine di finanziare le funzioni trasferite dallo Stato, a danno dei principi di solidarietà e perequazione tra i territori;

   con le norme proposte risulterebbe svilito il ruolo centrale del Parlamento, sia nell'ambito dell'iter per la concessione di ulteriori forme di autonomia, sia quale luogo deputato a realizzare il raccordo e la compensazione della differenziazione in funzione di riequilibrio unitario;

   le innumerevoli competenze legislative attribuibili ad alcune regioni pregiudicherebbero l'assetto non solo del regionalismo italiano, ma anche costituzionale ed è alto il rischio di sancire la condanna definitiva alla diseguaglianza delle regioni meridionali nei servizi essenziali, a partire dal comparto della sanità;

   alcune regioni e innumerevoli enti locali hanno adottato risoluzioni nettamente contrarie al disegno di legge, chiedendone il ritiro o una profonda riformulazione per scongiurare i paventati effetti della riforma che non può prescindere dal definire preliminarmente tutti gli strumenti perequativi e di riduzione delle attuali disuguaglianze, come previsti dalla Costituzione;

   parimenti allarmanti sono le considerazioni e gli appelli di tantissimi intellettuali, giuristi, rappresentanti della società civile, del sindacato e dell'associazionismo –:

   se il Governo non intenda ritirare il disegno di legge sull'autonomia differenziata o, in subordine, modificare sostanzialmente il testo proposto ascoltando e accogliendo le allarmanti considerazioni provenienti dalle istituzioni e dalla società civile.
(3-00174)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO, ONORI, SERGIO COSTA, ASCARI, AMATO, CHERCHI e SCERRA. – Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   è notizia del 25 gennaio 2023 di una vasta operazione dei NAS dei Carabinieri di concerto con il Ministero della salute in tutta Italia in canili e gattili pubblici e privati che ha portato al sequestro di 26 strutture e di 871 animali e a sanzionare 29 persone per violazioni penali e 230 per illeciti amministrativi per complessivi 180 mila euro;

   in particolare sono state complessivamente ispezionate 876 strutture, 244 delle quali (pari al 27 per cento) sono risultate irregolari;

   le principali violazioni hanno riguardato carenze igienico/strutturali ed autorizzative degli ambienti destinati al ricovero e sgambatura, numero di box (in alcuni casi costruiti abusivamente in dimensioni non sufficienti), smaltimento irregolare delle carcasse di animali, omessa registrazione degli animali all'anagrafe canina, gestione irregolare dei farmaci;

   i reati contestati sono stati principalmente il maltrattamento e l'abbandono di animali causato da mantenimento di cani in condizioni incompatibili con la loro natura, il mancato rispetto del benessere (mancanza di igiene, sovraffollamento), l'effettuazione di interventi chirurgici di conchectomia (taglio delle orecchie) e caudectomia (taglio della coda) a scopo estetico e non motivati da ragioni patologiche nonché l'utilizzo di farmaci scaduti di validità (in una circostanza da oltre 7 anni);

   sono stati anche accertati anche due casi di traffico illecito di animali di compagnia attraverso l'introduzione sul territorio nazionale di cuccioli di cane privi di documentazione identificativa/sanitaria (cosiddetto passaporto), regolarizzati fraudolentemente mediante l'inserimento nelle anagrafi canine e relativa microchipattura;

   la situazione appena descritta mostra come ci sia ancora molto da fare per la tutela degli animali di affezione, nonostante l'emanazione del recente decreto legislativo 5 agosto 2022, n. 134, recante «Disposizioni in materia di sistema di identificazione e registrazione degli operatori, degli stabilimenti e degli animali per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2016/429, ...» –:

   di quali ulteriori informazioni dispongano in merito alla vicenda esposta in premessa;

   quali iniziative, di tipo amministrativo e/o normativo, intendano intraprendere al fine di garantire una maggiore e reale tutela degli animali di affezione, anche alla luce delle carenze del nostro impianto burocratico e normativo evidenziato dalla vicenda di cui in premessa.
(3-00165)

TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   GNASSI, DE LUCA, PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, ORLANDO, FERRARI, GHIO, CASU e FORNARO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea, nel 2009, ha trasmesso al Governo la lettera di messa in mora e aperto formalmente la procedura di infrazione in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime e da allora non sono mai state adottate norme che prevedessero modalità di assegnazione in linea con il diritto eurounitario, né è stato avviato un proficuo percorso volto ad individuare soluzioni permanenti per le concessioni balneari italiane, che tenga conto della loro specificità e dell'articolazione diversa in tutto il Paese di un settore di vitale importanza per il turismo italiano, che vede coinvolte decine di migliaia di imprese, centinaia di migliaia di lavoratori e tutti i comuni costieri del Paese;

   non poter contare sulla certezza normativa ha avuto e continua ad avere ripercussioni negative sulla produttività, sul lavoro, sulla programmazione territoriale degli investimenti, incertezza aggravata dalle ripetute proroghe delle vigenti concessioni demaniali marittime, che non danno alcuna prospettiva certa all'intero settore. La legge di bilancio per il 2019 ha stabilito che le concessioni demaniali marittime allora vigenti avessero una durata di quindici anni con scadenza al 31 dicembre 2033, ma il Consiglio di Stato, riunito in adunanza plenaria nel novembre 2021, ha stabilito in via definitiva che le norme nazionali che hanno disposto la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime risultano in contrasto con il diritto comunitario e, pertanto, non devono essere applicate né dai giudici, né dalla pubblica amministrazione;

   in attuazione di ciò, la legge per la concorrenza 2021 ha stabilito che le concessioni demaniali marittime continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023 e comunque, qualora emergano ragioni oggettive che impediscano la conclusione selettiva entro la data di cui sopra, non oltre il 31 dicembre 2024;

   ad oggi, tuttavia, invece di individuare il Ministro a cui affidare la delega relativa alle concessioni balneari ed emanare i decreti legislativi per riordinare e semplificare la disciplina, sono stati approvati alcuni emendamenti al «decreto milleproroghe» che vanno contro le regole europee e le sentenze del Consiglio di Stato: la proroga a luglio 2023 della delega al Governo per realizzare la mappatura delle concessioni esistenti e quella delle concessioni al 31 dicembre 2024;

   il Gruppo del Partito democratico ritiene urgente, alla luce di quanto esposto finora e considerata la trasversalità della materia, di sapere le intenzioni del Governo in merito al futuro delle concessioni demaniali marittime –:

   come il Governo intenda affrontare il tema delle concessioni balneari e se sia stato deciso quale Ministro ne abbia la competenza.
(3-00168)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Ciocchetti n. 1-00066, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 50 del 13 febbraio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    la difesa del diritto alla salute, obiettivo prioritario delle Nazioni più evolute, mette ancora oggi in evidenza un sistema sanitario nazionale caratterizzato da profonde criticità, amplificate per effetto della pandemia ancora non completamente debellata;

    per questo motivo, considerata la necessità di iniziative concrete correlate a specifici e ulteriori finanziamenti, l'attuale manovra ha destinato alla sanità 2 miliardi e 150 milioni in più per il 2023, 2 miliardi e 300 milioni in più per il 2024, e ben 2 miliardi e 600 milioni in più per il 2025 rispetto a quanto previsto in precedenza, realizzando una chiara inversione di tendenza, considerando che dal 2013 al 2019 il Fondo sanitario è sempre stato definanziato da tutti i Governi che si sono succeduti in quegli anni, mentre nel 2020 l'incremento è stato dovuto alla pandemia da COVID-19;

    l'ultimo rapporto della Fondazione Gimbe dedicato al Servizio sanitario nazionale ha evidenziato che nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al Servizio sanitario nazionale circa 37 miliardi, mentre l'aumento nominale del fabbisogno sanitario è stato di soli 8,8 miliardi, con un incremento medio annuo dello 0,9 per cento inferiore a quello dell'inflazione (+ 1,07 per cento; la pandemia da COVID-19 ha poi aggravato ulteriormente l'emergenza sanitaria, aumentando le fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale ed evidenziando la carenza di strutture, di personale e le disomogeneità regionali;

    come evidenziato dal report Osservatorio Gimbe 2 del 2022, relativo a «Livelli Essenziali di Assistenza: le disuguaglianze regionali in sanità», rispetto al mantenimento dell'erogazione dei Lea il nostro Paese presenta inaccettabili disuguaglianze regionali: gli adempimenti Lea 2018, valutati tramite il questionario Lea, infatti, documentano che, solo cinque regioni (Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Marche e Toscana) sono adempienti per almeno l'80 per cento delle 43 valutazioni;

