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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 13 dicembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    in diverse occasioni, la Commissione europea ha ribadito che l'idrogeno verde può rappresentare la soluzione per accompagnare l'Europa verso l'obiettivo delle emissioni zero entro l'anno 2050, aggiungendo, inoltre, che tale vettore energetico può rappresentate un sostegno determinante per condurre i Paesi dell'Unione europea fuori dalla crisi energetica, attraverso un intenso programma di investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro, nel segno della decarbonizzazione e della neutralità climatica per un'energia pulita;

    i finanziamenti per i progetti di piani energetici e di sviluppo nazionale stabiliti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR, per un ammontare di 3,64 miliardi di euro, mirano a sostenere l'industrializzazione delle tecnologie per la produzione e l'utilizzo dell'idrogeno nonché la creazione di un'infrastruttura dedicata per la mobilità e progetti di valli dell'idrogeno;

    nel breve e medio periodo, sarà imprescindibile la diversificazione delle fonti energetiche, anche attraverso specifiche politiche d'incentivazione, in grado di coniugare la sostenibilità ambientale, economica e sociale, affinché possano essere tutelati il mercato interno e la competitività delle imprese;

    in ambito trasportistico, l'utilizzo dell'idrogeno rappresenta un'occasione unica sia per accelerare la transizione globale verso un'economia a basse emissioni di carbonio di CO2, sia per frenare la dipendenza dalle importazioni di petrolio e di gas da Paesi esteri, favorendo il passaggio a fonti energetiche interne e rinnovabili. Al contempo si potrebbero incentivare nuove forme di mobilità sostenibile nel territorio nazionale, nel quadro delle misure di riduzione delle emissioni indicate dalla Commissione europea all'interno del Green Deal europeo;

    lo sviluppo della mobilità sostenibile avrà nei prossimi anni un impulso importante a livello europeo e nazionale, specie in relazione alla politica di decarbonizzazione, il settore dei trasporti dovrà e potrà contribuire in modo importante al raggiungimento dei target del «Fit for 55%», attraverso l'uso di tutte le soluzioni, tecnologiche che la ricerca e il mercato metteranno a disposizione. In quest'ottica sarà indispensabile rendere l'idrogeno e i biocarburanti, e le relative stazioni di ricarica, capillari sull'intero territorio nazionale;

    nel settore trasportistico, sia leggero che pesante, l'utilizzo dell'idrogeno, unitamente ad altre fonti pulite, può favorire la sostituzione degli attuali veicoli a gasolio anche per le lunghe percorrenze; auspicando una drastica riduzione delle emissioni di CO2 totali del settore, garantendo comunque brevi tempi di ricarica ed elevate autonomie di percorrenza;

    l'idrogeno, inoltre, quale vettore energetico pulito e rinnovabile, può assumere una funzione primaria anche nel campo della logistica, offrendo una soluzione a zero emissioni e al contempo flessibile per le diverse tipologie di mobilità nonché per la movimentazione materiali, garantendo altresì la produzione di energia stessa nei vari poli logistici;

    la legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio 2022), ha ribadito la necessità di investire su tale vettore energetico, attraverso la decarbonizzazione del trasporto e lo sviluppo di una filiera territoriale dell'idrogeno, in grado di creare un alto valore aggiunto in termini ambientali, economici e sociali, facilitando al contempo la sua rapida introduzione sul mercato;

    il decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 72, cosiddetto decreto-legge PNRR con l'articolo 23, mira a promuovere la produzione e l'impiego di idrogeno rinnovabile dando contestuale attuazione alla milestone prevista dalla misura M2C2, riforma 3.2. del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la quale ha previsto, entro giugno 2022, l'adozione di norme di semplificazione fiscale per l'idrogeno verde disponendo, in particolare, che il consumo di energia elettrica da fonti rinnovabili in impianti per la produzione di idrogeno verde nei casi ivi specificati, non sia soggetto al pagamento degli oneri generali di sistema;

    l'articolo 21 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, inoltre, non contempla l'idrogeno ottenuto con l'impiego di fonti rinnovabili e, pertanto, non è soggetto all'applicazione di alcuna accisa qualora non direttamente utilizzato in motori termici come carburante;

    la misura M2C2 – Investimento 3.4 «sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto ferroviario» del PNRR che attribuisce una dotazione di 300 milioni di euro, per il periodo 2021-2026, il cui investimento prevede entro il 31 marzo 2023 la milestone M2C2-16 con l'assegnazione delle risorse per la realizzazione di nove stazioni di rifornimento a base di idrogeno per i treni lungo almeno sei linee ferroviarie e, entro il 30 giugno 2026, il target M2C2-17, la realizzazione di almeno 10 stazioni di rifornimento a base di idrogeno per i treni lungo sei linee ferroviarie, conferma l'attenzione rivolta a tale vettore e le potenzialità in grado di esprimere, nell'ambito della mobilità sostenibile;

    al riguardo, la realizzazione di infrastrutture per gli impianti di rifornimento per il settore stradale, ferroviario e marittimo rappresentano un'esigenza urgente e indifferibile, in grado di accelerare la svolta in campo energetico ambientale e nel settore dei trasporti (in coerenza con il decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, di recepimento della direttiva europea per lo sviluppo dell'infrastruttura per i combustibili alternativi (DAFI-2014/94/Ue), nonché con le risorse finanziarie previste,

impegnano il Governo:

  ad adottare ogni opportuna iniziativa finalizzata a:

   a) sostenere la trasformazione energetica ed incentivare l'uso delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno verde, nel settore industriale e dei trasporti, prevedendo la promozione dell'idrogeno da fonti rinnovabili, cosiddetto verde, nel mix energetico nazionale e nei settori hard to abate;

   b) definire, d'intesa con le regioni e le autonomie locali, un quadro d'interventi finalizzato alla realizzazione di infrastrutture di rifornimento, individuando le stazioni operative su scala nazionale, sia nell'ambito del trasporto su strada, sia ferroviario e marittimo, in particolare all'interno degli hub portuali, al fine di promuovere la produzione di idrogeno e incentivare la domanda;

   c) sostenere le imprese, anche attraverso l'introduzione di misure agevolative di natura fiscale, che operano nel settore dell'idrogeno e delle pile a combustibile, che investono nella mobilità sostenibile e nelle infrastrutture viarie, attraverso l'introduzione di nuove tecnologie pulite in grado di ridurre i livelli di emissioni climalteranti e inquinanti legate al trasporto;

   d) promuovere interventi in favore degli operatori del settore marittimo e portuale, nonché nell'ambito anche degli interporti e aeroporti, attraverso iniziative, anche tramite progetti pilota, finalizzate alla realizzazione di centri di produzione e di stazioni di rifornimento nelle aree portuali, in coerenza con gli obiettivi previsti dal programma europeo «Horizon 2020 Green Ports», per lo sviluppo di sistemi di distribuzione innovativi di ammoniaca verde per l'approvvigionamento di idrogeno.
(7-00013) «Mattia, Raimondo, Rotelli, Deidda, Benvenuti Gostoli, Foti, Iaia, Lampis, Milani, Fabrizio Rossi, Rachele Silvestri, Amich, Baldelli, Cangiano, Frijia, Longi, Ruspandini, Gaetana Russo».


   Le Commissioni X e XI,

   premesso che:

    la Gkn, multinazionale del settore della componentistica automobilistica e aerospaziale ha comunicato tramite mail il 9 luglio 2021 il licenziamento dei 422 dipendenti e la chiusura del sito industriale di Campi Bisenzio senza ricorso ad ammortizzatori sociali;

    tale decisione, improvvisa ed unilaterale, ha suscitato immediatamente sdegno da parte dell'opinione pubblica ed il sostegno di enti locali, sindacati e comunità locale ai lavoratori coinvolti;

    secondo l'azienda le ragioni sarebbero attribuibili al calo del mercato automobilistico e alla necessità di ridurre drasticamente i costi di produzione a causa della competitività dei mercati internazionali, mentre le organizzazioni sindacali hanno evidenziato come non sussista alcuna crisi aziendale e che il vero motivo sia invece la volontà della proprietà di delocalizzare la produzione spostandola dove il costo della manodopera è minore;

    nel mese di settembre 2021 il tribunale di Firenze si è espresso a favore del ricorso presentato dalla Fiom-Cgil contro i 422 licenziamenti via e-mail della Gkn di Campi Bisenzio, revocando la lettera d'apertura della procedura di licenziamento collettivo;

    nel mese di dicembre 2021 Qf Spa del gruppo Borgomeo ha comunicato di aver acquisito il 100 per cento di Gkn Driveline Firenze. L'azienda ha ritirato la messa in liquidazione mentre contestualmente è stata ritirata l'impugnazione contro il ricorso vinto dai sindacati sulla precedente procedura di licenziamento;

    nel mese di gennaio 2022, e a seguito dell'accordo stilato dal gruppo Borgomeo, i lavoratori della Gkn hanno approvato, con un referendum, l'ipotesi di accordo quadro stilato al tavolo del Ministero dello sviluppo economico con oltre il 74 per cento dei votanti a favore;

    nonostante queste premesse incoraggianti e gli annunci della nuova proprietà sulla volontà di procedere a nuovi investimenti e di non ricorrere a licenziamenti, sindacati e lavoratori lamentano da mesi poche certezze rispetto alla reindustrializzazione annunciata. Gli incontri che si sono svolti nei mesi di marzo ed aprile 2022 presso il Ministero dello sviluppo economico non hanno chiarito tali dubbi;

    il 3 novembre 2022 si è svolta una nuova riunione al Ministero dello sviluppo economico in cui l'azienda ha comunicato di essere alla ricerca di nuovi investitori e che c'è bisogno di intervenire sull'accordo di gennaio 2022, per prolungare la cosiddetta «fase ponte»;

    «per stessa ammissione dell'azienda, il piano industriale non può essere messo sul tavolo. L'assenza di questo elemento impedisce al momento il possibile intervento di Invitalia e al contempo non consente il confronto necessario per l'ammortizzatore. In queste settimane poi abbiamo anche saputo che Qf è uscita dal Consorzio Iris Lab»: ha dichiarato sulla riunione al Ministero dello sviluppo economico Valerio Fabiani, intervenuto in rappresentanza della regione Toscana;

    il 4 novembre 2022 le Rsu hanno ricevuto una mail dalla proprietà in cui si annunciava il prossimo sgombero di «materiali, rottami e rifiuti» dallo stabilimento che sarebbe da mesi occupato illegalmente da alcuni lavoratori;

    per le associazioni sindacali, che hanno ribadito «la disponibilità a confrontarsi per lo smobilizzo dei materiali contestualmente alla condivisione di un piano industriale solido e concreto», questa operazione sarebbe «una inutile provocazione» che potrebbe inaugurare «l'inizio dello svuotamento dello stabilimento» e conseguentemente la conferma di dismettere le attività produttive;

    Fiom-Cgil ha dichiarato in merito che questa sia «l'ennesima azione della proprietà che tende a non affrontare i reali problemi della vertenza, nel tentativo di creare ulteriori tensioni nei confronti sia di tutti i soggetti impegnati a trovare una soluzione per il rilancio industriale del sito, sia dei lavoratori che sono in una condizione di forte preoccupazione poiché, da ormai oltre 12 mesi, non vedono prospettive per il loro futuro lavorativo»;

    anche dopo la forma più eclatante dell'occupazione della sede comunale di Firenze, sono in corso ulteriori manifestazione di protesta da parte dei lavoratori e delle associazioni sindacali;

    nel frattempo, si è esaurita anche la cassa integrazione;

    appare evidente che agli annunci da parte della proprietà non siano seguiti atti concreti e che dopo numerosi mesi si siano aggravate le incertezze circa il futuro dei lavoratori e sulla riconversione dell'attività produttiva,

impegnano il Governo

ad adottare con la massima sollecitudine ogni iniziativa utile per assicurare la continuità occupazionale dei lavoratori della Gkn, nonché per la definizione, nel primo provvedimento utile, di ulteriori interventi di sostegno del reddito per detti lavoratori, in vista della auspicata riconversione produttiva dello stabilimento di Campi Bisenzio.
(7-00014) «Gnassi, Fossi, Peluffo, De Micheli, Di Biase, Orlando».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 13 novembre 2022 l'esplosione di una bomba nella centralissima via Istiklal di Istanbul ha causato sei morti e 81 feriti;

    come reazione, poiché le autorità turche hanno accusato il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e le Forze democratiche siriane (Fds) di essere responsabili dell'attentato del 13, – anche se entrambi i gruppi hanno negato il loro coinvolgimento – il 20 novembre l'esercito turco ha condotto una serie di raid contro le regioni curde della Siria e del nord dell'Iraq e in particolare nelle province siriane di Raqqa e Al Hasaka, di Aleppo e sulla città di Kobane, oltre che, in Iraq, sulle regioni di montagna tra Ebil e la frontiera iraniana. In risposta alcuni razzi sono stati lanciati alla frontiera turca, provocando tre morti e sei feriti;

    questi ultimi attacchi segnalano un nuovo picco nelle tensioni tra la Turchia e i curdi. Recentemente, il Presidente turco Erdogan ha minacciato l'avvio di un'offensiva di terra verso le zone curde semiautonome della Siria, che sono controllate dai combattenti delle Unità di protezione popolare (Ypg), affiliate al Pkk, e dove sono presenti anche soldati turchi. Un'operazione di terra, ha detto Erdogan, verrà lanciata al momento opportuno con lo scopo di creare un «corridoio di sicurezza» a partire da città come Tal Rifaat, Manbij, Kobane;

    «È arrivata l'ora della resa dei conti» aveva scritto il Ministero della difesa turco, preannunciando l'operazione militare soprannominata «Spada ad artiglio» dei giorni scorsi e che avrebbe avuto l'obiettivo di eliminare gli attacchi terroristici. In totale sono stati 89 gli obiettivi presi di mira dai militari turchi, tra gli altri bunker, deposito munizioni e campi di addestramento;

    di contro, le milizie curde siriane annunciano vendetta, poiché affermano che i bombardamenti avrebbero colpito centri urbani densamente popolati e che il «corridoio di sicurezza» tra Rifaat, Manbij, Kobane si configurerebbe come un'occupazione permanente del territorio siriano, un'annessione silenziosa alla Turchia delle zone di confine, altri pezzi di Kurdistan;

    l'obiettivo dell'attacco turco è stato in particolare l'area nordorientale della Siria chiamata Rojava nella quale ha sede la città di Kobane, che da sola resistette e sconfisse, tra il 2014 e il 2015, il cosiddetto «Stato islamico»;

    il significato simbolico di questa città a maggioranza curda, e su cui Ankara vorrebbe imporre il suo controllo nell'ambito del piano per stabilire una «zona di sicurezza» di trenta chilometri è molto importante, soprattutto se letto alla luce delle prossime elezioni presidenziali e parlamentari che si svolgeranno nel giugno 2023;

