Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 2 febbraio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    secondo i dati della Commissione europea gli edifici sono responsabili a livello dell'Unione europea di circa il 40 per cento del consumo energetico e del 36 per cento delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate al consumo di energia. I dati sono riferiti al complesso degli edifici che, secondo la relazione sullo Stato dell'Unione dell'energia del 2021, è per il 65 per cento a uso residenziale. Il riscaldamento e il raffrescamento degli ambienti e l'acqua calda per uso domestico rappresentano l'80 per cento dell'energia consumata dalle famiglie. Il 35 per cento del parco immobiliare dell'Unione europea ha più di 50 anni e quasi il 75 per cento è inefficiente dal punto di vista energetico, mentre il tasso di ristrutturazione annua è di circa l'1 per cento;

    il 15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, che rientra nelle iniziative del pacchetto «Fit for 55» per allineare la normativa dell'Unione europea in materia di clima ed energia all'obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050;

    tale revisione è strettamente collegata con le restanti iniziative del «Fit for 55», ovvero la revisione delle direttive sulla promozione dell'energia da fonti rinnovabili (renewable energy directive – RED II) e sull'efficienza energetica (energy efficiency directive – EED);

    in estrema sintesi, la proposta di revisione della Commissione, mira a far sì che tutti gli edifici nuovi siano a emissioni zero entro il 2030 e gli edifici esistenti lo divengano entro il 2050. La proposta originaria è oggetto di negoziato a livello europeo;

    il Consiglio del 25 ottobre 2022 ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta della Commissione convenendo che per quanto riguarda i soli edifici nuovi, dal 2028, quelli di proprietà di enti pubblici dovrebbero essere a emissioni zero, e tutti gli altri edifici nuovi dal 2030;

    si pone in evidenza e appare condivisibile la possibilità prevista per gli Stati membri di applicare delle eccezioni per alcuni edifici tra cui gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa;

    per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica sulla base di una traiettoria nazionale in linea con la progressiva ristrutturazione del loro parco immobiliare per renderlo a emissioni zero entro il 2050, come indicato nei loro piani nazionali di ristrutturazione edilizia;

    come dichiarato in una lettera a Il Sole 24 Ore del 19 gennaio 2023, il Ministro Pichetto Fratin, presente al Consiglio dello scorso 25 ottobre, ha quindi confermato che non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti al 2030, non sono previsti obblighi per i proprietari, dato che la realizzazione degli obiettivi di ristrutturazione è in capo agli Stati membri, non si prevede alcuna limitazione della possibilità di vendere o affittare gli edifici non riqualificati;

    il Ministro ha quindi ribadito che si tratta di una misura che consente ampi margini di elasticità, che declina un impegno già assunto dal nostro Paese, la neutralità carbonica al 2050, e che tiene conto delle peculiarità del nostro Paese indicando, per gli edifici esistenti, un percorso a tappe da qui ai prossimi 27 anni;

    gli Stati membri hanno poi convenuto di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati per ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare e hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile, tra cui punti di ricarica per automobili e biciclette elettriche all'interno o in prossimità degli edifici, cablaggio per infrastrutture future e parcheggi per biciclette. Hanno inoltre introdotto passaporti di ristrutturazione volontari per gli edifici;

    gli Stati membri hanno convenuto di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050 per quanto riguarda il tasso annuo di ristrutturazione energetica, il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale e le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni cinque anni;

    presso il Parlamento europeo, l'atto è tuttora all'esame della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (Itre) che dovrebbe concludere i suoi lavori il 9 febbraio 2023. La discussione in plenaria dovrebbe avere luogo indicativamente nella seduta del 13 marzo 2023. Una volta adottata la posizione negoziale potranno essere avviati i «triloghi» con Consiglio e Commissione europea;

    per il conseguimento di tali più ambiziosi obiettivi di ristrutturazione del parco edilizio europeo gli Stati membri potranno prevedere incentivi finanziari di varia natura anche a valere sulle risorse disponibili stabilite a livello dell'Ue, quali, tra le altre, il Fondo sociale per il clima, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e i fondi della politica di coesione;

    nella prospettiva della Commissione, gli investimenti nella riqualificazione energetica dovrebbero costituire anche un'opportunità per l'economia e in particolare per il settore edile, che rappresenta circa il 9 per cento del Pil europeo e impiega 25 milioni di posti di lavoro, in circa 5 milioni di imprese, in prevalenza PMI;

    per quanto attiene al nostro Paese, il Cresme, nel XXXIII rapporto congiunturale sul mercato edilizio, nel giudicare positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarisce che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9 per cento (il più alto in Europa) e che il solo superbonus ha contribuito con un +22 per cento alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;

    il parco immobiliare italiano, come risulta dalla Strategia nazionale per la riqualificazione energetica, è costituito per la maggior parte da edifici a uso residenziale (12,42 milioni) aventi più di 45 anni (oltre il 65 per cento) e in prevalenza rientranti nelle classi energetiche F e G (rispettivamente il 25 per cento e il 37,3 per cento degli immobili censiti dal Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica – Siape nel periodo 2016-2019, sulla base delle elaborazioni dell'Enea);

    secondo Enea una avanzata riqualificazione del parco edilizio che non rientra in interventi di ristrutturazione integrale pone attualmente ancora non poche criticità, anche e soprattutto in quei contesti fortemente urbanizzati sottoposti a vincoli, anche dal punto di vista paesaggistico, storico e ambientale:

    tuttavia il nostro Paese non è all'anno zero: per contrastare le difficoltà appena descritte, tra i meccanismi di incentivi implementati, il rapporto annuale efficienza energetica dell'Enea richiama il superbonus, In particolare, si legge che al 30 settembre del 2022, il numero degli interventi incentivati raggiunge quota 307.191 e un ammontare di investimenti ammessi a detrazione di oltre 51 miliardi (35,3 per lavori già terminati). Il risparmio energetico conseguito risulta pari a 9.410,5 Gigawattora/anno:

    per quanto riguarda l'ecobonus – si legge sempre nel rapporto Enea – nel 2021 si è assistito a un notevole incremento degli interventi agevolati attraverso tale strumento, il cui numero risulta più che doppio rispetto al 2020, superando la soglia del milione (1,04 milioni), Questo risultato spinge il numero di interventi effettuati dal 2014 a 3,7 milioni. Dal 2007, anno di avvio della misura, il numero di interventi incentivati dall'ecobonus è di circa 5,5 milioni. In termini di investimenti, nel 2021 sono stati mobilitati circa 7,5 miliardi di euro. I risparmi energetici ottenuti grazie agli interventi effettuati nel 2021 ammontano ad un totale di 2.652 Gigawattora/anno (+95 per cento rispetto al 1362,14 del 2020) portando a 11.152 Gigawattora/anno il contributo della misura dal 2014 e a circa 21,700 Gigawattora/anno dall'avvio;

    il Centro studi Cni stima che negli ultimi due anni sono stati ristrutturati dal punto di vista energetico, attraverso il superbonus 110 per cento, 86 milioni di metri quadrati per 359.440 edifici già completati e ulteriori 122.000 edifici in fase di completamento per un totale di quasi 482.000 edifici che hanno effettuato il doppio salto di classe energetica;

    i dati riportati finora indicano in maniera non discutibile che soprattutto a partire dal 2020, nella filiera edilizia, sono stati prodotti notevoli effetti espansivi in termini di produzione di reddito e di occupazione, con effetti di innovazione, di riorganizzazione e di riqualificazione della filiera stessa e dei servizi di ingegneria e architettura, di riqualificazione del patrimonio edilizio residenziale e di risanamento anche interno delle abitazioni con un sensibile abbattimento dell'inquinamento indoor e dei relativi costi sociali, diretti e indiretti, e con l'acquisizione da parte dell'intero settore, di un know-how specifico per tutto quello che riguarda l'efficientamento energetico, la messa in sicurezza antisismica, la produzione di energia e calore in modalità ecosostenibile;

    il superbonus e gli altri incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia, antisismica ed energetica possono dunque rappresentare un utile modello di riferimento da considerare anche su scala più elevata per valutarne l'applicabilità, con i necessari adeguamenti, a interventi più ampi di rigenerazione urbana, nella misura in cui forme di incentivazione possano rivelarsi utili a favorire un maggiore coinvolgimento di capitali privati nelle politiche di trasformazione urbana finalizzate alla transizione ecologica delle città e, in particolare, delle grandi aree metropolitane;

    alla luce di quanto esposto finora è evidente che il proseguimento degli interventi per l'efficientamento energetico e la messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale possono costituire, infine, una vera opportunità per il sistema Italia di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili e di rinnovare un patrimonio immobiliare avente caratteristiche uniche al mondo attraverso una ulteriore azione di politica industriale che favorisca lo sviluppo di materiali e processi innovativi, affidando ad Enea il compito di effettuare direttamente ovvero di coordinare, a livello nazionale, lo studio e l'aggiornamento, in accordo con l'evoluzione tecnologica, delle tecniche e dei materiali utilizzati in particolare per quanto riguarda il processo di efficientamento energetico degli edifici e la ricerca di nuove soluzioni per installare il fotovoltaico anche nelle città storiche che ospitano grande parte del patrimonio immobiliare italiano, anche con l'introduzione, per un periodo di tempo in forma sperimentale, di strumenti di incentivazione, anche di natura non fiscale, che, in coerenza con la logica sottesa agli incentivi già vigenti, mirino a promuovere operazioni di rigenerazione urbana di gruppi di edifici, aree dismesse e lotti interclusi, con particolare riferimento agli interventi di sostituzione edilizia, garantendo in tal modo un effetto moltiplicativo in termini di abbattimento dei consumi energetici e delle emissioni, maggiore sostenibilità urbana, ambientale e sociale c concorso agli obiettivi di contrasto alla crisi climatica;

    il successo di questa misura è determinato principalmente dalla possibilità di cedere il credito, possibilità che ha reso accessibile a tutti la riqualificazione del proprio immobile;

    anche alla luce del virtuoso percorso già avviato da circa un decennio, sono senz'altro condivisibili gli obiettivi generali della direttiva dell'Unione europea che mira a ridurre le emissioni di gas a effetto serra degli edifici, ad aumentare il tasso e la profondità delle ristrutturazioni edilizie, a migliorare le informazioni sul rendimento energetico degli edifici e a garantire che tutti gli edifici siano in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione europea;

    inoltre, tale direttiva va nella direzione di una maggiore garanzia di sicurezza energetica e contribuirà a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e a diminuire la domanda di gas naturale;

    avere edifici più efficienti significa anche rendere le famiglie e le imprese più resistenti agli shock dei prezzi dell'energia la cui volatilità potrà essere sensibilmente ridotta;

    occorre però prestare particolare attenzione alla differente classificazione, a livello di singolo Stato dell'Unione, delle nuove classi energetiche (energy performance contract). Come evidenziato dalla BCE, stabilire criteri comuni per le classi migliori e peggiori per ogni Stato membro, senza armonizzare le definizioni e metodologie rischia di ridurre la comparabilità tra gli Stati con riferimento ai possibili squilibri tra le banche europee;

    appare inoltre fondamentale perseguire e continuare la riqualificazione energetica anche del patrimonio immobiliare pubblico, con particolare riferimento agli istituti scolastici, alle strutture sanitarie, ai tribunali e alle carceri, garantendo la continuità degli strumenti di finanziamento degli interventi, quali, ad esempio, il conto termico, e prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche. Occorre inoltre prevedere la proroga della misura del superbonus 110 per cento per gli edifici adibiti ad edilizia residenziale pubblica, che spesso coincidono con quelli abitati da famiglie in condizioni di povertà energetica, in linea con il principio che occorra partire dalla riqualificazione degli edifici con la peggiore performance energetica – contenuto nella proposta di direttiva –, e si ritiene che, nel quadro degli interventi poliennali previsti dall'UE, occorra dare priorità agli interventi pubblici nelle periferie urbane, al fine di iniziare gli interventi di riqualificazione dal patrimonio edilizio più scadente e abitato dalle fasce sociali più deboli, anche attraverso un programma preliminare di rilievi da parte dei comuni,

impegna il Governo:

1) a confermare presso le competenti sedi europee l'impegno del Paese al raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista dell'obiettivo della riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e della neutralità climatica nel 2050 e ad adottare, contestualmente, le opportune iniziative negoziali nelle competenti sedi europee volte a garantire che il testo finale della direttiva citata in premessa assicuri al nostro Paese la necessaria flessibilità, anche temporale, in fase di attuazione in ragione della peculiarità del patrimonio edilizio nazionale, e confermi la possibilità di escludere dall'ambito di applicazione della citata direttiva taluni edifici, quali gli edifici protetti, quelli di valore architettonico o storico, i luoghi di culto e attività di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa e a prevedere una metodologia più armonizzata per la definizione delle nuove classi EPC, anche al fine di evitare impatti negativi sulle esposizioni immobiliari degli istituti di credito;

2) in vista dell'adozione della nuova direttiva, ad adottare le iniziative di competenza in sede di Unione europea affinché gli ambiziosi obiettivi di efficientamento energetico siano accompagnati da adeguati strumenti finanziari stanziati a livello europeo, un vero e proprio nuovo piano industriale green, affinché i costi degli interventi non ricadano sulle famiglie, in particolare modo sulle fasce economicamente più deboli, e sulle imprese;

3) ad adottare iniziative volte a garantire la continuità, il rafforzamento e una maggiore efficacia degli strumenti di finanziamento degli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico del Paese, prestando particolare attenzione alla riqualificazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche e prevedendo la proroga della misura del superbonus 110 per cento per gli edifici adibiti a edilizia residenziale pubblica;

4) ad adottare iniziative volte a garantire la prosecuzione degli interventi di riqualificazione energetica finanziati dagli strumenti vigenti rimuovendo gli ostacoli che attualmente bloccano la circolazione dei crediti fiscali anche mediante l'eventuale coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti Spa;

5) a valutare le iniziative necessarie al raggiungimento dei nuovi obiettivi e la predisposizione del piano nazionale di ristrutturazione degli immobili anche attraverso il monitoraggio nel corso degli anni dei dati relativi al numero di immobili che hanno ottenuto un miglioramento della classe energetica, anche beneficiando delle detrazioni previste a tal fine, tra cui il superbonus 110 per cento che presenta come requisito il conseguimento di due classi energetiche più elevate e all'esito dello svolgimento di indagini conoscitive da parte del Parlamento in materia;

6) ad adottare iniziative normative al fine di garantire un orizzonte temporale di lungo termine per gli investimenti di famiglie e imprese, prevedendo un sistema incentivante che valorizzi gli interventi caratterizzati da maggiore efficacia dal punto di vista dell'efficientamento energetico.
(1-00057) «Simiani, Peluffo, De Luca, Braga, Madia, Curti, Di Sanzo, Ferrari, De Micheli, Di Biase, Gnassi, Orlando, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Casu, Cuperlo, D'Alfonso, Forattini, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Malavasi, Marino, Merola, Morassut, Porta, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Scotto, Stefanazzi, Vaccari, Zingaretti».


   La Camera,

   premesso che:

    al Parlamento europeo è attualmente in discussione il progetto di direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia Com (2021) 802 final, rientrante nelle iniziative del pacchetto «Fit for 55», che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, nella prospettiva del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050, fissata dal cosiddetto «Green Deal» europeo;

    per quanto riguarda in particolare la suddetta direttiva, l'obiettivo principale della direttiva è la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra degli edifici, al fine di ottenere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050;

    l'articolo 9 della direttiva, recante norme minime di prestazione energetica, comporta obblighi di adeguamento degli immobili esistenti a determinati standard energetici ed entro determinate scadenze, ma prevede allo stesso tempo una serie di possibili eccezioni, ossia categorie di immobili che possono essere escluse da questi obblighi di adeguamento;

    pur condividendo pienamente gli obiettivi relativi alla riduzione di emissioni nocive, va tenuto presente che gli obiettivi, per quanto ambiziosi, devono essere realistici ed è necessario garantire che il rapporto tra costi e benefici sia ottimizzato al fine di favorire uno sviluppo sociale ed economico sostenibile nel tempo;

    va considerata anche la specificità del patrimonio immobiliare italiano che è caratterizzato anche da borghi, villaggi e frazioni storiche, dove l'esecuzione degli interventi edilizi volti al raggiungimento degli standard di prestazione energetica sono di difficile esecuzione, difficili dal punto di vista della sostenibilità economica e potrebbero determinare in molti casi lo stravolgimento del pregio architettonico, storico e documentario del tessuto edilizio esistente,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative di competenza, volte ad assicurare una ragionevole gradualità degli obblighi di adeguamento del patrimonio immobiliare agli standard energetici e agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas, comunque tenendo conto della particolarità degli immobili e della loro classificazione ai sensi degli strumenti urbanistici locali, come ad esempio, di quelli situati nei borghi montani, nei centri storici e nelle aree di pregio ambientale, storico e paesaggistico;

2) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare, in fase di attuazione della direttiva, ove approvata, che rimangano esclusi dagli obblighi di adeguamento gli immobili ubicati nei centri storici individuati dagli strumenti urbanistici, nonché i tradizionali fabbricati rurali funzionali alle attività agricole, come masi, alpeggi e strutture ad utilizzo stagionale.
(1-00058) «Manes, Schullian, Gebhard, Steger».


   La Camera,

   premesso che:

    nel corso di un intervento nell'Assemblea della Camera dei deputati del 31 gennaio 2023, il deputato Giovanni Donzelli, ha dichiarato: «Come si può vedere dai documenti che sono presenti al Ministero della giustizia, il 28 dicembre 2022, poche settimane fa, Cospito ha avuto un confronto, mentre passava da un ramo all'altro del penitenziario, con Francesco Presta, killer di rara freddezza, uno che ha messo in proprio una ’ndrina, che si è messo da solo, un boss della 'ndrangheta. E Presta lo esortava: devi mantenere l'andamento, vai avanti. E Cospito rispondeva: fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma. E il ’ndranghetista: sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo. Questo è Cospito! Ma non basta: pochi giorni fa – e arrivo a concludere – il 12 gennaio 2023, sempre nella casa circondariale di Sassari, Cospito faceva altri incontri, mentre si spostava per andare a parlare, credo, con l'avvocato. Parlava con Francesco Di Maio, del clan dei Casalesi. Era il turno dei Casalesi di incoraggiare Cospito ad andare avanti, pochi giorni fa. Diceva il boss dei Casalesi: pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato, che sarebbe l'abolizione del 41-bis. E poi dopo andava avanti e rispondeva Cospito: deve essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l'ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41-bis siamo tutti uguali. Questi i colloqui tra i mafiosi e Cospito, questo il 12 gennaio 2023. (...) Il 12 gennaio 2023 – è questo quello che riguarda anche quest'Aula – non è l'unico incontro che ha avuto Cospito. Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi (...) Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia! Allora, foglio sapere, Presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia! Lo vogliamo sapere in quest'Aula oggi!»;

   successivamente, in altro intervento, il medesimo deputato ha affermato: «Non è possibile che abbia avuto quelle informazioni dal Copasir, semplicemente perché – lo comunico all'Aula –, per poter consultare i documenti consultabili al Copasir, fuori dalle sedute, c'è un registro apposito da firmare e il sottoscritto, al momento, non ha mai consultato alcun documento dell'archivio del Copasir; quindi, non avendone consultato nessuno, non ho potuto apprendere queste notizie riservate dal Copasir. Su come siano arrivati questi documenti, mi permetto di dire [...] che questi documenti sono depositati al Ministero della giustizia, consultabili da qualsiasi deputato, non sono coperti da alcun segreto e sono stati inviati al Ministero della giustizia dal Dipartimento penitenziario. Normalmente, prima di parlare, mi informo e qualsiasi deputato avrebbe potuto chiedere al Ministero della giustizia di consultare questi documenti, senza alcun segreto»;

   da fonti stampa (www.fanpage.it) del 31 gennaio 2023, risulta che il Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove abbia dichiarato: «Non ci sono registrazioni, ci sono relazioni. Posso confermare che ci sono, le sto attenzionando io, e che sono molto pericolose. Donzelli in qualità di deputato mi ha fatto delle domande specifiche, a cui io ho risposto. Alle domande di qualsiasi deputato sullo spessore criminale e su eventuali legami, o tentati legami, con la criminalità organizzata, io rispondo. Non è nulla di secretato». Il Sottosegretario ha poi ribadito che si tratta di «documenti a divulgazione limitata, ma non secretati» e che avrebbe risposto allo stesso modo a qualsiasi deputato gliene avesse chiesto conto;

   il deputato Donzelli, in una intervista sul Corriere della Sera del 1° febbraio 2023 ha affermato che «Quelle che ho riferito non erano intercettazioni, ma una conversazione captata in un carcere e inserita in una relazione del Ministero della giustizia del cui contenuto, in quanto parlamentare, potevo essere messo a conoscenza (...) non ho violato segreti. Non mi hanno dato nessun documento riservato. Volendo approfondire la vicenda Cospito, ho chiesto notizie dettagliate al Sottosegretario Andrea Delmastro. Avessi divulgato documenti riservati di cui fossi venuto a conoscenza tramite il Copasir dovrei dimettermi, certo. Ma il Copasir non c'entra niente»;

   sulla base di informazioni riferite dal Sottosegretario, il deputato ha reso, dunque, rilevanti dichiarazioni circa presunti collegamenti tra il noto terrorista Cospito, ristretto al 41-bis, ed alcuni esponenti mafiosi: stralci di conversazioni che non apparirebbero assolutamente idonee alla diffusione in alcuna sede;

   sotto il profilo meramente fattuale, desumibile direttamente dalle dichiarazioni pubbliche dei due soggetti citati, documenti riservatissimi coperti da riservatezza funzionale (con intercettazioni ambientali preventive) entrano in possesso del Sottosegretario al Ministero della giustizia e «a richiesta» vengono riferite a un deputato, del medesimo partito politico, il quale liberamente le divulga e le utilizza come arma nella dialettica politica;

   la gravità dei fatti è stata rimarcata anche dal Ministro della giustizia il quale ha chiesto al suo Capo di Gabinetto, Alberto Rizzo, di ricostruire con urgenza quanto accaduto in relazione alle circostanze riferite nell'Assemblea parlamentare del 31 gennaio 2023, che riguarderebbero il regime speciale detentivo di cui all'articolo 41-bis;

   come emerso da ulteriori fonti di stampa del 1° febbraio 2023, trattasi, infatti, di stralci di conversazioni contenute in una relazione trasmessa dal GOM (gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria) al DAP. È onere del nucleo speciale, infatti, trasmettere comunicazioni di rilievo che intercorrano tra boss mafiosi sottoposti al regime speciale del 41-bis al Dipartimento di amministrazione penitenziaria, nonché al Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e al Procuratore distrettuale competente per territorio. Trattasi di dichiarazioni su circostanze assolutamente riservate e non possono essere divulgate a soggetti esterni, finanche a deputati. Infatti, non risulta una procedura specifica all'interno del Ministero della giustizia che consenta di diffondere tali informazioni ai parlamentari, i quali si debbono avvalere di istituti giuridici specifici per reperire notizie, disciplinati dai regolamenti parlamentari e dalla legislazione vigente;

   in occasione di una informativa resa alla Camera dei deputati in data 1° febbraio 2023 il Ministro della giustizia ha, del resto, affermato: «È bene premettere che, in linea di principio, tutti gli atti riferibili ai detenuti in regime di 41-bis sono, per loro natura, sensibili, ragion per cui, ai fini della loro ostensione, occorrono una preventiva verifica e una valutazione del loro contenuto»;

