Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 23 novembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori rappresenta un obiettivo imprescindibile del mondo del lavoro in tutti i settori produttivi e professionali, e costituisce una priorità e una garanzia sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, contribuendo inoltre a migliorare la produttività del lavoratore stesso;

    un'attenta pianificazione delle procedure attuative delle varie fasi lavorative ed un'adeguata e qualificata formazione in termini non solo di sicurezza, sono elementi fondamentali di ogni ciclo del lavoro e contribuiscono a migliorare la qualità e la trasparenza della fase di stesura ed aggiudicazione degli appalti nelle amministrazioni pubbliche, limitando anche l'insorgere di eventuali «zone grigie» nella predisposizione degli atti amministrativi;

    la tutela del lavoratore e l'implementazione della trasparenza del ciclo produttivo, diventano elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi della pubblica amministrazione, in una fase, quella che stiamo vivendo, caratterizzata da ingenti risorse finanziarie derivanti non solo dai fondi del PNRR, ma anche dai fondi complementari, dai fondi strutturali e di coesione. Risorse, queste, fondamentali per la crescita economica e infrastrutturale del nostro Paese, risorse tra l'altro destinate alla riqualificazione delle aree interne e dei territori di montagna, alle periferie e alle aree conurbate delle città e per la messa in sicurezza dell'intero territorio, senza dimenticare comunque la transizione ambientale e digitale;

    sembra sempre più necessario mettere in atto tutte quelle azioni virtuose di collaborazione tra gli enti istituzionali dello Stato, le amministrazioni pubbliche, le parti sociali e le associazioni di categoria, per addivenire a protocolli applicativi e d'intesa sulle materie concernenti la sicurezza, anche nell'ottica di aumentare da una parte la qualità del lavoro e dall'altra la trasparenza e l'efficacia della macchina pubblica e la sua celerità nel dare risposte ai cittadini e ai territori;

    la transizione digitale è oramai un obiettivo primario del sistema Italia, da incentivare e non da osteggiare. La medesima transizione digitale deve altresì tenere conto della frammentarietà del livello delle amministrazioni pubbliche e soprattutto degli enti locali che, comunque, anche se le ultime disposizioni legislative stanno permettendo un adeguato rinnovamento e una implementazione della forza lavoro, si trovano in una fase di transizione tecnologica, informatica e professionale estremamente gravosa, che genera disagi ambientali, personali e psicologici importanti;

    il tema di un'adeguata retribuzione sia del comparto privato che pubblico è l'unica garanzia per i lavoratori, per assicurare loro, innanzitutto, la serenità sul posto di lavoro, l'attaccamento al datore di lavoro, la consapevolezza di essere parte importante del proprio ente o azienda, nonché per garantire un'esistenza libera e dignitosa per il lavoratore e la sua famiglia;

    il tema del lavoro non può sempre solo ricondursi a elementi di contrapposizione tra le parti sociali ed i datori di lavoro. Il tema del lavoro deve essere anche tarato in funzione della diversità territoriale del nostro Paese. Appare quindi sempre più necessario immaginare azioni e misure che valorizzino e agevolino le attività professionali, produttive, commerciali soprattutto in quei territori poco appetibili, lontani dai principali centri e aggregazioni di servizi, incentivando con adeguate misure anche i dipendenti pubblici che si trovano necessariamente a lavorare in enti amministrativi posti in aree marginali e disagiate. Quest'ultimo è l'unico modo per contrastare la desertificazione territoriale e produttiva di ampie aree del Paese;

    il tema del lavoro nel Paese non può non mettere al centro delle priorità il mondo giovanile, che rappresenta il presente. Un presente da valorizzare, incentivare per fare crescere i giovani che entrano nel mondo del lavoro;

    il tema del lavoro nel nostro Paese legato ai giovani non può prescindere dal mettere in atto azioni e politiche che leghino e agevolino la vicinanza dei giovani al posto di lavoro, per superare il fenomeno del lavoro povero e della disaffezione dei giovani alle loro aree di origine;

