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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 18 dicembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    con l'espressione «medicina difensiva» s'intendono comunemente quelle decisioni, attive od omissive, non obbligatoriamente consapevoli, che i medici prendono non valutando in maniera preminente il criterio essenziale del bene del paziente quanto piuttosto l'intento di evitare di essere accusati per non aver effettuato tutte le indagini e prescritto tutte le medicine esistenti, o, al contrario, per aver effettuato trattamenti ad alto rischio d'insuccesso o di complicanze per il paziente;

    sia essa «medicina difensiva positiva» (quando si prescrivono al paziente esami e terapie non necessarie), o «medicina difensiva negativa» (che evita diagnosi o procedure troppo invasive al paziente stesso), essa nasce da un sempre maggior incremento della conflittualità tra medico e paziente (o famiglia dello stesso);

    come rilevato da più fonti, ogni anno, in Italia vengono intentate 35.600 nuove azioni legali, mentre ne giacciono 300 mila nei tribunali, contro medici e strutture sanitarie pubbliche. Risulta che oltre il 90 per cento dei casi si traduca in un nulla di fatto, ma questa situazione non garantisce non solo il medico e la struttura sanitaria ma anche lo stesso paziente;

    infatti, la sicurezza e la qualità delle cure rappresentano gli elementi fondamentali di tutte le prestazioni e sono obiettivi prioritari del Servizio sanitario nazionale, ma essa non può essere scissa dalla qualità delle cure, ed è indispensabile completamento e necessaria evoluzione dell'articolo 32 della nostra Carta costituzionale;

    in questo quadro il medico deve prendere costantemente difficili decisioni, affrontando scelte complesse ed anche dolorose, che non possono fondarsi sul timore di eventuali ripercussioni in ambito giudiziario ma che devono garantire la salvaguardia dei diritti umani e dei princìpi etici dell'esercizio professionale indicati nel codice deontologico, al fine della tutela della salute individuale e collettiva;

    è, però, di tutta evidenza che la costante crescita di cause contro i medici e le strutture sanitarie non garantisce quella necessaria serenità che è propedeutica, come detto, alla presa di decisioni complesse. Se, infatti, come detto, la stragrande maggioranza dei casi si risolve in assoluzioni o archiviazioni, il processo che il medico si trova a subire ingiustamente è lungo, logorante, e non spinge certo lo stesso medico e i colleghi che ne vivono le vicissitudini ad agire come sarebbero chiamati a fare, mentre, anche a livello inconscio, possono essere propensi a tutelare sé stessi;

    anche per porre un freno a questa situazione è stata approvata la legge n. 24 dell'8 marzo 2017 (Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie), detta «Gelli-Bianco» dal nome dei primi firmatari, che aveva lo scopo di ridefinire la responsabilità del personale sanitario operando un accorto bilanciamento tra i diritti del medico e quelli del paziente, con l'introduzione di garanzie e concentrandosi su un paradigma diverso da quello tradizionale, dando priorità alla prevenzione dei rischi e degli eventi avversi, con l'istituzione di un sistema nazionale, regionale e aziendale di monitoraggio e prevenzione;

    si tratta di un dato positivo ma che non è stato sufficiente a ridurre la conflittualità e a porsi come deterrente alla «medicina difensiva», proprio in un sistema come quello medico che non può esistere se si trova a dover affrontare il rischio continuo di indagini penali e di accuse gravi e, spesso, non giustificate;

    oltre al fatto che, mancando ancora alcuni dei decreti attuativi che la legge n. 24 del 2017 prevedeva e che, quindi, non si è ancora proceduto alla completa attuazione della stessa, vi è un'osservazione che deve essere fatta. Come è noto, l'articolo 6 della citata legge introduce nel codice penale la fattispecie della «Responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario», che al comma 1, secondo paragrafo, stabilisce: «Qualora l'evento si sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida come definite e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultino adeguate alle specificità del caso concreto»;

    la questione si pone non tanto sulle linee guida, redatte in base a criteri validati in letteratura, ma per quel che riguarda le «buone pratiche clinico-assistenziali», che sono difficilmente definibili, nonostante alcune si trovino indicate nel sito dell'Istituto superiore di sanità;

    infatti, le buone pratiche non appaiono facilmente standardizzabili, dipendendo da un insieme di fattori molto variabile, legati al paziente, all'età, alla presenza contemporanea di più patologie, e non possono che basarsi sulle conoscenze e sull'esperienza del singolo medico;

    un ruolo importantissimo, come mostrato dalla tremenda esperienza dell'epidemia di Covid-19, è svolto dalla medicina territoriale, ossia da tutte quelle prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno finalità preventive e si presentano come alternativa all'ospedalizzazione e che, inoltre, che sono volte a garantire la continuità assistenziale per i pazienti dimessi dagli ospedali (fase post-acuta) e che hanno patologie croniche. Dovrebbero garantire inoltre un'integrazione tra il livello sanitario primario e i livelli superiori;

    si fa riferimento, in particolare, ai medici di medicina generale (Mmg), ai pediatri di libera scelta, ai medici di continuità assistenziale (guardia medica) e ai medici specialisti ambulatoriali. Tutte queste figure sono particolarmente esposte a richieste di risarcimento da parte dei pazienti ma anche a gravi aggressioni fisiche, e necessitano di una tutela importante per poter svolgere i loro delicati compiti a tutela della salute delle persone che a loro si affidano;

    il 17 settembre si celebra la «Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita», per aumentare la consapevolezza e l'informazione degli operatori sanitari e dei pazienti e diffondere la cultura della sicurezza delle cure come parte fondamentale del diritto alla salute, con al centro la persona assistita per quel che riguarda la programmazione delle scelte sanitarie ed il coinvolgimento nel processo assistenziale. Si tratta di obiettivi fondamentali ma che rischiano di essere compromessi da una sempre maggiore conflittualità come quella sopra indicata;

    appare necessaria, proprio nell'ottica della «Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita», immaginare non solo interventi legislativi a tutela dei medici e del personale sanitario ma anche di formazione costante volti, tra l'altro, ad una vera umanizzazione della cura, in modo da avvicinare concretamente medici e pazienti che sono tutti impegnati nella stessa battaglia contro la malattia e per una sempre maggiore efficacia delle cure, oltre che nella prevenzione,

impegna il Governo:

1) nell'ottica della piena attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, a valutare la possibilità di assumere iniziative normative di competenza per giungere ad una vera depenalizzazione dell'atto medico, fatte salve, ovviamente, quelle situazioni particolari e limitate nelle quali si possa riscontrare colpa grave o dolo, bilanciando l'esigenza di salvaguardia degli operatori sanitari – e quindi la loro serenità nelle scelte necessarie per il paziente – da iniziative giudiziarie ingiuste con i diritti del paziente, che deve comunque poter adire il giudice civile qualora si ritenga danneggiato da episodi gravissimi di negligenza medica;

2) a procedere quanto prima all'adozione dei decreti attuativi previsti dalla legge «Gelli-Bianco» e non ancora emanati, in modo da dare piena e completa attuazione alla legge n. 24 del 2017;

3) ad adottare iniziative per giungere, per quanto di competenza e in accordo con le istituzioni sanitarie, ad una definizione chiara di «colpa grave»;

4) a realizzare concretamente, per quanto di competenza, l'attivazione, laddove necessario, ed il funzionamento della struttura di risk management già prevista dalla legge n. 24 del 2017;

5) a favorire, per quanto di competenza, le iniziative volte alla realizzazione di una formazione continua sulle relazioni di cura, con particolare attenzione alla loro umanizzazione, e facendo attenzione anche alle nuove modalità di interazione con la persona assistita (digitalizzazione, telemedicina, intelligenza artificiale), prevedendo, anche laddove necessario, nuove linee guida ed eventuali interventi normativi;

6) a procedere, per quanto di competenza, alla modifica ed omogeneizzazione delle linee guida cliniche, facendo riferimento in particolare all'Istituto superiore di sanità (posto che attualmente risulta che ne esistano un centinaio prodotte dalle società scientifiche accreditate);

7) a rendere operativo il protocollo d'intesa tra il Consiglio nazionale forense, il Consiglio superiore della magistratura e la Fnomceo per quel che riguarda la revisione degli albi dei periti e dei consulenti tecnici, redigendo al riguardo linee guida coerenti con la legge n. 24 del 2017;

8) ad adottare con urgenza ogni iniziativa, per quanto di competenza, volta a salvaguardare i trattamenti pensionistici di tutti gli esercenti le professioni sanitarie;

9) a prevedere, per quanto di competenza, con particolare attenzione all'emergenza-urgenza, misure volte ad incentivare la scelta da parte dei medici delle specializzazioni ove maggiore è la carenza di professionisti;

10) a predisporre iniziative volta a garantire all'interno del Ssn le disposizioni previste nella Carta europea dei diritti del malato presentata a Bruxelles il 15 novembre 2002, volta a garantire un alto livello di protezione della salute umana assicurando l'elevata qualità dei servizi erogati dai diversi sistemi sanitari nazionali in Europa.
(1-00225) «Girelli, Furfaro, Gianassi, Malavasi, Serracchiani, Ciani, Stumpo».


   La Camera,

   premesso che:

    la medicina difensiva, in senso stretto, identifica la condotta del sanitario che, nel prendere decisioni in relazione ad un paziente, fa prevalere l'esigenza di evitare le conseguenze giudiziarie rispetto alla tutela della salute del paziente stesso e a tal fine può compiere atti di cura o esami in eccesso (medicina difensiva attiva) ovvero omettere i predetti atti fino ad arrivare talvolta a non prendere in cura il paziente (medicina difensiva passiva);

    il sanitario che mette in atto una medicina difensiva attiva abusa di esami, accertamenti sanitari, pratiche cliniche con rilevanti conseguenze sui costi stessi, sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale pubblico e universalistico, sul bilancio stesso del paziente e della sua famiglia se si tratta di costi non coperti dal Ssn; non meno grave è la condotta del sanitario che per evitare conseguenze giudiziarie rifiuta l'intervento di propria competenza perché ritenuto troppo rischioso;

    in letteratura la pratica della medicina difensiva è generalmente suddivisa in positiva, quando i medici prescrivono visite, farmaci o esami superflui, e negativa, quando i medici si rifiutano di curare pazienti ad alto rischio o di assumere incarichi ad alto rischio di contenzioso;

    i pazienti sono le prime vittime, soprattutto della medicina difensiva negativa, allorquando non riescono a trovare medici disposti ad effettuare interventi chirurgici potenzialmente risolutivi ma rischiosi;

    l'attuale grave crisi di personale nei pronto soccorso, con tempi di attesa che superano le otto ore per ricevere una visita, è causata, in parte, anche dall'elevato rischio di ricevere denunce per i medici che vi lavorano;

    tutti gli organismi europei, ormai da diversi anni, hanno indicato la necessità di adottare misure di prevenzione a livello normativo ed operativo per assolvere all'obbligo di tutela della vita e dell'integrità psico-fisica dei pazienti, riducendo al minimo i rischi connessi;

    la 72a Assemblea mondiale della sanità (WHA72) nel maggio 2019 ha adottato una risoluzione sull'Azione globale sulla sicurezza dei pazienti che riconosce la sicurezza dei pazienti come una priorità sanitaria globale e sottolinea che nessuno dovrebbe essere danneggiato nell'assistenza sanitaria e chiede all'OMS di formulare un piano d'azione globale per la sicurezza dei pazienti;

