Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 7 novembre 2022

ATTI DI INDIRIZZO

TESTO AGGIORNATO ALL'8 NOVEMBRE 2022

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da Covid-19 ha aggravato un'emergenza abitativa cresciuta enormemente negli anni della crisi economica coinvolgendo fasce sempre più ampie di popolazione. Molte persone in Italia sono prive di una soluzione abitativa adeguata, molti sono i giovani che non riescono ad avere accesso ad abitazioni a canoni compatibili con l'ammontare del loro reddito, molte persone, tra cui bambini e ragazzi, vivono in case sovraffollate ed energicamente inefficienti;

    le diseguaglianze presenti sono bene evidenziate dai dati del Forum disuguaglianze e diversità: le stime pre-Covid, oggi certamente peggiorate, indicano in 650 mila le domande di alloggi Erp in attesa nelle graduatorie dei comuni, in 100 mila le nuove unità di edilizia sociale necessarie a corrispondere al fabbisogno. Sono 50 mila le sentenze di sfratto, con un aumento del 57 per cento in 10 anni (dal 2006 al 2016), di cui la quota di quelli per morosità incolpevole è passata dal 75 all'89 per cento. Il tasso di sovraffollamento delle abitazioni, misurato a livello europeo, è fra 2 e 3 volte quello dei principali paesi UE-15 e presenta un grave divario Nord-Sud. Le famiglie in condizioni di povertà energetica rappresentano l'8,8 per cento del totale, con una forte varianza territoriale, demografica e di genere, che vede maggiormente colpito il Mezzogiorno e più vulnerabili le famiglie più numerose, quelle il cui capofamiglia è relativamente più giovane (sino a 35 anni) e le donne. Quasi 300 mila persone sono a rischio di perdita dell'abitazione per alluvioni o eventi idrogeologici; mentre 21 milioni di persone vivono in aree a elevato rischio sismico spesso con abitazioni inadatte a reggere il rischio. Nelle aree più disagiate, si stima in circa 80 mila alloggi il patrimonio pubblico e privato che richiede interventi per la riqualificazione e successiva assegnazione a coloro che ne abbiano bisogno;

    in questo contesto, l'altra urgenza, quella climatica, si intreccia con il tema della rigenerazione delle città e del patrimonio residenziale esistente, con la necessità di dare una risposta al fenomeno crescente della povertà energetica e di contenere l'aumento delle bollette aggravato dall'aumento dei costi dell'energia e del gas, che rischiano di colpire soprattutto le fasce sociali più deboli, che vivono in case vecchie, sovraffollate, inefficienti dal punto di vista energetico e insicure da quello sismico;

    esiste una domanda ancora molto forte nel nostro Paese di edilizia residenziale pubblica, necessaria per dare risposta alle situazioni di disagio più gravi, dove l'impossibilità di avere una casa si somma spesso a situazioni di difficoltà economica, mancanza di occupazione, emarginazione sociale, povertà alimentare e educativa; ma esiste anche una domanda di edilizia sociale per categorie sociali che proprio in assenza di un ancoraggio abitativo rischiano di scivolare in un'area di povertà più acuta o di vedersi precluse possibilità di realizzazione;

    l'obiettivo di una casa dignitosa, sicura e socievole è quindi un tassello imprescindibile per uno sviluppo più equo e che sani disuguaglianze non più accettabili, per riqualificare le periferie, offrire prospettive di autonomia ai giovani, assicurare una vita dignitosa agli anziani, costruire un rapporto migliore tra cittadini e istituzioni;

    per far fronte all'emergenza, nel corso della XVIII Legislatura sono state adottate varie misure tra le quali si citano alcune forme di esenzione dall'imposta di registro e dalle imposte ipotecaria e catastale per l'acquisto della prima casa per i giovani sotto i trentasei anni di età (articolo 64, decreto-legge n. 73 del 2021), l'incremento della dotazione del Fondo di garanzia per la prima casa per l'anno 2022 di ulteriori 242 milioni di euro (articolo 1, comma 152 della legge n. 234 del 2021), il bonus affitto per i giovani (articolo 1, comma 155, legge di bilancio 2022, legge n. 234 del 2021), la proroga fino al 31 dicembre 2022 (articolo 40-ter del decreto-legge n. 41 del 2021) delle agevolazioni per la rinegoziazione di mutui ipotecari per l'acquisto «prima casa», oggetto di procedure esecutive, il rafforzamento del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione con un incremento di risorse di 160 milioni di euro per l'anno 2020 (articolo 29, del decreto-legge n. 34 del 2020) e di ulteriori 160 milioni per l'anno 2021 (articolo 11, legge di bilancio 2021 legge n. 178 del 2020), l'incremento del Fondo inquilini morosi incolpevoli, che prevede che le risorse possano essere utilizzate nei comuni ad alta tensione abitativa che abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative, per l'erogazione di contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli; da ultimo l'articolo 37 del cosiddetto decreto «aiuti» (decreto-legge n. 50 del 2022) assegna al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, di cui all'articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, una dotazione di 100 milioni di euro per il 2022;

    in tema di sfratti, in considerazione dell'emergenza sanitaria da Covid-19 sono state adottate misure straordinarie, derogatorie delle vigenti normative nell'ambito delle locazioni uso abitativo e, contestualmente, in considerazione delle suddette misure, è stata prevista l'esenzione totale dell'Imu 2021 per i proprietari che possiedono immobili concessi in locazione su cui gravano procedimenti di sfratti sospesi a causa dell'emergenza Covid (articolo 4-ter, del decreto-legge n. 73 del 2021);

    anche il Pnrr contiene misure rilevanti che possono concorrere a dare una risposta al bisogno abitativo; il rifinanziamento con 14 miliardi del superbonus per la riqualificazione del patrimonio abitativo esistente; il Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare (PinQua); i Piani urbani integrati dedicati alle città metropolitane, finanziati con lo strumento del Fondo dei fondi gestito dalla Bei, per la rigenerazione urbana finalizzata a promuovere l'inclusione sociale e combattere le forme di vulnerabilità, attivando risorse e finanziamenti privati;

    la questione abitativa si incrocia anche con il tema strategico della rigenerazione integrata dei quartieri di edilizia residenziale pubblica (Erp), dove per affrontare il grave problema dell'emarginazione sociale e garantire condizioni di vita dignitose e sicure risulta prioritario raggiungere i segmenti obiettivi: l'aumento della disponibilità di alloggi attraverso il recupero del patrimonio inutilizzato, la sostenibilità finanziaria degli interventi di recupero e gestione dell'edilizia pubblica, la riqualificazione integrata degli edifici e dello spazio pubblico con particolare attenzione alla mobilità dolce, alla dotazione di verde pubblico e all'incremento della permeabilità dei suoli, la dotazione di servizi pubblici di qualità e alti standard ambientali. Lo stesso vale per le operazioni, vere, di social housing che si stanno sviluppando nelle città, riqualificando parti di città, senza comportare nuovo spreco di suolo ma rigenerando aree dismesse e degradate, a volte anche simbolicamente rilevanti come le aree sottratte alla criminalità organizzata, spesso attraverso l'apporto della cooperazione e la realizzazione di obiettivi di miglioramento ambientale e sociale che si estendono al quartiere, rafforzando quel welfare di comunità che è sempre più parte integrante delle politiche per l'abitare;

    in tale contesto le comunità energetiche rappresentano oggi una grande opportunità permettendo ai cittadini di essere consumatori dell'energia da loro autoprodotta, contribuendo alla riqualificazione diffusa del patrimonio edilizio esistente e contrastando situazioni di povertà energetica. Anche per questo è fondamentale che strumenti come i bonus edilizi siano dispiegati pienamente in operazioni, di questo tipo, garantendo la giusta durata temporale e la necessità primaria di perseguire finalità ambientali e sociali. Occorre pertanto valorizzare azioni di riqualificazione edilizia che puntino a prestazioni energetiche avanzate, criteri ambientali minimi nelle costruzioni, legalità e sicurezza nei cantieri per concorrere anche a un'evoluzione virtuosa del settore delle costruzioni;

    secondo gli ultimi dati Istat, quindi pre-pandemia, in Italia, il livello di urbanizzazione nel 2011 è pari al 6,7 per cento dell'intero territorio nazionale e in dieci anni la variazione della superficie delle località su base nazionale è stata dell'8,7 per cento, pari ad oltre 1.600 chilometri quadrati. Inoltre, in molti dei principali centri urbani, il suolo urbanizzato è cresciuto a tal punto da saturare lo spazio disponibile per i nuovi insediamenti che, invece, si diffondono nei territori immediatamente circostanti dei comuni di prima e seconda corona. Per quanto riguarda il periodo post-pandemia, da una prima analisi degli ultimi dati Istat su base comunale relativi ai saldo migratorio interno, cioè ai trasferimenti di residenza da e per un altro comune in rapporto alla popolazione residente, sembrerebbe emergere una fotografia che mette in luce un movimento di allontanamento dalle grandi città verso centri minori ma ben collegati, di cui ancora non si conosce il carattere strutturale o contingente;

    la pandemia, durante la quale sono aumentate le richieste di più elevati standard edilizi abitativi e lavorativi, ha inoltre fatto emergere quanto sia ancor più complesso coniugare la crescita delle città, con il contenimento del consumo di suolo fisso all'obiettivo finale del consumo 0 per il 2050;

    sempre citando il rapporto Istat del 2017, gli attuali studi sulle città europee sono ormai concordi nel considerare finito il periodo dell'espansione urbana, sostenendo la necessità di un nuovo approccio orientato alla densificazione (o ridensificazione) e al recupero di aree urbane non utilizzate o male utilizzate, senza prevedere ulteriore consumo di suolo. Nonostante queste indicazioni e la consapevolezza che il continuo incremento di territorio reso edificabile comporti costi ingenti per la collettività e un forte impatto sulla qualità dell'ambiente, lo sprawl (descritto dall'Agenzia europea dell'ambiente come un modello fisico di espansione a bassa densità delle grandi aree urbane a scapito delle aree agricole e uso misto del territorio e delle periferie, con rischio di innalzamento delle spese pubbliche per la fornitura di servizi e un maggior utilizzo di mezzi privati) si è progressivamente andato affermando come forma di urbanizzazione prevalente in Italia, amplificando il consumo del suolo (Istat 2016) potenzialmente destinabile ad altri usi o con diversa vocazione;

    si rende quindi necessario attivare risorse, nazionali e europee, per mettere in campo una nuova stagione delle politiche abitative con strumenti e soluzioni adeguate alla natura del bisogno emergente, con una visione di sistema e una forte assunzione di responsabilità pubblica nel costruire risposte organiche, capaci di corrispondere non solo al bisogno «fisico» di casa ma insieme a quello di inclusione sociale, emancipazione dei soggetti fragili, creazione di welfare di comunità radicato sul territorio e contribuire alla grande sfida della sostenibilità ambientale;

    emerge inoltre la necessità di migliorare gli strumenti necessari a far incrociare domanda e offerta di case, in grado di rispondere a un bisogno molto articolato e certamente anche molto diverso dal passato; occorre aumentare la disponibilità di alloggi a canone sociale, affrontare nell'immediato l'emergenza abitativa e la graduazione degli sfratti, coniugando le legittime esigenze dei proprietari, specie quelli piccoli che dall'affitto di una casa di proprietà traggono una parte di reddito fondamentale per il sostentamento della propria famiglia, con un bisogno di case in affitto a prezzi accessibili, anche attraverso strumenti efficaci di sostegno alla locazione per gli inquilini, rifinanziare i fondi dedicati e intervenendo sui meccanismi di trasferimento e assegnazione della risorse stanziate; sviluppare soluzioni di cohousing e di collaborazione intergenerazionale, strumenti di incentivazione all'utilizzo del patrimonio abitativo privato, che rappresenta la stragrande maggioranza nel nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad individuare nel prossimo disegno di legge di bilancio risorse adeguate da destinare al rifinanziamento del Fondo per il sostegno all'affitto e del Fondo per la morosità incolpevole per sostenere la locazione dei soggetti in condizioni di particolare difficoltà;

2) ad adottare e promuovere politiche organiche per la casa, sostenute da adeguate risorse pluriennali e strumenti atti al perseguimento dell'obiettivo di attuazione di un piano di edilizia residenziale pubblica (Erp), al fine di incrementare significativamente l'offerta di alloggi a canone sociale;

3) ad adottare iniziative al fine di prevedere un sostegno diretto agli enti pubblici, anche attraverso una revisione dell'attuale regime di tassazione che equipara il patrimonio Erp all'edilizia privata, nonché la possibilità di attrarre investimenti privati mediante incentivi e semplificazioni per promuovere specifici programmi di rigenerazione urbana, anche con interventi complessi di demolizione e ricostruzione che privilegino interventi di densificazione urbana per il miglioramento dei servizi pubblici allo scopo di perseguire il «saldo zero» del consumo di suolo, la possibilità di cessione agli enti locali di una quota dei nuovi alloggi, proporzionale agli incentivi goduti, finalizzata al soddisfacimento della domanda abitativa debole e alla coesione sociale;

