Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 aprile 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 agosto 2023, attuativo dell'articolo 1, comma 377, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, sulle ripartizioni delle risorse del fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria per l'anno 2023, ha previsto una dotazione di 140 milioni di euro;

   la materia è regolata dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 70 del 15 maggio 2017, che ha rivisto alcuni parametri della legge n. 250 del 1990, che regola l'assegnazione dei contributi all'editoria alle testate il cui capitale di maggioranza sia in capo ad associazioni, fondazioni, e/o cooperative senza fini di lucro;

   l'articolo 3, comma 1, lettera c), del citato decreto legislativo, come riporta testualmente il sito del Dipartimento dell'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dispone che «non possono accedere ai contributi le imprese editrici di quotidiani e periodici facenti capo a gruppi editoriali quotati, o partecipati da società quotate in mercati regolamentari»;

   da un semplice controllo all'anagrafe delle imprese, la società SES Spa di Messina, che fa capo alla Fondazione Bonino Pulejo, editrice della Gazzetta del Sud e proprietaria del Giornale di Sicilia di Palermo, risulta beneficiaria già dal 2019 di un importo di circa quattro milioni di euro l'anno di contributi all'editoria, nonostante sia partecipata con una quota rilevante del 33,53 per cento dalla Italmobiliare Spa di Bergamo, società con cento milioni di capitale sociale, quotata in Borsa, al segmento FTSE Italia Mid Cap, già dal 1980 –:

   se non ritengano opportuno svolgere i controlli di competenza sulla circostanza segnalata ed eventualmente adottare iniziative volte a provvedere al pronto recupero delle somme indebitamente erogate in violazione di legge dal 2019 al gruppo citato in premessa, che non risulterebbe avere i requisiti previsti dalle norme che regolano il settore.
(4-02664)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCUTELLÀ e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   gli operatori del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale hanno presentato domanda per ottenere i benefici previsti dalla misura relativa al contributo in conto capitale per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici ad uso produttivo, da finanziare nell'ambito del PNRR, Missione 2, componente 1, Investimento 2.2 «Parco Agrisolare»;

   gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale, per quanto risulta all'interrogante, hanno correttamente ultimati i lavori e comunicato al Gse la richiesta di pagamento della parte in conto capitale dal mese di ottobre 2023;

   l'articolo 10 del decreto del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, rubricato «Decreto ministeriale recante interventi per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, da finanziare nell'ambito del PNRR, Missione 2, componente 1, investimento 2.2 Parco Agrisolare», disciplina le modalità di erogazione del contributo;

   in particolare, l'articolo 10, comma 1, del decreto del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, stabilisce che il provvedimento di concessione del contributo è emanato entro 30 giorni dall'approvazione della domanda;

   ed ancora, in particolare, l'articolo 10, comma 6, del decreto del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n. 211444 del 19 aprile 2023, definisce in 90 giorni, decorrenti dall'acquisizione della documentazione completa, il termine entro il quale deve avvenire l'erogazione del contributo in unica soluzione a saldo;

   pertanto, il contratto stipulato fra gli operatori ed il Gse prevede, in capo quest'ultimo, l'impegno di erogare la quota dell'investimento in conto capitale entro 90 giorni dalla domanda di pagamento approvata dallo stesso Gse;

   ad oggi, a distanza di oltre sei mesi, gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale non hanno ottenuto il contributo previsto ed approvato, ritrovandosi in enorme difficoltà finanziarie, anche e soprattutto in considerazione del ricorso a necessarie forme di finanziamento per ottenere liquidità e realizzare gli impianti, con conseguente applicazione di elevati tassi di interesse sul credito richiesto agli istituti bancari –:

   in che modo il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda intervenire per definire le pratiche di liquidazione del predetto contributo riconosciute ed ammesse per gli operatori del settore agricolo, zootecnico ed agroindustriale, accelerarne i tempi di definizione per interrompere il perdurante ritardo, evitando il rischio per il Gse di dover resistere ad eventuali fondati ricorsi alle autorità giudiziarie, con conseguente esposizione a richieste risarcitorie e spese.
(5-02279)


   DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   gli agricoltori italiani, che già non ricevono un prezzo giusto perché non commisurato ai costi di produzione e che non garantisce loro una giusta redditività, devono fare i conti anche con gli arrivi incontrollati di prodotti agroalimentari, provenienti dai Paesi europei ed extraeuropei, che spesso non rispettano le stesse regole di quelli nazionali ed europee;

   i prodotti agroalimentari esteri creano concorrenza sleale alle produzioni italiane e fanno ulteriormente crollare i prezzi pagati agli agricoltori, mettendo anche a rischio il futuro dell'agroalimentare italiano;

   i prodotti stranieri diventano italiani varcando i nostri confini, perché, spesso, è sufficiente che «l'ultimo miglio» della fase produttiva sia compiuto in Italia perché si possa vendere come nazionale un prodotto la cui materia prima è di origine estera;

   le cosce di prosciutto straniere, dopo essere state salate e stagionate in Italia, potrebbero essere vendute per italiane; il latte dove nei caseifici italiani completa i processi di produzione, potrebbe diventare formaggio italiano;

   la Corte dei conti dell'Unione europea nell'audit, concluso a dicembre 2023, in merito ai decreti italiani sull'etichettatura d'origine per pasta, riso, derivati del pomodoro, latte e formaggi, salumi, li ha considerati un ostacolo al libero commercio nonostante l'elevato e legittimo interesse dei consumatori a conoscere l'origine della materia;