    secondo quanto riportato sul sito dell'Oms, le pratiche terapeutiche non sicure e gli errori terapeutici sono una delle principali cause di lesioni e danni evitabili nei sistemi sanitari di tutto il mondo; a livello globale, il costo associato agli errori terapeutici è stato stimato in 42 miliardi di dollari all'anno;

    secondo il Global Patient Safety Action Plan 2021-2030 dell'Oms, «si stima che un paziente su dieci è soggetto a un evento avverso mentre riceve cure ospedaliere nei Paesi ad alto reddito. Le prove disponibili suggeriscono che 134 milioni di problemi derivanti da cure non sicure si verificano negli ospedali dei Paesi a basso e medio reddito, contribuendo a circa 2,6 milioni di decessi ogni anno. Secondo le recenti stime, il costo sociale del danno ai pazienti può essere valutato tra un trilione e due trilioni di dollari l'anno.»;

    talune ricerche sulla medicina difensiva hanno restituito dati allarmanti secondo cui circa il 70 per cento dei medici ha messo in atto, almeno una volta nell'arco della carriera, una strategia di medicina difensiva e più del 10 per cento dei medici è coinvolto in una controversia legale;

    il ricorso da parte dei medici a comportamenti «protettivi» come la medicina difensiva, e quindi alla richiesta di visite, esami, farmaci e altre pratiche cliniche superflue utili in caso di contenzioso, risulta in forte crescita ed è associato, secondo le più recenti inchieste, alle circa 300 mila le cause per colpa medica, 35 mila ogni anno le richieste di risarcimento. La maggior parte riguarda l'attività chirurgica (38,4 per cento), omesse o errate diagnosi (20,7 per cento) errori terapeutici (10,8 per cento), infezioni nosocomiali (6,7 per cento);

    nonostante l'80 per cento delle cause intentate finisca in un'assoluzione o archiviazione, la preoccupazione e il malessere della classe medica è costante perché, comunque, le indagini vengono avviate e i processi continuano ad aver corso lasciando stremati i sanitari, costretti ad affrontare defatiganti difese in punto di fatto e di diritto e a fare ricorso a consulenti tecnici e avvocati specialisti del settore;

    il fenomeno della medicina difensiva è cresciuto dunque in maniera concomitante all'aumento del contenzioso legale per malpractice medica. Più aumentano i contenziosi medico – legali e la loro percezione nella classe medica, più aumenta il ricorso alla medicina difensiva che sottrae risorse a chi ha un bisogno effettivo di cure. Più si riduce l'effettiva disponibilità di risorse sanitarie e più aumentano i danni ai pazienti e quindi il contenzioso medico legale. Si tratta, dunque, di un circolo vizioso per cui il fenomeno è sia causa che conseguenza delle azioni giudiziarie;

    la crescita esponenziale del fenomeno ha determinato anche la difficoltà di trovare copertura assicurativa idonea per i sanitari e per le strutture sanitarie, con una diminuzione dell'offerta da parte delle compagnie assicurative ed un aumento insostenibile dei premi assicurativi, soprattutto per talune specialità sanitarie;

    indubbiamente sulla medicina difensiva ha influito l'avanzamento e la diffusione delle conoscenze in medicina che ha determinato un innalzamento delle aspettative da parte del paziente e dei suoi familiari;

    significative sono inoltre le stime della cosiddetta mortalità evitabile (somma tra mortalità prevenibile e mortalità trattabile) le quali suggeriscono che entro i 75 anni di età si osservano circa 300 mila decessi evitabili, dei quali il 50 per cento trattabili (vedi Rapporto MEV 2020-2021);

    anche la riduzione della spesa sanitaria ha indubbiamente cronicizzato il fenomeno a causa della riduzione dell'organico delle strutture sanitarie che ha deteriorato le condizioni di lavoro del personale sanitario, stressato da turni massacranti e da stipendi inadeguati, con rilevanti conseguenze sulla salute quale diritto esigibile costituzionalmente garantito;

    la carenza di risorse umane e stipendi sensibilmente al di sotto della media europea aumenta esponenzialmente la pratica della medicina difensiva poiché il personale sanitario non si trova ad operare in un contesto sicuro e soddisfacente; i dipendenti delle strutture sanitarie pubbliche si trovano ad effettuare straordinari esorbitanti con un inevitabile aumento del rischio di errore medico;

    la crescita esponenziale del cosiddetto fenomeno dei gettonisti favorisce ulteriormente il rischio clinico poiché crea contesti poco fidelizzati e privi di coordinamento; la precarizzazione e il conseguente carico di lavoro di taluni contesti sanitari ed ospedalieri, come ad esempio le aree dell'emergenza, rende meno appetibili le specializzazioni necessarie per lavorare in quei contesti;

    per le suesposte ragioni e per le bene note fragilità del nostro Ssn, il personale sanitario sta rappresentando proprio in questi giorni tutta la propria insoddisfazione rispetto a condizioni di lavoro ormai sempre più insostenibili e rispetto a progressivi definanziamenti del Servizio sanitario pubblico e finanche del sistema pensionistico che indurrebbe addirittura il personale medesimo ad abbandonare il sistema sanitario pubblico prima ancora dei tempi ordinari;

    caratteristiche del fenomeno sono dunque: l'assenza di serenità per il sanitario, la sfiducia nel Ssn del paziente che non riceve le cure adeguate, la crescita esponenziale dei costi per l'intera collettività per prestazioni in realtà evitabili e, infine, il sacrificio della prevenzione;

    le conseguenze della medicina difensiva hanno, peraltro, un impatto sociale importante: dall'aggravio economico sul bilancio dello Stato (si stima che in Italia la medicina difensiva abbia un costo di 165 euro pro capite), senza che a ciò corrisponda un aumento di qualità e di sicurezza del Servizio sanitario nazionale, all'aumento dei premi assicurativi a carico del personale sanitario, sino ad arrivare alla conseguente limitazione del diritto alla salute riconosciuto dall'articolo 32 della nostra Costituzione;

    le ripercussioni in termini economici per il Ssn nel suo complesso sono rilevanti. Sebbene il costo della medicina difensiva non sia facilmente quantificabile, secondo stime recenti di AgeNaS, in Italia esso si aggirerebbe intorno al 10 per cento della spesa sanitaria complessiva, pari a circa 9-10 miliardi di euro l'anno (0,75 per cento del Pil); a ciò si aggiunga l'ulteriore considerazione che tutto questo costa ai contribuenti 22,5 miliardi di euro l'anno, ossia il 15 per cento della spesa sanitaria annuale, condizionando gravemente l'attività assistenziale;

    nel 2017 il legislatore è intervenuto per cercare di contrastare il fenomeno in maniera sistemica, attraverso la legge n. 24 del 2017, cosiddetta «legge Gelli» dal nome del suo estensore, che, nelle fasi di approvazione della legge medesima, ebbe modo di rappresentare che: «[...] la medicina difensiva rappresenta circa tra l'11 per cento e il 23 per cento di tutte le prestazioni [...]: nel dettaglio i medici dichiarano di prescrivere farmaci (53 per cento), visite specialistiche (73 per cento), esami di laboratorio (71 per cento), esami strumentali (76 per cento) e ricoveri (50 per cento) anche per il timore di ricevere una denuncia da parte dei pazienti (78 per cento). Per quanto riguarda l'impatto economico, la medicina difensiva incide sui costi del Servizio sanitario nazionale per il 10,5 per cento circa, per una cifra pari a 10 miliardi di euro»;

    con l'intervento legislativo si è percorsa la prevalente strada di attenuare la responsabilità del sanitario e nel contempo di risarcire, ove possibile, i pazienti attraverso l'istituzione di un fondo per le vittime di malasanità; più in particolare, è stato introdotto un nuovo articolo nel codice penale, il 590-sexies, che prevede l'esclusione della responsabilità penale del sanitario per morte o lesioni, nel caso di imperizia e di colpa lieve, a condizione che il sanitario abbia agito in conformità a linee guida o, in mancanza di esse, seguendo le buone pratiche clinico-assistenziali;

    a più di sei anni di distanza dall'approvazione della legge in questione, mancano ancora taluni decreti attuativi che di fatto la rendono inefficace per la parte precipuamente intesa a definire i criteri e le modalità per la vigilanza e il controllo sulle imprese di assicurazione che intendano operare in àmbito sanitario e sui requisiti minimi delle polizze assicurative;

    senza i decreti attuativi della cosiddetta legge Gelli, di fatto, non si consente al soggetto danneggiato di agire direttamente, entro i limiti del massimale, nei confronti dell'impresa di assicurazione e né è operativo il «Fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria», che dovrebbe essere alimentato dal versamento di un contributo annuale dovuto dalle imprese assicuratrici operanti nel ramo, destinato a risarcire il danno in caso di esubero rispetto al massimale assicurativo, di insolvenza della compagnia, o di assenza di copertura assicurativa per recesso dell'impresa o per sopravvenuta cancellazione dall'albo della medesima;

    per la parte comunque attuata, la cosiddetta legge Gelli non si è mostrata risolutiva dei problemi di contesto sopra esposti soprattutto in riferimento alla colpa medica e la fragilità dell'impianto complessivo si è disvelata in maniera palese proprio durante la pandemia;

    guardando oltre i confini nazionali, sul tema della responsabilità sanitaria rileva l'esperienza dell'ordinamento francese che seguendo lo stesso percorso italiano dell'aumento esponenziale dei contenziosi giudiziari e della difficoltà di trovare idonee coperture assicurative, con due provvedimenti normativi del 2002 ha ridelineato il regime della responsabilità sanitaria prevedendo sia il rimedio tradizionale della responsabilità civile ancorata alla colpa sia il sistema di solidarietà sociale, cosiddetto «no-fault», che devolve il ristoro o indennizzo ad un sistema di sicurezza sociale, alternativo ad un eventuale risarcimento ottenuto in sede giudiziaria, con un diritto di rivalsa nei confronti del responsabile con colpa grave, nell'ipotesi in cui si dovessero verificare dei danni in assenza di una chiara responsabilità del professionista, della struttura o di un produttore;

    viene previsto in Francia, in maniera solidaristica, un fondo di garanzia nazionale che si fa carico dei danni irreversibili e gravi avvenuti in corso di trattamento sanitario. L'istituzione di tale fondo che eroga indennizzi è più economica rispetto al pagamento di polizze assicurative da parte di enti e strutture del Servizio sanitario nazionale, inoltre, riduce il numero totale di cause, che si genera in un sistema basato sulla colpa come il nostro;

    in Italia esiste già, per alcune limitate fattispecie, la possibilità di ottenere un indennizzo solidaristico. Le due più importanti differenze rispetto al sistema francese sono:

     a) il meccanismo dell'indennizzo italiano si va, nella pratica, a sommare al tentativo giudiziario di ottenere un risarcimento;

     b) il meccanismo dell'indennizzo italiano è limitato a poche fattispecie;

    un regime ad indennizzo alternativo al ristoro per via giudiziaria può ridurre invece le spese per la medicina difensiva,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire nelle strutture sanitarie, attraverso l'assunzione di personale, condizioni di lavoro idonee e tali da contenere il fenomeno della medicina difensiva che, a causa della riduzione dell'organico e del deterioramento delle condizioni di lavoro del personale sanitario, stressato da turni massacranti e da stipendi inadeguati, rischia di crescere esponenzialmente, con rilevanti conseguenze sulla salute quale diritto esigibile costituzionalmente garantito;

