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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 25 gennaio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il 7 ottobre 2023, Hamas ha perpetrato una serie di attacchi terroristici in territorio israeliano uccidendo oltre 1.200 civili, stuprando e torturando persone innocenti e portando via con la forza più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, che sono stati condotti a Gaza come ostaggi, provocando non solo morte ma anche uno shock collettivo nella società israeliana per quello che è stato definito come l'attacco più letale dopo la Shoah;

    il 9 ottobre 2023 il premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973 e chiedendo l'evacuazione verso Sud dei palestinesi che vivevano nella città di Gaza e nel nord della Striscia di Gaza: da allora, secondo le Nazioni Unite, sono morti oltre 25 mila palestinesi, più del 70 per cento dei quali donne e minori, con una stima di Save the Children di oltre 10 mila bambini uccisi;

    a più di cento giorni dall'inizio del conflitto, tutto il Medio Oriente sta vivendo una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran, il cui regime stressa gli equilibri regionali, con attacchi rivendicati anche verso l'Iraq e il Pakistan: gli esiti di tale escalation potrebbero essere deflagranti per la stabilità del Mediterraneo e per la sicurezza globale;

    circa 1,9 milioni dei 2,2 milioni di palestinesi della Striscia di Gaza sono sfollati, le abitazioni civili distrutte o danneggiate dai bombardamenti israeliani superano secondo le stime oltre il 60 per cento, la popolazione civile è spinta in aree sempre più limitate ed estremamente sovraffollate al confine sud della Striscia, in condizioni igieniche e ambientali gravemente malsane: tutti elementi che configurano una vera e propria «catastrofe umanitaria»;

    dall'inizio delle operazioni militari a Gaza sono morti 150 membri del personale Onu e 79 giornalisti e operatori dei mezzi d'informazione, numeri che, come dichiarato dal Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, Antonio Guterres «non abbiamo mai visto nella storia delle Nazioni Unite»;

    il Sottosegretario generale dell'Onu per gli Affari umanitari, Martin Griffiths ha dichiarato che «la situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è apocalittica: i civili sono costretti a fare “una scelta impossibile dopo l'altra” in un territorio dove “nessuno luogo è sicuro” e nessuno è al sicuro»; l'OMS ha denunciato che il sistema sanitario di Gaza è al collasso con il rischio di epidemie e malattie infettive;

    in una lettera del 6 dicembre 2023 al Consiglio di Sicurezza il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres ha invocato l'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, ribadendo il suo appello per un cessate il fuoco umanitario e dichiarando: «Siamo di fronte ad un grave rischio di collasso del sistema umanitario. La situazione si sta rapidamente deteriorando fino a diventare una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro insieme e per la pace e la sicurezza nella regione. Un tale esito deve essere evitato a tutti i costi»;

    i camion con gli aiuti umanitari che entrano dal valico egiziano di Rafah sono assolutamente insufficienti e, pertanto, appare necessario garantire la completa apertura anche dal valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele, Gaza e l'Egitto, al fine di garantire l'accesso di ulteriore cibo, acqua e medicinali, nonché la creazione di possibili «corridoi marittimi in collaborazione con Francia, Grecia e Cipro» come menzionato dal Presidente del Consiglio UE Charles Michel lo scorso 9 novembre 2023;

    la Commissione europea ha comunicato che «la situazione umanitaria continua a peggiorare in Medio Oriente», e che «fornirà 125 milioni di euro in aiuti umanitari al popolo palestinese nel 2024»; il finanziamento è finalizzato a sostenere le organizzazioni umanitarie che operano sia a Gaza che in Cisgiordania;

    l'attacco terroristico da parte di Hamas ad Israele è stato condannato con la massima fermezza da larghissima parte della comunità internazionale, a partire dall'Italia e dall'Unione europea che hanno riconosciuto a Israele il suo diritto alla difesa, da esercitarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario;

    l'esorbitante numero di vittime civili e la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza sono ancor più inaccettabili perché Hamas non rappresenta il popolo palestinese, ma una «organizzazione terroristica» così come riconosciuta dall'Unione europea attraverso il regime di sanzioni disposto dalla posizione comune 2001/931/PESC, e i cui responsabili degli attacchi terroristici brutali e indiscriminati in Israele del 7 ottobre 2023, sono stati aggiunti dal Consiglio, lo scorso 8 dicembre 2023, all'elenco dei soggetti terroristici stabilito dall'Unione europea;

    durante la tregua umanitaria sono stati rilasciati 81 ostaggi, ma sarebbero ancora 130 le persone trattenute da Hamas nella Striscia di Gaza, per i quali chiediamo la liberazione incondizionata e per le cui condizioni – definite dagli esperti delle Nazioni Unite «particolarmente sconvolgenti» – manifestiamo tutta la nostra preoccupazione, alla luce delle violenze sulle donne e delle drammatiche testimonianze dei giorni di prigionia dei rilasciati;

    il Ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, e il Ministro israeliano per la sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir hanno dichiarato rispettivamente che: «Israele deve favorire l'emigrazione in massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Dobbiamo impedire che a Gaza rimangano due milioni di palestinesi che sognano la distruzione di Israele» e che la creazione di insediamenti israeliani nella Striscia di Gaza è una soluzione «corretta, moralmente giusta e umana». Tali dichiarazioni sono espressione di una volontà di negare la prospettiva della convivenza pacifica e della soluzione dei «due popoli, due Stati»;

    il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente rivendicato, da ultimo il 21 gennaio 2024 di avere negli anni «impedito la creazione di uno Stato palestinese che avrebbe rappresentato una minaccia esistenziale per Israele», ed è oggetto da settimane di crescenti proteste politiche e sociali – animate anche dai movimenti per la liberazione degli ostaggi – volte a chiederne le dimissioni e individuare una via politica per far cessare le sofferenze degli ostaggi e della popolazione civile palestinese;

    preoccupa il crescente manifestarsi di forme di antisemitismo in tutta Europa, con episodi di intolleranza e di aggressione fisica o verbale verso persone, luoghi o simboli delle comunità ebraiche che condanniamo con fermezza, così come ogni altra forma di odio e razzismo poiché nessuno, per nessuna ragione, deve vivere nella paura della discriminazione o della violenza a causa della propria religione o della propria identità;

    in Cisgiordania, dove si assiste da anni a un'estensione degli insediamenti illegali in violazione delle risoluzioni ONU 242 e 2334, si registra un incremento dei gravissimi episodi di violenza da parte di coloni israeliani, alimentati anche da sconsiderate iniziative quali quelle del Ministro della sicurezza nazionale israeliano di approvare fino a 3.000 nuove richieste di permessi per armi da fuoco al giorno (rispetto alle 100 approvazioni un giorno prima dell'attacco): dal 7 ottobre, l'OCHA ha registrato 452 attacchi di coloni, spesso con armi da fuoco, che hanno provocato oltre 350 vittime palestinesi e numerosi danni a proprietà palestinesi – attacchi che, come denunciato da organi di stampa e organizzazioni internazionali, hanno in molti casi visto le forze militari israeliane accompagnare o sostenere gli aggressori;

    gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di sanzioni contro i coloni israeliani accusati di attacchi ai palestinesi, così come la Francia e il Belgio, ed anche la Presidente della Commissione europea si è detta favorevole a sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania affermando che «l'aumento della violenza da parte dei coloni estremisti sta infliggendo enormi sofferenze ai palestinesi» e che «questa violenza non ha nulla a che fare con la lotta ad Hamas e deve cessare»;

    il 12 dicembre 2023, l'Assemblea Generale dell'ONU ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede a Israele «un immediato cessate il fuoco umanitario» nella Striscia di Gaza e «la liberazione immediata e senza condizioni di tutti gli ostaggi e la garanzia dell'accesso per ragioni umanitarie» e su cui il Governo italiano si è pilatescamente astenuto;

    l'Italia ha una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021, vi erano destinati 15 milioni per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni per l'emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni e 3,6; nel 2023, invece, solo 11 milioni esclusivamente destinati all'emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;

    i rischi connessi all'espansione regionale del conflitto, anche in termini di miscalculation degli avvenimenti, non sono mai stati così elevati come nelle ultime settimane, in cui si sono registrati attacchi fuori dai confini di Israele e Palestina e, segnatamente, al critico confine con il Sud del Libano, dov'è presente il contingente italiano impegnato nella missione UNIFIL;

    gli attacchi terroristici dei ribelli Houti dello Yemen alle navi in transito verso e per il canale di Suez, stanno provocando un drastico ridimensionamento del normale traffico marittimo delle merci verso e per il Mediterraneo e l'Europa, con immediate e gravi ricadute economiche sui noli, che colpiscono direttamente gli interessi dell'Italia;

    si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell'iniziativa diplomatica dell'Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l'Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken;

    anche in occasione del perfezionamento della strategia degli «Accordi di Abramo», promossi dalla mediazione statunitense, l'Unione europea non ha offerto un contributo autonomo per un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra gli Stati dell'area che non rimuovesse le legittime aspettative e aspirazioni del popolo palestinese;

    Unione europea, Italia e gran parte della Comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;

    dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, 138 Stati hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, mentre 163 lo Stato di Israele;

    il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la Risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina, e successivamente il Parlamento italiano, con la mozione 1-00745 del 27 febbraio 2015, approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;

    l'Autorità nazionale palestinese (ANP) necessita di un sensibile rafforzamento e di una profonda rivitalizzazione: negli ultimi anni ha infatti manifestato una crescente fragilità, legata all'interruzione del processo di pace, alla prolungata assenza di un confronto elettorale democratico e, dopo il 7 ottobre, al mancato trasferimento delle entrate fiscali che Israele effettua per contro dell'ANP nei territori occupati, che sta provocando il collasso economico e finanziario;

    dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese; nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati», anche rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse,

impegna il Governo:

1) a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia;

2) a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una Conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei «due popoli, due Stati», in linea con le risoluzioni dell'ONU, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento;

3) ad attivarsi per promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite, che coinvolga i Paesi arabi che possono assumersi la responsabilità della ricostruzione della Striscia, in linea con la lunga e consolidata tradizione diplomatica conquistata dall'Italia nelle molteplici missioni di pace nel mondo;

4) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo e nel 2015 dal Parlamento italiano, per preservare nell'ambito del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati» – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

5) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica;

6) ad adoperarsi affinché l'Unione europea appronti un pacchetto di sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini verso la popolazione palestinese in Cisgiordania, nonché nei confronti delle organizzazioni o degli enti economici che direttamente o indirettamente ne sostengono l'azione, anche alla luce dell'ostacolo che gli stessi rappresentano per la ripresa di un reale percorso di pace tra i due popoli;

7) a ripristinare i fondi per le Ong italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell'anno in corso all'UNRWA (United Nations Relief and Works Agency far Palestine Refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l'accesso illimitato alle cure;

8) a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario, autorizzando il lavoro di Commissioni d'inchiesta indipendenti;

9) a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa.
(1-00233) «Schlein, Braga, Provenzano, Amendola, Graziano, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti, Pastorino».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il patrimonio culturale marchigiano è composto, tra gli altri beni, da un prezioso complesso di teatri storici, autentici gioielli architettonici ricchi di opere d'arte, che, grazie allo straordinario investimento regionale per il loro restauro, sono stati recuperati e restituiti alle comunità;

    la densità di teatri storici nella regione Marche è altissima, se si considera che tra il Settecento e l'Ottocento quasi tutti i comuni, anche piccolissimi, si erano dotati di un teatro. Infatti in questa parte dello Stato pontificio le classi agiate di ogni paese unirono gli sforzi per finanziare la costruzione di un luogo adatto alla messa in scena di rappresentazioni teatrali;

    la gran parte di questi antichi luoghi di cultura sono aperti al pubblico, visitabili come altri monumenti, anche al di fuori del cartellone di rappresentazioni. Costituiscono, pertanto, un prezioso patrimonio culturale per la regione;

    le Marche sono la regione dei teatri, caratterizzate cioè, da una «densità» teatrale rispetto alla popolazione e al numero di comuni che non ha uguali in Italia e forse nel mondo. Basti pensare che le Marche hanno sul proprio territorio più teatri che tutta l'Italia meridionale. Un «caso Marche», dunque, peculiare e assolutamente originale, degno di essere riconosciuto come patrimonio mondiale dell'umanità;

    da queste considerazioni è scaturita la volontà dell'assessorato regionale alla cultura di sottoporre all'Ufficio Unesco del Segretariato generale del Ministero della cultura l'esame di una proposta di una candidatura Unesco dei teatri storici marchigiani che ha visto l'iscrizione nella tentative list (lista propositiva italiana) come un unicum. Del dossier di candidatura fanno parte 62 teatri in 60 comuni marchigiani;

    il patrimonio è unico sotto molti profili: per capillarità di teatri storici (ora 68 con il distacco di alcuni comuni del pesarese in Emilia-Romagna, ma alla fine degli anni '90, secondo il «Libro bianco» edito dalla regione Marche come ricognizione del patrimonio esistente, erano 71 e nel 1868 addirittura 113), sotto il profilo architettonico e artistico (alcuni «gioielli» furono progettati dai più famosi architetti teatrali dell'epoca), per livello culturale, per la funzione sociale a cui hanno assolto nei secoli: ogni più piccolo comune con il suo teatro al centro del nucleo storico conquistava una compiuta autonomia e autosufficienza e un ruolo di prestigio nel territorio circostante, rispondendo anche ad un più complesso processo di aggregazione sociale e di rilancio occupazionale della comunità;

    la provincia di Ancona possiede quindici teatri storici. Il teatro quale elemento civico, modello introdotto dalla nuova concezione urbanistica ottocentesca, trova nel Pergolesi di Jesi l'esempio forse più eccellente delle Marche:

     è alla fine dell'ottocento che si ha la massima fioritura dei teatri, come a Sirolo e a Montemarciano. Un riflesso dell'intensa frequentazione da parte delle compagnie teatrali del nuovo asse che si era venuto a creare lungo la direttrice che da Rimini a Senigallia e Ancona proseguiva verso il sud delle Marche. Le stagioni teatrali diventavano, infatti, elemento di attrazione per i forestieri negli anni in cui le città lungo la costa delineano la propria vocazione turistica;

    la provincia di Ascoli Piceno conta cinque teatri storici, due dei quali nel capoluogo: il teatro Ventidio Basso e il teatro dei Filarmonici. Il primo risulta con i suoi 842 posti la più grande sala storica della provincia e la terza della regione;

    la provincia di Fermo possiede dieci teatri storici. Purtroppo, le numerosissime sale teatrali esistenti, in particolare nei piccoli centri, sono scomparse negli anni in cui le esigenze di spazi amministrativi hanno portato alla demolizione degli spazi destinati alle attività teatrali presenti nei palazzi comunali (celebre fu la demolizione del teatro di Falerone);

    la provincia di Macerata raccoglie il gruppo più numeroso di teatri storici, ben ventitré. Numerose di queste sale teatrali, per lo più dalla classica tipologia a ferro di cavallo, sono state progettate da celebri architetti di spazi scenici: ad esempio Giuseppe Piermarini, autore del teatro alla Scala di Milano, disegna il classicissimo teatro comunale di Matelica; l'illustre pittore Giuseppe Lucatelli sperimenta nel teatro Vaccai di Tolentino le sue doti d'architetto. Fra questi teatri distribuiti capillarmente nel territorio spicca per singolarità l'unico esempio tardo barocco superstite: lo splendido teatro Lauro Rossi di Macerata, dall'anomala tipologia a campana. Realizzato dal Bibbiena, ha rischiato di perdere la scenografica spazialità della cavea per gli ipotizzati restauri previsti dai mutati gusti dei secoli successivi. In questa provincia vi è anche il più piccolo paese della regione a possedere un teatro: Penna San Giovanni gode infatti di un vero gioiello dell'architettura teatrale, il settecentesco teatro Flora che ha conservato l'originaria decorazione pittorica barocca;

    la provincia di Pesaro e Urbino ha distribuiti nel territorio quindici teatri storici. Questa provincia trova nelle antiche tradizioni di allestimento urbinate un primato nella storia del teatro italiano: è grazie alle scenografie realizzate nel 1513 da Girolamo Genga nel Palazzo Ducale di Urbino che si introduce la scenografia prospettica dipinta, codificata e divulgata in Europa attraverso il celebre trattato del Serlio. Un mondo artistico e culturale attivo per secoli a cui si deve anche successivamente la formazione del grande Gioachino Rossini, un genio che comprova l'esistenza di questo ambiente articolato in luoghi dove lo spettacolo era fonte di stimolo e di vita e che, ad oggi, ha mantenuto nella propria tradizione tale ricchezza;

    tra i teatri in funzione vi sono le due sale storiche più grandi delle Marche: il teatro di Pesaro e il teatro di Fano. Il teatro Rossini, con i suoi 872 posti, è caratterizzato dall'ampio palcoscenico di ben 353 metri quadrati e da un'ottima acustica. Il teatro della Fortuna, riportato al suo splendore con 900 posti, oltre alla bellissima cavea neoclassica possiede uno dei più significativi sipari storici,

impegna il Governo

in ragione della vasta ricchezza architettonica e culturale del territorio marchigiano, a riconoscere ai teatri siti nella regione la qualifica di «teatri storici delle Marche» con decreto del Ministro della cultura, sentito il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici di cui all'articolo 4, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368.
(7-00189) «Latini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   dagli organi di informazione emerge nuovamente la notizia del trasferimento dell'ospedale pediatrico della Santa Sede, il Bambino Gesù, all'ex ospedale pubblico Forlanini di Roma e, nonostante gli ambienti governativi smentiscano, voci insistenti parlano di una sorta di memorandum prossimo alla sottoscrizione da parte del Governo italiano e della Santa Sede;

   la questione sta nuovamente allarmando i cittadini romani e le organizzazioni che si sono da sempre battuti per un recupero condiviso dell'ex nosocomio pubblico;

