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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 24 gennaio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    in Eritrea, il 18 settembre 2001, 11 persone, che ricoprivano importanti ruoli politici e militari durante i 30 anni della guerra d'indipendenza dall'Etiopia e che facevano parte del Consiglio centrale del Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (Fpdg), furono arrestati e sono tuttora detenuti «incommunicado» senza accusa;

    al momento dell'arresto, queste 11 persone, insieme ad altri quattro parlamentari, avevano formato il «Gruppo dei 15» (G-15) e avevano pubblicato una lettera aperta al presidente Isaias Afewerki chiedendo l'avvio di un «dialogo democratico». Dei quattro parlamentari, tre sono riusciti a evitare l'arresto e sono fuggiti dal Paese, un quarto ha ritirato il sostegno al G-15. Secondo il Governo eritreo, le 11 persone arrestate hanno commesso crimini «contro la sicurezza della nazione»;

    in questi 22 anni, le autorità eritree hanno sempre rifiutato di rendere noto alle famiglie dove si trovino i detenuti e quali siano le loro condizioni di salute. Hanno rimandato al mittente ogni richiesta di incriminarli formalmente e sottoporli a un processo equo. Non hanno neanche confermato o smentito le notizie secondo le quali nove di essi sarebbero morti. Difatti, la detenzione «incommunicado» aumenta il rischio di subire maltrattamenti e torture, così come quello di non ricevere cure mediche adeguate;

    tra gli 11 detenuti c'è Aster Fissehatsion, veterana di guerra e importante esponente del Fronte di liberazione del popolo eritreo. Del gruppo fanno parte anche l'ex marito di Fissehatsion, Mahmoud Ahmed Sheriffo, già Vicepresidente e Ministro degli esteri, Haile Woldetensae e Petros Solomon, ex Ministri degli esteri; Beraki Gebreselassie, ex Ministro dell'educazione e poi della cultura; Saleh Kekiya, ex Ministro dei trasporti e delle comunicazioni; Ogbe Abraha, Estifanos Seyoum e Berhane Gebregziabeher, ex generali dell'esercito; Germano Nati, dirigente regionale; e Hamad Hamid Hamad, ex ambasciatore in Sudan;

    nei mesi successivi all'arresto degli 11 esponenti del G-15, ci fu un violento giro di vite contro giornalisti, dissidenti e altre persone che avevano espresso critiche nei confronti del Governo. Difatti, con la fine dalla guerra di liberazione vinta nel 1991 contro l'Etiopia e la proclamazione ufficiale dell'indipendenza nel 1993, il Paese sembrò muoversi verso una democrazia libera e multipartitica. Tuttavia prevalse ben presto una linea politica autoritaria e militaresca, che ha portato il Paese non solo ad entrare in conflitto diretto o indiretto con tutti i Paesi vicini, ma anche ad una fortissima repressione interna, di cui è stato dato conto ad esempio nel rapporto della Commissione Onu del 2015 sui diritti umani, che certificò un regime di terrore, violenza e violazione costante dei diritti umani caratterizzato da arresti illegali, pestaggi, torture, detenzioni abusive senza alcuna accusa specifica da cui potersi difendere, sequestri e uccisioni;

    in questi ultimi anni le autorità eritree hanno ripetutamente fatto ricorso ad arresti arbitrari, condanne a torture per stroncare l'opposizione al presidente Isaias Afewerki e al partito unico al potere, il Fronte popolare per la democrazia e la giustizia. Non sono consentiti partiti d'opposizione, mezzi d'informazione indipendenti e organizzazioni della società civile. Migliaia di prigionieri politici languono nelle carceri del Paese e di molti di essi non è noto neanche il luogo di detenzione. Le condizioni di prigionia in Eritrea sono note per essere durissime. I prigionieri sono tenuti in celle sotterranee o in container di metallo, esposti alle temperature estreme del deserto. Le malattie fisiche e mentali sono diffuse;

    molti dissidenti eritrei fanno difatti risalire proprio al 18 settembre 2001, data dell'arresto degli 11 ex parlamentari, lo spartiacque tra le promesse dell'indipendenza è quello che invece è, secondo loro, l'effettivo regime di Isaias Afewerki;

    nel novembre 2003, in seguito all'esame di una denuncia sulla loro situazione, la Commissione africana per i diritti umani e dei popoli ha stabilito che lo Stato eritreo ha violato il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, il diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, il diritto a un processo equo e il diritto alla libertà di espressione. Ha esortato lo Stato dell'Eritrea a ordinare il loro rilascio immediato e a pagare loro un risarcimento. Ma questa decisione è stata ignorata dalle autorità;

    il Parlamento europeo, già nella risoluzione sulla situazione dei diritti umani in Eritrea del 2004, ha formalmente condannato la detenzione del gruppo degli 11, così come la situazione dei prigionieri politici nel Paese;

    nel giugno 2016, una Commissione d'inchiesta sui diritti umani in Eritrea, incaricata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha fatto riferimento alla scomparsa dei parlamentari e ad altri casi simili e ha rilevato che aveva ragionevoli motivi per ritenere che queste violazioni costituissero crimini contro l'umanità;

    nel suo rapporto dell'11 maggio 2020, l'allora relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei diritti umani in Eritrea ha nuovamente esortato le autorità a ripristinare l'Assemblea nazionale come passo fondamentale per il ripristino dello Stato di diritto ed ha ribadito la sua preoccupazione per il «ricorso alle pratiche di detenzione indefinita e arbitraria e di sparizioni forzate per reprimere il dissenso, punire gli oppositori percepiti e limitare le libertà civili». Ha anche ricordato che gli 11 parlamentari – noti come G11 – sono detenuti in isolamento dal settembre 2001, aggiungendo che le autorità non hanno fornito alcuna informazione sulla loro sorte e non hanno rispettato le decisioni della Commissione africana per i diritti umani e dei popoli;

    anche la Unione interparlamentare Uip – ha sempre seguito la vicenda, anche se le autorità eritree non hanno risposto alle comunicazioni dell'Uip per anni. Il 10 ottobre 2022, il Comitato Uip ha tenuto un'audizione con il relatore speciale, che ha invitato l'Uip a sollecitare i suoi membri a esercitare pressioni sulle autorità e a rinnovare l'appello lanciato alle autorità eritree e a rinnovare l'invito della commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea a perseguire i responsabili di tali crimini attraverso il procuratore della Corte penale internazionale o in base al principio della giurisdizione universale;

    nel settembre 2022, il Segretario generale ha scritto alla missione permanente dell'Eritrea presso l'Ufficio delle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni internazionali a Ginevra, per chiedere un incontro al fine di discutere il caso. La Missione permanente non ha risposto a queste richieste;

    proprio la Uip ha adottato all'unanimità, lo scorso ottobre 2023, una decisione in cui condanna ancora l'arresto degli 11 parlamentari e rinnova l'appello a tutti i parlamenti nazionali, in particolare ai membri del gruppo africano dell'Uip, e agli osservatori dell'Uip, in particolare al Parlamento panafricano, affinché intraprendano azioni concrete per la risoluzione di questo caso, anche presentando osservazioni alle missioni diplomatiche dell'Eritrea nei loro Paesi e sollevando pubblicamente il caso, anche in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite,

impegna il Governo:

   a chiedere al Governo eritreo di rilasciare immediatamente gli 11 ex deputati, conformemente anche alla decisione della Commissione africana per i diritti umani del marzo 2004;

   a condannare vivamente il perdurare dal settembre 2001 della detenzione senza capi d'imputazione del cosiddetto G-15;

   a sollecitare le autorità eritree a garantire un reale pluralismo democratico nel Paese;

  nel caso in cui fossero aperti in Italia procedimenti penali a carico dei responsabili, a valutare di costituirsi come parte civile.
(7-00188) «Quartapelle Procopio».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i dati sanitari sono diventati un tema di grandissimo rilievo per i sistemi sanitari europei e mondiali. La raccolta e l'analisi dei dati possono contribuire a migliorare in modo impetuoso il livello e la qualità dell'assistenza sanitarie e facilitare la ricerca clinica. I dati sanitari consentono anche di accrescere la qualità delle ricerche epidemiologiche e le attività di prevenzione;

    la raccolta dei dati avviene normalmente attraverso l'impiego di dispositivi collegati ad applicazioni elettroniche, dei risultati degli studi clinici e dei registri digitali. Questi strumenti possono consentire di avere un quadro esaustivo sulla salute dei pazienti, sulle cure e sui risultati dei test di laboratorio;

    l'utilizzo appropriato dei dati consente agli specialisti di prendere decisioni basate sull'esperienza reale, supporta attività epidemiologiche e di prevenzione, e guida la ricerca verso nuovi farmaci personalizzati;

    la tutela della privacy dei pazienti è imprescindibile, e quindi l'utilizzo dei dati deve essere regolamentato con scopi etici, considerando la sensibilità delle informazioni contenute, come la storia clinica del paziente, le condizioni di salute ed i trattamenti ricevuti;

    i dati sanitari sono attualmente normati dal regolamento comunitario 2016/679 recante disposizioni sulla protezione dei dati. In particolare essi sono considerati categorie particolari di dati personali che non possono essere trattati a meno di un esplicito consenso e nei casi di interesse pubblico elencati dall'articolo 9, comma 2, lettere h), i) e j) ovvero laddove:

     a) il trattamento è necessario per finalità di medicina preventiva o di medicina del lavoro, valutazione della capacità lavorativa del dipendente, diagnosi, assistenza o terapia sanitaria o sociale ovvero gestione dei sistemi e servizi sanitari o sociali sulla base del diritto dell'Unione o degli Stati membri o conformemente al contratto con un professionista della sanità, fatte salve le condizioni e le garanzie di cui al paragrafo 3;

     b) il trattamento è necessario per motivi di interesse pubblico nel settore della sanità universale, quali la protezione da gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero o la garanzia di parametri elevati di qualità e sicurezza dell'assistenza sanitaria e dei medicinali e dei dispositivi medici, sulla base del diritto dell'Unione o degli Stati membri che prevede misure appropriate e specifiche per tutelare i diritti e le libertà dell'interessato, in particolare il segreto professionale;

     c) il trattamento è necessario a fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica o a fini statistici in conformità dell'articolo 89, paragrafo 1, sulla base del diritto dell'Unione o nazionale, che è proporzionato alla finalità perseguita, rispetta l'essenza del diritto alla protezione;

    lo European Health Data Space (Ehds) è una proposta di regolamento della Commissione europea del maggio 2022, che stabilisce regole chiare per l'uso dei dati sanitari elettronici a fini della ricerca, dell'elaborazione delle politiche sanitarie e dell'innovazione;

    l'Ehds consentirà ai pazienti di esercitare i propri diritti sui dati sanitari, migliorando l'efficienza degli operatori sanitari attraverso una maggiore interoperabilità a livello transfrontaliero, facilitando decisioni diagnostiche e terapeutiche a distanza, riducendo la duplicazione di test e influenzando positivamente la spesa sanitaria;

    l'Ehds introduce vantaggi per i ricercatori, consentendo loro di accedere a una maggiore quantità e qualità di dati. Per i decisori pubblici, l'accesso ai dati sanitari facilita la formulazione di politiche sanitarie più informate e mirate, sia per l'offerta sanitaria che per la sua sostenibilità;

    per implementare l'Ehds – finanziato attraverso la missione 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza – è necessario progredire nella digitalizzazione a livello nazionale, garantendo interoperabilità tra i Paesi dell'Unione europea;

    il fascicolo sanitario elettronico (Fse) è uno strumento finalizzato alla raccolta, condivisione ed archiviazione sicura e interoperabile dei dati sanitari dei pazienti. Questo comprende la storia clinica, gli esami, i referti, le terapie e altre informazioni pertinenti. Centralizzando le informazioni in un unico spazio, il FSE facilita la condivisione tra professionisti della salute, riducendo errori e duplicazioni nelle prescrizioni, garantendo così continuità e coerenza nelle cure. Inoltre, esso promuove la partecipazione attiva dei pazienti nelle decisioni sulla propria salute;

    il FSE rientra nella missione 6 C 2 1.3.1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), focalizzata sul potenziamento dell'infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta e l'elaborazione dei dati. Sono previsti investimenti di 1,38 miliardi di euro per potenziare l'infrastruttura e formare i medici sull'uso del fascicolo sanitario elettronico. Si prevede di completare il lavoro nelle regioni nel mese di giugno 2026. I sistemi non sono al momento interoperabili e sono impiegati in modo parziale da medici e pazienti;

    la normativa che regola il Fse include disposizioni come l'articolo 21 del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, e vari decreti ministeriali, come il decreto ministeriale 5 aprile 2022, il decreto ministeriale 18 maggio 2022, il decreto ministeriale 20 maggio 2022, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 agosto 2022 e il decreto ministeriale 7 settembre 2023 (FSE 2.0);

    i registri di patologia sono strumenti dedicati alla raccolta sistematica di dati anagrafici, clinici e sanitari relativi a casi specifici di una particolare patologia. Questa raccolta mira a caratterizzare ogni caso e fornisce informazioni cruciali sull'epidemiologia, i bisogni sanitari della popolazione e gli esiti clinici;

    sono attualmente 15 i registri di patologia di rilevanza nazionale individuati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 3 marzo 2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 maggio 2017;

    i registri di patologia – disegnati per raccogliere dati anagrafici, clinici e sanitari per specifica patologia – non sono utilizzati in modo strutturato per tutte le patologie, mancando della necessaria interoperabilità, cosa che limita la loro piena efficacia nel garantire trattamenti individuali ed efficaci;

    i Patient Repoted Outcomes (Pro) sono un report della condizione fornito dal paziente senza l'interpretazione o la modifica da parte dei medici e degli altri operatori sanitari. L'impatto di questi strumenti sulla qualità di vita dei pazienti suggerisce un loro maggiore impiego all'interno della cartella clinica;

    in questa prospettiva i Pro (Patient Reported Outcomes) rappresentano una preziosa fonte di informazioni sui risultati delle cure, poiché provengono direttamente dalle esperienze e dalle percezioni del paziente, senza l'intermediazione di un professionista clinico. Questi dati forniscono una panoramica completa su varie dimensioni, quali lo stato di salute generale, l'attività cognitiva, il carico della malattia, i parametri sociali, gli stili di vita e gli aspetti psicologici ed emotivi. Inoltre, offrono informazioni dettagliate sulla qualità della vita, misurata con precisione. In aggiunta, i Pro includono dati sull'aderenza alle terapie e sulle ragioni di eventuali mancanze di compliance;

    i Prom (Patient Reported Outcome Measures) costituiscono uno strumento obiettivo per quantificare i Pro, impiegando questionari e scale di misurazione specifiche. Questi strumenti forniscono una valutazione accurata e standardizzata delle esperienze riportate dai pazienti, mentre i Prem (Patient Reported Experience Measures) sono volti a misurare la qualità dell'assistenza fornita, concentrandosi sull'esperienza del paziente rispetto alle cure ricevute. Essi consentono dunque di valutare l'esperienza durante il periodo di ospedalizzazione, fornendo indicazioni cruciali per migliorare l'efficacia e la soddisfazione del paziente nel contesto dell'assistenza sanitaria. L'integrazione di Pro, Prom e Prem consente di valutare l'efficacia delle cure, migliorare la qualità dell'assistenza e adattare i trattamenti alle esigenze e alle esperienze individuali dei pazienti;

    attraverso diversi registri di indagine si è riscontrata in tutte le sedi un'assenza di conoscenza e di consapevolezza in merito al tema dei dati sanitari. Emerge quindi la necessità pressante di fornire ai pazienti ulteriori informazioni per colmare questa lacuna di conoscenza e promuovere una comprensione più approfondita degli aspetti legati alla propria salute. Vi è comunque una certa attenzione da parte dei pazienti sul bisogno di regolamentazione della privacy e la comprensione del valore e dei sistemi di raccolta dei dati sanitari,

impegna il Governo:

   a porre in essere una campagna di comunicazione con la collaborazione delle associazioni pazienti sull'importanza della gestione dei dati sanitari nelle sue diverse problematiche e, in particolare, sul tema della privacy e dell'anonimizzazione dei dati;

   ad adottare iniziative di competenza volte a garantire l'adozione in tutte le regioni italiane del fascicolo sanitario elettronico, promuovendo un maggiore impiego e interoperabilità del Fse in linea con l'agenda istituita dal PNRR e dalle disposizioni europee sull'Ehds;

   ad accogliere all'interno del Fse i questionari Pro ed implementare un'area pazienti nel Fse dove gli stessi possano collocare i questionari Pro, in questa prospettiva verificando la possibilità di adottare iniziative normative al fine di inserire Pro Prom e Prem descritti nelle premesse per attività di ricerca clinica e – successivamente – regolatorie e di accesso alle nuove tecnologie sanitarie;

   a sensibilizzare i pazienti, anche col supporto delle associazioni di pazienti, sul valore ed utilità dei questionari Pro, e gli operatori delle salute – medici, infermieri di famiglia e comunità – sull'importanza di leggere e considerare le risposte dei pazienti;

   ad assicurare un utilizzo più sistematico dei registri di patologia con un fine generale di programmazione sanitaria e un fine specifico di miglioramento della presa in carico dei pazienti;

   a sostenere in sede europea la necessità di approvare al più presto il regolamento europeo dei dati sanitari attraverso la creazione dell'Ehds citato in premessa, in modo da coniugare la necessità di utilizzare i dati sanitari con il fine ultimo di accrescere e migliorare la qualità dell'assistenza, tenendo sempre presente l'imperativo di tutelare la privacy dei pazienti attraverso i meccanismi previsti dalla proposta di Regolamento (possibilità di opt-in per alcuni dati molto sensibili e di opt-out per l'impiego secondario dei dati).
(7-00187) «Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più ricchi di risorse naturali e al contempo più poveri al mondo: questo Paese produce da solo più del 70 per cento del cobalto venduto in tutto il mondo e, al tempo stesso, il livello di povertà estrema colpisce il 72 per cento della popolazione e si stima la presenza di 5,2 milioni di sfollati interni;

   qui il lavoro minorile è una piaga ben nota: l'impiego dei bambini nel settore minerario rappresenta ancora una realtà diffusa, senza rispetto alcuno per i diritti umani e si stima che ben 3,5 milioni di bambini non frequentano la scuola primaria mentre nel sud del Paese, dove si concentra la maggior parte dell'estrazione mineraria, si registra il tasso di mortalità infantile più alto al mondo (1 bambino su 5 muore prima del compimento dei 5 anni) e si stima che almeno 40 mila bambini lavorino nel settore minerario;

   come denunciato da svariate Ong, come «Still I Rise» che opera stabilmente nella Repubblica Democratica del Congo, le grandi multinazionali dell'Hi-Tech continuano a chiudere un occhio sulla propria filiera;

   l'Ong «Still I Rise» ha elaborato 6 raccomandazioni per porre fine a questo sfruttamento a danno di milioni di bambini:

    a) tolleranza zero sul lavoro minorile: le relazioni commerciali che includono nella loro catena del valore attività estrattive provenienti da aree ad alto rischio non dovrebbero essere avviate se non sono già state adottate misure preventive ed effettive di due diligence;

    b) di due diligence in base al rischio di violazione dei diritti umani nelle catene del valore che dipenda dal contesto;

    c) garanzia di piena tracciabilità della due diligence nella catena del valore per i prodotti a batteria che imponga la completa trasparenza e assicuri lo sviluppo di un sistema di controllo e sorveglianza condotto da organizzazioni indipendenti, oltre a relazioni annuali dei vari attori economici accessibili al pubblico;

    d) proteggere e sostenere lo Stato di diritto e il buon governo nei partenariati strategici con i Paesi terzi;

    e) coinvolgere i minatori artigianali come Soggetti chiave nel processo di due diligence, in quanto contribuiscono significativamente (circa il 20-30 per cento) alla produzione di cobalto e ciò consentirebbe di identificare prontamente le violazioni dei diritti umani e di intraprendere azioni preventive e correttive adeguate;

    f) assicurare procedure di reclamo, tempi di risposta e rilevanza dei reclami nel processo di due diligence, includendo la responsabilità civile delle società, ai sensi del diritto nazionale;

   il cobalto è un minerale prezioso in quanto essenziale per la creazione di batterie agli ioni di litio, fondamentale per la transizione energetica ed è previsto che la sua domanda crescerà di 5 volte entro il 2030, per arrivare a 15 volte entro il 2050: è dunque fondamentale impegnarsi a rispettare e a garantire i diritti umani per conseguire tali obiettivi:

   la riforma integrale del quadro di due diligence e transizione ecologica offre all'UE l'opportunità di tradurre nella pratica gli standard concordati a livello internazionali;

   nel dicembre 2023, il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea hanno concordato sulla direttiva europea relativa alla due diligence. Questo accordo dovrà essere sottoposto a formale approvazione nei prossimi mesi e successivamente recepito nella legislazione nazionale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere in merito, anche nelle more dell'adozione della direttiva europea in premessa, ovvero se abbia già elaborato intendimenti sul recepimento della stessa;

   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere al fine di apportare il contributo del nostro Paese alla lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile nelle miniere di cobalto della Repubblica Democratica del Congo e del resto del mondo.
(3-00941)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLDRINI, BONAFÈ, DI SANZO, FOSSI, FURFARO, GIANASSI, SCOTTO, SIMIANI e MALAVASI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, ha istituito il fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità, per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945;

   mediante tale fondo, lo Stato italiano ha deciso di assumersi l'onere economico dei ristori residui conseguenti ai crimini di guerra commessi dalle forze del Terzo Reich;

   al fondo hanno accesso coloro che abbiano ottenuto un titolo costituito da sentenza passata in giudicato sia a seguito di azioni risarcitorie già avviate alla data di entrata in vigore del decreto-legge sia a seguito di azioni avviate successivamente entro un termine che, a seguito di successivi differimenti, è ora fissato al 31 dicembre 2023 per effetto, da ultimo, dell'articolo 5-bis del decreto-legge 29 settembre 2023, n. 132, inserito in sede di conversione dalla legge 27 novembre 2023, n. 170;

   con riferimento alle azioni avviate successivamente, il comma 6 dell'articolo 43 prevede che gli atti introduttivi dei giudizi risarcitori siano notificati «presso» l'Avvocatura dello Stato; tale onere, che la giurisprudenza di merito, nei primi casi di applicazione, ha correttamente qualificato nei termini di mera denuntiatio litis, risponde alla finalità di consentire al Ministero dell'economia e delle finanze, presso il quale è costituito il fondo, di avere notizia dell'instaurazione delle azioni ai fini del successivo accesso al fondo medesimo;

   i giudizi, pertanto, vengono instaurati nei confronti della Repubblica federale di Germania, su cui continua a gravare la responsabilità per i danni arrecati, e l'Avvocatura dello Stato può costituirsi solo eventualmente, in relazione a specifiche questioni riguardanti esclusivamente l'accesso al fondo;

   nel corso dei primi mesi di applicazione dell'articolo 43, la prassi giudiziaria ha tuttavia mostrato che l'Avvocatura dello Stato si costituisce regolarmente nei giudizi per sostenere sostanzialmente la posizione processuale della Repubblica federale di Germania, contestando la fondatezza della domanda attorea; così, a mero titolo di esempio, è accaduto che nelle difese dell'Avvocatura venisse richiesta l'estromissione della Repubblica federale di Germania, che venisse eccepita la prescrizione del danno o che venisse contestata l'assenza di prova del fatto storico che ha determinato il danno;

   addirittura, in alcuni casi è stata contestata l'esistenza stessa del danno da lesione del rapporto parentale, ad esempio qualora a esercitare l'azione risarcitoria siano discendenti di vittime di crimini di guerra che, al momento del fatto, fossero infanti;

   tale atteggiamento è stato già stigmatizzato in alcune decisioni: si pensi, tra le altre, alla decisione assunta dal Tribunale di Firenze in data 29 novembre 2023, nella quale non solo sono state rigettate tutte le eccezioni sollevate dall'Avvocatura ma si è osservato, in particolare con riguardo alla richiesta di estromissione della Germania, che la posizione dell'Avvocatura si pone «in palese contrasto con gli interessi del popolo italiano»;

   l'istituzione del fondo di ristoro, ponendo fine a un'annosa controversia tra Italia e Germania, mira ad assicurare tutela alle vittime dei crimini nazifascisti perpetrati in Italia tra il 1939 e il 1945, in uno dei momenti più drammatici della nostra storia unitaria; riconoscendo la possibilità di ottenere tutela per le vittime e i loro discendenti, a prescindere dalla questione dell'assoggettabilità della Germania alla nostra giurisdizione, lo Stato italiano ha inteso farsi carico del dolore che tali fatti hanno provocato, riconoscendone il grave disvalore, coerentemente come radici antifasciste della Repubblica e della sua Costituzione;

   la possibilità di esercitare l'azione risarcitoria a fini di accesso al fondo rappresenta, ormai, l'unico strumento in mano alle vittime dei crimini nazifascisti per veder riconosciuto il danno patito e ottenere così non solo un ristoro economico, ma anche un'importante testimonianza di carattere ideale e simbolico del grave disvalore di quanto da loro subìto;

   l'atteggiamento e le scelte difensive dell'Avvocatura dello Stato, ad avviso degli interroganti, si pongono in radicale contrasto con l'interesse delle vittime e dell'intera comunità repubblicana a vedere riconosciuta e sancita l'irrimediabile ingiustizia di condotte contrarie al senso di umanità e commesse in spregio dei valori democratici che ispirano e conformano la nostra civile convivenza –:

   se il Governo sia a conoscenza della prassi di cui in premessa e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per assicurare il perseguimento delle finalità di cui all'articolo 43 del decreto-legge n. 36 del 2022 e per evitare che venga vanificato il diritto delle vittime dei crimini nazifascisti e dei loro discendenti a ottenere il doveroso ristoro per quanto subìto.
(5-01899)


