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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 27 marzo 2024

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO, FOSSI, BONAFÈ, SIMIANI, GIANASSI, BOLDRINI, FURFARO e SCOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con la comunicazione da parte del Ministero della salute al Cda del taglio di 135 milioni di euro di fondi al Centro nazionale antipandemico di Siena è purtroppo ufficiale, a parere dell'interrogante, la scelta di voler depotenziare, da parte del Governo, un investimento strategico per il Paese e per Siena;

   il centro, che è ancora in fase embrionale, con questo ridimensionamento economico di spesa pubblica sarà costretto a rivedere i propri obiettivi e oggettivamente rischia di non avere futuro rispetto alla importante mission attribuitegli dal Governo precedente;

   erano state poste le basi per realizzare a Siena il Biotecnopolo e il Centro nazionale antipandemico con una dotazione di circa 400 milioni di euro proprio in ragione della rilevanza scientifica che una struttura del genere ha soprattutto dopo il Covid;

   il Governo, in maniera secondo gli interroganti pregiudizialmente ideologica, ha minato questo progetto sin dal suo insediamento e il taglio di cui in premessa e l'ulteriore prova di ciò –:

   quali siano le volontà reali del Governo circa la realizzazione del Centro antipandemico e del Biotecnopolo di Siena in relazione alla sua strategica rilevanza scientifica per la ricerca in Italia e in Europa e quali siano le ragioni di quello che appare agli interroganti un palese ostracismo mostrato dall'Esecutivo rispetto al progetto stesso.
(3-01106)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   dopo mesi di ritardi e un prezzo enorme pagato dagli oltre due milioni di civili che vivono a Gaza il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha finalmente adottato una risoluzione che richiede un cessate il fuoco immediato durante il mese di Ramadan;

   un tabù è stato infranto. Per la prima volta dal 7 ottobre 2023, gli Stati Uniti, dopo aver fatto ricorso al veto per tre volte, hanno consentito che fosse approvata una risoluzione per chiedere una tregua immediata nella Striscia di Gaza;

   la risoluzione, presentata da un gruppo di Stati del Nord e del Sud del mondo, esige sia un cessate il fuoco umanitario immediato per le prossime due settimane, che porti a un cessate il fuoco duraturo, sia la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ma le due richieste non sono vincolate l'una all'altra;

   è una svolta politica importante: il Consiglio di sicurezza, seppur indebolito, resta la principale istituzione di governo mondiale. Le sue risoluzioni hanno un valore morale e politico, anche se l'Onu non ha i mezzi per farle rispettare a meno di avviare un complicato processo basato sulle sanzioni;

   nel frattempo il dibattito sull'interpretazione del testo è già partito: il Governo israeliano sostiene che il cessate il fuoco sia subordinato alla liberazione degli ostaggi, ma la risoluzione non lo dice e la prima reazione di Netanyahu non lascia certo presagire un'interruzione imminente delle operazioni militari anche nella città di Rafah, dove sono concentrati più di un milione di palestinesi;

   «è una risoluzione che deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile: è dovere del Consiglio di Sicurezza farla rispettare», ha affermato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres;

   la risoluzione ha il potenziale per diventare un'ancora di salvezza per i bambini di Gaza, che vengono giornalmente bombardati, mutilati e affamati, privati di ogni elementare diritto;

   la comunità internazionale deve compiere passi rapidi e significativi per attuare immediatamente gli impegni della risoluzione e fare tutto ciò che è in suo potere per garantirne la realizzazione definitiva, perché le vite dei bambini e delle bambine dipendono da questo, qualsiasi cosa in meno segnerà l'ennesimo fallimento, con conseguenze devastanti per tutti i minori;

   nel frattempo l'esercito israeliano sta continuando ad attaccare i civili e gli ospedali, ad ostacolare ogni accesso umanitario. Gli ospedali che erano stati rimessi in funzione sono di nuovo sotto attacco e l'Unrwa, principale fornitore dell'assistenza umanitaria a Gaza, continua a subire tagli ai finanziamenti e restrizioni alle operazioni;

   «Gaza, ci auguriamo che ci sia un cessate il fuoco che permetta la liberazione degli ostaggi israeliani e di portare aiuti umanitari alla popolazione civile palestinese» queste le affermazioni a caldo, il 26 marzo scorso, del Ministro Tajani;

   infine, Israele avrebbe molto da perdere dall'isolamento a cui inevitabilmente andrebbe incontro con un gesto di sfida nei confronti dell'Onu –:

   quali interventi urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di far rispettare e rendere immediatamente operativa la risoluzione dell'ONU;

   se non ritenga di fare pressione, in tutte le sedi opportune per un cessate il fuoco «permanente»;

   se non ritenga di doversi adoperare con tutti i mezzi possibili affinché l'esercito israeliano ponga immediatamente fine agli attacchi continui a Rafah dove oltre 1,5 milioni di persone – 500 mila sono bambini e bambine – sono intrappolate da mesi e non trovano un posto sicuro dove rifugiarsi e consentire l'immediato accesso di aiuti umanitari tramite l'apertura di tutti i valichi di Gaza;

   se non ritenga, anche in considerazione della risoluzione dell'ONU, di ripristinare gli aiuti e finanziamenti all'Unrwa, principale fornitore dell'assistenza umanitaria a Gaza, come hanno recentemente fatto anche l'Unione europea, la Svezia, il Canada e l'Australia;

   se non ritenga opportuno adottare sanzioni come è stato fatto con la Russia, partendo da un embargo totale di armi ad Israele, così come stanno facendo anche un numero crescente di Paesi, come la Spagna, il Belgio ed il Canada, considerato che continuare il trasferimento di armi, come il Governo in carica sta facendo, viola il diritto internazionale e potrebbe comportare, ad avviso degli interroganti, anche una responsabilità dell'Italia per la complicità in atti di carattere genocidario.
(2-00353) «Zaratti, Bonelli».

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CESA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da settembre 2023 vengono denunciati da parte dei cittadini del comune di Montalto di Castro gli enormi disagi e seri pericoli, causati dalla massiccia realizzazione delle installazioni di impianti fotovoltaici e FER conseguenti all'approvazione della delibera comunale n. 32 del 28 giugno 2021;

   nella stessa area si trovano a lavorare contemporaneamente circa trenta ditte, ognuna delle quali impegnata in scavi e trivellazioni per cavidotti, con il relativo e costante transito di mezzi pesanti (come escavatori, asfaltatrici, gru e rulli);

   «a seguito di sopralluoghi condotti ordinariamente dall'ufficio tecnico del comune in data 26 febbraio 2024 e 28 febbraio 2024, coadiuvati dalla polizia locale che redigeva apposita relazione inviata alla Prefettura di Viterbo ai sensi dell'articolo 211 comma 6 del CdS e alla provincia di Viterbo, sono state riscontrate numerose criticità, con gravi conseguenze sulla sicurezza stradale», come riscontrate nella delibera comunale n. 2 del 1° marzo 2024, era stata emessa l'ordinanza sopracitata disponendo l'immediata interruzione dei lavori;

   quest'ultima però è stata revocata in data 8 marzo 2024, una settimana dopo, come evidenziato nell'ordinanza comunale n. 37 del 19 marzo 2024, «successivamente all'esecuzione immediata dei necessari e richiesti lavori di ripristino, da parte delle ditte interessate nei lavori dei grandi impianti fotovoltaici afferenti alla zona»;

   secondo l'ordinanza sopracitata sono stati effettuati nuovi sopralluoghi in data 13 marzo 2024, 14 marzo 2024 e 18 marzo 2024 rilevando «ulteriori criticità per la transitabilità delle strade interessate dal traffico pesante e locale, in particolare nel tratto nord di via Quartuccio, con manto in ghiaia, come risulta dall'allegata relazione redatta dall'ufficio Lavori Pubblici e sottoscritta dalla Polizia Locale»;

   è noto come questo territorio sia ricco di terreni agricoli, i quali costituiscono una delle principali fonti di sostentamento per la popolazione locale;

   tuttavia, l'installazione di impianti fotovoltaici sta provocando notevoli danni sia all'ambiente che alla coltivazione agricola, con la conseguente distruzione di vasti ettari di terreno;

   tale situazione comporta non solo una perdita economica per i coltivatori, ma anche un grave rischio per la sicurezza e l'incolumità dei cittadini di Montalto di Castro i quali denunciano la mancata presenza della corretta segnaletica e della recinzione necessaria all'interno dei cantieri, poiché costretti a transitare all'interno dei siti di lavoro e molti sono infatti i danni subiti dai residenti sia ai veicoli che alle proprietà;

   questa situazione non solo mette a rischio l'incolumità fisica dei cittadini, ma visto che la zona è abitata sia da persone anziane che da persone con malattie gravi, in caso di pronto intervento il personale medico troverebbe difficoltà a prestare soccorso in quanto le strade sono spesso bloccate da mezzi pesanti, da recinzioni e prive di indicazioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione e quali iniziative di competenza si intendano adottare per tutelare l'ambiente, l'agricoltura e la popolazione di Montalto di Castro da tali problemi e anche per favorire la partecipazione dei cittadini, in raccordo con le istituzioni locali, alla pianificazione e alla gestione degli impianti fotovoltaici, al fine di assicurare una corretta integrazione di tali infrastrutture nel contesto territoriale e una maggiore trasparenza nel processo decisionale.
(4-02570)


   FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione recita: «La Repubblica (...) Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni»;

   la legge regionale n. 44 del Piemonte 26 aprile 2000, all'articolo 35 riporta che la regione è competente per quanto riguarda «l'individuazione delle aree caratterizzate da gravi alterazioni degli equilibri ecologici nei corpi idrici, nell'atmosfera e nel suolo che comportano rischio per l'ambiente e la popolazione» e all'articolo 36: Le province «concorrono alla definizione della programmazione regionale in campo territoriale, ambientale»;

   la produzione alimentare è un interesse strategico del Paese;

   le società CIM e Develog hanno realizzato un accordo per la realizzazione di un hub logistico in un'area ad alto potenziale agricolo nella frazione di Pernate a Novara;

   le società avrebbero realizzato un accordo per la «traslazione dell'interesse pubblico» dalla prima, CIM – già società partecipata e oggi soggetto privato – alla seconda, Develog, in virtù di accordi riservati;

   la suddetta «transazione di interesse pubblico» sarebbe avvenuta senza gara volta a stabilire se Develog fosse la società più adatta a realizzare il progetto definito come «dotato di interesse, pubblico»;

   per realizzare quanto sopra indicato sarebbe stato supervalutato il rudere censito al Catasto di Novara, F 40, p 41, sub 8, nell'atto di compravendita (rep 12.474 racc. n. 8364) definito in «avanzato stato di rovina» al quale sarebbe stato conferito valore pari a 180 euro/m2 al fine di abbassare il valore dei terreni venduti contestualmente a soli 22 euro/m2. Tale valorizzazione avrebbe favorito Develog creando un precedente nelle successive valorizzazioni espropriative per pubblica utilità;

   il comune di Novara ha adottato il progetto attraverso una delibera di Giunta, dichiarando compatibile lo sviluppo di attività di logistica, in un'area identificata nel piano regolatore generale comunale e destinata alla realizzazione del solo CIM, senza alcuna delibera di consiglio né variazione del piano regolatore;

   nonostante un ricorso al TAR pendente contro il comune di Novara, la giunta regionale ha proceduto ad approvare un accordo di programma autorizzante, previa ratifica da parte dei soli comuni di Novara e Galliate e della provincia di Novara, Develog a procedere con il progetto;

