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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 febbraio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la sindrome fibromialgica, una malattia neurologica riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dal 1992 con la cosiddetta «Dichiarazione di Copenaghen» e inclusa nella decima revisione dell'International statistical classification of diseases and related health problems (ICD-10, codice M79-7) e colpisce in Italia, secondo lo studio «Prevalence of fibromyalgia: a survey in five european countries», circa 2-3 milioni di persone, corrispondenti al 3-4 per cento dell'intera popolazione; sei volte su sette la patologia riguarda giovani donne;

    la fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica da sensibilizzazione centrale caratterizzata dalla disfunzione dei circuiti neurologici preposti all'elaborazione degli impulsi provenienti dai nocicettori (cioè dalle terminazioni di neuroni sensoriali, amieliniche, che segnalano, un danno tissutale attraverso sensazioni dolorose) dalla periferia al cervello;

    la fibromialgia si manifesta, secondo i principali criteri diagnostici, con dolore muscolo-scheletrico diffuso e con specifiche aree dolorose alla digito-pressione (tender points), affaticamento costante, rigidità generalizzata, sonno non ristoratore, mal di testa, vescica iperattiva, dismenorrea, ipersensibilità al freddo, sindrome di Raynoud, sindrome delle gambe senza riposo, intorpidimento, formicolio atipico, prurito, sensazione di pressione e di stringimento, allodinia, scarsa resistenza all'esercizio fisico e generale sensazione di debolezza;

    sovente, si manifestano anche altri sintomi come astenia, insonnia e risvegli notturni, disturbi cognitivi (confusione mentale, alterazione della memoria e della concentrazione), dolori addominali e colon irritabile (60 per cento), dispepsia, intolleranza al freddo o al caldo, secchezza delle mucose, sintomi urinari e genitali. Anche solo uno di questi sintomi spesso limita fortemente la persona che ne soffre nell'eseguire attività normali e ha riflessi nell'inserimento nel mondo del lavoro, nella capacità lavorativa e nelle stesse relazioni sociali;

    lo stress, l'ansia e la depressione hanno una netta correlazione con questa patologia e molti pazienti fibromialgici presentano sintomi poliformi associabili a malattie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto, il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide e la sindrome di Sjoegren e un paziente su tre risulta positivo agli anticorpi anti nucleo;

    nonostante la fibromialgia sia una condizione grave che colpisce un elevato numero di persone e pur dovendo essere, per l'ampio spettro di sintomi, considerata di interesse multidisciplinare, essa non è ancora riconosciuta come malattia invalidante a tutti gli effetti;

    è pertanto necessario, così come sostengono coloro che studiano con attenzione questa patologia, un approccio sistemico che consideri la fibromialgia nel suo insieme e non come somma di tanti sintomi. La subdola eterogeneità della fibromialgia comporta, inoltre, il fatto che le persone che ne sono affette non riescono a ricevere in tempi ragionevoli cure adeguate. Il mancato riconoscimento della causa del dolore e delle conseguenze che questo provoca nella persona sono i principali motivi di isolamento e di ulteriore sofferenza;

    la difficoltà nel formulare una diagnosi dà spesso origine, infatti, a un percorso nosocomiale che si protrae per anni, un costoso calvario caratterizzato dalla sofferenza e contraddistinto da una crescente disabilità;

    anche se non esiste una cura specifica, la fibromialgia, in quanto malattia cronica, richiede trattamenti multidisciplinari a lungo termine, farmacologici convenzionali e non convenzionali, ossigenoterapia iperbarica e ozono terapia. Sono importanti anche approcci personalizzati per le specifiche esigenze dei pazienti: terapie antalgiche (agopuntura o criostimolazione), fitoterapiche, approccio nutraceutico e nutrizionistico, ginnastica dolce, linfodrenaggio, fisioterapia, acqua antalgica e psicoterapia;

    poiché la caratteristica principale della fibromialgia è il dolore, le persone affette da tale patologia hanno pieno diritto di essere incluse nella categoria di coloro che necessitano di terapia del dolore e beneficiano dei relativi livelli essenziali di assistenza;

    l'articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla salute ed è quindi dovere dello Stato riconoscere anche a chi soffre di fibromialgia le cure, le spese mediche e gli esami diagnostici necessari, così come per altre malattie invalidanti;

    sebbene di per sé la fibromialgia non abbia implicazioni dirette sull'aspettativa di vita, è indubbia la persistente limitazione che da essa deriva e che richiede interventi di attenuazione del dolore che garantiscano almeno una parziale autonomia del paziente e, di conseguenza, un significativo miglioramento della sua qualità di vita;

    come già sottolineato, la caratteristica dominante nella fibromialgia è il dolore, che è considerato cronico se ha una durata superiore a tre mesi e che colpisce un europeo su cinque, con un trend purtroppo in costante crescita. Anche dal punto di vista dei costi di gestione dei pazienti, il dolore cronico è tra le forme di sofferenza a più alto costo nei Paesi industrializzati con almeno 500 milioni di giorni di lavoro persi ogni anno in Europa, corrispondenti a un costo di circa 34 miliardi di euro;

    nonostante siano passati oltre venticinque anni dall'inserimento da parte dell'Oms della fibromialgia nel manuale di classificazione internazionale delle malattie e benché altre organizzazioni mediche di carattere internazionale la ritengano una malattia cronica, ancora oggi non tutti i Paesi europei condividono tale posizione e tra essi c'è anche l'Italia;

    riconoscere la fibromialgia come malattia invalidante consentirebbe di inserirla tra le patologie che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo per le correlate prestazioni sanitarie, date le condizioni di forte disagio e malessere psico-fisico delle persone che ne sono affette; comporterebbe inoltre l'individuazione, sul territorio nazionale, sia di strutture sanitarie pubbliche idonee alla diagnosi e alla riabilitazione sia di centri di ricerca per lo studio della fibromialgia, per la formazione continua degli operatori (prevista dal decreto legislativo n. 502 del 1992), per la diagnosi e per i relativi protocolli terapeutici,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte ad inserire all'interno dei Lea la sindrome fibromialgica e a riconoscerla come malattia invalidante, garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;

2) a promuovere la conoscenza della fibromialgia attraverso la promozione e la conduzione di studi clinici che ne analizzino l'aspetto epidemiologico, diagnostico, di cura nonché l'impatto sociale e lavorativo;

3) a promuovere, per quanto di competenza, accordi con le associazioni imprenditoriali volte a favorire l'accesso e il mantenimento del lavoro delle persone affette da fibromialgia, attraverso lo svolgimento dello stesso in modalità telematica e/o a distanza o con l'applicazione di accomodamenti ragionevoli presso la sede di lavoro, compatibili con la funzionalità dell'impresa e con la qualità del servizio fornito;

4) a promuovere, per quanto di competenza e d'intesa con la Conferenza Stato regioni e province autonome di Trento e Bolzano, appositi ambulatori specialistici idonei alla diagnosi e alla cura della fibromialgia in grado di assicurare, nei casi clinici richiesti, una presa in carico multidisciplinare e capaci di relazionarsi, ove necessario, con altre diverse sedi specialistiche per assicurare ai pazienti tutte le cure tese al raggiungimento o al mantenimento di un sufficiente grado di autonomia e di vita indipendente;

5) ad istituire, presso il Ministero della salute, il registro nazionale della sindrome fibromialgica, al fine di provvedere alla raccolta e all'analisi dei dati clinici riferiti a tale malattia, con l'intento di stabilire appropriate strategie di intervento, di monitorare l'andamento e la ricorrenza della patologia, nonché di rilevare le problematiche ad essa connesse e le eventuali complicanze;

6) a promuovere, in collaborazione con le regioni e con le associazioni regionali senza scopo di lucro che tutelano i cittadini affetti da fibromialgia, periodiche campagne di informazione e di sensibilizzazione sulle problematiche relative alla fibromialgia dirette in particolare a diffondere una maggiore conoscenza dei sintomi della malattia.
(1-00242) «Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani, Stumpo, Ghio, Ferrari, Forattini».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    con il Regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, entrato in vigore il 1° ottobre 2023, è stato introdotto un «meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere» denominato CBAM («Carbon Border Adjustment Mechanism»). Tale regolamento, destinato anche a costituire una nuova entrata fiscale da destinare al bilancio dell'Unione europea, rappresenta, assieme al «Fit for 55», un elemento costitutivo del Green Deal europeo, che mira a ridurre entro il 2030, le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050;

    il nuovo tributo ambientale intende assicurare che gli sforzi di riduzione delle emissioni in ambito Ue non siano vanificati da un contestuale aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini per le merci prodotte nei Paesi extra UE che vengono importate nell'Unione europea. Il meccanismo CBAM prevede l'applicazione di un sovrapprezzo paragonabile a quello sostenuto dai produttori europei nell'ambito del vigente sistema di scambio delle quote di emissione (EU Ets), per le emissioni incorporate nei prodotti extra UE di alcune tipologie di industrie;

    è prevista una fase transitoria che terminerà il 31 dicembre 2025, nel corso della quale il tributo non sarà applicato alle merci importate, ma saranno solo acquisite informazioni sulle quantità dei prodotti in entrata soggetti al Cbam e sarà avviata l'attività di autorizzazione dei soggetti obbligati da parte delle Autorità competenti nazionali (per l'Italia il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica);

    nella fase transitoria è previsto che i soggetti obbligati (importatori o rappresentanti doganali indiretti) debbano presentare alla Commissione UE relazioni trimestrali, la prima delle quali da inviare entro il 31 gennaio 2024, contenenti le informazioni sul totale delle emissioni incorporate effettive e indirette delle merci importate. La Commissione comunica periodicamente alle Autorità competenti un elenco dei soggetti obbligati e in tale ambito, la informa sui motivi per i quali ritiene che un determinato soggetto non abbia rispettato l'obbligo di relazione;

    a partire dal 2026 il meccanismo entrerà in funzione in maniera definitiva. Nel primo periodo il tributo si applicherà a un numero ristretto di merci la cui produzione è caratterizzata da un'alta intensità di carbonio, quali acciaio e altri e prodotti siderurgici, alluminio, cemento, fertilizzanti e altre materie prime;

    nei confronti del Cbam, nato per ridurre il rischio di delocalizzazione delle produzioni che richiedono elevate emissioni verso Paesi con politiche ambientali meno rigorose, le associazioni cui fanno capo i soggetti obbligati hanno rilevato in breve diverse criticità;

    la mole di informazioni da raccogliere per la quantificazione delle emissioni è significativa. Per ogni merce importata, le imprese devono fornire dati sul sito in cui la merce è stata prodotta, il tipo di processo produttivo impiegato, le fonti emissive e le emissioni dirette e indirette di ciascun processo produttivo. Effetto diretto di questa complessità è stato il blocco della piattaforma, con lo slittamento di 30 giorni della prima relazione trimestrale, cui gli importatori sono obbligati;

    non è stato specificato un metodo di calcolo univocamente valido per gestire la contabilità delle emissioni. La quasi totalità di questi dati deve essere fornita dai produttori delle merci importate dislocati nei Paesi terzi di importazione che si rivelano spesso poco edotti sul meccanismo e poco inclini a collaborare. Le imprese europee importatrici sono così esposte a costi di transazione e a potenziali rischi di sanzioni;

    non appare considerata l'evidenza che, se si applica una tassa ambientale sulle materie prime, ma si lascia libero l'ingresso di prodotti finiti extra Ue di entrare nel mercato comunitario, realizzati con le stesse materie prime grezze che se importate in UE, sono soggette a Cbam, si produce un danno al settore della trasformazione e si accelera il processo di de-industrializzazione in corso;

    in un contesto di frammentazione economica e tensioni geopolitiche internazionali l'applicazione dello strumento rischia di sortire un effetto opposto a quello cercato. Dal 2020 al 2023 le importazioni UE di alluminio dalla Russia sono passate da 840 mila tonnellate a 567 mila tonnellate. Il gap è stato colmato dall'India. Ma l'alluminio russo è prodotto con energia da idroelettrico, quello indiano da fonti fossili. Quando il Cbam sarà attivo il prezzo dell'alluminio indiano importato salirà del 50 per cento rispetto al prezzo attuale di Borsa, sempre che il prezzo della CO2 rimanga quello attuale;

    ulteriori oneri a carico delle imprese nei settori hard to abate derivano dalla riforma del mercato europeo di scambio delle quote di emissione CO2 (Ets), approvata nell'aprile 2023 con la progressiva eliminazione dei certificati di emissione distribuiti gratuitamente alle imprese e la progressiva inclusione di settori precedentemente esclusi. L'estensione al settore marittimo ha già prodotto l'incremento dei costi del 4 per cento quest'anno. Il prezzo dei permessi di emissione si è mosso attorno agli 80 euro nel 2023, ma si prevede un trend crescente: 93 euro nel 2024, 150 euro nel 2030 BloombergNEF). La riforma degli Ets è giudicata dalla generalità delle imprese troppo pesante, incidendo sulla competitività delle imprese che dovrebbe essere tra le priorità dell'Unione. Il prezzo dei corrispondenti permessi di emissione americani si aggira attorno i 15 dollari per tonnellata;

    l'Italia è un Paese di trasformazione in quanto importa materie prime grezze ed esporta prodotti finiti. Il meccanismo Cbam, nato con obiettivo di tutelare l'industria e l'occupazione europee, lo sviluppo, la produzione e la sovranità economica del nostro sistema, oltre che raggiungere target ambientali continentali ancora più ambiziosi, rischia di aggiungere, nel breve periodo, un onere regolatorio e una destrutturazione di catene del valore consolidate per le aziende Ue che da anni si muovono tra incertezze macro economiche. Ad aggravare la situazione si aggiungono i maggiori oneri derivanti dai nuovi meccanismi Ets, destinati a generare, secondo le previsioni UE, maggiori entrate per 700 miliardi di euro nei prossimi anni, che si scaricheranno sulle imprese e a cascata sui consumatori europei, con immediato aumento dei prezzi, dell'inflazione e conseguente riduzione del potere d'acquisto;

    il 9 maggio 2023 è stata approvata dalla Camera la mozione 1-00135 che ha impegnato il Governo «a sostenere nella transizione energetica ed ecologica un modello di sviluppo che sia in grado di garantire la salvaguardia dell'ambiente, dell'individuo e dell'economia, di perseguire la neutralità climatica assicurando il principio della neutralità tecnologica nei settori elettrico, termico e dei trasporti, e, infine, di promuovere e sostenere processi sostenibili e certificati, che adottano i principi del Life Cycle Assessment (LCA) per la valutazione dell'impronta carbonica di prodotti e servizi»;

impegnano il Governo:

ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:

   a) mitigare gli effetti distorsivi del regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, «Carbon Border Adjustment Mechanism», anche attraverso opportune modifiche, secondo modalità che:

    estendano la sua applicazione anche all'impronta carbonica dei prodotti finiti, realizzati con le materie prime grezze oggetto di imposta ambientale, importati nell'Unione;

    semplifichino le future procedure di autorizzazione e diano certezza agli operatori sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante introduzione di metodi di calcolo inequivocabili per gestire la contabilità delle emissioni;

    tengano conto delle distorsioni del mercato derivanti dall'instabilità del contesto geopolitico internazionale e dal mutamento del sistema delle alleanze e degli accordi internazionali;

   b) garantire, nel recepimento della direttiva (UE) 2023/959 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 maggio 2023, recante modifica della direttiva 2003/87/CE, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell'Unione, la sterilizzazione di impatti negativi sui settori inclusi, al fine di non alterare la competitività delle imprese dell'Unione Europea a livello globale;

   c) prevedere appositi meccanismi di supporto, finanziati a livello EU, funzionali a dotare rapidamente i settori cosiddetti hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone la competitività.
(7-00196) «Casasco, Cortelazzo, Squeri, Rossello, Mazzetti, Polidori, Cattaneo, Battilocchio».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    l'economia nazionale e il mercato del lavoro hanno subìto, e continueranno a subire, notevoli variazioni a causa delle contingenze degli ultimi anni (ad esempio, pandemia da COVID-19, guerra Russo-Ucraina, avvento dell'intelligenza artificiale);

    in particolare, i dati mostrano un andamento anomalo del mercato del lavoro nel periodo pandemico e nel biennio successivo: nel 2020 il saldo dei rapporti di lavoro (attivazioni/cessazioni) cala al -8 per cento a causa della crisi pandemica. Tuttavia tra il terzo trimestre 2020 e il 2021 la domanda repressa e i risparmi accumulati durante il lockdown hanno determinato un «rimbalzo» nella crescita del Pil (+7 per cento nel 2021) che si è tradotto nella creazione di nuovi posti di lavoro. Al contrario, nel 2022 il saldo torna negativo (-7 per cento nella media tendenziale dei primi tre trimestri). Tale valore è dovuto ad una riduzione progressiva delle attivazioni dei rapporti di lavoro e un aumento dei licenziamenti (+54 per cento nella media tendenziale dei primi tre trimestri 2022);

    per quanto riguarda il conflitto Russo-Ucraino e le ripercussioni che esso ha sull'economia nazionale, i dati mostrano una flessione dell'export italiano verso la Russia di oltre il 23 per cento dal 2021 al 2022, passando da poco meno di 7 miliardi di euro a 5 miliardi e 355 milioni di euro. Solo nel 2019 l'Italia esportava in Russia beni per quasi 8 miliardi di euro. Viceversa le importazioni dalla Russia sono aumentate dal 2021 al 2022 di oltre il 62 per cento passando da circa 16 miliardi di euro a circa 26 miliardi di euro. Il saldo netto commerciale è quindi negativo per l'Italia ed è passato dai 9 miliardi di euro del 2021 agli oltre 20 miliardi di euro del 2022; relativamente all'avanzamento dei sistemi di Intelligenza artificiale, l'Osservatorio Artificial Intelligence mostra come questo mercato in Italia, cresca in maniera impetuosa. Nel 2023 segna +52 per cento, raggiungendo il valore di 760 milioni di euro, dopo che già nel 2022 aveva registrato un +32 per cento rispetto all'anno precedente; la Costituzione italiana, all'articolo 36, sancisce il diritto del lavoratore «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