   ZINGARETTI, MANZI, ORFINI e BERRUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dall'associazione Audioccop si apprende che la piattaforma di streaming Spotify avrebbe annunciato di cambiare dal 2024 il modello di rimunerazione, tagliando fuori gli artisti che registrano sotto i mille stream;

   secondo il report annuale di Luminate, società che fornisce dati relativi al settore dell'intrattenimento, sarebbero circa 152 milioni le canzoni che realizzano meno di mille stream in un anno, di cui quasi 80 milioni vengono ascoltate meno di 10 volte nell'arco di 12 mesi. Circa 42 milioni di pezzi ottengono da 11 a 100 stream annui, 30 milioni da 101 a 1.000 stream;

   le canzoni che ottengono meno di mille stream, sempre come riportato da Luminate, sarebbero l'82 per cento del totale, una cifra altissima che da un'idea dell'affollamento di musica sulla piattaforma, cui ascolti però si distribuiscono in una piramide al cui vertice ci sono 2.600 canzoni che totalizzano più di 100 milioni di stream annui l'una;

   il nuovo modello di rimunerazione annunciato da Spotify appare come un attacco illegittimo verso le piccole realtà musicali del nostro Paese;

   si apprende, inoltre, che contestualmente alla decisione assunta da Spotify, anche Believe, azienda leader nella distribuzione digitale, avrebbe inviato una comunicazione identica a migliaia di piccole realtà musicali, minacciando la cancellazione delle loro discografie a causa di presunti ascolti artificiali;

   anche la decisione di Believe rischia di mettere a repentaglio la sopravvivenza di molte etichette indipendenti, che si trovano ora di fronte a una scadenza di pochi giorni per risolvere la situazione prima della cancellazione completa delle loro registrazioni e video musicali dalle piattaforme;

   entrambe le azioni promosse in queste settimane dalle due piattaforme minacciano, quindi, un settore che vive anche grazie all'ingegno di piccoli artisti, case discografiche di ridotte dimensioni, che non meritano un trattamento così discriminatorio in merito alla retribuzione del loro lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti suesposti – in ogni caso – alla luce delle nuove modalità digitali di distribuzione dei prodotti musicali annunciati da Spotify e Believe, quali iniziative intenda adottare a tutela del pieno esercizio del diritto d'autore della filiera creativa/musicale, settore innovativo che coinvolge migliaia di piccole realtà musicali indipendenti ed emergenti.
(5-01906)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. — Per sapere – premesso che:

   il 13 aprile 2023 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la proposta di legge di iniziativa popolare Lemme-Signorini, che prevede all'articolo 1 una sanzione di 5000 euro per tutti coloro che producono e vendono prodotti alimentari a base di insetti, ma il giorno dopo la pubblicazione la sezione del sito www.riformecostituzionali.gov.it che stava raccogliendo le firme è stata oscurata;

   questo si legge su un articolo pubblicato, qualche giorno fa, su Italianotizie.it: ne parla l'avvocatessa Camilla Signorini, cofirmataria della proposta di legge;

   la stessa fa notare che durante il periodo natalizio è stato pubblicato un importante articolo in cui è stato spiegato quanto siano pericolosi i cibi a base d'insetti; sono alimenti allergizzanti per tutti coloro che non possono mangiare molluschi, crostacei e sono allergici agli acari della polvere;

   la proposta è di strettissima attualità, trattandosi di una novità destinata a segnare, da una parte, una vera e propria rivoluzione sulle nostre tavole e nei nostri piatti, dall'altra, a tenere vivo un dibattito che coinvolge il mondo politico e quello delle associazioni di categoria;

   anche all'interrogante giunge la segnalazione da parte di alcuni cittadini che intendono sottoscrivere la proposta ma sono impossibilitati a farlo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, e in che tempi intenda ripristinare la piattaforma per permettere ai cittadini di sottoscrivere la proposta ed esercitare un loro diritto.
(4-02210)


   ASCARI, CAROTENUTO, TUCCI, BARZOTTI, AIELLO, CASO, ORRICO, PAVANELLI, APPENDINO, IARIA, CANTONE, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI, TRAVERSI, QUARTINI, DI LAURO, CARAMIELLO e LOMUTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti di stampa della diffìcile situazione che sta attraversando l'agenzia di stampa Dire;

   le questioni sollevate includono problemi economici e gestionali che la nuova proprietà di Dire ha ereditato da una precedente gestione inadeguata, e difficoltà causate da provvedimenti assunti dal Governo, tra cui un fermo amministrativo e la sospensione di pagamenti, che hanno lasciato molti dipendenti dell'agenzia e le loro famiglie in una situazione di incertezza e ansia;

   nonostante le azioni legali intraprese dai legali dell'agenzia Dire, nessuna interlocuzione con il Governo è stata possibile;

   così decine di lavoratori e lavoratrici, dopo anni di servizio fedele, si ritrovano a pagare il prezzo delle decisioni passate prese dalla proprietà, con licenziamenti e sospensioni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e delle motivazioni a fondamento dei provvedimenti presi ai danni della testata;

   se e quali iniziative si intendano adottare per salvaguardare i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici dell'agenzia Dire;

   se e quali iniziative si intendano mettere in atto per preservare la pluralità e la libertà dei media, principi cardine della nostra democrazia.
(4-02214)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   come riportato mediaticamente, prima della pausa natalizia di dicembre 2023 si è svolta l'iniziativa «Un ponte per la pace», nel contesto della quale i ragazzi del liceo statale «Antonio Meucci» di Aprilia hanno dialogato in via telematica con gli studenti del liceo «G. Beregovoj» di Lugansk nel Donbass;

   l'iniziativa, svoltasi tramite OpenHub Lazio – un progetto finanziato dalla regione Lazio e dal Fondo sociale europeo –, ha sollevato forti polemiche non ultimo in ragione della collaborazione nel contesto descritto di Andrea Lucidi, giornalista attivo in Donbass e con posizioni anti-ucraina, così come dell'associazione di volontariato «Vento dell'Est», presieduta da Lorenzo Berti, ex esponente del partito neofascista CasaPound. «Vento dell'Est» era già nota per altre attività di propaganda filo-Cremlino in Italia. Il caso più eclatante è stata la pianificazione di un evento a Lucca, in Toscana, nel Giorno della Memoria, il 27 gennaio 2024, che avrebbe visto la partecipazione tramite videochiamata di Aleksandr Dugin, noto per la sua ideologia nazionalista e revanscista contro l'Ucraina e ritenuto tra gli ispiratori della guerra di aggressione ai danni dell'Ucraina;

   quanto descritto ha provocato sconcerto da parte di molti osservatori che hanno parlato apertamente di «propaganda filo russa» come, ad esempio, dichiarato dal giornalista Vladislav Maistrouk;

   si è inoltre totalmente dissociata dall'evento, in primis, la dirigente scolastica dello stesso liceo «Meucci», Laura De Angelis, sottolineando come l'attività fosse stata presentata in un'altra luce e comunque sotto l'egida della regione Lazio: «Noi abbiamo semplicemente aderito a un progetto di OpenHub Lazio, realtà della Regione Lazio con la quale abbiamo collaborato in diverse occasioni, ospitando un'iniziativa per il Natale dal titolo “Un ponte per la pace”. La proposta dell'attività ci è arrivata proprio da OpenHub, non da altri e perciò prendiamo le distanze dall'iniziativa...»; l'Ue e i suoi Stati membri hanno condannano fermamente la condotta della Russia nei confronti dell'Ucraina, a partire dall'annessione illegale delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson;

   l'Italia ha sempre manifestato il suo pieno sostegno all'integrità territoriale dell'Ucraina, alla sua piena sovranità e indipendenza entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. Nel contesto, l'Italia ha condannato con forza i referendum farsa della Russia e l'annessione delle regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhia dichiarando contestualmente che mai riconoscerà tali atti illegali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano far luce sull'eventuale utilizzo di fondi europei per la realizzazione di questa tipologia di eventi;

   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di appurare i contorni degli eventi descritti ed evitare il possibile ripetersi di analoghe situazioni.
(4-02209)


   ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la questione del rilascio della carta d'identità elettronica (Cie) risulta fondamentale per i cittadini iscritti all'Aire. Il possesso di un valido documento di identità è, infatti, condizione imprescindibile per poter risiedere all'estero così come per poter avere accesso ai servizi consolari online, nonché ai servizi delle pubbliche amministrazioni operanti nel territorio nazionale;

   a parere dell'interrogante risulta paradossale che presso il comune di iscrizione sia prevista la possibilità per tutti i cittadini Aire di rinnovare la propria carta di identità soltanto in modalità cartacea senza contemplare alcun servizio relativo alla Cie;

   tutti i cittadini Aire possono, invece, richiedere la Cie presso il Consolato di riferimento;

   come evidenziato anche dal comitato «MobiltiamoCIE» costituitosi in Stoccarda a giugno 2023, si constata che purtroppo la procedura di rilascio presso la rete consolare risulta di fatto limitata in quanto caratterizzata da endemiche situazioni di ritardo, come risulta da numerosissime testimonianze di cittadini in difficoltà;

   per quanto di base i tempi di attesa presso i comuni di grandi dimensioni mediamente non risultino di molto inferiori a quelli della rete consolare, tuttavia una situazione tendenzialmente migliore si riscontra in generale per quel che concerne, invece, i comuni di dimensioni minori: dato rilevante, considerato che proprio lì si rinvengono le radici familiari di buona parte dei residenti all'estero;

   inoltre, qualora i comuni potessero rilasciare le carte di identità elettroniche direttamente ai cittadini Aire, si potrebbe generare un effetto deflattivo sulle incombenze della rete consolare;

   significativa poi, in merito al rilascio della Cie, appare la possibilità concessa ai residenti in Italia di rivolgersi a qualunque comune del territorio italiano, nonché di recente anche agli sportelli di Poste italiane. In base a quanto descritto si rileva un'ingiustificabile disparità di trattamento tra cittadini residenti all'estero e cittadini residenti in Italia;

   infine, si sottolinea che condizione necessaria per il rilascio presso i comuni è l'approvazione di un documento tecnico-organizzativo specifico da parte dei Ministeri dell'intero e degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adoperarsi con urgenza, per quanto di competenza, nell'intento di porre rimedio alla descritta situazione di ingiustificabile disparità di trattamento a danno dei cittadini residenti all'estero in relazione al rilascio della Cie;

   quali siano i tempi attualmente previsti in relazione al possibile perfezionamento dell'iter relativo al menzionato documento tecnico-organizzativo, necessario a rendere possibile il rilascio della Cie ai cittadini italiani residenti all'estero da parte dei comuni italiani.
(4-02212)


   LOMUTI e ONORI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Ilaria Salis, cittadina italiana di anni 39, è stata arrestata l'11 febbraio 2023 a Budapest, prelevata mentre era in un taxi, con l'accusa di aver procurato lesioni a due militanti neonazisti che manifestavano a Budapest in occasione di un raduno celebrativo delle gesta di un commando nazista, adunanza, peraltro, vietata dalle norme ungheresi;

   le presunte vittime, secondo i legali della Salis, non hanno mai sporto denuncia per l'aggressione subita, né hanno identificato la Salis come presunta colpevole delle lievi lesioni ricevute, guaribili una in 5 e l'altra in 8 giorni;

   Ilaria Salis ha sempre dichiarato la propria innocenza, di essere estranea all'aggressione e di aver solo manifestato contro una commemorazione filonazista;

   da quanto riportato dai legali e dai familiari, dal momento dell'arresto per 7 mesi e fino al 6 settembre 2023, non le è stato permesso di incontrare i familiari, dopo l'arresto è stata denudata dei propri vestiti ed obbligata ad indossare per 35 giorni abiti usati, sporchi, senza potersi mai cambiare e senza poter disporre dell'essenziale per l'igiene personale;

   ha subìto trattamenti inumani e degradanti, come in occasione delle udienze, l'essere tenuta al guinzaglio da un poliziotto e trascinata con mani e piedi legati da una catena;

   ha convissuto con scarafaggi, cimici da letto e topi, reclusa in una stanza di 3 metri quadrati, e solo da metà ottobre 2023 è stato concesso ai genitori, per una sola volta al mese, di poterla visitare;

   è gravissimo il trattamento di reclusione cui è sottoposta una cittadina italiana in attesa di giudizio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   se, in considerazione di ciò che l'imputata ha subìto, che è lesivo del rispetto della dignità umana ed è in contrasto con la Decisione Quadro 2009/829/GAI del Consiglio dell'Unione europea del 23 ottobre 2009 sull'applicazione tra gli Stati membri dell'Unione europea del principio del reciproco riconoscimento alle decisioni sulle misure alternative alla detenzione cautelare, recepito anche dall'Ungheria, il Ministro interrogato non ritenga opportuno intervenire con rapidità affinché siano assicurati alla cittadina italiana Ilaria Salis un trattamento rispettoso della dignità umana e un giusto diritto alla difesa, come sancito dai principi dell'Unione europea, e sia data attuazione alla richiamata Decisione Quadro 2009/829/GAI, contenente misure che consentano «a una persona residente in uno Stato membro ma sottoposta a procedimento penale in un secondo Stato membro di essere sorvegliata dalle autorità dello Stato in cui risiede in attesa del processo», essendo le misure tese a rafforzare il diritto alla libertà e alla presunzione di innocenza nell'Unione europea.
(4-02219)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PROVENZANO, BARBAGALLO, IACONO, MARINO e PORTA. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro per lo sport e i giovani, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

  lo stadio comunale di Gela, intitolato allo sportivo locale Vincenzo Presti, è l'impianto sportivo che ospita le partite interne della principale società calcistica della città;

  il Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito del PNRR Missione 5 – Misura 3 – Investimento 3.1 «Sport e Inclusione sociale» all'interno dei cluster 1 e 2, ha scelto di finanziare il progetto di rigenerazione e rifunzionalizzazione dello stadio «Vincenzo Presti» per 1 milione con un cofinanziamento di 500 mila euro (cluster 2) da finanziare con il credito sportivo;

  suddetto finanziamento è finalizzato agli interventi per la copertura della tribuna e per adeguare i servizi e i locali tecnici, oltre all'efficientamento energetico;

   da fonti di stampa si è appreso che il finanziamento da 1 milione di euro previsto dal PNRR risulterebbe a rischio se in tempi brevi l'amministrazione comunale non provvederà ad approvare la variazione di bilancio che lo riguarda –:

   se quanto riportato in premessa circa il rischio di perdere il finanziamento corrisponda al vero e quali iniziative, per quanto di competenza, sia possibile porre in essere per scongiurare suddetto rischio e garantire la realizzazione degli interventi di rigenerazione e rifunzionalizzazione dello stadio «Vincenzo Presti» di Gela.
(5-01905)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCUTELLÀ, MORFINO e CHERCHI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc) e, congiuntamente ai fondi strutturali europei, lo strumento finanziario nazionale principale attraverso cui vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e sociali in attuazione dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione e dell'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

   con il decreto-legge n. 13 del 2023 è stata disposta la soppressione dell'Agenzia della coesione territoriale e il contestuale trasferimento delle sue funzioni di programmazione, coordinamento e monitoraggio dei fondi nazionali ed europei della politica di coesione al Ministero per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR;

   in base alle nuove disposizioni introdotte dall'articolo 1 del decreto-legge n. 124 del 2023 – che ha integralmente riformulato la disciplina relativa alla programmazione e alla gestione del fondo sviluppo e coesione 2021-2027 – gli interventi finanziati con le risorse del fondo saranno attuati non più mediante i «piani sviluppo e coesione», predisposti da ciascuna amministrazione titolare di risorse del fondo ed articolati per aree tematiche, bensì attraverso appositi accordi per la coesione, che saranno definiti tra il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR e ciascun Ministro interessato, ovvero tra il Ministro e ciascun presidente di regione o di provincia autonoma;

   i suindicati accordi di coesione indispensabili per avere i fondi nazionali, hanno tuttavia determinato uno stallo nell'erogazione delle risorse del fondo sviluppo e coesione, indispensabili per il cofinanziamento dei programmi finanziati dai fondi europei che continuano a restare fermi da oltre diciotto mesi;

   in particolare, secondo i dati pubblicati dal Cipess, alla Campania spettano circa 6,5 miliardi, alla Sicilia circa 6,8 miliardi, alla Puglia circa 4,5 e alla Calabria circa 2,8 miliardi di euro. Risorse che, oltre a dare ossigeno alle casse delle regioni, consentirebbero a queste ultime di avviare una programmazione economica completa;

   ai fini della riprogrammazione del PNRR, per valore finanziario insiste al Sud quasi la metà delle misure che il Governo ha proposto di definanziare dal PNRR. Più precisamente, investimenti per 7,6 miliardi pari al 48 per cento dei 15,89 miliardi eliminati dal Piano nella riscrittura italiana trasmessa il 7 agosto 2023 a Bruxelles;

   ulteriori tagli per le regioni meridionali sono stati previsti dall'ultima legge di bilancio che ha sottratto 3,5 miliardi dal fondo della perequazione infrastrutturale, oltre a dirottare sul Ponte sullo stretto 1,6 miliardi dal fondo di coesione e sviluppo gestito da Sicilia e Calabria e 718 milioni di euro dai finanziamenti gestiti dai Misteri e destinati in gran parte a progetti per il Sud Italia;

   i già menzionati fondi costituiscono risorse preziose destinate a recuperare il divario infrastrutturale e sociale del Mezzogiorno d'Italia e delle aree interne del Paese;

   da ultimo, secondo i dati dell'Ufficio parlamentare di bilancio, nell'anno 2023, sono stati spesi appena 2,5 miliardi di fondi PNRR, pari a circa il 7,4 per cento del previsto –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato al fine di procedere celermente all'erogazione dei fondi di sviluppo e coesione che le regioni attendono da oltre diciotto mesi;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di vincolare l'impiego delle risorse del Fsc 2021-2027 in coerenza con gli obiettivi e le strategie di convergenza e coesione territoriale sulla base delle cinque missioni del piano Sud 2023, nonché dei fondi strutturali europei 2021-2027.
(4-02216)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SERGIO COSTA, CARAMIELLO, IARIA e CHERCHI. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 16 gennaio 2024, si è tenuta presso il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, la presentazione del bando ISI Inail 2023 che ha portato lo stanziamento da 35 a 90 milioni di euro per l'acquisto di trattori e mezzi agricoli più sicuri, sostenibili e produttivi;

   l'obiettivo è contribuire all'accelerazione del processo di modernizzazione di uno dei più importanti comparti dell'economia nazionale, migliorando i livelli di sicurezza e sostenibilità energetica e ambientale attraverso il sostegno all'acquisto di trattori e macchinari caratterizzati da soluzioni innovative per la riduzione del rischio infortunistico, della rumorosità e delle emissioni inquinanti;

   nell'occasione il Ministro dell'agricoltura ha dichiarato che «anche se fosse uno, gli incidenti sul lavoro in agricoltura sono sempre troppi. Se questi derivano dall'assenza di sostegno nella modernizzazione delle macchine, è ancor più grave». Dichiarazioni riportate e rilanciate successivamente anche sui canali social del Ministro Lollobrigida;

   sia i fondi Inail sia le altre misure finalizzate alla sostituzione dei mezzi agricoli (Fondo innovazione Ismea, bando meccanizzazione PNRR, credito d'imposta 4.0, bandi regionali) seppur necessari e meritevoli, per loro impostazione e per i loro esigui fondi, non sono stati e non saranno in futuro sufficienti ad eliminare dalla circolazione 1,2 milioni di trattori sprovvisti di cintura di sicurezza e 670 mila privi di rollbar, la struttura di protezione in caso di ribaltamento del mezzo. Si stima che appena 100 mila hanno adeguato i mezzi agricoli fuori norma;

   pur se ridotto nel corso degli anni, l'agricoltura ha il triste primato del tasso di infortuni, con una incidenza due volte maggiore della media. Le denunce di infortunio hanno esito mortale 4 volte di più in agricoltura, con oltre 120 decessi in media l'anno legati alla mancanza o all'usura dei più basilari sistemi di sicurezza. Un problema legato alla mancata entrata in vigore della revisione dei mezzi agricoli;

   prevista sin dal 1992 dall'articolo 111 del codice della strada relativo alle sanzioni amministrative per la mancata revisione e dal decreto interministeriale Ministero dei trasporti e Ministero dell'agricoltura del 20 maggio 2015, la revisione dei mezzi agricoli non è ancora operativa a causa della mancata emanazione di norme attuative, redatte di concerto tra Ministero dei trasporti, agricoltura e Inail;

   il cosiddetto decreto-legge Milleproroghe, attualmente all'esame della Camera, posticipa al 31 dicembre 2024 il termine ultimo per effettuare la revisione delle macchine agricole immatricolate dal 1° gennaio 1984 al 31 dicembre 1996 e al 31 dicembre 2025 per i veicoli immatricolati dal 1° gennaio 1997 al 31 dicembre 2019. Per i veicoli immatricolati entro il 31 dicembre 1983, la revisione è invece scaduta il 31 dicembre 2022 e nessuno sa come effettuarla dato che si è in attesa dell'emanazione del citato decreto attuativo. Per i veicoli immatricolati dopo il 1° gennaio 2020, la revisione scade al quinto anno successivo alla fine del mese di immatricolazione;

   tale situazione mette l'Italia a rischio di una possibile procedura d'infrazione comunitaria dato che, nel 2014, l'Unione europea ha emanato la direttiva 2014/45/CE che prescrive la revisione obbligatoria per i trattori con velocità superiore a 40 km/h, vale a dire per i moderni trattori Mother Regulation Tb ultimamente molto diffusi anche in Italia (b indica appunto velocità di progetto superiore a 40 km/h);

   nei diversi stati europei dove la revisione è entrata in vigore (Germania, Austria, Inghilterra) i decessi causati da mezzi agricoli non a norma sono oramai un numero esiguo –:

