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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 gennaio 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VI Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 64 del decreto-legge n. 73 del 2021 (misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali) prevede diverse misure di agevolazione per favorire l'acquisto della casa di abitazione per i cittadini più giovani;

    in particolare il comma 6 dell'articolo 64 dispone, per i soggetti che non hanno ancora compiuto trentasei anni di età nell'anno in cui l'atto è rogitato e che hanno un valore dell'Isee non superiore a 40.000 euro annui, l'esenzione dall'imposta di registro, ipotecaria e catastale per gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di «prime case» di abitazione, nonché per gli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell'usufrutto, dell'uso e dell'abitazione relativi alle stesse;

    il comma 7 della medesima disposizione stabilisce inoltre che per gli atti di cui al comma 6, relativi a cessioni soggette all'Iva, è attribuito agli acquirenti che non hanno ancora compiuto trentasei anni di età nell'anno in cui in cui l'atto è stipulato un credito d'imposta di ammontare pari all'Iva corrisposta in relazione all'acquisto. Il credito d'imposta può essere portato in diminuzione dalle imposte di registro, ipotecaria, catastale, sulle successioni e donazioni dovute sugli atti e sulle denunce presentati dopo la data di acquisizione del credito, ovvero può essere utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare successivamente alla data dell'acquisto; può altresì essere utilizzato in compensazione;

    infine, il comma 8 dell'articolo 64 prevede che i finanziamenti erogati per l'acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di immobili ad uso abitativo per i quali ricorrono le condizioni e i requisiti di cui al comma 6, e sempreché la sussistenza degli stessi risulti da dichiarazione della parte mutuataria resa nell'atto di finanziamento o allegata al medesimo, sono inoltre esenti dall'imposta sostitutiva delle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali e delle tasse sulle concessioni governative;

    gli incentivi sopra descritti si applicano, ai sensi del comma 9 dell'articolo 64, agli atti stipulati nel periodo compreso tra la data di entrata in vigore del citato decreto-legge n. 73 del 2021 e il 31 dicembre 2023;

    la formulazione di tale ultima disposizione pone tuttavia alcune questioni relative alla certezza del diritto, qualora l'acquisizione dell'immobile avvenga a seguito di asta giudiziaria;

    in tal caso è infatti accaduto che l'aggiudicazione dell'immobile, con la sottoscrizione del relativo, verbale, sia avvenuta prima (e in alcuni casi molto prima) del 31 dicembre 2023 ma che il decreto di trasferimento, che rappresenta l'atto traslativo della proprietà dell'immobile aggiudicato, non sia si intervenuto prima di tale data;

    ne consegue che i giovani che hanno assunto degli impegni economici per acquistare la loro prima casa – confidando in buona fede nel fatto che, essendo l'aggiudicazione avvenuta nel termine previsto dalla legge, avrebbero potuto godere dei benefici fiscali sopra descritti – si trovano oggi nella condizione di dover sostenere un onere non preventivato, determinato da circostanze che esulano totalmente dalla loro responsabilità e dal loro controllo;

    tale situazione andrebbe sanata disponendo che nelle ipotesi di asta giudiziaria il termine di cui al 9 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 73 del 2021 si intenda rispettato qualora i verbali di aggiudicazione siano sottoscritti entro il 31 dicembre 2023, anche nel caso in cui il decreto di trasferimento dell'immobile abbia data successiva a quella del 31 dicembre 2023,

impegna il Governo

ad assumere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, volta a chiarire – ai fini del riconoscimento degli incentivi fiscali descritti in premessa – che nelle ipotesi di immobili aggiudicati in sede di asta giudiziaria, il termine di cui al comma 9 dell'articolo 64 del decreto-legge n. 73 del 2021 si intende rispettato qualora i verbali di aggiudicazione siano sottoscritti entro il 31 dicembre 2023, anche nel caso in cui il decreto di trasferimento della proprietà dell'immobile abbia una data successiva.
(7-00184) «Matera».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   TONI RICCIARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale ha adottato il decreto n. 1233 del 2023, ammettendo a finanziamento programmi di intervento con punteggio fino a 84,30, operando una riduzione del numero di operatori volontari di quasi 20 mila unità, passando dai circa 71 mila del 2023 ai 50 mila per il 2024;

   tale contrazione ha suscitato la dura reazione di molti enti e amministrazioni locali, come ad esempio in Irpinia, evidenziando il ferale colpo inferto ai territori delle aree interne, che attraverso questo progetti declinano princìpi di coesione che altrimenti verrebbero ad essere pregiudicati;

   a detta degli animatori della protesta si tratta di un provvedimento incoerente rispetto agli annunci espressi dal Governo con l'ipotesi di estendere anagraficamente la platea dei volontari e con l'aumento dell'importo mensile percepito dai volontari, portato da 444 a 507 euro;

   si tratta di un taglio di posti penalizzante anche rispetto al 15 per cento dei posti messi a concorso nella pubblica amministrazione riservati ai candidati che hanno concluso un periodo di servizio civile volontario –:

   quali siano le ragioni di tale contrazione di disponibilità e quali iniziative si intenda adottare al fine di reperire le risorse necessarie per riportare le disponibilità a quelle almeno dell'anno precedente tutelando i progetti che riguardano le aree interne.
(3-00911)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANES. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo codice dei contratti pubblici (decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36) prevede, a decorrere dal 1° gennaio 2024, la digitalizzazione dell'intero ciclo di vita dei contratti pubblici;

   per dare attuazione alla digitalizzazione è stato realizzato un sistema particolarmente complesso;

   infatti l'acquisizione del Cig (codice identificativo gara) deve ora essere effettuata direttamente dalle piattaforme di approvvigionamento digitale certificate che gestiscono il ciclo di vita del contratto, mediante lo scambio di dati e di informazioni con la Bdncp;

   le disposizioni del codice degli appalti impongono alle stazioni appaltanti ed agli enti concedenti di procedere allo svolgimento delle procedure di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici utilizzando piattaforme di approvvigionamento digitale certificate (Pad);

   con questo sistema viene eliminata la possibilità di utilizzare, per qualunque affidamento, la piattaforma degli Smart Cig, usata per oltre il 90 per cento degli impegni di spesa per piccole forniture; ciò rende complessa la validazione dei dati acquisiti tramite le piattaforme certificate da Anac, determinando così dei problemi nella prosecuzione delle attività amministrative;

   il nuovo sistema presenta evidenti problematiche di gestione da parte dei comuni, che stanno incontrando notevoli difficoltà nell'accesso al sistema. Si rallentano così le attività di gestione dei comuni, che sono già penalizzati dalla mancanza di risorse economiche per le loro attività di funzione;

   l'Anci ha segnalato come il ricorso sistematico alle piattaforme, visto l'alto numero di richieste da parte dei comuni di Cig e di Smart Cig, avrebbe comportato molte criticità proponendo soluzioni più semplici in modo da garantire un'efficace ed effettiva gestione delle procedure relative ai contratti pubblici;

   si evidenzia quindi la necessità di ripristinare in tempi congrui il sistema dello Smart Cig, almeno fino a quando sulla piattaforma Anac non sia attivo un sistema altrettanto semplice ed accessibile, che permetta ai comuni di gestire le attività relative agli appalti con modalità semplificate –:

   se non si ritenga necessario adottare le iniziative di competenza volte a ripristinare il sistema di Smart Cig almeno fino a quando sulla piattaforma Anac non sia attivo un sistema con procedure più semplici ed accessibili che permetta un'efficace ed efficiente attività amministrativa dei comuni.
(4-02120)


   RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto emerso nei giorni scorsi a mezzo stampa e denunciato anche dal presidente Uncem, Bussone, i comuni stanno purtroppo registrando un complesso problema tecnico-contabile che rischia di inchiodare le macchine amministrative degli enti;

   infatti, in attuazione di quanto stabilito dal nuovo codice degli appalti (decreto legislativo n. 36 del 2023) e in ottemperanza a quanto previsto per adempiere alle riforme PNRR, l'Anac ha recentemente approvato una delibera che, dal 1° gennaio 2024, modifica il sistema del Codice identificativo di gara (Cig), eliminando il Sistema informativo monitoraggio gare (Simog) e sopprimendo i cosiddetti «Smart Cig», i quali prevedevano una procedura semplificata, imponendo solamente l'utilizzo di piattaforme di approvvigionamento digitale certificate (Pad);

   in particolar modo per i piccoli comuni, lo «Smart Cig» rappresentava la stragrande maggioranza (circa il 90 per cento) tra quelli presi essendo un sistema veloce, immediato e di facile utilizzo;

   costringere ad applicare la procedura standard per incarichi di poche centinaia o migliaia di euro, obbligando le ditte e gli esercizi commerciali – molti dei quali a conduzione familiare – e gli uffici dei piccoli comuni ad aderire a piattaforme telematiche di nuova implementazione rappresenta un onere assolutamente irragionevole;

   peraltro, come denunciato da diversi operatori, la piattaforma di Anac dei contratti pubblici spesso risulta inaccessibile o rallentata, e non sono ancora adeguati i riversamenti dai vecchi sistemi di affidamento;

   per quanto sia assolutamente giusto perseguire e prevenire la corruzione riferibile a una porzione limitata di operatori, ciò non può complicare il lavoro e l'efficienza di tutte quelle realtà – in particolar modo i piccoli comuni – le quali, pur tra diverse problematiche limiti in termini di risorse umane e finanziare, tentano quotidianamente di portare a compimento le proprie prerogative;

   non può essere solo una nuda e cruda digitalizzazione a prevenire i fenomeni di corruzione: al contrario, più si complicano i procedimenti – e più si concentrano i poteri (ad esempio nel solo RUP), più si pongono le basi per favorire fenomeni corruttivi;

   alle predette piattaforme si accede per mezzo dello Spid (o con Cie) del Rup, il quale però molto spesso nei piccoli comuni non è fisicamente in comune, sia perché il sindaco svolge un proprio lavoro oppure perché si tratta di un tecnico che segue più di un ente contemporaneamente. In tal modo, e senza la possibilità di nominare soggetti delegati, le modalità di accesso risultano essere pesantemente rallentate;

   alla luce delle problematiche esposte, con un comunicato del presidente Anac del 10 gennaio 2024 in cui vengono confermati i casi di «impossibilità o difficoltà di ricorso alle PAD», l'Autorità ha previsto la proroga al 30 settembre 2024 dell'interfaccia semplificata per gli affidamenti diretti di importo inferiore a 5.000 euro;

   ciononostante, è palese come una proroga di pochi mesi non potrà garantire a partire dal prossimo mese di ottobre la medesima facilità di utilizzo per gli affidamenti diretti di piccole dimensioni né per il personale dei piccoli comuni –:

   se non ritengano di adottare iniziative volte a prevedere, per quanto di competenza, un ripristino strutturale delle procedure semplificate del sistema «Smart Cig» per i piccoli comuni e per quelle procedure di affidamento caratterizzate da un valore economico limitato, almeno fino a quando sulla piattaforma ANAC non sia attivo un sistema altrettanto semplice e accessibile, in modo da tutelare soprattutto i flussi di lavoro e gli interessi sia degli amministratori che delle attività imprenditoriali dei piccoli comuni.
(4-02123)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, DI LAURO, CAROTENUTO, CHERCHI, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO e ASCARI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diverse testate giornalistiche, la Commissione europea avrebbe accolto le osservazioni sulle disposizioni in materia venatoria introdotte dalla legge di bilancio n. 197 del 2022 con un emendamento dichiarato inammissibile e successivamente riammesso nonostante le circostanziate osservazioni espresse sull'irritualità di metodo e di merito della proposta emendativa;

   in base al comunicato stampa diramato dall'Oipa (Organizzazione internazionale per la protezione degli animali), la Commissione europea avrebbe pertanto chiuso la procedura Pilot, cui seguirà l'avvio formale della procedura d'infrazione contro l'Italia in assenza di modifiche della norma di cui ai commi 447 e 448 dell'articolo 1 della citata legge n. 197 del 2002;

   l'Oipa afferma altresì che il Ministero per gli affari europei avrebbe inviato ai Ministeri dell'ambiente e della sicurezza energetica e dell'agricoltura una lettera per invitare i Ministri competenti a «valutare le iniziative più opportune volte a prevenire l'avvio di una procedura d'infrazione»;

   secondo le stime della stessa Oipa, in caso di procedura di infrazione, «la sanzione costerà a tutti gli italiani circa 8 mila euro al giorno fino a quando il Governo non si adeguerà alla normativa europea sulla tutela dell'ambiente e della biodiversità»;

   l'associazione sostiene che la Commissione ha evidenziato la criticità dei citati commi 447 e 448 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2023, determinando una incomprensibile incertezza giuridica e un conseguente problema di conformità con le direttive europee «Uccelli» e «Habitat», motivando di conseguenza l'intenzione di promuovere l'avvio di una procedura d'infrazione;

   ancora secondo l'Oipa «tali previsioni determinano una mattanza indiscriminata della fauna mettendo inoltre a rischio la pubblica sicurezza e incolumità. Ogni anno, a fine stagione venatoria, si contano morti e feriti anche tra gli umani, cacciatori e non. Permettere battute di caccia in aree protette, in città e in qualsiasi giorno dell'anno può peggiorare il fenomeno» –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per evitare il rischio che venga formalizzato l'avvio della procedura di infrazione, che oltre a determinare un significativo danno economico per le casse dello Stato, costituirebbe l'ennesimo motivo di imbarazzo in materia di politiche di gestione degli ecosistemi e della biodiversità;

   se il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR non ritenga che sia necessario ed opportuno trasmettere immediatamente al Parlamento il testo della missiva inviata ai dicasteri dell'ambiente e dell'agricoltura, per assicurare la massima trasparenza dell'operato del Governo.
(4-02124)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   CERRETO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel 2017 la Fondazione con il Sud approva il bando storico-artistico intitolato «Il bene torna comune» con un finanziamento di 495 mila euro e un obiettivo nobile: valorizzare l'ex Municipio Atellano, con un accordo di programma tra i comuni di Sant'Arpino (capofila), Succivo, Orta di Atella e il Polo museale della Campania;

   il progetto prevede il trasferimento al primo piano del Museo Atellano di Succivo e dei reperti archeologici di Sant'Arpino e «mira a creare, all'interno dell'ex municipio di Atella, uno spazio polivalente rivolto a minori, giovani e famiglie, in cui realizzare produzioni culturali (eventi, mostre, presentazioni, teatro, percorso museale) e attivare servizi ludico-educativi per bambini e adolescenti. Saranno, inoltre, creati un orto sociale e un ambiente co-working. Infine, il progetto intende avviare percorsi di inclusione sociale e lavorativa per giovani con disabilità motorie e intellettive»;

   con il progetto «Fabula, laboratorio di comunità», il bando viene aggiudicato dalla società cooperativa Terra Felix, gestita dalla famiglia Pascale, che diventa «soggetto responsabile» della riqualificazione dell'edificio, compresa la valorizzazione dell'ex Municipio di Atella, particolarmente appetibile perché al suo interno è prevista anche la nascita di un bar-bistrot, che poco ha a che fare con le finalità socio-culturali del progetto;

   nel 2019 Sant'Arpino e Terra Felix firmano il contratto di locazione, che, nonostante la cifra inspiegabilmente irrisoria di 12 mila euro all'anno, viene azzerato: la famiglia Pascale, infatti, presenta un progetto esecutivo di 168 mila euro per lavori di ristrutturazione che vengono scomputati dal canone di affitto, nonostante il finanziamento di 595 mila euro, che, di fatto, lievita a 663 mila euro, e l'allungamento ingiustificato della locazione da 10 a 14 anni;

   numerosi sarebbero gli aspetti poco chiari della vicenda: dai costi di ristrutturazione stimati nel bando di Fondazione con il Sud in 70 mila euro, ben 98 mila euro in meno di quelli quantificati dal progetto preliminare di Terra Felix, alla condivisione del contratto di locazione tra i comuni proprietari, che sembrerebbe non esserci stata, all'accordo di programma per la durata di 10 anni, che nel contratto di locazione diventa di 14 anni;

   come si legge in un atto di sindacato ispettivo del consigliere comunale Donelli, «il bene è stato affidato ma dalla sottoscrizione della convenzione nel 2018 sembra tutto fermo e non sono presenti lavori di ripristino del suddetto bene soggetto del bando e che il soggetto capofila è stato autorizzato a chiudere il tratto di strada adiacente l'ex municipio di Atella [...] ma non si comprende la motivazione [...]»;

   per quanto consta all'interrogante, lo stesso comune di Orta di Atella starebbe preparando un dossier per fare luce sui tanti profili oscuri di un progetto fortemente sponsorizzato dall'allora sindaco Dell'Aversana –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, in ordine al progetto «Fabula, laboratorio di comunità» e, in particolare, ai numerosi aspetti critici esposti in premessa, con specifico riguardo allo stato di avanzamento dei lavori e delle attività riguardanti l'ex Municipio di Atella;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, ivi compresa la costituzione di una fondazione, finalizzate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico dell'Antica Atella.
(4-02114)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   ROGGIANI, CUPERLO, FORATTINI, GIRELLI, GUERINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, MAURI e PELUFFO. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 dicembre 2023 la giunta della regione Lombardia ha deliberato un imponente taglio sulle misure B1 e B2 relative alla disabilità gravissima e grave, finanziate da risorse statali del Fondo nazionale per la non autosufficienza (Fna) e con risorse regionali;

   come conseguenza, a partire dal primo giugno del 2024, più di settemila persone con gravissima disabilità che vivono in Lombardia vedranno diminuire da 650 a 400 euro mensili l'assegno che ricevono come contributo per l'assistenza domiciliare, mentre chi vive in una condizione di dipendenza vitale da macchinari – come ad esempio coma, stato vegetativo o tracheotomia – vedrà ridursi il contributo da 900 a 700 euro al mese;

   il piano regionale prevede ogni mese la conversione dell'equivalente di 1 milione 750 mila euro, fino ad ora destinato a sostenere il lavoro dei caregiver familiari, in ore di assistenza, senza che siano state rese esplicite le modalità di come saranno garantiti i nuovi servizi per le persone disabili e con quale personale saranno gestiti;

   in attesa che il nuovo piano regionale entri in vigore, migliaia di famiglie lombarde sono lasciate sole dalle istituzioni, mentre devono affrontare sfide quotidiane in una situazione di grave incertezza;

   recenti notizie di stampa hanno messo in luce le proteste di tutte le associazioni che riuniscono i familiari dei disabili contro questa decisione, che colpisce duramente il sostegno ai caregiver familiari, persone che ogni giorno assistono 24 ore su 24 chi ha una disabilità grave o gravissima –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per garantire le risorse indispensabili per assicurare un'adeguata assistenza alle persone con disabilità e la giusta remunerazione dei caregiver familiari.
(4-02117)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   Kelvin Egulbor, un ragazzo nigeriano di 25 anni, è detenuto da venti mesi nel carcere di Poggioreale, dopo essere stato condannato a cinque anni, in primo grado, con una condanna per un'estorsione del valore di 2 euro;

   il ragazzo è infatti in cella dal 10 maggio 2022; lo scorso 16 novembre 2021, un cittadino aveva chiamato la polizia per denunciare che Egulbor, tra via Campegna e via Giulio Cesare, gli avrebbe impedito di parcheggiare l'auto e gli avrebbe imposto di consegnare 2 euro;

   è stata fissata per l'8 gennaio 2024 l'udienza d'appello, mentre deve essere incardinato anche un altro procedimento giudiziario, promosso sempre dalla medesima persona, per un'altra richiesta di denaro, identica, 2 euro;

   secondo quanto riferisce la legale che lo assiste, Kelvin è un ragazzo senza fissa dimora, assistito dalla chiesa di San Vitale a Fuorigrotta, che grazie al parroco svolgeva dei piccoli lavori, puliva le strade e chiedeva l'elemosina, fino a quando non è successo qualcosa con l'uomo che lo ha portato in giudizio;

   nell'udienza di appello l'avvocata Antonelli riferisce l'intendimento di chiedere la liberazione di Kelvin, e, in subordine, gli arresti domiciliari, con la richiesta che Kelvin venga collocato in una comunità del Casertano che ha offerto la disponibilità a prenderlo in carico, confidando che venga riconosciuta «la evidente sproporzione tra la personalità dell'imputato, il fatto in contestazione e la misura cautelare che sicuramente impedisce ad Egulbor di intraprendere una seria e corretta prosecuzione del percorso di vita e di crescita formativa»;

   va considerato, inoltre, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 120 del 15 giugno 2023 ha dichiarato – in merito alla questione sollevata dal Tribunale di Firenze in riferimento agli articoli 3 e 27 della Costituzione – la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 629 del codice penale, nella parte in cui non prevede che la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente un terzo, laddove per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell'azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità: un'estorsione per un valore di due euro pare evidente che non possa che configurare, ad avviso dell'interrogante, un fatto di lieve, laddove non lievissima, entità –:

   se non intenda adottare iniziative di carattere normativo volte a disciplinare in maniera più puntuale fattispecie quali quella segnalata in premessa, al fine di evitare situazioni analoghe, in linea con la richiamata giurisprudenza costituzionale;

   se non ritenga di dover adottare iniziative volte ad assicurare che, nell'esecuzione della pena, per gli aspetti prettamente di competenza del suo dicastero, venga assicurata la tutela di soggetti particolarmente fragili, come il detenuto Kelvin Egulbor, con riferimento al trattamento, alla presa in carico e al rispetto dei princìpi costituzionali quale quelli di cui all'articolo 27.
(2-00305) «Serracchiani, Di Biase, Gianassi, Zan, Lacarra».