2) a garantire al personale sanitario condizioni economiche e contrattuali idonee e comunque non inferiori alla media europea, salvaguardando risorse congrue per il trattamento pensionistico del personale medesimo senza intaccare le risorse del Fondo sanitario nazionale;

3) a rendere appetibili le specializzazioni attualmente carenti attraverso opportuni incentivi economici da concordare con le organizzazioni sindacali e a garantire agli specializzandi condizioni di lavoro dignitose e rispettose eliminando ogni forma di sfruttamento del loro lavoro, rendendo obbligatoria la timbratura elettronica per gli specializzandi medesimi;

4) ad assumere ogni iniziativa opportuna, anche di carattere normativo, per assicurare agli infermieri un adeguato riconoscimento economico e professionale, garantendo l'autonomia professionale per alcune specializzazioni cliniche infermieristiche;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, attraverso uno straordinario piano assunzionale, un adeguato numero di operatori sociosanitari, per permettere un'efficace gestione dell'assistenza e un'efficace interazione e integrazione delle diverse professionalità coinvolte;

6) a dare attuazione alla legge n. 24 del 2017, cosiddetta «legge Gelli», adottando i relativi decreti attuativi la cui mancanza non consente al soggetto danneggiato di agire direttamente, entro i limiti del massimale, nei confronti dell'impresa di assicurazione e ovvero di avvalersi del «Fondo di garanzia per i danni derivanti da responsabilità sanitaria», che dovrebbe essere alimentato dal versamento di un contributo annuale dovuto dalle imprese assicuratrici per risarcire il danno in caso di esubero rispetto al massimale assicurativo, di insolvenza della compagnia, o di assenza di copertura assicurativa per recesso dell'impresa o per sopravvenuta cancellazione dall'albo della medesima;

7) ad avviare una comparazione con l'ordinamento francese al fine di verificare se sia possibile introdurre nel nostro ordinamento il sistema di solidarietà sociale, il cosiddetto «no-fault», che devolve il ristoro o indennizzo ad un sistema di sicurezza sociale, alternativo ad un eventuale risarcimento ottenuto in sede giudiziaria, nell'ipotesi in cui si dovessero verificare dei danni in assenza di una chiara responsabilità del professionista, della struttura o di un produttore, quali ad esempio danni da infezioni nosocomiali, danni da farmaci e da incidenti (traumi, cadute accidentali) avvenuti nelle strutture ospedaliere;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a verificare e documentare nel più breve tempo possibile se in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private siano state costituite unità sul rischio clinico deputate a prevenire che l'organizzazione deficitaria sia causa di danni al paziente per inosservanza degli standard di sicurezza o del generale dovere di diligenza, prudenza, perizia e se tutte abbiano predisposto la prescritta relazione annuale consuntiva sugli eventi avversi verificatisi all'interno della struttura, sulle cause che li hanno prodotti e sulle iniziative messe in atto per contrastarli;

9) a provvedere alla pubblicazione del report annuale sul monitoraggio delle denunce di sinistri, dando evidenza dei dati relativi alle denunce di sinistri e degli eventi sentinella e a rendere permanentemente pubblici i dati attraverso il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità (Simes), al fine di consentire la valutazione dei rischi e il monitoraggio completo degli eventi avversi, di migliorare la gestione del contenzioso e di consentire a tutta la collettività di conoscere la sinistrosità delle aziende sanitarie;

10) ad adottare iniziative volte a rendere pubblico, sul sito del Ministero della salute, l'adempimento circa l'obbligo di trasparenza delle strutture pubbliche e private, con specifico riferimento alla pubblicazione dei dati relativi a tutti i risarcimenti erogati nell'ultimo quinquennio, e verificati nell'ambito dell'esercizio della funzione di monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio sanitario;

11) a promuovere, nel contesto del rischio clinico, la formazione degli operatori alla comunicazione efficace al fine di umanizzare la relazione tra i sanitari e il paziente e suoi familiari e di renderla parte della cura, riducendo il contenzioso medico-legale e il rischio di aggressività;

12) a valutare il costo della medicina difensiva in termini economici, l'impatto sulle liste d'attesa, l'impatto sulla fruibilità del Servizio sanitario nazionale, sugli effetti avversi da farmaci inutili e sul numero di tumori per esposizione a radiazioni ionizzanti non necessarie;

13) a valutare ogni iniziativa utile a ridurre le problematiche connesse alla medicina difensiva, senza aumentare i rischi per i pazienti e senza intaccare il diritto ad un giusto risarcimento in caso di colpa medica;

14) ad assumere ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, volta a bilanciare l'esigenza di salvaguardare gli operatori sanitari da iniziative giudiziarie arbitrarie e ingiuste con la necessità di tutelare i diritti dei pazienti che si ritengano danneggiati da episodi di negligenza medica;

15) a valutare l'opportunità di rendere il sistema di indennizzi per gravi danni alla salute liberamente alternativo per il cittadino rispetto al tentativo di ottenere risarcimento giudiziario;

16) a valutare di adottare iniziative volte ad estendere l'opportunità di ricevere un indennizzo per gravi danni alla salute anche a quei danni derivati dalla somministrazione di farmaci, dai trattamenti sanitari ricevuti senza consenso (Tso), dalle infezioni nosocomiali e dai traumi accidentali occorsi in ospedale (tra i quali, la caduta dalla barella).
(1-00226) «Marianna Ricciardi, Quartini, Sportiello, Di Lauro, Francesco Silvestri».

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 135, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice) dispone che «le regioni sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio mediante piani paesaggistici» e «l'elaborazione dei piani paesaggistici avviene congiuntamente tra Ministero e regioni limitatamente ai beni paesaggistici di cui all'articolo 143, comma 1, lettere b), c), e d), nelle forme previste dal medesimo articolo 143»;

    l'articolo 143, comma 2, del medesimo decreto prevede che «Le regioni, il Ministero ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare possono stipulare intese per la definizione delle modalità di elaborazione congiunta dei piani paesaggistici», che «Il piano è oggetto di apposito accordo fra pubbliche amministrazioni, ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241» e che «Il piano è approvato con provvedimento regionale entro il termine fissato nell'accordo»;

    sulla base della stipula di un preliminare «Accordo di collaborazione per la redazione del PTPR» sottoscritto il 9 febbraio 1999 fra Ministero per i beni e le attività culturali, la regione Lazio e l'Università di Roma Tre - DIPSA, è stato predisposto il Piano territoriale paesistico regionale (PTPR) del Lazio;

    la redazione del Ptpr è stata avviata, dall'anno 1999, in collaborazione con l'allora Ministero per i beni e le attività culturali, oggi Ministero della cultura, di seguito, per brevità, Ministero, e, sempre in base all'«Accordo di collaborazione per la redazione del PTPR», il Piano è stato elaborato e sviluppato congiuntamente pervenendo alla definizione di criteri, metodologie e contenuti del piano;

    il Ptpr è stato adottato con deliberazione della Giunta regionale del Lazio n. 556 del 25 luglio 2007 e modificato, integrato e rettificato con deliberazione della Giunta regionale n. 1025 del 21 dicembre 2007;

    l'attività di copianificazione tra regione e Ministero è proseguita successivamente all'adozione del Ptpr, al fine di verificarne ed integrarne i contenuti onde conformarlo ed adeguarlo al Codice, per mezzo di un comitato tecnico congiunto istituito con il «Protocollo d'Intesa tra Regione Lazio e Ministero per la tutela e la valorizzazione del paesaggio laziale» e relativo disciplinare, sottoscritto l'11 dicembre 2013;

    l'articolo 2 della legge regionale 13 febbraio 2018, n. 2 (Modifiche alla legge regionale 6 luglio 1998, n. 24 «Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico» e successive modifiche) prevede un adeguamento cartografico del Ptpr ai fini di una più attuale rappresentazione dello stato del territorio regionale e che anche l'articolo 143, comma 1, lettera b), del Codice prevede, per la pianificazione paesaggistica, la ricognizione del territorio e dei beni paesaggistici sulla base di una «rappresentazione in scala idonea alla identificazione»;

    la regione Lazio ha aggiornato la carta tecnica regionale vettoriale in scala 1:5000 con il volo 2014;

    con deliberazione del Consiglio regionale del Lazio n. 5 del 21 aprile 2021 è stato approvato il PTRP con gli elaborati aggiornati alla base cartografica CTR in scala 1:5000 - agg. 2014, che costituisce rappresentazione più attuale e descrittiva del territorio regionale e che non assume valore prescrittivo e non modifica la disciplina di tutela, d'uso e valorizzazione dei paesaggi;

    il Ptpr ha dato attuazione alla disposizione di cui all'articolo 143, del Codice effettuando la ricognizione: 1) del territorio oggetto di pianificazione mediante l'analisi delle sue caratteristiche paesaggistiche, impresse dalla natura, dalla storia e dalle loro interrelazioni; 2) degli immobili e delle aree dichiarati di notevole interesse pubblico ai sensi dell'articolo 136 del Codice, con le specifiche prescrizioni d'uso; 3) dei beni paesaggistici sottoposti a tutela ai sensi dell'articolo 134, comma 1, lettera b), e 143 comma 1, lettera c), del Codice e, 4) di ulteriori beni di cui all'articolo 134, comma 4, lettera c), del Codice, con le relative prescrizioni d'uso;

    il Ptpr ha individuato, altresì, per tutto il territorio regionale ambiti di paesaggio e relativa disciplina, che costituisce prescrizione d'uso ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera b), del Codice e assume efficacia, anche ai fini dell'articolo 141-bis del Codice, per i beni di cui all'articolo 134, comma 1, lettera a), ivi compresi quelli di cui all'articolo 157 del medesimo Codice;

    in data 27 maggio 2021 è stato sottoscritto tra il Ministro della cultura e il Presidente della regione Lazio, l'«Accordo tra pubbliche amministrazioni in attuazione degli articoli 143, comma 2, e 156, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" ai sensi dell'articolo 15 della legge 241/1990 avente ad oggetto il Piano territoriale paesistico della Regione Lazio»;

    in particolare, l'articolo 3, comma 3, del predetto Accordo, prevede che le rettifiche di errori materiali «accertate e approvate in forma congiunta dai competenti uffici del Ministero e della Regione, sono approvate con deliberazione della Giunta regionale ai fini dell'integrazione del Ptpr»;

    con due successive delibere di Giunta regionale sono state approvate rettifiche di errori materiali al Ptpr approvato;

    il Lazio è tra le poche regioni italiane, 6 su 20, ad avere un efficace strumento di salvaguardia e pianificazione paesaggistica, frutto della concertazione con il Ministero e della collaborazione con gli enti locali e gli operatori del settore, che hanno partecipato fin dal processo di formazione del piano, attraverso la fase pubblicistica delle osservazioni;

    l'articolo 145, comma 3 del Codice dispone che «Le previsioni dei piani paesaggistici di cui agli articoli 143 e 156 non sono derogabili da parte di piani, programmi e progetti nazionali o regionali di sviluppo economico, sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni, delle città metropolitane e delle province, sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici, stabiliscono norme di salvaguardia applicabili in attesa dell'adeguamento degli strumenti urbanistici e sono altresì vincolanti per gli interventi settoriali. Per quanto attiene alla tutela del paesaggio, le disposizioni dei piani paesaggistici sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli atti di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalle normative di settore, ivi compresi quelli degli enti gestori delle aree naturali protette»;

