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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 6 dicembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi economica e sociale e lo shock energetico conseguenti alla Guerra in Ucraina stanno impattando in maniera territorialmente asimmetrica sui bilanci delle famiglie a svantaggio delle regioni del Mezzogiorno, dove più diffusa è la presenza di nuclei familiari a basso reddito maggiormente gravate dai rincari di spesa incomprimibile per energia e beni alimentari;

    il rischio di nuova povertà determinata dall'impatto dell'inflazione potrebbe interessare, secondo le stime della Svimez, 760.000 individui, di cui 500.000 nelle regioni del Mezzogiorno;

    lo shock energetico sta esponendo a seri rischi di continuità operativa una parte rilevante delle imprese industriali del Sud, con conseguenti ricadute occupazionali, a causa di una struttura produttiva locale più frammentata di piccole imprese, gravata da minore efficienza energetica e da maggiori costi di trasporto derivanti dai deficit infrastrutturali;

    nel 2023 il Pil del Mezzogiorno sulla base delle previsioni del Rapporto Svimez 2022 si potrebbe contrarre fino a -0,4 per cento, mentre il dato medio italiano dovrebbe attestarsi intorno a +0,5 per cento, riaprendo così, dopo la partecipazione del Sud alla ripresa del 2021, il divario fra il Nord e il Sud del Paese;

    emerge, dal citato rapporto, una preoccupazione per il «divario di cittadinanza», per il mancato miglioramento del livello dei servizi pubblici essenziali concernenti i diritti civili e sociali, e in particolare quelli sanitari e socio-educativi nelle periferie e nelle aree interne, caratterizzati dall'estrema frammentarietà dell'offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente;

    si aggrava la dinamica demografica nelle regioni meridionali, per il combinato di bassa fecondità e nuova emigrazione, non compensata dai flussi migratori dall'esterno: secondo le previsioni sulla base dei dati Istat, la popolazione italiana dovrebbe diminuire di quasi tre milioni di abitanti di cui due al Sud;

    il territorio delle regioni meridionali risulta più esposto alle conseguenze della crisi climatica, con un maggiore rischio di dissesto idrogeologico;

    il disegno di legge di bilancio 2023 non prevede nessuna misura di sostegno al lavoro e di accompagnamento agli investimenti produttivi nelle regioni del Mezzogiorno, di fatto smantellando un sistema di politica industriale territoriale avviato con il Piano Sud 2030 – Sviluppo e Coesione per l'Italia presentato il 14 febbraio 2020 e parzialmente attuato dalle leggi di bilancio per il 2020 e per il 2021;

    il definanziamento del reddito di cittadinanza previsto dal Governo, attraverso il restringimento della platea dei beneficiari, in una fase di persistente crisi economica, rischia di aggravare ulteriormente la coesione sociale in particolare nelle regioni meridionali;

    il quadro temporaneo degli aiuti di Stato è stato esteso a tutto il 2023, ampliando gli spazi dell'azione pubblica a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese;

    a diversi anni dalla sua prima introduzione, la clausola del 34 per cento della spesa ordinaria in conto capitale delle amministrazioni centrali da destinare alle regioni meridionali, poi estesa a Rfi e Anas, rafforzata con la legge di bilancio per il 2020, non ha ancora trovato piena attuazione;

    dalle due relazioni di monitoraggio sul rispetto della «quota Sud» del 40 per cento delle risorse con destinazione territoriale del Pnrr e del Fondo complementare, presentate dal Dipartimento per le politiche di coesione, risulta che i due ambiti maggiormente interessati dai rischi di tenuta della quota sono gli investimenti che vedono come responsabili degli interventi gli enti territoriali e gli strumenti orizzontali di incentivo alle imprese;

    esaurita la fase ascendente del Pnrr, relativa alle procedure di allocazione delle risorse da parte delle amministrazioni centrali, entra nel vivo la fase attuativa a carico degli enti locali senza che ne siano stati rafforzati adeguatamente gli organici, e in assenza di adeguate misure di accompagnamento alla fase di progettazione esecutiva;

    i dati di proiezione basati sull'assorbimento storico dei crediti di imposta «Transizione 4.0» finanziati dal Pnrr e dal Fondo complementare mostrano che le imprese del Mezzogiorno beneficeranno solo del 20 per cento delle risorse;

    a seguito della ricognizione dei fabbisogni di investimento completata dal Ministero per la mobilità e le infrastrutture sostenibili, della quale si dà conto nel Def 2022, non sono ancora state individuate le priorità degli interventi che dovrebbero guidare l'allocazione territoriale dei 4,6 miliardi del fondo di perequazione infrastrutturale finanziato dalla legge di bilancio 2021;

    l'attuazione del Pnrr incrocia la coda attuativa del ciclo di programmazione della coesione nazionale e europea 2014-2020 e l'avvio del nuovo ciclo 2021-2027 per il quale si registrano notevoli ritardi per la definizione dei programmi di spesa;

    la proposta di autonomia differenziata avanzata dal Governo, secondo le bozze diffuse nel confronto con i Presidenti delle regioni, divide il Paese aggravando i divari territoriali e introducendo surrettiziamente i «residui fiscali», con un'ulteriore penalizzazione delle regioni meridionali nell'allocazione delle risorse pubbliche,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per rafforzare le misure contro il «caro energia» per famiglie, lavoratori e imprese, salvaguardando le finalità di promozione dello sviluppo dei fondi della coesione nazionale ed europea non spesi del ciclo 2014-2020, nel rigoroso rispetto dei vincoli di destinazione territoriale;

2) ad assumere iniziative per rilanciare il negoziato in sede europea per l'estensione della fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, la cosiddetta «decontribuzione Sud», informando costantemente il Parlamento degli sviluppi della trattativa;

3) a rilanciare le misure di politica industriale regionale sistematizzate nel 2020 e nel 2021, in particolare adottando iniziative per prorogare il credito di imposta a favore delle imprese che acquistano nuovi beni strumentali destinati a strutture produttive localizzate nelle regioni svantaggiate, attualmente non finanziato nel disegno di legge di bilancio per il 2023, e confermando le misure di incentivo fiscale delle aree Zes;

4) ad adottare iniziative per rafforzare le risorse destinate agli interventi contro il dissesto idrogeologico, e più in generale ad accelerare i processi di transizione ecologica e gli investimenti «green» nelle regioni meridionali, velocizzando i processi di bonifica in atto nelle aree industriali meridionali e coinvolgendo le aziende a partecipazione pubblica;

5) ad adottare iniziative volte a reintegrare le disponibilità del Fondo sviluppo e coesione della programmazione 2014-2020 utilizzate a copertura degli oneri finanziari del decreto-legge n. 50 del 2022 (cosiddetto decreto aiuti), recante misure in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina per l'importo complessivo di 6 miliardi, di cui: 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024 e 3 miliardi di euro per l'anno 2025 (articolo 58, comma 4, lettera f));

6) a sbloccare l'erogazione dei 22 miliardi di euro del Fondo sviluppo e coesione (Fsc), per la programmazione 2021-2027, già ripartiti a giugno e ancora fermi per mancanza di un'ultima delibera del Cipess, risorse di cui il Mezzogiorno ha assoluto bisogno per investimenti fondamentali nelle infrastrutture materiali e immateriali, sociali e ambientali;