   pesa anche l'esclusione dalla direttiva «breakfast» della previsione dell'obbligo dell'indicazione di origine per succhi di frutta e marmellate, inizialmente inserito e poi bocciato in fase di trilogo tra Commissione, Consiglio e Parlamento dell'Unione europea;

   sono necessari maggiori controlli perché porti e valichi di frontiera non possono essere il passaggio dei falsi prodotti made in Italy che invadono il nostro mercato;

   inoltre, è indispensabile uno stop all'importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, affermando il rispetto del principio di reciprocità in quanto gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo;

   nell'ultimo anno in Italia oltre un allarme alimentare al giorno ha riguardato prodotti stranieri, in 6 casi su 10 erano prodotti provenienti da Paesi extra Unione europea, per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, metalli pesanti, inquinanti microbiologici o additivi –:

   quali azioni urgenti intenda mettere in atto, anche nelle opportune sedi europee, relativamente ai prodotti agroalimentari provenienti dall'estero, poi trasformati come prodotti italiani, al fine di salvaguardare il reddito degli agricoltori e la produzione nazionale nonché difendere la salute dei cittadini.
(5-02283)


   DAVIDE BERGAMINI, MOLINARI, CARLONI, BRUZZONE e PIERRO. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   una delle problematiche urgenti e inderogabili dell'apicoltura produttiva italiana è quella di mercato;

   l'Italia è costretta ad importare dall'estero circa la stessa quantità di miele che autoproduce perché i produttori non riescono a soddisfare le richieste di mercato in termini di quantità. Il mercato del miele in UE è estremamente soggetto a variazioni e speculazioni sui prezzi a causa dei mieli di scarsa qualità, spesso adulterati, importati da Paesi terzi extra UE, in primis dalla Cina;

   un'indagine della Commissione Ue ha riscontrato che il 46 per cento dei campioni di miele importato non è conforme alle regole comunitarie, cosiddette «Direttiva Miele», con l'impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l'uso di additivi e coloranti. Il numero maggiore di partite sospette provenivano dalla Cina (74 per cento), e dalla Turchia (93 per cento);

   nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 25 milioni di chili di miele straniero a fronte di una produzione nazionale stimata in 22, la quale ha risentito degli effetti del clima. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo;

   mentre in tutto il mondo diminuisce la produzione di miele a causa della forte diminuzione delle api, dovuta anche ai cambiamenti climatici, quella cinese aumenta di anno in anno, questo perché il miele viene prodotto adulterando e miscelando sciroppo di zucchero con il miele naturale rendendolo simile al miele naturale;

   un dumping insostenibile ai danni dei 75 mila apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari, al quale si aggiungono i danni causati dal maltempo e dalla siccità, che ha penalizzato le fioriture, e il caldo anomalo con le api «ingannate» e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori; i produttori per non subire perdite consistenti sono costretti ad intervenire con alimentazione zuccherina;

   oltre al clima e al diffondersi dei calabroni alieni predatori delle api, come la Vespa velutina e la Vespa orientalis, gli apicoltori hanno dovuto far fronte anche all'esplosione dei costi come quelli per i vasetti di vetro, delle etichette, dei cartoni fino al gasolio –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere a fronte della concorrenza sleale del miele extra Ue, in particolare quello cinese, non salubre né conforme agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare, al fine di proteggere il settore apistico made in Italy, simbolo di tipicità e biodiversità, nonché salvaguardare la salute dei consumatori.
(5-02284)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IARIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la normativa Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante preclude che un simile impianto di rigassificazione possa sorgere in una zona dove già coesistono altri grossi impianti a rischio di incidente rilevante, come la centrale a turbo gas di Rizziconi, il termovalorizzatore e il depuratore regionale IAM;

   sussiste un'aperta questione relativa all'incidenza che un rigassificatore avrebbe sui rischi connessi alla presenza di un porto di transhipment nelle vicinanze e sulla possibile riduzione del traffico delle navi portacontainer al porto di Gioia Tauro;

   il porto di Gioia Tauro ha beneficiato di sforzi per la sua rinascita, compiuti anche in collaborazione il con il Ministro Toninelli nel Governo «Conte 1»;

   ridurre il traffico dei container delle mega navi da oltre 20 mila TEU a causa del rigassificatore sarebbe considerato una beffa inaccettabile –:

   se i Ministri interrogati intendano valutare attentamente l'impatto del rigassificatore a Gioia Tauro sulla sicurezza degli impianti esistenti, sul traffico portuale e sull'economia locale, garantendo la tutela degli interessi e della sicurezza della zona.
(5-02280)

Interrogazione a risposta scritta:


   GIAGONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 aprile 2024 l'Associazione guardie ambientali-ecozoofile di Santa Teresa Gallura ha presentato un esposto alla Guardia Costiera di Santa Teresa Gallura, col quale si denuncia la presenza – rilevata nella giornata precedente alle ore 12.30 da un'imbarcazione privata in navigazione nelle Bocche di Bonifacio in direzione Capo Feno –, di una scia gialla densa di dubbia natura, larga parecchie centinaia di metri;

   verosimilmente, si ipotizza che si tratti di una sostanza schiumogena riconducibile a prodotti utilizzati per «l'aggregazione e l'affondamento» di idrocarburi, cosiddetti «disperdenti», cioè che sia il risultato di una reazione di un prodotto chimico venuto a contatto con idrocarburi in generale;

   in corrispondenza della traccia, sulla stessa rotta si può confermare la presenza della nave mercantile «Sea sprinter», maltese, partita dalla Romania e diretta in Francia, in transito nelle Bocche di Bonifacio;

   questo episodio di cronaca fa riemergere l'annoso problema del transito nelle «Bocche» delle cosiddette «carrette» del mare e/o di navi cargo che trasportano merci pericolose;

   le Bocche di Bonifacio, situate nel Parco Marino Internazionale (circa 80 mila chilometri quadrati), rappresentano una delle più eccezionali aree marine del Mediterraneo in termini di biodiversità, oggetto di tutela normativa sul piano nazionale e internazionale: il regime giuridico attuale prevede l'accordo bilaterale Italia-Francia (di cui al decreto del 26 febbraio 1993 Ministero italiano Marina Mercantile e all'ordinanza prefettura Tolone del 15 febbraio 1993) che vieta la navigazione su questo tratto alle petroliere, gasiere e chimichiere battenti bandiera dei rispettivi Paesi, ma non inibisce quella di altri Stati in virtù dello status internazionale dello stretto (articoli 37-44 dell'Unclos). Per scoraggiare il traffico intendendo alla protezione delle Bocche l'Imo ha adottato, tra le tante, la seguente risoluzione: A.766 del 4 novembre 1993 che «raccomanda ai governi di proibire o almeno scoraggiare fortemente il transito di petroliere cariche e navi che trasportano sostanze chimiche o pericolose alla rinfusa, suscettibili in caso di incidenti di inquinare il mare o le coste»; MEPC.204 (62) del 15 luglio 2011 che ha designato lo stretto di Bonifacio come area marina particolarmente sensibile (Pssa), con l'applicazione di «misure di protezione associate» che possono solo essere raccomandate, quali: rotte predefinite, segnalazione transito e utilizzo di un pilota a bordo locale;

   ai fini di implementare le misure sopracitate la Capitaneria di Porto de La Maddalena ha introdotto (ordinanza 73/2014) un servizio di pilotaggio raccomandato con un turno di guardia regolare nonché un invio di informazioni su richiesta dei comandanti delle navi;

   tutto ciò avviene su base volontaria, allo stato dei soli piloti di Olbia e Porto Torres, con diverse difficoltà operative e costi notevoli. Pertanto, come suggerito già tempo fa dalla Fedepiloti occorrerebbe superare la cosiddetta «prima fase di sperimentazione» in vigore, ad oggi, da 10 anni, in cui solo poche decine di navi hanno rispettato la raccomandazione del pilota a bordo, a fronte delle oltre 30 mila transitate (sono oltre tremila l'anno). Fedepiloti suggeriva l'individuazione di un soggetto pubblico che potesse gestire o comunque supportare un serio avviamento operativo del sistema di pilotaggio raccomandato, oltre la sensibilizzazione a livello istituzionale dell'armamento internazionale e delle major assicurative marittima, poi precipuo obiettivo di raggiungere il massimo livello di protezione possibile indicato dall'Imo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del grave episodio di cronaca citato in premessa e quali iniziative di competenza intendano attuare per arginare il problema del passaggio «sicuro», oltreché inoffensivo nelle Bocche di Bonifacio da parte dei navigli internazionali ed eventualmente dare seguito alla proposta di Fedepiloti mirata ad un avviamento operativo del sistema di pilotaggio raccomandato e se siano inoltre, in possesso di elementi circa il seguito dell'esposto citato in premessa.
(4-02661)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Arsenale M.M. di Taranto è un arsenale di grande potenzialità per la quantità e la qualità del personale impiegato, per la consistenza e la funzionalità delle infrastrutture, degli impianti e dei mezzi ed attrezzature di lavoro in dotazione;

   fa parte dell'area tecnica-industriale della Difesa e i suoi compiti consistono principalmente nell'assicurare il supporto e l'efficienza delle unità navali, secondo un programma annuale di soste lavori e di interventi che viene proposto dallo Stato Maggiore, concordato ed approvato dall'ispettorato navale logistico, previo esame congiunto con lo stabilimento;

   malgrado l'Arsenale di Taranto, come unanimemente riconosciuto, rappresenti un'eccellenza del settore anche grazie alla presenza di maestranze estremamente qualificate, sembra essere al centro di un'operazione di forte ridimensionamento delle attività e del ruolo che ha sempre ricoperto nel corso dell'ultimo secolo di storia della marina militare italiana;

   nella primavera del 2023, infatti, le attività di manutenzione della portaerei Cavour sono state trasferite da Taranto a Palermo;

   entro il 1° ottobre 2024 l'ex incrociatore portaeromobili della Marina militare «Giuseppe Garibaldi» è destinato al disarmo dopo più di 40 anni di onorato servizio;

   la nuova nave «Trieste» della marina militare, per cui era inizialmente previsto che facesse base a Taranto, potrebbe restare a La Spezia fino al 2029;

   nell'Arsenale di Taranto si è passati da più di duemila dipendenti agli attuali 800 in meno di un decennio, sebbene il piano di fabbisogno stabilito dal Ministero della difesa preveda l'impiego di 1.350 unità;

