Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 30 gennaio 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il quadro normativo che regola l'ordinamento processuale penale italiano è ispirato ed adeguato ai principi fondamentali incardinati nella Costituzione italiana;

    in particolare, l'articolo 111 della Carta costituzionale stabilisce che «la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge.», riservando al legislatore l'importante compito di regolare lo svolgimento del processo;

    come indicato altresì nel secondo comma dell'articolo 111 della Costituzione: «ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata». Da ciò deriva peraltro la tutela dei diritti che il sistema giudiziario italiano assicura a ciascuna parte;

    alla luce del suddetto articolo, trova posto il principio relativo alla ragionevole durata del processo. La riduzione dei tempi del giudizio costituisce altresì una delle misure concernenti la riforma del sistema giudiziario nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza; si sottolinea inoltre che il Consiglio europeo, anche precedentemente alla approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha indicato come «la repressione della corruzione resta tuttavia inefficace in Italia, soprattutto perché la durata dei procedimenti penali continua a essere eccessiva in mancanza della tanto necessaria riforma del processo penale, ivi incluso il sistema di appello per evitare abusi dei contenziosi.» (Raccomandazione del 9 luglio 2019 sul programma nazionale di riforma 2019 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio europeo sul programma di stabilità 2019 dell'Italia). L'attenzione che il legislatore deve prestare a tale principio è rafforzata dalle condanne che la Corte di Strasburgo ha inflitto nei confronti dell'Italia a seguito della riconosciuta violazione del suddetto principio;

    alla luce dei principi costituzionali, tra i diritti spettanti al soggetto imputato o indagato, brilla il principio di non colpevolezza, altresì conosciuto come presunzione di innocenza incorniciato dall'articolo 27, secondo comma, della Costituzione italiana che statuisce che «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Il medesimo principio trova esplicita espressione nell'articolo 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione europea a norma del quale «ogni imputato è considerato innocente fino a quando la sua colpevolezza non sia stata legalmente provata» ed altresì nella Convenzione Europea dei Diritti dell'uomo all'articolo 6;

    l'Unione europea è intervenuta sulla materia della presunzione di innocenza con la direttiva 343/2016 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali che all'articolo 3 stabilisce che la presunzione di innocenza è riconosciuta agli indagati e agli imputati fino a quando non è stata legalmente provata la colpevolezza. L'Italia, con riguardo al recepimento della direttiva 343/2016, dopo un primo momento nel quale ha valutato l'ordinamento giuridico nazionale come conforme alle misure minime comuni stabilite dalla direttiva unionale, ha successivamente e alla luce della Relazione sullo stato di attuazione della direttiva (doc. COM (2021) 144 final), deciso di predisporre la previsione della legge n. 53 del 2021 a seguito della quale il Governo ha presentato lo schema di decreto legislativo A.G 285. Difatti, seppur l'Italia non abbia ricevuto esplicito riferimento nella suddetta relazione, avendo riscontrato alcune criticità anche con riguardo all'articolo 4 della direttiva e volendo evitare di incorrere in infrazioni, ha proceduto a novellare alcuni aspetti del quadro giuridico relativo alla presunzione di innocenza. Il Governo ha pertanto emanato il decreto legislativo n. 188 del 2021 recante «Disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva (UE) 2016/343 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali»; in particolare, l'articolo 4 della direttiva 343/2016 stabilisce che «gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che, fino a quando la colpevolezza di un indagato o imputato non sia stata legalmente provata, le dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche e le decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza non presentino la persona come colpevole. Ciò lascia impregiudicati gli atti della pubblica accusa volti a dimostrare la colpevolezza dell'indagato o imputato e le decisioni preliminari di natura procedurale adottate da autorità giudiziarie o da altre autorità competenti e fondate sul sospetto o su indizi di reità»;

    la presunzione di innocenza, come altresì indicato nelle Comunicazioni del Ministro della giustizia, Carlo Nordio, sulle linee programmatiche del suo dicastero il 6 dicembre 2022 presso la Commissione giustizia del Senato e come altresì ribadito presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati il giorno 7 dicembre 2022, è stata vulnerata in molti modi. Diventa pertanto doveroso che la politica intervenga per risolvere le problematicità connesse a tale situazione;

    è opportuno che il legislatore identifichi le cause che, in qualsivoglia maniera, compromettono i principi costituzionali in materia di giustizia e che si attivi in tempi quanto più rapidi, attraverso interventi normativi mirati, per ristabilire un sistema di giustizia ispirato e adeguato alla Costituzione, oltre che alle convenzioni internazionali che regolano la materia;

    tra le cause che ledono i principi costituzionali va menzionato l'uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni. L'utilizzo improprio delle intercettazioni costituisce difatti una criticità del sistema giudiziario penale al quale il legislatore ha prestato attenzione negli ultimi anni e sul quale è opportuno intervenire;

    particolare attenzione va posta sull'informazione di garanzia che viene spesso utilizzata per costruire processi di natura mediatica anche attraverso la diffusione di dati che dovrebbero essere riservati, generando situazioni lesive del principio di presunzione di innocenza; è fondamentale pertanto che il legislatore intervenga per tutelare maggiormente la riservatezza delle comunicazioni e la segretezza dell'avviso di garanzia in quanto strumenti di tutela del soggetto;

    alla luce del principio di presunzione di innocenza e del principio di ragionevole durata del processo risulta altresì importante che il legislatore si concentri sul tema della prescrizione. Come richiamato nell'ordine del giorno n. 9/705/149 del 28 dicembre 2022: «l'allungamento dei tempi processuali non solo collide con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, al contrario, ne impongono una significativa riduzione, ma si pone altresì in aperto contrasto con i principi costituzionali di presunzione di innocenza, funzione rieducativa della pena e ragionevole durata del processo». Come noto al legislatore, sul tema della prescrizione è intervenuta la «riforma Cartabia», ma come indicato nel suddetto ordine del giorno: «la riforma Cartabia, tuttavia, non ha modificato il principio di sospensione della prescrizione sostanziale dopo la sentenza di primo grado fissato dalla riforma Bonafede, configurando piuttosto un'ipotesi di improcedibilità in appello; infatti, pur dovendosi apprezzare la scelta di ovviare alle macroscopiche criticità derivanti dalla cosiddetta “Spazzacorrotti”, non può non rilevarsi la necessità di ripristinare definitivamente la disciplina sulla prescrizione in un quadro di coerenza sistematica.»;

    ulteriore criticità del sistema concerne la giustizia amministrativa la quale soffre di una paralisi che inficia il principio di buon andamento della pubblica amministrazione e che richiede al legislatore di intervenire sulla revisione di alcuni reati; in particolare, si auspica un intervento legislativo sul reato di abuso di ufficio disciplinato dall'articolo 323 del Codice penale per il quale si riscontra un numero di condanne minimo rispetto al numero delle indagini avviate. In tal modo si vogliono altresì tutelare gli amministratori locali che sempre più spesso si trovano a dover dedicare parte del loro tempo e delle proprie risorse a procedimenti non connessi a reali responsabilità per illeciti personali, ma conseguenti al mero adempimento delle proprie funzioni. È pertanto doveroso intervenire per difendere gli amministratori locali con provvedimenti normativi dedicati, volti a impedire che il loro lavoro sia inficiato da procedimenti per reati di lieve entità e non connessi a responsabilità reali;

    si ritiene altresì fondamentale intervenire sulla norma che disciplina il reato di traffico di influenze illecite che, come anche richiamato dal Ministro Nordio nel suo intervento al Senato del 6 dicembre 2022, difetta di tipicità e tassatività, consentendo pertanto l'avvio di indagini che rischiano di essere discrezionali;

    alla luce di quanto esposto e con il fine di adeguare il sistema giudiziario ai principi costituzionali ed internazionali, è essenziale che il legislatore intervenga affinché la giustizia italiana sia regolata in modo tale da far nuovamente risplendere i principi fondamentali che sono alla base del nostro ordinamento,

impegna il Governo:

1) ad istituire presso il Ministero della giustizia una commissione di esperti che puntualmente, per quanto di competenza, monitori l'applicazione dei principi costituzionali in materia di processo penale con il fine di identificare le criticità del sistema giudiziario penale rispetto ai principi costituzionali e di promuovere eventuali iniziative legislative al riguardo;

2) a rendere effettivo, anche attraverso iniziative culturali e di informazione, il principio di non colpevolezza previsto dall'articolo 27 della Costituzione;

3) a tutelare i diritti del soggetto indagato o imputato attraverso iniziative normative mirate;

4) ad adottare iniziative normative per disciplinare ulteriormente la materia delle intercettazioni onde evitarne l'abuso;

5) ad adottare iniziative normative volte a impedire la paralisi del sistema della pubblica amministrazione;

6) ad adottare iniziative normative volte a riformare il reato di abuso di ufficio;

7) ad adottare iniziative normative volte a riformare il reato di traffico di influenze illecite alla luce dei principi di tassatività e tipicità;

8) ad adottare iniziative normative in ordine al tema della prescrizione con il fine di ristabilire la prescrizione sostanziale in tutti i gradi di giudizio.
(1-00053) «Lupi, Bicchielli, Cesa, Pisano, Semenzato, Tirelli, Romano, Alessandro Colucci, Cavo».


   La Camera,

   premesso che:

    il 12 dicembre 2015 si è conclusa a Parigi la XXI Conferenza delle Parti (COP21), con l'obiettivo di pervenire alla firma di un accordo volto a regolare il periodo post-2020. Tale accordo, adottato con la decisione 1/CP21, definisce quale obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura del pianeta, ben al di sotto dei 2 °C e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1.5 °C rispetto ai livelli pre-industriali;

    l'Italia ha ratificato l'accordo con la legge n. 204 del 2016 e in base a quanto chiarito con il comunicato del Ministero degli affari esteri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre 2016, l'Accordo è entrato in vigore per l'Italia l'11 dicembre 2016;

    l'accordo di Parigi si inquadra nella più ampia cornice definita dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (il programma d'azione adottato all'unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite nel settembre 2015) e si integra con i traguardi dell'Agenda, a partire dall'obiettivo 13 «Lotta contro il cambiamento climatico»;

    con il Regolamento (UE) 2018/1999 è stato istituito un sistema di Governance dell'Unione dell'Energia, che mira a pianificare e tracciare le politiche e misure messe in atto dagli Stati membri dell'Ue al fine del raggiungimento degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni, incremento dell'efficienza energetica, ricerca e innovazione, sicurezza energetica e sviluppo del mercato interno dell'energia;

    l'articolo 15 del Regolamento (UE) 2018/1999 prevede, tra l'altro, che ciascuno Stato membro elabori e comunichi alla Commissione, entro il 1° gennaio 2020, poi entro il 1° gennaio 2029 e successivamente ogni 10 anni, la propria strategia a lungo termine. La Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra è stata adottata e trasmessa all'Ue nel primo bimestre del 2021;

    nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo per conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Il Consiglio europeo con le conclusioni del 12 dicembre 2019 ha stabilito che tutte le politiche e normative dell'Unione devono essere coerenti con tale traguardo, successivamente sancito dalla normativa europea sul clima (regolamento (UE) 2021/1119), che ha introdotto un ulteriore obiettivo da conseguire entro il 2030, consistente in una riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;

    il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha quindi presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato «Pronti per il 55 per cento» (Fit for 55), volte a rivedere la normativa dell'Ue in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, energia e trasporti, per consentire il raggiungimento del nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;

    il pacchetto presenta 15 strumenti legislativi atti a conseguire gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima, e di imprimere l'accelerazione necessaria alla riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi decenni, che trovano applicazione in diversi settori, da quello energetico e climatico, all'uso del suolo, dai trasporti alla fiscalità;

    tra gli strumenti del Fit for 55 rivestono, tra le altre, particolare rilevanza la proposta di modifica della direttiva sull'efficienza energetica, che reitera il concetto di energy efficiency first (priorità all'efficienza energetica) con l'obiettivo di raggiungere una riduzione del 39 per cento del consumo di energia primaria rispetto ai valori del 1990 e una proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD), che punta ad avere in tutta Europa, entro il 2050, edifici a zero emissioni;

    una delle principali novità della revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD) è l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per innescare la necessaria trasformazione del settore. A questo proposito, la proposta di modifica della Commissione prevede che il 15 per cento del patrimonio edilizio con le peggiori prestazioni di ciascun Paese membro debba passare per gli edifici pubblici e non residenziali dalla classe G alla classe F entro il 2027 e alla classe E entro il 2030, mentre gli edifici residenziali avranno invece tempo fino al 2030 per portare il proprio certificato a livello F e fino al 2033 per portarlo alla classe E;

    ciascun Paese dell'Unione sarà chiamato a mettere a punto il proprio piano nazionale di ristrutturazione degli immobili, che sarà redatto sulla base delle condizioni nazionali, dello stock degli edifici, della disponibilità dei materiali e di lavoratori;

    sul testo della proposta di revisione della direttiva, il 25 ottobre 2022 il Consiglio dell'Ue ha raggiunto un accordo definito «orientamento generale», sul quale il Parlamento europeo con la Commissione Industria Ricerca e Energia è previsto debba esprimersi il prossimo 9 febbraio e successivamente, entro il prossimo mese di marzo, essere oggetto dell'incontro negoziale tra Commissione, Parlamento e Consiglio;

    in occasione della riunione dei Ministri dell'energia dei 27 Stati membri dell'Unione che hanno raggiunto l'accordo sulla proposta di revisione della direttiva, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin ha espresso apprezzamento da parte dell'Italia in merito al testo della proposta, dicendo che «...il compromesso rende un po' più agevole la riqualificazione degli edifici esistenti non residenziali» e per quanto riguarda la parte sugli edifici residenziali esistenti, «...la proposta della presidenza rappresenta un compromesso, un equilibrio, tra ambizione e fattibilità, in uno spirito che possiamo quindi accettare»;

    la direttiva, una volta approvata dal Parlamento europeo, si applica agli Stati membri, non ai singoli cittadini, e non prevede sanzioni per i proprietari degli immobili, ma incarica ciascun Paese di decidere in che modo e con quali criteri applicare ed incentivare gli interventi di ristrutturazione degli immobili;

    con quasi il 45 per cento dei consumi finali, quello degli edifici è il primo settore in Italia per consumi di energia, con oltre i due terzi derivanti da abitazioni residenziali, settore che nel corso degli anni ha aumentato più di tutti gli altri la propria fame di energia: dal 1990 al 2019, escludendo la riduzione congiunturale dell'anno della pandemia, è passato da 34 a quasi 50 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep) con un incremento del 44 per cento;

    per soddisfare il fabbisogno energetico delle abitazioni, nel 2021 in Italia sono state consumate 33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), di cui oltre il 50 per cento rappresentato da gas (circa 22 miliardi di metri cubi) e poco meno del 20 per cento di energia elettrica, immettendo in atmosfera circa 70 milioni di tonnellate di gas serra;

    secondo l'analisi condotta da Odyssee-Mure, lo strumento che fornisce un monitoraggio completo dei consumi energetici e delle tendenze dell'efficienza, nonché una valutazione delle misure di politica di efficienza energetica per settore per i Paesi dell'Ue, a parità di condizioni climatiche una abitazione media italiana consuma circa il 50 per cento in più della media europea. Tale situazione è conseguenza del fatto che negli ultimi due decenni mentre gli altri Paesi europei hanno progressivamente ridotto i consumi delle abitazioni mettendo in campo politiche e misure di efficientamento efficaci, l'Italia è rimasta ferma al palo: in vent'anni, infatti, i consumi energetici medi di una casa italiana non sono praticamente cambiati, mentre in Europa in media sono stati tagliati del 17 per cento e alcuni Paesi come la Francia, si sono spinti verso un taglio di oltre il 20 per cento;