    è necessario mettere in campo ogni azione utile e incisiva per evitare che si mettano in moto meccanismi che generino correlazioni tra le basse retribuzioni in alcuni ambiti e settori lavorativi e le modalità di assegnazione e gestione degli appalti, prevalentemente pubblici;

    si deve cercare in maniera puntuale ed efficace, nel rispetto delle procedure legislative, soprattutto negli appalti pubblici, di contrastare la compressione dei costi, l'allungamento dei tempi contrattuali, garantendo sistemi di adeguamento e aggiornamento del costo delle lavorazioni efficaci e continui, attraverso protocolli collaborativi tra gli enti, stazioni appaltanti e associazioni di categoria, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori e delle imprese;

    la procedura delle gare al massimo ribasso nell'ambito degli appalti di lavori pubblici deve essere limitata fortemente, in quanto incide sensibilmente, anche se non in maniera evidente, sui costi della sicurezza, sulla qualità delle opere, sulla retribuzione dei lavoratori e sull'utile dell'impresa;

    attualmente, il nuovo codice degli appalti lascia spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti, una discrezionalità che deve essere comunque monitorata in funzione della tipologia della gara di appalto, per evitare che vengano meno il controllo delle attività di cantiere, delle condizioni di lavoro e salute dei lavoratori o la prevenzione di rischi di infiltrazione criminale;

    nel settore edile, con riguardo ai minimi retributivi negli appalti pubblici, è necessario sempre più che si adottino misure adeguate a garantire che gli operatori economici, nell'esecuzione delle opere in tali settori o contratti di concessione, si conformino ai salari stabiliti dai contratti collettivi per il settore pertinente e ai salari minimi legali, laddove esistenti,

impegna il Governo:

1) ad adottare, per quanto di competenza, le opportune e tempestive iniziative normative volte prioritariamente a:

  a) valutare ed incentivare, per l'affidamento dei contratti di lavori pubblici, servizi e forniture, procedure che limitino l'utilizzo dell'assegnazione al massimo ribasso;

  b) valutare l'opportunità che, nell'aggiudicazione degli appalti di lavori, servizi e forniture, il criterio del minor prezzo possa essere utilizzato solo nel caso in cui non infici l'effettiva e corretta applicazione delle dovute tutele contrattuali per tutti i lavoratori;

  c) considerare i costi della manodopera e della sicurezza non comprimibili e non soggetti ai ribassi contrattuali;

  d) garantire, in maniera continuativa e in modalità coordinata tra le regioni, gli adeguamenti dei prezzi delle materie prime e delle lavorazioni finite, in «tempo reale», al fine di tenere conto delle varianze complessive dei mercati, garantendo in questa maniera anche un puntuale aggiornamento del costo della manodopera, nel rispetto della determinazione delle tariffe minime;

  e) prevedere, per la definizione delle tariffe minime applicabili, ovvero per l'individuazione dei contratti da applicare in materia di appalti pubblici, l'utilizzo delle modalità contrattuali di riferimento di maggiore applicazione;

  f) valutare la possibilità di mettere a sistema modalità premianti per chi investe e realizza opere in aree territoriali disagiate, come le aree interne, i piccoli comuni e le aree di montagna, caratterizzate da importanti distanze dai principali centri di servizi e reperimento materiali, o poste in ambiti difficilmente raggiungibili dal sistema viario esistente o in contesti che determinano, a causa delle condizioni climatiche e della quota altimetrica, limitati periodi di effettiva attività;

  g) sollecitare e incentivare le regioni ad implementare gli investimenti nella formazione professionale sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, con specifico riferimento al settore degli appalti pubblici al fine di una migliore sinergia tra istituzioni pubbliche, mondo imprenditoriale, associazioni di categoria e scuola;

  h) valutare di rafforzare il sistema di qualificazione delle imprese appaltatrici e subappaltatrici rendendolo più virtuoso ed efficace nei confronti della disciplina lavoristica e della disciplina in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

  i) prevedere che l'affidatario dell'appalto indichi al momento dell'offerta i lavori e servizi in subappalto, precisando l'importo da riconoscere all'impresa subappaltatrice, con l'obbligo di non procedere a ribassi e di garantire i costi della manodopera e della sicurezza dei lavoratori dell'impresa subappaltatrice;