4) a promuovere il coordinamento dei livelli territoriali coinvolti (Stato, regioni, comuni) per rigenerare il patrimonio pubblico dismesso e le aree demaniali ormai privi delle funzioni originarie e, in alcuni casi, giunti ad uno stato di degrado o di abbandono;

5) ad adottare iniziative idonee in materia di locazione abitativa, sia in termini di incentivi e aiuti ai locatari, sia di ristoro ai proprietari che accettino di rinegoziare i canoni e di accompagnare con misure adeguate l'esecuzione dello sfratto, anche garantendo il passaggio da casa a casa alle famiglie sfrattate;

6) a promuovere la sottoscrizione di appositi protocolli di programmazione delle esecuzioni degli sfratti, mediante l'istituzione di cabine di regia territoriali coordinate dalle prefetture che permettano e facilitino la gradualità delle esecuzioni al fine di contenere l'emergenza ed evitare conflitti sociali;

7) ad adottare iniziative al fine di prevedere incentivi fiscali per la rinegoziazione dei canoni di locazione ed una loro diminuzione per prevenire le difficoltà e criticità che provocano la morosità incolpevole, nonché l'introduzione di norme, anche procedurali, che prevedano esplicitamente la rinegoziazione dei canoni d'affitto in presenza di determinati elementi oggettivi e soggettivi, che possano essere valutati dal giudice in sede di contenzioso;

8) ad adottare iniziative al fine di prevedere la riduzione dal 10 per cento al 4 per cento dell'Iva applicata sui canoni di locazione di edilizia convenzionata o in qualsiasi modo agevolata;

9) ad adottare iniziative al fine di prevedere un'estensione e un ulteriore rafforzamento delle misure di sostegno all'acquisto della prima casa e della detrazione sui canoni pagati dagli inquilini con redditi inferiori ai 30 mila euro ampliando la misura oggi prevista solo per i giovani under 31;

10) a istituire una banca dati del patrimonio alloggiativo degradato pubblico e privato, da finalizzare ad un uso in tempi brevi per le gravi emergenze alloggiative con particolare riferimento alle disponibilità immediata degli enti previdenziali e degli altri enti pubblici o con forme di partecipazione, controllo pubblico o vigilanza pubblica, anche sostenendo l'azione dei comuni per l'affitto o acquisto di alloggi da assegnare prioritariamente ai soggetti, colpiti da provvedimenti di sfratto sulla base di una graduatoria definita dall'indicatore della situazione economica (Isee);

11) ad adottare iniziative per prevedere una revisione del regime della cedolare secca prevista per contratti di locazione a canone libero, al fine di assicurare che il beneficio fiscale riconosciuto al proprietario si traduca in una effettiva sostenibilità della locazione da parte dell'inquilino;

12) a monitorare e sostenere l'utilizzo del superbonus 110 per cento e degli altri incentivi fiscali da parte degli enti proprietari e di gestione dell'edilizia residenziale pubblica, valutando l'opportunità di una proroga dei termini per la realizzazione degli interventi, e prevedendo, una stabilizzazione degli incentivi fiscali, anche in misura ridotta, al fine di consentire la programmazione di investimenti di riqualificazione energetica sul patrimonio abitativo pubblico e privato;

13) a sostenere lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e solidali, anche attraverso la rapida emanazione dei provvedimenti attuativi previsti dalla legislazione vigente, come strumento di contrasto ai crescenti fenomeni di povertà energetica;

14) ad adottare iniziative al fine di prevedere la revisione della disciplina delle locazioni brevi di tipo turistico al fine di contrastare lo spopolamento dei centri storici delle città d'arte affetti dalla sregolata trasformazione del patrimonio residenziale in alloggi turistici, anche attraverso il conferimento di nuovi poteri ai sindaci così da valorizzare il patrimonio artistico e culturale e salvaguardare l'assetto urbanistico delle città;

15) a sostenere l'azione dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa (Osca) di cui all'articolo 12 della legge n. 431 del 1998, recentemente istituito dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.
(1-00003) «Braga, Serracchiani, Provenzano, Morassut, Fornaro, Roggiani, Ferrari, Vaccari, Malavasi, Scarpa, Carè, Amendola, Simiani, Gribaudo, Manzi, Furfaro, Ciani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la Corte costituzionale, con la sentenza n. 253 del 2019, seguendo l'impostazione di quanto già affermato dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo nella sentenza 13 giugno 2019, Viola contro Italia, in materia di concessione dei permessi premio, ha dichiarato incostituzionale l'articolo 4-bis, comma 1, della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di ordinamento penitenziario, nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l'attualità della partecipazione all'associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo, con la conseguenza, quindi, che i capi mafiosi, condannati all'ergastolo per stragi e omicidi, potranno ottenere permessi premio, anche se non collaborano con la giustizia;

   con la sentenza della Corte costituzionale, in particolare, la pericolosità dei condannati all'ergastolo ostativo non è più presunta dalla legge, ma è verificata, caso per caso, dai magistrati di sorveglianza, come avviene per tutti gli altri detenuti;

   la presunzione assoluta di pericolosità del soggetto condannato per taluno dei reati di cui all'articolo 4-bis O.P., che ha contribuito al contrasto delle organizzazioni mafiose e ha contraddistinto il nostro ordinamento penitenziario, aveva come conseguenza la subordinazione della concessione di qualsiasi beneficio penitenziario e della liberazione condizionale, alla volontà da parte del detenuto per reati di mafia e di particolare gravità sociale, di collaborare con l'autorità giudiziaria. Tale impostazione era giustificata dalla consapevolezza che il vincolo associativo alle organizzazioni di stampo mafioso è perpetuo e si interrompe solo in caso di morte o attraverso l'istituto della collaborazione con la giustizia, a parte i casi, debitamente stabiliti, di collaborazione inesigibile, impossibile o oggettivamente irrilevante;

   l'11 maggio 2021, la stessa Corte costituzionale, con l'ordinanza n. 97, si è pronunciata, peraltro, sul ricorso della I sezione penale della Corte di cassazione circa l'esclusione dalla liberazione condizionale, in assenza di collaborazione con la giustizia, per i condannati per reati di mafia. Si tratta di una pronuncia assai delicata, con evidenti risvolti nell'ambito dell'ordine pubblico e della sicurezza;

   la medesima ordinanza n. 97 aveva disposto la trattazione delle questioni sollevate dalla Corte di cassazione, prima sezione penale, alla data del 10 maggio 2022, lasciando al Parlamento un congruo tempo per affrontare la materia;

   il 10 maggio 2022, la Corte costituzionale ha disposto il rinvio della trattazione all'udienza pubblica in materia di ergastolo ostativo al prossimo 8 novembre 2022;

   l'istanza di rinvio è stata presentata dalla Presidenza del Consiglio per il tramite dell'Avvocatura dello Stato – accolta dalla medesima Corte – in considerazione dello stato dell'iter del lavori parlamentari, al fine di consentire al Parlamento di completare i propri lavori;

   come noto, con il decreto del Presidente della Repubblica 21 luglio 2022, n. 96, ha avuto luogo lo scioglimento delle Camere riconvocate, per la prima seduta, il 13 ottobre 2022;

   dunque, sotto un profilo oggettivo, non vi è stata la possibilità di concludere l'iter normativo – intrapreso con una proposta di legge depositata dal Gruppo Parlamentare «MoVimento 5 Stelle» – riferito ad una disciplina particolarmente delicata e di rilevantissimo impatto sociale;

   il Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua dichiarazione programmatica, resa alle Camere il 25 e 26 ottobre 2022, ha affermato: «Spero che si possa lavorare insieme nei prossimi giorni [...] per impedire che venga meno uno degli istituti che sono stati più efficaci contro la mafia, che è il carcere ostativo» –:

   se il Governo non intenda, con somma urgenza, attivare l'Avvocatura Generale dello Stato, al fine di procedere alla richiesta di un ulteriore rinvio dell'udienza in seno alla Corte costituzionale, per consentire al Parlamento di procedere ad un intervento normativo, in tempi contenuti, anche in considerazione dell'iter normativo già affrontato nella XVIII legislatura.
(2-00003) «Cafiero De Raho, Conte, Aiello, Ascari, Baldino, D'Orso, Giuliano, Pellegrini, Scutellà».

Interrogazione a risposta orale:


   APPENDINO, BALDINO, AIELLO, ASCARI, BRUNO, CARAMIELLO, CARMINA, CAROTENUTO, CASO, CHERCHI, SERGIO COSTA, DONNO, D'ORSO, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, PAVANELLI, PENZA, QUARTINI, SCUTELLÀ, SPORTIELLO, TORTO, AMATO, GIULIANO e PELLEGRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane ha avuto grande rilevanza, nelle sedi istituzionali e sui media, il caso dell'associazione «Crescere Insieme», attiva da 37 anni nel quartiere Mirafiori Sud, a Torino, che opera nell'ambito del settore sociosanitario, costituitasi nel 1985 per iniziativa di un gruppo di volontari. L'associazione ha sempre posto particolare attenzione ad adulti in difficoltà, minori e famiglie, rispondendo alle problematiche con progetti finalizzati al benessere delle persone, al raggiungimento di un'autonomia individuale e operando in modo che maturassero una propria responsabilità al fine di non ricadere nel circuito assistenziale;

   in particolare, la struttura ospita due nuclei, con otto bambini in tutto, e tra le altre attività che svolge rivestono particolare rilevanza la distribuzione di pacchi alimentari a 240 persone nel quartiere, la presenza di un centro d'ascolto e i laboratori per bambini. Nonostante fino a ora l'associazione sia riuscita sostenere lo svolgimento delle sue attività, risulta evidente che, al momento, le previsioni di spesa superino di gran lunga quelle di entrata, mettendo il centro in forte difficoltà economica e a rischio di chiusura;

   la situazione descritta non è un caso isolato, accomuna migliaia di associazioni del terzo settore che svolgono nel nostro Paese una funzione di estrema importanza per la tenuta sociale. Si tratta di realtà che hanno sottoscritto progetti in tempi in cui non era possibile prevedere i rincari di materie prime, segnatamente quelle energetiche;

   il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, recante ulteriori misure urgenti in materia di politica energetica nazionale, produttività delle imprese, politiche sociali e per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – all'esame della Camera dei deputati – all'articolo 8, comma 2, dispone un contributo straordinario di 120 milioni di euro per l'anno 2022 al fine di ristorare parzialmente i costi sostenuti per l'energia elettrica e termica, nel terzo e quarto trimestre 2022, dagli enti del terzo settore, le associazioni di promozione sociale e le organizzazioni non lucrative di utilità sociale. Il contributo straordinario è calcolato in proporzione ai costi sostenuti nell'analogo periodo del 2021. Alla emanazione del decreto-legge doveva seguire, entro 30 giorni, un ulteriore decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a specificare criteri e termini per la presentazione delle 4 istanze;

   non risulta agli agli interroganti, l'emanazione del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nonostante la sua oggettiva e rilevante urgenza –:

   quali siano le tempistiche necessarie per la sua emanazione, affinché le associazioni in premessa possano presentare le richieste e beneficiare del contributo in tempi brevi;

   se si intenda altresì, a fronte del perdurante rincaro delle materie energetiche, in un contesto di elevata inflazione, adottare le iniziative di competenza affinché si preveda, nell'ambito della prossima legge di bilancio, un intervento di sostegno a carattere strutturale, alla luce del ruolo fondamentale che esercitano queste realtà.
(3-00005)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2 e il 3 ottobre 2020 il Piemonte è stato interessato da precipitazioni eccezionali per intensità che hanno interessato l'intera regione, con particolare insistenza nelle zone dell'alta val Tanaro, biellese, vercellese e nel verbano. Le precipitazioni, pari a circa la metà della pioggia media di un anno, dalla montagna sono scese a valle con forza dirompente. Di conseguenza i fiumi Tanaro, Sesia, Vermegnana e numerosi torrenti in una piena improvvisa, hanno portato giù a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane, ed edifici e strade portati via dall'acqua;

   i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza, poi riconosciuto, e l'attivazione di tutte le procedure e dei lavori connessi alla fase emergenziale; con la legge di bilancio 2021, legge n. 178 del 30 dicembre 2020, è stata autorizzata la spesa di 100 milioni di euro al fine di fare fronte ai danni causati dagli eventi alluvionali verificatisi negli anni 2019-2020, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1;

   la norma approvata ha previsto di destinare i suddetti fondi alla realizzazione degli interventi urgenti e alla ricognizione dei fabbisogni e, a tal fine, ha istituito un fondo presso il Dipartimento della protezione civile;

   la prima stima dei danni causati dall'alluvione in Piemonte ammontava a oltre 230 milioni di euro, cifra successivamente largamente integrata;