   a che punto sia l'elaborazione dei decreti in questione e se si intenda garantire al più presto la loro adozione al fine di dare al mondo agricolo la risposta che merita nell'ambito della sicurezza sul lavoro.
(5-01898)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO, TABACCI, GUERRA, STEFANAZZI, MARIANNA RICCIARDI, GIANASSI, DE MARIA, MARINO, SERRACCHIANI, LAI, VACCARI, LACARRA, MALAVASI, FORATTINI, SCARPA, SARRACINO, GIRELLI, ZINGARETTI, MEROLA, LAUS, D'ALFONSO, MANZI, GRAZIANO, CARÈ, DE LUCA, FERRARI, SCOTTO, GHIO, CURTI, CASU, ASCANI, DI BIASE, STUMPO, ANDREA ROSSI, FURFARO, PELUFFO, FORNARO, ROGGIANI, CUPERLO, PASTORINO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende dall'ultima indagine di Banca d'Italia, nel 2022 la spesa per la gestione di un conto corrente è cresciuta di 9,3 euro rispetto al 2021, raggiungendo l'importo di 104 euro;

   in particolare, risultano cresciute sia le spese fisse, sia quelle variabili, che hanno contribuito rispettivamente per il 63,4 e per il 36,6 per cento all'aumento complessivo. L'apporto più significativo è attribuibile alle spese fisse (pari a 5,9 euro) e in particolare ai canoni di base, mentre le spese variabili (+3,4 euro) sono cresciute sia per effetto della maggiore operatività della clientela, sia per l'aumento dei costi delle operazioni;

   inoltre, tra il 2016 e il 2022 la somma degli incrementi di spesa che si sono succeduti (per ben sette anni di fila) ammonta a 27,5 euro, dei quali 21,10 riconducibili alle spese fisse;

   considerando anche l'imposta di bollo, che nel 2022 è stata di 15,9 euro (17,4 euro nel 2021), la spesa di gestione di un conto corrente sale in media a 119,9 euro;

   secondo un'analisi recente, svolta dal Centro studi Uilca, dal 2018 al 2022 si è verificata una contrazione degli sportelli bancari del 17,4 per cento (chiusura di 4.423 sportelli), passando dai 25.409 del 2018 ai 20.986 del 2022 e nello stesso periodo il settore bancario ha perso 14.020 posti, pari a un calo occupazionale del 5 per cento;

   anche a fronte di politiche aziendali evidentemente volte ad abbattere i costi mediante la chiusura di filiali e automazione di sportelli bancari, quindi, gli aumenti dei costi dei conti correnti non trovano sufficienti spiegazioni –:

   se sia a conoscenza delle informazioni contenute nella «Indagine sul costo dei conti correnti nel 2022» di recente pubblicazione e riportate sommariamente in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere per contenere i costi di gestione dei conti correnti che gravano sui cittadini.
(4-02213)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMALDI e DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 9 gennaio 2024 un detenuto di 47 anni, Andrea Pagani Pratis, è deceduto nel carcere di Ivrea (Torino) mentre stava scontando una lunga condanna detentiva;

   l'uomo scriveva sulla rivista online del carcere di Ivrea «La Fenice», dove si firmava con lo pseudonimo Vespino;

   la rivista nei giorni scorsi ha parlato di «morte evitabile», evidenziando il fatto che il detenuto non avrebbe ricevuto un'assistenza sanitaria adeguata;

   secondo i compagni di carcere l'uomo accusava dei malori da una settimana e avanzano il dubbio che il caso in questione sia stato sottovalutato e trattato come una semplice influenza, anche se Pratis in quei giorni faceva fatica a camminare, respirare, muoversi, aveva dolori in ogni parte del corpo e in più, negli ultimi giorni, aveva un colorito sempre più bianco/giallastro e le labbra viola, come hanno scritto i redattori della «Fenice», aggiungendo che il giorno prima di morire Pratis era andato in infermeria dove un medico gli aveva prescritto una Tachipirina e un Brufen;

   sempre sulla rivista online «La Fenice», alcuni detenuti hanno scritto che Pratis aveva compilato anche una domandina, un piccolo prestampato con il quale i detenuti avanzano le proprie richieste alla direzione carceraria o sanitaria, dove esprimeva la volontà ed appunto la richiesta di poter essere ricoverato;

   non essendo chiare le cause della morte, la procura di Ivrea, che ha aperto un'inchiesta sul decesso, senza ipotesi di reato né indagati, ha richiesto che venisse effettuata una autopsia sul corpo del detenuto;

   secondo un articolo pubblicato su Torinotoday il 19 gennaio 2024, l'autopsia eseguita sul corpo dell'uomo avrebbe stabilito che Andrea Pagani Pratis sarebbe morto per un edema polmonare che gli ha provocato l'arresto cardiaco risultatogli fatale;

   se fosse confermato che la causa della morte sia stata un edema polmonare verrebbe avvalorata la tesi sostenuta dagli altri detenuti del carcere che Pratis non avrebbe ricevuto un'adeguata assistenza sanitaria e se fosse stato sottoposto a controlli più approfonditi probabilmente la morte sarebbe stata evitabile –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, affinché venga accertato se Andrea Pagani Pratis, deceduto nel carcere di Ivrea, abbia ricevuto un'adeguata e scrupolosa assistenza sanitaria, se vi sia stata una sottovalutazione dei sintomi accusati dal detenuto nei giorni antecedenti il decesso da parte della direzione carceraria e/o sanitaria e se controlli medici più approfonditi avrebbero potuto evitarne la morte in carcere;

   se risponda al vero che il detenuto Andrea Pagani Pratis aveva avanzato richiesta scritta, attraverso la compilazione dell'apposito modulo, dove esprimeva la volontà e la richiesta di poter essere ricoverato e se la direzione carceraria e/o sanitaria abbia preso in debita considerazione la suddetta richiesta.
(4-02211)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ORLANDO, PELUFFO, GNASSI, DI SANZO, DE MICHELI e GRIBAUDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il 6 dicembre 2023, in occasione del primo incontro del tavolo permanente per l'automotive, il Ministro interrogato aveva manifestato l'obiettivo di raggiungere con Stellantis almeno 1 milione di veicoli prodotti nel nostro Paese, così da colmare l'eccessiva distanza tra le auto immatricolate in Italia e quelle prodotte negli stabilimenti italiani, intenzione confermata il 20 dicembre 2023 in occasione, del question time alla Camera dei deputati, durante il quale il Ministro aveva dichiarato la volontà di aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione nel nostro Paese, garantire l'occupazione, avere linee e modelli più competitivi, come quelli dell'elettrico, affermando che «La visione è chiara, gli attori anche, gli impegni sono precisi»;

   davanti a un'aleatoria promessa da parte dell'azienda, cui dovrebbero essere destinati almeno 6 miliardi di euro, più una quota dei 13 miliardi per il piano transizione 5.0 nel 2024 e 2025 per l'innovazione tecnologica green e digitale delle imprese, senza alcuna condizione imposta al management sul mantenimento dei livelli occupazionali, diversamente da quanto fatto da tutti gli altri Governi che ospitano uno stabilimento Stellantis, dopo aver preso atto che, nel 2023, sono state prodotte in Italia appena 450.000 autovetture a fronte di 1.400.000 immatricolazioni, alla luce del progressivo disimpegno di Stellantis nel nostro Paese, dove le nuove produzioni sono ferme, il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato, mentre si trovava a Potenza per incontrare i rappresentati sindacali e una delegazione di lavoratori di Stellantis e di aziende del suo indotto, di lavorare «perché una seconda casa automobilistica possa insediarsi in Italia per raggiungere l'obiettivo che ci eravamo dati», senza peraltro specificare se vi sia effettivamente un possibile interesse da parte di altre case automobilistiche e quali strumenti intenda utilizzare il Governo per attrarre investimenti esteri;

   si tratta del riconoscimento della drammatica situazione in cui versa il settore e del fallimento degli annunci fatti sinora dall'esecutivo, con l'impasse delle nuove produzioni, le linee dello stabilimento di Mirafiori che si fermeranno dal 12 febbraio sino al 3 marzo e 2.260 dipendenti che andranno in cassa integrazione, l'interruzione delle attività a Melfi, la perdita, sottolineata dai sindacati, di importanti quote di stipendio da parte degli operai, il ricorso agli ammortizzatori sociali per il diciassettesimo anno consecutivo –:

   quali fossero gli impegni presi dal Governo con Stellantis, e a fronte di quali impegni assunti da Stellantis rispetto alla produzione di autovetture in Italia, e quale sia l'ammontare per l'anno 2023 dei finanziamenti erogati all'impresa a vario titolo.
(5-01901)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:

   Rfi ha avviato il 28 febbraio 2022 il procedimento volto all'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio e alla dichiarazione di pubblica utilità;

   il 23 marzo 2022 la Soprintendenza Abap di Salerno ed Avellino ha posto la necessità di integrazioni documentali;

   il 29 marzo 2022 la Soprintendenza speciale per il PNRR ha chiesto di trasmettere le integrazioni richieste dalla soprintendenza territoriale;

   il 4 marzo 2022 la Commissione tecnica PNRR-PNIEC ha chiesto la trasmissione di ulteriori integrazioni documentali;

   il 15 giugno 2022 la Soprintendenza speciale PNRR ha evidenziato «la non esaustività delle integrazioni documentali fornite rispetto alle richieste avanzate»;

   la Soprintendenza speciale ha evidenziato la necessità di disporre approfondimenti progettuali, nelle o successive fasi di progettazione, come chiesto dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino;

   il 5 dicembre 2022, la conferenza dei servizi ha approvato il Pfte con prescrizioni del lotto Battipaglia-Romagnano; il 18 maggio 2023, il direttore investimenti di Rfi Sicilia e Calabria ha rilevato la necessità di varianti al Pfte del lotto Battipaglia-Romagnano;

   il 23 giugno 2023, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha comunicato quanto segue:

    la verifica di ottemperanza si è conclusa positivamente, «ferma restando la necessità di disporre i necessari approfondimenti progettuali, nelle successive fasi di progettazione definitiva/esecutiva, come riportato nel parere della Sovrintendenza archeologia di Salerno e Avellino»;

    si rileva la significatività e sostanzialità delle varianti rispetto al Pfte già valutato;

    dall'esame della documentazione emerge che le modifiche apportare sono tese a riscontrare le prescrizioni via, senza alcun elemento di dettaglio;

    si ritiene che non possa escludersi la sussistenza di potenziali impatti significativi e negativi e appare pertanto necessario un approfondimento valutativo in ordine ai potenziali impatti sulle componenti ambientali;

    le informazioni sull'incremento dei materiali escavati, da gestire come sottoprodotto (decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2017), appaiono incomplete e irrispettose delle procedure, mentre sarebbe imprescindibile fornire una loro quantificazione e relative caratterizzazioni, per la formulazione del giudizio di compatibilità ambientale;

   in merito alla dichiarazione di pubblica utilità occorre evidenziare che il vigente codice appalti ha eliminato la progettazione definitiva e restano pertanto Pfte e progetto esecutivo; poiché il progetto esecutivo si sviluppa in stretta coerenza con il Pfte, l'intenzione del proponente di avviare le attività volte alla definizione di pubblica utilità preordinata all'esproprio sulla base di un Pfte pienamente approvato sembrerebbe in linea con il nuovo codice degli appalti, anche se non sfugge che il procedimento preordinato all'esproprio, avviato dal proponente il 28 febbraio 2022, è anteriore al nuovo codice degli appalti; le ulteriori modifiche al Pfte resesi necessarie in seguito alle attività per l'ottemperanza alle prescrizioni, necessitano di propria autorizzazione ambientale, in assenza della quale il Pfte non è perfezionato dal punto di vista autorizzativo; pertanto, anche nell'ipotesi regolata dal nuovo codice appalti resterebbe incompiuto il quadro autorizzativo, in assenza della condizione di cui all'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, come modificato dal decreto legislativo n. 302 del 2002;

   l'articolo 48 del decreto-legge n. 77 del 2021 prevede che, in relazione alle procedure afferenti gli investimenti pubblici finanziati con risorse PNRR e fondi strutturali UE, in deroga a quando previsto dall'articolo 59 del decreto legislativo n. 50 del 2016, è ammesso l'affidamento dei lavori anche sulla base del Pfte;

   sul sito del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica manca la determinazione del direttore generale Via, in riscontro alla verifica di ottemperanza di molte prescrizioni ai sensi dell'articolo 28 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   in base a detta verifica, l'autorità competente, ai fini della riedizione del procedimento Via, avrebbe dovuto disporre l'aggiornamento dello studio di impatto ambientale e la sua nuova pubblicazione;

   senza la verifica di ottemperanza e la Via, tutti gli atti posti in essere sono palesemente viziati sotto il profilo procedurale;

   ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la Via è un provvedimento motivato, obbligatorio e vincolante, che esprime la conclusione dell'autorità competente sugli impatti ambientali significativi e negativi del progetto, adottato sulla base dell'istruttoria svolta, degli esiti delle consultazioni pubbliche e delle eventuali consultazioni transfrontaliere;

   l'articolo 4 codice ambiente, in relazione alle finalità della Via, prevede che la valutazione ambientale assicuri la compatibilità dell'attività antropica con le condizioni dello sviluppo sostenibile, con la finalità di proteggere la salute umana e contribuire con un migliore ambiente alla qualità della vita;

   il dichiarato «incremento del quantitativo di materiali da gestire come sottoprodotto» senza fornire la quantificazione, rimanda alla redazione di piano di utilizzo se la quantità è superiore a 6.000 metri cubi e comunque essendo l'opera assoggettata a Via la trasmissione doveva avvenire prima della chiusura del procedimento;

   i requisiti e le modalità per la dichiarazione di pubblica utilità delle opere in fase di realizzazione sono disciplinati ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001 –:

   se il Governo non ritenga di dover proseguire nella conduzione dei «tavoli tecnici », annunciati dal sottosegretario Tullio Ferrante, con i proprietari dei suoli e con i rappresentanti degli enti locali coinvolti nel giudizio dinnanzi al Tar del Lazio;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che vengano recepite le prescrizioni richieste dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nelle more dell'imminente pronunciamento della Commissione europea in merito alla petizione promossa dall'associazione «Italia Nostra» per l'ipotesi di violazione del principio DNSH (do no significant harm).
(2-00312) «Sergio Costa, Ilaria Fontana, L'Abbate, Morfino, Amato, Caso, Caramiello».

Interrogazioni a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 dicembre 2023 il Ministro interessato ha avviato il tavolo per la definizione di un piano casa, del quale nel nostro Paese ci sarebbe assoluto bisogno, tenuto conto delle 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare; delle oltre 40.000 sentenze di sfratti emesse ogni anno; delle 983.000 famiglie stimate dall'ISTAT in povertà assoluta e in affitto; del caro affitti e della assoluta insufficienza di residenze per studenti;

   al tavolo aperto al Ministero delle infrastrutture e trasporti per definire un piano casa risultano invitati e partecipanti: cooperative edilizie, costruttori, associazioni dei proprietari, ordini professionali, fondazioni, agenzie immobiliari, operatori economici, regioni, comuni ed enti gestori di edilizia residenziale pubblica;

   dal tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli unici esclusi risultano essere l'Unione inquilini e tutti gli altri sindacati inquilini, quindi i rappresentanti di coloro che dovrebbero essere i beneficiari del piano casa;

   anche nella seconda riunione del tavolo tenutasi il 16 gennaio 2024 si è assistito alla scelta di escludere dagli inviti i soli sindacati inquilini;

   non era mai avvenuto in passato che soggetti rappresentativi, quali sono i sindacati inquilini, fossero esclusi da un tavolo istituzionale presso il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il che lascia perplessi in quanto si escludono soggetti che sono centrali e rappresentativi, di un vasto settore sociale ai quali viene preclusa la possibilità di fornire un contributo di merito;

   l'esclusione dei sindacati inquilini dal tavolo istituzionale avviato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha alcuna motivazione plausibile e, all'interrogante, appare necessario superare questa esclusione procedendo, da parte del Ministro delle infrastrutture e trasporti, ad invitare anche i sindacati maggiormente rappresentativi degli inquilini –:

   quali siano i motivi che hanno portato all'esclusione dell'Unione inquilini dalla convocazione alla partecipazione del tavolo di lavoro di definizione di un piano casa presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   se non ritenga opportuno e necessario procedere ad invitare a tale tavolo anche l'Unione inquilini e gli altri sindacati inquilini, dando così completezza alla rappresentanza del tavolo di lavoro a tutti i soggetti interessati al piano casa, visti i contributi che tutti i soggetti, compresi i sindacati inquilini, possono dare.
(4-02205)


   GHIRRA, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 dicembre 2023 il Ministro interrogato ha avviato il tavolo per la definizione di un piano casa, del quale nel nostro Paese ci sarebbe assoluto bisogno, tenuto conto delle 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare; delle oltre 40.000 sentenze di sfratti emesse ogni anno; delle 983.000 famiglie stimate dall'Istat in povertà assoluta e in affitto; del caro affitti e della assoluta insufficienza di residenze per studenti;

   al tavolo aperto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per definire un piano casa risultano invitati e partecipanti: cooperative edilizie, costruttori, associazioni dei proprietari, ordini professionali, fondazioni, agenzie immobiliari, operatori economici, regioni, comuni ed enti gestori di edilizia residenziale pubblica;

   dal tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti gli unici esclusi risultano essere l'Unione Inquilini e tutti gli altri Sindacati inquilini, nonché le associazioni degli studenti universitari, quindi i rappresentanti di coloro che dovrebbero essere i beneficiari del piano casa;

   anche nella seconda riunione del tavolo tenutasi lo scorso 16 gennaio 2024 si è assistito alla scelta di escludere dagli inviti i soli sindacati inquilini e le associazioni degli studenti universitari;

   non era mai avvenuto in passato che soggetti rappresentativi, quali sono i sindacati inquilini, fossero esclusi da un tavolo istituzionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il che lascia perplessi in quanto si escludono soggetti che sono centrali e rappresentativi, di un vasto settore sociale ai quali viene preclusa la possibilità di fornire un contributo di merito;

   l'esclusione dei sindacati inquilini e delle associazioni degli studenti universitari dal tavolo istituzionale avviato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha alcuna motivazione plausibile e, all'interrogante, appare necessario superare questa esclusione procedendo, da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ad invitare anche i sindacati maggiormente rappresentativi degli inquilini e le associazioni degli studenti universitari –:

   quali siano i motivi dell'esclusione dal tavolo ministeriale dei sindacati inquilini e delle associazioni degli universitari, per la definizione di un piano casa e se non ritenga opportuno e necessario procedere ad invitare al tavolo anche l'Unione inquilini e gli altri sindacati inquilini, nonché le associazioni degli studenti universitari, dando completezza al tavolo e rappresentanza a tutti i soggetti interessati al piano casa, tenendo conto dei contributi che possono venire da tutti i soggetti partecipanti, comprendendo così in maniera esaustiva anche i sindacati inquilini e le associazioni degli studenti universitari.
(4-02208)


   IARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   durante la visita del Ministro Salvini a Torino del 19 gennaio 2024, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, lo stesso ha dichiarato: «Con la richiesta di inserire collegamenti veloci serali tra Torino e Milano il sindaco (Lorusso) ha già giocato il suo bonus», lasciando intendere che quella è l'unica richiesta che verrà presa in considerazione e che quindi non verranno stanziati i fondi necessari per includere gli ampliamenti necessari per la realizzazione della metro 2.

   ad avviso dell'interrogante il sindaco Lorusso non ha tenuto conto, con la sua richiesta, delle reali priorità della mobilità torinese e dei suoi cittadini;

   la metro 2 è uno dei principali interventi per il futuro di una mobilità sostenibile torinese e con la sua realizzazione si andrebbe incontro anche alle necessità di spostamento tra i comuni della città metropolitana e il suo capoluogo;

   la linea metro 2 è necessaria anche per rilanciare le periferie e la più volte citata barriera di Milano e quindi molto più urgente per i torinesi di un collegamento serale con Milano;

   la linea metro 2 è uno strumento fondamentale per la riduzione del traffico e delle polveri sottili, che è noto essere uno dei problemi di tutto il bacino Padano di cui la città di Torino fa parte;

   il tracciato della metro 2 è stato rivisto ed esteso proprio per garantire la sostenibilità finanziaria dell'infrastruttura, che verrebbe a mancare qualora l'opera non potesse essere completata nella sua interezza;

   la mancanza di sostenibilità finanziaria creerebbe quindi necessità di ulteriori finanziamenti per garantire l'esercizio, vanificando i presunti risparmi sui finanziamenti per il completamento;

   il completamento dell'opera ridurrebbe di 200.000 auto giornaliere il traffico nella metropoli torinese, riducendo quindi non solo l'inquinamento ambientale, ma anche la congestione e l'incidentalità, diminuendo i costi per le imprese ed i cittadini e riducendo anche i costi sanitari legati a cure e riabilitazioni –:

   se il Ministro interrogato e il Governo intendano adottare iniziative di competenza volte ad aumentare i finanziamenti previsti per la nuova linea metro 2, in modo da compensare gli extra costi e realizzare il disegno complessivo dell'opera.
(4-02215)


   LACARRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2024 ha acquistato piena efficacia la disciplina del nuovo codice dei contratti pubblici, approvato con decreto legislativo 31 marzo 2023 n. 36, che prevede la digitalizzazione dell'intero ciclo di vita dei contratti pubblici;

   la digitalizzazione si applica a tutti i contratti sottoposti alla disciplina del codice, ossia contratti di appalto o concessione, di qualunque importo, nei settori ordinari e nei settori speciali;

   la digitalizzazione dell'intero ciclo di vita di un contratto pubblico comporta che le fasi di programmazione, progettazione, pubblicazione, affidamento ed esecuzione vengano gestite mediante piattaforme di approvvigionamento digitale certificate. Di conseguenza, una stazione appaltante o un ente concedente che intende affidare un contratto di appalto o concessione, di qualunque importo, deve ricorrere ad una piattaforma di approvvigionamento digitale certificata per provvedere a tale affidamento;

   con una lettera inviata nei primi giorni di gennaio 2024 e al Mit, e all'Anac, l'Anci ha manifestato le preoccupazioni dei comuni, soprattutto quelli di minori dimensioni demografiche, in relazione alle nuove norme, in merito sia alla complessità degli adempimenti per l'acquisizione dei codici identificativi gara sia alle difficoltà di interoperabilità tra alcune piattaforme e l'Anac;

   in particolare, la lettera evidenzia le criticità principali segnalate dai comuni, tra cui la questione della prescrizione dell'utilizzo di piattaforme per affidamenti diretti inferiori a 5 mila euro, la prolungata attesa per l'ottenimento del Cig, la registrazione a piattaforme regionali sussidiarie con tempistiche incoerenti, e i problemi organizzativi legati all'obbligo di accesso tramite Spid, che limita la collegialità del lavoro negli enti di minori dimensioni;

   in seguito, l'Anac ha accolto la richiesta dell'Anci di riattivare la smart Cig per gli affidamenti diretti fino a 5 mila euro fino al 30 settembre 2024;

   residuano, tuttavia, ancora problemi nel rilascio delle Cig che impediscono o rallentano in molti casi la pubblicazione delle gare, con conseguenze anche gravi per le amministrazioni o per gli interessi pubblici coinvolti (ad esempio nel caso di acquisto di farmaci) –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per risolvere le problematiche richiamate in premessa;

   se intenda, per quanto di competenza, intraprendere iniziative volte a ripristinare la piattaforma smart Cig anche per gli affidamenti fino a 40 mila euro e rinviare la piena entrata in vigore delle norme citate in materia di digitalizzazione al 1° aprile 2024.
(4-02217)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, CUPERLO, ROGGIANI, MAURI e PELUFFO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comitato «Molise 5» utilizza dal 2018 un bene confiscato alla mafia situato in via Molise 5, a Rozzano, tramite un patto di collaborazione firmato, prorogato a gennaio 2023, e ancora in essere con il comune di Rozzano;

   il comitato è un presidio antimafia che organizza attività per le scuole, iniziative di sensibilizzazione contro la criminalità, e percorsi di riabilitazione per persone carcerate;

   il patto di collaborazione certifica che la struttura è agibile e non pericolante;

   il comune, con il parere favorevole dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati, ha deliberato di abbattere il bene con una delibera della giunta comunale del 31 maggio 2023, per poi costruire sul sito uno sportello contro la povertà e due monolocali per ospitare cittadini in condizione di disagio, finanziati nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   la città di Rozzano è stata anche recentemente luogo di inchieste su attività criminalità organizzata, e presenta vari altri siti, anche al momento inutilizzati, in cui si potrebbe costruire un simile edificio –:

   quali siano, per quanto di competenza, le ragioni della decisione di abbattere un edificio che fungeva da presidio anticriminalità, invece di costruire il progetto finanziato dal PNRR in altri siti;

   se risulti sia stata prevista una sede alternativa per le attività del comitato «Molise 5», dopo l'abbattimento della sede attuale.
(3-00940)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIOVINE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella mattina del 21 gennaio 2024 la città di Vicenza è stata oggetto di gravi scontri che hanno coinvolto e ferito diversi agenti delle forze dell'ordine durante la manifestazione organizzata dalle associazioni che gestiscono il Bocciodromo, spazio affidato dal comune di Vicenza alle suddette associazioni;

   il corteo in oggetto era stato annunciato con l'obiettivo di cacciare Israele da Vicenzaoro, cioè dalla manifestazione fieristica attraverso la quale la città berica si erge a regina mondiale del made in Italy, dell'artigianato e della bellezza, ospitando migliaia di buyers, visitatori ed espositori internazionali;

   già dal suo annuncio risultava dunque evidente la natura antisemita, violenta e razzista di una manifestazione, che solo grazie alla professionalità e alla dedizione delle forze dell'ordine non è sfociata in eventi più gravi;

   tutte le realtà che beneficiano di spazi pubblici dagli enti locali devono rispettare precise prescrizioni nel totale rispetto dell'interesse pubblico;

   l'amministrazione comunale di Vicenza ad oggi non ha ancora reso note le sue intenzioni in merito alla volontà o meno di avviare l'iter per revocare agli organizzatori della manifestazione violenta, nonché gestori del Bocciodromo, lo spazio comunale di cui beneficiano, nonostante nell'atto di concessione sia espressamente prevista la revoca in caso di violazione di norme, di utilizzo della struttura per fini diversi da quelli per cui è stata concessa o per motivi di pubblico interesse;

   sono diversi i comuni italiani che hanno affidato spazi pubblici ad associazioni affiliate al mondo antagonista dei centri sociali, i quali non solo sfruttano questi luoghi, trasformandoli in zone franche ad avviso dell'interrogante caratterizzate da illegalità ed eventi criminosi, ma li sottraggono anche ad associazioni, quali quelle sportive, sociali e culturali, che al contrario potrebbero utilizzarli virtuosamente e per il bene della comunità –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per monitorare lo stato dell'arte del fenomeno relativo alla concessione degli spazi pubblici ad associazioni antagoniste, al fine di evitare il proliferare di ulteriori eventi criminosi come quello di cui in premessa.
(4-02204)