   Cittadinanzattiva chiede che sia «una scelta condivisa con i cittadini e non un accordo sulle loro teste»;

   la Cgil, con una nota, ha rappresentato che «il Forlanini continua a essere terreno fertile da parte di chi vuole sottrarre al Servizio sanitario nazionale un bene pubblico, senza alcun confronto con le parti sociali e con la popolazione. L'ipotesi che la regione Lazio affidi l'ex Ospedale Forlanini allo Stato Vaticano per costruire il nuovo Bambino Gesù contraddice tutti gli atti e gli affidamenti fin qui assunti dalla precedente Giunta. Parliamo della costituzione all'interno del Forlanini di una Rsu e di una Casa della Salute, strutture che oggi sembrano essere cancellate dalla volontà, da parte del Governo ... , di favorire ancora una volta la Sanità privata. Peraltro, per superare la norma che vieta di procedere alla vendita di un ospedale pubblico ai privati, pare si utilizzerebbe l'Inail a cui si cederebbe il bene e che procederebbe all'affitto al Vaticano ...»;

   la cessione della struttura alla Santa Sede creerebbe, dunque, anche una delicata situazione di extraterritorialità di una struttura dichiarata pubblica;

   stupisce che l'utilizzo di questi ampi spazi pubblici non passi attraverso le procedure di cui all'articolo 55 del codice del terzo settore, secondo cui le amministrazioni pubbliche, nell'esercizio delle proprie funzioni di programmazione e organizzazione, a livello territoriale, degli interventi e dei servizi nei diversi settori di attività, assicurano il coinvolgimento attivo degli enti del terzo settore, attraverso forme di co-programmazione, co-progettazione, accreditamento, nel rispetto dei princìpi della legge n. 241 del 1990;

   è interesse della collettività che il bene in questione rimanga in mano pubblica e che non sia ceduto ad uno Stato estero e che dunque per il migliore utilizzo della struttura, anche ad opera di soggetti privati terzi, si avvii un processo trasparente e ad evidenza pubblica, affinché nel complesso monumentale del Forlanini possano trovare spazio tutti i migliori progetti per una riqualificazione dei servizi sanitari e socio-sanitari del territorio, anche attraverso l'attivazione di case della salute pubblica o ospedali di comunità, ovvero dei reparti del San Camillo, assicurando altresì che l'accesso al parco resti un bene comune urbano per i cittadini ai quali apparteneva;

   l'ospedale pediatrico Bambino Gesù è stato costituito da Papa Pio XI il 24 gennaio 1924 quale istituzione, con tutte le sue pertinenze e dipendenze, di proprietà della Santa Sede, a cui risponde pertanto direttamente ed alla cui vigilanza è sottoposto; l'ospedale ha la sua sede a Roma, in una delle zone extraterritoriali riconosciute dal Trattato Lateranense del 1929 che godono di specifiche immunità;

   la legge n. 187 del 18 maggio 1995 ha ratificato l'accordo, del 15 febbraio dello stesso anno, tra il Governo italiano e la Santa Sede in merito ai rapporti tra l'ospedale e il Servizio sanitario nazionale e ha confermato la formale soggettività all'ospedale, facendo salve le pertinenti disposizioni del Trattato Lateranense, incluse le sue dipendenti strutture; nel quadro della normativa dello Stato italiano, l'ospedale pediatrico Bambino Gesù è pertanto un'entità di diritto privato che appartiene alla Santa Sede ed essendo dunque di proprietà della Santa Sede è oggetto di specifica disciplina normativa anche nel contesto delle sue finalità;

   il Bambino Gesù è un'eccellenza a livello mondiale e poiché la sua sede principale non risponde più alle caratteristiche richieste a un ospedale moderno è sicuramente nell'interesse di tutti che possa trovare idonei spazi da affittare o acquistare o cogestire insieme ad altri enti pubblici o enti del terzo settore, per ottimizzare i servizi sanitari e sociosanitari della cittadinanza, senza che tuttavia ciò comporti una cessione di un bene pubblico ad uno Stato estero –:

   se le notizie circa la cessione dell'ex ospedale pubblico Forlanini all'ospedale Bambino Gesù e/o alla Santa Sede rispondano al vero, ovvero a quale soggetto, in quali termini e modalità, si prospetti una cessione del predetto ex Forlanini;

   se si intenda adottare le iniziative di competenza volte ad avviare un processo trasparente e ad evidenza pubblica, ex articolo 55 del codice del terzo settore, affinché nel complesso monumentale del Forlanini possano trovare spazio tutti i migliori progetti volti alla riqualificazione dei servizi sanitari e socio-sanitari del territorio, anche attraverso l'attivazione di case della salute pubblica o ospedali di comunità;

   se si intenda adottare le iniziative di competenza volte ad assicurare che il parco che circonda la struttura dell'ex nosocomio resti un bene comune urbano per i cittadini ai quali apparteneva.
(2-00313) «Quartini, Francesco Silvestri, Ascari».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONI RICCIARDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il blocco dei permessi di lavoro da parte delle autorità britanniche determinerà, entro la fine del 2024 l'espulsione di quasi tutto il personale scolastico italiano di ruolo inviato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e assegnato alle nostre autorità diplomatiche e consolari per insegnare nei corsi di italiano nelle scuole inglesi, previsti dagli accordi bilaterali sottoscritti tra i due Paesi;

   dopo il congelamento di sette cattedre di lingua italiana di scuola primaria, di scuola secondaria di primo grado e tre lettorati di italiano nelle università inglesi, nonostante i continui sforzi dell'ambasciata italiana attraverso interlocuzioni con il Foreign Office, le autorità inglesi non intendono garantire ai docenti statali italiani alcuna salvaguardia, considerandoli alla stregua delle altre categorie di lavoratori stranieri, ai quali vengono richiesti, per la concessione del visto di lavoro, fondi sufficienti per mantenersi nel Regno Unito e i costi per l'assistenza sanitaria;

   come si legge da notizie apparse sulla stampa, la denuncia arriva dalla Uil, secondo cui è «assolutamente urgente, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, di concerto con il Ministro dell'istruzione e del merito, Valditara, individuare al più presto le soluzioni idonee a garantire la permanenza del nostro personale scolastico di ruolo nel Regno Unito. Sono docenti, amministrativi e dirigenti inviati in missione nelle realtà scolastiche britanniche per svolgere la loro funzione essenziale nell'ambito della promozione e diffusione della nostra lingua e della nostra cultura»;

   è del tutto evidente che vada evitato lo smantellamento dei corsi di lingua italiana, con tutte le gravi conseguenze che ne deriverebbero, sia per la nostra comunità nel Regno Unito, sia per le migliaia di studenti inglesi che verrebbero privati del percorso scolastico oggi garantito dal personale italiano –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza volte a considerare – in attesa della definizione di un accordo bilaterale che garantisca il mantenimento dei nostri strumenti di promozione della lingua italiana nel Regno Unito – specifiche forme di accreditamento per il personale scolastico statale italiano a tutti gli effetti assegnato alla nostra rappresentanza diplomatica in Gran Bretagna.
(4-02222)


   FARAONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da circa un anno, una cittadina italiana di 39 anni, Ilaria Salis, si trova in stato di detenzione nel carcere di massima sicurezza di Budapest (Ungheria), in condizioni che vengono riportate dagli organi di stampa come assolutamente gravi, disumane e degradanti;

   la nostra connazionale, maestra di scuola primaria, è accusata di avere aggredito due neonazisti durante una commemorazione non autorizzata che ogni 11 febbraio riunisce a Budapest numerosi nostalgici hitleriani, i quali avrebbero riportato una prognosi di cinque e otto giorni, e per questa ragione rischia fino a 16 anni di prigione;

   l'Ungheria, pur appartenendo all'Unione europea, mantiene un regime carcerario incompatibile con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo che vieta trattamenti inumani e degradanti e per i quali l'Ungheria è già stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo anche con riferimento al sovraffollamento delle proprie carceri;

   la situazione descritta è assai grave e necessita di essere affrontata con la massima urgenza –:

   quali iniziative di competenza si ritenga di promuovere al fine di accertare le circostanze sopra descritte ed assumere i provvedimenti necessari ad assicurare alla nostra connazionale il supporto della rete diplomatica e consolare del nostro Paese e a garantire alla signora Ilaria Salis condizioni dignitose, oltre che chiederne l'immediato rilascio o, in subordine, il trasferimento in Italia.
(4-02223)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI e VACCARI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   i pagamenti dei premi Pac da parte di Agea e degli altri enti pagatori regionali non seguono i tempi che vorrebbero gli agricoltori. Il settore dal quale arrivano le lamentele maggiori è quello zootecnico;

   i ritardi nei pagamenti Pac verso le imprese agricole sarde continuano a presentarsi con puntualità, confermando una pessima amministrazione delle pratiche per i tanti operatori sardi del mondo agricolo. Si assiste all'ennesima sciagura a danno delle aziende agricole sarde, che attendevano la liquidità spettante per dare sollievo oltre che pianificare le attività di un settore sempre più in sofferenza;

   l'11 gennaio 2024 il Ministro Lollobrigida rispondendo a un'interrogazione parlamentare ha dichiarato che «I pagamenti della Pac quest'anno sono stati erogati con tempi da record». Una dichiarazione che non risponde al vero, che non aiuta affatto a risolvere il problema e che omette le responsabilità dei centri amministrativi competenti –:

   a quanto ammontino i crediti non pagati alle aziende agricole sarde alla data odierna e quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato per saldare in tempi brevi gli arretrati accumulati e per evitare la chiusura e la crisi di centinaia di aziende agricole che su questi premi hanno pianificato il proprio lavoro.
(5-01910)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IACONO, PROVENZANO, BARBAGALLO, MARINO, PORTA, SIMIANI e CUPERLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato e domenica del 20 gennaio 2024 è scoppiato un violento incendio nel deposito di stoccaggio di rifiuti della società «Omnia», in contrada Bugiades, a Licata, provincia di Agrigento;

   all'interno di quell'area erano stoccate centinaia di tonnellate di ingombranti di ogni tipo. L'area è sotto sequestro ormai da anni da parte della Magistratura agrigentina per ipotesi di reato legate ad attività illecita di miscelazione rifiuti, violazione delle prescrizioni autorizzative in materia di trattamento rifiuti, ammassati in modo non conforme e non correttamente registrati, nonché al superamento del tempo di stazionamento per lo stoccaggio dell'amianto;

   ad oggi, a causa della nube tossica sviluppatasi dal rogo, rimane vigente l'ordinanza di chiusura di scuole, ville e spazi comunali, mercati, cimitero e manifestazioni pubbliche varie, a tutela della salute pubblica;

   occorre certamente fare chiarezza circa le cause dell'incendio per verificare se lo stesso abbia o meno origini dolose e se siano state adottate tutte le misure necessarie per prevenirlo;

   al contempo occorre una rigida azione di vigilanza da parte degli enti preposti per accertare le ricadute sull'ambiente e per garantire la tutela della salute dei cittadini dell'area interessata dalla nube tossica –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della gravità dell'incendio scoppiato nel sito di stoccaggio dei rifiuti della società «Omnia» a Licata;

   quali siano state le iniziative assunte dalle competenti autorità a tutela della salute della popolazione esposta al rischio di diossina e quali iniziative siano state adottate o si intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire la messa a punto di un sistema di monitoraggio differenziato sul breve, medio e lungo periodo, calibrato sulla ricerca dei diversi fattori inquinanti;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per la bonifica della zona al fine di scongiurare una catastrofe ambientale.
(5-01911)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   in una recente inchiesta, il settimanale Panorama è tornato su quella che ad avviso degli interpellanti è la vergognosa vicenda di uno degli immobili più di pregio della Capitale, trasformato dalla casa di moda Bulgari in un lussuoso hotel, dopo essere stato svenduto dal Demanio a un fondo privato partecipato dalla famiglia Benetton;

   in particolare, il prestigioso immobile di 22 mila metri quadrati in stile razionalista, costruito in piazza Augusto Imperatore, per anni sede dell'avvocatura dell'Inps, è stato dismesso a soli 150 milioni di euro, un prezzo inspiegabilmente molto più basso rispetto alle valutazioni delle principali agenzie immobiliari, che quotavano il palazzo tra i 187 e i 210 milioni;

   come si legge sul settimanale, non può passare inosservato il meccanismo tramite il quale l'immobile è stato ceduto: «A partire da quando è entrato a far parte del FIP, il Fondo immobili pubblici nato per valorizzare e vendere le proprietà immobiliari statali le cui performance, però, sono state in alcuni casi bollate dalla Corte dei conti come “poco trasparenti” per via dei “saldi” sul prezzo d'acquisto. Il FIP è gestito da Investire sgr, ovvero una società privata che appartiene a una cordata guidata da Banca Finnat e completata da Convivio Spa (Luxottica), Fondazione Cariplo, Cassa dei geometri, Banca Iccrea (una delle capogruppo del credito cooperativo) e Regia srl, holding del gruppo Benetton, il cui amministratore delegato è il commercialista trevigiano Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton e consigliere di Banca Finnat. La società che ha preso in carico il palazzo di piazza Augusto Imperatore dal Demanio lo ha quindi venduto a Edizione Property, il cui 20 per cento della proprietà è della Regia srl, ovvero dei Benetton. Che in questa operazione commerciale si trovano nella duplice veste di venditori e di acquirenti»;

   l'affare si concludeva nel dicembre 2019, proprio mentre era in corso la trattativa con il Governo Conte sulle concessioni autostradali, e, altri aspetti anomali, mentre l'allora Ministro Bonisoli rinunciava al diritto di prelazione e il comune di Roma a guida Raggi, in tempi record (sei mesi), cambiava la destinazione d'uso, permettendo la trasformazione degli uffici in albergo;

   altra questione rilevante è che l'immobile è stato venduto già con le autorizzazioni per essere trasformato in albergo, se è vero, come è vero, che il cambio di destinazione d'uso era stato richiesto e autorizzato dal comune di Roma nel 2017, quando il palazzo era ancora di proprietà pubblica;