7) ad adottare iniziative volte a garantire il pieno rispetto della quota Sud del 40 per cento nell'ambito delle misure di incentivo alle imprese finanziate dal Pnrr e dal Fondo complementare, con particolare riferimento alle misure di responsabilità del Ministero delle imprese e del made in Italy e del Ministero del turismo che prevedono di destinare alle imprese del Mezzogiorno, rispettivamente, solo il 24,5 per cento e il 28,6 per cento delle risorse;

8) ad adottare tutte le iniziative di competenza per supportare gli enti territoriali, in particolare nelle regioni meridionali, per la realizzazione delle opere pubbliche finanziate dal Pnrr;

9) a fornire un quadro completo al Parlamento sull'effettivo rispetto della clausola del 34 per cento della spesa ordinaria in conto capitale da destinare alle regioni meridionali, al fine di rendere davvero aggiuntivi e complementari gli investimenti pubblici finanziati dal Pnrr, dal Fondo complementare e dai fondi della politica europea e nazionale di coesione;

10) a fornire chiarimenti al Parlamento sulle modalità di coordinamento tra la governance della politica di coesione e la governance del Pnrr, per valorizzare le complementarietà strategiche e finanziarie delle due programmazioni ed evitare sovrapposizioni e inefficienze che potrebbero pregiudicarne le finalità di riequilibrio territoriale;

11) a dare piena attuazione all'allocazione dei fondi perequativi previsti dall'articolo 119 della Costituzione e alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, lettera m), della Costituzione, a prescindere dalla realizzazione dell'autonomia differenziata, assicurando, per quanto di competenza, il pieno coinvolgimento del Parlamento e la previsione delle risorse necessarie a colmare i divari di cittadinanza che dividono il Paese, tra Nord e Sud, tra centri e periferie, tra aree urbane e aree interne.
(1-00035) «Provenzano, De Luca, Serracchiani, Amendola, Ubaldo Pagano, Graziano, Sarracino, Scotto, Toni Ricciardi, Barbagallo, Iacono, Marino».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazioni a risposta immediata:


   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, TREMONTI, CALOVINI, CAIATA, DI GIUSEPPE, LOPERFIDO, MURA, POZZOLO, ROTONDI, AMBROSI, DI MAGGIO, DONZELLI, GIORDANO, MANTOVANI e PIETRELLA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione Biden ha annunciato l'adozione dell'«Inflation reduction act», ovvero la misura da 355 miliardi di dollari a sostegno della riconversione «verde» della manifattura statunitense;

   l'intervento comprende crediti d'imposta per le auto elettriche prodotte in Nord America ed agevola le catene di fornitura americane di batterie;

   i requisiti per ricevere i sussidi tagliano fuori le aziende dell'Unione europea, molte delle quali potrebbero cedere alla tentazione di spostare la produzione negli Usa;

   il piano è stato criticato pubblicamente sia dalla Germania che dalla Francia, che lo hanno tacciato di protezionismo: il Presidente Macron ha perfino alluso ad un ricorso europeo presso l'Organizzazione mondiale del commercio, facendo notare che si tratterebbe di un passo indietro nelle relazioni transatlantiche;

   la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in risposta alla proposta dell'amministrazione americana, ha sostenuto che i Paesi dell'Unione europea debbano perseguire una politica basata sul cosiddetto «buy European», ovvero basata sulla protezione e sull'incentivazione all'acquisto di prodotti di matrice europea;

   per farlo, la Presidente Von der Leyen propone di modificare le norme europee al fine di consentire ai Governi di fare un maggiore uso degli aiuti di Stato che promuovano le imprese e la transizione ecologica;

   la proposta della Presidente Von der Leyen, stando alle reazioni di diverse cancellerie europee tra le quali quella italiana, potrebbe aggravare il contesto economico del Vecchio Continente, in quanto esistono Paesi, come la Germania, che possono disporre di importanti e significative risorse da poter investire, mentre ve ne sono altri, come l'Italia, che invece non sono nelle condizioni di fare altrettanto –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere in sede europea al fine di garantire che le modifiche alle norme sugli aiuti di Stato tutelino e promuovano tutte le imprese dell'Unione europea e non soltanto quelle localizzate in alcuni Paesi.
(3-00054)


   ZARATTI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e PICCOLOTTI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, su istanza del Ministro Calderoli, si appresta a discutere e approvare un disegno di legge sulla «autonomia differenziata», il cui contenuto non è ancora del tutto noto alle forze politiche parlamentari: circola informalmente sui mass media;

   con esso si andrebbero a riconoscere, ex articolo 116 della Costituzione, alle regioni a statuto ordinario ulteriori forme e condizioni di autonomia, per le quali, prima della devoluzione, andrebbero preventivamente definiti i livelli essenziali delle prestazioni, la costituzione del fondo perequativo previsto dall'articolo 119 della Costituzione per le regioni con minore capacità fiscale e il definitivo abbandono del principio della spesa storica;

   la prima bozza includerebbe, per il trasferimento dei fondi dello Stato, il criterio della spesa storica sostenuta dallo Stato nella regione per l'erogazione dei servizi pubblici corrispondenti alle funzioni conferite, rimandando solo a un tempo indefinito il calcolo dei fabbisogni standard in ragione dei livelli essenziali delle prestazioni, mentre nessun riferimento sarebbe presente nella proposta relativamente a fondi perequativi per sostenere le regioni meno avanzate che dovrebbero essere invece prioritari e adeguati alla necessità di ridurre il gap storico tra le parti del Paese;

   tale impostazione andrebbe a cristallizzare il gap tra regioni, a sfavore di quelle del Centro-Sud;

   ampia e diffusa è la preoccupazione che un disegno di legge sull'autonomia differenziata configurato sulla spesa storica, senza una definizione preventiva di adeguati livelli essenziali delle prestazioni e dei fabbisogni standard e in assenza di meccanismi perequativi, aumenti divari e disuguaglianze, andando peraltro in forte contrasto con i principi ispiratori del Next generation Eu e del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a parere degli interroganti il provvedimento non corrisponde allo spirito cooperativo delle norme del titolo V della Costituzione; asseconda una spinta centrifuga di funzioni e competenze che mina il principio di unità nazionale; determinerebbe il trasferimento indiscriminato di risorse alle regioni richiedenti, mettendo a rischio la tenuta del quadro di finanza pubblica nazionale attuale; aumenta divari e disuguaglianze tra Nord e Sud, tra centro e periferia, tra ricchi e poveri –:

   se il Governo non consideri imprescindibile adottare iniziative di competenza volte a prevedere il pieno coinvolgimento del Parlamento anche nella definizione e approvazione, a maggioranza qualificata, delle previste intese tra Governo e regioni e procedere a una preventiva ricognizione su tutto il territorio nazionale degli standard e dei fabbisogni effettivi riferiti ai servizi pubblici essenziali che si intendono trasferire, per definire, sulla base degli stessi, in primo luogo gli investimenti da effettuare per ridurre il gap (perequazione reale) e poi i livelli essenziali delle prestazioni di riferimento.
(3-00055)