    il taglio delle risorse destinate alla sanità, ovviamente, ha prodotto degli effetti anche in relazione al deterioramento delle strutture ospedaliere; nel nostro Paese, dopo il 2009, il calo del numero dei posti letto generici è stato più forte che all'estero: i dati del Ministero della salute indicano che tra il 2010 e il 2018 i posti letto fra strutture pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale sono scesi del 13,7 per cento in termini assoluti e del 15,5 per cento in rapporto alla popolazione;

    nello specifico in Italia hanno chiuso i battenti 11 aziende ospedaliere, 100 ospedali a gestione diretta, 113 pronto soccorso (di cui 10 pediatrici) e sono state disattivate 85 unità mobili di rianimazione: chiusure che hanno implicato la perdita di quasi 37 mila posti letto, dei quali 28 mila ordinari e quasi 10 mila di day hospital;

    è opportuno evidenziare che già prima dell'emergenza sanitaria, nel 2018, del resto, i dati nazionali rivelavano che solo il 2,9 per cento della popolazione anziana avesse ricevuto interventi, con una media di 18 ore di trattamento all'anno invece delle 240 ore circa che i riferimenti internazionali stimano necessarie, nonché le marcate disparità regionali nell'offerta dell'assistenza domiciliare integrata;

    recenti rilevazioni Istat prevedono che tra il 2015 e il 2065 la popolazione di età superiore ai 65 anni crescerà dal 21,7 per cento al 32,6 per cento, con il 10 per cento di età superiore agli 85 anni, in modo che l'indice di vecchiaia della popolazione, cioè il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), si incrementerà da 157,7 a 257,9;

    sia a livello internazionale che nazionale è stata riconosciuta la necessità di una visione olistica One Health – basata sul riconoscimento del fatto che la salute umana è fortemente legata alla salute degli animali e dell'ecosistema – che tenga conto delle interconnessioni tra diverse discipline e alla quale ispirare gli interventi in materia di salute umana;

    la pandemia di COVID-19 ha evidenziato che crisi sanitarie innescate da singoli agenti coinvolgono, in realtà, molteplici fattori – socio economici, ambientali e culturali – che influiscono sulle comunità in misura ben più ampia di quanto strettamente connesso alle conseguenze biologiche del menzionato singolo agente, tanto da aver portato numerosi studiosi a definire la pandemia di COVID-19 una sindemia proprio per le interazioni aggregate o sinergiche con altre condizioni sanitarie, socio-economiche e ambientali avverse;

    si rileva la necessità della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale basato non esclusivamente sulla creazione di nuove strutture, ma anche sulla valorizzazione e riqualificazione di quelle già esistenti nonché su un congruo investimento sulle figure professionali;

    in particolare, a livello strutturale, appare opportuno recuperare e ammodernare strutture esistenti ed eventualmente dismesse nonché, in una visione ospedalocentrica, valorizzare il ruolo del farmacista e delle farmacie dei servizi, pubbliche e convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, uniformando a livello nazionale le modalità di erogazione dei farmaci e superando gli attuali sistemi di distribuzione per conto regionali verso un modello a tariffa unica che consenta, di conseguenza, il superamento della logica dei silos per la spesa farmaceutica; queste, infatti, possono costituire un ottimo supporto all'interno del sistema sanitario territoriale, ponendosi quali «unità elementari sanitarie» in grado di intercettare e assistere direttamente i bisogni di salute di bacini di utenza e fungendo così da «demoltiplicatore» rispetto alle attività assicurate dalle cosiddette «Case della Salute» e dai poli ospedalieri di riferimento e garantire la presa in carico dei pazienti cronici;

    altro grande tema della riorganizzazione e dei processi di gestione inerenti la sanità è quello riguardante le liste d'attesa dei ricoveri programmati, il Servizio sanitario paga ancora oggi le conseguenze della pandemia e della difficoltà nel recupero delle liste di attesa, a tal proposito si ritiene improcrastinabile attivare gli strumenti che consentano di potenziare i processi burocratici del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, attraverso il miglioramento della governance aziendale e regionale;