Interrogazione a risposta scritta:


   BISA, MORRONE, MATONE, BELLOMO e SUDANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante la puntata del 10 gennaio 2024 di «Fuori dal Coro» di Mario Giordano su Rete 4 si è parlato anche dei cosiddetti «ladri di appartamento», mostrando agli spettatori un copioso numero di casi in cui proprietari di appartamenti sono spossessati del proprio immobile, persino per quattro anni, da soggetti, prevalentemente stranieri, che dopo aver pagato solo una caparra (in caso di acquisto), i primi canoni di affitto (in caso di locazione), o, addirittura, nulla (occupazione senza titolo), non hanno più lasciato il bene;

   il filo conduttore consiste nella mancata esecuzione da parte dell'ufficiale giudiziario della convalida di sfratto adottata da tribunale competente, anche a distanza di mesi ed anni, «per assenza del possessore» –:

   quali iniziative di natura amministrativa o normativa il Ministro interrogato intenda adottare per velocizzare le esecuzioni e se ritenga che sussistano i presupposti per promuovere ispezioni presso gli uffici notificazioni esecuzioni e protesti (NEP) presso le Corti di appello interessate dal servizio del giornalista Giordano.
(4-02118)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a poco più di un mese dall'atto di sindacato ispettivo 4-02036 presentato dall'interrogante il 14 dicembre 2023, notizie di stampa locale riportano ancora di continui e gravissimi disservizi sulla linea ferroviaria sarda, con disagi per migliaia di passeggeri costretti a corse lunghe sino a 6 ore per un tragitto di appena un paio di centinaia di chilometri; in particolare, nella tratta che conduce da Cagliari verso Olbia si sarebbero resi necessari percorsi alternativi in bus, deviando il percorso naturale fino a Sassari, per via di un'opera ritenuta inutile dal sindaco di Sindia, presidente dell'Unione dei comuni del Marghine, perché gli attuali disagi non si convertiranno in benefici nemmeno quando termineranno i lavori;

   si tratta di un'opera da 35 milioni di euro, l'installazione dell'Ertms, una tecnologia che localizza i treni e serve a garantire la massima sicurezza ma che riguarderà solo 40 chilometri della rete isolana, rendendo inutile l'intervento;

   la mancanza di programmazione ha reso insostenibile una situazione già precaria: l'avvio dei lavori ha comportato l'organizzazione di viaggi sostitutivi tramite autobus; nella giornata di lunedì 8 gennaio 2024 i passeggeri sono stati più volte costretti a scendere dai treni sotto la pioggia, a distanza di centinaia di metri dalla stazione, attendere, in alcuni casi per ore, i bus sostitutivi dopo aver percorso a piedi centinaia di metri di strade sterrate, per giungere sotto pensiline di fortuna con trolley e valigie inzaccherati di fango;

   questa assurda situazione sembra sia previsto debba durare sino almeno al mese di maggio 2024, quando dovrebbero terminare i lavori di potenziamento tecnologico del tratto della linea ferroviaria che da Macomer – Ozieri Chilivani arriva nel nord dell'isola, e segnatamente a Olbia;

   oltre ai ritardi di percorrenza legati alle interruzioni della linea e alla pessima gestione della linea sostitutiva, i disservizi interesserebbero anche le mancate e ritardate comunicazioni, con l'applicazione web di Trenitalia che non sarebbe aggiornata e darebbe quindi informazioni del tutto fuorvianti per i passeggeri, disorientandoli e facendogli perdere altro tempo;

   i disagi sono tanto più rilevanti con riguardo, da un lato, alle migliaia di studenti che ogni giorno sono costretti – anche a causa delle politiche di ridimensionamento scolastico degli ultimi anni – a fare i pendolari per frequentare la scuola e l'università e, all'altro, a tutte quelle persone – migliaia anche in questo caso – che sono costrette a spostarsi per motivi di salute verso gli ospedali dei centri più importanti e che spesso viaggiano in condizioni di mobilità ridotta;

   il sistema delle ferrovie sarde è tutt'ora basato sulla trazione diesel e subisce un ritardo infrastrutturale di decenni rispetto a molte altre parti del Paese: il rapporto Pendolaria 2023 evidenzia che nella regione sarda le corse al giorno sono appena 304; la Sardegna ha infatti 18 chilometri di ferrovie ogni mille chilometri quadrati, nel resto del Paese la media è di 56 chilometri per mille chilometri quadrati; il doppio binario è presente solo nel 12 per cento della rete mentre in Italia si raggiunge quasi la metà;

   le croniche criticità della rete ferroviaria locale sarda sono note: linee a binario unico, treni con frequenze irrispettose dei cittadini, risorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il mezzo pubblico su ferrovia rispetto a quello privato su strada, ritardi nella riattivazione di linee ferroviarie interrotte, sospese o abbandonate; un confronto impietoso rispetto ai principali Paesi europei nei numeri sulle linee metropolitane e tranviarie in ambito urbano –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per garantire a chi viaggia in treno in Sardegna il rispetto del diritto costituzionale alla mobilità e ovviare quindi ai troppi disservizi che interessano quotidianamente la linea ferroviaria sarda.
(5-01807)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come è noto la Sardegna, a causa della conformazione insulare, è strutturalmente vincolata al trasporto aero-navale, la cui efficienza è indispensabile per la tutela del diritto alla mobilità;

   le condizioni di trasporto marittimo e l'adeguatezza del sistema di continuità territoriale rappresentano da sempre fattori determinanti per l'isola, cruciali per garantire lo sviluppo economico e la fuoriuscita dalla cronica crisi economica e sociale che la attanaglia;

   negli ultimi anni si è assistito a un inesorabile aumento delle tariffe e al contestuale peggioramento delle condizioni di viaggio;

   le condizioni tariffarie delle compagnie sono livellate in modo da impedire che vi sia un'effettiva concorrenza, anche se le compagnie che viaggiano da e per la Sardegna beneficiano dei contributi pubblici diretti a garantire la continuità territoriale;

   non si contano gli articoli di stampa che riportano episodi di disagio e di tariffe esorbitanti applicate, soprattutto a ridosso delle festività;

   da notizie di stampa locale si è inoltre appreso dei rincari delle tariffe riservate ai vettori commerciali, che sarebbero dovuti alla Ets (Emission trading system) una tassa introdotta a livello europeo per disincentivare la produzione di CO2 e di altri gas inquinanti;

   a parere dell'interrogante, la previsione è sicuramente positiva nell'intento della tutela ambientale, ma, non contemperata da alcuna misura, si è trasformata nell'ennesimo aumento posto a carico del settore del trasporto merci;

   camion e tir da gennaio pagano circa il 20 per cento in più rispetto allo scorso anno, nel quale vi erano già stati numerosi rincari che avevano portato aumenti fino al 100 per cento; a causa di questa ultima tassa europea, le compagnie di navigazione hanno preannunciato un aumento di 6/7 euro a metro lineare, che per un autoarticolato significano circa 90 euro in più a tratta: se prima un biglietto Olbia-Livorno costava 450 euro, oggi costa 540, ma a seconda della tratta e del mezzo può arrivare a costare anche 1300 euro;

   in questo contesto, ha il sapore di una beffa, a parere dell'interrogante, l'esclusione della Sardegna dagli incentivi previsti dal regolamento d'attuazione del nuovo Marebonus, denominato Sea Modal Shift, pubblicato a novembre 2023, che sblocca 125 milioni di euro destinati agli autotrasportatori per il periodo 2022-2026 con l'obiettivo di «decongestionare la rete viaria e ridurre l'impatto del trasporto di merci su gomma», ma esclude gli autotrasportatori isolani proprio in ragione della condizione insulare che isola la Sardegna dalla rete stradale nazionale;

   le ripercussioni sul tessuto economico sardo sono facilmente evincibili: molti operatori commerciali non possono più permettersi di pagare il costo del trasporto; le compagnie hanno infatti scaricato l'intero ammontare dei rincari sulle imprese della logistica, che a loro volta hanno dovuto modificare, innalzandole, le tariffe applicate;

   l'Aitras, il sindacato degli autotrasportatori, ha pronosticato un impatto insostenibile della tassa, che a livello nazionale è destinata a far prediligere il trasporto autostradale rispetto a quello marittimo; di certo sarà insostenibile in Sardegna, dove le importazioni rappresentano circa il 60 per cento della bilancia commerciale e dove necessariamente le imprese di logistica, per continuare a operare, saranno costrette a sobbarcarsi i costi dei rincari, con una evidente distorsione della concorrenza, che potrebbe determinare la rinuncia di tante aziende, soprattutto le più piccole, al trasporto merci sull'Isola;

   a parere dell'interrogante, risulta indifferibile un intervento normativo che limiti lo strapotere di quello che è a tutti gli effetti un oligopolio armatoriale e introduca strumenti di controllo delle tariffe che consentano di ammortizzare questi aumenti incontrollati, così come avviene in molte regioni insulari europee –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di assicurare che la continuità territoriale marittima, anche con riguardo al trasporto merci verso la Sardegna, sia ripristinata nel pieno rispetto del principio di eguaglianza, del diritto alla mobilità e di continuità territoriale.
(5-01808)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CESA e ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il grave incidente avvenuto nella galleria sulla SS73 bis in provincia di Urbino e i recenti eventi calamitosi abbattutisi sulla nostra penisola hanno sollevato l'attenzione pubblica sulle misure di sicurezza preventive necessarie a mitigare i rischi di tragedie connesse a situazioni di pericolo note e non adeguatamente valutate;

   come purtroppo è avvenuto il giorno 27 dicembre 2023 sulla SS73 in provincia di Urbino, una delle fonti di pericolo è costituita dalla sicurezza delle gallerie ferroviarie e autostradali a lungo chilometraggio;

   la legge del 26 febbraio 2021 n. 21, che ha convertito in legge decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, ha modificato il precedente quadro regolatorio reintroducendo la possibilità di impiegare negli adeguamenti delle gallerie ferroviarie e autostradali esistenti parametri e standard tecnici e funzionali più stringenti rispetto a quelli europei, finalizzati a garantire più elevati livelli di sicurezza, senza che ciò comporti limitazioni all'interoperabilità o discriminazioni nella circolazione ferroviaria e autostradale;

   la stessa norma differisce al 31 dicembre 2023 i termini per la realizzazione dell'adeguamento ai requisiti minimi del decreto ministeriale 28 ottobre 2005;

   la predetta legge stabilisce che, con decreto del Ministro delle e infrastrutture e dei trasporti, adottato di concerto con il Ministro dell'interno, sentiti il Consiglio superiore dei lavori pubblici e l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, vengano approvate apposite linee guida finalizzate a garantire un livello adeguato di sicurezza ferroviaria e autostradale mediante specifiche prescrizioni tecniche di prevenzione e di protezione da applicare alle infrastrutture ferroviarie e autostradali, da parte dei gestori e/o concessionari e delle reti ferroviarie e autostradali, nonché a definire i tempi di adeguamento a dette prescrizioni da parte dei gestori delle imprese ferroviarie e autostradali. Il decreto deve essere notificato alla Commissione europea e all'Agenzia dell'Unione europea per le ferrovie, ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del citato decreto legislativo n. 50 del 2019 ed è adottato entro trenta giorni dalla data di emissione del parere favorevole espresso dalla Commissione europea;

   verosimilmente si deve ritenere che, anche qualora fossero resi immediatamente disponibili i fondi necessari, non sarebbe possibile realizzare il piano di adeguamento ai requisiti minimi del decreto ministeriale 28 ottobre 2005 entro il 31 dicembre 2023, considerato l'impegno tecnico e l'impatto sull'esercizio ferroviario e autostradale del suddetto piano, tenuto conto peraltro che ad oggi solo una piccola parte di questi interventi è stata realizzata e per meno del 25 per cento delle gallerie in esercizio;

   ciò premesso, è quanto mai urgente, nelle more dell'adeguamento delle gallerie ai requisiti minimi richiesti, assicurare comunque il pronto e sicuro accesso alle gallerie dal parte delle squadre di soccorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e delle altre strutture deputate al soccorso, atteso peraltro che le misure di protezione attiva e passiva possono ridurre i rischi, ma non annullare completamente la possibilità di incidenti anche gravi –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a sollecitare i firmatari delle convenzioni col Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nella fattispecie Autostrade per l'Italia e il gruppo Ferrovie dello Stato, a dare seguito a quanto previsto nelle predette convenzioni con specifico riguardo a dotazione di automezzi speciali e dotazioni di attrezzature professionali, al fine di migliorare la qualità e i tempi del soccorso alle persone coinvolte negli scenari incidentali nonché a sollecitare anche i restanti concessionari gestori di tratte autostradali con gallerie a lungo chilometraggio ad uniformarsi alla convenzione tipo firmata da Aspi e Ferrovie col corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-02116)


   ROSATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in seguito dell'uscita dal porto di Taranto del terminalista Taranto Container Terminal, dopo alcuni periodi di cassa integrazione, nel 2017, i 338 addetti sono passati in carico all'Agenzia «Taranto Port Yorkers Agency» per la riqualificazione professionale;

   il decreto-legge 30 dicembre 2023, n. 215 (cosiddetto Milleproroghe), in ragione del perdurare della situazione di crisi che ha interessato il porto di Taranto, ha disposto che l'Agenzia possa operare per non oltre ulteriori tre mesi rispetto al termine inizialmente fissato;

   tale proroga non risulta comunque sufficiente ed appare molto distante da quella che, invece, era stata richiesta dall'Autorità portuale e dalle organizzazioni sindacali di ulteriori due anni;

   in mancanza, quindi, di un intervento normativo e di un nuovo stanziamento di risorse, tra qualche mese gli oltre 300 lavoratori della ex società terminalista si ritroveranno senza alcune indennità e senza essere stati ricollocati professionalmente;

   come dichiarato dalle organizzazioni sindacali, è necessario non prosciugare il bacino di manodopera dell'Agenzia portuale se si intende favorire lo sviluppo dello scalo e attrarre nuovi investimenti, rispetto al già corposo traffico merci registrato nei primi otto mesi del 2023 di 9,70 milioni tonnellate –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, alla luce della proroga di pochi mesi della durata dell'Agenzia di somministrazione portuale, a tutela degli oltre 300 addetti della ex Taranto Container Terminal che da aprile 2024 saranno privati di qualunque indennità, per favorire la loro riqualificazione e ricollocazione professionale.
(4-02122)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   SOUMAHORO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti stampa di un'inchiesta avviata dalla procura di Potenza sulla gestione delle persone trattenute presso il centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio (Potenza). L'inchiesta – stando a quanto riportato su Il Manifesto in un articolo pubblicato il 10 gennaio 2024 – ha fatto scattare «quattro misure cautelari nei confronti di un poliziotto, due dirigenti dell'ente gestore e un medico. Le accuse sono a vario titolo di violenza privata pluriaggravata, falso ideologico, calunnia, truffa aggravata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, inadempimento, maltrattamenti. In totale gli indagati sono una trentina, tra loro agenti, medici e avvocati». Al centro dell'indagine la somministrazione massiccia di Rivotril, un farmaco tranquillante, che sarebbe stato dato ai migranti ritenuti «fastidiosi» perché agitati, a loro insaputa;

   si fa notare che l'ente gestore del Cpr lucano, la Engel Italia srl, è lo stesso che ha gestito dal 2018 al 2023 anche il Cpr di Via Corelli a Milano, già al centro di indagini per gravi fatti;

   come ricorda sempre Il Manifesto nel suo articolo del 10 gennaio 2024 a firma Giansandro Merli, «il report “L'affare Cpr”, pubblicato nel 2023 dalla Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild), definisce il centro di Palazzo San Gervasio la “Guantanamo italiana”» –:

   in base a quali criteri la Engel Italia srl abbia ottenuto la gestione del Cpr di San Gervasio, e di quali elementi si disponga in ordine alla «tenuta» della società;

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario, alla luce di quanto emerso, adottare le iniziative di competenza per fare chiarezza sulla gestione di questo e degli altri centri di permanenza per il rimpatrio sparsi sul territorio italiano, sia sotto il profilo sanitario che sotto quello della qualità della vita dei trattenuti, avviando un'indagine ispettiva al fine di garantire la normativa vigente in materia, anche in considerazione del fatto che tali strutture sono state più volte al centro di indagini e se non ritengano anche che la dignità umana delle persone trattenute sia lesa in siffatti luoghi;

   se non ritengano urgente adottare iniziative di competenza volte a rivedere radicalmente l'organizzazione e la gestione di tali strutture, che l'Italia vorrebbe persino esportare oltre l'Adriatico, e che sono, di fatto, gestite da privati che perseguono i propri interessi, spesso a danno delle persone ivi trattenute senza aver commesso alcun reato.
(3-00912)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORATTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di personale negli enti pubblici costituisce una rilevante criticità a discapito del buon funzionamento dei servizi per i cittadini;

   particolarmente grave risulta essere la situazione per quel che concerne il sottodimensionamento del corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   le organizzazioni sindacali hanno sottolineato come manchino nella sola Lombardia ben 700 unità;

   i 12 comandi presenti su territorio regionale hanno tutti personale al di sotto delle piante organiche previste;

   particolarmente critica è la situazione del comando di Mantova, al quale mancano 20 unità di personale –:

   in considerazione di quanto riportato in premessa, quali iniziative intenda assumere al fine di superare l'attuale sottodimensionamento e di assegnare al comando provinciale dei vigili del fuoco di Mantova le unità mancanti assicurandone l'ottimale funzionamento al servizio della comunità.
(5-01811)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONAFÈ, STUMPO, TABACCI, LAI, FERRARI, VACCARI, CURTI, LACARRA, LAUS, DI BIASE, GNASSI, DI SANZO, CIANI, IACONO, CARÈ, FURFARO, MEROLA, ANDREA ROSSI, UBALDO PAGANO, BOLDRINI, FOSSI, SARRACINO, DE LUCA, DE MARIA, PROVENZANO, QUARTAPELLE PROCOPIO, PELUFFO, STEFANAZZI, TONI RICCIARDI, ROGGIANI, FORNARO, GRAZIANO, D'ALFONSO, ZINGARETTI, PORTA, AMENDOLA, SCOTTO, BAKKALI, SCARPA, GRIBAUDO, GIRELLI, ORFINI, CUPERLO, FORATTINI, BERRUTO, CASU, MARINO, SIMIANI, MANZI, SERRACCHIANI, GHIO, MALAVASI e GIANASSI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   tutti i media nazionali hanno dato notizia che, nella seduta del 17 ottobre 2023, il consiglio comunale di Lucca ha negato, con il voto della maggioranza, la richiesta di intitolare una via o una piazza cittadina a Sandro Pertini;

