Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 25 novembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    nella mattinata del 24 febbraio del 2022 la Federazione russa ha avviato, unilateralmente ed indiscriminatamente, un'invasione militare a danno dell'Ucraina, in aperto contrasto con le norme che regolano la vita della comunità internazionale, nonché con i princìpi di indipendenza, sovranità e integrità territoriale di ogni Stato;

    al momento dell'inizio del conflitto, in Ucraina erano presenti circa 2.300 nostri connazionali, di cui oltre 1.600 residenti;

    il disegno imperialista di Vladimir Putin – avviato nel 2014 con l'annessione della Crimea con un referendum illegale e proseguito con il finanziamento, economico e militare, delle forze separatiste nel Donbass – si è oramai rivelato nei suoi contorni in maniera nitida ed inequivocabile: annientare, militarmente e culturalmente, l'Ucraina e portarla sotto l'egida della Russia;

    come sottolineato dall'ex Presidente del Consiglio Mario Draghi in occasione del proprio discorso in Senato del 1° marzo 2022, negli ultimi decenni molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa, che gli orrori che avevano caratterizzato il secolo scorso fossero mostruosità irripetibili, che l'integrazione economica e politica perseguita dall'UE ci avrebbe messo al riparo della violenza e che, in definitiva, «potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza e benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici»: la guerra, invece, ha bussato nuovamente alle porte d'Europa;

    anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento al Quirinale alla cerimonia di consegna delle decorazioni dell'Ordine militare d'Italia, ha dichiarato che la «guerra scatenata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina sta riportando indietro di un secolo l'orologio della storia», che «non possiamo arrenderci a questa deriva» e che, pertanto, occorra proseguire nel «sostegno senza riserve» in favore di Kyiv;

    la comunità occidentale si è immediatamente stretta attorno all'Ucraina ed al popolo ucraino, condannando fermamente un'aggressione militare violenta e insensata che ha provocato – e continua a provocare – ingenti perdite umane, sofferenze, distruzioni nonché una grave emergenza umanitaria;

    il precedente Esecutivo, sin da subito, non solo ha condannato tempestivamente l'aggressione, ma ha altresì dato seguito alle enunciazioni di principio attraverso concreti atti normativi: con decreto-legge n. 14 del 2022 si è, infatti, autorizzata fino al 31 dicembre 2022 la cessione di mezzi materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, in deroga alla vigente disciplina in materia;

    con deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2022 è stato dichiarato sino alla fine dello stesso anno lo stato di emergenza di rilievo nazionale in relazione all'esigenza di assicurare soccorso ed assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale;

    ogni iniziativa portata avanti dal Governo presieduto da Mario Draghi si è fondata sul pieno appoggio del Parlamento, in conformità alle disposizioni costituzionali che regolano il rapporto intercorrente tra Esecutivo e Camere;

    nella già richiamata seduta del 1° marzo, infatti, Camera e Senato hanno approvato due risoluzioni unitarie con le quali si impegnava il Governo, tra le altre cose, ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni attivando, con le modalità più rapide e tempestive, tutte le azioni necessarie a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura, nonché – tenendo costantemente informato il Parlamento e in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati – la cessione di apparati e strumenti militari che consentissero all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione;

    anche l'Unione europea ha più volte adottato, a livello di Consiglio europeo, dichiarazioni di condanna dell'aggressione militare della Russia, ribadendo il fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i confini riconosciuti a livello internazionale;

    lo stesso Consiglio europeo ha, poi, ha adottato un complesso quadro di sanzioni nei confronti della Russia e approvato il sostegno militare all'Ucraina, riconoscendone le aspirazioni europee, concedendole lo status di Paese candidato all'adesione all'UE e impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla sua ricostruzione;

    da ultimo, il Consiglio dell'UE – durante una riunione informale d'emergenza tenutasi il 21 settembre 2022 a New York – ha adottato una dichiarazione nella quale ha condannato l'organizzazione, da parte della Russia, di referendum illegali finalizzati all'annessione di parti delle regioni di Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporižžja;

    il 15 novembre 2022, l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato con 94 voti a favore, 14 contrari e 73 astenuti una risoluzione in cui si chiede che la Russia sia responsabile per le sue violazioni della legge internazionale in Ucraina e che i paesi membri creino «un registro internazionale» per documentare le richieste di danni, perdite o lesioni agli ucraini causati dalla Russia;

    agli importanti interventi delle Istituzioni nazionali, europee ed internazionali si sono affiancate numerose manifestazioni e mobilitazioni da parte della Società civile, che hanno chiesto a gran voce – anche nelle fasi più drammatiche del conflitto – di aprire canali di dialogo finalizzati alla creazione di percorsi di pace duraturi;

    nel corso dell'invasione le forze russe hanno bombardato obiettivi, sia militari che civili, ben lontani dalla linea del fronte, contrastati dalle coraggiose forze della resistenza ucraina;

    l'invasione militare unilaterale e spregiudicata perpetrata dalla Federazione Russa non consente di lasciare spazio ad alcun tipo di ambiguità politica ed impone di proseguire con forza e convinzione nell'adozione di ogni possibile misura di sostegno, economico e militare, al popolo ucraino, fino al ripristino della sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;

    tollerare una guerra di aggressione nei confronti di uno Stato sovrano del continente europeo vorrebbe dire mettere a rischio, in maniera forse irreversibile, la sicurezza e la pace in Europa,

impegna il Governo:

1) a proseguire senza riserve l'attività di sostegno, economico e militare, a Kyiv e al popolo ucraino, in continuità con le azioni intraprese ed i provvedimenti adottati dall'Esecutivo guidato da Mario Draghi, anche mediante l'invio di nuovi equipaggiamenti bellici, tenendo opportunamente informato il Parlamento sulle decisioni che si intenderanno assumere;

2) ad adottare iniziative di competenza per esigere dalle Autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari entrate illegittimamente in Ucraina dopo il 24 febbraio 2022, in modo da aprire la strada ad un vero «cessate il fuoco», ad un dialogo fra le parti che rispetti il principio della piena sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina nonché a negoziati di pace equi;

3) a stimolare e sostenere tutte le iniziative diplomatiche (pubbliche o riservate, bilaterali o multilaterali) che abbiano come obiettivo l'ottenimento di quanto previsto all'impegno n. 2 del presente atto di indirizzo e/o incontrino comunque il consenso del Governo ucraino;

4) a rafforzare i programmi umanitari per la popolazione ucraina e semplificare le procedure di utilizzo dei fondi erogati;

5) ad attivarsi, in ogni opportuno consesso europeo, per un netto rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune, anche con riguardo alle riforme procedurali necessarie per promuovere l'abolizione del criterio dell'unanimità nel processo decisionale del Consiglio europeo, e per la creazione di un esercito comune europeo.
(1-00022) «Richetti, Benzoni, Bonetti, Bonifazi, Boschi, Carfagna, Castiglione, Enrico Costa, D'Alessio, Del Barba, De Monte, Faraone, Gadda, Giachetti, Grippo, Gruppioni, Marattin, Pastorella, Rosato, Ruffino, Sottanelli».


   La Camera,

   premesso che:

    in Italia il fenomeno dei working poors – lavoratori il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa, dovuto anche al lavoro a tempo parziale, pur essendo regolarmente occupati – è in crescita, così come, secondo quanto riferito dal rapporto Eurostat «In-work poverty in the EU» del 16 marzo 2018, è in crescita la distanza che li separa dal resto dei lavoratori;

    nel nostro Paese, l'11,7 per cento dei lavoratori dipendenti riceve un salario inferiore ai minimi contrattuali: dato questo ben al di sopra della media dell'Unione europea, che si attesta al 9,6 per cento. Ciò che allarma di più è l'aumento record, oltre il 23 per cento, registrato tra il 2015 e il 2016. A ciò si aggiungono i dati sulle prospettive di vita: stando ai dati attuali (fonte Censis) ben 5,7 milioni di giovani (precari, cosiddetti neet, working poor e in «lavoro gabbia») rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà;

    la garanzia di una retribuzione dignitosa e adeguata per tutti i lavoratori favorirebbe senz'altro la realizzazione di un mercato del lavoro più inclusivo, equo e paritario, abbattendo le disuguaglianze, anche in termini di divario retributivo di genere (gender pay gap);

    come dimostrato da illustri economisti, la misura che più è idonea a contrastare il fenomeno della povertà lavorativa è la fissazione legislativa dei minimi salariali;

    la necessità di interventi nazionali sul salario minimo in un contesto di garanzia europea di adeguatezza delle retribuzioni è avvertita con maggior urgenza anche alla luce della crisi prodotta dalla emergenza epidemiologica, energetica e relativa all'inflazione economica conseguente alla guerra in corso, che ha colpito in modo particolare proprio i settori caratterizzati da un'elevata percentuale di lavoratori a basso salario, quali, a titolo esemplificativo, quello del commercio al dettaglio, dei servizi, del turismo e agricolo;

    in base agli studi condotti dalla Commissione europea riportati anche nella proposta di direttiva relativa ai salari minimi, l'aumento dei costi del lavoro verrebbe in gran parte compensato da un incremento dei consumi da parte dei lavoratori a basso salario, così da sostenere la domanda interna. Inoltre, sempre in base alle richiamate stime dell'Unione europea, l'eventuale impatto negativo sull'occupazione sarebbe di scarso rilievo, rimanendo nella maggior parte dei casi al di sotto dello 0,5 per cento del tasso di occupazione totale, raggiungendo l'1 per cento in soli tre Stati membri;

    nonostante nel nostro Paese si registri una copertura quasi totale della contrattazione collettiva (che si attesta al 98 per cento della forza lavoro impiegata nel settore privato e riguarda oltre il 99 per cento delle aziende private), purtroppo un consistente numero di lavoratori percepisce salari non dignitosi. Ciò è quanto emerge dall'ultimo rapporto annuale dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) che, ipotizzando diversi importi del salario minimo regolato dalla legge, individua: 2.596.201 lavoratori «sotto soglia», se si considera un salario minimo tabellare (e un importo minimo pari a 8 euro lordi) e 4.578.535,00 pari al 29,7 per cento dei lavoratori se si considera un salario tabellare pari a 9 euro lordi;

    l'insufficienza dei salari percepiti dai lavoratori italiani risulta inequivocabilmente confermata anche dalle stime relative al numero di soggetti che, pur essendo titolari di un rapporto di lavoro, percepiscono il Reddito di cittadinanza (RdC). Più precisamente, in base alle informazioni disponibili, sono 365.436 i beneficiari della misura che, alla data dell'8 gennaio 2021, risultano titolari di un rapporto di lavoro attivo. Ciò significa che almeno 365.436 individui percepiscono un trattamento economico che non consente loro di superare la soglia di povertà;

    da una verifica dei dati disponibili sui minimi contrattuali applicati in concreto emerge come sia certamente necessario individuare dei criteri affidabili di selettività dei soggetti collettivi abilitati a fissarli, fondati su trasparenti riscontri in termini di rappresentatività e, al tempo stesso, offrire direttive orientative agli agenti negoziali sui limiti che in ogni caso si devono garantire; un doppio sostegno alla contrattazione senza il quale la realtà ci mostra che, nonostante gli sforzi e l'impegno di parte sindacale, i risultati possono essere deludenti;

    in alcuni settori, infatti, i minimi salariali fissati nei cosiddetti contratti leader non sembrano adeguati e «sufficienti», alla luce delle disposizioni costituzionali e degli indicatori internazionali. Per citare solo alcuni esempi, soffermandoci sui contratti collettivi tra i più applicati secondo i dati forniti dall'Inps, si possono richiamare: il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) del settore del turismo (dove il trattamento orario minimo è pari a 7,48 euro), quello delle cooperative nei servizi socio-assistenziali (in cui l'importo orario minimo ammonta a 7,18 euro), il Ccnl per le aziende dei settori dei pubblici esercizi, della ristorazione collettiva e commerciale e del turismo (che stabilisce il minimo orario contrattuale in euro 7,28) e il Ccnl del settore tessile e dell'abbigliamento che stabilisce una retribuzione minima pari ad euro 7,09 per il comparto abbigliamento;

    in alcuni casi la retribuzione scende addirittura al di sotto della soglia dei 7 euro: è quanto si osserva per il Ccnl per i servizi socio-assistenziali, in cui il minimo retributivo è fissato in euro 6,68 o per il Ccnl relativo alle imprese di pulizia e dei servizi integrati o dei multiservizi che prevede un minimo retributivo orario pari a 6,83 euro. Infine, anche se non rientra tra i Ccnl maggiormente applicati, occorre ricordare che il Ccnl della vigilanza e dei servizi fiduciari, anche esso non rinnovato dal 2015, prevede un minimo salariale di soli 4,60 euro all'ora per il comparto dei servizi fiduciari e un importo di poco superiore a 6 euro per i servizi di vigilanza privata;

    a ciò si aggiungono ulteriori ragioni che ostacolano l'effettività del diritto a percepire una giusta retribuzione. Tra di esse, particolare rilievo deve certamente riconoscersi al proliferare dei cosiddetti contratti collettivi «pirata», ossia quei contratti collettivi – diffusi soprattutto in alcuni settori – stipulati da soggetti dotati di scarsa o inesistente forza rappresentativa, finalizzati a fissare condizioni normative ed economiche peggiorative per i lavoratori rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi stipulati dai sindacati comparativamente più rappresentativi, dando vita a dannosi fenomeni di distorsione della concorrenza;

    in alcuni settori, quali a titolo esemplificativo quello alimentare, della logistica e socio-sanitario, è frequente la presenza del fenomeno delle esternalizzazioni al «ribasso». Una soluzione alle problematiche descritte potrebbe essere rappresentata dall'introduzione del salario minimo legale che proprio nell'ambito degli appalti, pubblici e privati, potrebbe portare a risultati significativi consentendo di sottrarre con maggiore decisione il costo del lavoro dal gioco della libera concorrenza tra imprese;

    il moltiplicarsi dei contratti collettivi (troppi e spesso non rappresentativi, soprattutto nel caso dei cosiddetti «contratti pirata»), oggi pari a 1.011, costituisce infatti una ulteriore forma di dumping salariale;

    quali concause possono inoltre individuarsi: la frammentazione dei settori prevalentemente collegata ai mutamenti economici, organizzativi e tecnologici; la proliferazione di forme di lavoro atipico, che sfuggono ad un immediato inquadramento nell'ambito del lavoro autonomo o subordinato; il massiccio ricorso delle aziende alle esternalizzazioni. Dal quadro sopra delineato si può agevolmente concludere che l'attuale assetto della contrattazione collettiva necessita di essere sostenuto e promosso dall'ordinamento statuale al fine di garantire a tutti i lavoratori italiani l'applicazione di trattamenti retributivi dignitosi;

    l'introduzione di una disciplina sul salario minimo che valorizzi il ruolo della contrattazione collettiva deve però tenere conto di alcuni ostacoli. Infatti, i contratti collettivi non sono dotati di una efficacia erga omnes, attesa la mancata attuazione dei commi secondo, terzo e quarto dell'articolo 39 della Costituzione, ma la giurisprudenza utilizza, nella stragrande maggioranza dei casi, i trattamenti minimi fissati dal contratto collettivo quale parametro per l'individuazione della retribuzione sufficiente ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione;

    tuttavia, proprio in virtù del pluralismo sindacale che caratterizza il nostro sistema, attualmente si contano nell'ordinamento oltre 900 contratti collettivi. Pertanto, nella piena consapevolezza della massiccia presenza dei contratti cosiddetti al ribasso appare opportuno introdurre nella nostra legislazione soluzioni più idonee a circoscrivere la cerchia dei contratti collettivi che possano fungere da parametro per la determinazione del salario minimo,

impegna il Governo:

