Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 10 gennaio 2023

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il deputato brasiliano Edoardo Bolsonaro e suo fratello, a sua volta senatore brasiliano, Flavio Bolsonaro, entrambi figli del Presidente uscente del Brasile Jair Bolsonaro, si sono rivolti alla cancelleria consolare dell'ambasciata italiana a Brasilia, per sollecitare l'iter di richiesta della cittadinanza italiana già avanzata nel 2019 sulla base di una antica origine italiana vantata da parte della famiglia;

   in data 25 novembre 2022, il Governo, durante lo svolgimento di una seduta parlamentare, ha confermato quanto sopra, affermando che «il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è informato del fatto che, nel 2020, Flavio ed Edoardo Bolsonaro, figli del Presidente del Brasile Jair Bolsonaro, hanno chiesto di accedere alla lista di attesa della cancelleria consolare dell'ambasciata d'Italia a Brasilia per essere formalmente convocati dalla rappresentanza ai fini del riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Al momento della presentazione della domanda di inserimento in lista di attesa, i richiedenti hanno presentato la prescritta prova che confermava la loro residenza a Brasilia. Competente a trattare le pratiche è, dunque, l'ambasciata d'Italia a Brasilia. Non risulta pervenuta alcuna richiesta in tal senso da parte del Presidente Bolsonaro.»;

   entrambi i figli dell'ex Presidente Bolsonaro sarebbero coinvolti in inchieste giudiziarie e il possesso della cittadinanza italiana potrebbe dunque diventare un escamotage per sottrarsi al giudizio della giustizia brasiliana;

   in un'intervista radiofonica del 10 gennaio 2023, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani ha dichiarato che «l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro non ha mai chiesto la cittadinanza italiana e non mi risulta possa ottenerla. Poi ci sono leggi che autorizzano la cittadinanza, e se c'è qualcuno che la chiede e ne ha i requisiti, ha diritto ad averla», precisando che «non si tratta di una scelta personale. Se ci sono persone che hanno diritto a chiedere la cittadinanza italiana, le leggi dello Stato non lo impediscono», spiegando come non possa esserci una pregiudiziale politica;

   alle recenti elezioni presidenziali in Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, leader della sinistra brasiliana ha vinto le elezioni, battendo il Presidente in carica Jair Bolsonaro;

   in seguito al voto però, ci sono state molte proteste dei sostenitori dell'uscente Bolsonaro e, proprio il 9 gennaio 2023, al termine di una manifestazione a Brasilia in cui contestavano il risultato elettorale, migliaia di persone sono riuscite a sfondare il cordone di sicurezza ed entrare nel Palácio do Planalto, nel piazzale dove si trovano la sede della residenza presidenziale, del Parlamento brasiliano e della Corte suprema. L'attacco sarebbe stato portato avanti dalle migliaia di sostenitori di Bolsonaro – ricordando da vicino l'assalto a Capitol Hill di due anni fa –, sconfitto alle urne, che sono scesi in strada – come avviene da settimane – per contestare il risultato elettorale. Jair Bolsonaro si è dissociato da quanto accaduto, ma il neoeletto Luiz Inacio Lula da Silva lo ritiene colpevole di aver infiammato i manifestanti. Nel frattempo la protesta non è finita, e in molte strade e autostrade del Paese i bolsonaristi hanno creato dei blocchi. A San Paolo hanno dato fuoco a pneumatici e rifiuti, creando ingorghi su una delle arterie della megalopoli, la Marginal Tieté. Ma altre situazioni simili si sono verificate nello Stato di Mato Grosso, in altre aree dello Stato di San Paolo e a Santa Caterina;

   ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis – come nel caso della famiglia Bolsonaro –, è necessario che i discendenti dell'avo italiano, compreso il richiedente, non abbiano mai perso la cittadinanza italiana e che, per gli italiani all'estero mediamente intercorrono, dalla richiesta all'ottenimento della stessa, tra i 10 e i 15 anni di tempo –:

   quali siano le motivazioni che impedirono all'ex Presidente Jair Bolsonaro di richiedere la cittadinanza italiana, come affermato dal Ministro Tajani alla stampa e se ciò non determini, dunque, una interruzione de facto della catena di trasmissione della cittadinanza tale da far decadere anche i requisiti dei figli di Bolsonaro;

   se invece ritengano, per quanto di competenza, di dare regolarmente seguito alla richiesta di cittadinanza dei membri della famiglia Bolsonaro e se, qualora ciò avvenga, lo si faccia nel rispetto delle tempistiche di evasione della pratica previste per tutti gli altri richiedenti.
(2-00040) «Serracchiani, Porta, Boldrini, Quartapelle Procopio, Provenzano».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi del 22 aprile 2014, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 100 del 2 maggio 2014, ha previsto la declassifica e il versamento straordinario all'Archivio centrale dello Stato «degli atti concernenti gli eventi di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell'Italicus (1974), di Ustica (1980), della stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984)»;

   tale direttiva è stata successivamente ampliata dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri Draghi del 2 agosto 2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 190 del 10 agosto 2021, arrivando così ad includere anche la documentazione concernente l'organizzazione Gladio e la Loggia Massonica P2;

   tali straordinarie eccezioni ai limiti temporali solitamente previsti sono arrivate sulla scia della positiva esperienza compiuta in relazione al carteggio sul sequestro e sull'uccisione dell'onorevole Moro e della sua scorta, avviata con la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 aprile 2008;

   con riferimento ai fatti citati nella direttiva del 2014, con decreto del Segretario generale del 28 settembre 2016 è stato istituito il Comitato consultivo sulle attività di versamento agli archivi di Stato e all'Archivio centrale dello Stato della documentazione in oggetto;

   il Comitato, rinnovato annualmente e ricostituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 settembre 2021, è formato anche dai presidenti di importanti associazioni dei familiari di vittime delle stragi, tra cui quelle riferite alla Strage della Stazione di Bologna e alla Strage di Ustica, entrambe avvenute oltre 42 anni fa;

   il Comitato, che ha concluso nell'ottobre 2022 i lavori e presentato la sua relazione annuale, ha riscontrato gravi carenze circa l'attuazione della direttiva del 2014 e grandi deficienze del materiale coevo ai fatti nelle varie amministrazioni pubbliche, come denunciato sulla stampa dalla Presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, l'onorevole Daria Bonfietti: carte mancanti, elenchi di nominativi non consegnati, carte censurate e interi pezzi cancellati proprio in concomitanza con la loro desecretazione;

   inoltre mancherebbe l'intero archivio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per agli anni delle Stragi (1968-1980), nonché tutta la documentazione del Ministro e del suo gabinetto;

   tali gravi carenze, oltre a rappresentare la mancata applicazione di quanto previsto dai provvedimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, recano un grave danno nei confronti dei familiari delle vittime delle stragi, tra cui quelle della stazione di Bologna e di Ustica, che da oltre quarant'anni cercano risposte alle loro sofferenze, oltre che per tutti i cittadini;

   è utile ricordare che il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, cosiddetto «Codice dei beni culturali e del paesaggio», stabilisce, all'articolo 10, che rappresentano beni culturali «gli archivi e i singoli documenti dello Stato», ivi inclusi quindi gli archivi ministeriali, e, all'articolo 41, il versamento «all'Archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato dei documenti relativi agli affari esauriti da oltre trent'anni, unitamente agli strumenti che ne garantiscono la consultazione.» –:

   se il Governo confermi o smentisca quanto denunciato dall'onorevole Bonfietti, membro del Comitato consultivo, circa l'Archivio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   se non ritenga di dare seguito a quanto previsto dalla citata direttiva del 2014, avviando un grande processo di desecretazione e versamento presso l'Archivio centrale dello Stato della documentazione riferita ad un periodo storico terribile e sanguinoso della Repubblica Italiana.
(2-00043) «Marattin, Richetti».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI e SIMIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in vista delle celebrazioni per il centenario della morte del maestro Giacomo Puccini, che ricorrerà nel 2024, in sede di approvazione della legge di bilancio 2022 sono stati stanziati 9,5 milioni di euro (1 milione e mezzo nel 2022 e 8 milioni nel 2023) al fine di riconoscere il giusto tributo ad uno dei grandi protagonisti della cultura italiana;

   le celebrazioni consentiranno la «tutela, salvaguardia e valorizzazione, anche con finalità di promozione turistica, dei luoghi in cui Giacomo Puccini ha vissuto e operato, anche attraverso interventi di manutenzione, restauro o potenziamento delle strutture esistenti»;

   per celebrare tale occasione e riconoscere l'altissimo valore culturale che la figura del Maestro riveste nello scenario sia nazionale che mondiale, la Presidenza del Consiglio dei ministri ha istituito il Comitato promotore delle celebrazioni pucciniane, insediatosi nel mese di ottobre 2022, presieduto dal Maestro Alberto Veronesi;

   il Comitato è composto da esponenti politici, accademici nonché delegati del Ministero della cultura e del Ministero dell'istruzione e del merito e ha il compito di diffondere e valorizzare in Italia e all'estero la conoscenza delle opere di Giacomo Puccini attraverso un ricco programma di manifestazioni culturali e di celebrazioni;