   Sandro Pertini, parlamentare, antifascista, resistente, uno dei leader storici del CLN e del Partito Socialista Italiano, è stato Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985 e, ancora oggi, è agli occhi dell'opinione pubblica una delle personalità politiche più prestigiose della nostra storia;

   nel corso del Consiglio comunale, come sottolineano ancora i mezzi di informazione, la maggioranza ha giustificato tale scelta con la risibile motivazione che non essendo stata fatta alcuna intitolazione da parte dell'amministrazione precedente non ne vedeva il motivo di farla ora. Inoltre, il consiglio è stato disturbato da urla e schiamazzi provenienti dai banchi della maggioranza tra i quali, riferiscono le cronache, le grida del motto fascista «A noi!» da parte del capogruppo di Fratelli d'Italia Lido Fava. Fuori dell'aula alcuni consiglieri della maggioranza avrebbero affermato che «a Lucca una strada a uno che è stato partigiano non la si può proprio dedicare». Nel corso della discussione in consiglio il sindaco Mario Pardini non è mai intervenuto;

   sarebbe opportuno verificare come si sia effettivamente svolta la vicenda. È infatti assai grave, ad avviso degli interroganti il rifiuto di intitolare una via o una piazza a uno degli esponenti del movimento che ha liberato l'Italia dal nazifascismo e ha rappresentato i valori della Resistenza, sia da parlamentare che da Presidente della Repubblica, forse il più amato e rispettato dall'opinione pubblica –:

   di quali elementi disponga sulla vicenda esposta in premessa e se intenda promuovere, per quanto di competenza e in raccordo con gli enti locali, ogni iniziativa utile a promuovere il riconoscimento, nell'ambito della toponomastica, di personalità che hanno rappresentato i valori fondanti della Repubblica e dello Stato democratico come configurato dalla nostra Carta costituzionale.
(4-02113)


   SANTILLO, SERGIO COSTA, ALFONSO COLUCCI, PELLEGRINI, CASO, CARAMIELLO e AMATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 dicembre 2023, una bottiglia incendiaria è stata lanciata all'interno di un corridoio attiguo all'aula del Consiglio comunale di Cellole, in provincia di Caserta, provocando un principio di incendio che ne ha annerito le pareti e il soffitto;

   l'episodio è avvenuto mentre il sindaco di Cellole, Guido Di Leone, si dirigeva alla prefettura di Caserta per acquisire al patrimonio comunale una villa confiscata ad un boss della camorra casertana;

   la prefettura di Caserta ha disposto una vigilanza delle forze dell'ordine presso la residenza privata del sindaco Di Leone e presso il palazzo municipale;

   a seguito delle prime indagini, gli inquirenti hanno escluso la pista interna nella ricerca dei responsabili, si pensa, dunque, che l'atto abbia una natura intimidatoria e sia di matrice camorrista –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati per far sentire la presenza dello Stato nel comune di Cellole e se non ritengano di dover attuare prontamente un intervento di incremento della pianta organica dei carabinieri della stazione di Cellole e dei carabinieri forestali della stazione di Sessa Aurunca al fine di garantire il corretto svolgimento dei lavori comunali, nonché di contribuire a fare luce quanto prima sul possibile fenomeno camorristico sopra illustrato.
(4-02115)


   FRATOIANNI e GRIMALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Cpr di Palazzo San Gervasio in provincia di Potenza è al centro di un'inchiesta della procura della Repubblica che vede una trentina di indagati e ha portato agli arresti domiciliari un ispettore della Polizia e ad altre misure cautelari a carico dei gestori e di un medico in servizio nella struttura;

   secondo il procuratore della Repubblica di Potenza i migranti venivano «trattati come scimmie» e a Palazzo San Gervasio sono stati riscontrati trattamenti non degni di un Paese civile;

   secondo le testimonianze i migranti venivano imbottiti a loro insaputa di Rivotril, farmaco antiepilettico e di altri e le indagini hanno accertato che la pratica di minacciare i migranti per ottenere che assumessero i farmaci era diffusa e induceva, alcuni migranti, ad uno stato di prostrazione con menomazione della dignità umana e lesione della libertà morale;

   almeno 35 persone sarebbero state maltrattate, con un consumo abnorme di Rivotril, come il Valium;

   in particolare, da ricerche svolte dai Nas dei Carabinieri risultava che erano state prescritte a pazienti ospiti della struttura ben 1315 confezioni di Rivotril in gocce e compresse nel periodo da gennaio a dicembre 2018 e ben 920 confezioni dal gennaio all'agosto 2019;

   per la procura di Potenza, alcuni dei trattamenti perpetrati nei confronti dei migranti, come la somministrazione forzata e contro la volontà dei migranti di farmaci tranquillanti da personale delle forze di polizia in servizio allo scopo di calmarli e sedarli evitando così di fornire loro l'assistenza sanitaria cui avevano diritto, sono disumani e degradanti e possono configurare il reato di tortura;

   è emerso anche il mancato rispetto delle previsioni stabilite dall'appalto, con un profitto di oltre 300 mila euro generato da una gestione al di sotto degli standard delle ore di servizio di medici e infermieri mentre in un altro filone dell'inchiesta della magistratura è emerso un vero e proprio monopolio dell'assistenza legale per i contenziosi per il rimpatrio, con parcelle, in un caso, anche di 700 mila euro, liquidate dallo Stato ad un solo studio legale;

   per gli investigatori, la società Engel che ha avuto in gestione il centro dal 2018 al 2022, è riconducibile alla società Martinina che gestiva a Milano il Cpr di via Corelli, sequestrato a dicembre 2023, e oggetto di un'inchiesta della procura di Milano per violazioni dei diritti umani e diverse opacità nella gestione e nei servizi forniti;

   lo Stato ha il dovere di preservare la dignità umana specialmente in quei luoghi, come lo sono i Cpr, in cui le persone vengono private della libertà personale pur non avendo commesso nessun reato ed è compito di chi gestisce i centri garantire e fornire adeguata assistenza sanitaria, psicologica e legale;

   il report «L'Affare Cpr», pubblicato nel 2023 dalla Coalizione italiana libertà e diritti civili definisce il centro di Palazzo San Gervasio «la Guantanamo italiana»;

   le immagini uscite dal centro mostrano la presenza di blatte, bacini senza porte, letti in cemento;

   questa vicenda del Cpr di Palazzo San Gervasio si aggiunge a quanto già emerso nei Cpr di via Corelli a Milano e di Gradisca, in Friuli, a dimostrazione, a parere degli interroganti, di come il sistema di detenzione amministrativa, consegnato peraltro agli interessi privati, sia composto da luoghi di segregazione e discriminazione, spazi fuori dal diritto, vere e proprie carceri –:

   se non intenda riconsiderare la scelta di rafforzare la rete dei centri di permanenza per i rimpatri che, a parere dell'interrogante, si confermano sempre più luoghi di segregazione e discriminazione dove la sfera dei diritti dei migranti reclusi viene illegittimamente compressa, prevedendo al contrario il loro superamento in favore di un sistema di accoglienza diffusa.
(4-02125)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BONAFÈ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le risorse stanziate per il Sistema sanitario nazionale nell'ultima legge di bilancio sono risultate palesemente insufficienti per garantire prestazioni adeguate alla popolazione italiana: le aziende sanitarie potranno infatti contare nel 2024 su un finanziamento al netto dell'inflazione inferiore (di oltre 1 miliardo) a quello disponibile per il 2023;

   oltre alla revisione al ribasso dello stanziamento per l'anno in corso (-1,3 miliardi, pari a -1,0 per cento), a cui si aggiunge un ulteriore taglio per il 2024 (-1,8 miliardi, pari a -1,3 per cento), la spesa sanitaria scende al 6,2 per cento del Prodotto interno lordo per il 2024, per poi scendere ulteriormente fino al 6,1 per cento nel 2026: il valore più basso degli ultimi decenni;

   una delle maggiori criticità attuali del Sistema sanitario nazionale riguarda le liste d'attesa per gli esami diagnostici che colpiscono soprattutto le fasce deboli della popolazione e gli anziani: secondo quanto rivelato a fine dicembre 2023 dall'analisi del sistema di sorveglianza «Passi d'Argento» dell'Istituto superiore di sanità, tra il 2020 e il 2022, il 24 per cento degli ultra 65enni italiani ha rinunciato a una visita medica o un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno. I recenti tagli alla sanità non potranno che aumentare tali tempistiche;

   secondo le ultime indagini nell'ultimo anno 1 italiano su 3 (vale a dire quasi 14 milioni di individui) ha rinunciato ad una o più cure mediche, percentuale che arriva addirittura a 37,5 per cento al Sud e nelle Isole. Fra chi ha scelto di non curarsi, il 64 per cento lo ha fatto a causa dei tempi di attesa troppo lunghi, il 60 per cento per via del costo elevato;

   in data 28 novembre 2023 la Commissione europea ha approvato la revisione del Pnrr del nostro Paese, modificando in parte le proposte fatte dal Governo, rispetto ai tagli di alcune misure di finanziamento e rispetto alle proposte sostitutive;

   in seguito a tali rimodulazioni sono emersi numerosi ed ingenti tagli alla settore della sanità;

   in particolare sulle case della comunità, che si ridurrebbero da 1.350 interventi a 1.038, mentre gli ospedali di comunità passano da 400 a 307, usando come criterio di scelta quello della ristrutturazione di immobili piuttosto che di costruzione di nuovi edifici, con una riduzione complessiva delle strutture di oltre il 25 per cento, cui si aggiunge la modifica del target sulle centrali operative territoriali, che si ridurrebbero da 600 a 480 interventi che dovrebbero coincidere con il numero dei distretti sanitari;

   i tagli al PNRR, secondo quanto riportato il 9 gennaio 2024 da Il Sole 24 Ore, riguardano anche le apparecchiature diagnostiche degli ospedali: la rimodulazione degli investimenti rinvierà infatti di oltre 2 anni l'acquisto di oltre 3.100 apparecchiature su cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede risorse per quasi 1,2 miliardi di euro. Il piano, scrive il quotidiano, prevede lo stanziamento di 1,19 miliardi per sostituire 3.133 grandi apparecchiature sanitarie con più di cinque anni, come Tac, risonanze magnetiche, acceleratori lineari, sistemi radiologici fissi, angiografi, gamma camera, gamma camera/Tac, mammografi, ecotomografi;

   tali ritardi, oltre ad aggravare inevitabilmente le citate liste d'attesa dei pazienti, impediscono diagnosi accurate grazie a tecnologie aggiornate: secondo l'indagine di Confindustria sarebbero infatti quasi 37 mila (la metà del totale) le apparecchiature di diagnostica in Italia non più in linea con l'attuale livello di innovazione;

   appare evidente come il combinato disposto di tagli al Ssn e ritardi degli investimenti del PNRR possa compromettere definitivamente l'efficacia del settore pubblico della sanità nel nostro Paese –:

   alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di evitare che le strutture ospedaliere aspettino fino al 2026 per poter ammodernare le proprie tecnologie diagnostiche necessarie a garantire e salvaguardare il diritto alla salute attraverso diagnosi accurate e precise, con meno esposizioni alle radiazioni e maggiore velocità di esecuzione di esami.
(5-01810)


   MALAVASI e FORATTINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale del 23 gennaio 2013 ha autorizzato i medici a prescrivere la cannabis terapeutica per la cura di determinate patologie;

   da allora sono state messe in commercio almeno una decina di varietà di cannabis medica (Pedanios, Bedrocan, Bediol, Bedica e Bedrolite) importate per lo più da Paesi esteri come il Canada, la Danimarca e, soprattutto, l'Olanda, oppure prodotte in Italia in conformità alle direttive europee in materia di medicinali sulla base di un processo produttivo controllato ed eseguito in una officina farmaceutica autorizzata (l'istituto militare di Firenze) dall'Aifa – Agenzia italiana del farmaco;

   il trattamento può avvenire per via orale, come decotto o assunzione di olio oppure per via inalatoria mediante dei vaporizzatori specifici;

   si può ricorrere a questa possibilità quando si debbano alleviare dolore (oncologico e non) e disturbi cronici associati a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. Può essere indicata per far fronte ad alcuni effetti avversi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l'HIV. Può essere prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie. Inoltre la cannabis è efficace come stimolante dell'appetito nella cachessia, anoressia o in pazienti oncologici, per chi soffre di epilessia o Parkinson. Può essere, inoltre, impiegata per abbassare la pressione arteriosa in caso di glaucoma che resiste alle terapie convenzionali e, ancora, può ridurre i movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette;

   eppure, non sempre i pazienti autorizzati a farne uso riescono ad accedere facilmente a questo tipo di terapia. I motivi sono vari: disparità di gestione e di trattamento tra le regioni italiane e carenza di approvvigionamento che, nel corso degli ultimi dieci anni, si è ripetuta ciclicamente. Ma questi disagi sembrano scaturire anche da una legislazione che non è ancora riuscita ad inquadrare con precisione il concetto stesso di cannabis medica, generando molti dubbi interpretativi che inevitabilmente si ripercuotono sul funzionamento dell'assistenza;

   come denunciato da anni dai pazienti e dalle associazioni che se ne occupano, e riportato da molti organi di stampa, la domanda per trattamenti con cannabis medicale sta crescendo in maniera costante e la produzione dello stabilimento fiorentino non è mai riuscita a tenere il passo;

   il problema dell'approvvigionamento della cannabis esiste dall'inizio del suo uso in Italia a scopo terapeutico, per questo nel 2015 la produzione è stata affidata allo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Questo però, malgrado l'autorizzazione di produrre fino a 400-500 chilogrammi all'anno, non ha mai superato la capacità di circa 150 chili all'anno;

   al momento il fabbisogno italiano è stimato dall'Oms in 3 tonnellate all'anno, così alla produzione interna è stata affiancata un'importazione dall'Olanda che, tuttavia, non è in alcun modo sufficiente a coprire le richieste dei pazienti;

   su la Stampa del 27 aprile 2023 si denuncia il rischio di uno stop alla produzione dei medicinali all'Istituto farmaceutico di Firenze;

   inoltre, sembrerebbe che le scorte provenienti dall'estero siano terminate e non vi siano previsione sui tempi di arrivo, generando preoccupazione per le pesanti ripercussioni che ci potrebbero essere nella qualità della cura e della vita dei pazienti –:

   come si intenda far fronte in tempi rapidi a questa grave carenza che sta mettendo a rischio l'assistenza per molti pazienti;

   come si intenda aumentare la produzione interna di cannabis medica e l'importazione dell'estero per garantire che il fabbisogno complessivo della cannabis a uso terapeutico sia assicurato.
(5-01812)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EVI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale di Matera ha confermato il decreto cautelare emesso ad ottobre 2023 che aveva imposto all'Asl di Matera di eseguire con urgenza indagini diagnostiche chieste da una donna e non effettuate e non assicurate;

   una ordinanza emessa, a seguito del contraddittorio, nel quale si ribadisce «il diritto fondamentale» alla salute, e che ha condannato la Asl di Matera al pagamento delle spese processuali. Un precedente rilevante nei contenziosi sull'assistenza e le cure non garantite, sempre più frequenti, tra le istituzioni sanitarie pubbliche e i cittadini;

   la vicenda, sul quale è intervenuto il tribunale di Matera, è relativa a una cittadina indigente che, nel settembre 2023, aveva chiesto, dietro apposita prescrizione medica, di essere sottoposta con urgenza a una «risonanza magnetica addome completo con mdc epatospecifico», con codice di priorità B. Un esame da effettuare nel giro di 10 giorni. Dopo vari tentativi andati a vuoto all'ospedale di Matera, la donna si era vista costretta a ricorrere all'autorità giudiziaria, per vedersi riconosciuto il suo diritto alla salute;

   il giudice del tribunale di Matera si era pronunciato con un decreto disponendo che la Asl procedesse «con sollecita urgenza ad eseguire le indagini diagnostiche richieste dalla ricorrente». In seguito al pronunciamento, la paziente era stata quindi sottoposto alla risonanza magnetica prescritta e richiesta;

   a seguito del contraddittorio, c'è stata l'ordinanza dello stesso tribunale, che ha confermato e motivato il precedente decreto. In pratica, il giudice afferma che «la salute è un bene della persona oggetto tanto di un diritto fondamentale quanto di un interesse pubblico» e che «la Asm ha avuto un comportamento omissivo lasciando la donna in balia degli eventi»;

   l'ordinanza aggiunge che «in ragione degli interessi di rango costituzionale coinvolti grava sull'Azienda un dovere di assoluta collaborazione con gli utenti che richiedono le tutele previste dall'articolo 32 della Costituzione», perché «il sistema sanitario nazionale è, infatti, un insieme di strutture e servizi che hanno la finalità di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l'accesso universale all'erogazione delle prestazioni sanitarie... Questo concretizza il dovere programmatico e generale, contenuto nel primo comma dell'art. 32 della Carta costituzionale»;

   il giudice ha evidenziato che «il fatto che in agenda non vi fosse nell'immediato una concreta disponibilità non esclude affatto la responsabilità dell'ente qualora lo stesso non abbia nemmeno allegato di aver adottato, nel corso degli anni un programma di gestione degli interventi, armonico, sistematico e ragionevole, improntato a veri modelli organizzativi, in grado di evadere nei termini prescritti gli esami, specie quelli di urgenza, che non sia stato, poi, possibile rispettare per ragioni di assoluta imprevedibilità ed eccezionalità che, sorprendendo ogni ragionevole programmazione ed organizzazione, abbia reso impossibile la prestazione»;

   il tribunale si è quindi espresso in maniera chiara ed esaustiva sul diritto alla salute e sui doveri e responsabilità di chi questo diritto lo deve garantire –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire ai cittadini di Matera e di tutta Italia il diritto ad eseguire indagini diagnostiche, in particolare quelle urgenti, nei tempi necessari da parte delle strutture sanitarie pubbliche, ottemperando così al diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione.
(4-02119)


   MALAVASI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il settore della genetica medica svolge e svolgerà sempre di più un ruolo cruciale nella medicina moderna;

   grazie alla rapidità dell'evoluzione della disciplina, oggi il genetista medico è in grado di diagnosticare e trattare numerosi disturbi genetici, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie;

   la branca della genetica medica infatti risulta centrale nello sviluppo della medicina di precisione, aprendo la strada a importanti progressi nella ricerca scientifica per la prevenzione delle malattie;

   oggi il Sistema sanitario nazionale non permette al genetista medico di fungere da figura specializzata di raccordo in grado di coordinare l'assistenza e i servizi per i pazienti affetti da malattie genetiche in tutto il loro ciclo di vita, con una minore qualità della vita del paziente affetto da tali malattie e dell'intero nucleo famigliare e un conseguente notevole aumento dei costi sanitari;

   il settore della genetica umana negli ultimi anni ha subito una progressiva de-valorizzazione all'interno del Sistema sanitario nazionale; infatti questo profilo ad elevata specializzazione tecnica e professionale, di fondamentale importanza per l'efficientamento ed il contenimento dei costi per il Sistema sanitario nazionale, non è presente con un suo rappresentante nella Commissione di aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza né presso il Consiglio superiore di sanità;

   l'inserimento di un genetista medico nei ruoli decisionali di attinenza per il settore consentirebbe una migliore e più efficace allocazione delle risorse dello Stato, tenendo in considerazione la rapidità dell'evoluzione della medicina genomica, con l'obiettivo di garantire sempre il più elevato livello qualitativo delle prestazioni erogate nell'interesse esclusivo del paziente affetto da malattia genetica e del relativo percorso di cura –:

   se il Ministro interrogato ritenga di intraprendere iniziative volte alla valorizzazione del genetista medico presso il Sistema sanitario nazionale e se ritenga di inserire tale profilo professionale nella Commissione di aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza e presso il Consiglio superiore di sanità.
(4-02121)