    l'articolo 23, comma 7-bis, della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24, «Pianificazione paesistica e tutela dei beni e delle aree sottoposti a vincolo paesistico», dispone che la regione effettua il primo aggiornamento del Ptpr trascorsi cinque anni dall'approvazione del Ptpr stesso, procedendo, in particolare, ad una modifica delle classificazioni per zona delle aree che risultino soggette a cambiamenti naturalistici e morfologici,

impegna il Governo

nell'ambito dell'accordo sottoscritto tra il Ministro della Cultura e il presidente della regione Lazio il 27 maggio 2021, a garantire che l'aggiornamento del Ptpr del Lazio sia condotto nel più rigoroso rispetto della Convenzione Europea del Paesaggio e del quadro normativo nazionale in materia paesaggistica, preservando tutte le misure di tutela e conservazione dei beni paesaggistici, culturali ed ambientali presenti nella regione Lazio.
(7-00180) «Bonelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   POZZOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   risulta che in data 4 dicembre 2023 YouTube ha bloccato per una settimana il canale denominato «Visione TV», testata giornalistica – legalmente registrata – organo di informazione che si ispira alla forza politica Democrazia Sovrana Popolare, per «disinformazione in ambito medico», decretando così un ingente danno economico e di immagine al canale medesimo e inducendo all'eliminazione di decine di video con interviste e approfondimenti giornalistici;

   altri similari casi di silenziamento sulle piattaforme web si sono moltiplicati negli ultimi anni, rendendo evidente come aleggi una sorta di «censura» volta a inibire la libera espressione del pensiero, incidendo per ciò anche sulla libertà correlata all'attività politica;

   questa tipologia di atteggiamenti censorii hanno, quantitativamente e qualitativamente, subìto una maggiore diffusione durante il periodo Sars-Cov-2, (esempio Twitter Files e Facebook Files), ad avviso dell'interrogante al fine di silenziare la diffusione pubblica di contenuti ritenuti divergenti, non allineati e/o critici con le linee guida dell'Oms e dei Governi;

   con il pretesto di combattere la disinformazione si rischia di limitare, in modo notevole, la libertà di pensiero e di espressione on line, arrivando addirittura a imporre una sorta di «bavaglio digitale» anche a testate giornalistiche legalmente registrate;

   i cosiddetti «social network», pur essendo a tutti gli effetti delle aziende private, rappresentano di fatto un imprescindibile spazio di confronto e di dibattito pubblico, sociale, etico e politico, in cui si forma e si confronta l'opinione pubblica e la discussione dei cittadini;

   YouTube, Facebook, Google, X e altri – pur a fronte dell'eventualmente lecita accettazione delle proprie condizioni e delle proprie regole da parte dei fruitori – stanno diventando sempre più incisivi e pervasivi nei confronti dei contenuti pubblicati dagli utenti, con conseguenze che oggettivamente incidono sul dibattito di una società democratica, andando talvolta a ledere lo stesso diritto di informazione e di espressione;

   non si ritiene conforme allo spirito sostanziale delle plurime garanzie che la Costituzione della Repubblica italiana prevede in ambito di difesa e di promozione della libertà di parola e di espressione, l'atteggiamento di alcune piattaforme private digitali volto a negare – di fatto – i summenzionati diritti a utenti che liberamente e lecitamente esprimono il proprio pensiero;

   lo spazio web è oramai da considerarsi come un luogo pubblico e, lì come altrove, dovrebbe essere garantita la libertà di veicolare informazioni e di promuovere idee –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare in riferimento alle problematiche sovraesposte, al fine di assicurare l'esercizio delle libertà di pensiero e di espressione costituzionalmente garantite.
(4-02043)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   la Sace s.p.a. è la società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, specializzata nel settore assicurativo-finanziario. L'azienda è attiva nell'export credit, nell'assicurazione dei crediti, nella protezione degli investimenti, nelle garanzie finanziarie nelle cauzioni e nel factoring;

   con atto di sindacato ispettivo 3-00331 l'interrogante chiedeva di sapere se la Saipem s.p.a., partecipata per il 30,54 per cento da Eni s.p.a. e per il 12,55 per cento da Cdp Industria s.p.a., nonostante il quinto pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa assunto dall'Unione europea l'8 aprile 2022, risultasse ancora coinvolta nella costruzione dell'impianto di liquefazione del gas Arctic Lng-2, uno dei progetti strategici della Federazione russa e se le garanzie offerte da Sace per il progetto fossero ancora in vigore;

   nel citato atto, al quale non è stata data alcuna risposta, l'interrogante chiedeva quali iniziative i Ministri interrogati intendessero assumere perché venisse rimosso ogni coinvolgimento delle società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato italiano nella costruzione dell'impianto Arctic Lng-2, che oltre a produrre gravissimi effetti climatici rappresenterebbe una potenziale arma geopolitica nelle mani della Russia;

   da quanto si apprende in un comunicato stampa della APS Recommon, che a seguito della sentenza Tar Lazio n. 14773/2023 ha acquisito documentazione e informazioni dalla Sace, l'assicuratore pubblico italiano non ha ancora cessato del tutto i rapporti con l'importante società del comparto fossile russo Novatek e con i suoi progetti e tra questi il devastante progetto estrattivo Arctic Lng-2, nell'artico russo, tra i più fragili ecosistemi del pianeta;

   dal contenuto dei documenti, scrive Recommon, si scopre che in relazione alla valutazione ambientale del progetto – nonostante la notevole portata del progetto Arctic Lng-2 e il devastante impatto che questo avrà sull'habitat naturale dove opera Novatek e sul clima su scala mondiale – diversamente da quanto avviene di solito, Sace avrebbe concesso la propria garanzia affidandosi alle due diligence di consulenti esterni, che avrebbero concluso la propria relazione senza neanche visitare l'area di progetto e senza incontrare i rappresentanti delle comunità locali –:

   se i Ministri risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se il memorandum of understanding tra la Sace s.p.a. e la Novatek sia ancora in essere, nonostante, a detta della Sace, la società avesse sospeso ogni garanzia per i progetti in Russia a seguito delle sanzioni, a quanto ammonti l'esposizione attuale di Sace in Russia, se Sace intenda migliorare la due diligence per la valutazione ambientale e sociale dei progetti, quale quota di finanziamenti sia stata già erogata da parte delle finanziarie italiane per il progetto estrattivo Arctic Lng-2 e quali iniziative di competenza si intendano assumere perché venga rimosso ogni coinvolgimento delle società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato italiano nella costruzione dell'impianto, che oltre a produrre gravissimi effetti climatici rappresenterebbe una potenziale arma geopolitica nelle mani della Russia.
(4-02046)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LAI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione e del merito, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 novembre 2023 la Commissione europea ha approvato la revisione del PNRR del nostro Paese, modificando in parte le proposte fatte dal Governo, rispetto ai tagli di alcune misure di finanziamento e rispetto alle proposte sostitutive;

   di tale revisione si è a conoscenza solo dei dati generali ma non di quelli specifici ovvero delle singole opere definanziate;

   nella proposta complessiva del Governo, che passa da 191,5 a 194,4 miliardi, è stato ridotto l'apporto proposto dal Governo della nuova misura RepowerEu, che doveva ammontare a 19,2 miliardi mentre solo 11,2 sono stati accettati nella revisione;

   rispetto alle misure relative ai comuni è stata confermata la totale cancellazione di quella relativa alle opere per la resilienza nei piccoli comuni (M2C4 I.2.2) per complessivi 6 miliardi mentre è stata ridimensionata dalla Commissione europea la proposta di taglio per le misure rigenerazione urbana (M5C2 I.2.1) che passa da 3,3 miliardi a 2 miliardi e per i piani urbani integrati (M5C2 I.2.2c) che passa da 2,5 a 0,9, per tagli complessivi ai comuni di 8,8 miliardi;

   rispetto alle misure relative alla sanità, sono state rimodulate le proposte di investimento su case della comunità, che si ridurrebbero da 1350 interventi a 1038, numero quasi corrispondente al numero di CdC hub, mentre gli ospedali di comunità finanziati dal PNRR passano da 400 a 307, usando come criterio di scelta quello della ristrutturazione di immobili piuttosto che di costruzione di nuovi edifici, con una riduzione complessiva delle strutture di oltre il 25 per cento, cui si aggiunge la modifica del target sulle centrali operative territoriali, che si ridurrebbero da 600 a 480 interventi che dovrebbero coincidere con il numero dei distretti sanitari;

   la riduzione complessiva di 586 strutture sanitarie comporterebbe il reperimento di un finanziamento sostitutivo rispetto al PNRR di circa 1.100 milioni;

   rispetto alle misure relative alle politiche sociali il taglio degli asili nido è di circa il 40 per cento;

   rispetto alle misure relative all'istruzione (M4C1I3.3) è stata posta in dubbio per alcune strutture la possibilità di accedere ai finanziamenti in caso di affidamento dell'appalto integrato come previsto dal decreto-legge n. 77 del 2021, con la consegna delle prestazioni (servizi tecnici e lavori) entro il 30 novembre 2023, in luogo della procedura ordinaria che prevedeva l'aggiudicazione dei lavori entro il 15 settembre 2023 e l'avvio dei lavori entro il 30 novembre 2023, con il rischio che numerose opere non siano confermate;

   ad oggi non risulta che siano state fatte comunicazioni ai comuni e alle regioni o alle Asl circa le opere tagliate e definanziate dalla revisione del PNRR –:

   se ad oggi siano state informate le amministrazioni titolari dei finanziamenti PNRR, all'atto della predisposizione della proposta da parte del Governo e dopo l'approvazione da parte della Commissione europea, delle opere definanziate o se invece in questo periodo siano state lasciate procedere con l'assunzione di obblighi giuridicamente vincolanti;

   se corrisponda al vero la possibile esclusione delle opere finanziate con il PNRR nel campo dell'istruzione laddove le amministrazioni titolari abbiano utilizzato il metodo dell'appalto integrato come previsto dal decreto-legge n. 77 del 2021;

   quali siano le opere definanziate nei confronti di comuni, regioni e Asl, regione per regione;

   quali siano le fonti di finanziamento alternativo previste per le opere definanziate nella regione Sardegna.
(5-01757)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOSCHI. – Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. – Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi diversi giorni dall'approvazione della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte della Commissione europea e, nel dettaglio, non appare chiaro quale sia l'elenco delle opere effettivamente definanziate dalla citata revisione e soprattutto, in tale ambito, a quanto consta all'interrogante, anche le amministrazioni direttamente interessate non avrebbero ricevuto alcuna comunicazione delle variazioni, a partire da quelle comunali e regionali;

   in ogni caso, l'azione di revisione operata dal Governo ed approvata dagli organismi europei è avvenuta senza che fosse posto in essere alcun confronto con le amministrazioni destinatarie del finanziamento e incaricate dell'attuazione dei singoli interventi;

   appare grave che i soggetti attuatori delle misure di finanziamento non siano stati coinvolti e neanche informati delle determinazioni assunte, anche in considerazione del fatto che la recente rimodulazione del PNRR, definanzierebbe quasi 10 miliardi di interventi, con la conseguenza di arrecare una serie di notevoli problematiche di bilancio, soprattutto ai piccoli comuni;

   anche ove si trattasse soltanto di uno spostamento di risorse, da quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza ad altre fonti di finanziamento, tale operazione avrebbe un impatto importante sui bandi già pubblicati e sui tempi di realizzazione delle opere;

   infatti, da un lato, i bandi pubblicati prevedono al loro interno le modalità di finanziamento che vedrebbero meno o, nella migliore delle ipotesi avrebbero diversa provenienza e dall'altro, i bandi PNRR godono di procedura semplificata e accelerata, modalità che non sarebbe più attuabile in caso di diversa provenienza delle linee di finanziamento;