   Nicola Bellini, professore emerito della Scuola Superiore Sant'Anna, nominato come delegato del Ministro dell'istruzione, con il ruolo di tesoriere e segretario del Comitato, si è dimesso da tali incarichi perché, come da lui stesso dichiarato, sussistevano «divergenze con il metodo di lavoro» con il Maestro Veronesi;

   sembra, infatti, che il Presidente del suindicato Comitato adotti decisioni senza adeguato coinvolgimento degli altri membri dell'organismo, dando prova di una gestione travagliata, disordinata e inadeguata;

   in seguito alle dimissioni del professore Bellini sono emersi la mancanza di linee di indirizzo e di un piano generale, organico e concordato con le parti per una corretta programmazione delle attività e di una gestione non «compatibile con i principi di una buona amministrazione delle risorse pubbliche», per citare le parole del tesoriere, dimostrato anche dalla minima esposizione e pubblicità dei bandi effettuati e pubblicati dal Comitato sul proprio sito;

   inoltre, da quanto si apprende a mezzo stampa, sono numerose – se non la maggioranza – le riunioni del Comitato andate deserte per la mancanza del numero legale;

   ad oggi non è dato sapere quanto del milione e mezzo che doveva essere stanziato entro la fine del 2022 sia stato effettivamente speso e per cosa e quanti, invece, di questi fondi siano tornati allo Stato per l'incapacità di spesa con una conseguente perdita economica e di credibilità per i territori coinvolti;

   il 6 gennaio 2023 i sindaci di Viareggio, Lucca e Pescaglia hanno inviato una lettera al Presidente Veronesi e a tutti i componenti del Comitato per esprimere la loro grande preoccupazione per le polemiche delle ultime settimane poiché: «le prese di posizione estemporanee, i dubbi e le incertezze sollevate da più parti mettono a rischio la realizzazione di un percorso virtuoso di alto livello»;

   per le medesime ragioni esposte dagli interroganti, un'analoga interrogazione è stata presentata all'attenzione del Presidente del consiglio della regione Toscana –:

   se siano a conoscenza di quanto accaduto in merito alla gestione del Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per verificare se vi siano le condizioni affinché il suddetto organismo operi con la necessaria serenità, velocità ed unità d'intenti all'interno delle sue componenti in modo da raggiungere i risultati prestabiliti e realizzare celebrazioni all'altezza delle risorse stanziate che diano effettivo lustro, a livello nazionale ed internazionale, alla figura di Puccini.
(5-00196)

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO e DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella relazione annuale, del 12 ottobre 2022, del Comitato consultivo sulle attività di versamento all'Archivio centrale dello Stato e agli Archivi di Stato della documentazione di cui alle direttive del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2014 e del 2 agosto 2021, si legge che manca completamente l'archivio del Ministero dei trasporti per gli anni delle stragi (1968-1980) e, in particolare, tutta la documentazione del Ministro e del suo gabinetto;

   nelle conclusioni della relazione si scrive: «Non è accettabile che in un periodo di tempo prolungato, che va dalla fine degli anni '60 agli anni '80, possa mancare del tutto la documentazione relativa al Gabinetto del Ministro dei trasporti [...] riferita al periodo delle stragi che hanno segnato tragicamente il nostro Paese»;

   proprio i trasporti furono particolarmente colpiti, basti ricordare gli attentati sui treni, alla stazione di Bologna, fino alla vicenda di Ustica;

   si tratta non solo di un segnale estremamente negativo circa la situazione della documentazione archivistica nelle amministrazioni dello Stato ma, nello specifico, di un fatto che depotenzia il percorso di desecretazione della documentazione relativa alle stragi, iniziato con la direttiva del 2014 e rafforzato con quella del Governo Draghi, che interessa anche le vicende della loggia P2 e di Gladio, e che ha nominato alla direzione del Comitato il Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   la carenza nelle documentazioni è sempre stata al centro delle critiche e delle denunce delle associazioni delle vittime delle stragi, ed è stata negli anni la causa del contendere da parte del comitato nei confronti delle amministrazioni. Spesso sono stati segnalati elenchi di nominativi non consegnati, carte censurate o coperte con vistose cancellature, come segnalato da Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti vittime strage di Ustica in articolo su Il Manifesto del 30 dicembre 2022;

   in ogni caso, si è trattato di un lavoro importante che ha portato all'acquisizione di un grande patrimonio di conoscenza e documentazione fondamentale per chiarire le vicende di un periodo drammatico della vita del nostro Paese –:

   se siano a conoscenza della situazione, in particolare di quella degli archivi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quali iniziative intendano intraprendere affinché si operi per ritrovare la documentazione mancante e in che modo intendano proseguire e intensificare l'impegno per l'attuazione di quelle direttive così utili per fare piena luce e delineare un documentato contesto storico sul periodo delle stragi.
(4-00236)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   la Corte dei conti, nella deliberazione 31 ottobre 2019, n. 17/2019/G, ha esaminato le modalità di funzionamento e di gestione del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, rilevando rallentamenti nell'attività dei centri di spesa, imputabile alla complessità delle procedure e alla difficoltà nell'esecuzione degli interventi, condizionata soprattutto dal pagamento differito. Altre criticità riguardano l'inadeguatezza delle procedure e la debolezza delle strutture attuative, la necessità di revisione dei progetti approvati e/o delle procedure di gara non attuate. Non meno importante, l'incapacità tecnica e finanziaria delle amministrazioni nazionali e locali di rendere esecutivi i progetti di intervento;

   in sostanza, secondo la Corte dei conti, il Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico, istituito per favorire la progettazione e accelerare la cantierabilità delle opere e degli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico, non avrebbe raggiunto ad oggi l'obiettivo per il quale era stato creato;

   ciò sembra imputabile ad una carenza di progettualità dovuta soprattutto alle difficoltà che hanno gli enti locali in termini di coperture finanziarie necessarie per la progettazione esecutiva degli interventi programmati, nonché in termini di carenza di dotazioni organiche e uffici adeguatamente specializzati, all'uopo necessari alla progettazione. In tal senso si rileva l'opportunità di rimodulare le modalità di accesso al Fondo, in particolare nel Mezzogiorno, prevedendo un incremento significativo della quota delle risorse da destinare al primo livello progettuale;

   il rapporto Ispra, rubricato «Dissesto Idrogeologico In Italia: Pericolosità e Indicatori Di Rischio», nella sua ultima stesura aggiornata, fotografa le nuove mosaicature nazionali di pericolosità per frane e alluvioni, nonché riferite all'erosione costiera per l'intero territorio nazionale;

   il summenzionato rapporto rileva che il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e erosione costiera (1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni). Tra i comuni italiani, gravi elementi di criticità e di rischio sono presenti nel territorio della Regione Siciliana, così come rappresentato dalla «Mappa della propensione al dissesto geomorfologico» proposta dal Dipartimento regionale della protezione civile e condiviso dalla giunta regionale siciliana con la delibera n. 354 del 25 luglio 2022 –:

   quali urgenti e indifferibili iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per consentire un rapido avanzamento delle procedure di erogazione delle risorse del Fondo per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, in modo da consentire a tutti i comuni del territorio nazionale di approvare tempestivamente i progetti e avviare i cantieri, in un quadro di compatibilità con i rilievi formulati dalla Corte dei conti.
(2-00042) «Morfino, Ilaria Fontana, L'Abbate, Fede, Caramiello, Sergio Costa, Bruno, Scerra, Scutellà, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Amato, Caso, Cherchi, Orrico, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Ascari, Cafiero De Raho, D'Orso, Giuliano, Cantone, Iaria, Santillo, Traversi, Aiello».

Interrogazioni a risposta immediata:


   RUFFINO, RICHETTI, ENRICO COSTA, GADDA, PASTORELLA, DEL BARBA e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2022 la Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai); l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione ha richiesto a Sogin alcune integrazioni documentali, inviate a giugno 2022;

   l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione avrebbe dovuto formulare il parere tecnico di competenza entro agosto 2022, ma non risulta che ciò sia avvenuto; la proposta è rimasta intanto «secretata»;

   proprio a causa delle criticità nell'operato di Sogin, il decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, ne ha disposto il commissariamento per la «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale»;

   dopo 5 mesi dall'insediamento della commissaria, non s'è vista traccia di rinnovamento; sono stati confermati tutti i direttori, addirittura designando come coordinatore del gruppo di lavoro per l'accelerazione del decommissioning il dirigente che al momento del commissariamento era l'amministratore delegato di Sogin;

   né la commissaria ha chiarito la vicenda del licenziamento a febbraio 2022 di 4 dirigenti, tra cui proprio il responsabile della redazione della Carta nazionale delle aree idonee che aveva guidato il Seminario nazionale, compromettendo la fiducia delle popolazioni interessate; da poco è stata pubblicata l'ordinanza del giudice del lavoro a conclusione del primo dei 4 ricorsi, con la condanna di Sogin al risarcimento di circa 700 mila euro; il dirigente che ha coordinato la procedura di licenziamento è oggi uno dei più stretti collaboratori della commissaria;

   nulla è stato fatto per sbloccare il progetto per mettere in sicurezza i rifiuti liquidi radioattivi dell'Eurex a Saluggia, fermo dal commissariamento, visto che il consorzio Cemex 2023, cui era stato improvvidamente affidato nel 2021 il progetto, in 3 anni ha svolto poco più dell'1 per cento dei lavori, che andavano completati in 4 anni; è al momento in corso una disputa sugli oltre 30 milioni di euro di anticipo già incassati da Cemex;

   nel deposito Avogadro a Saluggia ci sono ancora 13 tonnellate di combustibile radioattivo che dovrebbero essere trasferite in Francia per essere trattate; tuttavia, scrive l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, non si hanno elementi in merito a una ripresa delle spedizioni a completamento dall'accordo intergovernativo con la Francia per tale trasferimento, a causa dei tempi ancora incerti di realizzazione del deposito nazionale –:

   come intenda procedere in ordine alle problematiche esposte in premessa, in particolare in merito alla definitiva soluzione delle croniche criticità della gestione di Sogin e alla pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree idonee.
(3-00090)