    il punto 22 del preambolo della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, inerente i salari minimi adeguati nell'Unione europea così recita «Il buon funzionamento della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari è uno strumento importante attraverso il quale garantire che i lavoratori siano tutelati da salari minimi adeguati che garantiscano quindi un tenore di vita dignitoso. Negli Stati membri in cui sono previsti salari minimi legali, la contrattazione collettiva sostiene l'andamento generale dei salari e contribuisce quindi a migliorare l'adeguatezza dei salari minimi, così come le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori. Negli Stati membri in cui la tutela garantita dal salario minimo è prevista esclusivamente mediante la contrattazione collettiva, il livello dei salari minimi e la percentuale dei lavoratori tutelati sono determinati direttamente dal funzionamento del sistema di contrattazione collettiva e dalla copertura della contrattazione collettiva. Una contrattazione collettiva solida e ben funzionante, unita a un'elevata copertura dei contratti collettivi settoriali o intersettoriali, rafforza l'adeguatezza e la copertura dei salari minimi»;

    nel punto 23 del preambolo viene così sancito «La tutela garantita dal salario minimo mediante contratti collettivi è vantaggiosa per i lavoratori, i datori di lavoro e le imprese. In alcuni Stati membri non sono previsti salari minimi legali. In tali Stati membri, i salari, ivi compresa la tutela garantita dal salario minimo, sono previsti esclusivamente mediante la contrattazione collettiva tra le parti sociali. I salari medi in tali Stati membri sono tra i più alti nell'Unione europea. Tali sistemi sono caratterizzati da una copertura estremamente elevata della contrattazione collettiva e da alti livelli di affiliazione sia alle associazioni dei datori di lavoro sia alle organizzazioni sindacali. I salari minimi previsti da contratti collettivi che sono stati dichiarati universalmente applicabili senza alcun margine discrezionale per l'autorità dichiarante quanto al contenuto delle disposizioni applicabili, non dovrebbero essere considerati salari minimi legali»;

    sull'efficacia della contrattazione collettiva e sugli indici di copertura delle varie nazioni europee, così come sulla necessità di promuovere la contrattazione collettiva, nel punto 25 del suddetto preambolo viene stabilito: «Gli Stati membri caratterizzati da un'elevata copertura della contrattazione collettiva tendono ad avere una piccola percentuale di lavoratori a basso salario e salari minimi elevati»;

    secondo il documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» approvato dal CNEL il 12 ottobre 2023, il tasso di copertura della contrattazione collettiva si avvicina al 100 per cento. In particolare, al punto 6 del suddetto documento si legge «Rispetto ai dati disponibili è noto il contratto collettivo applicato al 95 per cento dei lavoratori dipendenti in Italia. Tale informazione è estrapolata dalle denunce mensili rese dai datori di lavoro all'INPS per mezzo del flusso Uniemens che copre tutti i settori del lavoro privato con la rilevante eccezione dei lavoratori dipendenti agricoli (flusso PosAgri) e dei lavoratori domestici. Per completezza informativa, va specificato che CNEL e INPS stanno potenziando la collaborazione nell'intento di superare in tempi ragionevoli le questioni tecniche che causano la lacuna informativa relativa ai settori agricoltura e lavoro domestico. In termini di copertura dei contratti collettivi va aggiunto un ulteriore 4 per cento di lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro pubblici che compilano la dichiarazione mensile Uniemens (in tal caso i datori di lavoro utilizzano il codice CPUB senza specificare quale CCNL viene applicato)»;

    la misura, inoltre, oltre che schiacciare i salari verso il basso, svuoterebbe di efficacia l'articolo 36 della Costituzione che riconosce proprio ai sindacati il compito della tutela degli interessi dei lavoratori; stando ai dati ISTAT rilasciati dall'istituto il 31 gennaio 2024 e relativi a dicembre 2023 il numero degli occupati è aumentato di ulteriori 14 mila unità rispetto al mese precedente. L'aumento rispetto a dicembre 2022 è di 456 mila unità, con +418 mila lavoratori dipendenti permanenti, +42 mila autonomi, a fronte di una contrazione di 5 mila unità nell'ambito del lavoro a termine. Il totale degli occupati ha raggiunto il nuovo record di 23 milioni 754 mila unità con il tasso di occupazione che è salito al livello record del 61,9 per cento. Al contempo, il tasso di disoccupazione è sceso al 7,2 per cento, il livello più basso registrato dal dicembre 2008;

    all'interno del report ISTAT «Contratti Collettivi e Retribuzioni Contrattuali – IV Trimestre 2023» rilasciato il 31 gennaio 2024, nella media del 2023 l'indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1 per cento rispetto all'anno precedente, con un aumento medio delle retribuzioni per dipendente del 3 per cento su base annua. Un dato significativamente superiore a quello degli anni precedenti, pari a quasi 3 volte quello registrato nel 2022 e nel 2019 (+1,1 per cento) e a 5 volte quello registrato nel 2021 e nel 2020 (+0,6 per cento);

    grazie all'aumento dell'indice delle retribuzioni orarie e la decelerazione dell'inflazione nel corso del 2023, la distanza tra la crescita dei prezzi e l'andamento dei salari si sia ridotta a meno di tre punti percentuali, molto meno della metà rispetto a quella registrata nel 2022, pari a 7,6 punti percentuali; prendendo in esame i dati relativi alla crescita dei vari membri dell'Eurozona tra il 2019 e il 2023, l'Italia è la prima nazione tra i suoi competitor con un incremento del Pil calcolata al 3 per cento contro il +2,3 per cento della Spagna, il +1,8 per cento della Francia e il +0,7 per cento della Germania;

    secondo le stime ISTAT, a gennaio 2024 l'indice del clima di fiducia dei consumatori in Italia è migliorato passando dai 95,8 punti percentuali del mese precedente ai 96,4, anche l'indicatore composito del clima di fiducia delle imprese è salito da 97,3 a 98,1 punti,

impegna il Governo:

   per quanto di competenza, a valutare l'adozione di opportune iniziative volte a consolidare il trend positivo che ha interessato il mondo del lavoro nell'ultimo anno, perseguendo, a titolo esemplificativo, la via del taglio del cuneo fiscale e della decontribuzione delle lavoratrici madri; a proporre interventi specifici atti ad assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi e contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e a specifiche categorie di lavoratori;

   a valutare iniziative volte a rafforzare la contrattazione collettiva al fine di aumentare la produttività e, in connessione ad essa, a incrementare l'indice retributivo orario previsto dai diversi CCNL;

   a verificare la possibilità di promuovere la contrattazione di secondo livello, nel rispetto dei minimi previsti dai CCNL maggiormente applicati, allo scopo di aumentare il netto in busta paga e/o di fornire strumenti di sostegno a tutti i lavoratori e garantire pari dignità retributiva su tutto il territorio nazionale;

   a valutare la possibilità di intervenire sul riconoscimento di trattamenti economici adeguati per i lavoratori coinvolti nell'esecuzione di appalti pubblici e di qualunque altro settore e per i gruppi di lavoratori non coperti da contrattazione collettiva, applicando ad entrambe le categorie il CCNL più affine loro;

   a valutare l'adozione di iniziative di competenza di natura fiscale che premino il rinnovo dei contratti collettivi scaduti da troppo tempo;

   a lavorare ad iniziative di tipo normativo che incentivino la partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa;

   a prendere in considerazione, per quanto di competenza, la possibilità di riformare il sistema sanzionatorio in ambito lavoristico, previdenziale e assicurativo, verificando se esistono le condizioni per istituire un testo unico delle sanzioni amministrative in tali ambiti, nonché di intervenire sul tema della vigilanza del sistema cooperativo, ponendo particolare attenzione al controllo periodico dell'effettiva natura mutualistica, al fine di rafforzare la concorrenza e la lotta all'evasione fiscale;

   a valutare l'adozione di specifiche iniziative di competenza volte a contrastare i fenomeni di concorrenza sleale attuati mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati alla riduzione del costo del lavoro e delle tutele dei lavoratori (cosiddetto «dumping contrattuale»).
(7-00197) «Volpi, Zurzolo».

ATTI DI CONTROLLO

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta orale:


   PAVANELLI e FEDE. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 novembre 2023, la società Renexia spa, ha presentato apposita istanza per l'avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale ai fini della realizzazione di un «Impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica "Gualdo Tadino" con potenza di immissione in rete pari a 62 megawatt e relative opere connesse da realizzarsi nei comuni di Gualdo Tadino e Nocera Umbra (PG)»;

   più nel dettaglio, il parco eolico on-shore sarà costituito da n. 10 aerogeneratori con diametro rotore fino a 170 metri, altezza torre fino a 115 metri e altezza totale fino a 200 metri;

   con nota dell'11 gennaio 2024, in riscontro a quanto richiesto da codesto Ministero, la provincia di Perugia – servizio pianificazione territoriale ambientale sistemi informativi e comunicazione, con riferimento al progetto sopracitato, ha affermato che l'ampiezza dell'area necessaria per la realizzazione degli aerogeneratori (circa 746 ettari) dimostra di per sé «l'insostenibilità dell'impatto ambientale e paesaggistico dell'impianto». Particolari criticità emergono anche relativamente alla stazione elettrica, parte del progetto, che rappresenta un'ulteriore infrastruttura sul territorio della quale sono tuttora ignote le caratteristiche dimensionali e di funzionamento, oltre a permanere incertezza con riferimento al relativo distinto iter di autorizzazione;

   inoltre, a parere dell'Ente, la dimensione dell'aerogeneratore avente un'altezza complessiva di 200 metri, in alcun modo risulta «integrabile con il contesto circostanze a destinazione prevalentemente agricola e a vocazione rurale, alternata a siti naturalistici non antropizzati»;

   con nota firmata digitalmente in data 12 febbraio 2024, Arpa Umbria ha sollevato ulteriori criticità e carenze riferite all'elaborato progettuale di Renexia, in particolare, con riferimento alla mancata predisposizione di un piano di gestione dei flussi di traffico introdotti in cantiere per il quale occorre definire gli itinerari seguiti dai mezzi adibiti al trasporto dei materiali in entrata e in uscita dalle aree di cantiere. L'Agenzia, inoltre, con riferimento alle componenti ambientali di propria competenza (atmosfera, ambiente idrico, suolo, agenti fisici) richiede l'aggiornamento o la riformulazione del piano di monitoraggio ambientale relativamente alla mancata esplicitazione delle metodologie di campionamento, analisi, elaborazione e validazione dei dati e le specifiche modalità di gestione di eventuali dati anomali in esito ai monitoraggi;

   l'impianto si colloca all'interno di due unità di paesaggio di rilevante valore paesaggistico, che prevedono, come disciplina, azioni di sviluppo e valorizzazione del patrimonio esistente sia storico che naturale, tale da rendere il contesto territoriale ontologicamente incompatibile con l'intervento da realizzare –:

   se, alla luce delle criticità esposte in premessa e già ufficialmente rilevate da taluni soggetti istituzionali coinvolti, non ritenga di dovere considerare il progetto di Renexia incompatibile con le caratteristiche del territorio, anche in virtù dell'inidoneità dell'area individuata per carenza del parametro della ventosità.
(3-00997)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   SIMIANI, LACARRA, STEFANAZZI, UBALDO PAGANO, BRAGA, VACCARI, CURTI, FERRARI e SCARPA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   dal 6 all'8 febbraio 2024 la Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse ai ciclo di rifiuti è su altri illeciti ambientali e agroalimentari ha svolto una missione a Bari-Barletta-Andria-Trani e Foggia;

   all'esito della missione è emerso un quadro preoccupante riguardante un fenomeno di traffico e abbandono illecito di rifiuti, che presumibilmente arrivano dalla Campania per essere sversati illegalmente in Puglia, in ambiti rurali, aree agricole, a ridosso di strade interpoderali o in capannoni abbandonati ubicati in zone industriali, vicino e isolati rispetto a centri abitati;

   la modalità sembrerebbe essere sempre la stessa: Tir che arrivano durante la notte e abbandonano le ecoballe costituite principalmente da rifiuti solidi urbani;

   a dicembre 2022, mediante un comunicato stampa, la Confederazione Italiana Agricoltori – Puglia evidenziava già il fenomeno e i suoi presunti collegamenti con il territorio campano, rappresentando altresì le difficoltà delle aziende agricole proprietarie dei terreni interessati da tali episodi, spesso destinatarie delle ordinanze di rimozione dei rifiuti adottate dai comuni e pertanto costrette ad accollarsi i costi per la rimozione e il regolare smaltimento dei rifiuti, sebbene estranee alle condotte illecite;

   ferma restando l'importanza di attendere l'esito delle indagini e degli eventuali procedimenti giudiziali volti ad accertare le responsabilità, permane quindi l'ulteriore problema della messa in sicurezza e bonifica dei siti inquinati da tali traffici i cui costi dovrebbero essere sostenuti dagli autori di tali condotte illecite, mentre gli stessi ricadono inevitabilmente sulle amministrazioni pubbliche che devono così provvedere con risorse proprie, insufficienti, allo smaltimento dei rifiuti sversati da parte di soggetti al momento ignoti –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, di competenza intenda adottare per destinare risorse e mezzi a sostegno degli enti locali interessati da tale fenomeno per la rimozione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati.
(5-02003)


   BENVENUTI GOSTOLI, MATTIA, MILANI, IAIA, LAMPIS, FABRIZIO ROSSI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'approvvigionamento di fonti energetiche alternative a quelle derivanti da combustibili fossili, in particolare quelle rinnovabili, è oggi più che mai essenziale per l'Italia ai fini del raggiungimento degli obbiettivi strategici di autonomia ed indipendenza nel settore nonché di transizione verso la neutralità climatica;

   il legno è senz'altro tra le prime fonti rinnovabili per il riscaldamento per le famiglie italiane. La filiera legno-energia anche nel 2022 ha prodotto un numero di posti di lavoro e ricchezza in termini di Pil notevoli, pari a numerosi miliardi di euro. Si tratta di una realtà imprenditoriale composta di quattordicimila aziende che producono posti di lavoro per più di 70 mila addetti. Un comparto considerato un'eccellenza del made in Italy, atteso che in Europa il 70 per cento degli apparecchi per la combustione del pellet è progettato e prodotto in Italia, fatto che genera una una grande ricaduta occupazionale grazie anche alla produzione di biocombustibili legnosi;

   il patrimonio forestale dell'Italia è in costante crescita a causa dell'abbandono delle zone montane e dei terreni agricoli, tant'è che da secoli non si registra una tale quantità di boschi e foreste: oggi infatti occupano circa il 40 per cento della superficie nazionale;

   cionondimeno, i boschi e le foreste cresciuti negli ultimi anni sono nuovi, frutto di abbandono dei terreni e dunque non soggetti a una gestione diretta, a una conservazione regolare, e per questo spesso soggetti ad elevato rischio di incendi. Essi vanno pertanto curati, governati e gestiti in modo sostenibile;

   un maggior utilizzo del legno come biocombustibile va senz'altro nella direzione della migliore gestione e dell'utilizzo ottimale e proficuo dei nuovi terreni boschivi, considerando ulteriormente che le nuove tecnologie offrono un vasto panorama di prodotti per il riscaldamento alimentati a biocombustibili legnosi ad alta efficienza energetica e basso impatto ambientale;

   si ritiene quindi che un maggior utilizzo del biocombustibile legnoso garantisca numerose ricadute positive significative sotto molteplici aspetti: ambientale, di gestione del territorio, occupazionale e di approvvigionamento energetico –:

   se intenda assumere iniziative di competenza per favorire un più intenso utilizzo nel settore civile e industriale dei biocombustibili legnosi, garantendo un più veloce raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, mediante l'incremento dell'uso di fonti energetiche rinnovabili.
(5-02004)


   ILARIA FONTANA, SERGIO COSTA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 7 novembre 2023 i Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa hanno emanato un decreto interministeriale recante la costituzione di una commissione per l'elaborazione di uno schema di legge delega per il riassetto e la codificazione delle normative vigenti in materia ambientale nonché dei provvedimenti attuativi della legge delega;

   la commissione, in sostanza, è chiamata a riscrivere il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante «Norme in materia ambientale», meglio noto come «Testo unico ambientale», con il quale si è tentato di codificare in modo organico il quadro normativo in materia di tutela ambientale;

   il presidente della commissione potrà altresì avvalersi dell'audizione di «istituzioni, stakeholder e associazioni di categoria e degli Enti e Società in house e/o vigilate dal MASE»;

   non solo né la commissione né il panel degli esperti prevedono la partecipazione delle associazioni ambientaliste, ma non vengono neppure prese in considerazione come soggetti da audire, con buona pace del ruolo ad esse riconosciuto dalla legge n. 349 del 1986, istitutiva del Ministero dell'ambiente;

   in una precedente interrogazione del 14 novembre 2023, alla quale il Governo non ha ancora risposto, si è espressa preoccupazione in merito al combinato disposto degli articoli 1 e 8 del provvedimento che – affidando alla commissione sia la scrittura dello schema di legge delega, sia i decreti attuativi ed indicandone tempi strettissimi – sancisce la totale «esternalizzazione» di funzioni di competenza dei poteri esecutivo e legislativo dello Stato;

   ad aggravare quanto già sottolineato si fa presente che, ad oggi, non si hanno notizie del testo dello schema di legge delega, che – ai sensi del comma 1 dell'articolo 8 del citato decreto interministeriale – avrebbe dovuto essere predisposto entro e non oltre il 31 gennaio 2024;

   ciò comporta un'evidente ulteriore compressione dei tempi per l'elaborazione dei decreti legislativi attuativi, rafforzando il dubbio che si dia per scontata la marginalizzazione del ruolo del Parlamento;

   in particolare si evidenzia la necessità di: prevedere adeguate forme di trasparenza e pubblicità dei lavori della commissione; integrare la composizione della commissione stessa con esponenti delle associazioni ambientaliste nonché rivedere la tempistica dell'iter della legge delega e dei decreti attuativi –:

   se, alla luce delle criticità sopra esposte, il Governo ritenga opportuno varare immediatamente un decreto correttivo al fine di effettuare le necessarie modifiche evidenziate in premessa, anche al fine di salvaguardare, per quanto di competenza, la funzione legislativa attribuita al Parlamento dall'articolo 70 della Costituzione.
(5-02005)