   LUPI, BICCHIELLI, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il 22 giugno 2021 il Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia è stato approvato con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea, che ha recepito la proposta della Commissione europea;

   la decisione contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale;

   il progetto «Infrastruttura strategica Nodo di Bari: Bari Sud (tratta Bari Centrale – Bari Torre a Mare)», all'interno del progetto «Nodo ferroviario di Bari», è finanziato anche dal progetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza «Collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci» (missione 3, componente 1, investimento 1.1) e rappresenta un'opera pubblica di grande valore strategico per lo sviluppo economico e sociale del Paese e dell'Unione europea;

   il 23 novembre 2022 il tribunale amministrativo regionale per la Puglia ha annullato l'autorizzazione paesaggistica data dalla regione Puglia per il progetto «Infrastruttura strategica Nodo di Bari: Bari Sud (tratta Bari Centrale – Bari Torre a Mare)»;

   pronunciandosi sul ricorso proposto da comitati ambientalisti e cittadini proprietari di terreni interessati dall'opera, il tribunale amministrativo regionale per la Puglia ha stabilito con una sentenza di merito che, nell'autorizzazione data dalla regione in deroga al piano paesaggistico territoriale, non è stata evidenziata l'inesistenza di alternative localizzative;

   nel corso del 2023 il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede la realizzazione di numerose opere pubbliche, di cui è fondamentale rispettare le scadenze contenute nel piano –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento alle tutele per garantire il rispetto delle scadenze concordate con la Commissione europea e con riguardo alla realizzazione effettiva dei progetti, quale quello segnalato in premessa, a maggior ragione per quelli di notevole interesse nazionale ed europeo.
(3-00056)


   MARROCCO, CATTANEO, ROSSELLO e BATTILOCCHIO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'opportunità unica ed irripetibile per l'ammodernamento del Paese, in un'ottica di sostenibilità e di innovazione;

   il coordinamento degli interventi a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza con le risorse previste dalla politica di coesione consente senza dubbio di migliorare la programmazione e, conseguentemente, la spesa al fine di conseguire gli obiettivi previsti nei tempi stabiliti;

   un accurato monitoraggio degli interventi in atto e dei progetti da attivare è indispensabile a superare ogni eventuale criticità e a verificare se adempimenti amministrativi e oneri burocratici procurano ingiustificati ritardi alla realizzazione delle opere;

   l'attuazione del piano prevede tempi estremamente compressi con l'obbligo di conseguimento trimestrale di un determinato numero di scadenze, a cui segue la richiesta di erogazione delle risorse da parte dell'Unione europea, ed è assolutamente prioritaria l'esigenza di procedere a uno snellimento delle procedure burocratiche, al fine di migliorare la realizzazione degli interventi, le modalità di spesa e potenziare l'effetto «leva» generato da risorse pubbliche in un'ottica di sussidiarietà pubblico-privato –:

   se da un primo monitoraggio effettuato tutte le amministrazioni titolari e gli altri soggetti attuatori siano in linea con le scadenze previste, sia con riferimento alla pubblicazione dei bandi che con riguardo al finanziamento delle azioni, e se il Governo non ritenga, anche in considerazione degli attuali scenari socio-economici e, in particolare, alla luce della sopraggiunta crisi russo-ucraina, di valutare la possibilità di una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di superare le criticità legate ad eccessi di burocrazia e farraginosità, posto che le riforme nelle procedure e negli adempimenti sono indispensabili alla realizzazione degli interventi e per la qualità della spesa.
(3-00057)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   la regione Toscana ha bandito, tramite delibera n. 1232 del 22 novembre 2021, un avviso pubblico «per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero/riciclo rifiuti urbani e/o rifiuti derivati dal trattamento degli urbani». L'oggetto era quello di potersi avvalere di «impianti di recupero/riciclo di rifiuti urbani e rifiuti derivanti dal trattamento degli urbani», compresi gli impianti industriali che intendono utilizzare specifici flussi di rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani nell'ambito della propria attività, con esclusione dei cosiddetti termovalorizzatori (quindi, gli inceneritori). La delibera conteneva degli errori ed è stata quindi revocata e sostituita con la delibera n. 1277 del 29 novembre 2021 e relativo «Avviso pubblico esplorativo per la manifestazione di interesse alla realizzazione di impianti di recupero/riciclo rifiuti urbani e/o rifiuti derivati dal trattamento degli urbani»;

   la stessa regione Toscana il 16 maggio 2022 ha dato comunicazione del numero di manifestazioni ricevute – 39 – e degli esiti di coerenza delle manifestazioni d'interesse. Fra queste, la proposta da Alia Servizi Ambientali per la produzione di prodotti chimici di base a partire da combustibile solido secondario, mediante impianto da erigersi a Empoli;

   su queste basi, si legge che Alia ha affidato oggi a MyRechemical – la società NextChem (gruppo Maire Tecnimont) dedicata alla tecnologia waste-to-chemicals – il contratto di ingegneria di base da completarsi «entro la fine del 2022». Un «distretto circolare» di tipo «waste to chemicals» in grado di «recuperare diverse frazioni presenti nei rifiuti impossibili da riciclare meccanicamente, con una tecnologia innovativa di conversione chimica». Sarebbe un contratto per un impianto di metanolo e idrogeno da rifiuti, con possibilità di gestire 256 mila tonnellate/anno di rifiuti, dai quali ottenere circa 125 mila tonnellate/anno di metanolo (impiegabile come combustibile alternativo per la mobilità sostenibile o come materia prima seconda nell'industria chimica e manifatturiera) e 1.400 tonnellate/anno di idrogeno (che può essere utilizzato nei processi industriali per decarbonizzare le industrie energivore e hard-to-abate);

   questo impianto, al pari degli altri previsti dalla cosiddetta «Alleanza per l'economia circolare», consiste in proposte e studi di fattibilità (oltre a quello di Empoli «Waste to methanol/H2», anche quello di Rosignano Marittimo: progetto «Waste to ethanol» e di Pontedera, progetto «Waste to methanol») che destano preoccupazione e richieste di chiarimenti nella popolazione per la mancanza di studi storici attendibili, a parte quelli «relativi ad impianti in Giappone che operano da oltre 20 anni» poco comparabili;

   è indubbiamente positivo che la gestione delle filiere della carta, plastica e vetro, in mano ad Alia, e quella della Forsu (frazione organica dei rifiuti solidi urbani), oltre al trattamento del proprio rifiuto indifferenziato, abbiano una chiusura coerente, ma resta l'incognita dell'assenza di impianti di smaltimento finale, che oggi comporta l'invio a terzi, e sono pertanto necessarie opportune garanzie sulla sicurezza impiantistica e sui prodotti e sostanze emesse;

   le rassicurazioni sono infatti generiche, ed è assente un percorso trasparente e partecipativo, sebbene necessario e più volte sollecitato, sostituito dal rinvio a una serie di metodologie insufficienti –:

   se il Governo intenda adottare iniziative al fine di acquisire le opportune informazioni e dati relativi alla sicurezza dell'impianto di cui in premessa e di impianti analoghi presenti nel nostro Paese, alla natura delle relative emissioni e all'impatto sulla salubrità dell'aria, nonché agli effetti di medio e lungo termine sulla salute delle persone e sull'integrità delle matrici ambientali.
(2-00032) «Quartini, Riccardo Ricciardi, Auriemma».