   tra il mancato turnover, il sempre più frequente ricorso ad appalti e subappalti e un concorso pubblico svolto sulla base di una procedura di selezione ad avviso dell'interrogante errata, si continua a registrare una grave crisi occupazionale –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere per restituire all'Arsenale di Taranto il ruolo che gli compete nell'ambito del supporto alle unità navali della Marina Militare italiana, per salvaguardare i posti di lavoro del personale impiegato e garantire l'assunzione delle unità mancanti.
(4-02660)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo 14 anni di gestione in concessione del terminal container di Taranto attraverso la società Taranto container terminal (Tct), nel 2015 la società Evergreen ha lasciato il porto di Taranto, causando l'esubero di più di 500 lavoratori;

   per la maggior parte dei lavoratori si è aperto un lungo periodo di inattività, mentre circa un centinaio di unità sono state assorbite dal gruppo turco Yilport che dalla metà del 2020 è subentrato ad Evergreen nella concessione del terminal;

   con decreto-legge n. 243 del 29 dicembre 2016 (convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18), è stata istituita l'Agenzia per la somministrazione del lavoro in porto e per la riqualificazione professionale denominata Taranto Port Workers Agency, con l'obiettivo di accompagnare e sostenere i «lavoratori in esubero delle imprese che operano ai sensi dell'articolo 18 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, autorizzate alla movimentazione dei container che, alla data del 27 luglio 2016, usufruivano di regimi di sostegno al reddito nelle forme degli ammortizzatori sociali»;

   l'attività dell'Agenzia è finalizzata non solo alla corretta erogazione dell'Ima mensile (indennità di mancato avviamento al lavoro) agli aventi diritto ovvero a quei lavoratori che si sono dichiarati disponibili all'avviamento al lavoro o ai corsi di avviamento che la stessa agenzia dovesse organizzare, ma anche monitorare i lavoratori indisponibili secondo i periodi da loro stessi comunicati all'Agenzia per iscritto, per la successiva trasmissione all'Inps;

   l'operatività della Taranto Port Workers Agency (TPWA) inizialmente fissata fino al 31 dicembre 2019, è stata successivamente prorogata in più occasioni, in ultimo dal decreto milleproroghe 2024 (decreto-legge n. 215 del 2023) con cui, all'articolo 8, commi 2 e 3, è stata disposta la proroga di ulteriori 3 mesi (e dunque fino al 31 marzo 2024) dell'operatività delle agenzie per la somministrazione e la riqualificazione del lavoro nei porti, tra cui anche la TPWA, nonché lo stanziamento di ulteriori risorse per l'erogazione dell'Ima;

   dal 1° aprile 2024, malgrado le promesse e le rassicurazioni per un'ulteriore proroga da parte del Governo e di alcuni parlamentari di maggioranza del territorio tarantino, 338 lavoratori non ricollocati e rimasti in carico all'Agenzia non percepiscono più la suddetta indennità;

   qualche giorno fa, alla luce di una situazione di grave tensione sociale, le parti sociali hanno chiesto al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti la convocazione di un incontro al fine di affrontare la vertenza;

   prorogare l'operatività dell'Agenzia risulta oggi ancor più importante, non solo per continuare a garantire un sostegno al reddito a 338 famiglie, ma anche perché si prospetta nei prossimi mesi la conclusione di alcuni insediamenti rilevanti nell'area portuale di Taranto che potrebbe consentire il completo assorbimento dei suddetti lavoratori –:

   se intendano adottare le dovute iniziative normative e finanziarie per disporre un'ulteriore proroga dell'operatività della Taranto Port Workers Agency e dell'erogazione dell'indennità per il mancato avviamento al lavoro in favore dei 338 lavoratori iscritti.
(3-01156)


   ORFINI, CUPERLO, STUMPO e PROVENZANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la trasmissione «Il Cavallo e la Torre» del 12 aprile 2024 ha diffuso un rilevante documento sull'organizzazione per il soccorso in mare. Si tratta di una mail del 27 giugno 2022 originata dalla centrale operativa nazionale della Guardia costiera, titolare del coordinamento e dell'alta responsabilità del salvataggio in mare, e indirizzata alle sedi operative periferiche per impartire nuovi parametri di intervento della stessa Guardia costiera nei confronti di «eventi connessi al fenomeno migratorio» in sostanza delle pericolose imbarcazioni con le quali i migranti affrontano il canale di Sicilia per raggiungere il nostro Paese;

   i nuovi criteri derivano dalle «disposizioni tattiche» impartite dal «livello politico» e attengono ad una diversa attribuzione di ruoli alla Guardia di finanza, chiamata a svolgere il primo intervento come forza di polizia (law enforcement) nei confronti delle imbarcazioni cariche di migranti entro il limite dell'area di soccorso (Sar) italiana, sotto il coordinamento non più della centrale operativa della Guardia costiera, ma del reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza;

   tali disposizioni, per diretta ammissione del Capitano di vascello che le firma, modificano il «modus operandi» della Guardia costiera, di fatto escludendone competenze e attribuzioni nel caso di eventi migratori se non in caso di pericolo conclamato: ovvero in situazioni in cui esiste un pericolo potenziale, e per le quali si rendono perciò necessari la valutazione del rischio e la conseguente assunzione di operazioni dirette o il coinvolgimento di ogni unità navale disponibile e adeguata alla tipologia di intervento;

   il messaggio in parola precede di pochi mesi il naufragio di Steccato di Cutro che costò la vita di 105 persone, ancora al centro di inchiesta giudiziaria. Quella notte, un caicco carico di 180 migranti venne avvistato da un velivolo Frontex a circa 35 miglia dalla costa, diretto verso l'Italia e in pericolo per lo stato in cui versava;