SPORT E GIOVANI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROSSI e BERRUTO. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane, in seguito anche all'abolizione dei benefici fiscali previsti dal cosiddetto decreto crescita in favore degli sportivi professionisti, si sono espressi diversi membri del Governo sulla necessità di sostenere gli investimenti nei settori giovanili del calcio italiano;

   già con l'introduzione della cosiddetta legge Melandri si è puntato a valorizzare i settori giovanili e contrastare la tendenza a non impiegare i giovani calciatori nelle partite di campionato;

   successivamente, con l'approvazione della legge di bilancio 2018, l'allora Ministro dello sport, Luca Lotti, ha promosso l'introduzione, in seguito ad una novella della legge Melandri, del concetto di radicamento sociale, quale parametro da considerare nella operazione di divisione dei ricavi da diritti Tv, in misura pari al 22 per cento;

   in tale parametro si ricomprende il tempo di gioco dei giovani compresi tra i quindici e i ventitré anni formati nei settori giovanili italiani, con un peso individuato come non inferiore al 5 per cento della quota complessiva del 22 per cento relativa al radicamento sociale;

   tale impianto normativo è volto ad incentivare le società sportive ad impiegare maggiormente e per più tempo i giovani talenti;

   tale norma allo stato attuale, pur in vigenza, risulta paralizzata dalla mancata adozione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri dei regolamenti relativi alla definizione di criteri e dettagli, in particolare rispetto al citato parametro di tempo di gioco dei giovani;

   in ragione di ciò, non è oggi in funzione alcun meccanismo che incentivi la partecipazione dei giovani talenti alle competizioni sportive;

   l'incentivare la partecipazione sportiva dei giovani genera ricadute che non si limitano alla crescita di nuovi atleti in un'ottica di continuo ricambio generazionale, ma riguarda un più ampio ragionamento di diffusione della cultura sportiva e della partecipazione, peraltro con ricadute positive sulla salute e quindi sul sistema sanitario nazionale;

   il Ministro interrogato sulla stampa ha più volte manifestato la propria sensibilità circa il tema della definizione dei criteri relativi al 5 per cento di cui sopra e dell'attuazione della relativa normativa –:

   se le dichiarazioni rilasciate alla stampa corrispondano effettivamente all'orientamento politico del Governo e, in caso affermativo, con quali tempistiche si intenda procedere all'adozione della normativa secondaria di cui sopra.
(5-01809)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Ciancitto e altri n. 1-00230, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 gennaio 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Casasco, Tenerini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Bonafè n. 2-00250 del 24 ottobre 2023.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati dell'Ispra – 23 agosto 2023 – è aumenta l'estensione delle aree percorse da grandi incendi boschivi in Italia, prossimi a 64.000 ettari di cui più di 100.000 ettari di ecosistemi forestali;

   le foreste coinvolte risultano in gran parte macchia mediterranea e leccete (63 per cento) e superfici ricoperte da boschi e rimboschimenti di conifere (20 per cento);

   l'89 per cento delle aree bruciate finora sono in Sicilia (72 per cento) e Calabria (17 per cento). Le province con la maggiore superficie interessata da incendi sono: Palermo (oltre 15.800 ha, di cui il 20 per cento foreste), Reggio Calabria (più di 8.500 ettari, il 17 per cento foreste), Messina (oltre 5.300 ettari, il 19 per cento di foreste), e Siracusa (oltre 4.300 ettari, il 23 per cento di foreste);

   in crescita anche il numero di aree naturali protette con ecosistemi forestali percorsi da incendio. Le aree protette maggiormente colpite sono in provincia di Palermo (7), Caltanissetta (7), Siracusa (3) e Agrigento (3);

   nella giornata del 28 agosto in tutta la Sicilia gli incendi sono stati oltre 50. Di questi 20 nella sola provincia di Palermo. Nei giorni precedenti a causa di un incendio è rimasto chiuso per ore l'aeroporto di Trapani. Un altro rogo ha costretto i soccorritori a sgomberare la Tonnara di Scopello: circa 200 turisti sono stati portati in salvo via mare;

   nelle stesse giornate le fiamme hanno attaccato la vegetazione della zona di Montecorvo, nel comune di Forio (Ischia), poi si è diffuso in una ampia area dell'Epomeo, arrivando a lambire alcune abitazioni e diverse famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie case;

   «è inaccettabile che dopo tutto quello che è accaduto nei mesi scorsi e anche nelle scorse settimane, non sia ancora stata allestita una adeguata macchina di prevenzione e intervento rapido», queste le parole di amministratori degli enti locali. Sarebbe opportuno ripristinare il Corpo forestale dello Stato;

   si assiste con profonda preoccupazione alla drammatica escalation degli incendi che stanno devastando il nostro territorio: preoccupante è il silenzio del Governo di fronte alla crisi climatica che sta mettendo in ginocchio il Nord con gli eventi meteo estremi e il Sud con gli incendi;

   dopo gli ultimi incendi il numero di ettari bruciati ad agosto sale a 11.102, portando il dato annuale a oltre 67 mila ettari bruciati, 10 mila in più rispetto al 2022. Questi numeri sono un campanello d'allarme che non si può più ignorare;

   i recenti roghi che hanno colpito la Sicilia sono solo l'ultimo capitolo di una triste storia che si ripete anno dopo anno. Il forte vento di scirocco ha reso queste fiamme ancora più distruttive, mettendo a rischio vite umane e causando danni irreparabili all'ambiente;

   contemporaneamente in molte parti d'Italia si reclama lo stato di calamità a causa degli eventi estremi: trombe d'aria, allagamenti, danni a case e imprese ormai sono all'ordine del giorno. È evidente che occorre un intervento immediato e deciso per rafforzare il nostro sistema di difesa dagli incendi e dagli eventi estremi –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario creare urgentemente un sistema di controllo del territorio che consenta sia di individuare e spegnere i focolai prima che le fiamme diventino ingestibili sia, nel caso di allerte per gli eventi estremi, di mettere in sicurezza case e attività produttive;

   quali iniziative e investimenti urgenti intendano porre in essere sia per proteggere il nostro patrimonio ambientale e culturale, sia per fronteggiare la crescente crisi climatica utilizzando da subito i 2,7 miliardi di euro della tassa sugli extraprofitti delle multinazionali energetiche voluta dal Governo Draghi, magari aggiungendo anche altre somme ricavabili dagli accertamenti fiscali nei confronti dei colossi dell'energia.
(4-01501)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Preliminarmente, si osserva che la legge 21 novembre 2000, n. 353, recante «legge quadro in materia di incendi boschivi», assegna apposita competenza in materia di lotta agli incendi boschivi (AIB) alle regioni e alle province autonome che, attraverso il «Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi», assicurano il coordinamento delle proprie strutture antincendio con quelle statali ed eventualmente provenienti dalle altre regioni, e gestiscono con una operatività di tipo continuativo nei periodi a rischio le sale operative unificate permanenti. Le regioni medesime, attraverso accordi di programma, possono anche avvalersi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco nelle attività di lotta attiva e formazione antincendio boschivo, mentre allo Stato è riservata la gestione della flotta aerea nazionale antincendio.
  Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre agli impegni assunti per effetto degli accordi con le regioni, mantiene sempre attivo il proprio dispositivo di mobilitazione nazionale che, per il settore AIB, prevede giornalmente circa 1000 vigili del fuoco dei moduli di intervento AIB che possono essere spostati in tempi brevissimi su tutto il territorio nazionale in caso di crisi. Inoltre, i 6000 operatori del dispositivo ordinario giornaliero del Corpo intervengono, ove necessario, in supporto ai sistemi AIB regionali nonché su tutti gli incendi di vegetazione non boschivi. Per aumentare la disponibilità nell'arco della giornata degli elicotteri, i prossimi investimenti saranno indirizzati anche all'aumento degli equipaggi e del personale tecnico per la manutenzione.
  Sempre in relazione alle attività di competenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, deve essere richiamato il progetto «Presidi rurali», volto a garantire una più diffusa presenza del Corpo nelle aree più interne del Paese, al fine di assicurare una maggiore tempestività negli interventi. In questo senso, sono stati previsti nuovi presidi dedicati in via prioritaria, e nei periodi a maggiore rischio, alle attività di lotta agli incendi boschivi, con personale addestrato ed attrezzato in maniera più specifica per questo tipo di attività e con buona conoscenza del territorio forestale e rurale. Il progetto porterà a regime, con un adeguato aumento di organico, alla realizzazione di 31 presidi rurali (indicativamente nell'arco di un triennio).
  Per quanto concerne la lotta attiva, l'articolo 7 della legge quadro affida al dipartimento della Protezione civile la responsabilità di garantire, attraverso il Centro operativo aereo unificato (COAU), il coordinamento del concorso della flotta aerea dello Stato. Tale concorso viene svolto come attività di supporto nelle operazioni di spegnimento che le regioni svolgono con l'impiego di risorse terrestri e di velivoli che compongono le flotte regionali.
  Per la gestione degli scenari di rischio di incendi boschivi, il dipartimento della Protezione civile utilizza un collaudato sistema di previsione attraverso l'applicativo
web Dewetra: trattasi di sistema per il monitoraggio in tempo reale dei rischi naturali che consente ai centri funzionali regionali la sintesi, l'integrazione e il confronto dei dati e modelli necessari per il monitoraggio strumentale, la vigilanza e la valutazione condivisa degli scenari di rischio e della loro possibile evoluzione. In tal modo, si introduce un uso anche procedurale di nuove metodologie e tecnologie di monitoraggio e sorveglianza (a titolo esemplificativo, le informazioni satellitari). Dewetra è stato reso disponibile alle regioni come ulteriore strumento di supporto e semplificazione dell'articolata attività di monitoraggio svolta quotidianamente anche attraverso l'elaborazione giornaliera di un bollettino di suscettività agli incendi boschivi.
  Deve altresì evidenziarsi che il comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 120 del 2021 regola il «Piano nazionale di coordinamento per l'aggiornamento tecnologico e l'accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi», redatto sulla base degli esiti delle attività di ricognizione e valutazione di cui ai commi 1 e 2 del medesimo articolo 1. Nel dettaglio, il dipartimento della Protezione civile provvede alle attività di ricognizione e valutazione avvalendosi di un comitato tecnico le cui finalità attengono, principalmente, alla ricognizione e alla valutazione delle misure urgenti per il rafforzamento del coordinamento, l'aggiornamento tecnologico e l'accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, nonché alla lettura sinottica delle diverse pianificazioni regionali.
  Proprio per la realizzazione del predetto piano nazionale, il comma 473 dell'articolo 1 della legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234, ha disposto, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'istituzione di un apposito fondo da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento della Protezione civile con una dotazione finanziaria di 40 milioni di euro per l'anno 2022, 50 milioni di euro per l'anno 2023 e 60 milioni di euro per l'anno 2024, di cui 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024 destinati alle regioni e alle province autonome. Conseguentemente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2022 si è provveduto al riparto delle risorse suddette per l'annualità 2022 (e, quindi al riparto tra le regioni e le province autonome dell'importo di 20 milioni di euro).
  Successivamente, secondo le previsioni di cui all'articolo 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nel giugno e nell'agosto 2023 sono state trasferite le risorse così ripartite nella misura del 90 per cento dell'importo assegnato come anticipazione a seguito della presentazione, da parte di ciascuna regione e provincia autonoma, di un piano di impiego anche mediante ricorso all'integrazione di contratti ed attività già in essere; il restante 10 per cento verrà trasferito a saldo a seguito della presentazione della relazione finale di completamento degli interventi e di realizzazione finanziaria degli stessi.
  Per quanto concerne, poi, l'anno corrente, sono state avviate e completate le previste attività per acquisire dalle regioni e dalle province autonome la ricognizione dei fabbisogni, al fine della predisposizione del relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto, il cui schema è stato esaminato in riunione tecnica in data 20 novembre 2023, per l'iscrizione al successivo ordine del giorno della prima seduta utile della conferenza unificata (sede politica), ai fini della prescritta intesa.
  In ultimo, si rappresenta che ogni anno, prima dell'inizio della campagna AIB, vengono organizzate riunioni plenarie, a cui partecipano le amministrazioni statali, le regioni e le province autonome che devono fronteggiare in modo sinergico il fenomeno degli incendi boschivi, al fine di mitigarne gli effetti sul territorio e sulle comunità, nonché attuare in via preventiva ogni possibile azione atta a prevenire questi fenomeni.
  Durante lo svolgimento della campagna AIB, infine, le amministrazioni competenti partecipano, con cadenza settimanale, alle riunioni della cabina di regia, coordinata dal dipartimento della Protezione civile, istituita per monitorare costantemente l'andamento della campagna stessa e per concordare e mettere in atto le azioni necessarie al potenziamento della lotta attiva.
  Quest'anno, inoltre, è stato riavviato il progetto «Anch'io sono la Protezione Civile – Campi Scuola», che ha visto impegnati nelle attività esercitative circa 7 mila ragazzi e ragazze di età compresa tra 11 e 16 anni. Tema particolarmente trattato, anche attraverso la collaborazione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e dei Carabinieri forestali è stato quello attinente al rischio degli incendi boschivi attraverso la diffusione della consapevolezza del valore multifunzionale del patrimonio boschivo nazionale.
  Nella medesima ottica viene in rilievo la campagna nazionale di informazione «Io non rischio», nell'ambito della quale è stato trattato, per la prima volta quest'anno, in via sperimentale, il tema degli incendi boschivi: nelle piazze in cui si è svolto «Io non rischio – Incendi boschivi» i cittadini hanno avuto modo di incontrare volontari di protezione civile formati e preparati a diffondere le buone pratiche da adottare per ridurre – e fronteggiare, in caso di emergenza – il rischio attraverso scelte improntate al rispetto del territorio e dell'ambiente.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   DORI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   tra domenica 27 e lunedì 28 agosto 2023 una forte ondata di maltempo si è abbattuta sul territorio comasco e in particolare Blevio è stato uno dei comuni più colpiti;

   gli 80 millimetri di pioggia che in poche ore hanno colpito il territorio hanno dato vita a fiumi di fango e detriti che hanno inondato in particolare le frazioni di Sopravilla e Capovico causando notevoli danni;

   il torrente Pertus ha portato a valle una così ingente quantità di materiale che saranno necessarie più di due settimane di lavoro per riportare un minimo di normalità su strade, briglie, parcheggi e proprietà private travolte dall'onda di piena;

   il sindaco del comune di Blevio ha stimato in mezzo milione di euro i danni causati dal nuovo recente episodio di maltempo;

   l'evento non è tuttavia una sorpresa: si è verificato a due anni di distanza dal disastro del 24 luglio 2021 che ha colpito gli stessi territori e che causò una ventina di sfollati che ad oggi attendono ancora di poter rientrare nelle loro abitazioni;

   frane e smottamenti simili si sono inoltre verificati nel corso degli ultimi 24 mesi, l'ultimo meno di un anno fa;

   già nel 2021 il comune e la popolazione avevano chiesto fondi per fare subito una ricognizione e le opere necessarie per evitare nuovi danni all'area;

   in risposta agli ennesimi disagi si è esposto il sindaco del comune comasco che ha affermato: «la politica deve intervenire rivedendo la normativa oppure istituendo la figura di un commissario con poteri speciali per velocizzare le opere di cui il nostro territorio necessita» –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare le iniziative di competenza per stanziare con urgenza fondi sufficienti a sostegno del comune di Blevio per tutelare la sicurezza dei cittadini, risolvendo definitivamente i ripetuti problemi dell'area in considerazione della sua vulnerabilità al dissesto idrogeologico.
(4-01508)


   DORI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2023, tra domenica 27 e lunedì 28, l'ennesima ondata di maltempo si è abbattuta sul territorio comasco, colpendo in modo particolare il comune di Blevio;

   le consistenti piogge che hanno interessato il territorio hanno dato vita a fiumi di fango e detriti causando notevoli danni che hanno richiesto diverse settimane di lavoro per riportare un minimo di normalità su strade, briglie, parcheggi e proprietà private;

   come già riportato dall'interrogante nella interrogazione a risposta scritta n. 4-01508 depositata il 31 agosto 2023, quello di agosto e stato l'ennesimo evento alluvionale che si è verificato nel comune di Belvio. Nel corso degli ultimi tre anni sul piccolo territorio del comasco si sono infatti abbattute più volte devastanti piogge che hanno portato a importanti frane e smottamenti, in particolare a luglio e settembre 2021, a settembre 2022, luglio 2023 e anche nello scorso mese di settembre;

   è evidente che il territorio appartenente al comune di Blevio sia in una ampia situazione di dissesto idrogeologico che necessita di interventi efficaci e repentini;

   il 2 ottobre 2023 il sindaco di Blevio, Alberto Trabucchi, ha inviato – tra gli altri – alla presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'interno una esplicita richiesta di nomina di un Commissario straordinario senza tuttavia ricevere alcuna risposta governativa;

   la frequenza e l'intensità degli eventi climatici non hanno a oggi consentito la realizzazione degli interventi risolutivi già finanziati –:

   se i Ministri interrogati non intendano valutare con urgenza la richiesta presentata dal primo cittadino di Blevio in merito alla proposta di nomina di un Commissario ad acta per procedere con speditezza con gli interventi risolutivi in risposta ai persistenti disagi che interessano il territorio.
(4-01821)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, in relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue.
  Nel 2021, in relazione agli eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 3 luglio all'8 agosto nel territorio delle province di Como, di Sondrio e di Varese, il Consiglio dei ministri, con delibera del 26 agosto 2021, ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per la durata di dodici mesi, stanziando, per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento in rassegna, la somma di euro 3.000.000,00.
  Conseguentemente, in data 23 settembre 2021, è stata adottata l'ordinanza del capo del dipartimento della Protezione civile n. 798, con cui è stata disposta la nomina del direttore generale della direzione territorio e protezione civile della regione Lombardia quale commissario delegato per fronteggiare l'emergenza, prevedendo la predisposizione, da parte del medesimo, di un piano di interventi urgenti.
  Tale piano, presentato il 3 novembre 2021 dal commissario delegato e approvato con nota dipartimentale del 12 novembre 2021, relativamente al comune di Blevio, ha previsto misure e interventi di cui all'articolo 25, comma 2, lettere
a) e b) del decreto legislativo n. 1 del 2018, per un ammontare complessivo di euro 629.856,68 (supporto canoni di locazione, alloggi in strutture ricettive, ripristino del deflusso all'interno dell'alveo dei torrenti, ripristino della viabilità interrotta).
  Con la stessa ordinanza, è stata inoltre disposta l'autorizzazione in favore del commissario delegato, anche avvalendosi dei sindaci, ad assegnare un contributo per l'autonoma sistemazione ai nuclei familiari la cui abitazione principale, abituale e continuativa, fosse stata distrutta in tutto o in parte ovvero fosse stata sgomberata in esecuzione di provvedimenti delle competenti autorità, adottati a seguito dell'evento in rassegna.
  Successivamente, in data 2 maggio 2022, il Consiglio dei ministri ha deliberato l'integrazione dello stanziamento finanziario per l'ammontare di euro 18.600.000,00: in relazione a tali risorse, il commissario delegato, con specifico riguardo al comune di Blevio, ha chiesto l'approvazione di interventi, per ulteriori e complessivi euro 1.574.634,95.
  In seguito, con la deliberazione del 4 agosto 2022, il Consiglio dei ministri ha disposto la proroga di ulteriori dodici mesi dello stato di emergenza in rassegna.
  Si segnala, altresì, che con l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 952 del 15 dicembre 2022, al fine dell'integrazione delle risorse finanziarie destinate alla realizzazione delle attività previste per il superamento dell'emergenza
de qua, la regione Lombardia è stata autorizzata a versare la somma di euro 1.500.000,00 (di cui euro 1.318.869,73 per l'annualità 2022 ed euro 181.130,27 per l'annualità 2023) nella contabilità speciale intestata al commissario delegato. Ulteriore integrazione delle risorse finanziarie si è avuta con l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 1004 del 16 giugno 2023 che ha autorizzato il comune di Brusimpiano, in provincia di Varese, a trasferire sulla medesima contabilità speciale la somma di euro 315.000,00 allo scopo specifico della realizzazione dell'intervento di «Messa in sicurezza dell'intero versante, con asportazione del materiale depositato a monte di Via Varese».
  Da ultimo, data la cessazione dello stato di emergenza, è stata adottata l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 1036 del 30 ottobre 2023 finalizzata a regolare il subentro nel regime ordinario. Pertanto, la regione Lombardia è stata individuata quale amministrazione competente alla prosecuzione, in via ordinaria, dell'esercizio delle funzioni del commissario delegato nel coordinamento degli interventi, conseguenti agli eventi
de quibus, pianificati, approvati e non ancora ultimati.
  Con riferimento agli eventi del settembre 2022, non avendo la regione Lombardia trasmesso alcuna richiesta di deliberazione dello stato di emergenza, il dipartimento della Protezione civile non ha avuto a disposizione gli elementi necessari per la verifica della sussistenza dei presupposti per un intervento con mezzi e poteri straordinari. In ogni caso, in relazione agli stessi eventi, il sindaco di Blevio ha segnalato alla regione Lombardia l'aggravamento della situazione di dissesto, già originata con gli eventi meteo avversi verificatisi nel mese di luglio 2021.
  Pertanto, a seguito di intercorse intese tra la prefettura di Como, il commissario delegato e lo stesso comune di Blevio, la regione Lombardia ha individuato ulteriori risorse da destinare al comune di Blevio, trasmettendo al dipartimento della Protezione civile la richiesta di autorizzazione a trasferire la somma di euro 1.500.000,00 (fondi regionali) sulla contabilità speciale aperta a seguito dell'adozione della ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 798 del 2021; tale richiesta è stata accolta e le relative risorse finanziarie saranno destinate alla «realizzazione di briglie e vasca di contenimento del materiale, pista di accesso e sistemazione dell'area del torrente Girola» (intervento in corso di attuazione).
  Quanto, infine, agli eventi dei giorni 27-28 agosto 2023, citati dall'interrogante, si rappresenta che la regione Lombardia ha chiesto la deliberazione dello stato di emergenza. Il dipartimento della Protezione civile ha, quindi, avviato l'istruttoria tecnico amministrativa prevista dalla vigente normativa e, sulla base di quanto rappresentato dalla stessa regione e dei sopralluoghi effettuati dal personale del dipartimento, congiuntamente ai tecnici regionali nei giorni 18 e 19 ottobre 2023, si è ritenuto che gli eventi in argomento non siano stati tali da giustificare l'adozione di misure che trascendono le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria e che quindi gli stessi non siano ascrivibili alla tipologia di eventi per i quali è ammessa la deliberazione dello stato di emergenza nazionale.
  Nello specifico, si è riscontrato che molti fabbisogni rappresentati non sembrano essere riconducibili ad interventi urgenti di protezione civile e che non vi è la presenza di un rischio residuo significativo connesso agli eventi in questione. Inoltre, con particolare riferimento ai territori del nord della regione, i danni riscontrati, come verificato durante i suddetti sopralluoghi, risultano essere direttamente connessi con precedenti eventi analoghi del luglio 2023, per i quali è stato riconosciuto, per l'intero territorio regionale, lo stato di emergenza nazionale con delibera del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2023.
  Da ultimo, sempre con riferimento al territorio del comune di Blevio, si segnala che, nell'ottica del contrasto al dissesto idrogeologico, nell'ambito delle risorse del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza - PNRR Missione 2 Componente 4 - Investimento 2.1b, gestite dal dipartimento della protezione civile, è previsto il finanziamento di n. 21 progetti per un importo di euro 12.320.000,00.
  In relazione al quesito concernente la nomina di un commissario
ad acta, richiamato quanto osservato in merito all'avvenuta nomina di un commissario delegato per gli interventi in emergenza, si osserva che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 116), al Presidente della regione Lombardia, in veste di Commissario di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico, è già affidata l'attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico finanziati con risorse statali, con particolare riferimento a quelle programmate dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.
  In particolare, ai fini della programmazione e del relativo finanziamento, i progetti di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, proposti dalle regioni e dalle province autonome attraverso l'utilizzo del
database online ReNDiS (Repertorio Nazionale degli interventi per la Difesa del Suolo-ISPRA), vengono selezionati secondo la procedura e i criteri stabiliti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, del 27 settembre 2021, recante «Aggiornamento dei criteri, delle modalità e dell'entità delle risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico».
  I suddetti criteri tengono conto, tra l'altro, della pianificazione svolta dalle competenti autorità di bacino distrettuali, in relazione al rischio da frana (piani di assetto idrogeologico-PAI) e al rischio da alluvioni (Piani di gestione del rischio da Alluvioni-PGRA). Acquisito il parere dell'Autorità di bacino distrettuale competente, il sistema ReNDiS calcola, automaticamente, secondo i criteri di priorità stabiliti dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il punteggio attribuito all'intervento inserendolo in una specifica graduatoria per ciascuna regione provincia autonoma (Graduatorie Regionali delle Richieste di Finanziamento).
  Nell'ambito di tale procedura, si rappresenta che, per l'annualità 2023, sono risultate disponibili risorse di bilancio ammontanti a circa 200 milioni di euro. Tramite riparto delle risorse, alla regione Lombardia sono stati assegnati circa 19 milioni di euro da destinarsi alla programmazione 2023. A oggi, per quanto di competenza del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nella suddetta graduatoria regionale, non vi sono interventi ricadenti nel territorio comunale di Blevio.
  

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   ILARIA FONTANA, MORFINO, PAVANELLI e TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a livello europeo è stato fissato l'obiettivo di ottenere venti milioni di tonnellate di idrogeno verde entro il 2030. Inoltre combustibili rinnovabili come l'idrogeno dovranno rappresentare almeno il 5,7 per cento di tutti i combustibili;

   nel PNRR sono stati stanziati 300 milioni di euro per la sperimentazione del trasporto ferroviario a idrogeno su linee a livello nazionale. Tra queste rientra la Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona, previsto dalla sub-misura A4, Linea di intervento 2 del «Fondo Complementare»;

   il 30 settembre 2021 la Cabina di coordinamento integrata presieduta dal commissario straordinario per il sisma 2016 ha incluso tale intervento tra quelli da finanziare, prevedendo uno stanziamento di 50 milioni di euro per la realizzazione di «sistemi innovativi per implementare il trasporto pubblico locale anche mediante l'utilizzo di mezzi con combustibile a idrogeno», con l'obiettivo di realizzare punti di produzione di idrogeno da fonti rinnovabili onsite lungo la ferrovia Terni-Rieti-L'Aquila-Sulmona;

   tale intervento di fatto sostituisce l'elettrificazione tramite catenaria della tratta in oggetto, inserita nel Contratto di Programma con R.F.I. nell'ottobre 2017, avente un costo di oltre 400 milioni di euro;

   con l'ordinanza commissariale n. 3 del 20 dicembre 2021, il commissario straordinario per il sisma 2016 ha ripartito lo stanziamento per progettazione e realizzazione delle infrastrutture di produzione e di rifornimento di idrogeno da fonti rinnovabili che l'acquisto di un primo lotto di treni alimentati a idrogeno;

   con ordinanza commissariale n. 35 del 30 giugno 2022 si è preso atto della carenza degli elaborati trasmessi da R.F.I. constatando l'inadempienza della stessa, revocando il finanziamento concesso a R.F.I. prevedendo di riassegnare le risorse tramite bando o avviso pubblico da pubblicare entro il 30 settembre 2022. Ad oggi, il bando non è stato pubblicato;

   il 28 ottobre 2022, il Presidente della regione Abruzzo ha dichiarato che senza chiarimenti sulle intenzioni di R.F.I. riguardo la conversione a idrogeno della tratta, avrebbe proposto alla Cabina di coordinamento l'utilizzo delle somme «per acquistare treni elettrici dotati di pacco batterie sufficienti per assicurare l'intermodalità tra la linea Pescara-Roma e Sulmona-L'Aquila». Tuttavia, il ricorso a treni a batteria spezzerebbe in due tronconi la ferrovia in questione, non essendo possibile utilizzare tali convogli tra Terni e L'Aquila;

   ai sensi dell'articolo 11, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sull'attività del Commissario straordinario riferisce al Parlamento il Presidente del Consiglio dei ministri o un ministro delegato –:

   quali siano le ragioni per le quali il «bando o avviso pubblico» previsto all'articolo 2, paragrafo 3 dell'ordinanza commissariale n. 35 del 30 giugno 2022 non è stato ancora pubblicato;

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito al ruolo dell'idrogeno nel trasporto ferroviario su linee dove l'elettrificazione tramite catenaria non è giustificabile da un punto di vista tecnico ed economico, come è il caso della tratta Terni-Rieti-L'Aquila.
(4-00977)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi pervenuti, si rappresenta quanto segue.
  Con l'ordinanza commissariale n. 35 del 30 giugno 2022, il commissario straordinario per il sisma 2016 ha previsto l'emanazione da parte dei soggetti attuatori – entro il 30 settembre 2022 – di un bando o avviso pubblico per l'acquisizione di proposte relative alla progettazione, alla realizzazione e gestione degli impianti di produzione di idrogeno, comprensive degli impianti di stoccaggio e distribuzione, sulla base degli elaborati e dei documenti tecnici ed economico gestionali previsti dal capitolato di gara. Tale scelta era conseguente alla parziale abrogazione della precedente ordinanza commissariale n. 3 del 2021, che aveva attribuito a R.f.i. un finanziamento di 22 milioni di euro (a valere sulla Macro-misura A del Pnc Sisma – Infrastrutture e mobilità) per le medesime azioni.
  Era peraltro emersa con evidenza, in particolare dalle interlocuzioni con R.f.i. e dalla condivisa carenza degli elaborati sino a quel momento acquisiti, l'estrema complessità tecnica richiesta da questa misura, anche dovuta alla sua innovatività, e l'indispensabilità di competenze specialistiche per la redazione del bando e del capitolato. Per questo, si riteneva l'opportunità di attendere la pubblicazione dell'emanando decreto direttoriale (in attuazione del decreto ministeriale 30 giugno 2022, n. 198, che ha definito le finalità dell'Investimento 3.4 «Sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto ferroviario», del PNRR - componente M2C2 Investimento 3.4), in modo da recepirne i criteri, e di procedere alla elaborazione degli atti di gara sulla base di intese, anche in forma di protocollo, da concludersi con lo stesso Ministero delle infrastrutture, con il Ministero della transizione ecologica e con R.f.i.
  In data 30 giugno 2022, l'allora Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (oggi Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), con il decreto ministeriale n. 198, ha stanziato risorse per 300 milioni di euro, per le finalità previste dal PNRR – componente M2C2 – Investimento 3.4. «sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto ferroviario», allo scopo di sviluppare la sperimentazione della trasformazione verso l'idrogeno di servizi di trasporto ferroviario di ambito locale e/o regionale eserciti con mezzi rotabili a gasolio o altri idrocarburi di origine fossile, attraverso la realizzazione – entro il 30 giugno 2026 – di almeno 10 stazioni di stoccaggio e rifornimento a base di idrogeno lungo 6 linee ferroviarie.
  Al fine di dare seguito a quanto disposto con l'ordinanza n. 35/2022, è stato costituito un tavolo tecnico, che si è riunito in agosto e successivamente in ottobre del 2022. In tale contesto, sono emerse criticità legate sia alla copertura finanziaria, che appariva insufficiente alla luce di elaborati tecnici integrativi di R.f.i. – nei quali si evidenziavano costi di 120 milioni di euro per l'intero intervento – sia alla idoneità dei luoghi dei crateri del 2009 e del 2016 a collocare le stazioni di rifornimento dell'idrogeno (risultando adatte solo le città di Terni e Sulmona, entrambe esterne ai crateri medesimi), sia ai profili di sicurezza legati all'intervento, tanto che R.f.i. aveva manifestato l'esigenza di approfondirli con l'ANSFISA (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e Autostradali).
  Nonostante l'adozione, in data 15 novembre 2022, del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti recante una copertura finanziaria di 300 milioni di euro a valere sul PNRR, non sono state superate le criticità ostative alle intese e alla sigla del protocollo, indispensabili per la redazione del bando.
  Nell'ultima riunione del comitato d'indirizzo di cui all'articolo 3, comma 2, della citata ordinanza commissariale n. 3 del 21 dicembre 2021, tenutasi in data 15 settembre 2023, si è dunque preso atto che la realizzazione dell'intervento di trasformazione del treno da combustibile fossile ad idrogeno verde lungo la linea Terni-Sulmona non può procedere a causa dell'inattuabilità tecnica, in ragione della notevole complessità infrastrutturale della linea e della gestione di sistemi di produzione di idrogeno verde convenientemente disposti in sicurezza in prossimità delle stazioni ferroviarie ed altresì in relazione alle criticità evidenziate da R.f.i. nella elettrificazione della linea, in particolar modo nella tratta tra Sulmona e L'Aquila.
  In ogni caso, R.f.i. sta sviluppando il progetto «Upgrading Terni – Rieti – L'Aquila – Sulmona – Interventi prioritari» che prevede, tra Terni e Rieti, modifiche ai Piani Regolatori Generali degli impianti di Rieti, Contigliano, Greccio, Marmore e Stroncone, la soppressione di alcuni passaggi a livello e la rettifica di alcune curve lungo linea, con l'obiettivo di una riduzione dei tempi di percorrenza e l'abbattimento delle barriere architettoniche. In considerazione delle risorse disponibili, dei vincoli di spesa e delle interlocuzioni avvenute con gli enti locali, le attivazioni avverranno per fasi a partire dal 2026.
  Indipendentemente dal sistema di trazione adottato, in considerazione delle caratteristiche dei rotabili di nuova generazione ed a valere sulle risorse disponibili nel vigente contratto di programma – parte investimenti, è allo studio la riclassificazione del peso assiale di alcune tratte, a partire dalla tratta Rieti – L'Aquila, al fine di rendere omogenee le caratteristiche della linea riguardo a tale parametro.
  Si rappresenta infine che è previsto l'
upgrade tecnologico con l'attrezzaggio ERTMS L2 stand alone dell'intera linea Terni – Sulmona, comprensivo del rinnovo degli apparati di stazione, con attivazione nel 2026.
Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano Avvenire ha denunciato che nei giorni scorsi ben 4 pescherecci italiani di Mazara del Vallo e di Pozzallo hanno rischiato di essere sequestrati, in acque internazionali del Mar Mediterraneo, da una motovedetta della guardia costiera libica;

   solo l'intervento di un assetto navale della Marina Militare italiana e successivamente di un elicottero militare ha evitato che l'atto di pirateria venisse portato a conclusione;

   dalle comunicazioni tra i pescherecci e la nave militare italiana pubblicate sul sito dell'Avvenire e dalla ricostruzione dei fatti operata da Radio Radicale appare evidente all'interrogante come le autorità libiche stiano violando sistematicamente il diritto internazionale e di come, almeno in questa circostanza, le autorità italiane abbiano ceduto alle loro minacce;

   a parere dell'interrogante l'episodio denunciato dall'Avvenire racconta di una vicenda surreale e gravissima, considerato anche che la motovedetta libica, della Classe Bigliani, che ha minacciato i pescherecci italiani, è stata donata alle autorità libiche proprio dallo Stato italiano;

   dagli audio pubblicati da Avvenire emerge che l'ufficiale della Marina Militare intervenuto in soccorso dei pescherecci ha pronunciato via radio la seguente frase: «Anche se siete in acque internazionali, sapete benissimo qual è la situazione in atto», «Tornate a Nord, fate come ha ordinato la motovedetta libica»;

   il fallito agguato ai pescatori siciliani è avvenuto a meno di una settimana dalla visita del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Tripoli, a cui l'Italia, attraverso l'Eni, ha promesso 8 miliardi di euro per nuove esplorazioni di idrocarburi e gas;

   tre giorni dopo l'assalto della motovedetta libica una nuova motovedetta, costruita ad Adria (Rovigo), è stata regalata alle autorità di Tripoli;

   la posizione dei quattro natanti italiani indicata dagli strumenti di bordo e confermata dai segnalatori elettronici era esattamente a 80 miglia (circa 160 chilometri) dalle coste di Tripoli, come mostrano le rotte analizzate e ricostruite da «Radio Radicale» e dunque in acque internazionali, dove, a quanto pare, la Libia può esercitare una indiscussa sovranità;

   da quando i Governi italiani, dal 2017 in poi, hanno sguarnito il Canale di Sicilia di navi militari per non dover soccorrere i migranti, l'intero tratto di mare del Mediterraneo centrale è di fatto sotto il controllo della guardia costiera libica, equipaggiata con natanti italiani;

   i libici, dalla motovedetta hanno dato l'ordine di spegnere i motori con l'evidente intento di salire a bordo e con tutta probabilità arrestare gli equipaggi italiani e sequestrare le imbarcazioni, come avvenuto già altre volte, da ultimo con il lungo sequestro di 108 giorni a danno di 18 pescatori catturati nel 2020 dagli uomini del generale Haftar;

   da anni Tripoli rivendica come «zona di pesca protetta» l'intero quadrante marittimo, dalle proprie coste al limitare di quelle di Malta e Lampedusa, in violazione di tutte le norme internazionali e utilizza la «crisi della pesca» come strumento di pressione nei confronti dell'Italia e dell'Europa per ottenere accordi favorevoli al Paese;

   nel maggio 2021 l'attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni dichiarava che di fronte alle incursioni delle motovedette libiche «L'Italia non deve piegare la testa. Si faccia sentire la voce del nostro Stato»;

   il 25 ottobre 2022 l'aereo Ong Seabird è stato minacciato di essere abbattuto da una motovedetta Fezzan della guardia costiera libica, anche questa donata dall'Italia e il 24 gennaio 2023 un'altra motovedetta donata dall'Italia ha minacciato di sparare alla nave Ong Geo Barents –:

   quali iniziative urgenti intendano adottare per evitare che le forniture consegnate ai libici finiscano per essere usate per violare le norme internazionali e commettere violenze contro cittadini italiani ed europei;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per la difesa dei pescherecci italiani che operano in acque internazionali.
(4-00449)

  Risposta. — In merito all'episodio del quale, lo scorso 3 febbraio, in prossimità della zona di protezione pesca libica, sono stati protagonisti quattro pescherecci italiani ed una motovedetta della locale Guardia costiera, ritengo sia necessario evidenziare, preliminarmente, alcune considerazioni di natura giuridica; in particolare:

   la zona di protezione pesca (ZPP) è stata unilateralmente proclamata nel 2005 dalla Libia, che vi si riserva i diritti di pesca, sui quali svolge il controllo ancorché detta zona sia situata in acque internazionali;

   la normativa nazionale vigente in materia di pesca (decreto legislativo n. 4 del 2012), adottata in attuazione di quella dell'Unione europea, stabilisce il divieto penalmente sanzionato di «pescare in acque sottoposte alla sovranità di altri Stati, salvo che nelle zone, nei tempi e nei modi previsti dagli accordi internazionali, ovvero sulla base delle autorizzazioni rilasciate dagli Stati interessati» e prevede che «allo stesso divieto sono sottoposte le unità non battenti bandiera italiana che pescano nelle acque sottoposte alla sovranità della Repubblica italiana»;

   infine, la convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, all'articolo 110, condiziona l'abbordaggio in acque internazionali da parte di una nave militare ad ipotesi circoscritte; in particolare, al caso di fondati sospetti di atti di pirateria, di traffico di esseri umani, di trasmissioni non autorizzate, di imbarcazione priva di nazionalità ovvero che, pur battendo una bandiera straniera o rifiutando di esibire la propria bandiera, abbia la stessa nazionalità della nave militare.