   tale impostazione metterebbe a rischio, oltre che i fondi già impegnati dai soggetti attuatori degli interventi, anche la legittimità dei bandi pubblicati, aprendo la strada ad una serie di contenziosi dall'esito assai incerto;

   in particolare il comune di Carrara aveva presentato diverse candidature a bandi del PNRR in ambiti strategici per la città e per i suoi cittadini e ben 32 progetti risultavano finanziati per un importo complessivo pari a 29,5 milioni di euro;

   i dati inerenti lo stato di avanzamento degli interventi, come previsto dalla vigente normativa, sono in continuo aggiornamento sulla base della pubblicazione dei decreti di assegnazione dei fondi –:

   con riferimento al comune di Carrara, a seguito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sulla base del nuovo documento approvato dalla Commissione europea, quanti e quali interventi siano stati definanziati o siano stati oggetto di rimodulazione o riduzione e in che misura.
(4-02048)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIMIANI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la località di Vitozza, frazione di Sorano in provincia Grosseto, è un rilevante insediamento rupestre localizzato nel comune di Sorano e rappresenta un patrimonio naturale di fondamentale valore storico, culturale e ambientale;

   si tratta infatti di uno straordinario parco archeologico, popolato da piante che creano quasi una foresta e insediamenti rupestri che testimoniano la presenza dell'uomo fin dall'antichità;

   l'insediamento rupestre, abitato già in epoca etrusca, presenta costruzioni erette circa nell'XI secolo, intorno alla rocca che troneggiava al centro del complesso di grotte. Nel 1200, il centro abitato fu conteso tra gli Aldobrandeschi e i Baschi di Orvieto. Tornato sotto il dominio dei primi, però, tra la fine del secolo e l'inizio del 1300 fu conquistato dai senesi, per passare poi dopo la metà del 1400 agli Orsini ai quali però rimase poco tra le mani. Vitozza conobbe un progressivo e continuo declino, la popolazione si spostò gradualmente verso centri vicini, come quello di San Quirico. L'insediamento rupestre però fu lasciato solo nel 1700;

   da tempo l'insediamento è sottoposto ad uno stato di crescente e notevole degrado soprattutto per quanto concerne i resti di monumenti di primaria importanza;

   a tal proposito, si ricordi che dopo Matera, Vitozza rappresenta la città rupestre più grande d'Italia e custodisce nella sua area grotte-abitazioni, ragione per cui è considerata «la Matera dell'Italia centrale»;

   l'attrattività dei borghi, la rigenerazione culturale, la valorizzazione dell'identità dei luoghi rappresentano, tra l'altro, le missioni che il PNRR del Ministero della cultura intende perseguire, inserendosi sia nella Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) sia nella componente 3 (Turismo e Cultura 4.0);

   come riportato dallo stesso Ministero della cultura, gli interventi previsti intendono ristrutturare gli asset chiave del patrimonio culturale italiano e Vitozza rappresenta un esempio significativo non solo per regione Toscana ma anche per l'intero territorio italiano;

   l'amministrazione comunale di Sorano lamenta da tempo la mancanza di finanziamenti per l'area e riferisce di numerosi appelli caduti nel vuoto indirizzati, in particolare, alla soprintendenza, ai beni artistici ed archeologici;

   la riqualificazione dell'insediamento di Vitozza, oltre ad essere auspicabile da un punto visto storico, culturale ed ambientale, rappresenta una opportunità di sviluppo locale dal punto di vista turistico e ricettivo;

   l'impellenza di finanziamenti a Vitozza e il suo salvataggio dallo stato di degrado in cui versa sono al centro di una pubblicazione curata dal comune di Sorano dal titolo «Vitozza, un tesoro da salvare» a cui hanno contribuito alcuni docenti universitari ed esperti della materia –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga urgente e necessario adottare le iniziative di competenza per promuovere una riqualificazione dell'insediamento di Vitozza al fine di valorizzarne le peculiarità storiche, culturali ed ambientali ed incentivarne la fruizione anche come strumento di sviluppo territoriale.
(5-01758)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   BONELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Enel Green Power è la società dedicata allo sviluppo e alla gestione della produzione di energia da fonti rinnovabili del gruppo Enel, società partecipata per il 23,6 per cento dal Mef;

   nell'ambito dei fondi PNRR per progetti relativi alla missione M2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, Enel si sarebbe aggiudicata circa 4 miliardi di euro, di cui 118 milioni per sostenere l'ampliamento della 3Sun gigafactory di Catania, la più grande fabbrica per la produzione di pannelli solari d'Italia;

   il piano di ampliamento, i cui lavori iniziati ad aprile del 2022 dovrebbero concludersi entro la fine del 2024, prevede che l'attuale stabilimento di proprietà di Enel Green Power passi dall'attuale capacità di 200 megawatt annuale ad oltre 3 gigawatt, grazie allo sviluppo iniziale di moduli fotovoltaici su tecnologia a eterogiunzione di silicio e alla combinazione di due differenti tecnologie in una sola cella, con prestazioni migliori in confronto alle tecnologie convenzionali;

   il progetto si prevede possa portare all'assunzione di 550 diplomati in posizioni tecnico-operative tra produzione, manutenzione, servizi ausiliari, qualità di prodotto ed esercizio degli impianti, che si aggiungono ai 50 laureati recentemente assunti e agli attuali 200 lavoratori fino a raggiungere mille posti di lavoro entro il 2024;

   la 3Sun gigafactory, destinata a diventare la più grande fabbrica di pannelli solari in Europa, è senza dubbio un impianto strategico per le esigenze di sicurezza e indipendenza energetica del Paese, in particolare sul fronte della produzione di impianti per l'energia rinnovabile, la cui potenza d'installazione nel nostro paese nei prossimi anni deve raggiungere almeno i 12 gigawatt annui, a fronte degli attuali 3, se si vuole conseguire l'obiettivo fissato dalla nuova direttiva cosiddetto Red III di soddisfare almeno il 42,5 per cento della domanda europea di energia da fonti rinnovabili;

   da quanto si apprende da organi di stampa il precedente amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, già alla fine del 2022, aveva annunciato la cessione del 50 per cento della fabbrica e l'avvio di una trattativa esclusiva con un possibile partner, il gruppo finanziario britannico NextEnergy Capital, che potrebbe acquisire con circa 250 milioni di euro la metà delle azioni di 3Sun Catania;

   la trattativa avrebbe avuto un'ulteriore accelerazione dopo l'arrivo del nuovo amministratore delegato Flavio Cattaneo, con l'ingresso di un terzo possibile socio, la Renewable Energy di Ingka Investments, che rappresenta la divisione energetica del colosso dell'arredamento svedese Ikea –:

   se i Ministri interrogati risultino a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se risponda al vero che Enel Green Power abbia intrapreso iniziative per la cessione di quote societarie della 3Sun Gigafactory e se non ritengano necessario assumere iniziative di propria competenza al fine di esercitare il cosiddetto golden power, adottando tutte le iniziative necessarie per bloccare la cessione di azioni societarie della fabbrica di Catania, a protezione degli interessi nazionali e della sicurezza energetica del Paese.
(3-00871)


   TRAVERSI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Consip è una società per azioni, partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, che opera al servizio esclusivo della pubblica amministrazione, per favorire tra l'altro la sottoscrizione di contratti per l'acquisto di beni, servizi e lavori, tramite convenzioni o accordi quadro, a prezzi competitivi;

   sin dalla prima gara (SIC1, indetta il 10 luglio 2003) la gran parte delle gare Consip per la fornitura dei servizi relativi alla gestione integrata della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro negli immobili in uso, alle pubbliche amministrazioni, nonché per la medicina del lavoro, viene vinta sempre dagli stessi gruppi, talvolta riuniti in associazione temporanea di imprese anche con altri soggetti;

   con riferimento alla gara SIC4, indetta il 28 dicembre 2015, del valore di circa 100 milioni di euro, la stessa stazione appaltante ha segnalato all'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) una potenziale intesa restrittiva della concorrenza finalizzata alla spartizione dei vari lotti di cui componeva l'affidamento;

   l'Agcm, all'esito del procedimento istruttorio, ha sanzionato (provvedimento n. 27908 del 2 ottobre 2019) i soggetti segnalati per aver posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza contraria all'articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), avente la finalità di condizionare gli esiti della gara Consip;

   secondo il provvedimento Agcm le società oggetto di provvedimento sanzionatorio (Com Metodi spa e Sintesi spa, in qualità di mandatarie di altrettanti raggruppamenti temporanei di impresa (Rti), e Igeam srl, in Rti con le società Igeamed srl e Igeam Academy srl), attraverso la presentazione di «offerte a scacchiera» o concorrendo in raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) tra di loro, sarebbero state sostanzialmente monopoliste del mercato di riferimento nei 10 anni precedenti, essendo risultate aggiudicatarie di tutte le precedenti edizioni della medesima gara bandita da Consip (SIC1, SIC2 e SIC3);

   in particolare, dette società hanno presentato offerte maggiormente competitive – in termini economici – solo su alcuni dei lotti oggetto di gara e tali «migliori offerte» non si sono sovrapposte tra loro; inoltre «Le anomalie riscontrate nelle scelte partecipative dei citati operatori appaiono difficilmente spiegabili al di fuori di un contesto collusivo»;

   l'Antitrust, con l'ausilio della guardia di finanza, ha ricostruito incontri, scambi di informazioni ed email tra le società che in teoria dovevano essere concorrenti, evidenziando una singolare desistenza reciproca sulle offerte economiche relative ai lotti da spartirsi, riuscendo in questo modo a vanificare le offerte di qualsiasi altro concorrente;

   a seguito del ricorso promosso da una delle imprese sanzionate il Tar Lazio, Sez. I con sentenza n. 8780 del 27 luglio 2020 ha disposto l'annullamento del provvedimento n. 27908, considerando l'agire del ricorrente riconducibile alle normali logiche di un mercato competitivo, e pertanto Consip ha aggiudicato nuovamente la gara ai medesimi soggetti. Agcm ha deciso di non appellare la sentenza del Tar;

   la lettura del provvedimento n. 27908, ricco di tabelle e recante scambi di informazioni inequivoci tra dette società, mostra come sia concreto il rischio di accordi collusivi e intese anticoncorrenziali in ambito di gare Consip. Una consolidata giurisprudenza nazionale e comunitaria chiarisce che per le intese in violazione dell'articolo 101 del TFUE non risulta necessario accertarne gli effetti sul mercato, in quanto realizzate con l'eliminazione del rischio del confronto concorrenziale –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intenda assumere per procedere ad una rivisitazione del ruolo di Consip, anche al fine di evitare casi come quello segnalato, che vedono appalti da centinaia di milioni di euro aggiudicati da anni sempre alle medesime società, in danno, nonostante le tutele previste del nuovo codice appalti, dell'accesso delle piccole e medie imprese al mercato dei servizi pubblici.
(3-00872)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, PAVANELLI, DI LAURO, MARIANNA RICCIARDI, SCUTELLÀ, QUARTINI, CARAMIELLO, PELLEGRINI, CARMINA, FENU, PENZA, CAROTENUTO, ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, GHIO, FERRARI e CHERCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da fonti di stampa del prelievo forzoso di un minore dalla casa materna, in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Napoli, nella giornata del 1° dicembre 2023;

