Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 3 febbraio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    circa quarantacinque anni fa grazie a Tina Anselmi la legge 23 dicembre 1978, n. 833, ha istituito il Servizio sanitario nazionale (da qui SSN), i cui principi cardine sono l'universalità, l'uguaglianza e l'equità e il cui obiettivo è la tutela della salute «come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», in ossequio all'articolo 32 della nostra Costituzione, nonché la promozione, il mantenimento e il recupero «della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini»;

    la sanità pubblica italiana rappresenta ancora oggi, in Europa e nel mondo, un vero e proprio modello di tutela della salute, che ha garantito agli italiani, nel corso degli anni, il miglioramento delle condizioni di vita, la riduzione delle patologie, maggiore longevità e benessere e una risposta collettiva ai bisogni di salute e di vita di cittadini, famiglie e società nel suo complesso;

    questo sistema oggi deve dare risposta a sfide e sollecitazioni nuove, anche legate al cambiamento demografico del nostro paese con l'invecchiamento della popolazione e la conseguente necessità di presa in carico della cronicizzazione delle malattie;

    sono diverse le criticità che affliggono il nostro SSN, tra cui non può non richiamarsi il divario nella quantità e qualità dei servizi forniti dalle singole regioni, legato sia alla diversa dotazione infrastrutturale, sia a capacità di programmazione e gestionali non omogenee; l'insufficiente compensazione del ridimensionamento dei servizi ospedalieri ordinari con un rafforzamento di quelli territoriali, soprattutto in alcune zone del paese; le lunghe liste d'attesa, esplose nella fase pandemica che ha di fatto sospeso la presa in carico delle altre malattie, con effetti derivanti dalla mancanza di screening ancora non prevedibili nel medio-lungo periodo; l'ingente spesa privata dei cittadini, che ha raggiunto più di 40 miliardi all'anno comprensivi del costo per servizi socio-sanitari necessari per gestire patologie croniche, con un'incidenza della spesa sanitaria out of pocket del 22 per cento rispetto a una media europea del 15 per cento (dati Eurostat); la carenza di personale e, non ultimo, l'assenza di investimenti e programmi di spesa di prospettiva nel settore;

    la riforma del Titolo V ha comportato la creazione di 21 Sistemi Sanitari Regionali (SSR) con situazioni di continui deficit, un alto livello di frammentazione ed eterogeneità, e differenze notevoli sia per quanto riguarda l'accesso alle cure sia per la qualità dell'assistenza sanitaria;

    la mancanza di un piano coordinato di assistenza territoriale che garantisca ovunque servizi sanitari e sociosanitari diffusi capillarmente impedisce una presa in carico integrata della popolazione differenziata per fasce d'età e l'implementazione di quella «medicina personalizzata» che rappresenta una sfida del futuro; una delle conseguenze più evidenti è il sovraccarico dei pronto soccorso e della medicina d'urgenza, che merita quindi una riorganizzazione integrata;

    per quanto concerne le liste d'attesa, in particolare, il Piano nazionale di Governo delle liste di attesa per il triennio 2019-2021 ha stabilito i tempi massimi d'attesa che le regioni si sono impegnate a rispettare per le prestazioni ambulatoriali, visite specialistiche e prestazioni strumentali, definendoli secondo criteri di priorità: «urgente» (U), da eseguire nel più breve tempo possibile e, comunque, entro 72 ore; «breve» (B) da eseguire entro 10 giorni; «differibile» (D) da eseguire entro 30 giorni per le visite o 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; «programmata» (P) da eseguire entro 120 giorni;

    dette tempistiche risultano costantemente disattese, rendendo plasticamente anche la forte disomogeneità nell'efficacia del SSN su tutto il territorio nazionale: esse non vengono rispettate, in media, una volta su tre (nelle regioni del Nord) e due volte su tre (nelle regioni del Sud); i dati mostrano che in media bisogna attendere 23 mesi per una mammografia, 12 per una Tac, 6 per la risonanza magnetica;

    il Rapporto civico sulla salute di Cittadinanzattiva sottolinea come nel 2021 almeno l'11 per cento delle persone abbia rinunciato a visite ed esami diagnostici e/o specialistici per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso, al servizio, con punte superiori al 18 per cento in alcune regioni quali la Sardegna, comunque non distanti dai livelli di «rinuncia» di Abruzzo, Lazio e Molise; lo stesso rapporto denuncia che per alcune diagnostiche si possono raggiungere anche i due anni di attesa; nonostante la lieve ripresa degli ultimi due anni, i volumi delle prestazioni sanitarie non sono ancora tornati ai livelli pre-pandemici, né per le prestazioni programmate né per quelle urgenti, portando a 2,9 milioni il numero di mancati ricoveri registrati tra il 2020 e il 2021, biennio già segnato da una riduzione del 26 per cento delle ospedalizzazioni e del 44 per cento dei ricoveri programmati rispetto ai valori pre-Covid-19;

    secondo il Report Osservatorio GIMBE 1/2021, tra il 2020 e il 2019 la riduzione complessiva delle prestazioni sanitarie si attesta su un valore di – 144,5 milioni – di cui la maggior parte (90,2 per cento) in strutture pubbliche – mentre i dati Agenas-MeS Sant'Anna di Pisa mostrano una diminuzione media del 40 per cento delle attività di screening per condizioni cliniche il cui esito è fortemente condizionato dalla tempestività della diagnosi (es. mammografie);

    ciò incide negativamente su un sistema di prevenzione tradizionalmente carente in ragione della mancanza di risorse finanziarie, umane e strumentali adeguate, cui si potrebbe dare risposta attraverso l'elaborazione di un piano nazionale pluriennale di interventi nel campo della prevenzione, differenziando gli stessi in interventi «primari» (volti a prevenire l'insorgere della patologia), «secondari» (volti a garantire diagnosi precoci) e «terziari» (volti a prevenire complicanze o danni ulteriori rispetto alla patologia già individuata);

    i lunghi tempi d'attesa non riguardano solo le tempistiche relative alla diagnosi, ma anche quelle relative agli interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che vengono posti in essere con ritardi che spesso finiscono inesorabilmente per aggravare il quadro clinico del paziente;

    si registrano criticità anche sul piano dell'assistenza di lungo termine prestata nelle strutture ospedaliere, che è scesa, del 2,5 per cento annuo, dal 2012 al 2021, confermando le difficoltà del SSN di garantire cure e assistenza con continuità e al di là di un orizzonte emergenziale;

    dal 2010 il personale a tempo indeterminato impiegato nel Servizio sanitario nazionale è diminuito di 25.641 unità (di cui circa 8.000 infermieri) e l'Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato come la situazione dei servizi di pronto soccorso – e non solo – risulti ormai difficilmente sostenibile; anche per quanto riguarda gli infermieri, il tasso di infermieri attivi in rapporto alla popolazione residente è sensibilmente più basso rispetto alla media europea;

    secondo le stime di SalutEquità nei prossimi anni la carenza di personale sanitario può stimarsi in circa 25.000 medici e 63.000 infermieri, indebolendo ulteriormente un sistema sanitario che, in ragione della crisi della natalità, sarà chiamato a rispondere a una popolazione che nel 2050 sarà costituita, per circa l'8 per cento, da persone con più di 85 anni;

    l'assenza di risorse, il tasso di turnover negativo, i pensionamenti e le politiche di «pre-pensionamento» (Quota 100, Quota 103 in primis) hanno determinato una situazione fortemente critica a livello di organico; considerando che il nostro Paese si distingue per un'età media anagrafica più avanzata dei medici attivi (più del 56 per cento dei medici ha più di 55 anni), come affermato dall'ufficio parlamentare di bilancio «[l]'effetto di “Quota 100” nel settore della sanità, e in maniera particolare nel Mezzogiorno ..., è purtroppo coinciso con il sovraccarico di lavoro che il personale ospedaliero ha dovuto fronteggiare nelle fasi più acute della pandemia da COVID-19, soprattutto nella prima metà del 2020»;

    la mancanza di risorse per immettere in servizio nuovo personale si deve anche alle misure di contenimento delle assunzioni adottate nelle regioni in piano di rientro, che negli anni ha aggravato un (già grave) percorso di riduzione del personale, privando detti enti territoriali della possibilità anche solo di compensare i pensionamenti, che per il solo prossimo quinquennio sono stimati in 21.050 unità per gli infermieri e 29.331 unità per i medici;