   BONELLI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale 6 febbraio 2024 n. 48 è stato revocato dall'incarico il presidente dell'Ente Parco nazionale del Circeo e sciolto il consiglio direttivo, nominando commissario straordinario dell'Ente la dottoressa Emanuela Zappone;

   tale decisione sarebbe conseguenza del «permanere di numerose e gravi criticità e inadempienze da parte dell'Ente Parco», oltre «all'inerzia dei Consiglio Direttivo nella nomina del Direttore, ruolo vacante da almeno un triennio»;

   proprio il Ministro avrebbe dovuto ottemperare alla nomina del nuovo direttore del Parco nazionale del Circeo, attesa dal 31 dicembre 2022, data nella quale, con delibera n. 37 del 29 dicembre 2022, veniva trasmessa da parte del consiglio direttivo dell'ente la terna dei nominativi per la individuazione del direttore;

   per sollecitare quanto sopra, il presidente Marzano aveva inviato un sollecito al Ministero segnalando come proprio a causa della mancata nomina del direttore dell'ente, ci sarebbero state gravi ripercussioni anche sull'operatività degli altri enti territoriali e che molte progettualità finanziate non potevano essere attivate;

   l'incarico di commissario, cui vengono conferiti i poteri del presidente e quelli del consiglio direttivo, è stato affidato, per un periodo di 6 mesi rinnovabili, alla dottoressa Emanuela Zappone, ex assessora al comune di Terracina e candidata non eletta alle ultime elezioni regionali per Fratelli d'Italia, il cui curriculum evidenzia come la stessa risulterebbe priva sia di titoli specifici, che di comprovate competenze in campo ambientale, in evidente violazione dei princìpi di competenza previsti dalla legge n. 394 del 1991 sulle aree protette;

   la stessa dottoressa Zappone, in qualità di consigliere di amministrazione dell'Ente strumentale del comune di Terracina, Azienda speciale, è stata recentemente condannata dalla Corte dei conti, per danno erariale, relativo agli emolumenti corrisposti al direttore generale dell'Azienda Carla Amici, relativamente al doppio ruolo svolto come dirigente e consulente dell'Azienda stessa;

   in qualità di assessore all'ambiente del comune di Terracina, sempre la Zappone è decaduta insieme a tutta la giunta a seguito dell'inchiesta «Free Beach», condotta dalla Guardia costiera e dai Carabinieri, che ha coinvolto decine di figure del comune di Terracina e nella quale la Zappone non risulta comunque indagata –:

   se il Ministro interrogato non intenda revocare la nomina a commissario straordinario dell'Ente Parco nazionale del Circeo della dottoressa Emanuela Zappone, procedendo celermente con la nomina del direttore e degli altri organi ordinari di gestione, a garanzia della piena funzionalità dell'Ente Parco.
(5-02006)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   la Corte costituzionale ha accolto il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Senato contro la procura della Repubblica presso tribunale di Torino, il giudice per le indagini preliminari e il giudice dell'udienza preliminare del medesimo tribunale, in relazione all'attività di intercettazione che ha coinvolto, nell'ambito di plurime indagini, Stefano Esposito, senatore nella XVII legislatura;

   è stato dichiarato dunque che non spettava alle autorità giudiziarie che hanno sottoposto ad indagine e, successivamente, rinviato a giudizio Stefano Esposito, disporre, effettuare e utilizzare intercettazioni rivolte nei confronti di un terzo imputato, ma in realtà univocamente preordinate ad accedere alla sfera di comunicazione del parlamentare, senza aver mai richiesto alcuna autorizzazione al Senato della Repubblica; secondo la sentenza, il carattere «mirato» dell'attività di indagine deve essere ricavato dalla «decisiva circostanza» per cui, nei confronti del parlamentare, emergono «specifici indizi di reità che si traducono nella richiesta di approfondimenti investigativi»;

   in merito, invece, al coinvolgimento dell'allora senatore Esposito emerge chiaramente che le intercettazioni disposte ed effettuate prima del 3 agosto 2015 sono invece da qualificarsi come «occasionali», con la conseguenza che non potevano essere utilizzate nei confronti di Stefano Esposito senza l'autorizzazione successiva richiesta dall'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003;

   in applicazione del diverso principio affermato dalla Corte nella sentenza n. 170 del 2023, è stata altresì accertata l'illegittimità dell'acquisizione agli atti di indagine, per i quali sarebbe stata necessaria, ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione e dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, una preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza, costituendo essi corrispondenza, il cui sequestro nei confronti di un parlamentare è, appunto, condizionato alla previa autorizzazione;

   si apprende che il Consiglio superiore della magistratura abbia avviato un procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati responsabili;

   si tratta dunque di materiale che addirittura non avrebbe dovuto affatto essere acquisito, così come previsto dall'articolo 68, terzo comma, della Costituzione; il giudice per le indagini preliminari che, su richiesta del pubblico ministero, intenda porre sotto controllo l'utenza telefonica di un deputato o senatore indagato, deve necessariamente ottenere l'assenso della Camera dei deputati o del Senato; in assenza di autorizzazione, l'intercettazione non può essere eseguita; nell'eventualità in cui la Camera di appartenenza dovesse autorizzare le intercettazioni, una volta eseguite i relativi verbali verranno depositati presso la segreteria del pubblico ministero in visione alle parti e ai difensori, che potranno renderli pubblici;

   tale autorizzazione della Camera di appartenenza rappresenta, dunque, condizione essenziale perché l'atto di intercettazione del giudice possa considerarsi esistente, dunque fonte e, conseguentemente, che abbia contenuto di notizia: in caso contrario ci si trova al cospetto di una fattispecie analoga a quella dell'intercettazione non eseguita dalla magistratura, dunque illegale, sottoposta alla disciplina di cui all'articolo 240, del codice di procedura penale, come modificato dalla legge 20 novembre 2006, n. 281, di conversione del decreto-legge 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche, che prevede che, per le intercettazioni illegali, il pubblico ministero disponga l'immediata secretazione e che il loro contenuto non possa essere utilizzato, e che, una volta acquisite, entro quarantotto ore si chieda al giudice per le indagini preliminari di disporne la distruzione, delle cui operazioni è redatto apposito verbale; la legge n. 103 del 2017 conteneva i criteri volti a garantire la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in attuazione dei quali è stato emanato il decreto legislativo n. 216 del 2017, una riforma entrata stabilmente in vigore con la conversione in legge del decreto-legge n. 161 del 2019, e che ha cercato un punto di composizione tra le esigenze investigative e quelle relative al diritto alla riservatezza e al diritto di difesa;

   per le violazioni e per gli eventuali abusi sono già previste sanzioni severe e proporzionate, che precludono del tutto l'utilizzo di intercettazioni penalmente irrilevanti, e questo anche a tutela di uno strumento che gli interpellanti ritengono fondamentale per accertare reati e per il contrasto alla criminalità, anche organizzata;

   per l'allora senatore Esposito, invece, indipendentemente dall'acquisizione dello status di indagato, l'inchiesta si orientò «in indirizzi investigativi chiaramente e univocamente rivolti ad approfondire la sua eventuale responsabilità penale», e, siccome ci fu una attività di intercettazione in questo senso, era necessaria l'autorizzazione preventiva –:

   di quali elementi disponga circa il procedimento disciplinare avviato presso il Csm con riferimento alla vicenda segnalata in premessa e se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di salvaguardare il bilanciamento tra le esigenze investigative e quelle relative al diritto alla riservatezza e al diritto di difesa, che è sotteso alla disciplina vigente, con particolare riferimento a fattispecie analoghe a quelle sopra evidenziate.
(2-00329) «Orlando, Orfini».

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2023 Oumar Dia è morto all'ospedale di Rozzano, proveniente dal carcere di Opera-Milano. In precedenza era ristretto nel penitenziario di Bergamo, dal 7 luglio 2023;

   secondo quanto dichiarato dal Ministero della giustizia in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-01618 presentata dall'interrogante il 14 novembre 2023, «il 19 ottobre 2023, alle ore 23:40 circa, durante il giro di controllo, l'agente addetto alla vigilanza della sezione nuovi giunti del carcere di Opera rinveniva il detenuto in esame appeso alle sbarre della finestra con una corda rudimentale. Il personale della Polizia Penitenziaria interveniva immediatamente e veniva subito richiesto l'intervento del medico di guardia e del personale del 118, che, alle 00:10 faceva ingresso in istituto e riusciva a stabilizzare il Dia e a inviarlo con procedura d'urgenza, alle 00:50, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale di Rozzano, dove veniva ricoverato in prognosi riservata»;

   in occasione di un'altra interrogazione a risposta immediata dell'interrogante, n. 5-01934, il Ministero non ha saputo fornire alcuna risposta in merito a una circostanza riportata dalla stampa, cioè che la sera dei drammatici fatti le telecamere del settore ove era recluso Oumar fossero spente. Il Ministero si è limitato a rispondere che «le precise notizie potranno essere fornite non appena perverranno gli esiti della visita ispettivi condotta dal suddetto Provveditorato regionale»;

   l'interrogante ha tuttavia appreso che il comandante di reparto della casa di reclusione di Milano Opera avrebbe comunicato al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nucleo investigativo regionale per la Lombardia, che «non ci sono immagini dei filmati registrati sugli impianti di videosorveglianza, in quanto dopo i termini tecnici di permanenza al server – di circa una settimana, come disciplinato dalla normativa vigente – i filmati vengono riscritti dalle nuove immagini» e che nella cella del detenuto «non esistono telecamere»;

   come affermato dal Ministero in Commissione giustizia il 15 novembre 2023 «sin dall'ingresso presso la Casa di reclusione di Milano Opera, Oumar Dia è stato preso in carico dagli operatori penitenziari, con sottoposizione a provvedimento di ILA (Intensificazione Livello di Attenzione) con monitoraggio multidisciplinare»;

   tuttavia, come il Garante della privacy ha avuto più volte modo di precisare, «in alcuni casi può essere necessario prolungare i tempi di conservazione delle immagini [...] ad esempio, nel caso in cui tale prolungamento si renda necessario a dare seguito ad una specifica richiesta dell'autorità giudiziaria o della polizia giudiziaria in relazione ad un'attività investigativa in corso». Inoltre, sempre secondo il Garante della privacy «le immagini di fatti non costituenti reato, ma rilevanti per l'ordine e la sicurezza degli Istituti o delle camere di sicurezza site presso tribunali e ospedali andranno conservate per 120 giorni»;

   non si comprende pertanto per quale motivo nonostante l'apertura di un'indagine da parte della procura di Milano, e l'apertura di un'inchiesta amministrativa da parte del Provveditorato regionale di Milano il 30 ottobre 2023, nel caso specifico le immagini disponibili siano state conservate soltanto per sette giorni e poi cancellate –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare quanto affermato dal comandante di reparto della casa di reclusione di Milano Opera, sia relativamente alla conservazione per soli sette giorni, e conseguente cancellazione, delle immagini e video della sera del 19 ottobre 2023 in cui si è consumata la tragica vicenda di Oumar Dia sia relativamente all'assenza delle telecamere nella sua cella nonostante il provvedimento di intensificazione livello di attenzione (Ila) e, in caso affermativo, per quale motivo non siano state conservate le videoregistrazioni per 120 giorni nonostante l'indagine penale e l'inchiesta amministrativa in corso.
(4-02334)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 12 febbraio 2024 si è svolto un importante incontro tra l'azienda Callmat e i sindacati nazionali e territoriali sul futuro dei 420 addetti della sede lucana;

   in questa sede la Callmat ha evidenziato una riduzione dei volumi, a partire da subito, del 25-30 per cento delle attività legate al servizio di assistenza clienti 119, per arrivare al 40 per cento entro dicembre 2024;

   il calo annunciato rischia di determinare un'eccedenza iniziale di oltre 100 addetti (su 420 complessivamente operanti sul sito produttivo di Matera), che arriverebbe a circa 170 entro la fine dell'anno qualora malauguratamente il piano di decalage annunciato da Tim venisse confermato;

   l'azienda ha pertanto già inviato la richiesta di cassa integrazione in deroga al Ministero del lavoro;

   le organizzazioni sindacali prendendo atto con preoccupazione delle intenzioni aziendali e, stigmatizzando il comportamento industriale di Tim, hanno proclamato lo stato di agitazione e avviato azioni a sostegno della vertenza, chiedendo il coinvolgimento dei Misteri e della committenza;

   quanto si sta verificando presso la Callmat è la conseguenza diretta del pericoloso smembramento industriale della più importante azienda del comparto delle telecomunicazioni quale è Tim –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di convocare un tavolo nazionale per la suddetta vertenza e individuare soluzioni industriali che preservino i livelli occupazionali della Callmat richiamando Tim alle proprie responsabilità, garantendo gli attuali livelli di committenza per l'azienda lucana.
(5-02002)

Interrogazione a risposta scritta:


   GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto la Saras s.p.a. è una società costituita nel 1962, operativa nel settore della raffinazione del petrolio e nella produzione di energia elettrica; tra i suoi impianti è inclusa la più grande raffineria a sito unico del Mediterraneo, posizionata strategicamente in un sito industriale in Sardegna, a Sarroch, la cui raffineria, con una capacità di 300 mila barili/giorno fornisce prodotti petroliferi all'Italia e al resto dell'Europa, mentre il suo impianto di generazione di energia elettrica, uno dei più grandi nel suo genere, ha una potenza installata di 575 megawatt contribuisce per oltre il 40 per cento al fabbisogno energetico della Sardegna; inoltre, la Saras ha un importante portafoglio di rinnovabili che comprende 171 megawatt di impianti eolici operativi e una pipeline di progetti eolici e solari rispettivamente di 593 megawatt e 79 megawatt;

   all'interno dello stabilimento operano circa 1300 lavoratori diretti ai quali si aggiungono quasi 3 mila dell'indotto: numeri che nel contesto territoriale del Sud Sardegna, alle prese con una crisi sociale ed economica pressoché cronica, rappresentano un importante argine alla disoccupazione;

   da notizie di stampa si è appreso della decisione delle società che fanno capo alla famiglia Moratti (Massimo Moratti s.a.p.a. di Massimo Moratti, Angel Capital Management S.p.A. «ACM» e Stella Holding S.p.A.) di vendere le proprie quote che rappresentano circa il 35 per cento del capitale azionario di Saras, del valore complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, a Vitol B.V., colosso olandese nel trading di materie prime, o a una società interamente controllata e designata da Vitol, a un prezzo pari euro 1,75 per azione; il perfezionamento dell'affare è subordinato all'ottenimento delle autorizzazioni regolamentari necessarie: si tratta in particolare delle autorizzazioni ai sensi dei regolamenti dell'Unione europea sulle sovvenzioni estere e in materia di concorrenza (antitrust) e della normativa sulla golden power italiana;

   una volta ottenute le eventuali autorizzazioni, l'intera partecipazione detenuta dalla famiglia Moratti in Saras sarà trasferita a Vitol e l'operazione determinerà l'insorgere dell'obbligo di promuovere un'offerta pubblica di acquisto («OPA») sul capitale azionario di Saras, che sarà promossa da Vitol allo stesso prezzo per azione (euro 1,75 per azione), ovvero al prezzo rettificato in caso di distribuzione di un dividendo prima del completamento dell'operazione;

   da ulteriori notizie di stampa si apprende che le organizzazioni sindacali hanno diffuso una nota in cui, in attesa di conoscere il nuovo piano industriale, manifestano grande preoccupazione per il futuro del sito produttivo e, più in generale, per l'occupazione diretta e indotta;

   considerato che, se autorizzata la cessione, un'altra importante azienda nazionale non sarà più italiana ma olandese; prima di Sarroch era stata la volta di Priolo, nell'area industriale del siracusano, i cui impianti erano stati ceduti dalla società russa Lukoil al gruppo cipriota Goi Energy, alleato con la multinazionale svizzera Trafigura; in quel caso il via libera all'operazione era arrivato con alcune prescrizioni e obblighi per l'acquirente, sia per quanto riguarda futuri investimenti, sia per ciò che concerne il mantenimento della forza lavoro e il livello di produzione del sito siciliano –:

   quali determinazioni i Ministri interrogati intendano adottare, al fine di preservare adeguate garanzie in tema di occupazione, livelli produttivi, futuri investimenti e tutela ambientale;

   se il Governo intenda di aprire un dossier «golden power», visto che nel giro di otto mesi sono passate di mano le due principali raffinerie italiane, e quali possibili ripercussioni il cambio di proprietà potrebbe determinare in termini di occupazione ma anche di investimenti, sviluppo e prospettive di sviluppo di un territorio già messo a dura prova dalla crisi del comparto industriale.
(4-02333)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i valichi di frontiera e le autostrade che ne permettono il raggiungimento sono cruciali per la logistica e l'economia piemontese;

   sono in corso lavori di manutenzione straordinaria che hanno interessato il traforo del Gran San Bernardo, con annessi problemi emersi con la controparte svizzera legati al mancato stanziamento di 27 milioni di euro da parte dell'Italia;

   il tunnel du Mont-Blanc è interessato da un piano di manutenzione straordinaria che ne prevede la chiusura programmata in determinati periodi dell'anno, per un orizzonte di circa 18 anni;

   la chiusura straordinaria del traforo del Fréjus ha creato non poche problematiche sul traffico;

   la temuta chiusura dell'autostrada A5 nel tratto Ivrea-Scarmagno a tempo indeterminato in entrambe le direzioni è stata solo momentaneamente scongiurata. Permangono, infatti, i problemi legati alle irregolarità nei certificati di collaudo del cantiere, effettuati in totale autonomia dalle società Ativa, come emerso dalla diffida presentata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 16 gennaio 2024 –:

   come verrà risolto, e in quali tempi, il problema legato al valico del San Bernardo, essendo il principale accesso per la Svizzera per le merci che viaggiano sulla A5.
(5-02000)