   SQUERI e RUBANO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   ogni qual volta i prezzi dei carburanti salgono sensibilmente riesplode la polemica sulla tassazione che grava su di essi, le accise e l'Iva. Nel 2021 le accise relative ai carburanti hanno assicurato un gettito di oltre 15 miliardi di euro. L'accisa pesa quasi per il 40 per cento sul costo finale di benzina e diesel e, aggiungendoci l'Iva al 22 per cento, il carico sale al 55 per cento circa;

   le 19 accise sui carburanti esistenti si sono stratificate nel corso dei decenni quali sovraimposte per sopperire a talune emergenze (dalla guerra d'Etiopia ai terremoti). La somma ammonta a circa 0,41 euro (per litro), a cui si deve aggiungere l'imposta di fabbricazione sui carburanti, che porta il totale finale dell'accisa a 0,7284 euro per litro per la benzina e 0,6174 euro per litro per il diesel;

   per calmierare l'aumento dei prezzi dovuto alla guerra in Ucraina, il decreto-legge n. 21 del 2022 ha previsto un taglio dell'accisa di 25 centesimi di euro al litro (complessivamente 30,5 euro considerando l'Iva) inizialmente per 30 giorni, prorogati, sia pure in forma ridotta, fino a fine 2022: gli oneri di questa operazione sono stati valutati in circa 730 milioni di euro al mese;

   nell'Unione europea solo l'Olanda e il Regno Unito hanno imposte indirette sui carburanti più alte dell'Italia e il nostro Paese è rispettivamente all'ottavo (per la benzina) e al settimo posto (per i diesel) nella classifica delle nazioni dove il pieno risulta più caro (dati EnjoyTravel.com del 2021);

   l'aumento dei prezzi dei carburanti produce sistematicamente un aumento del gettito nominale dell'Iva, mentre per le accise è applicata in misura fissa. Il Governo Draghi ha potuto finanziare il taglio delle accise attraverso l'utilizzo dell'extragettito derivante proprio dall'aumento del prezzo della benzina. Questa possibilità è ora preclusa dato che, con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza di settembre 2022, l'Esecutivo uscente ha incorporato quell'extragettito nei tendenziali, trasformando quelle maggiori entrate in incassi ordinari e quindi non dirottabili a copertura degli sconti;

   l'eliminazione dello sconto di accisa e relativa Iva è stata favorita dal calo delle quotazioni del petrolio, con il conseguente calo del prezzo alla pompa. Tuttavia, occorre considerare l'impatto sui cittadini e sul sistema produttivo. Preoccupa, in particolare, l'aumento del gasolio, preventivabile in forza delle ulteriori sanzioni previste nei riguardi della Russia –:

   quali provvedimenti intenda adottare il Governo per avviare una strutturale riduzione delle accise gravanti sui carburanti.
(3-00091)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 6 gennaio 2023 dal quotidiano: «Il Messaggero», 542 impianti fotovoltaici attendono le necessarie autorizzazioni da parte del precedente Ministero della transizione ecologica, i cui ritardi sono causati dal numerosi vincoli burocratici, che rallentano i permessi per lo sviluppo delle energie rinnovabili;

   il medesimo articolo evidenzia al riguardo come il predetto numero appaia più significativo, se confrontato con il dato registrato nel settembre 2022, quando gli impianti a energia solare che aspettavano di ricevere il via libera erano «solo» 367 aggiungendo inoltre, che le attese autorizzative siano cresciute attualmente di oltre il 40 per cento;

   tali rallentamenti configurano un paradosso tutto italiano, considerato che mentre l'Europa spinge per diversificare le fonti di energia, cercando di ridurre la propria dipendenza dalle fonti fossili (e in particolare dal gas russo) e con un ampio capitolo del Pnrr dedicato proprio alla creazione di impianti di rinnovabili, i progetti italiani che in realtà sono esistenti, stentano a decollare;

   tali criticità, prosegue ancora l'articolo de «Il Messaggero», derivano da una serie di segnalazioni provenienti dall'Alleanza italiana per il fotovoltaico, che riunisce alcuni tra i principali operatori nel settore delle rinnovabili, la cui associazione rileva come nonostante siano crescenti le richieste di autorizzazioni, non altrettanto dinamiche e veloci sono le risposte e i permessi per operare da parte delle istituzioni;

   i progetti in attesa del via libera il 3 gennaio 2023, sostiene l'Alleanza italiana per il fotovoltaico, erano 542, di questi 215 (più di un terzo) erano arenati nella primissima fase del procedimento, quella che tecnicamente viene definita di «verifica amministrativa»; altri 263, invece, risultano attualmente fermi al gradino immediatamente successivo, quello (ancora preliminare) della «istruttoria tecnica»; un evidente «collo di bottiglia», secondo gli esperti del settore, in cui finiscono per intasarsi i quattro quinti delle richieste, che così rallentano il proprio iter autorizzativo;

   secondo gli operatori del settore delle rinnovabili inoltre, le suesposte difficoltà derivano dalla mancanza di mezzi e personale, di strumentazioni tecnologiche datate e di supporti informatici con una capacità di calcolo troppo ridotta per consentire la «lettura» rapida dei progetti di nuovi impianti;

   la stessa Alleanza italiana per il fotovoltaico evidenzia inoltre che ulteriori criticità si rinvengono nell'ambito delle difficoltà con cui opera la Commissione Pniec-Pnrr, che, successivamente ai pareri rilasciati, deve attendere le autorizzazioni da parte del Ministero dei beni culturali, che tramite le Soprintendenze deve valutare l'impatto paesaggistico delle opere;

   gli stessi operatori del settore, evidenzia altresì l'articolo di stampa in precedenza, richiamato, plaudono all'intenzione del Governo Meloni, di semplificare le procedure autorizzative per le opere (quali gli impianti fotovoltaici) considerate strategiche previste dal Pnrr, al fine di garantire un futuro del Paese con sempre meno emissioni, in linea con gli obiettivi europei e mondiali;

   le suesposte osservazioni a parere dell'interrogante, confermano la necessità di implementare le misure in larga parte già previste dai Ministeri interrogati, volte ad accelerare gli interventi di semplificazione e sburocratizzazione delle procedure autorizzative in favore degli impianti di fotovoltaico, attualmente in corso di valutazione, al fine di invertire il trend negativo da parte del precedente Governo, che anche sotto il profilo dell'efficienza amministrativa ha evidenziato gravi inefficienze, come dimostra l'articolo de «il Messaggero», in precedenza richiamato –:

   quali valutazioni di competenza i Ministri interrogati intendano esprimere nell'ambito delle osservazioni in premessa esposte e quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano di conseguenza intraprendere, al fine di prevedere ulteriori misure volte a velocizzare le procedure autorizzative per gli impianti di fotovoltaico, in coerenza con l'azione già intrapresa dallo stesso Governo Meloni.
(5-00195)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, per sapere – premesso che:

   diversi organi di stampa hanno riportato la storia di «Anna», nome di fantasia, una quarantasettenne docente di matematica che si è rivolta al centro antiviolenza «Fammi Rinascere» del frusinate, perché, dopo aver denunciato per reato di maltrattamenti il marito, padre dei suoi due figli, in quanto avrebbe da lui subito, per anni, gravi umiliazioni psicologiche e coercizioni, da più di un anno si troverebbe a non poter più vedere il figlio piccolo, nonostante si trovi alla fine della propria vita a causa di un tumore maligno;

   la querela della donna avrebbe prodotto un rinvio a giudizio dell'uomo, un medico di Trani, e il processo sarebbe ancora in corso: ciononostante, il figlio minore della coppia, oggi dodicenne, un anno e mezzo fa sarebbe stato affidato o collocato presso il padre, mentre solo alla figlia maggiore, oggi diciassettenne, sarebbe stato concesso di continuare a vivere con la madre. Sebbene il tribunale avesse previsto che la madre continuasse a vedere il figlio settimanalmente, la donna da oltre un anno non avrebbe più potuto avere contatti con lui, nonostante la donna si trovi da oltre un anno in grave situazione di salute e pericolo di vita, essendosi ammalata gravemente, ed essendo, ad oggi, ricoverata in una clinica dove effettua cure palliative per malati terminali;

   di tale vicenda sorprende anche il fatto che il bambino sarebbe stato collocato o affidato presso il padre nonostante un rinvio a giudizio per maltrattamenti domestici, in aperta violazione della Convenzione di Istanbul;

   in caso di separazione genitoriale il codice civile prevede il diritto del minore di «mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore» attraverso l'istituto dell'affido condiviso dei figli minori coinvolti nella separazione genitoriale; e che la limitazione del diritto all'affido condiviso possa essere decisa dal tribunale competente solo nei casi in cui entrambi o uno dei due genitori costituisca causa di pregiudizio per l'educazione, la serenità di vita e la salute del minore. Come chiarito dalla Corte di cassazione, l'esistenza di conflitti e la litigiosità tra i genitori non comporta, di per sé, l'esclusione dell'affidamento condiviso. Radicalmente diversi sono però i casi di violenza domestica – fisica, psicologica, economica ecc. – e di abusi su minori. In tali casi, come previsto anche dalla Convenzione di Istanbul, «le Parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che l'esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini». La Convenzione parifica inoltre l'essere vittima diretta di abusi alla violenza assistita prevedendo che «un bambino vittima e testimone di violenza contro le donne e di violenza domestica, deve, se necessario, usufruire di misure di protezione specifiche, che prendano in considerazione il suo interesse superiore»;

   inoltre va ricordato che l'Italia ha approvato la legge 1° ottobre 2012, n. 172, di ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa del 2007, Convenzione di Lanzarote, per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, con la quale ha introdotto una cautela specifica nell'assunzione di informazioni testimoniali di minori vittime o testimoni di reati di carattere sessuale consistente nell'«ausilio di un esperto in psicologia o psichiatria infantile, nominato dal pubblico ministero»;

   la legge n. 206 del 26 novembre 2021, legge delega per la riforma del processo civile e della materia del diritto di famiglia – cosiddetta riforma Cartabia – prevede che nei procedimenti giudiziali di affido dei minori vengano considerate non soltanto le condanne e le denunce ma le semplici allegazioni di comportamenti genitoriali violenti e che il giudice debba personalmente ascoltare il minore, assumendo le necessarie informazioni sulla violenza subita/assistita;

   il codice civile stabilisce inoltre che il minore che abbia compiuto dodici anni e anche di età inferiore, ove capace di discernimento, sia ascoltato dal Presidente del tribunale, dal giudice delegato nell'ambito dei procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che lo riguardano;

   non si comprende quali siano gli ostacoli alla esecuzione di un provvedimento giudiziale che già prevede un contatto settimanale del bambino con la madre e perché non sia stata verificata la esecuzione regolare di tali contatti –:

   se ritengano di potere adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine della piena applicazione del provvedimento giudiziale che permette a questa madre ammalata e morente di vedere suo figlio, nonché se intendano intraprendere o comunque sostenere iniziative, anche normative, o di altro genere affinché i minori non vengano affidati o collocati presso genitori rinviati a giudizio o persino condannati per abusi e violenze domestiche.
(2-00041) «Guerra, Serracchiani, Fornaro».