1) ferma restando l'applicazione generalizzata del Ccnl, a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, ad adottare iniziative volte ad introdurre una soglia minima inderogabile, pari al cinquanta per cento del valore medio delle retribuzioni dei rapporti di lavoro a tempo pieno dei lavoratori dipendenti privati e comunque non inferiore a 9 euro lordi all'ora, in linea con i parametri di adeguatezza indicati dalla Commissione europea nella proposta di direttiva citata in premessa (il 50 per cento del salario medio lordo), tenuto conto che l'applicabilità di tale «soglia» è del tutto eventuale e riguarda i soli «minimi retributivi» ai fini del raggiungimento del parametro dell'adeguatezza e della sufficienza della retribuzione alla luce dell'articolo 36 della Costituzione e che i contratti collettivi sarebbero in tal modo rafforzati in quanto la soglia opererebbe solo sulle clausole relative ai «minimi», lasciando al contratto collettivo la regolazione delle altre voci retributive;

2) a valorizzare i contratti collettivi «leader», ossia quelli siglati dai soggetti comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale che presentino maggiore connessione, in senso qualitativo, all'attività esercitata dal datore;

3) ad adottare iniziative volte a definire specifici criteri atti a «pesare» il grado di rappresentatività sia delle organizzazioni sindacali che datoriali, valorizzando i criteri autoprodotti dall'ordinamento intersindacale negli accordi interconfederali stipulati dalle confederazioni maggiormente rappresentative;

4) a sancire, per quanto di competenza, il principio secondo il quale le parti sociali sono abilitate a stabilire il trattamento minimo complessivo e il trattamento economico minimo;

5) ad istituire una Commissione tripartita composta dalle parti sociali maggiormente rappresentative che avrà il compito di aggiornamento e controllo dell'osservanza del trattamento economico proporzionato e sufficiente, così da garantire effettivamente ai lavoratori una giusta retribuzione, che si conservi tale nel tempo;

6) ad adottare iniziative di competenza al fine di introdurre un'apposita procedura giudiziale, di matrice collettiva, volta a garantire l'effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso.
(1-00023) «Conte, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu».


   La Camera,

   premesso che:

    nell'ambito del progetto per la realizzazione in Sardegna dell'osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione Einstein Telescope (Et), strumento ad altissima sensibilità che contribuirà in modo decisivo a migliorare la nostra conoscenza dell'universo e dei processi fisici che lo governano, il 20 gennaio 2021 ha avuto inizio l'installazione della prima rete di sensori sismici su larga scala per una campagna estensiva di misure geofisiche nei pressi della miniera metallifera di Sos Enattos, a Lula, il sito candidato dall'Italia a ospitare l'osservatorio;

    grazie al fondamentale contributo della Regione autonoma della Sardegna il sito, gestito dall'Igea, ospita il Laboratorio SarGrav, che funge da infrastruttura di supporto per tutte le attività di caratterizzazione in corso;

    alla collaborazione scientifica Et partecipano l'Istituto nazionale di fisica, nucleare (Infn), l'Istituto italiano di geofisica e vulcanologia (Ingv), l'istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e le Università di Cagliari e Sassari;

    in prossimità della miniera di Sos Enattos, a Lula, in Sardegna, sono state installate 15 stazioni sismometriche per la misura delle vibrazioni del terreno che costituiscono il rumore sismico di fondo; utilizzando tecniche mutuate dall'analisi dei segnali radar, i dati registrati da queste stazioni permetteranno di identificare le principali sorgenti di rumore sismico, sia naturali che artificiali, e di seguirne l'evoluzione temporale;

    è stata, quindi, realizzata una tomografia sismica, ovvero una immagine del sottosuolo ricavata dalla registrazione delle onde sismiche generate artificialmente da una massa vibrante azionata da un apposito veicolo pesante, ma i dati vengono anche usati per lo studio del rumore newtoniano del sito;

    le due campagne hanno avuto il duplice scopo di quantificare ulteriormente l'eccezionale «silenzio» sismico dell'area, requisito fondamentale all'operatività di Et, e ricostruire la geologia del sottosuolo, in vista della progettazione del sistema di gallerie che, auspicabilmente, ospiteranno Et;

    negli ultimi mesi del 2020 è stata presentata dall'Infn, come capofila, una proposta al European strategy forum on research infrastructures (Esfri) per fare rientrare l'Einstein telescope fra le grandi infrastrutture di ricerca che verranno supportate a livello nazionale ed europeo; attualmente i siti candidati a ospitarlo sono due, uno è quello sardo di Sos Enattos, l'altro è un sito posizionato ai tre confini tra Germania, Belgio e Olanda, nella regione denominata Limburgo, in relazione al quale sono stati stanziati ingenti finanziamenti da parte del governo olandese;

    la decisione finale dovrebbe essere presa nel 2024 e i risultati di queste misure costituiranno uno degli elementi di valutazione per la scelta finale fra i due siti candidati;

    l'Einstein Telescope è l'osservatorio interferometrico di nuova generazione progettato per captare e misurare il passaggio delle onde gravitazionali generate dalle collisioni di buchi neri e stelle di neutroni avvenute a distanze di milioni (miliardi) di anni luce da noi; i deboli segnali provengono dai punti più remoti del cosmo e viaggiano per tutto l'universo;

    per poterli catturare e studiare, è necessario costruire infrastrutture tecnologiche in luoghi silenziosi e isolati, al riparo da rumori di natura geofisica (bassa sismicità) e antropica che possono inficiare le misure. Per le sue caratteristiche, il sito di Lula-Bitti-Onanì è uno dei candidati ideali in Europa per la realizzazione dell'opera, ma la concorrenza del sito al confine tra Olanda, Belgio e Germania è alta e fortemente sostenuta dai governi dei Paesi interessati;

    il progetto Einstein Telescope è considerato dalla comunità scientifica europea un progetto strategico ed è sostenuto da diversi Paesi, tra cui l'Italia, che nel settembre 2020, attraverso il Ministero dell'università e della ricerca, lo ha candidato per la prossima roadmap 2021 di Esfri European strategy forum research infrastructure, il forum strategico europeo che individua quali saranno le future grandi infrastrutture di ricerca su cui investire a livello europeo;

    le misure dei sismografi installati a Lula e le successive ricerche contribuiranno a rafforzare la candidatura del sito sardo in Europa, portando l'isola ai vertici della ricerca nel campo della fisica;

    l'estrema sensibilità dello strumento rischia di essere compromessa dal rumore sismico terrestre; il suolo, infatti, è soggetto a continue vibrazioni originate da processi sia naturali che antropici; a tal proposito, è stato individuato un sito particolarmente «silenzioso», quello sardo di Sos Enattos, che si trova nella provincia di Nuoro in una zona in cui la densità abitativa è tra le più basse d'Europa; essendo scarsa l'attività umana, è anche molto ridotto quel rumore di origine antropica che può inficiare la sensibilità di questo strumento;

    il 29 dicembre 2017, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni ed integrazioni, la società Siemens Gamesa Renewable Energy Italy s.p.a. ha presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare istanza per l'avvio della procedura di valutazione di impatto ambientale per il progetto denominato «Parco Eolico Gomoretta», compreso tra quelli elencati nell'allegato II alla Parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006 impianti eolici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore a 30 megawatt;

    il progetto prevede la realizzazione di un impianto di energia elettrica da fonte eolica costituito da 13 aerogeneratori, caratterizzati dalla potenza di targa pari a 3,465 megawatt cadauno, per una potenza nominale di impianto di 45,045 megawatt;

    gli aerogeneratori dovrebbero essere ubicati nel territorio dei comuni di Bitti e Orune (Nuoro) e l'energia elettrica prodotta da ciascuno di essi dovrebbe essere convogliata, mediante un cavodotto interrato con tensione di esercizio pari a 30 chilowatt, fino alla sottostazione elettrica di trasformazione utente, ubicata in agro di Buddusò (Sassari) e che dovrebbe essere connessa in antenna a 150 chilowatt con una nuova stazione elettrica di smistamento della Rtn a 150 chilowatt da inserire in entra-esce sulla linea Rtn a 150 chilowatt «Ozieri - Siniscola 2» denominata «Buddusò SE», previa realizzazione di un nuovo elettrodotto di collegamento della Rtn a 150 chilowatt tra la SE di Santa Teresa e la nuova SE di Buddusò, di cui al piano di sviluppo di Terna;

    la transizione ecologica e l'investimento strategico su impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili non sono più rinviabili, ma la loro installazione deve essere programmata attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e con ricadute positive e di sviluppo per i territori su cui insisteranno;

    nella sua ultima seduta di mandato, il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente «in seguito alla complessiva valutazione e armonizzazione degli interessi pubblici coinvolti», tre progetti di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, tra cui il Parco Eolico di Gomoretta;

    in data 8 maggio 2020, in esito a una lunga consultazione che ha visto partecipare tutti gli enti interessati e varie decine di soggetti privati, la Commissione nazionale di valutazione ambientale ha espresso il suo parere, con valore non vincolante, ma di certo significativo; nel documento di 74 pagine, la Commissione ha ripercorso tutte le fasi del procedimento amministrativo, dato rilievo ai pareri dei diversi uffici della Regione, dei comuni, delle associazioni ambientaliste e dei portatori di interesse, giungendo a un parere negativo senza eccezioni o possibilità di modifica in caso di accoglimento di osservazioni e integrazioni;

    al parere negativo della Commissione e degli altri enti interessati si è associato, nell'ottobre del 2020, il parere negativo della Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio del Ministero dei beni culturali (adesso Mic), esprimendo un «parere tecnico istruttorio negativo alla dichiarazione di compatibilità ambientale»;

    la Commissione Via, in seguito a una distinta complessa istruttoria, svolta in relazione ai profili climatico, faunistico, geografico e antropico, morfologico e persino turistico-patrimoniale, ha compiutamente preso posizione sulle contro osservazioni presentate dalla società proponente e su ogni singolo e particolare aspetto del progetto, arrivando comunque anch'essa ad un parere negativo;

    nonostante i pareri negativi dei due ministeri interessati (Mite e Mic), degli enti locali e dei soggetti privati interessati, il Consiglio dei ministri, nella sua ultima seduta del 10 ottobre 2022, in applicazione dell'articolo 7 del decreto-legge n. 50 del 17 maggio 2022, ha inteso sostituire la propria decisione ai provvedimenti di impatto ambientale, sia statali che regionali, e ha espresso una decisione finale positiva, opposta rispetto ai citati pareri;

    di conseguenza, a norma del citato articolo 7, si è deciso che le deliberazioni adottate sostituiscono a ogni effetto il provvedimento di valutazione d'impatto ambientale (Via);

    la realizzazione del Parco eolico Gomoretta, oltre a tutte le problematiche rilevate dagli enti competenti e dai portatori di interesse, è incompatibile con la realizzazione dell'Einstein Telescope (Et), che rappresenta invece una enorme opportunità per tutta la Sardegna e in particolare per il territorio di Lula, con un volume di investimenti da oltre 4,5 miliardi, 35 mila posti di lavoro in nove anni, ricadute in ambito industriale nei settori della meccanica di precisione, della sicurezza degli impianti e dell'automazione;

    i sindaci del nuorese, riunitisi a Lula il 15 ottobre e a Nuoro il 31 ottobre 2022, hanno rivolto un appello unanime al Governo chiedendo «la revoca dell'approvazione della compatibilità ambientale del Parco eolico Gomoretta» e «di esprimere parere negativo a tutte le altre proposte delle multinazionali dell'eolico che possono compromettere la candidatura del sito di Sos Enattos»;

    il 16 novembre 2022 il Consiglio regionale della Sardegna, la Giunta regionale, i sindaci del nuorese, il Presidente di Anci Sardegna, la Presidente del Cal Sardegna e il Presidente del Consorzio industriale provinciale di Nuoro (Cip) hanno ribadito l'unità nel rivendicare il diritto della Sardegna a ospitare il progetto Einstein Telescope;

    durante l'audizione presso la VII Commissione della Camera dei deputati del 22 novembre 2022 la Ministra Bernini ha ribadito che «il Governo metterà il massimo impegno nel sostenere la candidatura italiana per ospitare un futuro osservatorio di onde gravitazionali in Europa, l'Einstein Telescope, per cui competiamo con i Paesi Bassi»,

impegna il Governo:

1) a revocare, per la parte che riguarda il Parco eolico Gomoretta, della deliberazione di approvazione del giudizio positivo di compatibilità ambientale contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 2022 e impegnarsi a non autorizzare ogni ulteriore progetto che possa interferire con l'Einstein Telescope;

2) a sostenere in ogni sede e con ogni strumento disponibile la candidatura per l'Italia del sito ubicato nei pressi della miniera metallifera di Sos Enattos, nel territorio comunale di Lula, per la realizzazione dell'Einstein Telescope (Et);

3) ad adottare le iniziative di competenza volte a finanziare un adeguato piano di investimenti, a supporto del progetto per la realizzazione in Sardegna dell'Einstein Telescope;