    con il protrarsi della pandemia da COVID-19, lo scoppio della guerra in Ucraina e il ritorno dell'inflazione, il 2022 è stato definito dagli esperti l'anno della tempesta perfetta. E il 2023, appena iniziato, non sarà da meno. La corsa dei prezzi non abbandonerà gli italiani, anzi, tra ottobre 2022 e fine settembre di quest'anno, il cosiddetto anno termico, la bolletta di un condominio tipo che consuma 15.000 metri cubi di gas l'anno potrebbe aumentare del 176 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020-2021, mentre per un'utenza condominiale tipo, con consumi elettrici di 2.500 chilowattora l'anno e 3 chilowatt di potenza impegnata, la bolletta della luce potrebbe aumentare del 6 per cento rispetto all'anno termico 2021/2022 e del 60 per cento nel confronto con due anni fa;

    secondo l'Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica) e sulla base degli indici elaborati dai ricercatori della Banca d'Italia, le famiglie il cui reddito è considerato insufficiente per riscaldare in modo adeguato le abitazioni in inverno ammontavano nel 2018 a 2,3 milioni, l'8,8 per cento del totale, un incremento di un punto e mezzo percentuale rispetto ai quattro anni precedenti e un massimo storico dal 1997. Tale dato è drammaticamente in aumento per effetto della crisi internazionale scaturita dal conflitto ucraino, che ha determinato l'aumento spropositato dei prezzi dell'energia primaria, con rincari delle bollette del gas e dell'energia elettrica di almeno 5 volte rispetto alla situazione pre-crisi;

    i nuclei familiari che non riescono per motivi economici, sociali ed abitativi a riscaldare o raffrescare adeguatamente l'abitazione sono esposti a maggiori rischi per la propria salute, sia nel caso di permanenza continuativa al di sotto dei 18 gradi, soglia giudicata pericolosa dall'Oms, sia per un'eccessiva esposizione ad alte temperature, una situazione in prospettiva destinata ad aggravarsi con gli effetti del riscaldamento climatico e l'aumento della durata dei periodi caldi o delle onde di calore;

    uno degli obiettivi del Piano di transizione ecologica (PTE), approvato dal CITE l'8 marzo 2022, è di ridurre a breve e in modo significativo l'incidenza della povertà energetica sul totale delle famiglie, andando oltre lo strumento del «bonus sociale» e lo sconto sulla bolletta elettrica, con misure più strutturali di promozione mirata dell'efficientamento energetico delle abitazioni, in termini sia di supporto finanziario sia di facilità di accesso alle iniziative che saranno rese disponibili;

    gli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono fondamentali sia per raggiungere l'obiettivo di piena decarbonizzazione riducendo l'uso delle fonti fossili, considerando che oltre il 60 per cento del parco edilizio residenziale italiano (12,42 milioni di edifici) ha più di 45 anni e fa affidamento sul gas naturale come principale fonte di energia, sia per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili riducendo le dispersioni di calore e più in generale il fabbisogno energetico annuale dell'energia primaria per il riscaldamento, il raffrescamento, per la ventilazione e per la produzione di acqua calda sanitaria, con l'abbattimento dei costi di esercizio degli impianti domestici;

    gli immobili più energivori sono quelli in cui si ritiene che, attraverso una spesa minore, sia possibile raggiungere benefici maggiori in termini di riduzione dei consumi, di ritorno economico e anche di benessere sociale, stante che i residenti di queste abitazioni sono quelli più spesso colpiti da povertà energetica;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta un deciso impulso all'avvio di un processo di transizione ecologica di grande portata garantendo un volume di investimenti di rilievo assoluto, pari a 222,1 miliardi di euro vincolati ad un serrato cronoprogramma che si chiuderà nel 2026;

    la Componente C3 della «Missione 2», denominata «Rivoluzione verde e Transizione Ecologica», (alla quale sono destinati 15,22 miliardi, che salgono a 21,94 miliardi con il fondo complementare) ha come obiettivo quello di rafforzare il risparmio energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni come già avviato dalla misura conosciuta come «Superbonus»;

    secondo i dati presentati dall'ENEA nel suo Rapporto sul Superbonus 110 per cento, al 31 dicembre 2022, erano in corso 359.440 interventi edilizi incentivati, per circa 62,4 miliardi di investimenti ammessi a detrazione, che porteranno a detrazioni per 68,7 miliardi di euro. Sono 48.087 i lavori condominiali avviati (70 per cento già ultimati), che rappresenta il 46,1 per cento del totale degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono rispettivamente 208.622 (77 per cento già realizzati), il 38 per cento del totale degli investimenti, e 102.725 (82,2 per cento già realizzati) che rappresentano il 15,9 per cento degli investimenti;

    sulla base dei dati ENEA, si stima che, per i soli interventi di natura energetica legati al Superbonus, al 31 maggio 2022 nel nostro Paese sono stati attivati investimenti per oltre 30 miliardi di euro su oltre 172.000 edifici (di cui il 15,46 per cento condomini), i cui interventi hanno permesso la riqualificazione energetica di circa 40 milioni di metri quadri di edifici, di cui il 58 per cento rappresentato da condomini, con un risparmio di energia primaria di circa 5.650 gigawattora/anno, di cui circa il 63,4 per cento connesso ad interventi sulle superfici opache e trasparenti, la restante quota connessa agli impianti termici;

    per quanto concerne la quantificazione del potenziale risparmio per gli utenti, si stima che ogni passaggio di classe energetica ottenuta da un edificio oltre a rappresentare un aumento del valore immobiliare del bene per i proprietari e contestualmente un vantaggio in termini di riduzione di circa il 20 per cento dei consumi energetici, contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra associate all'energia,

impegna il Governo:

1) a confermare la posizione favorevole dell'Italia espressa il 25 ottobre 2022 in occasione della riunione dei Ministri dell'energia dei 27 Stati membri dell'Unione europea, che hanno raggiunto l'accordo sulla proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD), anche in considerazione degli obiettivi di neutralità climatica al 2050;

2) a porre in essere tutte le iniziative necessarie affinché il testo finale della direttiva contenga forti tutele sociali ed economiche per i proprietari, a partire dalle fasce sociali più deboli, anche utilizzando il Fondo sociale per il clima, i finanziamenti del Recovery Fund, e i fondi derivanti da una razionalizzazione di tutti gli ecobonus in modo da rafforzare tutti gli strumenti che possono facilitare l'investimento iniziale con riduzione consistenti di oneri economici a carico delle famiglie per gli interventi di ristrutturazione degli immobili;

3) ad adottare iniziative volte a rivedere l'articolato quadro degli incentivi e agevolazioni fiscali sugli interventi edilizi in vigore, stabilizzando la misura di detrazione fiscale del Superbonus nell'arco di 10 anni per far fronte al costo degli interventi per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, escludendo dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili, con un meccanismo semplificato e legato in modo più stringente al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e prevedendo percentuali di detrazione differenziate secondo le fasce di reddito, con la massima detrazione destinata alle fasce più deboli e ai proprietari di immobili destinati alla prima casa;

4) ad adottare iniziative volte a prevedere un adeguato rifinanziamento del Fondo nazionale per l'efficienza energetica di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, prevedendo una riserva delle risorse all'erogazione di contributi per gli interventi di riqualificazione energetica dell'edilizia residenziale pubblica;

5) ad adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte alla massima semplificazione delle procedure amministrative per la realizzazione di interventi di efficienza e riqualificazione energetica degli edifici e per l'installazione d'impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, che devono essere esonerati dal pagamento di oneri e contributi a qualsiasi titolo, anche mediante l'istituzione di sportelli unici telematici territoriali con funzioni di formazione, informazione, assistenza tecnico-amministrativa e finanziaria, a supporto di cittadini ed imprese, per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica, la produzione di energia da fonti rinnovabili, l'autoconsumo collettivo e le comunità energetiche;

6) ad adottare iniziative volte a disporre un piano straordinario di formazione professionale per il green building, riconvertendo parte dell'attuale sistema di formazione professionale verso specifici profili tecnici di esperti progettisti ed esecutori di interventi di efficienza e riqualificazione energetica degli edifici, anche accompagnando la riqualificazione di lavoratori provenienti da imprese in crisi aziendale.
(1-00054) «Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    in sede europea è in corso l'esame di un progetto di direttiva sull'efficienza energetica nell'edilizia (Com (2021) 802 final), proposta dalla Commissione europea il 15 dicembre 2021, che fa parte delle misure da adottare nell'ambito del «Fit for 55», al fine di raggiungere gli obiettivi di efficientamento energetico e decarbonizzazione fissati a livello europeo;

    l'elemento centrale della direttiva è l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per gli edifici, con l'introduzione di obblighi di riqualificazione per migliorarne il rendimento energetico. Ogni Stato membro dovrà stabilire la propria strategia a lungo termine nell'ambito di un Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, per sostenere la modernizzazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici che privati, in vista dell'obiettivo della neutralità climatica al 2050;

   considerato che:

    per quanto riguarda l'esame del Consiglio europeo, la Presidenza ceca ha promosso un testo di compromesso su cui, il 25 ottobre 2022, il Consiglio dei ministri UE dell'energia ha definito un orientamento generale;

    l'azione italiana, portata avanti dal precedente esecutivo per tutto il 2022, si è concentrata principalmente intorno agli standard minimi di prestazione energetica degli edifici (articolo 9). In merito alle posizioni negoziali, da un lato, Italia, Cipro, Grecia, Malta, Spagna e altri avevano chiesto un timing di adeguamento flessibile per avere un parco immobiliare compatibile con la neutralità climatica nel 2050. Dall'altro lato, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo avevano chiesto target e tempistiche più stringenti;

    il compromesso finale raggiunto ha consentito, in primis, di rivedere le tempistiche di adeguamento delle prestazioni energetiche degli edifici, in modo da renderle più graduali e meno stringenti, e di garantire, inoltre, la possibilità di esenzione per alcune categorie;

    rispetto al testo iniziale proposto dalla Commissione, che stabiliva target unici per tutte le tipologie di immobili al 2030, il testo avallato dal Consiglio europeo prevede che solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere ad emissioni zero entro il 2030. Per gli edifici residenziali esistenti la deadline per il raggiungimento del target è il 2050, inoltre sono previste delle esenzioni per alcune tipologie di edifici, tra cui gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa;

    il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ha annunciato una serie di osservazioni critiche a nome del Governo italiano, in vista delle successive valutazioni che si faranno in sede europea e collegando la posizione finale dell'Italia al confronto sulle propose che l'Italia farà a tutela della casa degli italiani e degli europei;

    il Parlamento europeo dovrebbe approvare la sua posizione negoziale sulla direttiva in oggetto nella plenaria di metà marzo, dopo l'esame della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia ITRE che dovrebbe concludersi il 9 febbraio 2023; successivamente all'adozione della posizione del Parlamento, potranno partire i negoziati interistituzionali fra Parlamento e Consiglio europeo al fine di raggiungere un compromesso su un testo condiviso;

    il contenuto della proposta di direttiva avrebbe un notevole impatto sul parco immobiliare italiano che consta di oltre 9 milioni di edifici residenziali. L'Italia è un Paese a proprietà immobiliare diffusa, sia per la tradizionale predisposizione ad abitare in una casa di proprietà, sia per la forte spinta ad investire nel settore immobiliare i risparmi; inoltre, il patrimonio edilizio italiano è molto risalente nel tempo ed è in grande parte dislocato in contesti peculiari, sia dal punto di vista della conformazione orografica, come i piccoli borghi montani, sia dal punto di vista dei vincoli paesaggistici ed ambientali, come i centri storici. Infine, nel nostro territorio, la maggior parte dei complessi edilizi è costituita da condomìni, la cui complessa gestione potrebbe comportare ritardi nel raggiungimento dei target della direttiva,

impegna il Governo

1) a rappresentare, in sede europea, nel corso dei negoziati, le peculiarità dell'Italia, di modo che si consenta al nostro Paese di avere la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche rispetto a quelli prospettati.
(1-00055) «Cattaneo, Mulè, Cortelazzo, Mazzetti, Battistoni».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni X e XI,

   premesso che:

    Sanac spa in amministrazione straordinaria è l'azienda italiana leader nel settore della produzione dei materiali refrattari ad uso siderurgico;

    fondata nel 1939 per volontà dell'Iri (Istituto per la ricostruzione industriale), la Sanac, Società anonima nazionale argille e caolini nasce al servizio della filiera dell'acciaio in Italia, ha da sempre avuto come maggior utilizzatore dei propri materiali le acciaierie dell'Ilva (Taranto su tutte) che le hanno garantito volumi di produzioni e ricavi tali da mantenerla in ottima salute economica e finanziaria;

    soddisfa con i suoi 4 stabilimenti (Massa, Gattinara, Vado Ligure, Grogastu) il 35 per cento del fabbisogno nazionale e vanta clienti in tutta Europa (gruppo Riva), in alcune parti del mondo (USA, Algeria) ed altri importanti gruppi con sedi italiane come gruppo Feralpi, Lucchini, Beltrame, Valbruna, eccetera;

    è costretta, dal 2015, a passare, in quanto di proprietà del gruppo Riva, in amministrazione straordinaria traslando così da gestione privata a gestione commissariale. Obiettivo dei commissari è quello di tenere in vita l'azienda (fermo restando il collegamento a doppio filo con Ilva, in quanto controllata della stessa) con i ricavi che la stessa ha sempre garantito e di portarla in questa condizione sino ad una definitiva vendita tramite bando di gara pubblico;

    nel 2016 è stato fatto un bando pubblico per acquisizione dell'ex Ilva e delle sue controllate, ma Sanac proprio in questa occasione viene scorporata dallo stesso in quanto azienda di valore superiore rispetto ad una normale controllata e dalla quale si riteneva di poter guadagnare maggiormente con una procedura di vendita ad hoc;

    nello stesso anno Ilva è stata assegnata alla multinazionale Arcelor Mittal (successivamente è entrato in società lo Stato tramite Invitalia, fondando l'attuale Acciaierie d'Italia, composta per il 50 per cento da Arcelor Mittal che detiene il potere esecutivo, operativo e decisionale e per il 50 per cento dallo Stato tramite Invitalia che ne è socio). Sanac ha affrontato: un primo bando di vendita nel 2018 (assegnata ad Arcelor Mittal Italia che non ha mai esercitato l'opzione di acquisizione ed ha abbandonato definitivamente nel 2021); un secondo bando di vendita tra fine 2021 ed inizio 2022 (sono state presentate due offerte per l'acquisizione: una non aveva i requisiti minimi per essere presa in considerazione, l'altra non dava garanzie sufficienti per poter essere portata a termine con successo); un terzo bando di vendita attualmente in corso con scadenza presentazione manifestazioni di interesse previsto per il 7 novembre 2022, presentazione offerte vincolanti entro metà gennaio 2023 ed eventuale assegnazione entro la primavera del 2023;

    dall'avvento dell'amministrazione straordinaria in poi, Sanac ha perso via via professionalità importanti, personale, conoscenze, brevetti eccetera, che non sono mai stati ripristinati, sostituiti o rinnovati. Non si è più fatto nessun tipo di investimento industriale che permettesse alla stessa di stare al passo con i tempi, ma sono stati svolti solo lavori di mantenimento prestazioni e ripristino eventuali impianti che con il tempo e l'usura necessitavano di essere rivisti per garantire il minimo produttivo. Il personale è passato da circa 450 dipendenti a poco più di 300, il volume produttivo è sceso via via e con esso il valore ed il volume d'affari dell'azienda;