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   tutte le tratte ferroviarie, in special modo quelle riguardanti l'alta velocità, risultano oggi più che mai uno tra i principali strumenti infrastrutturali necessari per unire il nostro Paese, da Nord a Sud, ed essere un elemento imprescindibile per permettere di restare al passo con i tempi per tutti quei territori toccati dal tracciato dell'alta velocità. Gli scopi di tutto questo sono variegati e molteplici: dall'incentivazione del turismo, alla produttività delle piccole, medie e grandi imprese, allo spostamento di cittadini e lavoratori, ai porti e aeroporti, alle aree intermodali, e molto altro;

   la tratta ferroviaria che riguarda la parte costiera, quella che nello specifico collega la stazione di Roma a quella di Genova e viceversa, risulta molto penalizzata per svariati motivi, tra tutti quello della frequenza del numero di treni Frecciabianca giornalieri che partono dalla Capitale per il capoluogo di regione ligure, toccando, in special modo nella parte relativa alla costa toscana che va da Grosseto a Massa Carrara, molti capoluoghi di provincia e cittadine importanti sia dal punto di vista economico che turistico, visto che l'orario giornaliero programmato per la partenza dell'ultimo treno Frecciabianca da Roma verso Genova è quello delle 18:27;

   anche nel «Libro Bianco delle infrastrutture», redatto da Unioncamere Toscana nel 2022, viene evidenziato tra le priorità quella di colmare il gap infrastrutturale che colpirebbe la regione Toscana, in special modo nella parte costiera, con mancanza di infrastrutture adeguate come strade, autostrade, rete ferroviaria, eccetera, attualmente carenti e non al passo con i tempi che corrono. Per di più in una zona come quella appena evidenziata, dove gravitano un aeroporto (il «G. Galilei» di Pisa, 13° in Italia con circa 2 milioni di passeggeri e 6° per traffico merci con oltre 15 mila tonnellate), e ben tre porti, Piombino, Livorno e Marina Carrara, che assieme, tanto per citare i numeri dello studio redatto da Unioncamere Toscana, portano un movimento annuo (dati 2021) di quasi 6 milioni di passeggeri. Porti tutti inseriti nel comprehensive network europeo. Per non parlare anche dell'Interporto Toscano-Livorno Guasticce, inserito quest'ultimo nel core network europeo;

   pertanto, si ritiene utile e imprescindibile, vista la situazione attuale, potenziare da parte di Trenitalia i servizi di collegamento ferroviario tra Roma e Genova e viceversa, così da migliorare il servizio esistente al fine di rispondere alle esigenze di mobilità di passeggeri e lavoratori, compresi i tanti turisti che gravitano nella zona costiera che va dall'Alto Lazio alla Toscana e parte della Liguria, istituendo ad esempio una ulteriore partenza pomeridiano-serale di un treno Frecciabianca da Roma verso Genova che vada oltre quella attuale delle ore 18:27, con un'altra che parta dalla capitale attorno alle 19:30, ma anche con ulteriori altre partenze di treni AV Frecciabianca da Genova verso Roma nell'arco della giornata, così da incrementare l'offerta da parte di quest'ultima e soddisfare le esigenze sopra menzionate –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, presso Trenitalia, affinché possa essere realizzato quanto proposto dall'interrogante.
(5-02001)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAVANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 febbraio 2024, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'avvio dei lavori per il rinnovo del tracciato ferroviario della Centrale Umbra fra Ponte San Giovanni e Terni, il Ministro interrogato ha annunciato «un piano di investimenti da cinque miliardi di euro nella rete ferroviaria per l'Umbria nei prossimi anni» –:

   se non intenda fornire maggiori dettagli relativamente all'annunciato piano di investimenti di cinque miliardi nella rete ferroviaria umbra, specificando quali saranno i progetti finanziati.
(4-02332)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ALFONSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il 17 gennaio 2024 in un cantiere di Pescara si è verificato il crollo parziale dell'armatura del solaio in costruzione della nuova sede del liceo Artistico Misticoni – Bellisario;

   fortunatamente il caso ha voluto che non ci siano stati né morti né feriti, e pare siano tutt'ora in corso di accertamento le cause dell'incidente, ma quanto accaduto obbliga ad affrontare ancora una volta un tema che tristemente si ripropone: quello della corretta gestione degli appalti, in particolare, sia per quanto riguarda la sicurezza sul posto di lavoro, sia per quanto riguarda l'opera realizzata;

   per l'Abruzzo, tristemente considerato lo scorso anno «zona rossa» per incidenza di infortuni sul lavoro rispetto ai dati nazionali (fonti Inail), si tratta già del secondo incidente nei primi 17 giorni del nuovo anno 2024. Infatti è accaduto solo pochi giorni fa che un operaio di 46 anni di Lanciano, in provincia di Chieti, è morto dopo essere stato investito da un tubo metallico, mentre stava lavorando con una pressa in una fabbrica dell'indotto automotive della Val di Sangro;

   la notizia del crollo del solaio in una scuola preoccupa, poi, particolarmente per le conseguenze che avrebbe potuto avere sulla popolazione scolastica una volta terminati i lavori e aperti gli spazi alla didattica;

   la pubblica amministrazione deve essere all'altezza di realizzare contratti che siano eseguiti a regola d'arte, occorre la massima competenza ed attenzione sia nella fase di predisposizione dei capitolati, in particolare per quanto riguarda la determinazione dei costi del lavoro e della sicurezza, sia nell'affidamento. È necessario seguire procedure che, nella massima trasparenza, non solo riescano a scongiurare fenomeni e comportamenti illeciti, ma anche procedure che servano a salvaguardare e tutelare le condizioni di chi lavora, in prima istanza, e degli utenti successivamente. Quanto continua a verificarsi è di una gravità inaudita –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto accaduto e delle cause che lo hanno determinato e come intendano attivarsi, per quanto di competenza, per contrastare a livello nazionale il triste fenomeno degli incidenti sul lavoro e favorire una corretta gestione degli appalti, tale da garantire la massima sicurezza delle opere una volta realizzate.
(4-02330)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione e del merito, per sapere – premesso che:

   Sinpia, Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, parla di una vera è propria emergenza «malattie mentali» tra i minori: sarebbero più di 2 milioni i bambini e i ragazzi colpiti da malattie mentali dei più vari generi, in Italia; secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), la metà delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni di età, quindi nell'infanzia;

   molti sono i disturbi del neurosviluppo, come il disturbo dello spettro autistico con 1 caso su 77 (calcolo dell'Istituto superiore di sanità), paralisi cerebrale, 1,6 casi su mille nati vivi; epilessia, 1 caso su 100 della popolazione generale (ma il 70 per cento inizia in età evolutiva), disturbi dell'apprendimento, 3,5-5 per cento nell'età scolare (elementari e medie), Adhd (deficit d'attenzione) 3,5 per cento sul totale da 0 a 18 anni, disabilità intellettive, 2 per cento della popolazione generale. Ci sono poi i disturbi del comportamento alimentare, in particolare l'anoressia, e quadri di disturbi psicopatologici nell'adolescente;

   il professor Benedetto Vitiello, neuropsichiatra infantile dell'università di Torino, riporta i risultati di un'indagine condotta presso i pronto soccorso di otto ospedali universitari italiani, sulle visite neuropsichiatriche «urgenti», sottolineando come rispetto al 2018 sono aumentate del 50 per cento: «L'età media dei ragazzi portati nel reparto emergenza è di 13 anni, comunque sono tutti sotto i 18 anni e il primo motivo di queste visite sono l'agitazione psicomotoria, l'aggressività, il non saper gestire questi ragazzi a scuola o a casa. Arrivano in ambulanza. La seconda causa è il rischio suicidario. Il ragazzo ha minacciato e/o tentato di uccidersi ed è un'emergenza intervenire. È un dato che i tentativi di suicidio risultano raddoppiati»;

   come testimoniato dalle notizie di cronache, anche recenti, numerose sono le manifestazioni di ostilità, prepotenza e aggressività registrate negli ambienti scolastici; bambini e ragazzi si annoiano facilmente, si arrabbiano facilmente e hanno una bassa tolleranza alla frustrazione;

   è di questi giorni la notizia secondo la quale sono sempre di più gli alunni di scuole elementari non in grado di scrivere in corsivo, complici l'uso dei computer e dei cellulari;

   il dibattito sulla scrittura e sull'ortografia è diventato oggetto anche di ricerche scientifiche, come quella che nel 2023 è stata pubblicata dai ricercatori dell'università La Sapienza e del Policlinico Umberto I: secondo l'indagine un bambino su cinque nelle scuole elementari ha difficoltà ad usare il corsivo e nel 21,6 per cento dei casi c'è il rischio concreto di sviluppare un problema di scrittura, in seguito, difficilmente recuperabile e trasformarsi in un disturbo come la disgrafia;

   numerose difficoltà nelle giovani generazioni sono state registrate anche nella concentrazione: in particolare, negli ultimi anni si sarebbe registrato un incremento di bambini affetti da iperattività o sindrome da deficit di attenzione (Adhd), un disturbo del comportamento riferito a bambini vivacissimi, che sembrano incapaci di stare fermi a scuola e super agitati;

   secondo la dottoressa Fazzi, presidente della Sinpia peraltro, bisogna ricordarsi che bambini e adolescenti non sono adulti in miniatura e andrebbero curati con interventi diretti sul bambino e centrati sulla famiglia e sulla scuola, con il coinvolgimento di genitori e insegnanti –:

   quali siano i dati sull'incidenza delle malattie mentali nei minori e quali iniziative di competenza il Ministro della salute intenda assumere a riguardo;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per la prevenzione e la gestione delle crisi comportamentali nelle scuole di ogni ordine e grado, anche attraverso l'adozione di linee guida nazionali che individuino gli obiettivi da perseguire in ambito scolastico.
(2-00328) «Lancellotta».

Interrogazione a risposta scritta:


   FABRIZIO ROSSI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la leishmaniosi è una malattia infettiva e contagiosa causata dal parassita Leishmania Infantum trasmesso dalla puntura di piccoli insetti, i flebotomi (pappataci), presente in maniera endemica sia in tutto il mondo, sia nel bacino del Mediterraneo sia in Italia, ed è in continua espansione;

   le zone costiere del Centro e del Sud Italia sono le aree a rischio maggiore, anche se da ricerche effettuate si è riscontrato negli ultimi dieci anni un aumento delle aree di diffusione di questa malattia, con nuovi focolai anche in molte zone nel Nord Italia, dovute anche ad una maggiore movimentazione di persone ed animali;

   è una zoonosi (malattia che può passare dall'animale all'uomo) trasmessa da un flebotomo;

   l'Oms – Organizzazione mondiale della sanità – ne ha raccomandato il monitoraggio e ha anche tracciato le linee guida da seguire, data la sua pericolosità;

   colpisce prioritariamente i cani (circa il 40 per cento in Italia ne è affetto) che nel nostro Paese rappresentano una sorta di serbatoio principale del parassita, ma colpisce anche altri animali come ad esempio gatti e roditori selvatici, oltre che l'uomo, e in particolar modo risultano essere più esposti al contagio gli anziani, i bambini e le persone immunodepresse. Nel cane provoca un'altissima percentuale di mortalità, dovuta, alla mancanza di cure efficaci e risolutive come quelle inserite nei protocolli attuali. Questo problema potrebbe essere risolto se anche in Italia si potesse somministrare un nuovo farmaco, tra l'altro già esistente, che potrebbe salvare la vita di questi animali, che purtroppo muoiono tra mille sofferenze. È dal 2019 che è stato scoperto un farmaco efficace che combattei la malattia;

   un team internazionale di ricercatori, coordinato dalla professoressa Maria Paola Costi, direttrice del Dipartimento di scienze della vita dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ha elaborato la formula del farmaco. Questo importante risultato scientifico era l'obiettivo del progetto «New Medicines for Trypanosomatidic infections», finanziato dalla Commissione europea con circa 6 milioni di euro;

   l'équipe dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ha individuato un farmaco (drug lead) NMT-A02, che si è dimostrato efficace contro la leishmaniosi in tre tipi di animali: topo, criceto e cane;

   si rende noto che NMT-A02, testato in tutte le specie, come spiega la professoressa Costi dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, ha evidenziato una tossicità inferiore al farmaco attualmente più usato, il Milteforan (molecola Miltefosina);

   è stato dimostrato sui cani il superamento dei segni clinici dell'infezione e l'assoluta assenza di recidive a distanza di due anni;

   le costanti ricerche in letteratura sulla leishmaniosi, riportano i dati del progetto di ricerca multicentrico finanziato dalla Commissione europea «New medicines for trypanosomatidic infections», il quale ha portato alla scoperta del NMT-A02, sostanza quest'ultima molto efficace per la cura della leishmaniosi. Il farmaco in oggetto è stato testato dal 2018-2019 su cani affetti da questa malattia, dando ottimi risultati –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di giungere all'autorizzazione del farmaco NMT-A02 ad uso veterinario.
(4-02331)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Foti e altri n. 2-00278, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montaruli.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Toccalini n. 4-02320, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 febbraio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cecchetti, Iezzi, Ravetto.

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Ciocchetti n. 7-00134 del 2 agosto 2023.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Zaratti n. 4-02323 del 13 febbraio 2024.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BALDELLI, ALMICI, CIABURRO, LA PORTA, MARCHETTO ALIPRANDI, MACCARI, FABRIZIO ROSSI e DEIDDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 24 ottobre 2023 un lancio dell'agenzia «Sir – servizio informazione religiosa» comunica la decisione che sarebbe stata presa dal presidente dell'istituto universitario europeo di Fiesole (FI) di «rinominare la festa di Natale», per «ottemperare agli obblighi del “Piano per l'uguaglianza etnica e razziale dell'Eui”», eliminando «il riferimento cristiano» e sostituendolo con «la festa d'inverno»;

   sempre la stessa agenzia riporta che le regole per l'uguaglianza etnica nell'Eui prevedono che, pur se le feste religiose sono inserite nel calendario, occorre utilizzare per esse un linguaggio «inclusivo»;

   le festività del Natale rappresentano per l'Italia non solo un evento di natura religiosa, ma un tratto distintivo della nostra cultura millenaria che affonda le sue radici nel cristianesimo;

   l'istituto universitario europeo è un ateneo internazionale ma con sede in Italia, tra l'altro, sita proprio presso un ex monastero della badia fiesolana, opera della cultura e tradizione cristiana;

   la difesa dei principi e della tradizione nazionale rientra fra le linee guida di questo Governo –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere o abbia assunto in ordine a quanto rappresentato in premessa, ai fini della tutela dei simboli che rappresentano il patrimonio culturale e religioso italiano, fondamento della nazione.
(4-01806)

  Risposta. — L'Istituto universitario europeo (IUE) è un'organizzazione inter-governativa con funzioni di insegnamento e ricerca post-laurea e post-dottorato. L'Italia è uno degli Stati membri, insieme ad altri 22, tutti appartenenti all'Unione Europea.
  Il 25 luglio 2023, il Consiglio accademico dell'istituto, autorità costituita da rappresentanti del corpo docente e studentesco, ha approvato il «Piano 2023-2026 dell'IUE per l'Uguaglianza Etnica e Razziale». Conformemente alle norme procedurali interne all'istituto, il Consiglio superiore – composto invece dai rappresentanti degli Stati membri – non è stato coinvolto né nella stesura, né nell'approvazione del piano.
  Con
e-mail interna del 19 ottobre, si comunicava la decisione del Presidente dell'IUE, Renaud Dehousse, al fine di attuare una delle azioni contenute nel piano, di rinominare la Festa di Natale organizzata dall'Istituto al fine di «rimuovere il riferimento cristiano», proponendo quale dicitura sostitutiva quella di «Festa d'inverno».
  Né il Consiglio Superiore né i suoi membri – inclusi i rappresentanti italiani – sono stati interessati o informati della decisione,
ex ante o ex post.
  Il 25 ottobre il Vice presidente del Consiglio e Ministro degli affari esteri e cooperazione internazionale, Antonio Tajani, è intervenuto pubblicamente sulla vicenda, mostrando sorpresa per la decisione del Presidente Dehousse e ribadendo l'importanza di rispettare le nostre radici cristiane («l'Europa è basata su questo»). Altri membri di Governo sono intervenuti analogamente.
  Allo scopo di conciliare le diverse posizioni interne all'Istituto, e dopo ulteriori consultazioni che hanno visto un'opera di sensibilizzazione da parte del Segretario generale, Marco Del Panta, è stato deciso di chiamare la festa – che si è tenuta il 13 dicembre 2023 – «
Christmas and End of the Year Event», mantenendo dunque intatto il riferimento al Natale.
  Giunto a scadenza del suo mandato, il Presidente Dehousse lascerà a breve la guida dell'Istituto. Il processo di selezione del futuro Presidente si è concluso con la nomina della candidata Patrizia Nanz (tedesca avente anche cittadinanza italiana), che assumerà pienamente le funzioni il 15 marzo 2024.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Maria Tripodi.


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quasi un anno l'italiana Ilaria Salis, una donna di 39 anni di Milano, ex maestra elementare, è rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Budapest, accusata di aver aggredito due neonazisti lo scorso 11 febbraio 2023 nella capitale ungherese durante il «Giorno dell'onore», manifestazione a cui partecipavano i nostalgici di Hitler. Si tratta dell'evento neo-nazista che ogni anno ricorda i soldati tedeschi morti durante l'assedio di Budapest;

   da tempo il padre di Ilaria, Roberto Salis, con una lettera indirizzata alla Premier, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia e ai Presidenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, ha sollecitato un intervento deciso di fronte alle palesi violazioni dei diritti umani che la figlia sta subendo in carcere dove è detenuta;

   la Salis rischia una pena fino a 16 anni per lesioni lievi (guarite poi in 5 e 8 giorni), pena del tutto sproporzionata rispetto ai fatti contestati. Inoltre, le viene addebitato, senza nessuna prova a suo carico, di essere legata a «Hammerbande», un gruppo tedesco che si propone di contestare i militanti neo-nazisti;

   conoscendo i metodi delle carceri ungheresi, spesso catalogate come torture, l'ambasciata d'Italia a Budapest, in stretto contatto con la Farnesina, si è attivata da tempo per prestarle assistenza sia con regolari visite mensili, sia presenziando alle udienze in veste di uditori;

   è già prevista la presenza di rappresentanti dell'ambasciata in qualità di osservatori anche nella prossima udienza del 29 gennaio 2024;

   nonostante Orban sia considerato uno dei migliori amici della Premier il padre di Ilaria non ha ancora ricevuto nessuna rassicurazione circa l'intervento dello Stato italiano in questa triste vicenda –:

   se durante i numerosi incontri bilaterali con Viktor Orban si sia mai affrontato il tema delle accuse e della detenzione, in un carcere di massima sicurezza, di Ilaria Salis;

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di verificare se lo stato di detenzione di Ilaria Salis sia compatibile con le norme sulla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti;

   se non si ritenga di adottare iniziative di competenza volte a fornire un'adeguata assistenza legale a Ilaria Salis, finalizzata alla sua immediata liberazione;

   se non si ritenga, attraverso l'ambasciata italiana di Budapest, di facilitare ai parlamentari italiani la visita in carcere della Salis.
(4-02062)