4) ad istituire un tavolo interistituzionale finalizzato a definire una buffer zone in cui non sia possibile installare impianti da energie rinnovabili che possano pregiudicare la realizzazione del progetto Einstein Telescope nell'area di Sos Enattos, agevolandone l'installazione in aree più adeguate.
(1-00024) «Ghirra, Casu, Cherchi, Di Biase, Fenu, Grimaldi, Lai, Todde, Serracchiani, Francesco Silvestri, Zanella».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni X e XI,

   premesso che:

    la società GKN è una multinazionale britannica che costruisce componenti per le automobili, per i mezzi agricoli e anche per i velivoli. In Italia conta due sedi, a Campi Bisenzio, vicino Firenze, e a Brunico, in provincia di Bolzano;

    nonostante la solidità dell'azienda viene posta in essere una forte politica di delocalizzazione, in conseguenza della quale in data 9 luglio 2021 GknDriveline Firenze comunicava per mezzo PEC alle la chiusura dello stabilimento fiorentino di Campi Bisenzio;

   veniva aperto il tavolo di crisi sia presso la Prefettura di Firenze che presso la sede del Mise a cui partecipavano le organizzazioni sindacali, le Rsu. Nelle sedi preposte, gli appelli sindacali e di tutte le istituzioni nazionali e territoriali, non convincevano la direzione di Gkna ritirare i licenziamenti collettivi e rendersi disponibile a recedere dalla procedura e ad aprire un confronto;

   pertanto, i licenziamenti intimati venivano impugnati avanti al Tribunale di Firenze che, in data 20 settembre 2021, accoglieva il ricorso presentato avverso a Gkn ai sensi ex articolo 28 n. 300 del 1970 revocando con sentenza la procedura dei 422 licenziamenti;

   nei mesi successivi la Direzione Aziendale di Gkn confermava la volontà della chiusura del sito di Firenze, rendendosi però disponibile a nominare un advisor che procedesse a un piano di reindustrializzazione del sito. Tale decisione veniva confermata con una lettera inviata a tutti i dipendenti di Gkn in data 26 novembre 2021;

   successivamente, in data 1o dicembre 2021, veniva dato seguito ad incontro tra le istituzioni locali e l'Advisor nominato. In questa sede, presso la regione Toscana, l'advisor Dottor Francesco Borgomeo comunicava di non ricoprire più il suddetto ruolo e che avrebbe costruito un accordo con i vertici di Gkn per rilevare lui stesso il 100 per cento delle quote, lo stabilimento e i lavoratori;

   in data 15 dicembre 2021, veniva indetto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro in cui il dottor Borgomeo comunicava l'andamento della trattativa tra lui e Gkn garantendo che il 23 dello stesso mese sarebbe arrivato il closing;

   in data 23 dicembre 2021, quindi, veniva siglato il closing per il passaggio del 100 per cento delle quote di Gkn Firenze Spa dal fondo Melroselndustries ad una società controllata direttamente dal dottor Borgomeo. Ciò consentiva di ritirare la liquidazione e di iniziare a programmare il processo di riconversione industriale a partire dal cambio di denominazione della Società in Quattro F SpA («Quattro F»). In data 29 dicembre 2021 le parti convenute dichiaravano la loro disponibilità a sottoscrivere un accordo quadro per la reindustrializzazione del sito ex Gkn Firenze;

   in data 19 gennaio 2022 si dava avvio ad un incontro convocato dal Ministero dello sviluppo economico avente ad oggetto la società QF Spa (ex GKN), il quale è concluso con la sottoscrizione dell'accordo quadro tra Ministero dello sviluppo economico, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regione Toscana, Città Metropolitana di Firenze, comune di Firenze, comune di Campi Bisenzio, QF S.p.A., le organizzazioni sindacali e Rsu presenti;

   Gli aspetti principali dell'accordo sono:

    a) l'impegno di QF a rispettare un cronoprogramma che consenta di arrivare ad un piano di reindustrializzazione attraverso soggetti industriali individuati dal dottor Borgomeo, sottoposti al vaglio delle parti sociali e delle istituzioni nel rispetto dei principi dell'accordo stesso. La struttura per la crisi di impresa del Mise, supportata da Invitalia, avrebbe verificato la trasparenza della fase di transizione, il timing, i soggetti ed i progetti industriali. In tale ambito saranno verificate da Invitalia le possibilità di attivare forme di supporto alle attività di investimento, ove richieste.

    b) la garanzia della continuità occupazionale e contrattuale per tutti i lavoratori a libro matricola.

    c) nel caso di cessione ad un nuovo soggetto, la garanzia che il passaggio della totalità dei lavoratori avvenga nel rispetto dell'articolo 2112 del codice civile lasciando immutati gli istituti contrattuali maturati fino ad allora, ai sensi dell'articolo 47, legge n. 428/1990.

    d) la garanzia che per i servizi di pulizia e logistica che le attività siano svolte attraverso ditte esterne che si impegnano ad utilizzare il bacino dei lavoratori ex Easygroup, la società che svolgeva tali servizi.

    e) la tipologia di ammortizzatore sociale da utilizzare nel periodo ponte.

    f) l'impegno del dottor Borgomeo di farsi carico della riconversione industriale, nell'ipotesi in cui entro il 31 agosto 2022 non si riuscisse a concretizzare il processo di riconversione industriale.

    g) la costituzione di una commissione territoriale di proposta e verifica composta da Istituzioni locali, Rsu, organizzazioni sindacali;

   a distanza di mesi dalla sottoscrizione del suddetto accordo la situazione sembra ancora in stallo. Il progetto industriale dell'azienda tarda a partire ed è ben lontano dalla realizzazione. I lavoratori sono in costante mobilitazione al fine ultimo di impedire la chiusura definitiva degli stabilimenti;

   nulla di positivo neanche dall'ultimo incontro a Roma presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, lo scorso 28 ottobre 2022: l'incontro tecnico sulla procedura di cassa integrazione è stato sospeso,

impegnano il Governo

   a potenziare il tavolo già aperto presso il Mimit al fine di individuare soluzioni di salvaguardia dei livelli occupazionali e di reindustrializzazione aziendale.
(7-00003) «Barabotti, Nisini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   APPENDINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1 comma 686 della legge del 30 dicembre 2018, n. 145 è stata disposta l'esclusione del commercio su aree pubbliche dall'applicazione della direttiva 2006/123/CE, così detto «direttiva servizi» o «direttiva Bolkestein» con la specifica finalità di garantire gli obiettivi di politica sociale e tutela dell'occupazione rappresentati da un settore che consta di oltre 170mila imprese. Questo provvedimento è infatti arrivato a seguito di un confronto istituzionale con le associazioni di categoria indipendenti perdurante dal 2010, sfociato in varie manifestazioni di piazza nella capitale e — dal lato istituzionale — in particolare nell'audizione tenutasi presso la decima commissione della Camera dei deputati il 15 ottobre 2015 e nel tavolo tecnico presso il Ministero dello sviluppo economico il 3 novembre 2016, dove sono state ampiamente esposte le criticità che l'applicazione dell'articolo 12 di detta direttiva avrebbe comportato per il comparto, raccogliendo la condivisione politica della commissione e la comprensione dei tecnici ministeriali;

   in particolare, nel corso di questi incontri è emerso come l'applicazione della direttiva servizi avrebbe creato una eccessiva disparità verso i commercianti su aree pubbliche delle altre nazioni europee, che non risultano attualmente inclusi nell'applicazione di questa norma; inoltre, ciò avrebbe comportato una lesione del legittimo affidamento degli operatori, i quali hanno optato per scelte operative e di investimento secondo la normativa previgente;

   con l'articolo 181, comma 4-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge n. 77 del 2020, è stato demandato a specifico decreto ministeriale la disposizione di linee guida per il rinnovo delle concessioni in scadenza entro il 31 dicembre 2020;

   con apposito decreto ministeriale 25 novembre 2020 del Ministero dello sviluppo economico sono quindi state approvate le linee guida per il rinnovo di suddette concessioni, che hanno permesso così alla stragrande maggioranza dei comuni italiani di rinnovare le concessioni degli operatori fino al 31 dicembre 2032, dando così tutele e certezze in termini economici e occupazionali alle legittime aspettative della categoria;

   per via delle proroghe legate al periodo emergenziale i termini per la conclusione dei procedimenti di rinnovo sono stati dilatati dal 30 giugno 2021 a 90 giorni dalla cessazione dello stato di emergenza, ovvero al 30 giugno 2022, consentendo così a tutti i comuni di portare correttamente a termine dette procedure;

   ad oggi le procedure di rinnovo delle concessioni risultano ancora inattuate in alcuni comuni italiani, alcuni anche di grandi dimensioni, tra cui Roma e Pordenone per motivazioni legate all'interpretazione della normativa europea da parte degli uffici comunali oppure per difficoltà interpretative legate alle norme regionali vigenti, andando così a creare disallineamento rispetto all'attuale applicazione della norma sul territorio nazionale –:

   se i comuni che hanno avviato le procedure di rinnovo nei termini previsti dal decreto ministeriale 25 novembre 2020 possano ancora emettere i provvedimenti di concessione benché sia formalmente esperito il termine ultimo per la loro conclusione;

   quale orientamento intenda adottare il governo al fine di agevolare la conclusione delle procedure di rinnovo nei comuni dove la normativa risulta ancora inattuata;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per regolamentare i futuri rinnovi, atteso che sul territorio nazionale sono presenti delle concessioni rinnovate o comunque assegnate precedentemente che si trovano quindi a prossima scadenza.
(3-00038)


   APPENDINO e PAVANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1 comma 817 e seguenti della legge del 27 dicembre 2019, n. 160 è stato disciplinato il canone unico patrimoniale, tra cui figura il canone unico dei mercati di cui ai commi 837 e seguenti;

   come stabilito dal comma 817, il canone unico viene disciplinato dai comuni in modo da assicurare pari gettito a quello conseguito dai canoni e dai tributi che sono sostituiti dal canone, e come del resto confermato dalla più recente giurisprudenza amministrativa del TAR del Lazio (sent. n. 3248/2022);

   in particolare riferimento al canone dei mercati, esso gode poi di una tariffa standard che non può in ogni caso venir superata, come stabilito dai commi 842 e 843, ritornando di fatto a stabilire un tetto alle tariffe, che con la disciplina della COSAP di cui al decreto legislativo n. 446 del 1997 era venuto meno;

   con apposita risoluzione n. 6/DF del 28 luglio 2021, il Ministero dell'economia e delle finanze ha fornito degli importanti chiarimenti circa la portata della normativa, in particolare sul cosiddetto «frazionamento orario» della tariffa di base;

   in molti comuni la normativa viene applicata senza rispettare il vincolo di bilancio delle tariffe previgenti, andando di fatto a creare un aumento sostanziale delle tariffe a carico dei commercianti su aree pubbliche, indicando la causa degli aumenti nel recepimento della normativa in oggetto;

   come denunciato da alcune associazioni di categoria, alcuni enti di riscossione privati hanno risposto alle doglianze relative agli aumenti tariffari sostenendo che la risoluzione ministeriale non ha portata cogente e pertanto i comuni sarebbero liberi di stabilire tariffe più alte rispetto alle previgenti nonché evitare di applicare il frazionamento orario e in alcuni casi arrivando persino a definire le occupazioni nei mercati come occupazioni «permanenti», giustificando così agli aumenti per la categoria;

   la normativa attuale permetterebbe di attuare una riscossione «giornaliera» del tributo, come già avviene per la città di Torino, permettendo così una riduzione dei costi di riscossione e di gestione dei crediti a carico dell'ente, e permettendo quindi una riduzione contestuale delle tariffe a carico degli operatori seppur a bilancio invariato, tuttavia l'incertezza interpretativa generata dalle indicazioni fornite da alcuni enti di riscossione, come sopra esposto, sta mettendo un freno alla corretta applicazione della norma –:

   come intenda procedere il Governo affinché sia data attuazione alla normativa nazionale di cui in premessa.
(3-00039)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANDREA ROSSI, VACCARI, FORATTINI e MARINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto-legge n. 21 del 21 marzo 2022 riconosce alle imprese esercenti attività agricola e della pesca un credito d'imposta pari al 20 per cento a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l'acquisto di gasolio e benzina per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio delle suddette attività;

   l'articolo 7 del decreto Aiuti-bis (decreto-legge n. 115 del 9 agosto 2022) ha prorogato tale misura alle spese sostenute anche durante il terzo trimestre solare dell'anno 2022 (luglio, agosto e settembre) per l'acquisto dei carburanti necessari per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio delle suddette attività agricole e della pesca;

   tale intervento normativo è volto mitigare gli effetti economici derivanti dal perdurare dell'aumento eccezionale del prezzo del gasolio e della benzina;

   dall'interpretazione letterale della norma sembra che i quantitativi di carburante da tenere in considerazione siano esclusivamente quelli riferiti alla trazione dei mezzi agricoli e pertanto rimarrebbero escluse le quantità utilizzate per l'irrigazione;

   a causa della siccità, prolungata e fuori dal comune, nell'anno corrente per evitare forti stress idrici alle colture, sono stati praticati prolungati turni di irrigazione che hanno comportato un utilizzo straordinario di carburante;

   per mitigare gli effetti economici dell'incremento del prezzo del carburante occorre, che oltre a quello utilizzato per la trazione dei mezzi, il credito d'imposta sia esteso, anche per il carburante utilizzato per tutte le altre attività agricole aziendali;

   la riduzione dei costi di produzione in agricoltura è fondamentale per aumentare i redditi degli agricoltori e ridurre i prezzi dei prodotti agricoli a vantaggio dei consumatori. Tra i costi di produzione più rilevanti per l'agricoltore, vi sono quelli relativi al carburante per uso agricolo;

   la regione Emilia-Romagna ha integrato le assegnazioni dell'anno 2022 di prodotti petroliferi, unicamente per le colture irrigue per i fabbisogni d'irrigazione, con quantitativi di carburante aggiuntivi –:

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere affinché le aziende agricole si vedano riconosciuto il credito d'imposta anche per il carburante utilizzato per le attività delle colture irrigue per i fabbisogni d'irrigazione.
(5-00062)