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10, comma 3, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante «Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali», convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, ha introdotto la carta d'identità elettronica (Cie);

   da quando è stata introdotta la Cie, il sistema di domanda e rilascio del documento ha subìto diverse disfunzioni;

   in alcuni comuni, ad esempio, si è arrivati ad aspettare anche 8-9 mesi prima del rilascio effettivo del documento;

   attualmente per la prenotazione dell'appuntamento per il rilascio della carta d'identità elettronica è possibile accedere tramite Spid alla piattaforma «Prenotazioni CIE» del Ministero dell'interno;

   in aggiunta, diversi comuni, tra cui Roma, prevedono per i propri residenti la possibilità di recarsi, previo appuntamento, nelle giornate di sabato e di domenica, presso appositi chioschi adibiti al rilascio della Cie;

   si tratta di un servizio che agevola sicuramente i cittadini lavoratori che, impossibilitati a poter presentarsi negli uffici di rilascio del documento nei giorni feriali, possono quindi prenotare un appuntamento nel corso del fine settimana;

   sebbene la ratio del servizio sia di buon senso, di fatto, un numero crescente di cittadini lamenta da mesi l'estrema difficoltà, o addirittura l'impossibilità, di poter prenotare concretamente il proprio appuntamento nei weekend;

   da quanto appreso, le modalità di prenotazione appaiono limitate in primo luogo dal punto di vista temporale: per prenotarsi è necessario accedere alla piattaforma ministeriale nella sola giornata di venerdì a partire dalle ore 9 del mattino;

   in aggiunta alla ristretta finestra settimanale entro cui poter procedere alla prenotazione, vi è poi la disponibilità di posti liberi alquanto limitata o di nessun posto disponibile: il servizio propone infatti date a distanza di diversi mesi dal momento della prenotazione online o nessuna scelta selezionabile per il proprio municipio di residenza;

   chi dunque non può, per motivi di lavoro, di studio o di altro tipo, recarsi per il rilascio del documento in giorni infrasettimanali presso gli uffici preposti, si trova ad oggi nell'impossibilità di rinnovare il proprio documento di identità;

   desta poi particolare preoccupazione quanto riportato da alcuni privati cittadini ai quali, secondo quanto consta all'interrogante, sarebbe stato suggerito dagli stessi addetti comunali di provare a rivolgersi a un Caf, quindi evidentemente a pagamento, per agevolare la procedura di prenotazione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di verificare le problematiche evidenziate in premessa relative alla procedura di prenotazione online degli appuntamenti per il rilascio della carta d'identità digitale, e se intenda far luce, per quanto di competenza, sulla circostanza secondo la quale la procedura delle prenotazioni dell'appuntamento possa essere delegata, a pagamento, ai centri di assistenza fiscale.
(4-02218)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ORLANDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, all'articolo 12-quinquies, – inserito dal Parlamento in sede di conversione – al comma 1 ha previsto che le imprese, residenti in Italia e costituite da non più di sessanta mesi, che impiegano per un periodo non inferiore a un anno, come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in proporzione uguale o superiore a due terzi della forza lavoro complessiva, lavoratori con disturbi dello spettro autistico ed esercitano attività d'impresa al fine dell'inserimento lavorativo di persone con disturbi dello spettro autistico, sono qualificate start-up a vocazione sociale (ai sensi dell'articolo 25, comma 4, del predetto decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179);

   il comma 2, del predetto articolo 12-quinquies, prevede che la retribuzione percepita dal lavoratore con disturbi dello spettro autistico assunto da tali start-up a vocazione sociale non concorre alla formazione del reddito imponibile complessivo del lavoratore medesimo, sia ai fini fiscali, sia ai fini contributivi;

   ai sensi del medesimo comma 2, dell'articolo 12-quinquies, si introduce per la prima volta nell'ordinamento italiano l'istituto della «sospensione della pensione di invalidità», prevedendo che l'erogazione dell'assegno o della pensione di invalidità, ove percepiti dal lavoratore – soggetti ai limiti di reddito di cui al decreto annuale del Ministro dell'economia e delle finanze – è sospesa per il periodo di assunzione nella start-up a vocazione sociale e che il lavoratore comunica tempestivamente all'Inps la variazione della propria situazione reddituale, per attivare la procedura di sospensione, pena la perdita del beneficio. L'Inps – accertata, su comunicazione dell'interessato, la sussistenza dei requisiti reddituali per percepire l'assegno o la pensione di invalidità – al termine del periodo di assunzione, ridefinisce il beneficio e lo eroga a partire dal mese successivo al termine del contratto di assunzione;

   il decreto attuativo concertato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministro dell'economia e delle finanze, sottoscritto il 4 ottobre 2022, ha proceduto all'applicazione di quanto previsto al comma 2 del predetto articolo 12-quinquies con riguardo alla non imponibilità ai fini fiscali e contributivi prevista dal secondo periodo e con riguardo alla sospensione dei trattamenti di invalidità, prevista dal terzo e quarto periodo dello stesso comma 2 dell'articolo 12-quinquies;

   l'articolo 12-quinquies, comma 4, del decreto-legge n. 146 del 2021 – come pure l'articolato del decreto attuativo concertato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministro dell'economia e delle finanze – prevede che l'efficacia delle misure di non imponibilità ai fini fiscali e contributivi sia subordinata – ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea – all'autorizzazione della Commissione europea, richiesta a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali –:

   quale sia lo stato di avanzamento della procedura autorizzativa presso la Commissione europea, sopra richiamata;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare, una volta esaurito il suddetto iter autorizzativo, per accelerare e dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 12-quinquies sopra richiamato, tenuto conto del tempo ormai trascorso dalla sua approvazione e dal decreto attuativo ministeriale;

   quali siano le cause che ancora impediscono all'Inps di riconoscere la procedura di sospensione dell'assegno o pensione di invalidità, come previsto dalla norma citata.
(5-01900)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZAN, FURFARO e BAKKALI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda ospedaliera Careggi di Firenze è una tra le poche strutture sanitarie pubbliche italiane a offrire assistenza psicologica e, in alcuni casi, farmacologica a persone transgender adolescenti;

   i dati dimostrano che la disforia di genere, quando non individuata, non trattata in modo adeguato o addirittura contrastata, è causa di profondi disagi psicofisici, disturbi alimentari, depressione e ovviamente discriminazione e stigma, che possono sfociare anche in comportamenti autolesionisti, fino a estreme conseguenze;

   l'identità di genere è un diritto fondamentale della persona, come confermato da più sentenze della Corte costituzionale, garantito dall'articolo 2 della Costituzione e dall'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani;

   si apprende da organi di stampa e da media nazionali e locali che sarebbe in corso un attacco politico verso l'azienda ospedaliera Careggi di Firenze, in particolare verso il reparto e il personale sanitario che si occupa di incongruenza e disforia di genere;

   a seguito delle pesanti pressioni politiche si apprende dalla stampa che nelle giornate di martedì 23 gennaio e mercoledì 24 gennaio 2024 il Ministero della salute avrebbe inviato ispettori presso l'azienda ospedaliera Careggi di Firenze volti a monitorare la liceità delle procedure e delle prestazioni erogate;

   a parere degli interroganti questo «attacco» appare privo di fondamento, in quanto il personale della struttura opera nel pieno rispetto delle norme, e mette a rischio l'erogazione di servizi essenziali per le persone transgender, pregiudicandone dunque il diritto costituzionale alla salute –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se non intenda dunque fare chiarezza e, laddove, nell'ambito delle proprie competenze, accerti, come secondo l'interrogante non si ha alcun motivo di dubitare, il suo buon e corretto operato, quali iniziative intenda adottare con sollecitudine al fine di tutelare l'azienda ospedaliera Careggi di Firenze e tutte le altre strutture sanitarie pubbliche che offrono assistenza alle persone transgender.
(5-01902)


   GIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

  in linea generale è compito dello Stato definire le modalità di gestione delle risorse per i servizi pubblici, quali, ad esempio, la sanità;

   naturalmente per fare questo è necessario che si conoscano dati e situazioni oggettive ed è normale che per fare questo, oltre che dei tecnici che lavorano nel settore pubblico, lo Stato si avvalga di consulenze esterne, in via straordinaria e limitata per poi procedere in autonomia;

   a quel che si legge sulla stampa, invece, per quel che riguarda il settore sanitario, sembra che il ruolo delle società di consulenza sia ormai, inspiegabilmente, preponderante;

   si tenga presente che la legge finanziaria 2005 ha stabilito che le regioni con i conti sanitari non in regola dovessero rientrare obbligatoriamente, facendosi certificare i bilanci da advisor privati. Il Ministero dell'economia e delle finanze designò senza gara la società americana Kpmg, cui fu poi rinnovato l'incarico, tramite gara stavolta, nel 2011, 2014 e 2018;

   a questa stessa società, assieme anche a Ernst & Young e Price Waterhouse Coopers (PwC), le regioni, in accordo con il Ministero dell'economia e finanze, affidarono la riorganizzazione della spesa sanitaria. Sempre da fonti di stampa si apprende che dal 2007 al 2019 le regioni che necessitavano di applicare piani di rientro, avrebbero speso oltre 85 milioni di euro per le consulenze;

   al riguardo, la Corte dei conti, con deliberazione 12 gennaio 2021 n. 2/2021/G domandava conto di questa spesa, osservando che l'Agenas ha questo compito istituzionale e dispone di tecnici competenti che potrebbero svolgere i compiti affidati, invece, ad agenzie private;

   le stesse regioni, però, nel novembre del 2022 si sono di nuovo affidate alle suddette agenzie private, per una spesa di oltre 8 milioni di euro;

   i risultati di quanto sopra esposto non sono stati eguali per tutte le regioni coinvolte, mentre, a quel che risulta dal rapporto OASI 2023, le regioni del Sud hanno visto addirittura peggiorare i loro servizi per il taglio dei medici e il mancato raggiungimento dei Lea;

   alle stesse società, ancora di notizie di stampa, è stata affidata nel 2021 la consulenza per la transizione digitale nella sanità, come previsto dal PNRR. A quanto sembra, la spesa per questa consulenza sarebbe di 185 milioni di euro;

   i tecnici delle agenzie private sopra ricordate hanno ricevuto il compito di istruire il personale sanitario e operatori indipendenti per monitorare l'avanzamento del lavoro nelle singole Asl, ma dato che nei piani dei fabbisogni viene richiesta anche la parte di governance e strategica, queste agenzie si vedono affidare la definizione dei modelli organizzativi delle cure che fanno seguito alla digitalizzazione, compreso il fabbisogno di personale sanitario, e la definizione dei criteri per i tetti di spesa;

   se quanto sopra esposto fosse confermato, saremmo di fronte ad un vero e proprio affidamento a privati della politica sanitaria, compito, invece, precipuo del pubblico;

   infine, tra luglio e agosto 2022, per 28 milioni di euro sarebbe stata affidata alle stesse agenzie private anche la gestione del Dipartimento per la trasformazione digitale e il Ministero della salute, nonostante sia compito del Ministero definire e programmare la direzione di marcia del Servizio sanitario nazionale –:

   se al Ministro interrogato consti quanto sopra esposto, ed in caso positivo se possa spiegare perché ci si sia affidati a società private, invece che alle esistenti strutture pubbliche, per definire procedure e modalità di azione che sono, invece, di competenza del pubblico, a garanzia del diritto di tutti i cittadini ad accedere alle cure, come previsto dall'articolo 32 della Costituzione.
(5-01903)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sindrome delle gambe senza riposo conosciuta internazionalmente con l'acronimo Rls (Restless Legs Syndrome) è un disturbo sonno-motorio che affligge persone di tutte le età e sesso anche se è maggiormente presente nelle donne e causa una forte difficoltà ad addormentarsi e mantenere il sonno, in buona sostanza si dorme male e molto poco ed è stato calcolato che sia diffuso in circa il 5-10 per cento della popolazione adulta;

   la sindrome delle gambe senza riposto (Rls) è una malattia neurologica caratterizzata da spiacevoli fastidi alle gambe e da una incontrollabile necessità di muoverle nel tentativo di alleviare tali fastidi, un fastidio difficile da definire che per alcuni si presenta come dolore, per altri formicolio, prurito, sensazione di insetti che camminano sulla pelle;

   a fronte di una così variegata sintomatologia, la diagnosi della malattia non è facile e anche se ci si avvale di indagini strumentali, è una diagnosi prevalentemente clinica;

   la sindrome si divide in primaria e secondaria: la primaria è principalmente di origine ereditaria, la secondaria a seguito di traumi, legata ad altre malattie o carenze di ferro, vitamine;

   il disturbo, che ha una conseguenza motoria, si origina principalmente nelle gambe, ma può interessare anche le braccia, in particolare nel polpaccio durante le ore serali e le prime ore della notte quando si è seduti o sdraiati e tende a scomparire quando ci si alza in piedi e ci si muove;

   questo consegue che coloro che ne sono affetti trovano difficoltà nell'addormentarsi e a godere di un sonno riposato avendo continui risvegli e lamentando, durante il giorno, stanchezza, difficoltà a concentrarsi e quindi a svolgere con efficienza le normali attività;

   il professor Ferini Strambi primario del centro del sonno San Raffaele Turro a Milano, durante una intervista ha affermato: «È importante curare questo disturbo, che ha effetti negativi anche sul cuore, poiché il sonno agitato e scarso provoca una accelerazione del battito cardiaco ed un aumento della pressione arteriosa. Inoltre, come l'insonnia, può aumentare il rischio di diabete e in generale impattare negativamente sul sistema immunitario, di cui il sonno è un grande alleato»;

   la Rls è una sindrome per la quale ancora non esiste una cura specifica, ma solo farmaci che riescono in parte ad alleviare i sintomi;

   in alcune situazioni si hanno forti differenze di trattamento farmacologico tra regioni diverse dovute al fatto che in alcune regioni alcuni farmaci non sono convenzionati dal servizio sanitario;

   la Rls non è inserita nei Lea con tutti i problemi che derivano dall'avere una patologia cronica senza averne il riconoscimento;

   da uno studio effettuato dall'European Brain Council nel 2022 per conto della Commissione europea, la Rls risulta essere la malattia neurologica con maggior impatto economico sui sistemi sanitari nazionali e con una grande ripercussione sull'economia, dovendo affrontare inefficienze lavorative, incidenti sul lavoro, disagi sociali e molti altri problemi derivanti dalla deprivazione di sonno –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di riconoscere la Rls all'interno dei livelli essenziali di assistenza, al fine di garantire a coloro che ne soffrono una presa in carico celere e completa su tutto il territorio nazionale senza distinzione tra una regione e l'altra.
(4-02206)


   AIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Caltavuturo in provincia di Palermo è uno dei comuni che ricade all'interno del parco delle Madonie e conta una popolazione di circa quattromila abitanti. Negli ultimi mesi a causa del pensionamento di due medici e di altrettanti dimissioni, il territorio del comune di Caltavuturo (PA) si trova a dover far fronte alla carenza di medici di medicina generale e ciò comporta gravissimi disagi alla popolazione locale e rischi per la salute pubblica. Il problema della carenza dei medici di medicina generale viene avvertito come serio e importante dalla maggior parte dei cittadini, che hanno iniziato a mobilitarsi in assemblee cittadine e comitati civici al fine di trovare interlocuzioni con le istituzioni e gli enti competenti per trovare una soluzione strutturale a tale esodo di personale sanitario che si ripete periodicamente. Tale carenza di medici di medicina generale è avvertito non solo nel comune di Caltavuturo ma in tutti i comuni delle Madonie e delle cosiddette aree interne della Sicilia. Il Ministero della salute in concerto con l'assessorato regionale alla salute della Regione Siciliana dovrebbe fare in modo che il diritto alla salute, così come sancito dalla Costituzione italiana, venga di fatto tutelato e garantito a tutti gli abitanti di Caltavuturo e delle intere Madonie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del problema della carenza di medici di medicina generale nel comune di Caltavuturo e negli altri comuni delle Madonie e quali iniziative, di concerto con la Regione Siciliana, si stiano mettendo in campo per fare in modo che tale problematica venga risolta in modo definitivo e strutturale.
(4-02207)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CASO, MORFINO, MARIANNA RICCIARDI, ORRICO e AMATO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale del 24 settembre 2022, n. 1107, il Ministero dell'università e della ricerca ha introdotto un nuovo sistema per lo svolgimento dei test di ingresso al corso di laurea di medicina e chirurgia per l'anno accademico 2023/2024, denominato Tolc-Med;

   il nuovo sistema di prove prevede cinquanta domande, distribuite in quattro sezioni, ognuna con un suo tempo di svolgimento. Il risultato ottenuto viene poi moltiplicato per un «coefficiente di equalizzazione della prova», che ha la funzione di rendere comparabili i risultati di prove con domande diverse;

   tuttavia, la prima attuazione del nuovo modello è stata fortemente criticata in quanto, a settembre 2023, emerse che le domande a cui gli aspiranti medici sarebbero stati sottoposti giravano già da tempo su dei gruppi Telegram, a cui si accedeva pagando un corrispettivo di circa 20 euro, creando un forte imbarazzo sia al Ministero sia al Cisia, l'organo che ha elaborato il nuovo sistema;

   per questo motivo, sono stati presentati circa tremila ricorsi al Tar Lazio da parte degli studenti che sono rimasti esclusi dalla graduatoria di merito, sostenendo che i quesiti somministrati sarebbero stati individuati dall'amministrazione al momento dell'espletamento della prima sessione (quella di aprile) e poi riutilizzate per la seconda sessione (a luglio), determinando così la possibilità di far venire a conoscenza dei partecipanti alla seconda sessione i quesiti e configurando per loro un ingiusto vantaggio;

   con sentenza n. 863 del 2024 pubblicata il 17 gennaio 2024, il Tar del Lazio ha annullato il decreto ministeriale n. 1107 del 2022, i bandi di concorso e la graduatoria unica nazionale per l'accesso ai corsi di laurea a numero programmato della facoltà di medicina e chirurgia o odontoiatria e protesi dentaria per l'a.a. 2023/2024, considerando «illegittimo» il meccanismo di equalizzazione che avrebbe dovuto permettere il confronto dei risultati dei test di tutti i candidati delle diverse sessioni, in quanto tale strumento non ha effettivamente e correttamente compensato la diversità delle prove ricevute dai candidati e ciò avrebbe condizionato l'ammissione o l'esclusione alla facoltà, a prescindere dal grado di preparazione dello studente;

   tuttavia, con la medesima sentenza il Tar non ha permesso l'immatricolazione di coloro che, rimasti esclusi, hanno presentato ricorso e ha stabilito che i candidati ammessi non perderanno il loro posto e potranno continuare a frequentare la facoltà;

   inoltre, annullando la graduatoria per accertata invalidità della stessa, di fatto sono stati bloccati anche gli eventuali scorrimenti per coloro che speravano nella rinuncia dei candidati ammessi, poiché la graduatoria non esiste più;

   pertanto, ciò che si evince dalla sentenza del Tar è che non ci saranno ulteriori nuovi ingressi alla facoltà di medicina per l'anno accademico in corso, anche perché un'eventuale riedizione con conseguente annullamento delle immatricolazioni già effettuate avrebbe comportato un «inaccettabile pregiudizio all'interesse generale alla formazione del personale medico, con effetti che si proietterebbero negli anni a venire in termini di carenza di risorse specializzate e di minore offerta di servizi sanitari» a cui si aggiungerebbe uno «spreco» di risorse pubbliche (economiche, materiali e umane) che inciderebbe sui delicati equilibri di bilancio;

   tali conclusioni sono state, però, aspramente criticate dagli studenti, in quanto non solo non si pone rimedio ai danni creati dal sistema Tolc-Med, ma si rischia di creare ulteriori disparità e ingiustizie lasciando un migliaio di posti non assegnati –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché si possa sia riparare ai danni creati dal nuovo sistema Tolc-Med, procedendo ad una riforma dello stesso, sia dare una risposta alle migliaia di candidati ricorrenti a cui non è stato concesso di rifare il test in condizioni di equità, anche alla luce del rinvio ad aprile 2024 dei prossimi test di ingresso.
(5-01904)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Santillo n. 4-02203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Orso, Ilaria Fontana, Francesco Silvestri, Caso.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il PNRR ha individuato nell'ufficio per il processo la struttura organizzativa deputata a «offrire un concreto ausilio alla giurisdizione così da poter determinare un rapido miglioramento della performance degli uffici giudiziari per sostenere il sistema nell'obiettivo dell'abbattimento, dell'arretrato e ridurre la durata dei procedimenti civili e penali»;

   in merito, sono stati sono stati indetti due concorsi pubblici, deliberati dalla commissione Ripam, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale IV serie speciale «Concorsi ed esami» n. 26 del 1° aprile 2022, per la copertura a tempo determinato di complessive 5.410 unità di personale non dirigenziale a supporto dell'ufficio per il processo;

   il 23 settembre 2022 è stato pubblicato l'avviso pubblico relativo alla pubblicazione delle graduatorie a seguito delle quali sono stati poi pubblicati successivi avvisi per la convocazione dei vincitori presso la Corte d'appello di ciascun distretto in cui hanno presentato la domanda di partecipazione;