  Risposta. — La connazionale Ilaria Salis è stata arrestata a Budapest l'11 febbraio 2023 durante una manifestazione. È accusata del reato di «violenza armata di gruppo contro appartenenti a una comunità e altri reati». La connazionale è stata rinviata a giudizio e attualmente è detenuta presso il carcere di Gyorskocsi utca.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest si è tempestivamente attivata per prestare ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai suoi familiari.
  Il 14 febbraio 2023 si è tenuta la prima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari. Vi ha partecipato anche un funzionario dell'ambasciata in qualità di uditore, incontrando in tale occasione anche il legale della signora Salis.
  L'Autorità giudiziaria ungherese ha più volte prorogato la detenzione cautelare della signora Salis, da ultimo fino al 29 gennaio 2024, data della prima udienza dibattimentale.
  Inizialmente, il regime di detenzione cautelare cui è stata sottoposta la connazionale limitava fortemente le possibilità di interazione con l'esterno. Tale regime è stato motivato dalla Procura ungherese come garanzia alle attività istruttorie.
  Grazie alla costante opera di sensibilizzazione dell'ambasciata a Budapest, tale regime è stato in parte allentato, consentendo alla connazionale di avere contatti regolari con i genitori attraverso visite e chiamate via
internet, cometa loro confermate in occasione dell'incontro avvenuto, da ultimo, il 21 novembre scorso presso l'ambasciata a Budapest.
  I funzionari dell'ambasciata hanno svolto regolari visite consolati, a cadenza mensile, ad eccezione dei mesi in cui gli incontri con la signora Salis sono avvenuti direttamente nel corso delle udienze, alle quali, il personale dell'ambasciata ha continuato a essere presente in qualità di uditore.
  Un addetto consolare dell'ambasciata mantiene ogni venerdì, salvo casi di impossibilità, un contatto telefonico con la connazionale.
  L'ultima visita consolare si è tenuta in carcere il 13 dicembre 2023. Come di consueto, sono stati consegnati alla connazionale i generi di conforto e di prima necessità richiesti.
  L'ambasciata ha seguito il caso con la massima attenzione fin dall'inizio, sensibilizzando regolarmente le Autorità ungheresi sui ritardi nella consegna di beni di prima necessità e forniture sanitarie, nonché sulle condizioni di detenzione, da ultimo con una nota formale inviata per via diplomatica.
  In assenza di una condanna definitiva, nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l'esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario. L'unico strumento vigente per Italia e Ungheria è la decisione quadro del 23 ottobre del 2009 del Consiglio giustizia e affari interni sull'applicazione agli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. Non è quindi applicabile nel caso concreto.
  I rappresentanti, dell'ambasciata saranno presenti in qualità di osservatori anche alla prima udienza dibattimentale del 29 gennaio.
  In vista di tale appuntamento, il 22 gennaio il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha sottolineato al Ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della Magistratura ungherese, che il Governo italiano auspica una revisione del regime di custodia cautelare. In particolare, la concessione di misure alternative alla detenzione in carcere, nelle more della definizione del giudizio sulla sua responsabilità.
  Qualora la detenzione cautelare della signora Ilaria Salis dovesse essere sostituita con una misura alternativa, si potranno sollecitare le Autorità ungheresi per attivare la procedura prevista dalla menzionata decisione quadro europea.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest, in stretto raccordo con la Farnesina, continuerà a seguire la vicenda della signora Salis con la massima attenzione, fornendo ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai familiari e mantenendo un dialogo costante con il suo legale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   BORRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2022 nel corso di una riunione di condominio nel quartiere di Fidene della Capitale, morirono quattro donne: Sabina Sperandio, Nicoletta Golisano, Fabiana De Angelis ed Elisabetta Silenti, a seguito di una sparatoria perpetrata da Claudio Campiti;

   la procura di Roma ha contestato le accuse di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, tentato omicidio di altre cinque persone partecipanti alla riunione, appropriazione e porto abusivo di armi e di lesioni personali derivanti dal trauma psicologico subito dai sopravvissuti;

   il Gup ha, sostanzialmente, recepito l'impianto accusatorio sostenuto dalla procura;

   stando a quanto accertato, l'imputato avrebbe sottratto l'arma a un poligono di tiro di Tor di Quinto (Roma) gestito dal Tiro a segno nazionale sezione di Roma; la procura ha richiesto il rinvio a giudizio anche per il presidente dell'associazione e di un dipendente della stessa addetto al locale armeria del poligono;

   nel procedimento è stata avanzata dai familiari delle vittime, costituitesi parti civili, la richiesta di responsabilità civile, per omessa vigilanza, del Ministro dell'interno e di quello della difesa, sottolineando come la sottrazione dell'arma dal poligono di Tor di Quinto non fosse il primo caso avvenuto e che quindi, oltre agli addetti e ai vertici del poligono, le strutture competenti facenti capo ai suddetti Ministeri si sarebbero dovute attivare per evitare una tale reiterazione, che nel caso dell'imputato Campiti ha determinato un tragico epilogo;

   i legali delle vittime, dopo aver preso visione dal verbale dell'udienza preliminare tenutasi il 27 novembre 2023, avevano reso pubblico che l'Avvocatura dello Stato, nel sostenere l'estraneità di responsabilità civile da parte dello Stato, aveva chiesto una «sentenza di non luogo a procedere» nei confronti dell'imputato;

   il 28 novembre 2023 nota di Palazzo Chigi pubblicata sul sito istituzionale si affermava che «l'Avvocato dello Stato non ha mai chiesto nell'udienza preliminare che non si procedesse a carico dell'imputato»;

   il giorno successivo diversi organi di informazione riportavano le dichiarazioni degli avvocati delle parti civili costituitesi nel procedimento, i quali confermavano che l'Avvocatura dello Stato aveva richiesto il non luogo a procedere come peraltro da precedente istanza, come si evince dal verbale dell'udienza pubblicato dagli organi di informazione;

   a parere dell'interrogante la richiesta dell'Avvocatura dello Stato è particolarmente grave e irrispettosa nei confronti delle vittime e delle loro famiglie, in quanto al fine di evitare un eventuale accertamento della responsabilità civile dello Stato è stata avanzata la richiesta di non luogo a procedere nei confronti di un imputato di una strage;

   sempre a parere dell'interrogante è sconcertante che la Presidenza del Consiglio abbia diffuso un comunicato in cui si negava la veridicità della richiesta avanzata dalla Avvocatura dello Stato, la quale al contrario risultava dagli atti processuali –:

   sulla base di quali fonti e informazioni la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia ritenuto di diffondere un comunicato che non appare veritiero circa la richiesta avanzata dalla Avvocatura dello Stato nel procedimento a carico dell'imputato Campiti;

   se la Presidenza del Consiglio dei ministri sia conoscenza delle motivazioni e delle ragioni giuridiche poste alla base della richiesta di non luogo a procedere avanzata dalla Avvocatura dello Stato nel procedimento a carico dell'imputato Campiti;

   quali siano gli orientamenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, pur nel rispetto della autonomia e indipendenza della Avvocatura dello Stato, relativi alla richiesta di non luogo procedere avanzata dalla stessa Avvocatura nel procedimento a carico dell'imputato Campiti.
(4-01983)

  Risposta. — L'interrogazione riguarda il procedimento penale pendente dinanzi al tribunale di Roma per i fatti noti come «strage di Fidene», nel quale vengono contestate ipotesi di omicidio pluriaggravato e di lesioni personali commesse dall'imputato a seguito dell'avvenuta sottrazione di una pistola da un poligono di tiro di Roma.
  Nell'ambito di tale procedimento, accogliendo la richiesta di una delle parti civili, il giudice per l'udienza preliminare ha autorizzato, tra l'altro, la citazione del Ministero della difesa e del Ministero dell'interno quali responsabili civili, per una presunta violazione del dovere di vigilanza e controllo sui poligoni di tiro. Entrambi i Dicasteri si sono costituiti in giudizio con il patrocinio dell'Avvocatura dello Stato e hanno chiesto la loro estromissione dal processo penale rappresentando che, per come era stata ipotizzata la loro responsabilità civile (cioè per fatto proprio), non era quella la sede in cui i danneggiati avrebbero potuto avanzare un'eventuale pretesa risarcitoria nei loro confronti, dovendosi semmai adire il Giudice civile.
  Rispetto al procedimento penale in questione, l'interrogante formula delle domande riguardanti la nota pubblicata da Palazzo Chigi il 28 novembre 2023, con cui si rappresentava – a suo avviso in modo non veritiero – che l'Avvocatura dello Stato non ha mai chiesto nell'udienza preliminare che non si procedesse a carico dell'imputato. Più precisamente, l'interrogante sostiene che, nel procedimento in questione, l'Avvocatura dello Stato abbia formulato una richiesta di non luogo a procedere nei confronti (non dei Dicasteri ma) dell'imputato.
  Al riguardo si conferma la correttezza di quanto affermato nella nota di Palazzo Chigi e si ritiene che l'interrogazione sia stata formulata a fronte di un equivoco. Invero, come emerge dal verbale di udienza, l'Avvocatura ha effettivamente formulato una richiesta di non luogo a procedere ma non già nei confronti dell'imputato, bensì dei Ministeri costituiti come responsabili civili, rappresentati dalla stessa Avvocatura, che ha fatto valere l'assenza di un potere di vigilanza e di controllo e, quindi, di elementi di responsabilità civile a carico dei predetti Ministeri.
  D'altronde, a riprova del fatto che l'Avvocatura dello Stato ha difeso la sola posizione delle Amministrazioni, giova evidenziare che l'Avvocatura rappresenta e difende, nel giudizio in parola, esclusivamente le posizioni dei Ministeri dell'interno e del Ministero della difesa e, quindi, ogni sua argomentazione, difesa e conclusione non può che riferirsi unicamente alla posizione dei due predetti Ministeri che sono stati chiamati nel processo penale per rispondere civilmente di un fatto proprio (in particolare: l'omessa vigilanza sul poligono) del tutto distinto dai fatti e dalle condotte per cui l'imputato è stato tratto a giudizio.
  In conclusione, l'Avvocatura non ha formulato conclusioni nell'interesse dell'imputato, non avendone i poteri né l'interesse; di contro, ha sostenuto l'estraneità dei citati Ministeri al giudizio in corso, non essendo, a suo avviso, configurabile a carico dei medesimi alcuna responsabilità civile risarcitoria.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Alfredo Mantovano.


   DORI e ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale di Urbino sta vivendo una situazione molto critica per quanto concerne la pianta organica sia della magistratura sia del personale amministrativo;

   l'organico del tribunale prevederebbe sei giudici, di cui attualmente sono ricoperti solo quattro posti. Per quanto riguarda i giudici onorari, solo due posti sono ricoperti rispetto ai quattro posti previsti;

   a ciò si aggiunga che il presidente del tribunale è prossimo al trasferimento in altra sede e che non è stato ancora nominato il sostituto;

   per la procura della Repubblica di Urbino, il posto di procuratore capo è vacante e anche quello del sostituto procuratore lo sarà presto, in quanto la facente funzioni sarà trasferita in altra sede;

   la struttura organizzativa del personale amministrativo non prevede la figura del dirigente amministrativo. Dei due direttori amministrativi in organico, l'apicale è distaccato al tribunale di Pesaro. Dei quattro funzionari giudiziari sono in servizio tre unità. Dei tre cancellieri in organico è da anni in servizio una sola unità. Degli otto assistenti giudiziari ne sono in servizio solo sette. Dei nove, funzionari Upp assegnati a tempo determinato al tribunale di Urbino ad oggi sono in servizio solo sei;

   a fronte di un notevole carico di lavoro si evidenzia in maniera inequivocabile il sottodimensionamento della pianta organica sia del personale amministrativo sia della magistratura;

   questa situazione di difficoltà era già emersa anche durante l'ultima Ispezione ministeriale del gennaio 2020 –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per risolvere le annose criticità del tribunale di Urbino evidenziate in premessa e se intenda procedere con lo scorrimento di graduatorie concorsuali e con riqualificazione del personale in servizio al fine di ridurre e contenere i disagi per tutti gli utenti e i cittadini.
(4-02127)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo sottolineato che la scopertura media nazionale, quanto al personale amministrativo, si attesta al 26,33 per cento in relazione alla pianta organica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2022 n. 54.
  Quanto alle specifiche iniziative poste in essere per fare fronte a tale scopertura, corre l'obbligo di evidenziare l'imponente attività di reclutamento che questo Dicastero ha avviato a livello nazionale sin dall'anno 2020. In particolare, siffatto impegno ha consentito l'assunzione di 9.896 risorse umane nell'intero territorio nazionale.
  Trattasi, peraltro, di una quantificazione che può definirsi per difetto in quanto non tiene conto delle assunzioni concernenti gli addetti all'ufficio per il processo e il personale a supporto dell'ufficio per il processo.
  Di conseguenza, alle citate 9.896 assunzioni dovrebbero essere in realtà aggiunte anche le 12.310 unità relative ai profili di addetto all'ufficio per il processo (8.334) e di personale a supporto dell'ufficio per il processo (3.976), giungendo così a un totale di 22.206 assunzioni.
  In proposito giova rammentare che tra gli scopi dell'ufficio per il processo vi è,
in primis, quello dell'abbattimento dell'arretrato, funzionale a un più concreto efficientamento del comparto Giustizia.
  L'obiettivo auspicato, pur trattandosi di assunzioni a tempo determinato, è quello di riuscire a raggiungere – nell'arco temporale considerato – una
performance degli uffici giudiziari idonea a consentire una più ottimale gestione dei carichi di lavoro anche per il futuro.
  Venendo adesso alla tematica affrontata nell'atto di sindacato ispettivo, va ricordato che nella Procura della Repubblica presso il tribunale di Urbino – ricompresa nel distretto di Corte di appello di Ancona – (in cui a partire dall'anno 2020 sono avvenute 3 assunzioni), a fronte di una dotazione organica di 14 unità, prestano servizio 11 risorse umane, registrandosi una scopertura del 29 per cento.
  Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: assistente giudiziario (2 vacanze su 4 posti in organico) e conducente di automezzi (1 su 2).
  Si rileva il sovrannumero del profilo di operatore giudiziario e la totale copertura di quelli di ausiliario, funzionario giudiziario e direttore. Risulta scoperto il profilo di cancelliere.
  Con avviso del 26 luglio 2023 è stato pubblicato il bando per l'interpello ordinario nazionale ai sensi dell'articolo 4 e dell'articolo 22 comma 2 dell'Accordo del 15 luglio 2020 per la copertura di 9.739 posti vacanti relativi ai profili professionali e agli uffici giudiziari nello stesso indicati. Il termine ultimo per partecipare a detta procedura è spirato il 20 settembre 2023 e nel distretto di Corte di appello di Ancona sono stati resi disponibili 22 posti. Con avviso del 15 dicembre 2023 sono state pubblicate le graduatorie definitive. Alla Procura della Repubblica presso tribunale di Urbino sono state destinate 3 posizioni, che tuttavia non sono state oggetto di scelta. L'ultimazione della procedura è prevista entro il 28 febbraio 2024.
  Si rappresenta che con avviso del 17 gennaio 2024 sono state pubblicate le sedi assegnate agli idonei assunti in virtù dello scorrimento delle graduatorie del concorso a 400 posti di direttore. I distretti di Corte di appello interessati da tale scorrimento sono quelli di Ancona, Bari, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze, L'Aquila, Lecce, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Roma – uffici centrali, Salerno e Venezia. Al distretto di Corte di appello di Ancona sono state assegnate 3 risorse, di cui 2 alla procura presso il Tribunale di Ancona, le quali hanno preso servizio nella sede scelta in data 23 gennaio 2024.
  Nel tribunale di Urbino (in cui a partire dall'anno 2020 sono avvenute 16 assunzioni), a fronte di una dotazione organica di 22 unità, prestano servizio 18 risorse umane, registrandosi una scopertura del 18 per cento.
  Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: assistente giudiziario (2 vacanze su 8 posti in organico), cancelliere (2 su 3) e funzionario giudiziario (1 su 4).
  Si rileva il sovrannumero del profilo di operatore giudiziario e la totale copertura di quelli di ausiliario, conducente di automezzi e direttore.
  Con avviso del 26 luglio 2023 è stato pubblicato il bando per l'interpello ordinario nazionale ai sensi dell'articolo 4 e dell'articolo 22 comma 2 dell'Accordo del 15 luglio 2020 per la copertura di 9.739 posti vacanti relativi ai profili professionali e agli uffici giudiziari nello stesso indicati. Il termine ultimo per partecipare a detta procedura è spirato il 20 settembre 2023 e nel distretto di Corte di appello di Ancona sono stati resi disponibili 22 posti. Con avviso del 15 dicembre 2023 sono state pubblicate le graduatorie definitive. Al tribunale di Urbino sono state destinate 2 posizioni, che tuttavia non sono state oggetto di scelta. L'ultimazione della procedura è prevista entro il 28 febbraio 2024.
  Con avviso del 25 novembre 2022 si è proceduto allo scorrimento integrale della graduatoria della procedura di riqualificazione dei cancellieri esperti in attuazione dell'articolo 21-
quater del decreto-legge del 27 giugno 2015 n. 83, convertito con modificazioni dalla legge del 6 agosto 2015 n. 132. Nel distretto di Corte di appello di Ancona, grazie all'ultimo scorrimento formalizzato in data 15 dicembre 2022, sono state riqualificate 16 unità.
  Inoltre con provvedimento del 10 novembre 2022 è stato dato l'avvio alla procedura di stabilizzazione del personale in servizio nella qualifica di operatore giudiziario, che ha visto partecipare nel distretto di Corte di appello di Ancona 18 unità di personale amministrativo, mentre 1 ulteriore unità sarà stabilizzata nel corso dell'anno 2024.
  Si rappresenta, poi, che in data 17 novembre 2023 è stata disposta l'assunzione di 21 unità di idonei del concorso pubblico, per titoli ed esame, per il reclutamento di un contingente complessivo di 2.293 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nell'area II, posizione economica F2 categoria B, nel profilo di assistente informatico nei ruoli di diverse amministrazioni, risultate assegnate a questa Amministrazione in seguito alla procedura di scelta tenutasi tra il 2 e l'11 agosto 2023.
  Un ulteriore scorrimento della graduatoria del concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente complessivo di 2.293 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nell'area II, posizione economica F2 categoria B, nel profilo di assistente giudiziario, è stato disposto in data 12 dicembre 2023.
  Si sottolinea che dal piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concernono complessivamente 1.051 unità dell'area funzionari, 6.624 dell'area assistenti e 179 dell'area dirigenti, per un totale di ben 7.854 risorse umane.
  A ciò vi è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  Si evidenzia altresì che allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento di unità di personale ovvero da altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (maternità, malattia ed altro), l'organico del personale amministrativo della procura della Repubblica presso il tribunale di Urbino e del tribunale di Urbino potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'Accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020, come modificato dall'
Addendum sottoscritto il 22 marzo 2023.
  Tra le possibili ulteriori iniziative, si rimarca per il futuro l'eventuale disponibilità di questa Amministrazione a procedere alla sottoscrizione di accordi quadro con le regioni interessate, aventi ad oggetto anche forme di collaborazione in tema di selezione e reclutamento di personale, attraverso il possibile perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni e/o la stipula di convenzioni per l'utilizzo reciproco delle graduatorie in relazione ai concorsi direttamente espletati dal Ministero della giustizia e dalle regioni.
  Quanto al personale di magistratura deve essere ricordato che alla procura della Repubblica presso il tribunale di Urbino risulta scoperto solo il posto di procuratore della Repubblica mentre al tribunale di Urbino risulta scoperto unicamente il posto di presidente di Tribunale.
  Effetti positivi per gli uffici giudiziari in generale – e quindi anche per la procura della Repubblica presso il tribunale di Urbino e per il tribunale di Urbino – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge del 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento.
  La proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa, in data 30 ottobre 2020, al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. Tale proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. Al distretto di Corte di appello di Ancona è stata proposta l'attribuzione di un contingente di 6 unità, di cui 2 destinate alle funzioni requirenti e 4 a quelle giudicanti.
  Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nella seduta dell'8 settembre 2021, ha pressoché integralmente condiviso il progetto ministeriale sia in punto di unità complessive dedicate (176) sia quanto alla loro distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale. Nello specifico, nel suddetto parere il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di accogliere pienamente la proposta elaborata con riferimento al distretto di Corte di appello di Ancona, per quanto concerne sia i posti previsti per le funzioni giudicanti sia quelli previsti per le funzioni requirenti.
  In data 27 dicembre 2021 è stato emesso il decreto che individua le condizioni critiche di rendimento degli uffici giudiziari che danno luogo all'assegnazione delle nuove risorse dell'organico flessibile distrettuale e fissa la durata minima dell'assegnazione (pari a 1 anno) nonché stabilisce i criteri di priorità per destinare i magistrati della pianta organica flessibile distrettuale alla sostituzione nei casi di assenza dal servizio ovvero per l'assegnazione agli uffici giudiziari che versino in condizioni critiche di rendimento.
  Con decreto ministeriale del 23 marzo 2022 sono stati previsti per il distretto di Corte di appello di Ancona 6 posti complessivi nell'organico flessibile distrettuale, di cui 2 per le funzioni requirenti e 4 per le funzioni giudicanti.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012, ha previsto l'istituzione dell'ufficio per il processo presso la Corte di cassazione, le corti d'appello e i tribunali ordinari;