CULTURA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il Ponte Garziolo è citato e descritto sin dallo storico volume «Ordinazioni e regolamenti della deputazione del Regno di Sicilia, Cura de' ponti e delle strade del Regno appoggiata alla deputazione», Reale stamperia, Palermo 1782;

   il ponte in oggetto si trovava a cinquecento metri rispetto a un altro di pari epoca, denominato «della Spina» o «Leonessa», che permette di attraversare un affluente del torrente Azziriolo;

   nel mese di novembre 2022 Gaetano Lino e Salvatore Ferrara, membri dell'Associazione BCSicilia, hanno appurato l'abbattimento completo del Ponte Garziolo, con contestuale allocazione di gabbionate per la sistemazione dell'alveo del torrente, nell'ambito dei lavori di ammodernamento della statale Palermo-Agrigento;

   secondo quanto dichiarato dall'associazione BCSicilia, «già nell'agosto del 2014 era stato evidenziato il pericolo di danneggiamento o di demolizione». Con una lettera inviata all'Anas, al Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri, alla Soprintendenza di Palermo e ai sindaci di Mezzojuso e Ciminna venivano richiesti appositi chiarimenti;

   sempre secondo l'associazione BCSicilia, Anas s.p.a. nel 2014 aveva offerto rassicurazioni circa l'assenza progettuale di opere che avrebbero potuto comportare il danneggiamento delle due storiche architetture –:

   se la notizia corrisponda al vero e quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interpellati intendano assumere per appurare le responsabilità dell'accaduto, garantire un risarcimento per il danno provocato al patrimonio culturale e artistico italiano e impedire che azioni di questa natura possano ripetersi in futuro.
(2-00033) «Lupi, Romano, Cesa».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAFIERO DE RAHO, PAVANELLI, APPENDINO, TRAVERSI, GIULIANO e SANTILLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 34 della legge n. 247 del 2012, al comma 1, stabilisce che il Consiglio nazionale forense (Cnf), previsto e disciplinato dagli articoli 52 e seguenti del regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 gennaio 1934, n. 36, e dagli articoli 59 e seguenti del regio decreto 22 gennaio 1934, n. 37, duri in carica quattro anni;

   l'articolo 34 della legge n. 247 del 2012 stabilisce, sempre al comma 1, che «Il Consiglio uscente resta in carica per il disbrigo degli affari correnti fino all'insediamento del Consiglio neoeletto»;

   l'articolo 13 del Capo II del decreto legislativo luogotenenziale 23 novembre 1944, n. 382 stabilisce che «I Consigli devono essere convocati per le elezioni nei quindici giorni precedenti a quello in cui scade la Commissione centrale», che si ricorda essere, secondo il decreto legislativo luogotenenziale del 1944, l'attuale Cnf;

   la legge 31 dicembre 2012, n. 247, recante «Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense», entrata in vigore il 2 febbraio 2013, stabilisce che i Consigli dell'ordine degli avvocati (Coa) durano in carica un quadriennio e scadono il 31 dicembre del quarto anno, fissando un limite temporale unico (31 gennaio) alla rielezione dei consigli dell'ordine distrettuali;

   la nota inviata in data 10 novembre 2022 dal Dipartimento per gli Affari di giustizia del Ministero della giustizia inviata al Presidente del Consiglio nazionale forense, nonché ai Presidenti dei Consigli dell'Ordine territoriali, contenente l'invito a provvedere alla convocazione del Consiglio dell'Ordine a ridosso del 16 dicembre 2022, nonché a eleggere il nuovo Cnf entro il 31 dicembre 2022, fa riferimento al combinato disposto dell'articolo 65, comma 2, della legge n. 247 del 2012, recante disposizione transitoria, secondo la quale: «1. Fino alla data di entrata in vigore dei regolamenti previsti nella presente legge, si applicano se necessario e in quanto compatibili le disposizioni vigenti non abrogate, anche se non richiamate; 2. Il Cnf ed i consigli circondariali in carica alla data di entrata in vigore della presente legge sono prorogati fino al 31 dicembre dell'anno successivo alla medesima data»;

   secondo il citato articolo 34 della legge n. 247 del 2012 l'attuale Cnf, insediatosi in data 28 marzo 2019, dovrebbe rimanere in carica fino al 27 marzo 2023;

   le prossime elezioni dei Coa si svolgeranno entro il 31 gennaio 2023;

   il procedere alle elezioni del nuovo Cnf entro il 31 dicembre 2022, così come disposto dalla nota ministeriale del 10 novembre 2022 di cui sopra, significherebbe non rispettare l'espressione del voto dei nuovi Coa. Accettando, infatti, la teoria del «voto prima il Cnf» i nuovi Coa si ritroverebbero consiglieri Cnf che non hanno votato, andando così contro la ratio della legge n. 247 del 2012 che, avendo messo un limite temporale unico (31 gennaio) alla rielezione dei consigli dell'ordine distrettuali, lascia intendere che si vuole che siano proprio i nuovi consiglieri distrettuali a votare;

   l'articolo 65 della legge n. 247 del 2012 è rubricato «Disposizioni transitorie», e pertanto le stesse vanno applicate in sede di prima applicazione della legge, come peraltro stabilito dallo stesso comma 2 citato dal Dipartimento per gli Affari di giustizia del Ministero della giustizia nella nota di cui sopra, secondo il quale comma «Il Cnf ed i consigli circondariali in carica alla data di entrata in vigore della presente legge sono prorogati fino al 31 dicembre dell'anno successivo alla medesima data.», e pertanto solo alla prima occorrenza e non alle successive;

   il procedere alle elezioni del nuovo Cnf prima del 27 marzo 2023, e quindi entro il 31 dicembre 2022, significherebbe tenere in carica l'attuale Cnf solo tre anni e nove mesi, pertanto in contrasto con quanto previsto all'articolo 34 della legge n. 247 del 2012 e cioè quattro anni –:

   se il Ministro interrogato sia esattamente a conoscenza dei fatti esposti;

   quali siano le «ragioni evidenti di opportunità» per le quali si consiglia nella nota ministeriale di cui in premessa di procedere alla convocazione del consiglio entro il 16 dicembre 2022 e, dunque, alla elezione del Cnf entro il 31 dicembre 2022;

   se non ritenga di assumere le opportune iniziative di competenza per permettere che siano i nuovi Coa a eleggere i propri rappresentanti nel Cnf, lasciando dunque che questo resti in carica, così come disposto dall'articolo 34 della legge n. 247 del 2012, per la durata di quattro anni e, quindi, fino al 27 marzo 2023.
(5-00103)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta scritta:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le segreterie regionali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil di Basilicata da tempo esprimono una forte preoccupazione per quel che concerne la platea dei lavoratori ex mobilità in deroga ed ex reddito minimo di inserimento, che non ricevono regolarmente le spettanze;

   più volte hanno sollecitato la regione a porre rimedio a tale condizione di incertezza;

   suddetti lavoratori sono impiegati dal consorzio di bonifica in progetti di manutenzione idraulico forestale e rappresentano una realtà molto importante al servizio del territorio;