  l) assicurare che il trattamento economico dei lavoratori impiegati nell'esecuzione dei lavori, per qualsiasi tipologia di contratto di lavoro, sia allineato ai livelli retributivi previsti dai contratti collettivi nazionali, sottoscritti dalle organizzazioni dei lavoratori e di parte datoriale comparativamente più rappresentativi a livello nazionale;

  m) tutelare la sicurezza sul lavoro nei cantieri edili con riferimento agli appalti pubblici prevedendo una regolamentazione dell'utilizzo dei telefoni cellulari, considerato che il loro uso durante l'orario di lavoro può essere causa di infortuni anche gravi per le maestranze.
(1-00218) «Manes, Schullian, Gebhard, Steger, Gallo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   FURFARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise, a maggio del 2005, mentre era già in piano di rientro, sulla scorta del quale dava corso al ridimensionamento di ospedali storici, come quelli di Venafro e Larino, ad accorpamenti, a tagli, alla consistente compartecipazione dell'utenza e altro, varava una legge di riordino, con cui decretava la liquidazione delle aziende sanitarie locali e la istituzione della ASReM;

   l'ente regionale, a causa del disavanzo di esercizio relativo alla spesa sanitaria, che nel 2007 era di circa 61 milioni di euro e che cresceva ulteriormente nel 2009, veniva commissariata, con l'affidamento della gestione della sanità molisana, costituente più dell'80 per cento del bilancio regionale, ad un Commissario ad acta, individuato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 luglio 2009, nell'allora presidente della regione Molise, dottor Michele Iorio, riconfermato nell'incarico commissariale con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2012;

   la gestione commissariale avrebbe dovuto ricondurre, nel giro di un paio di anni, il sistema sanitario regionale nell'ambito dell'ordinata programmazione sanitaria e finanziaria, con il rientro dal debito sanitario e l'avvio di un processo di riorganizzazione e di riduzione degli sprechi, senza pregiudicare in alcun modo il diritto inalienabile ed incomprimibile, costituzionalmente sancito, alla salute dei cittadini molisani;

   dopo 14 anni di gestione commissariale la situazione si è aggravata per effetto della mancata previsione di deroghe ad alcuni dei parametri fissati dal cosiddetto decreto «Balduzzi» (decreto-legge n. 158 del 13 settembre 2012), che ha determinato la perdita del Dea di II livello e, con essa, la perdita della neurochirurgia;

   a subire gli effetti più drastici del piano di rientro e del Commissariamento è stata la sanità pubblica: la percentuale dei posti letto per acuti riconosciuta alla sanità pubblica molisana, che si aggira, anche con il nuovo P.O., intorno al 60 per cento è tra le più basse d'Italia; la cancellazione di alcuni reparti, la carenza di organico, la mancanza di strumentazione d'avanguardia e le lunghissime liste di attesa nel pubblico (che scoraggiano l'utenza che, se è in condizioni reddituali che lo consentono, si rivolge al privato o decide di andare a curarsi in altre regioni) hanno fatto crescere la mobilità passiva, mentre la mobilità attiva, per la quale la regione Molise è balzata agli onori della cronaca (per essere l'unica regione del Centro-Sud in cui il saldo fra mobilità passiva e mobilità attiva è positivo), è quasi del tutto assorbita dal privato convenzionato;

   il Molise necessita, oltre che di una programmazione adeguata delle attività ospedaliere di elezione, di una rete dell'emergenza-urgenza operativa ed efficace, dal cui corretto funzionamento dipende in buona parte, la gestione ordinata delle attività programmabili, che evidentemente richiedono un contesto organizzativamente, tecnologicamente e professionalmente articolato e complesso. La configurazione di tale rete deve ispirarsi al principio della tempestività della presa in carico e degli interventi conseguenti nel continuum, del percorso intra ed extraospedaliero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare;