   ad oggi in molti distretti risulterebbero presenti numerosi posti scoperti a seguito non solo di diverse rinunce ma anche di successive dimissioni e mancate prese di servizio;

   un primo scorrimento è stato previsto ben 6 mesi dopo, ad aprile 2023, disponendo lo scorrimento delle graduatorie ancora capienti ma coinvolgendo tuttavia solamente i posti vacanti a seguito di rinunce, lasciando invece escluse dal computo le scoperture date dai dimissionari;

   con un recente provvedimento del 14 giugno 2023 il Ministero della giustizia ha disposto un secondo scorrimento a vantaggio dei profili e i distretti mancanti di graduatoria o con graduatoria incapiente. Tale scorrimento, che si riferisce principalmente alle carenze di organico nelle sedi del Nord, rischia tuttavia di generare numerosi rifiuti da parte degli interessati con la conseguente compromissione del corretto funzionamento degli uffici giudiziari del Sud, già gravemente colpiti dalla carenza di personale;

   diversamente dal nuovo, nello scorrimento di aprile 2023, il Ministero ha offerto ai candidati dei distretti capienti la possibilità di prendere servizio nel proprio distretto di origine, un'opportunità che attualmente non è stata riproposta;

   in ragione dell'importanza del ruolo dello staff di supporto all'Ufficio per il processo per una più efficiente organizzazione del lavoro giudiziario e in considerazione dei tempi stringenti dettati dal PNRR, si ritiene necessaria – come evidenziato a gran voce dai «comitati idonei» istituiti in questi mesi in rappresentanza dei tanti partecipanti al concorso risultati idonei e attualmente in graduatoria – una maggiore flessibilità nella procedura di scorrimento delle graduatorie, concedendo nuovamente lo scorrimento dei distretti capienti: ciò comporterebbe la possibilità di assumere più personale possibile negli uffici del Sud, notoriamente caratterizzati da notevole carenza di personale –:

   se i Ministri interrogati intendano effettuare una ricognizione di tutti i posti rimasti scoperti per la figura di personale non dirigenziale a supporto dell'ufficio per il processo e se intendano procedere, per quanto di competenza, con urgenza allo scorrimento integrale delle graduatorie capienti degli idonei del concorso consentendo agli idonei di assumere posizione nel proprio distretto di appartenenza, per coprire i numerosi posti vacanti determinati anche da dimissioni o successive mancate prese di servizio.
(4-01210)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere innanzitutto posto in risalto che l'ufficio per il processo è previsto dalla legge come una struttura organizzativa finalizzata a «... garantire la ragionevole durata del processo, attraverso l'innovazione dei modelli organizzativi e assicurando un più efficiente impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ...» (articolo 16-octies del decreto-legge n. 179 del 2012, così come modificato dal decreto-legge n. 90 del 2014.
  Si tratta di una struttura tecnica tesa ad affiancare il giudice nei suoi compiti e nelle sue attività. All'ufficio per il processo sono attribuite tutte le attività di ausilio allo svolgimento del lavoro giudiziario, ivi comprese quelle di preparazione e di ricerca necessarie alla soluzione degli affari e alla stesura dei provvedimenti; possono essere altresì attribuiti compiti di supporto all'efficiente utilizzo dei sistemi informatici quali, a titolo meramente esemplificativo, il coordinamento e il monitoraggio dei depositi telematici nonché la tempestiva rilevazione delle problematiche derivanti dalla adozione di nuove tecnologie.
  L'intento del legislatore è quello di ovviare alla variabilità delle risorse attraverso un modello di ufficio basato, almeno in parte, su risorse umane stabili e certe, che prestano servizio per un arco temporale predefinito e ritenuto sufficiente al raggiungimento degli scopi di abbattimento dell'arretrato e di riduzione dei tempi processuali.
  L'attuazione della linea di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con riferimento all'investimento M1C1 – capitale umano, ha visto impegnato in maniera assidua questa Amministrazione, stante l'importanza dell'obiettivo.
  In particolare il decreto-legge del 9 giugno 2021 n. 80, convertito con modificazioni dalla legge del 6 agosto 2021 n. 113 recante «Misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle Pubbliche Amministrazioni funzionale all'attuazione del PNRR e per l'efficienza della giustizia», ha disciplinato le modalità di reclutamento del personale a tempo determinato per il supporto alle linee progettuali per la giustizia del Piano, al fine di assicurare la piena operatività dell'ufficio per il processo e di supportare le linee di progetto di competenza del Ministero della giustizia, autorizzando per il periodo 2021-2026 il reclutamento con contratto di lavoro a tempo determinato di un contingente massimo di 16.500 unità di addetti all'ufficio per il processo nonché di 5.410 unità di ulteriore personale amministrativo non dirigenziale in profili specifici di area II e III, anche tecnici, quali ad esempio edili, contabili e informatici, così ripartito: 1.660 unità complessive per i profili di area III, fascia economica F1; 750 unità complessive per i profili di area II, fascia economica F2; 3.000 unità nel profilo di operatore di
data entry, area II, fascia economica F1.
  Le procedure di assunzione, finalizzate alla copertura totale dei posti messi a bando, non sempre hanno raggiunto tale obiettivo, soprattutto nei distretti del Nord Italia, in ragione del basso numero dei partecipanti e dei numeri, ancor più bassi, di coloro che sono riusciti a collocarsi utilmente in graduatoria.
  Pertanto, dopo la prima fase di assunzione dei vincitori, l'Amministrazione si è sempre determinata a dare corso a procedure di scorrimento degli idonei residui, operando dapprima nei distretti con graduatorie capienti e, a seguire, a supporto di quei distretti privi di candidati idonei, creando graduatorie uniche sulla base del punteggio.
  La ricognizione dei posti vacanti e disponibili è stata fatta, al termine di ogni procedura assunzionale, su tutto il territorio nazionale e le possibilità di aumentare il numero degli assunti vengono incrementate aprendo le procedure di scelta della sede, nell'ambito degli scorrimenti, a tutti gli idonei presenti in graduatoria.
  In questo modo si è provato a sopperire in anticipo a eventuali rinunce, prevedendo l'opzione di una sede da parte degli idonei meglio posizionati in graduatoria e al contempo la possibilità di scelta per coloro i quali, risultando collocati negli ultimi posti della stessa, non avrebbero avuto possibilità di assunzione qualora l'Amministrazione avesse coinvolto nello scorrimento solo un numero di idonei pari al numero dei posti vacanti.
  È evidente quindi che, in ogni scorrimento, il numero degli idonei coinvolto è stato sempre maggiore del numero dei posti resisi disponibili e, pertanto, la mancata copertura degli stessi è strettamente connessa alla mancata scelta di un particolare distretto o sede da parte dei candidati.
  In data 1° aprile 2022, con bando della Commissione Ripam supportata da Formez P. A., è stato indetto un concorso pubblico per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 1.660 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale III, fascia economica F1, da inquadrare nel personale del Ministero della giustizia, nei seguenti profili: tecnico IT
senior (ITS), area III, fascia economica F1, 180 unità; tecnico di contabilità senior (CONTS), area III, fascia economica F1, 200 unità; tecnico di edilizia senior (EDS), area III, fascia economica F1, 150 unità; tecnico statistico (STAT), area III, fascia economica F1, 40 unità; tecnico di amministrazione (AMM), area III, fascia economica F1, 1.060 unità; analista di organizzazione (ORG), area III, fascia economica F1, 30 unità.
  Siffatti profili professionali hanno il compito di svolgere tutte quelle attività di supporto al pieno compimento del progetto di miglioramento della performance del servizio giustizia, sempre con particolare riferimento all'ufficio per il processo.
  Inoltre in data 1° aprile 2022 è stato adottato dalla Commissione Ripam un secondo bando per un concorso pubblico per titoli ed esami, su base distrettuale, per il reclutamento a tempo determinato di 750 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale II, fascia economica F2, e di 3.000 unità di personale non dirigenziale dell'area funzionale II, fascia economica F1, da inquadrare nel personale del Ministero della giustizia nei seguenti profili tecnico IT
junior (ITJ), area II, fascia economica F2, 280 unità; tecnico di contabilità junior (CONTJ), area II, fascia economica F2, 400 unità; tecnico di edilizia junior (EDJ), area II, fascia economica F2, 70 unità; operatore di data entry (DATA), area II, fascia economica F1, 3.000 unità.
  In proposito deve essere rimarcata la difficoltà a coprire i posti messi a bando, trattandosi di procedure concorsuali indirizzate a candidati non appartenenti all'ambito giuridico o economico, questi ultimi di certo più numerosi.
  In particolare per alcuni profili, quali ad esempio tecnico IT
senior e junior o tecnico statistico, le percentuali di candidati che hanno superato il concorso è stata molto bassa, aggravando la situazione in alcuni distretti (segnatamente del Nord Italia), in cui il numero di vincitori è risultato più basso dei posti a bando.
  Con provvedimento del 14 aprile 2023, esaminato il numero delle rinunce e delle mancate prese di possesso, è stato disposto uno scorrimento per ciascun distretto e per ciascun profilo di concorso recante graduatoria ancora capiente, all'esito del quale sono state assunte 594 unità.
  In seguito l'Amministrazione ha costantemente monitorato l'effettiva copertura dei posti previsti nel profilo di addetto all'ufficio per il processo determinandosi, in conseguenza, ad attuare con provvedimento del direttore generale del 14 giugno 2023, uno scorrimento delle graduatorie ancora capienti, unificate per ciascun profilo sulla base del punteggio, a vantaggio dei profili e dei distretti mancanti di graduatoria o con graduatoria incapiente che, per questa ragione, non sono stati interessati dal primo scorrimento.
  All'esito dell'ultima procedura di assunzione avvenuta in data 30 giugno 2023, le unità assunte, rispetto ai 292 posti messi a disposizione, sono state 246.
  Ad oggi le assunzioni nei profili di area III e II, al netto delle dimissioni registrate, risultano complessivamente 3.940.
  Si riporta, infine, il totale degli idonei – complessivo per tutti i distretti – ancora presenti e distinti per profilo: tecnico di contabilità
senior, area III, fascia economica F1, 12 idonei; tecnico di edilizia senior, area III, fascia economica F1, 126 idonei; tecnico di amministrazione, area III, fascia economica F1, 1.269 idonei; analista di organizzazione, area III, fascia economica F1, 41 idonei; tecnico di edilizia junior, area II, fascia economica F2, 3 idonei; operatore di data entry, area II, fascia economica F1, 539 idonei.
  Dai dati sopra riportati emerge che per i profili di tecnico IT
senior, tecnico statistico, tecnico IT junior e tecnico di contabilità junior il numero degli idonei è esaurito.
  Si rileva, invece, il numero sovrabbondante di tecnici di amministrazione, per cui nel secondo scorrimento è stato interessato il solo distretto di Corte di appello di Brescia, l'unico che, nel primo scorrimento, non è stato ricompreso in quanto privo di idonei.
  In ultimo si evidenzia che gli scorrimenti nel profilo di tecnici edili, sia
junior sia senior, è stato e sarà effettuato a vantaggio di quei distretti in cui sono in corso i progetti di edilizia giudiziaria, anche contemplati dal PNRR.
Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   In questi primi quattro mesi del 2023, nel carcere di Taranto, sono morte tre persone, due per suicidio e una per malattia;

   colpisce, in particolare, la morte di Michele Pellecchia, 50 anni, che il 25 febbraio scorso si sarebbe tolto la vita mentre era ricoverato nell'infermeria per problemi legati alla sua patologia psichiatrica e a trascorsi di uso problematico di sostanze stupefacenti; in particolare, il detenuto era affetto da: «disturbo di personalità borderline grave con manifestazioni psicotiche ed agiti auto ed eterolesionistici, in soggetto con "discontrollo degli impulsi" e pregressa storia di abuso di sostanze; "disturbo da lutto persistente e complicato" derivato dalla morte della madre avvenuta nel 2020 con "entrambe le scale, che prendono in considerazione l'intenzionalità e la pervasività dell'ideazione suicidaria, che indicano la presenza di quest'ultima"»;

   in un'intervista rilasciata all'ex deputata Rita Bernardini su Radio Leopolda dall'avvocato Carlo Brigida e dalla moglie del detenuto Emilia Baldassara, la vicenda viene così riassunta: il 25 febbraio la signora Baldassara viene contattata telefonicamente dal carcere che le chiedeva di recarsi presso l'obitorio dell'ospedale dove giaceva il corpo privo di vita del marito addebitando questa morte ad un evento di natura suicidaria per impiccagione; la signora Baldassara, chiamata ad identificare il marito, notava una serie di ematomi, la presenza di un foro all'altezza del petto oltre che graffi sul collo, sulle scapole e sul petto; la moglie del detenuto, subito dopo l'identificazione e successivamente, presentava due esposti/denuncia in cui manifestava dubbi sull'evento suicidario e, comunque, sull'assistenza riservata al marito da parte dei sanitari e del personale di custodia: Michele Pellecchia era collocato in una cella singola, non era vigilato, né usufruiva di un servizio di piantonamento e, nelle ore destinate alla socialità, usava consumare i pasti con altri due detenuti, uno dei quali morto per infarto il 24 aprile scorso e l'altro che risulterebbe trasferito in altro istituto subito dopo la morte del Pellecchia;

   sul suicidio di Michele Pellecchia sono in corso indagini da parte dell'autorità giudiziaria;

   l'istituto penitenziario di Taranto risulta essere uno dei più sovraffollati d'Italia: in 500 posti regolamentari (di cui 10 inagibili) sono ristretti ben 788 detenuti, con un sovraffollamento del 160 per cento;

   al 29 aprile 2023, secondo il rapporto pubblicato da Ristretti Orizzonti, sono 45 i detenuti morti in carcere di cui 17 per eventi suicidari; nel corso del 2022 si è registrato il record italiano dei suicidi in carcere con 84 detenuti che si sono tolti la vita e altri 119 che sono morti per malattia –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   quali misure siano state prese dall'amministrazione penitenziaria di Taranto e dal presidio sanitario afferente alla ASL di Taranto per prevenire il rischio suicidario di Michele Pellecchia;

   se nel carcere di Taranto sia vigente il protocollo varato dal DAP per fronteggiare il rischio suicidario;

   quanti siano i casi di detenuti con patologia psichiatrica presenti nel carcere di Taranto e quante le persone detenute con problemi di assunzione problematica di sostanze stupefacenti; quanti siano gli psichiatri e gli psicologi in servizio e quali turnazioni seguono;

   se il personale in forza nel carcere di Taranto – sia esso sanitario, di sicurezza e trattamentale – sia parametrato al numero di detenuti presenti che oramai sfiora stabilmente le 800 unità;

   quali misure intenda adottare per contrastare il sovraffollamento nel carcere di Taranto e, in generale, quello riguardante decine di istituti penitenziari italiani;

   quali iniziative urgenti si intenda adottare per affrontare il fenomeno delle morti in carcere e, in particolare, dei suicidi.
(4-00936)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, riferito di un evento critico occorso nel carcere di Taranto, si avanzano specifici quesiti inerenti le iniziative intraprese per prevenire il rischio suicidario nonché per ridurre il sovraffollamento e per garantire l'assistenza psichiatrica ai detenuti.
  Orbene, il tragico evento è riferibile al detenuto signor M.P. che, in data 25 febbraio 2023 è stato rinvenuto senza vita nella camera di pernottamento.
  Quanto all'esatta dinamica, il locale provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria di Bari, ha provveduto a effettuare gli opportuni accertamenti volti alla ricostruzione delle cause, delle circostanze e delle modalità, nonché alla verifica della corretta attivazione dei protocolli operativi finalizzati a cogliere il disagio e a prevenire le condotte suicidarie.
  Naturalmente, l'autorità giudiziaria, doverosamente, è stata prontamente informata.
  Ciò precisato, deve segnalarsi che il detenuto, durante il periodo di detenzione, era stato preso in carico dall'
équipe psichiatrica nonché dal Ser.D interno al penitenziario, proprio in ragione dei problemi legati alla tossicodipendenza, sin quando aveva dichiarato di non volersene più avvalere.
  Non solo, era stato altresì suggerito l'inserimento in una comunità riabilitativa assistenziale psichiatrica (Crap) per intraprendere un percorso riabilitativo; nelle more del trasferimento, gli operatori dell'
équipe psichiatrica monitoravano il detenuto.
  Quanto al numero di eventi suicidari occorsi nel carcere di Taranto, nel periodo gennaio-novembre 2023 risultano 3 casi.
  Trattando, in generale, delle iniziative finalizzate alla prevenzione dei suicidi all'interno delle carceri, si ribadisce che il Ministero, a mezzo del preposto D.a.p., nel tempo, ha posto in essere numerosi interventi, proprio con l'obiettivo di alleviare il disagio sofferto dalla persona privata della libertà personale.
  Il piano di azione si fonda sull'impegno congiunto delle figure professionali che operano all'interno degli istituti penitenziari appartenenti sia al personale di polizia penitenziaria che a quello sanitario.
  In questo senso va ricordato il contributo offerto dalla conferenza unificata che, con l'accordo del 19 gennaio 2012 sulle «Linee di indirizzo per la riduzione del rischio autolesivo e suicidario dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale», ha definito un piano di contrasto ai suicidi in carcere, poi veicolato ai provveditorati regionali e a tutte le direzioni degli istituti penitenziari.
  In particolare, vengono previsti, tra l'altro, il modello di lavoro interdisciplinare e la presa in carico congiunta, con le quali le varie figure professionali collaborano sinergicamente, al fine di lenire il disagio della persona, offrendo vicinanza e supporto sociale.
  Successivamente, con circolare D.a.p. 3 maggio 2019 recante: «Interventi urgenti in ordine all'acuirsi di problematiche in tema di sicurezza interna riconducibili al disagio psichico», ha inteso ribadire i concetti sopra espressi, evidenziando la necessità di una fattiva collaborazione tra le varie amministrazioni, con il coinvolgimento anche dei garanti delle persone private della libertà personale e delle autorità giudiziarie, che, attraverso un tavolo paritetico, possano avere un confronto congiunto sulle tematiche derivanti dal disagio dei ristretti e, comunque, migliorare l'agire comune.
  Ancora, con nota 2 luglio 2020 a firma del direttore generale dei detenuti e del trattamento indirizzata alle direzioni e ai provveditorati regionali, viene raccomandato di rendere più ampia l'assistenza psicologica, ponendo attenzione ai segni percepibili di disagio o di alterazione che si manifestino nei ristretti, anche se non ritenuti pericolosi.
  Inoltre, in considerazione dell'aumento dei suicidi nell'anno 2022, rispetto allo stesso periodo dell'anno passato, a seguito di una riflessione condivisa con i provveditori e i direttori d'istituto del territorio nazionale, con circolare 8 agosto 2022 è stato ribadito a tutti i provveditori e direttori d'istituto la necessità di rafforzare le iniziative.
  In particolare, è stato chiesto ai provveditori regionali di verificare se, nei distretti di competenza, siano stati stipulati i Piani regionali di prevenzione. E ciò, ove gli stessi manchino, al fine di sollecitarne la pronta approvazione attraverso l'interlocuzione con le rispettive autorità sanitarie.
  Allo stato, l'obiettivo della sottoscrizione degli accordi è stato raggiunto quasi ovunque e costante è stata l'attività di monitoraggio e impulso operata dalla competente Direzione generale dei detenuti e del trattamento.
  È stata poi ribadita l'importanza e il ruolo fondamentale all'uopo svolto dallo
staff multidisciplinare, evidenziando la necessità che esso agisca non soltanto sulle situazioni rispetto alle quali si è manifestato un evento o una richiesta di aiuto, bensì anche sui cosiddetti «casi silenti», riguardanti le persone che, all'atto dell'accoglienza in istituto e nell'ulteriore prosieguo della detenzione, non abbiano manifestato un disagio particolare.
  Sono stati definiti, altresì, gli ambiti potenzialmente critici verso i quali tutti gli operatori addetti alla gestione della persona detenuta devono essere adeguatamente indirizzati per cogliere eventuali segnali di pericolo (ingresso e accoglienza, colloqui con i familiari, flusso di corrispondenza, fasi
pre e post processuali, comunicazioni di eventi traumatici, comportamenti anomali, tendenza all'isolamento, prossima dismissione, e altro).
  È stata evidenziata l'importanza di instaurare collaborazioni con l'ordine degli avvocati – al fine di stimolare un canale diretto di comunicazione con l'istituto nel caso emergano situazioni di rischio per le persone detenute, anche sulla base di quanto il difensore abbia appreso dalle famiglie dei detenuti — nonché, a livello locale, con la magistratura e i garanti.
  È stata sottolineata la necessità di attivare un processo di gestione del singolo caso che tenga conto, essenzialmente, dei seguenti aspetti: attivazione della procedura gestionale, alloggiamento, controllo della persona, disponibilità di oggetti pericolosi, interventi sanitari, di supporto sanitario e penitenziario e da parte dei
peer supporters, modalità di chiusura della procedura.
  Inoltre, in un'ottica di oculata gestione complessiva delle situazioni di disagio delle persone detenute, è necessario che particolare attenzione sia riservata al momento delle assegnazioni definitive in istituto e alle richieste di trasferimento, privilegiando le strutture penitenziarie che, per l'adeguata offerta sanitaria e trattamentale, siano in grado di soddisfare meglio le esigenze di presa in carico delle problematiche di disagio personale dei soggetti ristretti.
  Da ultimo, è stata sollecitata l'attivazione di giornate di studio e confronto collettivo sul tema della prevenzione suicidaria, a tutti i livelli dell'organizzazione, onde favorire un coinvolgimento il più possibile esteso e favorendo anche la partecipazione del personale dell'area sanitaria in servizio negli istituti.
  Ciò dettagliato, merita segnalare che è stato stanziato un finanziamento pari a 2.700.000 euro da destinare agli «Onorari degli esperti
ex articolo 80 o.p.» entro il 31 dicembre 2022 che consentirà di incrementare la presenza e l'operatività degli esperti all'interno degli istituti di pena e, in special modo, a dare attuazione alle vigenti direttive concernenti la prevenzione delle condotte suicidarie delle persone detenute, con particolare riferimento alla summenzionata circolare n. 3695/6145.
  Tali risorse, che si aggiungono a quelle già assegnate per il corrente anno nei mesi scorsi, sono state ripartite tra i provveditorati regionali, con l'invito, rivolto a questi ultimi, di procedere alla successiva ripartizione tra gli istituti del distretto di competenza, impegnando tutti i fondi disponibili, elevando sino al limite delle 64 vacazioni orarie le convenzioni già stipulate per un numero inferiore e stipulando nuove convenzioni con i professionisti iscritti negli elenchi previsti dall'articolo 132 del regolamento di esecuzione.
  Si rappresenta, altresì, che, atteso l'andamento crescente degli eventi suicidari posti in essere da persone detenute, è stato istituito un Gruppo di lavoro sul rischio suicidario, coordinato dal direttore generale dei detenuti e del trattamento e composto da varie professionalità qualificate del D.a.p., affiancate, a seguito di apposito accordo convenzionale, dal capo del dipartimento di psicologia dell'università
La Sapienza di Roma e da due esperte del consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi.
  L'attività di tale gruppo sarà orientata all'analisi sistemica del fenomeno suicidario, al fine di definire protocolli operativi e attività formative che saranno di supporto agli operatori penitenziari, oltre che all'approfondimento delle dinamiche dei vari eventi anche dal punto di vista psicologico.
  Relativamente, invece, alle riferite criticità legate all'assistenza sanitaria deve evidenziarsi che la direzione della casa circondariale di Taranto ha chiesto alla competente azienda sanitaria locale di adottare un modello organizzativo di livello superiore rispetto a quello attuale a causa del consistente aumento delle prestazioni sanitarie da garantire ai reclusi.
  Deve, comunque, evidenziarsi che presso la casa circondariale di Taranto sono presenti 7 esperti
ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario per un monte ore mensile pari a 40 ore ciascuno; l'équipe psichiatrica è composta da uno specialista psichiatra per 37 ore settimanali, da una psicologa per 38 ore settimanali, da un assistente sociale e da una educatrice professionale.
  Nell'ambito della casa circondariale di Taranto è stato adottato il «Piano locale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti», siglato d'intesa fra la direzione e la Asl Taranto, che utilizza tutti i punti indicati nel piano regionale e nelle linee guida dell'organizzazione mondiale della sanità.
  Trattando del sovraffollamento, come già più volte ribadito, il Ministero, a mezzo del preposto D.a.p., allo scopo di fronteggiarne l'urgenza, oltre che continuare l'attività di riqualificazione del patrimonio edilizio a essa concesso in uso governativo, è costantemente impegnato in un programma finalizzato all'aumento del numero dei posti regolamentari mediante il recupero di quanto già disponibile e l'edificazione di nuovi corpi di fabbrica in complessi esistenti, ovvero realizzando nuovi padiglioni detentivi in comprensori già sedi penitenziarie.
  Molteplici sono gli interventi già avviati nell'ambito territoriale di competenza del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la Puglia e la Basilicata al fine di aumentarne la relativa capacità detentiva ed il cui compimento porterà anche ad un'attenuazione dell'indice di sovraffollamento della casa circondariale di Taranto.
  Alla data del 20 novembre 2023, presso la casa circondariale di Taranto sono presenti un totale di n. 891 ristretti (841 uomini + 50 donne), di cui n. 889 effettivamente presenti in istituto, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi n. 500 posti, di cui n. 12 non disponibili, allo stato, a vario titolo, rilevandosi un indice percentuale medio di presenza pari al 182,58 per cento.
  Nel breve termine è prevista l'ultimazione dei lavori di ristrutturazione dell'ex istituto minorile di Lecce destinato a sezione di reclusione a custodia attenuata della casa circondariale di Lecce con l'inserimento di circa 30 nuovi posti.
  Sono stati ultimati presso la casa circondariale di Brindisi i lavori di demolizione e ricostruzione con adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 di un padiglione detentivo («Braccio F»), con annessi spazi per attività trattamentali, per circa 30 nuovi posti detentivi. Inoltre, sono state recentemente consegnate all'impresa appaltatrice le opere integrative necessarie per la relativa attivazione, tra le quali il recupero del cortile laterale per essere destinato a «passeggio detenuti».
  Presso la casa circondariale di Potenza è in corso un importante intervento di ristrutturazione con adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000. I lavori relativi al 1° lotto sono stati di recente ultimati, mentre quelli del 2° lotto sono di prossima consegna all'impresa affidataria. L'attivazione complessiva delle strutture interessate dai lavori consentirà di poter tornare a disporre di circa 180 posti detentivi.
  Infine, a cura del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la Puglia e la Basilicata, è stato recentemente avviato un procedimento per la ristrutturazione generale del reparto denominato «ex transito» della casa circondariale di Foggia, per circa 30 posti detentivi.
  Quanto all'annosa tematica delle carenze di organico, come è noto, la riduzione complessiva degli organici operata dalla cosiddetta legge Madia e rivista altresì da successivi interventi normativi ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del corpo della polizia penitenziaria e su cui andrà evidentemente reimpostata una politica di implementazione.
  Merita ribadire l'incremento della dotazione di 1.000 unità del ruolo agenti/assistenti a mezzo della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025).
  Inoltre, nell'arco del quinquennio 2021-2025, è autorizzata, oltre al
turnover, l'assunzione straordinaria di ulteriori complessive 2.804 unità.
  Ciò precisato, con riferimento alla precipua situazione del carcere di Taranto, a fronte di un organico previsto in 277 unità, ne risultano concretamente presenti 317, comprese le 22 unità distaccate in uscita e 12 in entrata.
  Le carenze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-1 unità), degli ispettori (-9 unità), dei sovrintendenti (-9 unità) mentre il numero degli agenti/assistenti risulta in esubero di 98 unità.
  Quanto ai funzionari, agli ispettori, ed ai sovrintendenti, all'esito delle relative procedure concorsuali in essere, rispettivamente a 120, 411 e 583 posti, si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.
  Con riferimento, da ultimo, al ruolo agenti/assistenti, si rappresenta che l'organico del carcere di Taranto è stato incrementato di n. 26 unità maschili e 7 femminili, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 179° e del 180° corso, avvenute nei mesi di maggio e luglio 2022.
  È, inoltre, in fase di espletamento il 181° corso di formazione per n. 1.471 allievi agenti, al termine del quale saranno nuovamente considerate, al pari di altre sedi, le esigenze fattive della casa di reclusione di Taranto, mediante l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.
  Con riferimento alla riferita carenza di funzionari della professionalità giuridico pedagogica, si rappresenta che presso la casa di reclusione di Taranto sono effettivamente presenti un totale di n. 7 unità, di cui n. 1 distaccata preso la casa circondariale di Bari, rispetto a una previsione organica pari a n. 8 unità.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GNASSI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Toscana ha comunicato l'avvio del procedimento autorizzatorio unico regionale ai sensi dell'articolo. 27-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 per il progetto «Impianto Eolico Badia del Vento», che prevede la realizzazione di un impianto eolico con 7 aerogeneratori della potenza totale di 29,4 MW, a pochi metri dal confine con l'Emilia-Romagna e dal territorio del comune di Casteldelci, lungo un crinale che separa le 2 regioni;