   MARINO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del Piano strategico della politica agricola comune 2023-2027, in fase di adozione da parte della Commissione europea, l'Eco-schema 1 «Pagamento per la riduzione dell'antimicrobico-resistenza e il benessere animale» prevede due livelli di impegno. Il primo relativo al rispetto di soglie di impiego del farmaco veterinario (antibiotici) diverse per tipologie zootecniche e il secondo per gli allevamenti che si impegnano al rispetto di obblighi specifici nel settore del benessere animale e svolgono per l'intero ciclo o una parte di esso, pascolamento o allevamento brado di bovini e suini;

   nell'Eco-schema 1 saranno destinate risorse pari a 1,8 miliardi di euro e nell'ambito dello sviluppo rurale sono previsti 330 milioni di euro per l'adozione di buone pratiche zootecniche per il benessere animale e 70 milioni di euro per impegni volti a migliorare la gestione degli effluenti zootecnici;

   nel citato Eco-schema 1 non sono stati considerati gli allevamenti di razze equine e asinine, avamposti insostituibili della tutela e della valorizzazione di diverse aree del nostro Paese;

   tale esclusione rischia di compromettere anche l'attività di allevatori di razze autoctone presenti ad Erice e nell'isola di Pantelleria, impegnati da anni nella valorizzazione del patrimonio genetico di alcune specie asinine attraverso una serie di incroci selettivi e grazie anche all'applicazione di particolari tecniche come il trasferimento embrionale, già penalizzati dalla riduzione degli aiuti prevista nella nuova Pac 2023-2027 –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire l'accesso al Piano strategico della politica agricola e al rilancio degli allevamenti degli equidi ed in particolare degli asini appartenenti a razze autoctone quali la siciliana o la pantesca.
(5-00067)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del regolamento europeo n. 1012 del 2016 le associazioni Passionecaitpr e Anajer hanno presentato, rispettivamente il 14 luglio 2021 e il 2 agosto 2021, istanza per il riconoscimento quale ente selezionatore e l'approvazione del programma genetico per le razze oggetto dei rispettivi statuti, pratiche da espletare entro 90 giorni dalla data di presentazione (sezione amministrazione trasparente Mipaaf);

   è giunta segnalazione all'interrogante che, nonostante l'amministrazione competente abbia precedentemente confermato la rispondenza delle istanze a tutti i requisiti previsti dal regolamento n. 1012 del 2016, in data 27 giugno 2022 l'associazione Passionecaitpr e in data 30 giugno 2022 l'associazione Anajer avrebbero ricevuto preavviso di diniego delle suddette istanze, solo ed esclusivamente in riferimento ai rispettivi programmi genetici, giustificati da un parere meramente consuntivo del Comitato nazionale zootecnico, con considerazioni legate alle consistenze. Nel primo caso sarebbe stato contestato il rischio di erosione genetica della razza, mentre nel secondo, la scarsa rappresentatività d'insieme della popolazione e rappresentatività nazionale;

   nel caso degli equidi di razza Caiptr non si può parlare di rischio di erosione, contemplato per quelle razze con un numero di capi inferiore a 2400, poiché dai registri attualmente in gestione dell'unico ente selezionatore ad oggi autorizzato, risulterebbero iscritte n. 2838 fattrici nel 2020, per un totale di capi aderenti al libro genealogico pari a 5116, senza contare gli allevamenti non aderenti (8.111 capi);

   per quanto riguarda i bovini di razza Jersey, invece, assistiamo in soli 4 mesi dell'aumento del 67 per cento di femmine messe a disposizione dagli allevatori per il programma genetico proposto dalla associazione Anajer e che la razza in questione tecnicamente non potrà soffrire di erosione genetica, in quanto la razza ha una consolidata diffusione internazionale. Ciò consentirebbe la garanzia di adeguato scambio genetico utile a prevenire rischi di consanguineità dei capi;

   nelle interlocuzioni con l'amministrazione competente entrambe le associazioni avrebbero sostenuto più volte la precisa volontà di non separare la popolazione, quanto di agire in supporto all'attività di promozione e conservazione del patrimonio delle rispettive razze, nonché di consentire agli allevatori di scegliere, in un regime di concorrenza, i servizi e le certificazioni più consone al proprio percorso allevatoriale;

   lo stesso regolamento europeo lascia libera scelta agli allevatori in tal senso e alla luce di tale osservazione le ragioni del diniego da parte dell'amministrazione ministeriale parrebbero privi di fondamento;

   nonostante ciò, nelle comunicazioni intercorse con le associazioni sarebbe stato rilevato da parte del Ministero come la presenza dei due programmi genetici comprometterebbe la conservazione della razza, motivazione che parrebbe contestabile, sia tecnicamente dati i pareri tecnici che confermano la sovrapponibilità dei programmi, sia operativamente, poiché è finalità della stessa normativa europea (regolamento n. 1012 del 2016) consentire il riconoscimento di nuovi enti selezionatori, in modo da garantire un maggiore coinvolgimento di allevatori e capi, l'aumento di attività di approfondimento, studio e ricerca e quindi una maggiore conservazione, tutela e salvaguardia della razza;

   lo stesso punto n. 21 delle premesse del regolamento n. 2016 del 2012 esclude la possibilità di rifiutare il riconoscimento di altro ente selezionatore per la stessa razza, per ragioni di protezione di carattere economico afferenti ad un ente selezionatore già riconosciuto e ciò sarebbe confermato anche dalla comunicazione al Mipaaf del Garante della concorrenza e del mercato del 18 ottobre 2019 Rif. S3646 –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa e come intenda garantire il più efficace e plurale svolgimento dell'attività associativa per la conservazione ed il miglioramento delle razze, riconoscendo quali enti selezionatori tutte le associazioni la cui istanza soddisfi le previste condizioni enunciate nel regolamento n. 1012 del 2016, come definito al comma 3 dell'articolo 4 del suddetto regolamento europeo.
(4-00107)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il direttore generale della Direzione generale incentivi energia del Ministero interrogato ha emanato l'avviso protocollo n. 137 del 4 ottobre 2022 relativo alla concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di interventi di efficienza energetica anche tramite interventi per la produzione di energia rinnovabile negli edifici delle amministrazioni comunali attraverso l'acquisto e l'approvvigionamento dei relativi beni e servizi con le procedure telematiche del Mercato elettronico della pubblica amministrazione (MePA);

   all'articolo 3, comma 2, di detto avviso si stabilisce che ogni amministrazione comunale può presentare al massimo cinque istanze di contributo;

   la limitazione in parola sembra essere del tutto irragionevole poiché non tiene conto della diversità strutturale del patrimonio edilizio dei comuni che possono presentare istanza per accesso al contributo. Ed infatti si finisce per assoggettare al medesimo trattamento comuni dalle dimensioni molto ridotte e quelli più grandi (come ad esempio le città metropolitane) in cui vi sono migliaia di edifici che necessitano di interventi di riqualificazione energetica;

   particolarmente grave è l'impatto di detta limitazione nel caso di Roma Capitale che si trova a dover ripartire le cinque istanze tra i suoi quindici municipi (sol che si pensi agli edifici scolastici, vi sono 1490 scuole dell'infanzia, 891 elementari, 389 medie e 528 superiori);

   l'efficienza energetica è un obiettivo portante delle politiche europee come di recente ribadito con la Strategia «Renovation Wave» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto in premessa e quali iniziative intenda adottare affinché l'accesso ai contributi suddetti avvenga in base a criteri che considerino la dimensione del patrimonio edilizio su cui intervenire, evitando le lamentate distorsioni al fine di rendere effettive le politiche di efficientamento e riqualificazione energetica che i comuni sono chiamati a perseguire.
(5-00061)


   BRAGA, SIMIANI, CURTI, FERRARI e DI SANZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006 un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto ad operazioni di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, che soddisfino determinati criteri tra i quali, in particolare, l'assenza di impatti complessivi negativi sull'ambiente. Tali criteri vengono ricavati dalla disciplina comunitaria o, in mancanza di essa, sono fissati dal Ministero della transizione ecologica con propri decreti, «caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto» includendo anche eventuali valori limite;

   dal 2013 ad oggi sono stati emanati solo 5 decreti «end of waste»: il decreto ministeriale 14 febbraio 2013, n. 22 (su determinate tipologie di combustibili solidi secondari-Css), il decreto ministeriale 28 marzo 2018, n. 69 (conglomerato bituminoso), il decreto ministeriale 15 maggio 2019, n. 62 (prodotti assorbenti per la persona (PAP)), il decreto ministeriale 31 marzo 2020, n. 78 (gomma vulcanizzata derivante da pneumatici fuori uso) e il decreto ministeriale 22 settembre 2020, n. 188 (da carta e cartone);

   informazioni più aggiornate sono state fornite, nella seduta del 10 marzo 2021, in risposta all'interrogazione n. 5-05463 della XVIII Legislatura durante la quale il Governo pro tempore ha comunicato che erano in procinto di essere inviati al Consiglio di Stato per il parere gli schemi dei decreti relativi alla cessazione di qualifica di rifiuto riguardanti: rifiuti di vetro sanitario per la produzione di scaglie di vetro; rifiuti da spazzamento stradale per la produzione di inerti recuperati; rifiuti da pile e accumulatori per la produzione di pastello di piombo recuperato; rifiuti da costruzione e demolizione per la produzione di inerti recuperati e altri erano in lavorazione;

   ad oggi rispetto a tale quadro risulta emanato solo il regolamento che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dai «rifiuti inerti» da costruzione e demolizione (decreto ministeriale n. 152 del 2022);

   risulta fondamentale per dare certezza al settore del riciclo l'adozione tempestiva dei decreti attuativi end of waste per permettere il riutilizzo del rifiuto nel processo produttivo come materia prima secondaria. Si tratta, infatti, di uno strumento essenziale per il rilancio dell'economia circolare, e dunque del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza climatica irraggiungibili senza il passaggio dall'economia lineare a quella circolare –:

   quale sia lo stato dell'iter relativo all'emanazione dei decreti attuativi in materia di end of waste elencati in risposta all'interrogazione richiamata in premessa, quali ulteriori decreti sia previsto che vengano emanati e quali siano gli obiettivi temporali per l'emanazione degli stessi.
(5-00064)


   ASCANI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di calore che ha investito l'Italia nel corso del 2022, protrattasi ben oltre la conclusione della stagione estiva, fino all'inizio del mese di novembre, ha rappresentato solamente la coda di un'annata meteorologica estremamente complicata che ha avuto su agricoltura e ambiente ripercussioni gravi;

   secondo le associazioni del settore agricolo, nonostante il prelievo di risorse idriche disponibili, le perdite della produzione agricola nazionale hanno superato i 6 miliardi di euro;

   nella regione Umbria le maggiori difficoltà si registrano nella zona del lago Trasimeno, arrivato al suo minimo storico in termini di livello idrometrico così come segnalato recentemente dal Centro funzionale umbro;

   la sopravvivenza delle numerose imprese che operano nel territorio del Trasimeno, a cui sono peraltro legati migliaia di posti di lavoro, è strettamente legata alle sorti del lago. I danni già causati all'intero bacino e all'area palustre oltre a quelli relativi a settori e comparti fondamentali della vita civile, economica e produttiva risultano significativi e richiedono interventi urgenti;

   il precedente Governo, nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza, si è fatto carico delle problematiche del settore idrico del Paese destinando a tal fine 4,38 miliardi di euro, di cui 2 miliardi per «investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» (M2C4, investimento 4.1) e 880 milioni di euro per «investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche» (M2C4, investimento 4.3);

   i commi 4-bis e 4-ter dell'articolo 2 del decreto-legge n. 121 del 2021 hanno previsto l'adozione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pnissi) per la programmazione e la realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e per promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare stante la condizione emergenziale esistente, a sostegno delle imprese zootecniche e agroalimentari che operano nel territorio del lago Trasimeno e più in generale per il ripristino della tutela e valorizzazione ambientale dell'ecosistema lacustre del Trasimeno;

   quali siano i tempi per l'emanazione dei decreti attuativi al Pnrr relativamente al servizio idrico e quali quelli relativi all'adozione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico.
(5-00065)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   tra i percorsi campani in grado di unire patrimonio ambientale e culturale, una menzione particolare merita quello che conduce alla Badia di Cava de' Tirreni, espressione, tra le più significative a livello non solo italiano ma europeo, della grande civiltà monastica benedettina sviluppatasi dall'età medievale e che tanto ha contribuito alla formazione della specifica identità culturale del nostro continente;

   il complesso fu fondato nel 1011 da un nobile longobardo che, ritiratosi su una collina per condurvi una vita ascetica, ebbe la visione della Santissima Trinità sotto forma di tre raggi luminosi che uscivano da una roccia e lo portò a costruire un monastero con annessa una piccola chiesa; successivamente (1079-1123) l'Abbazia fu ampliata e trasformata in basilica a più navate e si pose a capo di una vasta congregazione monastica;

   in data 28 aprile 2021 è stato validato il progetto di restauro della Badia di Cava, finanziato dal Ministero interrogato per euro 1.500.000,00 ;

   a distanza di 19 mesi dalla stesura di tale documento, per quanto consta all'interrogante, si attende da parte del Soprintendente archeologia belle arti e paesaggio di Salerno la nomina del responsabile del procedimento (Rup), in sostituzione del precedente andato in pensione, per poter bandire la gara per i relativi lavori;

   tale apparente ingiustificato ritardo rischia di compromette il finanziamento erogato e vanificare il lavoro svolto finora;

   tale progetto valorizzerà l'Abbazia dal punto di vista architettonico, culturale, ambientale e turistico al fine di consentire il recupero della sua memoria storica e di rilanciare la sua funzione civile e religiosa –:

   accertata la veridicità dei fatti di cui in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere a riguardo, al fine di dare seguito alla validazione del progetto di restauro della Badia di Cava, nominando quanto prima il responsabile del procedimento.
(4-00109)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   D'ALFONSO e LAUS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   migliaia di comuni italiani stanno ricevendo dal gestore dei servizi energetici (Gse) le fatture con scadenza 31 ottobre 2022 per il pagamento delle somme dovute a seguito della applicazione retroattiva del meccanismo di «compensazione a due vie» sul prezzo dell'energia elettrica, come previsto dall'articolo 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, cosiddetto decreto-legge Sostegni-Ter;

   ad essere colpiti dalla tassazione sugli extraprofitti non sono solo le società energetiche per le quali è stata pensata la legge volta a tutelare il mercato contro il caro energia, ma anche gli enti locali proprietari di impianti comunali;

   l'Anci ha stimato che la restituzione degli extraprofitti generati da impianti rinnovabili in «conto energia» impatta su un totale di circa 1200 comuni di varie dimensioni;

   i comuni con le somme derivanti dagli extraprofitti finanziano gran parte dei servizi erogati dall'ente alla comunità locale e l'applicazione di tale compensazione porta inevitabilmente a degli squilibri finanziari pesantissimi per i bilanci comunali;

   ad oggi la preoccupazione maggiore di molti comuni, che stanno accantonando le somme derivanti dagli extraprofitti in vista del versamento da fare a Gse, è la possibile crisi di liquidità che questo può generare, non potendo dilazionare o rateizzare il pagamento;