   considerato «evento migratorio» di esclusiva rilevanza di polizia di frontiera (e non di immediato intervento di assistenza e soccorso), quel caso coinvolse due motovedette della Guardia di finanza, rientrate in porto senza neppure raggiungere il caicco, a causa delle peggiorate condizioni del mare. La Guardia costiera non intervenne e l'imbarcazione affondò a pochi metri dalla costa;

   il comandante della capitaneria di Crotone dichiarò che quel mare forza quattro avrebbe potuto essere ben fronteggiato dalle motovedette della Guardia costiera, costruite per gli interventi in condizioni estreme. Aggiunse che il loro mancato coinvolgimento era da farsi risalire a imprecisate «regole che ci sono a livello interministeriale» –:

   se i Ministri interrogati non ritengano che il documento originato dalla centrale operativa della Guardia costiera non confligga con le convenzioni internazionali e con le norme nazionali che affidano alla stessa Guardia costiera il coordinamento degli interventi per ogni situazione di pericolo in mare, non soltanto conclamata, ma anche potenziale, come nel caso delle imbarcazioni che solcano il canale di Sicilia cariche di migranti;

   se non considerino spettante alla Guardia costiera, in possesso di responsabilità istituzionali, competenze e strumenti adeguati, la diretta valutazione circa le situazioni di pericolo, eventualmente valutando se l'intervento di soccorso possa essere derubricato a mera assistenza e mantenendo comunque il coordinamento delle operazioni in mare;

   se non apprezzino la necessità di disporre il ritiro della direttiva in parola e di ogni altra stabilita in sede di citati e imprecisati «tavoli tecnici» che ne hanno ispirato il contenuto, onde evitare che possano verificarsi ulteriori tragedie come quella del naufragio di Steccato di Cutro;

   se non considerino necessario ripristinare la priorità della salvaguardia della vita umana in mare, e delle relative competenze istituzionali, rispetto ad ogni legittima misura di controllo delle frontiere nazionali.
(3-01157)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIO, BAKKALI, BARBAGALLO, CASU, MORASSUT, ORLANDO, SERRACCHIANI e SIMIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni mesi le tensioni internazionali e in particolare quelle che riguardano quanto sta accadendo nel Mar Rosso, a cinque mesi dai primi attacchi ai mercantili nello stretto di Bab el-Mandeb, colpiscono pesantemente il traffico commerciale navale;

   il Canale di Suez rimane tuttora semichiuso, con la progressiva riduzione dell'accesso fra il Mediterraneo e i mercati asiatici e con un calo del volume dei traffici a Suez del 63 per cento nella prima settimana di aprile rispetto allo stesso periodo di un anno fa;

   le ripercussioni per i porti italiani sono elevate e, poiché i sistemi portuali oggi sono al centro di una catena logistica complessa che punta a governare il cammino delle merci, gli effetti si manifestano su tutta la catena del valore, oltreché sugli utenti finali;

   alcune fra le maggiori compagnie di trasporto navale evitano le acque del Mar Rosso optando per itinerari più lunghi di almeno il 40 per cento e più costosi per tempo, forza lavoro e carburanti;

   a gennaio 2024 l'affitto di container per trasporto navale lungo la direttrice Nord-Asia Europa costava cinque volte di più rispetto al mese di ottobre 2023;

   la complessità della congiuntura internazionale con i suoi mutamenti continui contribuisce a rendere la gestione del traffico nei porti più che mai variabile;

   i dati, emersi anche a mezzo stampa su riviste di settore come il settimanale economico del Il Corriere della Sera, in questi giorni evidenziano le criticità sui principali porti italiani: Genova, primo porto italiano per l'export, al termine della prima settimana di aprile vedeva i suoi volumi in uscita in calo del 60 per cento e Ravenna, terzo porto italiano per l'import, al termine della prima settimana di aprile vedeva i suoi traffici in volume in calo del 76 per cento sull'import. E anche negli altri porti italiani la preoccupazione per la variabilità della situazione è elevata;

   dal quadro evidenziato emerge la necessità da parte del Governo di affrontare la situazione con urgenza, attraverso misure di monitoraggio, controllo e sostegno –:

   quali azioni siano state ad oggi adottate per far fronte alla situazione descritta in premessa in termini di monitoraggio e sostegno e se non si ritenga urgente condividere a livello europeo una strategia per sostenere la circolazione delle merci e prevenire gli impatti sugli utenti finali, a partire da quelli economici.
(5-02281)


   BONAFÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   è atteso da anni l'adeguamento dello svincolo di Scandicci (Firenze): una infrastruttura strategica per la viabilità interregionale e richiesta dalle comunità territoriali in grado di garantire un nuovo collegamento dall'autostrada A1 Napoli-Milano alla strada di grande comunicazione Firenze-Pisa-Livorno (denominata Fi-Pi-Li);

   l'attuale conformazione dell'accesso di Scandicci all'Autostrada del Sole non risponde infatti alle nuove esigenze di scorrimento del traffico, che negli ultimi anni ha registrato un significativo sviluppo;

   quotidianamente a causa della sovrapposizione tra il traffico di accesso ed uscita autostradale con quello connesso all'ingresso e all'uscita della Fi-Pi-Li, dovuta all'attuale viabilità, si creano notevoli disagi con ingorghi, rallentamenti e code che incidono negativamente sulla qualità della vita di pendolari e lavoratori, e sulla crescita e sulla competitività delle numerose imprese che hanno sede nella contigua zona industriale;