    Mazlum Abdi, comandante delle Forze democratiche siriane (Sdf), ha affermato che «Kobane è altamente simbolica per i curdi. È dove la nostra lotta è stata lanciata e dove ha preso il via la guerra all'Isis. È anche strategica: permetterebbe alla Turchia di riunirsi con Azaz, occupata a ottobre 2019»;

    i curdi, che secondo le stime sono circa 30 – 37 milioni di persone sparsi fra i 15 e i 20 milioni in Turchia, 6 e 8 milioni in Iran, 5 milioni in Iraq e oltre 2 milioni in Siria, cui vanno aggiunti altri 2 milioni nella diaspora più recente emigrata soprattutto in Europa, sono stati oggetto di tentativi di assimilazione forzata, discriminazioni e persecuzioni soprattutto nell'ultimo secolo, che hanno segnato in modo indelebile la loro identità e la loro storia;

    la comunità curda rappresenta circa il 20 per cento della popolazione in Turchia; le autorità turche hanno sempre represso, anche per via militare, le ambizioni autonomistiche dei curdi e li ha costretti anche a rinunciare alla propria lingua e a «tradurre in turco» i nomi propri e la toponomastica;

    lo scorso 2021 inoltre, la Corte costituzionale turca ha approvato all'unanimità la messa sotto accusa dell'Hdp – Partito democratico dei popoli – , su richiesta del procuratore generale della Corte di cassazione, che ha chiesto lo scioglimento del partito, l'imposizione di un divieto politico nei confronti dei suoi esponenti e il congelamento dei suoi conti bancari. L'Hdp è accusato di presunti ' legami con il Pkk per cercare di distruggere «l'integrità indivisibile dello Stato e della Nazione»;

    il processo, che è stato denominato «il processo di Kobane», riguarda 108 imputati membri dell'Hdp di cui 28 in arresto. L'imputazione più grave è aver suscitato la proteste dell'ottobre 2014 contro l'occupazione del cantone curdo-siriano di Kobane da parte dell'Isis;

    tra le prese di posizione critiche rispetto alla messa al bando dell'Hdp c'è la risoluzione sulla repressione dell'opposizione in Turchia, in particolare il Partito democratico dei popoli (Hdp), approvata l'8 luglio 2021 dal Parlamento europeo. Il documento esprime una ferma condanna delle pressioni che minano il corretto funzionamento del sistema democratico in Turchia e dichiara che lo scioglimento dell'Hdp costituirebbe un grave errore politico e darebbe un colpo irreversibile al pluralismo e ai princìpi democratici,

impegna il Governo:

   a condannare fermamente l'aggressione turca e a chiedere l'immediata cessazione degli attacchi turchi;

   a condannare la forte pressione adottata dalle autorità turche nei confronti dell'Hdp e di altri partiti dell'opposizione turca, che mina il corretto funzionamento del sistema democratico;

   ad adoperarsi, in tutte le sedi bilaterali e nei consessi internazionali, per esortare la Turchia a garantire che tutti i partiti politici del paese possano esercitare liberamente e pienamente le loro legittime attività conformemente ai princìpi fondamentali di un sistema pluralista e democratico;

   a monitorare, assieme ai partner europei ed internazionali, il rispetto in Turchia dei diritti umani, diritti civili stato di diritto nel Paese, compresi i diritti delle donne, come quelli garantiti dalla Convenzione di Istanbul, la libertà religiosa e i diritti delle minoranze etniche.
(7-00015) «Amendola, Morassut, Orlando, Boldrini, Quartapelle Procopio, Porta».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   recentemente, il Ministero dell'istruzione ha reso noti i dati della piattaforma ELISA su bullismo e cyberbullismo, tratti da una campagna di monitoraggio avviata sul fenomeno del bullismo all'interno delle scuole al quale hanno partecipato 314.500 studenti che frequentano 765 scuole statali secondarie di secondo grado e 46.250 docenti di 1.849 Istituti Scolastici statali;

   dall'indagine è emerso che: il 22,3 per cento degli studenti e studentesse delle scuole superiori è stato vittima di bullismo da parte dei pari; il 18,2 per cento ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna; l'8,4 per cento ha subito episodi di cyberbullismo e il 7 per cento ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo;

   inoltre, si evidenzia come molti studenti abbiano fatto notare di aver subito bullismo basato sul pregiudizio: il 7 per cento ha subito prepotenze a causa del proprio background etnico; il 6,4 per cento ha subito prepotenze di tipo omofobico; il 5,4 per cento risulta aver subito prepotenze per una propria disabilità;

   nel frattempo, come rilevato dalle più recenti indagini sul tema, nel 2021 le richieste di aiuto di chi pensa al suicidio, soprattutto ragazze e ragazzi, sono cresciute del 55 per cento rispetto al 2020 e sono quasi quadruplicate rispetto al 2019, prima della pandemia;

   il 28 per cento delle richieste d'aiuto, arrivate alla linea telefonica o nella chat di WhatsApp di Telefono amico Italia, è di under 26;

   nel primo semestre del 2022 le richieste d'aiuto sono state più di 2.700 e il 28 per cento sono giovani fino a 25 anni;

   in tutto il mondo, il fenomeno spesso trascurato dei suicidi, conta circa 800.000 morti all'anno, una ogni 40 secondi;

   le segnalazioni relative al suicidio non sono mai state così numerose come nel 2021. Secondo l'associazione Telefono amico Italia, sarebbero quasi 6.000 richieste d'aiuto arrivate da persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro;

   l'incidenza del suicidio è particolarmente elevata tra i giovani, rappresentando la percentuale più importante sul totale dei decessi. Ogni anno, quasi 46.000 bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita in tutto il mondo, circa uno ogni undici minuti;

   secondo l'Istat, sono circa 4.000 i giovani che ogni anno, in Italia, si tolgono la vita;

   nel 2021 sono stati 220 mila i ragazzi tra i 14 e i 19 anni insoddisfatti della propria vita che, allo stesso tempo, si trovano in una condizione di scarso benessere psicologico, presumibilmente aggravata dalla pandemia;

   in data 20 novembre 2022, l'ennesimo caso: una ragazza di 13 anni di Monopoli (Bari) si è tolta la vita mentre era sola in casa;

   secondo gli inquirenti, nei giorni precedenti al suicidio e anche domenica, la ragazza sarebbe stata esclusa da alcuni gruppi WhatsApp in cui chattavano i suoi amici, mentre probabilmente viveva già in situazioni di isolamento, emarginazione e malessere –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere per arginare il fenomeno dei suicidi tra bambini e adolescenti;

   se e quali iniziative, per quanto di propria competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di promuovere nelle scuole e in qualsiasi altro luogo di formazione campagne d'ascolto e di sensibilizzazione sul disagio giovanile, sulle sue molteplici origini e sulle forme in cui può manifestarsi;

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro dell'istruzione e del merito per promuovere la formazione del personale scolastico alla gestione dei disagi giovanili.
(4-00161)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   SERRACCHIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, AMENDOLA, PORTA, BONAFÈ, PROVENZANO, DE LUCA, GHIO, FERRARI, ROGGIANI, DE MARIA, CASU, FORNARO e TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 16 settembre 2022 una ragazza iraniana di 22 anni, Mahsa Amini, è morta in un centro di detenzione dove era stata portata dalla «polizia morale», la Ershad, perché secondo gli agenti non indossava correttamente il velo;

   la famiglia e le organizzazioni per diritti umani iraniane hanno accusato gli agenti della Ershad di aver picchiato la ragazza con tanta forza da ucciderla;

   a seguito della sua morte, in più di 200 città iraniane si è sollevata una serie di proteste che ha visto attivarsi inizialmente gli storici movimenti contro le discriminazioni di genere e, successivamente, un'ampia parte della popolazione che ha riempito pacificamente le piazze, le università, le scuole oltre che diversi impianti produttivi, uniti sotto lo slogan «donna, vita, libertà»; numerosissimi sono stati gli atti dimostrativi di donne iraniane che hanno deciso di togliersi pubblicamente il velo, mettendo a repentaglio la propria incolumità;

   la repressione attuata dalle forze di polizia è stata durissima e, secondo le organizzazioni non governative, ci sarebbero stati finora oltre 550 vittime e 30.000 arresti;

   il 6 novembre 2022, 227 deputati sui 290 che compongono il Parlamento iraniano hanno sottoscritto un documento in cui si invoca la pena di morte per chi osa manifestare contro il regime;

   nei giorni scorsi sono state eseguite le prime condanne a morte di due manifestanti arrestati per le proteste, Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard. Inoltre, per alimentare il clima di terrore nel Paese, sono state annunciate nuove condanne a morte: Amir Nasr-Azadani, di 26 anni, e il coetaneo Hossein Mohammadi;

   come emerge anche dall'ultimo rapporto del relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Iran, le migliaia di persone arrestate nelle carceri iraniane a seguito delle proteste, fra le quali anche numerosi cittadini europei ed occidentali, subiscono condizioni di detenzione inumane, sono soggetti a torture e rischiano di essere condannati alla pena capitale, in esito a procedimenti giudiziari sommari svolti in assenza delle più elementari garanzie processuali a tutela del diritto alla difesa –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali e nei consessi internazionali, per chiedere l'immediata sospensione di tutte le condanne a morte emesse nei confronti dei partecipanti alle proteste a seguito della morte di Mahsa Amini e lo stop di tutte le misure di repressione e di detenzione contrarie alla normativa internazionale in materia di diritti umani.
(3-00068)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAROTENUTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a Sharm el-Sheikh si è tenuta la 27a Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27);

   le Conferenze delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici rappresentano un appuntamento decisivo nel cammino verso la compiuta attuazione dell'Accordo sul clima di Parigi del 2015;

   la COP27 è stata aperta dal messaggio del Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, il quale ha affermato: «Questa Conferenza delle Nazioni Unite sul clima ci ricorda che la risposta è nelle nostre mani. E il tempo scorre. Stiamo combattendo. E stiamo perdendo. Le emissioni di gas serra continuano a crescere. Le temperature globali continuano a salire. E il nostro pianeta si sta avvicinando rapidamente a punti critici che renderanno il caos climatico irreversibile. Siamo su un'autostrada per l'inferno climatico con il piede ancora sull'acceleratore»;

   Alaa Abd el-Fattah, attivista anglo-egiziano, ritenuto il volto più autorevole dell'opposizione all'attuale Presidente al Sisi, risulta essere detenuto da circa nove anni in un carcere egiziano;

   come riportato da numerosi media, Alaa Abd el-Fattah per mesi ha portato avanti un duro sciopero della fame al quale, in concomitanza con la COP27, ha aggiunto per qualche giorno anche un rischioso sciopero della sete;

   il rilascio immediato dell'attivista è stato chiesto dalle Nazioni Unite. La portavoce Ravina Shamdasani ha, infatti, dichiarato che: «L'alto commissario Onu per i diritti umani Volker Turk ha espresso profondo rammarico per il fatto che le autorità egiziane non abbiano ancora rilasciato il blogger e attivista Alaa Abd el-Fattah; siamo molto preoccupati per la sua salute»;

   inoltre, il Segretario generale Guterres, a margine della COP27, ha parlato del caso con le autorità egiziane, così come il Primo ministro britannico Sunak e il Presidente francese Macron;

   negli ultimi anni la situazione concernente la dimensione del rispetto dei diritti umani in Egitto è sensibilmente peggiorata, come denunciato da numerose voci nazionali e internazionali, vedasi anche le relazioni annuali di Human Rights Watch;

   tra i casi più eclatanti si ricorda la drammatica vicenda dell'uccisione del ricercatore Giulio Regeni, rispetto alla quale giustizia deve essere ancora fatta, così come devono essere definitivamente chiarite le eventuali responsabilità di soggetti appartenenti agli apparati di sicurezza egiziani; si ricorda che, secondo le ricostruzioni della magistratura italiana, il giovane fu portato lentamente alla morte attraverso torture e sevizie con oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni che gli causarono inaudite sofferenze fisiche;

   il Presidente del Consiglio Meloni, a margine del vertice di Sharm el-Sheikh, ha incontrato il Presidente al Sisi e, nel contesto del colloquio bilaterale, si è parlato di approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione. Inoltre, come riferito da diverse fonti, tale dialogo ha fornito una opportunità al Presidente Meloni per sollevare il tema del rispetto dei diritti umani evidenziando la forte attenzione dell'Italia sui casi Regeni e Zaki –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti e quale sia la posizione che intenda assumere il Governo;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda tempestivamente promuovere, nelle opportune sedi internazionali, al fine di salvaguardare l'incolumità fisica di Alaa Abd el-Fattah e porre termine al suo stato di detenzione.
(4-00160)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta immediata:


   DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il settore ortofrutticolo italiano in questi ultimi 4 anni ha subito e continua a subire enormi danni a causa della cimice asiatica marmorata, della forte siccità, nonché delle recenti alluvioni;

   gli eventi eccezionali di questi ultimi tempi, in diverse parti d'Italia, hanno messo in evidenza la debolezza del sistema produttivo di fronte ai cambiamenti climatici e l'inadeguatezza di molti strumenti di difesa attiva e passiva;

   le produzioni di ciliegie, pere e albicocche, in particolare in Emilia-Romagna, hanno subito danni ingenti a causa del maltempo, dei parassiti animali e vegetali, della siccità e dell'eccezionale ondata delle alte temperature che ha caratterizzato quest'ultimo periodo;

   la produzione in alcuni territori ha registrato un calo di oltre il 70 per cento, la cui perdita è totale anche a causa della mancata maturazione dei frutti, come, in particolare, le pere;

   il settore ortofrutticolo nazionale ha un fatturato di 15 miliardi di euro all'anno tra fresco e trasformato (25 per cento della produzione agricola totale), con oltre 300 mila aziende agricole su più di 1 milione di ettari coltivati e 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp;

   oltre al danno economico, emerge la perdita di mercati, domestici ed esteri, per la mancanza di prodotto e l'Italia si viene a trovare in una posizione di svantaggio competitivo, favorendo l'invasione di prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea;

   molte zone del Paese, durante l'estate 2022, sono state colpite da venti forti e intense piogge che hanno distrutto intere coltivazioni; in questa situazione è emersa l'inadeguatezza del sistema assicurativo; infatti, il piano di gestione dei rischi 2022 non ha permesso di delimitare i danni agli impianti ortofrutticoli, poiché si è trattato di eventi ritenuti assicurabili; le associazioni rappresentative delle imprese agricole hanno segnalato l'indisponibilità delle compagnie assicurative a stipulare polizze per i danni subiti da questa tipologia di calamità;

   al fine di difendere il comparto ortofrutticolo, in particolare quello dell'Emilia-Romagna, si riterrebbe necessaria una deroga al decreto legislativo n. 102 del 2004;

   da un lato si registra un aumento dei prezzi al dettaglio della frutta (+6,5 per cento), dall'altro i prezzi riconosciuti agli agricoltori spesso non coprono i costi di produzione dei raccolti falcidiati da maltempo e siccità –:

   quali iniziative urgenti e strutturali intenda adottare per salvaguardare e sostenere la competitività del comparto dell'ortofrutta italiana, nonché per sostenere economicamente le imprese ortofrutticole, in grave stato di sofferenza.
(3-00069)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   RUFFINO e ROSATO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 13 ottobre 2022, il territorio comunale di Maratea è stato interessato da un'intensa perturbazione meteorologica che ha provocato numerose frane, esondazioni di canali e corsi d'acqua, danneggiando strutture pubbliche e reti infrastrutturali;

   nella notte del 30 novembre 2022, inoltre, si è verificato il distacco di un costone roccioso che ha travolto la strada statale SS 18, cosiddetta Tirrena inferiore, in località Castrocucco, causandone l'interruzione in entrambi i sensi di marcia da e per la Calabria;

   l'evento franoso è avvenuto in orario notturno e non ha causato vittime, ma in termini di volume di detriti, circa 400 metri cubi di rocce, è uno dei più imponenti eventi franosi verificatisi recentemente in questo territorio;

   i primi interventi hanno consentito di fronteggiare l'emergenza, ma permangono criticità in particolare per la vicinanza dei terreni dissestati con numerose abitazioni civili;

   l'interruzione della circolazione lungo la strada statale SS 18, oltre a rappresentare un gravissimo disagio non solo per il territorio lucano ma anche per le confinanti Campania e Calabria che usufruiscono di questo collegamento, desta timore per le possibili perdite economiche del comparto turistico qualora non venga riattivata completamente entro la stagione estiva;

   consapevoli che è assolutamente urgente il ripristino della struttura di missione Italia Sicura per prevenire in modo strutturale il dissesto idrogeologico, si rende necessario, nel caso di specie, predisporre un piano di opere indifferibili, in sinergia con il comune, la regione Basilicata e il dipartimento di protezione civile, per mettere in sicurezza il territorio coinvolto dall'evento franoso e ripristinare la circolazione lungo la strada statale SS 18 –:

   come il Governo intenda intervenire con urgenza per il ripristino del territorio coinvolto dall'evento franoso nel comune di Maratea, compresa la riattivazione della circolazione sulla strada statale SS 18, e più in generale per la messa in sicurezza del territorio comunale interessato dalla perturbazione meteorologica, con particolare attenzione alle zone più prossime ai centri abitati.
(5-00114)


   MATTIA, MILANI, BENVENUTI GOSTOLI, FOTI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i drammatici eventi calamitosi che hanno colpito così gravemente l'isola di Ischia hanno devastato intere aree della costa tirrenica tra la Campania e la Basilicata;

   in particolare, in Basilicata, vi è stata una violenta mareggiata che ha colpito il porto turistico di Maratea;

   successivamente si è registrato uno smottamento del terreno in località Fiumicello, altra famosa località turistica, a causa di una frana/colata che lentamente ha spostato il parcheggio interrato verso il mare, con gravi conseguenze di stabilità delle infrastrutture pubbliche e private adiacenti;

   infine, all'alba del giorno 30 novembre, vi è stata una frana di oltre 400 metri cubi di materiale roccioso che ha interessato il costone roccioso che sovrasta la strada statale 18 Tirrena inferiore in località Castrocucco di Maratea, in Basilicata;

   il crollo di massi non ha coinvolto persone o cose solo grazie ad una fortunata coincidenza ma ha comunque nuovamente tagliato in due il versante tirrenico del Paese su un fronte di oltre 100 metri, provocando ingenti danni e disagi alle popolazioni;

   considerato che la strada statale 18 Tirrena inferiore è l'unica arteria statale che congiunge Napoli a Reggio Calabria, collegando tra di loro tutte le località costiere delle regioni Campania, Basilicata e Calabria, occorre metterla in sicurezza per garantire il necessario collegamento costiero tra la Campania e la Calabria, sia per il trasporto viaggiatori che per quello merci di prossimità –:

   se intenda promuovere iniziative volte al rifinanziamento del Fondo regionale di protezione civile della Basilicata al fine di mettere in sicurezza il tratto in prossimità di Maratea di questa importante arteria stradale per garantire il servizio di mobilità con mezzi stradali nei territori campani, oltre che lucani e calabresi.
(5-00115)