   di fatto, la famiglia Benetton, la stessa a cui il Governo Conte minacciava di revocare le concessioni autostradali, ha acquistato a una cifra irrisoria un palazzo storico con vista sul Mausoleo di Augusto con tanto di cambio di destinazione d'uso;

   i dettagli dell'affare immobiliare sono già stati oggetto di un atto di sindacato ispettivo presentato dagli interpellanti nel luglio 2021, al quale è stata fornita una deludente risposta dall'allora Esecutivo, che si era limitato a ricostruire cronologicamente i fatti, senza entrare nel merito degli stessi, sorvolando, altresì, sulla vicenda di uno degli inquilini dei quattro immobili residenziali del palazzo, un anziano signore di 94 anni, con invalidità al 100 per cento che rischiava, dopo oltre cinquanta anni, di essere sfrattato;

   ad oggi, a seguito delle azioni di sfratto intraprese da Edizione Property, sono stati chiusi due noti ristoranti della Capitale, mentre resiste «Il Vero Alfredo», grazie anche al suo status pubblicistico di bene culturale e di negozio storico di eccellenza;

   la cessione dell'immobile è, infatti, avvenuta mediante trattativa privata, senza procedura pubblica di gara e, aspetto non meno importante, senza alcuna preventiva e obbligatoria informativa nei confronti dei titolari dei ristoranti, che avrebbero potuto partecipare alla gara pubblica per l'acquisto del complesso immobiliare, in violazione della disciplina dettata dai decreti del Ministero dell'economia e delle finanze del novembre 2002 e 2003 e degli articoli 3, 3-bis e 4 del decreto-legge n. 351 del 2001, del principio di trasparenza e del diritto di prelazione riconosciuto al conduttore di un immobile a destinazione commerciale –:

   di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sull'operazione immobiliare di cui in premessa, e se non ritenga necessario avviare un'ispezione anche in relazione a un eventuale danno erariale, perché se il patrimonio pubblico del Fip deve essere valorizzato, secondo gli interpellanti per lo Stato sarebbe stato più conveniente mettere a reddito l'immobile e affittarlo direttamente;

   come sia stato possibile il cambio di destinazione d'uso dell'immobile in un'area dove insistono vincoli archeologici e architettonici per consentire la realizzazione di un hotel di lusso, che ne ha, quindi, stravolto anche gli spazi interni;

   come sia stato possibile realizzare l'operazione immobiliare senza indire una gara pubblica, con grave pregiudizio del diritto di prelazione e opzione previsti in capo ai titolari dei locali commerciali interessati, tra i quali lo storico ristorante «Il Vero Alfredo»;

   per quali motivazioni il Ministero della cultura abbia rinunciato al diritto di prelazione.
(2-00314) «Rampelli, Foti».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCARI, ALIFANO, CARAMIELLO, DI LAURO, PENZA, PAVANELLI, TUCCI, CAROTENUTO, AURIEMMA, L'ABBATE, CARMINA, LOMUTI e QUARTINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni sono due giornalisti che da anni si occupano del fenomeno settario in Italia;

   il loro ultimo lavoro è un podcast (edito da Fandango Podcast in collaborazione con Sibilla) dal titolo «Nella Setta» in cui in ogni puntata raccontano, con documenti e testimonianze inedite, alcuni recenti casi di cronaca;

   uno degli ultimi episodi ha riguardato le cosiddette «Bestioline di Novara»;

   secondo il racconto di Piccinni e Gazzanni, basato su atti di indagine, i soprusi andavano avanti dagli anni Ottanta. A raccontare nei dettagli ciò che accadeva nel chiuso della cascina della campagna novarese a Cerano, ma anche in alcuni appartamenti al centro di Milano, è stata in particolare una giovane di 30 anni, a quei tempi solo una bambina. La «setta», composta in prevalenza da donne, sarebbe stata guidata dall'allora 77enne Gianni Maria Guidi, un erborista residente a Milano, morto recentemente in seguito a una lunga malattia. Era lui il gran maestro, conosciuto da tutti con il nome di «Dottore»;

   i minori, maschi e femmine, venivano stuprati, torturati e minacciati. Nel corso del racconto si parla di sevizie di ogni genere: dall'obbligo di avere rapporti anche con animali, fino alla pratica di versare cera sui genitali femminili per andare in estasi e separarsi così dalla materialità;

   nessun bambino poteva rivelare quanto accadeva all'interno della setta. In più l'esistenza di ognuno (dalla scelta della scuola e dell'università, fino ai rapporti da tenere sia con amici sia con eventuali fidanzati) era decisa d'imperio sempre dal «Dottore», a cui uno doveva render conto di tutto;

   l'unico uomo a partecipare a questi «riti magici» era ovviamente sempre Guidi il cui sperma era considerato «divino», mentre tutti gli altri maschi facevano la guardia, armati, affinché nessuno entrasse nella cascina;

   grazie alle denunce di chi allora era minorenne, nel 2020 è scattata un'inchiesta della (Dda) di Torino che ha portato a un processo ancora in corso a Novara e che vede sul banco degli imputati 28 persone per i reati più disparati: dall'associazione a delinquere alla violenza sessuale su minori, alla riduzione in schiavitù;

   ciò che stupisce è che dieci anni prima, nel 2010, un'altra donna aveva denunciato alla procura di Milano ciò che accadeva all'interno della setta. Nell'esposto di allora si legge: «Tra le varie attività che svolgevo c'era anche quella di baby sitter per la figlia di una delle ultime entrate, per darle la possibilità di avere delle serate libere. Ma, quando mi dissero che anche con la bambina di circa 6 o 7 anni avevano iniziato, come in un gioco, con il danzare tutte nude e che giocavano con una frusta che non faceva male fatta apposta per lei, accarezzandola anche nelle parti intime... mi sono ribellata. Qualcosa è scattato»;

   grazie a tale segnalazione gli inquirenti sarebbero riusciti a risalire a tutto: nomi, nomignoli, indirizzi, personaggi, tanto da interrogare altre fuoriuscite, una delle quali rivela: «In nessuno degli episodi sessuali che ho vissuto all'interno della setta mi sono sentita capace di opporre un rifiuto, perché i riti sessuali tra donne erano considerati riti fondamentali a cui non ci si poteva sottrarre. È per quanto riguarda il dottore ogni sua attenzione veniva considerata un grandissimo onore»;

   nonostante le denunce e i riscontri trovati già 13 anni fa, il fascicolo venne incredibilmente archiviato;

   è impossibile non sottolineare che, se invece si fosse andati avanti, si sarebbe evitata tanta sofferenza e, forse, qualche minore sarebbe stato «salvato» da tali violenze e abusi –:

   se il Ministro interrogato disponga di elementi in ordine alla vicenda descritta in premessa, che appare di estrema gravità, anche in considerazione della necessità di tutelare il superiore interesse del minore;

   se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare valutando la sussistenza dei presupposti per intraprendere iniziative di carattere ispettivo presso gli uffici giudiziari di Milano che si sono occupati del caso.
(5-01912)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SARRACINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in base alle notizie di stampa e dai diversi siti di informazione online nonché dai social si è registrato un nuovo inquietante episodio di cronaca a Napoli dove un gruppo di ragazzi da un'auto in corsa avrebbe provocato il panico in città sparando all'impazzata;

   nel corso della notte, da mezzanotte alle 3 del mattino del 24 gennaio 2024, sono stati distrutti ben 10 pullman dell'azienda di trasporto pubblico cittadina con vetri esplosi, fiancate danneggiate dai colpi;

   gli episodi hanno riguardato piazza Sannazzaro a Chiaia, via Brin, via Nazionale delle Puglie, via del Macello, via Ferraris;

   suddetto raid è davvero inquietante perché avviene dopo altri episodi drammatici che hanno interessato la città;

   l'interrogante rileva da parte del Governo una oggettiva sottovalutazione di quanto sta accadendo a Napoli in queste settimane –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per affrontare questa preoccupante escalation di violenza che si registra in città e che mette a rischio la incolumità di persone e beni pubblici e privati.
(3-00942)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, ORRICO, TUCCI, SCUTELLÀ, CAFIERO DE RAHO e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa delle numerose aggressioni di stampo 'ndranghetista subite dalla società «Guglielmo spa», con sede in via Nazionale, Reggio Calabria, 88069 Copanello (CZ);

   dal 23 ottobre 2012, quando due camion dell'azienda Guglielmo Caffè furono dati alle fiamme, si sono susseguiti negli anni molteplici atti intimidatori. Tra questi un ordigno che il 13 giugno 2014 ha mandato in frantumi i vetri del ristorante del Villaggio Guglielmo, di proprietà dell'azienda Caffè Guglielmo, e da ultimo un attentato incendiario che il 28 luglio 2023 ha rischiato di distruggere l'azienda e ha danneggiato un capannone contenente circa 2 milioni d'euro di merce;

   la sicurezza e la serenità degli imprenditori e dei cittadini devono essere una priorità per le istituzioni e chi si ribella alla criminalità mai deve essere abbandonato dallo Stato;

   in tali precarie condizioni di sicurezza è estremamente difficoltoso condurre il gruppo Caffè Guglielmo, soprattutto per il Consigliere delegato Matteo Tubertini che ha denunciato gli episodi criminali fornendo agli inquirenti immagini e indicazioni sui presunti mandanti. Soggetti che nel frattempo gli hanno fatto pervenire messaggi intimidatori, che ora gli fanno persino temere per la propria incolumità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui sopra;

   quali misure intenda adottare per proteggere la società «Guglielmo spa» e il consigliere delegato Matteo Tubertini da atti intimidatori e criminali;

   quali forme di sostegno e assistenza intenda porre in essere per tutelare le vittime di aggressioni intimidatorie e quali azioni preventive per evitare che simili episodi possano ripetersi in futuro.
(4-02220)


   CAVANDOLI e PRETTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la misura dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali per la partecipazione a consigli e commissioni è stata determinata con il decreto ministeriale 4 aprile 2000, n. 119 in relazione alla dimensione demografica dell'ente locale;

   ai sensi dell'articolo 82, comma 10, del Tuel, il decreto ministeriale deve essere rinnovato ogni tre anni ai fini dell'adeguamento della misura dei gettoni di presenza sulla base della media degli indici annuali dell'Istat di variazione del costo della vita;

   poiché tale revisione non è mai avvenuta, con lettera del 6 dicembre 2023 i presidenti di alcuni consigli comunali hanno sollecitato l'attività del tavolo di lavoro tra Ministeri dell'interno e dell'economia e delle finanze, Anci e Upi per la revisione del decreto ministeriale 4 aprile 2000, n. 119, tenendo conto anche dell'incremento delle indennità dei sindaci di cui alla legge 30 dicembre 2021, n. 234;

   con l'introduzione delle elezioni dei consigli provinciali di secondo livello è stato tolto il gettone di presenza per i consiglieri provinciali –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri interrogati intendano intraprendere in merito all'eventuale aggiornamento dell'importo dei gettoni di presenza dei consiglieri comunali e sul ripristino dei gettoni dei gettoni di presenza per i consiglieri provinciali eletti ai sensi della legge 7 aprile 2014, n. 56 (cosiddetta «legge Delrio»).
(4-02221)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA, GUBITOSA, MANZI, CASO, ALIFANO, AMATO, AURIEMMA, BRUNO, CARAMIELLO, CAROTENUTO, SERGIO COSTA, DI LAURO, GRAZIANO, PENZA, MARIANNA RICCIARDI, SANTILLO, SARRACINO, SCOTTO, SPERANZA e SPORTIELLO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   le istituzioni scolastiche site in particolari contesti territoriali affrontano quotidianamente molteplici difficoltà nella gestione dell'organizzazione didattica e del personale;

   i dati mostrano quanto la qualità dell'offerta educativa in determinati territori riguardi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi e può, in particolari condizioni, impattare, inevitabilmente, su molteplici aspetti della vita quotidiana a partire dal diritto allo studio e dai rendimenti degli studenti;

   tra i primi interventi, il Governo attualmente in carica, con la sua maggioranza, con l'approvazione della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio 2023) ha operato importanti tagli, che hanno impattato negativamente sul settore dell'istruzione, e – introducendo, in particolare, una nuova disciplina relativa alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi e la sua distribuzione tra le regioni – ha approvato un piano di riduzione delle sedi, che rischieranno inevitabilmente di essere accorpate, andando ad impattare negativamente su territori già in difficoltà come le aree interne ed il Mezzogiorno;

   tale processo di dimensionamento, come denunciato dai territori, sta determinando una riorganizzazione di risorse e competenze della rete scolastica;

   la rete scolastica in regione Campania, volendo citare un dato a titolo esemplificativo, è stata ridotta drasticamente, in seguito alla nuova disciplina, a sole 839 unità, in luogo delle 899 ricavabili sulla scorta degli accorpamenti già previsti dalla regione Campania, sulla base, inoltre, del solo dato della costante diminuzione della popolazione scolastica, nonché di una presunta vanificazione delle economie di spesa, già quantificate nella legge di bilancio e reinvestite nel sistema nazionale di istruzione, così come non tenendo conto delle particolari esigenze di ogni diversa regione;

   a poco vale la deroga introdotta dall'articolo 5, comma 3, del decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215, laddove ci si limita a prevedere che «le regioni, per il solo anno scolastico 2024/2025, possono attivare un ulteriore numero di autonomie scolastiche in misura non superiore al 2,5 per cento del contingente dei corrispondenti posti di dirigente scolastico e di direttore dei servizi generali e amministrativi definito, per ciascuna regione, per il medesimo anno scolastico 2024/2025, dal citato decreto n. 127 del 2023, alle quali attribuire solo reggenze e senza un corrispondente incremento delle facoltà assunzionali»;

   anche a fronte di tale deroga, infatti, l'impatto negativo resta enormemente significativo; innanzitutto, essa non autorizza nel triennio una variazione del numero di dirigenti scolastici e, conseguentemente, di istituzioni scolastiche, ma consente esclusivamente di rimandare al prossimo anno operazioni di riorganizzazione della rete scolastica inizialmente previste per l'anno scolastico 2024/2025: inoltre, con riferimento ancora all'esempio della regione Campania, il numero di autonomie per l'anno scolastico 2024/2025 passerà da 873 a 839, con 860 scuole rispetto alle 967 presenti oggi, comunque con grande riduzione rispetto alle 899 ricavabili sulla scorta degli accorpamenti già previsti; proprio la frettolosità con cui è stata introdotta questa deroga offre il segno dell'irragionevolezza della riforma voluta dall'Esecutivo;

   la contrazione degli istituti scolastici promossa dal Governo risulta gravemente lesiva del diritto allo studio degli studenti italiani, senza alcuna considerazione delle particolari esigenze delle aree ad alto disagio sociale –:

   quali iniziative, anche di carattere finanziario – per quanto di competenza – il Ministro interrogato intenda avviare, al fine di riconsiderare i piani di dimensionamento imposti alle regioni, anche attraverso l'individuazione di nuovi criteri condivisi con le regioni stesse, per l'attribuzione degli organici del personale docente, dirigente, amministrativo e Ata di pertinenza di ciascun territorio regionale, in coerenza con le esigenze dei singoli territori.
(5-01908)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCOTTO, ORLANDO, SERRACCHIANI, ASCANI, GRIBAUDO, FOSSI, LAUS, SARRACINO, FORATTINI, IACONO, FURFARO, BOLDRINI, D'ALFONSO, STUMPO, DI BIASE, FORNARO, GHIO, BARBAGALLO, PORTA, MALAVASI, MARINO, ROGGIANI, CUPERLO, LAI, GIRELLI e GUERRA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   anche con la seconda legge di bilancio varata dal Governo delle destre, nonostante le reiterate dichiarazioni di alcuni esponenti della maggioranza di voler superare la cosiddetta «legge Fornero», le misure in materia previdenziale rappresentano, addirittura, un arretramento rispetto a quelle già deludenti inserite nella legge 29 dicembre 2022, n. 197, riducendo i già esigui margini di flessibilità in uscita del nostro sistema pensionistico e applicando forme di penalizzazione economica per i lavoratori che volessero avvalersene;