    si rileva la necessità, al fine di potenziare l'offerta complessiva del fabbisogno sanitario, di focalizzare l'attenzione sulla costruzione di una efficace rete territoriale di assistenza sanitaria basata anche sullo sviluppo della telemedicina, che supporta l'interazione dei diversi professionisti sanitari con l'assistito nelle diverse fasi di valutazione del bisogno assistenziale, di erogazione delle prestazioni e di monitoraggio delle cure;

    il sostegno allo sviluppo della telemedicina si rende necessario anche per venire incontro ai responsabili dell'assistenza sanitaria ai diversi livelli che si trovano sempre a dover bilanciare i vantaggi dell'innovazione della tecnologia medica con gli aspetti pratici del controllo della spesa sanitaria. I progressi nella scienza medica sono determinati da investimenti e ricerche significativi nei settori pubblico e privato, portando nuove innovazioni alle popolazioni e guidando una medicina più predittiva, preventiva, personalizzata e partecipativa;

    risulta inoltre fondamentale creare sistemi di lettura integrata dei dati, sanitari e amministrativi, attraverso strumenti di intelligenza artificiale, al fine di dare reale attuazione alle scelte strategiche, in sanità basate sui dati, che spostino gli investimenti a monte del processo di cura superando così la logica dei silos in sanità;

    l'utilizzo della real word evidence deve garantire l'evoluzione dell'attuale sistema di prezzo e rimborso dei farmaci verso un processo trasparente, rapido, riproducibile, che valorizzi l'innovazione attraverso un sistema di premium pricing e che supporti l'utilizzo di strumenti di rimborso condizionato alla reale efficacia del farmaco nella pratica clinica;

    l'accesso precoce all'innovazione farmacologica deve essere garantito attraverso un nuovo modello di early access che superi gli attuali strumenti parziali verso un sistema che supporti l'innovatività potenziale, in particolare per patologie senza alternative terapeutiche dal forte impatto sociale come l'Alzheimer;

    rispetto al tema dell'innovazione si ritiene fondamentale essere coscienti che il futuro della ricerca è ormai un elemento che si è concretizzato nell'arrivo imminente delle terapie digitali (DTx), che sono state sviluppate nell'ambito del sistema nervoso centrale, dei disturbi mentali, Alzheimer, demenze e disturbi motori. A tal proposito si rinforza la necessità di un early access e di un fast track, fondamentali data la natura di velocità innovativa di queste terapie;

    come ha evidenziato il Ministro della salute intervenendo in audizione alla Camera sulle linee programmatiche del suo Dicastero, è necessario attuare quanto contenuto nel decreto ministeriale n. 77 del 23 maggio 2022, inerente il regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale, ma soprattutto e in via prioritaria è necessario intervenire per garantire alle regioni le risorse necessarie ad assicurare la piena attuazione e funzionalità della riforma, soprattutto in riferimento agli anni successivi al periodo di programmazione del PNRR. È di tutta evidenza, infatti, la non congruità delle risorse sugli standard dell'assistenza territoriale, perché da un lato il PNRR non risolve la questione della carenza del personale, non rappresentando lo strumento idoneo al finanziamento di spese correnti continuative, dall'altro si pone uno specifico problema di sostenibilità economica della realizzazione delle Case della comunità e degli ospedali di comunità con il rischio che diventino cattedrali nel deserto in assenza del personale sufficiente per renderli operativi;

    tuttavia, il reiterarsi negli ultimi anni delle manovre finanziarie di contenimento della spesa ed in particolare dei vincoli assunzionali, soprattutto nelle regioni in piano di rientro sanitario, ha finito per determinare nel tempo una grave carenza di personale in ambito sanitario che, unita ad un crescente innalzamento della relativa età media, ha portato ad un forte deterioramento delle condizioni di lavoro, rendendo sempre più difficile assicurare la qualità dell'assistenza e la sicurezza delle cure. Inoltre, le limitazioni al turnover, dettate da esigenze di contenimento della spesa sanitaria, hanno finito per avere importanti ricadute in termini di qualità del sistema, ostacolando il passaggio di quella conoscenza esperienziale tra generazioni che dovrebbe caratterizzare il rapporto lavorativo tra i professionisti più anziani;

    in questo quadro, la contrazione di risorse disponibili ha finito per generare nel medio periodo una grave carenza di professionisti sanitari nelle strutture, che, soprattutto in riferimento ad alcuni settori maggiormente critici, ha comportato difficoltà nell'organizzazione e nella gestione dei servizi;