   ILARIA FONTANA, L'ABBATE, FEDE e MORFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 15 marzo 2022, terminata la consultazione pubblica del processo di localizzazione del Deposito nazionale delle scorie nucleari, Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), dove ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e Parco tecnologico, come previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010 e successive modificazioni e integrazioni;

   acquisito il parere tecnico dell'Isin, l'approvazione della Cnai da parte dei Ministeri competenti aprirà, dunque, la fase successiva di confronto finalizzata a raccogliere le manifestazioni d'interesse, volontarie e non vincolanti, da parte delle regioni e degli enti locali;

   tuttavia, con nota del 25 marzo 2022, l'Isin ha comunicato alla Sogin la richiesta di alcune integrazioni documentali. Con la medesima nota veniva comunicata l'interruzione dei relativi termini del procedimento (60 giorni);

   con successiva nota del 14 aprile 2022, l'Isin ha rappresentato alla Sogin l'esigenza e la necessità di acquisire ulteriori elementi istruttori, comunicando che, dalla data di acquisizione delle integrazioni richieste, con nuovo effetto interruttivo sui termini del procedimento;

   l'iter in corso per arrivare all'individuazione del sito continua pertanto a subire ripetuti rallentamenti che allontanano l'obiettivo di pervenire quanto prima alla rimozione dei siti di stoccaggio temporanei e al conseguente risanamento ambientale degli stessi;

   secondo dati pubblicati dall'Arera, dal 2010 al 2020, il decommissioning è costato ben 3,7 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i 514 milioni di euro per le misure di compensazione a favore dei siti che ospitano centrali e impianti del ciclo del combustibile nucleare, costi peraltro finanziati dalle bollette dei cittadini;

   il Ministro Cingolani aveva dichiarato che l'individuazione del sito dovrà essere effettuata entro dicembre 2023 –:

   se intenda rispettare il termine fissato dal suo predecessore e quali improcrastinabili iniziative, per quanto di competenza, ritenga di adottare per pervenire quanto prima alla pubblicazione ufficiale della Cnai affinché siano rispettati i termini procedurali previsti ex lege, posto che l'articolo 34 decreto-legge n. 73 del 2022 ha disposto il commissariamento di Sogin sulla base dell'espressa necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione dei deposito nazionale.
(5-00116)


   MONTEMAGNI, ZINZI, ZIELLO, BARABOTTI, NISINI, BENVENUTO, BOF e PIZZIMENTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   fonti stampa del 24 novembre 2022 hanno riportato la conclusione delle indagini preliminari dell'inchiesta Keu, sullo scandalo dello smaltimento illecito dei rifiuti delle concerie attive nelle province di Pisa e Firenze, scoppiato il 15 aprile 2021;

   seguirà la richiesta di rinvio a giudizio di 26 indagati tra imprenditori, esponenti politici e dirigenti di enti pubblici; i reati ipotizzati sono «delitti di associazione a delinquere finalizzata alle attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e l'inquinamento ambientale, corruzione anche in materia elettorale e indebita erogazione di fondi pubblici ai danni della pubblica amministrazione, di falso e di impedimento del controllo da parte degli organi amministrativi e giudiziari»;

   l'inquinamento ambientale ipotizzato proviene dalle ceneri derivanti dalla combustione dei fanghi delle concerie classificate «Keu», materiale altamente inquinato, che invece di essere gestito a norma di legge per limitarne l'impatto su ambiente e persone, sarebbero smaltite illegalmente, miscelate con terre di scavo per la realizzazione di massicciate stradali o riempimenti ambientali;

   circa 8 mila tonnellate di rifiuti tossici sarebbero stati utilizzati per la realizzazione del quinto lotto della Sr 429 (Empolese-Valdelsa), per i lavori dell'aeroporto militare di Pisa, per il cantiere di riqualificazione urbana dell'ex Vacis nell'area della Darsena pisana e in altri cantieri sparsi sul territorio. Sembra che in alcune aree sia stato riscontrato il superamento dei limiti di cromo, nichel, rame, zinco, arsenico, cadmio, selenio e idrocarburi;

   il distretto conciario toscano, con oltre 250 concerie, è uno dei più grandi d'Europa, produce il 28 per cento delle pelli destinate alla moda italiana, conta 6 mila addetti e un fatturato di circa 2,4 miliardi di euro l'anno;

   i cittadini interessati hanno svolto manifestazioni esprimendo preoccupazione per la tutela della propria salute e per la sicurezza dei lavoratori; preoccupa in particolare un eventuale inquinamento delle falde idriche in corrispondenza dei siti individuati –:

   indipendentemente dai chiarimenti sulla vicenda che potrà fornire la magistratura, anche a garanzia del settore conciario toscano, se intenda verificare, in collaborazione con tutte le autorità competenti, l'Ispra e il Noe, la pericolosità delle aree individuate come contaminate da Keu e se intenda adottare iniziative di competenza per accelerare i controlli e le attività di bonifica o comunque la messa in sicurezza delle aree inquinate, a tutela della salute dei cittadini interessati.
(5-00117)


   MAZZETTI, BATTISTONI, CORTELAZZO, RUBANO, DE PALMA e SALA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il Cresme, nel XXXIII Rapporto Congiunturale sul mercato edilizio, si è aggiunto all'elenco degli istituti specializzati che giudicano positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarendo che tra il 2020 e il 2022 la maxi detrazione ha contribuito con un +22 per cento della crescita totale del Pil. Tuttavia si prevede per il 2023 calo nei lavori per le riqualificazioni abitative del 9 per cento a causa del ridimensionamento delle agevolazioni accessibili;

   secondo il Censir grazie agli interventi effettuati ad oggi vi è stata una riduzione di 979.000 tonnellate di CO2 e con 3 salti di classe energetica vi è un abbattimento del 46 per cento di CO2 generata. Il risparmio di gas, negli edifici fino a oggi ristrutturati, è pari a 2 miliardi di metri cubi. Al 1° gennaio 2022 secondo i dati Enea, gli interventi finanziati col superbonus hanno prodotto un risparmio di energia elettrica di 33,1 milioni di megawattora/anno;

   l'Ocse ha esplicitamente apprezzato come l'Italia abbia utilizzato la leva fiscale per promuovere la sostenibilità ambientale. Col superbonus il costo medio per abbattere 1 tonnellata di CO2 è di euro 55 mentre per l'industria è di euro 95 e per i trasporti di euro 52;

   da più parti è stato richiesto di rafforzare i requisiti della misura per aumentarne il potenziale di decarbonizzazione. Il precedente Governo ha agito per piccoli aggiustamenti, grazie all'azione parlamentare, ma in un quadro di generale ostilità nei confronti del superbonus;

   manca nel nostro Paese una politica dell'efficienza energetica, mentre invece Paesi come la Francia e la Germania hanno avviato politiche coordinate, investendo risorse importanti;

   il Pnrr, all'interno della missione «Rivoluzione verde e transizione ecologica», stanzia 13,95 miliardi di euro per l'investimento «Ecobonus e Sismabonus fino al 100 per cento»; a questi si aggiungono altri 4,56 miliardi finanziati dal Piano complementare, per un totale di 18,51 miliardi;

   l'Enea sta presentando il bilancio definitivo del superbonus sul fronte dell'efficienza e dell'efficacia di intervento su sprechi energetici ed emissioni inquinanti –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per trasformare misure prevalentemente congiunturali, quali sono gli attuali bonus edilizi, in una rigorosa e strutturale spinta all'efficientamento del patrimonio edilizio sia pubblico che privato.
(5-00118)


   SIMIANI, BRAGA, CURTI, DI SANZO e FERRARI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la laguna di Orbetello è una zona di rilevante valore ambientale oltre a rappresentare un volano irrinunciabile per l'economia e l'occupazione territoriale;

   la particolare conformazione della laguna ne fa un sistema ambientale molto delicato e vulnerabile, che necessita di una serie continuativa di interventi manutentivi e gestionali tali da conservare e migliorare progressivamente l'attuale stato di equilibrio;

   proprio a seguito di una grave crisi ambientale che ha causato una ingente moria di pesci nel corso degli anni '90, la laguna di Orbetello è stata dichiarata «area ad elevato rischio di crisi ambientale» ed è stato nominato un commissario al risanamento. La gestione commissariale si è protratta fino al 2014, poi sostituita da accordi di programma tra la regione Toscana, la provincia di Grosseto e il comune di Orbetello;

   l'accordo sopracitato non è mai stato però firmato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nonostante la laguna faccia parte del demanio marittimo e lo stesso dicastero ne sia proprietario;

   anche negli ultimi anni, ciclicamente ed anche a causa delle ondate anomale di calore che hanno interessato gran parte d'Italia, la laguna di Orbetello è stata infatti oggetto di vere e proprie catastrofi ecologiche in particolare nel 2015 e successivamente nel 2022 (come certificato da Arpat);

   recentemente la regione Toscana e il comune di Orbetello si sono incontrati per definire il percorso finalizzato a garantire il corretto proseguimento delle attività di gestione della laguna di Orbetello. In particolare gli enti procederanno entro il 31 dicembre 2022 alla stipula di un accordo che assegnerà per il 2023 il ruolo di soggetto attuatore nuovamente alla regione;

   è comunque evidente in relazione a quanto emerso in questi anni come le risorse economiche, strutturali e logistiche degli enti locali competenti non siano assolutamente sufficienti a far fronte a situazioni emergenziali che hanno interessato ciclicamente la laguna;

   è quindi necessaria una nuova forma di gestione ordinaria del sistema lagunare, che veda la presenza dello Stato (come già indicato dalla stessa conferenza delle amministrazioni territoriali) al fine di salvaguardare le esigenze ambientali, economiche e giuridiche che si sono manifestate nel corso degli anni di gestione commissariale –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di affrontare le evidenti criticità ambientali che ciclicamente interessano la laguna di Orbetello e se ritenga opportuno, in tale direzione, prevedere, di concerto con gli enti territoriali, nuove forme di gestione del sistema lagunare.
(5-00119)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta del Mezzogiorno viene messa in rilievo una nuova bufera giudiziaria sull'Ilva di Taranto per concussione, falso e inquinamento;

   trattasi di una nuova indagine per fare luce sui lavori di adeguamento dello stabilimento di Taranto a dieci anni di distanza dal sequestro dell'area a caldo firmato nel luglio 2012 dal Gip Patrizia Todisco;

   un percorso di messa in sicurezza che secondo l'ISPRA è proceduto senza particolari intoppi, anzi ci sarebbe stata la realizzazione di quasi tutti gli interventi programmati, tra cui quelli di riduzione, delle emissioni convogliate e diffuse di polveri sottili, in particolare per quelli provenienti dall'area a caldo, ossia cokeria, agglomerato, altoforno e acciaieria;

   secondo l'Ispra i lavori compiuti da Acciaierie d'Italia sarebbero stati eseguiti a regola d'arte;

   le centraline dell'Arpa Puglia ai Tamburi – zona definita dall'Onu «di sacrificio» – e dell'Ispra hanno registrato nei mesi di dicembre 2021 e gennaio 2022 picchi di benzo(a)pirene mai rilevati nei cinque anni precedenti;

   il benzene e il benzo(a)pirene sono entrambi classificati come «cancerogeni certi» dallo Iarc;

   l'Oms prevede fra le 50 e le 80 morti premature evitabili a Taranto anche in presenza di lavori di adeguamento degli impianti Ilva (Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell'acciaieria condotto dall'Oms su richiesta della regione Puglia, gennaio 2022);

   la Vds e la Viias portano a valutazioni predittive di rischio sanitario «inaccettabile» nel quartiere Tamburi;

   nonostante ciò il Ministro Pichetto Frattin rispondendo alle interrogazioni in Commissione ambiente al Senato afferma che «La decarbonizzazione del processo produttivo e la realizzazione di un forno elettrico sarà, graduale e richiede tempi lunghi»;

   negli ultimi mesi il Governo ha evidenziato la necessità di aumentare la produzione di acciaio negli stabilimenti ex Ilva garantendo l'operatività dell'azienda, e anche che le valutazioni sanitarie richieste al Ministero della salute consentiranno di fornire le informazioni necessarie alla Commissione europea per valutare l'archiviazione della procedura d'infrazione sull'Ilva;

   come dimostra la nuova inchiesta gli impianti Ilva producono ancora picchi elevati di emissioni provocando danni inaccettabili alla salute e all'ambiente di Taranto –:

   quali iniziative urgenti il Ministro intenda porre in essere, anche alla luce della nuova inchiesta, affinché gli impianti Ilva cessino di produrre emissioni nocive per i cittadini e l'ambiente, adottando anche in Italia la soglia oraria dello Stato della California sull'emissione di benzene.
(5-00120)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Porto Canale di Cagliari costituisce l'unico porto della Sardegna incluso tra i 14 porti italiani «core» delle reti transeuropee di trasporto (Reti TEN-T) del Regolamento UE n. 1315 del 2013 individuati per garantire la «disponibilità di combustibili puliti alternativi»;

   nell'area del Porto Canale sorge il Villaggio Pescatori di Giorgino, situato a 1,5 chilometri dal centro storico di Cagliari, a ridosso dello svincolo sulla strada statale n. 195;

   in tale area, su una superficie pari a 78.000 metri quadrati, è prevista la realizzazione di un deposito costiero e terminal Gnl;

   il progetto prevede la realizzazione di un impianto di stoccaggio e rigassificazione caratterizzato da una struttura in banchina per la connessione e lo scarico del Gnl dalle navi metaniere, un complesso di tubazioni criogeniche per il trasporto del fluido nell'impianto, un sistema di stoccaggio, pompaggio e rigassificazione di parte del Gnl stoccato, oltre a una stazione per il filtraggio, la misura e l'odorizzazione del gas naturale, propedeutica e necessaria per l'immissione del gas nelle reti di trasporto;

   con parere n. 3057 del 5 luglio 2019, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si esprimeva favorevolmente sulla compatibilità ambientale del «Progetto di un terminal Gnl nel Porto Canale di Cagliari, impianto di stoccaggio e rigassificazione Gnl», proposto originariamente da Isgas Energit Multiutilities s.p.a., ora Sardinia LNG s.r.l.;

   con decreto del Ministero della transizione ecologica, di concerto con il Ministero della cultura n. prot. 103 del 24 marzo 2021, sul progetto è stato espresso giudizio positivo di compatibilità ambientale ai sensi dell'articolo 25, comma 2, decreto legislativo n. 152 del 2006, subordinato all'ottemperanza di alcune condizioni ambientali;

   con ricorso al Tar, la Grendi Trasporti Marittimi s.p.a. ha eccepito l'inidoneità dell'area prescelta a ospitare un terminal Gnl, per via del contesto di rilevanza ambientale e del tessuto economico-sociale oltre che dalla vicinanza a insediamenti abitativi, evidenziando i possibili rischi per la salute e la sicurezza pubblica in caso di eventuali fughe di gas;

   la localizzazione in quest'area comporterebbe un irreparabile pregiudizio per gli altri utenti del Porto Canale a causa dell'istallazione dei bracci di carico necessari a rifornire le navi gasiere, nonché delle attività di ormeggio e disormeggio delle navi metaniere, in ragione della durata complessiva delle operazioni nonché rispetto alle esigenze di sicurezza delle manovre di ingresso e uscita dal porto;

   il comitato di quartiere Villaggio Pescatori ritiene inaccettabile la scelta di ubicare il terminal all'imbocco del Porto Canale Industriale di Cagliari, a ridosso dello svincolo della strada statale n. 195 e del Villaggio dei Pescatori;

   l'associazione Legambiente Sardegna propone come alternativa la banchina Ovest, già indicata negli elaborati progettuali presentati dalla società Isgas Energit Multiutilities s.p.a., distante 1,5 chilometri dall'area indicata, meno prossima all'abitato di Giorgino, alla strada statale n. 195 e più coerente con le attività attualmente svolte nel Porto Canale di Cagliari, già profondamente in crisi;

   la realizzazione del progetto a ridosso di Giorgino rappresenterebbe un serio ostacolo allo sviluppo economico-produttivo, naturalistico e turistico del compendio;

   con sentenza n. 16268 del 2022 del 6 dicembre 2022 il Tar ha respinto il ricorso Nrg 5852 del 2021, proposto da Grendi Trasporti Marittimi s.p.a., per l'annullamento, previa sospensione cautelare, del decreto che ha sancito la compatibilità ambientale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti;

   se non ritengano, ognuno per le proprie competenze, di adottare iniziative volte a valutare un sito alternativo per la realizzazione del terminal Gnl nel Porto Canale di Cagliari;

   se ritengano, ognuno per le proprie competenze, la realizzazione del terminal compatibile con le attività del Porto Canale di Cagliari, con la valorizzazione e la tutela dello stagno di Santa Gilla, con la salute e la sicurezza degli abitanti del Villaggio Pescatori e di coloro che percorrono la strada statale litoranea 195;

   in quanto sia quantificato l'impatto ambientale derivante dal trasporto su gomma del gas nei comuni della Sardegna.
(4-00166)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MARATTIN, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GADDA, RUFFINO, SOTTANELLI e DE MONTE. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   il Meccanismo europeo di stabilità è un'organizzazione internazionale nata nel 2012 mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico dell'Unione europea; la sua funzione è concedere, a precise condizioni, assistenza finanziaria ai Paesi membri che trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato, attenuando i rischi di contagio connessi a eventuali crisi di un Paese dell'area euro;

   la condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a Paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi;

   nel giugno 2019 l'Eurogruppo ha raggiunto un accordo su una revisione del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, che disporrà di strumenti e di un mandato più forti; il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021 i Paesi membri del Meccanismo europeo di stabilità hanno sottoscritto l'accordo che riforma il Trattato istitutivo;

   il Meccanismo europeo di stabilità affiancherà, senza affatto sostituirla, la Commissione europea e le modalità di cooperazione tra le due istituzioni saranno definite in un accordo non appena le modifiche entreranno in vigore; non avrà alcun compito di sorveglianza fiscale ai sensi del Patto di stabilità e crescita e la sua attività sarà vincolata al rispetto della legislazione dell'Unione europea; inoltre, la valutazione complessiva della situazione economica dei Paesi e la loro posizione rispetto alle regole del Patto di stabilità e della procedura per gli squilibri macroeconomici rimarrà responsabilità esclusiva della Commissione europea;

   il Trattato riformato non è ancora entrato in vigore perché allo stato attuale mancano le ratifiche di Italia e Germania;

   in più occasioni, nonché durante la discussione svoltasi presso l'Assemblea della Camera dei deputati il 29 e il 30 novembre 2022, il Governo ha sostanzialmente affermato di voler attendere l'esito del pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, la quale il 9 dicembre 2022 ha dichiarato inammissibile il ricorso aprendo la strada alla ratifica del Trattato –:

   se e quando si intenda presentare in Consiglio dei ministri il disegno di legge di ratifica della riforma del Trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità, dando finalmente seguito ad un impegno assunto in sede internazionale quasi due anni fa, anche al fine di evitare possibili contenziosi con gli altri Paesi che già hanno portato a compimento i loro rispettivi iter di ratifica.
(3-00070)