    la difficoltà di immettere nuovo personale in ruolo è dovuta anche alla scarsa attrattività economica, di alcune professioni sanitarie e infermieristiche, che portano sia al depauperamento dell'organico che al mancato avvio, in apicibus, dei percorsi di specializzazione medica universitaria nei settori più scoperti, pregiudicando l'erogazione delle relative prestazioni per i pazienti; gli stipendi degli infermieri sono pari a 1.410 euro al mese, ben distanti dalla media europea di 1.900 euro mensili;

    la cronica carenza di personale, nonché l'insufficienza del numero di posti letto negli ospedali, che ha registrato una progressiva diminuzione dal 1998 al 2018 (da 5,8 a 3,2 per 1.000 abitanti, su una media europea pari a 5), ha pregiudicato fortemente non solo la capacità del SSN di rispondere alla pandemia, ma anche la possibilità di offrire risposte globali e tempestive a tutti i pazienti, acuendo richiamati (e drammatici) fenomeni sanitari e sociali della rinuncia alle cure, dell'aumento delle liste d'attesa e della mobilità passiva non fisiologica;

    la mancanza di risorse adeguate è un problema che si riscontra anche nel campo della spesa farmaceutica e per i dispositivi a carico degli ospedali, con un impatto negativo sulla cura di patologie gravi come quelle oncologiche;

    è inoltre indispensabile implementare campagne informative nonché l'organizzazione di vaccinazioni strategiche oltre a quelle già obbligatorie, quali i vaccini anti-influenzali e quelli che prevengono l'insorgere di patologie tumorali come l'HPV, anche tramite la rete territoriale dei medici e dei pediatri di base e delle farmacie;

    l'esperienza della pandemia ha messo in evidenza la necessità di strutture, un servizio di prevenzione e cura nell'ambito della salute mentale e di supporto anche di carattere psicologico nelle patologie gravi, con particolare riferimento a disturbi del comportamento alimentare; in tale contesto, è urgente attuare la legge 7 aprile 2022, n. 32 (cosiddetto «Family Act») che all'articolo 2, comma 2 lettera d), prevede «ulteriori misure di sostegno e contributi vincolati alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici dell'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione e per attività terapeutiche e ricreative svolte da soggetti accreditati, fino al completamento della scuola secondaria di secondo grado»;

    i servizi socio-sanitari nel nostro paese devono essere implementati anche grazie alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dando riconoscimento e strumenti agli enti del terzo settore che operano a livello territoriale, integrando in modo prezioso dei servizi offerti dal pubblico;

    per salvaguardare il Servizio sanitario nazionale e garantire personale e strumentazione è dunque indispensabile stanziare nuove risorse, prestando un sostegno concreto a tutte le strutture e le professionalità che si impegnano, nonostante le difficoltà ad adoperarsi per proteggere la salute dei cittadini; in Italia la spesa in sanità in rapporto al PIL è inferiore di 1,3 punti percentuali rispetto alla media europea, di 3 rispetto alla Germania e di 2,5 rispetto alla Francia; considerando la spesa sanitaria pro capite, il valore italiano (euro 2.473) è inferiore rispetto ai principali Paesi europei e alla media OCSE (euro 2.572);

    al contrario, la legge di bilancio 2023 ha previsto, per il triennio 2023-2025, un percorso di riduzione della spesa in percentuale pari allo 0,38 per cento nel 2023, 0,30 per cento nel 2024 e 0,38 per cento nel 2025, in particolare prevedendo una riduzione di 51 milioni di euro per l'anno 2023 e 51,6 milioni di euro per l'anno 2024 dei finanziamenti previsti per il programma di ricerca per il settore della sanità pubblica, nonché una riduzione di 7,6 milioni di euro nel 2023, 11,2 milioni di euro nel 2024 e 14 milioni di euro nel 2025 per la vigilanza sugli enti e sicurezza delle cure;

    gli stanziamenti previsti (2,15 miliardi di euro per il 2023) sono stati rivolti interamente al contrasto dell'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia (1,4 miliardi di euro), nonché all'acquisto dei vaccini e farmaci per la cura del Covid-19 (650 milioni di euro), senza alcuna prospettiva di sostegno, investimento e rilancio in un settore fondamentale per il nostro ordinamento costituzionale;

    risulta del tutto assente, dall'orizzonte della programmazione finanziaria, il potenziamento del sistema sanitario e anzi le proiezioni di spesa elaborate dal Governo prevedono un percorso di riduzione, in percentuale del Pil, che passa dal 7 per cento del 2022 al 6,1 per cento nel 2025;

    sotto questo versante, peraltro, va ricordato come lo scoppio della pandemia abbia comportato un forte aumento della spesa sanitaria pubblica, che è passata da un incremento medio annuo dello 0,9 per cento dal 2012 al 2019, al 5 per cento medio annuo tra il 2020 e il 2021, a conferma di quanto le nuove sfide globali disvelate dalla pandemia impongano agli stati di rafforzare e mettere in sicurezza i propri sistemi sanitari;

    proprio per dare risposta a tale emergenza, l'Eurogruppo del 9 aprile 2020 ha dato avvio al Pandemic crisis support e cioè un programma di supporto finanziato attraverso il Meccanismo europeo di stabilità (cosiddetto MES sanitario) che consentiva agli Stati membri di accedere a finanziamenti agevolati volti a supportare i maggiori costi sanitari sopportati per lo scoppio della pandemia;

    il 31 dicembre 2022 è scaduto il termine per accedere al predetto MES sanitario ed è quindi sfumata la possibilità di ottenere i circa 37 miliardi di euro la cui unica condizionalità sarebbe stata l'utilizzo di tali risorse esclusivamente per sostenere il finanziamento, diretto e indiretto, del sistema sanitario nazionale;

    dette risorse avrebbero rappresentato puro ossigeno per il nostro sistema sanitario, che versa in condizione critiche sotto molteplici aspetti sopra solo accennati e che ora risulta pure fortemente provato dagli sforzi (abnormi) profusi nel corso della pandemia per salvaguardare, costantemente e nonostante tutte le difficoltà, il primario e universale diritto alla salute;

    preconcetti ideologici e fake news non possono in alcun modo giustificare l'assenza di risorse e risposte rispetto alle esigenze di cura e assistenza di cittadini e famiglie: proprio per tale ragione appaiono improcrastinabili interventi volti a potenziare il SSN e che si propongono di ricollocare al centro delle priorità del Paese la tutela della salute, vero e proprio cardine del nostro sistema di welfare e del nostro stato sociale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per reperire le risorse finanziarie necessarie a rispondere alle criticità richiamate in premessa, volte, in particolare, a escludere qualsiasi forma di definanziamento del SSN sul breve, medio e lungo periodo, incrementando l'organico medico e infermieristico e riducendo i tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e per gli interventi terapeutici e assistenziali-riabilitativi, che pregiudicano direttamente il fondamentale diritto alla salute di cui all'articolo 32 della Costituzione e il carattere universale del sistema sanitario nazionale nel suo complesso;

2) ad adottare iniziative volte ad aumentare personale medico e infermieristico, favorendo nuove immissioni in ruolo con compensi e formazione adeguata e organizzando in modo adeguato l'attività lavorativa e, al contempo, favorire l'aggiornamento delle professionalità operanti nel SSN, senza disperdere le esperienze acquisite e procedendo, senza indugio, all'avvio di un percorso di stabilizzazione che si proponga di eliminare il precariato nelle professioni sanitarie;

3) ad adottare iniziative di competenza per assicurare maggiore attrattività alle professioni sanitarie, incrementando le remunerazioni e le indennità specifiche, ma anche rafforzando le tutele contrattuali al fine di tenere in debita considerazione le peculiarità del comparto, sia al fine di scongiurare la carenza di personale in generale, sia per evitare l'afflusso delle nuove professionalità verso specializzazioni considerate maggiormente redditizie;

4) a dare piena attuazione, per quanto di competenza, ai piani nazionali approvati in sede ministeriale ed europea, in coerenza con le indicazioni dell'OMS, a partire dall'eliminazione delle liste di attesa e dalla riorganizzazione degli strumenti di prevenzione e screening;