   l'altezza complessiva degli aerogeneratori compresa la torre e il rotore sarà pari a circa 180 metri richiedendo l'espressione del parere ai soggetti con competenza ambientale e il parere alle autorità competenti della regione Emilia-Romagna in merito agli impatti ambientali sul proprio territorio data la vicinanza degli aerogeneratori al confine regionale;

   la regione Emilia-Romagna, dopo il sopralluogo tenutosi il 30 novembre 2022 ha inviato in data 16 dicembre 2022 un parere alla regione Toscana nel quale sono evidenziate numerose criticità ambientali e territoriali tra le quali il fatto che il progetto non risulta ricadere in aree idonee ai sensi del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, che sono presenti aspetti paesaggistici nei quali la realizzazione del progetto eolico potrebbe determinare una trasformazione impattante, che sono possibili effetti sull'avifauna esistente, che manca una definizione preventiva di accordi o protocolli d'intesa tra le due regioni confinanti che individuino le modalità e le strategie per consentire tali progetti negli ambiti di confine considerando gli effetti ambientali, paesaggistici, economici e sociali che si determinano necessariamente anche nei territori comunali limitrofi indipendentemente dalla localizzazione delle opere, e prevedendo opportune forme di compensazione;

   inoltre, il comune di Casteldelci (Rimini) ha sollevato la contrarietà alla realizzazione dell'opera, attraverso un parere negativo «non mitigabile», poiché per quanto riguarda il territorio comunale l'impianto ricadrebbe a soli 500 metri di distanza dal centro storico, dove sono presenti beni artistici tutelati, e dalle residenze turistiche, con rilevanti conseguenze paesaggistiche e di rumorosità per i cittadini e i visitatori, e la regione Emilia-Romagna ha evidenziato, successivamente, che per realizzare il progetto risulterebbero necessari anche alcuni interventi nel territorio del comune di Ravenna per adeguare la viabilità al passaggio degli aerogeneratori che arriveranno al porto di Ravenna, rimandando pertanto alla regione Toscana una valutazione circa la necessità di attivare un procedimento interregionale con intesa tra le due regioni;

   la regione Toscana ha formulato al proponente richiesta di integrazione e chiarimenti su tanti aspetti programmatici, progettuali, ambientali, autorizzativi, in particolare per gli aspetti ambientali su clima, ambiente, risorse idriche, suolo e sottosuolo, flora, fauna e relativi ecosistemi, foreste, paesaggio e beni culturali, rumore e vibrazioni, campo elettromagnetico, rifiuti, beni materiali e infrastrutture;

   il proponente, in data 30 gennaio 2023, a causa della complessità delle richieste, ha chiesto la sospensione del termine di presentazione della documentazione integrativa, per un periodo non superiore a 180 giorni;

   ad oggi non risulta stipulata un'intesa o un accordo tra la regione Emilia-Romagna e la regione Toscana per individuare modalità e strategie per consentire che tali progetti, che impattano negli ambiti di confine, tengano in dovuta considerazione gli effetti ambientali, paesaggistici, economici e sociali anche dei territori limitrofi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per assicurare che, per i progetti di installazione di fonti rinnovabili nei territori di confine tra regioni, la valutazione di impatto tenga conto degli obiettivi e delle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio e dei suoi valori storico-testimoniali, culturali, naturali, morfologici ed estetici.
(4-00535)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto di seguito.
  Il progetto «Impianto Eolico Badia del Vento» ricade nel territorio di Badia Tedalda (AR) e prevede la realizzazione di un impianto eolico con 7 aerogeneratori di altezza — compresa la torre e il rotore — di circa 180 metri e della potenza totale di 29,4 megawatt, a pochi metri dal confine con l'Emilia-Romagna e dal territorio del comune di Casteldelci (RN), lungo un crinale che separa la citata regione e quella toscana.
  Proprio quest'ultima ha, peraltro, fatto presente che gli aerogeneratori non disterebbero «soli 500 metri» dal centro storico di Casteldelci, ma circa 3000 metri.
  L'intero progetto – per caratteristiche dimensionali (allegato IV, parte seconda, del decreto legislativo 152 del 2006, punto 2, lettera
d) inizialmente sottoposto a procedura di verifica di assoggettabilità a Via di competenza regionale (articolo 19 del decreto legislativo n. 152 del 2006), disposta con decreto dirigenziale n. 15636/2022 – interessa, comunque, diversi centri emiliani per livello di impatti, anche per lavori secondari.
  Risulta tuttora in corso un procedimento autorizzatorio unico regionale di competenza della regione Toscana – cosiddetto Paur – che unisce la Valutazione di impatto ambientale (articolo 27
-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006) e l'autorizzazione unica agli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili (articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003), avviato nell'ottobre 2022, su istanza del proponente depositata nell'agosto 2022 e completata nel dicembre 2022.
  In esito ad una richiesta di chiarimenti e integrazioni, in data 27 gennaio 2023, quest'ultimo ha chiesto la sospensione dei termini ai sensi dell'articolo 27
-bis, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, concessa dal settore Via con nota del gennaio 2023, che ha fissato un nuovo termine al giorno 28 luglio 2023.
  Alcuni chiarimenti hanno riguardato l'adeguamento della viabilità del comune di Ravenna al passaggio degli aerogeneratori che arriveranno al porto della città.
  Pertanto, il proponente ha presentato uno studio di fattibilità, che descrive il tragitto completo dal porto di arrivo (Napoli per i componenti delle turbine e Ravenna per le pale) fino all'area di trasbordo presso Sansepolcro.
  La regione Toscana ha rappresentato che detto intervento, per cui la regione emiliana le ha demandato una valutazione circa la necessità di attivare un procedimento interregionale con intesa tra le due regioni, rimane di propria esclusiva competenza, in quanto il progetto non prevede opere ricadenti nel territorio dell'Emilia-Romagna, che sarà comunque consultata, quale amministrazione confinante potenzialmente interessata dagli impatti.
  Risulta, altresì, che, sempre nell'ambito del pendente procedimento di autorizzazione unica regionale, la regione Emilia-Romagna abbia formulato le proprie, osservazioni con specifica nota datata 16 dicembre 2022, segnalando alcune criticità legate ad aspetti paesaggistici, di interferenza con i siti rete natura presenti nelle vicinanze, di idoneità delle aree di insistenza rispetto al decreto legislativo n. 199 del 2021, di compensazioni per progetti posti in aree di confine.
  La predetta regione ha fatto presente che, ove tali aspetti non venissero adeguatamente affrontati, potrebbe essere emesso un parere negativo, per quanto, ai sensi della vigente normativa, non vincolante, nonostante l'impianto sia posto a poche decine di metri dal confine.
  La regione Emilia-Romagna ha, inoltre, esposto che è stato attivato un tavolo di confronto con il competente assessorato della regione Toscana, allo scopo di esplicare le perplessità legate all'impianto e di intraprendere un percorso condiviso, finalizzato a valutare l'eventuale futura realizzazione di interventi in aree di confine.
  Ciò con il duplice obiettivo di incentivare i progetti da fonte rinnovabile e tutelare i territori montani, a prescindere dalla localizzazione degli impianti, attraverso forme di mitigazione e compensazione dei rischi ambientali legati ai progetti medesimi.
  Va evidenziato che, nell'ambito del procedimento di autorizzazione unica regionale, l'amministrazione procedente deve applicare, ai fini della valutazione e successiva autorizzazione di una istanza, un vasto novero di norme (che coniugano aspetti procedimentali e di contenuto dei progetti) non derogabili, né sostituibili da accordi tra regioni.
  Occorre, altresì, precisare che non può essere di per sé considerato un elemento di criticità, di un sito il mancato inserimento nell'elenco delle «aree idonee» all'eolico (articolo 20, comma 7, del decreto legislativo 199 del 2021).
  Tale è la condizione dell'area oggetto del quesito, che non risulta annoverata tra quelle «non idonee», individuate dal piano ambientale ed energetico regionale (delibera C.R. n. 10/2015), in applicazione del decreto ministeriale 10 settembre 2010, rubricato «Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili» (allegato 3).
  Inoltre, proprio facendo riferimento alle tematiche poste dall'interrogazione, le citate «Linee guida» definiscono i casi in cui l'intervento, sottoposto ad autorizzazione unica (articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003), richiede l'intesa fra le regioni e quelli nei quali occorre il parere della regione confinante (par. 10); si stabiliscono «criteri per l'eventuale fissazione di misure compensative» (allegato 10) e si individuano «elementi per il corretto inserimento nel paesaggio e sul territorio» degli impianti eolici (allegato 4).
  Con tali norme il legislatore intende assicurare che, per i progetti da fonte rinnovabile, la valutazione di impatto tenga conto di obiettivi e politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio e dei suoi valori storico-culturali, naturali, morfologici ed estetici e che le valutazioni e autorizzazioni ambientali in materia, in caso di piani e programmi soggetti a Vas, di progetti di interventi e di opere sottoposti a procedura di Via di competenza regionale, localizzati su territorio posto a confine tra regioni, vengano effettuate di intesa tra le autorità competenti, ai sensi dell'articolo 30 del decreto legislativo n. 152 del 2006.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   GRIBAUDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2013, con la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, la procura di Ivrea è stata significativamente ampliata, senza, però, la previsione di un adeguamento in termini di dotazione di risorse – personale amministrativo, magistrati, polizia giudiziaria – e di un ampliamento delle piante organiche che fosse realmente proporzionato al territorio, alla popolazione, nonché alla qualità «criminale» del territorio;

   procura e tribunale soffrono, ormai da anni, di una purtroppo oramai cronica e gravissima carenza di personale;

   i sindacati segnalano scoperture di personale che arrivano a punte del 60 per cento, denunciano l'assenza di dirigenti e di direttori amministrativi, la carenza di effettivi in magistratura e nella polizia giudiziaria, e si parla di circa 19 mila fascicoli pendenti, circa 2600 per magistrato, dati confermati anche dai magistrati della procura di Ivrea;

   recenti statistiche del CSM dicono che Ivrea, su 139 procure in Italia, è «maglia nera», con un carico di procedimenti pari a quello della procura di Napoli, che è la procura più grande d'Italia e che opera, però, con 115 magistrati e relativo personale amministrativo, laddove ad Ivrea, invece, mancano i dirigenti, non c'è mai stato nemmeno il direttore amministrativo e si lavora con una pianta organica di 32 persone, di cui 18 effettivamente in servizio: si parla di una scopertura drammatica;

   il tribunale di Ivrea rappresenta un presidio di legalità e una garanzia di sicurezza, oltre che un essenziale fattore di impulso per lo sviluppo del tessuto economico e in termini di autorevolezza per l'intero territorio –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare con urgenza ogni iniziativa necessaria atta a colmare la gravissima inadeguatezza delle piante organiche e la scopertura di personale presso il tribunale e la procura di Ivrea, che rischia di paralizzare un presidio di giustizia nevralgico per il territorio e per suoi cittadini.
(4-01870)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo innanzi indicato, deve essere in primo luogo sottolineato che la scopertura media nazionale del personale amministrativo si attesta al 25,86 per cento in relazione alla pianta organica di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 aprile 2022 n. 54.
  Quanto alle specifiche iniziative poste in essere per fare fronte a tale scopertura, corre l'obbligo di evidenziare l'imponente attività di reclutamento che questo Dicastero ha avviato a livello nazionale sin dall'anno 2020. In particolare, siffatto impegno ha consentito l'assunzione di 9.415 risorse umane nell'intero territorio nazionale.
  Trattasi, peraltro, di una quantificazione che può definirsi per difetto in quanto non tiene conto delle assunzioni concernenti gli addetti all'ufficio per il processo e il personale a supporto dell'ufficio per il processo.
  Di conseguenza, alle citate 9.415 assunzioni dovrebbero essere in realtà aggiunte anche le 12.310 unità relative ai profili di addetto all'ufficio per il processo e di personale a supporto dell'ufficio per il processo, giungendo così a un totale di 21.725 assunzioni. In proposito giova rammentare che tra gli scopi dell'ufficio per il processo vi è,
in primis, quello dell'abbattimento dell'arretrato, funzionale a un più concreto efficientamento del comparto giustizia.
  L'obiettivo auspicato, pur trattandosi di assunzioni a tempo determinato, è quello di riuscire a raggiungere – nell'arco temporale considerato – una
performance degli uffici Giudiziari idonea a consentire una più ottimale gestione dei carichi di lavoro anche per il futuro.
  Venendo adesso alla tematica affrontata nell'atto di sindacato ispettivo, va ricordato che nel tribunale di Ivrea (in cui a partire dall'anno 2020 sono avvenute 36 assunzioni), a fronte di una dotazione organica di 66 unità, prestano servizio 42 risorse umane, registrandosi una scopertura del 36 per cento.
  Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: cancelliere esperto (5 vacanze su 9 posti in organico), ausiliario (3 su 11), assistente giudiziario (6 su 22), conducente di automezzi (1 su 2), operatore giudiziario (4 su 6), direttore amministrativo (1 su 2) e funzionario giudiziario (5 su 14).
  Invece nella procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea (in cui a partire dall'anno 2020 sono avvenute 6 assunzioni), a fronte di una dotazione organica di 29 unità, prestano servizio 20 risorse umane, registrandosi una scopertura del 31 per cento.
  Quanto alle vacanze registrate nei vari profili, queste interessano le seguenti figure professionali: cancelliere esperto (3 vacanze su 5 posti in organico), assistente giudiziario (1 su 8) e operatore giudiziario (2 su 5).
  Si segnala, inoltre, la totale copertura del profilo di funzionario giudiziario e la scopertura di quelli di direttore amministrativo e di conducente di automezzi.
  Va poi evidenziato che 9 dei posti vacanti alla procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea e 24 dei posti vacanti al tribunale eporediese sono stati pubblicati e resi disponibili nell'ambito della procedura di interpello nazionale. Invero, con avviso del 28 luglio 2023, è stato pubblicato il bando per l'interpello ordinario nazionale ai sensi dell'articolo 4 e dell'articolo 22 comma 2 dell'accordo del 15 luglio 2020 per la copertura di 9.739 posti vacanti relativi ai profili professionali e agli uffici giudiziari nello stesso indicati. Il termine ultimo per partecipare a detta procedura è stato fissato al 20 settembre 2023 e nel distretto di Corte di appello di Torino sono stati resi disponibili 741 posti. Con avviso del 27 ottobre 2023 sono state pubblicate le graduatorie provvisorie, in attesa della conclusione della procedura con la pubblicazione di quelle definitive entro il 24 febbraio 2024.
  Si sottolinea altresì che dal piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo.
  Non solo, la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere le competenze acquisite nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico consentono di meglio finalizzare l'attività di reclutamento.
  Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale che va dal 2023 al 2025 concernono complessivamente 1.051 unità dell'area funzionari, 6.624 dell'area assistenti e 179 dell'area dirigenti, per un totale di ben 7.854 risorse umane.
  A ciò vi è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere, in aggiunta alle facoltà assunzionali, è prevista da varie fonti normative, divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
  Giova poi segnalare che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario nonché la contestuale assunzione a tempo indeterminato (stabilizzazione) presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022 degli operatori giudiziari che, previa accettazione della proroga del contratto a tempo determinato, matureranno il suddetto requisito alle nuove scadenze contrattuali, con decorrenza dal giorno successivo a tale scadenza (decorrenza stabilizzazione).
  Si evidenzia poi che allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire, determinate dal pensionamento di unità di personale ovvero da altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (maternità, malattia e altro), l'organico del personale amministrativo del tribunale di Ivrea e della procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale, previsto dall'articolo 20 dell'accordo sottoscritto in data 15 luglio 2020, come modificato dall'
Addendum sottoscritto il 22 marzo 2023.
  Tra le possibili ulteriori iniziative, si rimarca per il futuro l'eventuale disponibilità di questa amministrazione a procedere alla sottoscrizione di accordi quadro con le regioni interessate, aventi ad oggetto anche forme di collaborazione in tema di selezione e reclutamento di personale, attraverso il possibile perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni e/o il convenzionamento per l'utilizzo reciproco delle graduatorie in relazione ai concorsi direttamente espletati dal Ministero della giustizia e dalle regioni.
  Quanto, infine, al personale di magistratura deve essere ricordato al tribunale di Ivrea risultano vacanti i posti di presidente di tribunale e di presidente di sezione di tribunale e scoperti 3 posti (su 21 previsti dalla pianta organica) di giudice e 2 posti (su 10 previsti nella pianta organica) di giudice onorario di tribunale; alla procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea risultano scoperti 1 posto di sostituto procuratore della Repubblica (su 9 previsti dalla pianta organica) e 4 posti di Vice procuratore onorario (su 8 previsti dalla pianta organica).
  Effetti positivi per gli uffici giudiziari in generale – e quindi anche per il tribunale di Ivrea e per la procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea – potranno derivare in seguito alla attuazione delle disposizioni approvate nel mese di dicembre dell'anno 2019 (articolo 1 comma 432 della legge del 27 dicembre 2019 n. 160 recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») che, modificando la legge del 13 febbraio 2001 n. 48, prevedono l'istituzione delle piante organiche flessibili distrettuali, da destinare alla sostituzione di magistrati assenti ovvero all'assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che presentino condizioni critiche di rendimento.
  La proposta di determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali è stata trasmessa, in data 30 ottobre 2020, al Consiglio superiore della magistratura per il prescritto parere. Tale proposta prevede, in conformità al quadro normativo di riferimento, la determinazione sia del contingente complessivo nazionale – individuato in 176 unità, di cui 122 con funzioni giudicanti e 54 con funzioni requirenti – sia dei contingenti destinati ai singoli distretti. Al distretto di Corte di appello di Torino è stata proposta l'attribuzione di un contingente di 9 unità, di cui 3 destinate alle funzioni requirenti e 6 a quelle giudicanti.
  Il Consiglio superiore della magistratura, nel parere deliberato nella seduta dell'8 settembre 2021, ha pressoché integralmente condiviso il progetto ministeriale sia in punto di unità complessive dedicate (176) sia quanto alla loro distribuzione funzionale (tra giudicanti e requirenti) e distrettuale. Nello specifico, nel suddetto parere il Consiglio superiore della magistratura ha ritenuto di accogliere pienamente la proposta elaborata con riferimento al distretto di Corte di appello di Torino, per quanto concerne sia i posti previsti per le funzioni giudicanti sia quelli previsti per le funzioni requirenti.
  In data 27 dicembre 2021 è stato emesso il decreto che individua le condizioni critiche di rendimento degli uffici giudiziari che danno luogo all'assegnazione delle nuove risorse dell'organico flessibile distrettuale e fissa la durata minima dell'assegnazione (pari a 1 anno), nonché stabilisce i criteri di priorità per destinare i magistrati della pianta organica flessibile distrettuale alla sostituzione nei casi di assenza dal servizio ovvero per l'assegnazione agli uffici giudiziari che versino in condizioni critiche di rendimento.
  Con decreto ministeriale del 23 marzo 2022 sono stati previsti per il distretto di Corte di appello di Torino 9 posti complessivi nell'organico flessibile distrettuale, di cui 3 per le funzioni requirenti e 6 per le funzioni giudicanti.
  A ciò si aggiunga che, all'esito del parere ampiamente favorevole del Consiglio superiore della magistratura espresso nella seduta del 15 novembre 2023, il decreto ministeriale 22 novembre 2023 (avente ad oggetto l'ampliamento delle piante organiche del personale di magistratura del tribunale di Napoli nord e della procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli nord e della procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea), attualmente in corso di registrazione, ha disposto, tra l'altro, l'ampliamento di 2 unità di sostituti procuratori della pianta organica della procura della Repubblica presso il tribunale di Ivrea, riducendo contestualmente di una unità ciascuna le piante organiche della procura della Repubblica presso il tribunale di Torino e della procura della Repubblica presso il tribunale di Alessandria.
  