   SANTILLO, FENU, ALIFANO, LOVECCHIO e RAFFA. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del cosiddetto «decreto rilancio», con riferimento al cosiddetto superbonus, ha introdotto la possibilità di usufruire di alcune agevolazioni fiscali in materia edilizia e di efficientamento energetico sotto forma di sconti sui corrispettivi, ovvero prevedendo la facoltà per il beneficiario della detrazione di cedere il credito a un soggetto terzo che diviene titolare del credito di imposta, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle disposizioni sulla cedibilità dei crediti;

   la cessione del credito nei termini indicati si è rivelato uno strumento fondamentale per consentire il rilancio del settore edilizio, in linea con l'esigenza di scongiurare un ulteriore consumo di suolo e di incrementare il livello di efficienza energetica degli edifici, anche in considerazione degli obiettivi fissati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   i dati sul superbonus forniti da Ance registrano un investimento nel settore superiore al 20 per cento nel 2021 e al 12 per cento nel 2022. Purtroppo, gli stessi dati mostrano, per il 2023, un decremento degli investimenti, imputabile anche all'incertezza normativa dovuta ai numerosi provvedimenti medio tempore intervenuti sul meccanismo della cessione del credito, rallentandone la portata applicativa;

   in tale contesto, suscita particolare preoccupazione la nota di Poste italiane del 7 novembre 2022, dalla quale si apprende che il servizio di acquisto dei crediti di imposta «è sospeso per l'apertura di nuove pratiche», con ciò uniformandosi ad una soluzione già adottata dai principali istituti di credito;

   dall'analisi del centro studi di Cna oltre 50 mila imprese risulterebbero attualmente in difficoltà nello smaltimento dei crediti fiscali acquisiti, per un valore di circa 5 miliardi di euro;

   considerata la gravità della situazione, è di questi giorni la richiesta al Governo, avanzata anche da Abi e Ance, di una misura tempestiva e di carattere straordinario volta a consentire agli intermediari di ampliare la propria capacità di acquisto, compensando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24 con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dagli intermediari –:

   quale sia l'ammontare dei crediti fiscali «incagliati» e quali iniziative urgenti intenda adottare per rimuovere gli ostacoli che limitano l'accesso alla detrazione fiscale del cosiddetto superbonus nella forma della cessione del credito, anche per i profili inerenti alla responsabilità del cessionario, avviando un'interlocuzione con gli istituti di credito e gli intermediari finanziari, nonché le società controllate o partecipate dallo Stato, al fine di pervenire ad una soluzione che consenta di riavviare e consolidare il processo di acquisto e cessione dei crediti fiscali.
(3-00071)


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, LUCASELLI, CANNATA, GIORGIANNI, MASCARETTI, RAMPELLI, ANGELO ROSSI, TRANCASSINI, TREMAGLIA, OSNATO, CONGEDO, DE BERTOLDI, FILINI, MATERA, MATTEONI, MAULLU, TESTA e TREMONTI. – Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, illustrando gli interventi di politica economica e fiscale, contenuti all'interno del disegno di legge di bilancio per il 2023, in corso d'esame alla Camera dei deputati, ha confermato che, nell'ambito delle misure previste per la riduzione del cuneo fiscale, il Governo è impegnato a ridurre il più possibile la differenza tra quanto costa un lavoratore per chi lo assume e quanto effettivamente riceve lo stesso lavoratore in busta paga, al netto di tutte le imposte che deve pagare;

   al riguardo, gli interventi previsti dalla manovra economica per il 2023 rappresentano, com'è noto, decisioni dettate dall'emergenza, determinata sia dalle risorse attualmente limitate che dalla ristrettezza dei tempi previsti per la sua approvazione entro il 31 dicembre 2022, al fine di evitare l'esercizio provvisorio;

   anche il Vice Ministro Maurizio Leo, intervenendo a proposito della riduzione del cuneo fiscale, ha evidenziato come si è solo all'inizio, aggiungendo, inoltre, che il Ministero dell'economia e delle finanze, a tal proposito, sia fortemente impegnato nel corso della legislatura a ridurlo il più possibile, anche lavorando sulla componente fiscale e non meramente contributiva, come confermano peraltro le disposizioni contenute nel disegno di legge di bilancio per il 2023 per i redditi più bassi;

   uno dei punti cardine del programma di governo di Fratelli d'Italia, che si è certi si realizzerà, rappresenta, com'è noto, il messaggio alle imprese del Paese: «più assumi, meno paghi», realizzando tale intervento attraverso la riduzione del carico fiscale in capo alle imprese e alleggerendo, al contempo, la pressione fiscale sui lavoratori, intervenendo, in sede di riforma, sulle aliquote Irpef;

   il cuneo fiscale, ovvero la somma delle imposte dirette, indirette e dei contributi previdenziali, in Italia è ancora molto alto com'è noto (nel 2021 è stato il quinto nei Paesi Ocse con il 46,5 per cento) e penalizza fortemente sia le aziende, che i lavoratori dipendenti, autonomi e liberi professionisti e la sua riduzione rappresenta una priorità del Governo Meloni, da realizzare anche gradualmente nel corso della legislatura, rispettando i principi del bilancio pubblico, con l'obiettivo di arrivare a una riduzione di almeno cinque punti –:

   se il Ministro interrogato condivida le osservazioni in premessa e quali misure, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere in occasione dei prossimi provvedimenti, al fine di ridurre il cuneo fiscale, la cui misura permetterebbe di incentivare l'occupazione e rilanciare le imprese nazionali.
(3-00072)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese moltissime attività di interesse pubblico vengono espletate sul demanio marittimo e senza finalità lucrative. Si pensi agli impegni delle associazioni sportive e ricreative, spesso depositarie di tradizioni millenarie legate al mare, che svolgono una funzione educativa e sociale assolutamente insostituibile per le nostre comunità;

   inoltre, va tenuto conto delle peculiarità della nostra penisola con territori costieri fortemente frastagliati, come le coste liguri e campane, ma anche quelle calabresi e marchigiane, nei quali esistono moltissime concessioni di piccole dimensioni (inferiori ai 1.000 metri quadri), proprio in ragione delle sopra menzionate caratteristiche geomorfologiche. Ed è proprio in queste aree che si sviluppa una parte rilevante del parco nautico italiano, ossia la piccola nautica da diporto, in cui risiedono le radici delle tradizioni marinare nostrane;

   si aggiunga poi che spesso sono le amministrazioni comunali ad essere titolari di concessioni per l'utilizzo di beni di pubblica utilità (passeggiate, depuratori, moli e altro); in tali casi sono ovviamente i comuni a farsi carico degli oneri di manutenzione per la sicurezza e l'incolumità senza, tuttavia, averne alcun ritorno economico –:

   alla luce di quanto premesso e valutato il grave impatto determinato dall'innalzamento della soglia del canone minimo demaniale marittimo (da 362,90 a 2.500 euro) per tutte le attività senza distinzione di finalità, stabilito all'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, come il Governo intenda intervenire a tutela e salvaguardia delle sopra citate attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro, nonché a sostegno delle attività con fini di interesse pubblico individuate e deliberate dagli enti locali territorialmente competenti.
(3-00073)


   ROMANO, LUPI, BICCHIELLI, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'accesso al sistema del credito e del risparmio costituisce per i cittadini italiani un valore riconosciuto e tutelato anche dall'articolo 47 della Costituzione: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito»;

   la presenza capillare di filiali degli istituti di credito sul territorio e la possibilità per i cittadini di aprire un conto corrente rappresentano due dei pilastri dell'architettura del sistema bancario;

   un report della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), pubblicato nel mese di agosto 2022, ha quantificato in 4.131.416 il numero di cittadini italiani residenti in comuni dove non sono presenti filiali bancarie;

   lo studio citato riporta anche l'evoluzione storica degli ultimi dieci anni della presenza di agenzie bancarie sul territorio, registrando una diminuzione del 34 per cento da 32.881 filiali a 21.650;

   sempre secondo la Federazione autonoma bancari italiani, la distribuzione geografica delle filiali colpisce spesso territori già caratterizzati da difficoltà nell'erogazione di servizi pubblici e privati ai cittadini, come la Calabria, dove il 28,8 per cento dei cittadini vive in comuni che non sono coperti da agenzie bancarie, oppure il Molise, dove la percentuale arriva a toccare il 37,3 per cento;

   l'accesso al credito per molti cittadini è limitato anche da quella che agli interroganti appare l'arbitrarietà con cui alcuni istituti di credito escludono dalla possibilità di apertura dei conti correnti persone che hanno ricevuto in passato un avviso di garanzia, oppure soggetti segnalati attraverso i sistemi di rilevazione centralizzata dei rischi, come i sistemi di informazioni creditizie –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per favorire l'accesso di tutti i cittadini al sistema bancario, in particolar modo con riguardo alla distribuzione e alla presenza delle filiali sul territorio italiano e alla possibilità di introdurre un obbligo per gli istituti di credito di aprire un conto corrente su richiesta, similmente a quanto avviene per i servizi assicurativi.
(3-00074)


   BONELLI, GRIMALDI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della crisi internazionale scaturita dal conflitto ucraino, i prezzi dell'energia primaria hanno subito ulteriori accelerazioni, con rincari delle bollette del gas e dell'energia elettrica di almeno 5 volte rispetto alla situazione pre-crisi;

   il Governo, con l'articolo 37 del decreto-legge n. 21 del 2022, ha istituito un contributo straordinario a carico dei produttori, importatori e rivenditori di energia elettrica, di gas nonché di prodotti petroliferi, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra operazioni attive e passive realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 aprile 2022, rispetto al medesimo periodo 2020/2021;

   tale contributo doveva essere versato per un importo pari al 40 per cento a titolo di acconto, entro il 30 giugno 2022 e per la restante parte, a saldo, entro il 30 novembre 2022, laddove l'incremento del saldo fosse superiore al 10 per cento e a 5 milioni di euro in termini assoluti;

   l'aliquota è stata successivamente aumentata al 25 per cento;

   il precedente Governo ha stimato la base imponibile del contributo in circa 39 miliardi di euro e un gettito erariale pari a circa 10,5 miliardi di euro;

   con un provvedimento ad hoc dell'Agenzia delle entrate sono stati definiti gli adempimenti e le modalità di versamento del contributo;

   nel mese di ottobre 2022 il gettito del contributo, in termini di cassa, risultava pari a 1.208,5 milioni di euro, come riportato nella memoria della Corte dei conti al disegno di legge di bilancio per il 2023;

   il 13 settembre 2022 la procura della Repubblica di Roma, a seguito di un esposto presentato dagli esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra, avrebbe aperto un fascicolo d'indagine per evasione e frode fiscale con riferimento al mancato pagamento del contributo di solidarietà da parte di molti suoi soggetti passivi;

   il tribunale amministrativo regionale del Lazio il 16 novembre 2022 ha dichiarato inammissibili, per difetto assoluto di giurisdizione, i ricorsi proposti dalle aziende energetiche contro gli atti dell'Agenzia delle entrate con cui sono stati definiti adempimenti e modalità di versamento del contributo straordinario –:

   a quanto ammonti il gettito del contributo, in termini di cassa, alla data del 30 novembre 2022 e quali misure intenda assumere il Governo per garantire l'effettivo incasso del gettito contributivo da parte dei soggetti obbligati al versamento, anche valutando eventuali provvedimenti di carattere esecutivo per il recupero delle somme evase.
(3-00075)


   SALA e CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto-legge «aiuti ter», n. 115 del 2022, ha introdotto una disciplina transitoria sulle modalità di ripiano della spesa regionale per dispositivi medici (cosiddetto payback). La previsione riguarda l'accertamento del superamento dei limiti di spesa sanitaria regionale per ciascuno degli anni dal 2015 al 2018. Sulla base di linee guida stabilite con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze e del Ministero della salute, le regioni individuano l'elenco delle aziende fornitrici soggette al ripiano per ciascun anno;

   nel caso in cui le aziende fornitrici di dispositivi medici non adempiano all'obbligo di restituzione, si provvede alla compensazione a valere su quanto dovuto dagli enti sanitari per l'acquisto di tali dispositivi, fino a concorrenza dell'intero ammontare;

   come altri comparti dell'economia nazionale, il settore dei dispositivi medici è messo a dura prova dalla crisi energetica e dall'esplosione dei costi delle materie prime. Si parla di oltre 4.500 imprese italiane che danno lavoro a 112.500 addetti, sulle quali è stata caricata una contribuzione del 50 per cento dello sforamento della spesa regionale, di cui non hanno responsabilità, per un onere di oltre 2 miliardi di euro, da pagare entro il mese di gennaio 2023 sulla base delle scadenze temporali fissate dai decreti;

   le rappresentanze del settore hanno fatto presente che aggiungere ulteriori voci di spesa significherebbe rallentare la produzione e mettere a rischio le forniture per il settore sanitario; molte aziende, soprattutto le più piccole, rischiano di chiudere;

   le imprese evidenziano che l'«effetto payback» rischia di abbattersi anche sulle cure e sulle prestazioni offerte ai cittadini e sui prodotti anche salvavita, quali stent, protesi vascolari, i sistemi per l'ossigenazione della circolazione extracorporea;

   secondo le stime sui debiti delle regioni 2019-2020 il payback complessivo potrebbe salire a 3,6 miliardi di euro –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a individuare altre forme di finanziamento degli sforamenti della spesa sanitaria, anche in considerazione del fatto che le imprese di fornitura del servizio sanitario sono quelle che maggiormente subiscono i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione.
(3-00076)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la situazione relativa alla cessione dei crediti fiscali e, conseguentemente, quella connessa alle gravi difficoltà derivanti dalla incapienza dei cassetti fiscali di contribuenti, imprese, società finanziarie e istituti di credito, che ne hanno comportato un sostanziale blocco, pone il Parlamento e il Governo di fronte alla necessità di dirimere alcuni punti rispetto alla possibilità di frazionamento dei crediti in questione in fase di cessione;

   il sostanziale blocco delle cessioni dei crediti fiscali, infatti, configura per famiglie e imprese che abbiano maturato tali crediti a seguito di impegni contrattuali assunti in un periodo nel quale la politica e il mercato sembravano garantirne la cedibilità un grave problema e i soggetti interessati si trovano spesso nella impossibilità di operare la detrazione in quanto tali crediti risultano superiori alla loro capienza fiscale;

   da sempre l'Agenzia delle entrate sembra avere un orientamento contrario alle ipotesi di frazionamento dei crediti fiscali, anche se restano ampie e insolute vaghezze interpretative, soprattutto in ordine al tipo di frazionamento, anche se in prima cessione;

   ad esempio, in merito ai frazionamenti dei crediti fiscali, ci si domanda se potrebbe apparire possibile al soggetto beneficiario detrarre la parte di credito consentito dalla propria capienza fiscale dedicando alla cessione soltanto la parte eccedente, magari limitando le successive ulteriori cessioni nel numero o nella platea, contemplandone la possibilità soltanto nei confronti dei propri familiari, ovvero semplicemente non consentendone di ulteriori;

   nello stesso modo l'interrogante si chiede, nell'ulteriore ipotesi di frazionamento di cessione del medesimo credito tra più soggetti terzi diversi, ovvero, a mero titolo di esempio, parte a banche, parte a società e parte a familiari, se questo tipo di frazionamento sia consentito e risulti quindi, sin d'ora, operabile da parte del beneficiario cui non resterebbe in capo alcuna parte del credito originario –:

   se il Governo, valutate le ipotesi illustrate in premessa, ove l'Agenzia delle entrate non ritenesse ad oggi sia possibile nell'uno, nell'altro o in entrambi i casi, la cessione frazionata del credito, non ritenga di dover intervenire onde consentirle ambedue, anche ponendo alcune delle limitazioni sopra ipotizzate, al fine di garantire la detraibilità di tali crediti e la pulizia dei cassetti fiscali di contribuenti e imprese che altrimenti si troverebbero in forte difficoltà e con consistente mancanza di liquidità in un momento, come quello attuale, caratterizzato da un importante fenomeno inflattivo che ne aggraverebbe gli effetti, spesso in misura insostenibile e irreparabile.
(5-00129)