5) ad adottare iniziative per prevedere un piano di potenziamento della sanità e dell'assistenza territoriale, in coerenza con gli investimenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, introducendo strumenti innovativi di medicina personalizzata e telemedicina, anche tramite la completa attuazione del fascicolo sanitario elettronico;

6) ad adottare, anche alla luce del punto precedente, un piano nazionale di edilizia ospedaliera che comporti il rinnovamento delle strutture sanitarie, considerando che il 60 per cento delle strutture ha più di 40 anni e la metà è di dimensioni troppo piccole, anche al fine di rafforzare le strutture dedicate e agevolare l'assistenza di parenti e congiunti, nonché per agevolare l'implementazione delle più avanzate tecniche mediche, della medicina di precisione e personalizzata;

7) ad adottare un piano di riorganizzazione e risanamento della medicina d'urgenza e a strutturare un piano efficace di presa in carico delle malattie croniche attraverso l'avvio della rete di ospedali di comunità previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

8) a superare il meccanismo del payback sui dispositivi e sui farmaci;

9) ad adottare iniziative volte a garantire il pieno utilizzo delle risorse dedicate ai farmaci innovativi, continuando a sostenere la ricerca e la produzione farmaceutica nel nostro paese, e ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza (LEA), anche per la presa in carico delle malattie rare di cui alla legge 10 novembre 2021 n. 175;

10) a portare avanti una campagna di informazione ed una efficace organizzazione del sistema vaccinale, anche per garantire gli impegni assunti con l'OMS per la vaccinazione contro l'HPV;

11) a portare avanti un piano strutturato di servizi territoriali per la presa in carico della salute mentale, anche in collaborazione con il sistema scolastico ed educativo, e ad adottare i decreti attuativi di cui alla legge n. 32 del 2022 per il rimborso alle spese sostenute dalle famiglie per i figli con disabilità, con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici dell'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione svolte da soggetti accreditati;

12) ad adottare le iniziative di competenza volte a includere l'organizzazione e il finanziamento del Servizio sanitario nazionale nella discussione in materia di riforme costituzionali attualmente in corso.
(1-00061) «Bonetti, Richetti, Grippo, Enrico Costa, Gadda, Del Barba, Marattin, Sottanelli».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    il Tribunale unificato dei brevetti (Tub) è una nuova corte internazionale con giurisdizione sui brevetti unitari e sui brevetti europei;

    per il Tribunale di primo grado sono previste diverse divisioni: la divisione centrale e le divisioni locali o regionali; le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera;

    a causa della Brexit la divisione centrale di Londra deve essere trasferita in altra città di un Paese dell'Unione europea;

    l'entrata in vigore del Tub è stata prorogata dal 1° aprile al 1° giugno 2023,

impegnano il Governo

a mettere in atto tutte le iniziative concrete facendo valere, nelle opportune sedi istituzionali, il peso del nostro Paese nell'attuale panorama brevettuale europeo, affinché l'Italia possa ottenere il trasferimento della sezione specializzata della divisione centrale del Tub ad oggi assegnata a Londra.
(7-00047) «Billi, Gusmeroli, Formentini, Andreuzza, Coin, Barabotti, Crippa, Di Mattina, Toccalini».


   La III Commissione,

   premesso che:

    la guerra, esplosa nel 1991, tra Yerevan e Baku a seguito della dissoluzione dell'Urss, si è conclusa con il successo militare della parte armena e, nel maggio del 1994, è stato siglato a Bishkek un accordo per il cessate-il-fuoco;

    dal punto di vista dei principi, la Repubblica dell'Azerbaigian si è sempre appellata a quello di sovranità, integrità territoriale e inviolabilità delle frontiere, mentre la Repubblica d'Armenia ha, invece, sempre invocato quello di autodeterminazione dei popoli;

    negli anni, si sono poi ciclicamente verificati scambi di artiglieria dai due lati, quand'anche per un lungo periodo la perdurante tensione tra le parti sia stata percepita dall'esterno alla stregua di un «conflitto congelato»;

    a settembre 2020 ha preso il via, lungo la linea di contatto (Nagorno-Karabakh e distretti azeri contigui sotto controllo armeno), un nuovo conflitto ad alta intensità tra Armenia e Azerbaigian, con reciproci scambi di accuse sulle responsabilità originarie dello stesso;

    il 9 novembre 2020, una intesa trilaterale tra Azerbaigian, Armenia e Federazione Russa ha segnato la fine di quella che ormai viene considerata la seconda guerra del Nagorno-Karabakh, terminata con la vittoria dell'Azerbaigian che ha militarmente ottenuto il controllo dei distretti circostanti il Nagorno-Karabakh e una parte del Nagorno-Karabakh stesso, inclusa la città simbolo di Shusha;

    l'intesa di cui sopra, articolata in nove punti, oltre a contemplare l'entrata in vigore del cessate-il-fuoco, prevede la cristallizzazione di una nuova linea di contatto, la restituzione da parte armena dei distretti azeri circostanti il Nagorno-Karabakh occupati – senza veder pregiudicato il funzionamento del corridoio di Lachin che unisce l'Armenia al Nagorno-Karabakh – il dispiegamento di una forza di peacekeeping russa in parallelo al ritiro delle forze armene e la cui durata è fissata in 5 anni, rinnovabili;

    nonostante diversi timori e perplessità in merito ad alcuni punti della menzionata intesa, la comunità internazionale ha accolto positivamente la fine delle ostilità a seguito del cessate-il-fuoco raggiunto a novembre 2020 tra Yerevan e Baku, attraverso la mediazione russa;

    l'Unione europea, in particolare, aveva invitato tutte le parti a rispettare rigorosamente il cessate-il-fuoco per evitare ulteriori perdite di vite umane, chiedendo, al contempo, il ritiro completo e tempestivo di tutti i combattenti stranieri dalla regione;

    anche l'Italia, attraverso la nota della Farnesina dell'11 novembre 2020, ha salutato con favore l'intesa ed il ruolo costruttivo di mediazione svolto da Mosca alla ricerca di una soluzione negoziata al conflitto;

    tuttavia da novembre 2020 ad oggi si sono verificate importanti e molteplici violazioni del cessate-il-fuoco tra le forze in campo;

    dal 12 dicembre 2022, sedicenti ambientalisti azeri hanno bloccato il corridoio di Lachin ossia l'arteria strategica che collega il Nagorno-Karabakh all'Armenia, in tal modo impedendo il transito di persone e mezzi così come l'approvvigionamento di viveri, generi di prima necessità e medicinali. Di fatto i circa 120.000 armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh si trovano isolati dal mondo, in una situazione insostenibile;

    negli eventi in corso si può leggere l'inizio di una nuova fase del conflitto, foriera di seria preoccupazione innanzitutto per le conseguenze umanitarie. I soggetti più vulnerabili sono i primi ad essere colpiti, si pensi solo al fatto che è divenuto praticamente impossibile il trasferimento di pazienti gravemente malati senza contare le numerose separazioni familiari in atto;

    a quanto descritto si aggiunge l'aggravante dell'interruzione da parte dell'Azerbaigian delle forniture di gas naturale verso il Nagorno-Karabakh: abitazioni, ospedali e scuole sono rimaste prive di riscaldamento;

    come evidenziato a livello europeo, sostenendo di fatto il blocco del corridoio di Lachin, l'Azerbaigian viola i suoi obblighi internazionali derivanti dalla dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, in base alla quale l'Azerbaigian è tenuto a garantire la sicurezza delle persone, dei veicoli e delle merci che circolano lungo il corridoio in entrambe le direzioni;

    in ragione della drammaticità degli eventi in corso, il 19 gennaio 2023, il Parlamento europeo ha approvato una significativa risoluzione sulle conseguenze umanitarie del blocco in Nagorno-Karabakh;

    si evidenzia, in particolare, che nel contesto di tale risoluzione viene anche condannata l'inazione delle «forze di pace» russe, ritenendo che debba essere negoziata con urgenza la loro sostituzione con le forze di pace internazionali dell'Osce, nel quadro di un mandato delle Nazioni Unite. Inoltre, viene chiesto che alle organizzazioni internazionali sia concesso un accesso senza ostacoli al Nagorno-Karabakh per valutare la situazione e fornire la necessaria assistenza umanitaria,

impegna il Governo:

   a invitare la Repubblica dell'Azerbaigian a rispettare e attuare pienamente la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, al fine di consentire l'immediata riapertura del corridoio di Lachin;

   a condannare fermamente, nelle opportune sedi nazionali e internazionali, quanto sta accadendo a danno della popolazione armena residente nel Nagorno-Karabakh;

   a prendere in considerazione quanto indicato nella menzionata risoluzione del Parlamento europeo e agire coerentemente con essa in tutti gli adeguati consessi internazionali;

   a valutare l'opportunità di convocare l'Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaigian in Italia, nell'intento di far percepire il forte interesse dell'Italia ad una celere risoluzione della crisi umanitaria in atto;

   ad adoperarsi nelle opportune sedi internazionali per rilanciare il processo negoziale volto al raggiungimento di un accordo di pace globale che garantisca i diritti e la sicurezza della popolazione residente nel Nagorno-Karabakh.
(7-00046) «Onori, Ascari, Amato, Cherchi, Fede, Lomuti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   D'ALFONSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 2 maggio 1974, n. 195 recante «Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici», all'articolo 7, vieta i finanziamenti o i contributi, sotto qualsiasi forma e in qualsiasi modo erogati, da parte di organi della pubblica amministrazione di enti pubblici, di società con partecipazione di capitale pubblico superiore al 20 per cento o di società controllate da queste ultime, nonché delle cooperative sociali e dei consorzi disciplinati dalla legge 8 novembre 1991, n. 381, a favore di partiti o loro articolazioni politico-organizzative e di gruppi parlamentari. Chiunque corrisponda o riceva contributi in violazione della suddetta disposizione è punibile con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con la multa fino al triplo delle somme versate in violazione della presente legge;

   risulta all'interrogante che tra i 1200 beneficiari di risorse (12 milioni di euro) attribuite con un emendamento al progetto di legge recante «Disposizioni finanziarie per la redazione del Bilancio di previsione finanziario 2023-2025 della regione Abruzzo (legge di stabilità regionale 2023)» vi siano anche associazioni che hanno determinato attivismo politico locale;

   da organi di stampa si apprende inoltre che, il bilancio regionale adottato, modificato e approvato rocambolescamente nella notte del 30 dicembre 2022, sarebbe rimasto tecnicamente indefinito nonostante l'intervenuto voto formale, proprio per la creativa ma discussa copertura donativa a pioggia per le misure finanziarie insorte e inserite senza alcuna reale istruttoria ad opera degli uffici competenti –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di carattere normativo per rendere più stringente la riconoscibilità dei finanziamenti anche nell'ambito delle elezioni regionali e affinché siano rispettati da tutti i soggetti che sostengono le campagne elettorali l'obbligo di trasparenza e i doveri dettati dalla disciplina sul finanziamento delle elezioni.
(3-00155)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   oggi, e da molti anni, la Repubblica Democratica del Congo e in particolare la parte nord-orientale del Paese è teatro di una tragedia dimenticata dal mondo e dalla comunità internazionale. Una crisi che negli ultimi 30 anni ha causato almeno 10 milioni di vittime e che solo negli ultimi anni ha prodotto innumerevoli massacri e 5,8 milioni tra rifugiati e sfollati;

   sono molte le milizie e le bande criminali che creano instabilità e provocano la morte di civili inermi: si calcola che siano almeno centocinquanta le sigle dei vari gruppi armati. Tra questi il gruppo del Movimento 23 Marzo (M23), esplicitamente sostenuto dal Governo del Ruanda, spicca per la ferocia delle sue azioni che hanno causato la fuga di migliaia di civili e su cui diverse segnalazioni riportano il reclutamento di bambini diffuse violenze sessuali e di genere, oltre ad altre gravissime violazioni di diritti umani;

   come segnala il rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite dello scorso ottobre, in questo contesto tra l'aprile 2020 e il marzo 2022, sono state accertate 7.616 gravi violazioni ai danni di 6.073 bambini, perpetrate da 78 parti belligeranti nel corso del conflitto. Tra le violazioni riscontrate rientrano l'arruolamento, il rapimento, l'assassinio e le violenze sessuali;

   i bambini sono spesso costretti in condizioni di schiavitù nelle miniere. Il Congo è infatti tra i Paesi più ricchi di materie prime al mondo, tra cui cassiterite e coltan, minerali necessari per l'elettronica, le nano tecnologie e la transizione ecologica. Minerali tanto preziosi quanto insanguinati;

   sempre in Congo, il 22 febbraio 2021, sono stati uccisi l'ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista del WFP Mustapha Milambo e su questa vicenda sono ancora lontane verità e giustizia –:

   se non intenda adottare iniziative per promuovere azioni sanzionatorie nei confronti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, a partire dai comandanti di M23 e operare in sede di Consiglio europeo affari esteri per un'estensione delle misure esistenti;

   se non intenda intraprendere iniziative volte a limitare il commercio di minerali provenienti da zone di conflitto o estratti in contesti di gravi violazioni di diritti umani;

   quali iniziative diplomatiche abbia assunto o intenda assumere affinché si ottenga verità e giustizia sugli omicidi di Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo.
(4-00402)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   nel 2014 l'aeroporto di Ciampino è stato oggetto del caso EU Pilot 6876/14/ENVI, nell'ambito del quale la Commissione europea ha chiesto chiarimenti sull'applicazione della direttiva 2011/92/UE;

   per soddisfare le richieste della Commissione europea, in data 16 dicembre 2016 Enac ha trasmesso documentazione integrativa nell'ambito del procedimento di Via del nuovo masterplan, contenente uno specifico elaborato finalizzato a rispondere ai quesiti posti;

   la Commissione tecnica Via-Vas (Ctva) si è espressa sul masterplan con parere positivo con prescrizioni n. 2476 del 2 agosto 2017; nello stesso parere la Ct-Via-Vas ha ritenuto di non potersi esprimere in relazione ai pregressi impatti ambientali prodotti dall'esercizio dell'opera e di dover demandare alla competente direzione Mattm la definizione degli effetti sulla procedura in corso; la Ct-Via-Vas ha successivamente suggerito di chiedere un parere all'Avvocatura dello Stato sulla necessità di avviare un procedimento di Via postuma sugli interventi realizzati in passato in relazione al procedimento EU Pilot; in accoglimento del parere dell'Avvocatura, in data 23 aprile 2019 si è aperto un supplemento di istruttoria concluso con parere n. 3346 del 23 aprile 2020;

   con decreto ministeriale n. 345 del 18 dicembre 2018 è stato approvato il piano di contenimento e abbattimento acustico dell'aeroporto di Ciampino i cui elementi salienti prevedono: riduzione del 30 per cento del numero di voli commerciali da circa 100 giorno attuali a 65 giorno; distribuzione voli 100 per cento diurni e 0 per cento notturni; graduale sostituzione degli attuali velivoli Boeing 737-800 con nuovi velivoli Boeing 737-max200 a minor impatto acustico;

   il suddetto piano prevede altresì interventi di risanamento acustico presso gli edifici scolastici esposti alle emissioni acustiche dei velivoli in fase di atterraggio e decollo;

   la Commissione europea; con parere del 15 febbraio 2021, procedeva ad articolato esame delle richieste contenute nel parere Ctva 3346/2020, della documentazione Enac, e della correlata valutazione, concludendo per la relativa inadeguatezza e insufficienza ad espletare la valutazione degli impatti delle opere realizzate nell'aeroporto nel rispetto dei principi enunciati dalla giurisprudenza europea in ordine ai requisiti della Via postuma ed indicando puntualmente le carenze riscontrate;

   il 31 marzo 2021 il Mite ha chiesto a Enac di fornire documentazione in riscontro ai contenuti del citato parere Ctva 3346/2020, stante l'urgenza di archiviare il caso EU Pilot 6876/14/ENVI da parte della Commissione europea;

   a seguito delle successive interlocuzioni tra il Ministero, Enac e la Ctva, è emersa la necessità di seguire un iter procedurale e di analisi ambientale che, anche tenendo conto dei rilievi effettuati dalla Commissione europea, consenta di percorrere le fasi essenziali della valutazione di impatto ambientale;