   quale sia lo stato dell'arte in merito all'adozione del provvedimento preannunciato come «decreto Molise», indispensabile per il territorio molisano, tenuto conto della sua morfologia, della dislocazione di gran parte dei comuni in zone disagiate o aree interne, e delle infrastrutture viarie del tutto inadeguate;

   se non si ritenga necessario, adottare iniziative di competenza, nell'ambito dei poteri referenti nell'attuazione del piano di rientro, volte a ripristinare un dipartimento di emergenza urgenza e accettazione (Dea) di secondo livello presso il Cardarelli e, con esso, tra gli altri, il reparto di neurochirurgia e di neuroradiologia interventistica, indispensabili per consentire la gestione dei politraumi e degli ictus, ischemici ed emorragici, assicurando la tempestività delle risposte alle patologie tempo-dipendenti e mettendo in sicurezza la vita e l'integrità psico-fisica dei cittadini molisani.
(4-01938)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MAIORANO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con decreto della direzione generale per il personale militare del 23 settembre 2022 è stato indetto il «concorso, per titoli, per la nomina di 10 Sottotenenti in servizio permanente nei ruoli speciali delle Armi di fanteria, cavalleria, artiglieria, genio, trasmissioni dell'Esercito riservato ai Marescialli della Forza Armata che rivestono il grado di luogotenente», pubblicato il 20 ottobre 2022;

   il concorso ha la finalità di nominare Sottotenenti in servizio permanente nei ruoli speciali dell'Esercito italiano e prevede specifici requisiti di partecipazione, nonché criteri di valutazione dei titoli e dell'esperienza dei candidati;

   tuttavia, il criterio adottato dalla commissione giudicatrice riguardo alla valutazione dei titoli di merito evidenzia una disparità di trattamento tra i concorrenti;

   la commissione ha, infatti, stabilito che ai concorrenti sia attribuito per i «rapporti informativi» un punteggio inferiore a quello attribuito per la «scheda valutativa»;

   questa decisione rappresenta un'anomalia non solo rispetto ai concorsi precedenti, ma persino rispetto ai concorsi per i medesimi ruoli banditi dalla stessa direzione generale per gli altri corpi militari, come Marina e Aeronautica;

   inoltre, detta impostazione configura non solo una disparità di trattamento tra i membri delle diverse Forze armate, ma persino tra gli stessi concorrenti appartenenti all'Esercito;

   infatti, il periodo tecnico valutativo, che ordinariamente viene valutato mediante «scheda valutativa» (per periodi di servizio superiori a 180 giorni), in caso di cambio di rapporto gerarchico con il valutatore viene valutato mediante «rapporto informativo» (per periodi di servizio pari o superiori a 60 giorni ma inferiori a 180) o addirittura in alcuni casi con una «mancata redazione» (per un periodo di servizio inferiore a 60 giorni);

   ne consegue che, secondo i criteri adottati dalla commissione concorsuale, i valutandi che interrompono il proprio periodo valutativo per diverse ragioni di servizio non addebitabili alla propria volontà, come per esempio i comandati a prestare servizio all'estero nelle missioni internazionali, oppure in operazioni sul territorio italiano con l'operazione «strade sicure», ovvero, in caso di cambi di incarico legati al profilo di carriera o addirittura di cambio di incarico del valutatore, subiscono una grave penalizzazione nel punteggio, nonostante detti militari abbiano svolto con dedizione ed in maniera eccellente il loro servizio al pari dei loro colleghi impiegati in reparti non operativi, il cui periodo tecnico valutativo si esprime attraverso la «scheda valutativa»;

   ancora, persino ai «rapporti informativi» classificati come «eccellenti» viene attribuito un punteggio inferiore rispetto a quello attribuito in presenza di «scheda valutativa» con valutazione più bassa ovvero «superiore alla media»;

   questa situazione ha suscitato le proteste di diverse sigle sindacali e ha generato un forte disagio tra i militari dell'Esercito, i quali si sentono svantaggiati e danneggiati, essendo venuto meno il principio della «par condicio competitorum»;

   a parere dell'interrogante, il criterio adottato dalla commissione in ordine alla valutazione dei periodi tecnici valutativi e, quindi, del documento di valutazione che da essi deriva, appare arbitrario e ingiustificato, nonché potenzialmente lesivo dei principi costituzionali di equità nella selezione del personale nella pubblica amministrazione;