  Tale quadro giuridico aiuta a comprendere come le circostanze della specifica vicenda – segnatamente, la posizione dei pescherecci, il loro presumibile intento di dirigersi verso la ZPP per svolgervi attività di pesca ed una motovedetta della Guardia costiera libica in avvicinamento – abbiano reso necessario l'intervento di nave VEGA, unità della Marina militare in attività di vigilanza pesca.
  L'unità navale, stabilito il contatto radio con i pescherecci, li invitava a dirigere verso nord – quindi, a recedere – e faceva rotta, nel contempo, verso la loro posizione con l'obiettivo di interporsi tra gli stessi e la motovedetta libica, allo scopo di scongiurarne un possibile intervento o un tentativo di sequestro, come più volte accaduto in passato. Nel corso della sua manovra di avvicinamento, inoltre, l'unità italiana lanciava in volo il proprio elicottero e tentava più volte di stabilire un contatto radio con la motovedetta che, senza fornire riscontro, procedeva ad allontanarsi dall'area (avrebbe fatto rientro su Tripoli poche ore dopo).
  Successivamente, i pescherecci comunicavano a nave VEGA di aver recuperato la propria attrezzatura e di dirigere a 10 miglia nautiche a nord della ZPP, dove avrebbero proseguito l'attività di pesca.
  Il rapido intervento della Marina militare italiana e l'immediata attivazione dell'ambasciata italiana a Tripoli attestano il costante monitoraggio esercitato dalle autorità italiane a tutela della sicurezza dei nostri operatori; in particolare, la Marina militare è da sempre attiva nella protezione dei pescherecci da azioni delle autorità degli Stati costieri, allorquando queste si traducano in un uso indiscriminato della forza.
  Per altro verso, non va disconosciuto che, nello specifico caso della Libia, simili eventi riflettono una situazione politica e securitaria resa fragile dalla frattura istituzionale interna e dalla perdurante presenza di assetti militari stranieri nell'est del Paese.
  Tale situazione rende, pertanto, ancor più necessario il compatto sostegno della comunità internazionale alla mediazione delle Nazioni unite per l'indizione di elezioni parlamentari e presidenziali quanto prima, nella convinzione che il voto sia l'unica via per scongiurare il rischio di una partizione del Paese e per dotare la Libia di istituzioni solide e legittime.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.


   GIRELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale Nerio Fischione a Brescia Casal Mombello è stata inaugurata oltre un secolo fa, nel 1914;

   nel 2016 la direzione della casa circondariale e della casa di reclusione di Verziano sono state unificate, anche se le due strutture sono rimaste distinte;

   come già esposto dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo n. 4-00408, la situazione delle strutture del carcere di Casal Mombello sono critiche, sia per quel che riguarda l'inaccettabile sovraffollamento nel quale sono costretti i detenuti, sia per quel che riguarda la sicurezza e le condizioni di lavoro del personale interno;

   da tempo si prevede una nuova struttura penitenziaria per la quale già dal 2014 sono stati stanziati circa 15 milioni. Ad essa si aggiungerebbero, a quel che si legge sulla stampa, altri 38,8 milioni, che dovrebbero consentire di raggiungere la cifra di 54,8 milioni di euro necessaria alla realizzazione del progetto, come evidenziato anche nella risposta al citato atto di sindacato ispettivo da parte del Ministro interrogato;

   la questione, però, è quella di non trasferire nella nuova struttura le emergenze presenti nell'attuale casa circondariale, Infatti, è previsto che il nuovo padiglione sia realizzato occupando la quasi totalità degli spazi verdi dedicati alle attività ricreative dell'attuale istituto penitenziale di Verziano;

   è, però, di tutta evidenza che questa scelta comprometterebbe le condizioni di vivibilità per i detenuti ed è quindi necessario trovare aree limitrofe per la costruzione della nuova struttura. Al riguardo, sempre dalla stampa si ipotizza che i lavori dovrebbero durare quattro anni;

   al riguardo le trionfalistiche dichiarazioni del sottosegretario Delmastro Delle Vedove lasciano alquanto perplessi, in particolare per quel che riguarda «la disponibilità a recuperare altri fondi», senza che ne venga almeno stimato l'ammontare e fornita la possibile fonte da cui «recuperare» quanto necessario per evitare, appunto, di trasferire le criticità attuali nella nuova struttura –:

   se il Ministro interrogato sia in grado, per quanto di competenza, di precisare se vi sia una necessità di reperire nuovi fondi, come sembra far capire la dichiarazione del Sottosegretario, e in caso positivo da dove questi fondi possano essere tratti e se, infine, sia in grado di stimare quanto dovrebbe essere necessario aggiungere per avere una soluzione definitiva alla questione sopra esposta.
(4-01854)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si avanzano specifici quesiti inerenti allo stato di avanzamento del progetto di costruzione del nuovo carcere Canton Mombello di Brescia in particolare con riguardo al reperimento delle risorse finanziarie necessarie per portarlo a termine.
  Come noto, il Ministero, a mezzo del preposto D.a.p., allo scopo di fronteggiarne l'urgenza, oltre che continuare l'attività di riqualificazione del patrimonio edilizio concesso in uso governativo, è costantemente impegnato in un programma finalizzato all'aumento del numero dei posti regolamentari mediante il recupero di quanto già disponibile e l'edificazione di nuovi corpi di fabbrica in complessi esistenti, ovvero realizzando nuovi padiglioni detentivi in comprensori già sedi penitenziarie.
  Tra gli interventi avviati nell'ambito territoriale di competenza del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per la Lombardia e l'Emilia-Romagna per aumentare la capacità detentiva vi rientra anche quello che riguarda la casa circondariale di Casal Mombello e di Verziano ed il cui compimento è destinato a portare ad un'attenuazione dell'indice di sovraffollamento di quella di Casal Mombello.
  L'ipotesi progettuale che si è sviluppata, difatti, prevede l'ampliamento della casa di reclusione Verziano.
  Quanto alle risorse finanziarie si evidenzia che, con decreto interministeriale del Ministero della giustizia e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 10 ottobre 2014, è stato approvato un finanziamento di euro 15.200.000,00 per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione e adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 nonché per l'ampliamento della capacità ricettiva dell'istituto Verziano. Il progetto prevede la realizzazione, a cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di un nuovo padiglione da n. 340 posti all'interno del perimetro della stessa struttura.
  Il provveditorato interregionale alle opere pubbliche Lombardia e l'Emilia-Romagna ha sviluppato un progetto di fattibilità tecnico economica, con un quadro economico di spesa complessiva di euro 54.000.000,00.
  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in sede di riprogrammazione delle risorse finanziarie (2023-2030) in materia di edilizia penitenziaria, si è impegnato a prevedere la copertura economica dei fondi occorrenti per la realizzazione dell'intervento complessivo a suo carico.
  Inoltre, nel comunicare l'intenzione di procedere mediante appalto integrato per l'affidamento della progettazione esecutiva e per l'esecuzione del nuovo edificio, ha assicurato la chiusura della progettazione, con definizione della relativa spesa, entro il mese di dicembre 2023.
  Il progetto complessivo prevede i seguenti interventi, divisi per lotti funzionali: realizzazione di un nuovo padiglione detentivo (l'aumento dei posti disponibili presso la casa di reclusione Verziano consentirà, come anzidetto, di deflazionare il carico detentivo della casa circondariale «Canton Mombello»); realizzazione delle strutture, funzionali e impiantistiche, di supporto alla detenzione e al corretto funzionamento dell'istituto (ampliamento e ristrutturazione aree colloqui avvocati-magistrati e familiari; uffici direzione;
block-house e controllo; caserma agenti; alloggi di servizio; realizzazione aree a parcheggio; realizzazione nuova centrale termica; sistemazione viabilità esterna e interna; realizzazione nuovo impianto smaltimento acque reflue); ristrutturazione e adeguamento del padiglione detentivo esistente con relativa zona colloqui e cortili passeggio; realizzazione nuovo fabbricato lavorazioni; realizzazione parcheggio pluripiano a servizio della struttura.
  Al fine di assecondare le esigenze attuali della popolazione detenuta nel carcere di Casal Mombello, il Ministero della giustizia ha formulato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti talune raccomandazioni in relazione alla progettazione del nuovo edificio nel senso di prevedere un aumento degli spazi per le attività all'esterno ed una riduzione della capacità recettiva del nuovo padiglione che, nel complesso, avrà una capienza complessiva di n. 220 posti.
  Nel dettaglio è stato segnalato di prevedere idonei spazi per le attività all'esterno (orti, serre, ricoveri per piccoli animali e altro), per una superficie complessiva pari ad almeno 800 metri quadri previa eliminazione di parte dei volumi previsti in nuova edificazione (nello specifico: modulo area didattica, modulo refettorio con i sovrastanti due piani detentivi e relativo snodo verticale di collegamento); di realizzare un refettorio unico (opportunamente rimodulato a seguito della riduzione complessiva della capienza detentiva del padiglione), composto da un'area mensa, utilizzabile anche come sala polifunzionale, e dalla relativa area cucina; di prevedere n. 4 cortili passeggio, aventi ognuno superficie pari almeno a 480 metri quadri; di valutare la possibilità di ricollocare uno dei 4 cortili di passeggio, da destinarsi a uso esclusivo della sezione reclusione, presso l'area limitrofa alla lavanderia, previa diversa distribuzione e a parità di superficie complessiva degli spazi attualmente destinati alle lavorazioni; di ottimizzare la conformazione pianimetrica degli spazi previsti al pian terreno, anche attraverso una differente distribuzione delle aree lavorazioni e palestra, al fine di incrementare, per quanto possibile e in aggiunta agli spazi per le attività all'esterno, le aree verdi a disposizione della struttura penitenziaria.

Il Ministro della giustizia: Carlo Nordio.


   GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   tra il 2 e il 3 ottobre 2020 il Piemonte è stato interessato da precipitazioni eccezionali per intensità che hanno interessato l'intera regione;

   i fiumi Tanaro, Sesia, Vermenagna e numerosi torrenti in una piena improvvisa, hanno portato giù a valle tonnellate di tronchi, rami, sassi e fango, esondando nelle strade e nei paesi, causando frane e il crollo di edifici e strade portati via dall'acqua;

   i Presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno chiesto lo stato di emergenza ai sensi dell'articolo 24, comma 1 del codice della protezione civile, al fine di provvedere agli interventi urgenti, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo e alla ricognizione dei fabbisogni per la ricostruzione pubblica e privata;

   la legge di bilancio 2021, al comma 700, ha autorizzato una spesa di 100 milioni di euro per l'anno 2021 nei territori colpiti dagli eventi alluvionali avvenuti nel 2019 e nel 2020, per cui era stato dichiarato lo stato di emergenza, ma oggi i costi degli interventi a causa dell'aumento delle materie prime, della guerra e dell'inflazione è aumentato fino al 30 per cento;

   a marzo 2022 la regione Piemonte è stata beneficiaria del quarto pacchetto di contributi di circa 66 milioni di euro per finanziare 324 interventi di opere pubbliche legati all'alluvione del 2-3 ottobre 2020, destinandoli ai comuni, alle province e ad altri enti locali per realizzare lavori di messa in sicurezza, mitigazione del rischio e ricostruzione, con priorità per gli interventi di difesa del suolo da frane e caduta di massi, di ripristino delle opere igieniche danneggiate, di ripristino di edilizia comunale danneggiata e della viabilità;

   la situazione delle infrastrutture pubbliche, in particolare di strade e ponti, colpite dall'alluvione 2020 in Piemonte è ancora fortemente critica;

   al momento non risultano erogati dalla regione più di 15 milioni a favore di Acda – Azienda cuneese dell'acqua – per il completamento di 9 diversi interventi che erano previsti nei comuni di Ceva, Limone Piemonte, Ormea, Pamparato, Priola e Vernante per il ripristino delle reti fognarie e la sistemazione delle aree delle sorgenti –:

   quanta parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021 per gli eventi alluvionali degli anni 2019 e 2020 sia stata erogata alla regione Piemonte, e da questa spesa, sulla base della stima definitiva dei danni pervenuta al Governo.
(4-01768)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Il quesito posto dall'onorevole risulta analogo al quesito posto dalla medesima interrogante con il precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-00010, nella parte in cui si chiedeva di sapere «quanta parte dei fondi stanziati dalla legge di bilancio 2021 per gli eventi alluvionali degli anni 2019 e 2020 sia stata erogata alla Regione Piemonte, e da questa spesa, sulla base della stima definitiva dei danni pervenuta al Governo». Pertanto, si rinvia alla risposta scritta pubblicata giovedì 3 agosto 2023 nell'allegato al bollettino in Commissione Vili (Ambiente).
  Ciò posto, avuto riguardo ai differenti eventi presi in esame, nonché agli stanziamenti e ai trasferimenti complessivi, si precisa che:

   con riguardo agli eventi che hanno colpito la regione Piemonte dal 19 al 22 ottobre 2019 e dal 21 al 25 novembre 2019, computando anche il contributo Fsue, a fronte di un importo complessivamente stanziato di euro 134.568.119,84, è stato trasferito alla regione un importo complessivo di euro 120.523.880,73. L'importo di euro 14.044.239,11 (costituente il residuo delle somme assegnate con ordinanze del capo del dipartimento della Protezione civile n. 814 del 2021 e n. 839 del 2022) sarà erogato a fronte della richiesta del soggetto responsabile, accompagnata da una relazione attestante l'avvenuta liquidazione dell'80 per cento della relativa anticipazione;

   con riferimento agli eventi dal 9 al 19 maggio 2020 e dal 3 all'11 giugno 2020, a fronte di un importo complessivamente stanziato di euro 2.342.512,56, risulta trasferito l'importo complessivo di euro 1.593.273,45. L'importo di euro 749.239,11 (costituente il residuo delle somme assegnate con Ocdpc n. 839 cit.) sarà erogato a fronte della richiesta del soggetto responsabile, accompagnata da una relazione attestante l'avvenuta liquidazione dell'80 per cento della relativa anticipazione;

   con riferimento agli eventi del 2 e del 3 ottobre 2020, a fronte di un importo stanziato di euro 154.738.815,36, risulta trasferito l'importo complessivo di euro 122,444.576,25. L'importo di euro 32.294.239,11 (costituente il residuo della somma assegnata con Ocdpc n. 839 cit.) sarà erogato a fronte della richiesta del soggetto responsabile, accompagnata da una relazione attestante l'avvenuta liquidazione dell'80 per cento della relativa anticipazione.

  Infine, per quanto concerne la concessione dei contributi a favore dei soggetti privati e dei titolari di attività economiche e produttive danneggiati, cosiddetta «fase 2», di cui all'articolo 25, comma 2, lettera e), del decreto legislativo n. 1 del 2018, il dipartimento della Protezione civile ha trasferito alla regione Piemonte, in data 2 agosto 2023, la somma di euro 13.561.231,31 (di cui euro 4.708.310,06 per gli eventi dal 19 al 22 ottobre 2019 e dal 21 al 25 novembre 2019; euro 36.602,45 per gli eventi dal 9 al 19 maggio 2020 e dal 3 all'11 giugno 2020; nonché euro 8.816.318,80 per gli eventi del 2 e del 3 ottobre 2020), pari al 75,5 per cento del fabbisogno rappresentato dalla medesima regione; l'attribuzione della restante quota del 24,5 per cento attiene invece all'annualità 2024.
Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   GRUPPIONI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha recentemente convertito, con modificazioni, approvando la legge 31 luglio 2023, n. 100, il decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61, recante «Interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza provocata dagli eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023»;

   all'allegato 1 del testo pubblicato sono indicati i comuni per i quali trovano applicazione le disposizioni relative ai ristori prima e alle procedure connesse alla ricostruzione poi, in relazione agli eventi alluvionali che hanno colpito i territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche;

   nell'elenco contenuto nel citato allegato 1, nonostante siano stati colpiti in modo violento dai fenomeni piovosi di maggio, non figurano alcuni comuni del Bolognese, che, pertanto, risultano esclusi da tutte le misure contenute nel decreto-legge;

   a seguito di alcuni sopralluoghi dell'interrogante, effettuati insieme ad altri parlamentari nei comuni di Pianoro e Monterenzio, si è potuto verificare che questi due comuni non potranno beneficiare di alcuna delle misure previste dalle norme vigenti;

   la stessa esclusione è stata operata nei confronti dei comuni di Saffi, Collina, Bellaria, San Savino a Bologna, Castel Guelfo, Castel Maggiore, Castel San Pietro, Castenaso, Imola, Medicina, Ozzano, Pianoro, San Benedetto Val di Sambro e Sasso Marconi;

   ne consegue che nessuno degli abitanti di queste zone, nonostante si trovino in condizioni di grande difficoltà, potrà pertanto contare né sui ristori né sulle risorse destinate alla ricostruzione –:

   quali siano stati i criteri che hanno guidato l'azione dell'esecutivo nella predisposizione dell'allegato 1 del decreto-legge 1° giugno 2023, n. 61 per i quali le zone citate sono state escluse e, al contempo, intenda chiarire se e in che modo il Governo abbia intenzione di supportare questi comuni e le loro popolazioni, tanto per quanto riguarda i ristori quanto in relazione all'attribuzione delle risorse necessarie alla ricostruzione.
(4-01465)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  L'elenco dei comuni contenuto nell'allegato 1 al decreto-legge n. 61 del 2023, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 100 del 2023, è stato predisposto dal dipartimento della protezione civile sulla base di quanto segnalato dalla Regione e all'esito delle verifiche dipartimentali operate alla luce dei dati tecnici, raccolti nell'ambito del comitato operativo nazionale della protezione civile, relativi ai fenomeni in rassegna e agli interventi effettuati nel corso dell'emergenza.
  Tale elenco, da un lato, risulta funzionale alla sola individuazione dell'ambito di applicazione di talune delle misure previste dal medesimo decreto-legge (quali, tra le altre, la sospensione dei termini in materia di adempimenti e versamenti tributari e contributivi, le misure urgenti in materia di giustizia civile e penale, di giustizia amministrativa, contabile, militare e tributaria, di sospensione dei procedimenti e dei termini amministrativi), essendo stato predisposto al solo scopo di fornire alle amministrazioni centrali la richiesta indicazione dell'area interessata dagli eventi alluvionali verificatisi sul territorio della regione Emilia-Romagna a partire dal 1° maggio 2023; dall'altro, non influisce sulla perimetrazione territoriale rilevante ai fini dello stato di emergenza di rilievo nazionale, né limita l'azione di ricostruzione post-calamità.
  Difatti, con riferimento all'azione di protezione civile, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza con la delibera del 4 maggio 2023 in relazione al territorio delle province di Reggio-Emilia, di Modena, di Bologna, di Ferrara, di Ravenna e di Forlì-Cesena; con successiva delibera del 23 maggio 2023 lo stato di emergenza è stato esteso al territorio della provincia di Rimini.
  Pertanto, l'azione di protezione civile non è limitata al territorio dei comuni di cui all'allegato 1 citato, ma si svolge in relazione a tutte le aree provinciali per le quali è intervenuta la deliberazione dello stato di emergenza nazionale.
  Con riferimento specifico alla regione Emilia-Romagna, si osserva inoltre che, a seguito della predetta delibera del 4 maggio 2023, è stata adottata, in data 8 maggio 2023, l'ordinanza del capo del dipartimento della protezione civile n. 992, con cui è stato individuato il Presidente della regione Emilia-Romagna quale commissario delegato, nonché è stato disciplinato il contributo di autonoma sistemazione stabilito: i) in euro 400,00 per i nuclei monofamiliari; ii) in euro 500,00 per i nuclei familiari composti da due unità; iii) in euro 700,00 per quelli composti da tre unità; iv) in euro 800,00 per quelli composti da quattro unità; v) in euro 900,00 mensili per i nuclei familiari composti da cinque o più unità.
  Le prime misure economiche di immediato sostegno nei confronti della popolazione sono state regolate dalla successiva ordinanza n. 999 del 31 maggio 2023, con cui è stato autorizzato un contributo fino a un massimo di 5.000,00 euro per:
a) il ripristino, anche parziale, dei danni all'abitazione principale, abituale e continuativa; b) il ripristino, anche parziale, dei danni a una o più pertinenze dell'abitazione; c) il ripristino di aree e fondi esterni necessari per l'accesso e fruizione dell'abitazione o delle sue pertinenze; d) gli interventi di pulizia e rimozione di acqua, fango e detriti dall'abitazione, dal fabbricato e/o dalla relativa area esterna pertinenziale; e) la sostituzione, il ripristino o l'acquisto di beni mobili distrutti o danneggiati. Al riguardo, secondo gli ultimi dati disponibili, sono stati attualmente liquidati 22.896 acconti e 20 saldi, per un totale erogato di oltre 68,7 milioni di euro.
  Ebbene, sia il contributo di autonoma sistemazione, sia le prime misure economiche di immediato sostegno nei confronti della popolazione trovano applicazione in relazione allo stato di emergenza dichiarato con la delibera del 4 maggio 2023 – come successivamente esteso tramite l'ulteriore delibera del 23 maggio 2023 – e, conseguentemente, possono trovare applicazione (ricorrendone i relativi presupposti) anche a favore della popolazione dei comuni non riportati nell'allegato 1, ma rientranti nell'ambito delle province per cui è intervenuta la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Parimenti avviene con riferimento alle prime misure economiche di immediato sostegno finalizzate alla ripresa delle attività economiche e produttive danneggiate.
  Per quanto concerne il tema della ricostruzione, si rappresenta che gli articoli da 20-
ter a 20-duodecies del decreto-legge n. 61 del 2023 disciplinano il coordinamento delle procedure e delle attività di ricostruzione nei territori delle Regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche interessati dagli eventi alluvionali verificatisi a far data dal 1° maggio 2023.
  Tali misure possono trovare applicazione, secondo quanto previsto dal primo periodo del comma 2 dell'articolo 20-
bis, anche in relazione a territori ulteriori rispetto a quelli compresi nell'allegato 1, per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza con le delibere del Consiglio dei ministri del 4 maggio 2023, del 23 maggio 2023 e del 25 maggio 2023.
  Inoltre, il terzo periodo del medesimo comma 2 dell'articolo 20-
bis prevede che il commissario straordinario alla ricostruzione, sentite le regioni interessate, previo raccordo con le amministrazioni centrali competenti, trasmetta, sulla base dei dati e delle informazioni disponibili, un elenco aggiornato dei comuni in cui si sono verificati allagamenti, frane o particolari esigenze di assistenza e soccorso che presentino un nesso di causalità diretto con gli eventi alluvionali in rassegna, anche ai fini di eventuali valutazioni in ordine all'estensione dell'elenco di cui al citato allegato 1.
  La possibilità di svolgere l'attività di ricostruzione anche in territori ulteriori rispetto a quelli elencati nell'allegato 1 è confermata dal comma 2-
bis dell'articolo 20-bis, in forza del quale le disposizioni in materia di ricostruzione trovano applicazione anche ai soggetti privati che, alla data del 1° maggio 2023, avevano la residenza, il domicilio ovvero la sede legale, la sede operativa o unità locali o esercitavano la propria attività lavorativa, produttiva o di funzione nei territori delle regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche compresi nel perimetro dello stato di emergenza (come osservato non limitato ai territori di cui all'allegato 1) e in quelli individuati dallo stesso Commissario straordinario in esito all'esperimento della procedura di cui al terzo periodo del medesimo comma 2.
Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   PAVANELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 giugno 2023 una violenta alluvione ha colpito parte dell'Umbria e in particolare i territori dei comuni di Assisi, Bastia Umbra, Valtopina e Nocera Umbra;