   la base morale di una tassa sull'extraprofitto non è rinvenibile se si è in presenza di risorse aggiuntive che i comuni italiani riversano in servizi essenziali sulle comunità locali di riferimento, che per natura stessa assolvono ad una funzione redistributiva –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare iniziative normative volte ad escludere l'applicazione della norma sulla tassazione degli extraprofitti agli enti pubblici;

   quali altre iniziative di competenza intenda perseguire il Governo per far fronte agli effetti distorsivi degli equilibri finanziari dovuti al caro energia per gli enti pubblici sempre più afflitti da una crisi di liquidità aggravata da due «rotture di civiltà» come la pandemia e gli effetti economici della guerra in Ucraina.
(5-00060)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'organismo congressuale forense, in una nota, ha denunciato che «il mese di novembre è certamente da ricordare come tra i peggiori, nel rapporto tormentato tra gli avvocati e la telematica: infatti gravissimi sono stati i ritardi e i malfunzionamenti del sistema telematico del processo civile, questo senza spiegazioni da parte del ministero»;

   la situazione è particolarmente grave in quanto gli adempimenti di cancelleria avvengono esclusivamente e obbligatoriamente con modalità telematiche, e quindi sono affidati in massima parte al buon funzionamento dei servizi;

   notificazioni, depositi, pagamenti e consultazioni dei fascicoli sono stati in taluni distretti e in alcuni momenti del tutto impediti, con notevole danno per gli studi legali per le continue interruzioni di servizio che li espongono a responsabilità professionali;

   il Ministero dell'interno, pochi giorni fa, in nome della privacy, ha inibito la possibilità di estrarre i certificati anagrafici online, attività che consente un risparmio di tempo e denaro, ad esempio per i civilisti che, prima di procedere alle notifiche, possono verificare gli indirizzi dei destinatari;

   anche il sistema informatico di liquidazione delle spese di giustizia, comunemente denominato Siamm, evidenzia continui malfunzionamenti;

   tali problematiche compromettono il pieno esercizio dell'attività di difesa;

   risulta pertanto evidente la necessità di aumentare le risorse dedicate alla digitalizzazione e di riformare completamente il sistema telematico in quanto strumento che consente l'accesso alla giustizia;

   la digitalizzazione della giustizia è la prima tra le sei missioni declinate nel Pnrr;

   da tempo l'avvocatura invoca la creazione di una piattaforma unica che sostituisca i canali di deposito e consultazione oggi esistenti (civile, amministrativo, tributario, contabile, penale e sportivo);

   vi sono inoltre uffici giudiziari incredibilmente ancora oggi esclusi dalla digitalizzazione come il giudice di pace;

   la pluralità delle modalità di deposito degli atti non fanno che imporre all'avvocato adempimenti ulteriori ed inutilmente complessi, mentre, con la creazione di una piattaforma unica si faciliterebbe e velocizzerebbe il lavoro dell'avvocato nella gestione dei depositi e si diminuirebbero i costi;

   l'avvocatura da tempo ritiene necessaria altresì la uniformità della identificazione ed autenticazione elettronica dei soggetti utilizzatori dei sistemi, secondo principi di efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione dettati dal Cad e dal regolamento Eidas (Regolamento UE n. 910/2014 del 23 luglio 2014);

   occorre, infine, revocare ogni decisione che impedisca l'accesso dell'avvocato alla anagrafe nazionale, proprio perché funzionale al pieno esercizio del diritto di difesa –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dei malfunzionamenti telematici riportati in premessa; se ritenga di adottare iniziative per creare una piattaforma unica di deposito e di consultazione degli atti, nonché al fine di rimuovere prontamente per gli avvocati ogni impedimento alla consultazione dell'anagrafe nazionale della popolazione residente.
(4-00111)


   LAI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel carcere di Bancali a Sassari è detenuto il signor Alfredo Cospito, condannato in primo e secondo grado per il reato di delitto contro la pubblica incolumità;

   la Corte di Cassazione con propria sentenza ha chiesto la rivalutazione della pena da tentata strage a strage politica con l'applicazione del 41-bis e dell'ergastolo ostativo che fa venir meno le prerogative di socialità all'interno e all'esterno del carcere e limita le ore d'aria del detenuto;

   il condannato non è protagonista di atti delittuosi contro la persona, né ha procurato lesioni alle persone:

   la condanna si riferisce a quanto avvenuto nella notte tra il 2 e 3 giugno 2006 nella scuola Allievi carabinieri di Fossano, dove esplodono due pacchi bomba a basso potenziale che non determinano morti, feriti o danni gravi;

   dal 20 ottobre 2022, ormai oltre un mese, il detenuto è in sciopero della fame per protestare contro l'irrigidimento del suo stato di detenzione e sarebbero peggiorate le sue condizioni salute;

   sono diverse le personalità e le associazioni che stanno segnalando la protesta del detenuto e il peggioramento delle condizioni di salute;

   il 19 novembre 2022 il garante nazionale dei diritti delle persone ha fatto visita al detenuto, controllato i fascicoli e avuto colloqui con la magistratura di sorveglianza e la direzione del carcere –:

   se al Ministro interrogato risulti quanto illustrato in premessa e se abbia acquisito tutti gli elementi utili ad una più attenta valutazione della vicenda, anche in ordine alle condizioni di salute e di detenzione del signor Cospito;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza alla luce delle circostanze descritte in premessa.
(4-00115)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPARVI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 38 del decreto-legge n. 144 del 2022 convertito, con modificazioni, dalla legge del 17 novembre 2022, n. 175, proroga al 31 ottobre 2023 i termini previsti per regolarizzare, senza addebito di sanzioni ed interessi, gli indebiti utilizzi in compensazione del credito d'imposta previsto per investimenti in attività di ricerca e sviluppo; inoltre, è ammessa la possibilità per le medesime imprese di richiedere la certificazione, già introdotta dal decreto-legge n. 73 del 2022, che ne attesti la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare ai fini della loro classificazione;

   in particolare, la novella, dispone che la certificazione può essere richiesta solo se non siano state già constatate violazioni sull'utilizzo dei crediti d'imposta e comunque non siano iniziati accertamenti da parte dell'amministrazione finanziaria: ne consegue, che le tutte imprese (confronta Il Sole 24 ORE, 19 novembre 2022) nei cui confronti sono giunte richieste di documentazione aggiuntive, o che si sono viste contestare violazioni, non potranno avvalersi della predetta certificazione;

   sebbene l'estensione della procedura di certificazione sia risultata necessaria in conseguenza delle incertezze interpretative che hanno caratterizzato l'utilizzo della misura agevolativa introdotta dalla precedentemente normativa, è altrettanto vero che il procedimento pone ancora alcune questioni operative;

   risulta agli interroganti che l'estensione della nuova certificazione agli investimenti precedenti al decreto-legge n. 144 del 2022 presenta incongruità nella classificazione, ovvero circa il requisito della «novità» in tema di ricerca; come dimostrano infatti numerose sentenze delle Commissioni tributarie, non è univoca la tipizzazione del concetto di «novità» che è contestato sistematicamente dalle Ade nel corso dei controlli –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di chiarire le ambiguità applicative di cui in premessa, così da facilitare il rilascio delle certificazioni necessarie.
(5-00068)

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI e MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la società Treofan Terni, azienda del settore chimico specializzata in produzione di film per imballaggi alimentari, è in liquidazione da novembre 2020, dopo un anno di Cigs per cessazione di attività, scaduta a febbraio 2022, la stessa è stata rinnovata per un altro anno in quanto impresa operante in un'area di crisi industriale complessa;

   durante il periodo di cassa integrazione straordinaria, sotto la regia del Ministero interrogato, dove è aperto un tavolo di crisi, si sarebbero dovute ricercare le soluzioni più idonee per consentire la reindustrializzazione del sito;

   da quanto si apprende, a tutt'oggi, sui programmi di reindustrializzazione non ci sarebbero certezze se non una proposta della società Hgm, colosso del settore delle telecomunicazioni, accettata dalla proprietà Jindal tramite il liquidatore, che vorrebbe acquisire gli immobili e reintegrare tutti i lavoratori Treofan;

   la Hgm sembrerebbe orientata a: una piattaforma logistica, una linea dedicata al riciclo di apparecchiature obsolete, predisposizione di un team specializzato per la progettazione-realizzazione e manutenzione di reti a banda larga;

   questa offerta della Hgm prospetta l'acquisizione di tutti gli stabili alla cifra simbolica di 1 (uno) euro, ed inoltre la Treofan dovrebbe provvedere alla sistemazione di tutti gli immobili e bonifica dei terreni secondo la normativa vigente;

   nel frattempo, anche in sede ministeriale, sembrerebbero sopraggiunte altri interessamenti, anche in continuità con la storia del polo chimico e della Treofan stessa;

   al momento tuttavia non si hanno ancora certezze in merito ai piani industriali proposti e la cassa integrazione straordinaria si interromperà a febbraio 2023;

   l'incertezza intorno alla vertenza Treofan inoltre pone importanti criticità per tutto il polo industriale Polymer di Terni in quanto sito polisocietario dove insistono altre realtà come Novamont e BFiT con cui Treofan condivideva importanti attività comuni;

   il sito di Terni è un polo chimico con prospettive di sviluppo nel settore delle plastiche e bio plastiche che riveste un settore ancora determinante per il territorio e per il Paese e dunque, ad avviso dell'interrogante, andrebbe valutato se esistano concrete proposte alternative, avanzate da soggetti industriali solidi, in linea con le potenzialità attuali del sito –:

   se il Ministro sia a conoscenza dell'esistenza di concrete proposte, alternative a quella già avanzata dalla Hgm, maggiormente in linea con le attuali potenzialità del sito, quali siano i tempi per la reindustrializzazione dello stabilimento Treofan e di conseguenza quali iniziative intenda assumere per garantire certezze, in tempi rapidi, per l'intero polo chimico Polymer e soprattutto per la tutela degli attuali livelli occupazionali della Treofan, prevedendo anche gli opportuni finanziamenti per una nuova Cigs, qualora le ipotesi di reindustrializzazione che si intendono perseguire non si dovessero concretizzare prima del mese di febbraio 2023, quando andrà in scadenza la cassa integrazione straordinaria attualmente in vigore.
(4-00110)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   sono numerosi gli Aero Club messi sotto accusa per gestioni non trasparenti o con profili di illegittimità. Si segnala l'episodio dell'Aero Club Pordenone, al quale la Guardia di finanza contesta una truffa ai danni dello Stato;

   o si segnala quello di Rimini dove l'operatività dell'aeroporto locale è stata danneggiata da un contenzioso tra l'Aero Club e la società di gestione dello scalo;

   questi episodi aprono anche dubbi sulla possibilità di assicurare, in presenza di simili squilibri gestionali e di una ridotta capacità di controllo, la sicurezza stessa del volo per gli utenti. Una situazione altrettanto problematica sembra sia avvenuta presso l'Aero Club Brescia (Aec Bs) all'aeroporto di Montichiari dove viene segnalato:

   a) un contenzioso, tuttora in atto, sorto nel maggio dell'anno 2020 a seguito di licenziamento da parte del direttivo dell'Aeroclub dell'ex segretario del club Volpi Roberto, dallo stesso impugnato; l'Aec Bs chiede al Volpi la restituzione di euro 169.046.81 (messi come voce a credito nel bilancio);

   b) il presidente di Aec Bs, Mario Mazzola, è attualmente comproprietario di aeromobile con l'ex segretario Volpi e risulta non sia stato chiesto il sequestro della quota dell'ex segretario;

   nel bilancio 2020 sono state effettuate dal presidente delle rivalutazioni su alcuni aerei con aggiornamento di avionica, ma non sono state effettuate le opportune svalutazioni sugli aerei vecchi come I-Shen I-Alad e I-Rizz; la motivazione sembra far apparire «visivamente» migliore il bilancio. Il patrimonio netto attualmente di euro 225.000 circa si sarebbe ridotto ad euro 75.000;

   le spese di manutenzione degli aerei del club sono elevate rispetto alle spese di altri sodalizi e sarebbe opportuno capire le modalità di acquisto dei pezzi di ricambio e di preventivazione dei lavori. Sembra che i fornitori siano solo i soliti due con possibile violazione della concorrenza; l'associazione sembra essere iscritta come «associazione di volontariato», ricevendo così qualche migliaio di euro quale 5x1000: è opinabile che ne abbia i requisiti;

   in riferimento alla parte operativa il presidente Mazzola nonché Am della scuola volo Ato 0015, adducendo motivazioni contraddittorie (alto numero di report di sicurezza - Air safety report, alto numero di allievi bocciati, alto numero di incidenti attribuiti alla scuola) ha comunicato la sospensione della scuola volo e, quindi, del certificato Ato 0015 emesso da Enac, per poi chiamare la scuola volo di Aeroclub Catania ad operare sulla base con gli stessi aerei e gli stessi istruttori;

   le motivazioni addotte per la sospensione della storica scuola volo Ato 0015 sembrano poco verosimili: dal punto di vista della safety si fa riferimento all'alto numero di Antislip regulation (Asr) che è un pregio, perché significa che esiste una cultura del riporto ben radicata. Lo scoppio di pneumatico in pista o le diverse avarie radio occorso non sono legati all'attività scolastica, ma coinvolgono soprattutto la manutenzione, le forniture come gli apparati radio e le infrastrutture. Si deduce, quindi che l'alto numero di Asr non significa che la scuola non funzioni o sia insicura;

   un'ulteriore motivazione è l'alto numero di bocciati, secondo il presidente Mazzola; ma dai documenti depositati in archivio e in Enac, su 48 esami svolti negli ultimi 3 anni, risulta che ci sia stato un solo bocciato;

   il 19 agosto 2021 quindi il presidente invia la comunicazione di sospensione solo della scuola con la giustificazione della «carenza di sicurezza», ma, essendo gli aerei utilizzati dai soci, gli stessi utilizzati dalla scuola per l'addestramento, non si comprende in base a quale principio un aereo che è non sicuro per la scuola è sicuro per il socio;

   il 17 agosto 2021 si è verificato il più pericoloso degli eventi, oggetto di indagine della procura di Brescia (denuncia partita dal capo dell'addestramento della scuola volo). Un doppio foglio di carta-panno normalmente utilizzato per pulitura olio motore è stato rinvenuto nel serbatoio destro di un aereo scuola da un istruttore che aveva appena effettuato rifornimento. La taglia del panno carta non è compatibile con l'evento accidentale, ci si chiede come sia stato possibile, se non con una azione volontaria –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda, e con quali iniziative, salvaguardare la storica scuola di volo Brescia, intangible asset con 80 allievi al momento della sospensione, dopo l'insediamento di Ato Catania;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad implementare le misure di sicurezza per gli aeroclub e se sia a conoscenza di specifiche gravi situazioni legate ai fatti accaduti presso il citato aeroclub nella complessa provincia di Brescia.
(2-00024) «Barzotti».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il viceministro alle infrastrutture Edoardo Rixi a margine dell'apertura della Smart Week a palazzo Tursi, a Genova, ha indicato dicembre come data di inizio dei lavori per la Gronda di Genova che consiste nel raddoppio dell'autostrada A10 nel tratto interessato dal crollo del ponte Morandi attraverso quello che viene definito il più grande scavo d'Europa;