   in sostanza l'attuale Commissione europea si è espressa negativamente sulla compatibilità ambientale dell'aeroporto di Ciampino nel rispetto dei principi enunciati dalla giurisprudenza europea in ordine ai requisiti della Via postuma e relativamente alla valutazione degli impatti arrecati dalle opere già realizzate nel periodo 1999-2013 per la presenza di impatti negativi e rilevanti in relazione specificamente agli effetti arrecati ai fattori oggetto di considerazione all'interno della Via, attraverso l'aumento dei voli operati;

   la Commissione acustica aeroportuale, viste le criticità generate dall'aeroporto sul territorio, sta svolgendo i propri compiti al fine di definire delle nuove procedure antirumore e tali lavori sono ancora in corso;

   allo stato attuale l'aeroporto di Campino ancora sta generando un forte dibattito a livello istituzionale, con recenti sentenze Tar e Consiglio di Stato che hanno sancito la necessità di procedere con le azioni di risanamento acustico;

   le analisi eseguite dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale Lazio nello studio Sera (studio effetti rumore aeroportuale salute residenti) e nello studio SAmBa (studio effetti ambiente salute bambini) hanno fatto emergere evidenze statistiche di effetti sulla salute dei residenti nell'area circostante l'aeroporto, un'associazione tra rumore ambientale misurato all'esterno delle scuole e difetti nella discriminazione uditiva dei bambini e difetti delle capacità di apprendimento;

   per quanto sopra evidenziato, è evidente che l'incremento dell'operatività dell'aeroporto ha inequivocabilmente generato un importante impatto acustico sul territorio con conseguenze sulla salute della popolazione;

   in merito allo studio del proponente si evidenziano importanti criticità: la ricostruzione dell'impatto acustico dell'aeroporto non è accoglibile sul piano metodologico visto che le ricostruzioni modellistiche di riferimento per i diversi scenari temporali e il calcolo della popolazione esposta non presentano omogeneità di procedura metodologica e di base dati; ne consegue che anche le conclusioni non possono essere accolte;

   anche in merito alla componente salute, il profilo epidemiologico connesso con l'esposizione all'inquinamento acustico e atmosferico fornito dal proponente presenta limiti metodologici che ne minano la validità –:

   se il Ministro interpellato intenda fornire adeguate garanzie a tutela della popolazione di Ciampino, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere nei confronti dell'ente gestore in relazione alla mancata riduzione del 30 per cento del numero di voli commerciali da circa 100 giorno attuali a 65 giorno e alla mancata distribuzione voli 100 per cento diurni e 0 per cento notturni;

   se il Ministro interpellato intenda fornire adeguate garanzie a tutela della popolazione di Ciampino, e quali iniziative di competenza intenda intraprendere nei confronti dell'ente gestore in relazione alla graduale sostituzione degli attuali velivoli Boeing 737-800 con nuovi velivoli Boeing 737-max200 a minor impatto acustico.
(2-00069) «Sergio Costa, L'Abbate, Morfino, Ilaria Fontana».

Interrogazione a risposta scritta:


   L'ABBATE, ILARIA FONTANA e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel programma di lavoro per il 2021 della Commissione europea è stata inserita la revisione Regolamento (CE) n. 1013/2006 sulla spedizione dei rifiuti, che stabilisce meccanismi di controllo per l'esportazione e l'importazione di rifiuti tra l'Ue e Paesi terzi, con la finalità di contrastare più efficacemente i comportamenti illeciti e assicurare un grado elevato di protezione dell'ambiente e della salute umana;

   il Parlamento europeo ha affidato il processo di revisione alla Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi), che ha approvato il 1° dicembre 2022 il progetto di revisione del Regolamento, rinviando la votazione in plenaria a gennaio 2023;

   in vista delle prossime fasi negoziali, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha convocato per il 9 febbraio 2023 una riunione con le associazioni di categoria al fine di acquisire eventuali istanze, elementi e osservazioni utili a perfezionare e sostenere la posizione nazionale relativamente ai diversi aspetti della proposta di revisione del Regolamento approvata dalla Commissione Envi;

   la citata proposta di revisione ha suscitato forte preoccupazione da parte di alcuni comparti industriali e associazioni di categoria che rappresentano le imprese attive nel settore della raccolta, del recupero, del riciclo e della commercializzazione di materiali recuperabili, in ragione del mancato chiarimento di alcuni importanti aspetti normativi previsti nell'attuale versione che rischiano di generare pesanti ricadute per alcuni dei suddetti settori, non solo sotto il profilo economico e sociale, in considerazione del mancato apporto di risorse economiche per la filiera, ma anche ambientale, con particolare riferimento al mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclo;

   emblematico è il settore industriale italiano della cosiddetta «carta da macero», che rappresenta un'eccellenza in Europa e nel nostro Paese, al quale fanno riferimento circa 600 imprese attive nella gestione degli impianti di trattamento dei rifiuti autorizzati alle operazioni di recupero/riciclo per la produzione di carta materia prima – end of waste, così definita a seguito dell'adozione del decreto ministeriale n. 188 del 2020 «Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto da carta e cartone», in conformità con la direttiva europea di settore;

   tali imprese, alle quali vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti dai comuni e da attività commerciali, artigianali, industriali e terziarie, contano, senza considerare l'indotto, circa 25.000 addetti e producono «carta da macero» di alta qualità, per circa 7 milioni di tonnellate nel 2021, destinata al mercato estero per una quota non trascurabile, pari a circa il 27 per cento del totale;

   il rischio conseguente a una interpretazione non uniforme della nuova proposta di Regolamento sulla spedizione dei rifiuti, il cui unico ambito di applicazione dovrebbe essere appunto solo quello dei rifiuti, è che, in caso di disaccordo fra le normative degli Stati di spedizione e di arrivo, la materia prima «end of waste» possa essere «riclassificata» come rifiuto e quindi essere soggetta alle stringenti limitazioni imposte per le esportazioni dei rifiuti dal Regolamento, in tal modo penalizzando i Paesi più virtuosi che hanno normative settori industriali all'avanguardia nella green economy –:

   se, nel processo negoziale di revisione del Regolamento (CE) n. 1013/2006 sulle spedizioni di rifiuti, attualmente in corso nell'ambito del Gruppo Ambiente (Working Party on the Environment – WPE) del Consiglio dell'Unione europea, si intenda proporre l'inserimento di una esplicita esclusione delle materie prime «end of waste» dall'ambito di applicazione del Regolamento al fine di sostenere i settori produttivi del nostro Paese che rappresentano un punto di eccellenza dell'economia circolare e dei modelli virtuosi di sviluppo economico.
(4-00401)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, ORLANDO, SERRACCHIANI e PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Ansaldo Energia spa, società a maggioranza pubblica mediante Cdp Equity, con oltre 175.000 Megawatt installati in più di 90 Paesi e circa 3.500 dipendenti, è la più grande azienda in Italia e una tra le principali del mondo per la fornitura, l'installazione e il service di impianti e componenti per la generazione di energia;

   l'azienda con sede a Genova dà lavoro diretto a circa 2.400 persone, fra operai e impiegati, a cui si aggiungono oltre 500 lavoratori delle ditte esterne e dell'indotto, ed è fiore all'occhiello del territorio ligure e di tutto il Paese, rappresentando un'eccellenza nel business delle turbine a gas, nonché una fondamentale risorsa per le prospettive di sviluppo legate alle energie green;

   tuttavia, da agosto 2022 Ansaldo Energia vive una situazione di grave crisi, che ha visto nei mesi scorsi scendere in piazza lavoratrici e lavoratori per difendere il futuro dell'azienda, per affrontare la quale è stata annunciata da parte del socio Cdp una ricapitalizzazione di 550 milioni di euro e il consolidamento di un piano industriale che rilanci il core business della power generation e i due filoni da rafforzare come il nucleare di nuova generazione e le fonti rinnovabili, da definire al più presto;

   il 1° febbraio 2023 sono state comunicate le dimissioni dell'amministratore delegato e direttore generale Giuseppe Marino, che saranno efficaci dal 1° aprile prossimo e che destano forte preoccupazione poiché arrivano in un momento delicato per l'azienda, in ragione del percorso di ricapitalizzazione e di ricerca di investimenti, necessari per il nuovo piano industriale, che sono stati alla base delle richieste del territorio di questi mesi;

   il 2 febbraio i lavoratori e le lavoratrici dell'azienda si sono riuniti in assemblea per chiedere chiarezza sul percorso e sulla strategia;

   appare, dunque, prioritario che tutti gli attori, istituzionali e sociali, si impegnino congiuntamente per dare prospettive all'azienda tutelando l'occupazione, le capacità produttive e le competenze tecnologiche maturate, scongiurando le ipotesi di ridimensionamento e il rischio di chiusura, nella prospettiva di un piano di rilancio e riqualificazione industriale di lungo respiro –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare affinché con l'azionista di maggioranza, Cassa depositi e prestiti, si proceda nel modo più celere possibile per la nomina di un nuovo amministratore delegato di Ansaldo Energia spa, per l'attuazione del percorso di ricapitalizzazione annunciato e per il consolidamento del nuovo piano industriale necessario a impostare il rilancio dello stabilimento, tutelando la piena occupazione e la continuità della produzione, a garanzia dei lavoratori e nell'interesse del Paese, anche in considerazione del ruolo fondamentale che l'azienda riveste nella prospettiva di realizzazione della transizione ecologica prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-00348)