    l'assurdo di questa situazione è che, a partire dal giugno 2021, Acciaierie d'Italia ha deciso di non assegnare più nessun ordine a Sanac, oltre ad aver iniziato ad approvvigionarsi di refrattari in tutto il mondo, con l'unico input di non utilizzare materiale italiano e di interrompere i pagamenti di fatture scadute per forniture regolarmente consegnate, arrivando a picchi di 40/42 milioni di crediti scaduti;

    lo Stato è azionista di un'azienda in Italia che investe sui refrattari all'estero, nonostante abbia sul territorio nazionale uno storico fornitore di materiali refrattari: questa scelta porta Sanac alla necessità di ricorrere ad ammortizzatori sociali pagati a sua volta dallo Stato. In pratica lo Stato paga due volte, non solo il Governo precedente è stato complice, a parere degli interroganti, di questa scellerata scelta, ma anche della crisi in cui verte Sanac,

impegnano il Governo

ad avviare ogni iniziativa volta alla risoluzione della crisi aziendale di Sanac attraverso un tavolo di confronto con la partecipazione dei vertici aziendali, delle organizzazioni sindacali e delle istituzioni regionali e locali, allo scopo di favorire l'assunzione di iniziative dirette a ripristinare i livelli produttivi e occupazionali accompagnando il gruppo verso la piena operatività e rendendolo più appetibile sul mercato agli occhi di eventuali gruppi interessati.
(7-00040) «Giovine, Schifone, Amorese».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il Nagorno-Karabakh – regione storicamente abitata in prevalenza da una radicata e storica comunità armena che dagli anni '80 rivendica il diritto all'autodeterminazione – nel 1991 si è unilateralmente costituita, con il sostegno dell'Armenia, in Repubblica indipendente, non riconosciuta dalla comunità internazionale;

   tale decisione ha suscitato tra il 1991 e il 1994 un conflitto armato tra Azerbaijan e Armenia che ha causato 30.000 vittime e centinaia di migliaia di sfollati;

   dal 1993 l'Armenia ha esercitato il controllo – oltreché sul Nagorno-Karabakh propriamente detto – anche su sette distretti totalmente azeri;

   sulla questione si è espresso il Consiglio di Sicurezza dell'ONU con quattro diverse risoluzioni e, proprio in questi giorni, il Parlamento europeo con la risoluzione del 19 gennaio 2023 sulle conseguenze umanitarie del blocco in Nagorno-Karabakh;

   sin dal 1994 si sono susseguiti episodi di conflitto armato, fino a che il 27 settembre 2020 – a seguito di un'iniziativa dell'Azerbaijan – sono riprese le ostilità tra Armenia e Azerbaijan che, nonostante tre tregue umanitarie, hanno causato la morte di oltre 7.000 persone e lo sfollamento di 100.000 civili, nonché ingenti danni a infrastrutture, abitazioni e monumenti di valore storico;

   si è arrivati a un cessate il fuoco firmato da Armenia, Azerbaijan e Russia, ma dal 9 novembre 2020 ad oggi molteplici sono state le violazioni della tregua nelle aree di contatto tra l'esercito armeno e quello azerbaigiano;

   l'unica strada che collega il Nagorno-Karabakh con l'Armenia e il mondo esterno, il corridoio di Lachin, dal 12 dicembre 2022, è bloccata da sedicenti ambientalisti dell'Azerbaijan. Secondo il governo di Baku, si tratta di ambientalisti che chiedono le autorizzazioni per ispezionare le numerose miniere armene, considerate illegali, nella zona. Con il blocco del passaggio, però, i manifestanti stanno impedendo anche l'ingresso delle forniture di cibo e medicinali, causando una grave crisi umanitaria per gli oltre 120 mila residenti nella zona, di cui 30 mila bambini;

   difatti, scarseggiano i cibi freschi, così come i medicinali per i pazienti dializzati, non c'è elettricità nelle case ormai prive di riscaldamento con temperature che di questa stagione, sul Caucaso, sfiorano i meno 10 gradi. Inoltre, la crisi umanitaria è stata ulteriormente aggravata dall'interruzione da parte dell'Azerbaijan delle forniture di gas naturale verso il Nagorno-Karabakh, che ha lasciato senza riscaldamento abitazioni, ospedali e scuole;

   così come espresso anche nell'ultima risoluzione del Parlamento europeo, sostenendo il blocco del corridoio di Lachin, l'Azerbaijan viola i suoi obblighi internazionali derivanti dalla dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, in base alla quale l'Azerbaijan deve garantire la sicurezza delle persone, dei veicoli e delle merci che circolano lungo il corridoio in entrambe le direzioni; e che gli impedimenti all'utilizzo del corridoio di Lachin frenano il processo di pace tra Armenia e Azerbaijan e minano la fiducia internazionale,

impegna il Governo:

   a condannare espressamente il blocco del corridoio di Lachin;

   ad attivarsi, nelle relazioni bilaterali con l'Azerbaijan e nelle sedi europee ed internazionali, per chiedere di riaprire immediatamente il corridoio di Lachin per consentire la libertà di circolazione e assicurare l'accesso a beni e servizi essenziali, garantendo in tal modo la sicurezza nella regione e salvaguardando i mezzi di sussistenza dei residenti;

   a sollecitare tutte le parti a rispettare il cessate il fuoco e ad attuare gli impegni convenuti con l'accordo del 9 novembre 2020 e a perseguire soluzioni fondate su negoziati e non sull'uso della forza;

   a garantire il massimo impegno dell'Italia, d'intesa con i partners europei ed internazionali, nell'assicurare i necessari aiuti umanitari alle popolazioni civili colpite dal conflitto e per contribuire alla stabilizzazione e ricostruzione della regione;

   a chiedere che alle organizzazioni internazionali sia concesso un accesso senza ostacoli al Nagorno-Karabakh per valutare la situazione e fornire la necessaria assistenza umanitaria, anche attraverso una missione conoscitiva delle Nazioni Unite o dell'OSCE nel corridoio di Lachin;

   a sostenere ogni iniziativa volta a sollecitare la necessità di un accordo di pace globale che garantisca i diritti e la sicurezza di tutta la popolazione del Nagorno-Karabakh e la totale tutela e salvaguardia del patrimonio storico, culturale e religioso, custode della millenaria tradizione del territorio.
(7-00039) «Amendola, Casu, Quartapelle Procopio, Porta, Boldrini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (AIG), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita il 19 dicembre 1945 con l'intervento, tra gli altri, dei rappresentanti del Ministero dell'interno, del Commissario Straordinario dell'Ente Nazionale Industrie Turistiche, della Direzione generale del Turismo, del Commissario Nazionale Gioventù Italiana, con un apporto economico iniziale dello Stato, come fondo di dotazione;

   l'Associazione è ente morale, nonché riconosciuta quale ente assistenziale nazionale e successivamente, con decreto-legge n. 97 del 1995 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995) riconosciuta ente culturale;

   l'Associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, grazie ad AIG, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation;

   l'AIG si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della difficile situazione in cui versa l'AIG;

   il Ministro del turismo, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, tra cui il n. 4-09762, ha ribadito la volontà di individuare ogni ulteriore soluzione normativa utile, per tutelarne patrimonio e livello occupazionale, evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le rilevanti attività nel settore del turismo;

   il Ministro delle politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione n. 4-09793, ha sottolineato il parere favorevole alle norme presentate, con una riformulazione tesa ad un maggiore coinvolgimento del proprio Dipartimento;

   analoghe risposte sono state date dal Governo in Aula alla Camera, in risposta agli atti di sindacato ispettivo n. 2-01285 e n. 3-02654;

   il Ministro Santanchè ha ribadito l'interesse e il sostegno del proprio Ministero nei confronti dell'Associazione, in virtù del suo importante ruolo nella promozione del turismo giovanile;

   il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2305/99 nella XVIII legislatura e gli ordini del giorno n. 9/643-bis-AR/153 e n. 9/643-bis-AR/215 nella legislatura attuale;

   tutte le forze politiche nella scorsa legislatura, alla Camera e al Senato, hanno presentato analogo emendamento, senza poi trovarne la conversione nei Decreti emergenziali, nonostante i pareri favorevoli degli enti competenti;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale;

   alla legge di bilancio per il 2023 sono stati presentati gli emendamenti n. 106.03. 106.04. 106.08. 106.09. 106.014.;

   la gravissima crisi economica che ha colpito l'Italia in pandemia richiede misure e strumenti di sostegno al turismo e alle categorie più svantaggiate, quelle giovanili e quelle a basso reddito –:

   quali iniziative tempestive, il Governo ritenga di adottare per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociale dell'ente ed il personale.
(3-00138)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORFINO, ILARIA FONTANA, IARIA, AMATO, PAVANELLI, PENZA, L'ABBATE, FEDE, AIELLO, PELLEGRINI, TRAVERSI e CHERCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte A, B e C» risulta finanziato con risorse Fsc per un importo di oltre 198 milioni di euro nell'ambito del Patto per lo sviluppo della città di Palermo siglato nel 2016;

   per tale intervento sono state avviate le procedure di affidamento e pubblicato il bando di gara in data 29 dicembre 2022; con decreto di finanziamento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, n. 44 del 3 febbraio 2021 il «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte D, E2, F, G e Parcheggi di interscambio – Cup D71D18000520001» è stato ammesso a contributo statale per l'ammontare di euro 481.271.713,00 e tale intervento risulta inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ed inoltre risulta un cofinanziamento con ulteriori risorse nell'ambito del Pnrr per l'ammontare di euro 23.141.795,00;

   l'intervento per la realizzazione delle 7 linee di tram cosiddetto Sistema Tram è stato incluso già nel Programma triennale delle opere pubbliche 2016/2018 del Comune di Palermo e nei successivi strumenti di Programmazione di seguito indicati: Piano Triennale delle opere pubbliche 2017/2019 – 2018/2020 – 2019/2021 – 2020/2022 – 2021/2023 – 2022/2024;

   le risorse a legislazione vigente disponibili non risultano avere la necessaria capienza per coprire il costo complessivo degli interventi denominati «Sistema Tram Linee A, B e C» e «Sistema Tram Linee D, E2, F, G» a seguito della nuova determinazione ed aumenti dei costi dovuti al nuovo prezzario della Regione Siciliana approvato il 29 giugno 2022;

   con Nota Prot. AREG/987213/2022 del 4 ottobre 2022 «l'area della pianificazione urbanistica servizio mobilità» del Comune di Palermo ha richiesto per la realizzazione delle linee A, B, C la possibilità di beneficiare delle risorse di cui al «Fondo per l'avvio di opere indifferibili» di cui all'articolo 26, comma 7, del decreto-legge 17 maggio 2022 n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91 –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza al fine di avviare una interlocuzione con il Comune di Palermo per garantire, mediante il «Fondo per l'avvio di opere indifferibili» di cui all'articolo 26, comma 7, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91 o altri fondi, le risorse necessarie per fronteggiare i maggiori costi derivanti dall'aggiornamento dei prezzari utilizzati nelle procedure di affidamento e realizzazione del «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte A, B e C» e del «Sistema Tram Palermo-Fase II Tratte D, E2, F, G» al fine di procedere al completamento del sistema tramviario del capoluogo siciliano.
(5-00312)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stata istituita in Veneto una Zona Logistica Semplificata (ZLS) avente come fulcro il Porto di Venezia, che rientra tra i porti marittimi prioritari della rete transeuropea di trasporto (TEN-T): trattasi pertanto di una zona geograficamente identificata con tutte le caratteristiche previste dal Regolamento dell'Unione europea n. 1315/2013;

   ai fini dell'esercizio di attività economiche e imprenditoriali, le aziende già operative e quelle che si insedieranno nella ZES possono beneficiare di agevolazioni fiscali in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo, nonché di semplificazioni amministrative ex decreto-legge n. 91 del 2017;

   l'istituzione della ZLS prevede la definizione da parte della regione di un Piano di sviluppo strategico da presentare al Presidente del Consiglio dei ministri: Piano approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1106 del 2022, inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, che prevede specifiche semplificazioni amministrative, nonché agevolazioni economiche;

   a livello nazionale sono state già introdotte misure di semplificazione come:

    riduzione di 1/3 dei termini procedimentali previsti dalla legge n. 241 del 1990 e, in particolare, di quelli previsti dalle normative nazionali in materia di valutazioni ambientali (VIA, VAS, AIA);

    riduzione alla metà dei termini della conferenza di servizi semplificata e dei termini per la formazione del silenzio assenso nei rapporti tra Pubblica amministrazione;

    introduzione dell'autorizzazione unica ex articolo 5-bis del decreto-legge n. 91 del 2017 nella quale confluiscono tutti gli atti di autorizzazione, assenso e nulla osta previsti dalla vigente legislazione in relazione all'opera da eseguire, al progetto da approvare o all'attività da intraprendere;

   a queste si affiancano quelle definite dalla regione, come:

    creazione di un servizio dedicato di domanda/offerta presso i Centri per l'impiego;

    termini, fino a 60 giorni, per la conclusione dei procedimenti amministrativi di competenza regionale riguardanti la ZLS;

    istituzione di un ufficio ZLS;

    iter amministrativo semplificato e istruttorie finalizzate alla bonifica dei siti contaminanti e al rilascio dell'AIA;

    creazione di un portale dedicato alla ZLS che interopererà con lo Sportello Unico Digitale e con i SUAP dei comuni;

   grande interesse sul territorio è suscitato dalle agevolazioni economiche connesse alle ZLS: tra le proposte avanzate dalla regione si segnalano:

    bandi dedicati per gli investimenti produttivi, da finanziarsi anche nel quadro del nuovo Programma regionale FESR 2021-2027, in via di approvazione definitiva da parte della Commissione europea. Si prevede di realizzare una specifica azione (con una dotazione di euro 14 milioni) per l'implementazione di interventi specifici per la ZLS di Porto di Venezia-Rodigino;

    introduzione, nell'ambito del PR FESR 2021-2027, di premialità per l'accesso ai finanziamenti previsti da una pluralità di bandi dedicati al supporto agli investimenti;

    bonus per l'assunzione di nuovi occupati;

    interventi per il rafforzamento dell'attività formativa in materia di logistica e robotica il Polesine;

    attivazione di politiche di supporto all'internazionalizzazione delle imprese;

    interventi a favore dell'economia di Murano;

   agevolazioni che si sommano al credito d'imposta per investimenti in beni strumentali ex articolo 1, commi 98 e seguenti legge n. 208 del 2015, ad oggi l'unico strumento agevolativo nazionale delle ZLS, si sostanzia in un'agevolazione fiscale, riconosciuta a chi effettua investimenti in beni strumentali;

   l'avvio dell'operatività della ZLS è subordinato all'adozione ai sensi del decreto-legge n. 36 del 2022 di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a disciplinare le modalità organizzative di funzionamento della ZLS, poi si procederà alla nomina del Comitato di Indirizzo, l'organo di indirizzo politico-amministrativo della ZLS –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di assicurare la capacità finanziaria adeguata per fornire tutte le agevolazioni fiscali e rendere maggiormente attrattivi quei territori, come il Veneto, che dal punto di vista logistico hanno una concreta attrattività.
(4-00357)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARROCCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Pakistan si sta diffondendo l'allarme per il considerevole aumento dei rapimenti di ragazze minorenni costrette a sposarsi e a convertirsi all'Islam;

   diverse fonti riferiscono di numerosi episodi in cui donne anche giovanissime sono state rapite dalle famiglie, portate lontano dalle loro case e costrette a sposare uomini molto più vecchi di loro;

   nonostante in Pakistan ai minorenni sia formalmente vietato sposarsi e convertirsi senza il consenso del padre, le organizzazioni umanitarie di tutela dell'infanzia hanno ipotizzato un coinvolgimento in queste pratiche delle autorità religiose islamiche, nonché la complicità delle forze dell'ordine e del sistema giudiziario. È stato segnalato, infatti, che i tribunali a volte utilizzano interpretazioni improprie della legge religiosa per giustificare il fatto che le vittime siano rimaste con i loro aggressori, mentre la polizia si rifiuta di registrare i rapimenti, li liquida a «matrimoni d'amore» o accetta come attendibili documenti falsi in cui le vittime attestano la loro età legale per il matrimonio;

   nel dicembre 2022 più di 30 organizzazioni umanitarie pachistane, tra cui la Commissione giustizia e pace della locale Conferenza episcopale, hanno sollecitato il Governo di Islamabad affinché prenda in seria considerazione gli ultimi dati sugli episodi di conversione forzata;

   in un rapporto presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel luglio 2022, il Centro per la giustizia sociale con sede a Lahore ha riferito di 78 episodi, ufficialmente denunciati, di conversione forzata nel 2021, ma secondo l'organizzazione cattolica «Aiuto alla Chiesa che Soffre» il numero di casi sarebbe fortemente sottostimato –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con il Pakistan affinché tale Stato assicuri il pieno rispetto delle Convenzioni internazionali a tutela dei minori e delle donne, assicuri la libertà religiosa e adotti provvedimenti volti a impedire il ripetersi delle pratiche citate in premessa, facendo rispettare la propria legge che proibisce le conversioni forzate, i matrimoni forzati e precoci, il rapimento e la tratta.
(5-00308)