    a livello organico, invece, di fronte alla carenza di medici che la pandemia ha messo in evidenza occorre investire sulla formazione, formazione coerente con l'innovazione, e sull'assunzione di personale medico e di altri professionisti sanitari; si ritiene che le professioni dovranno essere disciplinate con riforme apposite e di sistema, intese, tra le altre cose, a restituire centralità ai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che, conoscendo la storia sanitaria della famiglia del paziente, fungono da trait d'union tra il cittadino e la sanità;

    questa condizione di carenza di personale si registra anche nell'ambito della medicina di urgenza: oltre ai pensionamenti, la medicina d'urgenza sembra essere in crisi per il mancato cambio generazionale: i concorsi vanno deserti in tutte le regioni italiane e nell'anno accademico 2021/2022 circa la metà delle borse di studio della specialità di emergenza-urgenza non sono state assegnate per disinteresse dei neolaureati, un dato confermato anche dalla Società italiana della medicina di emergenza-urgenza, che ha rilevato come la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate;

    si evidenzia a tal proposito e in merito ad alcuni specifici corsi di specializzazione che, negli ultimi anni, nonostante l'incremento progressivo delle risorse per i contratti di formazione medico specialistica, si è registrata una vera e propria fuga da alcune specialità, che sono diventate sempre meno attrattive a discapito dell'evoluzione scientifica e tecnica del sistema sanitario nazionale che deve rispondere ad esigenze sempre più complesse;

    a ciò si aggiunge che la pandemia ha probabilmente contribuito a determinare l'accentuazione del fenomeno delle dimissioni per cause diverse dai pensionamenti, e tutto ciò ha fatto sì che sempre più professionisti sanitari preferiscono non legarsi a un'organizzazione con il classico contratto di lavoro a tempo indeterminato, prediligendo forme d'ingaggio atipiche, anche in ragione delle remunerazioni proporzionalmente più elevate;

    è necessario evidenziare inoltre la situazione, aggravata con la pandemia, in cui sono costretti ad operare all'interno dei dipartimenti di salute mentale, sottoposti a condizioni drammatiche acuite da problematiche sociali ed economiche che rendono sempre più difficile l'erogazione delle prestazioni necessarie; occorrono iniziative concrete e immediate sul territorio per ricucire la rete pubblica dei DSM, sempre più sfilacciata, al fine di poter realizzare una salute mentale comunitaria, in grado di dare risposte integrate ai diversi aspetti biologici, psicologici e sociali;

    occorre, infine, superare il meccanismo di payback per i dispositivi medici introdotto con la manovra finanziaria 2015, e le problematiche ad esso correlate, che potrebbero ostacolare l'attività di centinaia di imprese che distribuiscono a tutti gli ospedali del Paese dispositivi salvavita, oltre che il meccanismo di payback per i farmaci introdotto dalla manovra finanziaria 2007, causa ogni anno di contenziosi e controversie,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo ogni iniziativa volta ad assicurare l'adeguata ripartizione e le risorse finanziarie necessarie atte a sostenere il finanziamento dei costi di funzionamento dell'offerta sanitaria e nello specifico: il potenziamento degli ospedali, l'assistenza domiciliare estesa, le case e gli ospedali della comunità, le spese per il personale, gli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell'efficienza e dell'appropriatezza, il costo dell'assistenza domiciliare;

2) ad adottare le opportune iniziative, anche normative, necessarie a garantire lo sviluppo di una migliore assistenza territoriale con promozione della telemedicina e del telemonitoraggio domiciliare per decongestionare gli ospedali, anche collocando la televisita all'interno di un percorso clinico che preveda l'alternanza di prestazioni in presenza e prestazioni a distanza;

3) ad assicurare le iniziative necessarie atte a introdurre modelli per il monitoraggio sistemico e strutturato a livello nazionale del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, potenziando gli strumenti funzionali al miglioramento della governance aziendale e regionale delle liste d'attesa;

4) a promuovere, nel rispetto dei vincoli di bilancio, per quanto di competenza, lo sviluppo di modelli predittivi e proattivi che consentano la stratificazione della popolazione, il monitoraggio dei fattori di rischio e la gestione integrata di patologie croniche o altre situazioni complesse derivanti anche da condizioni di fragilità e disabilità, anche mediante lo stanziamento di nuove risorse economiche e/o di incentivi a supporto dei farmaci innovativi con l'eventuale prolungamento dello stato d'innovatività di uno o due anni aggiuntivi;