   questo progetto, tra l'altro, beneficia di risorse rivenienti dall'accordo per delle royalties del petrolio, in particolare per quanto concerne il 3 per cento del cosiddetto bonus carburante che il Mise trasferisce alla regione Basilicata;

   questa quota risulta non essere stata ancora trasferita alla regione Basilicata determinando una situazione di criticità in quanto non consentirebbe di rispettare quanto previsto dal contratto integrativo regionale, che prevede la corresponsione della retribuzione entro il mese successivo a quello in cui è avvenuta la prestazione;

   si registra pertanto una situazione di oggettiva difficoltà per la platea dei lavoratori interessati soprattutto in questa fase di estrema criticità dovuta all'aumento del costo della vita –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, intenda assumere al fine di consentire il richiamato trasferimento di risorse, in modo tale da consentire ai lavoratori di vedere pagate le spettanze arretrate attutendo la situazione di oggettivo disagio sociale venutasi a creare.
(4-00146)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze – Per sapere – premesso che:

   il settore del trasporto commerciale di passeggeri con autobus, esercitato in regime di libero mercato senza obblighi di servizio pubblico e senza compensazioni pubbliche, è stato tra i più penalizzati dalle restrizioni imposte a causa della pandemia ed è attualmente tra i più colpiti dalla crisi energetica in atto. Le perdite di fatturato nel 2020-2021 hanno raggiunto circa l'80 per cento rispetto al 2019 e nel 2022, nonostante la ripresa dei servizi, il fatturato non ha ancora recuperato i livelli pre-pandemia, mentre i costi di produzione dei servizi risentono di un incremento del costo del gasolio di oltre il 23 per cento di una spinta inflazionistica che Istat ha cristallizzato a novembre scorso in un +8,1 per cento;

   in un'ottica di sostegno al settore, l'articolo 24 del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, cosiddetto decreto-legge «Sostegni-ter», ha previsto, al comma 6, lo stanziamento di 15 milioni di euro a favore delle imprese esercenti servizi di trasporto passeggeri su strada non soggetti ad obblighi di servizio pubblico ai sensi del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 285 ovvero sulla base di autorizzazioni rilanciate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai sensi del regolamento (CE) n. 1073 del 2009 ovvero sulla base di autorizzazioni rilasciate dalle regioni e dagli enti locali ai sensi delle norme regionali di attuazione del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, nonché dalle imprese esercenti servizi di noleggio autobus con conducente ai sensi della legge 11 agosto 2003, n. 218 a parziale copertura dei minori ricavi registrati nel primo trimestre 2022, a causa della situazione emergenziale connessa al Covid, rispetto al medesimo periodo del 2019;

   lo stesso articolo 24 del decreto-legge «sostegni-ter», al successivo comma 7, ha disposto altresì a favore delle medesime imprese, con la sola esclusione di quelle esercenti attività di noleggio con conducente ai sensi della citata legge n. 218 del 2003, il ristoro delle rate di finanziamento e dei canoni di leasing in scadenza nel periodo 1° gennaio 2021-31 marzo 2022 relativi all'acquisizione, dal 1° gennaio 2018, di nuovi autobus, provvedendo a tal fine a uno stanziamento di risorse per 5 milioni di euro;

   inoltre, l'articolo 9 del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito dalla legge n. 142 del 2022 cosiddetto decreto-legge «Aiuti-bis», ha istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti un fondo con una dotazione di 15 milioni di euro destinati alla parziale compensazione dei costi sostenuti, nel secondo quadrimestre 2022, per l'acquisto di carburante per autotrazione (bonus «caro-carburanti») da parte delle imprese esercenti servizi trasporto passeggeri su strada non soggetti a obblighi di servizio pubblico ai sensi del decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 285 ovvero sulla base di autorizzazioni rilasciate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ai sensi del regolamento (CE) n. 107 del 2009 ovvero sulla base di autorizzazioni rilasciate dalle regioni e dagli enti locali ai sensi delle norme regionali di attuazione del decreto legislativo del 19 novembre 1997, n. 422 nonché delle imprese esercenti servizi di noleggio autobus con conducente ai sensi della legge 11 agosto 2003, n. 218;

   infine, il decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del 15 luglio 2022, in attuazione del disposto di cui all'articolo 1, commi 14 e 15, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, destinate, ha stanziato risorse pari a 50 milioni di euro per il finanziamento di investimenti per l'acquisizione di autobus a elevata sostenibilità ambientale a servizi delle medesime imprese;

   con decisione C(2022) 7666 final del 25 ottobre 2022, le suddette misure di ristoro previste dai cosiddetti decreti-legge «Sostegni-ter» e «Aiuti-bis», soggette ad autorizzazione della Commissione europea, sono state dalla stessa approvate;

   ai fini dell'erogazione alle imprese beneficiarie dei ristori previsti dalle predette disposizioni di legge, è necessaria la definizione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze, di una normativa secondaria di attuazione recante criteri, termini e procedure operative da seguire ai fini dell'accesso alle risorse stanziate;

   a oggi non sono stati ancora adottati i decreti interministeriali del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministero dell'economia e delle finanze previsti per l'attuazione delle misure di ristoro previste dal decreto-legge «Sostegni-ter», mentre, nonostante l'emanazione dei previsti decreti del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, non risultano ancora definite e operative le rispettive procedure di accesso al ristoro «caro carburanti» previsto dal decreto-legge «Aiuti-bis» e agli incentivi per investimenti nell'acquisizione di autobus a elevata sostenibilità –:

   quali siano gli orientamenti del Governo rispetto a quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di salvaguardare, tenuto conto e nel rispetto delle norme di contabilità pubblica, le risorse stanziate destinate alle Imprese esercenti servizi di trasporto con autobus non soggetti a obblighi di servizio, garantendone la spendibilità anche nel prossimo esercizio finanziario e il rapido afflusso agli operatori del settore.
(2-00034) «Gatta».

Interrogazione a risposta scritta:


   PENZA, AMATO, MORFINO, ASCARI, PAVANELLI, CAROTENUTO, CHERCHI e CARMINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i comuni italiani, in particolare quelli piccoli, si trovano a fronteggiare difficoltà economiche e di bilancio non ultimo anche in forza dell'aumento esponenziale del costo dell'energia elettrica. Un numero sempre più alto di sindaci è costretto ad adottare provvedimenti di riduzione della pubblica illuminazione e del riscaldamento con l'obiettivo di contenere il costo delle bollette; come è noto, è posta a carico dei bilanci degli enti locali una «odiosa» imposta di autorizzazione di attraversamento dei binari delle Ferrovie dello Stato che costringe ad esosi esborsi in particolare per servizi essenziali quali gas, acqua, fogne e rete internet; si tratta di canoni per prestazioni continuative sugli attraversamenti della Rete ferroviaria italiana che alcuni comuni si ripetono per più passaggi; le richieste di pagamento che vengono avanzate da Rfi verso i comuni riguardano attraversamenti che vengono configurati come diritto di passaggio esercitato su beni strumentali all'esercizio della ferrovia, ed hanno natura di diritto personale di godimento con diritto di percepire una sorta di canone annuo di concessione; gli importi annuali da corrispondere a Rfi sono insostenibili da parte dei piccoli comuni, che troppo spesso si trovano già in difficoltà economiche per i sempre più esigui trasferimenti statali o per mancato introito di imposte –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato ritenga di intraprendere al fine di abrogare sia l'imposta di autorizzazione che il canone annuo di attraversamento che grava direttamente sui bilanci degli enti locali;