   MARROCCO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 26 gennaio 2023 l'emittente panaraba di proprietà saudita «Al Arabiya» ha diffuso la notizia che le autorità iraniane hanno emesso una condanna a morte contro una donna incinta di origine curda, accusata di aver dato fuoco a un'immagine del fondatore della Repubblica islamica dell'Iran, Ruhollah Khomeini;

   secondo la televisione la donna rischia una «esecuzione imminente» e il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha chiesto una «azione urgente» per contrastare tale decisione;

   si tratta dell'ennesima condanna irrogata dalle autorità giudiziarie iraniane nel tentativo di reprimere le proteste contro il Governo che si susseguono dal 16 settembre 2022, giorno del decesso della giovane Mahsa Amini;

   è ormai troppo alto il tributo di sangue di innocenti che pagano con la vita le proteste contro un regime dispotico e violento che nega anche i diritti umani fondamentali;

   secondo la Ong con sede ad Oslo «Iran Human Rights» che sta monitorando la situazione nel Paese sarebbero ormai più di 110 le persone arrestate in Iran che rischiano di essere condannate a morte o giustiziate, ma il numero potrebbe essere anche maggiore: le autorità di Teheran esercitano infatti pressioni sulle famiglie dei condannati affinché non rendano pubbliche le loro vicende;

   la maggior parte delle persone hanno tra i 20 e i 30 anni e alcuni sono minorenni;

   si stima che dall'inizio del 2022 l'Iran abbia raggiunto il triste primato delle 500 esecuzioni capitali. Si tratta della cifra più alta degli ultimi anni. In tutto il 2021 erano state 372, in tutto il 2020 erano state 284, e 298 nel 2019 –:

   se sia a conoscenza della drammatica vicenda riportata in premessa e quali iniziative, in sede bilaterale con l'Iran, in sede europea e internazionale intenda mettere in campo per spingere il Governo iraniano a non macchiarsi di un crimine simile.
(5-00310)


   BOLDRINI, AMENDOLA, GUERINI, PORTA e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2021, le forze armate del Myanmar hanno preso il potere attraverso un colpo di Stato, arrestando, tra gli altri, la consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e avviando le procedure per scioglierne il partito politico. Nel Paese, sono scoppiate proteste pacifiche, brutalmente represse dai militari le cui azioni criminali hanno provocato, come riporta un appello dell'Associazione Italia-Birmania Insieme, a mattanze nei villaggi, all'incendio e alla distruzione di oltre 40.000 abitazioni, all'arresto, alla tortura e agli stupri di migliaia di vittime innocenti, all'uccisione di 2.700 civili inermi, all'esecuzione capitale di quattro dissidenti, mentre altri 171 sono in attesa di essere giustiziati;

   il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar ha affermato che gli attacchi sistematici e diffusi della giunta militare a danno della popolazione del Myanmar possono costituire crimini contro l'umanità e crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale;

   secondo dati recenti delle Nazioni Unite, da quando i militari hanno preso il potere, sono almeno 405.700 gli sfollati a causa dei combattimenti. Tra essi, denuncia Save the Children, 140 mila bambini, che «vivono all'aperto, nella giungla, in rifugi improvvisati, esposti a fame, rischi e malattie»;

   il colpo di Stato e la pandemia hanno naturalmente avuto un effetto devastante sulla situazione economica. Secondo la «World Bank», l'economia ha avuto una contrazione del 18 per cento nel 2021, con una povertà già raddoppiata rispetto al 2019;

   nel corso dell'ultimo anno milioni di persone hanno perso lavoro e fonti di sostentamento. I prezzi dei prodotti alimentari essenziali sono aumentati, mentre la valuta nazionale, il kyat, è crollata, facendo salire il prezzo delle importazioni, compresi i fertilizzanti e la benzina, con conseguenze enormi sui costi di trasporto interno;

   mentre l'escalation militare continua ad intensificarsi, il Paese resta in balia di sé stesso, con il Tatmadaw – le forze armate golpiste – ormai incapace di governarlo

   nel dicembre 2022 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sul Myanmar che chiede la fine della violenza e invita i governanti militari del Paese a rilanciare tutti i prigionieri politici, inclusa la leader democraticamente eletta Aung San Suu Kyi;

   il Segretario Generale ONU António Guterres nel corso del vertice Asean del 12 novembre 2022 ha dichiarato: «La comunità internazionale nel suo insieme ha fallito. E l'ONU fa parte della comunità internazionale. È drammatico vedere la sofferenza del popolo birmano» –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, di concerto con i partner europei ed internazionali, per fare pressione sulla giunta militare affinché cessi immediatamente la repressione in Myanmar e per il rilascio di tutti i prigionieri politici.
(5-00311)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   GALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto 11 dicembre 2020 è stato bandito e svolto un concorso pubblico, per titoli ed esame orale, su base distrettuale, per il reclutamento di complessive n. 2.700 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di cancelliere esperto, da inquadrare nell'Area funzionale seconda, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia – amministrazione giudiziaria;

   il Ministero della giustizia ha ottemperato nei termini (ossia entro il 30 giugno 2022) alla presentazione del Piao (Piano integrato di Attività e organizzazione);

   ad oggi permane la grave carenza di personale nelle cancellerie, con grave disagio per gli uffici stessi, per l'intera avvocatura e per i cittadini costretti a subire i ritardi di un ingiustificato e macchinoso funzionamento della pubblica amministrazione nonostante la presenza delle summenzionate graduatorie – da cui attingere personale – ed inspiegabilmente immobilizzate;

   le menzionate graduatorie stanno per scadere (la prossima scadrà ad aprile 2023) –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di propria competenza, intenda assumere, nel più breve tempo possibile, tenuto conto delle imminenti scadenze delle predette graduatorie, al fine dell'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, per autorizzare lo scorrimento delle graduatorie distrettuali del concorso in oggetto, nonché dell'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, anche solo parziale, per quelle pubbliche amministrazioni che hanno rispettato il termine della presentazione del Piao con espresso riferimento al Ministero della giustizia.
(5-00313)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la legge 16 aprile 2015, n. 47, all'articolo 15, prevede che il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenti alle Camere una relazione sull'applicazione delle misure cautelari personali e sui provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, compresi i dati sull'entità delle riparazioni per ingiusta detenzione;

   nonostante l'importanza dei dati contenuti in tale relazione, è invalsa la prassi da parte del Governo di presentarla con notevole ritardo;

   grazie a tale relazione si sa che, nel 2020, l'Italia ha speso 46 milioni di euro per ingiuste detenzioni ed errori giudiziari; dal 1991 al 31 dicembre 2020 i casi di errori giudiziari e ingiusta detenzione sono stati poco meno di 30.000, in media, quasi 1.000 l'anno, per una spesa complessiva dello Stato di circa 870 milioni di euro, pari a circa 29 milioni di euro l'anno;

   dietro questi numeri ci sono le storie di tante persone innocenti che hanno subito un'ingiusta privazione della libertà personale; come quella recentissima dell'ex consigliere regionale della Valle d'Aosta Marco Sorbara, che ha annunciato di voler chiedere la riparazione dopo l'assoluzione definitiva giunta pochi giorni fa, dopo aver trascorso 909 giorni in custodia cautelare;

   nel 77 per cento dei casi le istanze di riparazione vengono rigettate, con argomentazioni discutibili, perché si ritiene che il richiedente abbia dato causa con dolo o colpa grave all'ingiusta detenzione –:

   quale sia il numero di provvedimenti di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione emessi nel 2022 suddivisi per corti d'appello, l'esborso complessivo per le riparazioni sostenuto nello stesso anno e la percentuale di domande rigettate in rapporto al totale di quelle presentate, quante azioni disciplinari siano state avviate negli ultimi cinque anni per i casi di ingiusta detenzione – al netto dei casi di ritardata scarcerazione in seguito alla scadenza dei termini di custodia cautelare – e l'esito delle stesse.
(5-00314)


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 191, comma 1, del codice di procedura penale statuisce: «Le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate»;

   con orientamento ormai consolidato, la giurisprudenza della Suprema Corte ha introdotto nel nostro ordinamento una sorta di distinzione, non prevista dal legislatore, tra inutilizzabilità «patologica» e altri modelli di inutilizzabilità delle prove. Invero, la Cassazione afferma che la regola imposta dall'articolo 191 del codice di procedura penale non valga nei giudizi speciali, sull'assunto che la natura negoziale di tipo «abdicativo» operata dall'imputato faccia assurgere a dignità di prova gli atti di indagine compiuti senza il rispetto delle forme di rito (ex multis, Cass. Pen., Sez. IV, 10 novembre 2021, n. 40550, Cass. Pen., Sez. III, 14 dicembre 2011, n. 46325);

   pare necessario un intervento atto a chiarire che l'inutilizzabilità delle prove acquisite in violazione di legge valga anche di fronte alla legittima scelta dell'imputato di adire riti alternativi a quello a cognizione piena. In tal senso è stata presentata la proposta di legge C. 729, ove si specifica che la sanzione dell'inutilizzabilità ha valore anche nei procedimenti speciali;

   tale modifica opererebbe tanto a garanzia del diritto di difesa del cittadino imputato, quanto della funzione deflattiva propria dei riti alternativi che, a fronte del citato orientamento della Suprema Corte, ormai assurto a rango di diritto vivente, sono, evidentemente, meno fruibili a discapito della fondamentale istanza della celere definizione dei procedimenti che costituisce uno degli obiettivi per il settore giustizia imposti dal PNRR –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda eventualmente adottare in ordine a quanto descritto in premessa.
(5-00315)


   VARCHI, VINCI, BUONGUERRIERI, DONDI, PALOMBI, PELLICINI, POLO e PULCIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la gravità della questione penitenziaria, uno dei fardelli più gravosi del sistema giustizia italiano, richiede interventi urgenti per trovare finalmente un equilibro tra certezza dell'esecuzione penale e rimedio al sovraffollamento carcerario;

   in tema di sovraffollamento, in particolare, oltre all'auspicabile riforma della custodia cautelare, una riflessione merita l'esecuzione penale dei detenuti stranieri nel paese di origine: alla data del 31 ottobre 2022, negli istituti penitenziari di tutta Italia risultano presenti 17.840 cittadini stranieri corrispondenti al 31,8 per cento dell'intera popolazione detenuta; un dato in aumento rispetto a inizio anno di 811 unità che corrispondono a un tasso di crescita del 4,7 per cento;

   se si tiene conto, poi, che il costo medio giornaliero per un singolo detenuto è di 137 euro, per mantenere quelli stranieri l'Italia spende ogni giorno 2.657.362 euro, che in un mese fanno 82.378.245 euro e in un anno 988.538.943: circa un miliardo di euro ogni anno;

   se, da un lato, il perdurare del fenomeno del sovraffollamento carcerario impedisce un trattamento individualizzato di recupero del reo, portando al conseguente fallimento della funzione rieducativa della pena, principio cardine del nostro sistema penale, dall'altro, il peggioramento della qualità della vita all'interno delle carceri si ripercuote anche sul numero dei suicidi, un malessere che riguarda anche il corpo di polizia penitenziaria;

   a tutto questo si aggiungono i rischi legati al proselitismo e alla radicalizzazione jihadista; la prigione, infatti, è un terreno fertile nel quale gli estremisti possono indottrinare gli elementi più deboli;

   i provvedimenti in materia di giustizia approvati dal Parlamento negli ultimi anni, seppur numerosi, si sono concentrati esclusivamente sulla questione della deflazione della popolazione carceraria, mentre cruciale è il miglioramento della cooperazione internazionale, con specifico riferimento al trasferimento dei detenuti stranieri verso i Paesi di origine e alle politiche di prevenzione e contrasto della radicalizzazione –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per dare impulso alla negoziazione di accordi bilaterali relativi all'assistenza giudiziaria, all'estradizione e al trasferimento delle persone condannate, nonché all'entrata in vigore di accordi già negoziati.
(5-00316)


   MORRONE, BISA, BELLOMO, MATONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   A Bologna Palazzo Ranuzzi-Baciocchi, sede della Corte d'appello, della Procura generale e dell'ordine degli avvocati, edificio storico con soffitti affrescati, deve essere urgentemente messa in sicurezza, in particolare per quanto riguarda gli impianti elettrici e antincendio. Lavori che devono iniziare entro maggio per finire a gennaio 2026, per non perdere i tre milioni di fondi già stanziati dal Pnrr;

   i lavori, per una previsione di 922 giorni di cantiere, procederanno a segmenti; il trasloco di aule e uffici sarà necessario a partire da febbraio, e si proseguirà a rotazione. Saranno spostati circa cento dipendenti contemporaneamente. Dove ancora non si sa ma urgono uffici già attrezzati o facilmente attrezzabili, per 4.200 metri quadri e non è facile unire le esigenze operative e le disponibilità di locali in città;

   anche il Tribunale per i minorenni, unico in tutta l'Emilia-Romagna, ha il medesimo problema perché gli uffici giudiziari del Pratello dovranno essere liberati, entro il primo giugno 2023, per lavori di ristrutturazione la cui fine è prevista a settembre 2025;

   anche qui, una sede alternativa ancora non c'è, con tutti i disagi che potrebbero conseguire dal rallentare il lavoro della giustizia minorile. Si vive e si temporeggia in attesa di novità sulla cittadella giudiziaria alla Staveco, che dovrà ospitare, tra l'altro, anche il tribunale per i minorenni, ma non la Corte d'appello e la Procura generale che rimarranno in piazza dei Tribunali;

   le parole del Presidente della Corte d'appello, dottor Oliviero Drigani, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario sono state chiare; «Palazzo Ranuzzi-Baciocchi, che oltre alla Corte ospita anche la Procura Generale e l'ordine degli Avvocati, sarà presto oggetto di cantieri per la sua messa in sicurezza. Questo comporta la necessità di trovare una nuova sede per gli uffici, almeno temporaneamente»;

   unanime l'appello al sindaco di Bologna e alla regione Emilia-Romagna perché si adoperino urgentemente anche mettendo a disposizione locali adeguati: è impensabile rischiare la paralisi degli uffici giudiziari che sono organi nevralgici del nostro sistema della giustizia;

   le troppe criticità descritte evidenziano una situazione drammatica che richiede immediata soluzione –:

   quali iniziative il Ministro interrogato abbia in programma per individuare le nuove e idonee sedi ospitanti e se sia stata o si stia valutando l'opportunità di richiedere gli immobili per gli uffici temporanei al comune di Bologna o alla regione Emilia-Romagna.
(5-00317)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Alfredo Cospito sta conducendo da oltre 100 giorni uno sciopero della fame nel carcere di Bancali, a Sassari;