   il comune di Assisi è risultato essere quello maggiormente interessato dall'evento calamitoso a causa della caduta di 70 millimetri di pioggia in meno di un'ora che ha provocato l'allagamento del bosco di San Francesco e di parte del pronto soccorso. Ulteriori forti alluvioni si sono verificati anche nei giorni a seguire;

   in conseguenza dei suddetti eventi meteorologici avversi si sono verificati due differenti dissesti nei pressi del chilometro 16+800 della SR 444 del Subasio in località Montemezzo – comune di Nocera Umbra, originati dalle frane che hanno coinvolto il versante e prodotto danni alle opere viarie con conseguente interruzione del regolare transito veicolare;

   inoltre, l'esondazione del fiume Tescio, in corrispondenza della SR 147 Assisana al chilometro 9+600, nel comune di Assisi ha provocato danni al ponte ivi ubicato presso il quale era già in corso un intervento urgente di riparazione dei parapetti in pietra e muratura di mattoni lesionati;

   da ultimo, la forte alluvione ha causato diversi dissesti lungo la SP 249 in località Armenzano, presso il comune di Assisi e in particolare il distacco di materiale detritico e roccioso dalle scarpate di monto della strada provinciale, con lesioni alla carreggiata stradale e interruzione della circolazione;

   per sopperire ai citati danni, l'amministrazione provinciale di Perugia è intervenuta con misure di somma urgenza, stanziando circa euro 180 mila, mentre la stima effettuata dal medesimo ente per il ripristino dei danni subiti a seguito delle citate frane ammonta a euro 2.700.000;

   a seguito del tavolo operativo tecnico tenutosi in data 29 giugno 2023 presso gli uffici della regione, si è convenuto di chiedere lo stato di emergenza nazionale ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 1 del 2018 (codice di protezione civile) –:

   se il Governo non intenda deliberare lo stato di emergenza per i territori dell'Umbria colpiti dagli eventi alluvionali verificatisi nel mese di giugno 2023 e se non si intenda adottare iniziative normative volte a istituire un fondo destinato alla costruzione di tali aree oltre a compensare quanto stanziato in via emergenziale dall'amministrazione provinciale.
(4-01454)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Con nota del 21 luglio 2023 la regione Umbria ha chiesto la deliberazione dello stato di emergenza in relazione agli eventi meteorologici verificatisi nel mese di giugno 2023 nel territorio dei comuni di Assisi, Bastia Umbra, Nocera Umbra e Valtopina in provincia di Perugia.
  A seguito della suddetta richiesta, il dipartimento della Protezione civile ha avviato l'istruttoria tecnico amministrativa prevista dalla vigente normativa, e, sulla base di quanto rappresentato dalla suddetta regione e dei sopralluoghi effettuati dal personale del dipartimento congiuntamente ai tecnici regionali nei giorni 7 e 8 agosto 2023, si è ritenuto che gli eventi in argomento non fossero tali da giustificare l'adozione di misure trascendenti le capacità operative e finanziarie degli enti competenti in via ordinaria, e che quindi gli stessi non fossero ascrivibili alla tipologia di eventi contemplati dalla lettera
c) dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 1 del 2018.
  Nello specifico, sono state rilevate situazioni di danno simili in tutti i comuni oggetto della campagna speditiva, relative a fenomeni di dissesto che hanno interessato in particolar modo il reticolo idraulico minore: erosione lungo le sponde dei torrenti e fiumi, ove, in alcuni casi, sono state registrate criticità che sono apparse pre-esistenti all'evento, nonché situazioni di instabilità di versante, spesso a livello superficiale, che hanno determinato colate di materiale detritico-terroso e vegetativo sulla viabilità comunale extraurbana di collegamento di frazioni e piccoli nuclei abitativi, prontamente riaperta al transito veicolare da parte degli enti interessati.
  In particolare, si rileva che non è stato necessario porre in essere alcuna attività di soccorso e assistenza alla popolazione, né tantomeno sono stati adottati dagli enti territorialmente competenti provvedimenti di sgombero di edifici o aziende produttive, né si è registrata la necessità di provvedere all'autonoma sistemazione di nuclei familiari, a eccezione di un nucleo familiare di n. 5 persone nel comune di Valtopina che ha trovato una sistemazione temporanea alternativa presso amici e parenti, in attesa del ripristino delle condizioni igieniche e dell'impianto elettrico della porzione dell'immobile residenziale interdetto.
  Parimenti, non risultavano danneggiati e/o inagibili edifici pubblici strategici, né strutture operanti in ambito amministrativo, sanitario, di pubblica sicurezza e di protezione civile. Analogamente non si registravano situazioni di isolamento di nuclei abitati, raggiungibili attraverso l'utilizzo della viabilità ordinaria senza particolari disagi.
  Nel contesto territoriale esaminato, oggetto della richiesta di stato di emergenza in rassegna, non sono state altresì rilevate spese significative riconducibili all'articolo 25, comma 2, lettera a), del decreto legislativo n. 1 del 2018. Per il solo comune di Bastia Umbra tale spesa ammontava a 6.028,92 euro, e non sono state riportate ulteriori necessità della stessa tipologia negli altri comuni.
  Lo scenario di danno rilevato presenta alcune situazioni puntuali di rischio residuo che appaiono essere riferibili sostanzialmente a ordinarie problematiche pregresse e si rappresenta che nessuno degli enti coinvolti dagli eventi in rassegna ha fornito una quantificazione dei danni occorsi ai soggetti privati e alle aziende produttive.
  Parimenti, tenuto conto dell'assenza di situazioni di isolamento e di interruzioni viarie – in massima parte già risolte dai comuni interessati – si rileva che i medesimi comuni hanno sostenuto spese di entità limitata (per complessivi 557.303,74 euro) afferenti alle tipologie di cui all'articolo 25, comma 2, lettera
b), del decreto legislativo n. 1 del 2018, sufficienti a garantire il ritorno a normali condizioni di vita.
  Per quanto sopra esposto, con nota del 28 settembre 2023, il dipartimento della Protezione civile ha provveduto ad informare in tal senso la regione Umbria, rappresentando che, pur comprendendo il disagio determinatosi in conseguenza degli eventi in rassegna, gli stessi dovranno essere fronteggiati nell'ambito dei poteri e delle competenze attribuiti dalla normativa vigente alle amministrazioni e agli enti ordinariamente preposti.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   RICHETTI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   con la direttiva del 22 dicembre 2022, il Ministro interrogato ha approvato uno schema-tipo di regolamento contenente gli elementi fondamentali per la costituzione di gruppi comunali di volontariato di protezione civile (Gcvpv);

   tale direttiva è stata emanata in attuazione dell'articolo 35 del codice della protezione civile (decreto legislativo n. 1 del 2018), «al fine di dare un indirizzo unitario per la costituzione dei gruppi comunali di protezione civile»;

   lo schema proposto, tuttavia, presenta una serie di gravi criticità e incongruenze, a partire dall'incertezza sulla sua applicazione tassativa o meno rispetto ai diversi Gcvpc già costituiti e dotatisi di proprio statuto;

   per di più, lo schema riduce sensibilmente l'autonomia intrinseca di un'associazione di volontariato, delineando un quadro che sostanzialmente trasforma i volontari in veri e propri dipendenti dell'amministrazione comunale – senza retribuzione – in modo contraddittorio rispetto al principio fondante la libera attività associativa dei cittadini;

   all'articolo 6 dello schema-tipo, non viene delineato in modo chiaro quali tipi di vestiario e di dispositivo di protezione individuale siano considerati idonei, né quale attività possano svolgere i volontari fino alla consegna degli stessi, con inevitabili riverberi sulla catena delle responsabilità;

   all'articolo 7, poi, si specifica che dopo soli sei mesi continuativi di inattività si decade dall'associazione, fattispecie assolutamente stridente sia con la natura «volontaria» dell'impegno sia con la dinamica sovente applicata di partecipazione importante limitata alle sole attività di gestione delle emergenze, che, per fortuna, possono anche accadere a distanze di tempo ben superiori a sei mesi;

   l'articolo 9, inoltre, specifica che in caso di emergenza i volontari sono «tenuti ad assicurare la reperibilità [...] o a comunicare la propria indisponibilità per comprovati motivi», dimenticando che il volontario, in quanto tale, non è un dipendente né ha vincolo di subordinazione verso il coordinatore operativo o qualsivoglia funzionario comunale. Non è poi chiaro, tra l'altro, quali possano essere i comprovati motivi a giustificazione dell'indisponibilità;

   il consiglio direttivo, di cui si occupa l'articolo 12, di fatto non ha più poteri decisionali, solitamente funzione fondante di tale organo, ma mantiene compiti meramente propositivi e con ogni passaggio da sottoporre all'assemblea – la quale si deve riunire almeno tre volte l'anno, frequenza pressoché impossibile con associazioni che contano svariate decine o centinaia di volontari – e da approvare da parte del sindaco, con conseguenti rallentamenti e dilatazione dei tempi operativi, senza poi considerare la gestione di questi ulteriori passaggi amministrativi da parte dei volontari, i quali, in quanto tali, hanno impegni di lavoro esterni;

   l'articolo 15 stabilisce che tutto è in capo al comune, ma non è affatto chiaro cosa accade ai mezzi e alle attrezzature già di proprietà dei Gcvpc esistenti, né chi valuti l'idoneità e la necessità degli stessi, a cui si aggiunge la preoccupazione dovuta alla clausola di invarianza della spesa prevista nella direttiva stessa, la quale configura nella sostanza una gestione amministrativa, dei locali e dei mezzi in capo agli uffici comunali ma senza alcuna dotazione finanziaria atta a garantire l'esistenza dei Gcvpc –:

   se la direttiva in oggetto dovrà essere applicata ai gruppi già costituiti in passato e dotati di proprio statuto e, eventualmente, cosa accadrà ai mezzi e alle attrezzature attualmente di proprietà dei gruppi;

   se non intenda rivedere lo schema-tipo allegato alla direttiva, in modo tale da garantire una maggiore autonomia dei Gcvpc rispetto sia ai meccanismi farraginosi degli uffici comunali che ad obblighi di impegno e responsabilità – soprattutto per quanto riguarda le figure apicali di coordinamento operativo – che nulla hanno a che vedere con il carattere intrinseco delle associazioni di volontari.
(4-01549)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogazione in oggetto si riferisce alla direttiva del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare del 22 dicembre 2022, pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale n. 53 del 3 marzo 2023, recante «Approvazione di uno schema – tipo di regolamento contenente gli elementi fondamentali per la costituzione di Gruppi comunali di volontariato di protezione civile».
  Al riguardo, occorre preliminarmente chiarire che tale direttiva trova applicazione esclusivamente ai gruppi comunali di protezione civile (GCVPC), particolare forma organizzativa composta dalla congiunzione tra amministrazione comunale e volontari individuali, spontaneamente diffusasi e in passato non specificamente disciplinata in dettaglio: la citata direttiva non riguarda, invece, in alcun modo le realtà di volontariato tipiche, costituite nella forma associativa comune dell'organizzazione o associazione di volontariato.
  Sempre in via preliminare, occorre precisare che, al fine di predisporre gli atti per la definizione della direttiva, è stato istituito un apposito gruppo di lavoro al quale hanno preso parte rappresentanti del dipartimento della Protezione civile, rappresentanti delle regioni e province autonome, del comitato nazionale del volontariato di protezione civile e dall'Associazione nazionale comuni italiani. Lo schema-tipo allegato alla direttiva è stato formato dal citato gruppo di lavoro. Al completamento delle attività e di una serie di ulteriori interlocuzioni con tutti i soggetti competenti, il comitato nazionale del volontariato di protezione civile ha dato parere favorevole in data 19 agosto 2022; successivamente, il documento è stato sottoposto alla commissione di protezione civile della Conferenza delle regioni e delle province autonome che ha espresso parere positivo in data 8 settembre 2022. È stato anche acquisito in data 12 ottobre 2022 il nulla osta del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Infine, nella seduta del 14 dicembre 2022, è stata acquisita l'intesa in conferenza unificata.
  Ciò premesso, in riscontro ai quesiti posti dall'interrogante, si rappresenta che fino al 2018 i GCVPC, genericamente previsti, ma non specificatamente disciplinati, trovavano difficoltà ad iscriversi negli elenchi territoriali di protezione civile, situazione che ha determinato la creazione di soluzioni ulteriormente specifiche (ad esempio la costituzione di associazioni collegate ai citati gruppi comunali, con ulteriore complicazione e confusione sul piano operativo e gestionale), impedendo la trasmigrazione automatica dei gruppi comunali già esistenti dagli elenchi territoriali di protezione civile al nuovo registro unico del terzo settore, introdotto dal decreto legislativo n. 117 del 2017. L'articolo 35 del decreto legislativo n. 1 del 2018 ha assicurato l'uniforme organizzazione dei GCVPC sulla base di uno schema tipo approvato con apposita direttiva della Presidenza del Consiglio e improntato ai due seguenti principi:
a) affidamento al comune, come unico responsabile, tramite i propri uffici di tutti gli aspetti di gestione amministrativa; b) affidamento degli aspetti operativi ad un coordinatore dell'attività dei volontari, individuato secondo principi di democraticità all'interno del gruppo, per il quale sono definiti anche durata dell'incarico e modalità di revoca. Nella logica dell'approccio uniforme, tutti i GCVPC, costituiti e costituendi, devono tendere all'adeguamento del proprio regolamento allo schema-tipo al fine dell'armonizzazione degli elenchi di protezione civile. Non vi è quindi alcuna incertezza, atteso che i gruppi esistenti devono verificare la rispondenza dei propri vigenti atti regolatori ai citati principi fondamentali, adeguandoli solo ove necessario. L'applicazione è, quindi, prevista per tutti i GCVPC, senza eccezioni.
  Il GCVPC presenta inoltre delle peculiarità, in quanto dal punto di vista genetico e gestionale è legato al Comune, mentre sotto il profilo funzionale è rimesso all'assemblea dei volontari, che elegge il coordinatore operativo. Ne consegue che il comune cura la gestione amministrativa del gruppo comunale e ne è responsabile, provvedendo all'impiego del volontariato di protezione civile, ma è il coordinatore operativo dei volontari che organizza le attività del GCVPC, secondo gli indirizzi dell'assemblea, ed è il referente dell'attività. In tale modo non è pregiudicata l'autonomia del gruppo in quanto tutte le decisioni vengono prese in sede di assemblea, costituita da tutti i volontari effettivi del gruppo.
  Si rileva, altresì, che il tema dell'individuazione di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) non è oggetto della direttiva di cui trattasi, essendo regolato dalla normativa in materia di protezione civile, in specie in relazione ai profili connessi alla sicurezza nei luoghi di lavoro (confronta articolo 3, comma 3-
bis, decreto legislativo n. 81 del 2008 e decreto interministeriale del 13 aprire 2011). Ferma restando l'adozione di misure tecniche, procedurali o riorganizzative, la scelta dei DPI è peraltro strettamente legata ai rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute. Sempre per esigenze di uniformità con la direttiva si è quindi inteso ribadire l'obbligo dei DPI, lasciando liberi i gruppi di rinviare ad un successivo atto per quanto riguarda la specifica in merito.
  Quanto all'assenza ingiustificata da ogni attività per almeno 6 mesi continuativi quale causa di perdita della qualità di appartenente al GCVPC, si rileva che le attività cui si riferisce l'articolato sono da intendersi nel loro complesso, comprendendo tutte le attività del GCVPC inerenti alla formazione, addestramento, pianificazione di protezione civile ed altro, fino all'impiego emergenziale, con la conseguenza che l'esclusione del volontario dal gruppo riguarda solo i casi di una mancata partecipazione del soggetto a qualunque tipo di attività, al di là delle attività di carattere strettamente operative. Occorre pure precisare che, nel sistema di protezione civile italiano, il volontariato organizzato, comprensivo dei gruppi comunali, costituisce un elemento fondamentale e la struttura operativa più numerosa, capillarmente diffusa e poliedricamente qualificata. Ciò comporta l'esigenza che essa sia in grado di assicurare una risposta operativa caratterizzata da stabilità, pur nel rispetto della configurazione volontaria. Una partecipazione assidua, compatibilmente con la propria dimensione individuale, è quindi imprescindibile.
  Anche in relazione alla reperibilità deve osservarsi che si è in presenza di un servizio funzionale allo svolgimento delle attività di protezione civile, essendo necessario preventivare modalità e procedure organizzative volte a fronteggiare le emergenze di protezione civile secondo uno schema di azioni progressive e preordinate. Considerato che, per le ragioni sopra esposte, è previsto che i volontari di protezione civile garantiscano una risposta operativa ad ogni situazione emergenziale secondo la propria disponibilità con turni di reperibilità h24, questo tipo di disponibilità è stato previsto per i volontari del GCVPC. D'altra parte, il soggetto impossibilitato a svolgere il servizio di reperibilità può motivare le relative ragioni dell'impedimento.
  In ordine all'organizzazione interna dei gruppi, si rileva che l'espressa menzione del principio di democraticità è finalizzata ad impedire che un numero limitato di associati possa assumere il controllo dell'ente. La funzione comunale deve dunque trovare opportuna integrazione con la funzione di rappresentanza dei volontari e le relazioni tra i due soggetti inscindibilmente componenti del GCVPC (il comune e i volontari) non possono che essere stabilite per concorrere a una corretta e lineare gestione, nel rispetto e a tutela delle rispettive caratteristiche e responsabilità.
  Infine, non essendovi distinzione tra la personalità giuridica del comune e del gruppo comunale di protezione civile, non è possibile immaginare mezzi di proprietà del gruppo comunale: questi sono infatti affidati dal comune al gruppo per l'espletamento dell'attività di protezione civile. Anche la clausola di invarianza della spesa è giustificata dal fatto che nel bilancio del comune sono previsti, da un lato, capitoli di entrata in cui introitare le somme eventualmente provenienti da contributi, enti, sponsorizzazioni, donazioni, eccetera; dall'altro, capitoli di spesa su cui imputare gli oneri relativi all'attività di gestione del GCVPC.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   SOUMAHORO. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   i vasti incendi propagatisi in questi giorni hanno interessato vaste aree della Sicilia, e, in particolare a Palermo e provincia, sono state notti di fuoco;