   tra le tante misure peggiorative si segnala quella che determinerà un netto taglio delle pensioni per oltre 700 mila tra medici, infermieri, dipendenti degli enti locali e ufficiali giudiziari;

   per fare solo un esempio, con le nuove regole il medico di sesso maschile che raggiungerà entro il 31 gennaio 2028 i 42 anni e 10 mesi di contribuzione necessari per andare in pensione anticipata secondo la legge Fornero, percepirà il primo rateo di pensione non prima del successivo mese di novembre, e se nel frattempo non avrà compiuto 67 anni subirà anche i tagli della quota retributiva ante 1996, previsti dalla nuova tabella in vigore dal 2024;

   un ulteriore profilo che sta emergendo in questi ultimi giorni, come denunciato dalla Cgil, riguarda quei lavoratori che, avendo avuto dei periodi contributivi nelle amministrazioni per le quali vengono applicate i nuovi indici di ricalcolo – ad esempio i dipendenti iscritti alla cassa per le pensioni dei dipendenti degli enti locali –, sono poi passati alle dipendenze di società private;

   in molti casi, questi stessi lavoratori hanno sottoscritto accordi di accompagnamento alla pensione, rescindendo il loro rapporto di lavoro;

   alla luce della nuova disciplina introdotta dalla legge di bilancio, al termine del periodo di prepensionamento, questi lavoratori si troveranno nella sostanziale impossibilità di riprendere l'attività lavorativa fino al conseguimento del requisito massimo anagrafico, per scongiurare il taglio dell'assegno pensionistico, relativamente ai periodi alle dipendenze con le amministrazioni pubbliche;

   per questi lavoratori si prospetta, quindi, solo la possibilità di rassegnarsi a subire un taglio della loro pensione, per una modifica del calcolo dei loro contributi intervenuta successivamente al momento in cui avevano sottoscritto gli accordi di prepensionamento;

   un meccanismo che, intervenendo anch'esso a posteriori con modifiche del quadro normativo di riferimento, non è irragionevole assimilare a quello che nel 2011 produsse i cosiddetti «esodati» della «legge Fornero»;

   ancora una volta, la logica dei tagli e dei risparmi sui pensionati sta producendo gravi conseguenze sul piano sociale, mettendo in seria difficoltà migliaia di lavoratori al termine della loro carriera lavorativa –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per rimediare a quelli che ad avviso degli interroganti sono i palesi errori e le distorsioni introdotte in materia pensionistica anche nell'ultima legge di bilancio, nonostante le tante promesse elettorali e l'inutile esito del tavolo con le parti sociali, con particolare riguardo alla condizione dei lavoratori che hanno sottoscritto accordi per l'accompagnamento alla pensione e che hanno periodi lavorativi prima del 1996, con iscrizione nei fondi per i quali è stato imposto il ricalcolo del montante contributivo.
(5-01909)

Interrogazione a risposta scritta:


   SOTTANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la categoria degli agenti assicurativi, in realtà piccoli imprenditori che svolgono «attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative», si vede esclusa dalla possibilità di poter usufruire di importanti misure agevolative, secondo quanto previsto da due circolari Inps afferenti alla cosiddetta «Decontribuzione sud» (circ. 33/21) e alla cosiddetta «Decontribuzione Under 36» (circ. 56/21);

   nel dettaglio, rispettivamente, prevedono l'esonero contributivo per i datori di lavoro privati con sede in una delle regioni del Mezzogiorno e uno sgravio contributivo per i datori di lavoro che assumono giovani con meno di 36 anni, sia per nuove assunzioni a tempo indeterminato che per la stabilizzazione di contratti a tempo determinato;

   questi provvedimenti recano importanti agevolazioni contributive finalizzate sia ad incentivare l'occupazione nelle aree più svantaggiate del Paese sia a promuovere un'occupazione giovanile stabile;

   si tratta, quindi, di misure volte a far fronte al costante calo dell'occupazione che vede purtroppo maggiormente protagonisti i giovani, le donne e, più in generale, i residenti nei territori del Mezzogiorno;

   tuttavia l'Inps, con circolare n. 33 del 22 luglio 2021, ha escluso gli agenti di assicurazione dai beneficiari delle agevolazioni contributive «Sud» e «Under-36» sulla base della pronuncia della Commissione europea (Decision C (2021) 1220 final) con la quale vengono escluse dal beneficio tutte le imprese del settore finanziario;

   in tal modo, però, gli agenti di assicurazione (codice Ateco K-66.22.02) – microstrutture identificabili come Pmi, così come definite ai sensi della Raccomandazione della Commissione europea n. 361 del 6 maggio 2003 – vengono erroneamente assimilate alle compagnie assicurative con le quali intrattengono un rapporto mandante-mandatario;

   essendo l'attività degli agenti di assicurazione classificata tra le attività finanziarie identificate con la lettera «K», la quale include anche i grandi istituti e gli intermediari assicurativi, di natura totalmente diversa da quell'attività ausiliaria che svolgono gli agenti assicurativi, le esclusioni dalle misure agevolative paiono immotivate ed ingiuste;

   tale discriminazione nei confronti degli agenti di assicurazione, i quali, come detto, rappresentano di fatto piccole e micro imprese operanti sul territorio, non permette loro di svolgere la propria attività in condizione di parità rispetto agli altri attori che ricercano personale nei territori svantaggiati individuati dalla normativa citata;

   al fine di far venir meno tale esclusione, il capo di Gabinetto del Ministero delle imprese e del made in Italy, con propria lettera datata 16 ottobre 2023, ha sostenuto come «[...] la Commissione europea possa esprimersi, laddove interpellata dai competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali con» un orientamento analogo a quello espresso nell'ambito del Temporary Framework Covid-19 con cui aveva già sancito una sostanziale differenza tra gli agenti, i broker ed altri intermediari che svolgono attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative rispetto agli istituti finanziari e assicurativi veri e propri in merito al «Fondo di garanzia per le PMI» (decisione C (2020) 4125 final) –:

   se ritengano, per quanto di competenza, di interpellare la Commissione europea con la massima celerità affinché anche gli agenti, i broker ed altri intermediari che svolgono attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative siano riconosciuti tra i possibili beneficiari degli esoneri e sgravi contributivi previsti dalle misure «Decontribuzione Sud» e «Decontribuzione Under 36».
(4-02224)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIRELLI, SCARPA e ZAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa informano che il centro di sanità privato BMed Me.di.ca Group, intende offrire un servizio simile a quello del medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, ma a pagamento;

   motivazione di questa scelta sarebbe quella di offrire un servizio a coloro che non hanno un medico di medicina generale, come accade per molti cittadini stranieri, o per chi, comunque, non riesca ad usufruire delle prestazioni del medico di medicina generale;

   si tratta di un'iniziativa ad avviso degli interroganti francamente discutibile. Infatti il medico di medicina generale, detto anche «medico di famiglia», è un professionista che non agisce a prestazione ma si occupa della persona che ha un problema di salute, affrontandolo in modo complessivo, e cercando anche di comprendere i problemi che la persona non riesce a definire con chiarezza, distinguendo le situazioni acute da quelle croniche, oltre alle urgenze ed alle fragilità della persona;

   non si tratta di affrontare solo la malattia, ma anche di tenere conto delle condizioni nelle quali la persona che si è rivolta al medico vive. Ad esempio, si può decidere di curare a casa una persona che abbia una famiglia di sostegno, anche qualora la malattia sia grave. Oppure assicurare le cure in ospedale;

   peculiarità del medico di medicina generale è quella di mettere al centro il problema della salute della persona favorendo la prevenzione e la collaborazione con altri specialisti di cura, cercando di fornire le cure necessarie attraverso un utilizzo appropriato delle visite specialistiche e degli altri servizi sanitari, tutte funzioni che sono impossibili da svolgersi fuori dal Servizio sanitario nazionale. Inoltre, secondo gli interroganti, non è questa la risposta adatta alle gravi difficoltà di accedere alle cure;

   queste, infatti, sono dovute ad anni di tagli e definanziamenti alla sanità pubblica. Si tenga anche presente che i medici di medicina generale hanno ad oggi in carico circa 2000 pazienti, in gran parte anziani e fragili, non avendo alcun adeguato supporto di personale di studio ed infermieristico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, e in caso positivo, visto che il medico di medicina generale è un professionista che ha svolto un percorso specifico in medicina generale, e che ha preso servizio ai sensi della convenzione che rientra nell'accordo collettivo nazionale (Acn), se intenda, per quanto di competenza, fornire chiarimenti in ordine alla compatibilità tra l'esercizio di tale professione e lo svolgimento di simili prestazioni presso strutture quali il centro di sanità privato citato in premessa.
(5-01907)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Gatta n. 3-00717, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pittalis.

  L'interrogazione a risposta scritta Scotto n. 4-02199, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Casu.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 7, comma 28, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, le iscrizioni sono effettuate on line per tutte le classi iniziali della scuola primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado statale;

   si effettuano on line anche le iscrizioni ai percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli istituti professionali, nonché dai centri di formazione professionale accreditati dalle regioni che, su base volontaria, aderiscono al procedimento di iscrizione on line;

   le iscrizioni alle classi iniziali dei corsi di studio delle istituzioni scolastiche paritarie si effettuano on line esclusivamente per quelle che decidono facoltativamente di aderire alla modalità telematica;

   tali iscrizioni si effettuano attraverso il portale messo a disposizione dal Ministero dell'istruzione e del merito, generalmente nel mese di gennaio; per esempio per l'anno scolastico 2023/2024, il periodo individuato è stato dal 9 al 30 gennaio 2023;

   sono invece escluse dalla modalità telematica le iscrizioni relative a alcuni percorsi dell'istruzione professionale e tecnica con caratteristiche peculiari, ai percorsi di istruzione degli adulti, ivi compresi quelli attivati presso gli istituti di prevenzione e pena e alle sezioni della scuola dell'infanzia;

   in particolare, per l'anno scolastico 2023/2024 l'iscrizione alle sezioni di scuola dell'infanzia si è effettuata con domanda da presentare all'istituzione scolastica prescelta sempre dal 9 al 30 gennaio 2023, attraverso la compilazione di una scheda cartacea;

   alcuni tra i comuni con un numero significativo di scuole dell'infanzia che incidono sul proprio territorio hanno predisposto autonomamente proprie piattaforme per la gestione delle iscrizioni, ma questo non è avvenuto ovunque anche in considerazione dei costi che per realtà più piccole sarebbero insostenibili;

   appare peraltro illogico e sproporzionato, sul piano della corretta gestione della spesa pubblica, un sistema formato da decine di piattaforme locali, quando si potrebbe utilizzare la stessa piattaforma nazionale utilizzata per la scuola dell'obbligo;

   la mancata informatizzazione delle iscrizioni alle scuole dell'infanzia comporta una serie di problemi sia per le famiglie che per i gestori pubblici, soprattutto quando sono comuni con più di una scuola sul proprio territorio;

   per le famiglie il problema principale è rappresentato dal fatto che, a differenza di quanto avviene per le altre scuole dove possono essere indicate più preferenze grazie alle potenzialità garantite dal supporto informatico, per l'infanzia è possibile presentare una sola domanda con il rischio che possa essere respinta, innestando una catena di seconde scelte di difficile gestione e programmazione;

   per i gestori i problemi principali sono: l'impossibilità di verificare ex ante il rispetto della disposizione sopra menzionata da parte delle famiglie, con il rischio di dover ripetere la procedura più volte e/o aumentare oltre il necessario le liste d'attesa; l'enorme flusso di informazioni da processare, moltiplicando il rischio di errore; la necessità di sostenere costi aggiuntivi per ideare proprie piattaforme informatiche per la gestione di detto flusso informativo e della relazione con l'utenza –:

   quali siano le ragioni che impediscono di adottare una piattaforma unica nazionale per le iscrizioni quali quelle presso le istituzioni di cui in premessa e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a prevedere l'utilizzo di tale strumento almeno per le scuole dell'infanzia statali e comunali, lasciando, come per la scuola dell'obbligo, alle scuole a gestione privata la scelta di aderire o meno alla modalità telematica.
(4-01719)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta preliminarmente che il Ministero ha realizzato una piattaforma digitale che costituisce un canale unificato di accesso alle informazioni detenute dal Ministero medesimo e dalle istituzioni scolastiche ed educative statali, al fine di semplificare l'erogazione dei servizi.
  Contestualmente, lo stesso ha operato per semplificare le procedure di iscrizione degli alunni e degli studenti alle scuole statali del primo e del secondo ciclo di istruzione.
  In particolare, con nota ministeriale n. 40055 del 12 dicembre scorso, si è previsto che le iscrizioni continuino a essere effettuate con modalità telematica avvalendosi della nuova piattaforma unica sopracitata.
  Tanto premesso, in merito al quesito posto nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si rappresenta che il Ministero sta valutando l'opportunità di consentire alle scuole dell'infanzia di poter accedere alle procedure di iscrizioni
on line a decorrere dall'anno scolastico 2025/2026, fermo restando che, per un completo e corretto funzionamento del sistema, anche le scuole dell'infanzia paritarie, a gestione pubblica o privata, dovranno aderire a tale sistema.
  

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con bando pubblicato il 17 novembre 2020 il Ministero della giustizia ha indetto un concorso pubblico su base distrettuale per il reclutamento di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore;

   il piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) del Ministero della giustizia richiede esplicitamente che, «stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia, nella qualifica di direttori e cancellieri esperti» si porti a compimento «per l'anno in corso e fino ad esaurimento del budget in parola, l'assunzione di 340 unità di direttori, area III, F3, mediante scorrimento ad esaurimento della graduatoria citata, a completa copertura del fabbisogno»;

   in risposta all'interrogazione a risposta orale 3-02870 dell'interrogante, il 14 giugno 2022 il Ministero della giustizia rispondeva che «con nota formale inoltrata al Dipartimento della funzione pubblica (...) si è provveduto a richiedere di procedere, per l'anno in corso, all'assunzione di tutti gli idonei non vincitori presenti ancora nelle dette graduatorie»;

   il 12 luglio 2023, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove in Commissione giustizia della Camera dei deputati, in risposta all'interrogazione a risposta immediata n. 5-01104, aveva affermato che «attualmente, il totale degli idonei residui nei vari distretti di Corte di appello (ad esclusione di quelli di Brescia, Genova, Milano, Torino e Trieste, in cui le graduatorie sono esaurite) è pari a 304 unità»;

   il 19 luglio 2023 l'interrogante ha nuovamente interrogato il Ministro della giustizia sul tema con l'interrogazione a risposta orale n. 3-00546 e, in risposta, il 17 ottobre 2023, il Sottosegretario alla giustizia ha confermato che «rimane ancora un totale di idonei non vincitori per i vari distretti di corte d'appello ancora capienti di 304 unità»;

   da quanto dichiarato da diverse sigle sindacali di settore, negli uffici giudiziari italiani mancherebbero in media un funzionario amministrativo su quattro. In numeri assoluti siamo a circa 11.000 posti non occupati su più di 43.000;

   tra i profili fortemente deficitari risulterebbe proprio quello del direttore amministrativo: sebbene la graduatoria sia stata prorogata al 31 dicembre 2024, nonostante si tratti di un'assunzione prevista nel piano triennale dei fabbisogni di personale 2023-2025, sono ancora circa 300 gli idonei dell'ultimo concorso ancora non assunti su circa 2.044 posti previsti in pianta organica e ne siano occupati solo 1.534, determinando una scopertura attuale del 24.95 per cento;

   il Comitato idonei direttori giustizia, per mezzo del proprio portavoce, ha annunciato recentemente che «gli idonei direttori hanno deciso di rivolgersi all'autorità giudiziaria per far valere le proprie ragioni contro il Ministero della Giustizia» con le prime udienze già previste da parte del tribunale del lavoro di Roma per gennaio 2024 –:

   se i Ministri interrogati non intendano prevedere tempestivamente, come previsto dal piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024) del Ministero della giustizia, lo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei del concorso del 2020 per il profilo di direttore, ovviando finalmente alle gravi carenze di organico in ambito giudiziario.
(4-02004)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere innanzitutto posto in risalto che questo Dicastero è impegnato in un costante monitoraggio delle vacanze gravanti sui singoli uffici giudiziari.
  Ciò ha consentito non solo di prendere contezza delle criticità manifestate ma, altresì, di intervenire ogniqualvolta le scoperture rilevate fossero tali da provocare la paralisi degli uffici giudiziari interessati.
  In questa prospettiva, del resto, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2023 il Dipartimento della funzione pubblica ha autorizzato lo scorrimento della graduatoria relativa al concorso pubblico per direttori, area III F3, prorogandola alla data del 31 dicembre 2024.
  Il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi – Direzione generale del personale e della formazione – ha così proceduto a una prima procedura assunzionale attinente al profilo professionale di direttore mediante scorrimento delle graduatorie dei Distretti di Corte di appello di Ancona, Bari, Cagliari, Caltanissetta, Campobasso, Catania, Catanzaro, Firenze, L'Aquila, Lecce, Messina, Napoli, Palermo, Perugia, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Roma – uffici centrali –, Salerno e Venezia.
  L'immissione in servizio delle nuove unità di personale, in seguito alla scelta della sede effettuata tramite apposita piattaforma informatica, è stata fissata per il giorno 23 gennaio 2024.
  È, pertanto, evidente l'intendimento di questa a
mministrazione di provvedere al reclutamento degli idonei ancora in graduatoria, segnatamente al fine di colmare le scoperture presenti nelle piante organiche degli uffici giudiziari.
  Dal suo canto il Ministero per la pubblica amministrazione, nella nota estesa in data 18 dicembre 2023, evidenziava che «...si ritiene opportuno procedere in una breve, ma esaustiva, disamina delle principali fasi in cui si articola il percorso che le amministrazioni pubbliche compiono dalla definizione dei loro fabbisogni fino all'assunzione di personale, facendo uno specifico
focus sul ruolo assunto dal Ministro per la pubblica amministrazione nell'ambito del richiamato processo. Come è noto, le strategie assunzionali delle amministrazioni pubbliche costituiscono l'esito di valutazioni che convergono nella programmazione del fabbisogno di personale (articolo 6 e articolo 6-ter del decreto legislativo n. 165 del 2001). Tale programmazione, oggi contenuta all'interno del Piano integrato di attività e organizzazione (P.I.A.O.), ha una prospettiva triennale, ma deve essere adottata annualmente, con la possibilità da parte delle amministrazioni pubbliche di modificare le scelte iniziali in relazione alle diverse esigenze di tipo anche organizzativo. Sulla base dei fabbisogni così come sopra individuati e previa emanazione di apposito provvedimento autorizzatorio (vale a dire un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, delegato al Ministro per la pubblica amministrazione, con concerto del Ministro dell'economia e delle finanze), secondo quanto previsto dall'articolo 35 comma 4 del decreto legislativo n. 165 del 2001, l'amministrazione dà avvio alle procedure di reclutamento e successivamente alle relative assunzioni. All'interno del limite rappresentato dalla dotazione organica (e dal suo sviluppo in termini finanziari) le amministrazioni, inoltre, possono procedere annualmente alla rimodulazione qualitativa e quantitativa della propria consistenza di personale in base ai fabbisogni programmati, garantendo la neutralità finanziaria della rimodulazione. All'esito di tale attività di rimodulazione, le amministrazioni definiscono le modalità di copertura delle vacanze di organico, individuando quelle ritenute maggiormente idonee tra quelle legittime in base al quadro normativo di riferimento, nei limiti delle facoltà assunzionali di cui le amministrazioni stesse dispongono, e le medesime chiedono al Dipartimento della funzione pubblica e alla Ragioneria generale dello Stato di inserire – nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ex articolo 35, comma 4 del decreto legislativo n. 165 del 2001 – l'autorizzazione a svolgere i concorsi e a operare le conseguenti assunzioni. In questo quadro, dunque, le amministrazioni definiscono attraverso quali canali reperire le professionalità di cui necessitano potendo optare, in alternativa alle procedure concorsuali, anche per lo scorrimento di graduatorie già esistenti, per la mobilità di personale da altre amministrazioni ovvero per le progressioni di carriera del personale interno. Nel caso di specie, il Ministero della giustizia – Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi nel piano triennale dei fabbisogni del personale per il triennio 2018-2020 nonché nella successiva richiesta assunzionale ha chiesto, tra le altre cose, di essere autorizzato a bandire un concorso per 400 direttori, area III F3, in previsione delle stime di risparmi provenienti da cessazioni di unità di personale negli anni 2019 e 2020. Tale richiesta è stata autorizzata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2019... Successivamente all'autorizzazione a bandire, il Ministero della giustizia ha provveduto a pubblicare, in data 17 novembre 2020, il bando di concorso per l'assunzione di 400 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di direttore, da inquadrare nell'area funzionale III, fascia economica F3, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia – amministrazione giudiziaria, ad eccezione della regione Valle d'Aosta. All'esito dell'espletamento della prova di esame sono state approvate, tra il mese di marzo e il mese di aprile dell'anno 2021, le graduatorie distrettuali definitive dei vincitori, con la presa di possesso nella sede scelta entro il mese di luglio dell'anno 2021. Alla data del 31 dicembre 2021, le unità assegnate nei vari distretti di Corte di appello erano 386. In seguito all'approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 giugno 2022 di autorizzazione all'assunzione di ulteriori unità dalle graduatorie capienti, si è provveduto allo scorrimento delle stesse nei Distretti di Corte di appello di Bologna, Firenze, Genova, Milano, Trieste e Venezia. L'immissione in possesso, fissata alla data del 24 ottobre 2022, ha visto così concretizzarsi l'assunzione di ulteriori 31 idonei. Ricostruito l'iter di svolgimento dei concorsi oggetto della presente interrogazione ... si rileva, in ogni caso, che nel piano triennale dei fabbisogni del personale (2022-2024), adottato con decreto ministeriale del 12 aprile 2022 e successivamente confluito nel P.I.A.O. 2022-2024, il Ministero della giustizia, ...stante la sussistenza di graduatorie vigenti formatesi al termine di concorsi specifici banditi dal Ministero della giustizia nella qualifica di direttori..., ha chiesto di portare a compimento l'assunzione di 347 unità di direttori, area III F3, mediante scorrimento ad esaurimento della citata graduatoria e a completa copertura del fabbisogno esposto nella qualifica... A tal riguardo, tuttavia, si segnala che, come già anticipato dal Dipartimento della funzione pubblica con nota del 29 dicembre 2022 inviata ai candidati idonei, l'iter di predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri autorizzativo, da adottare ai sensi dell'articolo 35 comma 4 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e che raccoglie la totalità delle amministrazioni richiedenti (incluso il Ministero della giustizia), ha scontato un inevitabile rallentamento a seguito dell'introduzione nell'anno 2022 del P.I.A.O. La scadenza per la presentazione del suddetto piano, fissata al 30 giugno, è stata rispettata soltanto da poche amministrazioni e, in ragione di tali ritardi, il dipartimento della funzione pubblica ha potuto avviare le attività prodromiche alla predisposizione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in parola soltanto a partire dal mese di settembre. È doveroso rappresentare in questa sede che i tempi di adozione del provvedimento di autorizzazione (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri) sono stati condizionati non soltanto dalla particolare complessità della sua istruttoria, ma anche dalla necessità di acquisire dalle amministrazioni richiedenti informazioni integrative rispetto a quelle già inserite nei P.I.A.O., resesi indispensabili al fine di allineare i dati quantitativi relativi alle assunzioni da autorizzare alle novità normative e contrattuali intervenute in corso d'anno, riguardanti, tra l'altro, i dati stipendiali e il sistema di classificazione del personale. Con particolare riferimento al Ministero della giustizia, si segnala che – così come comunicato dal Dipartimento della funzione pubblica il 10 febbraio 2023 – quest'ultimo ha allineato i dati relativi alle proprie richieste assunzionali per le annualità 2022... Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 maggio 2023, concernente reclutamento e assunzione di personale in favore di varie pubbliche amministrazioni, è stato registrato dalla Corte dei conti il 30 maggio 2023 al n. 1603 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il giorno 12 giugno 2023 n. 135. Va da sé che, sulla, scorta di tale decreto le varie amministrazioni, incluso il Ministero della giustizia, potranno procedere al reclutamento delle unità di personale sulla base di quanto pianificato e autorizzato. In particolare... è prevista l'assunzione di tutti i candidati idonei ancora rimanenti nelle graduatorie relative ai concorsi per direttore (aut. bando decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2019)...».
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GHIRRA. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 230 del codice della strada, rubricato educazione stradale, prevede che il Ministro dell'istruzione, al fine di promuovere l'educazione stradale e la sensibilizzazione in materia di comportamento stradale, di concerto con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'interno e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentita la conferenza Stato-città ed autonomie locali, avvalendosi dell'Automobile Club d'Italia, predisponga appositi programmi, corredati dal relativo piano finanziario, da svolgere come attività obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, ivi compresi gli istituti di istruzione artistica e le scuole materne, che concernano la conoscenza dei principi della sicurezza stradale, nonché delle strade, della relativa segnaletica, delle norme generali per la condotta dei veicoli, con particolare riferimento all'uso della bicicletta, e delle regole di comportamento degli utenti, con particolare riferimento all'informazione sui rischi conseguenti all'assunzione di sostanze psicotrope, stupefacenti e di bevande alcoliche;

   la disposizione citata dispone inoltre che il Ministro dell'istruzione disciplini le modalità di svolgimento dei programmi nelle scuole, anche con l'ausilio degli appartenenti ai corpi di polizia municipale, nonché di personale esperto appartenente alle già menzionate istituzioni pubbliche e private. Si prevede, tra l'altro anche la formazione dei docenti in materia;

   inoltre, l'articolo 208 del codice della strada, al comma 2 lettera a), nel disciplinare i proventi delle sanzioni del codice, prevede che parte dei proventi sia utilizzato per iniziative e attività di promozione della sicurezza della circolazione;

   al comma 4, nell'ambito della ripartizione dei proventi in capo agli enti locali, alla lettera c), si prevedono interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti, quali bambini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all'educazione stradale, misure di assistenza e di previdenza per il personale di cui alle lettere d-bis) ed e) del comma 1 dell'articolo 12, misure di cui al comma 5-bis del presente articolo e a interventi a favore della mobilità ciclistica –:

   quali sia lo stato dell'arte delle iniziative di educazione stradale e delle iniziative messe in campo dal Ministro interrogato;

   se vi sia qualche forma di coordinamento con gli enti locali dotati di servizi di vigilanza e polizia locale visto che anche per questi è prevista attività di formazione nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di tendere all'azzeramento delle morti sulle strade con lo strumento della prevenzione;

   se non ritenga inoltre necessario e urgente adottare iniziative di competenza, nel primo provvedimento utile, al fine di stanziare adeguate risorse, incrementando quelle già previste per i progetti di sicurezza stradale nelle scuole di ogni ordine e grado.
(4-01893)

  Risposta. — Con riferimento al tema trattato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta che proprio al fine di sensibilizzare le ragazze e i ragazzi sull'importanza di una guida prudente, sicura e consapevole, con l'approvazione del disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della strada, il Governo è intervenuto sull'articolo 230 del Codice della strada – richiamato anche dall'onorevole interrogante – introducendo un nuovo comma 2-ter, secondo il quale la partecipazione a corsi extracurricolari di educazione stradale, organizzati dalle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado statali e paritarie, determina l'attribuzione, all'atto del rilascio della patente, di un credito di due punti, sulle tipologie di patenti espressamente indicate dal Codice stesso.
  L'individuazione dei soggetti formatori e delle modalità di svolgimento di tali attività extracurriculari, così come della relativa certificazione, è rimessa a un decreto del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro dell'interno.
  Giova sottolineare che la misura sopradescritta si colloca nel novero delle molteplici iniziative già adottate dal Ministero al fine di promuovere, nelle scuole del primo e secondo ciclo, la cultura della prevenzione e della sicurezza stradale, coinvolgendo gli studenti di tutte le fasce d'età, attraverso percorsi educativi orientati a incoraggiare comportamenti sempre più consapevoli in strada e alla guida dei veicoli.
  In particolare, viene in rilievo il progetto nazionale EDUSTRADA, attraverso cui si promuove l'offerta formativa gratuita annuale delle principali Istituzioni deputate all'educazione stradale in Italia, quali: Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Polizia stradale, Automobile club d'Italia-ACI, Federazione Ciclistica italiana-FCI, fondazione ANIA, Federazione motociclistica italiana-FMI, con la supervisione scientifica del Dipartimento di psicologia dell'Università La Sapienza di Roma.
  Inoltre, è stata attivata la piattaforma nazionale sull'educazione stradale «EDUSTRADA-PNES», con l'obiettivo di diffondere la cultura della sicurezza in strada, la percezione dei rischi dell'ambiente stradale e il rispetto delle regole della convivenza civile. La piattaforma rende disponibili circa 30 progetti formativi in materia di educazione stradale e di mobilità sostenibile di ambito nazionale, incontri formativi in presenza e da remoto, materiali didattici e concorsi sul tema dell'educazione stradale che promuovono la partecipazione attiva di studenti e docenti.
  In un simile contesto, si ritiene opportuno evidenziare che, nell'anno scolastico 2022/2023, la formazione offerta dal progetto EDUSTRADA ha coinvolto oltre 2.195 docenti delle scuole di ogni ordine e grado; 175.164 studenti di tutti i cicli scolastici; 2.399 scuole.
  Sempre nell'ambito del progetto EDUSTRADA, il Ministero promuove numerose iniziative info-formative e giornate gratuite dedicate all'educazione stradale e alla mobilità sostenibile, rivolte a tutte le istituzioni scolastiche, realizzate sul territorio nazionale in collaborazione con istituzioni ed enti, quali a esempio: ANAS, Polizia municipale, uffici scolastici regionali, Autostrade sina S.p.A.
  Si aggiunga che il Ministero promuove, da diversi anni, in collaborazione con la Polizia di Stato, la disseminazione dei percorsi di informazione e formazione nelle scuole, quali:

   «ICARO»: progetto formativo curato dalla Polizia stradale nell'ambito del progetto EDUSTRADA, inerente al tema dell'educazione stradale;

   «INCROCI»: progetto rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado del territorio nazionale, con attenzione agli istituti situati in contesti di emergenza educativa, attraverso il quale, la Polizia stradale e ferroviaria, intende realizzare, nel periodo compreso tra il mese di gennaio e aprile 2024, degli incontri formativi in presenza nelle scuole o in modalità webinar, sui temi dell'educazione stradale, della sicurezza ferroviaria e dei pericoli della rete, tenuti dai medesimi funzionari di Polizia, con l'ausilio di un kit didattico.

  Si ricorda che, nell'ambito dell'insegnamento trasversale dell'educazione civica viene promossa altresì l'educazione stradale. Al riguardo, nelle linee guida – adottate in applicazione della legge che ha introdotto tale insegnamento – ampio spazio è dedicato alla riflessione sui concetti di rispetto delle leggi e delle regole comuni in tutti gli ambienti di convivenza, facendo un richiamo anche al codice della strada.
  Si sottolinea, poi, che lo scorso dicembre è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra il Ministero dell'istruzione e del merito e l'ACI, finalizzato alla realizzazione di azioni e iniziative di sensibilizzazione degli studenti delle scuole sulle tematiche, di cui all'atto parlamentare in oggetto.
  Infine, si ribadisce che l'educazione stradale è una delle priorità su cui il Ministero dell'istruzione e del merito seguiterà a lavorare, anche con le più importanti realtà istituzionali, al fine di continuare a dare attuazione e sviluppo al progetto EDUSTRADA, con l'obiettivo di raggiungere una platea di scuole sempre più ampia.
  