   la condotta del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove riferita a rivelazioni di atti sottoposti a riservatezza funzionale denotano la totale inadeguatezza a ricoprire un incarico istituzionale di così particolare delicatezza, proprio in un dicastero che – tra l'altro – ha rapporti diretti con le strutture penitenziarie. A tal riguardo, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove è delegato dal Ministro della giustizia alla trattazione degli affari di competenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   ad avviso dei firmatari del presente atto, oltre ai connessi eventuali profili di carattere penale, la condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza e, dunque, si pone in palese contrasto con l'articolo 54 della Costituzione che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore»;

   anche il solo sospetto che, attraverso la sua funzione di governo, il Sottosegretario abbia potuto svelare informazioni delicatissime al fine di perseguire interessi riferiti al suo partito politico ha irrimediabilmente compromesso la «onorabilità» della sua attività ministeriale e non può consentirsi la sua ulteriore permanenza in una delicata carica di impegno e responsabilità;

   il Sottosegretario di Stato Delmastro Delle Vedove ha dimostrato, ad avviso dei firmatari del presente atto, di non svolgere il suo mandato in armonia con i compiti e le funzioni assegnati dalla Costituzione al suo dicastero e rinvenibili nel nostro ordinamento giuridico. Egli ha, di contro, sotto il profilo oggettivo e soggettivo, compromesso ed ostacolato indagini rilevantissime sulle organizzazioni criminali di più alto livello, recando gravissimo pregiudizio non solo alla giurisdizione ma, più in generale, alla tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico;

   il comportamento summenzionato, dunque, ad avviso dei firmatari del presente atto svela una condotta grave, di natura dolosa, attraverso cui il Sottosegretario ha non solo abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri ma, nei fatti, ha artatamente recato un non sanabile pregiudizio nei confronti delle attività investigative concernenti, peraltro, la lotta alla mafia ed al terrorismo;

   non può, in altri termini, ritenersi che l'azione del Sottosegretario sia stata ispirata in questo frangente dal superiore interesse esclusivo della Nazione, come espressamente imposto dalla legge n. 400 del 1988,

impegna il Governo

1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del deputato Andrea Delmastro Delle Vedove.
(1-00059) «Francesco Silvestri, Baldino, Conte, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu».


   La Camera,

   premesso che:

    il 31 gennaio 2023, in occasione dell'esame delle proposte di istituzione della Commissione antimafia, il deputato Donzelli ha pronunciato affermazioni di assoluta gravità, con le quali riferiva, con dovizia di particolari, di colloqui e conversazioni che sarebbero intercorsi tra il detenuto Alfredo Cospito, sottoposto dal 4 maggio del 2022 al regime di cui al 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, e alcuni boss della 'ndrangheta e della camorra; tali incontri, secondo le dichiarazioni del deputato Donzelli, si sarebbero verificati uno il 28 dicembre 2022 e l'altro il 12 gennaio del 2023, dunque in costanza di applicazione del regime del 41-bis;

   tali informazioni secondo Donzelli sarebbero contenute, come da resoconto dell'Assemblea, in «documenti che sono presenti al Ministero della giustizia» per avere visione dei quali avrebbe fatto richiesta al Ministero della giustizia, come può fare ogni parlamentare;

   quanto affermato non corrisponde a verità: questi documenti non sono divulgabili a terzi, neanche ai parlamentari, sono invece nella esclusiva disponibilità del Ministro o del sottosegretario con delega al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   nella serata del 31 gennaio 2023 l'onorevole avvocato Andrea Delmastro Delle Vedove, Sottosegretario di Stato alla giustizia, delegato alla trattazione degli affari di competenza del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha ammesso di essere stato lui ad aver dato le informazioni riportate dall'onorevole Donzelli, contenute in una relazione riservata del Dap;

   il sottosegretario Delmastro Delle Vedove ha svelato quindi il contenuto di informazioni riservate e il collega Donzelli le ha usate strumentalizzandole contro alcuni deputati del maggior gruppo dell'opposizione;

   è evidente che la rivelazione di informazioni riservate e delicatissime per la lotta alla mafia e al terrorismo da parte del sottosegretario dimostra la sua assoluta inadeguatezza al ruolo ricoperto,

impegna il Governo

1) ad invitare l'onorevole avvocato Andrea Delmastro Delle Vedove a rassegnare le dimissioni da sottosegretario di Stato alla giustizia.
(1-00060) «Serracchiani, Zanella, Bonafè, De Luca, Provenzano, Casu, De Maria, Ferrari, Fornaro, Ghio, Toni Ricciardi, Roggiani, Grimaldi, Mari».

ATTI DI CONTROLLO

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2023 sono finalmente in vigore i limiti alla presenza dei pericolosi contaminanti Pfas su carne, pesce, uova e altri alimenti di origine animale. Dopo una lunghissima attesa, la Commissione europea ha, infatti, approvato il Regolamento (UE) 2022/2388 che modifica il Regolamento (CE) n. 1881/2006 sui contaminanti nei prodotti alimentari, fissando i tenori massimi in microgrammi/Kg in peso fresco di alimento per ciascuno dei 4 tipi di Pfas più noti (Pfos, Pfoa, Pfna e Pfhxs) e per la loro somma;

   l'introduzione di limiti alle molecole Pfas negli alimenti di origine animale è un fatto positivo ma insufficiente, oltreché tardivo, visto che la Commissione europea si è finora limitata a raccomandare il monitoraggio, anziché vietare o comunque definire soglie invalicabili di contaminazione;

   dopo oltre quattro anni e a seguito della sentenza del Tar del Veneto, 8 aprile 2021, che ha definitivamente accertato l'illegittimità da parte della regione Veneto del diniego di accesso agli atti, finalmente il comitato Mamme No Pfas e l'associazione ambientalista Greenpeace sono riuscite ad avere accesso a parte dei dati analitici e alla georeferenziazione delle matrici analizzate riguardanti il «Piano di campionamento degli alimenti per la ricerca di sostanze Perfluoroalchili» eseguito dalla regione Veneto nel 2016-17 nei comuni dell'area rossa, quella classificata come la più contaminata da Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), situati nelle province di Vicenza, Padova e Verona;

   da quanto emerge dai dati di cui Mamme e Greenpeace sono venuti in possesso, nei campioni analizzati sarebbero state rinvenute altre molecole oltre a Pfoa e Pfos (le uniche due molecole oggetto dell'indagine resa pubblica dall'Istituto superiore di sanità nel 2019), sia a catena lunga che a catena corta di più recente utilizzo, la cui pericolosità è tra i principali motivi per i quali sono stati fissati nuovi limiti da parte dell'UE;

   dalle informazioni fornite dalla regione Veneto nel 2021, sarebbe al momento in fase di programmazione un nuovo campionamento con successive indagini analitiche, nonostante già nel 2019 una deliberazione della Giunta regionale indicasse di procedere con nuove indagini;

   alla luce della forte revisione al ribasso dei parametri di sicurezza indicati dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare già nel 2018 e successivamente nel 2020, che ha drasticamente ridotto la soglia di inquinamento da Pfas tollerabile negli alimenti, ad avviso dell'interrogante non è comprensibile, né tantomeno accettabile, la mancata attivazione da parte della regione Veneto per una nuova concreta valutazione del rischio, ovvero un'azione che, rispetto a tali sopravvenuti nuovi limiti, miri alla tutela della popolazione e delle filiere agroalimentari e zootecniche –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative intendano assumere per sostenere la filiera agroalimentare nell'attività di analisi prevista dal regolamento UE 2022/2388, quali misure di precauzione siano state adottate dalle competenti autorità a tutela della salute della popolazione esposta a elevati livelli d'inquinamento da Pfas rilevati nelle filiere zootecniche e agroalimentari presenti nelle zone contaminate, quali iniziative di propria competenza intendano assumere perché siano effettuati nuovi screening e monitoraggi per tutti i tipi di Pfas, sia a catena lunga che a catena corta, includendo ulteriori matrici di produzione agroalimentare e perché siano adottate immediate iniziative per ridurre il potenziale rischio per l'intera comunità nazionale derivante dal consumo di tutti quei prodotti provenienti dall'area contaminata da Pfas, in Veneto e in Italia, anche a garanzia delle aziende del settore.
(4-00390)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta orale:


   RUBANO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo Ispra il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera e 8 milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità. La situazione campana risulta particolarmente critica: 23.430 frane che coinvolgono 973 chilometri quadrati di territorio e 580 mila famiglie risiedono in aree a rischio idrogeologico;

   le precipitazioni del 17-19 gennaio 2023 hanno causato l'esondazione dei fiumi Volturno nell'alto casertano e Calore tra i comuni del Sannio e dell'alto casertano; a Sant'Agata de' Goti (BN) si è verificato il cedimento di una parte del camposanto e 300 bare sono cadute in un torrente, mentre a Arpaise si sono verificate frane, smottamenti e allagamenti nella frazione di Mignolli;

   nelle province di Benevento e Caserta già in passato sono stati necessari interventi straordinari di messa in sicurezza degli alvei;

   nel 2009 regione Campania ha varato linee guida per le movimentazioni e le asportazioni di materiali litoidi connesse ad interventi di manutenzione ordinaria degli alvei dei corsi d'acqua (G.R. 1633 del 2009); secondo quanto consta all'interrogante attualmente esse non hanno trovato applicazione a causa dei veti incrociati posti dagli enti che si dovrebbero esprimere sugli interventi;

   nel 2010, nel comune di Arpaise una frana ha coinvolto la strada S.P.1 che collega Arpaise (BN) e Ciardelli, frazione di Pietrastornina (AV); nonostante sia stato approvato il progetto esecutivo cantierabile per i lavori di messa in sicurezza e ripristino della viabilità, l'intervento ancora non è ammesso a finanziamento e la provincia di Benevento non trova soluzioni imminenti;

   con delibera della provincia di Benevento n. 346 del 25 giugno 2010 è stata approvata e ratificata un'intesa di programma con il consorzio di bonifica Sannio Alifano per la manutenzione dei corpi idrici superficiali compreso il monitoraggio, che non avrebbe mai avuto seguito;

   l'Autorità di bacino distrettuale Appennino meridionale non ha ancora redatto il Piano di gestione dei sedimenti e delle fasce di mobilità fluviale;

   con delibera della provincia di Benevento n. 133 del 2016 è stata approvata una proposta di project-financing relativa alla «Salvaguardia e valorizzazione dell'habitat fluviale» e il 18 ottobre 2019 sono stati approvati lavori di riqualificazione e di messa in sicurezza dell'asta fluviale del Volturno nel tratto di confluenza col Titerno; nulla sarebbe stato ancora realizzato;

   anche il PNRR prevede norme in tema di dissesto idrogeologico (2,49 miliardi), ma i fondi restano ancora fermi. Anzi, come sottolinea Anci, occorre una semplificazione normativa che dia certezza nelle competenze e metta gli enti locali nella condizione di velocizzare gli interventi;

   il partenariato pubblico-privato (Ppp) è indicato dal PNRR quale catalizzatore di risorse finanziarie private ulteriori per assicurare il raggiungimento degli obiettivi del Piano. Nell'ambito del Ppp l'istituto del project financing è finalizzato alla cooperazione tra i poteri pubblici e privati allo scopo di finanziare, costruire e gestire infrastrutture o fornire servizi di interesse pubblico. Il suo corretto utilizzo costituisce un tema centrale per lo sviluppo economico e infrastrutturale del Paese, nonché uno strumento prezioso nell'attuazione di un piano per il dissesto idrogeologico. Appare necessario un intervento legislativo che favorisca l'apporto del capitale privato al raggiungimento degli obiettivi prefissati, con un sistema di governance semplificato e una sinergia tra il Ppp, gli enti locali, le università e il mondo della ricerca, così come le strutture tecnico-scientifiche a più livelli –:

   quali iniziative urgenti, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio, in particolare quello campano, e se e come intenda coinvolgere gli enti e i soggetti interessati, attraverso la semplificazione delle procedure relative a strumenti innovativi come quello del project-financing, anche in attuazione della delega di cui alla legge n. 78 del 2022.
(3-00150)


   CAPPELLETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   Eni Rewind ha depositato, nel novembre 2022, l'istanza alla regione Veneto ai fini del rilascio del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) del progetto che prevede la realizzazione di un impianto per l'essiccamento e la successiva valorizzazione energetica dei fanghi a ridosso delle laguna di Venezia, area naturalistica il cui pregio e importanza sono di livello planetario;

   il progetto prevede il trattamento a regime fino a 190.000 tonnellate/anno di fanghi prodotti dagli impianti di depurazione delle acque di scarico del consorzio Viveracqua, che raggruppa i 12 principali gestori del servizio idrico integrato della regione. I fanghi verranno bruciati in un forno a 900 gradi;

   numerosi cittadini, associazioni e comitati territoriali hanno manifestato pubblicamente la percezione dei pericoli e dei rischi che il progetto potrebbe arrecare alla salute delle popolazioni e all'ambiente. In particolare, sono preoccupati per l'incremento delle emissioni nocive in atmosfera che arrecherà il progetto nell'ambito di un'area, come quella della pianura padana, con l'aria più inquinata d'Europa, interessata da una condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea a maggio 2022 per le ripetute violazioni;

   i dati pubblicati nel report «Mal'Aria di città. Cambio di passo cercasi» di Legambiente, fanno apparire le preoccupazioni dei cittadini molto concrete. Secondo il report, nel 2022 hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti delle polveri sottili di Pm 10 (35 giorni all'anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) le centraline sia di Padova (Arcella) che Venezia (Tagliamento);

   le emissioni del nuovo progetto si cumuleranno a quelle dell'impianto di Veritas, un inceneritore già presente nel territorio e per il quale oltretutto è previsto un ampliamento;

   tali impianti dovranno essere rispettosi inoltre dei nuovi valori che verranno individuati nella prossima direttiva sulla qualità dell'aria al 2030, attualmente all'esame della Commissione ambiente del Parlamento europeo, che sta valutando di intervenire per ridurre i limiti dei livelli delle emissioni;

   l'articolo 4 della direttiva n. 2008/98/CE stabilisce la gerarchia dei rifiuti recante l'ordine di priorità della normativa conseguente e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento. Nell'applicare la gerarchia dei rifiuti, gli Stati membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il miglior risultato ambientale complessivo. Questa gerarchia altro non è che una «piramide» che indica un ordine di preferenza delle azioni da attuare per ottenere il massimo beneficio dai prodotti e generare la minima quantità di scarti. Il progetto in questione che riguarda il trattamento di tutti i fanghi prodotti nella regione Veneto, attraverso l'incenerimento, si presenta invece come unica opzione e senza alcuna altra valutazione alternativa che potrebbe comportare un miglior risultato complessivo nella gestione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di garantire la tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente, in coerenza con i principi dell'economia circolare e della gerarchia dei rifiuti, così come definiti nel quadro normativo eurounitario.
(3-00151)


   SERGIO COSTA, CARAMIELLO, ILARIA FONTANA, DI LAURO, L'ABBATE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in sede di esame parlamentare della legge di bilancio 2023 è stato approvato un emendamento – dichiarato inammissibile e successivamente riammesso – recante disposizioni di natura ordinamentale di modifica della legge quadro sull'attività venatoria;

   sull'emendamento in questione gli scriventi hanno espresso forti perplessità, sia di carattere metodologico, sia dal punto di vista del merito della norma;

   le criticità della norma sono state evidenziate in una nota inviata al Presidente della Camera, in cui si era segnalato che l'emendamento – la cui estraneità al contenuto del provvedimento era evidente – novellava l'articolo 19 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, introducendo due disposizioni che hanno completamente stravolto l'impianto della normativa che regola la tutela della fauna, consentendo astrattamente l'apertura della caccia senza alcun limite, sia per quanto riguarda l'ambito territoriale, comprendendo aree protette ed aree urbane, sia per quanto riguarda l'ambito temporale, estendendo la possibilità di cacciare anche alle ore notturne, ai giorni di riposo venatorio e al periodo di nidificazione, con gravissime potenziali ripercussioni sulla salvaguardia della biodiversità e sulla sicurezza delle persone;

   nella nota si era ritenuto di dover sottolineare che la normativa che regola l'attività venatoria recepisce sostanzialmente l'articolato quadro normativo eurounitario – nello specifico le direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979, 85/411/CEE della Commissione del 25 luglio 1985 e 91/244/CEE della Commissione del 6 marzo 1991 – e l'approvazione di questo emendamento avrebbe potuto esporre il nostro Paese ad un concreto rischio di avvio di procedura d'infrazione;

   a dimostrare la fondatezza delle preoccupazioni si deve registrare che nei giorni scorsi la Commissione europea ha inviato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica una specifica richiesta di chiarimento in merito ai commi 447 e 448 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 2022, n. 197;

   nella nota – oltre a richiamare gli obblighi dei paesi membri derivanti dalle direttive 92/43/CEE Habitat e 2009/147/CE Uccelli, con particolare riferimento alle zone speciali di conservazione e zone di protezione speciale, alle misure di conservazione necessarie ed alle misure per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie protette ed alle esigenze di garantire un regime di rigorosa tutela per alcune specie – vengono formulate richieste di «informazioni dettagliate»: sulle modalità con cui le disposizioni della citata normativa garantiscono il rispetto degli obiettivi di conservazione, in particolare per quanto concerne il rischio di mettere in pericolo l'integrità dei siti di conservazione previsti dalla direttiva Habitat; sulle modalità con cui si intende garantire il rispetto del divieto di uccidere, catturare o disturbare gli uccelli selvatici; su come si intende assicurare il rispetto delle condizioni previste dalla direttiva uccelli per l'attività venatoria –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare le opportune iniziative normative volte ad abrogare la disposizione introdotta con la legge di bilancio, riportando il quadro normativo statale all'interno della cornice di tutela della fauna selvatica e degli habitat disegnata dalle direttive eurounitarie, tenendo conto che questa sarebbe l'unica risposta possibile per evitare l'avvio di una nuova procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia.
(3-00153)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il continuo e costante aumento del costo del gas naturale sta portando le imprese fornitrici, con particolare riferimento a quelle più piccole, ad una revisione delle loro politiche di vendita;

   tale situazione, che plausibilmente si protrarrà nel tempo, comporterà, nella migliore delle ipotesi, la richiesta nei confronti dei clienti finali di cauzioni che – in particolare per le piccole e medie imprese che abbiano un consumo medio annuo superiore ai 5000 metri cubi – costituirà una importante e difficilmente sostenibile fuoriuscita di liquidità; nella peggiore delle ipotesi, invece, a seguito del fallimento dei fornitori di gas, ovvero di semplice rescissione del contratto per eccessiva onerosità, ciò comporterà la cessazione delle forniture, con conseguente trasferimento al Fui (fornitore di ultima istanza);

   il fornitore di ultima istanza è stato opportunamente istituito con delibera Arera 418/2014/R/Gas, con la finalità di fornire garanzia di continuità di fornitura all'utente finale, anche in caso dovesse venir meno il fornitore ovvero in caso di rescissione contrattuale da parte di quest'ultimo;

   anche il fornitore di ultima istanza, così come il normale fornitore di gas naturale, può richiedere un deposito cauzionale che, per le imprese che abbiano un consumo di gas superiore ai 5000 metri cubi annui, non può essere garantito attraverso la semplice domiciliazione della bolletta;

   il fornitore di ultima istanza, vincitore di una procedura di gara bandita da Acquirente unico Spa per conto della stessa Arera suddivisa in lotti per aree di prelievo, anche in considerazione del fatto che garantisce una fornitura in base a tariffe determinate da coefficienti stabiliti dalla medesima offerta di gara non particolarmente convenienti, funge in realtà da fornitore ponte, garantendo al cliente finale la continuità delle forniture nella contingenza del passaggio al nuovo fornitore;

   le cauzioni richieste dal fornitore unico, anche per periodi di fornitura brevi, sono particolarmente onerose, in particolare per le imprese che hanno un rilevante consumo di gas, in quanto ammontano ad una mensilità di consumo rapportata al costo stabilito sulla base del coefficiente in capo al fornitore di ultima istanza competente per area di prelievo;

   recentemente è più volte capitato che, pur in presenza di regolare saldo di tutte le fatture relative al consumo di gas emesse dal fornitore di ultima istanza, in caso di mancato versamento da parte del cliente finale (piccola o media impresa) dell'importo relativo al solo deposito cauzionale, il Fui, cui era già stata comunicata la stipula di contratto con un nuovo fornitore, abbia proceduto alla piombatura del contatore e alla conseguente interruzione della fornitura, cagionando danni rilevanti per le imprese interessate, che talvolta senza alcuna responsabilità si erano trovate a confluire nel Fui –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover intervenire – ove necessario anche con iniziative di carattere normativo – per consentire, almeno nell'attuale fase emergenziale, alle piccole e medie imprese che dovessero, per cause indipendenti la loro volontà, confluire nei contratti di somministrazione di gas naturale del fornitore di ultima istanza, la possibilità di dilazionare il pagamento degli eventuali depositi cauzionali ovvero consentire, almeno per i primi tre mesi o per il tempo strettamente necessario al passaggio al nuovo fornitore, di considerare ottemperate le garanzie attraverso la domiciliazione delle bollette, anche nel caso il cliente finale abbia consumi superiori ai 5000 metri cubi annui.
(4-00398)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRAZIANO, ZINGARETTI, DE MARIA, CARÈ e FASSINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della difesa, Guido Crosetto, nell'ambito delle comunicazioni sulle linee programmatiche del Ministero difesa, esposte alle Commissioni difesa di Senato e Camera, per la parte riguardante gli alloggi militari di servizio, ha sottolineato come: «una innovativa e strutturata politica alloggiativa dovrà essere un fattore abilitante. In tale ambito, tenendo conto anche del lavoro svolto da queste, Commissioni nel corso delle precedenti legislature, si dovrà lavorare alla definizione di nuovi processi e all'utilizzo di moderni strumenti che permettano di superare le attuali criticità abitative»;

   particolare rilievo assumono nel quadro delle attuali criticità in materia di alloggi, una serie di iniziative avviate da alcuni comandi militari intese a realizzare il recupero forzoso di unità abitative condotte da personale, definito come «sine titulo» meritevole di tutele riconosciute anche dalla normativa in vigore;

   comunicazioni che precedono gli atti di recupero forzoso sono state indirizzate anche a conduttori di unità abitative, da tempo definite «non più utili alla difesa», invitandoli a pronunciarsi sulla possibilità di acquistare l'alloggio in cui risiedono rispondendo a indicazioni non chiare e, parrebbe, anche in contraddizione con le procedure di vendita che regolano l'alienazione di questi stessi alloggi da parte della Difesa;

   le iniziative sopra indicate riguardano situazioni in aree già segnate da forte tensione abitativa, come a esempio quella notoriamente grave nelle città di Roma, Napoli e Civitavecchia –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo in materia di una nuova e più razionale politica abitativa da sviluppare a favore del personale militare, come dichiarato nelle linee guida illustrate in Parlamento;

   se il Ministro interrogato intenda, nelle more della definizione di suddette nuove policy, adottare le iniziative di competenza volte a sospendere tutti gli atti di recupero forzoso e quelli in maniera imperfetta indirizzati a utenti di alloggi «non più utili alla Difesa».
(4-00399)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, al comma 4 ha stabilito che dal 1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa, in ogni caso, essere inferiore a 2.500 euro aumentando, dunque, la soglia minima dei canoni demaniali marittimi da 362,90 euro a 2.500 euro;