Interrogazioni a risposta immediata:


   LUPI e ROMANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il mondo delle carceri in Italia sta affrontando un momento particolarmente delicato e drammatico;

   alla data del 14 novembre 2022, secondo la rivista on line Articolo 21: «Nel 2022 sono decedute 186 persone ristrette in carcere, tra esse 77 per suicidio e 27 per cause da accertare». L'aggiornamento a tutto il 2022 dei casi di suicidio ha raggiunto le 81 unità;

   secondo quanto scrive Il Mattino di Napoli del 28 dicembre 2022: «Mai da quando si rileva il dato, e probabilmente nella storia della Repubblica, era accaduto che così tanti detenuti avessero posto fine alla loro esistenza. Negli anni '60 non venivano superati i 20 suicidi nei dodici mesi, con il minimo storico di 5 nel 1966, quando la media dei detenuti fu di 25 mila presenze, meno della metà di quelle attuali»;

   come riportato dallo stesso articolo, secondo le anticipazioni del Garante, i dati sopra esposti sono così drammaticamente presentati: «sono 76 gli uomini e 5 le donne; 47 sono di nazionalità italiana, 34 gli stranieri; quarantanove persone, poco più del 60 per cento, si sono suicidate nei primi sei mesi di detenzione, di cui 15 entro i primi 10 giorni e ben 9 entro le prime 24 ore dall'ingresso; cioè quasi un suicidio su 5 avviene nei primi 10 giorni di carcerazione; inoltre, 40 detenuti avevano una pena residua inferiore ai tre anni»;

   altro aspetto drammatico è la vetustà delle carceri italiane e la drammatica situazione di sovraffollamento che, oltre a rendere difficile la vita degli «ospiti», crea situazioni di lavoro impossibili per gli agenti carcerari, con conseguenze tragiche, come riportato dalla rivista Vita: «negli ultimi 11 anni 167 agenti di polizia penitenziaria si sono tolti la vita, anche a causa delle condizioni di stress in cui svolgono il loro lavoro, a volte anche con turni di 8-12 ore continuative, controllando da 1 a 200 detenuti»;

   il sovraffollamento delle carceri e la mancanza di agenti di polizia penitenziaria sono tra le cause principali dei disagi negli istituti di pena, rendendo spesso impossibile programmare attività trattamentali, iniziative di socializzazione, di volontariato, culturali, di reinserimento lavorativo, pregiudicando la stabilità emotiva e psicologica dei carcerati che porta a gesti disperati –:

   quali urgenti iniziative normative intenda mettere in atto il Governo per affrontare e porre rimedio alla situazione descritta in premessa, tenuto conto anche che sono passati 10 anni (8 gennaio 2013) dalla sentenza «Torregiani» della Corte europea dei diritti dell'uomo che, con decisione presa all'unanimità, ha condannato l'Italia per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, per il sovraffollamento delle carceri italiane.
(3-00086)


   SCUTELLÀ, GIULIANO, ASCARI, CAFIERO DE RAHO e D'ORSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in adempimento alla legge delega 14 settembre 2011, n. 148, il Governo pro tempore ha provveduto, con decreti legislativi 7 settembre 2012, nn. 155 e 156, a definire il contenuto della riforma della «geografia giudiziaria» per «riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza»;

   attraverso gli accorpamenti disposti e il conseguente riassetto territoriale è stata effettuata una revisione nel numero e nella distribuzione degli uffici di primo grado che ha previsto la soppressione di 30 tribunali;

   le criticità maggiormente riscontrate alla luce della riforma hanno riguardato: la mancata considerazione della specificità territoriale del bacino di utenza, delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e della sua estensione, della distanza e del tempo di percorrenza tra il tribunale accorpato e quello accorpante – considerando la carenza di collegamenti stradali e ferroviari –, della situazione infrastrutturale e della vetustà della rete viaria all'interno delle circoscrizioni di riferimento. Ciò si è tradotto in un aumento dei costi per i cittadini e in un'assenza dello Stato, specificatamente in territori fortemente contaminati dalla criminalità organizzata;

   la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej) ha affermato che le riforme della geografia giudiziaria, realizzate negli Stati membri, devono tenere conto di tutti gli elementi di criticità che possano limitare l'accesso dei cittadini a un sistema giudiziario di qualità;

   l'articolo 24, primo comma, della Costituzione è la fonte costituzionale del diritto di azione, che è un principio fondamentale dell'ordinamento e dal quale si può trarre il dovere, per il legislatore, di far accedere ciascuno a un giudice e a un giudizio;

   lo Stato non può esimersi dall'articolare una delle proprie funzioni – quella giurisdizionale – e uno dei propri elementi costitutivi – il territorio – senza tenere conto, in molti casi, delle specificità di questi, ma ponendosi al servizio di altre esigenze, quali l'uniformità, il risparmio o l'efficientismo;

   se l'obiettivo della riforma era il risparmio di spesa e il miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, gli interroganti ritengono, ove mai tali risparmi si siano concretizzati, che ogni possibile intervento non possa prescindere dall'esigenza di tenere in considerazione il diritto di accedere alla giustizia, quale diritto fondamentale di ogni individuo in uno Stato democratico –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per definire le criticità evidenziate in premessa e se intenda valutare l'adozione di iniziative normative per procedere ad una riorganizzazione della distribuzione nel territorio nazionale degli uffici giudiziari, volta a garantire pienamente il diritto di accesso alla giustizia dei cittadini.
(3-00087)


   DORI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2020, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, secondo la ricostruzione degli inquirenti e grazie alle videocamere di sorveglianza e alle testimonianze, si svolgeva nei confronti dei detenuti un gravissimo pestaggio, brutale e immotivato;

   per quei fatti, nel luglio 2022, sono state rinviate a giudizio 105 persone per reati come: tortura, omicidio colposo come conseguenza di tortura, lesioni pluriaggravate, abuso di autorità, falso in atto pubblico;

   dodici imputati sono anche accusati dell'omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine, morto il 4 maggio 2020;

   secondo il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, quanto avvenuto il 6 aprile 2020 rappresenterebbe «una mattanza di Stato»;

   si apprende dai mezzi di stampa che alcuni esponenti istituzionali avrebbero espresso solidarietà agli agenti sotto processo;

   il Viceministro Bignami, in un'intervista al quotidiano Domani il 15 dicembre 2022 e qualche giorno prima a Ferrara al congresso del sindacato dei carabinieri, aveva ipotizzato di rivedere il reato di tortura introducendo il concetto di reiterazione, rendendolo di difficile se non impossibile applicazione;

   precedentemente, l'attuale Sottosegretario per la giustizia, Delmastro Delle Vedove, con interpellanza n. 2-00834 del 15 giugno 2020, chiedeva al Ministro della giustizia pro tempore se intendesse «sollecitare da parte del direttore generale dell'amministrazione penitenziaria il conferimento dell'encomio solenne al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l'istituto penitenziario che, in operazione di particolare rischio, ha dimostrato di possedere, complessivamente, spiccate qualità professionali e non comune determinazione operativa»;

   la coordinatrice nazionale di Antigone, Susanna Marietti, ha commentato: «Si rischia che le modifiche alla norma che criminalizza la tortura vengano fatte per neutralizzare l'impatto. Sarebbe un errore culturale, giuridico e politico gravissimo»;

   l'introduzione del reato di tortura, ex articolo 613-bis del codice penale, è avvenuta con l'approvazione della legge n. 110 del 2017, che ha colmato un vulnus creatosi dopo la ratifica con legge n. 489 del 1988 della Convenzione di New York del 1984;

   una modifica come auspicata da diversi esponenti dell'attuale Governo sarebbe contraria agli impegni assunti a livello internazionale –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire l'intenzione del Governo di adottare iniziative per novellare il reato di tortura nel senso annunciato da alcuni suoi esponenti, depotenziando di fatto l'articolo 613-bis del codice penale, provocando quindi un preoccupante allontanamento dell'Italia dalle norme internazionali e dalla Carta dei diritti dell'Unione europea e un suo avvicinamento a Paesi che non garantiscono pienamente i diritti umani.
(3-00088)


   MOLINARI, BISA, BELLOMO, MATONE, MORRONE, SUDANO, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato, in audizione presso le Commissioni giustizia di Senato e Camera, ha evidenziato l'uso eccessivo delle intercettazioni che da mezzo di ricerca della prova si sono trasformate in strumento di prova;

   la Commissione europea, infatti, ha messo in mora l'Italia per non aver ottemperato a una specifica direttiva del 2011 che assimila i contratti per le intercettazioni a transazioni commerciali. In quanto tali, andrebbero quindi sottoposti a un controllo preventivo e successivo da parte della Corte dei conti; nello specifico, alla Sezione centrale per il controllo dei contratti secretati. Ma, come evidenziato nella relazione trasmessa alle Camere il 19 agosto 2022 sull'attività svolta dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, «appare ancora eccessivamente esiguo il numero delle procure della Repubblica che sottopongono alla preposta Sezione della Corte dei conti i contratti relativi alla fornitura di sistemi di intercettazione»;

   le apparecchiature per le intercettazioni, così come i «software spia», sono di proprietà di aziende esterne all'amministrazione della giustizia e gli affidamenti sono realizzati senza gara, per cui le procure godono di ampia autonomia di scelta;

   questo comporta anche che ci sia una differenza abnorme dei costi, con procure che «spendono mille per un'intercettazione e altre che spendono cento». I costi più elevati si registrano in quelle di Palermo, Roma, Napoli, Milano e Reggio Calabria. Nel 2019, a fronte di uno stanziamento complessivo di bilancio da 125 milioni e 352 mila euro per le intercettazioni, ne sono stati utilizzati 191 milioni. Per il 2021 e il 2022, invece, lo stanziamento si è leggermente ridotto: a 213,7 milioni di euro l'anno;

   nel 2021 risultano stanziati, sul capitolo 1363 dello stato di previsione del Ministero della giustizia, 213.718.734 euro per le spese obbligatorie per intercettazioni;