   il progetto ha incontrato la ferma opposizione dei comitati dei residenti, in quanto comporterebbe un impatto negativo sul piano paesaggistico, ambientale e sull'attività agricola, senza che siano certi dei positivi risvolti economici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del progetto e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare affinché, in casi quali quello esposto in premessa, sia assicurato il rispetto della normativa vigente in materia di impatto ambientale, consumo di suolo, tutela della produzione agricola nonché sia garantita l'adozione di misure a tutela degli agricoltori che verrebbero espropriati e cui verrebbe impedita la prosecuzione della loro attività sul territorio;

   per quanto di competenza, di quali elementi dispongano in relazione all'adozione di misure a tutela della popolazione dei comuni interessati rispetto all'enorme aumento del traffico pesante circolante sul territorio e segnatamente a Pernate e sulla rete stradale di Galliate.
(4-02573)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARAMIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'approvazione della cosiddetta «legge Ronchey» del 1993, venivano istituiti, nel nostro ordinamento, i cosiddetti «servizi aggiuntivi», cioè quell'insieme di attività attraverso le quali i musei entrano in contatto con i visitatori, ammettendone la gestione da parte di soggetti privati;

   si tratta dell'accoglienza, dell'erogazione di informazioni, della produzione e distribuzione di audioguide, visite guidate e laboratori didattici, della gestione delle prenotazioni e dell'acquisto di biglietti, della produzione di oggetti e di cataloghi e della loro rivendita attraverso i bookshop: tutti servizi, in precedenza, gestiti dall'allora Ministero dei beni culturali;

   a decorrere dall'annualità 2015, a seguito del cosiddetto «decreto-legge Franceschini» n. 146, l'apertura al pubblico di musei e altri luoghi della cultura è divenuta «servizio pubblico essenziale»;

   la società cooperativa «CoopCulture» nasce nel 2010 dalla fusione tra le cooperative Pierreci e Codess Cultura: Codess Cultura ha lavorato per anni nella tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e ambientale italiano al fianco di enti pubblici e privati nelle regioni del nord e del centro Italia, mentre Pierreci ha realizzato, a partire dagli anni novanta, servizi integrati nei più importanti musei e siti archeologici a Roma, nel Lazio e in Campania;

   infine, nel 2017, dopo alcuni anni di partenariato, si avvia il processo di fusione per incorporazione di Copat, cooperativa torinese che per oltre 30 anni ha operato nei servizi per biblioteche, musei e archivi in molte regioni italiane;

   rispetto a quanto illustrato, la società cooperativa «CoopCulture» risulta essere una tra le poche aziende nel settore ad avere l'oligopolio circa la gestione dei più importanti musei e parchi archeologici italiani, da oltre vent'anni;

   risulta all'interrogante che tale società si caratterizzi per un'offerta di lavoro instabile e non appagante sotto il profilo economico, attraverso contratti di lavoro part-time involontari e l'assunzione, nel corso dell'anno, di lavoratori stagionali nuovi, anche per ricoprire le medesime mansioni;

   risulta all'interrogante che molti lavoratori siano stati costretti a lasciare il proprio luogo di lavoro per essere collocati altrove dall'azienda, in quanto il bando di gara Consip aveva previsto un netto peggioramento delle condizioni economiche, causate dal passaggio dal Ccnl commercio al Ccnl multiservizi;

   da molti anni, il Ministero della cultura soffre di una grave e cronica carenza di personale, nell'ordine di diverse migliaia di unità, a causa del blocco del turn over;

   il giorno 18 dicembre 2023, a seguito della proclamazione di sciopero indetto da alcune rappresentanze sindacali, grazie ad una delegazione dei membri dell'esecutivo nazionale della «O.S. Cobas Lavoro Privato», gli stessi hanno incontrato i vertici del Ministero della cultura a Roma, portando sul tavolo del Ministero il grido di dolore dei lavoratori, senza però ottenere proficuo riscontro –:

   se, al fine di gestire efficientemente il patrimonio culturale italiano, il Ministro interrogato condivida l'opportunità di incrementare il personale e se ritenga condivisibile che venga applicato il Ccnl Federculture, più aderente alle specifiche mansioni svolte.
(4-02569)


   VIETRI. — Al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Teatro Verdi è il tempio della cultura salernitana fin dal secondo Ottocento ed oggi ospita, oltre alla stagione lirica, di balletto e di concerti, stagioni teatrali, rassegne, concerti, appuntamenti per i giovani, laboratori, stagioni di ricerca e visite guidate;

   il rendiconto della stagione operistica, musicale e concertistica 2023 approvato dalla Giunta comunale riporta cifre disastrose che parlano di una gestione spregiudicata delle risorse economiche che rischia di non valorizzare l'immagine e il prestigio del teatro campano;

   in particolare, ammontano a 5.115.038,09 euro le spese del Teatro Verdi, a fronte di un incasso da botteghino di soli 349.052.00 mila euro; cifre disastrose che vedono la regione Campania e il Ministero interrogato investire sul futuro del teatro, a fronte di zero stanziamenti nel 2023 dal comune di Salerno;

   come si apprende da fonti di stampa, «le spese generali ammontano ad oltre 778 mila euro. Tra queste, c'è la pulizia del Massimo Cittadino affidata a Salerno Pulita che è costata 142 mila euro; a Salerno Solidale, per il servizio di accoglienza e botteghino, invece 325 mila. Tre milioni totali per il capitolo "uscite" riguardanti la lirica; di questi, 2 milioni e 500 mila sono destinati solo agli artisti, circa 13 mila euro all'assistenza tecnica e fiscale e quasi 176 mila euro agli oneri previdenziali a carico dell'ente. Per le scene e l'attrezzeria per le opere liriche la spesa è pari a 56.997 euro circa; 148 mila euro per i costumi di scena; poco più di 9 mila euro per gli strumenti e spartiti; circa 68 mila euro per audio, video, luci e quasi 100 mila euro per il trasporto e facchinaggio»;

   spiccano, poi, gli oltre 45 mila euro per l'ideazione e il coordinamento grafico-editoriale e i 40 mila euro per la stampa dei programmi, i manifesti e la pubblicità, mentre nessuna spesa per la gestione del sito web;

   inspiegabilmente, tra le voci di spesa ci sarebbe anche il Capodanno in Piazza a Salerno, pagato, appunto, con fondi destinati al Teatro Verdi, ma anche eventi come Salerno Jazz e Tempi Moderni, tre manifestazioni che poco o nulla hanno a che vedere con il teatro Verdi;

   proprio sui fondi destinati al Teatro Verdi, la regione e il comune hanno rivolto critiche al Governo, omettendo però che la rimodulazione degli stanziamenti statali si era resa necessaria perché i contributi concessi erano stati destinati a tre manifestazioni che avrebbero dovuto essere finanziate dall'amministrazione comunale –:

   se e quali iniziative di competenza, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'attivazione di iniziative di carattere ispettivo, il Governo intenda assumere alla luce dei profili esposti in premessa relativamente alla gestione delle risorse destinate al Teatro Verdi di Salerno, per la realizzazione della stagione lirico-sinfonica, all'esecuzione degli adempimenti fiscali e previdenziali nonché al fine del supporto alla direzione artistica nell'accesso a sovvenzioni e fondi ministeriali.
(4-02574)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FENU. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento ai crediti edilizi cosiddetti «incagliati» che non vengono utilizzati direttamente dal titolare né ceduti a terzi, il cui ammontare è stato oggetto di molteplici interrogazioni parlamentari, è stato sempre evidenziato come non sia possibile determinare «la quota di crediti ancora classificati come incagliati» in quanto l'Agenzia delle entrate non è a conoscenza delle motivazioni per cui un certo credito non venga ceduto a terzi o non venga utilizzato;

   in altre parole, non è noto se il soggetto detenga il credito per scelta consapevole oppure perché non possa utilizzarlo in compensazione tramite modello F24 o non trovi altri soggetti disponibili ad acquistarlo;

   nella recente risposta all'interrogazione 3-01011 del 21 marzo 2024, presentata al Senato, il Ministero dell'economia e delle finanze ha invece precisato che per quanto riguarda la questione dei cosiddetti incagliati le quote di crediti riferibili alle annualità scadute indicano che la perdita è molto contenuta e definita da Eurostat come trascurabile ai fini della classificazione statistica e che la stessa potrebbe essere riconducibile al fenomeno delle frodi e dei crediti illegittimi;

   in buona sostanza, da quanto può desumersi dalla richiamata risposta, i crediti d'imposta risulterebbero quasi interamente compensati, fatta eccezione per una quota da considerarsi «trascurabile» alla luce e ai fini della classificazione Eurostat;

   va ricordato che, secondo l'ultimo dato fornito dall'Agenzia delle entrate, in risposta all'interrogazione 5-01625 dello scorso 14 novembre, dal 15 ottobre 2020 al 14 novembre 2023 risultavano cessioni di crediti surperbonus (eco e sisma) per complessivi 105 miliardi, di cui regolarmente compensati (sulla base delle rate maturate) 18,3 miliardi, con un residuo di 1,7 miliardi circa riferito alle rate dell'anno 2023. Quanto agli altri bonus edilizi, alla medesima data risultavano cessioni di crediti per complessivi 54 miliardi, di cui regolarmente compensati (sulla base delle rate maturate) 7,16 miliardi, con un residuo di 793 milioni di euro circa riferito alle rate dell'anno 2023 –:

   quale sia ad oggi, per ciascuna tipologia di bonus e distinguendo il dato per anno di maturazione, l'ammontare complessivo dei crediti compensati rispetto al totale dei crediti maturati nonché l'ammontare dei crediti residui che non possono essere più utilizzati in compensazione o ceduti a terzi.
(5-02211)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   PROVENZANO, BARBAGALLO, MARINO, IACONO e PORTA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni le organizzazioni sindacali hanno denunciato con forza la pesante situazione di crisi e precarietà dei lavoratori presso l'azienda Telecontact di Caltanissetta, sussidiaria di Tim, a seguito degli esiti dell'incontro avvenuto il 28 febbraio 2024 tra l'azienda e i sindacati;

   in quella sede l'azienda ha proposto misure unilaterali, tra cui la richiesta di solidarietà difensiva con percentuali che vanno dal 10 al 20 per cento, la non erogazione di premi e buoni pasto, nonché il blocco dei rinnovi contrattuali e delle concessioni part-time;

   tutto ciò si aggrava in considerazione del rischio «spezzatino» in atto presso Tim, con l'amministratore delegato dell'azienda, ad avviso degli interroganti, di fatto appiattito sulle strategie di Vivendi, socio di maggioranza;

   per il management di Vivendi risulta ineluttabile il ridimensionamento del personale nell'ambito della service-co di Tim e questo inquieta e preoccupa i lavoratori di Telecontact, considerate le voci sempre più insistenti di una possibile vendita della stessa;

   il piano industriale di Tim prevede ad oggi un significativo abbattimento dei costi del lavoro, con possibili ripercussioni negative sul personale di Telecontact e del settore dei servizi di assistenza (caring) con altre realtà che hanno già visto il ridimensionamento delle commesse;