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GUERINI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 maggio 2023 la società Ecowatt Vidardo srl del Gruppo Itelyum ha depositato presso la provincia di Lodi istanza di valutazione di impatto ambientale e provvedimento autorizzativo unico regionale ai sensi degli articoli 23 e 27-bis decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modifiche e integrazioni e degli articoli 4 e 5 legge regionale Lombardia n. 5 del 2010, la richiesta di autorizzazione per la «Modifica dell'esistente linea di termovalorizzazione di biomasse non rifiuto e di rifiuti non pericolosi e realizzazione di due nuove linee di termovalorizzazione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi» presso l'impianto sito in comune di Castiraga Vidardo (LO);

   l'inceneritore esistente verrebbe così ampliato, potenziando la linea esistente e aggiungendo due nuove linee di termovalorizzazione, portando la capacità di trattamento dell'impianto a quasi 5 volte quella attuale, con un aumento da 35mila tonnellate/anno a 154.000 tonnellate/anno;

   il procedimento in questione è stato sospeso dalla provincia di Lodi il 22 maggio 2023, in attesa di riscontro alla richiesta di chiarimenti inoltrata in pari data dall'ente provinciale a regione Lombardia, con particolare riferimento all'attribuzione della competenza autorizzativa, in considerazione della soglia dimensionale della nuova configurazione che verrebbe assunta dall'impianto, superiore al parametro di 100 tonnellate/giorno;

   nella citata nota di richiesta di chiarimenti la provincia ha evidenziato le criticità correlate ad una iniziativa di tale portata ed impatto, in un contesto territoriale tra i maggiormente afflitti in tutta Italia dal problema dell'inquinamento atmosferico, anche alla luce della collocazione dell'impianto in immediata prossimità di insediamenti residenziali e di strutture pubbliche «sensibili» (edifici scolastici);

   nella medesima nota, la provincia ha prefigurato la risoluta contrarietà delle istituzioni e delle comunità locali interessate, in un quadro di costante e sostenuta proliferazione di tipologie di insediamenti produttivi ad elevato tasso di interferenza con la qualità della vita della popolazione residente (impianti di trattamento rifiuti e di logistica);

   in una dichiarazione rilasciata alla stampa in data 16 giugno 2023, l'assessore all'ambiente di regione Lombardia, Giorgio Maione, ha sostenuto che «l'istanza presentata dalla società Ecowatt, sulla base delle operazioni e tipologie di rifiuti richieste, non è a priori procedibile in quanto incompatibile con la pianificazione regionale in materia di rifiuti» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, nel rispetto delle autonome prerogative delle diverse istituzioni interessate e con gli strumenti messi a disposizione dalla legislazione vigente, intenda assumere in merito a quanto descritto in premessa, anche in considerazione dell'elevatissimo impatto che il quintuplicamento dell'impianto comporterebbe, soprattutto in ordine alla compatibilità della richiesta stessa con gli obiettivi in materia di trattamento rifiuti previsti nel PNRR nella prospettiva di una transizione ecologica.
(4-01215)

  Risposta. — Con riguardo all'interrogazione in esame, sulla scorta degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  La società Ecowatt Vidardo s.r.l. titolare di un impianto di trattamento rifiuti in Rimine di Castiraga Vidardo (LO), nello scorso mese di maggio ha pubblicato sul portale di regione Lombardia una Istanza di VIA e di Provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR) per la modifica dell'esistente linea di termovalorizzazione di biomasse non rifiuto e di rifiuti non pericolosi con un aumento di capacità da 34.000 a 54.000 t/a, e per la realizzazione di due nuove linee di termovalorizzazione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi per una capacità di 100.000 t/a.
  L'istanza è inoltre finalizzata ad aggiungere alle operazioni di recupero attualmente autorizzate con il codice RI («utilizzazione principalmente come combustibile o come altro mezzo per produrre energia») una nuova operazione di smaltimento ascrivibile al codice D10 («incenerimento a terra»), nonché ad includere tra i materiali trattabili anche ulteriori tipologie della classe «rifiuti urbani (rifiuti domestici e assimilabili, prodotti commerciali e industriali nonché delle istituzioni) inclusi i rifiuti della raccolta differenziata», tra cui quella corrispondente al codice dei rifiuti solidi urbani.
  La provincia di Lodi ha tempestivamente inoltrato a regione Lombardia una richiesta di chiarimento rispetto all'attribuzione della competenza sul procedimento in questione, in relazione alla specifica tipologia di intervento oggetto dell'istanza. Contestualmente, ha comunicato alla società la sospensione dell'
iter procedimentale, in attesa dei chiarimenti richiesti a regione Lombardia.
  In risposta, la regione Lombardia ha attestato la sua competenza a esprimersi sull'istanza in questione, in ragione delle caratteristiche specifiche dell'intervento prospettato, evidenziando altresì che l'istanza stessa, «così come presentata», non risulterebbe autorizzabile, poiché riferita anche a una operazione di incenerimento di rifiuti solidi urbani, non prevista dal programma regionale di gestione dei rifiuti.
  Il 3 luglio 2023, la provincia di Lodi ha comunicato alla società la non procedibilità dell'istanza per mancanza di competenza e la sua conseguente archiviazione, cui ha fatto seguito un'istanza della Ecowatt Vidardo per l'annullamento in autotutela del provvedimento di non procedibilità, con contestuale rinuncia ai rifiuti aventi codice Eer 20 03 01 e richiesta di dar corso al procedimento.
  Sulla procedibilità e sui presupposti di eventuale accoglimento o contrariamente di diniego di tale istanza sono state avviate verifiche tutt'ora in corso.
  Da parte sua, il Ministero conferma la non competenza nell'
iter procedimentale, trattandosi di materia disciplinata dai piani regionali, per i quali il programma nazionale di gestione dei rifiuti è da intendersi come strumento strategico di indirizzo. Tuttavia, mantiene l'attenzione sugli sviluppi sulla problematica in questione, atteso che l'area di Lodi è interessata dell'apertura di tre procedure di infrazione contro lo Stato italiano per la violazione di valori limite di alcuni agenti inquinanti nell'atmosfera registrata negli ultimi cinque anni.
  

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   IARIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica è negli obiettivi di salvaguardia dell'ambiente dettati dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 199 del 2021, nonché dal regolamento della Comunità europea 30 giugno 2021 n. 2021/1119/UE, che si ricorda costituire diritto primario e pertanto informa direttamente tutte le legislazioni nazionali, il quale istituisce il quadro per il conseguimento della neutralità climatica e pone quale obiettivo l'equilibrio tra le emissioni e gli assorbimenti in tutta l'Unione europea dei gas a effetto serra disciplinati dalla normativa unionale da raggiungere al più tardi nel 2050, così da realizzare l'azzeramento delle emissioni nette entro tale data, e successivamente l'Unione mira a conseguire emissioni negative (articolo 2);

   l'energia fotovoltaica prodotta e immessa in rete dall'autoconsumatore, il quale non stipula la convenzione con il Gse per la cessione, è un bene immateriale messo a disposizione degli utenti della rete elettrica nazionale titolari dell'impianto fotovoltaico, la comunità di tutti i soggetti connessi a mezzo Pod alla rete elettrica nazionale. Tale energia genera a favore del proprietario di quell'impianto un credito. D'altra parte, se così non fosse si verrebbe a configurare un arricchimento indebito ai sensi dell'articolo 2041 del codice civile a favore di chiunque utilizzi quell'energia, anche (soprattutto!) nell'ambito di un'attività commerciale;

   le suddette considerazioni sono espresse con forza normativa dall'articolo 4, comma 2 del decreto ministeriale 20 febbraio 2023 che afferma testualmente: L'intera energia prodotta e immessa in rete resta nella disponibilità del soggetto titolare dell'impianto, con facoltà di cessione al Gse con le modalità di cui all'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387 del 2003;

   inoltre l'articolo 32 del decreto legislativo n. 199 del 2021 delega Arera ad individuare «le modalità con le quali i clienti domestici possono richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scorporo in bolletta della quota di energia condivisa»;

   tale previsione normativa è molto chiara nell'affermare che il valore dell'energia condivisa deve essere interamente declinato nel suo vero valore commerciale e non come mero incentivo di importo inferiore al valore commerciale. Questa previsione ben si connette alla citata disposizione del decreto ministeriale 20 febbraio 2023 laddove il credito debba intendersi come credito energetico e non economico valorizzato in denaro –:

   quali iniziative di carattere normativo voglia adottare, il Ministro interrogato, per chiarire, laddove non vi sia la cessione dell'energia prodotta al Gse:

    se, quale soggetto titolare dell'impianto, debba considerarsi, nel caso di comunità energetica, il diretto proprietario dell'impianto o la comunità energetica alla quale quell'impianto è legato;

    se il credito energetico generato debba essere gestito dalla società di vendita, dall'ente erogatore del servizio o da altri;

    se tale credito sia da esprimersi in termini di energia o del controvalore in denaro;

    nell'ipotesi in cui il credito sia da esprimersi in energia, cioè un credito di energia che potrà essere prelevato in un momento successivo a quello di produzione, se questo credito abbia una scadenza, o se il conguaglio tra immissione e prelievo debba invece essere fatto in un arco temporale, ed entro quale arco temporale;

    qualora invece il credito sia da esprimersi in denaro, quale sia il valore unitario dell'energia, chi debba ristorare quell'energia, che differenza ci sarebbe concettualmente tra la cessione al Gse e quella del ristoro in denaro dell'energia immessa;

    di quali elementi disponga circa i tempi e le iniziative volte a dare piena attuazione al meccanismo per scomputare in bolletta la quota di energia condivisa.
(4-00738)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  In primo luogo giova rammentare che, ad oggi, è in vigore il decreto ministeriale del 16 settembre 2020 che, in attuazione del comma 9 dell'articolo 42
-bis del decreto-legge n. 162 del 2019, ha individuato la tariffa incentivante per la remunerazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti nelle configurazioni per l'autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili e nelle comunità di energia rinnovabile, così come disciplinate dall'articolo 42-bis del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162 e regolate dall'Arera con la delibera 318/2020/R/EEL.
  Si osserva, altresì, che l'Arera ha implementato un modello regolatorio virtuale che consente di riconoscere sul piano economico i benefici – ove presenti – derivanti dall'autoconsumo, senza dover richiedere nuove connessioni o realizzare nuovi collegamenti elettrici o installare nuove apparecchiature di misura e mantenendo separata evidenza dei benefici associati all'autoconsumo (che non dipendono da fonti, tipologia di reti e/o assetti societari) e degli incentivi espliciti.
  Successivamente, il decreto legislativo n. 199 del 2021, di recepimento della direttiva n. 2018/2001, ha introdotto nuove disposizioni per incentivare le configurazioni di autoconsumo collettivo e le comunità energetiche rinnovabili.
  Per l'attuazione delle disposizioni di cui al predetto decreto legislativo, è stato predisposto uno schema di decreto per la concessione di incentivi alla diffusione delle configurazioni di autoconsumo che utilizzano la rete elettrica di distribuzione per condividere l'energia prodotta.
  Al riguardo, sono state avviate le interlocuzioni con la commissione Europea ai fini della verifica di compatibilità della misura con la disciplina in materia di aiuti di Stato ambiente ed energia, posto che il via libera della commissione è necessario ai fini dell'entrata in vigore del provvedimento.
  Nell'ambito di detto schema, l'incentivo previsto è erogato sull'energia elettrica condivisa all'interno delle configurazioni di autoconsumo, mentre l'energia prodotta e immessa in rete dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili rimane nella disponibilità del produttore che può decidere di venderla a mercato, oppure di cederla al Gse con le modalità di cui all'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 387 del 2003. Parimenti, secondo quanto previsto, ai fini dell'energia condivisa rileva solo la produzione di energia rinnovabile degli impianti che risultano nella disponibilità e sotto il controllo della comunità di energia rinnovabile; pertanto, la comunità non deve necessariamente configurarsi come produttore.
  Infine, per quanto di competenza, si osserva che il decreto legislativo n. 199 del 2021, nel disciplinare le modalità di interazione con il sistema energetico delle configurazioni di autoconsumo, tra i provvedimenti necessari per l'entrata in vigore delle disposizioni attuative ha previsto che Arera individui le modalità con cui i clienti domestici possono richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scomputo in bolletta della quota di energia condivisa.
  Successivamente l'Arera nell'ambito della consultazione pubblica avviata con Dco 390/2022/R/EEL del 2 agosto 2022
(https://www.arera.it/it/docs/22/390-22.htm), sugli «Orientamenti in materia di configurazioni per l'autoconsumo previste dal decreto legislativo 199/21 e dal decreto legislativo 210/21», nella fase di individuazione di tali modalità opzionali ha riscontrato, da parte degli operatori, che il meccanismo proposto in consultazione, seppur semplificato, comporta complessità gestionali e minore flessibilità di gestione delle configurazioni.
  La stessa autorità con deliberazione 727/2022/R/EEL dello scorso 27 dicembre ha ritenuto pertanto opportuno rimandare a successivi provvedimenti la definizione delle modalità per lo scomputo in bolletta dell'energia elettrica autoconsumata nel caso di clienti finali domestici, anche tenendo conto delle criticità sollevate sul medesimo istituto (oltre che sulle relative modalità operative, pur semplificate) dai soggetti interessati nell'ambito consultazione.
  Ciò premesso, in relazione allo scomputo in bolletta si ritiene che, a fronte della disposizione di norma primaria sufficientemente chiara nei suoi obiettivi, le difficoltà della sua attuazione attengano preminentemente ad aspetti tecnico-operativi, inerenti ad esempio la complessità di gestire i flussi amministrativi ed economici tra utenti-membri della Cer, referente della configurazione e venditori di energia, nonché le modalità di scambio delle informazioni tra tutti gli attori coinvolti, questioni poste in evidenza in sede di consultazione sia dai venditori che dai potenziali soggetti membri delle Cer.
  Sarà quindi cura del Ministero approfondire la tematica attraverso un confronto attivo con l'Arera, al fine di valutare se dette criticità tecniche e operative evidenziate in fase di consultazione possano essere superate, definendo i più corretti e semplici strumenti con cui i clienti domestici possano richiedere alle rispettive società di vendita, in via opzionale, lo scomputo in bolletta della quota di energia condivisa.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   LACARRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto comunicato di recente dallo stesso Ministero della giustizia, nel settore giustizia in Italia la scopertura di organico è del 22 per cento, e in valori assoluti di 9.739 operatori su 43.468;

   tale carenza riguarda le sedi della giustizia presenti in tutta Italia, dal Nord al Sud;

   il 30 giugno 2023, il Ministro interrogato ha sottoscritto insieme al presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, un importante protocollo d'intesa con l'obiettivo di rendere la giustizia efficiente attraverso una modernizzazione e una accelerazione dei processi;

   in particolare, tale protocollo costituisce un accordo quadro che darà il via a una serie di convenzioni per condividere graduatorie e concorsi fra regione e tribunali veneti;

   dalle carceri alle aule di tribunale, anche in Puglia ogni comparto del Ministero della giustizia soffre di una gravissima mancanza di personale cui nemmeno i concorsi più recenti si sono dimostrati capaci di ovviare;

   attualmente migliaia e migliaia di giovani che hanno partecipato ai concorsi pubblici attendono invano la chiamata della pubblica amministrazione –:

   se intenda intraprendere iniziative di competenza volte ad estendere l'iniziativa di cui in premessa su tutto il territorio nazionale, permettendo così a tutte le regioni di condividere graduatorie e concorsi.
(4-01772)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, deve essere posto in risalto che, ai sensi dell'articolo 3 comma 61 della legge del 24 dicembre 2003 n. 350, le amministrazioni dello Stato possono ricoprire i posti disponibili in organico utilizzando gli idonei delle graduatorie dei concorsi pubblici indetti da altre pubbliche amministrazioni, previo accordo tra le medesime.
  L'
iter procedurale previsto dalla vigente normativa presuppone che vi sia un rapporto convenzionale tra le pubbliche amministrazioni firmatarie dell'accordo, in base al quale ogni ente beneficia della graduatoria (seguendone il relativo ordine) messa a disposizione da un altro ente firmatario.
  All'interno del quadro normativo sopra tratteggiato, si colloca quindi l'accordo sottoscritto in data 27 giugno 2023 tra il Ministero della giustizia e la regione Veneto in forza del quale è stata prevista come forma di collaborazione l'utilizzo reciproco delle graduatorie relative ai concorsi espletati dalle parti firmatarie.
  In forza di tale accordo, in data 30 giugno 2023 è stata sottoscritta la convenzione per l'utilizzo da parte di questo Dicastero della graduatoria del concorso pubblico bandito dalla regione Veneto per il reclutamento di 30 unità di personale nel profilo di collaboratore amministrativo, categoria B, posizione economica B3, per la copertura sino a 100 posti nel profilo di assistente giudiziario, area II, fascia economica F2, nel distretto di Corte di appello di Venezia.
  Di tale procedura assunzionale deve essere sottolineato in modo particolare il carattere di eccezionalità che la contraddistingue. In particolare, l'accordo ha tratto origine dalle specifiche circostanze valutate dall'amministrazione in merito alle gravissime scoperture nell'organico del personale amministrativo degli uffici giudiziari del distretto di Corte di appello di Venezia nonché nell'oggettiva difficoltà a reperire tra gli idonei non vincitori nelle graduatorie nazionali dei concorsi banditi da questo Dicastero unità di personale disponibili ad accettare l'assunzione nelle regioni del Triveneto.
  Peraltro va precisato che nella convenzione del 30 giugno 2023 è stato indicato il limite della stessa ovvero l'utilizzo della sola graduatoria del concorso pubblico per il reclutamento di 30 unità di personale nel ruolo di collaboratore amministrativo di categoria B; quindi, alla luce di siffatto limite, si è escluso che il Ministero della giustizia potesse procedere ad ulteriori assunzioni a mezzo della predetta Convenzione.
  Infatti di regola l'amministrazione è tenuta, dapprima, a predisporre e sottoporre al dipartimento della funzione pubblica, per l'approvazione, il proprio piano triennale di programmazione dei fabbisogni e, a seguire, a predisporne l'attuazione, anche per il tramite dello stesso dipartimento, che opera avvalendosi della commissione Ripam e Formez PA, per lo svolgimento delle procedure selettive autorizzate, per l'approvazione dei bandi di concorso, per la nomina delle commissioni esaminatrici e per la validazione delle graduatorie dei vincitori e degli idonei, che potrebbero anche essere utilizzate per successive assunzioni.
  Anche il ricorso alla stipula di convenzioni non può comunque esulare dall'analisi dei reali fabbisogni, così come contestualizzati e approvati nel piano triennale di programmazione.
  Occorre altresì evidenziare che lo scorrimento delle graduatorie di enti locali, mediante accordi quadro e convenzioni con gli stessi, comporta non trascurabili difficoltà ad assimilare correttamente i profili di tali enti con quelli delle funzioni centrali rispetto ai quali spesso non sussiste una esatta corrispondenza, tanto da non potere procedere in più occasioni agli scorrimenti.
  Da ultimo, riguardo alla possibilità di stipulare convenzioni con la regione Puglia, si rileva che le scoperture attualmente presenti nell'amministrazione giudiziaria possono essere sanate nella indicata regione senza particolari criticità mediante le procedure assunzionali già autorizzate e previste nel piano triennale di programmazione dei fabbisogni.
  Occorre segnalare, inoltre, che nelle regioni del Sud Italia, questo Dicastero non incontra particolari difficoltà nel reclutamento, a differenza di quanto avviene nel Nord del Paese, anche in ragione della abituale disponibilità di un cospicuo numero di vincitori e di idonei nelle graduatorie di concorso, anche banditi per conto del Ministero della giustizia, che provengono da siffatte regioni e scelgono di restarvi al momento dell'assunzione.
  In ogni caso non si esclude che, sulla base di circostanze straordinarie da esaminare in concreto di volta in volta, possa essere prevista – anche per la regione Puglia – l'assunzione di personale da parte di questa amministrazione tramite specifiche convenzioni che prevedano lo scorrimento di graduatorie in corso di validità relative a concorsi pubblici indetti dal menzionato ente.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   MATTIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   agli inizi di aprile 2023 è stato effettuato il dragaggio dei detriti sedimentati nel fondale della darsena di Fiumicino, davanti alla base nautica della Guardia costiera. L'operazione è stata compiuta per garantire la sicurezza dell'uscita in mare delle motovedette della Capitaneria di porto;

   da fonti di stampa si apprendono notizie puntuali e allarmanti relative ai lavori effettuati;

   l'escavo ha causato la dispersione di detriti, misti a fanghi, presumibilmente inquinanti, poiché la darsena è soggetta a fenomeni di risacca dal fiume che causano frequenti episodi di insabbiamento, i quali, dopo l'asportazione, sono stati trasferiti nei pressi dello sbocco del porto generando nelle acque in corrispondenza della calata, secondo quanto riferito dagli armatori della flotta peschereccia, dai proprietari di barche ormeggiate nella darsena, dai diportisti e dai cittadini, una macchia nera fortemente maleodorante;

   lo smaltimento così effettuato, oltre a generare irritazione, sdegno e preoccupazione tra la cittadinanza per i rischi ambientali corsi e i possibili danni causati a flora e fauna locali, ha sollevato notevoli dubbi riguardo le operazioni compiute considerando le disposizioni normative vigenti in materia. In particolare sembra non esser stato rispettato il dettato del Codice dell'ambiente, con il quale si dispone che si debba procedere, nell'eventualità in cui si sia innanzi a un potenziale caso di contaminazione, all'analisi dei materiali prelevati nei fondali al fine di escludere la pericolosità degli stessi e, dunque, classificarli come rifiuto urbano e poter eventualmente optare per la loro compatibilità con i comuni riutilizzi portuali come la sistemazione di alvei, sponde, bonifiche idrauliche. Ebbene, nel caso di specie tale momento di verifica non sarebbe stato svolto;

   le operazioni sono state eseguite solamente nel lato della darsena di fronte alla base nautica della Guardia costiera, senza effettuare le medesime operazioni anche nelle altre aree limitrofe del canale che, ad oggi, si trovano a fronteggiare un forte innalzamento del fondale con i conseguenti rischi dovuti a possibili e brusche interruzioni di movimento dei natanti;

   le fonti giornalistiche non hanno riportato informazioni relative a eventuali controlli dei fanghi dragati dal fondale della darsena e sversati allo sbocco del porto, così come non è stata pubblicata alcuna notizia riguardo eventuali autorizzazioni rilasciate da un'Autorità pubblica per effettuare regolarmente le operazioni dette. Si segnala però il fatto che, in passato, analoghe operazioni di dragaggio nel porto di Fiumicino sono state condotte con modalità diverse rispetto all'attuale, poiché i detriti escavati, potenzialmente contaminati, sono stati convogliati in due casse di colmata appositamente impermeabilizzate per evitare la percolazione di materiale inquinante potenzialmente dannoso nelle acque marine;

   analogamente, non si conosce né si comprende la ratio dell'intervento svolto, considerando il fatto che le operazioni di dragaggio non hanno interessato l'intera superficie della darsena, concentrandosi invece sui fondali di un'area portuale specifica, tralasciando così la pulizia degli altri sbocchi portuali. Ciò appare incoerente perché, in tal modo, rimangono irrisolti i problemi di viabilità marina delle unità di pesca e di quelle da diporto, le quali, a causa del mancato dragaggio integrale dell'area, rischiano l'incagliamento –:

   quali iniziative, per quanto, di competenza si intenda adottare, anche alla luce di quale autorità abbia autorizzato le anomale operazioni di dragaggio descritte in premessa, affinché si proceda ad un controllo sulla correttezza formale e sostanziale delle stesse.
(4-00905)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, in merito alle «attività di dragaggio» dei detriti sedimentati nel fondale della darsena di Fiumicino, davanti alla locale base nautica della guardia costiera, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il porto canale di Fiumicino è, soggetto nel tempo ad interramento per accumulo di sedime risultante dall'antagonistico effetto del trasporto solido (del fiume Tevere) e l'azione marina del III e IV quadrante.
  Nella programmazione delle opere ed interventi, l'AdSP Mar Tirreno centro settentrionale (Mtcs) ha riferito di aver inserito il periodico dragaggio (2009, 2013, 2016, 2020) con salpamento dei fondali e conferimento in vasca di colmata (previa emissione di autorizzazione ambientale da parte del dipartimento ambiente della regione a conclusione della procedura di caratterizzazione dei fondali), senza tralasciare le secondarie attività ordinarie di manutenzione, quali:

   livellamento fondali del canale con rimozione dei trovanti interferenti con la navigazione (di cui l'ultimo affidato con decreto del Presidente n. 291 del 22 settembre 2022 ed ultimato il 7 novembre 2022);

   rimodellamento fondale puntuale della base navale della guardia costiera in darsena (di cui l'ultimo affidato con decreto del Presidente n. 82 del 22 marzo 2023 ed ultimato il 6 aprile 2023, oggetto della presente interrogazione).