   è evidente il problema legato al fatto che non c'è controllo di alcun tipo sulle tariffe ed appare necessario un intervento governativo finalizzato all'armonizzazione delle tariffe, volto ad apportare i correttivi necessari alla normativa vigente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative volte ad apportare correttivi alla normativa vigente in materia di attività negoziali che non pervengono alla Sezione centrale della Corte dei conti e che rendano l'operato della Sezione maggiormente incisivo, finalizzato ad una corretta gestione della spesa, e comunque mai disgiunto dalla salvaguardia della sicurezza nazionale e quali siano stati i costi delle intercettazioni negli ultimi 5 anni.
(3-00089)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione, nel riconoscere l'inviolabilità del diritto di difesa, garantisce «ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione»;

   lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il «gratuito patrocinio a spese dello Stato»;

   gli avvocati che prestano la loro attività professionale in favore dei clienti ammessi al gratuito patrocinio assolvono un compito di elevato valore sociale;

   in Italia il patrocinio a spese dello Stato è disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, come successivamente modificato e integrato;

   il sistema di liquidazione dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato è affetto da gravi criticità;

   i problemi principali sono: la complessità della procedura burocratico-amministrativa; la carenza di personale negli uffici giudiziari; i cronici ritardi delle liquidazioni agli avvocati da parte delle Corti d'appello; la carenza di monitoraggio dei flussi di domande di accesso al beneficio, di effettive avvenute ammissioni, di caricamenti delle richieste di liquidazione e, infine, di liquidazioni in attesa di pagamento;

   a 7 anni dall'operatività della riforma della compensazione – legge di bilancio 2016 del 28 dicembre 2015 – ed a 6 anni dal decreto attuativo (luglio 2016) è mancato il conseguimento dell'obiettivo prefissato, ovvero una liquidazione celere: la farraginosità della procedura prevista dalla circolare ministeriale del 3 ottobre 2016 emerge in modo evidente dai passaggi imposti dal seguente percorso normativo;

   alcuni passaggi dell'iter procedurale risultano superflui e le lungaggini conseguenti gravano solo sull'avvocato, che vede dilatarsi i tempi dei pagamenti;

   dall'emissione del decreto di liquidazione del giudice al pagamento da parte della Corte d'appello decorrono, in media, almeno due anni e mezzo: il legale è obbligato, nel frattempo, ad emettere fattura elettronica anticipando il pagamento delle tasse ancor prima di ricevere il pagamento del compenso liquidato;

   nonostante la semplificazione tramite affidamento diretto della procedura al giudice mediante la piattaforma ministeriale Siamm, le Corti d'appello non hanno ancora smaltito la gestione delle migliaia di fatture elettroniche in arretrato provenienti dal distretto di competenza;

   per poter far fronte tempestivamente alle domande di ammissione al beneficio, è comunque necessario acquisire i dati dei flussi di liquidazioni in arrivo e, di seguito, snellire la procedura burocratica interna al Ministero, agevolando il finanziamento delle Corti d'appello e velocizzando l'arrivo dei fondi;

   i tempi di accredito dei compensi liquidati da parte delle Corti d'appello sono costantemente soggetti a rinvii, aumentando il già corposo arretrato esistente;

   la situazione è sempre più drammatica, sia per gli avvocati che svolgono seriamente la loro professione, sia per i cittadini, vittime della riduzione del numero degli avvocati disponibili, di fatto, ad autofinanziare, per anni, il costo di un servizio erogato dagli avvocati medesimi: il tutto si traduce in una denegata giustizia, in aperta violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione;

   l'ultima legge di bilancio non ha stanziato sufficienti fondi per sbloccare le liquidazioni pregresse;

   in tempi recessivi e post emergenziali, come quelli che si stanno vivendo da oltre un biennio, è evidente che, se tali somme fossero effettivamente corrisposte senza accumulare ulteriori e inaccettabili ritardi, sarebbe tamponata una parte significativa della carenza di liquidità che sta travolgendo l'avvocatura –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa relative all'istituto del gratuito patrocinio.
(4-00234)


   FORNARO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è stato presentato a Torino, nella sede del Consiglio regionale del Piemonte, il settimo dossier delle criticità strutturali e logistiche delle carceri piemontesi, realizzato con il contributo dei garanti comunali delle persone detenute;

   durante la presentazione il garante regionale Bruno Mellano ha annunciato che, grazie a 25 milioni di euro di fondi europei, verrà riqualificato il carcere minorile di Torino, il Ferrante Aporti. Vista l'importanza dell'investimento il garante ha chiesto che «siano attentamente studiate la progettazione architettonica e urbanistica dell'intervento». Dal dossier, infatti, emerge l'urgenza di «una completa e attenta ricognizione degli spazi presenti nelle 13 strutture penitenziarie per adulti del Piemonte e nel carcere minorile di Torino. Spesso spazi, stanze, locali, magazzini, depositi, cortile, pur esistenti, risultano trascurati, sottoutilizzati o del tutto inutilizzati, potrebbero essere opportunamente recuperati o convertiti per le attività formative, scolastiche, lavorative, sanitarie, di socialità, sportive, culturali o ricreative»;

   per il 2023 si prevede un milione di euro per la manutenzione del patrimonio immobiliare penitenziario di Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria, e il Coordinamento regionale dei garanti ha chiesto al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di svolgere entro sei mesi un'attenta ricognizione degli spazi presenti nelle strutture penitenziarie piemontesi affinché ambienti inutilizzati o abbandonati possano essere recuperati per attività formative, lavorative o di socializzazione;

   nei loro interventi, i garanti comunali di Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Ivrea, Saluzzo e Torino hanno denunciato come gli istituti carcerari siano stati negli anni abbandonati a sé stessi e necessitino di personale e di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria non rimandabili;

   nel recente studio «Giovani dentro e fuori» che approfondisce la situazione dei detenuti tra i 18 e i 25 anni, realizzato dal corso di clinica legale Carcere e diritti dell'Università di Torino, risulta che la crescita della popolazione carceraria giovanile è particolarmente alta nelle carceri torinesi. La percentuale di giovani al Lorusso Cutugno è pari al 9,8 per cento, contro il 6,7 per cento di Poggioreale, il 5,3 per cento di Rebibbia e il 4,4 per cento di Santa Maria Capua Vetere;

   sempre nello studio, si evidenzia come il 53,7 per cento dei giovani detenuti non faccia alcun tipo di colloquio con familiari o amici, il 45 per cento non abbia incontri nemmeno con figure di supporto dentro il carcere, solo il 21,5 per cento studi dietro alle sbarre e appena il 16,8 per cento lavori –:

   quali iniziative intenda prendere affinché sia dato seguito alle richieste della rete dei garanti, intervenendo sulle gravi criticità presenti nelle carceri piemontesi.
(4-00237)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo gli ultimi dati disponibili nel gennaio 2023 il prezzo medio della benzina in Italia è salito a 1,965 euro a litro quello del diesel ha superato i 2 euro a litro;

   nonostante l'Italia occupi la terza posizione in Unione europea per il prezzo più alto del gasolio, e il quarto posto per quanto riguarda la benzina, al netto delle tasse i prezzi dei carburanti in Italia restano inferiori alla media della zona euro di 4,8 centesimi per il gasolio e di 2 centesimi la benzina;

   in Italia sul prezzo dei carburanti gravano 19 accise, per un valore di totale 0,7284 euro a litro per la benzina e 0,6174 euro a litro per il diesel, e tra queste accise se ne contano alcune che risalgono a oltre 60 anni fa, come quella per la crisi di Suez, per la guerra in Etiopia e per il disastro del Vajont;

   l'Italia è in ogni rilevazione uno dei Paesi europei con il più alto costo delle tariffe autostradali, nonostante il discutibile stato di manutenzione della rete, che per il suo ammodernamento richiederebbe investimenti per circa 40 miliardi;

   in Italia nel 2022 l'inflazione è cresciuta del 12,3 per cento, la quinta percentuale più alta tra i Paesi dell'Eurozona, a fronte di salari decrescenti, con larghi impatti sul benessere dei consumatori e delle famiglie, a cui si aggiunge uno dei prelievi fiscali su famiglie e imprese tra i più alti d'Europa –:

   per quale motivo il Governo abbia deciso di non rinnovare per l'anno corrente il taglio delle accise di 25 centesimi introdotto il 22 marzo 2022 dal Governo Draghi e, altresì, di deliberare un aumento delle tariffe autostradali fino al 3,5 per cento.
(5-00197)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AURIEMMA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il direttivo nazionale del CO.NA.PO (sindacato autonomo dei vigili del fuoco), in servizio presso il comando di Crotone, nella persona del capo squadra Michele Coppola, segnala che la sede aeroportuale dei vigili del fuoco ed il sedime aeroportuale circostante versano in condizioni critiche e logisticamente inaccettabili. Al riguardo, già l'ex comandante di Crotone ha informato l'Enac attraverso una relazione descrittiva dettagliata (prot. n. 835 del 26 gennaio 2022);

   da allora, tuttavia, sono stati eseguiti solo piccoli interventi per lo più rappresentanti da rappezzi temporanei – peraltro insufficienti – che non hanno per quasi nulla risolto le problematiche indicate nella stessa relazione;

   diverse sono state le proteste del personale e dei sindacati riportate anche dagli organi di stampa;

   va considerata la necessità di evitare pericoli al personale dei vigili del fuoco in forza presso la sede aeroportuale di Crotone e degli eventuali utenti che accedono alla stessa –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui sopra, e se intendano promuovere iniziative urgenti presso la società responsabile della sede aeroportuale dei vigili del fuoco al fine di risolvere la questione segnalata.
(4-00231)


   RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 117 Centrale Sicula (SS 117) è una strada statale che collega la provincia di Enna con la costa tirrenica messinese, ed è interessata dai lavori per la realizzazione di un nuovo asse stradale di rilevanza nazionale, detta Strada Nord-Sud, o Strada dei Due Mari, che unirà Santo Stefano di Camastra, sul versante tirrenico dell'isola, a Gela, sulla costa meridionale;

   alcuni dei lavori in corso d'opera stanno però accumulando ritardi di anni con tutti gli imprevisti ed incognite sul completamento degli stessi che questi ritardi comportano, in particolare i lavori per il Lotto B4/a che interessa il tratto dal chilometro 25+200 al chilometro 32, come da apposito tabellone esposto, dovevano essere ultimati entro il 1° novembre 2019 e invece sembrano ben lontani dal loro completamento, mentre quelli per il Lotto B2 tra il chilometro 19 e 23+200 dovevano concludersi entro il 31 marzo 2021 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa, se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per agevolare una quanto più veloce possibile ultimazione dei lavori, anche chiedendo ad Anas S.p.a. una dettagliata relazione sui motivi di tali ritardi e, più in generale, sulle ragioni per cui, soprattutto in Sicilia, i lavori accumulino sempre ritardi molto importanti rispetto alle date di consegna dei lavori previste e pattuite e se siano state avviate le procedure per richiedere alle ditte esecutrici dei lavori le penali dovute per i ritardi accumulati.
(4-00232)


   D'ORSO, ONORI, PENZA, MORFINO, CARMINA e QUARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sull'isola di Favignana ha sede la casa di reclusione «Giuseppe Barraco», che secondo i dati del Ministero della giustizia aggiornati al 30 novembre 2022 conta 63 unità effettive di polizia penitenziaria e con dati aggiornati al 21 novembre 2022 66 detenuti;

   la suddetta struttura non può essere raggiunta altrimenti se non con il servizio gestito dall'unica compagnia che opera su quella tratta;

   l'articolo 119 della Costituzione, dopo la modifica apportata con legge costituzionale 7 novembre 2022, n. 2, recita: «La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall'insularità.»;

   diverse regioni si sono già attivate al fine di introdurre per gli appartenenti alle forze di polizia la gratuità per i viaggi a bordo dei trasporti regionali;

   tali agevolazioni non vengono previste per le donne e gli uomini della polizia penitenziaria e più in generale delle ff.oo, ff.aa e soccorso pubblico, che prestano servizio nell'isola di Favignana, dove è presente una consistente componente di siffatte categorie;

   nel 2022 i sindacati erano riusciti a trovare un punto di equilibrio, ottenendo che il «prezzo del biglietto di residente isolano» venisse applicato agli operatori di polizia che prestano la loro attività lavorativa sull'isola, quindi per la cifra di 180 euro al mese;

   dal 1° gennaio 2023, a pochi mesi dalla elezione del Presidente Renato Schifani, i lavoratori della polizia penitenziaria si sono visti aumentare l'abbonamento a quasi 300 euro mensili –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi, in raccordo con il presidente della Regione Siciliana, al fine di ottenere che, alle forze di polizia penitenziaria e a tutti i lavoratori in divisa pendolari, possano essere garantite agevolazioni sul trasporto, ed in particolare per quelli dell'isola di Favignana.
(4-00233)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ORLANDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2023, il tribunale di Milano esaminerà la richiesta, proveniente dalla Questura di Pavia nei confronti di Simone Ficicchia, attivista del movimento ambientalista Ultima generazione, ventenne, che viene indicato come «soggetto socialmente pericoloso», di applicazione delle misure di prevenzione personali di cui al decreto legislativo n. 159 del 2011, «Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione»;

   Ficicchia, che risulta incensurato, è uno degli autori di alcune delle azioni, tra le quali quella al teatro alla Scala di Milano e di quella agli Uffizi di Firenze, dove si incollò al vetro di protezione della Primavera di Botticelli, messe in atto da Ultima generazione, la più recente quella dei tre giovani attivisti che hanno imbrattato di vernice, lavabile, i muri del Senato, immediatamente finiti a processo per direttissima;

   le loro azioni hanno come finalità quella di ricordare, con proteste eclatanti e di forte impatto, che il pianeta è sconvolto da una crisi climatica e ambientale potenzialmente esiziale, e che le disuguaglianze e le discriminazioni che ne conseguono concorrono ad un disastro e ad un pericolo che incombe, ovviamente, in particolare sulle nuove generazioni;

   le misure chieste per Simone Ficicchia, che possono essere applicate solo dall'autorità giudiziaria, su proposta del questore, del procuratore nazionale antimafia, del procuratore della Repubblica del distretto di corte d'appello e del direttore della Direzione investigativa antimafia, sono state introdotte per il contrasto a gravissimi reati, riconducibili ad esempio alla criminalità organizzata o al terrorismo internazionale;

   Ficicchia, bloccato mentre si recava a Roma per rilasciare un'intervista ad un programma televisivo e riaccompagnato a riprendere un treno, difende, insieme agli altri attivisti, il carattere non violento delle proprie azioni, ammettendo che i metodi siano discutibili, ma non certo meritevoli di un tale livello di repressione;

   il rischio che si configura, mettendo a sistema le varie iniziative repressive messe in campo dal Governo e l'atteggiamento nei confronti delle proteste, è che si verifichi una sproporzione tra offesa effettiva e sanzione che, oltre ad inficiare la reale ratio sottesa alle misure applicate, in realtà contrasti con gli stessi principi costituzionali di cui agli articoli 17 e 21 della Costituzione, e presenti implicazioni preoccupanti per la salute della democrazia e per la protezione dei diritti umani –:

   se il Governo, nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto dell'azione autonoma della magistratura, non ritenga di dover monitorare le misure che vengono predisposte in risposta, in particolare, alla protesta giovanile, al fine di evitare politiche che siano, in modo sterile laddove non controproducente rispetto al fine, solo repressive e criminalizzanti.
(4-00238)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   LAUS, GRIBAUDO, FOSSI, SARRACINO, SCOTTO, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il tema del potere di acquisto dei salari, sotto la spinta inflazionistica che nel dicembre 2021 è arrivata all'11,6 per cento, sta diventando un'emergenza sempre più impellente per milioni di lavoratori e le misure contenute nella recente legge di bilancio hanno rappresentato, ad avviso degli interroganti, solo una prima, parzialissima e, a volte, contraddittoria risposta;

   come evidenziato anche nel rapporto Inapp 2022, l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), contro il 33,7 per cento della Germania e il 31,1 per cento della Francia. Un dato che si è accompagnato ad un andamento della produttività del lavoro che, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area, è comunque cresciuta più dei salari;

   uno dei fattori che maggiormente incide su tale condizione del lavoro è determinato dal patologico ritardo che si riscontra nella maggior parte dei rinnovi dei contratti nazionali di settore;

   degli oltre 13 milioni di lavoratori dipendenti privati, circa la metà lavorano con contratti collettivi nazionali scaduti da diverso tempo. Il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti calcolato dall'Istat è passato dai 28,7 mesi del settembre 2021 ai 33,9 mesi del settembre 2022, con record negativo del contratto della vigilanza privata che è scaduto addirittura da oltre 7 anni;

   lo stesso meccanismo Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) dei salari, ovvero al netto della componente più pesante negli ultimi mesi quale quella energetica, determina in ogni caso una perdita secca per il potere d'acquisto dei lavoratori dipendenti;

   l'ulteriore impoverimento del fattore lavoro, oltre ad accentuare il divario sociale, rischia di spingere le imprese verso settori a basso valore aggiunto, progressivamente degradando la competitività complessiva dell'economia italiana nella divisione internazionale del lavoro;

   rifiutata la proposta di introdurre il salario minimo legale e mancando ogni riferimento programmatico al tema della misurazione della rappresentatività e della validità erga omnes dei contratti sottoscritti dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, appaiono sempre più urgenti almeno nuove e specifiche iniziative per favorire il tempestivo rinnovo dei contratti nazionali, anche attraverso appositi meccanismi di incentivazione e penalizzazione –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare al fine di scongiurare il patologico fenomeno dei ritardi nei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro.
(3-00085)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO

Interrogazione a risposta immediata:


   FOTI, MESSINA, GARDINI, ANTONIOZZI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MORGANTE, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:

   in seguito allo scioglimento delle Camere, la circolare del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2022 in materia di disbrigo di affari correnti, ha delineato con chiarezza il perimetro delle limitate attività che è possibile eseguire durante la competizione elettorale e prima dell'insediamento del nuovo Governo;

   in particolare, al punto 4, la circolare detta le regole per le nomine, chiarendo che «potrà procedersi soltanto a nomine, designazioni e proposte strettamente necessarie perché vincolate nei tempi da leggi o regolamenti, ovvero derivanti da esigenze funzionali non procrastinabili oltre i termini di soluzione della crisi, per assicurare pienezza e continuità all'azione amministrativa. Ogni nuova iniziativa in merito dovrà essere preventivamente sottoposta all'assenso del Presidente del Consiglio dei ministri al fine di assicurare uniformità di comportamenti. Ciascun Ministro dovrà curare che enti, aziende e società dipendenti, vigilati o direttamente controllati, si attengano agli anzidetti criteri, anche per quanto riguarda le procedure»;

   in palese violazione di tali indicazioni a parere degli interroganti, il Governo «uscente» ha proceduto, nel periodo di prorogatio, a oltre ottanta nomine e assegnazione di incarichi;

   nel dettaglio, si va dalle undici nomine fatte dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale alle tre effettuate dal Ministro dell'interno, dalle diciotto del Ministro della cultura alle sedici del Ministro della salute – a pari merito con quelle del Ministro del lavoro e delle politiche sociali – dalle tre nomine del Ministro della giustizia alle, in fine, sei nomine effettuate dal Ministro della difesa;

   nel dettaglio, tutte queste nomine sono state effettuate a partire dall'ultima decade di luglio 2022, periodo nel quale si è proceduto alle prime tredici, per proseguire poi nei mesi di agosto e settembre 2022, fino alle ultime trenta avvenute addirittura a elezioni già svolte;

   alle suddette nomine, inoltre, bisogna aggiungere le 109, tra assunzioni e nomine, del Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto esposto in premessa.
(3-00092)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute, il 27 gennaio 2020, all'inizio dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, ha attivato il numero di pubblica utilità 1500, al fine di garantire alla cittadinanza informazioni e assistenza;

   lo stesso Ministero, il 31 dicembre 2022, ha proceduto alla cessazione del servizio con decorrenza dal 1° gennaio 2023;

   in quasi due anni il 1500 ha risposto a milioni di telefonate – anche oltre 20 mila al giorno nei periodi più difficili della pandemia – dato informazioni su tamponi e misure di contenimento, vaccini e green pass, tempi di isolamento, viaggi all'estero e relative procedure;

   sebbene il momento peggiore della emergenza epidemiologica sembri ormai superato, non vi è dubbio che le ultime rilevazioni mostrino un nuovo incremento dei contagi che impone di mantenere alto il livello di attenzione, con il virus che circola ancora tra la popolazione, mettendo a rischio la vita di anziani e fragili;

   secondo le rilevazioni del 3 gennaio 2023 della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), la curva dei ricoveri per COVID-19 in Italia è in aumento del 9,6 per cento e molti pazienti arrivano in ospedale perché hanno sviluppato insufficienza respiratoria grave o polmonite;

   il Ministro della salute, in ragione della recrudescenza epidemiologica in Cina, ha disposto con ordinanza, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina, l'obbligo di tamponi antigenici COVID-19 e, in caso di positività, l'esecuzione di test molecolari per il relativo sequenziamento del virus;

   lo stesso Ministro ha emanato una circolare «Interventi in atto per la gestione della circolazione del Sars-CoV-2 nella stagione invernale 2022-2023» che ha l'obiettivo di «predisporre a livello regionale un rapido adattamento di azioni e servizi nel caso di aumentata richiesta assistenziale»;

   in tale contesto, è una scelta incomprensibile aver disattivato un numero utile per ricevere informazioni, anche sui vaccini;

   in sede di esame del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti Sars-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali, è stato approvato dalla Camera dei deputati all'unanimità, un ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare una campagna di comunicazione e sensibilizzazione per le vaccinazioni anti COVID-19, in ragione della scarsa adesione alla quarta dose, a partire dai cittadini più fragili;

   il servizio vedeva impegnati 500 operatori di Almaviva – appositamente formati – nei siti produttivi di Palermo, Catania, Rende, Napoli e Milano;

   tali lavoratori sono ora costretti alla collocazione in cassa integrazione (Cigs) a zero ore e senza alcuna prospettiva occupazionale;

   nel corso del tavolo tecnico che si è tenuto il 7 dicembre 2022 tra le organizzazioni sindacali, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero delle imprese e del made in Italy e il Ministero della salute, quest'ultimo aveva affermato la volontà di garantire la continuità lavorativa del personale in questione, valorizzando le competenze acquisite e trasformando il servizio 1500 in un numero di pubblica utilità da dedicare all'assistenza agli utenti in ambito sanitario –:

   se non si ritenga necessario procedere all'immediato ripristino del servizio anche in linea con l'impegno preso dal Governo ad avviare una campagna di sensibilizzazione per l'adesione alle vaccinazioni anti COVID-19;

   se e quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori, considerata anche la recente determinazione del Ministero della salute di non disperdere le professionalità e le competenze acquisite in questi anni, ma, al contrario, di valorizzarle dando luogo ad un servizio di pubblica utilità.
(5-00198)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la cefalea nelle sue forme primarie colpisce circa il 12 per cento degli individui ed è la patologia neurologica più diffusa nel mondo;

   l'emicrania, in particolare, è una forma di cefalea cronica primaria contraddistinta da mal di testa periodici, normalmente unilaterali e pulsatili, di intensità moderata/severa associati a nausea, vomito, fastidio per luci e rumori, con durata compresa tra le 4 e le 72 ore, con alcuni casi di durata anche maggiore. Si può associare ad altre patologie quali: disturbi dello spettro affettivo, epilessia, sindromi dolorose croniche, allergie, asma e patologie circolatorie;

   l'emicrania è il paradigma di un dolore ad andamento cronico, soprattutto, della popolazione femminile nel corso degli anni di massima vitalità. L'Organizzazione mondiale della sanità ne riconosce la devastante disabilità – come testimoniato dall'indicatore Yld (Years Lived with Disability) – mentre gli studi sull'impatto economico ne certificano costi inimmaginabili, per non parlare di quelli umani e sociali;

   in particolare, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'emicrania rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante;

   il costo annuale nei 27 Paesi dell'Unione europea dell'emicrania è pari a 111 miliardi di euro; in Italia si calcola la perdita di 3,9 giornate di lavoro per dolore o malessere e di 6,1 giornate di attività legate alla vita privata e sociale. Si stima che la cefalea impatti nel nostro Paese per un importo annuo di 4.6 miliardi di euro in termini di perdita di produttività;

   si tratta di una patologia che ha forti ricadute non solo sulla attività lavorativa, ma anche sui rapporti familiari e le relazioni sociali perché nei casi più gravi, il dolore è talmente acuto da impedire lo svolgimento delle normali attività;

   oggi l'emicrania è una delle patologie neurologiche sulle quali è disponibile un numero significativo di conoscenze scientifiche e per le quali è disponibile il maggior numero di farmaci innovativi, specifici e selettivi. Ciononostante rimane una malattia misconosciuta e sotto-trattata, a dispetto di una disabilità tanto grave e di costi così imponenti;

   in questo scenario, l'Italia ha fatto un importante passo avanti con la legge n. 81 del 2020, con cui la cefalea cronica è stata finalmente riconosciuta come malattia sociale invalidante, ma il percorso per una migliore presa in carico del paziente si è bloccato per la mancata emanazione dei decreti attuativi, che avrebbero dovuto essere implementati entro 180 giorni, per identificare progetti finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da diverse forme di cefalea cronica;

   l'Italia è diventata il primo Paese in Europa ad adottare un provvedimento che ha il merito di accendere i riflettori su questa malattia sofferta da circa sette milioni di italiani, tuttavia, manca un passaggio decisivo perché sia portata a compimento;

   nella XVIII legislatura sono state presentate due interrogazioni per sapere quali iniziative urgenti il Ministero intendesse adottare al fine di dare attuazione alla legge;

   in sede di risposta, il Ministero della salute, con specifico riferimento alle previsioni di cui alla legge n. 81 del 2020 aveva segnalato talune criticità di ordine applicativo, ribadendo – tuttavia – come gli organismi tecnici del Ministero stessero valutando la possibilità di individuare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea – secondo quanto prescritto dalla legge suddetta – nell'ambito della vigente disciplina dei Lea che assicurerebbe anche la necessaria provvista finanziaria, non prevista invece dalla menzionata legge che prescrive la individuazione dei nuovi progetti di cura con decreto del Ministro della salute «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di dare attuazione alla legge n. 81 del 2020, garantendo un'appropriata e tempestiva presa in carico dei pazienti nonché un accesso equo e omogeneo alle cure e finanziamenti adeguati.
(5-00199)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   NISINI, BARABOTTI, MONTEMAGNI e ZIELLO. — Al Ministro del turismo, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le terme di Montecatini, sito Unesco e Patrimonio mondiale dell'umanità, vivono da anni una forte crisi prolungata dalla costante promessa di rilancio che viene periodicamente rinviata;

   attualmente è pendente l'istanza di fallimento depositata presso il tribunale di Pistoia a causa dei forti debiti contratti del tempo dalla Società Terme di Montecatini spa. Le istituzioni locali si sono attivate e hanno posto in essere un tempestivo intervento, anche e soprattutto di carattere economico. Per la loro conservazione e valorizzazione, infatti, gli enti hanno messo a bilancio ingenti somme (regione Toscana circa 16 milioni e comune di Montecatini Terme circa 2 milioni) per acquisire il patrimonio della società;

   l'impiego economico risulta insufficiente, residuando diversi milioni che potrebbero essere coperti dallo Stato a tutela e recupero di un patrimonio artistico, culturale e turistico di interesse nazionale;

   il Governo ha già dimostrato interesse e sensibilità al tema accogliendo l'ordine del giorno del gruppo Lega n. 9/00643-bis-AR/121, a prima firma onorevole Barabotti, con cui si impegnava a valutare l'opportunità di intervenire con provvedimenti tempestivi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio della Società Terme di Montecatini spa, supportando il percorso già avviato da regione Toscana e comune di Montecatini Terme, individuando insieme ai soggetti territoriali già menzionati le azioni da porre in essere per destinare le risorse statali nel modo più efficace, al fine di tutelare e valorizzare un patrimonio architettonico, culturale e artistico di primaria importanza e rilanciare compiutamente un settore turistico dalle enormi potenzialità;

   vi è ora la necessità di un intervento tempestivo; infatti, è notizia di questi giorni che entro la prossima settimana il tribunale di Pistoia dovrebbe pronunciarsi in merito alla richiesta di concordato della società Terme di Montecatini spa. Ciò, rende urgente un intervento dello Stato che consenta di saldare i debiti residui della società dando nuovo corso alle attività di recupero e riqualificazione del sito e del turismo che dallo stesso discende –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, abbiano già predisposto o intendano predisporre i tempi e le modalità di intervento per la soluzione delle problematiche di cui in premessa e l'attuazione degli impegni assunti con l'approvazione dell'ordine del giorno numero 9/00643-bis-AR/121.
(4-00235)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00020, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 30 del 4 gennaio 2023.