   MEROLA, D'ALFONSO, TONI RICCIARDI, STEFANAZZI, TABACCI e SIMIANI.— Al Ministro dell'economia e delle finanze.— Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22 del decreto-legge n. 124 del 2019 ha istituito un credito d'imposta del 30 per cento delle commissioni sui pagamenti, effettuati a decorrere dal 1° luglio 2020, con strumenti di pagamento tracciabili, in relazione a cessioni di beni e prestazioni di servizi rese nei confronti di consumatori finali, a condizione che i ricavi e compensi relativi all'anno d'imposta precedente non superino i 400.000 euro;

   l'articolo 11-bis, comma 10, del decreto-legge n. 73 del 2021 ha innalzato il credito d'imposta al 100 per cento delle commissioni maturate nel periodo dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 per gli esercenti attività di impresa, arte o professioni, che adottano strumenti tecnologici che garantiscano l'inalterabilità e la sicurezza dei dati e assolvono all'obbligo di memorizzazione elettronica e di trasmissione telematica all'Agenzia dei corrispettivi giornalieri;

   la misura introdotta dal precedente Governo rientra, insieme alle misure di riduzione del tetto dell'uso del contante e alle sanzioni per la mancata accettazione del pagamento elettronico, nel cosiddetto piano cashless per incentivare l'uso di carte di pagamento, al fine di modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente;

   è di tutta evidenza che l'attuale Governo si starebbe muovendo in una direzione opposta favorendo l'uso del contante;

   la Banca d'Italia ha sottolineato come l'incentivazione all'uso del contante alternativo alla moneta elettronica rischia di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale;

   limiti all'uso del contante, pur non fornendo un impedimento assoluto alla realizzazione di condotte illecite, rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione;

   a giudizio degli interroganti il ripristino della compensazione al 100 per cento delle commissioni bancarie sostenute sui mezzi di pagamento elettronici sarebbe di grande aiuto ai commercianti in particolare in questo momento di crisi economica e di rialzo generalizzato dei prezzi –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza volte a ripristinare la disposizione che prevede la compensazione totale delle commissioni sui pagamenti elettronici per sostenere i piccoli esercenti, a tal fine anche istituendo un tavolo di confronto con le parti per definire regole generali volte ad assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti, tenuto conto della necessità di salvaguardare trasparenza e chiarezza dei costi nonché di promuovere l'efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza.
(5-00130)


   RUBANO, MAZZETTI, DE PALMA e SALA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Centro studi di Cna ha ripetuto recentissimamente l'indagine, già effettuata a giugno 2022, sulle cessioni dei crediti relativi ai bonus edilizi detenuti dalle imprese della filiera delle costruzioni, rilevando un aggravamento della situazione. È esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un cassetto fiscale pieno: attualmente, sfiora il 75 per cento mentre nella precedente rilevazione era a quota 35 per cento. Aumenta al 54 per cento del totale il numero di imprese che detengono crediti per valori superiori a 100 mila euro;

   sono quasi 50 mila quelle che, in questo periodo, stanno accusando difficoltà nello smaltimento di questi crediti. Oltre metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori, il 40 per cento dichiara di far fatica a pagare tasse e imposte, mentre il 60 per cento sta valutando la sospensione dei cantieri in corso;

   contestualmente il Cresme, nel XXXIII Rapporto Congiunturale sul mercato edilizio, si è aggiunto all'elenco degli istituti specializzati che giudicano positivamente gli effetti dei bonus edilizi dal lato dell'impatto sull'economia, chiarendo che tra il 2020 e il 2022 essi hanno avuto un peso sul Pil pari al 13,9 per cento (il più alto in Europa) e che la maxi detrazione ha contribuito con un +22 per cento alla crescita totale del Pil. Questo si è tradotto in 460 mila occupati in più nel 2022 rispetto al 2019;

   è stato autorevolmente affermato che i bonus edilizi hanno generato un onere di oltre 60 miliardi di euro e un buco, rispetto alle somme stanziate, di oltre 38 miliardi e, contestualmente, che la cessione è una possibilità, non un diritto, in ossequio all'Impostazione Eurostat sulla natura di tali sostegni. Se tuttavia 50 mila imprese sono in difficoltà per aver utilizzato le possibilità offerte dalle norme vigenti è chiaro che il difetto sta nella legge;

   si rileva una diversità di punti di vista tra quanto affermato dal Governo e quanto sostenuto da autorevoli istituti di ricerca e centri studi, che giungono a sostenere che il reale impatto sui conti pubblici sia limitato a una quota molto inferiore di quanto dichiarato –:

   quale valutazioni dia il Ministro in merito ai report dei suddetti centri studi e se non ritenga opportuno presentare al Parlamento una valutazione dell'impatto sui conti pubblici dei bonus edilizi che tenga conto anche delle valutazioni complessive offerte dalle citate analisi.
(5-00131)


   CENTEMERO, BAGNAI, CAVANDOLI e MIELE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo recenti dati Istat, le unità economiche partecipate dal settore pubblico sono 8.175; il valore aggiunto per addetto delle controllate pubbliche cresce del 3,9 per cento. 104.681 euro contro 48.900 euro del totale delle imprese dell'industria e dei servizi;

   al momento risultano, quindi, censite numerose società a totale capitale pubblico detenuto in prevalenza da enti pubblici locali o camere di commercio: in particolare, molte di esse potrebbero essere oggetto di privatizzazione mediante l'ingresso di capitale privato al servizio di operazioni di sviluppo a favore dei territori in cui operano;

   l'attuale quadro normativo in materia di società partecipate di cui al testo unico sulle società a partecipazione pubblica (si vedano gli articoli 17 e 18 del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175) prevede che le operazioni di dismissione – tali sono anche quelle relative agli aumenti di capitale – possano avvenire esclusivamente mediante procedure competitive, ossia gare, o mediante la quotazione su mercati regolamentati;

   quest'ultima previsione non permette a queste società – spesso aventi dimensioni tali da impedire di fatto la quotazione sul mercato regolamentato – di accedere ad un Multilateral Trading Facility (Mtf), che all'epoca della promulgazione della citata normativa ancora non esisteva;

   pertanto, a parere degli interroganti, sarebbe opportuno apportare una modifica all'attuale quadro normativo, prevedendo che la privatizzazione possa avvenire mediante quotazione sul mercato regolamentato ovvero su un mercato gestito ed organizzato da Borsa italiana;

   in questo modo diverse società pubbliche potrebbero avviare un sano percorso di accesso al mercato, ma soprattutto potrebbero reperire nel medesimo, contesto risorse utili a favorire piani di sviluppo delle medesime, con effetti economici positivi anche sui territori di appartenenza –:

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa.
(5-00132)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE BERTOLDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un'audizione al Senato, relativamente all'esame del cosiddetto decreto-legge aiuti-quater, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec), ha evidenziato l'esigenza di introdurre misure normative, per rendere lo sblocco dei crediti del cosiddetto bonus edilizi più efficaci;

   al riguardo, i rappresentanti del Consiglio nazionale hanno rilevato come sia necessario un intervento in grado di consentire alle banche di liberare una parte del plafond ancora disponibile, per l'acquisizione dei crediti dei cosiddetti bonus fiscali, proponendo, che i crediti derivanti dagli interventi ammessi al superbonus relativi alle comunicazioni di cessione o di sconto in fattura inviate all'Agenzia delle entrate entro il 31 ottobre 2022 e non ancora utilizzati, possano essere riportati, in compensazione, sino al sesto periodo di imposta successivo a quello di competenza;

   la suesposta soluzione normativa, secondo i rappresentanti del Cndcec, appare infatti più idonea ad agevolare lo sblocco degli acquisti dei crediti d'imposta da parte delle banche dando maggiore flessibilità nelle compensazioni e superando pertanto i limiti dell'attuale formulazione del decreto, che prevede la rigida trasformazione dei crediti utilizzabili in 4-5 anni in crediti utilizzabili in 10 anni;

   le banche infatti, hanno comprensibilmente adottato un atteggiamento prudenziale nella determinazione dei plafond al fine di evitare il rischio di non avere capienza nelle compensazioni: conferire loro la flessibilità proposta dovrebbe consentire, pertanto, la ripresa degli acquisti in quanto si mitigherebbe sensibilmente il rischio prospettico di incapienza, spingendole a programmare nuovi acquisti senza perdere definitivamente eventuali eccedenze relative a singole annualità;

   gli stessi rappresentanti dei commercialisti hanno inoltre richiesto l'emanazione di una norma di interpretazione autentica in tema di bonus fiscali diversi dai cosiddetti superbonus che, a seguito delle recenti pronunce della Corte di cassazione, chiarisca definitivamente che per i bonus minori non è necessario il riscontro di stati avanzamento lavoro, così come più volte ribadito sia dal Ministero interrogato, che dall'Agenzia delle entrate;

   si tratta di un provvedimento indubbiamente necessario, per tutelare la buona fede e l'affidamento degli operatori e dei loro professionisti, che hanno seguito le indicazioni interpretative che, a seguito delle pronunce della Corte di cassazione, rischiano di essere messe in discussione, determinando conseguentemente preoccupanti falle nella credibilità delle istituzioni interessate e alimentando al contempo nuove incertezze per le operazioni in corso;

   il Cndcec ha evidenziato inoltre come sia altrettanto necessario introdurre una norma che chiarisca la portata della proroga 31 dicembre del 2022 per il cosiddetto sisma bonus acquisti nonché l'estensione anche per i professionisti del credito d'imposta per le bollette del quarto trimestre di quest'anno, in considerazione che pur apprezzando le misure volte a sostenere la ripresa economica e la produttività delle imprese, il riconoscimento di tali incentivi fiscali, limitati alle sole «imprese», (ancorché non energivore) potrebbe essere suscettibile di provocare una rilevante disparità di trattamento nei confronti del comparto delle professioni che, al pari di quello imprenditoriale, risulta penalizzato dai notevoli rincari dei costi dell'energia e del gas;

   stabilire il principio dell'uguaglianza tra imprese e professionisti ai fini dell'accesso agli incentivi economici (in conformità peraltro ai princìpi del diritto europeo che sanciscono la piena equiparazione dei due comparti), ha concluso il Cndcec, rappresenta invece un'esigenza indifferibile, al fine di evitare che i professionisti ed in particolare gli autonomi possano invece rimanere impropriamente esclusi dalle agevolazioni –:

   quali valutazioni di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se condivida le osservazioni del Cndcec in premessa citate;

   in caso affermativo, quali iniziative urgenti e necessarie intenda intraprendere, al fine di stabilire una serie di misure di tipo fiscale efficaci e snelle, volte a sostenere il comparto dell'edilizia, nell'ambito degli incentivi in precedenza richiamati.
(5-00145)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   CALDERONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge del 15 gennaio 1991, n. 8 – così come modificato e integrato dalla legge del 13 febbraio 2001, n. 45 –, in materia di collaboratori e testimoni di giustizia, ha presentato nel tempo molteplici vulnera, presentandosi, ad oggi, come un plesso normativo desueto e foriero di gravi distorsioni applicative;

   nello specifico, pare necessario, novellare il termine di 180 giorni, previsto in favore del collaboratore, per riferire all'A.G. sulle notizie e fatti utili dall'inizio della collaborazione: detto termine, nella prassi, risulta essere non più esistente;

   in materia di verbalizzazioni, poi, nell'ambito del medesimo procedimento e sugli stessi fatti, sembra opportuno che i verbalizzanti debbano essere diversi e non le stesse persone fisiche, vigendo la regola della cosiddetta «chiamata del molteplice» e paventandosi il pericolo di potenziali suggeriti «allineamenti»;

   si evidenzia, infine, un ulteriore aspetto di criticità della normativa in tema di concessione, talune volte lasca, della libertà a pericolosi criminali, soltanto dopo pochi anni di restrizione carceraria oltreché dell'utilizzo della detenzione domiciliare che, per i collaboranti, rischia di tradursi in una sorta di «libertà mascherata»;

   pare, in proposito, necessaria una revisione della normativa in materia di applicazione delle circostanze attenuanti e altri benefici al fine di evitare che la loro sommatoria, nei fatti, renda la pena non ispirata al principio di proporzionalità anche per reati gravissimi, per i quali rischia di esser vanificata altresì la sua funzione retributiva, oltre che di quella sulla concessione dei benefici penitenziari che dovrebbe vincolare maggiormente le decisioni della magistratura di sorveglianza al dettato normativo –:

   se e quali iniziative normative intenda adottare per superare le criticità di cui in premessa.
(5-00121)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109, recante la disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati, prevede – al comma 5-bis – che il procuratore generale presso la Corte di cassazione proceda all'archiviazione del procedimento nei casi in cui il fatto addebitato non costituisca condotta disciplinarmente rilevante, non formi oggetto di denuncia circostanziata, non rientri in una delle ipotesi previste dagli articoli da 2 a 4 del medesimo provvedimento, risulti inesistente ovvero, infine, non commesso;

   la medesima disposizione, inoltre, prevede che il provvedimento di archiviazione venga comunicato solamente al Ministro della giustizia, il quale, a sua volta ed entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, può richiedere la trasmissione di copia degli atti e, nei sessanta giorni successivi alla ricezione degli stessi, domandare al Presidente della Sezione disciplinare la fissazione dell'udienza di discussione orale, formulando altresì l'incolpazione disciplinare;

   la normativa appena richiamata, dunque, attribuisce significativi poteri valutativi ed operativi al Ministero della giustizia, potendo lo stesso, nonostante l'adozione di un provvedimento di archiviazione, valutare la necessità di proseguire nell'azione disciplinare e formulare un capo di incolpazione;

   ogni anno, in media, il procuratore generale presso la Cassazione riceve quasi 2.000 segnalazioni disciplinari, ne archivia oltre il 90 per cento e solo per il 5 per cento dei casi promuove l'azione disciplinare. In totale, le condanne sono appena l'1,4 per cento delle denunce;

   non è noto, invece, in quanti casi il Ministero della giustizia abbia promosso l'azione disciplinare pur in presenza di un provvedimento di archiviazione del procuratore generale;

   tuttavia, uno dei principi informatori dell'agire amministrativo è quello della trasparenza, che lo stesso legislatore – a più riprese – ha configurato come principio di carattere generale, e non può dunque non applicarsi al settore della giustizia –:

   quante comunicazioni di archiviazione del procuratore generale presso la Corte di cassazione abbia ricevuto il Ministero della giustizia dal 2018 ad oggi, in quanti casi a seguito di tale comunicazione abbia avviato l'azione disciplinare ai sensi del comma 5-bis dell'articolo 16 del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 106, ed in quanti abbia richiesto copia degli atti senza poi procedere ad una formale incolpazione.
(5-00122)


   GALLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato l'11 dicembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico distrettuale per l'assunzione di 2.700 cancellieri esperti;

   all'esito della procedura concorsuale in alcuni distretti il numero dei vincitori è risultato inferiore al numero dei posti messi a concorso mentre in altri distretti la graduatoria è composta da un numero di candidati, risultati idonei al termine delle prove, superiore al numero dei posti messi a bando;

   ad ottobre 2021, conclusa la procedura di assunzione dei vincitori, si è provveduto ad effettuare un primo scorrimento delle graduatorie capienti, al fine di coprire le vacanze determinatesi a seguito di rinunce alla sottoscrizione del contratto;

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 è stato indetto un concorso pubblico distrettuale per l'assunzione di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   ad oggi è stato disposto un unico scorrimento per soli 34 direttori in data 21 settembre 2022;

   nel Piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) si afferma: «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti, si chiede di portare a compimento, per l'anno in corso e fino ad esaurimento del budget in parola, l'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3, mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a completa copertura del fabbisogno esposto nella qualifica, nonché l'assunzione di 686 unità di cancellieri esperti (...) mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a copertura parziale del fabbisogno nella qualifica, pari a 1.047 unità richieste. L'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3 e 686 unità di cancellieri esperti, area II, F3, ha un costo complessivo a gravare sul budget residuo 2019-2020, pari a 33.827.544,51 euro»;

   risultano sufficienti i fondi per le assunzioni di cancellieri esperti e direttori;

   con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica il Ministero della giustizia ha richiesto di procedere, per l'anno in corso (2022), alla assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie, 345 idonei quanto a direttori e 686 idonei quanto ai cancellieri esperti –:

   quali informazioni il Ministro interrogato intenda fornire relativamente all'adozione dei provvedimenti che autorizzino lo scorrimento integrale delle graduatorie distrettuali per la qualifica di direttore e di cancelliere esperto al fine di rispettare il termine dei 31 dicembre 2022.
(5-00123)


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo vengono segnalate in tutta Italia le gravi scoperture degli organici negli uffici del giudice di pace;

   nel giugno scorso il presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Roma, Galletti, denuncia: «I numeri della carenza d'organico nel Tribunale di Roma e dell'Ufficio del Giudice di Pace hanno ormai superato i livelli di guardia. Amministrare e ricevere giustizia, in queste condizioni, è praticamente impossibile» e ha segnalato che i giudici di pace «dovrebbero essere 210, sono invece 62: la carenza qui arriva addirittura al 70 per cento»;

   il 15 novembre 2022 la presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Torino, Grabbi, con riferimento all'ufficio del giudice di pace di Torino afferma: «Si è già provveduto reiteratamente a segnalare alla Presidenza del Tribunale la drammatica situazione dell'ufficio che vede in servizio otto magistrati (5 per il civile e 3 per il penale) a fronte di una pianta organica che ne prevede 139»;

   le scoperture comportano di fatto la sostanziale paralisi dell'attività giurisdizionale;

   tale situazione potrebbe essere parzialmente fronteggiata, come proposto da Movimento forense, mediante l'anticipata immissione nelle funzioni giurisdizionali dei GOP vincitori del concorso, supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 13, del 13 febbraio 2018, che abbiano terminato il tirocinio con successo;

   il decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, all'articolo 9, comma 4 prevede che, al termine del tirocinio, «nel corso dei primi due anni dal conferimento dell'incarico i giudici di pace devono essere assegnati all'ufficio per il processo e possono svolgere esclusivamente i compiti e le attività allo stesso inerenti»;