   Cospito protesta perché, dopo aver già trascorso sei anni di detenzione, è sottoposto al regime detentivo del 41-bis, il cosiddetto «carcere duro», che prevede importanti restrizioni;

   da settimane il caso di Cospito è diventato oggetto di dibattito;

   da più parti, compresi numerosi giuristi e intellettuali, sono stati lanciati appelli affinché venga revocato il 41-bis e prese tutte le iniziative volte a salvare la vita di Cospito;

   il Garante dei detenuti, Mauro Palma, ha chiesto che Cospito venga «trasferito con urgenza in una struttura in grado di garantire un immediato intervento di carattere sanitario in caso di situazioni di acuzie, rischio peraltro elevato dato il forte stress a cui è sottoposto da mesi il suo organismo»;

   il 19 dicembre 2022 il tribunale di sorveglianza di Roma ha rigettato il reclamo dell'avvocato di Cospito contro l'applicazione del 41-bis;

   le condizioni di salute di Cospito, a seguito dello sciopero della fame, sono estremamente critiche e in continuo peggioramento;

   il carcere di Bancali a Sassari non risulta dotato di un centro clinico interno e nel territorio limitrofo non vi sono strutture sanitarie in grado di assicurare eventuali interventi urgenti con la dovuta sicurezza;

   il dibattito, politico e giuridico, sul 41-bis non può rallentare gli urgenti interventi di natura sanitaria necessari per mettere in sicurezza la vita di Cospito;

   la Cassazione ha anticipato dal 20 aprile al 7 marzo 2023 l'udienza nella quale si discuterà la richiesta di revoca del 41-bis, attualmente previsto per altri 3 anni e 4 mesi;

   la dottoressa Angelica Milia ha giudicato l'anticipazione della data dell'udienza «un fatto positivo, ma si tratta di aspettare ancora 30 giorni, e nelle condizioni di Cospito può succedere di tutto. Stiamo camminando sul filo del rasoio e si può cadere da un minuto all'altro»;

   la tutela della salute di chi è nella disponibilità dello Stato, in quanto privato della libertà personale, è responsabilità della Amministrazione che lo ha in carico –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, anche con riferimento al regime di 41-bis a cui è sottoposto Alfredo Cospito, al fine di garantire il suo urgente trasferimento in una struttura in grado di consentire un immediato intervento di carattere sanitario per salvare la sua vita.
(5-00318)


   GIANASSI e ORLANDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della giustizia, nel corso delle sue comunicazioni del 19 gennaio 2023 alla Camera dei deputati, è tornato, nuovamente, sul tema delle intercettazioni, in particolare citando il caso della diffusione di quelle, definite irrilevanti, tra il Presidente della regione Veneto Zaia e il professor Crisanti, in relazione alla gestione dell'emergenza Covid, quale esempio della necessità di intervenire «radicalmente sugli abusi e sugli errori di queste intercettazioni»;

   la legge n. 103 del 2017 conteneva i criteri volti a garantire la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in attuazione dei quali è stato emanato il decreto legislativo n. 216 del 2017, una riforma entrata stabilmente in vigore con la conversione in legge del decreto-legge n. 161 del 2019, e che ha cercato un punto di composizione tra le esigenze investigative e quelle relative al diritto alla riservatezza e al diritto di difesa;

   le norme in vigore, infatti, prevedono che le intercettazioni ritenute dal giudice, anche in contraddittorio con le parti, «irrilevanti», siano conservate in un apposito archivio telematico, sotto la sorveglianza del pubblico ministero e che non possano, dunque, né essere trascritte né tanto meno essere inserite nel fascicolo, assicurando così, un controllo giurisdizionale sul materiale che entra nel fascicolo; inoltre, prima della loro distruzione, sono coperte da segreto e dunque non sono pubblicabili; ogni accesso all'archivio deve essere registrato; il pubblico ministero, inoltre, deve vigilare affinché nelle annotazioni non siano in ogni caso riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali ritenuti sensibili, anche ai fini della pubblicazione in fase cautelare;

   per le violazioni e per gli eventuali abusi sono già previste sanzioni severe e proporzionate, che precludono del tutto l'utilizzo di intercettazioni penalmente irrilevanti, e questo anche a tutela di uno strumento che riteniamo fondamentale per accertare reati e per il contrasto alla criminalità, anche organizzata, e non per disvelare fenomeni di malcostume;

   appare, dunque, urgente e necessario vigilare sulla corretta applicazione delle norme già approvate in materia ed evitare assolutamente di utilizzare questo tema come terreno di scontro ideologico, provocando guerre e delegittimazione tra poteri dello Stato;

   se il Ministro interrogato, in base alle sue proprie dichiarazioni rese al Parlamento, che riferiscono di violazioni della normativa in materia di intercettazioni nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Padova che ha visto coinvolto il Presidente della regione Veneto, abbia già esercitato il potere ispettivo che gli assegna la legge 12 agosto 1962, n. 1311.
(5-00319)


   GIULIANO, D'ORSO, CAFIERO DE RAHO e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli onorari spettanti a periti e consulenti tecnici, che ricoprono il ruolo di ausiliari dell'autorità giudiziaria, sono stabiliti dalla legge 8 luglio 1980, n. 319 e dal Testo Unico in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 e sono corrisposti su domanda degli interessati presentata all'autorità competente ai sensi degli articoli 165 e 168 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115;

   l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 inerente l'adeguamento periodico degli onorari stabilisce che: «La misura degli onorari fissi, variabili e a tempo è adeguata ogni tre anni in relazione alla variazione, accertata dall'ISTAT, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, verificatasi nel triennio precedente, con decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.»;

   malgrado l'obbligo di rivalutazione di tali onorari, la misura dei compensi fissi, variabili e a vacazione spettanti ai periti, consulenti tecnici, interpreti e traduttori non è più stata oggetto di rivalutazione;

   occorre adeguare al costo della vita la misura degli onorari spettanti a periti e consulenti tecnici che svolgono una imprescindibile funzione di supporto all'attività del giudice;

   nella sentenza n. 89 del 2020 la Corte costituzionale ha chiarito che «spettando all'amministrazione la competenza per la determinazione degli onorari in questione, non è certo irragionevole che questa possa valutare, preliminarmente, se procedere attraverso l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 ad un adeguamento che consenta il mero recupero dell'inflazione, o invece a più consistenti modifiche tariffarie, eventualmente incidenti anche sulla base di calcolo sulla quale operare la rivalutazione periodica, secondo criteri di apprezzamento di natura politica, in base a ciò che consente l'articolo 50 del medesimo testo unico»;

   le sentenze della Corte costituzionale n. 178 del 2017 e n. 192 del 2015 hanno dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 106-bis del testo unico spese di giustizia nella parte in cui non esclude che la diminuzione di un terzo degli importi, rispettivamente spettanti all'ausiliario del magistrato e ai consulenti tecnici di parte, sia operata in caso di applicazione di previsioni tariffarie non adeguate secondo l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 –:

   se il Ministro interrogato non intenda intervenire per garantire un congruo adeguamento delle tariffe professionali dei C.T.U. attraverso l'emanazione del decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, da adottarsi di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 54 decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.
(5-00320)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Camerino aveva una casa circondariale, presente nel centro della città, con due sezioni (maschile e femminile): i detenuti presenti erano circa 50 uomini e 10 donne;

   la struttura era ospitata in un ex convento del XIV secolo e, per questo dal 2010 – con la sottoscrizione di un'Intesa tra il Dap e la regione Marche – erano state individuate sedi alternative da parte del comune per la localizzazione di una nuova struttura penitenziaria a Camerino;

   a seguito agli eventi sismici del 2016 che hanno colpito il centro Italia la struttura è stata dichiarata temporaneamente inagibile ed i detenuti presenti sono stati trasferiti altrove, con grave disagio anche per il personale presente presso la struttura penitenziaria;

   a più riprese il Ministro della giustizia ha ribadito la volontà di realizzare una nuova casa circondariale a Camerino: in particolare, nel 2018 il Dap ha comunicato che il comitato paritetico per l'edilizia penitenziaria aveva concordato sulla proposta di realizzazione di un istituto penitenziario nell'area individuata dall'ex piano carceri; l'iter relativo alla gestione dell'appalto doveva essere gestito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e relativamente ai finanziamenti si individuava la necessità di reperire una somma di circa 15-20 milioni di euro;

   in data 3 marzo 2022 il Ministro della giustizia ha disposto la chiusura definitiva della casa circondariale di Camerino, nonché la restituzione della relativa struttura all'Agenzia del demanio, in ragione delle interlocuzioni in corso con l'amministrazione comunale di Camerino per l'istituzione di un nuovo istituto penitenziario;

   la cronaca locale recente ha riportato la proposta del garante regionale dei diritti dei detenuti – Giulianelli – di costruire, senza aver avviato alcuna interlocuzione con i territori coinvolti, un nuovo carcere a Macerata: la città non ha da tempo una struttura carceraria e non ha mai individuato sedi ove poterla localizzare;

   a parere dell'interrogante si ritiene grave sottrarre l'istituto di detenzione e recupero sociale a un territorio danneggiato dal sisma e in cerca di rinascita e, contestualmente, privarlo di una parte consistente dei fondi impiegati per la ricostruzione e vincolati alla edificazione del nuovo istituto, trasferendo il tutto a Macerata;

   il comune di Camerino – gravemente colpito dal sisma – avrebbe pieno diritto a veder ripristinata la situazione precedente con la costruzione di un nuovo carcere e, in tal senso, ha approvato una variante urbanistica, confermata dalla provincia, per mettere a disposizione un'area di 17 ettari tra Caselle e Morro di Camerino. C'è un progetto per un istituto: l'area edificabile è pronta, i finanziamenti in corso di predisposizione;

   a parere dell'interrogante si ritiene urgente dare inizio ai lavori e non sottrarre questa opportunità al territorio camerte –:

   se sia a conoscenza del dibattito apertosi in queste settimane a livello locale ed esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per la prevista costruzione della nuova struttura penitenziaria del comune di Camerino.
(4-00360)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   MACCANTI e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da circa un mese diversi utenti nella provincia di Rovigo non riescono più a sintonizzare e vedere i canali Rai. Nella maggior parte dei casi si tratta spesso di anziani impossibilitati a fruire di un servizio concessorio che viene regolarmente pagato tramite il canone, senza tra le altre cose potersi rivolgere al servizio assistenza che risulta essere a di poco carente se non addirittura nullo;

   da quanto è emerso tramite la stampa locale a denunciare la situazione sarebbe stato un lavoratore di un negozio di elettrodomestici, dopo che numerosi clienti si sono presentati segnalando disservizi non riconducibili ai loro apparecchi ma all'emittente Rai: ha confermato che trattasi di un problema esteso all'intera provincia e dai controlli effettuati sugli apparecchi non risultano anomalie, neanche collegabili con il recente switch off, in quanto è il segnale a risultare assente;

   si tratta del segnale afferente alle frequenze 37 e 40 e questo ha indotto a ritenere che il problema possa essere superato solo dalla Rai con un intervento diretto. Da quanto appreso a livello locale i primi disagi si sono verificati in concomitanza con i mondiali di calcio, ma sono poi proseguiti senza alcun intervento della concessionaria e sempre secondo quanto appreso dagli interroganti il segnale potrebbe essere stato abbassato volutamente per non interferire con quello di regioni vicine;

   dalle informazioni apprese risulta inoltre che l'assistenza tecnica della Rai sia stata gravemente carente in quanto il servizio automatizzato risulta inutile per questo genere di problematiche così come il tentativo di comunicare direttamente con un operatore. Questa situazione ha fortemente penalizzato soprattutto i più anziani che non avendo dimestichezza con la tecnologia sono rimasti disorientati e privi della possibilità di usufruire del servizio;

   l'articolo 45, comma 2, del testo unico della radiotelevisione (decreto legislativo n. 177 del 2005) individua le attività che il servizio pubblico generale radiotelevisivo deve comunque garantire, fra cui la diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio della società concessionaria con copertura integrale del territorio nazionale;

   Ray Way possiede oltre 2.300 torri distribuite in tutte le regioni italiane, e dovrebbe, pertanto, garantire la facile accessibilità da parte di tutta la popolazione nonché la diffusione e la trasmissione di contenuti televisivi e radiotelevisivi del servizio pubblico –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché si risolvano i descritti problemi di ricezione del segnale e sia garantito il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nella provincia di Rovigo.
(4-00355)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 20 gennaio 2023 è interrotta la circolazione dei treni lungo la Salerno-Taranto nel tratto Battipaglia-Potenza a causa delle conseguenze del maltempo tra le stazioni di Buccino e Romagnano, in provincia di Salerno, che ha eroso parte della sede ferroviaria;

   la riattivazione del suddetto tratto è prevista, come annunciato da Trenitalia, per il prossimo 1° febbraio, a partire dalle ore 14;

   purtroppo, ai disagi oggettivi legati a tale situazione, come riportano gli organi di stampa locale, da ultimo la Gazzetta del Mezzogiorno, edizione del 27 gennaio 2023, ve ne sono altri legati alla mancanza di adeguate informazioni che penalizzano l'utenza;