   la conseguenza potrebbe essere a breve un forte impatto sulla stabilità occupazionale di migliaia di lavoratori –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere con la massima urgenza per affrontare le conseguenze della riorganizzazione aziendale di Tim puntando a salvaguardare realtà industriali come Telecontact, preservando altresì la continuità occupazionale e le tutele contrattuali dei lavoratori del settore dei servizi di assistenza (caring), considerata la loro importanza nel settore anche dal punto di vista occupazionale nel territorio nisseno.
(3-01107)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI, FEDE e MORFINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Enel S.p.A. è la più grande azienda elettrica del Paese, nonché tra i principali operatori integrati globali nei settori dell'energia elettrica e del gas;

   lo Stato, tramite il Ministero dell'economia e delle finanze, è il principale azionista con una quota del 23,6 per cento;

   attualmente, Enel S.p.A., attraverso la società controllata e-distribuzione, eroga in regime di concessione, il servizio di distribuzione di energia elettrica in circa 7.500 comuni italiani;

   secondo i dati di recente resi noti, Enel S.p.A. nel 2023 ha ottenuto un risultato netto ordinario pari a 6,5 miliardi (+20,7 per cento rispetto al 2022) e un EBITDA ordinario a 22 miliardi (+11,6 per cento rispetto al 2022). Per converso, dalla Relazione e Bilancio di esercizio di Enel S.p.A. al 31 dicembre 2022 (l'ultima attualmente disponibile) emerge, con riferimento al costo del personale, un ammontare complessivo di 105 milioni di euro, con una riduzione pari a 74 milioni di euro rispetto al 2021;

   in data 29 gennaio 2024, i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, hanno aperto lo stato di agitazione in Enel denunciando le politiche di «esternalizzazione di attività core» e un «cambio epocale di orario di lavoro per gli operativi di e-distribuzione» in assenza di alcun accordo sindacale;

   in particolare, i sindacati hanno denunciato l'ingiustificata riduzione del costo del lavoro, il blocco rispetto alle assunzioni pianificate, agli straordinari, alle trasferte, ivi comprese quelle concordate, il taglio dello smart working;

   in data 19 marzo 2024, le medesime sigle sindacali hanno proclamato lo sciopero dello straordinario programmabile dal 4 aprile 2024 al 3 maggio 2024, nonché lo sciopero generale di due giornate di tutti i dipendenti delle società del Gruppo Enel;

   tale decisione è stata assunta constatato l'esito negativo dell'incontro di raffreddamento e conciliazione dell'8 febbraio 2024 innanzi alla Direzione generale dei rapporti di lavoro e delle relazioni di industriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nonché alla perdurante invarianza delle posizioni aziendali rispetto ai temi della pendente vertenza;

   secondo quanto si apprende dalla comunicazione dei sindacati, in data 8 marzo 2024, Enel ha informato tutti i lavoratori della revoca dell'accordo collettivo di regolamentazione dello smart working, invitando gli stessi a sottoscrivere un accordo individuale, con condizioni peggiorative rispetto all'accordo collettivo, con decorrenza 1° aprile 2024, pena la revoca integrale dello smart working in caso di mancata sottoscrizione;

   in data 18 marzo 2024, Enel ha comunicato al personale operativo di e-distribuzione l'attivazione, a decorrere dal 1° maggio 2024, di un orario di lavoro avente prestazioni ordinarie più estese rispetto all'attuale orario;

   risulta all'interrogante che alcune direzioni aziendali di Enel abbiano posto in essere azioni compressive dell'esercizio del diritto di sciopero;

   Enel S.p.A. rappresenta un'azienda e un asset centrale per il Paese che si ritiene possa assumere un ruolo fondamentale nell'ambito della transizione energetica;

   come è noto, nell'ambito del Green deal europeo, l'Italia ha assunto precisi impegni con riferimento al taglio delle emissioni da CO2, che impongono – come primo step – una riduzione del 55 per cento già entro il 2030 –:

   se non ritenga che quanto esposto in premessa, alla luce degli scioperi proclamati dalle sigle sindacali, possa rendere necessaria la convocazione di un tavolo interministeriale finalizzato a scrutinare le recenti politiche aziendali di Enel S.p.A. con particolare riferimento al peggioramento delle condizioni di welfare aziendale dei lavoratori ivi impiegati;

   se non ritenga, in ragione delle partecipazioni societarie statali in Enel S.p.A., di dovere assumere presso l'Assemblea dei soci, posizioni volte a promuovere politiche industriali della società maggiormente orientate all'interesse pubblico, nonché al processo di transizione energetica del Paese.
(4-02576)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOSSI, SIMIANI, GIANASSI, SCOTTO, BOLDRINI, BONAFÈ, DI SANZO e FURFARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 20 novembre 2019 è stato sottoscritto tra regione Toscana e Trenitalia Spa, il contratto di servizio per il trasporto pubblico ferroviario di interesse regionale e locale sulle relazioni di traffico dell'infrastruttura nazionale gestita da Rete ferroviaria italiana Spa, di competenza della regione Toscana, per il periodo 1° dicembre 2019-30 novembre 2034;

   tra i punti cardine del documento: cento nuovi treni, 1,4 miliardi di euro di investimenti, tecnologia e comfort al servizio dei pendolari della Toscana;

   il nuovo contratto di servizio, dal valore complessivo di circa 7 miliardi di euro prevedeva quindi un notevole piano di investimenti che Trenitalia si impegnava a realizzare al fine di migliorare la qualità del servizio ferroviario (incluse le azioni necessarie per risolvere le criticità che restavano, in particolare sulle linee a binario unico e con treni diesel, dei quali era in programma il totale rinnovamento), il comfort dei mezzi e l'efficacia della manutenzione, a fronte di un'invarianza delle tariffe per gli utenti (ad eccezione dell'adeguamento annuale all'inflazione, non collegato a scelte regionali);

   in questo contesto il Programma regionale di sviluppo 2021-2025 della regione Toscana prevede che le politiche contenute nell'Area 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) siano finalizzate «a garantire il diritto di muoversi in sicurezza ed in modo efficiente per chi vive e si sposta nella nostra regione, promuovendo, da un lato, la riconversione a basso impatto ambientale dei flussi di mobilità e, dall'altro, rilanciando gli investimenti infrastrutturali»;

   gli elementi di qualità, economicità, efficacia ed efficienza della proposta commerciale di Trenitalia sono quindi alla base delle scelte di affidamento diretto effettuate nel corso degli anni da parte della regione Toscana;

   la sottoscrizione del precedente contratto di servizio firmato in data 29 luglio 2016 giungeva infatti al termine di una positiva valutazione relativa sia all'affidabilità dell'operatore individuato per il nuovo affidamento, sia agli aspetti economici, qualitativi e prestazionali;

   il miglioramento della qualità del servizio registrata tra il 2014 ed il 2019, nonostante la persistenza di criticità su alcune linee da affrontare e risolvere, stava infatti alla base della scelta compiuta dalla regione Toscana di affidare a Trenitalia il servizio regionale per 15 anni con la conferma dei 23 milioni di treni-km e dei circa 500.000 bus-km;

   l'affidabilità di alcune linee della Toscana è oggi però decisamente peggiorata, come si evince dal dato relativo ai bonus pagati nel mese di dicembre 2023 su ben 8 delle 14 linee toscane;

   la situazione descritta dai numeri dello scorso dicembre 2023 relativi al servizio, che parrebbe confermata nei primi mesi del 2024, procede nella direzione opposta rispetto a quella ipotizzata al momento della firma del vigente contratto;

   sulla linea Firenze-Arezzo-Chiusi, la più utilizzata dai pendolari toscani insieme alla linea Firenze-Livorno, nel gennaio del 2018 il livello di affidabilità del servizio era pari al 99,3 per cento, mentre nello scorso dicembre è stato pari al 96,5 per cento, tanto da far scattare il diritto degli utenti al ristoro garantito dal bonus;

   i dati risultano precipitare ben al di sotto del 90 per cento in riferimento alla sola puntualità, tenendo conto che costituiscono dati medi, calcolati sull'intera programmazione giornaliera, mentre la punta massima dell'inaffidabilità si registra nelle fasce nelle quali si raggiungono i picchi di servizio, ovvero nelle cosiddette fasce dei pendolari collocate al mattino ed al pomeriggio;

   è stata presentata in Consiglio regionale della Toscana una mozione che impegna Presidente e Giunta «ad attivarsi sia nei riguardi del Governo, ed in particolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia del soggetto gestore del servizio ferroviario regionale affinché, al non adeguato livello di servizio riscontrato da tempo su alcune linee, sia avviato un percorso di confronto che porti alla piena attuazione degli investimenti ed al raggiungimento dei livelli qualitativi del servizio contenuti nel Contratto sottoscritto nel 2019 tra regione Toscana e Trenitalia Spa» –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di risolvere le criticità segnalate in premessa, che comportano disagi molto rilevanti per un'ampia fascia di utenti e lavoratori.
(5-02213)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIULIANO, ALFONSO COLUCCI, LOVECCHIO, PELLEGRINI, DONNO, L'ABBATE e DELL'OLIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la situazione criminale emergenziale della provincia di Foggia è sotto gli occhi dell'intero Paese;

   in tale contesto da anni la sottoscritta interrogante sollecita il Ministero dell'interno a concludere l'iter avviato, su impulso e richiesta della stessa, per l'elevazione dei commissariati di pubblica sicurezza di San Severo e Cerignola a strutture dirigenziali di primo livello;

   nel contempo, in assenza di riscontri su tale importantissima e prioritaria necessità, si apprendono invece – nel silenzio di atti formali del Governo – preoccupanti notizie provenienti sia da articoli di stampa che dal mondo sindacale di categoria, circa una possibile «riorganizzazione» e riduzione, senza ben sapere chi ne resterà vittima, delle sedi dei reparti di prevenzione crimine presenti sul territorio nazionale;

   nella città di San Severo è presente appunto il reparto prevenzione crimine, che estende la propria attività al vicino Molise ma anche e soprattutto al Gargano, zona che rappresenta una ulteriore realtà complessa del territorio della provincia di Foggia, fortemente attinta dai fenomeni mafiosi –:

   a che punto si trovi l'iter avviato dal precedente Governo per l'elevazione dei commissariati di pubblica sicurezza di San Severo e Cerignola a strutture dirigenziali di primo livello e se la sede del reparto prevenzione crimine di San Severo potrà essere interessata dal riordino in termini soppressivi delle sedi di tali reparti.
(5-02210)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi numerose notizie di stampa hanno riportato delle gravi violazioni dei diritti delle persone trattenute nei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), ossia di quelle strutture realizzate per trattenere gli immigrati irregolarmente presenti nel territorio nazionale in attesa di espulsione e diventate negli anni veri e propri luoghi di detenzione;

   la notte del 25 marzo 2024 nel centro di permanenza per il rimpatrio di Macomer (Nuoro) è divampato un incendio su cui stanno indagando le forze dell'ordine, che ha reso inagibile parte della struttura e comportato l'installazione temporanea di tende per l'alloggio delle persone trattenute;

   da una visita effettuata solo pochi giorni prima personalmente dall'interrogante, in compagnia di un medico e di un operatore legale della rete «Mai più lager – NO ai Cpr» e della «Associazione Naga – Milano», a seguito di segnalazioni di gravi episodi di violenza, sono emerse significative criticità: il centro di permanenza per il rimpatrio di Macomer nasce come carcere di massima sicurezza e, oltre a essere del tutto inadeguato a ospitare gli stranieri in attesa di un ipotetico rimpatrio, presenta gravi caratteristiche di obsolescenza e incuria;