   La III Commissione,

   premesso che:

    nel 2024 ricorrerà il 140esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Repubblica di Corea e Italia, che sono state consolidate da relazioni bilaterali nei settori politico, economico-industriale, scientifico-tecnologico e culturale, elevandole a partenariato strategico, includendo il rafforzamento degli scambi economico-culturali e la cooperazione su questioni regionali e globali;

    l'economia e la società sudcoreane sono passate, nel corso di pochi decenni, dal sottosviluppo alla condizione di dodicesima economia mondiale, la quarta dell'Asia dopo Cina, Giappone ed India. I 49 milioni di abitanti della Repubblica di Corea – quarto partner commerciale esterno dell'Unione europea dopo Usa, Cina e Giappone – hanno raggiunto un reddito pro capite superiore ai 20.500 dollari e mirano ora al traguardo dei 30.000 dollari. Due decenni dopo l'ingresso del Paese alle Nazioni Unite, la Corea è saldamente proiettata in un contesto internazionale;

    l'Unione europea è il principale investitore estero e fornitore di assistenza allo sviluppo nella regione indo-pacifica; nonché, un importante partner commerciale e ha già siglato, e sta negoziando, accordi di libero scambio con Paesi della regione e può già contare su un'ampia rete di partenariati e accordi con numerosi Paesi, quali Giappone, Repubblica di Corea, Australia, India, Nuova Zelanda, Vietnam e Singapore, e organizzazioni regionali come l'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean) e l'organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (Osacp);

    il 23 maggio 2022 gli Stati Uniti, l'Australia, il Brunei, l'India, l'Indonesia, il Giappone, la Corea del Sud, la Malaysia, la Nuova Zelanda, le Filippine, Singapore, la Thailandia e il Vietnam hanno avviato il processo di istituzione del Quadro economico per la prosperità nella regione indo-pacifica, volto a contribuire alla cooperazione, alla stabilità, alla prosperità, allo sviluppo e alla pace nella regione e che, nella regione indo-pacifica, offre un'alternativa alla crescente presenza commerciale della Cina nella regione;

    le provocazioni da parte della Corea del Nord hanno toccato nuovi picchi anche in virtù dell'attuale contesto geopolitico globale;

    la Corea del Nord ha lanciato più missili – vietati dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che hanno sanzionato il Paese per i suoi programmi missilistici e nucleari – nel corso del 2022 che in qualsiasi altro anno precedente e l'escalation missilistica cominciata a fine settembre ha alimentato le preoccupazioni per un possibile test nucleare di Pyongyang, che sarebbe il settimo della storia del Paese e il primo dal 2017;

    il 24 maggio 2022 quattro bombardieri H-6 cinesi e due bombardieri russi Tu-95 hanno effettuato un pattugliamento congiunto attorno allo spazio aereo di Giappone e Repubblica di Corea, inducendo entrambi i Paesi a far decollare aerei da combattimento per monitorare i voli; che l'operazione congiunta ha avuto luogo lo stesso giorno in cui il Presidente degli Stati Uniti Biden incontrava i suoi omologhi QUAD a Tokyo;

    nel dicembre 2022 invece, la Corea del Nord ha effettuato un nuovo test con un missile balistico intercontinentale (Icbm) verso il mar del Giappone. L'ordigno, in grado di trasportare un'arma nucleare, sarebbe caduto al largo dell'isola di Hokkaido, a nord dell'arcipelago nipponico. Lo hanno riferito le autorità sudcoreane e giapponesi, secondo cui quello di oggi è stato il secondo lancio dalla Corea del Nord nell'ultimo mese, e finora uno dei più potenti;

    il regime di Pyongyang aveva minacciato nuove azioni in risposta alla crescente presenza militare degli Stati Uniti nell'area, in particolare, al vertice trilaterale tenutosi tra il Presidente americano Joe Biden, quello sudcoreano Yoon Suk-yeol e il premier giapponese Fumio Kishida, a margine degli incontri regionali dell'Asean a Phnom Penh, in Cambogia, nel quale, i tre avevano accettato di lavorare insieme per rafforzare le attività di coordinamento, con l'impegno esplicito ribadito da Biden;

    secondo alcuni analisti, la Corea del Nord starebbe preparando il terreno per un test più provocatorio: la detonazione di un'arma nucleare per la prima volta in cinque anni, o anche un attacco su piccola scala alla Corea del Sud. L'anno scorso il Presidente Kim aveva delineato un piano quinquennale in cui descriveva in dettaglio tutte le nuove armi che intendeva sviluppare. I test recenti sarebbero la prova che Pyongyang non solo sta procedendo nei suoi progetti, ma che sta addestrando le sue truppe a usare nuovi armamenti;

    l'Unione europea ha sanzionato otto individui e quattro entità, incluso il Ministero dell'industria missilistica della Corea del Nord e una sua agenzia commerciale, tutti accusati di aver fornito sostegno e fondi ai programmi balistico e nucleare di Pyongyang. Le sanzioni sono le prime varate dall'Ue a carico di entità nordcoreane dallo scorso aprile. Secondo Bruxelles, l'imposizione delle nuove misure restrittive è imperativo «alla luce del continuo sviluppo di missili balistici» da parte della Corea del Nord in violazione delle risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite. L'Ue ha sanzionato anche due petroliere – Unica e New Konk – accusate di aver partecipato attivamente al trasbordo di prodotti petroliferi raffinati in alto mare in violazione della risoluzione 2397 del Consiglio di sicurezza Onu varata a dicembre 2017;

    gli Stati Uniti hanno annunciato all'inizio di dicembre l'imposizione di sanzioni nei confronti di tre membri del Partito del lavoro della Corea del Nord per i loro legami con il programma di missili balistici portato avanti da Pyongyang. Si tratta, riferisce una nota del dipartimento di Stato, di Jon Il Ho, Yu Jin e Kim Su Gil. I tre sono stati sanzionati anche dall'Unione europea, il provvedimento, si legge in una nota del dipartimento di Stato, mira ad impedire alla Corea del Nord di portare avanti i suoi programmi illegali di missili balistici e armi di distruzione di massa. Corea del Sud e Giappone si sono allineati agli Stati Uniti, varando a loro volta nuove sanzioni a carico di individui ed entità della Corea del Nord. Il Ministero degli esteri della Corea del Sud ha annunciato di aver imposto sanzioni a otto entità e sette individui connessi ai programmi di armamenti nordcoreani, inclusi un cittadino di Singapore e uno di Taiwan. Tutti i soggetti sanzionati sono già stati sottoposti a sanzioni analoghe dagli Stati Uniti tra il 2018 e il 2020, ha precisato il Ministero. Il Ministero degli esteri giapponese ha annunciato invece l'imposizione di sanzioni a tre persone giuridiche, incluso il Lazarus Group, sospettato di condurre attacchi informatici per conto di Pyongyang;

    il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunitosi lunedì 21 novembre 2022 per discutere il recente lancio del missile intercontinentale effettuato da Pyongyang, non è stato però in grado di assumere una posizione unitaria, con Cina e Russia ancora una volta contrarie a un ulteriore inasprimento del regime sanzionatorio a carico della Corea del Nord. Il Consiglio aveva deciso di convocare un incontro di emergenza su richiesta del Giappone, e dopo la ferma condanna dei Paesi del G7, che avevano chiesto l'adozione di «misure significative» nei confronti della Corea del Nord. Al termine della sessione, 14 Paesi guidati dagli Usa – inclusi Giappone, Corea del Sud e India, titolari di seggi non permanenti – hanno adottato una dichiarazione che condanna le azioni della Corea del Nord e sollecita una risposta unanime del Consiglio. Dall'inizio del 2022 il Consiglio si è riunito 10 volte per discutere i lanci di missili della Corea del Nord, senza mai riuscire a decretare ulteriori sanzioni economiche a carico di Pyongyang;

    la Nato continua a rafforzare il dialogo con i quattro partner dell'Asia-Pacifico, ossia Australia, Giappone, Repubblica di Corea e Nuova Zelanda, al fine di affrontare questioni di sicurezza trasversali e sfide globali e migliorare la conoscenza reciproca degli sviluppi nell'ambito della sicurezza nelle regioni euro-atlantica e indopacifica, in particolare le riunioni di ambasciatori tra il Consiglio del Nord Atlantico (NAC) della NATO e questi quattro paesi dell'Asia-Pacifico, comunemente chiamato il formato «NAC+4»;

    la Repubblica di Corea si è aggiunta all'Unione europea e gli Stati Uniti nella reazione alla guerra della Russia contro l'Ucraina e l'imposizione di sanzioni in risposta a questa palese violazione del diritto internazionale;

    è sempre maggiore la buona cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica di Corea, anche nel settore della sicurezza e della difesa;

    si nutre profonda preoccupazione per l'intensificarsi delle attività nucleari della Repubblica popolare democratica di Corea, in aperta violazione delle numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che aumenta inutilmente le tensioni e rischia di destabilizzare la sicurezza della regione, rappresentando una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionali e per gli sforzi di disarmo e non proliferazione,

impegna il Governo:

   a condannare fermamente i test sui missili balistici e i test nucleari della RPDC e altre attività connesse alla proliferazione nucleare;

   a promuovere, insieme ai partner europei e internazionali, una soluzione pacifica e diplomatica con la RPDC, concentrandosi sulla non proliferazione e invitando la RPDC a tornare a rispettare il trattato di non proliferazione nucleare e l'accordo di salvaguardia globale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea);

   a promuovere, a stretta collaborazione con Paesi partner, la cooperazione in materia di nucleare, sicurezza e non proliferazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche e a sostenere l'attuazione e l'universalizzazione del trattato sul commercio degli armamenti nella regione indo-pacifica.
(7-00020) «Quartapelle Procopio, Amendola, Porta».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Dori n. 3-00084 del 9 gennaio 2023.