   la situazione delle infrastrutture pubbliche, in particolare di strade e ponti, colpite dall'alluvione 2020 in Piemonte è ancora fortemente critica –:

   quanta parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021 per gli eventi alluvionali degli anni 2019 e 2020 sia stata erogata alla regione Piemonte, sulla base della stima definitiva dei danni pervenuta al Governo.
(5-00010)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 534, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024» si dispone l'assegnazione di contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana;

   il successivo comma 535 ha disposto per l'annualità 2022 che potessero presentare istanza i comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, presentino una popolazione superiore a 15.000 abitanti, o i comuni che non risultassero beneficiari delle risorse attribuite con il decreto interministeriale del 30 dicembre 2021;

   con decreto del Ministro dell'interno del 21 febbraio 2022 sono state definite le modalità di presentazione delle richieste di contributi ai comuni per annualità 2022;

   con decreto del capo del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, di concerto con il capo del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, del 19 ottobre 2022 è stato pubblicato l'elenco dei comuni beneficiari;

   da tale elenco risultano essere esclusi totalmente i comuni della Sardegna che hanno presentato istanza;

   la regione Sardegna presenta un numero di comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti pari a 361 (il 97,8 per cento del totale); di questi 350 hanno presentato istanza;

   le cause dell'esclusione sono da ricercare nel criterio di assegnazione di tali contributi basato sull'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), indicatore che oltre a risultare anacronistico risulta punitivo verso la Sardegna, e non solo;

   la regione Sardegna ha avviato nel tempo importanti e forti azioni di lotta allo spopolamento che sarebbero stati certamente rinforzati da progetti di rigenerazione urbana, atti anche a contrastare la crescente marginalizzazione sociale e disagio sociale, se accolti;

   già nella XVIII legislatura attraverso atti di sindacato ispettivo era stato richiesto un intervento, anche normativo, che potesse garantire una ripartizione delle risorse più proporzionato e non tendesse a escludere interi territori, e talvolta intere regioni d'Italia –:

   se il Governo intenda adottare ogni iniziativa utile e opportuna, anche di carattere normativo, al fine di contemplare la presenza anche dei progetti degli enti locali sardi, garantendo in tal modo una più equa distribuzione e la necessaria rappresentanza della regione Sardegna tra i beneficiari.
(4-00035)


   ZIELLO, BARABOTTI, BILLI, MONTEMAGNI e NISINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo bando in merito alla rigenerazione urbana, a norma dell'articolo 1, comma 42-43, legge n. 160 del 2019, che ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l'assegnazione di contributi ai comuni per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, mentre con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021 sono stati fissati i criteri di assegnazione delle risorse, ha creato non poche delusioni tra i comuni del centro nord;

   nello specifico, nessuno dei 300 progetti presentati dai Comuni toscani sotto i 15mila abitanti è stato accettato; tra quelli che contano più progetti inseriti nella graduatoria ci sono Aulla e Campagnatico, con undici a testa, seguiti da Castagneto Carducci con nove e Barberino Tavarnelle con cinque;

   la criticità, oramai nota e in più occasioni evidenziata dalla Lega per Salvini Premier, scaturisce dall'indice di vulnerabilità sociale e materiale (Ivsm), utilizzato quale criterio per l'individuazione dei comuni beneficiari del contributo; in proposito, si ricorda, per l'appunto, gli atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati la scorsa legislatura (il question-time n. 3-02713 e la mozione n. 1-00569 Molinari e altri, approvata), con i quali si era sottolineata l'inadeguatezza dell'Ivsm e si era impegnato l'allora Governo ad adottare tutte le opportune iniziative di competenza volte a «garantire il finanziamento di tutti i progetti che abbiano superato il vaglio di ammissibilità» e «a migliorare e integrare l'indice di vulnerabilità sodale e materiale (Ivsm) con parametri territorialmente idonei a garantire un'equilibrata distribuzione territoriale dell'intero Paese, ferma restando la quota minima del 40 per cento per il Mezzogiorno»;

   il paradosso è che tale indice persegue l'obiettivo di contrastare la marginalizzazione e il degrado sociale in taluni territori del Sud Italia, ma di fatto esclude i comuni più virtuosi e i progetti più meritevoli;

   tali considerazioni sono state espresse anche da Presidente Anci Toscana a mezzo stampa (v. Corriere fiorentino del 22 ottobre 2022), il quale auspica che l'impegno dei comuni toscani per proporre progetti di qualità non venga gettato via e che il Governo possa rifinanziare il fondo, così da consentire uno scorrimento della graduatoria –:

   a quali iniziative si intendano adottare per rivedere i criteri di attribuzione delle risorse e superare l'indice di vulnerabilità sociale (Ivsm), al fine di soddisfare la qualità dei progetti e non penalizzare ingiustamente i comuni virtuosi, nonché se si intenda integrare le risorse al fine di consentire uno scorrimento della graduatoria.
(4-00037)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   durante una riunione di partito, il presidente Berlusconi ha detto di aver riallacciato i rapporti con Putin e di aver ricevuto da lui per il compleanno «20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima». Berlusconi ha aggiunto di aver risposto al regalo «con delle bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce»;

   il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha né confermato né smentito che il presidente russo abbia regalato a Silvio Berlusconi le 20 bottiglie di vodka, dichiarando ai giornalisti: «Non posso confermare che ci sia stato questo tipo di regali, quindi non posso dire nulla su questo argomento»;

   in seguito alla diffusione degli audio di tali affermazioni, durante una conferenza stampa, è stato chiesto alla portavoce della Commissione europea per la concorrenza, Arianna Podestà, se il presunto scambio di regali comporti una violazione delle sanzioni europee;

   la portavoce ha affermato che: «il quinto pacchetto di sanzioni, concordato nell'aprile 2022, ha esteso il divieto di importazione di merci dalla Russia agli alcolici, compresa la vodka, tra gli altri. Non sono previste esenzioni per regali e/o quantità specifiche. L'attuazione delle sanzioni è responsabilità degli Stati membri. La Commissione lavora con loro per sostenerli nell'applicazione»;

   inoltre, il regolamento del 2014 (sanzioni per l'occupazione della Crimea) aggiornato nel 2022 (dopo l'invasione), stabilisce «il divieto di vendita, fornitura, trasferimento o esportazione di beni di lusso elencati nell'allegato XVIII (che comprende il vino) a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità o organismo in Russia o per l'uso in Russia, nella misura in cui il loro valore superi 300 euro per articolo», e renderebbe, dunque, anche le bottiglie di lambrusco inviate da Berlusconi a Putin una violazione;

   come precisato dalla portavoce Podestà, l'attuazione delle sanzioni è responsabilità dei singoli Stati, e non è dunque compito della Commissione vigilare su eventuali violazioni –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti cui in premessa e la compatibilità dello scambio di regali tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi con il regime delle sanzioni in vigore nei confronti della Russia e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo.
(5-00007)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come già segnalato nella interrogazione a risposta in commissione 5-08230 del 13 giugno 2022, nel 2016, il Ministero dell'interno italiano ha formalizzato un accordo di cooperazione internazionale con le forze di polizia della Repubblica Popolare Cinese, frutto dell'attuazione del memorandum d'intesa per l'esecuzione dei pattugliamenti congiunti di polizia siglato a L'Aja, il 24 settembre 2015, fra il Ministero dell'interno italiano e il corrispondente dicastero della Repubblica Popolare Cinese. Si tratta di una cooperazione per l'esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia nell'ambito della lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani;

   i pattugliamenti congiunti si sono svolti annualmente dal 2016 al 2019, con una interruzione dovuta presumibilmente dalla pandemia. Inoltre, nel 2017, il Ministero dell'interno italiano e quello cinese hanno firmato un protocollo di cooperazione per la pubblica sicurezza cinese, mirando all'intensificare le relazioni tra gli organismi preposti alla sicurezza pubblica, per rafforzare la collaborazione bilaterale in tutti gli aspetti della sicurezza: investigativo, formativo, di tutela della presenza regolare cinese e della lotta al terrorismo;

   l'Italia sarebbe, al momento, uno dei pochissimi paesi al mondo, e l'unico del G7, ad aver avviato una collaborazione con le forze di sicurezza cinesi per dei periodici pattugliamenti congiunti sui rispettivi territori;

   nel marzo 2022 è stata «aperta» la stazione di polizia d'oltremare di Fuzhou nella città di Prato, in Toscana. Fuzhou è il capoluogo della provincia cinese del Fujian, che rappresenta il secondo luogo di provenienza dell'immigrazione cinese in Italia. Sul comunicato che ne dava notizia, si legge che: «la stazione di servizio di polizia d'oltremare di Fuzhou» è stata costituita al fine di «facilitare i cinesi residenti in Italia a gestire vari affari domestici» e ha sede in via degli Orti del Pero 2, cioè nella sede dell'Associazione culturale della comunità cinese di Fujian in Italia;

   secondo quanto riportato a mezzo stampa, alle autorità italiane non è stata comunicata ufficialmente l'apertura della «stazione di servizio di polizia d'oltremare di Fuzhou», poiché l'ufficio «si occupa solo di pratiche amministrative e non di pubblica sicurezza» – come dichiarato dalla stessa Polizia di Stato. In quest'ultimo caso, infatti, la presenza sul territorio italiano di un ufficio della polizia cinese sarebbe illegale;

   diverse inchieste giornalistiche hanno evidenziato l'opacità con cui sono state aperte queste «stazioni di polizia» e soprattutto il controllo della popolazione all'estero a cui sembrano tendere –:

   se il Governo non ritenga di rivedere gli accordi sottoscritti con la Repubblica Popolare Cinese in materia di cooperazione per la pubblica sicurezza.
(5-00012)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   AMATO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel 1980, l'Antikenmuseum di Monaco di Baviera mostrava per la prima volta la copia romana della famosa statua del Doriforo scolpita nel 440 a.C. da Policleto;

   la statua, in marmo pentelico (lo stesso con il quale venne realizzato il Partenone di Atene), era stimata quale migliore copia dell'originale esistente al mondo;

   il Doriforo non era ancora acquistato dal museo in questione che, all'uopo, aveva aperto una sottoscrizione per comprarla al prezzo di sei milioni di marchi (3 miliardi del tempo). Il ritrovamento era avvenuto a marzo del 1976, a Castellammare di Stabia, da operai che stavano scavando le fondamenta di un edificio in uno dei due grossi cantieri presenti nella zona: il primo a Varano, in corrispondenza della Villa Romana denominata San Marco, dove insiste anche la villa del Pastore, ancora interrata; il secondo a Parco Imperiale, un quartiere di Gragnano, città che confina con la Città delle Acque. In entrambi i cantieri furono rinvenuti e saccheggiati numerosissimi reperti archeologici. La statua non fu acquistata a causa di numerosi articoli di stampa, tra i quali uno del Messaggero, che ne scoraggiava l'acquisto in quanto a Stabia, invece di essere consegnata alla Soprintendenza archeologica, la statua era stata venduta illecitamente a un antiquario romano, e da questi spedita in Svizzera, nazione da sempre al centro del traffico internazionale di opere d'arte trafugate. Dopo la restituzione al mercante da parte dell'Antikenmuseum, la statua scomparve nel nulla, per poi riapparire nel 1986 in Usa, a Minneapolis, nel Minnesota Museum of Art, dove si trova tuttora, con una didascalia che ne indicava il rinvenimento negli anni Trenta, nei fondali marini oltre l'Italia, in acque internazionali;

   nella precedente legislatura, con atto di sindacato ispettivo n. 3-01961 del Senato della Repubblica, primo firmatario senatore Corrado, nonché da analogo intervento alla Camera dei deputati, in ottobre del 2020 dell'onorevole Di Lauro, si chiedeva di conoscere le ragioni per le quali la vicenda del Doriforo di Stabia (questa l'esatta denominazione della statua) era rimasta ai margini dell'attività della diplomazia culturale svolta dal Ministero, nonché i tempi e i modi con cui lo Stato italiano intendeva rivendicarne la legittima acquisizione;

   malgrado non ci siano state rassicurazioni da parte del museo di Minneapolis sul rientro dell'opera in questione, gli Uffizi hanno prestato un gran numero di dipinti, al suddetto Museo, per la mostra su Botticelli e sul Rinascimento –:

   quali nuove e determinate iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto affinché il museo di Minneapolis restituisca allo Stato italiano la preziosa opera, considerando che, in altri anni, in situazione analoga, con il Getty Museum e tutti i musei statunitensi si decise di interrompere ogni forma di collaborazione, fino a quando non furono consentiti i rientri di reperti illecitamente esportati.
(4-00042)

FAMIGLIA, NATALITÀ E PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta orale:


   MARROCCO. — Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono quattordici gli indagati nell'inchiesta della procura di Torino su un caso di affido irregolare che ha visto protagonisti due fratelli, di origini nigeriane, oggi, di 11 e 13 anni;

   secondo l'ipotesi accusatoria della procura torinese, i due bambini sarebbero stati sottratti illegittimamente alla famiglia d'origine, con la presunta connivenza dei servizi sociali torinesi e della dottoressa Bolognini, già imputata nel processo sugli affidi nel Comune di Bibbiano, che avrebbe ingiustamente favorito la coppia di mamme affidatarie;

   si tratta di una vicenda complessa e delicata nella quale emergono anche ipotesi di maltrattamenti psicologici ad opera delle donne affidatarie sui due fratellini che, molto piccoli, erano stati allontanati dalla famiglia naturale sulla base di presunti abusi;

   oggi, i due minori si trovano in due diverse comunità protette, con evidente e grave nocumento per la loro integrità psico-fisica, privati del loro primario diritto ad avere una famiglia –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di prevenire e contrastare episodi analoghi, garantendo la regolarità delle procedure di affidamento dei minori e tutelando il loro superiore interesse.
(3-00004)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 61 del 2013 istituì un nuovo modello di continuità territoriale tra gli aeroporti della Sardegna e gli scali di Roma e Milano che, oltre a garantire le tariffe agevolate per la popolazione residente nell'isola, con la cosiddetta «tariffa unica», vigente nove mesi l'anno, apriva tale possibilità anche per gli emigrati sardi e per i «non residenti»;

   tale sistema garantiva il diritto alla mobilità dei sardi e realizzava quel «ponte» fondamentale a superare lo svantaggio della geografica insulare, che rappresenta un limite oggettivo alla libera circolazione delle persone e delle merci;

   successivamente, mediante il decreto 22 ottobre 2014, la Sardegna ha subito il netto taglio dei collegamenti in regime di continuità territoriale, con la cancellazione delle cosiddette «rotte minori» (Alghero e Bologna, Alghero-Torino, Cagliari-Napoli, Cagliari-Torino, Cagliari-Verona, Olbia-Bologna e Olbia-Verona);

   dopo una serie di proroghe, la continuità territoriale tra gli aeroporti isolani da un lato e gli scali di Roma e Milano, dall'altro, e scaduta;

   la nuova disciplina delineata nel decreto ministeriale n. 466 del 2021 e confermata dai successivi interventi ha cancellato del tutto la cosiddetta «tariffa unica» e ha altresì ridotto drasticamente le frequenze e gli orari disponibili per i viaggiatori;

   tale impostazione risulta altresì negli avvisi pubblicati dalla Commissione europea il 26 ottobre 2022 i sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione relativi alle rotte che collegano gli scali sardi con quelli di Roma e Milano;

   la riduzione è stata imposta da recenti interpretazioni in sede di Unione europea, secondo cui il concetto di «servizi minimi» va inteso restrittivamente e in contrasto con l'orientamento della stessa Commissione, considerato che un regime di oneri di servizio «minimi» dovrebbe garantire il diritto alla mobilità dei cittadini residenti, ma essere altresì orientato allo sviluppo economico-sociale della regione, come previsto dallo stesso articolo 16 del regolamento (CE) 1008/2008;

   l'articolo 16, paragrafo 1, recita: «Uno Stato membro può imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea effettuati tra un aeroporto comunitario e un aeroporto che serve una regione periferica o in via di sviluppo all'interno del suo territorio o una rotta a bassa densità di traffico verso un qualsiasi aeroporto nel suo territorio, qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione servita dall'aeroporto stesso»;

   è oggettivo che, per lo sviluppo economico e sociale della Sardegna, che è un'isola, le rotte in questione siano di vitale importanza. Tale aspetto va oltre gli aspetti economici perché la posta in gioco è garantire a tutti i sardi la possibilità di spostarsi per ragioni di studio, lavoro, salute: di essere liberi di circolare al pari degli altri connazionali italiani e concittadini europei;

   l'articolo 16, paragrafo 2, del suddetto regolamento inoltre recita: «Qualora altre modalità di trasporto non possano garantire servizi ininterrotti con almeno due frequenze giornaliere, gli Stati membri interessati hanno la facoltà di prescrivere, nell'ambito degli oneri di servizio pubblico, che i vettori aerei comunitari che intendono operare sulla rotta garantiscano tale prestazione per un periodo da precisare, conformemente alle altre condizioni degli oneri di servizio pubblico»;

   inoltre, tra gli elementi da valutare, vi è il paragrafo 3, lettera b) della disposizione citata, che indica altresì: «la possibilità di ricorrere ad altre modalità di trasporto e dell'idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto, in particolare nel caso in cui i servizi ferroviari esistenti servano la rotta prevista con un tempo di percorrenza inferiore a tre ore e con frequenze sufficienti, coincidenze e orari adeguati»;

   risulterà evidente anche all'osservatore più distratto che da un'isola non è possibile raggiungere la penisola con tali mezzi alternativi;

   alla luce di queste disposizioni sinteticamente richiamate, risulta evidente che l'Unione europea tradisce le sue stesse norme e i suoi stessi principi con interpretazioni che non tengono conto di un dato oggettivo: la Sardegna è un'isola e, in quanto tale, ha necessità di un effettivo diritto alla mobilità, da cui discende anche il rispetto di tutti gli altri: diritto al lavoro, libertà di impresa senza che il mercato sia limitato dai costi dei trasporti, diritto di stabilimento, diritto alla salute e altro;

   tutti questi diritti e queste libertà sono ora compressi da un sistema di collegamenti insufficiente;

   la regione Sardegna ha più volte sottolineato questi aspetti nel confronto con l'Unione europea che finora ha tenuto un atteggiamento di netta chiusura alle istanze degli isolani;

   occorre un'azione forte per richiamare l'Unione europea al rispetto delle sue stesse norme e dei suoi principi, al fine di poter configurare un sistema di collegamenti aerei concretamente rispondente a un'effettiva continuità tra territori –:

   quali iniziative si intendano porre in essere al fine di sostenere in sede europea le legittime rivendicazioni della Sardegna e di consentire l'istituzione di un nuovo regime di continuità territoriale adeguato a colmare il divario derivante dalla condizione geografica insulare.
(2-00004) «Cappellacci».

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il progetto denominato «Passante di Bologna» o «Passante di Mezzo» prevede l'ampliamento da 12 fino a 18 corsie dell'attuale raccordo autostrada-tangenziale di Bologna, dal casello autostradale di San Lazzaro di Savena a quello di Borgo Panigale;

   secondo i dati dichiarati dal proponente Autostrade per l'Italia il traffico sull'infrastruttura passerà da 158.000 a 180.000 veicoli giornalieri, provocando un aumento della già grave pressione ambientale sui residenti in termini di inquinamento atmosferico e acustico, con conseguenze non sufficientemente analizzate sulla salute delle persone;

   secondo uno studio presentato dal proponente a febbraio 2021 le emissioni di CO2 derivanti dal solo traffico di esercizio aumenteranno di 1850 tonnellate/anno nel tratto di progetto, in contrasto con gli impegni di riduzione delle emissioni in tutti i settori assunti dallo Stato italiano. Detto studio peraltro non analizza le emissioni legate alla realizzazione dell'opera, sottostimando di molto l'aumento complessivo delle emissioni;

   l'intervento non risolverebbe il problema della congestione del nodo di Bologna, come rilevato anche dal parere finale della regione Emilia-Romagna sul progetto;

   peraltro, scienza ed esperienza del fenomeno del cosiddetto «traffico indotto» insegnano che l'aumento della capacità stradale in un'area congestionata è a tutti gli effetti un incentivo all'uso della mobilità privata e del trasporto su gomma, con un aumento conseguente della congestione;

   l'incentivo alla mobilità privata sarebbe, oltretutto, in contrasto con gli obiettivi di riduzione previsti dal Pums della Città Metropolitana di Bologna, come rilevato anche dal rapporto MobilitAriacurato da Kyoto Club e Cnr IIA, pubblicato a maggio 2022;

   comitati, associazioni e reti ambientaliste il 27 febbraio 2022 hanno inoltrato a regione Emilia Romagna e comune di Bologna una petizione per una Valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (Viias) sull'opera, che ha raccolto oltre 2.000 firme;

   la richiesta sarebbe stata completamente ignorata dalle suddette istituzioni;

   la legge costituzionale 11 febbraio 2022, n. 1, che ha modificato gli articoli 9 e 41 della Costituzione, ha riconosciuto un espresso rilievo alla tutela dell'ambiente: il nuovo terzo comma dell'articolo 9 della Costituzione, nel prevedere che la Repubblica (dunque, tutti gli enti della Repubblica) «Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni», detta un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntato alla protezione dell'ambiente, vincolando direttamente le istituzioni nazionali e ribadendo sul piano interno il principio di integrazione delle esigenze ambientali nelle scelte pubbliche, già espresso dall'articolo 11 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea –:

   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative per quanto di competenza, ritengano opportuno adottare in accordo con gli enti locali interessati dalla realizzazione della suddetta opera infrastrutturale, in particolare affinché:

    a) si dia seguito alle richieste dei cittadini per la realizzazione di un a valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario sull'opera, ritenuta necessaria per valutare correttamente l'impatto dell'infrastruttura attuale e del suo eventuale potenziamento sulla salute della popolazione;

    b) si proceda a una valutazione approfondita della coerenza del progetto con gli impegni di riduzione delle emissioni di CO2, mediante un'analisi dell'intero ciclo di vita dell'opera, che comprenda le emissioni legate alla fase di realizzazione oltre a quelle legate al traffico in fase di esercizio;

    c) si valuti l'utilità effettiva dell'opera, anche alla luce degli impegni di riduzione del traffico veicolare privato dichiarati dal Pums della Città Metropolitana di Bologna –:

   se, nelle more della realizzazione delle valutazioni ambientali sopra descritte, intendano adottare opportune iniziative di competenza affinché venga temporaneamente sospeso l'iter di approvazione del progetto.
(4-00040)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BERRUTO, GRIBAUDO e LAUS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 ottobre il Prefetto di Torino ha comunicato che il Ministero dell'interno - Dipartimento pubblica sicurezza - Ucis, ha avviato il procedimento per la revoca del dispositivo tutorio disposto in favore di Giuseppe Masciari, imprenditore edile la cui attività, si svolgeva prevalentemente, anche se non esclusivamente, nella Regione Calabria;

   Giuseppe Masciari ricevette diverse intimidazioni mafiose alle quali reagì rivolgendosi alla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro;

   a seguito della predetta denuncia l'imprenditore e la sua intera famiglia sono stati allontanati dal luogo di residenza, inseriti nel programma speciale di protezione e trasferiti, a seguito della richiesta avanzata dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, in una località protetta a fronte di una valutazione di grave e imminente pericolo per l'incolumità dell'imprenditore e della sua famiglia;

   le denunce di Masciari hanno consentito di contrastare con efficacia il sistema 'ndranghetistico, con le sue collusioni e gli interessi ramificati in diverse province calabresi;

   tuttavia, come emerso anche nella relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al secondo semestre del 2021, diversi esponenti della criminalità organizzata coinvolti sarebbero ancora operativi sia dentro che fuori la Regione Calabria;

   le diverse operazioni antindrangheta svolte negli ultimi anni, hanno consentito l'avvio di nuovi procedimenti penali, nei quali Masciari compare come testimone; il pericolo per l'incolumità del medesimo e della sua famiglia sembrerebbe dunque continuare a persistere;

   a quanto detto si aggiunga che il Ministero dell'interno ha sin da subito riconosciuto nelle sue memorie la particolare significatività delle testimonianze dei coniugi Masciari e della necessità dunque di riconoscere loro un sistema tutorio;

   la decisione di revocare il dispositivo tutorio lascerebbe, quindi, l'imprenditore e la sua famiglia privi della tutela necessaria a contrastare qualunque pericolo per la loro incolumità fisica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e in caso di risposta affermativa quali siano le ragioni che hanno portato alla revoca del dispositivo tutorio disposto nei confronti di Giuseppe Masciari e dei suoi familiari;

   se il Ministro interrogato non ritenga altresì di verificare con le autorità preposte al procedimento di concessione e revoca della tutela, in particolare l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis), l'opportunità di convocare e sentire il destinatario del provvedimento di revoca.
(3-00006)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCARPA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa locali di un attacco vandalico ai danni della sede della Cgil di Treviso, la quale è stata imbrattata con scritte ingiuriose facenti riferimento alle posizioni del sindacato sulla campagna vaccinale di contrasto al COVID-19;

   tale attacco non è isolato, in quanto episodi simili hanno riguardato altre camere del lavoro nella regione Veneto e in Italia;

   a parere dell'interrogante, si tratta di un gesto riconducibile a quei movimenti definiti «no-vax» che già negli anni passati hanno preso a bersaglio il sindacato e rappresenta un fatto estremamente grave, che rischia di essere emulato in futuro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda porre in essere per garantire la sicurezza e l'incolumità dei sindacalisti e delle sedi sindacali, che si ricorda essere presidi sociali fondamentali.
(5-00005)


   GRIBAUDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 25 ottobre 2022, attorno alle ore 11, nel cortile esterno al Dipartimento di scienze politiche dell'Università la Sapienza di Roma si sono verificati duri scontri tra un gruppo di studenti manifestanti e alcuni agenti del reparto mobile schierati all'ingresso principale dell'edificio, di modo da non consentirne il libero accesso;

   all'interno del dipartimento era in programma un'iniziativa dal titolo «Il Capitalismo buono», organizzata dall'associazione studentesca «Azione Universitaria», che si autodefinisce di destra, a cui erano attesi anche due esponenti politici di Fratelli d'Italia e, per questa ragione, contestata dagli studenti per mancanza di contraddittorio;

   la facoltà, come misura cautelativa, aveva già predisposto la chiusura delle cancellate di accesso all'edificio dove si è svolto l'incontro e alcuni studenti manifestanti hanno dichiarato alla stampa che la loro unica pacifica intenzione era quella di appendere uno striscione che avevano preparato alle grate;

   secondo la ricostruzione de «La Repubblica», il bilancio finale è di venti studenti contusi e due feriti, sette agenti che si sono recati in ospedale per effettuare il referto medico e uno studente denunciato per violenza privata per aver colpito gli agenti con un'asta di una bandiera, ma non si esclude che altri studenti feriti si siano recati autonomamente in ospedale per farsi medicare;

   dalle immagini diffuse sui social, che riprendono il momento dello scontro, l'azione di «alleggerimento», così come definita dalla questura, non appare affatto proporzionata soprattutto se confrontata con l'atteggiamento pacifico e non violento fin lì manifestato dagli studenti;

   l'appuntamento contestato era in programma da tempo e da giorni era noto che vi sarebbe stata una mobilitazione contraria all'iniziativa;

   il Consiglio di Dipartimento di Scienze Politiche, in una nota ufficiale, ha sottolineato come l'Università è il luogo del confronto, del pluralismo e della libertà di espressione e ha condannato l'uso della forza per la risoluzione di conflittualità che hanno visto coinvolti gli studenti, in quanto deve essere riservato a situazioni eccezionali e richiede la massima responsabilità nella gestione dell'ordine pubblico all'interno dell'Ateneo –:

   se siano state adottate tutte le iniziative atte a evitare lo scontro tra gli studenti e gli agenti all'interno della città universitaria, nonché quali iniziative intenda adottare al fine di evitare il ripetersi di fatti analoghi in futuro.
(5-00008)


   ASCANI, BERRUTO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   i recenti fatti di cronaca sulla morte dell'esponente della tifoseria della squadra di calcio dell'Inter Vittorio Boiocchi, riportano alla luce il problema della presenza di evidenti legami e infiltrazioni criminali all'interno delle tifoserie organizzate che rappresenta un elemento che troppo spesso mette in ombra tutta una serie di aspetti positivi che le curve possono invece alimentare, come il forte senso di appartenenza a un gruppo, la collegialità, nonché la definizione di una forte dimensione identitaria;

   dalle notizie a mezzo stampa si apprende di comportamenti minacciosi di alcuni esponenti della curva ultrà del «secondo anello verde» nei confronti dei tifosi, costretti, appresa la notizia dell'omicidio di Boiocchi, ad abbandonare forzatamente gli spalti in segno di lutto e rispetto;

   attraverso una nota la dirigenza dell'Inter ha sottolineato la ferma condanna di quanto accaduto allo stadio, ribadendo la «totale solidarietà» nei confronti di quei tifosi che sono stati costretti ad allontanarsi dallo stadio e rinunciare alla partita;

   lo stadio rappresenta uno dei pochi spazi di aggregazione ancora accessibili e in grado di avere grande attrattiva per i giovani e le famiglie;

   per tali motivi e per la gravità dell'accaduto, diventa assolutamente necessario per le istituzioni intervenire a favore di una più ampia e articolata azione di sensibilizzazione e di diffusione culturale nelle tifoserie organizzate, perché queste possano essere, sempre meno terreno fertile per la criminalità e sempre più orientate a una diffusione di principi di partecipazione, lealtà sportiva e di pari dignità nell'accesso allo sport, e perché questo sia anche considerato come un momento educativo di partecipazione a una dimensione di comunità, collaborazione e rispetto dell'altro –:

   quali iniziative, di competenza, i Ministri interrogati intendano assumere al fine di fare chiarezza sui fatti accaduti, accertare le responsabilità di coloro che hanno costretto molti tifosi ad abbandonare forzatamente lo stadio, altresì quali misure intendano adottare al fine di evitare il ripetersi di tali eventi.
(5-00011)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO, BAKKALI, BERRUTO, BOLDRINI, BRAGA, CASU, CUPERLO, DE MARIA, DI SANZO, FASSINO, FORNARO, GHIO, GIANASSI, GRIBAUDO, MALAVASI, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, SCARPA, SCHLEIN, VACCARI e ZINGARETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che domenica 30 ottobre 2022, circa duemila persone, molti in camicia nera e con bambini al seguito, sono sfilate a Predappio, dove è nato ed è sepolto Benito Mussolini, inneggiando al duce e al ventennio, facendo saluti fascisti, sventolando bandiere della Repubblica Sociale Italiana;

   venerdì 28 ottobre, nel giorno della ricorrenza del centenario della famigerata marcia su Roma che segnò anche simbolicamente l'inizio del fascismo, decine di striscioni, manifesti, corone d'alloro scritte sui muri erano apparsi in tantissime città italiane dal nord al sud, da Roma a Bergamo, e poi Brescia, Cremona, Monza e Napoli, solo per citarne alcune;

   in realtà l'esposizione di simboli e messaggi neofascisti inneggianti al duce o al fascismo erano cominciati ad apparire già nei giorni precedenti, come avvenuto a esempio con lo sfregio alla città di Roma, dove militanti della formazione di estrema destra Movimento nazionale, hanno esposto, nei pressi di una scuola media e di un noto liceo romano proprio di fronte al Colosseo, sul ponte di via degli Annibaldi una gigantografia di Benito Mussolini in uniforme militare corredata da una frase inequivocabile («Cento anni dopo la marcia continua»);

   destabilizza pensare come proprio in quella data che la senatrice a vita Liliana Segre ha definito come «l'anniversario di una data funesta per la storia del nostro paese» decine di lenzuoli e manifesti siano stati impunemente esposti su ponti, piazze e strade, e talvolta esplicitamente firmati da partiti, movimenti e gruppi afferenti alla galassia neo-fascista come Casapound, Forza Nuova o la Comunità dei dodici Raggi di Varese solo per citarne alcuni;

   i fatti riportati sono di una gravità inaudita perché in evidente contrasto non solo con quanto previsto dalla nostra Costituzione, e in particolare con la XII disposizione transitoria, che vieta esplicitamente e sotto qualsiasi forma, la riorganizzazione del partito fascista, ma anche con importanti leggi del nostro ordinamento come la nota legge Scelba del 1952 o con l'altrettanto nota legge Mancino –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare, ricordando che la nostra Costituzione si fonda sull'antifascismo, per impedire, con assoluta fermezza e senza nessuna ambiguità, il ripetersi di fatti analoghi e vergognosi come quelli avvenuti a Predappio e nel resto del Paese.
(4-00036)


   TORTO, QUARTINI e ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 25 ottobre 2022 presso l'università «La Sapienza» di Roma si sono verificate tensioni tra studenti universitari e le forze dell'ordine;

   da quanto appreso dagli organi di stampa sembrerebbe che alcuni studenti abbiano inscenato una protesta in occasione di un convegno organizzato da Azione Universitaria in cui era prevista la partecipazione di Fabio Roscani, neo parlamentare di Fratelli d'Italia e Presidente di Gioventù Nazionale;

   le immagini che circolano sui media e i social network sono eloquenti e rappresentano situazioni di tensione e scontri fisici tra le forze dell'ordine e i manifestanti, in cui è evidente l'uso di manganelli;

   quanto accaduto necessita di un approfondimento anche al fine di tutelare la credibilità di tutte le istituzioni coinvolte nell'episodio –:

   di quali informazioni disponga il Ministro interrogato riguardo i fatti richiamati in premessa;

   se fosse stato possibile prevedere una situazione di tensione in occasione del convegno;

   quali iniziative siano state messe in campo dalle autorità competenti e da tutte le istituzioni coinvolte al fine di prevenire o evitare le situazioni di tensione.
(4-00039)


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dal comunicato stampa del sindacato di Polizia Siulp – Segreteria provinciale Modena – di talune gravi criticità riguardanti le procedure di espulsione degli immigrati irregolari;

   secondo il sindacato, invero, ogni singolo accompagnamento comporterebbe un'attività molto articolata e complessa, che assorbirebbe per lungo tempo diversi operatori di Polizia: una lunga e complessa procedura burocratica per definire le pratiche che prevedono la corretta identificazione, l'espulsione, la richiesta di un posto in un Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) e gli accertamenti sui precedenti penali; nel frattempo, però, la persona, che non è sottoposta ad arresto o fermo di polizia, va trattenuta in ufficio di polizia, dev'essere controllata a vista e va sottoposta a visita medica e tampone anti-covid;

   per fare questo, prosegue il sindacato, il più delle volte si utilizza il personale che ha rintracciato la persona su strada e cioè la volante (della Questura o dei Commissariati distaccati di Carpi, Sassuolo e Mirandola) che, così facendo, viene distolta dal proprio compito principale, cioè il controllo del territorio e la prevenzione e repressione dei reati;

   in ultima analisi, lamenta il sindacato, il rischio è che la volante (o le volanti a seconda di quanti sono gli stranieri fermati) rimarrebbero ferme anche per ore, l'ospedale e la sua utenza subirebbero rallentamenti, e alla fine non si procederebbe nemmeno all'accompagnamento perché lo straniero rifiuta gli accertamenti sanitari che comunque non possono essere effettuati con la forza, in quanto la legge non lo consente;

   altra criticità sarebbe poi connessa alla necessità di dover reperire il personale per effettuare l'accompagnamento nella misura di due poliziotti per ogni espulso e, dal momento che non esisterebbe un ufficio interno specificatamente dedicato solo agli accompagnamenti, sarebbe necessario utilizzare personale impiegato negli altri uffici, oppure la volante stessa che ha fermato il clandestino;

   in ogni caso, a pagarne il prezzo finale sarebbe il cittadino, sia in termini di servizi di polizia amministrativa, sia in caso di richiesta di soccorso;

   a completare il quadro procedurale, prosegue il comunicato stampa sindacale, una volta arrivato al Cpr, l'immigrato mediamente istruito richiederebbe subito l'asilo politico come rifugiato con conseguente immediata rimessione in libertà, come previsto dalla legge italiana, in attesa che l'apposita Commissione si riunisca, valuti e decida se il soggetto possa essere destinatario di asilo politico o meno, cosa che avverrebbe generalmente nel giro di alcuni anni;

   nell'anno 2021, in Italia, sono stai emessi 11.095 provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale, ma il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha comunicato che di quelli, soltanto 4.500 circa sono passati per i Cpr, di questi soltanto 2.200 sono stati effettivamente rimpatriati, ovvero il 20 per cento circa delle espulsioni emesse;

   la Corte dei conti ha quantificato in 2.500 euro la media di spesa di viaggio per ogni rimpatrio effettivo;

   l'articolato e dispendioso iter procedurale appena descritto produrrebbe il risultato, in ultima analisi, di sottrarre risorse alla collettività, togliendo volanti e pregiudicando il controllo del territorio ed il soccorso pubblico, di sobbarcare di lavoro extra il personale di polizia assegnato all'ufficio immigrazione della Questura, costretto a pagare in termini di stress e di sicurezza, e di distogliere altri operatori di polizia e sanitari dai propri compiti principali –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, anche di carattere normativo, ritenga opportuno adottare al fine di superare le criticità rappresentate in premessa in ordine alle procedure di espulsione degli immigrati clandestini, in particolare al fine di scongiurare il grave impatto che l'attuale assetto provocherebbe in termini di sicurezza collettiva e di controllo del territorio, oltreché di salute e sicurezza del personale di polizia interessato.
(4-00041)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   per la prima volta, con il nuovo anno scolastico, tutti gli istituti storici marchigiani della Resistenza e dell'età contemporanea saranno privati dei docenti che tradizionalmente venivano assegnati dall'Ufficio scolastico regionale (Usr), su indicazione degli istituti stessi;

   si tratta di figure numericamente esigue ma di fondamentale importanza, in quanto referenti della didattica e anello di congiunzione con le scuole e il territorio;

   nonostante le difficoltà crescenti nelle relazioni con l'Usr delle Marche in relazione a tale attribuzioni, alcuni istituti storici avevano potuto avvalersi dei docenti che, dopo aver superato la selezione per i progetti nazionali, venivano di fatto utilizzati negli istituti stessi;

   da quest'anno, nel bando che disciplina la selezione del personale per i progetti, è stato eliminato qualsiasi riferimento all'insegnamento della storia e agli istituti della Resistenza e dell'età contemporanea;