   la struttura è articolata in 3 blocchi da 22, 20 e 8 posti, dove le persone trattenute alloggiano in celle (aperte) da due o quattro posti, senza spazi comuni adeguati; l'ambiente è caratterizzato dall'aspetto detentivo/punitivo (celle e mura asfittiche, sbarre ovunque, eccetera), e presenta caratteristiche, come detto, di obsolescenza e incuria che sollevano anche dubbi sui sistemi di sicurezza, incluso quello antincendio, come evidenziato dall'incendio che proprio il 24 marzo 2024 si è sviluppato all'interno del centro;

   l'assenza di attività e di qualunque altro materiale (cellulari, computer, libri, quaderni o persino penne) rende la permanenza insopportabile e causa malessere e tensione;

   diverse persone migranti incontrate durante il sopralluogo presentavano seri problemi di salute del tutto incompatibili con la permanenza nella struttura, sia di tipo fisico che psichiatrico, ma – nonostante l'autorizzazione dei pazienti – non è stato possibile consultare le cartelle mediche, come non è stato possibile prendere visione del piano antincendio e del registro degli eventi critici;

   parrebbe inoltre, a quanto risulta all'interrogante, che la struttura abbia ospitato in passato un cittadino rumeno e un lettone e che, attualmente, ospiti un cittadino statunitense;

   parimenti incomprensibile all'interrogante parrebbe la permanenza di un cittadino somalo titolare dello status di rifugiato politico, e, quindi, regolarmente presente sul territorio a prescindere dall'avere con sé un documento scaduto;

   sembrerebbe, inoltre, che i trattenuti non abbiano adeguato supporto legale e praticamente tutti sarebbero seguiti dallo stesso avvocato attraverso il gratuito patrocinio –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per ripristinare ovunque sul territorio nazionale, quindi anche all'interno dei centri di permanenza per il rimpatrio, il rispetto dei diritti fondamentali degli individui per come intesi dalla normativa costituzionale nazionale e dalle convenzioni internazionali;

   se non intenda il Ministro interrogato adoperarsi per ripensare il sistema di accoglienza in modo da garantire alle persone presenti in modo irregolare sul territorio nazionale il rimpatrio secondo modalità che non pregiudichino i loro diritti fondamentali;

   se non ritenga urgente e indifferibile intervenire per porre fine a questa situazione e chiudere definitivamente tutti i centri di permanenza per il rimpatrio;

   in merito al centro di permanenza per il rimpatrio di Macomer, se non ritenga sussistano criticità nella gestione del centro; quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire a tutti i trattenuti migliori e adeguate condizioni di vivibilità; quali e quanti siano i casi di trattenuti con problematiche di tipo psichiatrico; quali e quanti siano i casi di stranieri trattenuti in assenza dei requisiti stabiliti dalla legge per il collocamento nei centri di permanenza per il rimpatrio; quali misure intenda adottare il Ministro interrogato per garantire la salubrità, l'adeguatezza, la sicurezza della struttura e delle zone limitrofe.
(4-02572)


   FURFARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa locali si apprende la notizia che nella notte di venerdì 23 marzo 2024, intorno alle 4.30, un incendio ha distrutto uno dei locali più famosi di Montecatini Terme (Pistoia), il Principe, inaugurato nell'estate 2022 e situato all'interno dello storico complesso Kursaal, in pieno centro cittadino;

   solo un tempestivo intervento delle forze dell'ordine e dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme attaccassero le altre attività commerciali vicine e compromettesse ancora di più l'ex Kursaal. I danni, tuttavia, sarebbero stati davvero ingenti qualora avessero investito gli edifici limitrofi;

   da quanto emerge dai primi accertamenti si tratterebbe di un incendio doloso: la polizia, che sta indagando sul caso, ha trovato la porta d'ingresso spaccata e chi ha agito lo ha fatto poco dopo la chiusura del locale;

   questo grave episodio avviene dopo la scoperta del cadavere di un 26enne del nord Africa in una camera al secondo piano dell'ex hotel Impero di viale Bicchierai, ucciso un mese fa con una coltellata all'inguine che ha reciso l'arteria femorale, e poi abbandonato in un lago di sangue secco e quasi mummificato;

   i cittadini e la comunità vivono un clima di tensione e di paura senza precedenti;

   è necessario non solo fare chiarezza ma ripristinare un clima di serenità e legalità per il territorio e la cittadinanza –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali misure urgenti intenda assumere contro racket e criminalità organizzata che da tempo infestano il territorio e la città di Montecatini al fine di ripristinare un clima di serenità e di legalità anche in vista delle prossime elezioni amministrative.
(4-02575)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013 è stato adottato il regolamento di organizzazione dei percorsi della sezione ad indirizzo sportivo del sistema dei licei, che in particolare ha previsto, in fase di prima applicazione, nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta formativa, e tenuto conto della valutazione effettuata dall'ufficio scolastico regionale, che le sezioni ad indirizzo sportivo di ciascuna regione non possono essere istituite in numero superiore a quello delle relative province;

   la circolare annuale sulle iscrizioni per l'anno 2024/2025 ha limitato l'indirizzo sportivo ad una sola sezione per ciascuno dei licei esistenti;

   tuttavia, lo stesso regolamento adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013, all'articolo 3, comma 6, prevede che «eventuali sezioni aggiuntive di liceo ad indirizzo sportivo possono essere istituite qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale»;

   all'atto delle iscrizioni per l'anno 2024/2025, numerosissime sono state le domande delle famiglie di accesso a questo indirizzo, molte delle quali verrebbero frustrate qualora venisse confermata l'intenzione espressa nella circolare di istituire una sola sezione per ciascun liceo ad indirizzo sportivo;

   lo stesso Governo ha più volte dichiarato l'intenzione di sostenere lo sviluppo dell'attività sportiva e motoria all'interno delle scuole recentemente ha bandito un concorso per docenti laureati in scienze motorie da impiegare nelle scuole primarie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, nel rispetto della programmazione regionale dell'offerta formativa, al fine di favorire anche per l'anno scolastico 2024/2025 l'istituzione delle sezioni aggiuntive di liceo ad indirizzo sportivo che si rendano necessarie, anche con riferimento alla costituzione di più classi prime all'interno di istituzioni scolastiche ad indirizzo sportivo già costituite, qualora le risorse di organico annualmente assegnate lo consentano e sempreché ciò non determini la creazione di situazioni di esubero di personale, così come previsto dal regolamento adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 52 del 2013, al fine di garantire alle famiglie che ne abbiano fatto richiesta il pieno accesso a questo indirizzo.
(5-02212)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   PAVANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 marzo 2024, la Filcams Cgil di Perugia ha deciso di promuovere uno stato di agitazione a seguito del cambio di appalto nella gestione del circuito museale comunale di Perugia, annunciando un presidio per martedì 26 marzo 2024, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori presso il museo civico di palazzo della Penna;

   alla base del quid disputandum, l'offerta dell'operatore economico «Cooperativa Le Macchine Celibi» subentrante nell'appalto che non include la clausola sociale riguardante il riassorbimento dei lavoratori a tempo determinato e di parte dei lavoratori a tempo indeterminato, prevedendo invece la loro sostituzione con personale della stessa cooperativa operante in altri siti;

   la procedura riguarda l'affidamento in concessione della gestione dei servizi per il pubblico del circuito museale comunale, per un importo a base di gara pari a circa 2,7 milioni di euro per sei anni;

   ai sensi dell'articolo 57 del decreto legislativo n. 36 del 2023 per l'affidamento dei contratti di appalto di lavori e servizi, i bandi, gli avvisi e gli inviti, tenuto conto della tipologia di intervento, «in particolare ove riguardi il settore dei beni culturali e del paesaggio, e nel rispetto dei princìpi dell'Unione europea, devono contenere specifiche clausole sociali con le quali sono richieste, come requisiti dell'offerta, misure orientate tra l'altro a garantire la stabilità occupazionale del personale impiegato»;

   dei venti lavoratori che avrebbero dovuto beneficiare del diritto di riassunzione, soltanto sette risultano essere stati riassorbiti;

   i lavoratori a tempo determinato impiegati dal precedente operatore economico Munus sono attualmente disoccupati, al pari delle professionalità operanti a tempo indeterminato nel servizio bar di palazzo della Penna;

   il sindacato, inoltre, denuncia la decisione di «avallare l'equivalenza di tutele economiche e normative tra il contratto Multiservizi e quello Federculture, che fanno riferimento ai due settori molto diversi tra loro, uno ai servizi di pulizia e l'altro ai servizi della cultura, senza tenere conto delle professionalità e delle conoscenze proprie del settore» –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se, nell'ambito dell'affidamento in concessione della gestione dei servizi per il pubblico del circuito museale comunale di Perugia, il Governo non intenda attivare ogni iniziativa di competenza finalizzata alla verifica del rispetto delle clausole sociali previste per legge e dell'applicazione del corretto contratto collettivo di riferimento da parte del nuovo operatore economico affidatario.
(3-01108)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO, MALAVASI, GIRELLI, CIANI e STUMPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che molto probabilmente l'entrata in vigore del decreto tariffe per la specialistica ambulatoriale e per la protesica, in attuazione dei nuovi Lea previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 approvato lo scorso aprile e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 agosto 2023 sarà ulteriormente prorogata al 1° gennaio 2025 (si ricorda che sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio 2024 per la specialistica, poi prorogata al 1° aprile 2024 e il 1° aprile 2024 per la protesica);

   eppure un anno fa il Ministro interrogato dichiarava che dopo sei anni era stata finalmente raggiunta l'intesa in Conferenza Stato-regioni che avrebbe consentito la piena efficacia dei nuovi livelli essenziali di assistenza quale risultato «dell'impegno del Governo e della collaborazione proficua con le regioni [...] e tutti i cittadini, superando le disomogeneità assistenziali, potranno finalmente usufruire in ogni area della Nazione di prestazioni al passo con le acquisizioni medico scientifiche ormai consolidate, con effetti positivi anche in termini di contenimento della mobilità sanitaria»;

   oggi, dopo le numerose proteste soprattutto dei laboratori e delle associazioni private per la riduzione delle tariffe, sembrerebbe che, ancora una volta, i nuovi Lea non saranno disponibili per tutti in quanto sono necessarie nuove e ulteriori risorse rispetto a quelle già stanziate;

   l'impatto complessivo della proposta tariffaria risulta pari a 379,2 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e ad euro 23,4 milioni per la protesica, per un totale di 402,6 milioni di euro;

   a un anno dall'approvazione del decreto tariffe, che provvede all'aggiornamento del nomenclatore disciplinato dal decreto ministeriale 22 luglio 1996, includendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminando quelle ormai obsolete, non sono state individuate le necessarie risorse per dare concreta applicazione a tale decreto;

   se fosse vera la notizia dell'ulteriore proroga dovuta all'abbassamento delle tariffe con cui alcune prestazioni saranno rimborsate alle strutture che le erogano, questa risulterebbe inspiegabile considerato che i problemi che vengono posti si riferiscono a un decreto che già sarebbe dovuto essere in vigore;

   pur comprendendo le preoccupazioni manifestate da più parti rispetto a tariffe ritenute inadeguate è necessario garantire ai cittadini, già duramente provati da profonde sperequazioni nel diritto alla salute, l'accesso su tutto il territorio nazionale a prestazioni previste già da sette anni, tra le quali figurano alcune particolarmente innovative tra cui quelle relative alla procreazione medicalmente assistita, quelle per la diagnosi o il monitoraggio della celiachia, quelle relative agli screening neonatali per alcune patologie oppure gli ausili informatici e di comunicazione per persone con gravissime disabilità, i presidi di varia natura e a tecnologia avanzata per le disabilità motorie –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare affinché il decreto tariffe entri finalmente in vigore senza dover subire ulteriori e ingiustificate proroghe che ledono il diritto alla salute di tutti i cittadini;