   se il Ministro interrogato non intenda adottare, per quanto di competenza, immediate iniziative al fine di abrogare le imposte di attraversamento sui servizi essenziali (gas, acqua, fogne e rete internet).
(4-00145)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   IEZZI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da articoli apparsi sulla stampa si apprende che verrà avviato una sorta di forum delle aree metropolitane che si articolerà in sessioni specifiche in sede di Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica al fine di un confronto sulla sicurezza urbana a Roma, Napoli e Milano e con particolare riguardo alle difficoltà delle periferie, al degrado intorno alle stazioni, alle occupazioni illegali degli edifici, per definire così interventi più efficaci;

   in tale contesto, si inserisce, altresì, la riforma della polizia locale, come richiesto a gran voce dagli amministratori locali, dai cittadini e dagli stessi operatori, nell'ottica di potenziarne e valorizzarne le attività di supporto alle funzioni tipiche dell'autorità di pubblica sicurezza;

   riguardo alle attività di sgombero, quanto avvenuto nel caso di via Bolle a Milano e, più recentemente, a Napoli nel palazzo di Pizzofalcone costituirebbe dei «casi-pilota» per ulteriori e analoghi interventi in altre aree, sempre nell'ottica di salvaguardare comunque le persone in condizioni di fragilità, a cui va restituito un alloggio se in condizioni di diritto e bisogno, e contestualmente la forza dello Stato verso chi invece ha collusioni con la criminalità organizzata che gestisce questo racket –:

   quali siano più specificatamente gli intendimenti del Governo relativamente a quanto in premessa, in particolare alle attività di sgombero degli immobili occupati illegalmente per affermare il ripristino del diritto alla proprietà privata e nell'ambito dei forum delle aree metropolitane già annunciati.
(3-00058)


   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA, RICCARDO RICCIARDI, DONNO, PELLEGRINI, GIULIANO, TORTO e LOVECCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   agli interroganti preme richiamare l'attenzione sulla recrudescenza di fatti criminosi, corroborati anche dai dati relativi all'indice di criminalità nazionale, che interessano la provincia di Foggia ed evidenziano l'urgenza di misure e strumenti a supporto e tutela della legalità e della sicurezza pubblica;

   i dati riportano di un territorio al primo posto per le attività di riciclaggio e tra i primi per i fenomeni dell'usura e dell'estorsione, oltre all'ordinarietà di furti e danneggiamenti, seguiti da incendi, che, anche in questo caso, lo vedono al primo posto nella classifica;

   la diffusione di fenomeni illegali segna pesantemente la qualità della vita e la sicurezza dei cittadini, bene collettivo di alto valore sociale;

   il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata incide profondamente sul tessuto sociale ed economico, con effetti collaterali sulle potenzialità di crescita e di sviluppo del territorio –:

   se non intenda adottare misure urgenti, a supporto e tutela della legalità, di contrasto alla criminalità, nonché volte ad assicurare la sicurezza della cittadinanza, anche attraverso il potenziamento dei servizi, e dei relativi organici, di prevenzione e di controllo del territorio e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, nel territorio della provincia di Foggia.
(3-00059)


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'organizzazione non governativa spagnola Safeguard defenders ha pubblicato nel 2022 tre rapporti successivi (gennaio, settembre e dicembre) che hanno portato alla luce l'esistenza di oltre 100 stazioni di polizia clandestine aperte dalla Repubblica popolare cinese in diversi Paesi del mondo sparsi tra Nord America, Africa ed Europa;

   l'Italia, secondo quanto riportato dal report, ne ospiterebbe 11, dislocate tra Milano, Roma, Bolzano, Venezia, Firenze e Prato ove è stabilita una vasta comunità cinese. Di queste solamente un paio sono state pubblicamente presentate con la collaborazione attiva della Polizia di Stato;

   per quanto attiene ai primi uffici, questi si inserivano in un accordo di cooperazione internazionale tra Ministero dell'interno e le forze di polizia della Repubblica popolare cinese del 2016, volto a consentire la cooperazione per l'esecuzione di pattugliamenti congiunti nell'ambito della lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani, pattugliamenti che hanno avuto luogo tra il 2016 e il 2019, interrompendosi a causa della pandemia;

   a questi primi uffici sarebbe seguita l'apertura di diversi altri in numerose città italiane, che, secondo quanto affermato dalle autorità cinesi e riportato a mezzo stampa, si configurerebbero come centri servizi per il rinnovo di documenti, come patenti, o per il supporto burocratico dei cinesi che si trovano oltremare, ma che in realtà sarebbero centri illegali volti all'identificazione di dissidenti e al loro rimpatrio coatto in Cina;

   il centro di Milano, aperto nel maggio 2016 dall'agenzia di pubblica sicurezza di Wenzhou, e quello di Roma, in particolare, avrebbero svolto il ruolo di «progetti pilota» per l'apertura di uffici della polizia cinese utilizzati per attività di monitoraggio della popolazione cinese all'estero e per costringere i dissidenti a rientrare in Cina;

   il rapporto individua un caso accertato di intimidazione, che avrebbe portato al rientro di un cittadino cinese accusato di appropriazione indebita residente in Italia da 13 anni e di cui si sarebbero perse le tracce dopo il suo arrivo in Cina;

   a seguito della pubblicazione del rapporto e della sua diffusione a mezzo stampa, diversi Paesi, quali Canada, Irlanda, Portogallo, Stati Uniti, Regno Unito e Spagna, avevano aperto inchieste per individuare i contorni entro cui questi uffici operano sul loro territorio –:

   se, fatte salve le competenze del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministero dell'interno abbia mai autorizzato l'apertura di questi centri, quale attività svolgano e se sia stata aperta un'inchiesta amministrativa in merito.
(3-00060)