   il PNRR ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata ad «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento, dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali»;

   al fine di dare attuazione al PNRR è emersa la necessità di potenziare lo staff del magistrato con professionalità in grado di collaborare in tutte le attività connesse alla giurisdizione, quali la ricerca, lo studio, la gestione del ruolo e la preparazione di schede e bozze di provvedimenti. Tali figure professionali, cioè i funzionari addetti all'ufficio per il processo, a seguito di concorso pubblico indetto con bando pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 agosto 2021, sono stati reclutati e assunti a tempo determinato per due anni e sette mesi dal Ministero della giustizia a partire dal 21 febbraio 2022;

   il diligente svolgimento del lavoro da parte dei funzionari addetti all'ufficio per il processo sta già dando i suoi frutti, con una significativa riduzione del numero delle pendenze;

   l'ufficio per il processo svolge un ruolo determinante per il miglioramento della qualità e dell'efficacia della risposta giudiziaria, specialmente in termini di riduzione dei tempi della giustizia;

   le prime 8.171 risorse immesse in servizio con contratto a tempo determinato hanno maturato una significativa professionalità e un'approfondita conoscenza dei contenuti e delle attività affidate, sempre più rilevanti e qualificate;

   con decreto legislativo n. 151 del 2022, si è definitivamente istituzionalizzato l'ufficio per il processo come struttura permanente che deve anche dotarsi di apposito personale a tempo indeterminato;

   il 31 maggio 2023 è stata presentata in Cabina di Regia la terza relazione semestrale sul PNRR;

   come evidenziato dalla predetta relazione, negli ultimi mesi oltre duemila addetti hanno già rassegnato le dimissioni, passando in molti casi ad altre amministrazioni statali che offrono contratti di lavoro più stabili;

   al fine di compensare le scoperture venutesi a creare, e considerata l'importanza di questa figura professionale, si potrebbe pertanto procedere allo scorrimento integrale delle graduatorie distrettuali degli idonei del concorso del 2021;

   come si apprende da fonti di stampa, gli idonei addetti all'ufficio per il processo hanno inviato nei giorni scorsi al Ministero una nota in cui hanno chiesto una flessibilità nella procedura di scorrimento delle graduatorie, concedendo lo scorrimento dei distretti capienti: ciò comporterebbe la possibilità di assumere più personale possibile negli uffici del Sud, caratterizzati da notevole carenza di personale;

   nel precedente scorrimento distrettuale del 6 febbraio 2023, il Ministero ha offerto ai candidati dei distretti capienti la possibilità di prendere servizio nel proprio distretto di origine, un'opportunità che attualmente non è stata concessa agli idonei presenti nelle graduatorie del Sud;

   un'eventuale decisione del Ministero di coprire solo le carenze di organico nelle sedi del Nord rischierebbe di generare numerosi rifiuti da parte degli interessati, come già avvenuto in un precedente scorrimento, e comprometterebbe il corretto funzionamento degli uffici giudiziari del Sud, già gravemente colpiti dalla carenza di personale –:

   se il Ministro interrogato intenda effettuare una ricognizione di tutti i posti rimasti scoperti negli uffici per il processo e se intenda procedere con urgenza allo scorrimento integrale delle graduatorie capienti degli idonei del concorso per addetti dell'ufficio per il processo, consentendo agli idonei di assumere posizione nel proprio distretto di appartenenza, per coprire i numerosi posti vacanti.
(4-02138)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo un esame, deve essere in primo luogo posto in risalto che l'ufficio per il processo è stato previsto dalla legge come una struttura organizzativa finalizzata a: «...garantire la ragionevole durata del processo, attraverso l'innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione...» (articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, così come modificato dal decreto-legge n. 90 del 2014).
  Si tratta di una struttura tecnica in grado di affiancare il giudice nello svolgimento dei suoi compiti e delle sue attività. All'ufficio per il processo sono invero attribuite tutte le attività di ausilio all'espletamento del lavoro giudiziario, ivi comprese quelle di preparazione e di ricerca necessarie alla risoluzione degli affari e alla stesura dei provvedimenti; possono essere altresì attribuiti compiti di supporto all'efficiente utilizzo dei sistemi informatici quali, a titolo meramente esemplificativo, il coordinamento e il monitoraggio dei depositi telematici nonché la tempestiva rilevazione delle problematiche derivanti dall'adozione di nuove tecnologie e di nuovi modelli organizzativi.
  Il condivisibile intento del legislatore è quello di ovviare alla variabilità delle risorse attraverso un modello di ufficio basato, almeno in parte, su risorse umane stabili e certe, che prestano servizio per un arco temporale predefinito e ritenuto sufficiente al raggiungimento degli obiettivi di abbattimento dell'arretrato e di riduzione dei tempi processuali.
  L'attuazione della linea di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento all'investimento «M1C1 - Capitale umano», ha visto impegnato in maniera assidua l'ufficio per il processo, stante l'importanza dell'obiettivo.
  In particolare il decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, convertito con modificazioni dalla legge del 6 agosto 2021 n. 113 e recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia», ha disciplinato le modalità di reclutamento di personale a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del PNRR, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio per processo e di supportare le linee di progetto di competenza del Ministero della giustizia autorizzando, per il periodo 2021-2026 e con contratto di lavoro a tempo determinato, il reclutamento di un contingente massimo di 16.500 unità di addetti all'ufficio per il processo nonché di 5.410 unità di ulteriore personale amministrativo non dirigenziale, in profili specifici di area II e area III, anche tecnici, quali, ad esempio, edili, contabili e informatici, così ripartito: 1.660 unità complessive per i profili di area III, fascia economica F1; 750 unità complessive per i profili di area II, fascia economica F2; 3.000 unità nel profilo di operatore di
data entry, area II, fascia economica F1.
  Le procedure di assunzione, all'esito degli atti concorsuali, si sono dipanate attraverso diverse fasi, finalizzate alla copertura totale dei posti banditi, obiettivo non sempre raggiunto, soprattutto nei distretti di Corte di appello dell'Italia del nord, stante il basso numero dei partecipanti.
  Alla luce di ciò si specifica che dopo la prima fase di assunzione dei vincitori, l'Amministrazione si è sempre determinata a dare corso a procedure di scorrimento degli idonei residui, operando dapprima nei distretti di Corte di appello con graduatorie capienti e, a seguire, a supporto di quei distretti di Corte di Appello privi di candidati idonei, creando graduatorie uniche sulla base del punteggio.
  La ricognizione dei posti vacanti e disponibili è stata fatta, al termine di ogni procedura assunzionale, su tutto il territorio nazionale e la possibilità di aumentare il numero degli assunti è stata realizzata dall'Amministrazione aprendo le procedure di scelta della sede, nell'ambito degli scorrimenti, a tutti gli idonei presenti.
  È evidente quindi che, in ogni scorrimento, il numero degli idonei coinvolto è stato sempre maggiore rispetto al numero dei posti disponibili e, pertanto, la mancata copertura degli stessi è strettamente connessa alla mancata scelta di un particolare distretto di Corte di appello o di una specifica sede da parte dei candidati.
  In data 6 agosto 2021, con bando della Commissione Ripam (ente competente per il reclutamento del personale della Pubblica amministrazione, incardinato nel Dipartimento della funzione pubblica e supportato da Formez P. A.), è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 8.171 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale III, fascia economica F1, con il profilo di Addetto all'ufficio per il processo, da inquadrare nel personale del Ministero della giustizia. La procedura si è conclusa con la pubblicazione delle graduatorie di merito e dei vincitori il 14 gennaio 2022.
  In seguito alla pubblicazione delle graduatorie, si è proceduto all'assunzione degli 8.161 vincitori (su 8.171 posti banditi) con immissione in servizio dal 14 febbraio 2022.
  Successivamente, l'Amministrazione ha costantemente monitorato l'effettiva copertura dei posti previsti nel profilo di Addetto all'ufficio per il processo, così determinandosi ad effettuare 3 procedure di scorrimento a partire dal mese di aprile dell'anno 2022, assegnando: 552 unità nella prima procedura che ha riguardato i distretti di Corte di appello con graduatorie capienti; nella seconda procedura, effettuata in virtù di quanto previsto dall'articolo 33 comma 2 lettera
b) del decreto-legge del 1° marzo 2022 n. 17 convertito con modificazioni dalla legge del 27 aprile 2022 n. 34, con graduatoria unificata degli idonei dei distretti di Corte di appello capienti che, per posizione in graduatoria, non potevano vedersi assegnata la sede, a favore dei distretti di Corte di appello le cui graduatorie erano state ampiamente esaurite per scarso numero di candidati vincitori (quali i distretti di Corte di appello di Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Milano, Torino, Trieste, Venezia e quello della Corte di cassazione), per 713 unità; nella terza procedura, che ha riguardato nuovamente i distretti di Corte di appello con graduatorie ancora capienti, per 462 unità.
  Considerate le rinunce e le mancate prese di possesso, a fronte di 8.171 posti banditi sono state assunte 8.157 unità.
  Gli addetti all'ufficio per il Processo attualmente in servizio, al netto delle dimissioni registrate, risultano complessivamente 6.182.
  In data 10 dicembre 2021, con bando della Commissione Ripam supportata da Formez P. A., è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 79 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale III, fascia economica F1, con il profilo di addetto all'ufficio per il processo, da inquadrare tra il personale del Ministero della giustizia, negli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello di Trento, compresa la sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento.
  Nella specie, i posti a bando sono stati così ripartiti: distretto di Corte di appello di Trento, 51 unità; sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento, 28 unità.
  Le prove scritte si sono svolte in data 9 giugno 2022, con pubblicazione della graduatoria di merito e dei vincitori nel corso del mese di settembre dell'anno 2022. Quanto agli esiti della procedura concorsuale si evidenzia che, a differenza di quanto verificatosi per il distretto di Corte di appello di Trento con graduatoria capiente oltre ai 51 vincitori, per la sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento sono risultati idonei, al termine della prova scritta, solo 6 candidati, determinando l'impossibilità di coprire le 28 unità messe a concorso.
  In ogni caso, i vincitori che hanno preso effettivamente servizio sono stati solo 33 per il distretto di Corte di appello di Trento e 2 per la sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento.
  Con provvedimento del 29 novembre 2022, l'Amministrazione ha quindi deciso di scorrere la graduatoria di merito relativa al distretto di Corte di appello di Trento, unica capiente, ravvisando, altresì, l'opportunità di procedere alla copertura dei posti nella sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento mediante l'utilizzo della graduatoria del distretto di Corte di appello di Trento solo con riferimento a coloro che fossero in possesso dell'attestato di bilinguismo o, comunque, dell'attestato di conoscenza della lingua tedesca a livello C1 ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica del 26 luglio 1976 n. 752 e successive modifiche e integrazioni.
  Al termine del suddetto scorrimento della graduatoria, si è provveduto ad assumere, con la qualifica di addetti all'ufficio per il processo, ulteriori 22 unità di personale, di cui 19 per il distretto di Corte di appello di Trento e 3 per la sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento e, a seguire, è stato disposto un ulteriore scorrimento della graduatoria a copertura definitiva dei posti vacanti nel distretto di Corte di appello di Trento.
  Considerate le rinunce e i mancati possessi, a fronte di 79 posti banditi sono state assunte 57 unità, di cui prestano al momento servizio 54 unità al netto delle dimissioni registrate.
  Con provvedimento dell'8 maggio 2023, coperti tutti i posti disponibili nel distretto di Corte di appello di Trento e verificata l'assenza di altre unità in possesso dei titoli linguistici utili ai fini dell'assegnazione alla sezione distaccata di Bolzano della Corte di appello di Trento nonché la presenza di ulteriori 41 idonei in graduatoria, l'Amministrazione ha disposto uno scorrimento ad esaurimento della graduatoria del concorso in parola a vantaggio dei distretti di Corte di appello di Venezia e di Trieste, aventi una scopertura nel profilo di addetti all'ufficio per il processo per un totale di 108 posti.
  Lo scorrimento della graduatoria ha interessato 41 candidati legittimati a scegliere uno dei due distretti di Corte di appello; di questi, 30 hanno opzionato una sede, scegliendo in 19 il distretto di Corte di appello di Venezia e in 11 quello di Trieste; 11 idonei non hanno espresso alcuna preferenza. I 30 candidati assegnati hanno preso servizio nei rispettivi uffici giudiziari in data 13 giugno 2023.
  È stato poi disposto, con provvedimento del direttore generale del personale e della formazione del 21 dicembre 2023, l'ulteriore scorrimento delle graduatorie dei distretti di Corte di appello di Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Lecce e Palermo. I candidati idonei sono stati ammessi alla procedura di scelta della sede, svoltasi tra il 27 dicembre 2023 e il 9 gennaio 2024, mediante accesso ad una apposita piattaforma informatica. Tali operazioni, ad assegnazioni ultimate, favoriranno l'immissione in servizio, presumibilmente nella prima metà del mese di febbraio, di 26 dipendenti da destinare ai distretti di Corte di appello di Campobasso (sede di Isernia), Lecce (sede di Brindisi), Messina (sedi di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto), Palermo (sedi di Termini Imerese, Agrigento e Sciacca), Reggio Calabria (sede di Reggio Calabria) e Cagliari (sedi di Lanusei, Oristano, Tempio Pausania e Sassari).
  Inoltre, in forza del provvedimento del Direttore generale del personale e della formazione del 12 gennaio 2024, si procederà ad un ulteriore scorrimento delle graduatorie a vantaggio dei distretti di Corte di appello di Messina (sedi di Messina e Barcellona Pozzo di Gotto), Reggio Calabria (sede di Reggio Calabria) e Salerno (sedi di Salerno e Vallo della Lucania).
  Tale procedura interesserà gli idonei ricompresi nelle graduatorie dei distretti di Corte di appello di Catania e Catanzaro nonché coloro che non sono risultati assegnatari di alcuna sede all'esito dello scorrimento disposto in data 21 dicembre 2023.
  La presa di possesso di queste unità di personale, che avverrà verosimilmente intorno alla metà del mese di febbraio dell'anno 2024, comporterà l'integrale esaurimento delle graduatorie della procedura concorsuale di addetto all'ufficio per il processo.
  Infine si stanno esaminando, su tutto il territorio nazionale, le effettive esigenze degli uffici giudiziari, allo scopo di definire – nell'ottica di dare piena attuazione alle succitate disposizioni normative che hanno previsto per il profilo di addetto all'ufficio per il processo il reclutamento di un contingente di 16.500 unità – quali distretti di Corte di appello dovranno essere interessati da una nuova procedura concorsuale e di determinare il numero delle unità da selezionare.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   FARAONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da circa un anno, una cittadina italiana di 39 anni, Ilaria Salis, si trova in stato di detenzione nel carcere di massima sicurezza di Budapest (Ungheria), in condizioni che vengono riportate dagli organi di stampa come assolutamente gravi, disumane e degradanti;

   la nostra connazionale, maestra di scuola primaria, è accusata di avere aggredito due neonazisti durante una commemorazione non autorizzata che ogni 11 febbraio riunisce a Budapest numerosi nostalgici hitleriani, i quali avrebbero riportato una prognosi di cinque e otto giorni, e per questa ragione rischia fino a 16 anni di prigione;

   l'Ungheria, pur appartenendo all'Unione europea, mantiene un regime carcerario incompatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che vieta trattamenti inumani e degradanti e per i quali l'Ungheria è già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo anche con riferimento al sovraffollamento delle proprie carceri;

   la situazione descritta è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali iniziative di competenza si ritenga di promuovere al fine di accertare le circostanze sopra descritte ed assumere i provvedimenti necessari ad assicurare alla nostra connazionale il supporto della rete diplomatica e consolare del nostro Paese e a garantire alla signora Ilaria Salis condizioni dignitose, oltre che chiederne l'immediato rilascio o, in subordine, il trasferimento in Italia.
(4-02223)