   quando sarà completata l'istituzione della Commissione Lea così da prevedere, attraverso un nuovo decreto, un percorso rapido che aggiorni continuativamente e ulteriormente i Lea e le rispettive tariffe, anche per consentire ai cittadini l'accesso a prestazioni ulteriori e lungamente attese, come i test Ngs, la diagnosi e cura della fibromialgia, l'estensione dello screening neonatale ad altre patologie come la Sma, il cosiddetto Nipt – test prenatale non invasivo.
(4-02571)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-02567, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Quartapelle Procopio.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione di sfiducia Francesco Silvestri n. 1-00164, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 134 del 6 luglio 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    con decreto del Presidente della Repubblica del 21 ottobre 2022, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, la senatrice Daniela Garnero Santanchè è stata nominata Ministro del turismo;

    sulla base dell'articolo 93 della Costituzione e ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri, prima di assumere le funzioni, prestano giuramento di fedeltà alla Repubblica, nonché di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e «di esercitare le funzioni nell'interesse esclusivo della nazione»;

    sono ormai noti i contenuti delle inchieste giornalistiche che hanno coinvolto la Ministra Santanchè già dal novembre 2022 e che hanno anticipato, in parte, i contenuti del recente avviso di chiusura delle indagini preliminari di uno dei filoni di inchiesta del gruppo Visibilia, notificato il 22 marzo 2024 alla stessa Ministra e ad altri soggetti, per l'ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato;

    nel 2011 la Ministra, che all'epoca dei fatti ricopriva la carica di Sottosegretario, partecipa all'acquisizione del gruppo Ki Group spa, attivo nella distribuzione dell'alimentare biologico;

    nel 2017 il vecchio amministratore delegato, rimasto in carica anche a seguito della citata acquisizione e negli anni in cui il gruppo registra fatturati altissimi, fino a toccare i 55 milioni di euro, abbandona il suo ruolo e la gestione diretta del gruppo passa alla Ministra, all'allora compagno Canio Mazzaro e ad alcuni dei loro familiari;

    secondo quanto riportato nelle inchieste, da quel momento per Ki Group inizia il declino: già nel 2018 il gruppo accumula 8 milioni di euro di debito nei confronti dei fornitori, che, oltre a grandi marchi del biologico, includono anche decine di piccole e medie imprese del made in Italy del settore. Le dichiarazioni rilasciate ai giornalisti del programma Report dai diretti interessati testimoniano un coinvolgimento diretto della Ministra nell'assicurare il pagamento delle forniture;

    dal 2019 i bilanci della società vengono sistematicamente bocciati dalla società di revisione, mentre i crediti dei fornitori vengono trasferiti alla neonata Ki Group s.r.l. Alla chiusura del bilancio del 2021, dopo soli 2 anni di attività, il debito nei confronti dei fornitori ammonta già a oltre 3 milioni di euro;

    rispetto al momento della quotazione in borsa la società passa in 9 anni da un valore di 35 milioni a 469 mila euro. Di contro, secondo quanto evidenziato nell'inchiesta, la Ministra ha incassato per le cariche sociali 2 milioni e mezzo di euro e il suo socio, Canio Mazzaro, circa 6 milioni di euro;

    le testimonianze degli ex dipendenti di Ki Group sono desolanti: l'ammontare complessivo delle liquidazioni che devono essere ancora pagate è di circa 800 mila euro e sono centinaia i dipendenti che aspettano ancora il versamento del trattamento di fine rapporto;

    nelle inchieste si dà conto anche di alcune chat tra la Ministra e uno degli ultimi dipendenti rimasti, che dimostrano il suo diretto coinvolgimento nella direzione della società fino a buona parte del 2022 e, quindi, anche nel periodo in cui sono avvenuti i licenziamenti e i mancati versamenti dei trattamenti di fine rapporto;

    sarebbero emerse irregolarità e operazioni finanziarie fumose anche nella gestione di un'altra delle società di cui è socia la Ministra, la Visibilia Editore s.p.a., proprietaria di numerose riviste;

    anche in questo caso, i bilanci sono in costante passivo e anche in questo caso viene sottolineata la prassi già adottata di celare le perdite mediante la costituzione di nuove società, con operazioni finanziarie spregiudicate e artifizi contabili;

    nel 2017 vengono licenziati tutti i dipendenti dei giornali che fanno capo a Visibilia Editore, che, nel 2019, per far fronte a una grave crisi di liquidità, ottiene un prestito di circa 3 milioni di euro da una società di investimento degli Emirati Arabi, la Negma. Emerge dalle inchieste giornalistiche che si tratterebbe di un prestito obbligazionario convertibile che ha consentito al fondo che lo ha erogato di decidere liberamente quando convertire le obbligazioni in azioni e che, attraverso quella che viene definita una vera e propria manipolazione del mercato azionario, ha portato al crollo per il 98 per cento del valore delle azioni di Visibilia. Al contrario le plusvalenze ottenute da Negma sono sproporzionate rispetto al prestito erogato;

    a seguito della denuncia da parte di un'azionista di minoranza, diversi tra i maggiori quotidiani nazionali hanno pubblicato articoli nei quali si riferisce delle relazioni tecniche depositate alla procura di Milano dai consulenti dei pubblici ministeri che indagano per falso in bilancio e bancarotta: «ingiustificate sopravvalutazioni degli avviamenti societari (...) mancate o tardive svalutazioni di crediti infragruppo e verso clienti insolventi, cessioni di rami d'azienda finalizzate alla creazione di plusvalenze fittizie»;

    risulta, inoltre, che già a novembre 2022 era stato chiesto il fallimento dell'azienda, evitato da parte della Ministra con il pagamento in extremis di una parte dei debiti, e per i quali si apprende che i suoi legali abbiano proposto all'Agenzia delle entrate un piano di restituzione del debito che prevede il versamento del 66,41 per cento di quanto preteso fra imposte non saldate, irregolarità, interessi e sanzioni, in dieci anni attraverso rate semestrali;

    la società Ki Group risulterebbe essere stata destinataria di un credito di imposta di 600 mila euro e di un finanziamento da parte del fondo «Patrimonio PMI» di Invitalia di 2,7 milioni di euro, nel quadro temporaneo di aiuti connessi all'emergenza epidemiologica da Covid-19, finalizzato al pagamento di fornitori e dipendenti;

    sarebbe emerso che un ex dipendente Visibilia con ruoli di responsabilità sia stato posto in cassa integrazione a zero ore a sua insaputa, avvalendosi delle misure straordinarie messe in capo dal Governo per sostenere imprenditori e lavoratori durante l'emergenza pandemica e che avrebbe, invece, continuato a svolgere il proprio lavoro; dai successivi controlli dell'Inps sarebbero poi emersi altri dipendenti di Visibilia che avrebbero lavorato nonostante fossero in cassa integrazione a zero ore;

    appare utile ricordare che la Ministra, che raramente perde occasione di evidenziare il suo ruolo di imprenditrice, ha più volte pubblicamente dichiarato, smentita dalle testimonianze dei dipendenti delle sue società, di aver anticipato la cassa integrazione;

    giova in merito ricordare che nella seduta n. 128 di mercoledì 28 giugno 2023 della Camera dei deputati il Governo ha accolto l'ordine del giorno n. 9/1238/10 a prima firma dell'onorevole Gribaudo del Partito Democratico, che, facendo esplicito riferimento alla vicenda Visibilia, impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile per potenziare i controlli sull'utilizzo appropriato della cassa straordinaria Covid e per sanzionare gli operatori che ne avessero usufruito in maniera fraudolenta, recuperando con la massima sollecitudine gli importi illecitamente percepiti;

    ad otto mesi dall'informativa della Ministra Santanchè al Senato della Repubblica – in cui la Ministra aveva fornito rassicurazioni sul pagamento della liquidazione agli ex dipendenti di Ki Group e sull'avvio della ristrutturazione di Visibilia – la procura di Milano ha quindi notificato, il 22 marzo 2024, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti della Ministra Santanchè, del suo compagno Dimitri Kunz D'Asburgo e di Paolo Concordia, consulente con gestione del personale, e delle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, con l'ipotesi di truffa aggravata nei confronti dello Stato «in relazione a presunte irregolarità nella fruizione della cassa integrazione Covid per tredici dipendenti»;

    dall'inchiesta per le presunte irregolarità sulla gestione della cassa integrazione durante il Covid tra il 2020 e il 2022 emergerebbe, come anticipato nelle citate inchieste giornalistiche, il mancato versamento da parte di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria di oltre 120 mila euro di contributi previdenziali all'Inps a favore dei dipendenti, aspetto sul quale sono attualmente in corso accertamenti da parte dello stesso istituto previdenziale, su delega della procura, per stabilire l'importo esatto dell'omesso versamento;

    con la conclusione del filone di inchiesta, uno di quelli del «pacchetto Visibilia», per presunte irregolarità ai danni dell'Inps legate alla cassa integrazione a zero ore, si potrebbe quindi profilare una richiesta di rinvio a giudizio per la Ministra, il suo compagno Dimitri Kunz D'Asburgo, l'ex consulente esterno Paolo Concordia e per le due società; la stessa Ministra, con riferimento alla recente conclusione delle indagini a suo carico, ha d'altronde dichiarato che, in sede politica, dopo la decisione del giudice dell'udienza preliminare, opererà una «seria e cosciente valutazione» della vicenda;

    tra gli atti dell'inchiesta della procura di Milano sul gruppo editoriale Visibilia ci sarebbe inoltre la segnalazione di operazione sospetta redatta dall'unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia sulla compravendita di una villa in Versilia, acquistata da Dimitri Kunz D'Asburgo, compagno della Ministra Santanchè, e da Laura De Cicco, moglie del Presidente del Senato della Repubblica Ignazio La Russa per 2,45 milioni di euro e rivenduta a gennaio 2023, in meno di un'ora dal rogito, all'imprenditore Antonio Rapisarda per 3,45 milioni di euro. Da quanto si apprende da fonti di stampa, la Guardia di finanza sarebbe stata delegata ad indagare per riciclaggio sui flussi di denaro e sulla destinazione della plusvalenza di un milione e verificare se parte della somma sia servita per coprire proprio i debiti del gruppo Visibilia o se in qualche modo possa essere servita per giustificare alcune operazioni finanziarie connesse alla gestione della crisi delle aziende del gruppo;

    su tale vicenda il Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati aveva peraltro depositato, già a luglio 2023, l'interpellanza n. 2-00196 a prima firma del deputato Francesco Silvestri – rimasta senza risposta – in cui si chiedevano proprio chiarimenti da parte del Governo in ordine alla compatibilità della compravendita immobiliare effettuata dai soci Dimitri Kuntz e Laura De Cicco con la normativa vigente in materia antiriciclaggio;

    la notizia della conclusione delle indagini segue di qualche giorno quella della disposizione da parte della sezione imprese del tribunale civile di Milano dell'amministrazione giudiziaria per Visibilia Editore, a fronte delle gravi criticità nei conti e nella gestione della società evidenziate dai giudici; nel provvedimento, la sezione del tribunale di Milano aveva messo in evidenza che «la situazione è tanto più grave e rilevante considerando che Visibilia Editore spa è società quotata e che attualmente le società del gruppo sono chiamate a gestire una conclamata situazione di crisi»;