   MAURI, BONAFÈ, CUPERLO, PROVENZANO, SCHLEIN, TONI RICCIARDI, ORFINI, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il «decreto flussi» è la modalità prevista dalla legge per programmare annualmente le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro;

   il decreto-legge n. 130 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 173 del 2020, ha stabilito che nella definizione della quota annuale di stranieri da ammettere nel territorio italiano, anche se stabilita successivamente alla data del 30 novembre, non si sia più tenuti a tenere conto della quota fissata per l'anno precedente;

   il «decreto flussi» per il 2021, che è stato varato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2021, ha previsto una quota complessiva di 69.700 lavoratori e lavoratrici, dei quali 22.000 per lavoro stagionale e 27.700 per lavoro subordinato non stagionale e per lavoro autonomo. All'interno di questa ultima tipologia sono stati riservati 3.000 posti per l'assunzione dei cittadini di altri Paesi, con i quali entreranno in vigore accordi di cooperazione in materia migratoria. Un'altra quota, molto limitata, di 100 posizioni è stata invece riservata ai lavoratori stranieri che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d'origine;

   in queste ultime settimane si sono susseguite alcune dichiarazioni del Ministro interrogato in merito al «decreto flussi» che hanno avuto ad oggetto i tempi e la modalità di composizione delle quote, compresi i criteri della formazione all'estero e della «premialità» per chi arriva da Paesi che abbiano stabilito criteri di collaborazione sul tema migratorio;

   da notizie a mezzo stampa si è appreso, in particolare, che il Ministro interrogato ha lasciato intendere che le quote di lavoratori e lavoratrici del prossimo «decreto flussi» saranno stabilite solo dopo aver verificato la disponibilità degli attuali percettori del reddito di cittadinanza a essere impiegati;

   tale approccio solleva enormi preoccupazioni, poiché i tempi per l'adozione del prossimo «decreto flussi» non paiono compatibili con quelli che sarebbero necessari per svolgere un'accurata verifica sugli attuali percettori del reddito di cittadinanza, al fine di capire se abbiano o meno un profilo adeguato alle richieste e alle necessità delle imprese –:

   quali siano i tempi, le modalità e i criteri precisi in base ai quali il Ministro interrogato ritenga che si debba comporre il «decreto flussi» 2022, nonché, in relazione al richiamato reddito di cittadinanza, se e come ritenga che gli attuali percettori del reddito possano condizionare la composizione delle quote flussi, sia in merito al numero dei lavoratori occupabili che alla loro tipologia.
(3-00061)

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto «Sostegni-ter» è stato approvato un emendamento che introduce ufficialmente nel nostro ordinamento la figura del nomade digitale;

   i cosiddetti «nomadi digitali» sono definiti come coloro che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentano di lavorare da remoto;

   la norma, per questa categoria di lavoratori extra-Ue, introduce anche la possibilità di ottenere il permesso di soggiorno a fronte di determinati requisiti;

   le repentine trasformazioni del mondo del lavoro cui si sta assistendo impongono la necessità di evolvere il quadro normativo relativamente alle nuove professioni emergenti legate alle attività digitali;

   i flussi provenienti dall'estero ingenerati da questa categoria di lavoratori possono creare nuove e interessanti opportunità per il nostro Paese sia in termini economici che di apporto culturale specializzato e contribuire, inoltre, a ridurre il divario economico, sociale e territoriale in Italia;

   ad oggi il processo normativo relativo all'introduzione della figura dei nomadi digitali non si è concluso poiché non è ancora stato emanato il relativo decreto attuativo –:

   quali iniziative di competenza intendano avviare i Ministri interrogati per completare il processo di attuazione della legge sui nomadi digitali, e dunque per l'emanazione del relativo decreto attuativo, considerato anche che ci sono molte realtà del nostro Paese già organizzatesi per ospitare questa particolare categoria di lavoratori ed i loro familiari.
(4-00147)

PROTEZIONE CIVILE E POLITICHE DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di sabato 3 dicembre 2022 in territorio di Pisticci si è verificato un importante smottamento nella zona dell'ex mattatoio;

   suddetta parte del territorio pisticcese è stata già precedentemente interessata da movimenti franosi;

   l'area richiamata, tra l'altro, nel corso dell'ultima estate è stata devastata da un incendio che ha distrutto oltre 500 ettari di vegetazione;

   le significative piogge dell'ultimo mese hanno messo ulteriormente in evidenza la fragilità del territorio di un comune a rischio come appunto Pisticci;

   l'amministrazione comunale si è attivata da subito per la messa in sicurezza dell'area richiamando anche le altre amministrazioni competenti e ha presentato nei mesi scorsi un progetto per la messa in sicurezza del proprio territorio, tra cui anche l'area in oggetto, per un importo complessivo di 40 milioni di euro –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano porre in essere con la massima tempestività per la messa in sicurezza dell'area interessata e per l'attivazione di un tavolo tecnico istituzionale finalizzato agli obiettivi di contrasto del dissesto idrogeologico nel territorio di Pisticci.
(5-00104)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in data 16 novembre 2022, mentre il Pronto soccorso era pieno di pazienti con soli due medici in turno, una donna di 77 anni è morta in astanteria all'ospedale Perrino di Brindisi mentre attendeva di essere visitata;

   quella stessa sera, i medici in servizio presso il pronto soccorso avevano richiesto l'intervento dei carabinieri affinché prendessero atto di quanto stava accadendo, segnalando direttamente alla Procura le difficoltà nel poter garantire l'assistenza a tutti i pazienti in attesa; nel frattempo, la donna di 77 anni arrivata dall'ospedale di Ostuni al pronto soccorso di Brindisi in ipoglicemia, è morta in attesa delle cure;

   infatti, stando a quanto risulta all'interpellante, alle ore 21:00 in pronto soccorso vi erano 24 pazienti arrivati con codice «arancione», da prendere in carico, 6 pazienti arrivati con codice «azzurro» e, nel frattempo, continuavano ad arrivare pazienti da tutta la provincia, nonostante la presenza sul territorio degli ospedali di Ostuni e Francavilla Fontana, sia attraverso le ambulanze del 118 che con mezzi privati;

   si trattava, dunque, di una situazione altamente rischiosa per il personale in servizio, nonché per le persone che in quel momento avevano bisogno di assistenza sanitaria tra le quali vi erano malati oncologici terminali;

   dopo la denuncia della famiglia della donna che ha perso la vita, sono indagate cinque persone tra cui i due medici e i vertici della Asl;

   da tempo l'Ordine dei medici di Brindisi denuncia «le criticità di un sistema sanitario che non riesce a dare le dovute risposte», lamentando la mancanza cronica di medici strutturati all'interno dei pronto soccorso, incapace di garantire l'efficienza del servizio dovuto all'utenza;

   dai fatti riportati, tutti recenti, emerge, ad avviso dell'interpellante, un quadro drammaticamente preoccupante per la gestione della sanità pugliese, caratterizzata da notevoli inefficienze: pronto soccorso definiti «gironi infernali», liste di attesa interminabili, ospedali chiusi, reparti in sovraffollamento irrazionale, ambulanze in coda per ore, in una situazione eufemisticamente definibile «emergenziale» –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, ed eventualmente valutando la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo, alla luce dei gravi fatti riportati in premessa, il Governo intenda intraprendere per porre fine alla mala gestio della sanità pugliese.
(2-00030) «D'Attis, Cattaneo».