   la progettazione definitiva, realizzata da Autostrade per l'Italia Spa, è già stata completata da anni ed è stata sottoposta alla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (Via);

   il 23 marzo 2022 il Ministero della transizione ecologica ha dato il via libera alla procedibilità dell'istanza, richiedendo l'espressione dei pareri da parte degli enti competenti;

   il 22 aprile 2022 la Direzione generale archeologica belle arti e paesaggio del Ministero dei beni culturali ha trasmesso il proprio parere al Ministero della transizione ecologica, escludendo l'assoggettamento a Via, pur prevedendo alcune prescrizioni;

   il 24 maggio 2022 la regione Toscana ha rilasciato alcune osservazioni su tale progetto di Aspi;

   il 24 maggio 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, rispondendo alla interrogazione a risposta immediata in Commissione, numero 5-00897 (presentata dai deputati Simona Bonafè e Marco Simiani), ha reso noto che gli uffici competenti del Ministero stavano ancora «provvedendo alla predisposizione delle procedure relative all'emanazione del provvedimento di verifica di assoggettabilità a Via»;

   il 7 marzo 2024 con decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è stata finalmente «determinata la non assoggettabilità alla procedura di Via per il progetto di "Svincolo di Scandicci: allacciamento A1 - S.G.C. Firenze-Pisa-Livorno -5 Viabilità urbana"»;

   tali consistenti ritardi relativi all'emanazione del decreto sopracitato hanno di fatto smentito le precedenti tempistiche di realizzazione dello svincolo di Scandicci, che doveva essere inaugurato entro il mese di novembre 2027;

   l'attuale riesame della tempistica di realizzazione del nuovo svincolo di Scandicci, a quanto apprendiamo da fonti stampa, prevede infatti l'apertura al pubblico entro il 2028;

   va sottolineato in questo contesto come «non assoggettabilità» alla procedura Via potrebbe garantire una accelerazione dei lavori, permettendo la redazione del progetto esecutivo, con la successiva e conseguente procedura di affidamento dei lavori;

   è oggi quindi indifferibile ed urgente definire nel dettaglio iter e tempistica di una infrastruttura necessaria per diversificare e snellire gli attuali flussi di traffico, ridurre i tempi di percorribilità della viabilità locale, garantire la sicurezza stradale e ridurre conseguentemente le emissioni nocive –:

   se siano a conoscenza della nuova tempistica di realizzazione dell'adeguamento dello svincolo di Scandicci e quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere al fine di non ritardare ulteriormente l'apertura al traffico di una infrastruttura strategica per la viabilità interregionale e lo sviluppo locale.
(5-02282)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni lo scrittore e insegnante Christian Raimo è vittima di minacce da parte di ultras e organizzazioni studentesche di estrema destra che in almeno due diverse occasioni hanno srotolato striscioni dal contenuto provocatorio;

   prima della partita Lazio-Juventus di sabato 30 marzo 2024 infatti, alcuni ultras della Lazio hanno esposto, a Ponte Milvio, uno striscione dal contenuto minatorio e pochi giorni dopo, il movimento giovanile di Forza Nuova, Lotta Studentesca ha compiuto il medesimo gesto davanti al liceo Dante Alighieri di Roma, uno dei licei dove il professor Raimo ha insegnato in passato;

   Azione Studentesca, altra organizzazione giovanile di destra ha fatto circolare un post sui propri canali social, nel quale si sostiene che il professor Raimo faccia apologia della violenza richiamando gli anni di piombo;

   tali iniziative giungono a seguito di una dichiarazione del professor Raimo che, ospite di una trasmissione televisiva, ha affermato che sarebbe legittimo ricorrere anche alla violenza per contrastare e combattere i neonazisti;

   ad avviso dell'interrogante è chiaro ed evidente che il professor Raimo con tale affermazione provocatoria abbia voluto utilizzare un'iperbole per richiamare l'attenzione sull'impossibilità di considerare il nazismo un'opinione al pari delle altre e per sottolineare ciò che avvenne nella Seconda guerra mondiale, durante la quale fu necessario il sacrificio di milioni di vite innocenti per sconfiggere i nazisti, ovvero i portatori di una ideologia che teorizzava la natura totalitaria dello Stato, il ricorso alla guerra come strumento di dominio nazionalista, la purezza della razza e la necessità di sterminare coloro che hanno culture e presunte discendenze biologiche differenti da quella definita «ariana»;

   a giudicare dalle reazioni, la provocazione intellettuale utilizzata dal professor Raimo sta facendo emergere una realtà inquietante dal momento che sembrava impensabile che in tanti si sarebbero sentiti chiamati in causa e avrebbero rivendicato la definizione di «nazisti» per sé stessi;

   invece, gli striscioni esposti e i numerosi commenti provenienti dagli ambienti della destra destano profonda preoccupazione proprio perché il professore ha citato in maniera inequivocabile i «nazisti» e non genericamente i giovani di destra né ha mai sostenuto la necessità di ricorrere alla violenza come strumento di lotta politica, come testimonia peraltro la sua biografia;