   è accaduto, infatti, che viaggiatori diretti in Basilicata, sprovvisti di adeguate informazioni, si siano trovati in difficoltà presso le stazioni di Napoli o Salerno alla ricerca del servizio sostitutivo;

   la situazione si è ulteriormente complicata anche per la presenza di forte maltempo, nel corso degli ultimi giorni –:

   quali iniziative intenda promuovere il Governo affinché Trenitalia presti una maggiore considerazione all'utenza frequentante la suddetta tratta al fine di offrire adeguate informazioni per quanto concerne i servizi sostitutivi per i giorni rimanenti prima del ripristino della funzionalità della sede ferroviaria interrotta.
(5-00309)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   all'alba di giovedì 26 gennaio 2023, è stata effettuata una maxi-perquisizione nel centro sociale Askatasuna di corso Regina Margherita a Torino all'esito della quale è stato disposto il sequestro di impianti audio e altro materiale che, secondo gli investigatori della Digos, sarebbero stati utilizzati per feste e altre iniziative non autorizzate, tra cui il concerto in strada del 15 ottobre 2022, che aveva già portato multe per circa 200 mila euro agli attivisti del centro, in quanto il concerto si sarebbe tenuto ugualmente nonostante la diffida della questura;

   secondo gli esponenti di Askatasuna sarebbe stata anche sequestrata l'agenda che raccoglie i tesserati e le tesserate della campagna «Associazione a Resistere in solidarietà al movimento no tav e al centro sociale Askatasuna», relativa alla solidarietà a taluni militanti accusati in altro procedimento penale addirittura di associazione a delinquere;

   a parere dell'interrogante, quanto accaduto rappresenta un fatto grave perché si accompagna a una crescente criminalizzazione del dissenso che si manifesta in misure sempre più repressive e sproporzionate messe in campo a tutti i livelli verso chiunque eserciti forme di conflitto o azioni di disobbedienza nei confronti dello status quo;

   le indagini partono dal presupposto che il concerto del 15 ottobre 2022 e la presenza delle persone sul controviale di corso Regina Margherita non fossero autorizzate: a parere dell'interrogante è preoccupante che l'irregolarità di taluni spazi, che peraltro sono presidi del territorio e andrebbero riconosciuti anche sul piano amministrativo, si trasformi in una questione criminale;

   con il sequestro di casse, mixer, luci e bevande si è inteso di fatto rendere un guscio vuoto un luogo che comunque da anni rappresenta un centro aggregativo indipendente per la città, slegato dalle sole logiche del consumo e ciò rappresenta il tentativo di impedire ogni tipo di attività di intrattenimento con la minaccia del sequestro dell'immobile, tanto più che l'evento in questione non risulta abbia causato disagi né tantomeno danni alla cittadinanza;

   una ulteriore circostanza che appare ancora più grave è che, successivamente alla perquisizione di Askatasuna, siano stati denunciati anche tutti gli artisti che parteciparono al concerto del 15 ottobre 2022, una ritorsione assurda, a parere dell'interrogante, che aggrava l'atteggiamento repressivo adottato dalla questura e dalla prefettura di Torino nei confronti di alcune realtà sociali;

   era già apparso irrituale e abnorme all'interrogante che la questura, proprio in vista di quel concerto, avesse inviato diffide a musicisti e tecnici del suono per «avvertirli» rispetto a possibili problemi attribuibili agli organizzatori;

   intimidire gli artisti che prendono parte a forme di conflitto sociale o a contesti di controcultura appare all'interrogante una intollerabile forma di censura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali ulteriori elementi intenda acquisire dalla prefettura e dalla questura di Torino in particolare rispetto alle denunce a carico di tutti gli artisti che parteciparono al concerto del 15 ottobre 2022 organizzato dal centro sociale Askatasuna, dal momento che tale iniziativa appare all'interrogante rivolta soltanto a punire e scoraggiare chi partecipa, anche con esibizioni e performance, a contesti di controcultura e lotte sociali.
(4-00353)


   MORGANTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la notizia della registrazione da parte di due comuni del Trentino di bambini nati da procreazione medicalmente assistita praticata da coppie omosessuali, a parere dell'interrogante in spregio alla normativa vigente;

   di fatto, i sindaci hanno registrato ciò che in Italia si configurerebbe come un reato, poiché la legge 19 febbraio 2004, n. 40 dispone che possono accedere alla Pma le sole coppie sterili o infertili con componenti maggiorenni, di sesso diverso e coniugati o conviventi in età potenzialmente fertile;

   in Italia le tecniche di Pma sono, quindi, tassativamente vietate ai single e alle coppie omosessuali, ma, nonostante ciò, capita ormai sempre più spesso che la norma venga aggirata praticando la Pma all'estero;

   nel caso di Trento la registrazione è avvenuta per espressa volontà del sindaco, forte della personale convinzione che «C'è un vuoto normativo che incide negativamente e in modo ingiustificato sui diritti dei minori. Si tratta di una situazione discriminatoria. In altri Paesi la questione è già stata risolta. La nostra giurisprudenza è contrastante, ma diversi sindaci hanno deciso di procedere a registrare atti di nascita con la doppia maternità, proprio interpretando il proprio doveri costituzionale. Ci sono stati anche tribunali che hanno ordinato agli uffici di stato civile di procedere»;

   la stessa Corte di cassazione, con la sentenza n. 8029/2020, ha statuito che «il riconoscimento di un minore concepito con il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo da parte di una donna legata in unione civile con quella che lo ha partorito, ma che non ha nessun legame biologico con il minore, si pone in contrasto con l'articolo 4, comma 3, della legge n. 40 del 2004 e con l'esclusione del ricorso alle predette tecniche da parte delle coppie omosessuali, non essendo consentita, al di fuori dei casi previsti dalla legge, la realizzazione di forme di genitorialità svincolate da un rapporto biologico, con i medesimi strumenti giuridici previsti per il minore nato nel matrimonio o riconosciuto»;

   anche la Corte costituzionale ha affermato che spetta prioritariamente al legislatore, e non certamente alle iniziative del singolo, individuare il «ragionevole punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti, nel rispetto della dignità della persona umana», per fornire, in maniera organica, adeguata tutela ai diritti del minore «alla cura, all'educazione, all'istruzione, al mantenimento, alla successione e, più in generale, alla continuità e al conforto di abitudini condivise» (sentenza n. 32 del 2021);

   sempre nel caso di Trento, peraltro, la registrazione è stata effettuata oltre il termine previsto dalla legge per la dichiarazione di nascita, che è di 10 giorni da quando un neonato viene alla luce: nel caso specifico la bimba è nata a Trento a dicembre, ma l'atto di nascita è stato firmato dal sindaco il 19 gennaio e gli uffici sono stati obbligati, come prevede la legge, a segnalare il ritardo al commissariato del Governo e alla Procura della Repubblica;

   non è la prima volta che in Italia sindaci particolarmente creativi si sostituiscono al legislatore per cercare di normalizzare delle pratiche, a parere dell'interrogante, abominevoli;

   già nella scorsa legislatura il Parlamento aveva iniziato l'esame dell'A.C. 306 recante «Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40; in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano» –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda di cui in premessa e se non si ritenga che la condotta dei sindaci dei due comuni del Trentino e, in particolare, la trascrizione all'anagrafe di bambini riconosciuti come figli di genitori dello stesso sesso, integri una violazione di legge.
(4-00356)


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da notizie di stampa, nella notte tra il 27 gennaio – Giorno della memoria – e il 28 gennaio 2023, sul cancello della scuola primaria Barzaghi di Lodi è apparso uno striscione firmato «FN», ovvero Forza Nuova, con la scritta «Italia cristiana, mai musulmana»;

   il coordinamento regionale di Forza Nuova, con una nota riportata dal quotidiano Il Cittadino, ha ribadito «Perché servire carne halal ai nostri ragazzi? La prossima mossa quale sarà? L'Italia è cristiana, mai musulmana»;

   il riferimento esplicito è alla recente polemica secondo la quale tutti i bambini della scuola sarebbero costretti a consumare carne halal processata secondo il rito religioso musulmano;

   si evidenzia che nulla può giustificare alcuna forma di incitazione all'odio a sfondo razzista;

   l'articolo 2 del decreto legislativo n. 21 del 2018 ha introdotto nel codice penale gli articoli 604-bis e 604-ter;

   i due nuovi articoli del codice penale sono rubricati rispettivamente «Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa» e «Circostanza aggravante»;

   l'articolo 604-bis del codice penale punisce chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi;

   l'articolo 604-ter del codice penale prevede un'aggravante per i reati commessi per finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso, ovvero al fine di agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le medesime finalità;

   si ricorda inoltre che, a seguito del grave episodio del 9 ottobre 2021 culminato con l'irruzione nella sede della Cgil a Roma, alla Camera dei deputati è stata approvata la mozione 1-00524 col quale è stato impegnato il Governo a «valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana»;

   il Governo allora in carica non ha mai dato seguito a tale impegno –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere anche alla luce dell'approvazione dell'impegno contenuto nella mozione richiamata in premessa.
(4-00358)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   erano oltre 207 mila gli insegnanti di sostegno impiegati nelle scuole italiane nell'anno scolastico 2021/2022: quasi 200 mila nella scuola pubblica statale e più di 7 mila nella scuola pubblica non statale, in crescita di oltre 16 mila unità rispetto all'anno scolastico precedente;

   nonostante ciò, secondo quanto emerge dal report Istat sull'inclusione scolastica degli alunni con disabilità, ad un mese dall'inizio delle lezioni il 14 per cento di insegnanti non risultava ancora assegnato; una quota che sale al 17 per cento nelle regioni del Nord e tocca punte massime in Lombardia (20 per cento), Friuli Venezia Giulia e Liguria (19 e 20 per cento);

   il documento osserva che a livello nazionale, il rapporto alunno-insegnante, pari a 1,5 alunni ogni insegnante per il sostegno, è più favorevole di quello previsto dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244 che raccomanda un valore pari a 2, ma, anche in questo caso, tale dato positivo non deve trarre in inganno: per quanto riguarda i docenti, infatti, più di 70 mila (il 32 per cento) non hanno una formazione specifica ma sono stati impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate; si tratta di un fenomeno più frequente nelle regioni del Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che svolge attività di sostegno sale al 42 per cento, mentre nel Mezzogiorno si ferma al 19 per cento;

   in Italia abbiamo, quindi, un altissimo numero di cattedre di sostegno assegnate ai supplenti e moltissimi non sono nemmeno specializzati nella didattica speciale; considerando la precarizzazione di queste cattedre, il numero dei docenti non specializzati è praticamente raddoppiato; in Sicilia la situazione è paradossale, se si pensa che su oltre 23 mila e 500 cattedre quasi 12 mila sono state assegnate a insegnanti di sostegno precari e in molti casi senza specializzazione;

   a molti studenti quindi capiterà, o è già capitato, di vedere il proprio insegnante di supporto sostituito dopo poche settimane: è recente la notizia di una mamma che ha ritirato il proprio figlio da scuola, a 16 anni, dopo aver cambiato 17 insegnanti di sostegno in 10 anni; un caso certamente limite ma che denota il carattere ormai cronico dell'emergenza sostegno;

   la carenza di insegnanti di sostegno specializzati costituisce un elemento di criticità ormai storico, che dipende dal fatto che i corsi di specializzazione sono ben lontani dal coprire le necessità e dalla fuga verso le cattedre curricolari: la formazione sulle metodologie inclusive non è ancora diffusa, solo il 24 per cento dei docenti curricolari ha partecipato a corsi di formazione su queste tematiche, quota che sale al 28 per cento tra gli insegnanti per il sostegno;

   mentre il numero dei docenti di sostegno resta invariato, aumenta il numero di ragazzi che necessitano di stabili figure di supporto;

   in tale contesto, è difficile parlare di continuità didattica, di formazione degli alunni disabili e, soprattutto, di inclusione scolastica;

   eppure, la scuola italiana è ai primi posti nel mondo per spirito di accoglienza e capacità di inclusione: ciò si deve in gran parte, e occorre esserne sempre consapevoli, alla passione e alla competenza, spesso misconosciute, di chi nella scuola lavora ogni giorno, ma è anche frutto di scelte culturali, politiche e legislative lontane nel tempo che hanno fatto del modello inclusivo la linea portante del nostro sistema scolastico;

   c'è bisogno, dunque, di un ritorno al senso stesso dell'integrazione a scuola, che è nata con le migliori intenzioni e che molto spesso riesce ancora adesso a rappresentare un esempio anche a livello internazionale; il nostro territorio deve raggiungere alti livelli di qualità nell'integrazione all'interno dei servizi educativi, delle scuole e degli enti di formazione professionale, anche attraverso gli sforzi di integrare strumenti, progetti e politiche;

   ad oggi, numerosi sono ancora i fattori di disuguaglianza scolastica, con marcate differenze territoriali: solo per fare alcuni esempi, nell'anno scolastico 2019/20, meno di un terzo delle scuole è risultato completamente accessibile rispetto alle barriere fisiche, oltre il 40 per cento delle scuole non accessibili lo è anche per l'assenza di ascensore, oppure perché non è a norma, così come il 25,8 per cento delle scuole hanno bagni non a norma per i disabili;

   il termine inclusione è una parola che piace a tutti, ma è importante che non si svuoti di significato e non la si utilizzi come mero esercizio retorico a prescindere dalla realtà fattuale –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per riformare il sistema del sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di garantire insegnanti di sostegno in tutti gli istituti riconosciuti, facenti parte del sistema nazionale di istruzione, statali e paritari, sia in termini di reclutamento, sia di formazione specializzata, uniforme su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire il rispetto del fondamentale principio di inclusione scolastica;

   se sia stata effettuata una ricognizione delle strutture scolastiche esistenti sul territorio nazionale, con particolare riguardo alle barriere architettoniche ancora esistenti e quali siano i risultati del lavoro.
(2-00062) «Morgante».

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la mobilità sanitaria interregionale consente a ciascun cittadino il diritto di essere assistito anche in strutture sanitarie di regioni diverse rispetto a quella di residenza con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale;

   la legge di bilancio 2021 ha previsto che la regolazione dei flussi finanziari tra le singole regioni derivanti dalle prestazioni sanitarie inserite nei Livelli essenziali di assistenza e in favore di cittadini residenti in un'altra regione è stabilita sulla base dei dati relativi all'erogazione delle prestazioni nell'anno precedente rispetto a quello oggetto di riparto delle risorse del Fondo sanitario nazionale e tenendo conto dei controlli di appropriatezza come comunicati dalle singole regioni e province autonome e, qualora non siano disponibili i dati dell'anno precedente, si procede sulla base dei valori e delle ultime evidenze disponibili; la differenza tra crediti (mobilità attiva) e debiti (mobilità passiva) determina il saldo di ciascuna regione e, in sintesi, se il saldo è positivo, la regione si troverà maggiori risorse rispetto al riparto del Fondo sanitario cosiddetto indistinto (ante mobilità); viceversa, se il saldo è negativo, le risorse diminuiscono;

   la medesima legge di bilancio ha altresì disposto che la stipulazione degli accordi bilaterali per il governo della mobilità sanitaria interregionale rappresenta uno degli adempimenti ai quali la normativa vigente subordina il riconoscimento di una quota del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard;

   la Corte dei conti, con la delibera n. 19/SEZAUT/2022/FRG, ha presentato al Parlamento un rapporto sulla gestione finanziaria 2020-2021 dei servizi sanitari regionali, mettendo in evidenza che dall'analisi della mobilità attiva e passiva emerge la forte capacità attrattiva delle regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle regioni del Centro-Sud; dai dati emerge che sono 13 su 21 le regioni con un saldo negativo della mobilità sanitaria tra il 2012 e il 2021;

   le regioni del centro e del sud sono tutte con un saldo negativo ad eccezione del Molise che presenta, con non poche perplessità, un saldo positivo di 271 milioni; in sostanza quasi 14 miliardi di euro sono dal Sud e dal Centro del nostro Paese al Nord e principalmente alla Lombardia con un saldo positivo per 6,176 miliardi di euro, all'Emilia Romagna con 3,347 miliardi e alla Toscana (1,336 miliardi); il drenaggio di risorse per le regioni del Sud riguarda principalmente la Campania (-2,939 miliardi) seguita dalla Calabria (-2,707 miliardi), dal Lazio (-2,195 miliardi), dalla Sicilia (-1,996 miliardi) e dalla Puglia (-1,842 miliardi);

   la Corte dei conti ha sottolineato come la maggiore o minore attrattività dipenda principalmente dalla maggiore qualità e quantità dei servizi sanitari erogati e non è un caso che le regioni con maggiore capacità attrattive siano posizionate nei primi posti nel punteggio complessivo assegnati per la valutazione dei Livelli essenziali di assistenza; rispetto a questa considerazione della Corte dei conti fa eccezione il Molise che nonostante sia in piano di rientro e commissariata, ha un saldo positivo della mobilità regionale che appare riconducibile, per la maggior parte, alle prestazioni rese dall'unica struttura privata IRCSS ai residenti delle regioni limitrofe (soprattutto della Campania); i piani di rientro – si ricorda – sono finalizzati a verificare la qualità delle prestazioni sanitarie e a raggiungere il riequilibrio dei conti dei servizi sanitari regionali;

   la mobilità sanitaria interregionale, secondo la ratio che l'ha introdotta, dovrebbe salvaguardare l'appropriatezza delle cure, il diritto di libera scelta del cittadino e il rispetto del principio di unitarietà del Servizio sanitario nazionale; tuttavia tale ratio ha bene presto dovuto fare i conti con il sistema di finanziamento dei servizi sanitari regionali e, dunque, con la necessità di compensare i costi sostenuti per prestazioni rese ai cittadini di altre regioni;