  Risposta. — La connazionale Ilaria Salis è stata arrestata a Budapest l'11 febbraio 2023 durante una manifestazione. È accusata del reato di «violenza armata di gruppo contro appartenenti a una comunità e altri reati». La connazionale è stata rinviata a giudizio e attualmente è detenuta presso il carcere di Gyorskocsi utca.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest si è tempestivamente attivata per prestare ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai suoi familiari.
  Il 14 febbraio 2023 si è tenuta la prima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari. Vi ha partecipato anche un funzionario dell'ambasciata in qualità di uditore, incontrando in tale occasione anche il legale della signora Salis.
  L'Autorità giudiziaria ungherese ha più volte prorogato la detenzione cautelare della signora Salis, da ultimo fino al 29 gennaio 2024, data della prima udienza dibattimentale.
  Inizialmente, il regime di detenzione cautelare cui è stata sottoposta la connazionale limitava fortemente le possibilità di interazione con l'esterno. Tale regime è stato motivato dalla Procura ungherese come garanzia alle attività istruttorie.
  Grazie alla costante opera di sensibilizzazione dell'ambasciata a Budapest, tale regime è stato in parte allentato, consentendo alla connazionale di avere contatti regolari con i genitori attraverso visite e chiamate via internet, come da loro confermato in occasione dell'incontro avvenuto, da ultimo, il 21 novembre scorso presso l'ambasciata a Budapest.
  I funzionari dell'ambasciata hanno svolto regolari visite consolari, a cadenza mensile, ad eccezione dei mesi in cui gli incontri con la signora Salis sono avvenuti direttamente nel corso delle udienze, alle quali il personale dell'ambasciata ha continuato a essere presente in qualità di uditore.
  Un addetto consolare dell'ambasciata mantiene ogni venerdì, salvo casi di impossibilità, un contatto telefonico con la connazionale.
  Il 24 gennaio 2024 l'ambasciatore d'Italia ha fatto visita in carcere alla signora Salis. Ha colto l'occasione per rinnovarle la vicinanza e il supporto dell'ambasciata, che lei ha ribadito di apprezzare ringraziando tutto il personale della Sede impegnato sulla questione.
  L'ambasciatore l'ha rassicurata che continuerà ad attirare l'attenzione delle competenti Autorità locali sull'esigenza che gli atti del processo e la relativa documentazione siano tradotti in lingua italiana e che l'imputata ottenga la visione del filmato su cui si fondano le imputazioni contro di lei.
  L'ambasciata ha seguito il caso con la massima attenzione fin dall'inizio, sensibilizzando regolarmente le autorità ungheresi sui ritardi nella consegna di beni di prima necessità e forniture sanitarie, nonché sulle condizioni di detenzione, da ultimo con una nota formale inviata per via diplomatica.
  In assenza di una condanna definitiva, nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l'esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario. L'unico strumento vigente per Italia e Ungheria è la decisione quadro del 23 ottobre del 2009 del Consiglio giustizia e affari interni sull'applicazione agli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. Non è quindi applicabile nel caso concreto.
  I rappresentanti dell'ambasciata saranno presenti in qualità di osservatori anche alla prima udienza dibattimentale del 29 gennaio.
  Il 22 gennaio il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha sottolineato al Ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjártó, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura ungherese, che il Governo italiano auspica una revisione del regime di custodia cautelare. In particolare, la concessione di misure alternative alla detenzione in carcere, nelle more della definizione del giudizio sulla sua responsabilità.
  Qualora la detenzione cautelare della signora Ilaria Salis dovesse essere sostituita con una misura alternativa, si potranno sollecitare le autorità ungheresi per attivare la procedura prevista dalla menzionata decisione quadro europea.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest, in stretto raccordo con la Farnesina, continuerà a seguire la vicenda della signora Salis con la massima attenzione, fornendo ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai familiari e mantenendo un dialogo costante con il suo legale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   KELANY, FILINI e FOTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 29 settembre 2023 il giudice, dottoressa Iolanda Apostolico, della sezione immigrazione del tribunale di Catania, con quattro provvedimenti, nel contenuto del tutto identici tra loro, ha inteso non convalidare i provvedimenti di trattenimento disposti dal questore di Ragusa ai sensi dell'articolo 6-bis del decreto legislativo n. 142 del 2015 nei confronti di quattro cittadini tunisini, sbarcati a Lampedusa tra il 19 settembre 2023 e il 20 settembre 2023, richiedenti protezione internazionale ai sensi dell'articolo 28-bis del decreto legislativo n. 25 del 2008, nell'ambito della procedura disciplinata dal medesimo articolo 28-bis;

   in base a quanto emerge dalle ordinanze in parola, i richiedenti hanno dichiarato in udienza di essere privi di documenti perché smarriti durante la traversata dalla Tunisia all'Italia e hanno motivato la richiesta di asilo per: 1) persecuzione per caratteristiche fisiche del richiedenti (particolari linee della mano) che i cercatori d'oro tunisini, sulla base di credenze locali, ritengono favorevoli per la loro attività; 2) dissidi con i familiari della ragazza, i quali volevano uccidere il richiedente perché ritenuto responsabile del suo decesso durante altro tentativo di traversata e sbarco in Italia; 3) costi della sanità in Tunisia, che avrebbero determinato la morte di tre figli e il ricovero della moglie in ospedale; 4) minacce ricevute da alcuni creditori;

   sempre in base a quanto emerge dagli atti, il Vicequestore, tra i vari motivi, avrebbe ampiamente rappresentato che tre dei quattro richiedenti erano già stati oggetto di provvedimento di espulsione (i primi due) e condanna per furto aggravato (il terzo);

   le ordinanze sono state adottate dopo l'approvazione da parte del Governo della disciplina sulle procedure accelerate di frontiera, che stabilisce forme più restrittive in caso di richiesta di protezione in specifici casi, sconfessandone sostanzialmente il contenuto, con motivazioni, peraltro, che prima facie, ad avviso degli interroganti, appaiono apodittiche e disancorate dall'impianto normativo di diritto interno ed eurounitario;

   da notizie di stampa, segnatamente dalle inchieste dei quotidiani Libero e Il Giornale del 2 ottobre 2023, il giudice, avrebbe pubblicato sul proprio profilo Facebook, poi prontamente chiuso, delle notizie che esprimono delle forti convinzioni politiche contrarie alle politiche restrittive in materia di immigrazione e favorevoli alle attività poste in essere dall'associazionismo Ong;

   in particolare, il giudice avrebbe postato, tempi addietro, una petizione contro Salvini allorquando questi ricopriva il ruolo di Ministro dell'interno;

   posizioni e opinioni che lasciano trasparire un fumus di contrasto con le previsioni costituzionali di terzietà, imparzialità e indipendenza del ruolo e della funzione di un giudice, princìpi fissati anche dall'articolo 6 della Cedu e richiamati nel parere n. 4 del Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d'Europa dello scorso 2 dicembre 2022: «Il CCJE ritiene che i giudici debbano dare prova di moderazione nell'esprimere i loro punti di vista e opinioni in circostanze in cui ciò potrebbe compromettere la loro indipendenza, la loro imparzialità o la dignità della loro funzione e mettere in pericolo l'autorità del potere giudiziario»;

   il giudice Apostolico è assegnata alla sezione speciale immigrazione del tribunale di Catania, e in più occasioni parrebbe essersi pubblicamente espressa sui social in maniera contraria a politiche migratorie restrittive, mostrando ad avviso degli interroganti evidenti attitudini ideologiche in tal senso;

   le ordinanze di annullamento dei provvedimenti del questore sembrano quindi afflitte da un vizio di motivazione determinato proprio da un'impostazione ideologica, che tradirebbe la violazione dei princìpi di terzietà e imparzialità –:

   di quali elementi disponga in relazione a quanto segnalato in premessa e se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'adozione di iniziative di carattere ispettivo al riguardo.
(4-01672)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto innanzitutto che gli accertamenti svolti – come emerge dalla nota estesa in data 20 ottobre 2023 dall'ispettorato generale – hanno consentito di acquisire «...materiale informatico dal quale emergeva resistenza di video e messaggi pubblicati sui social network; in data 17 ottobre 2023 veniva, quindi, conferito incarico a un assistente informatico... per la loro individuazione ed estrapolazione. A seguito di tale incarico, l'assistente informatico rimetteva... il materiale acquisito, precisando di avere potuto svolgere ricerche accedendo a informazioni di natura esclusivamente pubblica senza violare profili di riservatezza. Nella sua ricerca risultano estrapolati i seguenti tre video:

   A. Il primo (video001.mp4) è stato rinvenuto sul canale Youtube del Corriere della Sera... In tale video, della durata complessiva di 1'30'', la dott.ssa Apostolico viene inquadrata nei seguenti istanti: 0''- 4'', 32'' - 42'', 1'01''- 1'05'' e 1'23'' - 1'30''. Dalla visione delle immagini si evince una manifestazione in corso verosimilmente presso il porto di Catania in occasione dell'attracco, nell'agosto 2018, della nave della Guardia Costiera Diciotti, durante la quale alcune persone contestano l'operato della Polizia, formulando all'indirizzo delle Forze dell'Ordine espressioni quali... assassini... avete malmenato quattro ragazzi... vi dovete vergognare... libertà... La persona individuabile, sulla base delle indicazioni e delle foto diffuse dalla stampa, quale dott.ssa Jolanda Apostolico, è presente alla manifestazione ma, per quanto risulta dalle immagini, appare rimanere in silenzio per tutto il tempo del filmato; non è dato, inoltre, cogliere alcuna espressione visiva o gestuale interpretabile come manifestazione di adesione o di dissenso alla contestazione in atto. Il magistrato appare in un frame muoversi da ma parte all'altra, guardando ora la Polizia ora il gruppo di manifestanti;

   B. Il secondo video (video002.mp4) è stato reperito sul sito La Presse... La dott.ssa Apostolico viene inquadrata negli istanti: 3'' - 7''; 16'' - 19'' e 39'' - 43''. Il video, della durata di 46'', è sempre verosimilmente riferibile alla medesima manifestazione al porto di Catania dove alcuni manifestanti contestano l'operato delle Forze dell'Ordine. L'audio è piuttosto disturbato e si percepiscono in maniera netta solo le seguenti frasi di uno dei partecipanti: ...è stato fatto un atto infame... avete pestato quattro ragazzi..., pronunciate in un contesto di evidente confusione. La dott.ssa Apostolico è presente e sembra avvicinarsi alle Forze dell'Ordine sollevando il braccio destro e pronunciando parole che, tuttavia, non sono udibili, stante anche il soverchiante rumore di sottofondo, né comprensibili, né interpretabili sulla base del movimento labiale;

   C. Il terzo video (video003.mp4), della durata di 00.18'', è stato rinvenuto sulla pagina TwitterLega Salvini Premier. La dott.ssa Apostolico, che viene inquadrata negli istanti tra 6'' - 17'' ed è la persona cerchiata di rosso, sembra applaudire, assieme agli altri manifestanti, allo slogan... siamo tutti antifascisti... pronunciato da un gruppo di persone sempre, verosimilmente, in occasione dei medesimi eventi al porto di Catania. Le riprese, non particolarmente nitide e realizzate a una certa distanza dal magistrato, non consentono di individuare se la dott.ssa Apostolico abbia o meno pronunciato lo slogan.

  I social network. Con riferimento ai post, agli articoli e ai messaggi pubblicati sui profili social, è stata effettuata la ricerca sulle piattaforme Facebook, Instagram e Twitter, inserendo il nome e cognome del magistrato. Alla data del 13 ottobre 2023, momento in cui è stata eseguita l'attività, su Instagram e Twitter non è stato possibile reperire profili riferibili all'interessata o perché mai esistiti o perché eliminati. Su Facebook è presente un profilo in cui figura il nome Jolanda Apostolico, ma l'immagine non corrisponde alla foto del magistrato; non vi risulta postata alcuna frase e risulta pubblicata una foto che ritrae due ombre riflesse al suolo in alcun modo identificabili.
  Inoltre, poiché in taluni degli articoli innanzi menzionati... figura il richiamo, corredato da relativa foto, a un post pubblicato sul profilo
social di Massimo Mingrino, è stato... individuato (allegato001.pdf) anche un profilo Facebook riferibile allo stesso Mingrino, indicato quale presunto compagno o marito della dott.ssa Apostolico, senza, tuttavia, rinvenire alcun post pubblicato.
  È stato, inoltre, ...individuato un post (allegato 002.jfif), tratto dalla pagina Twitter Lega Salvini Premier, alla quale si è pervenuti all'esito di ricerche riferibili ai like relativi ai post sulla pagina
social di Massimo Mingrino, nel quale figura trasfuso un post asseritamente riconducibile al profilo Facebook dello stesso Mingrino, pubblicato in data 16 agosto 2018, del seguente tenore: ...festa di piazza, si balla, si salta, tutti insieme. Allegria, energia, gioia... Fanculo Salvini... Di seguito a tale post appare aggiunto un like, ovvero un simbolo di gradimento, con l'indicazione, oltre ai vari riferimenti oscurati, del nome di Jolanda Apostolico. Non è possibile formulare una valutazione in termini di certezza in ordine alla autenticità della provenienza di tale like dal magistrato, tenuto conto che lo stesso post non è presente e visibile sul profilo social di Massimo Mingrino...».
  Ciò posto, al fine di evitare il ripetersi di situazione analoghe a quella in esame, resta tema centrale l'eventuale reintroduzione nel nostro ordinamento (anche con una diversa modulazione pienamente aderente al principio di tipicità degli illeciti disciplinari), tra i doveri del magistrato, del divieto di «...tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o il prestigio dell'istituzione giudiziaria...» (divieto sancito dall'articolo 1 comma 2 del decreto legislativo n. 109 del 2006, comma poi abrogato dall'articolo 1 comma 3 della legge n. 269 del 2006), con la conseguente previsione, quale illecito disciplinare extrafunzionale, del divieto di tenere «...ogni altro comportamento tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza...» (illecito disciplinare previsto dall'articolo 3 comma 1 lettera
l) del decreto legislativo n. 109 del 2006, poi abrogato dall'articolo 1 comma 3 della legge n. 269 del 2006).
  Tale aspetto formerà oggetto di un'attenta riflessione nella consapevolezza della fondamentale importanza del valore della imparzialità di chi è chiamato a svolgere le delicatissime funzioni giurisdizionali, imparzialità che deve essere non soltanto effettivamente sussistente ma anche declinarsi sotto il profilo della sua apparenza.
  In quest'ottica occorre ricordare che di recente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato che «...la responsabilità sociale che caratterizza la funzione giudiziaria impone anche il serio rispetto della deontologia professionale e la sobrietà delle condotte individuali. L'imparzialità della decisione va, infatti, tutelata anche attraverso la irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il rischio di apparire condizionabili o di parte. È un aspetto particolarmente importante per ogni istituzione della Repubblica in questa stagione nella quale la preziosa moltiplicazione dei canali informativi presenta anche il rischio di trasmettere l'apparenza di realtà virtuali...».

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   LOMUTI e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Ilaria Salis, cittadina italiana di anni 39, è stata arrestata l'11 febbraio 2023 a Budapest, prelevata mentre era in un taxi, con l'accusa di aver procurato lesioni a due militanti neonazisti che manifestavano a Budapest in occasione di un raduno celebrativo delle gesta di un commando nazista, adunanza, peraltro, vietata dalle norme ungheresi;

   le presunte vittime, secondo i legali della Salis, non hanno mai sporto denuncia per l'aggressione subita, né hanno identificato la Salis come presunta colpevole delle lievi lesioni ricevute, guaribili una in 5 e l'altra in 8 giorni;

   Ilaria Salis ha sempre dichiarato la propria innocenza, di essere estranea all'aggressione e di aver solo manifestato contro una commemorazione filonazista;

   da quanto riportato dai legali e dai familiari, dal momento dell'arresto per 7 mesi e fino al 6 settembre 2023, non le è stato permesso di incontrare i familiari, dopo l'arresto è stata denudata dei propri vestiti ed obbligata ad indossare per 35 giorni abiti usati, sporchi, senza potersi mai cambiare e senza poter disporre dell'essenziale per l'igiene personale;

   ha subìto trattamenti inumani e degradanti, come in occasione delle udienze, l'essere tenuta al guinzaglio da un poliziotto e trascinata con mani e piedi legati da una catena;

   ha convissuto con scarafaggi, cimici da letto e topi, reclusa in una stanza di 3 metri quadrati, e solo da metà ottobre 2023 è stato concesso ai genitori, per una sola volta al mese, di poterla visitare;

   è gravissimo il trattamento di reclusione cui è sottoposta una cittadina italiana in attesa di giudizio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   se, in considerazione di ciò che l'imputata ha subìto, che è lesivo del rispetto della dignità umana ed è in contrasto con la Decisione Quadro 2009/829/GAI del Consiglio dell'Unione europea del 23 ottobre 2009 sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, recepito anche dall'Ungheria, il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con rapidità affinché siano assicurati alla cittadina italiana Ilaria Salis un trattamento rispettoso della dignità umana e un giusto diritto alla difesa, come sancito dai principi dell'Unione europea, e sia data attuazione alla richiamata Decisione Quadro 2009/829/GAI, contenente misure che consentano «a una persona residente in uno Stato membro ma sottoposta a procedimento penale in un secondo Stato membro di essere sorvegliata dalle autorità dello Stato in cui risiede in attesa del processo», essendo le misure tese a rafforzare il diritto alla libertà e alla presunzione di innocenza nell'Unione europea.
(4-02219)

  Risposta. — La connazionale Ilaria Salis è stata arrestata a Budapest l'11 febbraio 2023 durante una manifestazione. È accusata del reato di «Violenza armata di gruppo contro appartenenti a una comunità e altri reati». La connazionale è stata rinviata a giudizio e attualmente è detenuta presso il carcere di Gyorskocsi utca.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest si è tempestivamente attivata per prestare ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai suoi familiari.
  Il 14 febbraio 2023 si è tenuta la prima udienza davanti al giudice per le indagini preliminari. Vi ha partecipato anche un funzionario dell'ambasciata in qualità di uditore, incontrando in tale occasione anche il legale della signora Salis.
  L'Autorità giudiziaria ungherese ha più volte prorogato la detenzione cautelare della signora Salis, da ultimo fino al 29 gennaio 2024, data della prima udienza dibattimentale.
  Inizialmente, il regime di detenzione cautelare cui è stata sottoposta la connazionale limitava fortemente le possibilità di interazione con l'esterno. Tale regime è stato motivato dalla Procura ungherese come garanzia alle attività istruttorie.
  Grazie alla costante opera di sensibilizzazione dell'ambasciata a Budapest, tale regime è stato in parte allentato, consentendo alla connazionale di avere contatti regolari con i genitori attraverso visite e chiamate via internet, come da loro confermato in occasione dell'incontro avvenuto, da ultimo, il 21 novembre scorso presso l'ambasciata a Budapest.
  I funzionari dell'ambasciata hanno svolto regolari visite consolari, a cadenza mensile, ad eccezione dei mesi in cui gli incontri con la signora Salis sono avvenuti direttamente nel corso delle udienze, alle quali il personale dell'ambasciata ha continuato a essere presente in qualità di uditore.
  Un addetto consolate dell'ambasciata mantiene ogni venerdì, salvo casi di impossibilità, un contatto telefonico con la connazionale.
  Il 24 gennaio 2024 l'ambasciatore d'Italia ha fatto visita in carcere alla signora Salis. Ha colto l'occasione per rinnovarle la vicinanza e il supporto dell'ambasciata, che lei ha ribadito di apprezzare ringraziando tutto il personale della Sede impegnato sulla questione.
  L'ambasciatore l'ha rassicurata che continuerà ad attirate l'attenzione delle competenti Autorità locali sull'esigenza che gli atti del processo e la relativa documentazione siano tradotti in lingua italiana e che l'imputata ottenga la visione del filmato su cui si fondano le imputazioni contro di lei.
  L'ambasciata ha seguito il caso con la massima attenzione fin dall'inizio, sensibilizzando regolarmente le autorità ungheresi sui ritardi nella consegna di beni di prima necessità e forniture sanitarie, nonché sulle condizioni di detenzione, da ultimo con una nota formale inviata per via diplomatica.
  In assenza di una condanna definitiva, nessuna convenzione internazionale o altro strumento consente l'esecuzione nel Paese di origine delle misure cautelari di tipo carcerario. L'unico strumento vigente per Italia e Ungheria è la decisione quadro del 23 ottobre del 2009 del Consiglio giustizia e affari interni sull'applicazione agli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento delle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare. Non è quindi applicabile nel caso concreto.
  I rappresentanti dell'ambasciata saranno presenti in qualità di osservatori anche alla prima udienza dibattimentale del 29 gennaio.
  Il 22 gennaio il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha sottolineato al Ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjártó, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura ungherese, che il Governo italiano auspica una revisione del regime di custodia cautelare. In particolare, la concessione di misure alternative alla detenzione in carcere, nelle more della definizione del giudizio sulla sua responsabilità.
  Qualora la detenzione cautelare della signora Ilaria Salis dovesse essere sostituita con una misura alternativa, si potranno sollecitare le autorità ungheresi per attivare la procedura prevista dalla menzionata decisione quadro europea.
  L'ambasciata d'Italia a Budapest, in stretto raccordo con la Farnesina, continuerà a seguire la vicenda della signora Salis con la massima attenzione, fornendo ogni necessaria assistenza alla connazionale e ai familiari e mantenendo un dialogo costante con il suo legale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Giorgio Silli.