   «I tempi – ha spiegato il viceministro – sono il protocollo di intesa con gli enti locali, che verrà firmato i primi di dicembre, partirà poi il lotto zero e definitivamente, entro quaranta giorni si dovrà esprimere il Consiglio superiore dei lavori pubblici per avviare il lotto uno e gli altri lotti, quindi con la firma del direttore generale del Ministero che si occupa delle concessioni autostradali»;

   in particolare il viceministro ha prospettato una nuova programmazione dei lavori prevedendo che lo scavo partirà da Bolzaneto e da Vesima in contemporanea, contraddicendo quanto stabilito negli accordi fatti a suo tempo nel dibattito relativo alla realizzazione dell'opera, confermato poi anche nel successivo tavolo a cui hanno partecipato gli abitanti di Vesima;

   in tale sede si decise che la Val di Vesima sarebbe stata interessata dai cantieri solo nell'ultimo periodo dei lavori, dopo che il tracciato fosse partito dalla Valpolcevera e arrivato a Ponente dove si costruiranno gli imbocchi e le gallerie;

   tale decisione è stata presa in considerazione della struttura geomorfologica, sociale ed economica della valle di Vesima, ultima punta del comune di Genova, territorio molto fragile dal punto di vista idrogeologico ma con un vincolo agricolo che ha consentito la tutela del territorio e della biodiversità;

   l'accordo prevedeva quindi di installare il campo base nella Valpolcevera potendo lì utilizzare metodi di scavo e di lavoro più veloci per aprire le gallerie al contrario di quanto possibile nella Val di Vesima la cui fragilità non ne consente l'uso e dove il metodo tradizionale è l'unica opzione ma richiede tempi più lunghi;

   non risultano, quindi, chiare le motivazioni che hanno portato ad un cambiamento di intenti così incisivo e dannoso per la valle di Vesima con grave preoccupazione per gli abitanti di Vesima per l'impossibilità di innestare su quel territorio un cantiere per 10 anni, pena il grave danneggiamento dell'ultima valle rurale del comune di Genova che mantiene un grande valore naturalistico, paesaggistico e culturale attorno alla quale si è raccolta e vive una intera comunità di persone che curano e lavorano la terra anche contribuendo alla tutela del territorio dai fenomeni di dissesto idrogeologico –:

   se il Ministro interrogato confermi il cambiamento nella cantierizzazione e nel caso quale siano le ragioni che lo hanno motivato, considerando che la nuova impostazione produrrà un forte incremento del disagio e della vivibilità del quartiere ed un pesante impatto sull'ecosistema della Val di Vesima derivante dalla durata dei cantieri sul territorio.
(5-00069)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la continuità territoriale, quale capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi i cittadini residenti in territori periferici, rappresenta per la Sardegna l'aspirazione a una condizione di eguaglianza sostanziale rispetto alle altre regioni;

   l'insularità comporta per la Sardegna una penalizzante e insopportabile carenza di servizi che la esclude dalle reti di comunicazione, trasportistiche ed energetiche, frenandone lo sviluppo socio-economico e rallentando la fuoriuscita da una crisi che rischia di diventare una condizione di sottosviluppo permanente;

   la legge costituzionale del 29 luglio 2022 ha modificato l'articolo 119 della Costituzione inserendo il cosiddetto principio di insularità, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità;

   posto che, per effetto dei volumi di traffico interessati, le logiche connesse al solo libero mercato impedirebbero di garantire i livelli minimi essenziali, per ridurre gli effetti dello svantaggio insulare e consentire ai sardi di esplicare liberamente la propria triplice identità di sardi, italiani ed europei, è indispensabile l'intervento regolatorio del mercato per garantire su alcune rotte un livello minimo di servizio di linea;

   la continuità territoriale sarda è regolamentata da bandi biennali o triennali finanziati dalla Regione e autorizzati da decreti di imposizione di oneri di servizio pubblico sulle tratte, emanati dal Ministero dei trasporti;

   il contenuto dei piani di continuità territoriale è più volte mutato nel corso degli anni, sia in numero di voli, nel prezzo e nelle tratte incluse;

   l'attuale regime è garantito attraverso i vettori Ita Airways e Volotea, i quali hanno deciso di rinunciare agli oneri di servizio pubblico tra la Sardegna e la penisola, per dodici mesi (dal 15 maggio 2022 al 14 maggio 2023) e garantire il servizio attraverso il libero mercato;

   da notizie di stampa si apprende di come, terminata la stagione estiva, le compagnie interessate, nell'ottica del libero mercato, abbiano progressivamente ridotto la frequenza delle tratte, aumentando al contempo le tariffe per i non residenti fino a imporre il pagamento di 400 euro per un viaggio di sola andata Cagliari-Milano;

   quanto alla frequenza, dalle stesse fonti giornalistiche, si apprende che di recente i collegamenti giornalieri da Cagliari a Linate siano passati da 6 a 4 e quelli per Roma da 7 a 6;

   nello scalo di Olbia sono previsti tre collegamenti verso Roma e solo due verso Milano; rispetto alla continuità territoriale in vigore dal 2013 al 2020, la differenza è, nettissima: secondo quanto consta all'interrogante la riduzione delle frequenze è del 44 per cento e scende anche il numero dei posti giornalieri a disposizione di ben 27 per cento;

   sempre da notizie di stampa emerge che i voli per il periodo natalizio sarebbero al completo, con evidenti disagi per i sardi fuorisede e non solo;

   secondo le previsioni, la riduzione dei collegamenti verso Roma e Milano sarebbe stata compensata dalla riproposizione del piano CT2 – piano di continuità verso scali minori – a oggi ancora inattuato;

   il nuovo bando pubblicato il 26 ottobre 2022 non supererà le problematiche citate poiché ripropone le stesse criticità del modello attualmente in vigore;

   il principio di libera circolazione previsto dalla normativa europea non può rimanere un'ipotesi condizionata dall'insufficienza dei vettori aerei, delle rotte di collegamento e dai costi eccessivi, diversamente si tratterebbe di una libera circolazione virtuale e discriminatoria anche sul piano sociale, oltre che territoriale, ostativo di vere politiche di coesione e sviluppo delle realtà europee insulari e periferiche –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative intenda assumere per porvi rimedio, così da garantire l'immediato ripristino di un'effettiva continuità territoriale da e verso la Sardegna, nel rispetto del diritto di cui agli articoli 16 e 119 della Costituzione.
(5-00070)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 27 del testo unico Immigrazione di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, disciplina gli ingressi sul territorio italiano per motivi di lavoro di specifiche categorie di lavoratori, al di fuori delle quote stabilite annualmente dal Governo mediante il cosiddetto decreto flussi di cui al decreto n. 3, comma 4 del medesimo decreto legislativo;

   in tale elenco non viene menzionata la categoria degli insegnanti madrelingua inglesi, che rappresentano elemento caratterizzante e continuativo per l'attività imprenditoriale delle scuole private di lingua straniera;

   ad oggi, pertanto, per ottenere il «Permesso di soggiorno come lavoratore subordinato» i docenti madrelingua di nazionalità inglese devono essere in possesso di una laurea in lingua italiana e dell'abilitazione all'insegnamento;

   stando così le cose, le scuole di lingua, in particolare inglese, incontrano moltissime difficoltà nel reperire il citato personale docente, comportando, di fatto, tale situazione l'impossibilità di proseguire l'attività di formazione linguistica –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere a riguardo.
(4-00106)


   FARAONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, l'Ente nazionale per il microcredito (Enm), è un ente pubblico non economico che esercita importanti funzioni in materia di microcredito e microfinanza, a livello nazionale ed internazionale;

   l'Enm, negli anni, ha indetto delle procedure aperte per l'affidamento di servizi integrati per l'elaborazione di reportistica e modelli di business funzionali all'erogazione del pacchetto di accompagnamento all'autoimprenditoria e realizzazione di un'officina per l'innovazione nell'ambito del progetto denominato F.A.S.I. «Formazione, Auto-imprenditoria e Start-up per immigrati Regolari». Progetto a valere sull'Asse IV Azione 4.1.1. PON Legalità 2014-2020, affidato all'Ente dal Ministero dell'interno – Dipartimento della pubblica sicurezza;

   tra le suddette procedure aperte, sovviene quella di cui all'avviso pubblicato dall'Enm in data 23 gennaio 2019, nell'ambito di detto progetto «F.A.S.I.»; progetto d'investimento pubblico, in forza del quale sono state stipulate diverse convenzioni tra l'Enm e i soggetti attuatori;

   l'oggetto delle suddette convenzioni prevedeva la regolazione dei rapporti tra le parti per la realizzazione da parte del soggetto attuatore delle attività previste dal citato avviso del 23 gennaio 2019, volte a promuovere la realizzazione di percorsi formativi rivolti ai destinatari come previsti dallo stesso avviso, per favorire lo sviluppo di percorsi di auto imprenditorialità e start-up d'impresa, il conseguimento di una piena autonomia occupazionale e infine l'integrazione socio-economica;

   i diversi soggetti attuatori hanno materialmente realizzato i percorsi formativi previsti nell'avviso, informando tempestivamente l'Enm di tutte le fasi operative e fornendo al predetto ente tutta la documentazione comprovante l'esito positivo delle attività poste in essere e la conformità delle spese sostenute e dei percorsi formativi approvati e realizzati;

   sempre in forza delle succitate convenzioni, l'Enm avrebbe dovuto disporre ed effettuare il pagamento del 50 per cento dell'importo finanziato per ciascun corso ed indicato in convenzione già al momento della comunicazione dell'inizio dei corsi;

   numerosi soggetti attuatori hanno sollecitato il pagamento delle spettanze indicate in convenzione al fine di retribuire i docenti, i tutor, i mediatori culturali e per corrispondere, altresì, ai discenti l'indennità di frequenza, il rimborso delle spese di alloggio e di trasporto;

   l'Enm non ha corrisposto ad alcuni soggetti attuatori il contributo spettante per la realizzazione delle specifiche attività formative di cui all'avviso, sebbene, da quanto è dato sapere, opportunamente documentate, e ciò, con riferimento anche alla fase dei meri acconti (pari al 50 per cento dell'importo finanziato per ciascun corso) che l'Enm avrebbe comunque dovuto erogare già in sede di attivazione dei corsi;

   secondo quanto consta all'interrogante, l'Enm, è stato più volte diffidato da numerosi soggetti attuatori a corrispondere i contributi finanziati nel progetto e alcuni di essi hanno già avviato delle azioni giudiziali per il recupero del credito avanti all'A.g. competente;

   non è plausibile che l'Enm, assoggettato al Ministero dell'interno-Dipartimento della pubblica sicurezza in quanto «Autorità di Gestione», rimanga completamente inerte alle legittime richieste di pagamento formulate dai soggetti attuatori che hanno correttamente adempiuto alle obbligazioni derivanti dall'avviso di cui si è detto, anticipando spese di non lieve entità e negando, altresì, a questi ultimi la corresponsione dei fondi pubblici stanziati per la realizzazione dei percorsi formativi –:

   quali iniziative si ritenga di promuovere, al fine di accertare la correttezza dell'operato dell'Ente nazionale per il microcredito, e quali concrete modalità di intervento vorrà attuare in quanto «Autorità di Gestione» preposta ai progetti formativi di cui si è detto in premessa, per risolvere le inadempienze sopra descritte e ripristinare il corretto e legale funzionamento dell'azione amministrativa che fa capo al proprio Ministero.
(4-00113)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 6 giugno del 2021 il consiglio dell'Istituto comprensivo «Malipiero» di Marcon (Ve) ha deliberato di intitolare la nuova scuola primaria all'onorevole ed ex Ministro Tina Anselmi;

   Tina Anselmi, nata a Castelfranco Veneto nel 1927 e ivi deceduta nel 2016, è stata combattente della Resistenza, in seguito parlamentare eletta nella circoscrizione di Treviso-Venezia, prima donna a ricoprire il ruolo di Ministro, la prima a proporre una legge nazionale sulle «Pari opportunità» nel 1977, e a lei si deve la legge che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale. Il consiglio d'istituto, sottolineando il legame della Anselmi con il territorio del comune di Marcon, ha altresì evidenziato come l'intitolazione della scuola a suo nome riveste un particolare significato in occasione dell'entrata a pieno titolo dell'educazione civica nel programma scolastico;

   la procedura per intitolare una scuola risponde alla circolare ministeriale n. 313 del 12 novembre 1980, che richiama la legge del 23 giugno 1927, n. 1188. In primo luogo occorre la deliberazione del consiglio di istituto, sentito il collegio dei docenti, che viene successivamente inviata all'Ufficio scolastico, che acquisisce le valutazioni del prefetto e della giunta comunale;

   il consiglio comunale del comune di Marcon, pur non avendo competenze in materia, in data 22 settembre 2022, ha approvato a maggioranza una mozione per intitolare la scuola al divulgatore scientifico Piero Angela, recentemente scomparso;

   la giunta comunale, con delibera del 6 ottobre 2022, ha espresso parere non favorevole al nome indicato in quanto «si ritiene opportuno individuare una personalità non avente carattere politico considerato che l'intitolazione di una scuola dovrebbe avere una valenza soprattutto educativa piuttosto che ideologica»;

   il 21 novembre 2022, il consiglio di istituto ha nuovamente deliberato, sempre ai sensi della circolare ministeriale che prevede, in caso di parere negativo da parte dell'amministrazione comunale, una nuova deliberazione e, successivamente, il coinvolgimento del Ministro dell'interno tramite il prefetto, a larghissima maggioranza (17 voti favorevoli su 18) l'indicazione del nome di Tina Anselmi, ribadendo come la intitolazione fosse perfettamente coerente con la figura e il ruolo svolto dalla dirigente politica veneta che, in tutta la sua vita, ha rappresentato un punto di riferimento straordinario per il territorio e per le politiche in favore dei giovani e dell'educazione;