  Le prime attività di rimodellamento del fondale della base navale della guardia costiera in darsena furono condotte previa condivisione delle eventuali ottemperanze con l'allora sopraggiunto adeguamento normativo decreto ministeriale n. 173 del 2016; per scrupolo fu richiesta verifica di percorribilità tecnico-amministrativa della specifica attività di rimodellazione del fondale alla competente direzione della regione Lazio.
  In merito al recente intervento attenzionato dall'interrogante, lo stesso è stato richiesto dalla capitaneria di porto di Roma, con nota del 2 marzo 2023, per la presenza di accumuli di materiale sabbioso con conseguente innalzamento dei fondali, in particolare nell'area destinata all'ormeggio delle motovedette della guardia costiera, presenti all'interno della darsena.
  Tale criticità era in grado di incidere potenzialmente sull'efficienza dei mezzi – per effetto dell'ingresso dei sedimenti nel circuito di raffreddamento degli apparati motori – e, pertanto, compromettere la prontezza del dispositivo di soccorso (specie nello scenario di
crash aereo); la predetta richiesta presentava, dunque, carattere di urgenza.
  Detto intervento, del valore economico di euro 31.372,55, ha perseguito lo scopo di ripristinare, con attività manutentiva ordinaria, il precedente fondale nel limitato ambito destinato all'ormeggio delle unità operative per l'esecuzione dei compiti istituzionali posti in capo al Corpo delle capitanerie di porto ovvero la salvaguardia della sicurezza ed incolumità pubblica inibita, come segnalato dalla stessa capitaneria di Porto, dall'interrimento del fondale dando corso all'intervento di rimodellamento (all'interno dell'ambito portuale) dei contenuti volumi pari a circa 1.300 m3.
  Contemporaneamente, al fine di realizzare il periodico e programmato dragaggio su base tri/quadriennale, si è dato corso alle attività preliminari di caratterizzazione (precedute da indagini batimetriche, valutazione del rischio bellico ed estrazione dei campioni da sottoporre ad analisi chimico-fisiche e micro-batteriologiche) dei circa 20.000 m3 da rimuove e conferire in una nuova vasca di colmata con attività, nel caso di specie, di dragaggio. Dette attività saranno condotte entro il corrente anno.
  Inoltre, è stato comunicato che l'AdSP, ai fini dell'attuazione degli interventi relativi al Nuovo porto commerciale di Fiumicino (Prp vigente), in ottemperanza a quanto disposto dal Mase (già Mattm) con gli atti autorizzativi concessi (decreto interministeriale Mattm/Mibac DVA/DEC/2010/7 del 16 febbraio 2010), dall'agosto del 2020 ha avviato un articolato ed innovativo programma di monitoraggio (Pma) dell'ambiente marino costiero, esteso all'intera unità fisiografica afferente alle opere in argomento.
  Infatti, nell'ambito delle attività istruttorie di cui all'articolo 28 del decreto legislativo n. 152 del 2006, l'AdSP Mtcs ha intrapreso le dovute azioni di competenza finalizzate a promuovere lo sviluppo sostenibile delle opere marittime di grande infrastrutturazione di cui al vigente Prp di Fiumicino, approvato con delibera della giunta regionale del Lazio del 13 luglio 2012.
  Il programma di monitoraggio in parola si basa su una gerarchia di modelli matematici descrittivi e predittivi, validati da una rete osservativa modulare riconfigurabile. Il Pma prevede l'analisi del clima ondoso e correntometrico, lo studio della distribuzione del solido sospeso e della biomassa fitoplanctonica (attraverso osservazioni satellitari e stazioni turbidimetriche fisse), lo studio dell'evoluzione della linea di riva e della spiaggia sommersa (bilancio sedimentario), la determinazione degli apporti fluviali, la definizione del rateo di sedimentazione e lo studio degli
habitat di particolare pregio naturalistico (sensu D. Habitat 92/43/Cee). Il sistema osservativo si avvale di strumentazione automatica innovativa (glider e veicoli autonomi di superficie) oltre all'impiego di profilatori acustici di correnti (Adcp) ed ondametri tradizionali ed in banda X (radar costieri).
  Il Pma in essere permette di valutare con estrema accuratezza l'evoluzione spaziale e temporale dell'ambiente, dei processi dinamici e fisico-morfologici, con l'obiettivo di analizzare i potenziali effetti eventualmente correlati alla realizzazione delle opere in argomento sull'ambiente marino costiero, nonché dei processi evolutivi naturali.
  I dati acquisiti, inoltre, sono di valido supporto alla progettazione di opere marittime e ingegneristiche, sono di fondamentale importanza per la definizione di una valida strategia di sviluppo sostenibile, per la protezione dell'ambiente marino e per la sicurezza della navigazione e delle attività commerciali che attualmente si svolgono nel porto canale di Fiumicino e che nel mutato assento infrastrutturale si svolgeranno nel nuovo porto commerciale di Fiumicino.
  Stante il carattere di sperimentalità ed innovazione del citato Pma, l'AdSP del Mtcs si è avvalsa del supporto tecnico-scientifico di prestigiose Università e Centri di ricerca, quali la fondazione Cmcc (Centro euro mediterraneo sui cambiamenti climatici), il Laboratorio di oceanologia sperimentale ed ecologia (Losem) del (Deb) dell'università degli Studi della Tuscia, l'università di Bologna Alma Mater Studiorum, l'università Roma TRE, il CNR IAS di Oristano (Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino). In particolare, sono state oggetto di analisi:

   le caratteristiche geo-litologiche e sedimentarie;

   la tipologia geologico-sedimentaria dei materiali costituenti i fondali;

   gli apporti solidi;

   le caratteristiche del clima d'onda;

   le caratteristiche idrodinamiche;

   le caratteristiche ecologiche di tutto il litorale dell'unità fisiografica fra Capo d'Anzio e Capo Linaro.

  In sintesi, il sistema di monitoraggio integrato è costituito da stazioni di misura fisse, prevede periodiche campagne di misura e campionamento, il remote sensing da satellite e lo sviluppo di modelli numerici previsionali. Il sistema prevede anche il monitoraggio e l'analisi della dinamica delle torbide, sia di provenienza fluviale che generate da attività quali i dragaggi. Una stazione fissa per la misura della torbidità è stata installata in prossimità della foce di Fiumara Piccola al fine di acquisire dati in continuo del solido sospeso; i valori in condizioni di pioggia ed elevata dinamica che risospende i sedimenti di fondo hanno raggiunto i 100 mg/l. Inoltre, al fine di poter prevedere in anticipo correnti e moto ondoso, è stato predisposto per tutta l'unità fisiografica (da Capo d'Anzio a Capo Linaro) un modello operativo innestato nel modello di previsione oceanografica del Tirreno centrale.
  Il modello di previsione oceanografica costiera di Fiumicino è in grado di produrre simulazioni e previsioni idrodinamiche e ondametriche a breve termine per le coste laziali, considerando il
continuum fiume-mare per entrambe le foci del Tevere: Fiumara Grande e Fiumara Piccola ed il loro impatto sulle aree costiere. Ogni giorno il modello è in grado di effettuare previsioni per i quattro giorni successivi, con una risoluzione costiera che nell'area di Fiumicino raggiunge i 10 m nelle aree di foce fluviale e 20 m nell'area limitrofa alla foce di Fiumara piccola.
  L'AdSP Mtcs e l'agenzia per la protezione ambientale del Lazio nell'ambito della Convenzione Quadro in essere, hanno ravvisato mutuo interesse ad avviare un'attività di collaborazione mirata alla valutazione dei potenziali effetti sui principali parametri che normano la balneabilità delle acque
sensu decreto legislativo n. 116 del 2008 negli ambiti afferenti alle opere di grande infrastrutturazione in argomento.
  Pertanto, le componenti delle matrici ambientali oggetto di analisi sono state dettagliatamente caratterizzate sulla base dei dati acquisiti
in situ da tecnici afferenti a primari centri di ricerca/università nonché al sistema agenziale per la protezione dell'ambiente (Arpal), nell'ambito dei programmi di monitoraggio in essere. Le attività di ricerca e monitoraggio, svolte nell'arco temporale ivi indicato, hanno permesso di acquisire anche un set ampissimo di dati utili per la valutazione dello status ecologico e chimico delle acque marino-costiere ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, per come modificato dal decreto ministeriale n. 260 del 2010, nonché dello status di conservazione degli habitat di particolare pregio naturalistico.
  Per quanto precede, stante l'esaustivo e rappresentativo
dataset dei processi dinamici che caratterizzano l'area di studio, l'AdSP ha valutato ed appropriatamente escluso, con ragionevole certezza scientifica, che lo spostamento dei sedimenti in parola, potesse addurre carichi tecnici ed ambientali addizionali oltre quanto naturalmente prodotto dai ricorrenti depositi alluvionali tipici degli ambiti fluviali ed in particolare di uno dei più importanti corsi d'acqua italiani.
  Alla luce di quanto dettagliatamente soprariportato l'autorità di sistema portuale del mar Tirreno centro-settentrionale ritiene che l'incidenza dell'intervento in parola debba considerarsi nulla ed invariata.
  È da escludersi parimenti – sempre secondo quanto riferito – che lo spostamento dei sedimenti in ambito portuale in argomento possa aver determinato ulteriori impatti significativi sulle componenti ambientali in esame, nonché sull'integrità delle Zcs/Zps/Sic presenti (seppur non rilevati in prossimità dell'ambito di intervento), tenuto conto della struttura e delle funzioni di dette aree protette, nonché dei loro obiettivi di conservazione.
  Per i propri profili di competenza la locale autorità marittima, interessata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la corrispondenza citata in premessa, ha riferito che il mantenimento di un regolare regime dei fondali pone la necessità – alla luce della natura degli stessi – di ricorrenti interventi di manutenzione affidati, in relazione all'ubicazione del luogo di intervento, all'autorità di sistema portuale ovvero ai competenti uffici della regione Lazio.
  Come già rappresentato, in data 2 marzo 2023, con nota n. 4845, la capitaneria di porto di Roma ha indirizzato all'autorità di sistema portuale del mare Tirreno centro-settentrionale una richiesta di urgente ripristino di una sufficiente quota di fondale nel tratto di specchio acqueo portuale ove ha sede la base navale dei dipendenti mezzi nautici.
  Con l'occasione, la richiesta di manutenzione dei fondali è stata estesa ad ulteriori siti portuali (imboccatura portuale, imboccatura darsena, zona bunkeraggio), allo scopo di mantenere l'operatività complessiva del porto anche a beneficio della generalità degli utenti.
  Nello specifico, per quanto più attiene al sito oggetto dell'intervento (banchina di ormeggio delle unità navali della guardia costiera), la riduzione dei fondali, per effetto dell'accumulo di sedimenti, aveva raggiunto, in quel momento, un livello tale da compromettere la stessa operatività delle unità dipendenti con specifico riferimento alle unità classe 800 in turno continuativo nelle 24 ore per ricerca e soccorso della vita umana in mare, mezzi che sono sempre pronti ad operare in caso di emergenza ed equipaggiati con mezzi collettivi di salvataggio in quantità commisurate alla necessità di far fronte ad un eventuale ammaraggio di un velivolo nelle fasi di atterraggio/decollo ovvero con capacità tale da far fronte alle «
mass rescue operations».
  Più nel dettaglio, infatti, come attestato dai rapporti di servizio dei comandanti delle dipendenti unità navali, la riduzione del battente d'acqua al di sotto degli scafi delle stesse rischiava di comprometterne la tempestiva manovrabilità in uscita oltre a generare un pericoloso ingresso di sedimenti all'interno del circuito di raffreddamento dell'apparato motore (che basa il suo funzionamento sull'aspirazione di acqua dalle «prese mare» collocate nella parte bassa dell'opera viva), con rischi di grave danneggiamento dei propulsori e di conseguente avaria dei mezzi.
  In esito alla soprarichiamata richiesta urgente di intervento l'AdSP si è tempestivamente attivata ed ha affidato – a valle di un'apposita urgente procedura di spesa – i lavori ad una ditta specializzata.
  L'autorità marittima ha infine regolato le attività di livellamento dei fondali, effettuate tra il 30 marzo 2023 ed il 10 aprile 2023, con apposita ordinanza di polizia portuale (n. 26 in data 30 marzo 2023) per finalità di sicurezza dell'ambito portuale ed ha autorizzato la ditta affidataria dei lavori sulla base della procedura di spesa svolta dalla AdSP.
  In punto di forma, per quanto precede, l'intervento che è stato condotto non è pertanto da qualificarsi quale «dragaggio» ma come uno «spostamento in ambito portuale» come definito dall'articolo 2, lettera
f) del decreto 15 luglio 2016, n. 173, «Regolamento recante modalità e criteri tecnici per l'autorizzazione all'immersione in mare dei materiali di escavo di fondali marini».
  Pertanto, è stato rappresentato che l'intervento effettuato non è soggetto al regime autorizzatorio di cui all'articolo 109, comma 2, del codice dell'ambiente, posto che i sedimenti che sono stati movimentati sono stati esclusivamente oggetto di uno «spostamento» all'interno dell'ambito portuale ovvero operando ciò che viene comunemente definito «livellamento», attuato al fine di aumentare le quota di fondale in un determinato tratto dello specchio acqueo portuale, mediante la redistribuzione del sedimento dai punti a minore fondale a punti di maggiore profondità del medesimo sito/ambito portuale.

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica: Gilberto Pichetto Fratin.


   SANTILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle forti precipitazioni avutesi tra il 15 e 16 maggio 2023 in Emilia-Romagna, sono esondati numerosi fiumi allagando i territori di Forlì, Faenza, Rimini, Ravenna, Riccione, Cesena e Bologna, causando ingenti danni alle abitazioni, edifici pubblici e alle coltivazioni creando disagi anche al trasporto ferroviario;

   numerose sono le vittime con circa 14 morti e migliaia di sfollati, accolti in strutture limitrofe, grazie al massiccio intervento dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e dei volontari provenienti da tutto il Paese;

   i lavori di svuotamento dell'acqua e del fango continuano senza sosta da più di una settimana e si sta facendo la conta dei danni, stimati per oltre 9 miliardi di euro;

   tale evento è l'ennesimo verificatosi in Emilia-Romagna: già nel settembre 2022 e a fine aprile 2023 si erano avuti altri fenomeni alluvionali nel ravennate e in altri territori della regione;

   ulteriori episodi di allagamento si sono verificati in altre regioni e città italiane, come accaduto a Roma dopo le piogge del 14 e 15 aprile 2023, dove hanno interessato i quartieri Conca d'Oro, Prati Fiscali ed in particolare il quadrante di Via dei Prati Fiscali Vecchia-Vicolo dei Prati Fiscali ove erano già state segnalate situazioni analoghe verificatesi nel corso degli ultimi 15 anni;

   a seguito di quest'ultimo evento numerosissimi sono stati i danni alle abitazioni e attività commerciali; numerose famiglie sono state evacuate e molte di esse ancora non sono rientrate nelle proprie case;

   da notizie riportate dagli organi di informazione, l'allagamento che ha interessato la Capitale sarebbe stato causato da un guasto alla rete fognaria, gestita da ACEA ATO 2, bloccando il sistema di sollevamento idrico di Via Val Melaina;

   quanto descritto è la riprova che il cambiamento climatico ha effetti tangibili sul nostro territorio e pertanto è necessario intervenire con politiche di prevenzione e manutenzione –:

   se ritengano necessario adottare iniziative urgenti per mettere in campo azioni di prevenzione e contenimento del dissesto idrogeologico che interessa gran parte del nostro territorio nazionale;

   quali iniziative ed interventi economici intendano attuare per tutti i cittadini e gli operatori economici interessati dagli eventi sopra descritti, e se sia prevista l'adozione di un provvedimento di emergenza per fronteggiare i danni e garantire agli interessati uguale trattamento giuridico-economico.
(4-01085)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi forniti dagli uffici, si rappresenta quanto segue.
  In merito al primo quesito, relativo all'adozione di iniziative urgenti per mettere in campo azioni di prevenzione e contenimento del dissesto idrogeologico, si segnala che, in data 2 dicembre 2022, è stato costituito presso gli uffici di diretta collaborazione del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare un gruppo di lavoro specificatamente dedicato alla tematica in rassegna: tale gruppo, la cui attività è in fase di ultimazione, è stato chiamato: a) a definire il quadro generale degli interventi in essere in materia di dissesto idrogeologico, dello stato di avanzamento degli stessi, delle risorse complessivamente stanziate e dell'eventuale fabbisogno residuo; nonché b) a proporre al Governo misure urgenti di semplificazione normativa e amministrativa necessarie a velocizzare l'iter programmatorio, progettuale, autorizzativo e di realizzazione degli interventi finalizzati alla prevenzione e mitigazione del rischio di dissesto idrogeologico.
  Sempre sul tema del contrasto al dissesto idrogeologico, si segnala che, con l'articolo 29-
bis del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni e integrazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, sono state dettate specifiche disposizioni per garantire, da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, il coordinamento e il raccordo necessari per affrontare le situazioni di criticità ambientale delle aree urbanizzate del territorio nazionale interessate da fenomeni di esondazione e di alluvione.
  Con il successivo decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44 (articolo 22, commi 6 e 7), convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2023, n. 74, è stata prevista l'istituzione presso il Dipartimento casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri di una segreteria tecnico-amministrativa, composta da un contingente di personale in possesso di specifica ed elevata competenza, al fine di assicurare un adeguato supporto tecnico allo svolgimento dei compiti istituzionali in materia di contrasto del dissesto idrogeologico attribuiti alla competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Il Dipartimento casa Italia, del resto, già esercita funzioni di indirizzo e coordinamento dell'operato dei soggetti istituzionali competenti per le attività di ripristino e di ricostruzione dei territori colpiti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall'attività dell'uomo, successive agli interventi di protezione civile (articolo 18-
bis del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45).
  Il Dipartimento casa Italia è pure impegnato nella gestione di una quota di risorse destinate alla prevenzione del dissesto idrogeologico: il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 giugno 2021 ha, infatti, definito il riparto e le modalità di utilizzo delle risorse assegnate alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento casa Italia, pari a complessivi 220.228.324,00 euro, a valere sul cosiddetto fondo investimenti di cui all'articolo 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016, per la messa in sicurezza del Paese in relazione al rischio idrogeologico. All'esito delle procedure attivate dalle regioni e delle verifiche effettuate dal dipartimento, sono stati autorizzati, a titolo di anticipazione, la liquidazione e il pagamento del 40 per cento dell'importo complessivo finanziato, in favore di tutte le regioni e delle due province autonome beneficiarie del finanziamento. In particolare, alla regione Lazio è stato destinato un ammontare di risorse pari a euro 13.420.934,29, di cui euro 5.368.373,72 già erogate a titolo di anticipazione.
  Sempre sul tema in esame, si segnala che anche il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri concorre, insieme alle regioni e alle altre amministrazioni centrali, alle azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico, sia mediante piani e azioni di rilievo nazionale, sia a seguito di eventi calamitosi.
  In ordine al secondo quesito, riferito alle iniziative e agli interventi economici suscettibili di essere attuati per i cittadini e gli operatori economici interessati dagli eventi alluvionali di aprile e maggio 2023 nel territorio dell'Emilia-Romagna e in alcuni quartieri di Roma, si rileva che, quanto all'area romana, nella giornata del 15 aprile si sono verificate, alla luce del monitoraggio pluviometrico, precipitazioni con cumulata che ha raggiunto quantitativi tra 70-80 millimetri in 24 ore nell'area centro-nord della città; le precipitazioni più intense si sono verificate nella mattinata, raggiungendo circa 50 millimetri in 6 ore e 65-75 millimetri in 12 ore.
  Ai sensi della normativa vigente in materia, il Dipartimento della protezione civile è legittimato a intervenire solo a seguito di specifica e dettagliata richiesta da parte della regione interessata: non avendo la regione Lazio, nel caso di specie, allo stato, trasmesso alcuna richiesta di deliberazione dello stato di emergenza, il Dipartimento della protezione civile non dispone degli elementi necessari per la verifica della sussistenza, nella fattispecie in rassegna, dei presupposti per un intervento con mezzi e poteri straordinari ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del citato decreto legislativo n. 1 del 2018. Qualora dovesse pervenire la suddetta istanza da parte della citata regione Lazio, il Dipartimento provvederà ad avviare tempestivamente la prevista istruttoria tecnica per l'eventuale deliberazione da parte del Consiglio dei ministri della dichiarazione dello stato di emergenza.
  Per quanto riguarda, invece, gli eventi alluvionali che hanno colpito il territorio dell'Emilia-Romagna, va ricordato che il Governo, con il decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, convertito nella legge 31 luglio 2023, n. 100 è intervenuto, in particolare, nei seguenti ambiti: sospensione e rinvio di versamenti e adempimenti fiscali: sospensione e rinvio di termini per adempimenti e versamenti contributivi; sospensione di termini di giustizia; sospensione, disposta da Arera, dei pagamenti delle utenze; sostegno al comparto agricolo; incremento delle risorse specificamente destinate alla gestione emergenziale; altre misure specifiche in vari settori, tra i quali, in particolare, la sanità, la scuola, l'università, i beni culturali e paesaggistici, altri comparti produttivi e, più in generale, l'attività delle pubbliche amministrazioni dei territori colpiti.
  Nell'ambito del decreto-legge n. 61 del 2023 è stata, altresì, trasfusa in sede di conversione la disciplina dettata dal decreto-legge n. 88 del 2023, che ha previsto la nomina di un commissario straordinario per le attività di ricostruzione, pubblica e privata, destinando a tali fini rilevanti risorse economiche (2,5 miliardi di euro
ex articolo 20-quinquies del citato decreto-legge n. 61 del 2023).
Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.