   PAVANELLI, FEDE, CARAMIELLO e PELLEGRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 giugno 2016, nel Regno Unito, si è svolto il referendum che ha avviato la procedura di cui all'articolo 50 Tue, finalizzata all'uscita del Paese dall'Unione europea (cosiddetta «Brexit»), conclusasi ufficialmente in data 31 gennaio 2020;

   nell'Accordo di recesso raggiunto tra Unione europea e Regno Unito sono stati disciplinati, tra gli altri, gli aspetti riguardanti la protezione dei diritti dei cittadini Ue che vivono nel Regno Unito e dei cittadini britannici che vivono in altri Paesi europei, e gli impegni finanziari assunti in precedenza dal Regno Unito e le frontiere;

   in particolare, i cittadini europei nel Regno Unito o i cittadini britannici che risiedevano in uno Stato membro antecedentemente al gennaio del 2021, possono continuare a vivere e lavorare nel Paese in cui sono stabiliti, purché già registrati e in possesso dei permessi concessi dalle autorità nazionali;

   fuori da queste ipotesi, il diritto di un cittadino britannico di stabilirsi e di lavorare in uno degli Stati membri Ue non è garantito automaticamente, ma anzi, può essere oggetto di restrizioni;

   ferma restando la possibilità per i cittadini britannici di visitare, senza visto, l'Unione europea per un massimo di 90 giorni in un periodo di 180 giorni, la visita che si protragga oltre tale termine, così come la permanenza in altro Paese europeo, soggiace alle stesse condizioni di entrata e di soggiorno previste per chi proviene da fuori dal Unione europea;

   tale disciplina, che non prevede eccezioni di sorta, sta provocando non poche problematiche, specialmente nei confronti dei cittadini britannici che possiedono una seconda casa in Europa;

   secondo quanto noto all'interrogante, il Senato francese starebbe valutando di concedere a questi ultimi, un permesso speciale che consenta di rimanere più a lungo dei 90 giorni consentiti, concedendo, nel caso de quo, il diritto automatico al visto per soggiorni di lunga durata senza alcuna formalità;

   si evidenzia, altresì, che i proprietari di case sono a tutti gli effetti contribuenti locali nonché, in numerosi casi, parte integrante della comunità presso la quale sono stabiliti e vivono per diversi periodi prolungati dell'anno –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative volte a prevedere una disciplina derogatoria per i cittadini britannici proprietari di immobili in Italia.
(4-01981)

  Risposta. — Come correttamente ricordato dagli interroganti, il recesso del Regno Unito dall'Unione europea – formalizzato il 1° febbraio 2020 ma concretizzatosi nelle sue conseguenze per i cittadini del Regno Unito il 1° gennaio 2021, al termine del periodo di transizione previsto dall'Accordo di recesso – ha avuto come conseguenza la fine della libera circolazione dei cittadini del Regno Unito verso l'Unione europea.
  I cittadini britannici residenti o domiciliati legalmente in Italia al 31 dicembre 2020 hanno potuto avvalersi delle specifiche disposizioni della Parte II dell'Accordo di recesso, che ha riconosciuto loro il diritto a mantenere la residenza nello Stato membro in cui risiedevano alla data dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea.
  I cittadini britannici oggetto dell'interrogazione sono invece coloro che risiedono nel loro Paese di origine, non rientrano tra i beneficiari dell'Accordo di recesso e vorrebbero poter mantenere alcuni dei privilegi della libera circolazione delle persone, sebbene il Regno Unito abbia sovranamente deciso di uscire dall'Unione europea e dal mercato interno, di cui la libera circolazione delle persone costituisce elemento indissolubile.
  Il Regno Unito, divenuto Stato terzo, è infatti ora assoggettato alle normali regole sull'ingresso e il soggiorno degli stranieri nello spazio
Schengen per i soggiorni di breve durata (periodo massimo di novanta giorni) e alla normativa nazionale sull'immigrazione, per i soggiorni di durata superiore.
  Per quanto riguarda il soggiorno di breve durata, l'Unione europea ha disposto l'inserimento del Regno Unito nella lista di Paesi e territori i cui cittadini sono esentati dall'obbligo del visto – Allegato 2 al Regolamento (UE) n. 2018/1806 come emendato dal Regolamento (UE) n. 2019/592.
  In relazione ai soggiorni di lunga durata (superiori ai novanta giorni), trova invece applicazione la normativa nazionale che regola l'ingresso e il soggiorno degli stranieri sul territorio nazionale, segnatamente il decreto legislativo n. 286 del 1998, Testo Unico per l'Immigrazione.
  Già oggi è possibile rilasciare un visto d'ingresso ai cittadini britannici che intendano soggiornare in Italia per periodi di durata superiore ai novanta giorni consecutivi su centottanta, che sono il limite massimo per poter entrare e soggiornare sul territorio nazionale e nell'area
Schengen senza necessità di visto.
  Un'eventuale disciplina derogatoria per i cittadini britannici proprietari di immobili in Italia sarebbe in contrasto con la normativa europea che esenta dal visto solo per soggiorni di breve durata, sarebbe discriminatoria nei confronti di cittadini di altri Stati terzi esentati dall'obbligo del visto per corto soggiorno che non godrebbero di analoga facilitazione e non rispetterebbe il principio della reciprocità, giacché il Regno Unito non prevede facilitazioni particolari sul soggiorno per i proprietari di immobili nel Paese che fossero di nazionalità italiana.
  Durante il negoziato per la conclusione dell'Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione tra Unione europea e Regno Unito (TCA), l'Italia, insieme ad altri Stati Membri, aveva manifestato il proprio sostegno all'adozione di disposizioni più flessibili ed ambiziose in materia di mobilità delle persone, ma l'allora Governo britannico aveva respinto le proposte in tal senso.
  Per i motivi sopra esposti, la proprietà di immobili costituisce certamente una delle circostanze da valutare per la concessione di un visto di ingresso, ai sensi della normativa vigente, ma non può essere di per sé elemento determinante per la sua concessione.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   PRETTO, COIN, FORMENTINI e BILLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le tensioni etniche e politiche presenti nella regione contesa del Nagorno-Karabakh, nota anche in lingua armena con il nome di Artsakh, territorialmente appartenente allo Stato dell'Azerbaijan ma popolata prevalentemente da armeni, sono sfociate recentemente in un attacco militare azero su vasta scala;

   in conseguenza dell'offensiva, l'Azerbaijan ha affermato la propria sovranità sul Nagorno-Karabakh, determinando immediatamente un esodo massiccio degli armeni ivi residenti, che si sono diretti verso il territorio dell'attigua Repubblica d'Armenia in cerca di protezione;

   sarebbero stati non meno di centomila gli armeni ad aver lasciato il territorio del Nagorno-Karabakh;

   alla base della loro decisione di abbandonare le proprie case vi è stato il timore che l'Azerbaijan operasse nei confronti degli armeni una vera e propria campagna di pulizia etnica –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere – ed in che tempi – per ottenere che siano tutelati i diritti civili fondamenti delle persone di etnia armena fuggite dal territorio del Nagorno-Karabakh.
(4-01860)

  Risposta. — L'Italia segue con la massima attenzione e sensibilità gli sviluppi nel Caucaso Meridionale e continua ad adoperarsi attivamente per favorire la stabilizzazione della regione, dedicando particolare attenzione ai profili umanitari.
  Il 7 dicembre 2020 Armenia e Azerbaigian hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, con la quale sono stati annunciati il rilascio reciproco di detenuti e misure di rafforzamento della fiducia. Nel testo i due Paesi hanno riconfermato la loro intenzione di normalizzare le relazioni e di giungere alla conclusione di un trattato di pace sulla base del rispetto dei principi di sovranità e integrità territoriale. Si tratta di un passo significativo dal punto di vista politico, che trasmette un segnale molto incoraggiante per le prospettive di pace della regione.
  Con l'obiettivo di contribuire al dialogo tra Armenia e Azerbaigian a sostegno dell'azione mediatrice dell'Unione europea, mi sono recato in visita nei due Paesi e il Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha formulato un invito ai Ministri degli affari esteri armeno e azero ad incontrarsi a Roma per discutere di misure per accrescere la fiducia reciproca. I due Ministri degli esteri hanno dato riscontro favorevole all'invito a recarsi in Italia, benché la parte armena subordini questo passo alla previa ripresa dei colloqui mediati dall'Unione europea.
  Con particolare riguardo al tema sollevato dall'interrogante, l'Italia è intervenuta tempestivamente per mitigare l'impatto umanitario dei recenti sviluppi sul terreno con 4 milioni di euro erogati alla Croce Rossa per aiuti alla popolazione sia in territorio armeno che azero.
  Inoltre, a seguito di richiesta presentata dall'Armenia al Meccanismo di protezione civile europeo dell'Unione europea, durante lo scorso mese di ottobre si sono svolte due missioni di assistenza del Servizio nazionale della protezione civile italiana focalizzate sulla cura del grande numero di feriti rimasti coinvolti nell'esplosione accidentale di una stazione di rifornimento a Stepanakert il 25 settembre.
  La prima missione ha organizzato un servizio di trasferimento sanitario (MEDEVAC) in Italia, assicurato dall'Aeronautica Militare con un velivolo C-130, al fine di garantire il successivo trattamento in ospedali italiani di cinque pazienti, vittime di gravi ustioni, accompagnati da alcuni familiari.
  La seconda missione, composta da sanitari e da personale del Dipartimento della protezione civile, ha supportato le autorità sanitarie locali impegnate nell'assistenza della popolazione coinvolta dalla crisi. Al seguito della missione è stato inoltre inviato materiale sanitario per la cura di pazienti con gravi ustioni. I sanitari italiani sono stati impiegati negli ospedali di Yerevan che ospitavano oltre 200 pazienti con gravi ustioni e ferite da scoppio.
  In ambito europeo, a fine ottobre scorso la Commissione europea ha annunciato un aumento dei finanziamenti umanitari in Armenia pari a quasi 1,7 milioni di euro per far fronte all'afflusso massiccio di sfollati, fermo restando che una missione di accertamento svolta nell'area dalle Nazioni Unite a inizio ottobre ha messo in evidenza di non avere rilevato danneggiamenti a infrastrutture civili né segnalazioni o denunce di episodi di violenza ai danni dei civili. I nuovi finanziamenti mirano a rafforzare ulteriormente l'attuale risposta umanitaria dell'Unione europea, fornendo sostegno economico, alloggi, alimenti e assistenza medica. Questo finanziamento si aggiunge ai 10,45 milioni di euro già annunciati dalla Commissione europea in risposta alla crisi, portando il totale dei finanziamenti umanitari a oltre 12 milioni di euro nel 2023, con l'obiettivo di assistere le persone vulnerabili e quelle sfollate in Armenia.
  Anche il Consiglio d'Europa sostiene gli sforzi internazionali per rispondere alla crisi e, nell'ambito dei tentativi di mediazione, si annoverano le recenti visite nella regione effettuate dalla Rappresentante speciale della segretaria generale del Consiglio d'Europa per le migrazioni ed i rifugiati, Leyla Kayacik (11-13 ottobre 2023), e della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović (16-23 ottobre 2023). Quest'ultima ha chiesto ai Paesi coinvolti di mettere i diritti umani al centro del difficile percorso della riconciliazione.
  In seno al Consiglio d'Europa è altresì in preparazione un pacchetto di misure volte a sostenere l'Armenia in relazione alla gestione dei rifugiati.

Il Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Edmondo Cirielli.


   ZANELLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, due articoli della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sono stati particolarmente al centro del lavoro della Conferenza dell'Aja in tema di «filiazione e maternità surrogata». Si tratta dell'articolo 7 sulla registrazione del minore e dell'articolo 8 sulla protezione della sua identità, compreso il diritto di preservare la sua nazionalità, il suo nome e i suoi rapporti familiari;

   i progressi nel campo della medicina e l'evoluzione dei modelli familiari hanno creato negli ultimi decenni incertezze giuridiche in materia di filiazione in alcuni Stati. Ciò ha portato ad alcuni progressi giuridici in questo settore. Questi sviluppi sono stati talvolta difficili a causa di una mancanza di armonia a livello internazionale. Gli approcci alla squalifica di paternità (dopo il test del Dna), alle tecnologie riproduttive medicalmente assistite e agli accordi di maternità surrogata variano notevolmente da Stato a Stato, a seconda del contesto sociale, politico e culturale specifico;

   nel 2015, il Consiglio per gli affari generali e la politica (Cgap) della Conferenza dell'Aja di diritto privato internazionale (Hcch) ha deciso di istituire un gruppo di esperti per studiare le questioni di diritto internazionale privato relative al tema della filiazione, anche nel contesto di accordi di maternità surrogata. Il Cgap ha deciso che il gruppo di esperti dovesse essere geograficamente rappresentativo e composto in consultazione con i membri;

   il gruppo di esperti ha pubblicato il suo rapporto finale nel novembre 2022 per il Cgap ed ha terminato così il suo lavoro. Nel marzo 2023, il Cgap ha dato mandato di istituire un nuovo gruppo di lavoro su questioni di diritto internazionale privato (Pil) relative alla filiazione legale in generale, compresa la filiazione legale derivante da un accordo di maternità surrogata internazionale (gruppo di lavoro «Filiazione e maternità surrogata»);

   l'Italia partecipa a questo gruppo di lavoro tramite un rappresentante del Ministero della giustizia. L'ultima riunione del gruppo di lavoro si è svolta dal 13 al 17 novembre 2023 –:

   quale sia stato l'esito del gruppo di lavoro «Filiazione e maternità surrogata» istituito in seno alla Conferenza dell'Aja di diritto privato internazionale tenutosi nei giorni scorsi, quale mandato abbia ricevuto dal Governo il rappresentante italiano e quale sia stata la posizione assunta in seno a tale gruppo sulla base del dibattito emerso al suo interno.
(4-01900)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame indicato si avanzano quesiti in ordine alla partecipazione dello Stato italiano al gruppo di lavoro «Filiazione e maternità surrogata» istituito in seno alla Conferenza dell'Aja di diritto internazionale privato.
  Tra il 13 ed il 17 novembre 2023 si è svolto il primo incontro del gruppo di lavoro su genitorialità e surrogazione sulla base del mandato ricevuto dall'organismo di governo politico della Conferenza dell'Aja, il
Council on general affairs and policy (CGAP).
  L'obiettivo perseguito è stato quello di esplorare la fattibilità di un nuovo strumento internazionale sul riconoscimento dei rapporti genitoriali accertati in un determinato Paese anche in caso di ricorso alla pratica della maternità surrogata al fine di assicurare prevedibilità, certezza e continuità ai rapporti genitoriali, garantendo i diritti di tutti i soggetti coinvolti, specialmente i diritti dei minori protetti dalla Convenzione di New York del 1989.
  Secondo gli intendimenti del CGAP, il gruppo di lavoro deve mantenere un atteggiamento neutrale nei confronti della pratica della surrogazione di maternità poiché la Conferenza dell'Aja non si oppone e né supporta la pratica della maternità surrogata.
  Ciò precisato, in occasione della riunione tenutasi in seno al gruppo di lavoro, il rappresentante del Ministero della giustizia italiano ha evidenziato le criticità, anche tecnico-giuridiche, in ordine ad iniziative che costituiscono eccezioni di ordine pubblico, siccome la maternità surrogata si pone in conflitto con i principi di rango costituzionale quali quelli di cui agli articoli 2, 3, 29, 30, 31 e 32 della Costituzione che approntano speciale tutela ai diritti inviolabili della persona, alla famiglia, ai figli, nonché alla salute.
  Peraltro, tale impostazione è pienamente in linea con la
ratio sottesa al recente disegno di legge denominato «Norme in materia di contrasto alla surrogazione di maternità», presentato nel gennaio 2023 e che, nell'ottica di inibire il ricorso a tal tipologia di pratica riproduttiva, da reputarsi in contrasto, altresì con la dignità della donna ed il diritto del bambino a non essere oggetto di mercificazione, introduce precipue sanzioni anche di carattere penale.
  Naturalmente, e conseguentemente, in seno al Gruppo di lavoro si adotterà una posizione di ascolto di tutte le sensibilità che emergeranno, nell'auspicio di addivenire ad una posizione in linea con la nostra e comunque il più possibile condivisa.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.