   ad avviso dell'interrogante, solo l'idea che esistano in Italia giovani riuniti in organizzazioni strutturate che difendono l'ideologia nazista è aberrante e, a seguito di quanto accaduto, è indispensabile che il Ministro interrogato si attivi affinché gli uffici preposti appurino chi ha realizzato ed esposto gli striscioni indirizzati al professor Raimo e, in caso, se queste organizzazioni costituiscono un rischio, anche potenziale, per l'incolumità dello stesso insegnante, per le istituzioni democratiche, per le comunità ebraiche del nostro Paese e per le persone di origine straniera presenti sul territorio italiano –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, nell'ambito del contrasto alle manifestazioni apologetiche del nazismo, affinché venga appurato chi ha realizzato ed esposto gli striscioni richiamati in premessa e se tali organizzazioni costituiscono un rischio, anche potenziale, per l'incolumità del professor Raimo, per le istituzioni democratiche, per le comunità ebraiche del nostro Paese e per le persone di origine straniera presenti sul territorio italiano.
(4-02665)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MALAVASI, LAUS, FURFARO e GIRELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il bonus asilo nido (articolo 1, commi 177-178, legge n. 213 del 2023) è un contributo fino a 3.600 euro annui secondo l'ISEE, per 11 mensilità (gennaio-dicembre 2024) che spetta per i figli di età inferiore ai 36 mesi per il pagamento di rette per la frequenza di asili nido pubblici e privati autorizzati o di forme di assistenza domiciliare in favore di bambini affetti da gravi patologie croniche;

   ad oggi numerosi beneficiari segnalano un ritardo nei pagamenti del contributo, che sarebbe dovuto a partire dal 2 aprile 2024, come comunicato dal messaggio n. 1024 dell'Inps dell'11 marzo 2024;

   molti utenti, come si nota accedendo alla pagina Facebook «INPS per la Famiglia», lamentano ritardi nella procedura di pagamento, oltre al fatto che la domanda inviata si trova ancora nello stato «protocollata», per cui il ritardo nel pagamento è dovuto a un corrispondente ritardo nella lavorazione della richiesta;

   ciò accade nonostante la piattaforma per le nuove domande sia stata aperta nel mese di febbraio e le domande regolarmente inviate;

   come si legge sulle pagine social dell'Inps: «Ci spiace molto per il disagio che comprendiamo. L'Istituto è a conoscenza della situazione e sta lavorando per tenere fede agli impegni presi con i cittadini. Appena avremo novità ve le comunicheremo come di consueto»;

   l'8 novembre 2023 in un'intervista con La Stampa, la Ministra per la Famiglia Roccella dichiarava che il governo aveva reso «sostanzialmente gratuiti» gli asili nido per le famiglie «dal secondo figlio in poi», ribadendo quanto detto il 16 ottobre 2023 dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che – presentando il disegno di legge di bilancio per il 2024 – annunciava che «il nostro obiettivo è dire che al secondo figlio l'asilo nido è gratis»;

   oltre a non aver mantenuto questo impegno, visto che non è stata prevista la gratuità del nido per il secondo figlio, i fondi erogati, oltre a non coprire l'intera spesa, attualmente sono bloccati e le famiglie devono anticipare somme che, spesso, non hanno a disposizione;

   come fotografato da una recente indagine di Altroconsumo, i servizi per l'infanzia sono essenziali per favorire la natalità e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In Italia, però, i posti disponibili sono pochi, bastano solo per il 28 per cento dei bambini con rette molto care arrivando anche a circa un quinto del reddito familiare;

   tale indagine restituisce un quadro sconfortante mitigato solo in parte dalla presenza del bonus nido poiché gli importi sono appena sufficienti per coprire una parte della retta mensile (il massimo rimborso che si può ottenere, con Isee inferiore a 25 mila euro, è di 272,73 euro che nelle grandi città che copre appena la metà dei costi; con Isee tra 25 mila e 40 mila euro l'importo massimo del rimborso è di 227,27 euro al mese, mentre con ISEE sopra i 40 mila si scende a 136,37 euro mensili);

   secondo i rilevamenti svolti da Altroconsumo, in appena due anni c'è stata una crescita dei costi per gli asili nido di circa il 9 per cento, con una retta media pari a 500 euro per famiglia (con un Isee inferiore a 30 mila euro) per gli asili pubblici nei casi di città come Milano e Torino mentre per i servizi privati si ha una media di 640 euro con picchi di 800 euro a Milano –:

   quali siano, ad oggi, le ragioni del ritardo nella corresponsione delle somme dovute ai beneficiari del bonus e se non ritenga, visti gli alti costi delle rette, di adottare iniziative per incrementare le risorse destinate alle famiglie per il loro pagamento.
(4-02663)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   TASSINARI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   il bostrico tipografo (Ips typographus), è un coleottero lignivoro che scava gallerie nella corteccia delle conifere ed è il più importante parassita forestale d'Europa. Attacca il legno fresco di conifere forestali e predilige, tra i suoi bersagli, l'abete rosso, anche se può potenzialmente interessare anche pini e larici. Ai sensi della nuova normativa fitosanitaria dell'Unione europea, di cui al regolamento (UE) 2016/2031 e al regolamento (UE) 2019/2072, è individuato come organismo nocivo;

   in Italia il bostrico è un organismo oramai endemico, la cui diffusione cresce considerevolmente con l'aumentare del numero di piante indebolite, a causa ad esempio del cambiamento climatico, del forte impatto antropico o di un evento traumatico (qual è stato la tempesta Vaia). Sta provocando pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