   l'operazione sarebbe stata condotta con la partecipazione di vigili del fuoco e polizia, che avrebbero proceduto alla rimozione della porta, facendo irruzione in casa e strappando il bambino dalle braccia della madre, in cui questi si era rifugiato, completamente terrorizzato;

   da più parti, esperti e magistratura di legittimità e Cedu, è stata segnalata la nocività di queste procedure giudiziarie, diffuse sull'intero territorio nazionale, che comportano traumi gravissimi nella vita di un bambino che nella fattispecie soffre di una malattia autoimmune e sotto stress può essere soggetto a gravi crisi emolitiche (come da certificati depositati agli atti dei medici curanti);

   l'ordinanza dei giudici del tribunale di Napoli prevedeva l'uso della forza pubblica con espressa indicazione di rimuovere gli ostacoli fissi e mobili, quando la giurisprudenza della Corte di cassazione (9691 del 2022) ha scritto a chiare lettere che l'uso della forza fisica per togliere un bambino ad una madre per collocarlo in casa famiglia non appare misura conforme ai princìpi di uno Stato di diritto;

   gli interroganti ritengono dunque doveroso che vengano ripristinati con urgenza i diritti del piccolo M., vittima di una procedura di ricovero in comunità, avvenuta con modalità tanto drastiche e potenzialmente lesive per la sua salute, onde scongiurare il rischio che venga irrimediabilmente compromessa la sua integrità psicofisica –:

   di quali elementi disponga in ordine alla vicenda, che appare di estrema gravità, anche in considerazione della necessità di tutelare il superiore interesse del minore, e in particolare di quali elementi disponga in merito alle attuali condizioni di salute di quest'ultimo, nonché se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare in ordine alla correttezza dell'operato delle autorità coinvolte, valutando l'invio di ispettori ministeriali presso il Tribunale di Napoli e, eventualmente, l'avvio delle conseguenti azioni disciplinari.
(3-00873)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI, GIANASSI, DI BIASE, LACARRA e ZAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 ottobre del 2022 Stefano Dal Corso, romano di 42 anni, fu trovato morto nella sua cella nel carcere di Oristano;

   la prima ipotesi della procura fu suicidio, e il caso venne archiviato;

   le indagini, però, sono state riaperte, anche in seguito alle denunce della sorella di Stefano Dal Corso, a cui mancava poco per uscire dal carcere;

   adesso, si apprende dalla stampa, sarebbero emersi nuovi, gravissimi, elementi che potrebbero, qualora accertati e verificati, stravolgere la ricostruzione riguardante la morte di Dal Corso;

   un testimone anonimo, che dice di essere un «ufficiale esterno della Polizia penitenziaria», dichiara di essere in possesso di video e prove in grado di dimostrare che Stefano Dal Corso sia stato pestato con spranghe e manganelli e ucciso: «hanno modificato le relazioni, hanno cambiato medico legale, lo hanno vestito con indumenti della Caritas e hanno fatto sparire quelli sporchi di sangue con le prove e le impronte» e prosegue «Stefano era al posto sbagliato nel momento sbagliato. Tutto è partito per una cosa minima, per darle una lezione ma è degenerata». La vittima avrebbe visto qualcosa che non doveva;

   sul corpo del detenuto risulta non sia stata effettuata un'autopsia –:

   il se il Ministro interrogato, nel pieno rispetto dell'azione della magistratura, non ritenga, per quanto di competenza, di dover con immediatezza adottare iniziative per contribuire a fare piena luce sui fatti esposti, i quali, laddove dovessero rispondere al vero, rappresenterebbero un vulnus di incredibile gravità al sistema di gestione dell'esecuzione della pena da parte dello Stato, rispetto al quale è necessario individuare ogni singolo passaggio nella catena delle responsabilità.
(4-02050)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   GHIO, BARBAGALLO, BAKKALI, ORLANDO, FOSSI, SIMIANI e MALAVASI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio della linea ferroviaria della Pontremolese costituisce una condizione strategica per elevare la competitività del sistema portuale spezzino, ligure e tirrenico e assicurare notevoli benefici ai collegamenti infra regionali pendolari e turistici;

   la linea Pontremolese non solo rappresenta un'infrastruttura strategica per il collegamento della Liguria con Toscana ed Emilia-Romagna, ma dimostra quotidianamente la sua importanza per il trasporto intermodale delle merci tra le diverse aree produttive e i porti di La Spezia e Massa e tra il Mediterraneo e l'Europa, come parte integrante della rete TEN-T Comprenhensive;

   il completamento del raddoppio porterebbe benefici anche di carattere ambientale, con il parziale spostamento del traffico su gomma al ferro, con importanti migliorie ambientali e di sicurezza sull'intera rete infrastrutturale;

   il progetto di potenziamento della linea ferroviaria si compone di due fasi e per la prima, secondo quanto indicato dal sottosegretario Ferrante in Commissione trasporti alla Camera, terminato l'iter di validazione della progettazione definitiva, entro la fine del corrente anno sarà pubblicato il bando di gara per assegnare i lavori di raddoppio relativi alla tratta fra Parma e Vicofertile di 6 chilometri, la cui realizzazione però si stima in un valore attuale di 470 milioni di euro, 110 milioni in più di quanto inizialmente previsto e stanziato, a causa dell'incremento dei costi dei materiali, e i cui lavori dovrebbero partire nel 2024;

   la seconda fase prevede il raddoppio in affiancamento all'attuale linea tra Vicofertile e Fornovo (18,4 chilometri), la realizzazione della galleria di valico in variante tra Berceto e Pontremoli (21 chilometri) e una nuova tratta a doppio binario o tra Pontremoli e Chiesaccia (15,5 chilometri), con una stima di costi prevista di 4.5 miliardi di euro;

   per l'attuazione di questa seconda fase non ci sono ancora progettazioni in via definitiva e non sono indicati nella programmazione ministeriale ad oggi finanziamenti con ordini di priorità;

   il viceministro Rixi in occasione di un incontro, venerdì 10 novembre 2023, convegno organizzato dall'AdSP del Mar Ligure Orientale, ha dichiarato che il Governo ha come obiettivo quello ai occuparsi di tutti i progetti che sono compresi all'interno del PNRR e solo successivamente dopo il 2026 alla Pontremolese –:

   quali siano le iniziative e le tempistiche che il Ministro interrogato intende garantire in relazione all'avvio della prima fase dei lavori, anche per quel che concerne i finanziamenti e la realizzazione della progettazione esecutiva della seconda fase per il completamento del raddoppio, indicando le fonti di finanziamento.
(5-01751)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 13 novembre 2023 l'interrogante ha presentato l'atto di sindacato ispettivo 4-01868 relativo a un esposto indirizzato all'Antitrust da parte dell'Adiconsum Sardegna in relazione all'aumento incontrollato delle tariffe aeree da e verso la Sardegna durante le prossime festività natalizie;

   in particolare l'associazione di consumatori lamentava il costo esorbitante delle tariffe applicate da e verso la Sardegna in concomitanza con le festività, evidenziando come a seconda della compagnia, il viaggio verso una delle città incluse nel piano di continuità territoriale aerea potesse arrivare a oltre 600 euro a tratta;

   ormai a ridosso delle festività, com'era prevedibile, la situazione è peggiorata drasticamente. Si apprende infatti da notizie di stampa che nei giorni 22 dicembre e 23 dicembre sia sostanzialmente impossibile raggiungere Cagliari da Roma e Milano, se non partendo la mattina all'alba e sostenendo tariffe comprese fra i 300 e i 600 euro; quanto al viaggio da Milano a Olbia, nessun volo è disponibile per il giorno 23 dicembre; nella tratta da Milano ad Alghero nessun viaggio è disponibile per il 22 e per il 23;

   quanto alla continuità marittima con il continente, oltre alle usuali criticità legate alla frammentarietà dell'offerta e al numero esiguo di tratte, risulta all'interrogante che le tariffe offerte dalle compagnie operanti raggiungano importi realmente insostenibili: per una sola andata per 3 persone con l'auto che godono dello sconto residenti, viene a costare addirittura oltre 500 euro, con partenza da Civitavecchia a Olbia;

   da anni, in prossimità dei periodi festivi, in particolar modo quello estivo e natalizio, si assiste irrimediabilmente all'incremento incontrollato dei prezzi delle tariffe aeree e navali verso la Sardegna senza che vengano adottati idonei strumenti capaci di circoscrivere i rincari tariffari e attutirne gli effetti sugli utenti;

   è ormai indifferibile un intervento normativo a tutela della continuità territoriale sarda, più pregnante rispetto all'attuale regime di imposizione di oneri di servizio pubblico che produce modesti risultati esclusivamente con riguardo ai residenti ma si dimostra del tutto inefficace nella regolazione delle tariffe riservate a tutti gli altri utenti –:

   se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa, e se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per impedire che si verifichino meccanismi speculatori ai danni degli utenti e garantire l'immediato ripristino di un'effettiva continuità territoriale da e verso la Sardegna, nel rispetto del diritto di cui agli articoli 16 e 119 della Costituzione.
(5-01752)


   PASTORELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   già nell'ottobre del 2014 le amministrazioni regionali di Toscana e Umbria avevano manifestato l'esigenza di una nuova stazione per l'alta velocità sul tracciato della direttissima Roma-Firenze della linea AV. Per rispondere a questa esigenza si era convocato un tavolo tecnico presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   nei primi giorni di novembre 2023 sono stati presentati gli esiti del lavoro del tavolo tecnico per la stazione Medio Etruria, che risponde all'interesse manifestato dalle regioni Toscana e Umbria per la realizzazione della nuova stazione sulla linea dell'alta velocità Roma-Firenze;

   il tavolo tecnico aveva lo scopo di decidere, tra le altre cose, la collocazione finale della nuova stazione. Le principali soluzioni erano le località di Rigutino, Creti e Montallese;

   in data 1° dicembre 2023 il sopracitato tavolo si è pronunciato indicando Creti come la località più adatta dove insediare la stazione dell'alta velocità Medio Etruria, basandosi su uno studio elaborato da Rfi;

   tuttavia, ci sono altri studi e analisi del progetto che indicano altre soluzioni come preferibili rispetto a Creti, in termini di potenziali bacini di utenza, distanza dalle principali città dell'area e impatto ambientale;

   inoltre, per la valutazione d'impatto non sembra che sia stata utilizzata l'analisi costi benefici indicata dalle «Linee Guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche» emesse dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come principale strumento di supporto decisionale che misura la convenienza economico-sociale di un investimento. Questa visione è stata di recente confermata anche all'interno del nuovo codice degli appalti di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 –:

   sulla base di quali parametri oggettivi contenuti nello studio di Rfi il tavolo ministeriale abbia assunto la decisione riguardo alla località in cui realizzare la nuova stazione Medio Etruria e quali saranno i prossimi passi e le tempistiche che il Ministro interrogato si aspetta riguardo all'inizio dei lavori e alla effettiva realizzazione della nuova stazione.
(5-01753)