   la Protezione civile invita a non uscire di casa per via del rischio diossina, visto che, in alcuni tratti, l'aria risulta irrespirabile;

   peraltro è stato chiuso l'aeroporto di Palermo, fino alle 11.00 del 25 luglio 2023, e sospesa la circolazione dei treni tra Palermo Notarbartolo e Punta Raisi, per un incendio nei pressi della linea ferroviaria; un vasto incendio ha, poi, praticamente mandato in fumo l'area del parco archeologico di Segesta; il tempio la scorsa notte era avvolto dal fuoco;

   a Messina, le fiamme hanno interessato la riserva naturale di Tindari, provocando anche la distruzione di un'area di servizio sul tratto di A20 limitrofo, la provincia di Catania, quelle di Caltanissetta, Enna e Trapani, l'isola di Pantelleria;

   le interruzioni delle vie di collegamento provinciali, autostradali e ferroviarie si sono protratte per ore, impedendo ai mezzi di soccorso di raggiungere varie aree dove era stato richiesto il loro intervento;

   ad oggi, le vittime accertate sono tre;

   gli sfollati a causa degli incendi in molti casi non hanno ricevuto assistenza immediata, dovendo provvedere autonomamente a sopperire alle mancanze di un sistema poco efficiente per rispondere ad eventi di una portata simile;

   a quanto riportato dalle cronache, dai sindaci di alcune città e dai dati ufficiali di enti e associazioni, la natura di gran parte degli incendi verificatisi è dolosa;

   le flotte di terra degli organi preposti allo spegnimento degli incendi sono insufficienti per dare risposta efficiente alle migliaia di richieste pervenute nelle scorse ore;

   come noto, l'impatto degli incendi è devastante per più motivi, non ultimo perché portano al disboscamento, al quale seguono le frane;

   tutti gli anni accade quello che sta accadendo, il problema ormai è decisamente «endemico», non tanto emergenziale;

   gli incendi avvengono per diverse cause: lo spopolamento, l'emigrazione, la depressione economica e l'incuria generale espongono sempre più la superficie territoriale della Sicilia (ma anche di tutto il sud Italia) ad un crescente rischio d'incendi, rivelando un sistema di prevenzione estremamente carente;

   le cause di tutti questi incendi dolosi (perché nella quasi totalità dei casi si tratta di incendi dolosi) sono varie, ma ad avviso dell'interrogante, poco indagate e contrastate, sia nei casi di «mitomani», sia nella alta percentuale di incendi correlati ad attività illecite e con l'interesse di gruppi mafiosi;

   di fatto, non esistono sistemi di sorveglianza e videosorveglianza che riescano ad individuare i piromani, con una quasi completa impunità di chi commette tale reato, salvo rare eccezioni;

   in generale, è opinione dell'interrogante che l'attuale impianto normativo giuridico non penalizzi a sufficienza tale reato, che dovrebbe essere considerato alla pari del disastro ambientale doloso grave, con aggravanti quali il tentato omicidio o simili;

   è evidente la necessità di una gestione efficace ed efficiente del fenomeno, anche per tutelare l'incolumità dei residenti, nonché dei turisti presenti nel territorio, oltre che per tutelare il territorio siciliano –:

   se i Ministri interrogati non intendano procedere ad un'adeguata e tempestiva programmazione e riorganizzazione del sistema antincendi al fine, quantomeno, di limitare i danni provocati dagli incendi boschivi – ormai, da anni, una emergenza nazionale – e se non ritengano di adottare iniziative di competenza volte a potenziare al più presto la dotazione di risorse e mezzi dedicati alla gestione degli incendi.
(4-01416)

  Risposta. — Sulla scorta degli elementi informativi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Tra il 24 e il 27 luglio la Regione Siciliana ha stimato il coinvolgimento negli incendi di una superficie di territorio boscato pari a 2.497,09 ettari e di una superficie di territorio non boscato pari a 4.327,27 ettari. Nei restanti giorni del mese di luglio, gli incendi registrati hanno coinvolto zone prevalentemente boschive del messinese, del siracusano e del trapanese, ma non sono stati registrati danni a infrastrutture, abitazioni, uomini o animali.
  Nel periodo 24-26 luglio, a fronte dell'intenso lavoro svolto dalla Regione Siciliana dove hanno operato le squadre di terra del Corpo forestale della regione, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e quelle dei volontari AIB (lotta agli incendi boschivi) con il supporto anche dei mezzi aerei regionali, sono pervenute al dipartimento della Protezione civile complessivamente 33 richieste di concorso aereo, che hanno determinato: n. 120 sortite/missioni; n. 218 ore di volo di cui 120 sul fuoco; n. 861 lanci, con sgancio di circa 4.544.600 litri di estinguente (miscela composta da acqua salata/dolce e schiumogeno o ritardante).

  Per fronteggiare gli incendi con il maggior numero di velivoli, oltre alla flotta AIB di Stato (Canadair CL-415 ed elicottero Erickson S-64) è stato richiesto un ulteriore supporto all'amministrazione della difesa con assetti aerei della Marina militare (AB-212) e dell'Aeronautica militare (HH-139).
  Tutte le segnalazioni di incendi che hanno interessato la Regione Siciliana nel mese di luglio sono state attentamente seguite dal dipartimento della Protezione civile attraverso la sala situazione Italia, in costante contatto con la sala operativa regionale e le prefetture interessate. Diversi comuni hanno attivato Coc per la gestione dell'emergenza e per dare supporto alle persone allontanate dagli edifici.
  Con riferimento specifico alla campagna AIB estiva 2023, alla luce dell'esigenza di assicurare la massima efficacia di intervento, nella Regione Siciliana, sono stati rischierati sulla base di Trapani, nel periodo di maggiore impegno, sino ad un massimo di 2 Canadair; inoltre sono stati schierati un AB-212 della Marina militare sulla base di Catania, un HH-139 dell'A.m. sulla base di Trapani e un elicottero Erickson S-64 sulla base di Sigonella. Ulteriormente, in caso di eventi eccezionali-emergenziali e alto rischio incendi nella Regione Siciliana potevano intervenire anche i Canadair rischierati sulle basi di Ciampino, Lamezia Terme e Olbia e un elicottero Erickson S-64 da Reggio Calabria.
  Ciò rilevato, si osserva che la legge 21 novembre 2000, n. 353, recante «legge quadro in materia di incendi boschivi», assegna apposita competenza in materia di lotta agli incendi boschivi (AIB) alle regioni e alle province autonome che, attraverso il «Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi», assicurano il coordinamento delle proprie strutture antincendio con quelle statali ed eventualmente provenienti dalle altre regioni, e gestiscono con una operatività di tipo continuativo nei periodi a rischio le sale operative unificate permanenti.
  Per quanto concerne la lotta attiva, l'articolo 7 della predetta legge quadro affida al dipartimento della Protezione civile la responsabilità di garantire, attraverso il centro operativo aereo unificato (COAU), il coordinamento del concorso della flotta aerea dello Stato. Tale concorso viene svolto come attività di supporto nelle operazioni di spegnimento che le regioni svolgono con l'impiego di risorse terrestri e di velivoli che compongono le flotte regionali.
  Deve altresì evidenziarsi che il comma 3 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 120 del 2021 regola il «Piano nazionale di coordinamento per l'aggiornamento tecnologico e l'accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi», redatto sulla base degli esiti delle attività di ricognizione e valutazione di cui ai commi 1 e 2 del medesimo articolo 1. Nel dettaglio, il dipartimento della Protezione civile provvede alle attività di ricognizione e valutazione avvalendosi di un comitato tecnico le cui finalità attengono, principalmente, alla ricognizione e alla valutazione delle misure urgenti per il rafforzamento del coordinamento, l'aggiornamento tecnologico e l'accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, nonché alla lettura sinottica delle diverse pianificazioni regionali.
  Proprio per la realizzazione del predetto Piano nazionale, il comma 473 dell'articolo 1 della legge di bilancio 30 dicembre 2021, n. 234, ha disposto, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'istituzione di un apposito fondo da trasferire alla Presidenza del Consiglio dei ministri – dipartimento della Protezione civile con una dotazione finanziaria di 40 milioni di euro per l'anno 2022, 50 milioni di euro per l'anno 2023 e 60 milioni di euro per l'anno 2024, di cui 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024 destinati alle regioni e alle province autonome. Conseguentemente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2022 si è provveduto al riparto delle risorse suddette per l'annualità 2022 (e, quindi al riparto tra le regioni e le province autonome dell'importo di 20 milioni di euro).
  Successivamente, secondo le previsioni di cui all'articolo 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri nel giugno e nell'agosto 2023, sono state trasferite le risorse così ripartite nella misura del 90 per cento dell'importo assegnato come anticipazione a seguito della presentazione da parte di ciascuna regione e provincia autonoma di un piano di impiego, anche mediante ricorso all'integrazione di contratti ed attività già in essere; il restante 10 per cento verrà trasferito a saldo a seguito della presentazione della relazione finale di completamento degli interventi e di realizzazione finanziaria degli stessi.
  Nel dettaglio, con il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2022 sono state attribuite alla Regione Siciliana, per l'annualità 2022, risorse finanziarie per un ammontare complessivo pari a 1.139.059,01 euro e in data 19 giugno 2023 è stato trasferito alla sezione tesoreria dello Stato di Palermo il 90 per cento di tale importo (1.025.153,11 euro). Il restante 10 per cento delle risorse assegnate può essere trasferito solo previa presentazione della relazione finale di completamento degli interventi e di realizzazione finanziaria degli stessi da parte della regione.
  Per quanto concerne, poi, l'anno corrente, sono state avviate e completate le previste attività per acquisire dalle regioni e dalle province autonome la ricognizione dei fabbisogni, al fine della predisposizione del relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto, il cui schema è stato esaminato in riunione tecnica in data 20 novembre 2023.
  In ultimo, si rappresenta che ogni anno, prima dell'inizio della campagna AIB, vengono organizzate riunioni plenarie, a cui partecipano le amministrazioni statali, le regioni e le province autonome che devono fronteggiare in modo sinergico il fenomeno degli incendi boschivi, al fine di mitigarne gli effetti sul territorio e sulle comunità, nonché attuare in via preventiva ogni possibile azione atta a prevenire questi fenomeni.
  Durante lo svolgimento della campagna AIB, infine, le amministrazioni competenti partecipano, con cadenza settimanale, alle riunioni della cabina di regia, coordinata dal dipartimento della Protezione civile, istituita per monitorare costantemente l'andamento della campagna stessa e per concordare e mettere in atto le azioni necessarie al potenziamento della lotta attiva.
  In merito al piano straordinario di rimboschimento, si fa presente altresì che l'articolo 10 della legge 21 novembre 2000, n. 353, legge quadro sugli incendi boschivi, vieta per cinque anni, sulle aree percorse dal fuoco, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, al riguardo, ha finanziato e finanzia azioni volte al contrasto del fenomeno degli incendi boschivi tramite vari programmi di finanziamento.
  Sotto tale profilo giova evidenziare come nell'ambito dei fondi PNRR sia anche prevista apposita misura (2, componente 4, investimento 3.1) che mira a destinare risorse a progetti di rimboschimento delle aree urbane ed extraurbane, dove tra l'altro sono previste aree percorse dal fuoco. Nell'ambito del primo avviso 2022 sull'investimento M2C4 I3.1 sono stati approvati progetti per le tre città metropolitane siciliane (Catania, Palermo e Messina) per un complessivo importo pari ad oltre 27 milioni di euro. Ulteriori risorse potranno essere destinate alle medesime aree metropolitane in base all'avviso 2023-2024 che grava sul medesimo investimento a saturazione delle risorse finanziarie disponibili. I termini di partecipazione all'avviso sono scaduti lo scorso 6 ottobre, le relative procedure di valutazione sono in corso e dovrebbero essere finalizzate nel corrente anno.

Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci.


   VARCHI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il peschereccio italiano Orizzonte, della marineria di Siracusa, è stato attaccato in acque internazionali da una motovedetta libica che, secondo quanto riportato da organi di stampa, ha «esploso contro numerosi colpi di mitra»;

   la denuncia arriva dal presidente della Federazione armatori siciliani, Fabio Micalizzi: «L'equipaggio e il comandante del peschereccio sono stati miracolosamente in grado di mettersi in salvo, ma l'imbarcazione ha subito numerosi colpi di mitra che l'hanno resa ingovernabile»;

   come spiegato in una nota ufficiale degli armatori, nel «vile» attacco «È stata danneggiata la cabina di comando, per non parlare del timone della barca. Sono saliti a bordo, sottraendo la scheda del telefono satellitare, per cui non è stato possibile comunicare nell'immediato, L'allarme è stato poi dato a Roma e il Governo ha inviato un aereo per prestare assistenza al peschereccio. Ci hanno rassicurato che non vi sono feriti tra i componenti dell'equipaggio, il comandante, probabilmente per la paura, ha avuto un mancamento. La barca è alla deriva perché il timone non funziona e si è stabilito un contatto con la Marina militare che invierà una unità per risolvere il problema tecnico. A quel punto, si provvederà a recuperare le attrezzature di pesca, che hanno un valore di circa 30 mila euro»;

   il peschereccio «Orizzonte», abilitato alla pesca mediterranea, è iscritto al compartimento marittimo di Catania, l'armatore è siracusano come l'equipaggio, composto dal comandante e da cinque marinai, e nel momento in cui è stato raggiunto da una raffica di proiettili era a 94 miglia da Misurata, in acque internazionali;

   secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, il peschereccio italiano sarebbe stato fermato da una nave libica, forse proprio una di quelle donate dal Governo italiano, con l'accusa di pescare all'interno della Zona marittima esclusiva libica e solo l'intervento tempestivo della Marina militare italiana ha consentito di sventare un possibile sequestro;

   già nello scorso mese di febbraio milizie libiche avevano minacciato e tentato di sequestrare quattro pescherecci italiani, attacco sventato anche in questa occasione grazie all'intervento della nave militare italiana «San Marco»;

   questo ennesimo gravissimo episodio è un nuovo campanello di allarme che merita particolare attenzione da parte delle istituzioni, con particolare riguardo a uno scenario di politica internazionale che vede la Libia da tempo rivendicare unilateralmente la «proprietà» di specchi di mare in violazione di tutte le norme internazionali, mentre i nostri pescatori sono costretti a operare in un tratto di mare limitato e, soprattutto, con il rischio di abbordaggi, sequestri o addirittura di subire attacchi con armi da fuoco –:

   di quali informazioni disponga il Governo in merito ai gravi fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti dei pescatori italiani che operano in acque internazionali e per assicurare loro la possibilità di continuare a pescare in quelle acque.
(4-01390)

  Risposta. — In merito all'evento occorso al motopesca Orizzonte lo scorso 18 luglio, la Marina militare, non appena ricevuta notizia dell'accaduto, ha da subito intrapreso le misure necessarie a salvaguardare l'incolumità dei marittimi presenti a bordo del motopesca – anche offrendo assistenza medico-sanitaria e logistica – nonché a garantire l'adeguata cornice di sicurezza a favore degli altri pescherecci italiani presenti nelle vicinanze.
  La forza armata ha, inoltre, provveduto a identificare la motovedetta della Guardia costiera libica, responsabile, in base alle dichiarazioni del comandante del motopesca, di aver esploso colpi di arma da fuoco verso lo scafo e le sovrastrutture del peschereccio, di averlo abbordato e di averne sequestrato il carico e manomesso gli apparati satellitari.
  Ripercorrendo nel dettaglio la vicenda, ricevuta notizia dell'abbordaggio del motopesca – avvenuto a circa 6,5 miglia nautiche a nord dal limite esterno della zona di protezione pesca libica – la Marina militare faceva dirigere verso il natante l'elicottero di nave
Orione, unità impiegata nell'operazione «Vigilanza Pesca» nel Mediterraneo centrale. Il velivolo, al momento dei fatti situato a circa 90 miglia nautiche a ovest del peschereccio, giungeva nella zona dell'evento alle 08.30 circa e constatava la presenza, in prossimità del motopesca, della motovedetta WPBF 664 «Hoon» della Guardia costiera libica che, all'arrivo dell'elicottero, si allontanava di alcune miglia.
  L'elicottero interloquiva via radio con la motovedetta, accertandosi che a bordo del motopesca non vi fosse personale libico e che l'equipaggio fosse in buone condizioni di salute.
  Nave
Orione, raggiunto il motopesca alle 18.00 circa, vi inviava a bordo proprio personale per sincerarsi delle buone condizioni dei marittimi – 7 in totale – e per acquisire ogni informazione sull'evento.
  Nella circostanza, il comandante del motopesca confermava ai militari di avere ripreso il pieno governo della propria unità, di non avere alcuna necessità da rappresentare e di voler fare rotta verso le coste italiane non appena recuperate le attrezzature da pesca.
  Quanto alla motovedetta libica, attesa l'impossibilità di avvicinarvisi in considerazione della distanza e delle prioritarie esigenze di assistenza ai motopesca italiani nell'area, essa veniva monitorata fino al suo definitivo rientro in acque libiche.
  Gli altri pescherecci italiani presenti nell'area – 5 in totale – dopo esser stati informati sulla situazione in atto affinché lasciassero l'area quanto prima, venivano concentrati in un'unica formazione nella quale, al fine di prevenire e fronteggiare eventuali ulteriori azioni ostili ad opera dei libici, si inserivano i militari della brigata marina San Marco a protezione dei natanti e degli equipaggi. Nella circostanza, è stato altresì possibile prestare soccorso sanitario a un marittimo che aveva accusato un malore a bordo di uno dei motopesca operanti in area.
  Per completezza di informazione, nella gestione dell'evento la Marina militare impiegava altresì:

   Nave Vulcano (presente nel Mediterraneo centrale nell'ambito dell'operazione «Mediterraneo Sicuro»), con il compito di avvicinarsi quanto prima al luogo dell'evento;

   l'elicottero rischierato presso il distaccamento operativo di base di Pantelleria, che ha contribuito alle operazioni di messa in sicurezza dei pescherecci italiani;

   un velivolo da pattugliamento marittimo P-72 che, decollato dalla base di Sigonella, dirigeva sul luogo dell'evento al fine di monitorare l'attività della motovedetta libica.

  Come evidenziato anche dal Comandante del motopesca, il tempestivo intervento degli assetti della Marina militare ha generato un effetto di deterrenza e dissuasione, facendo desistere la motovedetta libica dal proseguire l'azione di abbordaggio, determinandone l'allontanamento dall'area ed evitando al contempo la reiterazione della propria condotta nei confronti delle altre imbarcazioni da pesca italiane nell'area.
  A seguito delle azioni intraprese e ricostruiti compiutamente i fatti, la Marina militare provvedeva a informare dell'episodio sia l'ufficio diplomatico italiano a Tripoli sia l'autorità giudiziaria per le conseguenti analisi e valutazioni.
  Tanto chiarito sullo specifico episodio, su un piano più generale va evidenziato che la Marina militare, con l'operazione «Mare Sicuro», avviata nel 2015 e ridenominata «Mediterraneo Sicuro» a partire dal 2022, è costantemente presente nell'area del mar Mediterraneo a protezione degli interessi nazionali.
  Tra i compiti dell'operazione, disimpegnati con assetti navali, aerei e subacquei, evidenzio la salvaguardia della libertà di navigazione e, in particolare, la vigilanza sulle attività di pesca a tutela della flotta peschereccia nazionale, unitamente al contrasto a ogni forma di traffico illecito.
  In tale contesto, la Marina militare continuerà a operare garantendo la presenza e la vigilanza nell'area con i propri assetti aero-navali, in aderenza all'articolo 111 del codice dell'ordinamento militare.

Il Ministro della difesa: Guido Crosetto.