Interrogazione a risposta scritta:


   BUONGUERRIERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche, diffuse nel comparto delle amministrazioni locali, sono disciplinate dal testo unico approvato con il decreto legislativo n. 175 del 2016;

   il Ministero dell'economia e delle finanze ha presentato nel 2019 un rapporto sugli esiti della revisione straordinaria delle partecipazioni;

   la proliferazione di queste società è stata oggetto di una indagine della Corte dei conti;

   la Corte dei conti afferma che la costituzione e la partecipazione in società da parte degli enti locali risulta essere spesso uno strumento surrettiziamente utilizzato per superare le regole poste a tutela della concorrenza e i vincoli di finanza pubblica imposti agli enti locali;

   per ridurre la frammentarietà del quadro normativo e pervenire ad una ricomposizione della disciplina delle società a partecipazione pubblica è stata emanata nel 2015 una delega, contenuta nell'articolo 18 della legge n. 124 del 2015, cosiddetta legge Madia, per il riordino della normativa delle partecipazioni societarie delle pubbliche amministrazioni;

   in tale contesto la Faventia Sales spa, società partecipata dal comune di Faenza con una quota del 46 per cento, gestisce un complesso immobiliare denominato «ex Istituto Salesiani» costituito da diversi beni; nel 2020 la società aveva 7 amministratori e 1 dipendente, attualmente ha 7 amministratori e 3 dipendenti;

   nel 2019 è stata inserita dal comune di Faenza tra le società oggetto di razionalizzazione nel «Piano di razionalizzazione periodica delle partecipazioni detenute al 31 dicembre 2018» con l'impegno alla cessione della partecipazione o alla liquidazione della società;

   lo stesso comune contribuisce in maniera notevole ai ricavi complessivi della partecipata attraverso contratti di sublocazione. Nel 2020 è stato corrisposto alla partecipata canoni totali pari a 204.852,45 euro, con oltre a 52.752 euro trasferiti a titolo di «spese di gestione e decoro», contribuendo per 257.604,45 euro (43,39 per cento) al fatturato della partecipata che nel 2020 è stato di 593.641 euro;

   dai contratti di sub-locazione emergerebbe che i canoni sono trasferiti senza incrementi di prezzo, conseguentemente i margini economici derivano solo da oneri di gestione e decoro;

   la situazione appare concretamente regolata in modo difforme da quanto previsto, in modo generale e astratto, nelle norme del testo unico delle società partecipate (Tusp);

   inoltre i 53.000 euro di spese di gestione e decoro che il comune di Faenza corrisponde a Faventia Sales spa, verrebbero liquidati senza alcun regolamento condominiale che disciplini preventivamente un costo univoco a metro quadro e senza consentire la possibilità di verificare se analogo trattamento sia garantito altri inquilini non pubblici in termini di costi. Se così fosse, ad avviso dell'interrogante, saremmo innanzi procedure di fatto seguite potenzialmente in grado di configurare un danno erariale;

   generalmente il comune partecipa, tramite i canoni versati, al mantenimento di una società che, ad avviso dell'interrogante, non svolge effettivamente alcuna attività, limitandosi a fungere da mero soggetto interposto tra proprietari e comune di Faenza per il godimento di immobili, con una marginalissima attività socio-culturale a latere, e per la quale, con il piano di revisione 2022, si sta cercando di trovare una nuova collocazione anche attraverso scissioni proporzionali e conferimenti al suo interno di società partecipate in liquidazione. Ciò avviene apparentemente senza un chiaro piano industriale e senza aver risolto nessuno dei problemi in precedenza indicati nonostante gli impegni presi con la Corte dei conti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, nell'eventualità positiva, quali iniziative di competenza intenda porre in essere, in particolare se ritenga utile e opportuno adottare le iniziative volte all'esercizio delle funzioni di monitoraggio e controllo nell'ambito della cooperazione con la Corte dei conti di cui al protocollo d'intesa sull'attuazione del Tusp del 10 maggio 2021.
(4-00400)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato su il Fatto quotidiano in data 2 febbraio 2023 riporta la notizia che Alfredo Cospito, anarchico condannato per terrorismo e detenuto al 41-bis, attualmente in sciopero della fame per protesta proprio contro questa misura carceraria, abbia detto ai deputati del Partito democratico recatisi a trovarlo presso la struttura detentiva che avrebbero dovuto parlare con alcuni esponenti mafiosi prima che con lui;

   i parlamentari del PD Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e l'ex Ministro della giustizia, attualmente deputato, Andrea Orlando, si erano recati a trovare Cospito nel carcere di Sassari il 12 gennaio 2023;

   secondo il Fatto quotidiano in quell'occasione Cospito avrebbe invitato i parlamentari a «parlare» con alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata: il camorrista Francesco Di Maio, il killer della 'ndrangheta Francesco Presta e il mafioso Pietro Rampulla, chiarendo, al contempo, che «il suo sciopero della fame non ha il solo scopo di far revocare a se stesso il regime di carcere duro, ma quello di ottenerne l'abolizione per tutti, compresi i “vicini” mafiosi»;

   intervistato dal medesimo quotidiano, il senatore Verini ha poi confermato che «qualche frase di circostanza, tra i quattro parlamentari e i tre mafiosi, è stata scambiata»;

   le notizie riportate da il Fatto quotidiano gettano una luce inquietante sulla vicenda della protesta di Cospito e della visita da lui ricevuta in carcere dagli esponenti del Partito democratico, soprattutto alla luce del fatto che, come riportato dal quotidiano, esiste l'ipotesi di un «piano per arrivare all'abolizione del 41-bis» –:

   di quali elementi disponga e quali iniziative intenda assumere al fine di scongiurare pericolosi sodalizi tra criminalità organizzata e terrorismo.
(2-00070) «Foti, Antoniozzi, Gardini, Messina, Ruspandini».

Interrogazione a risposta orale:


   CALDERONE. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il 21, 22 e 23 febbraio 2022 i vincitori del concorso a 8171 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale terza, fascia economica F1, con il profilo di addetto all'Ufficio per il processo venivano assunti con contratto di anni 2 e mesi 7;

   l'articolo 11 del decreto-legge n. 80 del 2021 fissa le mansioni della nuova figura professionale di addetto all'ufficio del processo, equiparandolo al profilo di funzionario giudiziario e rinviando all'Allegato II numero 1 l'individuazione dei contenuti professionali generici e, soprattutto specifici, dettagliatamente e analiticamente descritti;

   da tale descrizione emerge limpidamente che l'addetto all'ufficio del processo è chiamato a svolgere un'attività di stretta collaborazione con i giudici e di raccordo tra quest'ultimi e le cancellerie;

   il comma 4 dell'articolo 13 del decreto-legge n. 80 del 2021 – a ulteriore riprova della natura della prestazione di lavoro richiesta – prevede che tale servizio costituisca titolo per l'accesso, tra gli altri, al concorso per magistrato ordinario e onorario;

   il decreto legislativo n. 151 del 2022, all'articolo 4, individua gli addetti all'ufficio del processo quali componenti dell'Ufficio del processo, specificando, al comma 2, che «Ciascun componente svolge i compiti attribuiti all'ufficio per il processo (...) – secondo quanto previsto dalla normativa – anche regolamentare, e dalla contrattazione collettiva che regolano la figura professionale cui appartiene»;