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   GIANASSI, SERRACCHIANI, ZAN, DI BIASE e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che la Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta avrebbe scoperto, nell'ambito di un'inchiesta scaturita dalle intercettazioni effettuate nei confronti dell'avvocato Stefano Menicacci e di Domenico Romeo, nel corso di alcuni accertamenti in merito a presunti interessi dell'eversione nera nella realizzazione della strage di Capaci, un piano segreto volto ad ostacolare l'attività della magistratura e, più nello specifico, quella di alcuni magistrati particolarmente sgraditi;

   emergerebbe, dunque, dalla ricostruzione, la costituzione di un vero e proprio «osservatorio» di ispirazione fascista, per stessa definizione dei soggetti coinvolti, volto ad «operare una sorta di dossieraggio con finalità di intimidazione dei magistrati “scomodi”, secondo un'ottica fascista»;

   il piano eversivo, come si legge nel comunicato della procura, prevederebbe inoltre, al fine di fornire una «cornice istituzionale» alle proprie azioni, anche la richiesta di supporto e il coinvolgimento «di altissimi livelli del potere Esecutivo», oltre che l'ottenimento di altre garanzie «che gli associati affermano, nei loro colloqui, di avere già ottenuto»; i nomi emergerebbero dagli atti dell'inchiesta della procura di Caltanissetta;

   la Dia avrebbe inoltre eseguito anche la perquisizione delle abitazioni di altri soggetti coinvolti nel progetto e la procura di Caltanissetta, e avrebbe emesso decreti di perquisizione per reati di associazione a delinquere e di violazione della cosiddetta legge Anselmi sulle associazioni segrete;

   il piano sarebbe ancora attivo, sempre secondo gli interlocutori intercettati, accusati tra l'altro di false informazioni a pubblico ministero aggravate dall'aver mentito in un procedimento per strage –:

   se il Governo non ritenga di dovere con urgenza adottare ogni iniziativa di competenza affinché sia fatta chiarezza su questa vicenda, che assume contorni inquietanti in termini di equilibrio tra poteri dello Stato e della medesima tenuta delle istituzioni del nostro Paese, e che disvela un vero e proprio quadro eversivo del sistema democratico.
(4-01410)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferita l'informazione secondo cui la Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta ha appreso, nell'ambito di un'inchiesta, di un piano segreto volto ad ostacolare l'attività della magistratura e nello specifico di taluni magistrati, si avanzano specifici quesiti circa le eventuali iniziative intraprese dal Governo per chiarire i termini della vicenda giudiziaria.
  Orbene, in relazione alla questione sollevata è stata acquisita una dettagliata relazione dall'autorità giudiziaria interessata, ovvero la Procura distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, dalla quale, nei limiti di quanto ostensibile in ragione della fase del procedimento, e come dalla stessa autorità giudiziaria riferito, emerge che è stata data esecuzione, in data 21 luglio 2023, (...
omissis...) ad un'ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta con la quale è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di M. S. e R. D. per il reato di cui agli articoli 371-bis e 384-ter del codice penale (false informazioni al pubblico ministero aggravato per aver commesso il fatto nell'ambito di un procedimento iscritto per il delitto di strage commesso in Capaci il 23 maggio 1992); in data 21 luglio 2023 è stata data esecuzione, in altro procedimento penale, (...omissis...) ad un decreto di perquisizione nei confronti di T. A., I. S. e S. F. per i delitti di cui agli articoli 416 del codice penale (associazione a delinquere) nonché 1-2 della legge n. 17 del 1982 (cosiddetta legge Anselmi) (...omissis...). Le originarie attività di indagine relative al delitto di strage, tuttora coperte da segreto istruttorio, riguardano l'eventuale coinvolgimento di esponenti della destra eversiva nella fase ideativa e/o di esecuzione della strage di Capaci.
  Inoltre, nell'ambito di altro procedimento – tuttora coperto dal segreto istruttorio in relazione agli atti non riportati nei decreti di perquisizione – emergeva a carico degli indagati T., I. e S. un quadro indiziario circa un progetto ispirato dalla ideologia fascista (gli interlocutori, più volte e nel corso di eterogenei colloqui, si definiscono fascisti) di costituzione di un «Osservatorio» delle attività della magistratura, del quale dovrebbero fare parte, secondo le affermazioni dei predetti indagati, componenti occulti... (...
omissis...) per colpire magistrati non graditi (...omissis...). Si precisa tuttavia che nessun esponente delle istituzioni è persona sottoposta ad indagini.
  In sintesi, dei fatti oggetto dell'interrogazione risulta pienamente investita l'autorità giudiziaria, il cui scrutinio e la valutazione giuridica restano alla stessa demandati.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GRIMALDI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato sul quotidiano Domani, l'Agenzia industrie difesa (Aid) nel 2016 avrebbe venduto cento carri armati Leopard all'azienda svizzera Ruag Holding senza le necessarie autorizzazioni all'export previste dalla legge n. 185 del 1990 che regola l'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento;

   se confermato, risulta incomprensibile all'interrogante come l'Aid – ente controllato dal Ministero della difesa – abbia potuto vendere a un'azienda extra-Ue materiale militare senza le dovute autorizzazioni;

   la vicenda ha inizio nel 2016, quando l'azienda di Stato elvetica Ruag Holding acquista da Aid cento carri armati Leopard versione 1A5 e i relativi pezzi di ricambio. I veicoli, secondo il contratto siglato tra le parti, dovevano essere trasferiti non oltre dicembre 2017 in un deposito nei pressi dell'azienda Goriziane Group di Villesse, specializzata nel ricondizionamento e manutenzione dei veicoli corazzati militari;

   la Ruag aveva intenzione di rendere nuovamente operativi i Leopard per poi rivenderli al Brasile, ma l'intesa non si è concretizzata e i Leopard sono rimasti fermi in territorio italiano in attesa di un nuovo acquirente;

   con l'inizio della guerra in Ucraina il valore dei carri armati – soprattutto quelli meno avanzati – è aumentato vertiginosamente, tanto che un veicolo acquistato da Ruag nel 2016 per 45 mila euro vale oggi almeno un milione di euro, una cifra ancora più impressionante trattandosi di mezzi dismessi verso la fine degli anni Novanta e bisognosi di interventi di manutenzione;

   secondo la Radiotelevisione svizzera Rsi, la Ruag ha cercato di rivendere i carri armati all'azienda tedesca Rheinmetall pur senza avere le dovute autorizzazioni da parte del Governo elvetico;

   nel frattempo sono circolate notizie di Leopard italiani da inviare in Ucraina tramite la Rheinmentall, ma senza informazioni chiare sulle procedure né tantomeno sulla catena di acquirenti;

   la scelta dell'Italia di secretare la lista del materiale militare inviato in Ucraina rende ancora più complesso tener traccia delle esportazioni belliche;

   come evidenziato da Weapon watch e da Opal, l'Aid avrebbe dovuto chiedere all'autorità competente Uama (l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) l'autorizzazione per la vendita e la successiva esportazione dei carri armati Leopard, ma nelle relazioni al Parlamento sulle operazioni autorizzate per il trasferimento dei materiali di armamento pubblicate dal 2013 al 2022 non c'è traccia di questo documento;

   la legge n. 185 del 1990 stabilisce l'obbligo per le aziende iscritte al registro di richiedere all'Uama l'autorizzazione all'export per poter procedere alla firma di un contratto di vendita di materiale bellico e la legge è ancora più stringente nel caso di accordi con paesi extra-Ue, tra i quali rientra anche la Svizzera;

   la mancanza di autorizzazione da parte di Uama comporta dei problemi anche sulla definizione dell'utilizzatore finale dei Leopard, poiché la legge n. 185 del 1990 prevede che l'acquirente debba segnalare all'Italia quale sarà l'utilizzatore finale del prodotto venduto e chiedere una nuova autorizzazione nel momento in cui questo cambia;

   se la Ruag dovesse effettivamente rivenderli alla tedesca Rheinmetall o inviarli all'esercito ucraino dovrebbe prima notificarlo alle autorità italiane competenti;

   in assenza dei dovuti chiarimenti, tale vicenda rappresenta un pericoloso precedente e dimostra ancora una volta quanto può essere opaco il mercato bellico, soprattutto nei momenti di crisi e di guerra –:

   se si intenda chiarire come si è realizzato il processo di vendita di 100 carri armati Leopard da parte di Aid all'azienda svizzera Ruag Holding, se risponda al vero che la stessa sia avvenuta senza le necessarie autorizzazioni a all'export previste dalla legge n. 185 del 1990 e quali iniziative di competenza si intenda assumere per evitare che in futuro possano ripetersi simili episodi.
(4-01539)

  Risposta. — In merito alle operazioni di vendita effettuate da parte di Agenzia Industrie Difesa nei confronti della Società svizzera RUAG, ritengo sia fondamentale, a fini di chiarezza, ricostruire gli eventi alla luce delle previsioni normative di settore.
  Nel febbraio 2016 l'Agenzia è stata autorizzata, ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 185 del 1990, alla conclusione delle trattative contrattuali con l'azienda elvetica RUAG per la vendita di cento carri armati Leopard 1 A5 e tre milioni di parti di ricambio, per un valore complessivo di sette milioni di euro.
  Al riguardo, appare necessario ricordare come le autorizzazioni alla conclusione delle trattative contrattuali, di cui al succitato articolo, non vengano inserite nella relazione al Parlamento di cui all'articolo 5, comma 3 della legge n. 185 del 1990. Tale norma, infatti, nell'elencare gli elementi che la Relazione deve contenere, specifica che essi riguardano le operazioni contrattualmente definite, indicandone gli stati di avanzamento annuali sulle esportazioni, importazioni e transiti doganali.
  Tanto chiarito, non risultano licenze di esportazione verso la Svizzera rilasciate da UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento) all'Agenzia industrie Difesa.
  Questo, poiché non essendo stati fisicamente esportati i cento carri armati Leopard – tuttora custoditi in deposito a Gorizia – una licenza di esportazione ai sensi della legge n. 185 del 1990 non è, allo stato, dovuta.
  Quanto alla fornitura di servizi e ricambi su carri armati Leopard 1 A5 da parte della società Goriziane Group alla RUAG, rappresento che tra il 2017 e il 2018 UAMA ha rilasciato alla Goriziane Group cinque autorizzazioni all'esportazione, ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 185 del 1990, per un valore complessivo di poco inferiore a tredici milioni di euro. Tali autorizzazioni sono riportate nella relazione al Parlamento.
  Da quanto precede, si rileva che Agenzia Industrie Difesa ha correttamente chiesto ed ottenuto da UAMA l'autorizzazione a sottoscrivere il contratto di vendita nel rispetto delle norme in vigore; lo stesso vale per la società Goriziane Group, che ha fornito servizi e ricambi alla RUAG dopo aver ottenuto le prescritte autorizzazioni.
  1 succitati elementi di informazione, valutati anche alla luce delle disposizioni normative poc'anzi menzionate, ritengo facciano emergere come l'operazione sia stata condotta in totale trasparenza e nell'integrale rispetto dei principi che ispirano la normativa recata dalla legge n. 185 del 1990 e conseguentemente governano le attività di esportazione, importazione e transito di materiale d'armamento.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   GRIMALDI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica del 15 ottobre 2023, le impugnazioni di leggi regionali da parte del Consiglio dei ministri nel 2023 sarebbero diminuite del 70 per cento rispetto all'anno scorso;

   a fronte di un numero di leggi approvate dai consigli regionali rimasto sostanzialmente invariato rispetto all'anno scorso, il numero delle impugnazioni si sarebbe ridotto dalle 48 leggi regionali impugnate nei primi otto mesi del 2022 ad appena 15 impugnate dall'attuale Governo nel corso dei primi mesi del 2023;

   come è noto, l'istruttoria di valutazione di legittimità delle leggi regionali è affidata al Ministero per gli affari regionali, il quale, sentiti i pareri dei Ministeri competenti, successivamente, propone l'impugnazione, o meno, al Consiglio dei ministri che, previa delibera, dispone di 60 giorni dalla data di pubblicazione della legge sul bollettino regionale per promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla Corte costituzionale;

   secondo l'articolo citato, in alternativa alla procedura di impugnazione delle leggi regionali, sembrerebbe sia aumentato il ricorso al diverso strumento invalso nella prassi della richiesta alle regioni di chiarimenti o l'assunzione di impegno a modificare la legge regionale al fine di evitarne l'impugnazione;

   le leggi regionali sulle quali occorre concentrare di più l'attenzione sono ovviamente quelle che prevedono nuovi e maggiori spese e, a tal proposito, secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica, su alcune leggi regionali recentemente approvate, il Ministero degli affari regionali non avrebbe proposto l'impugnazione neanche a seguito delle segnalazioni del rischio di un aggravio di spesa avanzate dai Ministeri competenti;

   pur comprendendo l'intenzione di voler ridurre il numero dei contenziosi tra lo Stato e le regioni occorre, a parere dell'interrogante, verificare l'efficacia della semplice richiesta di «impegno» a modificare i contenuti di una legge regionale in alternativa all'impugnazione per comprendere in che misura le regioni recepiscano effettivamente le osservazioni avanzate dal Governo modificando di conseguenza le norme regionali varate –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire quale sia l'esito, ad oggi, delle richieste di «impegno» indirizzate alle regioni nel 2023 in merito a leggi regionali soggette a valutazione di impugnazione, con particolare riguardo a quelle che prevedono aumenti di spesa o nuove spese e se, ogni qualvolta tali impegni dovessero essere disattesi, lo stesso proceda con la richiesta di impugnazione nei modi e nei tempi previsti dall'ordinamento.
(4-01758)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, concernente chiarimenti circa l'esito, ad oggi, delle richieste di «impegno» indirizzate alle regioni nel 2023 in merito a leggi regionali soggette a valutazione di impugnativa, si rappresenta quanto segue.
  Occorre premettere che, fin dall'insediamento del Governo in carica, quindi già prima dell'inizio dell'anno 2023, e fino al 31 dicembre 2023, il Consiglio dei ministri ha esaminato 728 leggi delle regioni e delle province autonome. Di 25 è stata proposta l'impugnativa e di 703 la non impugnativa.
  Questo Governo ha dato quindi un contributo fattivo alla riduzione del contenzioso, intensificando il confronto con le regioni e dando priorità alla leale collaborazione istituzionale. La percentuale delle impugnative delle leggi regionali da parte del Governo, con riferimento al periodo indicato, si assesta poco sopra il 3 per cento (3,43 per cento), mentre le non impugnative sono pari al 96,57 per cento.
  Di seguito si riporta un prospetto relativo alle impugnative negli anni dal 2001 (dall'entrata in vigore del nuovo Titolo V) al 2023.