5) a sostenere e promuovere protocolli di accoglienza, presa in carico e cura avanzata per le persone con disabilità intellettiva e relazionale all'interno dei percorsi sanitari e sociosanitari affrontando altresì in modo determinato i problemi della salute mentale, anche attraverso una riorganizzazione sul territorio e per le emergenze, e avviando un percorso concreto che consenta alle regioni di attuare fin dal 2023 un piano straordinario di assunzioni, secondo gli standard per l'assistenza territoriale dei servizi di salute mentale;

6) nell'ambito della progressiva definizione di un sistema di prevenzione e diagnosi precoce, ad adottare iniziative, nel rispetto delle competenze regionali e nel rispetto dei vincoli di bilancio, per predisporre o incrementare sul territorio nazionale il numero di centri di screening per la diagnosi di patologie e disturbi;

7) nel rispetto dei vincoli di bilancio, realizzare un programma pluriennale di screening su base nazionale nella popolazione pediatrica per l'individuazione degli anticorpi del diabete di tipo 1 e della celiachia;

8) ad adottare le iniziative di competenza volte a superare lo stallo nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, i quali, oggi più che mai, hanno il ruolo di garanzia dell'unitarietà del sistema e di tutela del diritto costituzionale alla salute;

9) nel rispetto dei vincoli di bilancio, ad adottare iniziative per prevedere la deducibilità delle spese sostenute da soggetti esercenti attività d'impresa, arti e professioni, dalle piccole e medie imprese o dai titolari di partita Iva operanti nell'ambito sanitario nel territorio dello Stato per l'attivazione o il potenziamento dei sistemi di teleassistenza o telemedicina;

10) ad adottare le iniziative necessarie a garantire la piena operatività del Fascicolo sanitario elettronico e la digitalizzazione dei dati sanitari, corredandolo del cosiddetto «dossier farmaceutico», che ripercorre la storia farmaceutica di ogni paziente e la rende fruibile a tutto il sistema sanitario, garantendo l'integrazione di dati sanitari e amministrativi a livello nazionale;

11) a prevedere un piano nazionale di formazione tecnologica per il personale sanitario al fine di promuovere le competenze tecniche, di massimizzare le potenzialità dell'utilizzo di tecnologie digitali, di migliorare l'efficienza e l'accessibilità ai servizi sanitari;

12) a prevedere, per quanto di competenza, interventi volti a garantire ai cittadini, la connettività adeguata e il setting appropriato allo sviluppo della telemedicina;

13) a promuovere e sostenere piani strategici nazionali volti all'adozione di un approccio olistico One Health – come riconosciuto anche dalla Commissione europea e da tutte le organizzazioni internazionali che operano in materia di salute umana – al fine di acquisire nuovi strumenti e nuove metodologie per confrontarsi con le sfide sanitarie complesse anche alla luce di quanto successo con la pandemia da Covid-19 e delle sue ripercussioni sull'aspetto anche socio-economico del Paese;

14) ad adottare iniziative volte a predisporre in Italia l'ingresso delle terapie digitali (DTx), affinché vengano messe a disposizione dei pazienti in bisogno, definendo, per quanto di competenza, un iter normativo nazionale che stabilisca le competenze necessarie per la valutazione delle terapie digitali e gli standard da considerare come requisiti minimi per la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, nonché il canale distributivo e le modalità di accesso alle stesse, istituendo altresì un tavolo nazionale con la partecipazione delle regioni al fine di pianificare un fondo contenuto per le regioni pilota che per prime registreranno le DTx disponibili;

15) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per il potenziamento dei servizi di cura in termini di risorse umane con particolare attenzione riguardo ai professionisti del territorio (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, e altro) anche valorizzando la funzione del cosiddetto case manager, figura di riferimento in ambito sanitario che si occupa della predisposizione di un piano di trattamento individualizzato e coordinato di cure e servizi sanitari e socio-assistenziali;

16) a valutare la possibilità di adottare iniziative per rivedere i criteri di accesso alla facoltà di medicina e agli altri corsi di istruzione universitaria per le professioni sanitarie, privilegiando il merito, e rivedere i criteri di accesso alle scuole di specializzazione, valorizzando i curricula, degli aspiranti e le loro inclinazioni;