   è evidente, anche in previsione dell'aumento della competenza per valore attribuita all'organo giurisdizionale, che la situazione di inefficienza dovuta alla gravissima scopertura degli organici è destinata ad aggravarsi ed è incompatibile con la richiesta di efficientamento del servizio giustizia l'attesa del biennio per avere in ruolo nuovi magistrati onorari;

   l'anticipata immissione non confliggerebbe con l'organizzazione dell'UPP poiché nelle more sono state assegnate le risorse previste dal PNRR –:

   se il Ministro sia nelle condizioni di quantificare esattamente l'entità delle scoperture degli organici negli uffici del Giudice di pace di tutta Italia e, conseguentemente, se ritenga di porre in essere tutte le iniziative di competenza, anche di natura normativa, per rendere possibile l'anticipata immissione nei compiti e nelle funzioni giudicanti dei vincitori del concorso del 13 febbraio 2018 che abbiano terminato con merito il tirocinio.
(5-00124)


   LACARRA, GIANASSI, SERRACCHIANI, FORNARO e ZAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che, in applicazione di un'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari, alcuni agenti penitenziari sarebbero indagati per concorso in reato di tortura, di cui all'articolo 613-bis del codice penale per presunte violenze ai danni di un detenuto di 41 anni che si sarebbero verificate nel carcere di Bari;

   tra gli indagati risulterebbero anche tre infermieri e il medico di guardia, che avrebbero omesso di segnalare le violenze pur essendone a conoscenza, nonché di riportare correttamente le lesioni nel diario clinico;

   l'inchiesta ha avuto origine da una denuncia da parte della direzione della Casa circondariale Francesco Rucci di Bari, e del Comando della polizia penitenziaria;

   secondo quanto riferito dai carabinieri il personale indagato, nel trasferire il detenuto nella medicheria della struttura, avrebbe compiuto «atti di violenza» consistiti in particolare, tra l'altro «nel trattenere il detenuto “bloccato” sul pavimento sul quale era riverso, con la partecipazione omissiva di altri agenti che presenziavano agli atti di violenza»;

   risulta inoltre che la Procura di Ivrea abbia iscritto nel registro degli indagati quarantacinque persone, tra agenti della polizia penitenziaria, educatori, medici, funzionari e direttori pro tempore, in relazione a eventi che sarebbero accaduti nel carcere della città tra il 2015 e il 2016, sui quali indagherebbe, tra l'altro, anche la Procura generale di Torino;

   un'indagine che segue quella della Procura Generale riferita a fatti del 2015, riguarda inoltre diversi episodi dell'ultimo biennio, fino all'estate 2022;

   la Casa circondariale di Ivrea fu segnalata anche dal Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura, e il Garante nazionale dei detenuti dopo alcune ispezioni stilò un rapporto nel quale menzionava anche una «sala accanto all'infermeria» chiamata «Acquario», una sorta di «cella liscia» utilizzata come «cella di contenimento di natura afflittiva»;

   sarebbero indagati per tortura e lesioni personali aggravate agenti della polizia penitenziaria nel carcere «G. Panzera» di Reggio Calabria, mentre il medico dell'istituto penitenziario sarebbe indagato per depistaggio –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e se non ritenga, per quanto di competenza, di dovere fare piena luce su tali gravissime vicende, che, qualora confermate dalla magistratura, rischiano di inficiare e gettare ombre inquietanti sul grande e difficile lavoro che il personale che opera nella realtà carceraria compie ogni giorno, in situazioni spesso estreme, nonché quali misure preventive e disciplinari intenda adottare con urgenza.
(5-00125)


   GIULIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 21 ottobre 2022, è stata approvata la graduatoria definitiva degli aventi diritto all'assegnazione delle borse di studio, pari a 400 euro mensili lordi, di cui al decreto interministeriale 24 dicembre 2021, recante la determinazione annuale delle risorse destinate all'attuazione degli interventi di cui all'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 2013, convertito con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013 n. 98, nonché l'individuazione dei requisiti per l'attribuzione delle borse di studio per l'attività di tirocinio espletata durante l'anno solare 2021, dai cosiddetti tirocinanti giudiziari, di cui all'articolo 73 del decreto-legge n. 69 del 2013;

   secondo i dati pubblicati dal Ministero della giustizia, a fronte di 3.995 domande inserite nel software ministeriale, ne sono state accolte solo 2.789, pari quindi a circa il 69,79 per cento delle domande ricevute;

   l'importo complessivo liquidabile, al netto di IRAP e come da specificazione resa dalla Direzione Bilancio e Contabilità, è di euro 8.568.421,20;

   il reddito ISSE-U risultato idoneo per l'attribuzione del beneficio è pari a euro 51.168,2;

   sono, pertanto, rimasti esclusi dall'assegnazione della borsa di studio, 1.207 tirocinanti giudiziari, più del 30 per cento i quali non percepiranno alcun rimborso per lo svolgimento delle mansioni espletate nel 2021;

   di contro, nel 2019 sono state accolte il 92,53 per cento delle domande e nel 2020 il 99,69 per cento delle domande, dati che hanno creato nei tirocinanti la legittima aspettativa di ricevere un rimborso;

   inoltre, il meccanismo di assegnazione del rimborso non presenta gradualità, con la conseguenza che chi non rientra nella graduatoria definitiva perde l'intero rimborso –:

   se il Ministro interrogato stia valutando di porre rimedio con urgenza alla situazione rappresentata, anche attraverso iniziative per uno stanziamento apposito di fondi, ovvero riservando una quota sulla graduatoria per l'anno 2022, ovvero ancora prevedendo una decontribuzione sulla somma lorda stanziata per il 2021, nonché valutando un ripensamento dell'intero sistema che superi la logica dei tirocini e degli stage non retribuiti e che risolva tutte le gravi criticità giuridiche ed economiche del sistema de quo.
(5-00126)


   BISA, BELLOMO, MATONE, MORRONE e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo del Corriere della Sera (9 dicembre 2022) riporta che per stabilire la soglia di cessione di droga che può essere considerata «fatto di lieve entità», la Suprema Corte, ha effettuato una verifica statistica della rilevanza che la giurisprudenza ha dato al quantitativo. Dalle 398 sentenze tra il 2020 e il 2022, emerge la variabilità, posto che ci sono sentenze che hanno fatto rientrare nel concetto di «lieve entità» appena 0,97 grammi di hashish oppure anche 386 grammi dello stesso stupefacente, e persino un etto e mezzo di cocaina o un etto di eroina. Ed è questa ricorrenza statistica che la VI sezione della Cassazione propone come possibile parametro: soglia del tutto indicativa non solo perché non può avere alcun effetto vincolante, ma anche perché la quantità è un elemento sempre importante ma a volte non l'unico in gioco, dovendosi considerare altre circostanze quali il grado di purezza della sostanza, il ritrovamento di bilancini o contabilità, l'incongruità del reddito a fronte di contanti sequestrati, la suddivisione in dosi;

   la quantità di cessione di droga che può essere considerata «fatto di lieve entità» nelle sentenze fa un'enorme differenza in termini di pena per i condannati: il quinto comma dell'articolo 73 del Testo unico sugli stupefacenti, che non distingue tra droghe leggere e droghe pesanti, prevede che il giudice possa condannare a una pena compresa tra un minimo di 6 mesi e un massimo di 4 anni, mentre altrimenti la pena parte già da un minimo di 6 anni a un massimo di 20;

   l'incertezza applicativa da parte dei magistrati è notevole perché, si risentono forti disomogeneità, determinate anche dal contesto locale nel quale operano (in una grande città o in un piccolo centro non è raro vedere la medesima quantità giudicata in maniera opposta). Ed è un tema importante anche dal punto di vista penitenziario, in quanto quasi un terzo dei detenuti sono in carcere per violazione della legge sugli stupefacenti;

   la legislazione vigente genera pericolosi contrasti interpretativi e i magistrati non dispongono di criteri applicativi efficaci –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative per superare questo vulnus di efficacia e tassatività che affievolisce l'operatività dell'azione repressiva, vanifica l'operato delle forze dell'ordine, contribuendo ad accrescere l'allarme sociale.
(5-00127)


   VARCHI, VINCI, BUONGUERRIERI, DONDI, PALOMBI, PELLICINI, POLO e PULCIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Ufficio per il processo, la struttura creata nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza per agevolare i magistrati nello smaltimento dell'arretrato, dovrebbe rappresentare la riforma più significativa per assicurare un salto di qualità nella governance del sistema giustizia;

   per poter far funzione il citato Ufficio è stato assunto personale qualificato scaglionato in due tranche: una prima tranche è entrata in servizio a febbraio di quest'anno con contratto in scadenza fra 31 mesi, ovvero a settembre del 2024, quando sarà sostituita dalla seconda tranche di lavoratori che, contratto a 24 mesi, finiranno il progetto a dicembre del 2026;

   in un momento storico in cui la giustizia, per diversi motivi, sta affrontando venti di crisi, crisi di fiducia per gli scandali degli ultimi anni e crisi legata alla fatica del far funzionare un sistema complesso, che con la sua pur cronica carenza di organico si fa da sempre carico delle istanze degli utenti, la riforma dell'ufficio del processo, pur non condivisa nel merito, deve continuare ad essere supportata;

   oggi più che mai serve avere certezza che, esaurita la stagione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, si decida di mantenere in vita una struttura inserita nel sistema della Giustizia, passando ad assunzioni stabili e non solo a tempo determinato;

   la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo determinato a indeterminato, con modalità e tempi che si dovrà indicare in ragione degli impegni con l'Unione europea ma anche utili ad evitare di disperdere importanti professionalità necessarie all'amministrazione giudiziaria, è indispensabile perché l'Ufficio per il Processo oggi non è più legato solo allo smaltimento degli arretrati, ma dovrà servire a far funzionare meglio la Giustizia a regime, ben oltre i tempi del Piano nazionale di ripresa e resilienza –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo, al fine di assicurare in tempi congrui una prospettiva di stabilizzazione per i professionisti assunti nell'ambito dell'Ufficio per il processo prima della loro scadenza, anche per arginare la cronica carenza di organico di cui soffre da sempre il nostro sistema giustizia.
(5-00128)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BORRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   esistono aree del Paese dove assicurare un'automobile rimane proibitivo con differenze che non trovano giustificazione nella realtà, considerato che i costi a carico delle compagnie di assicurazioni sono diminuiti sia per effetto della nuova normativa sia grazie ad una più efficace lotta alle frodi tramite strumenti come l'introduzione della scatola nera (black-box);

   il ramo Rca risulta essere, in Italia, uno dei mercati principali nel settore assicurativo, registrando, nel 2021, una raccolta di premi pari a quasi 17 miliardi di euro, con un'incidenza del 47,3 per cento sul totale rami danni e del 13,5 per cento sul portafoglio complessivo, comparto che si conferma, pertanto, come uno dei principali segmenti dal lato dell'offerta;

   nonostante l'Agcm sia più volte intervenuta al fine di rimuovere gli ostacoli ad un maggiore sviluppo concorrenziale del settore ed incentivare un più efficace confronto competitivo a vantaggio dei consumatori finali, dall'ultimo bollettino statistico dell'Ivass, relativo al quarto trimestre 2021, emerge che la classifica per regione dei prezzo del premio medio delle polizze Rca è capitanata dalla regione Campania con un valore pari a 544 euro (con punte fino a 1.000 euro a Caserta) a fronte di quello pagato in Valle d'Aosta pari a 259 euro;

   dall'analisi di un campione di quasi 900.000 preventivi e relative quotazioni effettuati in Campania e raccolti da Facile.it nel corso dell'ultimo anno, emerge che a luglio 2022 per assicurare un'automobile si spendevano, in media, 834,26 euro, vale a dire l'8,3 per cento in più rispetto ad inizio dell'anno e che durante il primo semestre dell'anno 2022 l'andamento dei premi non è stato costante, avendo registrato, già da aprile un trend al rialzo ascrivibile da una parte all'esaurirsi della campagna di scontistiche messe in atto dalle compagnie durante la pandemia, e dall'altra all'assenza di politiche capaci di calmierare il costo delle polizze;

   oltre a quella dell'area di residenza la discriminante, statisticamente, è attribuibile ai sinistri causati dagli automobilisti condizionati dallo stato del manto stradale, dall'afflusso veicolare, dalla conformazione fisica delle città, dall'età media dei veicoli circolanti, che in Campania sfiora gli undici anni –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di invertire il trend esposto in premessa e bloccare le politiche discriminatorie messe in atto dalle compagnie assicurative sulla base della zona di residenza dei contraenti nella determinazione del prezzo delle polizze Rca.
(5-00133)

X Commissione:


   APPENDINO, PAVANELLI, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 686, della legge n. 145 del 2018, ha disposto l'esclusione del commercio su aree pubbliche dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE, cosiddetta «direttiva servizi» o «direttiva Bolkestein», al fine di garantire gli obiettivi di politica sociale e tutela occupazionale rappresentati da un settore che consta di oltre 170 mila imprese;

   la citata esclusione è arrivata a seguito di un confronto con le associazioni di categoria, perdurante dal 2010, e – dal lato istituzionale – grazie alle criticità emerse presso la decima commissione della Camera il 15 ottobre 2015 e nel corso del tavolo tecnico presso il Ministero dello sviluppo economico del 3 novembre 2016, dove sono stati ampiamente esposti gli effetti che l'applicazione dell'articolo 12 della direttiva avrebbe comportato per il comparto soprattutto sotto il profilo di un'eccessiva disparità verso i commercianti su aree pubbliche di altre nazioni europee, attualmente non inclusi nell'applicazione della norma, e di una lesione del legittimo affidamento degli operatori che hanno optato per scelte operative e di investimento secondo la normativa previgente;

   l'articolo 181, comma 4-bis, del decreto-legge n. 34 del 2020, ha poi disposto che le concessioni di posteggio per l'esercizio del commercio su aree pubbliche aventi scadenza al 31 dicembre 2020 – se non già riassegnate – fossero rinnovate, secondo linee guida adottate dal Ministero dello sviluppo economico, per la durata di dodici anni;

   con decreto ministeriale 25 novembre 2020, il Ministero dello sviluppo economico ha approvato le citate linee guida, consentendo alla stragrande maggioranza dei comuni italiani di rinnovare le concessioni e di fornire tutele e certezze, in termini economici e occupazionali, alle legittime aspettative della categoria;

   per via delle proroghe legate al periodo emergenziale, i termini per la conclusione dei procedimenti di rinnovo sono stati dilatati fino al 30 giugno 2022, consentendo a tutti i comuni di portare correttamente a termine dette procedure;

   tuttavia, ad oggi, in alcuni comuni italiani – tra cui Roma e Pordenone – le procedure di rinnovo risultano ancora inattuate per motivi legati all'interpretazione della normativa europea da parte degli uffici comunali oppure per difficoltà interpretative delle norme regionali vigenti, così da creare disallineamento rispetto all'attuale applicazione della norma sul territorio nazionale –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato, per quanto di competenza, per agevolare l'attuazione della normativa citata in premessa in materia di concessioni di commercio su aree pubbliche, rimasta inattuata, anche con riferimento ai procedimenti non conclusi nonché ai futuri rinnovi delle concessioni di prossima scadenza.
(5-00140)


   ANDREUZZA, BARABOTTI, DI MATTINA e TOCCALINI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il vetro di Murano è una eccellenza artistica e manifatturiera italiana frutto di un processo produttivo altamente energivoro;

   durante la scorsa legislatura si è riusciti a porre rimedio alla grave crisi che colpiva il settore causata dalla pandemia, prima, e dal caro energia tramite il «Fondo ceramica e vetro artistici» con una dotazione di 5 milioni (disciplinato dal Ministro Giorgetti con decreto ministeriale 29 marzo 2022);

   ci risulta, infatti, che al momento siano stati erogati fondi a tutte le aziende che ne avevano fatto richiesta fino al raggiungimento del tetto imposto dal regime «de minimis».

   l'intervento aveva, ovviamente, una portata limitata ed emergenziale in conseguenza della necessità di fornire risposte urgenti ad una crisi improvvisa e imprevedibile. L'azione condotta ha portato i frutti sperati e ha consentito alle fornaci di Murano di rimanere accese e lavorare fino ad oggi;

   nonostante ciò, la crisi del settore è tutt'altro che superata e anche se il costo del gas è più basso rispetto ai picchi raggiunti in estate, lo stesso si attesta comunque su aumenti superiori al 300 per cento rispetto ai valori di settembre 2021;

   si rende, quindi, necessario un intervento strutturale che consenta di intervenire sul problema non solo in via emergenziale ma con una prospettiva a lungo termine; si potrebbe pensare di intervenire mediante l'individuazione di un tetto al prezzo del gas per questo specifico comparto, oppure, pensare di superare il regime «de minimis» (che prevede erogazioni fino ad un massimo di 200 mila euro) mediante un utilizzo più ingente del Temporary Crisis Framework predisposto in sede europea. Altre forme di intervento potrebbero seguire gli schemi già adottati, mediante il rifinanziamento del «Fondo ceramica e vetro artistici» oppure mediante l'istituzione di un nuovo fondo opportunamente dedicato al settore del vetro di Murano –:

   se il Ministro interrogato, abbia assunto o intenda assumere iniziative volte a risolvere le problematiche esposte in premessa e se, tra le diverse proposte presentate, non ritenga opportuno rifinanziare il «Fondo ceramica e vetro artistici» o adottare altro strumento di sostegno al vetro artistico di Murano.
(5-00141)