   tale importo è stato aumentato lo scorso anno a 2.698,75 euro e, in base a quanto riportato nella circolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con decreto n. 321 del 30 dicembre 2022 l'adeguamento delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime ovvero l'aggiornamento delle stesse per l'anno 2023 è stato fissato nella misura di più 25,15 per cento, portandolo a 3.377,50 euro;

   sono molte le piccole categorie colpite da questa variazione ed è importante specificare che il canone minimo viene corrisposto, in moltissimi casi, per utilizzazioni di carattere pubblico e collettivo e per attività espletate sul demanio marittimo senza finalità lucrative. Inoltre, spesso sono le amministrazioni comunali a essere titolari di concessioni per l'utilizzo di beni di pubblica utilità, in tali casi è il comune che, oltre ad avere oneri di manutenzione per la sicurezza e l'incolumità, non ottiene nessun ritorno economico dall'utilizzo di questi beni ma sostiene le spese relative al canone aumentato esponenzialmente;

   la sopra citata norma riferita alla soglia minima è stata modificata con l'approvazione di un emendamento al decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni dalla legge 23 luglio 2021, n. 106. L'emendamento ha aperto a una distinzione delle finalità e previsto che unicamente per l'anno 2021 e con riferimento a determinate attività, specificate nel testo e senza fini di lucro, l'importo annuo del canone demaniale non potesse essere inferiore a euro 500 –:

   se, alla luce di quanto premesso e valutato il grave impatto determinato dall'innalzamento sproporzionato del canone (più 25,15 per cento), intenda adottare con urgenza le iniziative di competenza affinché la rideterminazione della soglia minima, già prevista per l'anno 2021, venga consolidata e diventi strutturale, cosicché l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, e per finalità di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti non possa essere inferiore a euro 500.
(5-00344)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAGONI e MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa la segreteria regionale di Uilpa polizia penitenziaria ha denunciato un'aggressione ai danni di un agente della polizia penitenziaria verificatasi nel carcere di Tempio Pausania;

   stando a quanto dichiarato dal succitato sindacato, la causa dell'aggressione parrebbe essere da ricercare nel giusto diniego dell'agente di polizia alla richiesta di un detenuto di poter uscire dalla propria camera fuori dall'orario consentito;

   il detenuto avrebbe poi atteso l'apertura prevista per sferrargli improvvisamente un violento pugno alla tempia che è costata al poliziotto una prognosi di ben trenta giorni;

   tale gravissimo fatto non è che l'ultimo di una lunga serie di violenze perpetrate ai danni del personale della polizia penitenziaria della Sardegna che spingono a chiedere un intervento fattivo e concreto a difesa in primis degli agenti, costretti a lavorare costantemente in situazioni di alta tensione, tutela degli altri detenuti e delle altre detenute;

   è ormai indifferibile l'adeguamento degli organici del corpo della polizia penitenziaria, vista la grave carenza che produce estenuanti carichi di lavoro, mancanti di 18.000 unità a livello nazionale, ed è necessario incrementare le tecnologie e gli equipaggiamenti;

   è necessario intervenire con mezzi adeguati a tutela dell'incolumità degli uomini e delle donne della polizia penitenziaria dotandoli anche del taser, strumento utile a prevenire e reprimere eventuali atti di violenza –:

   se e quali iniziative di propria competenza il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare affinché agli agenti della polizia penitenziaria a livello nazionale, e in particolare nelle carceri della Sardegna, venga garantito il diritto di lavorare in sicurezza con mezzi e strumenti adeguati, senza rischio durante le ore di servizio per la propria incolumità.
(4-00391)


   ZIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la modifica della geografia giudiziaria è stata soppressa la sezione distaccata di Pontedera del Tribunale di Pisa che, per collocazione geografica, e per competenza territoriale in senso tecnico, era deputata ad occuparsi degli affari civili e penali afferenti al territorio dei comuni del comprensorio del cuoio ricompresi nella provincia di Pisa, S. Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d'Arno e San Miniato;

   la soppressione delle sezioni distaccate era in sintonia anche con l'Obiettivo Faro «Un'agenda europea del digitale» che già nel 2010 promuoveva l'accesso a internet da parte di tutti i cittadini europei e l'uso dei moderni servizi online quale strumento prioritario anche per una crescita sostenibile e sfruttare appieno il potenziale delle nuove tecnologie;

   anche il programma Next Generation EU, prevede come «pilastro digitale» del Pnrr la razionalizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione e lo sviluppo dei servizi pubblici digitali;

   lo stesso Pnrr nella missione 1 componente 1 (M1C1) alloca 9,2 miliardi di euro, di cui ben 2.282.561.519 di euro per il processo di transizione digitale del sistema giudiziario, 83.476.440,91 di euro da investire nella trasformazione digitale, attraverso la digitalizzazione dei fascicoli e 50.000.000,00 di euro per l'adozione di strumenti avanzati di analisi dati;

   in questo orientato verso la digitalizzazione, la regione Toscana, invece, su quella che all'interrogante appare come pressione di portatori di interesse locali, si è fatta promotrice di una proposta di legge per la modifica del decreto legislativo n. 155 del 2012 teoricamente funzionale al ripristino della funzione giudiziaria, nelle rispettive sedi, dei tribunali ordinari e delle procure della Repubblica soppressi nel 2012, in realtà con il dichiarato scopo di istituire un tribunale ad Empoli che dovrebbe ricomprendere nel proprio ambito di competenza territoriale i comuni di S. Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto, Montopoli in Val d'Arno e San Miniato;

   ad avviso dell'interrogante, si tratta di un'iniziativa che, artatamente veicolata come iniziativa a tutela dei territori, configura invece ulteriori oneri a carico della popolazione dal momento che si prevede che il ripristino dei tribunali avvenga attraverso convenzioni con le regioni che prevedano che «le spese di adeguamento, gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza delle strutture siano integralmente a carico del bilancio della regione richiedente»; ma tali convenzioni contrastano con gli obiettivi di inclusione sociale perché solo le regioni più ricche potrebbero permettersi questi costi, svantaggiando quelle meno dotate economicamente, in un settore, come quello della giustizia, in cui tutti i cittadini devono avere gli stessi diritti e le stesse pari opportunità;

   assecondare iniziative del genere contrasta con l'indirizzo digitale di provenienza EU e Pnrr oltretutto con riguardo ad un centro come Empoli che, anche dal punto di vista logistico, è ampiamente servito da infrastrutture, sia stradali che ferroviarie, che consentono il raggiungimento dei tribunali attualmente dedicati e cioè Pisa e Firenze in modo rapido e nel rispetto della sostenibilità ambientale;

   inoltre, l'istituzione del tribunale a Empoli comporterebbe a cascata l'istituzione di una serie di strutture necessariamente a servizio, come uffici degli ufficiali giudiziari; procura della Repubblica con annesso ufficio della polizia giudiziaria, che implicherebbero una inevitabile moltiplicazione di costi del tutto ingiustificabili considerato che si tratta di un territorio perfettamente servito dal punto di vista delle infrastrutture logistiche –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato su quanto espresso in premessa e se non intenda farsi immediatamente promotore delle iniziative di competenza del caso per ottenere l'istituzione a Pisa di una sezione distaccata della Corte d'appello di Firenze e di una sezione distaccata della sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale di Firenze.
(4-00393)


   BISA, MORRONE, LOIZZO, MATONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 30 gennaio 2023, il killer della 'ndrangheta Massimiliano Sestito, ritenuto responsabile materiale dell'omicidio di Vincenzo Femia, boss calabrese ucciso in un agguato nel 2013 a Castel di Leva, con la manomissione del il braccialetto elettronico è evaso dai domiciliari;

   è evaso dall'abitazione del padre a Pero, nell'hinterland milanese, dove stava scontando la detenzione domiciliare. Ritenuto un esponente della cosca di 'ndrangheta lezzo Chiefari Procopio, Sestito era stata condannato prima all'ergastolo, poi a 30 anni con pena definitiva per aver assassinato l'appuntato dei carabinieri, Renato Lio, nel 1991, ad un posto di blocco a Soverato, in provincia di Catanzaro. Il 52enne era inoltre in attesa di una sentenza della Cassazione per un secondo omicidio: quello del boss calabrese della cosca di San Luca, Vincenzo Femia, ucciso nel 2013 alla periferia di Roma in uno scontro tra 'ndrine per l'egemonia sul traffico di cocaina che per la prima volta si era spostato dalla Calabria a Roma;

   Sestito era stato scarcerato e messo ai domiciliari su decisione della corte di Appello d'Assise di Roma;

   risulta che già nell'agosto del 2013 il 'ndranghetista aveva approfittato della semilibertà concessa dal carcere di Rebibbia per tentare la fuga, ma la squadra mobile di Roma lo aveva catturato un mese dopo mentre si trovava in spiaggia nella provincia di Salerno;

   il braccialetto elettronico può venire impiegato in diversi modi come strumento di controllo all'interno del sistema penale. Può venir imposto dal magistrato a persone che si trovano in misura cautelare agli arresti domiciliari oppure a persone già condannate che stanno scontando la pena in detenzione domiciliare. All'interno di quest'ultimo insieme, può essere prescritto come controllo continuativo, anche durante la permanenza in casa, oppure da indossare solamente in quei momenti della giornata in cui la persona ha il permesso di allontanarsi dall'abitazione;

   se si guarda alla sola esecuzione della pena in detenzione domiciliare, dal 2014 al 2021 sono stati 5.625 complessivamente (ovvero in entrambe le forme sopra menzionate) i provvedimenti con controllo elettronico;

   in Italia mancano indicazioni intorno all'efficacia del braccialetto elettronico, quali dati sulle violazioni della misura e sulla recidiva;

   nel Paese in cui autori di «reati dei colletti bianchi» faticano ad ottenere pene alternative, come chiedono i sindacati di polizia penitenziaria per combattere l'affollamento delle carceri, è impensabile che un criminale del genere godesse di questo beneficio nonostante, si ripete, fosse recidivo nei reati e nelle evasioni –:

   se il Ministero interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fare chiarezza su tali fatti, eventualmente anche valutando la sussistenza dei presupposti per agire con i poteri ispettivi;

   quale sia il numero di dispositivi elettronici attualmente a disposizione dell'autorità giudiziaria, il numero di quelli attualmente in utilizzo per provvedimenti di arresti domiciliari e di detenzioni domiciliari, il numero di dispositivi non funzionanti, eventuali manomissioni o trasgressioni della misura del braccialetto elettronico, il numero di braccialetti elettronici utilizzati per il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;

   quale sia il numero dei detenuti, suddivisi per tipologia di reati commessi, che potranno usufruire della detenzione domiciliare e quale sia nello specifico il numero esatto dei mezzi elettronici e strumenti informatici (braccialetti elettronici) già a disposizione dell'amministrazione penitenziaria e il costo unitario di acquisto e installazione in opera, così da verificare se siano sufficienti a soddisfare le potenziali richieste.
(4-00396)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   CANDIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi si è svolto l'ennesimo presidio a Varese, organizzato da sindacati e lavoratori, a tutela e difesa della Leggiuno Spa;

   la Leggiuno Spa è una delle tante eccellenze italiane. Un'impresa con 115 lunghi anni di importante storia aziendale nel campo del tessile, che ha contribuito nell'ultimo secolo a rendere grande l'Italia nel mondo;

   la società è leader nel settore tessile e altamente specializzata nella lavorazione di lino e cotone; fili pregiati che da Leggiuno arrivano in tutto il mondo per creare capi d'alta moda;

   nonostante ciò, l'azienda rischia uno stop definitivo. Nei prossimi giorni, infatti, il giudice del Tribunale di Varese dovrà pronunciarsi in merito alla continuazione dell'attività produttiva della Leggiuno; ad oggi pare non esserci la possibilità di un parere favorevole sul punto a cui potrebbe seguire, quindi, l'istanza di fallimento;