   è evidente come la mobilità interregionale, ben lontana dalla ratio che la consente, incide negativamente sul principio di uniformità dei Livelli essenziali di assistenza, sulla tutela del diritto alla salute, sul piano economico-finanziario e sull'indebitamento dei bilanci regionali, alimentando una distorsione che di fatto non consente mai alle regioni «meno virtuose» di migliorare l'appropriatezza delle prestazioni e la qualità delle cure –:

   quali iniziative intenda porre in essere per rendere uniformi, in tutte le aree territoriali del nostro Paese, le offerte di servizi sanitari, correggere le distorsioni descritte in premessa e ricondurre il fenomeno della mobilità sanitaria all'esclusivo rispetto del diritto di libera scelta del cittadino e del principio di unitarietà del Servizio sanitario nazionale e non anche come conseguenza della carenza di prestazioni da parte di alcune regioni;

   di quali elementi disponga circa le verifiche sull'appropriatezza condotte nella regione Molise che, nonostante sia in piano di rientro e commissariata, ha un saldo positivo della mobilità regionale e se non ritenga di dover adottare iniziative volte a verificare se la carenza delle prestazioni sanitarie sia conseguente ad un drenaggio di risorse da parte della componente sanitaria privata presente nel territorio.
(2-00061) «Sportiello, Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BOSCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 10 novembre 2021 n. 175 definisce «rare» le malattie con una prevalenza inferiore a cinque individui su diecimila e, tra queste, «ultra-rare», quelle con prevalenza inferiore a uno su cinquantamila;

   ad oggi sono note nel mondo circa 10.000 malattie rare, in Italia solo una parte di queste ha uno specifico codice di esenzione;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 gennaio 2017 ha aggiornato i livelli essenziali di assistenza e l'elenco delle malattie rare esenti, introducendo 134 nuovi codici di esenzione, che fanno riferimento ad un totale di 201 malattie;

   vi sono poi patologie non riconducibili ad uno specifico codice, un problema che è ancora più grande per una particolare categoria di persone, quelle affette da una «malattia rara senza diagnosi»;

   la malattia rara senza diagnosi potrebbe avere specifiche esigenze non soddisfatte dal Ssn: mancano programmi sostenibili dedicati, negando ai pazienti un accesso tempestivo alla diagnosi, all'assistenza medica e al supporto sociale;

   mancando il «codice», il Ssn non può farsi carico degli esami di nuova generazione più precisi, ma molto cari, quali i test genomici;

   in tema di «malattie rare senza diagnosi» sarebbe altresì opportuno distinguere i motivi che causano la difficoltà della diagnosi: per esempio «Non ancora diagnosticato» indica un paziente che vive con una patologia non diagnosticata, nonostante una diagnosi sia disponibile, «Non diagnosticabile» (Swan) fa riferimento a un paziente per cui non è disponibile un test in quanto la malattia non è ancora stata descritta o la causa non è stata identificata e potrebbe ricevere una diagnosi erronea, in quanto la malattia può essere confusa con altre;

   per il primo gruppo è necessario migliorare l'accesso e la qualità degli strumenti di diagnosi, così come l'accesso ad un database genomico esaustivo; per il secondo è necessario integrare nella pratica clinica un numero maggiore di metodologie d'analisi per la diagnosi, come la genomica –:

   in quali tempi si preveda un ulteriore aggiornamento dei Lea e dunque dei codici di esenzione, se si ritenga di inserire nel prossimo aggiornamento anche la diagnostica tramite scienze omiche (test genomici) e se ritenga opportuno attribuire alle malattie rare senza diagnosi i codici con le caratteristiche di cui in premessa, al fine di consentire di accedere, con prestazioni a carico del Ssn, a tutte le indagini necessarie per chiarire la loro diagnosi il più tempestivamente possibile e rientrare nei Lea.
(4-00352)


   VINCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale Concorsi ed Esami – n. 77 del 27 settembre 2022 è stato pubblicato l'estratto dell'avviso per il conferimento di incarico quinquennale di Dirigente medico di chirurgia generale – Direttore della struttura operativa complessa «Chirurgia ad indirizzo Oncologico» afferente al Dipartimento oncologico e tecnologie avanzate dell'azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia;

   il bando del concorso è stato pubblicato sul BUR della regione Emilia Romagna n. 260 del 24 agosto 2022;

   il CORE, Struttura organizzativa complessa (S.O.C.) «Chirurgia a Indirizzo Oncologico», è un fiore all'occhiello della sanità di Reggio Emilia, ha sede presso l'Arcispedale Santa Maria Nuova, afferisce al Dipartimento oncologico e tecnologie avanzate dell'AUSL-IRCCS di Reggio Emilia inserito nel Presidio ospedaliero unico provinciale;

   l'articolo 15 del decreto legislativo n. 502 del 1992 prevede che la selezione dei candidati a ricoprire l'incarico di direzione di struttura complessa sia effettuata da una specifica commissione regolata ai sensi del comma 7-bis lettera a) di detta norma. Le modalità di selezione dei candidati sono enunciati dalla lettera b) del citato comma 7-bis che prevede che la Commissione riceva dall'azienda il profilo professionale del dirigente da incaricare. Sulla base dell'analisi comparativa dei curricula, dei titoli professionali posseduti, avuto anche riguardo alle necessarie competenze organizzative e gestionali, dei volumi dell'attività svolta, dell'aderenza al profilo ricercato e degli esiti di un colloquio, la commissione attribuisce a ciascun candidato un punteggio complessivo secondo criteri fissati preventivamente e redige la graduatoria dei candidati;

   dalla norma appare evincersi chiaramente che l'ordine di priorità dei criteri di selezione dei candidati metta a primo posto l'analisi dei curricula ed all'ultimo posto gli esiti dei colloqui;

   l'esito del suddetto concorso è stato proclamato il 13 gennaio 2023 con il conferimento dell'incarico ad un candidato della regione Campania, provocando forti clamori presso la comunità reggiana e malumori presso l'USL emiliana sfociati in diversi articoli di stampa e prese di posizione dei sanitari a favore del direttore uscente;

   ai sensi delle procedure vigenti a diversi sanitari pareva prevedibile che in ossequio alla disciplina recata dal decreto legislativo n. 302 del 1992 e dalla legge regionale n. 24 del 2004, l'incarico di direzione potesse essere attribuito al professore che da due anni era il facente funzioni di direttore della stessa SOC, in quanto gli riconoscono elevati livelli di bravura, competenza ed abilità per quanto fatto in questi anni;

   come fatto risaltare da diversi media nelle ultime settimane, molti dubbi sull'attribuzione dell'incarico provengono dai criteri di punteggio utilizzato dalla commissione esaminatrice laddove è stato assegnato un valore di 30 punti per il curriculum e 70 punti per il colloquio, con ciò rendendo assai discrezionale tale modalità di selezione;

   la discrezionalità lasciata da 70 punti su 100 punti totali, attribuiti al colloquio, rende il concorso difficilmente verificabile e/o contestabile anche in sede di giustizia amministrativa, questa circostanza unita al clamore della notizia ha dato adito a voci gravemente lesive dell'immagine e della reputazione dell'intera amministrazione sanitaria e regionale prestando il fianco a chi vuole ricondurre l'esito del concorso a logiche interne di partito anziché ad una scelta meritocratica –:

   se in conformità all'articolo 15 del decreto legislativo n. 502 del 1992, per evitare eccessiva discrezionalità ed eliminare dannosi sospetti di utilizzi strumentali dei criteri di selezione per il conferimento degli incarichi di direzione, non intenda adottare iniziative normative volte a limitare fortemente il punteggio da attribuire ai colloqui valorizzando i titoli ed i curricula e a rinviare i concorsi fissati in concomitanza di campagne elettorali e congressi nazionali di partiti politici.
(4-00354)


   NISINI e CAVANDOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Centro di medicina rigenerativa «Stefano Ferrari» (Cmr) dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia è un centro di eccellenza nel panorama della ricerca internazionale specializzato nella caratterizzazione delle cellule staminali epiteliali e nella loro applicazione clinica in terapia cellulare e terapia genica;

   al fine di trasferire i risultati della ricerca scientifica verso una medicina personalizzata, il Centro ospita, dall'anno 2008, lo spin-off universitario Holostem terapie avanzate, deputato alla produzione dei prodotti per terapie avanzate e all'implementazione delle sperimentazioni cliniche con cellule staminali adulte sviluppate dalla ricerca universitaria;

   oltre alle applicazioni nella terapia salva-vita delle grandi ustioni, le cellule staminali epidermiche sono state utilizzate con successo presso il Cmr per la prima sperimentazione clinica di terapia genica nella forma giunzionale della epidermolisi bollosa, una malattia genetica rara grave e invalidante, nota anche come «sindrome dei bambini farfalla», che provoca bolle e lesioni in corrispondenza della pelle e delle mucose interne che possono verificarsi a causa della più lieve frizione o persino spontaneamente;

   l'Holostem terapie avanzate è famoso anche per l'immissione in commercio del farmaco Holoclar, il primo prodotto a base di cellule staminali epiteliali in grado di restituire la vista a pazienti con gravi ustioni alla cornea, oltre che per l'impiego della terapia cellulare per la ricostruzione dell'uretra in soggetti, anche in età pediatrica, affetti da ipospadia, una rara malformazione congenita dell'apparato urinario;

   a supporto del Cmr collaborano importanti realtà del terzo settore, come «le ali di Camilla», associazione di promozione sociale che ha lo scopo di promuovere la ricerca scientifica nel campo dell'epidermolisi bollosa e di altre malattie epiteliali e di favorire l'assistenza e la presa in carico dei pazienti affetti da tali patologie;

   l'assemblea dei soci di Holostem terapie avanzate ha deliberato recentemente l'avvio delle procedure per la messa in liquidazione della società;

   la chiusura determinerebbe un duro colpo per il Cmr, una lesione per il diritto alla salute dei pazienti in cura, nonché la dispersione di importanti professionalità con competenze specialistiche sviluppate nel corso di più di quindici anni di ricerca, in contrasto anche con gli obiettivi e le finalità della legge 10 novembre 2021, n. 175 (cosiddetta legge sulle malattie rare) approvata nel corso della XVIII legislatura;

   secondo notizie stampa, Enea Tech e Biomedical, la fondazione di diritto privato vigilata dal Ministero delle imprese e del made in Italy, avrebbe incontrato nel mese di dicembre 2022 i soci di Holostem per dare avvio al processo di due diligence propedeutico all'eventuale subentro integrale della fondazione nella gestione di Holostem –:

   se intendano fornire dettagli e aggiornamenti in merito alla trattativa di cui in premessa;

   se non ritengano di sostenere e adottare ogni iniziativa utile al fine di assicurare l'integrale continuità delle attività di ricerca e di assistenza condotte presso il centro di medicina rigenerativa «Stefano Ferrari» dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
(4-00361)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro del turismo, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata costituita il 19 dicembre 1945;

   l'Associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40;

   infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stato riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, l'associazione è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   l'Italia, anche grazie ad Aig, è da sempre Paese membro qualificato della International Youth Hostel Federation, di cui fanno parte oltre 80 nazioni;

   l'Associazione si è sempre occupata di agevolare la promozione della cultura italiana, dei siti paesaggistici, culturali e dei siti riconosciuti patrimonio dell'Unesco, anche attraverso la medesima rete della International Youth Hostel Federation;

   il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'Associazione italiana alberghi per la gioventù a seguito della procedura concorsuale a cui è sottoposta e della volontà di individuare soluzioni;

   il Ministro del turismo, nella scorsa legislatura, rispondendo a diversi atti di sindacato ispettivo, sia alla Camera che al Senato, tra cui l'atto Senato interrogazione a risposta scritta n. 4-06059 ribadiva la volontà di «individuare ogni ulteriore soluzione utile a livello normativo, che consenta di affrontare la difficile situazione in cui versa l'Associazione, tutelarne il patrimonio e il livello occupazionale, per evitarne la chiusura definitiva e salvaguardarne le descritte attività che, per il settore del turismo, assumono particolare rilievo»;

   sempre nella XVIII Legislatura, il Ministro delle politiche giovanili, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-09793 presentata alla Camera ribadiva il suo impegno e quello del Governo;

   analoghe risposte, durante la XVIII legislatura erano state date dal Governo, intervenendo in Aula alla Camera, in risposta alla interpellanza n. 2-01285 e all'interrogazione a risposta orale n. 3-02654;

   il Ministro del turismo in carica, Santanchè, recentemente nella seduta del Senato del 12 gennaio 2023, rispondendo all'interrogazione 3-00116, ha ribadito l'interesse e il sostegno che il Ministero da lei diretto ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile;

   durante l'esame della legge di bilancio 2023 sono stati accolti dal Governo gli ordini del giorno n. 9/643-bis-AR/153 e n. 9/643-bis-AR/215 che lo impegnano a valutare l'opportunità di introdurre concrete azioni, anche in campo normativo, dirette alla tutela dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù e della sua funzione e ruolo;

   il perdurare della situazione rischia di compromettere, irrimediabilmente, il patrimonio materiale e immateriale della Aig;

   la crisi economica che ha colpito anche l'Italia a causa del COVID-19 e del conflitto russo-ucraino rende necessario adottare misure e strumenti di sostegno al turismo e in particolare delle categorie più svantaggiate, tra cui rientrano quelle giovanili e quelli a basso reddito –:

   quali urgenti iniziative di carattere normativo i Ministri interpellati, in accordo con gli altri Ministri eventualmente competenti, intendano adottare anche alla luce degli atti di indirizzo approvati per tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'Ente ed il personale.
(4-00362)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ORSO, MORFINO, SCERRA, PAVANELLI e GIULIANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi quotidiani locali e nazionali il 28 gennaio 2023 una donna che frequenta il corso specializzazione per il sostegno, un tirocinio formativo attivo, all'edificio 19 dell'Università di Palermo in viale delle Scienze, ha accusato un malore ed è stata trasportata in ospedale con un'ambulanza dove le è stato riscontrato un principio di ipotermia;

   la donna ha riferito di aver sentito «Una nausea fortissima, le labbra nere, un forte pallore, mani e gambe intorpidite», dopo l'aiuto dei colleghi, la ragazza ha chiesto di essere portata all'ospedale di Alcamo, il suo paese d'origine;

   da almeno due settimane nell'aula in questione dell'Università di Palermo non funzionano i riscaldamenti, nonostante le segnalazioni del problema da parte della ragazza e degli altri studenti ai quali nessuno sembra aver dato una risposta;

   sempre a Palermo è stato riportato un caso analogo solo qualche giorno prima, dove a star male, sempre per il freddo, è stata una bambina di quinta elementare della scuola «Emanuela Loi» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per far luce su quanto accaduto e sulle connesse eventuali responsabilità ed evitare che questi gravissimi episodi si possano ripetere.
(4-00359)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Cattoi e altri n. 1-00049, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 gennaio 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mangialavori, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Toccalini, Ziello, Zinzi, Zoffili, Amendola, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Bonafè, Braga, Carè, Casu, Ciani, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Luca, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Ferrari, Forattini, Fornaro, Fossi, Furfaro, Ghio, Gianassi, Girelli, Gnassi, Graziano, Gribaudo, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Madia, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Morassut, Orfini, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Provenzano, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Schlein, Scotto, Simiani, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Benzoni, Bonifazi, Boschi, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, D'Alessio, De Monte, Del Barba, Faraone, Gadda, Giachetti, Grippo, Gruppioni, Marattin, Pastorella, Rosato, Ruffino, Sottanelli, Arruzzolo, Bagnasco, Barelli, Battilocchio, Battistoni, Deborah Bergamini, Calderone, Cannizzaro, Cappellacci, Caroppo, Casasco, Cortelazzo, Dalla Chiesa, D'Attis, De Palma, Fascina, Gatta, Marrocco, Mazzetti, Mulè, Nevi, Orsini, Patriarca, Pella, Pittalis, Polidori, Rossello, Rubano, Paolo Emilio Russo, Saccani Jotti, Sala, Sorte, Squeri, Tassinari, Tenerini, Tosi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Bonelli n. 7-00034, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 44 del 27 gennaio 2023.