   PELUFFO, DE MICHELI, DI BIASE, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Sanac è un'azienda che dal 2015 è in amministrazione straordinaria e che è impegnata dal 1939 nella lavorazione di materiali refrattari destinati al settore siderurgico con circa 380 dipendenti, con stabilimenti a Vado Ligure-Liguria, Gattinara-Piemonte, Massa-Toscana, Grogatsu-Sardegna;

   il gruppo Sanac è stato controllato da sempre dall'ex-Ilva a livello produttivo e gestionale: il 70 per cento del prodotto è infatti destinato a Taranto mentre il restante 30 per cento al mercato terziario. Per tale motivo il futuro dell'azienda è fortemente legato alla vertenza Arcelor Mittal ed alle scelte del Governo nell'ambito del settore siderurgico in Italia;

   Acciaierie d'Italia (attuale gestore degli impianti ex-Ilva), azienda partecipata dallo Stato con il 38 per cento del capitale attraverso Invitalia, ha deciso, unilateralmente, di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac, approvvigionandosi all'estero, sospendendo anche il pagamento delle precedenti forniture, compromettendo così in maniera significativa la tenuta economica del gruppo che vanta un credito con Acciaierie d'Italia di circa 23 milioni di euro, credito che seppur sollecitato da mesi, adesso si somma, purtroppo, e nonostante le ingiunzioni dei Commissari, ai crediti interessati dalla recente sospensione da parte di Acciaierie d'Italia degli ordinativi e dei pagamenti nei confronti anche di 145 imprese dell'indotto dell'ex-Ilva di Taranto;

   il 6 dicembre 2022 si è tenuto un tavolo di confronto con le parti sociali sulla crisi della Sanac senza che vi fosse la presenza di alcun rappresentante politico del Governo: le organizzazioni sindacali avrebbero trovato come interlocutori solo dei tecnici e nessuno quindi che potesse spiegare quale sarà l'indirizzo politico per risolvere la crisi –:

   se e quali iniziative si intenda intraprendere per risolvere positivamente la situazione debitoria di Acciaierie d'Italia nei confronti di Sanac, e avviare la piena decarbonizzazione degli impianti della filiera siderurgica sui territorio nazionale, anche al fine di sostenere la produzione degli stabilimenti di cui in premessa.
(5-00142)


   SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il Green Deal europeo e l'Accordo di Parigi impongono all'industria automobilistica ad adottare soluzioni più sostenibili per raggiungere i target di riduzione delle emissioni;

   il settore automotive si sta dedicando alla riduzione delle emissioni complessive lungo tutta la catena del valore, dalla fornitura ai processi end-of-life;

   tuttavia appare chiaro che, costruttori e fornitori, non riusciranno a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità stabiliti della nuove regolamentazioni europee, tanto da spingere la Commissione a essere meno severa in materia di parametri del nuovo standard Euro 7 per i motori a benzina e diesel;

   dal 2018, l'industria automobilistica ha ridotto le emissioni complessive di gas serra (Ghg) solo del 5 per cento con un'ulteriore riduzione del 19 per cento prevista entro il 2030. Gli investimenti si sono ridotti dall'1,22 per cento dei ricavi del 2019 allo 0,85 per cento del 2021. Fanno meglio i fornitori dei costruttori, anche se di poco;

   si registra una massiccia espansione del settore automobilistico cinese in Europa, principalmente sul fronte delle auto elettriche. Si considerino 18 case automobilistiche cinesi che si sono installate in Europa dal 2015 con dei centri R&D per studiare il mercato, le regole e le innovazioni anche sul versante dell'alimentazione dei veicoli. E poi ci sono i miliardi di euro investiti in impianti dai principali player delle batterie per auto elettriche, da Catl (in Germania), Envision Aesc in Francia nel Regno Unito. La semplificazione dell'auto elettrica, imposta dalla Ue ha ridotto il gap cinese con i grandi produttori europei;

   non a caso Stellantis, nel salone automobilistico di Parigi, ha lanciato lo slogan «Sicure, pulite e abbordabili», riferito alle auto europee, al servizio della mobilità dei cittadini europei. Stellantis è uscita dall'Acea, l'associazione europea dei costruttori, lanciando il Freedom of Mobility Forum, per definire le soluzioni idonee a favorire la libertà di mobilità pulita, sicura e conveniente per la società che affronta l'emergenza climatica. Una iniziativa in contrasto con le lobby ultra ambientaliste che hanno portato l'Unione europea a prendere decisioni sull'auto in mondo ideologico e tecnologicamente non neutrale –:

   quali iniziative politiche intenda adottare il Ministro a tutela della filiera italiana dell'automotive e della sua componentistica, che è costituita da più di 2.000 imprese, impiega più di 150.000 dipendenti e rappresenta un settore strategico per l'economia nazionale.
(5-00143)


   CAVO e LUPI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'Ilva, ora Acciaierie d'Italia s.p.a., è il più grande stabilimento europeo per la produzione dell'acciaio;

   Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, nel 2021, è entrata nel capitale sociale dello stabilimento e ne è titolare del 38 per cento. Il Gruppo ArcelorMittal è titolare del 62 per cento;

   nel 2019 il gruppo ArcelorMittal si è aggiudicato il primo bando di gara per l'acquisizione di Sanac s.p.a., cui tuttavia non è mai seguito alcun perfezionamento dello stesso da parte della società acquirente e ciò ha determinato la decadenza del bando di gara stesso nel 2022 e l'indizione di due nuovi ulteriori bandi, di cui l'ultimo con scadenza dei termini il 7 novembre 2022; Acciaierie d'Italia s.p.a., azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici «ex Ilva» ha una partita debitoria verso Sanac s.p.a. pari a 23 milioni di euro;

   Sanac s.p.a. è un'azienda presente sull'intero territorio nazionale che fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai; la suddetta società è controllata dal Ministero dello sviluppo economico, ora Ministero delle imprese e del made in Italy, ed è attualmente in amministrazione straordinaria con gestione commissariale; nonostante il suo stato di amministrazione straordinaria non consenta di effettuare investimenti di sviluppo nel lungo periodo, Sanac s.p.a. è una realtà industriale sana che ha chiuso il bilancio 2021 con quattro milioni di euro di utili, un aumento del 20 per cento della propria produzione e del 30 per cento del fatturato;

   Acciaierie d'Italia s.p.a. da circa un anno ha assunto la decisione di non rifornirsi più di materiale refrattario da Sanac s.p.a., di cui rappresentava quasi il 60 per cento del fatturato;

   il 6 dicembre 2022 le sigle sindacali hanno avuto un incontro col Ministero delle imprese e del made in Italy e nello stesso giorno il Ministro Urso in audizione presso la X Commissione della Camera è intervenuto sulla attuale situazione delle possibili prospettive del comparto siderurgico italiano –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di manifestazioni di interesse presentate con riferimento al citato bando con scadenza dei termini al 7 novembre 2022 e ritenga tali manifestazioni di interesse idonee per la salvaguardia della realtà aziendale di cui in premessa, controllata dal Ministero delle imprese e del made in Italy.
(5-00144)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ORFINI, BERRUTO, ZINGARETTI e SPERANZA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il concorso straordinario abilitante, previsto dal decreto-legge n. 126 del 2019, convertito in legge n. 159 del 2019, è stato bandito con decreto dipartimentale n. 497 del 2020 e successivamente integrato con decreto dipartimentale n. 748 del 2020;

   secondo quanto sancito dall'articolo 2 del decreto dipartimentale n. 497 del 2020 potevano chiedere di partecipare i docenti con tre anni di servizio prestato anche non consecutivi, nelle scuole statali e/o paritarie di cui almeno un'annualità di servizio, nella specifica classe di concorso per la quale partecipare;

   gli aspiranti al conseguimento dell'abilitazione, compresi i docenti di ruolo con almeno tre anni di servizio, che si sono regolarmente iscritti entro il 28 luglio del 2020, versando la quota di 15 euro, quale diritto di segreteria, così com'era previsto dall'articolo 3 del decreto n. 497, sono ancora in attesa di sapere come, quando e se sarà avviata la suddetta procedura;

   nel frattempo il decreto-legge n. 73 del 2021, convertito in legge n. 106 del 2021, modificando quanto previsto dal decreto-legge n. 126 del 2019 relativamente al concorso straordinario 2020 per il ruolo, è intervenuto anche su quello per l'abilitazione, abrogando (ancor prima di essere in atto) l'emanazione del decreto che doveva stabilire i contenuti della prova orale di abilitazione;

   oggi nonostante parecchi aspiranti abbiano versato la quota prevista, qualora intendessero conseguire l'abilitazione dovranno, sempre a spese loro, intraprendere un percorso universitario così come si evince dall'articolo 44 del decreto-legge n. 36 convertito, con modificazioni, dalla legge del 29 giugno 2022, n. 79, al fine di poter successivamente partecipare alle prove concorsuali –:

   quali siano i reali tempi di avvio della procedura straordinaria per esami già bandita dal decreto dipartimentale n. 497 del 21 aprile 2020 e successivamente integrato con decreto dipartimentale n. 748 del 10 luglio 2020.
(5-00134)


   CANGIANO e AMORESE. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   anche per il corrente anno scolastico è stato utilizzato il sistema di attribuzione delle supplenze per incarichi al 31 agosto 2022 e al 30 giugno 2023, conosciuto come «algoritmo», sulla base dell'Ordinanza ministeriale 112 del 6 maggio 2022;

   all'interno delle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) pubblicate dai singoli uffici scolastici regionali risultavano ancora presenti docenti già immessi e confermati in ruolo al 31 agosto 2022. Di conseguenza, le cattedre così assegnate sono state oggetto di rinuncia da parte dei docenti individuali, senza essere riconsiderate per gli incarichi relativi al primo turno di nomine, penalizzando i docenti inclusi nelle Gps con punteggi alti e con titolo di specializzazione;

   ai sensi dell'articolo 9 della ordinanza ministeriale, le Gps vengono pubblicate nell'albo di ciascuna istituzione scolastica per gli insegnamenti ivi impartiti. Tali graduatorie sono da considerarsi definitive e ciò ha comportato che eventuali errori non siano stati corretti nella fase amministrativa, provocando assegnazioni sbagliate che hanno ulteriormente inficiato le attribuzioni;

   molti docenti inseriti come riservisti hanno ricevuto incarichi su sostegno che sarebbero spettati a docenti specializzati o con esperienza triennale, in quanto il sistema in parola, grazie al possesso della riserva, li ha considerati con precedenza assoluta, senza fare distinzione fra le graduatorie (ad esaurimento e provinciali), indipendentemente dalla fascia di appartenenza e dalle tipologie di riserva;

   il quarto comma della ordinanza ministeriale sulla base di un'interpretazione generalizzata, prevede che il docente venga considerato rinunciatario per l'intera classe di concorso qualora non esprima la preferenza per una sede e/o tipologia di posto, disponibile al suo turno di nomina; ciò comporta che l'algoritmo, nei successivi turni di nomina, anche qualora tornino disponibili sedi indicate nella sua istanza come preferite, lo superi e non gli assegni alcun incarico per tutto l'anno. La norma dispone, invece, il contrario: «costituisce altresì rinuncia, limitatamente alle sedi non espresse, la mancata indicazione di talune sedi, classi di concorso, tipologie di posto»;

   non è possibile per il corrente anno scolastico inviare le domande di messa a disposizione per i risultano già inclusi nelle Gps –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare il diritto all'istruzione degli alunni con bisogni educativi speciali, per garantire quei docenti utilmente collocati nelle Gps e in possesso dei titoli specializzanti e abilitanti, per evitare la mole di ricorsi che già interessano il Ministero dell'istruzione e del merito e per porre rimedio all'evidente situazione di disparità venutasi a creare.
(5-00135)


   AMATO, ORRICO, CASO e CHERCHI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   durante l'audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, nell'affrontare i temi in materia di istruzione, il Ministro interrogato ha dichiarato di voler mettere la scuola al centro della sua azione di Governo, mediante scelte innovative, dando risalto ai bisogni di studenti, docenti e personale Ata;

   in particolare, in riferimento all'organico dei docenti il Ministro si è impegnato affinché esso possa restare invariato nei prossimi anni, nonostante la denatalità, garantendo un necessario rinnovamento generazionale e riguardo ai dirigenti scolastici, si è impegnato a consentire un miglioramento e una valorizzazione professionale degli stessi;

   la legge di bilancio, attualmente all'esame alla Camera, all'articolo 99, comma 1, introduce, a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e del direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni. Il comma 2 stabilisce la destinazione dei risparmi conseguenti all'applicazione della nuova disciplina introdotta dal comma 1;

   la disposizione di fatto attua un dimensionamento delle strutture ed è stata motivata dalla stima secondo cui a causa del crollo nel tasso di natalità tra dieci anni ci saranno circa un milione e mezzo di studenti in meno, portando inevitabilmente ad accorpamenti di istituti con una velocità superiore alla diminuzione degli studenti;

   la conseguenza sarà una riduzione progressiva dell'organico dei dirigenti scolastici e dei DSGA, già fortemente sottodimensionato, e il numero complessivo delle scuole che passeranno dalle attuali 8.136 a 6.885; pertanto le scuole sottodimensionate (con più di 500 alunni ma comunque dotate di autonomia) saranno del tutto eliminate già a partire dall'anno scolastico 2024/2025 in ogni regione. Si può prevedere, quindi, una nuova drastica ondata di accorpamenti fra istituti che potrà portare alla scomparsa, già nei prossimi due anni scolastici, di oltre 700 unità scolastiche abbattendosi soprattutto nelle regioni del sud;

   la disposizione dunque, prendendo decisioni oggi per un fenomeno futuro di cui non si conoscono gli aspetti e le peculiarità, appare in contrasto con quanto dichiarato dal Ministro, mentre sarebbe stato auspicabile considerare il calo demografico come una partenza verso una qualità migliore del rapporto numerico studenti/docenti –:

   quali siano i reali intendimenti del Governo in relazione alla valorizzazione dei dirigenti scolastici e dirigenti amministrativi (dsga), nonché del personale docente, educativo e amministrativo, anche alla luce delle preoccupanti conseguenze del dimensionamento della rete scolastica.
(5-00136)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 73 del 2021 ha previsto lo svolgimento di un concorso straordinario per la copertura di 14.420 posti comuni della scuola secondaria di primo e secondo grado che sono residuati dalle immissioni in ruolo per l'anno scolastico 2021/2022;

   ciascuna regione ha dunque bandito una procedura concorsuale straordinaria per ciascuna classe di concorso, fatti salvi i posti di cui ai concorsi per il personale docente banditi con decreti del Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero dell'istruzione nn. 498 e 499 del 21 aprile 2020 (concorsi ordinari);

   i lavori delle commissioni d'esame si sarebbero dovuti concludere prima dell'inizio dell'anno scolastico ma le graduatorie sono attualmente in corso di pubblicazione da parte degli Uffici Scolastici Regionali;

   pertanto i posti sono stati assegnati a supplenti con contratti al 30 giugno e clausola rescissoria «fino ad arrivo dell'avente diritto»;

   migliaia di docenti di diverse regioni durante la pausa natalizia verranno trasferiti dalle proprie scuole in altre sedi (a titolo esemplificativo, in Piemonte 1.400 docenti e in Sardegna circa 200 cattedre);

   i docenti che saranno sostituiti si troveranno inoccupati a metà dell'anno scolastico e dovranno sperare in nuovi incarichi nella provincia derivanti da Gps o da Messa a Disposizione proprio in quelle scuole liberate dai vincitori del concorso, questo perché si tratta di docenti assunti con un contratto in cui è presente una clausola risolutiva che intende il contratto risolto «a seguito dell'individuazione dell'avente titolo dalle procedure concorsuali in corso di svolgimento»;

   la normativa nazionale non ha previsto che gli insegnati precari vincitori del concorso straordinario bis ottenessero la cattedra a tempo indeterminato a partire dall'avvio del prossimo anno scolastico e ciò ha determinato che ciascun Usr procedesse in modo autonomo e differente;

   a parere dell'interrogante, vista la fragilità sociale ed educativa emersa a margine degli anni della pandemia, occorre ancor di più tutelare la continuità didattica e la possibilità per gli studenti di proseguire il proprio lavoro e di essere valutati da docenti che li hanno conosciuti –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità di posticipare detti trasferimenti alla fine dell'anno scolastico, salvaguardando giuridicamente ed economicamente l'anno di prova dei docenti vincitori, al fine di evitare che ritardi amministrativi possano ledere la continuità didattica, il dialogo educativo instauratosi con gli insegnanti e l'equilibrio socio-emotivo delle studentesse e degli studenti.
(5-00137)