    in conclusione, ciò che emergerebbe dalle inchieste e dalle prime verifiche giudiziarie è che tutte le società gestite dalla Ministra Santanchè nel corso degli ultimi dieci anni, a partire dalla galassia Visibilia a Bioera e Ki Group, verserebbero in una situazione di profonda crisi economica a causa dell'ammontare delle perdite e dei debiti accumulati. La settimana scorsa il tribunale fallimentare di Milano ha preso atto del tracollo anche dell'ultima azienda, Umbria srl, di cui la procura ha chiesto la liquidazione giudiziale;

    risulta evidente che, indipendentemente da quelle che sono state le dichiarazioni – a tratti scomposte – dei vari rappresentati della maggioranza, il Governo ha voluto dare un segnale, o almeno così è parso, di intransigenza nei confronti di chi si è approfittato di un momento di così grande fragilità per il Paese e per il suo settore produttivo;

    le circostanze emerse sono assolutamente incompatibili con il ruolo di Ministro della Repubblica, tanto più incompatibili per un Ministro che vanta un ruolo attivo nell'imprenditoria del Paese e che riveste una funzione pubblica così rilevante nel tessuto produttivo;

    l'industria turistica ha un peso molto rilevante per l'economia italiana, superiore alla media dei Paesi Ocse, tanto che il calo dell'attività turistica nel biennio 2020-2022 ha inciso per oltre un quarto sulla perdita complessiva del valore aggiunto registrata in Italia;

    d'altra parte, risulta inoltre ancora aperta l'indagine della Corte dei conti sulla sospensione temporanea, per circa due mesi, della campagna pubblicitaria del portale «Open to Meraviglia – Italia.it» sulla quale sarebbero attualmente in corso le valutazioni dei magistrati contabili sull'ipotesi di danno erariale a seguito del blocco della campagna social, inaugurata dal Ministero del turismo e costata circa 9 milioni di euro, per dare visibilità alle bellezze naturalistiche e artistiche del nostro Paese;

    sebbene la riforma costituzionale del titolo V della Costituzione, operata con la legge costituzionale n. 3 del 2001, abbia reso il turismo una materia di competenza residuale per le regioni a statuto ordinario, così come già previsto per le regioni a statuto speciale, è necessario evidenziare che, per numerosi e rilevanti profili, il riferimento alla legislazione statale nella disciplina del turismo è tuttora molto consistente. Sono, infatti, molto rilevanti i condizionamenti che possono derivare dall'intervento del legislatore statale nelle materie affidategli, in modo esclusivo o concorrente, e che presentano profili di interconnessione e sovrapposizione con la materia del turismo, come, ad esempio: la tutela della concorrenza; i rapporti internazionali e con l'Unione europea; la tutela dell'ambiente e dei beni culturali; le competenze concorrenti in materia di professioni; il governo del territorio, comprendente l'urbanistica e l'edilizia; le grandi reti di trasporto e di navigazione;

    la Ministra Santanchè è stata chiamata a riferire in Senato nella seduta del 5 luglio 2023 dopo giorni di richieste da parte delle opposizioni e le forti pressioni della sua stessa maggioranza;

    in merito all'informativa tenuta dalla Ministra occorre rilevare che i chiarimenti resi non forniscono spiegazioni sufficienti a fugare le forti perplessità sull'opportunità della sua permanenza al Governo;

    gli elementi resi in sede di informativa, ritenuti del tutto insoddisfacenti rispetto alla gravità dei fatti, hanno motivato la presentazione, e poi l'esame, al Senato della Repubblica, da parte del gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle, di una mozione di sfiducia individuale nei confronti della Ministra del turismo Daniela Santanchè, a prima firma del senatore Patuanelli;

    circa la paventata estraneità ai fatti contestati, appare utile sottolineare che, nella dichiarazione patrimoniale depositata dalla Ministra presso gli uffici del Senato della Repubblica nel 2022, la stessa risulta proprietaria del 95 per cento delle azioni di Visibilia s.r.l. e di Immobiliare Dani s.r.l. Nel corso della XVIII legislatura la dichiarazione patrimoniale è stata depositata come invariata per tutti gli anni dal 2018 al 2022 ed evidenzia come la Ministra fosse amministratore unico di Visibilia s.r.l., amministratore delegato di Visibilia Editore s.p.a. e presidente del consiglio di amministrazione di Ki Group s.p.a.;

    dalle inchieste giornalistiche emerge una tendenza a considerare le regole del mercato e le regole sindacali e previdenziali come orpelli di impaccio alla libertà imprenditoriale; condotte spregiudicate che non possono essere proprie di un Ministro;

    ferme restando le eventuali responsabilità che verranno in caso accertate nelle sedi opportune, i fatti esposti minano fortemente la credibilità della Ministra e pongono un grave pregiudizio sulle sue capacità di svolgere le delicate funzioni alle quali è chiamata, nonché sull'opportunità della sua permanenza a ricoprire una carica governativa di primo piano e di piena rappresentanza politica;

    l'articolo 54, secondo comma, della Costituzione recita solennemente che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». Tale disposizione individua una sorta di «dovere di fedeltà qualificata» gravante sui pubblici ufficiali, rispetto a quella generalmente prevista al primo comma per la generalità dei cittadini. Una fedeltà poi ulteriormente rafforzata dall'obbligo di prestare giuramento, che non è però esteso a tutti coloro cui sono affidate funzioni pubbliche, ma sussiste solo nei casi espressamente previsti dalla legge. Trattasi di giuramento avente natura promissoria, cioè di una promessa per il futuro mediante la quale il giurante, con un'apposita dichiarazione unilaterale di volontà espressa mediante un'apposita formula rituale, si impegna a vincolare il proprio comportamento al rispetto dei doveri derivanti dalla Costituzione e dalle leggi. Il giuramento, soprattutto in relazione ai titolari di organi politici e costituzionali, introdurrebbe un vincolo ulteriore e diverso dall'obbligo di osservanza della Costituzione e delle leggi e comunque dai doveri di disciplina ed onore sopra richiamati; tale vincolo concernerebbe il rispetto di quelle regole di correttezza costituzionale, che non sono facilmente riproducibili in specifiche definizioni legislative, ed opererebbe proprio nella sfera morale, quella cioè di fronte alla quale l'operatività dei precetti giuridici normalmente si arresta;

    la situazione soggettiva del Ministro del turismo, alla luce dei fatti emersi, risulterebbe sempre più incompatibile con la delicatezza degli incarichi ricoperti, non potendo l'Italia proseguire ad avere un Governo i cui membri espongano il sistema Paese a situazioni perniciose derivanti dalla commistione di interessi pubblici e privati;

    è imprescindibile che il nostro Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate, nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di «onorabilità» per coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche. Ne consegue la responsabilità politica anche del Presidente del Consiglio dei ministri, che, ai sensi dell'articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo,

   visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 115 del Regolamento della Camera dei deputati,

   esprime la propria sfiducia al Ministro del turismo, senatrice Daniela Garnero Santanchè, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni.
(1-00164) (Nuova formulazione) «Francesco Silvestri, Pavanelli, Baldino, Santillo, Fenu, Cappelletti, Auriemma, Aiello, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Barzotti, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Conte, Sergio Costa, D'Orso, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, Fede, Ilaria Fontana, Giuliano, Gubitosa, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Lovecchio, Morfino, Orrico, Pellegrini, Penza, Quartini, Raffa, Marianna Ricciardi, Riccardo Ricciardi, Scerra, Scutellà, Sportiello, Todde, Torto, Traversi, Tucci».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Sergio Costa n. 4-02539 del 21 marzo 2024.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   COPPO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'intesa raggiunta a Tirana nel mese di luglio 2022 tra Italia e Albania in materia previdenziale e sociale rappresenta un passo in avanti sulla strada dell'integrazione e del riconoscimento dei diritti sociali ed economici dei migranti;

   detto accordo si applica a tutti coloro che esercitano o hanno esercitato un'attività subordinata o autonoma in uno dei due Stati contraenti, con particolare riferimento alle prestazioni pensionistiche, indennità di disoccupazione e indennità di malattia;

   tuttavia, l'accordo non è stato ancora firmato dai Ministeri competenti e occorrerà del tempo per la ratifica da parte dei parlamenti di entrambi gli Stati;

   è evidente la necessità di concludere al più presto sopraddetto accordo sulle pensioni tra Italia e Albania per riconoscere i periodi contributivi maturati nei due Paesi;

   l'urgenza di siglare l'accordo è segnalato da più parti. Si tratta di una misura importante e di giustizia sociale. L'Italia e l'Albania sono due Paesi amici, legati da rapporti storici ed economici, connessi anche dalla migrazione stessa, nonché dal destino comune nell'Unione europea;

   questa situazione penalizza tanto i lavoratori italiani che hanno scelto di prestare servizio in Albania, quanto i cittadini della comunità albanese che lavorano in Italia, che si vedono privati dei diritti pensionistici che hanno acquisito con il lavoro;

   la legge di bilancio per il 2022 ha previsto le risorse necessarie per un accordo bilaterale tra Italia e Albania in materia di sicurezza sociale;

   con decreto del Consiglio dei Ministri albanese n. 634 del 30 settembre 2022 l'Albania ha approvato l'accordo quadro tra Repubblica d'Albania e Repubblica d'Italia come negoziato dalle delegazioni trattanti;

   in data 13 febbraio 2023 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha comunicato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il proprio assenso tecnico alla firma dell'accordo e al relativo disegno di legge di ratifica –:

   quale sia lo stato attuale della ratifica dell'accordo tra Italia ed Albania in materia di sicurezza sociale e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di favorirne un rapido iter volto all'entrata in vigore della convenzione.
(4-01457)

  Risposta. — Il 6 febbraio 2024 alla Farnesina il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha firmato con il Ministro per l'Europa e gli esteri albanese, Igli Hasani, l'accordo bilaterale tra Italia e Albania in materia di sicurezza sociale.
  La firma arriva a conclusione di un lungo negoziato con Tirana, condotto insieme al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e all'INPS.
  L'accordo regolerà le prestazioni pensionistiche e le indennità di disoccupazione, malattia e maternità di coloro che esercitano, o hanno esercitato, un'attività di lavoro subordinata o autonoma nei due Paesi. Esso darà a tutti i lavoratori italiani e albanesi certezza sul loro futuro pensionistico, assicurando anche prestazioni di invalidità, di vecchiaia, per i superstiti garantendo parità di trattamento in Italia e in Albania.
  Con un Paese storicamente amico, andiamo verso regole comuni per imprese e lavoratori, per facilitare il mutuo riconoscimento dei diritti sociali.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in collaborazione con l'Inps, avvierà un negoziato per un'intesa tecnica bilaterale Italia-Albania con cui rendere operative le varie previsioni dell'accordo.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   GIAGONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini della Sardegna continuano a lamentare gravi disservizi relativi al funzionamento delle reti telefoniche, con particolare riferimento alla copertura della telefonia mobile, con alcune aree del tutto prive di segnale;

   in molte aree, soprattutto quelle interne, il segnale di telefonia mobile è presente, ma solo apparentemente, oppure è completamente assente, persistendo di fatto l'impossibilità di stabilire un qualunque collegamento (voce o dati), financo con i servizi di emergenza;

   tale condizione pone in una situazione di estrema difficoltà e disagio i cittadini residenti in tali zone che si trovano impossibilitati a comunicare via telefonia mobile;

   la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;

   ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere;

   la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;

   come dianzi esposto, l'oscuramento telefonico produce situazioni di rilevanti criticità di natura privata che impediscono di assolvere anche adempimenti ordinari della vita quotidiana, con riflessi anche sulla sicurezza delle persone nel caso siano poste nelle condizioni di dover effettuare chiamate di emergenza e soccorso;

   l'emergenza da COVID-19 ha reso immediatamente tangibile, per l'intera popolazione, la drammatica realtà di una rete di comunicazione immateriale del tutto inadeguata in alcune aree del Paese. Una rete di telecomunicazioni cui è stata sostanzialmente appesa, pressoché per intero, l'esigenza di socialità che il contenimento del contagio chiedeva di distanziare ma che proprio per questo doveva assolutamente essere consentita e favorita da nuove modalità di comunicazione;

   le numerose segnalazioni indirizzate agli operatori di telefonia fissa e mobile sono rimaste prive di un fattivo riscontro –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire il corretto funzionamento del segnale telefonico (voce e dati) in tutto il territorio sardo, anche per consentire il pieno accesso dei cittadini sardi ai numeri telefonici di emergenza.
(4-00893)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentite le direzioni generali competenti del Ministero delle imprese e del made in Italy, nonché l'operatore telefonico TIM, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante lamenta il malfunzionamento della copertura della telefonia mobile, in particolare la mancanza totale di segnale in alcune aree della Sardegna. Ciò comporterebbe l'impossibilità per i cittadini di stabilire un qualsiasi collegamento, persino con i servizi di emergenza.
  Per quanto attiene all'inefficienza relativa al funzionamento delle reti telefoniche nel territorio della Sardegna, è opportuno rilevare che, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono stati previsti degli investimenti dedicati alla realizzazione della copertura mobile in aree a fallimento di mercato, di cui beneficerà anche la regione Sardegna.
  Infatti, TIM è risultata assegnataria di due bandi di gara per il 5G. Più precisamente:

   per il Bando 5G Backhauling in fibra, in data 13 giugno 2022, sono stati assegnati a TIM tutti i sei lotti;

   per il Bando Nuovi Siti 5G/Densificazione, Infratel ha reso noto, in data 28 giugno 2022, che tutti i sei lotti sono stati aggiudicati a INWIT s.p.a., in costituendo raggruppamento temporaneo d'impresa con TIM e Vodafone.

  In riferimento ai bandi di cui sopra, i programmi TIM in Sardegna di infrastrutturazione concernente la telefonia mobile prevedono quanto segue.
  Per quanto concerne il Bando
Backhauling in fibra, da programma TIM è previsto a fine piano (primo semestre 2026) il rilegamento in fibra ottica di più di 600 siti già esistenti.
  Va specificato che quanto indicato su tale bando esprime le realizzazioni che farà TIM, incluse anche quelle di
Backhauling per altri operatori, dal momento che TIM è fornitrice per tutti gli altri operatori del bando medesimo.
  Per quanto riguarda, invece, il «
Bando per la realizzazione dei Nuovi siti 5G/Densificazione», è prevista la realizzazione di nuovi impianti TIM pari a 17 nuovi siti a fine programma. Inoltre, è annunciato un diciottesimo nuovo sito in provincia di Sassari, che costituirà un nuovo impianto Vodafone.
  Infine, in riferimento ai disservizi segnalati dall'interrogante, si informa che non risultano pervenute ufficialmente all'ispettorato territoriale della Sardegna – Ufficio preposto a rispondere alle esigenze dell'utenza – segnalazioni da parte degli utenti residenti nella frazione in parola o nelle zone limitrofe. Ad ogni modo, il Ministero delle imprese e del
made in Italy, per quanto di competenza, continuerà a monitorare la situazione, al fine di evitare eventuali malfunzionamenti sul territorio sardo e in generale sull'intero territorio nazionale, a garanzia del migliore funzionamento del servizio.
Il Sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy: Massimo Bitonci.


   LACARRA. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2020, la Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha recepito un principio dell'ordinamento sportivo nazionale e internazionale, esplicitato nell'articolo 16-bis delle norme organizzative interne (N.O.I.F.), non ammettendo «partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente ed affine entro il quarto grado»;

   tali disposizioni sono state approvate facendo salve le situazioni già esistenti, fermo restando l'obbligo di cedere uno dei due club della multiproprietà al verificarsi della situazione di coesistenza nello stesso campionato, come occorso al senatore Claudio Lotito, Presidente della S.S. Lazio, nel corso della stagione 2021/2022, a causa delle quote della U.S. Salernitana 1919 detenute da suo figlio e dal cognato;

   le norme richiamate sono state ulteriormente neutralizzate dalla decisione del Consiglio federale della Figc, assunta in data 28 luglio 2022, di modificare la norma transitoria in calce al suddetto articolo, prorogando la scadenza per il divieto delle multiproprietà all'inizio della stagione 2028-2029;

   analogamente a quanto avvenuto nel caso Lazio-Salernitana, se l'SSC Bari dovesse ottenere la (auspicata) promozione dalla Serie B alla Serie A al termine della presente stagione calcistica, il Presidente Luigi De Laurentiis sarebbe costretto dalla normativa vigente a cedere la società;

   nell'opinione dell'interrogante, tali regole risultano ampiamente superate e la loro applicazione, come nel caso di specie, interromperebbe il percorso molto positivo, sotto il profilo finanziario e dei risultati sportivi conseguiti, portato avanti in questi anni dal Presidente De Laurentiis, capace di entusiasmare una importante piazza calcistica come quella di Bari;

   tale interruzione, poi, avverrebbe in favore di un acquirente ignoto, di cui sarebbe impossibile conoscere il progetto di gestione societaria e sportiva considerati i brevissimi tempi concessi per finalizzare le operazioni di cessione del club;

   vi è, insomma, il rischio che tale eventuale cessione, come molte altre osservate negli ultimi anni, possa rivelarsi una mera operazione finanziaria, mortificando gli sforzi profusi dai tesserati dalla società in questi anni e demoralizzando i tantissimi tifosi che con grande passione seguono la squadra;

   le norme richiamate non rappresentano ad avviso dell'interrogante una garanzia per il corretto svolgimento delle competizioni calcistiche professionistiche quanto piuttosto un grave ostacolo alla prosecuzione di progetti sportivi sani e vincenti –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative inerenti alla disciplina dell'assetto proprietario delle società di calcio, anche al fine di consentire a persone fisiche diverse, sebbene legate da vincoli di affinità o parentela, di mantenere la partecipazione, la gestione o il controllo di società calcistiche professionistiche militanti nella medesima categoria.
(4-02478)

  Risposta. — Ringrazio l'interrogante, per avermi offerto l'occasione di contribuire al confronto su un tema spesso al centro del dibattito pubblico, come è normale che sia quando si tratta di gestione delle società di calcio, concedendomi un'ottima opportunità per fare chiarezza sul piano delle norme e delle competenze. Ricordo, infatti, che il fenomeno delle cosiddette «multiproprietà», nell'ambito del sistema calcistico, trova la propria disciplina all'interno delle regole dell'ordinamento sportivo.
  A questo riguardo, voglio ricordare che è la stessa legge statale a sancire l'autonomia normativa interna dell'ordinamento sportivo, attraverso la conversione del decreto-legge 19 agosto 2003, n. 220 in legge 17 ottobre 2003, n. 280.
  Nella materia oggetto della presente interrogazione assumono rilievo due corpi normativi settoriali sportivi: mi riferisco allo Statuto della FIGC e alle NOIF (norme organizzative interne della FIGC) nell'ambito delle quali il Governo non può intervenire. Nello specifico, infatti, occorre rifarsi a quanto stabilito dall'articolo 7 dello Statuto della FIGC e dall'articolo 16-
bis delle NOIF.
  In particolare, l'articolo 16-
bis delle NOIF, rubricato «partecipazioni societarie», ribadisce il principio già individuato dall'articolo 7, comma 7 dello Statuto federale, in ragione del quale è vietata ogni forma di partecipazione, di qualunque entità in più società professionistiche.
  Diversamente, la partecipazione è ammessa se si tratta di società sportive dilettantistiche. Tuttavia, le norme prevedono anche che, se la società che milita in un campionato dilettantistico, partecipata dallo stesso titolare di quote in altra società, dovesse essere promossa in un campionato professionistico, entro cinque giorni dalla scadenza del termine fissato per la domanda di ammissione al campionato professionistico in cui si è guadagnata la promozione, la relativa partecipazione deve essere, conseguentemente, dismessa. Qualora questo non dovesse avvenire, il Consiglio federale valuterebbe la proposta di decadenza della affiliazione della stessa società.
  È bene ricordare che questi principi, ben noti, derivano da indirizzi di provenienza internazionale ed europea e che, per effetto della teoria della gerarchia delle fonti, l'ordinamento sportivo nazionale è tenuto a recepire e implementare.
  Non può non considerarsi il dettato di fonte internazionale stabilito nello Statuto FIFA (come tutti saprete, la più alta istituzione internazionale calcistica), che all'articolo 18, comma 2, stabilisce l'obbligo per le federazioni affiliate di garantire «che nessuna persona fisica o giuridica (comprese società controllanti e controllate) eserciti il controllo su più di un club ove l'integrità di una partita o di una competizione possa essere compromessa».
  Un indirizzo, questo, recepito a livello europeo dalla UEFA (l'istituzione calcistica rappresentativa della disciplina a livello europeo) e che, pertanto è stato necessariamente implementato a livello nazionale con le disposizioni delle quali si è già detto.
  Con riferimento all'oggetto specifico e, dunque, alle pluri-partecipazioni esistenti (attualmente l'unico caso riguarda la società sportiva calcio Bari e la società sportiva calcio Napoli), la norma transitoria, alla quale l'interrogante fa riferimento, le ammette fino alla stagione 2028/2029.
  Questo significa che prima della data di ammissione al campionato che si svolgerà in quella stagione, anche tale partecipazione dovrà essere dismessa; in caso contrario, come detto, il Consiglio federale ne determinerà la decadenza dell'affiliazione.
  Va evidenziato, inoltre, che qualora, prima della stagione 2028/2029, si verificasse il caso di partecipazione in due società partecipate dalla stessa proprietà che competono nella stessa categoria, il già menzionato termine per la dismissione è anticipato a cinque giorni prima della data di ammissione a quel campionato.
  La
ratio della norma, come risulta evidente, è proprio quella di garantire il corretto svolgimento delle competizioni sportive. Corretto svolgimento che, altrettanto evidentemente, non è, in astratto e sul piano delle norme, assicurabile laddove, nella stessa competizione dovessero ritrovarsi a partecipare, e quindi competere, due società riconducibili alla medesima proprietà.
Il Ministro per lo sport e i giovani: Andrea Abodi.