   detta impostazione non rischia soltanto di pregiudicare la posizione di tanti concorrenti appartenenti all'Esercito italiano, ma presta il fianco a possibili impugnative che costituirebbero un ulteriore aggravio economico e burocratico a carico dell'amministrazione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per rimediare alla condizione di disparità ingenerata dal criterio adottato dalla commissione giudicatrice del concorso nella valutazione dei titoli.
(4-01936)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORRELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il comunicato stampa n. 168 del 20 novembre 2023 il Ministero dell'economia e delle finanze ha annunciato di aver avviato una procedura accelerata di raccolta ordini («Accelerated Book Building – ABB») per la cessione di 251.937.942 azioni ordinarie di Banca Monte dei Paschi di Siena spa, pari al 20 per cento del capitale sociale, attraverso un consorzio di banche costituito da BofA Securities Europe SA, Jefferies GmbH e UBS Europe SE in qualità di joint global coordinators e joint bookrunners, con l'obiettivo di promuovere il collocamento delle suddette azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri, come definiti dall'articolo 2(1)(e) del Regolamento (UE) 2017/1229;

   la stessa nota specifica che i risultati finali dell'operazione saranno comunicati al termine del collocamento, ma essendo stato il corrispettivo minimo per azione pari a 2,92 euro, la stessa dovrebbe garantire allo Stato un incasso di 920 milioni di euro;

   in base a quanto stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2020, la cessione potrà essere effettuata, in una o più fasi, attraverso il ricorso singolo o congiunto a un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, ivi compresi i dipendenti del gruppo Banca MPS, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali, ovvero a una trattativa diretta da realizzare attraverso procedure competitive trasparenti e non discriminatorie, oppure ancora a una o più operazioni straordinarie, ivi inclusa un'operazione di integrazione;

   il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe deciso di avviare l'operazione per sfruttare l'attuale contingenza favorevole sul mercato dei capitali, tenendo anche conto del miglioramento della redditività e dell'accresciuta patrimonializzazione dell'istituto bancario, notoriamente dovuta all'opzione offerta dalla norma sugli extraprofitti bancari, nonché delle prospettive di ulteriore sviluppo, con l'obiettivo della piena valorizzazione della partecipazione azionaria, da realizzarsi nell'interesse della banca e di tutti i suoi azionisti;

   a fronte di una domanda raccolta pari a oltre 5 volte l'ammontare iniziale, l'offerta è stata successivamente incrementata dal 20 per cento al 25 per cento del capitale sociale, portando il numero di azioni da collocare a 314.922.429, e facendo così scendere la partecipazione al capitale sociale detenuta dallo Stato in BMPS dal 64,23 per cento al 39,23 per cento;

   il collocamento delle azioni sta avvenendo in un range di prezzo tra 2,89 euro e 3,072 euro, con uno sconto al valore minimo della forchetta del 6 per cento rispetto ai prezzi di Borsa, da considerare comunque contenuto a testimonianza dell'interesse per il titolo. Se l'intera operazione si completasse intorno a questi valori l'incasso lordo per il Ministero dell'economia e delle finanze sarebbe compreso tra i 730 e i 770 milioni circa;

   gli impegni assunti dall'Italia con la Commissione europea al momento del salvataggio da 5,4 miliardi di euro della banca toscana avvenuto nel 2017, già vincolavano il Ministero dell'economia e delle finanze alla vendita della sua partecipazione –:

   a quale stadio sia arrivato il collocamento delle azioni riportato in premessa e se sia a conoscenza di quali siano i potenziali investitori qualificati interessati all'operazione o che hanno già perfezionato l'acquisto della partecipazione azionaria.
(4-01930)