Anno

Non
impugnative

Impugnative

Impugnative (%)

Totale

2001

29

2

  6,45

  31

2002

647

58

  8,23

  705

2003

548

37

  6,32

  585

2004

524

65

  11,04

  589

2005

565

59

  9,46

  624

2006

549

27

  4,69

  576

2007

577

24

  3,99

  601

2008

552

45

  7,54

  597

2009

593

52

  8,06

  645

2010

510

74

  12,67

  584

2011

477

  100

  17,33

  577

2012

575

  127

  18,09

  702

2013

672

  73

  9,80

  745

2014

617

  47

  7,08

  664

2015

596

  69

  10,38

  665

2016

623

  55

  8,11

  678

2017

699

  55

  7,29

  754

2018

614

  72

  10,50

  686

2019

623

  86

  12,13

  709

2020

621

  99

  13,75

  720

2021

602

  64

  9,61

  666

2022

564

  72

  11,32

  636

2023

628

  24

  3,68

  652

Totale

13.005

  1.386

  9,63

14.391

  In particolare, si rappresenta che nei primi otto mesi del 2022 sono state esaminate 436 leggi regionali e provinciali, di cui 53 sono state impugnate (12,16 per cento), mentre per le altre 383 è stata proposta la non impugnativa (87,84 per cento). Nei primi otto mesi del 2023, invece, sono state esaminate 413 leggi regionali e provinciali. Per 18 di queste ultime è stata proposta l'impugnativa (4,36 per cento), mentre per le altre 395 è stata proposta la non impugnativa (95,64 per cento). Al riguardo, si precisa che il dato relativo a 15 leggi regionali e provinciali impugnate indicato nell'interrogazione è riferibile alle leggi esaminate dal Consiglio dei ministri entro il 31 luglio 2023 e non entro il 31 agosto 2023.
  Occorre ricordare che la riduzione del contenzioso è stata più volte richiesta dai Presidenti della Corte costituzionale
pro tempore, che hanno invitato gli attori istituzionali a riflettere sulla necessità di apprestare più efficaci meccanismi di prevenzione e risoluzione dei conflitti. L'impegno del Presidente della regione a modificare la legge regionale senza darne applicazione medio tempore è parte di un efficace strumentario deflattivo del contenzioso costituzionale, utilizzato nel corso degli anni e già oggetto di apposita direttiva ministeriale del 2006. Quest'ultima costituisce l'atto con cui è stata espressamente introdotta la prassi degli impegni quale strumento deflattivo del contenzioso costituzionale nell'ambito di un clima di cooperazione istituzionale.
  Tale strumentario deflattivo si traduce in un quotidiano e costante lavoro di mediazione svolto dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha prodotto un significativo aumento degli impegni assunti dai Presidenti delle regioni e dalle province autonome, rispetto agli anni precedenti: si tratta di impegni assunti dai Presidenti delle regioni e delle province autonome, e non soltanto della «semplice richiesta di "impegno"» da parte del Dipartimento, cui l'interrogazione fa riferimento. Si tratta infatti dell'impegno ad apportare le modifiche normative necessarie a ricondurre la legislazione regionale o provinciale a conformità con il quadro costituzionale e a evitare, quindi, l'impugnativa delle disposizioni regionali. L'impegno comprende anche la rinuncia ad applicare la legge regionale o provinciale nelle more della sua modifica.
  Quanto alle leggi regionali esaminate dal Consiglio dei ministri nel 2023, si precisa che 138 sono state oggetto di assunzione di impegno. Di questi, 63 risultano al momento avere avuto un effettivo e conforme seguito, mediante la successiva adozione di leggi regionali o provinciali. Di queste ultime, circa la metà riguarda profili relativi alla copertura di nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Se, invece, si considera il periodo del Governo Meloni dal suo insediamento alla data del 31 dicembre 2023, gli impegni assunti risultano 157, di cui al momento 73 hanno avuto effettivo e conforme seguito.
  Il dato è in costante aggiornamento, dal momento che il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, con cadenza periodica, procede a verifica dello stato di attuazione degli impegni che le regioni o le province autonome hanno assunto con il Governo.
  In materia, anche per rinforzare proprio lo strumentario in questione, è recentemente intervenuta una direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, indirizzata a tutti i ministri. La direttiva, adottata su proposta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, è stata pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, serie generale, n. 250 del 25 ottobre 2023. La direttiva, in materia di esame delle leggi delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano e delle questioni di legittimità costituzionale ai sensi e per gli effetti dell'articolo 127 della Costituzione e razionalizzazione dell'attività istruttoria del Governo, prevede, nel rispetto del principio di leale collaborazione, che l'impegno, quale strumento di riduzione dei giudizi costituzionali, intervenga a seguito della verificata impraticabilità di altre soluzioni quali, a titolo esemplificativo: interpretazioni adeguatrici costituzionalmente conformi; circolari interpretative concordate, che assicurino un'applicazione conforme alle disposizioni costituzionali; prevalenza di disposizioni dell'Unione europea, tali da rendere irrilevante il contenzioso costituzionale. L'impegno assunto dal Presidente della giunta può ritenersi idoneo a superare i rilievi di illegittimità costituzionale – soltanto dopo l'assenso comunicato dalle singole articolazioni del Governo che avevano originariamente sollevato censure.
  La stessa direttiva ha previsto un'attività di monitoraggio degli impegni, stabilendo che «nei casi in cui il Consiglio dei ministri, in virtù dell'assunzione di un impegno da parte regionale o provinciale ad approvare i necessari interventi legislativi, abbia deliberato di non impugnare dinanzi alla Corte costituzionale la normativa regionale o provinciale di interesse, il Dipartimento acquisisce aggiornamenti in merito dalle regioni e province autonome».
  La stessa direttiva prevede anche che il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, proprio sulla base di quanto emerge dalle verifiche periodiche condotte dal Dipartimento secondo la ricordata direttiva, riferisca con cadenza semestrale al Consiglio dei ministri sullo stato di attuazione degli impegni assunti dalle regioni e dalle province autonome.
  Si rileva inoltre che l'ordinamento non rimane sprovvisto di rimedi, nell'ipotesi in cui gli impegni assunti dalla regione o dalla provincia autonoma non abbiano ricevuto un effettivo seguito e sia ormai decorso (come avviene in genere) il termine per il ricorso in via principale. Fatto salvo l'eventuale incidente di costituzionalità, possono ricorrere, nei casi estremi, anche i presupposti per l'esercizio di poteri sostitutivi ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione.
  Si fa, infine, presente che il motivo per il quale, in presenza di nuove leggi regionali o provinciali di spesa, non è stata proposta la loro impugnativa, è legato al fatto che il Ministero dell'economia e delle finanze, trattandosi di un mero rischio (come afferma lo stesso interrogante), non ha ritenuto che mancasse la copertura a seguito dei chiarimenti forniti dalle regioni interessate ovvero ha reputato satisfattivi gli impegni assunti a introdurre puntuali modifiche normative.

Il Ministro per gli affari regionali e le autonomie: Roberto Calderoli.


   GRIPPO. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   con l'avviso del direttore generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l'internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione del 23 giugno 2022, n. 16475, integrato dal decreto direttoriale 5 luglio 2022, n. 1645 sono state individuate le istituzioni scolastiche per l'avvio, a partire dall'anno scolastico 2022/2023, del percorso di potenziamento-orientamento «Biologia con curvatura biomedica»;

   tali licei mantengono l'ordinaria preparazione in ambito umanistico e fisico-matematico potenziando però, grazie all'aggiunta delle scienze biomediche, l'acquisizione di competenze in campo biologico-sanitario, mediante l'adozione di pratiche didattiche attente alla dimensione laboratoriale e all'orientamento degli studenti che nutrono un particolare interesse per la prosecuzione degli studi in ambito chimico-biologico e medico-sanitario;

   gli studenti e le studentesse che scelgono questo indirizzo scolastico iniziano un percorso formativo che prevede il potenziamento delle discipline scientifiche e chimiche attinenti all'area medica, come l'anatomia, la fisiologia, la biochimica e la microbiologia;

   a tal fine, il piano orario settimanale di tali licei è integrato da alcune ore di lezioni frontali e di attività laboratoriali;

   è giunta all'interrogante la segnalazione che la classe di concorso A-15 discipline sanitarie – costituita da docenti laureati, tra le altre, in medicina e chirurgia, odontoiatria, farmacia, scienze biologiche – si vede immotivatamente esclusa dal poter insegnare nei licei con attivo il percorso di potenziamento-orientamento «Biologia con curvatura biomedica»;

   attualmente, infatti, a detenere le cattedre per le attività biomediche inserite nei piani formativi di questi licei, sono solamente i docenti della classe di concorso A-50 scienze naturali, chimiche e biologiche, a cui afferiscono i laureati in scienze geologiche, scienze ambientali, scienze forestali, agrarie e affini;

   questi ultimi, come è evidente, sono docenti che non detengono in maniera esclusiva una formazione in ambito biochimico o biomedico, né tanto meno una specifica e approfondita preparazione in ambito sanitario, al contrario, invece, della prima classe di concorso menzionata;

   è indubbio, pertanto, che tra i docenti più indicati a insegnare tutte quelle materie attinenti all'area biomedica non possano non figurare anche i professionisti del settore appartenenti alla classe di concorso A-15 –:

   per quale ragione non siano stati inclusi i licei con il percorso di potenziamento-orientamento «Biologia con curvatura biomedica» tra gli istituti dove la classe di concorso A-15 può prestare servizio;

   se abbia intenzione di porvi rimedio, e con quali tempistiche, nel prossimo provvedimento di revisione e aggiornamento delle classi di concorso per la scuola secondaria di secondo grado.
(4-01955)

  Risposta. — In riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta, preliminarmente, che con l'avviso pubblico del 23 giugno 2022, n. 16475, integrato dal decreto direttoriale 5 luglio 2022, n. 1645, sono state individuate le istituzioni scolastiche autorizzate ad attivare, a partire dall'anno scolastico 2022/2023, il percorso di potenziamento-orientamento «Biologia con curvatura biomedica», al precipuo fine di favorire l'acquisizione di competenze in campo biologico, grazie anche all'adozione di pratiche didattiche attente alla dimensione laboratoriale, nonché di orientare le studentesse e gli studenti che nutrono un particolare interesse per la prosecuzione degli studi in ambito chimico-biologico e sanitario.
  Il sopramenzionato percorso, della durata triennale per complessive 150 ore, è rivolto ai licei classici e scientifici, ai licei scientifici con opzione «Scienze applicate» e ai licei scientifici con sezione ad indirizzo sportivo, e si aggiunge agli insegnamenti curriculari a partire dal terzo anno del corso di studi.
  Esso si configura quale attività rientrante negli spazi di sperimentazione e flessibilità organizzativa delle istituzioni scolastiche previsti dal decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, e dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89 – che adotta il regolamento recante revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei – e non comporta riflessi strutturali sull'impianto ordinamentale dei predetti percorsi formativi.
  Ciò premesso, la dotazione organica dei percorsi liceali che attuano il percorso di potenziamento-orientamento «Biologia con curvatura biomedica», risulta essere quella assegnata alle istituzioni scolastiche interessate sulla base degli insegnamenti previsti nei rispettivi quadri orario ordinamentali che, allo stato, includono solo la disciplina «Scienze naturali» per l'insegnamento della quale l'allegato A del decreto ministeriale 9 maggio 2017, n. 259, prevede l'esclusivo impiego di docenti appartenenti alla classe di concorso A-50 (Scienze naturali, chimiche e biologiche).

Il Ministro dell'istruzione e del merito: Giuseppe Valditara.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della difesa, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, si è appreso da organi di stampa che il concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di 15 posti di personale dirigenziale di seconda fascia del ruolo dei dirigenti del Ministero della difesa, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 67 del 23 agosto 2022, in fase di espletamento, presenta delle marcate anomalie;

   in diversi articoli, infatti, si sostiene che il presidente della commissione del concorso presieda anche il comitato scientifico di Direkta, la società che, appena pubblicato il bando del concorso, si è prontamente attivata per offrire a tutti i candidati, al costo di 720 euro più Iva, un corso «superintensivo» per superare più agevolmente le prove d'esame;

   è di tutta evidenza che se fosse confermato il menzionato legame tra il presidente della commissione d'esame e la società «tutor» che si è offerta di preparare a pagamento gli aspiranti dirigenti, si potrebbe configurare un ingiustificato conflitto di interessi, a scapito della correttezza ed imparzialità della pubblica amministrazione e del buon esito della procedura concorsuale;

   il concorso di cui trattasi, che prevede la copertura di 13 dirigenti di rango amministrativo e 2 di quello tecnico, era già stato contestato in origine da varie organizzazioni sindacali, per la discutibile scelta del Ministero della difesa di escludere dalla partecipazione ai posti da dirigente tecnico, dei laureati in fisica, chimica e biologia, ammettendo esclusivamente i laureati in ingegneria, nonostante nei ruoli dell'A.D. sia previsto unicamente il «dirigente tecnico» (e non quello di «dirigente ingegnere»);

   al riguardo, è plausibile che gli aspetti di dubbia legittimità sopra riportati possano in parte derivare dalla mancanza del direttore generale del personale civile, incarico inspiegabilmente vacante da oltre un anno presso il Dicastero della difesa –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere rispetto alle problematiche riportate al fine di assicurare condizioni di massima correttezza, trasparenza ed imparzialità del citato concorso.
(4-01137)

  Risposta. — L'interrogazione in esame è finalizzata ad ottenere chiarimenti in merito alla regolare gestione del concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di 15 posti di personale dirigenziale di seconda fascia nel ruolo dei dirigenti del Ministero della difesa – di cui 13 unità di dirigente amministrativo e 2 unità di dirigente tecnico – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 67 del 23 agosto 2022, è tuttora in itinere.
  Al fine di procedere alla costituzione delle commissioni esaminatrici del concorso in oggetto, visto il disposto dell'articolo 5 del bando di concorso, ai sensi del quale «il Presidente della Commissione esaminatrice è scelto tra magistrati amministrativi ordinari, contabili, avvocati dello Stato, dirigenti di prima fascia, professori di prima fascia di università pubbliche o private designati nel rispetto delle norme dei rispettivi ordinamenti di settore», la competente Direzione generale per il personale civile ha richiesto ad amministrazioni dello Stato ed Università l'indicazione di vari nominativi disponibili a ricoprire l'incarico.
  In particolare, con lettera datata 18 novembre 2022, è stato chiesto al segretario generale della Corte dei conti «di voler cortesemente proporre un nominativo, preferibilmente individuato tra i magistrati con incarico di presidente di sezione, disponibile a ricoprire l'incarico di presidente, titolare e supplente, di una delle due commissioni di concorso in oggetto, nonché quello di un eventuale supplente».
  Con comunicazione pervertita in data 12 dicembre 2022 il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti provvedeva alla designazione di due magistrati per il conferimento del suddetto incarico, individuando anche il dottor Mauro Orefice, presidente di sezione.
  Con decreto direttoriale datato 7 aprile 2023, la competente Direzione generale ha nominato le commissioni esaminatrici, individuando il dottor Mauro Orefice come presidente effettivo della commissione incaricata della valutazione del profilo di 13 unità di dirigente amministrativo.
  In data 10 maggio 2023 sono state effettuate le prove preselettive, il cui espletamento veniva curato interamente da Formez P.A., con cui era stata stipulata apposita convenzione.
  Nella fattispecie, ai fini della predisposizione della relativa banca dati, il predetto Istituto si era avvalso di una ditta esterna, Global Service, che ha provveduto in tal senso.
  Solo successivamente, però, in data 26 maggio 2023 la citata Direzione generale veniva a conoscenza del fatto che l'Istituto di alta formazione giuridica Direkta, nel cui comitato scientifico è presente anche il dottor Orefice, avrebbe avviato il corso superintensivo dirigente amministrativo – Ministero della difesa profilo A.
  In data 31 maggio 2023, gli Uffici di gabinetto del Ministero della difesa rendevano note alla competente Direzione generale le dimissioni del dottor Orefice.
  Conseguentemente, la competente Direzione generale con decreto dirigenziale in data 7 luglio 2023, ha nominato quale presidente effettivo della sopracitata commissione esaminatrice il magistrato della Corte dei conti dottor Enrico Torri. La procedura concorsuale è dunque regolarmente avanzata approdando alla fase delle prove scritte che si sono svolte il 27 luglio 2023 e delle quali sono in corso le sedute di correzione degli elaborati e di valutazione dei titoli.
  Con riferimento, invece, alla scelta del Ministero della difesa di escludere dalla partecipazione ai posti da dirigente tecnico, dei laureati in fisica, chimica e biologia, occorre osservare, in via generale, che, nell'emanazione di un bando di concorso, l'Amministrazione esercita la propria discrezionalità, da intendere come potere di scelta tra più comportamenti per il soddisfacimento di un interesse pubblico.
  In tale contesto, l'Amministrazione è tenuta a fissare preventivamente le regole alle quali si atterrà per la scelta dei candidati più idonei, regole che in parte sono fissate dalla normativa vigente in materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 487 del 1994), in parte stabilite dalla stessa Amministrazione, che diventano
lex specialis nell'ambito dello specifico concorso.
  Pertanto, la discrezionalità delle pubbliche amministrazioni nell'individuazione dei titoli richiesti per la partecipazione ad un concorso è assai ampia ed al riguardo non viene in rilievo il principio del
favor partecipationis propriamente inteso.
  Piuttosto, si tratta, per l'Amministrazione, di fissare una soglia minima di accesso al concorso avendo riguardo, da un lato, alle caratteristiche intrinseche del posto da ricoprire, dall'altro, alle esigenze organizzative che postulano, in omaggio al principio costituzionale del buon andamento, una gestione efficiente delle procedure concorsuali.
  In questo ambito, il margine per un sindacato, anche in sede giurisdizionale, è assai limitato, ed attiene al rispetto formale della legge o a casi di palese e manifesta irragionevolezza o difetto di proporzionalità, o comunque di illogicità, arbitrarietà e contraddittorietà.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   PICCOLOTTI e DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il procuratore della Repubblica della Procura di Roma ha lanciato un appello al Csm e al Ministero della giustizia sulle carenze di personale con cui è costretta a lavorare la procura di Roma;