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta immediata:


   GADDA, ENRICO COSTA, RICHETTI, BOSCHI, GRIPPO, DEL BARBA, SOTTANELLI, BENZONI, BONETTI, BONIFAZI, CARFAGNA, CASTIGLIONE, D'ALESSIO, FARAONE, GIACHETTI, GRUPPIONI, MARATTIN, ROSATO e RUFFINO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   da diversi organi di stampa negli ultimi giorni sono emerse da parte di alcune società professionistiche di calcio, iscritte al campionato di Serie A, richieste di dilazione di una serie di mancati versamenti tributari e contributivi – stimati in quasi 500 milioni di euro – già precedentemente sospesi in diverse occasioni;

   questa richiesta ad avviso degli interroganti stona in maniera evidente con le limitate risorse a disposizione dello Stato per fronteggiare, in particolar modo, le conseguenze di un'inflazione galoppante e degli aumenti dei costi dell'energia e delle materie prime;

   sono state avanzate di recente proposte, da parte dei gruppi di maggioranza e di parte dell'opposizione, nel senso di estinguere tali ingenti debiti in 60 rate mensili, comportando, quindi, un aggravio sulle casse dello Stato per i prossimi 5 anni; tale scelta creerebbe una disparità di trattamento enorme nei confronti delle società sportive dilettantistiche, delle serie sportive minori e, soprattutto, dei cittadini e di tutte le imprese italiane in un momento contraddistinto da una così difficile congiuntura economica;

   in molti casi trattasi di società quotate in borsa con voci di spesa multi-milionarie per l'acquisto dei diritti alle prestazioni sportive dei propri tesserati, per la promozione, nonché per gli emolumenti degli stessi, e che, inoltre, registrano annualmente passività ingenti;

   infine, dovrebbe essere considerato prioritario destinare le risorse pubbliche ad investimenti sull'impiantistica sportiva scolastica e per le oltre 120 mila associazioni sportive dilettantistiche, che assicurano il diritto alla pratica sportiva dei nostri giovani e che, dopo due anni dalla crisi causata dalla pandemia, si trovano oggi a fronteggiare il «caro bollette» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla riscossione dei debiti delle società di calcio professionistiche di Serie A, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica e parità di trattamento rispetto ad altri settori.
(3-00062)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   la passata situazione pandemica ha ridotto drasticamente le capacità economiche di molti nuclei familiari, costringendoli a dover rinunciare ad una serie di possibilità, tutt'altro che secondarie;

   fra queste, seppure tutelate costituzionalmente ex articoli 3 e 34 della Costituzione, vi è quella del diritto allo studio che riguarda le proprie figlie e figli, studentesse e studenti, costretti, per poter affrontare studi universitari, a soggiornare fuori sede;

   valutato come il mercato immobiliare privato, in relazione agli affitti, persegua il massimo profitto, incrementando le richieste di canone mensili, laddove, spesso le abitazioni o le camere fornite sono in condizioni precarie e il denaro è richiesto senza alcuna forma contrattuale, e senza rilasciare alcun documento, spesso nella più totale illegalità;

   il diritto di poter abitare in una stanza o appartamento, oltre ad essere costituzionalmente garantito, è servente a quello di poter studiare, stante la carenza di soluzioni alternative, quali le cosiddette «case dello studente» o alloggi finalizzati ad ospitare chi studia;

   l'articolo 3 della Costituzione affida alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La rimozione di tutti gli ostacoli costituisce premessa per l'attivazione di quanto previsto dal successivo articolo 34, terzo e quarto comma, secondo cui i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi;

   la Repubblica, dunque deve rendere effettivo tale diritto attraverso ogni mezzo; le regioni hanno in capo la potestà legislativa in materia di diritto allo studio universitario; lo Stato, però, mantiene competenza esclusiva nello stabilire e determinare nonché garantire su tutto il territorio nazionale (ex articolo 117, comma secondo, lettera m), della Costituzione) i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali;

   in un tale sistema complesso di competenze, Stato e regioni, in un sistema integrato di strumenti e servizi, devono collaborare per garantire il diritto allo studio, che si basa anche sulla effettiva disponibilità di servizi abitativi;

   se le regioni sono chiamate ad una disciplina di definizione, come prima cosa devono prendere atto che né la disciplina attuale sulle borse di studio, né le risorse proprie delle regioni stesse, o la possibilità di disporre ulteriori misure, sono sufficienti per assicurare una rete di alloggi di qualità;

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, articolo 1, comma 181, lettera f) impegna il Ministero dell'istruzione a garantire, per quanto di sua competenza, la «garanzia dell'effettività del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze delle regioni in tale materia, attraverso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, sia in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio, sia in relazione ai servizi strumentali»; per quanto riguarda l'istruzione universitaria, la questione è quindi assai complessa;

   i servizi abitativi continuano a costituire un settore fondamentale e critico; l'articolo 13 del decreto legislativo n. 68 del 2012 aveva disposto un sistema di collaborazione fra soggetti offerenti servizi per il diritto allo studio, per potenziare l'offerta abitativa nazionale e per programmare in maniera integrata la disponibilità di alloggi pubblici e privati; ma già nel 2000, la legge 4 novembre 2000, n. 338 aveva pensato ad un metodo di cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari. Recentemente, il decreto-legge n. 77 del 2021 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 108 del 2021: articolo 64, comma 8) ha portato al 75 per cento del costo totale, la quota massima di cofinanziamento da parte dello Stato;

   con decreto-legge n. 36 del 2022 (convertito, con modificazioni, da legge n. 79 del 2022) si è previsto l'indirizzamento di risorse del Pnrr volte ad incrementare il numero di «posti letto» per studenti universitari, anche finanziando interventi per adeguare le residenze universitarie agli standard europei; il decreto-legge n. 115 del 2022 (convertito, con modificazioni, da legge n. 142 del 2022) di integrazione e perfezionamento delle disposizioni attuative della Riforma 1.7 della Missione 4, Componente 1, del Pnrr («Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per studenti»), già adottate in forza dell'articolo 14, comma 6-vicies quater del citato decreto-legge n. 36 del 2022, è stato concepito anche per favorire la disponibilità di nuovi alloggi e residenze per studenti universitari. Ciò, però, rischia di non essere né efficiente, né sufficiente;

   il rimborso del canone di affitto a studenti universitari fuori sede, che è una delle opportunità connesse a questa ultima misura, potrebbe perdersi in assenza di un sistema organico di monitoraggio dei bisogni, della distorsione del mercato, e di supporto sistematico ai canoni per coloro che non possono trovare alloggio in strutture universitarie, anche nell'attesa che tali strutture siano aggiornate, ampliate o costruite in modo da poter soddisfare la domanda;

   il sistema attuale di supervisione sull'attuazione del diritto allo studio, per cui era stato istituito l'Osservatorio nazionale per il diritto allo studio universitario, prevedeva una presentazione annuale di una relazione a cui seguire, da parte del Ministro, la presentazione al Parlamento di un rapporto sull'attuazione del diritto allo studio. Ciò non pare aver portato però a risultati soddisfacenti –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   quali urgenti iniziative intendano adottare in tutte le sedi utili e opportune per sostenere le famiglie di studentesse e studenti, oltre che studentesse e studenti stessi, nel pagamento del canone di locazione loro richiesto, in modo da garantire l'effettivo diritto ad uno studio superiore ed universitario di qualità, base formativa della società;

   quali iniziative si ritenga di dovere porre in essere per contrastare le disuguaglianze geografiche e di censo;

   quali iniziative intendano adottare per monitorare l'impiego dei fondi per il rinnovamento degli alloggi destinati agli studenti, ed il loro impiego, anche potenziando, attraverso linee guida omogenee, l'attività di rilevazione, assistenza, e organizzazione dei Dsu regionali;

   quali iniziative intendano compiere per prevenire e contrastare gli abusi compiuti nel settore privato delle locazioni.
(2-00031) «Orrico, Quartini, Caso, Amato, Cherchi, Cappelletti».