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 23 del 2011, «Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale» prevede, all'articolo 4, comma 1, che i comuni capoluogo di provincia, le unioni nonché i comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche possano istituire un'imposta a carico di coloro che alloggiano nelle strutture situate sul proprio territorio, da applicare, secondo criteri di gradualità in proporzione al prezzo. Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali, nonché dei relativi servizi pubblici;

   il comune di Roma con la delibera n. 255 del 2022 ha provveduto ad aggiornare le tariffe portando detti valori, per talune tipologie, a rincari del 71 per cento andando dai 3,5 euro attuali ai 6 euro futuri, per altre categorie l'aumento è del 100 per cento;

   l'articolo 82, comma 2, del disegno di legge di bilancio, all'esame del Parlamento, prevede la possibilità per i comuni di Roma e Venezia di aumentare di ulteriori 2 euro l'imposta di cui in oggetto;

   le modalità di comunicazione, riscossione e versamento sono stabiliti dal singolo comune, anche quando la stessa è intermediata da un soggetto terzo (tipicamente piattaforme di società multinazionali online di intermediazione);

   come riportato da varie fonti giornalistiche, gli accertamenti del comune di Roma sulle imposte di soggiorno tra il 2021 e il 2022, stanno creando non pochi problemi agli operatori del settore. La questione riguarderebbe le cartelle che, tra ottobre e novembre 2023, hanno ricevuto circa l'85 per cento delle strutture alberghiere ed extralberghiere, per un totale di 50 milioni di euro;

   l'amministrazione capitolina avrebbe rilevato delle discrepanze tramite il confronto dei dati trasmessi alla questura – sempre dagli stessi operatori –, e poi comunicate su «Siatel» all'Agenzia dell'entrate;

   come sostenuto dall'Associazione laziale B&B ci sarebbero delle incongruenze nei calcoli effettuati in quanto i dati trasmessi dagli operatori riportano i dati di coloro che sono tenuti a versare l'imposta, scomputando all'origine gli esenti. I numeri della questura, viceversa, non terrebbero conto di una serie di dati, quali, appunto: gli ospiti che godono di esenzione dal contributo ma di cui i gestori devono comunque comunicare la presenza alla questura; ospiti con pernotto superiore ai 10 giorni; o ospiti che in corso di soggiorno riducono il numero di giorni di permanenza. Tali dati non sarebbero inoltre forniti ai gestori per le dovute controdeduzioni;

   l'articolo 7 dello statuto dei dritti del contribuente stabilisce che «gli atti dell'amministrazione» devono essere «motivati», «indicando i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione» dell'ente impositore e che «se nella motivazione si fa riferimento ad un altro atto, questo deve essere allegato all'atto che lo richiama»;

   la Suprema Corte con sentenza n. 1825/2010, visto l'articolo 7, comma 1, della legge n. 212 del 2000, ha sancito che non è sufficiente che il documento richiamato all'interno della motivazione sia conoscibile dal cittadino, ma è necessario che gli atti a cui si rinvia siano «allegati o comunicati al contribuente» e ciò per non inficiare il diritto alla difesa di chiunque –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto in premessa;

   se non ritengano di adottare iniziative volte a prevedere un'armonizzazione nazionale delle modalità di comunicazione, riscossione e versamento dell'imposta di soggiorno, al fine di far emergere l'evasione nonché di semplificare le attività dei gestori dando loro maggiore certezza;

   se non ritengano, nell'ambito della leale collaborazione tra istituzioni, adoperarsi in accordo con i competenti enti locali, affinché non si produca un danno irreparabile alle strutture che a breve dovranno contribuire alla buona riuscita del Giubileo della Chiesa cattolica.
(4-01937)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Te Connectivity ha annunciato la chiusura, nel settembre 2025, dello stabilimento di Collegno, in provincia di Torino, dove lavorano 300 persone;

   si tratta di un colosso mondiale, che Italia è specializzato nella settore del «bianco» (ossia degli elettrodomestici di uso quotidiano) e dei connettori destinati all'automotive, ma a livello globale produce non solo sistemi di connessione (connettori e sensori) nei settori di trasporti, ma anche applicazioni industriali, tecnologie mediche, domestiche, energia e comunicazione;

   i licenziamenti impatteranno su circa 222 dipendenti e rimarrà operativa solo una parte di distribuzione;