   il successivo articolo 6 individua i compiti dell'ufficio del processo, riconnettendoli all'attività giurisdizionale e l'articolo 11 del medesimo decreto legislativo n. 151 del 2022, chiude stabilendo che all'ufficio del processo possano essere attributi anche compiti diversi, ma sempre nel rispetto del profilo professionale dei componenti;

   risulta da numerose segnalazioni pervenute all'interrogante che in svariati uffici giudiziari, specie nel settore penale, gli addetti all'ufficio del processo vengono impiegati, in via istituzionale e ordinaria in attività di verbalizzazione, che talora si protraggono per l'intera giornata, e in adempimenti di cancelleria (privi, peraltro, delle credenziali per accedere alle applicazioni), attività che rientrano nel profilo (inferiore sotto il profilo giuridico ed economico) di assistente giudiziario o di cancelliere e non di funzionari giudiziari, cui gli addetti all'ufficio del processo sono equiparati;

   contemporaneamente una parte del personale deputato all'assistenza in udienza e all'attività di cancelleria è stata dirottata in esclusivi compiti amministrativi in uffici, quali quelli del personale, i gratuiti patrocini e le spese di giustizia, benché di recente il Ministero interrogato abbia assunto 2.500 funzionari giudiziari e 5.400 unità di personale (data entry e tecnici);

   a parere dell'interrogante, tale prassi, favorita dalla debolezza contrattuale di tali dipendenti, personale precario e non sindacalizzato, si pone in contrasto con la legge, costituisce fonte di inefficienza, danno erariale e notevole contenzioso, nonché di disuguaglianza tra gli addetti dei diversi uffici giudiziari –:

   se e quali iniziative, anche di natura amministrativa, ritenga opportuno intraprendere, anche acquisendo i dati relativi all'effettiva utilizzazione nei vari uffici degli addetti all'ufficio del processo e, segnatamente, se quest'ultimi siano stati adibiti in via ordinaria a compiti propri di profili professionali di livello inferiore e se non intenda attivare i propri poteri ispettivi, anche a campione, anche per verificare che l'impiego di tutto il personale giudiziario sia coerente con il relativo inquadramento professionale;

   se, nelle more, non ritenga opportuno inviare agli uffici giudiziari precise direttive circa le mansioni degli addetti all'ufficio del processo, anche in vista di future assunzioni.
(3-00154)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Enpaia, fondazione con personalità giuridica, è l'Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura;

   sorta in virtù dell'accordo collettivo stipulato il 4 settembre 1936 dalle Confederazioni degli agricoltori e dei lavoratori agricoli, ottenne con regio decreto 14 luglio 1937, n. 1485, il riconoscimento giuridico come «Cassa nazionale di assistenza per gli impiegati agricoli e forestali» (Cnaiaf);

   la fondazione detiene un asset immobiliare ubicato nel comune di Roma costituito da 46 edifici per complessive 1151 unità immobiliari ad uso abitativo oltre 119 unità ad uso diverso, sulla cui gestione deve periodicamente relazionare anche la Corte dei conti;

   l'articolo 3 dello statuto dell'ente elenca i soggetti beneficiari delle prestazioni come dirigenti, impiegati, tecnici, amministrativi che prestano opera retribuita presso l'ente stesso o loro consorziati;

   secondo il quotidiano Domani del 2 febbraio 2023, il sottosegretario al lavoro Durigon e il candidato alla carica di governatore del Lazio Francesco Rocca avrebbero comprato casa da Enpaia appartamenti di lusso da quasi 200 metri quadri usufruendo di uno sconto di almeno il 30 per cento, – «sconto destinato solo agli inquilini con contratti di locazione da oltre 36 mesi» – rispetto a quelli di mercato, risparmiando così centinaia di migliaia di euro;

   l'atto di acquisto del sottosegretario Durigon è del 23 giugno 2022, trattasi di un appartamento di otto vani, di 170 metri quadri catastali, con terrazzo angolare, balcone e un box auto il tutto per soli 469 mila euro;

   pure Rocca ha acquistato il 14 dicembre 2022, sempre da Enpaia un appartamento di quasi 190 metri quadri, più cantina e box per 570 mila euro –:

   se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, non ritengano di dover effettuare urgentemente tutte le verifiche del caso sulla corretta applicazione, da parte dell'Enpaia, sia delle procedure normative che consentano agli enti controllati dallo Stato di alienare i propri immobili agli inquilini, sia il rispetto, nei due casi citati, dello statuto dell'ente nel concedere immobili in affitto a persone che, a quanto risulta all'interrogante, dovrebbero essere esclusi dai benefici, come l'utilizzo di abitazioni a prezzo calmierato del proprio asset immobiliare;

   quali iniziative di competenza intendano adottare qualora uno o entrambi gli inquilini fossero stati al momento dell'acquisto privi dei requisiti necessari per poter ottenere uno sconto di oltre il 30 per cento sul valore di mercato.
(4-00403)


   FRANCESCO SILVESTRI, ALFONSO COLUCCI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura – Enpaia – è un ente previdenziale di diritto privato, ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e dell'articolo 1, comma 33, lettera a), n. 4, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, con finalità pubbliche, soggetta al controllo della Corte dei conti e della Covip, nonché alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia e delle finanze, nel cui consiglio di amministrazione siede, tra gli altri, un rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   l'attuale Sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon, è stato delegato, con decreto del 21 novembre 2022, alla vigilanza sugli enti di previdenza di cui al citato decreto legislativo n. 509, medesima esecuzione di funzioni di indirizzo politico-amministrativo delegatagli altresì con decreto 20 luglio 2018;

   dall'inchiesta esclusiva pubblicata dal quotidiano «Domani» sul caso Rocca-Durigon in data 2 febbraio 2023, molteplici appaiono i rischi di potenziale conflitto di interessi;

   risulta infatti che Durigon abbia acquistato, a giugno 2022, un immobile di proprietà di Enpaia ad un prezzo scontato destinato «solo agli inquilini» che hanno sottoscritto contratti di locazione «da oltre 36 mesi» e pari al 30 per cento;

   fino a marzo 2018, invero, l'onere della locazione era intestato all'Ugl, sindacato in cui allora Durigon ricopriva la carica di vicesegretario. Nel 2022, è ancora l'Ugl ad apparire come conduttore della locazione, segnalandosi nell'atto di vendita che «la suddetta associazione aveva indicato il signor Durigon quale soggetto utilizzatore, e quindi titolato all'acquisto»;

   l'Enpaia è socio di un fondo di investimento, chiamato 4AIM, il cui presidente, dal novembre 2020, è stato l'attuate Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze, Federico Freni. Freni ha quindi lasciato tale presidenza solo nel settembre 2021, allorché è succeduto a Durigon nella carica di Sottosegretario al Ministero dell'economia e delle finanze, altro Dicastero direttamente vigilante su Enpaia;

   anche Freni risulta abbia acquistato, con uno sconto del 25 per cento, un immobile dell'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani – Inpgi –, fondazione con personalità giuridica di diritto privato incaricata di pubbliche funzioni a norma dell'articolo 38, della Costituzione, con autonomia gestionale, organizzativa e contabile, ai sensi dell'articolo 1 del citato decreto n. 509, e soggetta alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa italiana, voluto dal Presidente del Consiglio Meloni come candidato a presidente della regione Lazio, ha similmente acquistato, il 14 dicembre scorso, un appartamento dell'Enpaia, risultando intestatario di un contratto di affitto registrato a maggio 2019;

   secondo quanto emerge da un report dell'Istat, dedicato alle emergenze abitative, in Italia quasi 2 milioni e 500 mila famiglie, spendono per la casa una quota uguale o superiore al 40 per cento del reddito disponibile. La situazione riguarda il 36,6 per cento delle famiglie con reddito netto equivalente inferiore al primo quintile e il 32,3 per cento di quelle in affitto –:

   se non ritengano i fatti citati in premessa sufficienti a rilevare l'esistenza di un conflitto di interessi quantomeno con riguardo ai rispettivi Sottosegretari, altrimenti dovendosi desumere che si tratti di una mera questione di privilegi ovvero opportunità;