   nella legge di bilancio del 2022 sono state previste misure per il contenimento del bostrico nei territori alpini, con lo stanziamento di 6 milioni di euro (3 milioni annui per il biennio 2022-2023) per l'istituzione di un fondo finalizzato all'adozione di misure di tutela del territorio e per la prevenzione delle infestazioni per le zone colpite. Alle procedure di contrasto si applicano le misure di accelerazione e semplificazione previste dal decreto-legge n. 77 del 2021;

   per contrastare la diffusione del bostrico è stata intrapresa nel 2022-2023 una sperimentazione denominata push and pull (respingo e catturo). Proposta per la prima volta nel 2020 dall'università agraria di Padova, in collaborazione con la regione Friuli-Venezia Giulia, questa sperimentazione prevede l'impiego di repellenti semiochimici a base alcolica prodotti in Canada;

   risulta all'interrogante che i prodotti necessari per le attività 2024 siano ancora in fase di sdoganamento nonostante la primavera già avanzata, e che in particolare si attende il via della competente direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione del Ministero della salute –:

   se i Ministri interrogati non intendano intervenire per accelerare le procedure di sblocco dei prodotti descritti in premessa, anche in considerazione del fatto che detti prodotti hanno specifiche di conservazione molto stringenti, le quali impongono tempi rapidi di utilizzo.
(3-01155)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'Unione degli Universitari (Udu) ha presentato un esposto alla Corte dei conti e ha inviato una lettera alla Commissione europea sul finanziamento degli alloggi per studenti con i fondi PNRR da parte del Ministero dell'università e della ricerca;

   nel 2022 il Ministero dell'università e della ricerca avrebbe dovuto creare 7.500 nuovi alloggi per studenti universitari, ma in realtà, secondo l'Udu, sarebbero stati finanziati soprattutto posti privati già esistenti, a volte addirittura già convenzionati con gli enti per il diritto allo studio o posti già in costruzione e previsti senza contributi pubblici;

   anche la Commissione europea ha ritenuto inammissibili questi posti ai fini del raggiungimento del target intermedio del 2023, decurtando i relativi fondi dalla terza rata del PNRR che il Governo ha poi provveduto a compensare attraverso fondi statali pari a 262 milioni di euro, operazione su cui l'Udu rileva un potenziale danno erariale;

   l'Unione degli universitari ha evidenziato come il Governo abbia preferito allocare ingenti somme di risorse pubbliche a favore di residenze studentesche principalmente private, con l'unico obbligo di destinare il 20 per cento dei posti letto al diritto allo studio, senza che ciò si traduca sempre in un effettivo aumento della disponibilità di alloggi per gli studenti;

   condividendo le osservazioni avanzate dall'Unione degli universitari, ad avviso dell'interrogante il Ministero ha preferito finanziare, con l'utilizzo di ingenti fondi pubblici, residenze universitarie private che riceveranno il pagamento di affitti a prezzi di mercato e ha rinunciato a creare posti letto pubblici e duraturi;

   per l'interrogante con i fondi a disposizione andrebbero finanziati gli atenei pubblici per l'acquisto e la ristrutturazione di immobili da utilizzare, anche in futuro, per gli alloggi, così da aumentare realmente la disponibilità di posti letto, vero obiettivo dei fondi messi a disposizione dal PNRR;

   l'Udu ha inoltre potuto verificare che i posti destinati al diritto allo studio vengono pagati due volti, da una parte lo Stato ha versato fino a 40 mila euro per posto letto per la «realizzazione» degli alloggi, anche quando già esistenti, mentre le regioni, con fondi propri, provvedono a coprire i costi di locazione di questi stessi posti letto, di cui beneficiano gli studenti, a canoni che arrivano fino a 380 euro al mese per posto letto e quindi a costi quasi di mercato;

   le convenzioni tra i gestori e gli enti regionali esaminate dall'Udu sono annuali, e non è chiaro quali saranno in futuro i canoni;

   infine, secondo il sindacato studentesco, il nuovo bando del Ministro dell'università e della ricerca pubblicato a febbraio stanzia 1,2 miliardi di euro per 60 mila nuovi posti entro il 2026 di cui il 30 per cento sarà destinato al diritto allo studio ma dal quarto al dodicesimo anno i gestori privati potranno chiedere agli enti regionali e alle università fino al 75 per cento del prezzo di mercato che equivarrebbe ad un aumento della spesa di circa 100 milioni di euro l'anno e non è prevista alcuna copertura economica per questa quota di posti destinati al diritto allo studio, per cui non è chiaro su chi verranno scaricati questi costi –:

   se corrisponda al vero quanto denunciato dall'Unione degli universitari e quali urgenti iniziative intendano assumere per rivedere complessivamente il piano sugli alloggi universitari da realizzare con l'utilizzo dei fondi PNRR affinché gli atenei pubblici siano nelle condizioni di creare nuovi alloggi per studenti, pubblici, duraturi e a prezzi calmierati, evitando quelli che all'interrogante appaiono come possibili sprechi di denaro e dannose dinamiche speculative a scapito del diritto allo studio, come sta avvenendo attraverso il finanziamento di residenze universitarie private.
(4-02662)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Evi n. 4-02309 del 9 febbraio 2024;

   interrogazione a risposta scritta Benzoni n. 4-02406 del 28 febbraio 2024;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-02445 del 5 marzo 2024;

   interrogazione a risposta in Commissione Cavandoli n. 5-02277 del 16 aprile 2024.