   un passo in questa direzione metterebbe a rischio, non solo la secolare esperienza e il know how dell'azienda, ma anche i 70 lavoratori ancora in forze. Un costo sociale e umano preoccupante atteso il perdurante periodo di crisi che viviamo;

   il fallimento può essere facilmente evitato. Infatti, al momento risultano forti interessamenti da parte di un'azienda italiana e di un fondo estero a cui si unisce la capacità dell'azienda di operare a pieno regime. Nei capannoni della Leggiuno sono ancora presenti tutti i telai e i macchinari necessari alla lavorazione. Con il bagaglio di storia e conoscenza della Leggiuno una ripresa delle attività consentirebbe in poco tempo di recuperare contatti con i vecchi clienti e di acquisirne di nuovi;

   risulta, pertanto, necessario un interessamento e un intervento anche da parte dello Stato. Non si può consentire l'impoverimento del tessuto imprenditoriale italiano, lasciando che le congiunture economico-internazionali vadano a svilire le eccellenze nazionali, a nocumento della ricchezza del paese e del made in Italy –:

   se il Ministro interrogato abbia intrapreso o intenda intraprendere un percorso volto alla risoluzione della crisi di impresa di cui in premessa, anche al fine di evitare di disperdere un patrimonio industriale di eccellenza, mediante interventi finalizzati alla tutela del territorio varesino, dell'occupazione e del made in Italy.
(3-00152)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Baritech s.r.l. è un'impresa avente sede a Modugno (BA) e attiva, prima dell'attuale fase di crisi aziendale, nella produzione di lampade e affini;

   da due anni la Baritech s.r.l. versa in uno stato di crisi produttiva e occupazionale che interessa più di 110 dipendenti;

   durante l'estate 2020, lo stabilimento dell'azienda è stato riconvertito alla produzione di meltblown, usato per la realizzazione di mascherine chirurgiche;

   conclusosi il 31 dicembre 2021 l'accordo con la struttura commissariale per l'emergenza COVID-19, la Baritech s.r.l. è ripiombata in una condizione di grave crisi;

   ai 113 dipendenti dell'azienda è stata accordata la cassa integrazione fino al 31 gennaio 2022 per cessazione dell'attività;

   da quanto si apprende da organi di stampa in data odierna, l'azienda avrebbe deciso di non concedere un ulteriore mese di cassa integrazione nonostante l'impegno preso appena qualche giorno fa due giorni fa nell'ambito della task-force regionale all'uopo istituita;

   tale decisione sarebbe stata presa malgrado la regione Puglia abbia formalmente offerto all'azienda di sostenere interamente i costi della proroga degli ammortizzatori sociali nelle more dell'esame di una recente proposta di acquisizione pervenuta da una società straniera, la quale si è resa disponibile a rilevare la fabbrica e a salvaguardare il posto di lavoro di tutti i dipendenti della Baritech –:

   se intendano intraprendere iniziative di competenza per estendere il trattamento di integrazione salariale in favore dei dipendenti della Baritech e per favorire l'accordo di cessione dell'azienda tutelando gli attuali livelli occupazionali.
(4-00387)


   ZANELLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Safilo (Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali), controllato dal fondo di investimento olandese Hal Holding, è un gruppo leader nel settore dell'occhialeria made in Italy, con ricavi in crescita dell'11 per cento nel 2022 e un fatturato che supera il miliardo di euro;

   tra gli stabilimenti rientra anche quello di Longarone (BL), realizzato anche con i fondi pubblici della ricostruzione dopo la tragedia del Vajont;

   lo stabilimento di Longarone attualmente conta 472 addetti e già nel 2019 era stato oggetto di una ristrutturazione, con la promessa da parte aziendale di rilanciare l'attività produttiva;

   nella nota del gruppo Safilo sui risultati 2022 si legge che «in relazione all'analisi strategica in corso, vista l'evoluzione del portafoglio prodotto, il contesto economico, le dinamiche competitive nell'industry e una persistente sovracapacità produttiva, il Consiglio di amministrazione di Safilo, nel ribadire l'importanza dei siti produttivi di Santa Maria di Sala (Venezia) e Bergamo, del centro logistico di Padova, e delle capacità creative del Gruppo, ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone (Belluno), il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane»;

   in data 26 gennaio 2023, presso la sede di Veneto lavoro, si è tenuto, alla presenza dell'assessora regionale Elena Donazzan, l'incontro tra le organizzazioni sindacali e l'Ad di Safilo Group spa Angelo Trocchia con all'ordine del giorno: «aggiornamento situazione aziendale Safilo»;

   in quella sede, l'azienda ha comunicato di non considerare lo stabilimento Safilo di Longarone (BL) un sito strategico e che avrebbe, pertanto, dato mandato ad un'advisor di sondare tutte le soluzioni possibili;

   le organizzazioni sindacali hanno già avviato la mobilitazione, anche attraverso l'indizione di uno sciopero di otto ore, per salvare lo stabilimento e il futuro lavorativo dei 472 addetti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Longarone e, in particolare, se intendano attivare un tavolo con l'azienda e la rappresentanza sindacale dei lavoratori.
(4-00389)


   MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dalla metà del mese di maggio 2022 il magazzino di via Industria 9, a Parma, inserito nella catena distributiva di Coop Alleanza 3.0, è il luogo di una significativa vertenza sindacale che ha portato a scioperi e a momenti di blocco della movimentazione merci;

   a determinare questo stato di conflittualità sarebbero inizialmente state le difficili condizioni di lavoro, caratterizzate da un utilizzo dei contratti a termine fino al 70 per cento della forza lavoro, da casi di sotto inquadramento della forza lavoro, da un forte ricorso agli straordinari fino alle 12 ore di turno giornaliero;

   i lavoratori avevano anche denunciato la presenza di forme di caporalato, sotto forma di personale anziano che si sarebbe incaricato del reclutamento dietro corresponsione di una parte del primo salario del neoassunto;

   tale situazione sarebbe stata d'altra parte agevolata da una struttura organizzativa che prevedeva un primo appalto di gestione della logistica a Kamila srl, che a sua volta avrebbe subappaltato a tre diverse cooperative, allo scopo di comprimere i costi di gestione;

   al termine di un primo ciclo di lotte, in data 5 luglio 2022, sembrava si fosse raggiunto un accordo sottoscritto alla presenza del Prefetto di Parma, con la previsione di stabilizzazione di 40 lavoratori e la revisione degli inquadramenti contrattuali;

   la vertenza si è riaccesa con nuovi momenti di aspro confronto vista la contestazione da parte sindacale di mancato adeguamento retributivo degli addetti, fino a precipitare, nel mese di gennaio 2023, quando a seguito di un provvedimento disciplinare a carico di un lavoratore della cooperativa subappaltatrice MD Service, si sarebbe verificato uno sciopero spontaneo, che avrebbe indotto l'azienda a inviare 31 lettere di sospensione ad altrettanti lavoratori, avviando di fatto una procedura di licenziamento collettivo;

   in data 23 gennaio 2023 si è tenuto un incontro fra azienda e sindacati in Prefettura, per verificare la possibilità di arrivare a una conciliazione che evitasse l'interruzione dei rapporti di lavoro, senza tuttavia che si raggiungesse alcuna intesa;

   a parere dell'interrogante, nessuna vertenza, per quanto aspra, può giustificare l'adozione di provvedimenti disciplinari, e tantomeno del licenziamento, per lavoratori che abbiano scelto di aderire ad uno sciopero, ovvero ad un diritto costituzionalmente garantito;

   peraltro, qualora tra i lavoratori sospesi figurassero anche lavoratori che in passato hanno denunciato la presenza di forme di caporalato in azienda, il comportamento della stessa potrebbe contrastare anche con la direttiva Ue 2019/1937 «riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni del diritto dell'Unione e recante disposizioni riguardanti la protezione delle persone che segnalano violazioni delle disposizioni normative nazionali», che prevede particolari forme di tutela per i lavoratori e le lavoratrici che denunciano violazioni delle normative e che il Parlamento italiano si appresta comunque a recepire –:

   se e quali iniziative di competenza, i Ministri interrogati, intendano adottare affinché una vertenza che interessa un soggetto rilevante della Grande Distribuzione Organizzata, come quella riportata in premessa, possa risolversi positivamente, contribuendo a garantire condizioni di lavoro adeguate e quindi una ripresa ordinata dell'attività produttiva, ma soprattutto evitando che vengano adottate sanzioni disciplinari che, a parere dell'interrogante, si rivelerebbero in violazione di fatto del diritto di sciopero e costituirebbero un grave precedente.
(4-00394)


   AMBROSI e DE BERTOLDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente consente alle aziende di erogare un'indennità sostitutiva della mensa ai lavoratori dipendenti sulla quale è applicata un'aliquota fiscale e previdenziale agevolata, esclusivamente tramite il sistema dei buoni pasto;

   questo sistema, in corso da diversi anni, prima mediante i coupon cartacei, attualmente attraverso buoni pasto elettronici, presenta, a giudizio degli interroganti, molteplici criticità ed elementi ostativi al libero mercato e alla concorrenza, essendo peraltro concentrato principalmente da poche società straniere, ed è divenuto in maniera crescente e particolarmente oneroso per gli esercenti e i commercianti che accettano il pagamento;

   a tal fine, gli interroganti evidenziano altresì, come il sistema di convenzione, che prevede l'accettazione di buoni pasto da parte degli esercenti sia basato sulla totale discrezionalità: gli emettitori possono decidere di convenzionare anche solo alcuni degli esercenti di un determinato mercato, così come possono decidere di non convenzionare emettitori di minori dimensioni (per partecipare alle aste serve infatti dimostrare una copertura minima del territorio, non la totalità);

   in relazione alle suesposte osservazioni, a parere degli interroganti, risulta evidente come gli elementi distorsivi al mercato e alla concorrenza che si configurano sono determinati dal fatto che il beneficiario del buono pasto non può fruirne liberamente presso il proprio esercente di fiducia, ma deve obbligatoriamente recarsi presso quelli convenzionati; inoltre alcuni esercenti possono essere arbitrariamente esclusi dal novero per decisione dell'emettitore e risulta tra l'altro impossibile per i nuovi emettitori competere nel mercato, in quanto non possono partecipare alle aste, se non attraverso condizioni di prezzo estremamente ribassate da parte degli esercenti;

   gli interroganti segnalano inoltre, come le commissioni richieste agli esercenti per la convenzione siano tra l'altro estremamente elevate (nella media risultano circa il 18 per cento e, affinché la medesima convenzione sia consentita, gli emettitori richiedono agli esercenti l'adesione a servizi onerosi che, ai sensi della normativa vigente, dovrebbero invece essere opzionali; con il passaggio dai buoni pasto cartacei a quelli elettronici il valore della commissione bancaria, anziché ridursi (godendo dei benefici del progresso tecnologico), è tra l'altro aumentato nel corso degli ultimi mesi;

   in relazione alle suesposte criticità, risulta necessario a parere degli interroganti, consentire alle aziende del settore di erogare l'indennità sostitutiva della mensa, mediante una semplice carta ricaricabile, da utilizzare in qualsiasi esercizio commerciale, che abbia sul proprio Pos un codice Ateco compatibile, affinché lo Stato sia garantito sull'utilizzo dell'importo che beneficia in relazione allo sgravio fiscale e contributivo, il beneficiario possa spendere l'indennità nell'esercizio in modo più comodo (senza limitarsi a quelli convenzionati dall'emettitore) e l'esercente possa sostenere le commissioni commisurate a quelle di una semplice carta prepagata (fra 0,30 per cento e 1 per cento) e non subire un aggravio dei costi insostenibili delle commissioni come quelli attuali pari al 18 per cento –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condividano le criticità in precedenza richiamate, in relazione agli effetti distorsivi attualmente presenti nel mercato dei buoni pasto, che limitano fortemente la concorrenza nel settore con gravi ed evidenti penalizzazioni nei riguardi degli esercenti;