17) a proseguire le iniziative di competenza volte ad implementare una corretta previsione e pianificazione del personale sanitario, assicurando le risorse necessarie atte a superare il blocco del turnover del personale sanitario anche sollecitando i rinnovi contrattuali scaduti da tempo e forme di incentivazione economica partendo dalle attività svolte nel pronto soccorso e per chi è impiegato in attività di emergenza;

18) a valutare la possibilità di procedere al fine di adattare iniziative per ampliare la possibilità per le regioni di distribuire farmaci destinati a patologie croniche agli assistiti per il tramite delle farmacie pubbliche e private convenzionate, attraverso un nuovo modello di distribuzione e di remunerazione della filiera che superi l'attuale variabilità regionale causata dalla distribuzione per conto (Distribuzione per Conto);

19) a valutare, nel rispetto della riforma in corso, di adottare le opportune iniziative per inserire le farmacie pubbliche e private convenzionate tra i pilastri della rete di assistenza territoriale sanitaria e socio-sanitaria ampliando il ruolo del farmacista anche nel rinnovo delle prescrizioni per le patologie croniche in accordo con il medico;

20) ad adottare le opportune iniziative per potenziare la rete di emergenza urgenza, anche attraverso la valorizzazione del ruolo dei medici ivi operanti nonché, in collaborazione con il Ministero dell'università e della ricerca dei relativi percorsi di specializzazione;

21) a valutare la possibilità, nel rispetto dei vincoli di bilancio, di adottare iniziative per garantire interventi definitivi di rettifica e superamento della norma sul payback dei dispositivi medici, la cui applicazione mette in difficoltà imprese e lavoratori impegnati ogni giorno a far funzionare gli ospedali italiani rifornendo medici, tecnici ed infermieri del materiale necessario alla diagnosi ed alla cura degli italiani e, analogamente, a provvedere al superamento della norma sul payback farmaceutico;

22) a mettere in campo politiche mirate a contrastare i principali fattori di rischio di sviluppo di patologie croniche e oncologiche quali fumo, alcool e obesità, mettendo a disposizione dei clinici le terapie più innovative disponibili sul mercato;

23) a definire un piano strategico di incentivi per raddoppiare entro il 2030 l'attuale numero di studi clinici attivi sul territorio nazionale, al fine di garantire ai pazienti accesso precoce alle terapie più avanzate e a mettere a disposizione degli specialisti le migliori tecnologie farmaceutiche e sanitarie disponibili a livello globale;

24) a definire un piano di formazione a disposizione della classe medica e della categoria degli infermieri sulle terapie innovative, avanzate e digitali, al fine di poter affrontare in modo competente e omogeneo su tutto il territorio nazionale l'accesso e la disponibilità delle stesse a tutti i pazienti e al fine di poter aumentare il patrimonio e le competenze globali del Servizio sanitario nazionale;

25) a promuovere un piano di supporto alla produzione farmaceutica in Italia, per assicurare la costante disponibilità di farmaci sul territorio nazionale e generare valore economico e occupazione per i territori in cui vengono disposti gli insediamenti;

26) a prepararsi all'arrivo di nuove soluzioni terapeutiche per il trattamento di patologie attualmente senza cura e ad alta prevalenza e disagio sociale come l'Alzheimer, attuando nuovi modelli di identificazione precoce dei pazienti e presa in carico da parte delle strutture specializzate e creando strumenti di fast track per l'accesso ai farmaci innovativi;

27) ad affrontare in modo razionale e fattivo l'aggiornamento del sistema tariffario Drg e dei Lea, ricomprendendo e individuando strumenti di fast track per le terapie innovative, Atmp e le terapie digitali (DTx), coerentemente con le esigenze di innovazione del Servizio sanitario nazionale.
(1-00066) (Nuova formulazione) «Ciocchetti, Panizzut, Benigni, Semenzato, Vietri, Lazzarini, Cappellacci, Ciancitto, Loizzo, Patriarca, Colosimo, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Pastorino n. 5-00344 del 2 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta orale Carotenuto n. 3-00161 del 13 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Soumahoro n. 5-00364 del 13 febbraio 2023;

   interrogazione a risposta scritta Rotondi n. 4-00447 del 13 febbraio 2023.