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in accordo con gli ultimi dati pubblicati, a gennaio 2024, sul portale dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr) sul totale di oltre 65 milioni di cittadini italiani, 6.165.897 risultano essere residenti all'estero (Aire);

   il pieno ed efficace funzionamento dei servizi consolari è un tassello fondamentale per far fronte alle peculiari necessità della importante realtà costituita dalla comunità degli italiani che hanno fatto scelte di vita oltreconfine;

   da tempo giungono all'interrogante denunce relative a molteplici disservizi e disagi riguardanti la menzionata rete consolare. Tra le più frequenti difficoltà si segnalano quelle relative al rilascio e/o rinnovo di documenti essenziali come la carta d'identità, allo svolgimento di altre pratiche amministrative e di stato civile così come quelle relative ai tempi medi necessari rispetto a quanto descritto;

   ad aggravare tale situazione contribuisce la realtà di molteplici aree sprovviste di adeguate sedi consolari raggiungibili agilmente dai cittadini in loco residenti;

   in particolare a seguito della chiusura, nel 2011, del consolato generale d'Italia a Liegi, sul posto è rimasto solamente il consolato onorario: spesso oberato di lavoro e comunque con funzionalità limitate. Ad esempio, non è possibile rinnovare la carta d'identità presso lo stesso e quindi risulta necessario rivolgersi direttamente al consolato generale d'Italia a Charleroi;

   di conseguenza i cittadini italiani dell'area di Liegi sono spesso costretti a spostarsi fino a Charleroi;

   secondo dati del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il totale degli italiani iscritti all'anagrafe consolare in Belgio raggiunge le 288.423 persone, di cui ben 176.56 residenti nella popolosa area di Charleroi. Inoltre, secondo gli ultimi dati condivisi dalla collettività italiana in loco, a Liegi e dintorni, sarebbero presenti più di trentamila italiani –:

   se il Ministro interrogato non intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza al fine di porre rimedio alla descritta situazione di difficoltà in termini di servizi consolari a disposizione a Liegi;

   se non si ritenga opportuno valutare l'opportunità dell'apertura di nuove strutture a Liegi, come ad esempio, un ufficio consolare di carriera, un ufficio vicario dello stesso, uno sportello consolare oppure ricorrere ad altre soluzioni reputate comunque adeguate che possano aggiungersi e potenziare lo scenario attuale caratterizzato dalla sola presenza del consolato onorario.
(4-02262)

  Risposta. — Il consolato generale a Charleroi fornisce assistenza a una comunità di oltre 170 mila connazionali iscritti all'AIRE, una delle circoscrizioni più numerose in Europa per numero di italiani residenti.
  La numerosa collettività genera naturalmente una forte domanda di servizi consolari. I dati dei servizi erogati negli ultimi anni delineano un quadro positivo. A titolo esemplificativo, nel 2023 il consolato generale ha rilasciato oltre 5 mila passaporti, registrando un incremento del 39 per cento rispetto all'anno precedente. Per quanto riguarda le carte d'identità elettroniche (CIE), il 2023 si è chiuso con il 15 per cento di emissioni in più rispetto al 2022. Sulla base dei dati parziali raccolti per il 2024, tale andamento in crescita dovrebbe continuare anche nel corso di quest'anno. Nel mese di gennaio la sede ha rilasciato il 26 per cento di passaporti e il 9 per cento di CIE in più rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
  Questi dati sono accompagnati da tempi d'attesa moderati, e comunque inferiori alla media di quelli della rete consolare. Il consolato generale a Charleroi riesce pertanto a fare fronte alla domanda crescente di servizi grazie a una maggiore produttività.
  Con riguardo all'area di Liegi, dove risiedono oltre 11 mila connazionali (il 6 per cento circa del totale della circoscrizione), opera in città un console onorario. La Farnesina lo ha dotato, dal secondo semestre 2022, di una postazione «FICO», ossia del dispositivo informatico con il quale acquisire i dati biometrici necessari all'istruttoria per il rilascio del passaporto. Nel 2023, grazie a tale dotazione, è stato possibile avviare l'istruttoria di ulteriori 398 passaporti e nel solo mese di gennaio 2024 sono state trattate 100 istanze.
  La Farnesina continuerà a seguire – come per tutta la rete consolare – la situazione specifica della circoscrizione di Charleroi e più nello specifico dell'area di Liegi, nella prospettiva di un costante miglioramento dei servizi offerti.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su Fanpage.it il 21 settembre 2023 si apprende che la preside dell'istituto tecnico Marconi-Hack di Bari, a causa del caldo eccessivo degli ultimi giorni e delle temperature troppo elevate raggiunte in classe, si è trovata costretta ad ordinare l'uscita anticipata da scuola, anche perché alcuni studenti sono addirittura colpiti da malore;

   secondo la dirigente scolastica la situazione era insostenibile già dal giorno precedente e per garantire la sicurezza degli studenti ha deciso che, almeno per la settimana in corso, le lezioni termineranno alle 12.30, rinunciando ad introdurre, per i giorni a seguire, la sesta e la settima ora;

   il problema principale di tantissimi istituti, come quello di Bari, è l'assenza di impianti di aria condizionata e dunque di un adeguato sistema di aerazione e refrigerazione tale da consentire di svolgere le lezioni in presenza di picchi di calore;

   tali episodi, purtroppo, sono destinati a ripresentarsi con sempre maggiore frequenza, anche in considerazione del prevedibile ripetersi di picchi di caldo estremo dovuti ai cambiamenti climatici in atto;

   anche a Palermo e provincia, con temperature superiori ai 30 gradi, la situazione nelle scuole è diventata insostenibile;

   lo scorso 21 settembre 2023 a Capaci una docente ha perso i sensi e il sindaco ha disposto la chiusura delle scuole mentre in altre aree del capoluogo e della provincia gli studenti sono stati mandati a casa in anticipo;

   il problema del caldo è sicuramente aggravato dalla questione delle classi-pollaio, ovvero aule, spesso di ridotte dimensioni, che accolgono dalle 20 alle 29 persone, all'interno delle quali, con il caldo di questi giorni, la permanenza diventa insostenibile;

   i dati riportati da Fanpage riportano che nell'anno scolastico 2022-23 ben 2.459 prime classi delle superiori su 25.026 (quasi il 10 per cento) hanno presentato una incidenza superiore a 27 studenti per classe (da 28 a 32 e più per classe), l'anno precedente il numero delle prime classi della secondaria di II grado con una incidenza superiore a 27 alunni per classe era stato di 1.981 e nel 2020-21 di 2.081;

   in classi così numerose è oggettivamente impossibile anche produrre una didattica di qualità e un maggior coinvolgimento e apprendimento da parte degli studenti e, da questo punto di vista, a parere dell'interrogante occorre modificare il quadro legislativo attuale prevedendo un numero massimo di alunni nelle classi che sia di gran lunga inferiore agli attuali livelli ritenuti inaccettabili. Basti pensare che le scuole secondarie di secondo grado possono oggi comporre classi di trenta studenti, arrivando fino a trentatré in applicazione della norma che ne prevede un incremento del 10 per cento;

   insieme alla riorganizzazione delle classi occorre un corposo investimento, qualitativo e quantitativo, nell'edilizia scolastica che comprenda anche impianti di aerazione e refrigerazione degli ambienti che consenta, specialmente nelle scuole del centro-sud, di avere aule confortevoli anche nelle giornate più calde;

   senza gli interventi come quelli citati, il dibattito sul mantenere le scuole aperte anche senza edifici idonei ad affrontare le alte temperature, anche il dibattito sulla necessità di mantenere le scuole aperte a luglio e agosto, risulta superfluo e demagogico –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere per affrontare e risolvere il problema delle cosiddette classi-pollaio, prevedendo un numero massimo di alunni per classe che sia di gran lunga inferiore a quello attuale, nonché per garantire interventi di edilizia scolastica finalizzati anche a dotare le scuole di impianti di aerazione e refrigerazione che consenta a insegnanti e studenti di trascorrere le ore di lezione in aule confortevoli, anche nelle giornate più calde, evitando il ripetersi di episodi come quello riportato in premessa.
(4-01630)

  Risposta. — Riguardo all'atto parlamentare in esame, relativamente alla riduzione del numero degli alunni per classe, corre l'obbligo richiamare, in primo luogo, il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, che fissa il numero minimo e massimo degli alunni consentito per la formazione delle classi delle scuole di ogni ordine e grado, distinguendo tra classi iniziali, intermedie e finali.
  Il succitato decreto del Presidente della Repubblica permette alcune deroghe ai limiti massimi e ai limiti minimi da rispettare per la costituzione delle classi.
  In particolare, l'articolo 5, comma 2, prevede che le classi iniziali delle scuole del primo e secondo ciclo, ivi comprese le sezioni di scuola dell'infanzia che accolgono alunni con disabilità, sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni.
  Mentre gli articoli 8, 10 e 11 prevedono che, nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, possano essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo stabilito e comunque non inferiore a 10 alunni.
  Inoltre, il Ministero, con l'adozione del decreto interministeriale n. 90 del 19 maggio 2023 ha previsto, anche per l'anno scolastico 2023/2024, un'ulteriore possibilità di derogare alle dimensioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009.
  In particolare, il citato decreto interministeriale n. 90, all'articolo 1, al fine di favorire l'efficace fruizione del diritto all'istruzione anche da parte dei soggetti svantaggiati collocati in classi con numerosità prossima o superiore ai limiti previsti a normativa vigente, ha autorizzato, per l'anno scolastico 2023/2024, gli uffici scolastici regionali ad istituire classi in deroga alle dimensioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, nei limiti della quota massima dell'organico del personale docente determinata nelle tabelle allegate al decreto interministeriale del 28 aprile 2023, n. 74.
  Si osserva che le predette deroghe operano nelle istituzioni scolastiche beneficiarie e individuate dagli uffici scolastici regionali sulla base degli indici di
status sociale, economico e culturale, di dispersione scolastica e di spopolamento di cui all'articolo 3, del citato decreto ministeriale n. 90.
  Si ricorda, altresì, che la riduzione del numero medio di studenti per classe è considerata una delle finalità della «Riforma dell'organizzazione del sistema scolastico», prevista dal PNRR, a tutto a vantaggio della qualità dell'insegnamento, e che la stessa si realizza mantenendo invariati i volumi attuali del personale scolastico a fronte del calo demografico.
  Si aggiunge inoltre che, per quanto concerne i contesti caratterizzati da particolare fragilità, con il decreto-legge n. 123 del 2023, il Ministero ha introdotto misure volte a rafforzare, in maniera complementare e sinergica, le azioni previste dal piano «Agenda Sud».
  Le misure introdotte con il decreto sopracitato si muovono lungo quattro direttrici, tra le quali vi è, in particolare, il potenziamento dell'organico dei docenti impegnati nella realizzazione dei progetti pilota contro la dispersione e i divari territoriali e negli apprendimenti delle istituzioni scolastiche site in contesti caratterizzati da maggiore disagio educativo, per costruire una scuola che garantisca a tutti i ragazzi, senza differenze territoriali, le stesse opportunità formative.
  Inoltre, si evidenzia che con l'articolo 10-
bis del sopracitato decreto-legge si è inteso intervenire al fine di abolire, a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025, il limite numerico minimo di alunni per classe, con riferimento alle istituzioni scolastiche ed educative del primo e del secondo ciclo di istruzione site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche abitate da minoranze linguistiche, nei contesti di disagio giovanile o caratterizzate dalla presenza di alunni con fragilità negli apprendimenti, nelle regioni del Mezzogiorno, nei limiti dell'organico dell'autonomia assegnato a livello regionale.
  Infine, con riferimento alle iniziative che si intenda adottare al fine di garantire interventi di edilizia scolastica finalizzati anche a dotare le scuole di impianti di aerazione e refrigerazione, si rappresenta che il Ministero ha manifestato l'intenzione di valutare, compatibilmente con le risorse disponibili, la creazione di una apposita linea di finanziamento finalizzata a dotare le scuole esistenti di impianti di aerazione e di climatizzazione.

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.