   in caso affermativo, quali iniziative normative intendano intraprendere, anche in raccordo con l'Abi, al fine di modificare l'attuale disciplina che limita fortemente il libero mercato e lo sviluppo della concorrenza nel nostro Paese.
(4-00397)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   BAKKALI e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali da costruzione e le connesse difficoltà nell'esecuzione dei contratti pubblici con l'articolo 1-septies del decreto-legge n. 73 del 2021 sono stati disposti interventi per la compensazione e la revisione prezzi con l'introduzione di misure straordinarie poste a tutela delle esigenze degli appaltatori, particolarmente colpiti dai suddetti rincari;

   per le compensazioni si prevede che ciascuna stazione appaltante (Sa) provvede nei limiti del 50 per cento delle risorse appositamente accantonate per imprevisti nel quadro economico di ogni intervento o delle somme derivanti da ribassi d'asta e si istituisce un Fondo per l'adeguamento dei prezzi nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti destinato ai soggetti tenuti all'applicazione del codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016 n. 50, per i lavori realizzati ovvero affidati dagli stessi, in caso di insufficienza di risorse delle Sa;

   il Fondo, inizialmente istituito per far fronte ai maggiori oneri derivanti dalla applicazione delle compensazioni per il 2021, è stato esteso nell'applicazione dal decreto-legge n. 50 del 2022 prevedendo una dotazione complessiva di 770 milioni di euro per il 2022;

   ad oggi, nonostante le stazioni appaltanti abbiano presentato istanza di accesso al predetto fondo nei modi e nei termini previsti dal decreto ministeriale attuativo n. 241 del 28 luglio 2022, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha ancora provveduto all'erogazione delle risorse;

   va altresì precisato che le somme ad oggi richieste dalle stazioni appaltanti si riferiscono esclusivamente al primo semestre 2022 e, nonostante ormai sia trascorso anche il secondo semestre, non risultano all'interrogante ancora erogate, accumulandosi un notevole ritardo con evidenti impatti sulla tenuta del sistema economico e mettendo in gravi difficoltà le imprese appaltatrici;

   si evidenzia, inoltre, che ancorché il legislatore abbia previsto la possibilità di un'erogazione anticipata del 50 per cento delle somme richieste dalle stazioni appaltanti, il Ministero interrogato non si è attivato in tal senso;

   tale ritardo nell'erogazione dei fondi previsti dal decreto-legge n. 50 del 2022 ed anche della relativa anticipazione, non permettendo alle stazioni appaltanti di liquidare il credito maturato dagli appaltatori in virtù dell'applicazione dell'articolo 26 del predetto decreto-legge n. 50 del 2022, provoca, inevitabilmente, un ingente danno in capo ai diversi appaltatori e, di conseguenza, non permette di garantire la sostenibilità economica dei contratti di appalto pubblici e la prosecuzione delle lavorazioni; danno questo che sarà destinato ad aumentare a causa delle somme da riconoscersi in compensazione per il secondo semestre 2022;

   in aggiunta, i ritardi nell'erogazione delle somme già quantificate e riconosciute ai sensi del decreto-legge n. 50 del 2022 provocano ulteriori gravi danni alle imprese appaltatrici, le quali non potendo agire nei confronti delle stazioni appaltanti per il recupero di tali somme per effetto della vigente normativa che non consente di azionare tali crediti, gli stessi appaltatori subiscono le azioni dei fornitori e subappaltatori che, invece, in virtù dei rapporti contrattuali privatistici possono avviare azioni coatte per il recupero dei loro crediti e/o sospendono le forniture e produzione dei cantieri fino all'incasso di quanto loro dovuto –:

   alla luce di quanto fin qui rappresentato, se non intenda adottare con urgenza iniziative di competenza volte all'erogazione dei fondi riconosciuti e dovuti ai sensi del decreto-legge n. 50 del 2022, prevedendo anche un termine entro cui saranno effettuati le future erogazioni dei fondi per il secondo semestre 2022 al fine di scongiurare un'eccessiva onerosità idonea a provocare una risoluzione contrattuale.
(4-00388)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAKKALI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che da diversi giorni si sono registrate code lunghissime presso diverse questure in varie parti d'Italia a seguito delle richieste di rinnovo dei passaporti, come a Milano, Genova, Bergamo, Napoli, o in Toscana e in Sardegna;

   tra le diverse sedi dove recentemente sono stati segnalati gravi ritardi e disagi vi è quella di Torino, dove l'open day per il rinnovo, che era stato previsto nelle sedi della questura, si è trasformato in un girone dantesco, con migliaia di persone in coda per ore e ore in tutta la città;

   dalle notizie a mezzo stampa si è appreso che i tempi di attesa per il disbrigo delle pratiche necessarie sarebbe attualmente tra i 4 e gli 8 mesi, ma si può arrivare tranquillamente anche a dodici mesi, in relazione alle diverse questure distribuite sul territorio italiano;

   tale situazione non solo sta impedendo a migliaia di persone di ricevere il documento essenziale per potersi liberamente muovere per lavoro, salute o turismo, o per i ricongiungimenti familiari, ma sta aggravando pesantemente anche la situazione di molte imprese addette al settore del turismo che si sono viste recapitare disdette e mancate prenotazioni o rinvii a data da destinarsi da parte di viaggiatori impossibilitati a rinnovare in tempi congrui il proprio passaporto;

   tali ritardi sembrerebbero in buona parte imputabili alla carenza di personale e alla lentezza della macchina amministrativa e burocratica, e continuano a protrarre i loro effetti nonostante lo stesso Ministro interrogato abbia già avuto modo di richiamare in questo ramo del parlamento le best practices messe in campo da alcune questure italiane o la re-ingegnerizzazione in atto dell'applicazione agenda online, attraverso la quale si prenota l'appuntamento per il rilascio dei passaporti –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per risolvere quanto prima i gravi ritardi in atto sulla questione del rinnovo dei passaporti, anche prevedendo iniziative straordinarie sia sotto il profilo del potenziamento del personale impiegato in tali rinnovi sia sotto il profilo dell'implementazione delle tecnologie disponibili per semplificare e accelerare le procedure.
(5-00345)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO e SPERANZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 gennaio 2023 si è tenuto ad Avellino il Consiglio comunale che aveva tra i punti all'ordine del giorno il project financing rispetto al futuro dello stadio di Avellino;

   durante la seduta del Consiglio comunale la consigliera comunale Iannuzzi, assieme ad altri suoi colleghi della minoranza, stava reclamando per ottenere il rispetto del regolamento al fine di poter presentare i propri emendamenti al deliberato consiliare sulla questione del project financing dello stadio comunale;

   il presidente del Consiglio comunale Ugo Maggio, non nuovo a interpretazioni originali del regolamento consiliare, stava – a detta dei consiglieri di opposizione – minando i diritti della minoranza consiliare a presentare ulteriori emendamenti, suscitando la reazione dei consiglieri, tra cui Alessandra Iannuzzi;

   a seguito del disappunto della consigliera Iannuzzi, il presidente del Consiglio comunale, pensando di non essere ascoltato, ha esternato con un'inaudita violenza verbale la sua contrarietà alla consigliera Iannuzzi rivolgendosi al Sindaco, il quale non ha fermato Maggio né ha condannato l'accaduto;

   il presidente del Consiglio comunale, dalle parole che si sentono in maniera chiara e netta, dal video dello streaming del Consiglio comunale, rivolge pesantissime minacce nei confronti di Francesco Todisco, esponente politico di spicco della sinistra Avellinese, già consigliere comunale nell'assise di Avellino, già consigliere della regione Campania ed attualmente delegato all'alta capacità del presidente della Giunta della regione Campania;

   la colpa di Francesco Todisco, rivedendo il video diffuso ormai su molte testate locali e nazionali, parrebbe essere il fatto di essere riferimento politico della consigliera Iannuzzi;

   il presidente del Consiglio comunale, testualmente rivolge minacce gravi dicendo: «se 'o trovo a Todisco 'o resto 'nderra! Dingello a Todisco che ci spacco 'a faccia!»;

   questo episodio fa trasparire la totale assenza di senso delle istituzioni e inaffidabilità del presidente Maggio nel rivestire un delicato ruolo di garanzia, quale quello di presidente del Consiglio comunale in una città importante e che è anche capoluogo di provincia, come Avellino –:

   di quali elementi disponga in ordine alla vicenda esposta in premessa e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza e l'incolumità di chi è stato minacciato per aver espresso una posizione politica, nell'esercizio peraltro di funzioni connesse al ruolo della minoranza consiliare.
(4-00392)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   le risorse Pnrr destinate al potenziamento degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, ammontano a 4,6 miliardi di euro, di cui 700 milioni per progetti già in essere, 2,4 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido, 600 milioni per le scuole dell'infanzia e 900 milioni per le spese di gestione;

   il ministero dell'istruzione ha rinviato le scadenze per la costruzione di nuovi asili nido. I quasi 2.500 comuni che ne hanno fatto richiesta potranno affidare i lavori entro il 31 maggio 2023 e non più entro il 31 marzo, come previsto inizialmente nel piano;

   il rinvio di due mesi, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente poiché molti comuni, nonostante stiano procedendo con sollecitudine ad attivare i vari adempimenti tecnici e amministrativi necessari all'attuazione delle misure indicate, rischiano di non rispettare la milestone intermedia assegnata garantendo il rispetto di tutte le condizioni che le norme pongono in capo al soggetto attuatore;

   risulta poco comprensibile a tal riguardo il fatto che solo coloro che hanno potuto aderire agli accordi quadro da sottoscrivere con Invitalia possano beneficiarie di un differimento della milestone intermedia al 30 giugno 2023;

   le complesse fasi di progettazione, il fenomeno dei fortissimi rincari di alcune materie prime, unito ai ritardi nell'approvvigionamento degli stessi materiali, non dipendenti dall'organizzazione dei soggetti attuatori, rischiano di allungare i tempi e di mettere a rischio il rispetto dei tempi previsti anche per quanto concerne l'attuazione degli interventi relativi alla costruzione di nuove scuole mediante sostituzione di edifici;

   non è più rinviabile la necessità di fornire ai comuni interessati certezze rispetto al pieno raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati al fine di agevolare e sostenere i comuni nel pieno raggiungimento degli obiettivi posti dal Pnrr relativamente, all'avviso pubblico per nidi e infanzia.
(5-00346)


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 26 gennaio 2023 – per celebrare la Giornata della memoria – alcune classi dell'I.I.S. Curie-Sraffa di Milano si sono recate allo Spazio Teatro 89 per assistere allo spettacolo «Herr Doktor», incentrato sulla figura di Joseph Goebbels, Ministro della propaganda del Terzo Reich;

   da quanto si apprende dagli organi di stampa, uno dei docenti accompagnatori ha interrotto e contestato un'attrice che recitava un monologo sulla Shoah in cui elencava il numero dei morti dell'Olocausto;

   il docente avrebbe pronunciato frasi negazioniste affermando che: «questa è la vostra verità, dite solo quello che vi fa comodo, voi state gonfiando completamente i numeri», e ancora, «questa non è storia, è ideologia»;

   pare che il professore non sarebbe nuovo a posizioni simili; tant'è che a denunciare i fatti accaduti a teatro sono stati proprio i suoi colleghi d'istituto che hanno scritto una lettera alla dirigente scolastica, allo staff, al consiglio d'istituto e al teatro, per dissociarsi da queste gravi affermazioni negazioniste;

   «ci dissociamo pubblicamente dalle esternazioni del docente presente allo spettacolo in veste di accompagnatore di una classe, sia come cittadini sia nel nostro ruolo di formatori appartenente al medesimo istituto», si legge nella lettera;

   il Giorno della memoria è una giornata internazionale indicata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 2005 per ricordare la Shoah, cioè lo sterminio del popolo ebraico, e tutti i deportati nei campi nazisti (introdotta in Italia con la legge del 20 luglio 2000, n. 211);

   nelle scuole si lavora affinché bambine, bambini, ragazze e ragazzi imparino l'importanza del conservare la memoria di uno dei periodi più bui della storia umana;