   CAROPPO e D'ATTIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di mercoledì 13 dicembre 2023 il treno Frecciarossa 8326 partito da Roma e diretto a Lecce ha accumulato, all'arrivo, un ritardo di oltre due ore;

   rispetto all'accaduto, Trenitalia ha dichiarato che il ritardo è dipeso da problematiche tecniche sulla linea;

   il disservizio denunciato dai passeggeri, tuttavia, non è un caso isolato ma si inserisce in una infinita serie di disservizi sulle tratte Lecce-Roma e Roma-Lecce, ove si riscontrano sistematici ritardi dei treni;

   da un'analisi effettuata, nell'ultimo anno, il 42 per cento dei treni Frecciarossa e Frecciargento da Roma Termini a Lecce ha registrato un ritardo superiore a 5 minuti mentre per la tratta da Lecce a Roma Termini la percentuale di treni in ritardo sale al 54 per cento, con punte di quasi il 70 per cento di treni in ritardo per alcune fasce orarie;

   da tale analisi risulta che negli ultimi 365 giorni, sulle suddette tratte i treni hanno accusato, inoltre, un ritardo medio di 14 minuti con picchi di 23 minuti di ritardo medio del citato Frecciarossa 8326;

   la percentuale di ritardo rilevata sulle suddette tratte è di gran lunga superiore rispetto alla percentuale di ritardo superiore a 5 minuti dei treni di media e lunga percorrenza riportata dalla relazione sulla qualità dei servizi 2022 di Trenitalia che si attesta al 10,3 per cento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle cause alla base del disservizio illustrato e quali iniziative di competenza intenda adottare per far sì che sulle suddette tratte Trenitalia S.p.A. garantisca all'utenza un servizio ferroviario puntuale e affidabile.
(5-01754)


   FRIJIA e RAIMONDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10, commi 3-septies-3-novies, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228 ha previsto una serie di disposizioni concernenti l'attuazione di misure di incentivazione al pensionamento anticipato per i lavoratori dipendenti di imprese titolari di autorizzazioni o di concessioni, ai sensi degli articoli 16 e 18 della legge n. 84 del 1994 o da terminal portuali, asserviti allo sbarco e imbarco di persone, titolari di concessioni ai sensi dell'articolo 36 del codice della navigazione, nonché misure in favore dei dipendenti delle Autorità di sistema portuale, che applichino il contratto collettivo nazionale dei lavoratori dei porti, fortemente voluto dalle parti sociali sottoscrittrici del Ccnl dei lavoratori dei porti;

   per quanto consta agli interroganti, da gennaio 2022 le aziende della portualità e le Autorità di sistema portuale stanno accantonando risorse, anche trattenendo quote di retribuzione dei lavoratori per l'alimentazione di suddetto fondo, la cui operatività è, però, demandata all'emanazione di un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   nonostante il citato decreto interministeriale avrebbe dovuto essere emanato (sentite le parti stipulanti il Ccnl dei lavoratori dei porti e la Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale) entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del 25 febbraio 2022, n. 15, per quanto consta all'interrogante, ad oggi non risulta pubblicato;

   in un contesto sempre più mutevole e competitivo a livello nazionale e internazionale per il sistema portuale e logistico, strategiche diventano le scelte di investimento, non potendosi più guardare al singolo porto, ma a un'area di sistema che comprenda porti, interporti, ferrovie, autostrade;

   la capacità del settore portuale di strutturarsi e di realizzare un sistema intermodale e integrato è la soluzione per superare la difficoltà di competere con scali in cui non sono posti problemi di impatto ambientale e il costo della manodopera è molto basso e restare nelle rotte internazionali;

   tale capacità di fare sistema deve includere, ovviamente, anche processi di rinnovamento generazionale del comparto –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di favorire tutte quelle azioni utili a governare le dinamiche e i processi dei servizi e delle operazioni portuali, anche fornendo alle aziende e agli operatori della portualità uno strumento utile per agevolare la quiescenza dei lavoratori più anziani e favorire il ricambio generazionale.
(5-01755)


   TRAVERSI, IARIA, FEDE e CANTONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera della Presidenza del Consiglio dei ministri 31 luglio 2023 è stato approvato il Piano del mare per il triennio 2023-2025, che si sviluppa intorno a numerose direttrici, tra le quali: gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti, la transizione ecologica dell'industria del mare, la cantieristica, l'industria armatoriale, il lavoro marittimo, il sistema delle isole minori, i turismi e sport del mare, i cambiamenti climatici, la cooperazione europea e internazionale e la sicurezza;

   una delle misure cruciali per la transizione ecologia dei porti riguarda l'elettrificazione delle banchine quale investimento strategico in termini sia economici che ambientali. L'investimento riguarda 34 porti, di cui 32 appartenenti alla rete TEN-T e consiste nella realizzazione di una rete di sistemi per la fornitura di energia elettrica dalla riva alle navi durante la fase di ormeggio, in modo da ridurre al minimo l'utilizzo dei motori ausiliari di bordo per l'autoproduzione dell'energia elettrica necessaria;

   il decreto-legge n. 36 del 2022, in attuazione della riforma prevista dal PNRR ha semplificato le procedure di autorizzazione per gli impianti di cold ironing;

   il comma 2 dell'articolo 9, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 prevede che le Autorità di sistema portuale, i soggetti concessionari di aree e banchine in ambito portuale ai sensi della legge 28 gennaio 1994, n. 84, nonché le imprese in grado di produrre, stoccare e/o distribuire energia rinnovabile possono promuovere la costituzione, in ambito portuale, di una o più comunità energetiche rinnovabili (Cerp) in coerenza con il documento di pianificazione energetica e ambientale, di potenza superiore a 1 megawatt. Attualmente sta dunque alle imprese concessionarie promuovere tale costituzione come anche a soggetti pubblici e privati;

   il contesto portuale nazionale è costituito da porti molto diversi tra loro e conseguentemente da autorità di sistema portuale aventi caratteristiche e obiettivi determinati dai territori di cui sono espressione;

   lo sviluppo delle comunità energetiche portuali rischia di essere un'occasione persa se non si provvede a una regia nazionale volta ad accelerare i processi di costituzione di comunità energetiche e dunque velocizzare l'elettrizzazione delle banchine, anche al fine di valorizzare tutte le risorse PNRR faticosamente ottenute dal Governo Conte II –:

   a che punto sia il processo di elettrificazione delle banchine nei porti nazionali, con particolare riferimento all'ipotesi di costituire una regia nazionale presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per la costituzione delle comunità energetiche nei porti.
(5-01756)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CHERCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risale ormai al 18 novembre 2013 – dieci anni – il crollo del tratto di strada della provinciale 38-bis Olbia-Tempio, che collega Olbia con Monte Pino, a causa di un'alluvione. Il crollo causò la morte di tre persone: Bruno Fiore, sua moglie Sebastiana Brundu e Maria Loriga. Un'altra persona, Veronica Gelsomino, sopravvisse miracolosamente al crollo;

   ad aprile 2023 l'assessore regionale ai lavori pubblici, Pierluigi Saiu, ha tenuto un incontro nella sede della provincia di Sassari, al quale hanno partecipato i sindaci dei comuni dell'Alta Gallura, il sub commissario dell'ex provincia Olbia-Tempio, Pietro Carzedda, e i rappresentanti del comitato civico Monte Pino;

   entro la fine dell'estate 2023 Anas si è impegnata a portare a termine i lavori nel tracciato di sua competenza, ma ciò che resta un'incognita sono i tempi per la realizzazione dell'altro tratto della strada provinciale 38, circa sei chilometri, che ricadono appunto sotto la competenza dalla provincia e che sono ancora in fase di progettazione;

   in occasione dell'anniversario dell'alluvione, il 18 novembre 2023 è stato organizzato un sit-in di protesta contro i lavori incompiuti del ponte;

   «è davvero una vergogna che dopo dieci anni non abbiamo ancora la strada, siamo stati dimenticati e sono state dimenticate le vittime. Ritorniamo a manifestare e a protestare come abbiamo già fatto tante volte perché questa situazione è davvero insostenibile. Sono stati spesi tanti soldi finora, e la strada ancora non è finita», così la presidente del Comitato strada Monte Pino, Giuseppina Pasella, che ha continuato a lottare ogni giorno affinché la strada provinciale 38, che collega Olbia con l'Alta Gallura e il tratto di Monte Pino crollato durante il passaggio del ciclone Cleopatra, venisse riparato e riaperto al transito;

   ad oggi, un'intera zona è isolata, con la sua principale arteria stradale chiusa –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché il ponte in oggetto venga finalmente riaperto al transito e restituito alla collettività.
(5-01750)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE CORATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati della Commissione di garanzia, gli scioperi proclamati nel 2023 ammontano a 1.421, di questi la maggior parte hanno interessato il trasporto pubblico, locale e nazionale, provocando non pochi disagi tra i cittadini;

   in alcune città, come Roma e Milano in particolare, lo sciopero del trasporto pubblico si è rivelato più che un'ipotesi una vera e propria certezza, presentandosi a cadenza periodica quasi una volta al mese con preferenza per i venerdì. Ne è addirittura previsto uno, forse l'ultimo di quest'anno, il 15 dicembre 2023, penultimo venerdì prima dell'inizio delle feste natalizie;

   in tali circostanze, per svolgere qualsiasi attività abituale, quale ad esempio recarsi sul posto di lavoro o semplicemente portare i propri figli a scuola, i cittadini sono costretti a riorganizzare le proprie abitudini e, in particolare, chi usufruisce quotidianamente del trasporto pubblico deve necessariamente servirsi di mezzi privati;

   ciò provoca sicuramente forti disagi alla mobilità, ma anche gravi danni ambientali, di cui molto spesso non viene tenuto conto. Si tratta di un problema esistente già da diversi anni: la prefettura di Roma, infatti, in una sua nota del dicembre 2016, aveva già sottolineato come lo sciopero dei mezzi pubblici indetto in quel periodo potesse avere ricadute negative sulla salute pubblica, a causa degli elevati valori di agenti inquinanti che si sarebbero immessi nell'aria, e per questo aveva invitato i rappresentanti delle diverse sigle sindacali aderenti a revocare o differire lo sciopero programmato;

   la Costituzione garantisce e tutela il diritto allo sciopero (articolo 40), ma al tempo stesso tutela anche il diritto alla salute (articolo 32) e all'ambiente (articolo 9); per tali ragioni sarebbe opportuno che il godimento di tali diritti fosse maggiormente controbilanciato –:

   se si intenda disporre un'analisi di impatto dei costi ambientali e sulla salute derivanti dagli scioperi dei mezzi pubblici, e sulla base di questa, qualora risultasse che i suddetti scioperi interferiscono con diritti costituzionalmente protetti quali la salute e l'ambiente, quali iniziative di competenza si intenda assumere.
(4-02044)