   DALLA CHIESA e MULÈ. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   all'inizio di ogni anno scolastico le famiglie si ritrovano con il problema del costo dell'istruzione, di cui una delle voci più onerose è rappresentato dal costo dei libri di testo cui si aggiungono, oggi, i costi degli strumenti digitali quali i tablet;

   in questo periodo ci sono prezzi che stanno determinando grandi difficoltà economiche per le famiglie e che determinerà ulteriori disparità per gli studenti provenienti da famiglie meno abbienti ma anche per le famiglie con redditi medi;

   il diritto a un'istruzione di qualità, uguale per tutti costituisce un elemento chiave del pilastro europeo dei diritti sociali. Parità di trattamento e di opportunità in materia di istruzione sono concetti che travalicano la possibilità di accedere alla scuola ed è necessario che le famiglie possano accedere al materiale didattico senza sostenere eccessivi oneri per garantire concretamente e realmente il diritto all'istruzione dei loro figli;

   l'istruzione significa miglioramento delle condizioni di vita e lo sviluppo delle proprie capacità, talenti e ambizioni e purtroppo, l'attuale sistema scolastico, allarga il divario dell'opportunità di studio fra le fasce sociali, già nelle condizioni di partenza. Non tutti riescono ad avere gli stessi mezzi, e quindi gli stessi stimoli, per raggiungere i loro obiettivi, assecondare le proprie inclinazioni;

   infatti, recentemente il Ministro Valditara ha evidenziato come la scuola oggi debba perseguire percorsi formativi capaci di sviluppare i talenti e le inclinazioni dei singoli costruendo le necessarie condizioni che aiutino gli studenti a individuare e sviluppare le proprie ambizioni, e facendo emergere le abilità di ciascuno –:

   se non ritenga di dover assumere iniziative normative volte a destinare adeguate risorse e a prevedere i necessari strumenti affinché sia data concreta risposta ai bisogni delle famiglie in merito ai costi dell'istruzione e reale attuazione agli articoli 3 e 34 della Costituzione in materia di ostacoli di ordine economico che limitano la libertà e l'eguaglianza dei cittadini e di riconoscimento del merito per gli studenti capaci e meritevoli.
(5-00138)


   BOSCHI e GRIPPO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65 ha introdotto il cosiddetto «Fondo 0-6», con una dotazione pari a 239 milioni di euro decorrere dal 2019, successivamente incrementato di ulteriori 10 milioni di euro, risorse che vengono ripartite tra regioni ed enti locali, con accordo in Conferenza unificata;

   detto fondo finanzia sia interventi di spesa corrente che in conto capitale, tra le quali la riduzione delle spese di gestione di nidi e scuole dell'infanzia e delle rette, che rappresentano il principale ostacolo al mantenimento degli attuali livelli da parte degli enti locali e all'estensione del servizio a più famiglie;

   i tagli voluti dal Governo Meloni per il solo Ministero dell'istruzione e del merito nei prossimi tre anni comporteranno minori investimenti pari rispettivamente a 28, 39 e 49 milioni, per un totale di 110 milioni a regime, che secondo un articolo di Italia Oggi del 13 dicembre corrisponde all'1 per cento della parte di bilancio erodibile, visto che dei circa 51 miliardi più di 39 sono impegnati per gli stipendi;

   il Ministero ha tagliato in particolare proprio il «Fondo 0-6», ridotto di 20 milioni circa dal 2024, nonché il Fondo Buona scuola, il Piano nazionale di formazione, il cui finanziamento viene quasi dimezzato, e altri fondi che in alcuni casi vengono ridotti del 66 per cento;

   il PNRR stanzia alcuni miliardi per la realizzazione di nuovi nidi e materne e 900 milioni per le spese di gestione con l'obiettivo di 264 mila nuovi posti entro il 2025, risorse che vanno impiegate per il raggiungimento del target e non possono quindi essere utilizzate per compensare i tagli sopra richiamati;

   in questo contesto decidere, come ha fatto il Ministero dell'istruzione e del merito, di ridurre proprio i contributi a enti locali e famiglie per la gestione dello 0-6 appare miope e contraddittorio;

   come riporta «la Stampa» del 13 dicembre 2022, anche la magistratura contabile ha menzionato le spese di gestione «tra le cause dell'inadeguata risposta degli enti locali all'avviso per l'aumento dei posti, raccomandando una razionalizzazione, nonché la gestione unitaria dei fondi da trasferire agli enti locali medesimi» –:

   se non ritenga opportuno, anche per dare seguito alla raccomandazione della Corte dei conti di gestire in modo unitario i finanziamenti per la gestione di nidi e scuole dell'infanzia, scongiurare i tagli richiamati in premessa, che comporteranno gravi ripercussioni sugli enti locali e sulle famiglie nonché una riduzione della domanda che pregiudicherebbe l'obiettivo del PNRR.
(5-00139)

Interrogazione a risposta scritta:


   CHERCHI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la materia del primo soccorso a scuola è stata disciplinata dall'articolo 1, comma 10, della legge 13 luglio 2015, n. 107, che ha introdotto l'obbligo di corsi di primo soccorso negli istituti secondari di primo e secondo grado e di iniziative di formazione rivolte agli studenti al fine di acquisire le tecniche di primo soccorso ritenute necessarie e fondamentali per fronteggiare situazioni di emergenza improvvise, quali un arresto cardiaco o un'ostruzione delle vie respiratorie;

   la suddetta disposizione, così come modificata dall'articolo 5, comma 1, della legge 4 agosto 2021, n. 116, prevede che le predette iniziative siano estese anche al personale docente e al personale amministrativo, tecnico e ausiliario;

   in data 7 novembre 2017 sono state predisposte, in attuazione dell'articolo 1, comma 10, della legge 13 luglio 2015, n. 107, le linee di indirizzo per la realizzazione delle attività di formazione sulle tecniche di primo soccorso, nelle quali si definisce il primo soccorso come «il primo aiuto (First Aid) che viene prestato alla vittima di un improvviso evento dannoso per la salute, quale un malore e/o un trauma in attesa dell'intervento di soccorso garantito istituzionalmente, su tutto il territorio nazionale, dal Servizio di Emergenza Territoriale 118. Gli obiettivi del primo soccorso sono preservare la vita, alleviare la sofferenza, prevenire nuove malattie o lesioni, favorire la guarigione.»;

   secondo le sopracitate linee guida, ogni istituzione scolastica, nell'ambito della propria autonomia, provvede ad organizzare le iniziative di formazione includendole nel piano triennale dell'offerta formativa (Ptof), programmando le attività (anche in rete di scuole) in accordo con le strutture sanitarie e di volontariato;

   nonostante tali linee di indirizzo, queste misure, secondo quanto consta all'interrogante, vengono largamente disattese nella maggioranza delle istituzioni scolastiche del Paese, anche conseguentemente alla mancanza di fondi e risorse da destinare allo svolgimento di tali corsi –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative volte ad assicurare che tali misure vengano efficacemente adottate in tutte le istituzioni scolastiche presenti sul territorio nazionale, affinché tutti gli alunni possano seguire corsi di primo soccorso in orario curricolare, considerando che tali tecniche risultano fondamentali e necessarie al fine di salvare la vita delle persone in situazioni di estrema emergenza;

   se si intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di prevedere un simile corso non solo per i docenti, ma anche per i genitori degli alunni, in qualità del loro ruolo genitoriale nell'educazione dei figli.
(4-00165)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MARI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 152 del 2021 convertito in legge dalla legge n. 233 del 2021 ha concretizzato la possibilità, per i comuni, di rinforzare i propri organici in funzione dell'attuazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza prevedendo misure agevolative per le assunzioni a tempo determinato nei comuni di personale con qualifica non dirigenziale in possesso di specifiche professionalità, le famose assunzioni dei professionisti nei comuni;

   i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti possono procedere ad assunzioni usufruendo anche di un contributo; a tal fine è stato istituito un Fondo nello stato di previsione del Ministero dell'interno al fine del concorso alla copertura dell'onere sostenuto dai citati comuni, con una dotazione di 30 milioni di euro annui per gli anni dal 2022 al 2026;

   pur trattandosi di un tempo determinato è utile rilevare come il contratto possa durare anche più di 36 mesi, ma non superare il termine del 31 dicembre 2026;

   rispetto alle deroghe ai vincoli finanziari, ci sono due punti estremamente importanti e utili: la spesa di queste nuove assunzioni legate al Pnrr nei comuni è neutra rispetto alla ordinaria capacità assunzionale a tempo indeterminato; viene individuato un budget assunzionale a tempo determinato aggiuntivo;

   le richiamate assunzioni possono essere effettuate in deroga all'articolo 9, comma 28, della legge n. 78 del 2010, e all'articolo 259, comma 6, del decreto legislativo n. 267 del 2000; la spesa di personale derivante dalle predette assunzioni a termine, non rileva ai fini della determinazione dell'incidenza della spesa di personale sulle entrate correnti in attuazione dell'articolo 33 della legge n. 34 del 2019, e di conseguenza non va a comprimere la capacità assunzionale a tempo indeterminato; infine, le spese in questione non rilevano ai fini del rispetto del limite complessivo alla spesa di personale previsto dall'articolo 1, comma 557-quater, della legge n. 296 del 2006 (media del triennio 2011-2013);

   per quanto attiene al range di spesa su cui l'ente si può muovere, la normativa prevede che «Le assunzioni straordinarie consentite dalla norma in esame possono essere effettuate nel limite di una spesa aggiuntiva non superiore al valore dato dal prodotto della media delle entrate correnti relative agli ultimi tre rendiconti approvati, considerate al netto del fondo crediti di dubbia esigibilità stanziato nell'ultimo bilancio di previsione, per la percentuale distinta per fascia demografica indicata nella Tabella 1 annessa al decreto.»;

   le assunzioni legate al Pnrr devono essere oggetto di asseverazione da parte dell'organo di revisione;

   il comune opera, in questo caso, in deroga al divieto di assumere personale a qualsiasi titolo in caso di mancato rispetto del termine per l'approvazione del bilancio di previsione, del rendiconto e del bilancio consolidato, disposto dall'articolo 9, comma 1-quinquies, del decreto-legge n. 113 del 2016;

   anche i comuni in condizione di deficit strutturale, riequilibrio finanziario pluriennale e dissesto, previa verifica della Cosfel, possono procedere con queste assunzioni straordinarie;

   è data la possibilità di valorizzare l'esperienza maturata dal personale impiegato a tempo determinato per l'attuazione del PNRR attraverso la previsione di quote di riserva pari al 40 per cento destinata al predetto personale che, alla data di pubblicazione del bando, abbia svolto servizio per almeno trentasei mesi –:

   se, ai fini delle assunzioni a tempo determinato di cui alle premesse, il Governo possa fornire chiarimenti in merito alla possibilità per i comuni di assumere personale nel corpo di Polizia municipale, avente le professionalità richieste ai fini dell'attuazione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(4-00162)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre del 2021, la presidente della regione Umbria e l'assessore alla salute e politiche sociali annunciarono la volontà di intervenire sul problema delle liste d'attesa attraverso un «piano di smaltimento delle prestazioni» che prevedeva l'utilizzo di significative risorse economiche, il coinvolgimento delle aziende ospedaliere, la sinergia tra le Asl, lo svolgimento delle prestazioni anche nelle giornate di sabato e domenica e la possibilità di ricorrere a visite ambulatoriali svolte anche nelle strutture private accreditate;

   ad un anno di distanza l'assessore regionale alla salute e politiche sociali è tornato ad annunciare «una serie di progetti sperimentali», tra i quali spicca il cosiddetto Smart Cup;

   a parere dell'interrogante il predetto progetto Smart Cup, che sostituirebbe l'attuale Centro unico di prenotazione (Cup), appare destinato più che altro a creare ulteriori disagi ai cittadini, non essendo altro che uno strumento utile a recuperare risorse economiche risparmiando sui costi del personale del Cup;

   lo «smart Cup» prevede che il paziente, a seguito della prescrizione di visite o esami diagnostici da parte del suo medico, riceverà un sms che comunica luogo e data dell'appuntamento e quindi il cittadino non deve – o sarebbe meglio affermare non può – più chiamare il Nus o recarsi al Cup o utilizzare il Cup online per la prenotazione, con una conseguente riduzione degli accessi al centro unico di prenotazione e delle risorse dedicate al Cup fisico;

   infatti, dopo la prescrizione da parte del medico, il personale dello Smart Cup procede a prenotare con la prima disponibilità non permettendo più agli utenti di concordare con un operatore il luogo e la data della prestazione più confacente alle proprie esigenze personali e lavorative;

   qualora il cittadino non riuscisse a rispettare l'appuntamento ricevuto secondo le nuove modalità sarebbe costretto a chiedere in farmacia lo spostamento;

   a parere dell'interrogante si è preferito intervenire sulla riduzione dei tempi, peraltro già brevi, che trascorrono tra la prescrizione del medico di famiglia e il momento in cui l'utente effettua la prenotazione anziché agire sui tempi d'attesa che esistono tra la prenotazione e la prestazione, che sono quelli che generano le lunghe liste d'attesa;

   soltanto un reale potenziamento della sanità pubblica e l'assunzione di nuovo personale medico e sanitario può ridurre davvero le liste d'attesa ed evitare al cittadino di doversi rivolgere necessariamente alle strutture private per effettuare esami e visite mediche in tempi ragionevoli o peggio ancora rinunciare del tutto alle cure perché non sostenibili economicamente;

   il suddetto nuovo sistema di assegnazione degli appuntamenti per le visite specialistiche ed esami diagnostici e le lunghe liste d'attesa nella sanità pubblica umbra a parere dell'interrogante rischiano di ledere il diritto alla salute e possono disincentivare la prevenzione, peraltro già seriamente compromessa dalla ripetuta mancata assunzione di personale medico in sostituzione di colleghi andati in pensione, poiché viene reso impossibile al cittadino sia coniugare gli impegni di lavoro e familiari con l'accesso alle cure sia ottenere prestazioni mediche in tempi brevi –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato rispetto ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, considerato che il progetto «smart Cup» della regione Umbria rischia di ledere il diritto alla salute creando un ulteriore ostacolo all'accesso alle cure, rendendo pressoché impraticabile al cittadino una scelta concordata sulle date e i luoghi delle prestazioni specialistiche e diagnostiche.
(4-00163)


   PICCOLOTTI e ZANELLA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   dai controlli effettuati dai Nas su 1.934 strutture sanitarie in tutta Italia, con verifiche su 637 cooperative e 11.600 tra medici e infermieri, sono emerse centinaia di irregolarità, con oltre 205 persone segnalate alle autorità, tra sanitari e titolari di cooperative e strutture sanitarie pubbliche e private, accusati a vario titolo di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture;

   è il cosiddetto fenomeno dei «medici a gettone» già denunciato attraverso alcune inchieste giornalistiche che avevano evidenziato molte criticità che nel reclutamento di medici, da parte di cooperative, con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente, anche sopra i 70 anni;

   l'impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di «ostetricia e ginecologia» di personale sanitario, tra cui medici generici, non formato a gestire parti cesarei o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in «medicina di urgenza»;

   in molteplici casi è emerso anche l'esercizio abusivo della professione, in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all'albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all'estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative;

   in un caso una cooperativa attiva nella provincia di Latina ha fornito un medico, già in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, ad un ospedale di un'altra provincia per ricoprire turni di guardia;

   i Nas hanno inoltre evidenziato numerose violazioni circa l'impiego di figure sanitarie esterne, collocate in attività lavorativa senza l'adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro;

   sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di 5 strutture socio-sanitarie;

   il Corriere della Sera, già il 1° ottobre 2022 aveva portato alla luce appunto il fenomeno dei «gettonisti» — ormai sempre più diffuso e che sta cambiando radicalmente la fisionomia degli ospedali italiani — che riguarda le migliaia di professionisti che ogni giorno entrano negli ospedali italiani, ingaggiati da cooperative esterne su affidamento delle aziende sanitarie, per sopperire alla cronica carenza di organico;

   sempre più dirigenti Asl ricorrono infatti, sempre più spesso, a contratti di appalto con società esterne, solitamente riconducibili a cooperative, per avvalersi di professionalità sanitarie, medici, infermieri e altri operatori sanitari che vengono retribuiti fino a tre volte in più, con cifre che possono superare i 2.000 euro a turno con un rilevante aggravio sulla finanza pubblica;

   tale sistema, come denunciato anche dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed, ha determinato uno svilimento della professione per cui diventa più importare garantire la copertura del turno che le qualifiche possedute dal personale, anche con gravi rischi per i malati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della totalità dei dati emersi dai controlli effettuati dai Nas e quante siano le irregolarità registrate nelle strutture pubbliche e quante in quelle private;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per limitare il fenomeno cosiddetto dei medici «a gettone»;

   quali urgenti iniziative di competenza si intenda adottare affinché le regioni assumano i medici necessari a colmare gli organici, offrendo un servizio efficiente e limitando le esternalizzazioni a soggetti privati che danneggiano finanziariamente e qualitativamente la sanità pubblica;

   se non si intenda valutare l'opportunità di prevedere l'abolizione del numero chiuso nelle facoltà di medicina considerando che si prevedono nei prossimi anni decine di migliaia di pensionamenti senza che vi sia nel Paese un numero sufficiente di medici laureati e specializzati per sostituirli.
(4-00164)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Boldrini n. 5-00076, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Orlando.