   è grave che, mentre una scuola lavora per promuovere un momento di riflessione sul tema della Shoah, delle deportazioni, delle discriminazioni che hanno segnato quel periodo e che ancora oggi devono essere ricordati, elaborati e discussi per affrontare con maggiore consapevolezza le insidie del presente, un docente neghi apertamente verità storiche;

   educare al rispetto delle differenze contro ogni forma di violenza e discriminazione, conservare la memoria della Shoah nelle scuole e nelle università: sono queste le attività dedicate al mondo della scuola, sia agli studenti sia ai docenti, che il Ministero dovrebbe promuovere –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di stigmatizzare il comportamento grave e inaccettabile di questo professore, che a parere dell'interrogante, ha dimostrato di non essere all'altezza del compito educativo proprio della scuola.
(5-00347)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VOLPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sempre più spesso gli enti locali sono costretti a ricorrere ad esternalizzare parte dei servizi relativi alla gestione delle entrate tributarie, in particolar modo, i piccoli comuni si avvalgono spesso di società esterne o di consorzi di enti pubblici per i servizi di accertamento e riscossione, nella forma della concessione, con acquisto di partecipazioni o attraverso prestazione di servizi di supporto alle attività propedeutiche;

   15 comuni della città metropolitana di Roma (Artena, Bellegra, Casape, Cave, Colonna, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Labico, Palestrina, Percile, Poli, Rocca di Cave, Rocca Priora, Roiate, Zagarolo), per lo svolgimento dei suddetti servizi hanno costituito il Cep Spa – Consorzio enti pubblici, una società partecipata a capitale interamente pubblico;

   a quanto risulta dagli organi di stampa, da circa 5 mesi, 14 dei lavoratori del Cep Spa non percepirebbero lo stipendio, pur continuando a lavorare;

   lo scorso gennaio 2022 una condanna della Corte dei conti aveva ingiunto al Consorzio di pagare poco più di un milione di euro al comune di Cave per non aver «riversato le somme riscosse secondo la tempistica del contratto, nonostante diversi solleciti»;

   a quanto si apprende il Cep spa verserebbe in gravi condizioni di dissesto finanziario rischiando la liquidazione e la successiva dichiarazione di fallimento;

   oltre al comune di Cave, altri comuni dichiarano di non aver ricevuto i tributi riscossi dal Cep spa e questo allo stato attuale comporterebbe un grave rischio per i bilanci dei comuni di default;

   in data 30 gennaio 2023 la Cep spa avrebbe inviato ai sindaci dei comuni di Artena, Colonna, Labico, Percile, Poli, Rocca di Cave, Roiate e Zagarolo, una comunicazione dalla quale si evince il deposito presso il Tribunale di Tivoli di un ricorso per un concordato preventivo ai sensi del comma 2 dell'articolo 40 del decreto legislativo n. 14 del 2009, con deposito di documentazione semplificato (cosiddetto «concordato bianco» articolo 44, comma 1) e con richiesta di misure protettive (articolo 54, comma 3) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione dei lavoratori del Cep spa e quali siano le considerazioni in merito;

   se non ritengano, per quanto di competenza, di adottare iniziative volte a tutelare sia i lavoratori che i comuni che rischiano di pagare un prezzo troppo alto per la gestione fallimentare del Consorzio.
(4-00386)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 18 gennaio 2023 la Ministra Bernini, con decreto di nomina triennale, ha designato il professore Pietro Mandia, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Padula, quale presidente del Consiglio di amministrazione del Conservatorio di musica Giuseppe Martucci di Salerno;

   il professore Mandia, che ha rinunciato alla nomina dopo meno di una settimana dalla nomina, era stato proposto nella terna dei candidati alla carica di presidente. La terna è stata sottoposta al Ministro dal Senato accademico il quale, tuttavia, a quanto si apprende dalla stampa, aveva individuato come candidato ottimale l'avvocato Franco Massimo Lanocita, past President nonché vicepresidente con nove anni di presenza fattiva nel conservatorio;

   il dirigente scolastico Pietro Mandia avrebbe rassegnato le dimissioni proprio dopo un incontro con il vice presidente Franco Massimo Lanocita;

   non è la prima volta che il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno si trova al centro di difficoltà di gestione: nel 2009 proprio l'attuale direttore Fulvio Maffia, allora direttore del Conservatorio di Potenza, fu nominato commissario straordinario al fine di mettere ordine a una situazione che si presentava difficile;

   nel 2011 lo stesso Maffia – che intanto era diventato direttore del Conservatorio – è stato oggetto di indagine per una presunta irregolarità nella gestione non corretta della pianta organica che ha rischiato di portare a un nuovo commissariamento dell'ente;

   in seguito alle dimissioni del professor Mandia si allungheranno i tempi di individuazione di una figura di fondamentale importanza per il funzionamento dell'istituto in quanto, per l'individuazione del nuovo presidente, il senato accademico dovrà individuare una nuova terna di nomi ed attendere la scelta del Ministro;

   il dilazionarsi dei tempi di nomina potrebbe comportare problemi in merito alla realizzazione di progetti in itinere quali, per esempio, l'affido dell'auditorium –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, al fine di accertare la veridicità dei fatti esposti in premessa e di valutare la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo; quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di velocizzare la procedura di nomina del nuovo presidente del Consiglio di amministrazione del Conservatorio di Salerno.
(4-00395)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Simiani e altri n. 7-00041, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Casu, Cuperlo, D'Alfonso, Forattini, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Graziano, Gribaudo, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Malavasi, Marino, Merola, Morassut, Porta, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Scotto, Stefanazzi, Vaccari, Zingaretti.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Foti n. 1-00039, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 37 del 17 gennaio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    sono prossimi alla conclusione i lavori, avviati oramai da oltre diciotto mesi, della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo, sul progetto di rifusione della direttiva sull'efficienza energetica nell'edilizia (Com (2021) 802 final);

    detto provvedimento, contenuto nel pacchetto «Fit for 55», segna le politiche energetiche nazionali con un rilevante impatto per il comparto edilizio; nel testo della proposta di direttiva, ora all'esame del Parlamento europeo, sono presenti – infatti – una serie di norme che dispongono interventi obbligatori sugli immobili volti a fare scomparire quelli con ridotte prestazioni energetiche, secondo una tempistica troppo ravvicinata e senza prendere in dovuta considerazione le peculiarità del patrimonio immobiliare italiano;

    in particolare, tra le proposte di compromesso che saranno poste all'esame della Commissione Itre (energia) del Parlamento europeo, il prossimo 9 febbraio, gli edifici residenziali e le unità immobiliari dovranno raggiungere dal 1° gennaio 2030, almeno la classe energetica E, inoltre dal 1° gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D;

    in Italia, gli edifici ad uso residenziale sono 12.420.0000, per un totale complessivo di abitazioni pari a quasi 32 milioni; lo stock edilizio italiano ha più di 45 anni o è stato costruito nel periodo antecedente l'entrata in vigore della legge 30 marzo 1976, n. 373, volta a dettare «Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici»;

    nel testo del provvedimento non è prevista in favore degli Stati membri la sufficiente flessibilità per adattarsi al contesto nazionale, per valutarne la fattibilità, le necessità economiche e verificare la capacità finanziaria dei proprietari e dei conduttori, chiamati ad approntare gli interventi predetti;

    l'adozione di tecniche innovative relative all'efficientamento energetico richiede, infatti, un lasso di tempo confliggente con quello, piuttosto ristretto, previsto dalle proposte che saranno poste all'attenzione della Commissione Itre (energia) del Parlamento europeo;

    se la proposta di direttiva non dovesse essere modificata nella parte relativa alle tempistiche e alle classi energetiche, si stima che dovranno essere ristrutturati oltre nove milioni di edifici residenziali: per migliorare le prestazioni energetiche di milioni di edifici, in un arco temporale così limitato, è necessario disporre di obiettivi realistici; la proposta di direttiva oltre a rappresentare un rischio per i proprietari e per il valore degli immobili, costituisce anche un serio pericolo per le banche e per le loro garanzie: una riduzione generalizzata del valore del patrimonio immobiliare italiano, farebbe conseguentemente emergere un problema creditizio;

    la proposta così formulata, inoltre, non presenta alcuna distinzione in relazione alle caratteristiche peculiari del patrimonio immobiliare italiano, il quale, a differenza di altri Stati europei, si è sviluppato in larga misura nella prima metà del secolo scorso;

    la proposta di direttiva stabilisce, inoltre, che dal 2030 potranno essere edificati solo edifici a emissioni zero, prevedendo che negli stessi il residuo fabbisogno energetico possa essere soddisfatto solo da fonti rinnovabili generate in loco, con ciò di fatto indicando un unico vettore energetico ed escludendo tutte le altre tecnologie che non possono garantire il rispetto del principio della «generazione in loco», senza peraltro fondare tale limitazione su una corretta analisi sull'intero ciclo di vita delle diverse fonti e vettori energetici;

    facendo riferimento solo alle fonti rinnovabili di energia generate in loco si esclude infatti la possibilità che il residuo fabbisogno energetico dei nuovi edifici al 2030 possa essere soddisfatto con fonti rinnovabili (quali il biometano, il bioGPL, o altri prodotti rinnovabili anche da carbonio riciclato) che non sono generati in loco ma che vengono stoccati presso l'edificio o che alimentano lo stesso tramite rete;

    di conseguenza, le limitazioni poste dalle definizioni di edificio a emissioni zero (o quasi-zero) non solo risultano in contrasto con il principio di neutralità tecnologica, ma rappresentano un ostacolo allo sviluppo degli investimenti per la produzione dei gas rinnovabili, settore in cui l'Italia vanta eccellenze nazionali;

    le citate limitazioni penalizzano in modo rilevante la nostra Nazione, che vedrebbe bloccati i progetti in atto per la produzione di gas rinnovabili così come di apparecchiature in grado di impiegarli con elevatissimi rendimenti energetici, progetti che sono, invece, in grado di contribuire alla decarbonizzazione non solo degli edifici di nuova costruzione ma di tutto il patrimonio edilizio già esistente, anche in considerazione del fatto che l'impiego di gas nella climatizzazione invernale consente di minimizzare l'impatto del settore del riscaldamento anche sulla qualità dell'aria di molte aree in ambito nazionale;

    la proposta di direttiva in esame evidenzia, ancora una volta, una mancanza di attenzione nei confronti delle realtà nazionali dei singoli Stati, o, almeno, di alcuni di essi;

    appare evidente, inoltre, che più si va verso la direzione di una tassazione eco-patrimoniale, più si generano le condizioni di impoverimento degli italiani e più si creano problemi per il sistema creditizio italiano,

impegna il Governo:

1) a seguire con estrema attenzione l'evoluzione della prospettata normativa di prossima adozione, facendo valere in sede europea la peculiarità dell'Italia, una Nazione a proprietà immobiliare diffusa e dal patrimonio edilizio risalente nel tempo, dotata di una efficiente rete di stoccaggio e distribuzione di prodotti energetici in grado di rifornire anche gli edifici di nuova costruzione a più basso fabbisogno energetico;

2) a proporre in sede europea accorgimenti e agevolazioni proporzionati al grado di intervento relativo all'avanzamento di classe energetica necessario;

3) a valutare un prolungamento delle tempistiche di intervento commisurato alla capacità reddituale dei cittadini italiani, tenendo conto del complesso periodo di crisi derivante dal Covid e dal caro energia.
(1-00039) (Nuova formulazione) «Foti, Mantovani, Rotelli, Mattia, Benvenuti Gostoli, Iaia, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Ambrosi, Caiata, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Pietrella, Rotondi».