   La VIII e X Commissioni,

   premesso che:

    il 12 dicembre 2015 si è conclusa a Parigi la XXI Conferenza delle Parti (COP21), con l'obiettivo di pervenire alla firma di un accordo volto a regolare il periodo post-2020. Tale accordo, adottato con la decisione 1/CP21, definisce quale obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura del pianeta, ben al di sotto dei 2 °C e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1.5 °C rispetto ai livelli preindustriali;

    l'Italia ha ratificato l'accordo con la legge n. 204 del 2016 e in base a quanto chiarito con il Comunicato del Ministero degli affari esteri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 dicembre 2016, l'Accordo è entrato in vigore per l'Italia l'11 dicembre 2016;

    l'accordo di Parigi si inquadra nella cornice più ampia definita dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (il programma d'azione adottato all'unanimità dai 193 Paesi membri delle Nazioni Unite nel settembre 2015) e si integra con i traguardi dell'Agenda, a partire dall'obiettivo 13 «Lotta contro il cambiamento climatico»;

    con il Regolamento (UE) 2018/1999 è stato istituito un sistema di governance dell'Unione dell'Energia, che mira a pianificare e tracciare le politiche e misure messe in atto dagli Stati Membri dell'UE al fine del raggiungimento degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni, incremento dell'efficienza energetica, ricerca e innovazione, sicurezza energetica e sviluppo del mercato interno dell'energia;

    l'articolo 15 del Regolamento (UE) 2018/1999 prevede, tra l'altro, che ciascuno Stato membro elabori e comunichi alla Commissione europea, entro il 1° gennaio 2020, poi entro il 1° gennaio 2029 e successivamente ogni 10 anni, la propria strategia a lungo termine. La Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra è stata adottata e trasmessa all'UE nel primo bimestre del 2021;

    nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato la comunicazione strategica sul Green Deal europeo per conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Il Consiglio europeo con le conclusioni del 12 dicembre 2019 ha stabilito che tutte le politiche e normative dell'Unione devono essere coerenti con tale traguardo, successivamente sancito dalla normativa europea sul clima (regolamento (UE) 2021/1119), che ha introdotto un ulteriore obiettivo da conseguire entro il 2030 consistente in una riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;

    il 14 luglio 2021, la Commissione europea ha quindi presentato un pacchetto di proposte legislative, denominato «Pronti per il 55 per cento» («Fit for 55»), volte a rivedere la normativa dell'UE in materia di riduzione delle emissioni climalteranti, energia e trasporti, per consentire il raggiungimento del nuovo più ambizioso obiettivo al 2030;

    il pacchetto presenta 15 strumenti legislativi atti a conseguire gli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima, e di imprimere l'accelerazione necessaria alla riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi decenni, che trovano applicazione in diversi settori dal settore energetico e climatico all'uso del suolo, dai trasporti alla fiscalità;

    tra gli strumenti del «Fit for 55» rivestono, tra le altre, particolare rilevanza la proposta di modifica della direttiva sull'efficienza energetica, che reitera il concetto di energy efficiency first (priorità all'efficienza energetica) con l'obiettivo di raggiungere una riduzione del 39 per cento del consumo di energia primaria rispetto ai valori del 1990 e una proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD), che punta ad avere in tutta Europa, entro il 2050, edifici a zero emissioni;

    una delle principali novità della revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD) è l'introduzione di standard minimi di prestazione energetica per innescare la necessaria trasformazione del settore. A questo proposito, la proposta di modifica della Commissione europea prevede che il 15 per cento del patrimonio edilizio con le peggiori prestazioni di ciascun Paese membro debba passare per gli edifici pubblici e non residenziali dalla classe G alla classe F entro il 2027 e alla classe E entro il 2030, mentre gli edifici residenziali avranno invece tempo fino al 2030 per portare il proprio certificato a livello F e fino al 2033 per portarlo alla classe E;

    ciascun Paese dell'Unione europea sarà chiamato a mettere a punto il proprio piano nazionale di ristrutturazione degli immobili, che sarà redatto sulla base delle condizioni nazionali, dello stock degli edifici, della disponibilità dei materiali e di lavoratori;

    sul testo della proposta di revisione della direttiva il 25 ottobre 2022 il Consiglio dell'Ue ha raggiunto un accordo definito «orientamento generale», sul quale il Parlamento europeo la Commissione Industria Ricerca ed Energia è previsto debba esprimersi il 9 febbraio 2023 e successivamente, entro il mese di marzo 2023, essere oggetto dell'incontro negoziale tra Commissione, Parlamento e Consiglio;

    in occasione della riunione dei Ministri dell'Energia dei 27 Stati membri dell'unione che hanno raggiunto l'accordo sulla proposta di revisione della direttiva, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin ha espresso apprezzamento da parte dell'Italia in merito al testo della proposta, dicendo che «...il compromesso rende un po' più agevole la riqualificazione degli edifici esistenti non residenziali» e per quanto riguarda la parte sugli edifici residenziali esistenti, «...la proposta della presidenza rappresenta un compromesso, un equilibrio, tra ambizione e fattibilità, in uno spirito che possiamo quindi accettare»;

    la direttiva, una volta approvata dal Parlamento europeo, si applica agli Stati membri, non ai singoli cittadini, e non prevede sanzioni per i proprietari degli immobili, ma incarica ciascun Paese di decidere in che modo e con quali criteri applicare ed incentivare gli interventi di ristrutturazione degli immobili;

    con quasi il 45 per cento dei consumi finali, quello degli edifici è il primo settore in Italia per consumi di energia, con oltre i due terzi derivanti da abitazioni residenziali, settore che nel corso degli anni ha aumentato più di tutti gli altri la propria fame di energia: dal 1990 al 2019, escludendo la riduzione congiunturale dell'anno della pandemia, è passato da 34 a quasi 50 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep) con un incremento del 44 per cento;

    per soddisfare il fabbisogno energetico delle abitazioni, nel 2021 in Italia sono state consumate 33 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), di cui oltre il 50 per cento rappresentato da gas (circa 22 miliardi di metri cubi) e poco meno del 20 per cento di energia elettrica, immettendo in atmosfera circa 70 milioni di tonnellate di gas serra;

    secondo l'analisi condotta da Odyssee-Mure, lo strumento che fornisce un monitoraggio completo dei consumi energetici e delle tendenze dell'efficienza, nonché una valutazione delle misure di politica di efficienza energetica per settore per i Paesi dell'Ue, a parità di condizioni climatiche una abitazione media italiana consuma circa il 50 per cento in più della media europea. Tale situazione è conseguenza del fatto che negli ultimi due decenni mentre gli altri Paesi europei hanno progressivamente ridotto i consumi delle abitazioni mettendo in campo politiche e misure di efficientamento efficaci, l'Italia è rimasta ferma al palo: in vent'anni, infatti, i consumi energetici medi di una casa italiana non sono praticamente cambiati, mentre in Europa in media sono stati tagliati del 17 per cento e alcuni Paesi come la Francia, si sono spinti verso un taglio di oltre il 20 per cento; con il protrarsi della pandemia da COVID-19, lo scoppio della guerra in Ucraina e il ritorno dell'inflazione, il 2022 è stato definito dagli esperti l'anno della tempesta perfetta. E il 2023, appena iniziato, non sarà da meno. La corsa dei prezzi non abbandonerà gli italiani, anzi, tra ottobre 2022 e fine settembre di quest'anno, il cosiddetto anno termico, la bolletta di un condominio tipo che consuma 15.000 metri cubi di gas l'anno potrebbe aumentare del 176 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020-2021, mentre per un'utenza condominiale tipo, con consumi elettrici di 2.500 kWh l'anno e 3 kW di potenza impegnata, la bolletta della luce potrebbe aumentare del 6 per cento rispetto all'anno termico 2021/2022 e del 60 per cento nel confronto con due anni fa;

    secondo l'Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica) e sulla base degli indici elaborati dai ricercatori della Banca d'Italia, le famiglie il cui reddito è considerato insufficiente per riscaldare in modo adeguato le abitazioni in inverno ammontavano nel 2018 a 2,3 milioni, l'8,8 per cento del totale, un incremento di un punto e mezzo percentuale rispetto ai quattro anni precedenti e un massimo storico dal 1997. Tale dato è drammaticamente in aumento per effetto della crisi internazionale scaturita dal conflitto ucraino, che ha determinato l'aumento spropositato dei prezzi dell'energia primaria, con rincari delle bollette del gas e dell'energia elettrica di almeno 5 volte rispetto alla situazione pre-crisi;

    i nuclei familiari che non riescono per motivi economici, sociali ed abitativi a riscaldare o raffrescare adeguatamente l'abitazione sono esposti a maggiori rischi per la propria salute sia nel caso di permanenza continuativa al di sotto dei 18 gradi, soglia giudicata pericolosa dall'Oms, sia per un'eccessiva esposizione ad alte temperature, una situazione in prospettiva destinata ad aggravarsi con gli effetti del riscaldamento climatico e l'aumento della durata dei periodi caldi o delle onde di calore;

    uno degli obiettivi del Piano di transizione ecologica (PTE), approvato dal CITE l'8 marzo 2022, è di ridurre a breve e in modo significativo l'incidenza della povertà energetica sul totale delle famiglie, andando oltre lo strumento del «bonus sociale» e lo sconto sulla bolletta elettrica, con misure più strutturali di promozione mirata dell'efficientamento energetico delle abitazioni, in termini sia di supporto finanziario sia di facilità di accesso alle iniziative che saranno rese disponibili;

    gli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare sono fondamentali sia per raggiungere l'obiettivo di piena decarbonizzazione riducendo l'uso delle fonti fossili, considerando che oltre il 60 per cento del parco edilizio residenziale italiano (12,42 milioni di edifici) ha più di 45 anni e fa affidamento sul gas naturale come principale fonte di energia, sia per migliorare le prestazioni energetiche degli immobili riducendo le dispersioni di calore e più in generale il fabbisogno energetico annuale dell'energia primaria per il riscaldamento, il raffrescamento, per la ventilazione e per la produzione di acqua calda sanitaria, con l'abbattimento dei costi di esercizio degli impianti domestici;

    gli immobili più energivori sono quelli in cui si ritiene che attraverso una spesa minore sia possibile raggiungere benefici maggiori in termini di riduzione dei consumi, di ritorno economico e anche di benessere sociale, stante che i residenti di queste abitazioni sono quelli più spesso colpiti da povertà energetica;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta un deciso impulso all'avvio di un processo di transizione ecologica di grande portata garantendo un volume di investimenti di rilievo assoluto, pari a 222,1 miliardi di euro vincolati ad un serrato cronoprogramma che si chiuderà nel 2026;

    la Componente C3 della «Missione 2», denominata «Rivoluzione verde e Transizione Ecologica», (alla quale sono destinati 15,22 miliardi, che salgono a 21,94 miliardi con il fondo complementare) ha come obiettivo quello di rafforzare il risparmio energetico incrementando il livello di efficienza degli edifici, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni come già avviato dalla misura conosciuta come «Superbonus»;

    secondo i dati presentati dall'ENEA nel suo rapporto sul Superbonus 110 per cento al 31 dicembre 2022, erano in corso 359.440 interventi edilizi incentivati, per circa 62,4 miliardi di investimenti ammessi a detrazione, che porteranno a detrazioni per 68,7 miliardi di euro. Sono 48.087 i lavori condominiali avviati (70 per cento già ultimati), che rappresenta il 46,1 per cento del totale degli investimenti, mentre i lavori negli edifici unifamiliari e nelle unità immobiliari funzionalmente indipendenti sono rispettivamente 208.622 (77 per cento già realizzati), il 38 per cento del totale degli investimenti, e 102.725 (82,2 per cento già realizzati) che rappresentano il 15,9 per cento degli investimenti);

    sulla base dei dati ENEA, si stima che, per i soli interventi di natura energetica legati al Superbonus, al 31 maggio 2022 nel nostro Paese sono stati attivati investimenti per oltre 30 miliardi di euro su oltre 172.000 edifici (di cui il 15,46 per cento condomini), i cui interventi hanno permesso la riqualificazione energetica di circa 40 milioni di metri quadri di edifici, di cui il 58 per cento rappresentato da condomini, con un risparmio di energia primaria di circa 5.650 GWh/anno, di cui circa il 63,4 per cento connesso ad interventi sulle superfici opache e trasparenti, la restante quota connessa agli impianti termici;

    per quanto concerne la quantificazione del potenziale risparmio per gli utenti, si stima che ogni passaggio di classe energetica ottenuta da un edificio oltre a rappresentare un aumento del valore immobiliare del bene per i proprietari e contestualmente un vantaggio in termini di riduzione di circa il 20 per cento dei consumi energetici, contribuisce a ridurre le emissioni di gas serra associate all'energia,

impegnano il Governo:

   a confermare la posizione favorevole dell'Italia espressa il 25 ottobre 2022 in occasione della riunione dei Ministri dell'energia dei 27 Stati membri dell'Unione europea, che hanno raggiunto l'accordo sulla proposta di revisione della direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia (EPBD);

   a porre in essere tutte le iniziative di competenza necessarie affinché il testo finale della direttiva contenga forti tutele sociali ed economiche per i proprietari, a partire dalle fasce sociali più deboli, anche utilizzando il Fondo sociale per il clima, i finanziamenti del Recovery Fund e i fondi derivanti da una razionalizzazione di tutti gli ecobonus, in modo da rafforzare tutti gli strumenti che possono facilitare l'investimento iniziale con riduzione consistenti di oneri economici a carico delle famiglie per gli interventi di ristrutturazione degli immobili;

   ad adottare iniziative volte a rivedere l'articolato quadro degli incentivi e agevolazioni fiscali sugli interventi edilizi in vigore, stabilizzando il Superbonus nell'arco di 10 anni per far fronte al costo degli interventi per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, escludendo dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentate da fonti fossili, con un meccanismo semplificato e legato in modo più stringente al miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici e prevedendo percentuali di detrazione differenziate secondo le fasce di reddito, con la massima detrazione destinata alle fasce più deboli e ai proprietari di immobili destinati alla prima casa;

   ad adottare iniziative volte a prevedere un adeguato rifinanziamento del Fondo nazionale per l'efficienza energetica di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, prevedendo una riserva delle risorse all'erogazione di contributi per gli interventi di riqualificazione energetica dell'edilizia residenziale pubblica.
(7-00034) «Bonelli, Evi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Manzi n. 5-00013 dell'8 novembre 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Giuliano n. 5-00175 del 22 dicembre 2022;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallo n. 5-00216 dell'11 gennaio 2023;

   interpellanza Orlando n. 2-00054 del 24 gennaio 2023.