   se non intendano adottare, nel più breve tempo possibile, ogni iniziativa, anche di carattere normativo, volta a garantire che la dismissione del patrimonio pubblico degli enti da loro vigilati sia effettuata sulla base di criteri trasparenti, oggettivi e rigorosamente rispettosi del principio di progressività del sistema tributario di cui all'articolo 53, secondo comma, della Costituzione.
(4-00404)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   ancora una volta siamo costretti a porre l'attenzione su fatti e accadimenti di estrema gravità che riguardano una struttura sanitaria riabilitativa che dovrebbe garantire assistenza a pazienti anziani non autosufficienti e a disabili gravi;

   nella Rsr Don Uva di Foggia si sono consumati, su 25 pazienti affetti da gravissime forme di incapacità psichica e particolarmente vulnerabili, ospiti della struttura, abusi sistematici che nella ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari sono state definite agghiaccianti, dense di degradazione e accompagnate da un disprezzo per la dignità dei pazienti ricoverati;

   tra arresti e misure cautelari sono coinvolte 30 persone tra infermieri, operatori socio-sanitari, educatori professionali e ausiliari e tra le violenze contestate si annoverano sequestro di persona, maltrattamenti, violenze sessuali;

   la vicenda si inserisce in un panorama che presenta numerose ombre dal punto di vista dei rapporti tra la proprietà della struttura e la Regione. Il Don Uva, in seguito ad una crisi finanziaria, tra il 2012 e il 2013 viene affidato all'amministrazione straordinaria del Ministero dello sviluppo economico. In qualità di commissario fu nominato l'avvocato Bartolomeo Cozzoli, componente della segreteria Pd ed ex consulente della congregazione Ancelle della Divina provvidenza, allora proprietaria della struttura;

   nel 2017, con la supervisione del Ministero dello sviluppo economico, fu firmato l'accordo tra la Congregazione e una società costituita ad hoc – la Universo Salute – che ne sarebbe diventata l'attuale proprietaria;

   la Universo Salute acquistò in quel periodo anche gli altri due ex ospedali psichiatrici di Bisceglie e di Potenza, per una cifra complessiva di 5 milioni di euro senza debiti neanche derivanti dai rapporti di lavoro trasferiti senza soluzione di continuità dall'amministrazione straordinaria della Congregazione, che si accollò l'intero trattamento di fine rapporto e gli altri emolumenti non corrisposti fino al 30 settembre 2017, cioè con una spesa molto più contenuta rispetto alla valutazione per centinaia di milioni di euro del patrimonio immobiliare della Congregazione indicata precedentemente dai periti del Tribunale di Trani, chiudendo gli ultimi tre mesi di attività del 2017 in attivo per aver ammortizzato integralmente il costo dell'operazione di trasferimento dei tre complessi aziendali;

   anche la questione dell'accreditamento della struttura e il passaggio dall'inquadramento come casa di cura per mancanza di standard ospedalieri a ospedale di fascia A, presenterebbe aspetti di dubbia trasparenza così come la revisione delle tariffe da parte della regione Puglia, effettuata pochi giorni prima delle elezioni regionali del 2020;

   gli episodi di violenza nelle strutture sanitarie che accolgono anziani e disabili richiedono un approfondimento di riflessione in merito a molteplici questioni che riguardano da una parte i criteri di accreditamento delle strutture e dall'altra le problematiche connesse con la carenza di personale che porta a fenomeni di burn out e di stress da lavoro al punto di mettere in forse la possibilità che siano garantiti i livelli essenziali di assistenza;

   la normativa che ha previsto l'installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, a carattere residenziale, semiresidenziale o diurno, si è proposta di introdurre una forma di tutela e di garanzia a favore di soggetti fragili e indifesi e di permettere sia ai familiari dei pazienti che agli stessi operatori, di poter agire in una situazione di trasparenza –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interpellato al fine di far luce sui fatti descritti in premessa e di garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'erogazione delle prestazioni residenziali e semiresidenziali per gli ospiti delle strutture socio-assistenziali per anziani non autosufficienti affinché non sia mai persa di vista la centralità della persona e il giusto rispetto nei confronti delle persone anziane;

   se non ritenga di dover assumere iniziative normative volte a incrementare le risorse destinate all'installazione di sistemi di videosorveglianza nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità, al fine di potenziare i sistemi di tutela, di garantire il diritto alla trasparenza e la tranquillità delle famiglie dei pazienti ricoverati.
(2-00068) «Dalla Chiesa, Caroppo, D'Attis, De Palma, Gatta».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MALAVASI, FURFARO, CIANI e GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nonostante ci sia una grave carenza di medici negli ospedali e negli ambulatori italiani, per i professionisti di origine straniera della sanità è molto complicato essere assunti: il riconoscimento dei titoli – laurea in medicina e specializzazione conseguita all'estero – è un processo lungo;

   secondo le stime dell'Anaao Assomed, negli ospedali italiani mancano 15000 medici. La Fimmg stima che entro il 2028 andranno in pensione 33 mila medici di base, mentre per l'Anaao alla stessa data avranno lasciato il lavoro 47 mila medici ospedalieri, per un totale di 80 mila professionisti;

   anche se la fase critica dell'emergenza coronavirus è conclusa, la carenza di personale sanitario si è aggravata perché molti professionisti sono andati in pensione, altri hanno scelto lavori meno pesanti, altri ancora sono andati all'estero;

   queste uscite, senza i necessari investimenti e una buona programmazione delle risorse umane che sappia superare l'attuale imbuto formativo, non saranno bilanciate da nuove assunzioni e, nel frattempo, assisteremo al progressivo invecchiamento del personale sanitario che avrà conseguenze difficilmente prevedibili sull'assistenza e in generale sulla salute delle persone;

   una soluzione, almeno parziale, alla carenza attuale di medici potrebbe essere l'assunzione di professionisti che hanno ottenuto titoli di studio all'estero. Già moltissimi lavorano in Italia, ma prevalentemente in strutture private. Secondo l'AMSI, l'associazione medici di origine straniera in Italia, i professionisti della sanità sono 77.500 di cui il 65 per cento non ha la cittadinanza italiana e l'80 per cento lavora in strutture private come cliniche, centri di analisi, studi medici e poliambulatori privati, centri di fisioterapia;

   gli operatori sanitari laureati all'estero devono chiedere al Ministero della salute il riconoscimento della qualifica professionale ottenuta al termine del percorso di studi. Per chi ha studiato in un Paese dell'Unione europea è più semplice, mentre per chi si è laureato fuori dall'Europa la procedura è più lunga: ci vuole mediamente un anno e mezzo per il riconoscimento del titolo di studio;

   per l'iscrizione all'ordine dei medici, necessaria per lavorare, ad oggi non è più indispensabile avere la cittadinanza italiana, ma serve il permesso di soggiorno per motivi di lavoro e non è sufficiente quello ottenuto per motivi di studio. A ciò si aggiunga che molte aziende sanitarie regionali – in base a un'interpretazione restrittiva del testo unico sul pubblico impiego – continuano a bandire concorsi a cui possono partecipare soltanto professionisti con la cittadinanza italiana;

   tale quadro non è cambiato nemmeno dopo l'approvazione del decreto Cura Italia che ha consentito l'assunzione «di tutti i cittadini di paesi non appartenenti all'Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge». Infatti, molte regioni hanno continuato a pubblicare bandi con il requisito della cittadinanza italiana;

   molti medici di origine straniera, stanchi delle scarse opportunità, vanno all'estero dove in seguito all'emergenza coronavirus è aumentata la richiesta di personale sanitario;

   negli ultimi tre anni in molti paesi dell'Ue è stato incentivato l'arrivo di personale sanitario dall'estero: in Belgio, Germania e Lussemburgo sono state accelerate le procedure per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, mentre in Irlanda i medici di origine straniera sono esentati dal pagamento delle tasse. In alcune regioni della Germania ai medici stranieri è stato offerto il permesso di lavorare come assistenti per un anno;

   secondo i dati più recenti diffusi dall'OCSE, nel Regno Unito i medici formati all'estero sono il 31 per cento del totale, in Francia l'11,8 per cento, in Germania il 13,1 per cento. In Italia sono soltanto lo 0,9 per cento –:

   se non ritenga necessario, in ragione di quanto esposto in premessa, velocizzare le procedure di riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero, vista la carenza di medici e professionisti sanitari nelle strutture sanitarie e negli ospedali.
(5-00349)