   la mancanza di personale si riscontra sia tra i magistrati che tra il personale amministrativo e interessa anche il pool dell'antimafia;

   la pianta organica prevede 94 sostituti procuratori ma ne mancano 17 ed entro la fine dell'anno aumenteranno a 20 mentre, per quanto riguarda gli amministrativi in organico le unità previste dovrebbero essere 630 ma in realtà ne sono presenti 432;

   dai numeri rivelati dal procuratore della Repubblica si evince come la Procura di Roma faccia fronte a un'attività ingentissima fronteggiata in una condizione assolutamente deficitaria sia per numero di magistrati che di personale amministrativo;

   i numeri delle principali attività svolte nel 2023 raccontano di oltre 90 mila furti, duemila rapine, quasi 11 mila truffe, con la maggioranza sul web, 828 procedimenti iscritti riguardanti gli infortuni sul lavoro, che rappresenta un'altra permanente emergenza, una decina di segnalazioni al giorno per violenza sulle donne, numerosi procedimenti per reati tributari e contro la pubblica amministrazione;

   una ulteriore permanente emergenza è quella della violenza genere: nel solo 2023 sono stati iscritti 8.433 nuovi procedimenti penali e nell'ambito di questi sono state avanzate quasi 700 richieste di misure cautelari, in larghissima parte accolte, 76 di queste hanno riguardato minorenni e in 3392 casi è stato attivato il codice rosso;

   nell'anno in corso si sono tenute 6.848 udienze, sono stati definiti 48 mila procedimenti penali a carico di 65.844 persone e ci sono altri 201.205 fascicoli «contro ignoti», 4.564 le persone arrestate in flagranza;

   il procuratore della Repubblica della Procura di Roma ha anche sottolineato come anche la Dda sia gravemente sotto organico e fronteggi un panorama criminale variegato data la peculiarità del territorio laziale che ha costituito oggetto degli appetiti non solo delle organizzazioni mafiose tradizionali, le quali hanno messo radici, ma anche di tante altre organizzazioni di tipo mafioso o che comunque utilizzano il metodo mafioso, sia autoctone che provenienti da altri Paesi come i Casamonica, Di Silvio, le famiglie di Ostia, quelle che hanno dato vita alla guerra pontina e i clan di albanesi;

   negli ultimi due anni si parla di 3.987 indagati, di 1377 casi di associazione mafiosa o di organizzazioni che utilizzano il metodo mafioso e oltre 1600 procedimenti per traffico di droga rispetto al quale a Roma la criminalità riesce in autonomia a gestire il traffico di stupefacenti e riciclare i proventi, investendoli in tutti i settori economici, anche in criptovaluta che rappresenta la nuova frontiera;

   di fronte all'appello lanciato dal procuratore della Repubblica della Procura di Roma rispetto al divario tra la mole dei procedimenti attivati dai pubblici ministeri e le loro esigue forze, a parere dell'interrogante occorre un immediato intervento del Ministro interrogato per individuare immediate soluzioni al fine di sopperire alle carenze di organico denunciate affinché la procura di Roma sia dotata di mezzi e personale sufficienti a garantire il buon funzionamento della giustizia e un reale ed efficace contrasto alle mafie e alle altre emergenze presenti nella Capitale –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche alla luce dell'appello lanciato dal procuratore della Repubblica della Procura di Roma, affinché la procura di Roma sia dotata di mezzi e personale sufficienti a garantire il buon funzionamento della giustizia e un reale ed efficace contrasto alle mafie e alle altre emergenze presenti nella Capitale, attraverso l'implementazione di procuratori aggiunti e di personale amministrativo fino a completamento della pianta organica.
(4-02005)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere in primo luogo sottolineato che la scopertura media nazionale, quanto al personale amministrativo, si attesta al 26,66 per cento, in relazione alla pianta organica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2022 n. 54.
  In relazione alle specifiche iniziative poste in essere per fare fronte a tale scopertura, corre l'obbligo di evidenziare l'imponente attività di reclutamento che questo Dicastero ha avviato a livello nazionale sin dall'anno 2020. In particolare, siffatto impegno ha consentito l'assunzione di 9.415 risorse umane nell'intero territorio nazionale.
  Trattasi, peraltro, di una quantificazione che può definirsi per difetto in quanto non tiene conto delle assunzioni concernenti gli addetti all'Ufficio per il processo e il personale a supporto dell'Ufficio per il processo.
  Di conseguenza, alle citate 9.415 assunzioni dovrebbero essere in realtà aggiunte anche le 12.310 unità relative ai profili di addetto all'Ufficio per il processo (8.334) e di personale a supporto dell'Ufficio per il processo (3.976), giungendo così a un totale di 21.725 assunzioni.
  In proposito giova rammentare che tra gli scopi dell'Ufficio per il processo vi è,
in primis, quello dell'abbattimento dell'arretrato, funzionale a un più concreto efficientamento del comparto giustizia.
  L'obiettivo auspicato, pur trattandosi di assunzioni a tempo determinato, è quello di riuscire a raggiungere – nell'arco temporale considerato – una
performance degli uffici giudiziari idonea a consentire una più ottimale gestione dei carichi di lavoro anche per il futuro.
  Venendo adesso alla tematica affrontata nell'atto di sindacato ispettivo, va ricordato che nella Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma (in cui a partire dall'anno 2020 sono avvenute 175 assunzioni), a fronte di una dotazione organica di 613 unità, prestano servizio 432 risorse umane, registrandosi una scopertura del 30 per cento. Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: cancelliere esperto (77 vacanze su 140 posti in organico), ausiliario (20 su 36), assistente giudiziario (41 su 123), assistente informatico (1 su 2), conducente di automezzi (53 su 64), operatore giudiziario (13 su 96) e direttore amministrativo (3 su 21).
  Si rileva il sovrannumero del profilo di funzionario giudiziario, nonché la presenza di 2 centralinisti non presenti nella pianta organica. Risultano scoperti i profili di contabile, funzionario contabile e assistente alla vigilanza.
  Con avviso del 26 luglio 2023 è stato pubblicato il bando per l'interpello ordinario nazionale ai sensi dell'articolo 4 e dell'articolo 22 comma 2 dell'accordo del 15 luglio 2020 per la copertura di 9.739 posti vacanti relativi ai profili professionali e agli uffici giudiziari nello stesso indicati. Il termine ultimo per partecipare a detta procedura è spirato il 20 settembre 2023 e nel Distretto di corte d'appello di Roma sono stati resi disponibili 144 posti. Con avviso del 15 dicembre 2023 sono state pubblicate le graduatorie definitive. L'ultimazione della procedura è prevista entro il 28 febbraio 2024.
  Con avviso del 25 novembre 2022 si è proceduto allo scorrimento integrale della graduatoria della procedura di riqualificazione dei cancellieri esperti in attuazione dell'articolo 21-
quater del decreto-legge del 27 giugno 2015 n. 83, convertito con modificazioni dalla legge del 6 agosto 2015 n. 132. Nel Distretto di corte di appello di Roma, grazie all'ultimo scorrimento formalizzato in data 15 dicembre 2022, sono state riqualificate 163 unità.
  Altresì con provvedimento del 10 novembre 2022 è stato dato l'avvio alla procedura di stabilizzazione del personale in servizio nella qualifica di operatore giudiziario, che ha visto partecipare nel Distretto di corte di appello di Roma 44 unità di personale amministrativo, mentre ulteriori 21 unità saranno stabilizzate nel corso dell'anno 2024. Si ricorda che in data 12 dicembre 2023 è stata disposta l'assunzione, nella figura professionale di assistente giudiziario, di 797 unità degli idonei del concorso pubblico, per titoli ed esame, per il reclutamento di un contingente complessivo di 2.293 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato da inquadrare nell'area II, posizione economica F 2/categoria B, nei ruoli di diverse amministrazioni, risultati assegnati a questa Amministrazione all'esito della procedura di scelta tenutasi tra il 2 e l'11 agosto 2023, per i quali la presa di servizio nelle sedi assegnate è stata prevista per la data del 21 dicembre 2023. Di questi assistenti giudiziari 229 sono stati assegnati al Distretto di corte di appello di Roma e 20 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma.
  Si sottolinea altresì che dal Piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concernono complessivamente 1.051 unità dell'area funzionari, 6.624 dell'area assistenti e 179 dell'area dirigenti, per un totale di ben 7.854 risorse umane.
  A ciò vi è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  Si evidenzia altresì che allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento di unità di personale ovvero da altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (maternità, malattia e altro), l'organico del personale amministrativo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020, come modificato dall'addendum sottoscritto il 22 marzo 2023.
  Tra le possibili ulteriori iniziative, si rimarca per il futuro l'eventuale disponibilità di questa amministrazione a procedere alla sottoscrizione di accordi quadro con le Regioni interessate, aventi a oggetto anche forme di collaborazione in tema di selezione e reclutamento di personale, attraverso il possibile perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni e/o la stipula di convenzioni per l'utilizzo reciproco delle graduatorie in relazione ai concorsi direttamente espletati dal Ministero della giustizia e dalle Regioni.
  Quanto al personale di magistratura deve essere ricordato che alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma risultano scoperti 1 posto (su 5 previsti dalla pianta organica) di Procuratore europeo delegato, 17 posti (su 94 previsti dalla pianta organica) di sostituto Procuratore della Repubblica e 22 posti (su 106 previsti dalla pianta organica) di vice Procuratore onorario.
  Al riguardo deve essere segnalato che, nell'ambito della istituzione della Procura europea EPPO, il decreto ministeriale del 12 aprile 2023 (che superava e sostituiva i precedenti decreti del 15 aprile 2021 e del 25 gennaio 2022) sopprimeva la sede della Procura europea di Catanzaro ed estendeva l'ambito di operatività territoriale della sede della Procura europea di Roma ai Distretti di Corte di appello di Catanzaro e Reggio Calabria e quello della sede di Napoli al Distretto di Corte di appello di Potenza, rideterminando in 5 unità (rispetto alle iniziali 3) la consistenza della pianta organica dei Procuratori europei delegati assegnati alla sede di Roma.
  Effetti positivi per gli Uffici giudiziari in generale – e quindi anche per la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge del 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli Uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento.
  La proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa, in data 30 ottobre 2020, al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. Tale proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. Al Distretto di Corte di appello di Roma è stata proposta l'attribuzione di un contingente di 13 unità, di cui 4 destinate alle funzioni requirenti e 9 a quelle giudicanti.
  Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nella seduta dell'8 settembre 2021, ha pressoché integralmente condiviso il progetto ministeriale sia in punto di unità complessive dedicate (176) sia quanto alla loro distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale. Nello specifico, nel suddetto parere il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di accogliere pienamente la proposta elaborata con riferimento al Distretto di Corte di appello di Roma, per quanto concerne sia i posti previsti per le funzioni giudicanti sia quelli previsti per le funzioni requirenti. In data 27 dicembre 2021 è stato emesso il decreto che individua le condizioni critiche di rendimento degli Uffici giudiziari che danno luogo all'assegnazione delle nuove risorse dell'organico flessibile distrettuale e fissa la durata minima dell'assegnazione (pari a 1 anno) nonché stabilisce i criteri di priorità per destinare i magistrati della pianta organica flessibile distrettuale alla sostituzione nei casi di assenza dal servizio ovvero per l'assegnazione agli Uffici giudiziari che versino in condizioni critiche di rendimento.
  Con decreto ministeriale del 23 marzo 2022 sono stati previsti per il Distretto di Corte di appello di Roma 13 posti complessivi nell'organico flessibile distrettuale, di cui 4 per le funzioni requirenti e 9 per le funzioni giudicanti.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   POZZOLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, le principali agenzie di stampa e i principali giornali nazionali hanno dato notizia che, il 30 ottobre 2023, sono stati iscritti nel registro degli indagati l'ex Ministro della salute Roberto Speranza e l'ex direttore dell'Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini;

   i due sarebbero indagati dalla Procura di Roma per reati gravissimi che vanno dalla somministrazione di medicinali guasti, alla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica, a false dichiarazioni, falso ideologico e omicidio nell'ambito delle decisioni assunte per far fronte alla pandemia da COVID-19;

   l'indagine muove dalla denuncia presentata da alcuni sindacati di polizia e Guardia di finanza e dal comitato Ascoltami, che raduna le persone che si ritengono danneggiate dal vaccino anti-Covid;

   il conduttore della trasmissione televisiva Fuori dal Coro, Mario Giordano, ha mostrato al pubblico l'avviso di garanzia ricevuto dai due indagati, oltre ad alcuni importanti documenti posti alla base della denuncia;

   la posizione di Roberto Speranza è stata trasmessa al tribunale dei ministri, competente per i reati ministeriali; da questo momento nascono numerosi dubbi in merito a presunte irregolarità e fughe di notizie; in una dichiarazione rilasciata all'Ansa dal legale di Roberto Speranza, avvocato Danilo Leva, si legge che «gli atti sono stati inoltrati al competente tribunale dei ministri con contestuale richiesta di archiviazione»;

   questa comunicazione appare alquanto irrituale in quanto ai legali delle parti offese è stata notificata, il 3 novembre 2023, l'apertura delle indagini ma mai hanno ricevuto comunicazione della richiesta di archiviazione;

   inoltre, il quotidiano La Verità riporta che le parti offese hanno più volte chiesto l'accesso agli atti trasmessi al tribunale dei ministri per presentare le proprie memorie ma ancora non hanno ricevuta alcuna autorizzazione;

   giova ricordare che ai sensi della disciplina processuale generalmente applicabile dal codice di procedura penale, una richiesta di archiviazione deve essere comunicata alle parti offese affinché queste possano esercitare il loro costituzionale diritto alla difesa, opponendosi all'archiviazione;

   appare legittimo chiedersi come abbia fatto l'avvocato di Roberto Speranza a sapere della richiesta di archiviazione formulata dalla procura di Roma e come, al contempo, le altre parti processuali non ne siano a conoscenza;

   neanche per Nicola Magrini si hanno notizie di una richiesta di archiviazione;

   la situazione, ad avviso dell'interrogante, sembra assumere i contorni di una fuga di notizie –:

   se sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per contribuire a fare luce sulla presunta fuga di notizie.
(4-01966)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame deve essere posto in risalto che – come emerge dalla nota estesa dal Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Roma – il fascicolo processuale relativo all'ex Ministro Roberto Speranza e al dottor Nicola Magrini è stato trasmesso al cosiddetto Tribunale dei Ministri con contestuale richiesta di archiviazione, debitamente comunicata ai due indagati (articolo 6 comma 2 della legge costituzionale n. 1 del 1989).
  Non risulta esservi stata nel corso di tale procedimento penale alcuna fuga di notizie.
  Per quanto riguarda, infine, la comunicazione della presentazione della richiesta di archiviazione alle persone offese, si fa presente che la normativa di rango costituzionale prevede in proposito una disciplina diversa rispetto a quella applicabile ai procedimenti ordinari.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.