   è stata negata la possibilità di utilizzare in maniera continuativa e organica il personale docente di ruolo, due unità nelle Marche, negli istituti storici che ne avevano fatto richiesta, come era avvenuto negli anni precedenti e come accade in tutte le altre regioni;

   inoltre, non è stata presa in alcuna considerazione la proposta di un piano di lavoro per il nuovo anno scolastico, frutto della esperienza dell'istituto nazionale «Ferruccio Parri» di Milano e degli istituti marchigiani che ad esso fanno capo;

   con la legge 16 gennaio 1967, n. 3 è stata riconosciuta la funzione svolta dagli istituti storici della Resistenza nel quadro normativo dello Stato, il quale si fece carico di assegnare, attingendo ai propri organici, una parte del personale necessario al funzionamento dell'istituto nazionale e della rete di istituti ad esso collegati;

   col decreto legislativo 12 dicembre 2010, n. 212, la legge di cui sopra fu abrogata nel quadro di quella che appare come una aperta ostilità nei confronti della missione di tali istituti e ciò ha inferto un colpo significativo alla radice che lega la Nazione, nella sua connotazione democratica e repubblicana;

   nonostante ciò, gli istituti storici della Resistenza hanno continuato a svilupparsi e, nella prassi consolidata, è stato concreto il sostegno che lo Stato ha dato alla rete, in particolare attraverso l'assegnazione di un importante contingente del personale docente e, in virtù di tale solido rapporto, si sono potute sviluppare le attività di formazione dedicate al calendario civile della Repubblica, di cui fanno parte integrante la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo;

   in tal senso, nella scorsa legislatura è stato depositato l'atto Senato n. 1793 con il quale si intende, sanare questo vulnus e riconoscere – oltre la prassi – il ruolo istituzionale svolto da tale rete;

   a ciò si aggiunga che il protocollo d'intesa tra Ministero dell'istruzione e rete degli Istituti per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea, prevede tuttora i distacchi di personale;

   pertanto, quello dell'Usr Marche appare all'interrogante come un atteggiamento punitivo nei confronti di istituzioni simboliche: un attacco ideologico perpetrato contro chi diffonde i valori della Resistenza che sono fondamento della Repubblica e della Costituzione;

   è del tutto evidente, infatti, che da tale incomprensibile scelta derivano il disconoscimento del ruolo degli istituti storici e delle loro esperienze innovative nella ricerca e nella didattica della storia e dell'educazione alla cittadinanza e la progressiva rottura del rapporto di collaborazione tra gli istituti e l'Usr che negli anni scorsi aveva permesso di realizzare importanti esperienze grazie alle quali la nostra regione si era affermata come modello a livello nazionale –:

   quali iniziative intenda adottare con riferimento al preoccupante depauperamento delle risorse professionali messo in atto dall'Usr Marche e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per ricostruire un rapporto tra gli istituti e le autorità scolastiche, nel rispetto del protocollo d'intesa, recentemente rinnovato, tra il Ministero dell'istruzione e l'istituto nazionale «Ferruccio Parri», Rete degli Istituti per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea.
(5-00006)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la legge 12 marzo 1999, n. 68, recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», e successive modifiche e integrazioni, all'articolo 1, recita: «La presente legge ha come finalità la promozione dell'inserimento e dell'integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato»;

   l'articolo 3 della succitata legge prevede, inoltre, che i datori di lavoro pubblici e privati siano tenuti ad avere alle loro dipendenze lavoratori appartenenti alle «categorie protette»;

   la direttiva 2000/78/CE ha delineato un quadro generale per la lotta alta discriminazione in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, svolgendo un ruolo importante per l'integrazione dei lavoratori disabili sul posto di lavoro;

   recentemente una docente della scuola primaria della provincia di Cagliari, assunta nelle categorie protette e con 104 per la patologia diagnosticatale, è stata dichiarata inidonea, a causa delle sue difficoltà a deambulare, dalla competente Commissione medica di verifica (CMV) ma idonea a svolgere differenti mansioni, ivi comprese l'affiancamento dei colleghi insegnanti durante le attività quotidiane;

   tale decisione, prevedendo il passaggio da docente a personale Ata, presuppone conseguentemente e inevitabilmente una modifica contrattuale con passaggio da ventiquattro ore di docenza, nel caso specifico, a trentasei ore per mansioni generiche;

   la variazione del contratto in essere presuppone un implicito demansionamento, nonché la privazione dell'identità e della dignità di docente conquistata in anni di servizio dedicati all'insegnamento;

   situazioni analoghe sono state vissute in passato da altri docenti suscitando non solo forte indignazione nell'opinione pubblica ma anche, in alcuni casi, interventi giudiziari che hanno visto il Ministero dell'istruzione condannato al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese processuali –:

   se e quali iniziative per quanto di competenza intenda adottare al fine di far luce sulla vicenda descritta in premessa ed accertare se i comportamenti descritti in premessa siano conformi alla disciplina per il collocamento mirato previsto dalla legge n. 68 del 1999 e dalla direttiva 2000/78/CE, anche alla luce di quanto sancito dall'articolo 4 della Costituzione;

   se e quali iniziative di carattere normativo intendano adottare al fine di garantire una reale inclusione e garanzia di trattamento per le persone affette da disabilità.
(4-00033)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BALDINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Simet s.p.a. nasce il 1965 nella città di Rossano, con l'obiettivo di offrire una rete di collegamenti nel territorio della provincia di Cosenza. Negli anni la società è diventata un punto di riferimento per il trasporto su gomma a media-lunga percorrenza, servendo in particolar modo la fascia ionica della Calabria;

   nel marzo 2018 le Ferrovie dello Stato Italiane, attraverso la società Busitalia Sita Nord, controllata integralmente da Ferrovie dello Stato, insieme al gruppo Simet s.p.a., dava vita a Busitalia Simet s.p.a. per incentivare, attraverso il servizio Fast, i collegamenti sulla lunga percorrenza a mezzo autobus. La nuova società, con il nuovo socio di maggioranza «pubblico» avrebbe dovuto rilanciare il brand ed i servizi storici così come l'attivazione di nuove tratte e rotte. Ma inspiegabilmente, dopo solo 18 mesi, il socio Busitalia Sita Nord manifestava in modo irrevocabile la decisione di uscire dalla compagine sociale compromettendo, così, il mantenimento dei livelli occupazionali, non confermando il piano industriale di 5 anni, siglato proprio con Simet, per dar vita ad una forma di trasporto integrato ferro-gomma che prevedeva oltre 90 destinazioni in Italia e in Germania e l'impiego di 200 lavoratori;

   il 10 gennaio 2022 la Simet, entrata in sofferenza a causa del caro gasolio e per la mancata attuazione del piano industriale delle Ferrovie dello Stato, ha presentato formale procedura di licenziamento collettivo, ai sensi degli articoli 24 e 4 della legge 223 del 1991, per la risoluzione del rapporto con 70 lavoratori su un totale di 97 in forza all'azienda;

   dopo le dimissioni di 30 dipendenti (a giudizio dei sindacati, sotto la pressione dell'azienda) il 10 settembre 2022 sono arrivate le lettere di licenziamento per 40 lavoratori. La Simet ha comunicato che l'assegno di integrazione salariale chiesto non può essere applicato «in quanto accolto in misura parziale e di conseguenza in misura insufficiente rispetto al periodo richiesto». L'azienda sostiene di aver tentato la procedura della cassa integrazione che, non essendo stata accolta, ha reso inevitabile il licenziamento di 70 persone;

   già dal 2018 la Simet ha cominciato ad appaltare alcune tratte ad imprese esterne, esternalizzando il servizio. Si tratta di aziende provenienti da altre regioni che operano con la livrea dell'azienda, mantenendo il brand e l'organizzazione del lavoro in generale. Gli autisti hanno la divisa Simet, ma sono dipendenti di altre ditte di noleggio autobus;

   la maggioranza dei lavoratori licenziati proviene dalla fascia ionica calabrese, la zona in cui le linee sono maggiormente occupate e cariche di lavoro come lo sono, peraltro, le altre aziende che concorrono nello stesso ambito. Le tratte servite dalla Simet risultano essere cruciali per un territorio, quello ionico della Calabria, nel quale la situazione dei trasporti, per quanto riguarda le ferrovie e gli aeroporti, è drammatica. Non è stata ancora completata, a titolo d'esempio, l'elettrificazione della ferrovia ionica nel tratto calabrese e la fascia, parliamo di un bacino di 300.000 persone, è servita attualmente soltanto da un treno a lunga percorrenza. In una regione dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto proporzioni inquietanti e il sistema della mobilità offre un servizio di trasporto carente con collegamenti irrisori e inadeguati verso le regioni del nord d'Italia, queste situazioni portano ancora di più a desertificare il territorio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere a sostegno dei lavoratori licenziati dalla Simet.
(4-00034)


   SCOTTO, GIANASSI, GUERRA, FORNARO e FOSSI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 2 ottobre 2022, Sebastian Galassi, 26enne fiorentino ha perso la vita a causa di un incidente stradale mentre era intento a svolgere il suo lavoro da rider per la piattaforma digitale Glovo;

   il mattino successivo al decesso, l'azienda ha inviato via e-mail al proprio lavoratore un messaggio in cui si contestava «il mancato rispetto di termini e condizioni» licenziando di fatto il giovane rider, reo di non aver portato a termine la consegna che gli era stata affidata;

   la morte del giovane Sebastian Galassi è solo l'ultima di una lunga fila di morti ed infortuni accaduti a chi svolge il lavoro di rider per conto di una piattaforma digitale; si ricordi infatti che questa figura professionale è comparsa da alcuni anni come figura atipica e che non vi è ancora una chiara e netta legislazione in merito, né, salvo alcuni accordi, una contrattazione collettiva idonea a dare piena tutela alle tante persone che svolgono questo lavoro;

   la figura del rider da alcune importati società (Glovo, Deliveroo e Uber) è inquadrata come lavoratore autonomo, rendendo di fatto i rider dei lavoratori a cottimo e costringendo gli stessi a mettere a repentaglio la sicurezza propria per poter effettuare un numero sempre più alto di consegne utili a raggiungere una paga dignitosa;

   le piattaforme digitali hanno vincoli stringenti per quanto riguarda i tempi di consegna in modo da poter essere concorrenziali tra di loro;

   i sindacati da anni denunciano questa situazione e nonostante ci siano confronti aperti con queste società ancora non si è giunti ad un accordo tale da poter permettere a tutti i rider di poter essere inquadrati come lavoratori subordinati e quindi di conseguenza godere delle tutele minime come una paga oraria base dignitosa, una contribuzione adeguata, il diritto alle ferie, alla malattia e tutta una serie di tutele che non sono oggi presenti con l'attuale inquadramento;

   ci sono varie sentenze – tribunale di Firenze, Bologna, Milano, Torino, Palermo – e una ispezione condotta dall'ispettorato nazionale del lavoro conclusa nel febbraio 2021 che continuano a dire che questi lavoratori vanno inquadrati diversamente, ma ad oggi non si riesce a dar seguito alle sentenze costruendo una adeguata regolamentazione del settore –:

   quali iniziative di carattere normativo ritenga, per quanto di competenza, di poter e dover assumere per far sì che la figura del rider riceva delle tutele minime essenziali, affinché si ponga definitivamente rimedio al problema delle morti e degli incidenti di questa categoria di lavoratori.
(4-00049)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   durante l'estate del 2022 milioni di cavallette hanno divorato le coltivazioni dei campi della Sardegna con effetti devastanti per il settore agricolo;

   secondo le stime delle associazioni di categoria, il fenomeno ha interessato 25 mila ettari di terreni coltivati;

   la questione è tanto grave da interessare anche il settore dell'allevamento, a causa dei danni provocati anche alle scorte di foraggio, che si traducono in maggiori spese per i titolari di aziende, già provate dagli effetti economici della pandemia del COVID-19;

   oltre alle necessarie iniziative per indennizzare gli agricoltori danneggiati, peraltro già attivate nel 2021 con uno stanziamento da parte della regione autonoma della Sardegna di 2 milioni di euro, è necessaria un'organizzazione degli interventi per contrastare quella che è diventata una vera e propria piaga per la Sardegna;

   come suggerito dagli studi dell'Università di Sassari, occorre promuovere annualmente una lavorazione superficiale dei terreni incolti, al fine di eliminare una parte significativa delle uova, che vengono deposte nel mese di giugno;

   per rendere più efficace l'azione di contrasto dell'invasione delle cavallette è necessario istituire un coordinamento, che veda il pieno coinvolgimento delle rappresentanze territoriali, che assicuri un'informazione capillare nel mondo delle campagne –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per fronteggiare l'emergenza cavallette in Sardegna.
(4-00045)


   RUFFINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le foreste svolgono un ruolo essenziale nel garantire gli equilibri naturali e ambientali, sia a livello locale che globale, e rappresentano gli ecosistemi più ricchi di biodiversità animale e vegetale;

   le caratteristiche uniche che le contraddistinguono rendono le foreste e le terre boscate in grado di svolgere ruoli insostituibili, ad esempio, nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, nel garantire la depurazione dell'acqua e l'emissione di ossigeno, nel favorire il consolidamento dei suoli e dei versanti nonché nel contrastare i fenomeni di desertificazione;

   secondo i dati pubblicati dal primo rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia pubblicato nel marzo 2019, il patrimonio forestale italiano è costituito da circa 9 milioni di ettari di foreste e da quasi 2 milioni di ettari di altre terre boscate che, nel complessivo, coprono oltre il 35 per cento dell'intero territorio nazionale;

   in alcune regioni, tra cui Trentino-Alto Adige, Liguria, Toscana, Umbria e Sardegna, la superficie coperta si attesta addirittura al 50 per cento e oltre;

   l'importanza delle foreste è stata riconosciuta normativamente fin dagli anni '20 del secolo scorso, con il regio decreto-legge 30 dicembre 1923, n. 3267 che apportò un riordino generale di tutta la normativa forestale e, poi, dal 1929 e in tutta la storia repubblicana, il termine «foreste» ha fatto parte della denominazione del Ministero dell'agricoltura fino al 1993;

   negli ultimi 30 anni le foreste sono state eliminate per ben due volte dal nome del Ministero dell'agricoltura, dapprima per pochi mesi durante il Governo Ciampi e successivamente, sempre temporaneamente, durante il primo Governo D'Alema;

   l'esistenza o meno del termine «forestali» nel nome del Ministero non ha influito molto, visto che solo nel 2018 è entrata in funzione la Direzione generale per la valorizzazione dei territori e delle foreste (cosiddetta «DiFor»);

   quest'ultima ha svolto finora un grande lavoro di valorizzazione del patrimonio forestale italiano, rappresentandone gli interessi e promuovendone la tutela anche in sedi internazionali;

   la normativa in materia di foreste e filiere forestali conta ormai un testo unico (cosiddetto «Tuff») con decreto legislativo del 2018, nonché una serie di decreti attuativi, progetti avviati sulla formazione e una strategia forestale nazionale di durata ventennale, ma ancora molto va fatto in materia di tutela di questo patrimonio naturale;

   l'Italia, infatti, sta assistendo, soprattutto negli ultimi decenni, ad un'avanzata inarrestabile di aree boschive e forestali che si impossessano delle campagne abbandonate, e si stima che dal 2015 al 2020 abbiano guadagnato circa 270 mila ettari, pari all'estensione della provincia di Modena;

   l'aumento del patrimonio forestale, proprio per le sue complessità e peculiarità, va gestito in quanto sempre più soggetto, ad esempio, ad incendi. Queste variabili, unite alle fortissime ondate di calore degli ultimi anni, hanno creato siccità e provocato annate terribili per gli incendi come il 2017. Quell'anno, il carbonio assorbito dalle nostre foreste fu sostanzialmente azzerato dall'anidride carbonica emessa dai devastanti roghi dell'estate –:

   se sia intenzione del nuovo Ministro continuare sulla strada dell'impegno e delle riforme avviate negli ultimi anni a tutela del territorio forestale italiano;

   se, in tal senso, la DiFor continuerà ad essere parte integrante della strategia di valorizzazione degli interessi forestali nazionali.
(4-00047)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   la quarta commissione della regione Piemonte (sanità; assistenza; servizi sociali; politiche degli anziani), nella giornata del 10 ottobre 2022, ha dato parere favorevole alla bozza di delibera sul cosiddetto «Fondo vita nascente», presentata dall'assessore regionale alle politiche sociali, Maurizio Marrone;

   come si apprende dal comunicato ufficiale della regione, la suddetta delibera esplicita i criteri per l'accesso ai 460 mila euro di finanziamenti stanziati con emendamento al bilancio di previsione finanziario 2022 (legge regionale 29 aprile 2022, n. 6), prevedendo che 400 mila euro vengano destinati a progetti presentati da enti del terzo settore iscritti agli elenchi approvati dalle Asl con finalità di «ascolto e consulenza attraverso la presenza nei presidi sanitari, supporto alle donne in attesa per accompagnarle in una scelta individuale consapevole», «di sostegno alle mamme sia di natura economica sia attraverso la fornitura di beni di prima necessità", "di sostegno psicologico individuale e di gruppo e di accompagnamento di auto mutuo aiuto»;

   con la determinazione dirigenziale 1489 del 1° dicembre 2020, l'assessorato ha aggiornato le modalità di formazione degli elenchi delle organizzazioni e associazioni che possono operare nei servizi di tutela materno-infantile delle Asl, tra cui i consultori, prevedendo «la presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento»;

   è bene ricordare che con sentenza n. 793 del 15 luglio 2011, il Tar Piemonte, aveva accolto in passato il ricorso presentato dalle associazioni Casa delle Donne e Activa Donna, annullando la parte della dgr n. 21-807 del 15 ottobre 2010 «in cui prevede tra i requisiti soggettivi minimi che devono essere posseduti dagli enti no profit per essere iscritti negli elenchi dell'ASL la presenza nello statuto della finalità della vita fin dal concepimento»;

   a parere dell'interrogante, la scelta della regione Piemonte di privilegiare le associazioni pro-vita nell'accesso ai consultori è in contrasto con la suddetta sentenza e rischia di violare i diritti delle donne alla propria autodeterminazione di fronte a una scelta difficile come quella dell'aborto, che necessita di un sostegno imparziale –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare al fine di garantire in ogni caso il sostegno alle donne che si rivolgano ai consultori, indipendentemente dalla scelta di portare a compimento o meno la propria gravidanza, in conformità con i principali indirizzi giurisprudenziali.
(5-00009)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Sanac è un'azienda controllata dal Ministero dello sviluppo economico in amministrazione straordinaria dal gennaio 2015, e fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi di produzione di acciai, lavorando per quasi il 60 per cento del suo fatturato per lo stabilimento Acciaierie d'Italia sito a Taranto;

   nonostante la condizione di amministrazione straordinaria non consenta investimenti di sviluppo nel tempo, Sanac è un gruppo sano e produttivo, che ha conseguito risultati eccellenti dal punto di vista economico e produttivo, chiudendo il bilancio 2021 con 4 milioni di utili, +20 per cento di produzione con +30 per cento di fatturato e con la stabilizzazione di 12 lavoratori;

   è stata da sempre legata alle vicissitudini della siderurgia nazionale, anche quando i processi di privatizzazione, a metà anni ‘90, l'hanno fatta confluire nel Gruppo Riva, che aveva nel contempo acquisito le acciaierie del Paese;

   le vicende che hanno travolto lo stesso Gruppo Riva agli inizi degli anni 2010 l'hanno collocata, unitamente agli impianti siderurgici, in amministrazione straordinaria con gestione commissariale;

   nel 2018, un nuovo accordo con il colosso franco-indiano di Arcelor Mittal sulla gestione delle acciaierie ex Ilva, ha aperto uno spiraglio circa il definitivo assetto societario e la conseguente stabilità lavorativa per i circa 300 dipendenti del Gruppo Sanac;

   nel 2019 Arcelor Mittal Italia si è aggiudicata il primo bando di gara per l'acquisizione di Sanac che, tuttavia, non ha mai perfezionato, temporeggiando per anni con fidejussioni bancarie, allo scadere delle quali nel 2022, decadendo il bando stesso, ha obbligato i commissari a rimettere in vendita la Sanac, attraverso un nuovo ulteriore bando di gara;

   il nuovo bando di gara purtroppo è risultato inutile a causa della mancanza di offerte per il rilancio del gruppo;

   si è proceduto, quindi, a emettere un terzo bando di gara per il quale il 7 novembre scadrà il termine per la presentazione della manifestazione di interessate all'acquisto e risulta all'interrogante che a oggi non ne sia stata presentata alcuna;

   non ci sono certezze rispetto alle prospettive produttive del gruppo, mentre si acuiscono le preoccupazioni circa le ripercussioni occupazionali le cui conseguenze potrebbero avere effetti su diversi territori nazionali (Sanac ha stabilimenti nelle province di Vercelli, Savona, Massa Carrara e Cagliari);

   Acciaierie d'Italia, azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici ex-Ilva, ha deciso in maniera unilaterale di non rifornirsi di materiale refrattario dalla Sanac da circa un anno;

   a questa condizione, che fa flettere in maniera consistente la tenuta economica della società, si aggiunge anche la partita debitoria che Acciaierie d'Italia ha verso Sanac, che oggi è pari a circa 23 milioni di euro;

   questo atteggiamento intollerabile penalizza Sanac, che da 60 anni lavora per le acciaierie italiane, ha delle professionalità di altissimo profilo e potrebbe emergere nel mercato globale dei refrattari e non solo a livello nazionale;

   il disinteresse delle istituzioni sulla vertenza Sanac ha aumentato il disagio tra i lavoratori, verso i quali è sempre più massiccio l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, che sta toccando punte del 60/70 per cento;

   l'azienda è vittima di un cortocircuito per cui un'azienda statale sta condannando e penalizzando un'altra azienda statale –:

   se siano al corrente della situazione riportata;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali, oltre che un pezzo fondamentale dell'economia nazionale rappresentata dalla siderurgia, di cui Sanac costituisce un pilastro fondamentale.
(4-00032)


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze del 4 dicembre 2020, fu ridefinita, alla luce delle modificazioni intervenute con il decreto-legge n. 34 del 2019, convertito con modificazioni dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, la disciplina di attuazione della misura di cui al Titolo I, Capo 01 del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185, adottata con regolamento dell'8 luglio 2015, n. 140, volta a sostenere nuova imprenditorialità, in tutto il territorio nazionale, attraverso la creazione di micro e piccole imprese competitive, a prevalente o totale partecipazione giovanile o femminile;

   per dare attuazione al suddetto decreto, la circolare 8 aprile 2021, n. 117378, e successive modifiche, all'articolo 9 assegna al soggetto gestore la valutazione dei requisiti e dell'esame di merito (9.2) delle domande, sulla base delle informazioni rese nel modulo di domanda e del colloquio con i proponenti, entro quarantacinque giorni (9.6) dalla data di presentazione della domanda di agevolazione o di completamento della stessa ai sensi del punto 8.9;

   all'esito delle verifiche di cui al punto 9.9 della circolare, da espletare entro quarantacinque giorni dalla conclusione delle attività di cui al punto 9.2 o dalla data di completamento della documentazione, il soggetto gestore adotta la delibera di ammissione o di non ammissione della domanda alle agevolazioni. Ai fini dell'adozione della delibera di ammissione alle agevolazioni, il soggetto gestore procede alla registrazione e alle verifiche dell'aiuto individuale sul registro nazionale degli aiuti di Stato di cui all'articolo 52 della legge 24 dicembre 2012, n. 234 e successive modifiche e integrazioni e, ove nulla osti, adotta il provvedimento. Entro dieci giorni dalla predetta adozione, il soggetto gestore ne dà comunicazione al soggetto proponente;

   il bando On-Nuove imprese a tasso zero si è aperto in data 19 maggio 2021;

   risulta all'interrogante che le scadenze sopra richiamate nella generalità dei casi sono state oltrepassate in misura significativa dall'amministrazione;

   per la forma dell'agevolazione, che nella sua opzione principale permette alle aziende di presentare fatture quietanzate relative a investimenti già effettuati, un simile ritardo temporale, unito all'alea di incertezza sul tempo esatto di godimento dell'agevolazione, non favorisce aspiranti imprenditori, in particolare giovani, incentivandoli all'apertura di nuove imprese, ma rappresenta un mero rifinanziamento di un investimento già effettuato, determinando situazioni di squilibrio finanziario importanti per i proponenti che volessero invece fare affidamento sulla misura in oggetto per la partenza delle proprie iniziative imprenditoriali;

   una maggior celerità, alla luce delle segnalazioni pervenute all'interrogante da alcuni proponenti, risulterebbe meno urgente se i dispositivi di cui al punto 11.3 della citata circolare fossero meno restrittivi, se per esempio fossero previste maggiori quote di anticipazione richiedibili dalle imprese proponenti una volta ammesse alle agevolazioni, ovvero non fossero tassativamente richieste per tali anticipazioni polizze fideiussorie, o infine se, per compensare il fattore tempo di cui gli imprenditori proponenti si sono fatti carico, una parte più ampia del finanziamento fosse concessa a fondo perduto, come già avvenuto con decreto ministeriale del 24 febbraio 2022 in relazione all'agevolazione Smart&Start –:

   se il Governo abbia acquisito contezza dei tempi medi di effettivo disbrigo dell'iter descritto in premessa, se condivida la preoccupazione circa la criticità dei relativi ritardi in considerazione delle caratteristiche dei meccanismi di agevolazione richiamate in premessa, e se intenda adottare le iniziative di competenza per garantire il rispetto delle scadenze previste.
(4-00038)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 (articolo 1, commi 732, 733 e 734, della legge 30 dicembre 2018, n. 145) è stato fondato l'«Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile», di seguito denominato «Tecnopolo»;

   ai sensi del comma 732 della citata legge, «per l'istituzione e l'inizio dell'operatività della fondazione denominata “Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile”, con sede in Taranto, è autorizzata la spesa di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca»;

   con decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2020, n. 195, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 aprile 2021, è stato emanato il Regolamento di approvazione dello statuto della fondazione «Istituto di Ricerche Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile» ai sensi della citata legge n. 145 del 2018;

   come si legge nello statuto, all'articolo 2, l'istituzione del Tecnopolo risponde all'obiettivo di promuovere un hub italiano con proiezione internazionale sullo sviluppo sostenibile, quale asset strategico dell'innovazione. Attraverso le attività poste in essere, il Tecnopolo intende, con specifico riferimento al suo ambito di operatività: rafforzare le capacità di ricerca di base, industriale e di sviluppo sperimentale presenti sul territorio nazionale; imprimere un'accelerazione allo sviluppo di tecnologie ad alto potenziale finalizzate alla mitigazione degli impatti derivanti da attività produttive o dalla presenza antropica, alla produzione e trasformazione delle energie rinnovabili e al rafforzamento dei principi dell'economia circolare; sperimentare nuovi approcci collaborativi per accorciare i tempi di dispiegamento delle innovazioni proposte;

   ad oggi, a quasi tre anni dalla sua istituzione per legge, non si registrano ulteriori passi avanti per l'avvio del Tecnopolo e non risulta che siano stati nominati nemmeno gli organi di governo dello stesso –:

   se intendano, per quanto di competenza, fornire delucidazioni relativamente ai procedimenti volti al concreto avvio del Tecnopolo;

   se intendano altresì spiegare le ragioni per cui gli organi di governo del Tecnopolo non sono ancora stati nominati.
(4-00043)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   GNASSI e VACCARI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i comuni stanno ricevendo dal Gestore dei servizi energetici (Gse) le fatture con scadenza 31 ottobre 2022 per il pagamento delle somme dovute a seguito dell'applicazione retroattiva del meccanismo di «compensazione a due vie» sul prezzo dell'energia elettrica come previsto dall'articolo 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, esteso a giugno 2023 dall'articolo 11 comma 1 del decreto-legge n. 115 del 9 agosto 2022, convertito in legge n. 142 del 21 settembre 2022;

   l'Associazione dei comuni italiani ha stimato che la restituzione degli extraprofitti generati da impianti rinnovabili in «conto energia» impatta su un totale di circa 1200 comuni di varie dimensioni, comprese municipalizzate al 100 per cento comunali e altri enti pubblici come le Asl, che con tali somme finanziano parte dei servizi erogati dall'ente alla comunità locale;

   l'applicazione di tale compensazione porterà inevitabilmente la maggior parte degli enti locali coinvolti in una situazione di squilibrio finanziario;

   l'Associazione dei comuni italiani ha da subito contestato l'applicazione di tale norma alle pubbliche amministrazioni, ed in particolare ai comuni poiché i proventi dei comuni, intestatari degli impianti, non sono in alcun modo assimilabili alla nozione di «extraprofitto», in quanto non si tratta di ricavi o profitti di natura privatistica ma di entrate o proventi di natura pubblicistica e pertanto destinati alla collettività e all'erogazione dei servizi ai cittadini e non all'utile o profitto privato;

   l'assimilazione ad «extraprofitto» di tali entrate ai comuni e agli altri enti pubblici è totalmente errata ed è necessario trovare urgentemente una soluzione normativa o interpretativa che escluda questi soggetti dall'applicazione di tale norma –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare, per quanto di competenza, immediate iniziative al fine di evitare che i comuni, a causa dell'applicazione della disciplina di cui all'articolo 15-bis del decreto-legge n. 4 del 2022, rischino di non poter erogare parte dei servizi alle comunità locali;

   se non intendano adottare, urgentemente, iniziative normative volte all'immediata sospensione dell'attuazione della norma al fine di procedere alla revisione della stessa, anche consentendo – agli enti che hanno accantonato in parte o tutte le somme da restituire al Gse – un utilizzo straordinario di tali entrate per supportare il pagamento delle bollette energetiche dei cittadini in maggiore difficoltà economica.
(3-00007)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANDREA ROSSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   una della caratteristiche del sistema elettrico è la necessità di garantire in modo continuo e costante il bilanciamento fra la richiesta e l'offerta di energia e Terna garantisce questo equilibrio, mediante un idoneo sistema di controllo, utilizzando un apposito mercato dove acquista i «servizi» necessari;

   per lo più a oggi questi servizi di «flessibilità» vengono soddisfatti mediante l'uso centrali elettriche a combustibile fossile;

   dal novembre 2018 le Uvam (Unità virtuali abilitate miste) consentono di abilitare al mercato dei servizi gli aggregati di unità di consumo (Uvac) e di unità produzione e sistemi di accumulo (Uvap);

   a dicembre 2021 risultavano qualificate più di 220 Uvam con una potenza pari a circa 1280 Megawatt e con 1072 Pod (point of delivery) e a seguito delle aste 2021 risultavano assegnatari di capacità 17 Bsp (balancing service provider);

   lo sviluppo delle Uvam costituisce una interessante opportunità di utilizzare la flessibilità degli aggregati di consumo, produzione (e stoccaggio) per la risoluzione dei problemi di congestione, bilanciamento e riserva (secondaria e terziaria) attraverso la modulazione delle proprie attività;

   da dati di stampa si può evincere come nel caso di Uvac il costo marginale di modulazione (caso 1 Megawattora prelievo in rete) sia all'incirca di 75 euro per Megawattora e il prezzo di esercizio Uvap, desunto da progetti pilota, potrebbe essere 400 euro per Megawattora, migliorativi rispetto alle condizioni medi di prezzi nel mercato di bilanciamento;

   oltre l'aspetto economico, l'uso più esteso delle Uvam pare benefico anche in sostegno alla prevenzione di possibili black out, per i quali il piano esistente include (a fianco degli interrompibili) anche le utenze che rientrano in meccanismi di controllo del carico (demand response). Dati di calcolo pubblicati sembrano indicare che se un 65 per cento della capacità industriale seguisse un modello Uvam verso il mercato dei servizi di bilanciamento ne deriverebbe un minor consumo su base annua di 9,08 miliardi di metri cubi di gas;

   i diversi progetti Uva (consumo, produzione, miste) hanno goduto sino a oggi di circa 220 miliardi di euro di sostegno dalla bolletta, a fronte di un contributo al sistema elettrico nazionale irrilevante sia in termini energetici che economici, mentre sembra opportuno e necessario adeguare tutte interfacce tecniche fra Dso e Tso per premettere uno sfruttamento più efficace di questa opportunità -:

   se quanto espresso in premessa risponda al vero e quali siano le intenzioni del Ministero, per quanto di sua competenza, per permettere lo sviluppo ulteriore e l'uso sempre più razionale di tali innovazioni tecnologiche in questa fase complessa.
(4-00044)


   MADIA e BRAGA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 ottobre 2022 è stato pubblicato, sul sito del Ministero della transizione ecologica, l'avviso C.S.E. 2022 - comuni per la sostenibilità e l'efficienza energetica, relativo alla concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di interventi di efficienza energetica, anche tramite interventi per la produzione di energia rinnovabile, negli edifici delle amministrazioni comunali;

   in particolare, secondo quanto previsto dall'avviso, tali interventi di efficientamento energetico devono riguardare edifici insistenti sul territorio nazionale, di proprietà dei comuni istanti e che siano nella disponibilità degli stessi, adibiti a uso pubblico, a destinazione non residenziale e non destinati all'esercizio di attività economica intesa come qualsiasi attività consistente nell'offrire beni e servizi sul mercato;

   tali norme potrebbero dunque ben finanziare a esempio l'efficientamento energetico di una scuola, tramite la concessione di un finanziamento che, secondo quanto previsto dall'avviso stesso, può essere concesso nella forma del contributo a fondo perduto, pari al 100 per cento (cento per cento) dei costi ammissibili;

   tuttavia l'articolo 2, comma 5 dell'avviso ha espressamente escluso tutti quei comuni che alla data di presentazione dell'istanza di concessione di contributo, si trovino in condizioni tali per cui sia stata deliberata nei loro confronti la dichiarazione di dissesto finanziario ai sensi dell'articolo 246 e seguenti del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 –:

   se tale esclusione fosse già stata prevista in precedenti analoghi avvisi riguardanti la concessione di contributi per l'efficientamento energetico e se il Ministro interrogato non ritenga che una simile esclusione possa penalizzare i comuni già alle prese con le restrizioni conseguenti alla dichiarazione di dissesto finanziario, anche alla luce del fatto che proprio l'efficientamento energetico consente l'abbattimento di costi importanti e dunque favorisce il risanamento.
(4-00046)


   ANDREA ROSSI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la situazione degli alti prezzi dell'energia sta perdurando e mette a dura prova la tenuta del sistema manifatturiero nazionale e i bilanci delle famiglie;

   nei mesi di agosto, settembre e ottobre 2022 il prezzo medio di acquisto (Pun) per l'energia elettrica è stato rispettivamente di 543,15, 429,92, 211,5 euro/MWh. Tali valori erano rispettivamente di 40,32, 48,80, 43,57 euro/MWh negli stessi mesi del 2020. I prezzi attesi per gennaio 2023 si muovono verso valori minimi di circa 387 euro/MWh;

   il gas nel periodo fine ottobre 2022, grazie anche a consumi, molto ridotti a causa delle elevate temperature ambientali, ha oscillato fra circa 160 e 38 euro/MWh;

   nel corso di questi mesi l'intervento del Governo si è principalmente diretto verso la mitigazione dei costi di vendita dell'energia mediante un robusto intervento di riduzione degli oneri generali e in parte della fiscalità, così come verso l'uso crediti di imposta significativi per il settore manifatturiero. L'importo sino a oggi impegnato non si discosta molto dai 60 miliardi di euro. Sia pure in presenza del recupero per via fiscale dei cosiddetti «extraprofitti» la dimensione dell'intervento pone una questione sulla sua sostenibilità di bilancio nel medio periodo;

   poiché l'aumento dei prezzi sin qui registrato non appare né un fenomeno meramente speculativo né transitorio ma ha delle precise ragioni fisiche che resisteranno nel medio-lungo è chiaro che la via maestra oggi è un intervento sulle modalità della formazione dei prezzi in maniera da limitare le storture in fase iniziale;

   certamente sono misure rilevanti per questo il limite al prezzo del gas, che può essere benefico per l'Italia a patto che sia europeo e tale da non inibire le forniture, ma anche un meccanismo di indicizzazione del gas slegato dal Ttf e più rappresentativo di tale indice. Così come a livello nazionale le previsioni dell'articolo 16 del decreto-legge n. 17 del 2022 (convertito con modificazioni dalla legge n. 34 del 2022) sono essenziali;

   nel campo elettrico il cosiddetto «disaccoppiamento» fra il prezzo dell'energia prodotta da gas e da altre fonti è il punto in studio a livello europeo. L'Italia è già dotata, in questo senso, di una previsione di legge contenuta sempre nel testo del provvedimento già prima richiamato ovvero il decreto-legge n. 17 del 2022 all'articolo 16-bis;

   tale previsione prevede che il Gestore dei servizi elettrici (Gse) possa acquisire energia prodotta da fonte rinnovabile e cederla, a prezzi congruenti con quelli di acquisto, al tessuto manifatturiero con specifico riferimento alle imprese ad alto consumo energetico. Tali acquisizioni e cessioni debbono avvenire mediante procedure pubbliche. Sempre lo stesso articolo prevede che il Gse possa cedere l'energia in suo possesso a prezzi coerenti con quelli dell'acquisizione. Il decreto ministeriale in oggetto di questo secondo punto è stato emesso e il prezzo fissato a 210 euro\MWh per la prima gara –:

   se quanto espresso in premessa risponda al vero e quali siano le intenzioni del Ministero, per quanto di sua competenza, per permettere lo sviluppo di meccanismi atti a regolare la formazione dei prezzi e in particolare per dare pieno seguito agli articoli 16 e 16-bis del decreto-legge n. 17 del 2022 (convertito con modificazioni dalla legge n. 34 del 2022).
(4-00048)

Ritiro di una firma da una interpellanza.

  Interpellanza Forattini e altri n. 2-00001, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2022: è stata ritirata la firma del deputato Sarracino.