   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge 31 marzo 2023 n. 35, convertito con legge 26 maggio 2023, n. 58 recante «disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria», è stato riavviato l'iter realizzativo del Ponte sullo stretto di Messina, attraverso la prosecuzione del rapporto concessorio con la Società Stretto di Messina s.p.a. (di seguito SdM);

   la norma prevede (articolo 1, comma 1, lettera a)) che al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione, coerentemente con quanto previsto all'articolo 3-bis del medesimo decreto;

   il medesimo decreto dispone che il progetto definitivo dell'opera, redatto ai sensi del decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190 ed approvato dal consiglio di amministrazione della società concessionaria il 29 luglio 2011, è integrato da una relazione del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell'opera, che è trasmessa per l'approvazione al Consiglio di amministrazione della società concessionaria che, previo parere del Comitato scientifico di cui all'articolo 4, comma 6, della legge n. 1158 del 1971, si esprime entro i successivi trenta giorni;

   da quanto si apprende da organi di stampa, il consorzio Eurolink il 30 settembre 2023 avrebbe consegnato alla SdM la relazione relativa all'aggiornamento del progetto definitivo del ponte, comprendente dettagliate modifiche e aggiornamenti progettuali, che saranno inseriti nel progetto esecutivo, in merito al quale l'amministratore delegato della società, Pietro Ciucci, ha parlato di «passaggio fondamentale nell'ambito del serrato cronoprogramma che consentirà di raggiungere l'obiettivo di aprire i cantieri nell'estate del 2024, in linea con le indicazioni ricevute dal Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini»;

   con lettera del 27 ottobre 2023 inviata al presidente e all'amministratore delegato della SdM l'interrogante ha avanzato richiesta di visione di copia della relazione in oggetto consegnata dal consorzio Eurolink, ricevendo il 9 novembre 2023 risposta di diniego;

   da quanto si apprende da organi di stampa, a seguito della trasmissione d'inchiesta di Rai 3 «Report» dal titolo «L'uomo del Ponte» andata in onda lo scorso 26 novembre 2023, sarebbe intercorso uno scambio di messaggi tra il conduttore Sigfrido Ranucci e l'ingegnere Claudio Borri, membro del comitato scientifico SdM, reso pubblico sulla pagina Facebook dedicata al ponte sullo Stretto, dal quale si apprende quanto dichiarato da Borri: «Ho troppa esperienza di interviste "rubate" e fugaci, poi tagliate, re-intitolate e rimaneggiate a mia insaputa. Dunque: contraddittorio in diretta televisiva soltanto dopo la conclusione dell'esame in corso della relazione di aggiornamento del PD, 780 pagine, che esiste corposa (contrariamente a quanto da voi affermato) e che io ho mostrato in più occasioni anche in pubblico» –:

   se il Ministro interrogato risulti a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se e in che data la società concessionaria abbia sottoscritto con il contraente generale un atto negoziale avente ad oggetto la predisposizione della relazione di adeguamento del progetto definitivo, se intenda rendere noti i contenuti della relazione di aggiornamento al progetto definitivo consegnata dal consorzio Eurolink alla SdM lo scorso 30 settembre 2023 e se nell'ambito delle funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione, previste dal decreto-legge 31 marzo 2023 n. 35, sia nelle condizioni di chiarire, per quanto di competenza, come la relazione consegnata attesti la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale e alla localizzazione dell'opera, nonché se siano indicate le ulteriori prescrizioni da sviluppare nel progetto esecutivo.
(4-02045)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DE CORATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo ben 11 anni di occupazione abusiva, il comune di Milano ha assegnato, senza alcun bando, al centro sociale Lambretta alcuni immobili di sua proprietà, situati nel quartiere Sarto di Milano;

   gli attivisti del Lambretta si sarebbero resi più volte protagonisti di atti illeciti, soprattutto durante il periodo della pandemia, tenendo sotto scacco interi quartieri tra feste ed eventi esentasse, danneggiando soprattutto i commercianti regolari, costretti a rimanere chiusi;

   secondo quanto dichiarato dagli stessi militanti del centro sociale sui propri canali social, tale assegnazione è avvenuta, al fine di evitare lo sgombero, a seguito di una lunga e fattiva interlocuzione col comune di Milano, il quale non sembra aver mai tenuto in considerazione gli illeciti da questi commessi nel corso degli anni, quali ad esempio l'occupazione di beni pubblici e privati, reato procedibile d'ufficio ex articolo 633 del codice penale, i reiterati comportamenti criminosi dei frequentatori abituali, che molto spesso ad avviso dell'interrogante rendono il centro tutt'altro che un luogo di cultura e aggregazione, o ancora la promozione di cortei non autorizzati con invettive contro le forze dell'ordine –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di garantire la sicurezza e la legalità nelle nostre città, anche attraverso l'adozione di iniziative normative volte a scongiurare affidamenti di immobili in violazione delle leggi vigenti.
(4-02042)


   D'ALESSIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «decreto flussi» (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 settembre 2023, concernente la programmazione dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari stagionali e non stagionali nel territorio dello Stato per il triennio 2023-2025) disciplina la modalità per programmare annualmente le quote massime di stranieri da ammettere nel territorio dello Stato per ragioni di lavoro;

   il decreto prevede una procedura telematica attraverso la quale sia persone fisiche che persone giuridiche, specificatamente individuate dalla circolare n. 5969 del 2023 del Ministero dell'interno, possono fare domanda di nulla osta per assumere un lavoratore straniero con contratto domestico o nel settore sociosanitario;

   l'inoltro della domanda, da presentarsi su una piattaforma (cosiddetto portale Ali) predisposta dal Ministero dell'interno (Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione), è stato possibile in alcuni click day disposti dal decreto stesso che, nel mese di dicembre, sono stati il giorno 2, 4 e 12 (ognuno dei quali dedicato a tipologie differenti di ingressi);

   a partire dalle ore 9:00 le domande potevano essere inoltrare sulla piattaforma; tuttavia si ha avuto modo di venire a conoscenza di molteplici segnalazioni concernenti gravi episodi di sospetta irregolarità e di malfunzionamento del portale;

   queste problematiche hanno generato inique esclusioni per alcuni utenti e, di riflesso, alcuni sono stati avvantaggiati a discapito di altri;

   in particolar modo, le criticità si sono presentate nei click day del 2 e del 4 dicembre 2023 (dedicati alle richieste di lavoratori subordinati, colf e badanti): la piattaforma è stata aperta alle ore 8:35, con ben venticinque minuti di anticipo rispetto all'orario stabilito e riportato sulla circolare; a numerosi richiedenti (legittimati ad inoltrare domanda) è stato impedito di selezionare le richieste e di procedere con l'invio vedendosi comparire un simbolo di divieto di accesso;

   quest'ultimo impedimento si è verificato per oltre un quarto d'ora, impedendo, di fatto, di inoltrare le domande;

   in aggiunta, gli utenti hanno riscontrato che, dopo alcuni tentativi di inoltro della domanda o di aggiornamento della pagina del portale speranzosi in un funzionamento, si vedevano apparire sulla schermata la dicitura «il servizio non sarà disponibile prima delle ore 10:30»;

   dopo più di un'ora dall'apertura del portale, la gran parte degli utenti ha avuto sì modo di inoltrare le richieste ma, prevedendo il decreto di seguire l'ordine cronologico di presentazione per la distribuzione delle quote disponibili, si sono visti inevitabilmente esclusi;

   è evidente come siano verificate irregolarità a causa non solo di deficit della procedura telematica ma anche di una normativa lacunosa –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per consentire un accesso agli atti dei sistemi informatici per comprendere i malfunzionamenti verificatisi;

   quali iniziative di competenza si intenda porre in essere per un intervento immediato, in primis, per fare chiarezza in merito ai criteri di distribuzione delle quote a seguito delle falle e delle anomalie createsi sul portale, quindi per annullare l'invio delle domande inoltrate, ripristinare il sistema e stabilire altre date per consentire un nuovo e corretto invio delle richieste;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative normative volte a ripristinare il controllo preventivo dell'ispettorato del lavoro sulla verifica dei requisiti e della congruità del numero delle richieste (che con il decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, articolo 44 comma 1 è stato demandato in via esclusiva e di fatto alla figura del consulente del lavoro) e prevedere una procedura nuova e semplificata per l'inoltro delle domande evitando così irregolarità.
(4-02049)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   SCOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 5-00253, presentata il 17 gennaio 2023 dall'onorevole Fossi, si chiedeva quali iniziative avrebbero adottato i Ministri interrogati al fine di salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale del Polo tecnologico ferroviario di Osmannoro e della DT di Trenitalia di Firenze;

   a distanza di mesi, tali domande restano ancora inevase;

   il giorno 6 novembre 2023 si è riattivato il confronto tra le organizzazioni sindacali regione Toscana, città metropolitana di Firenze, con la presenza di Trenitalia sulla vertenza per l'officina OMC Osmannoro;

   l'incontro si è tenuto a valle della presentazione, alle organizzazioni sindacali nazionali, del nuovo modello della manutenzione di Trenitalia;

   l'azienda rappresentata dal direttore di DT ingegnere Caposciutti avrebbe presentato, in modo ad avviso dell'interrogante molto approssimativo, il nuovo modello organizzativo cercando di tranquillizzare sia gli assessori Regionali presenti (Baccelli e Nardini) sia le segreterie sindacali regionali, dichiarando che il nuovo modello manutentivo non produrrà impatti negativi sui livelli) occupazionali, descrivendo investimenti per circa 10 milioni di euro con l'avvio graduale di una nuova organizzazione;

   l'azienda ha affermato che le future attività di manutenzione ciclica dell'Omc saranno improntate sulle lavorazioni inerenti carrelli, sale e convertitori (componenti), senza precisare per quanti e quali mezzi di materiale rotabile;

   secondo quanto consta all'interrogante l'azienda avrebbe vagamente fatto riferimento alla possibilità di effettuare la manutenzione ciclica completa del solo materiale dei treni Rock, non precisando però né da quale personale verrà svolta tale attività né se tali interventi riguarderanno tutti i rock della Toscana, senza specificare chi effettuerà la manutenzione ciclica tutti gli altri materiali circolanti nella regione;

   dalla rappresentazione del dirigente di DT, nel prossimo futuro, non vi sarebbe più distinzione tra le strutture manutentive di Imc e Omc, e così tra le attività di 1° e 2° livello;

   per quanto riguarda la forza lavoro, l'azienda, avrebbe confermato il permanere delle attuali consistenze di circa 80 diretti di produzione, certificando inoltre che non sono previste, nel prossimo futuro, ipotesi o possibilità di assistere a un incremento di nuove risorse;

   a quest'ultima affermazione le organizzazioni sindacali hanno rappresentato in modo netto la propria contrarietà, chiarendo che non si può pensare di limitare le attività potenziali dell'impianto di Omc Osmannoro legandole alle poche risorse rimaste a operare;

   un vero progetto di valorizzazione e sviluppo passa da investimenti in infrastruttura, in macchinari e dalle maggiori attività manutentive da assegnare e far svolgere presso il sito manutentivo di Osmannoro e non certamente portando a consunzione un intero comparto diminuendone l'organico e attività a loro assegnate;

   le organizzazioni sindacali hanno fermamente criticato quanto descritto da Trenitalia: in particolare hanno criticato il processo di unificazione delle due manutenzioni, corrente e ciclica, gli insignificanti investimenti in innovazione e sviluppo degli impianti, l'azzeramento degli spazi e dei binari per le lavorazioni della Omc con il passaggio del capannone Vomc a Imc, la volontà di non prevedere assunzioni di personale, la confusione sulla quantità e qualità delle lavorazioni, il continuo stillicidio di esternalizzazione della manutenzione, oltre ad aver dovuto registrare che, nonostante l'impianto di Osmannoro sia il più nuovo d'Italia e con una potenzialità tale da permettere lavorazioni, di ciclica, per ben oltre 200 diretti di produzione, l'azienda abbia deciso di non valorizzarlo, ben sì di limitarlo alle sole 80 maestranze rimaste;

   il quadro descritto sembra delineare la volontà di chiudere la storica Omc di Osmannoro –:

   quale sia la posizione del Governo sui fatti narrati in merito alla vicenda in premessa, quali iniziative si intendano intraprendere e se non si ritenga di dover convocare i vertici di Trenitalia per conoscere quali siano le precise e puntali intenzioni dell'azienda in merito al sito di Osmannoro.
(4-02047)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Traversi n. 4-01842, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Barzotti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Frijia n. 4-00985 del 15 maggio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Ghio n. 5-01663 del 24 novembre 2023.