   il giorno successivo (22 novembre 2022), intervenendo sul suo profilo Facebook, il sindaco di Marcon, Matteo Romanello, ribadendo il parere contrario alla scelta del consiglio di Istituto, ha scritto che avrebbe chiesto «le formali dimissioni di tutto il consiglio d'istituto» il quale, a suo avviso, si sarebbe comportato «in piena contraddizione con quanto previsto dalla circolare ministeriale» sopra citata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere affinché si pervenga ad una soluzione della vicenda pienamente rispettosa del ruolo degli organi coinvolti.
(4-00116)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA e MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) destina ad interventi di edilizia scolastica, per il periodo 2021-2026, complessivi 9.600 milioni di euro;

   secondo la Federazione nazionale delle costruzioni l'utilizzo dei fondi europei destinati, nell'ambito del programma «Next Generation Eu/PNRR», all'edilizia scolastica procede a rilento. Dai dati forniti dall'associazione, attualmente il Ministero dell'istruzione ha autorizzato appena il 19 per cento degli interventi ed erogato l'1 per cento delle risorse e dei 30.040 interventi autorizzati soltanto 19.015, meno di due su tre, sono stati conclusi;

   la gestione delle risorse finanziarie destinate all'edilizia scolastica prevede che sia proprio il Ministero dell'istruzione ad individuare gli ambiti di intervento. Successivamente si procede all'assegnazione delle risorse. Infine vi è l'emanazione di avvisi pubblici aperti agli enti locali proprietari degli immobili che ospitano le scuole, ovvero i responsabili della selezione, della progettazione e della realizzazione degli interventi. Una volta chiuso l'avviso, a seguito di una precisa valutazione e redazione della graduatoria, i singoli interventi sono infine autorizzati dal Ministero e gli enti locali possono così avviare i cantieri;

   con una nota del Ministero dell'istruzione del 6 ottobre 2022 si apprende poi che: «Con riferimento a notizie di stampa secondo cui ci sarebbero dei ritardi nelle procedure del PNRR che riguardano scuole dell'infanzia e nidi, si precisa che le scadenze previste sono state rispettate e che il lavoro procede secondo gli obiettivi prefissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza». E ancora: «Premesso che il target è fissato a marzo 2023 e non a dicembre 2022, si rappresenta comunque che sono già state attivate le procedure progressive per la sottoscrizione degli accordi di concessione con gli enti locali. Le uniche procedure ancora in via di definizione riguardano esclusivamente i comuni "ammessi con riserva" per i quali è in corso la conclusione dell'istruttoria»;

   la maggiore criticità riscontrata dagli enti locali in questa fase riguarda l'impossibilità di procedere al caricamento sul portale dell'edilizia scolastica dei dati relativi ai Sal degli interventi finanziati a valere sulle risorse di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2018, n. 145; al momento infatti gli applicativi Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca relativi a questi piani risultano chiusi e non è possibile procedere agli inserimenti fino al 2025;

   tale condizione rappresenta una criticità enorme per gli enti locali, che non possono procedere al pagamento dei Sal, e per le aziende esecutrici che si trovano in difficoltà per assenza di liquidità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non ritenga utile procedere quanto prima all'autorizzazione dello sblocco pagamenti sul portale dell'edilizia scolastica.
(5-00063)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza (RdC), introdotto con decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4 è una misura di politica attiva e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all'esclusione sociale attraverso un sostegno economico associato a un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale;

   fin dal suo insediamento uno dei primi obiettivi dichiarati dal Governo di centrodestra è stata la riforma della misura in un'ottica di riduzione del numero dei beneficiari e di «caccia ai furbetti» ovvero sia a coloro che illegittimamente percepiscono tale sostegno economico;

   in questa caccia ai percettori illegittimi ne stanno facendo le spese i giovani «care leavers», ovvero i ragazzi e le ragazze che, divenuti maggiorenni, escono dalle strutture che li hanno presi in carico e, appena diciottenni, si incamminano – non per scelta, ma perché lo prevede la legge – verso un difficile percorso di autonomia;

   l'Inps, infatti, con messaggio n. 3757 del 14 ottobre 2022, ha comunicato che «...è emerso uno specifico rischio di frode in relazione alle dichiarazioni contenute in DSU da parte di soggetti maggiorenni, di età inferiore ai 26 anni, ai fini del riconoscimento del RdC come nuclei monocomponenti»;

   in base all'articolo 2, comma 5, lettera b) del decreto-legge n. 4 del 2019 «il figlio maggiorenne non convivente con i genitori fa parte del nucleo familiare dei genitori esclusivamente quando è minore di 26 anni, è a loro carico a fini IRPEF, non è coniugato e non ha figli». La presenza congiunta delle condizioni indicate dalla citata norma comporta, quindi, l'impossibilità da parte del richiedente RdC di costituire un nucleo familiare a sé (cosiddetto nucleo monocomponente) ...;

   secondo l'Inps vi sono dei percettori di RdC che hanno dichiarato un nucleo familiare «monocomponente» e che si trovano nelle condizioni di essere in una età compresa tra i 18 e i 26 anni; non essere conviventi con i propri genitori né coniugati; non avere figli e non disporre di un reddito superiore ai 4.000 euro per soggetti minori di 24 anni oppure di un reddito superiore ai 2.840,51 euro per i soggetti tra i 24 e i 26 anni;

   tali condizioni precludono la possibilità di dichiarare un nucleo familiare «monocomponente» a sé, salvo casi del tutto residuali da accertare (che impediscono la piena automazione del controllo e il respingimento automatico della domanda);

   in virtù di tale messaggio l'Inps, dalla rata di ottobre 2022, ha sospeso l'erogazione della prestazione a coloro che si trovano nelle condizioni sopradescritte;

   lo stesso messaggio ammette delle eccezioni in cui il diritto al RdC torna a essere riconosciuto. Tra queste, si legge «la pregressa revoca della potestà dei genitori riguardo ai figli divenuti maggiorenni di età inferiore ai 26 anni; la presenza di un provvedimento di allontanamento dalla residenza familiare ex articolo 333 del codice civile, riferito al figlio richiedente il RdC o ai suoi genitori; se il maggiorenne di età inferiore ai 26 anni risulti orfano di entrambi i genitori (o con genitori sconosciuti, o con un genitore deceduto e l'altro genitore ignoto)». Condizioni, queste, che devono però essere documentate;

   il fatto che le eccezioni per ricevere il RdC devono essere documentate, quando sicuramente le amministrazioni sono a conoscenza della situazione particolare in cui vivono questi ragazzi, non fa altro che riaprire profonde ferite;

   si tratta di ragazzi/e giovanissimi che hanno vissuto anche per molti anni in casa famiglia, in alcuni casi allontanati dalla regione d'origine e oggi chiamati a ripercorrere una storia di sofferenza e a impegnarsi in una ricerca di documenti difficilissima, a volte impossibile, perché alcuni di questi sono secretati;

   si tratta di ragazzi/e che a soli 18 anni, per legge devono uscire dalle strutture e cavarsela da soli. Sono giovani che andrebbero sostenuti e accompagnati in questo percorso e non gravati di ulteriori difficoltà burocratiche;

   non può ricadere su questi giovani il fatto che gli uffici della pubblica amministrazione non comunichino tra loro o non condividano documenti che sono già in loro possesso;

   lo Stato è a conoscenza se un ragazzo è orfano oppure sia stato affidato a una casa-famiglia o se i genitori hanno perso la patria potestà e non devono certo essere questi a dimostrare la loro condizione andando presso gli uffici per procurarsi dei documenti che l'amministrazione ha già in suo possesso ma che non trasmette agli uffici competenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e intenda intervenire urgentemente per ripristinare l'erogazione del RdC a tutti i «care leavers» che ne abbiano diritto senza che questi, ripercorrendo ferite difficili da rimarginare, debbano dimostrare la loro condizione con documenti che di fatto sono già in possesso dell'amministrazione;

   quanti siano ad oggi i «care leavers» che abbiano beneficiato del RdC e a quanti sia stato o sarà revocato sulla base del messaggio n. 3757 del 14 ottobre 2022.
(2-00023) «Ciani, Furfaro».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   grande preoccupazione desta la tenuta occupazionale di 450 lavoratrici e lavoratori alle dipendenze dell'Azienda AlmavivA Contact, nei territori di Catania, Palermo e Napoli, presso la quale sono attualmente impiegati, come consulenti telefonici, nella commessa di pubblica utilità del Ministero della salute che fa riferimento al servizio «1500» potenziato nel periodo di emergenza della pandemia;

   a seguito del calo dei contagi da Covid-19 e di conseguenza, anche dei volumi di chiamate giornaliere su tale servizio, il 24 maggio 2022 AlmavivA Contact ha comunicato il ricorso allo strumento di ammortizzatore sociale (FIS) a partire dal giugno 2022 per le lavoratrici e i lavoratori del servizio «1500», con una percentuale di applicazione pari all'80 per cento che risulta insostenibile e quindi inammissibile perché mette a rischio il sostentamento economico delle lavoratrici e dei lavoratori e preannuncia disagi occupazionali, precarietà e incertezze sul futuro delle famiglie coinvolte;

   giova ricordare che le lavoratrici e i lavoratori impiegati sul servizio di pubblica utilità provengono dalla Commessa Vodafone che insiste sullo stesso sito produttivo da parecchi anni e dalla quale erano stati temporaneamente spostati per fare fronte all'emergenza sanitaria che gravava sul nostro Paese con la finalità di rientrare nei servizi di appartenenza al termine del periodo emergenziale;

   purtroppo, ad oggi, questo non è accaduto e la situazione sta degenerando in preoccupazione e disperazione;

   le organizzazioni sindacali hanno quindi promosso a Catania, il 21 novembre 2022 una importante mobilitazione per rivendicare un intervento urgente da parte del Prefetto sulle istituzioni e sui Ministri competenti sulla questione chiedendo l'immediata attivazione di un Tavolo di confronto che possa scongiurare gli annunciati licenziamenti e che candidano il territorio ad una situazione drammatica priva di prospettive sul futuro delle lavoratrici e dei lavoratori della sede AlmavivA di Catania;

   le Oo.ss. hanno anche proposto e richiesto all'Azienda di procedere con degli spostamenti graduali di un numero congruo di lavoratrici e lavoratori verso il servizio di appartenenza con l'obiettivo di avere una equa rotazione tra tutti e rendere più omogenea la percentuale di ammortizzatore sociale erogata fra tutte le risorse, con lo scopo di socializzare tutti, e non solo alcuni, il sacrificio che impone il momento complicato che stanno attraversando;

   rischia infine di essere fortemente compromesso inoltre il perimetro occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori AlmavivA impiegati nella commessa del Ministero della salute per le ragioni sopra esposte, in assenza di percorsi di riqualificazione professionale, che appare urgente prevedere per l'idoneità di questi lavoratori ad occupare posizioni lavorative di reparti diversi, in cui gli stessi di fatto si sono trovati ad operare precedentemente in azienda –:

   se i Ministri interrogati non ritengano urgente farsi parte attiva nella situazione sopra esposta avviando celermente un confronto costruttivo, mediante l'attivazione di un tavolo di confronto, volto alla salvaguardia dei livelli occupazionali del territori interessati di Catania di Palermo e di Napoli.
(5-00066)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 22, comma 2, lettera b), del decreto-legge n. 115 del 9 agosto 2022, ha equiparato i dottorandi e gli assegnisti di ricerca ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa ai fini della presentazione delle domande per l'ottenimento del beneficio già previsto dall'articolo 32 del decreto-legge n. 50 del 17 maggio 2022;

   i requisiti previsti per l'accesso a tale beneficio sono: la titolarità di una borsa di dottorato ovvero di un assegno di ricerca alla data del 18 maggio 2022, l'iscrizione alla Gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 dell'8 agosto 1995 e l'avere un reddito complessivo derivante da rapporti di lavoro non superiore a 35.000 euro per l'anno 2021;

   tuttavia, stando a quanto risulta all'interrogante, a partire dalla giornata del 17 novembre 2022 molte delle domande presentate, nonostante la rispondenza ai requisiti sopra elencati, sono state respinte con la seguente generica motivazione: «non risulta iscritto alla Gestione separata e/o non risulta essere titolare di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o di dottorando o assegnista di ricerca e/o il reddito derivante dai suddetti rapporti, per l'anno di imposta 2021, risulta superiore a 35.000 euro»;

   si tratta di una motivazione che non tiene in considerazione come siano nelle disponibilità dell'istituto tanto la situazione reddituale dei dottorandi istanti, del resto autocertificata in fase di compilazione della domanda, quanto la loro iscrizione alla Gestione separata, facilmente evincibile dall'estratto conto del montante contributivo reperibile proprio sui portali telematici dell'istituto stesso, i cui funzionari avrebbero avuto l'onere, facilmente esperibile, di verificare, e non già di scaricare tale onere istruttorio agli istanti in sede di riesame delle domande arbitrariamente rigettate –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare affinché siano riesaminate le domande finora pervenute da parte di dottorandi e assegnisti di ricerca, così ovviando all'ingiustificato e ingiustificabile respingimento delle stesse.
(4-00108)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUZZONE, CARLONI, DAVIDE BERGAMINI e PIERRO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di più di 10 mesi dal primo caso – dal 7 gennaio 2022, è stata accertata la presenza della peste suina africana (Psa) nelle popolazioni di cinghiali nei territori delle regioni Piemonte e Liguria –, nelle province di Alessandria, Savona e Genova il contenimento della diffusione della peste suina non sta funzionando come dovrebbe;

   dal primo caso fino ad oggi in tutta la Liguria e il Piemonte su 2.746 cinghiali campionati 189 sono risultati positivi, in particolare, in Piemonte su 1.688 cinghiali campionati 122 sono risultati positivi e nella zona, sempre in Piemonte, di restrizione II, su 387 cinghiali campionati 122 sono risultati positivi mentre nella zona di restrizione II in Liguria su 613 cinghiali rinvenuti 67 sono risultati positivi;

   ad oggi non è stato avviato alcun significativo intervento di depopolamento del cinghiale, unico strumento efficace per eradicare la Psa probabilmente nella vana speranza che i cinghiali, nella zona di restrizione II, morissero da soli per il contagio, invece questi sono addirittura aumentati in seguito alle nuove nascite, contrariamente a quanto auspicato, come dimostrano i dati relativi all'aumento dei danni all'agricoltura e degli incidenti stradali;

   risulta all'interrogante che con un atto amministrativo sia stato previsto per gli esemplari abbattuti nella zona di restrizione II, anche se risultati negativi alle successive analisi, vengano portati agli inceneritori, proibendo in questo modo l'autoconsumo, come avviene per la zona di restrizione I, considerato che non esiste alcuna delimitazione fisica tra i due ambienti;

   tra l'altro, l'articolo 49 del Regolamento di esecuzione (UE) 2021/605 prevede che l'unica precauzione che deve essere osservata è che i cinghiali prelevati non possono essere trasportati o commercializzati al di fuori delle zone I e II, ma non vieta la caccia e l'autoconsumo delle carni dei capi abbattuti, dopo ovviamente il risultato negativo delle analisi;

   con questo atto i cacciatori non hanno alcun interesse e motivo etico ad effettuare gli abbattimenti dei cinghiali, proprio nel momento in cui la stagione venatoria è già aperta, se questi dovranno essere inceneriti anche se negativi alla Psa, portando, quindi, ad un rallentamento del loro contenimento; la diffusione della peste suina africana e il grande rischio di espansione della stessa sono infatti legati prevalentemente al proliferare dei cinghiali, riconosciuti come principali vettori della malattia;

   a parere dell'interrogante, nell'atto di cui sopra non si ravvisa una logica, sanitaria o giuridica per cui nelle zone di restrizione II i capi risultati negativi ai controlli sanitari debbano essere comunque portati all'inceneritore vietando di fatto l'autoconsumo;

   auspicare che la malattia faccia il suo corso e che i cinghiali si persuadano che devono morire, è imprudente e rischioso perché questa inattività dei cacciatori surrettiziamente imposta genererà sempre più danni e maggiori problemi di incolumità pubblica, oltretutto rendendo endemica la malattia sul territorio con tutte le conseguenze, come un aumento e allargamento della diffusione della Psa, e le responsabilità che ne conseguiranno;

   i cacciatori chiedono di poter intervenire per iniziare le operazioni di depopolamento del cinghiale ovviamente con l'autoconsumo degli animali che saranno risultati negativi al virus –:

   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, non intendano chiarire quali debbano essere effettivamente le azioni da mettere in atto al fine di limitare la diffusione della Psa, in quanto bloccare in questo modo le operazioni che consentirebbero il contenimento dell'epidemia comporta un'invasione degli animali e conseguenti danni alle colture delle zone interessate e causerebbe, altresì, un danno enorme in termini sia economici che di sicurezza oltre ad un evidente rischio che la malattia diventi endemica.
(4-00114)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   LA PORTA e ROSCANI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 novembre 2022, a tutti gli studenti dell'ateneo dell'Università degli studi di Firenze, è arrivata una e-mail del sindacato Cgil dall'oggetto «Mobilitazione studentesca 18 novembre: i precari Università a fianco degli studenti», che invitava alla mobilitazione per la manifestazione del 18 novembre 2022, anche chiamata «no Meloni day» –:

   se sia a conoscenza di quanto accaduto e se risulti ciò sia avvenuto anche in altri Atenei italiani;

   se risulti se e per quale motivo l'Università abbia dato alla Cgil accesso agli indirizzi e-mail di tutti gli studenti dell'Università degli studi di Firenze;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di evitare che fatti analoghi abbiano a ripetersi.
(3-00040)

Interrogazione a risposta scritta:


   PASTORINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda del Conservatorio di musica «Santa Cecilia» di Roma è all'attenzione del Parlamento ormai da molti anni;

   un riepilogo della grave situazione registratasi sotto la gestione del direttore eletto nel 2016 è nelle interpellanze del sottoscritto n. 20 e n. 432 della XVIII legislatura;

   sebbene tali atti ispettivi non abbiano ricevuto risposta, gli elementi ivi esposti erano tanto fondati che con decreto del 22 aprile 2022, il Ministro pro tempore Maria Cristina Messa ha commissariato il Conservatorio ai sensi dell'art. 64-bis comma 7, del decreto-legge n. 77 del 2021;

   il decreto di commissariamento è stato preceduto dalla diffida prevista per legge il 3 dicembre 2021 e il 3 gennaio il Conservatorio ha risposto ai rilievi in maniera, a parere dell'interrogante, del tutto inadeguata e contraddittoria;

   tra gli addebiti mossi alla direzione ora rimossa del Conservatorio era l'aver adoperato in modo abusivo il potere disciplinare nei confronti degli studenti;

   era accaduto che il direttore pro tempore, poi rimosso col decreto di commissariamento, aveva irrogato una sanzione disciplinare a uno studente, dopo aver intercettato le sue conversazioni su una piattaforma social, durante un'assemblea studentesca;

   lo studente non solo aveva fatto ricorso al Tar Lazio contro la sanzione ma aveva anche inoltrato un esposto al Garante per la protezione dei dati personali, per illecito trattamento dei suoi dati, tra cui quello biometrico del timbro vocale;

   il 10 novembre 2022, il Garante, dopo un'istruttoria assai approfondita, ha irrogato al Conservatorio una sanzione di ben 6 mila euro per la violazione dei diritti costituzionali dello studente, perpetrata in sfregio al regolamento 2016/679/UE;

   tra gli addebiti mossi alla gestione del Conservatorio in occasione del commissariamento era anche l'amministrazione illegittima delle graduatorie d'istituto, in seguito alla quale diversi lavoratori avevano adito le vie legali risultando vittoriosi. Al riguardo, rispetto alla causa della signora Morsanuto, nella quale il Conservatorio è stato condannato a pagare una somma significativa a titolo di risarcimento, il commissario straordinario risulta aver avviato le procedure per la rivalsa contro il direttore pro tempore –:

   se risulti che il commissario straordinario avvierà l'azione di rivalsa contro il direttore pro tempore anche per la sanzione irrogata dal Garante per i dati personali;

   a che punto sia l'azione di rivalsa per la causa civile persa contro la signora Morsanuto.
(4-00112)

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza urgente Baldino e altri n. 2-00019, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scerra.

  L'interpellanza urgente Appendino e altri n. 2-00020, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scerra.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ubaldo Pagano e altri n. 4-00087, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 novembre 2022, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Braga.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Orlando n. 1-00012, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 11 del 18 novembre 2022.

   La Camera,

   premesso che:

    sono tanti, ancora troppi, i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali e che possono essere considerati lavoratori in situazione di povertà proprio per gli stipendi: sono i cosiddetti «working poors», che anche il reddito di cittadinanza escluderebbe da qualsiasi tipo di aiuto pubblico e che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione;

    come noto, il primo comma dell'articolo 36 della Costituzione dispone che «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

    dopo un lungo processo di valutazione e coinvolgimento delle parti sociali, il 19 ottobre 2022 l'Unione europea ha adottato la direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa a salari minimi adeguati nell'Unione europea;

    i criteri su cui si è informata la nuova disciplina comunitaria sono riconducibili a quattro obiettivi principali: il salario minimo deve sempre garantire un tenore di vita dignitoso; le norme UE rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari; il rafforzamento della contrattazione collettiva nei paesi in cui è coinvolto meno dell'80 per cento dei lavoratori; il diritto di ricorso per i lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacalisti in caso di violazione delle norme;

    nel quarto punto del preambolo della suddetta direttiva, si ricorda che la Carta europea sociale (Esc) «Riconosce il diritto di tutti i lavoratori a un'equa remunerazione sufficiente per un tenore di vita dignitoso per sé e per le proprie famiglie. Riconosce inoltre il ruolo dei contratti collettivi liberamente conclusi, nonché dei meccanismi legali di fissazione del salario minimo, per garantire l'effettivo esercizio di tale diritto, il diritto di tutti i lavoratori e datori di lavoro di organizzarsi in organizzazioni locali, nazionali e internazionali per la protezione dei loro interessi economici e sociali e il diritto alla contrattazione collettiva.»;

    nel successivo punto 7 del preambolo si ribadisce il principio in base al quale «Migliori condizioni di vita e di lavoro, anche grazie a salari minimi adeguati, vanno a beneficio dei lavoratori e delle imprese dell'Unione, nonché della società e dell'economia in generale, e sono un prerequisito per il conseguimento di una crescita equa, inclusiva e sostenibile. Affrontare le grandi differenze nella copertura e nell'adeguatezza della tutela del salario minimo contribuisce a migliorare l'equità del mercato del lavoro dell'Unione, a prevenire e ridurre le disparità salariali e sociali e a promuovere il progresso economico e sociale e la convergenza verso l'alto. La concorrenza nel mercato interno dovrebbe basarsi su norme sociali elevate, tra cui un livello elevato di protezione dei lavoratori e la creazione di posti di lavoro di qualità, nonché sull'innovazione e sul miglioramento della produttività, garantendo nel contempo condizioni di parità.»;

    nell'Unione europea il salario minimo legale è in vigore in grandi Paesi come Francia e Germania e sono soltanto cinque gli Stati, oltre all'Italia, dove non è previsto;

    come evidenziato anche nell'ultimo Rapporto Inapp 2022, l'Italia è l'unico Paese dell'area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento. Si tratta di un andamento composto, infatti nella decade 1990-2000 e in quella 2000- 2010 i salari in Italia sono cresciuti, seppure con una dinamica piatta, rispettivamente dello 0,7 per cento e del 5,2 per cento. L'ultima decade 2010-2020 è stata quella maggiormente negativa con una caduta del -8,3 per cento. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi Ocse e la crescita dei salari in Italia progressivamente dal -14,6 per cento (1990-2000), al -15,1 per cento (2000-2010) e, infine, al -19,6 per cento (2010-2020. Allo stesso tempo, questi valori si sono accompagnati ad un andamento della produttività del lavoro che, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell'area, è comunque cresciuta più dei salari, quindi non solo la sua dinamica è stata contenuta, ma non sembrano nemmeno aver funzionato i meccanismi di aggancio dei livelli salariali alla performance del lavoro;

    oltre alla ordinaria dinamica delle retribuzioni che ha determinato questi andamenti, uno dei fattori che influiscono sul fenomeno dei working poor è certamente originato dall'ampliarsi dei rapporti di lavoro atipici e, come evidenziato dal rapporto annuale Istat (2020), dalla larga diffusione del lavoro part-time e, in particolare, di quello involontario che si accompagna a un'elevata marginalità dell'occupazione;

    ai sensi della richiamata direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio si individua la contrattazione collettiva quale strumento centrale per la tutela dei diritti salariali dei lavoratori, tanto da individuare la soglia dell'80 per cento del tasso di copertura della medesima contrattazione collettiva quale limite minimo, al di sotto del quale gli Stati membri sono tenuti ad adottare un piano d'azione con un calendario chiaro e misure concrete per aumentare progressivamente il tasso di copertura della contrattazione collettiva;

    parimenti, il legislatore comunitario con la citata direttiva individua degli impegni specifici per gli Stati membri quali l'adozione di misure: che garantiscano l'accesso effettivo dei lavoratori al salario minimo legale (articolo 8); per garantire che, nell'aggiudicazione e nell'esecuzione di appalti pubblici o contratti di concessione, gli operatori economici e i loro subappaltatori rispettino con gli obblighi applicabili in materia di salari, diritto di organizzazione e contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari (articolo 9); per garantire la raccolta dei dati per monitorare la tutela del salario minimo (articolo 10); per assicurare le informazioni relative ai salari minimi legali e alla protezione dei salari minimi prevista dai contratti collettivi universalmente applicabili (articolo 11); per prevedere il diritto al risarcimento e la protezione contro trattamenti o conseguenze sfavorevoli (articolo 12); per la definizione di appropriate sanzioni applicabili alle violazioni dei diritti e degli obblighi in materia di retribuzioni (articolo 13);

    in coerenza con le suddette finalità, nel pieno rispetto del ruolo della contrattazione collettiva e con la tradizione delle relazioni industriali del nostro Paese, il riferimento per la definizione delle retribuzione minima applicabile ai lavoratori del settore privato dovrà coincidere con il valore del trattamento economico complessivo stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro stipulato dalle associazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;

    corollario fondamentale per delineare un quadro certo di regole in materia di individuazione dei livelli minimi retributivi, in coerenza con i princìpi costituzionali e comunitari, è quello legato alla definizione e alla disciplina della misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali, scongiurando il dumping salariale generato dai cosiddetti «contratti pirata»;

    secondo l'ultimo report del Cnel, a giugno si contavano in Italia addirittura 985 contratti nazionali vigenti (compresi quelli del settore pubblico), di cui più di metà scaduti da anni. Di questi, tuttavia, soltanto 60 sono riferibili a circa il 90 per cento dei lavoratori dipendenti,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, per dare piena e tempestiva attuazione ai principi e alle finalità della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, con particolare riguardo:

  a) alla definizione della retribuzione minima legale, da far coincidere con il complessivo trattamento economico non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, da applicare a tutti i lavoratori del settore di riferimento, ovunque impiegati nel territorio nazionale, prevedendo in ogni caso che, anche alla luce dei parametri europei e del dettato costituzionale, il trattamento economico corrisposto ai lavoratori non possa essere inferiore a 9,50 euro all'ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali;

  b) alla predisposizione di misure che favoriscano l'estensione della contrattazione collettiva ai settori ancora non coperti, prevedendo procedure amministrative che, attraverso il pieno coinvolgimento delle parti sociali e del Cnel in apposite sedi tecniche, individuino, nelle more, soglie minime di retribuzioni applicabili;

  c) alla previsione di chiare disposizioni volte ad assicurare che l'applicazione dei contratti collettivi sottoscritti dalle associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale sia condizione per poter intrattenere rapporti economici con le pubbliche amministrazioni, nonché per accedere ai benefici di legge previsti dal nostro ordinamento;

  d) alla definizione di misure che assicurino il diritto al risarcimento e la protezione contro trattamenti o conseguenze sfavorevoli sul piano salariale, nonché per l'applicazione di appropriate sanzioni in caso di violazioni dei diritti e degli obblighi in materia di retribuzioni;

2) a favorire, per quanto di competenza, la definizione di una disciplina legislativa della misurazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali;

3) ad informare costantemente il Parlamento in merito alle misure adottate in materia di applicazione dei salari minimi legali e di applicazione dei contratti collettivi stipulati dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
(1-00012) (Nuova formulazione) «Orlando, Serracchiani, Provenzano, Laus, Fossi, Gribaudo, Sarracino, Scotto, Amendola, Ascani, Bakkali, Berruto, Boldrini, Bonafè, Braga, Casu, Ciani, Cuperlo, D'Alfonso, De Luca, De Maria, Di Sanzo, Ferrari, Forattini, Furfaro, Ghio, Girelli, Gnassi, Guerra, Lai, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Toni Ricciardi, Roggiani, Andrea Rossi, Scarpa, Schlein, Simiani, Tabacci, Vaccari».