   un altro tassello del tessuto industriale del nostro Paese rischia di andare perduto e ad essere colpito è ancora una volta il settore degli elettrodomestici e dell'automotive;

   la decisione dell'azienda è stata anticipata negli scorsi giorni da Milano Finanza ed è stata confermata dalla stessa azienda durante l'incontro tenutosi nell'Unione industriali di Torino il 21 novembre 2023;

   il gruppo avrebbe motivato il piano di licenziamenti «per fasi» e la cessazione di ogni attività nel 2025 con il calo della domanda nel settore del bianco e alla necessità di riorganizzare a livello globale le attività produttive della divisione elettrodomestici;

   tale decisione dell'azienda, ad avviso dell'interrogante, è da ritenersi inaccettabile e incoerente con quanto finora condiviso nei tavoli sindacali, ovvero il mantenimento della produzione, dell'occupazione e degli investimenti;

   l'azienda è presente anche nelle sedi di San Salvo (Chieti), Assago (Milano) e Frascati (Roma) e nello stabilimento abruzzese, considerata un'eccellenza mondiale per i prodotti in silicone, sono già stati ritardati gli investimenti;

   secondo le organizzazioni sindacali Fiom e Cgil e Fim Cisl, Te Connectivity non è un'azienda in crisi, il comparto italiano nel 2022 ha chiuso con 8 milioni di euro di utile, ma più semplicemente, come purtroppo molto spesso accade nel nostro Paese, i vertici del gruppo hanno deciso di delocalizzare la produzione, dirottando negli Usa e in Cina la produzione di connettori per gli elettrodomestici;

   la medesima strategia aziendale ha già interessato Svizzera, Gran Bretagna e Spagna;

   secondo le organizzazioni sindacali in Europa, al momento, esiste solo un trend di fatturato in calo nel settore del «bianco», ma non esistono problemi immediati e Te Connectivity è un gruppo ampio e solido che potrebbe comunque garantire la salvaguardia dei posti di lavoro anche attraverso ipotesi di riconversione del sito verso altri rami produttivi di Te Connectivity, la quale ha sempre riconosciuto l'alta professionalità dei lavoratori di Collegno;

   addirittura, nello stabilimento di Collegno i carichi di lavoro sono in aumento a causa del recente arrivo di una commessa per connettori auto da un cliente cinese;

   a parere dell'interrogante l'azienda ha il dovere di mantenere gli impegni sottoscritti a giugno 2022 con le organizzazioni sindacali territoriali e Rsu, in cui confermava la vocazione manifatturiera dello stabilimento di Collegno, gli assetti occupazionali e gli investimenti in macchinari –:

   quali iniziative di competenza si intenda assumere, compresa la celere apertura di un tavolo nazionale che coinvolga la proprietà, le organizzazioni sindacali e gli enti locali, per contrastare ogni ipotesi di delocalizzazione da parte di Te Connectivity e affinché la stessa ritiri l'annunciata chiusura del sito di Collegno entro settembre 2025 e garantisca la continuità produttiva e occupazionale attraverso la presentazione di un piano industriale che mantenga la produzione di connettori per gli elettrodomestici ancorata in Italia.
(4-01933)


   FRATOIANNI e MARI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende l'azienda Gucci, che fa capo al gruppo Kering, avrebbe intenzione di trasferire l'ufficio stile, a partire da marzo 2024, dalla sede di Roma a quella di Milano;

   l'ufficio stile si può definire come il cuore dell'azienda, è il luogo dove nascono tutte le collezioni e dove lavorano designers, sarti, ma anche tantissime persone a sostegno di tutte le attività;

   i dipendenti sono circa 220, ma esiste anche un indotto composto da oltre 100 persone tra receptionist, addetti alla sicurezza, alla manutenzione, ai servizi di facchinaggio, tutte categorie ancora meno tutelate dei dipendenti diretti destinatari nei giorni scorsi dell'annuncio del trasferimento di sede;

   l'azienda Gucci ha annunciato ad ottobre 2023, in modo unilaterale e in assenza di confronto con le organizzazioni sindacali, un primo trasferimento di 153 dipendenti entro il 1° marzo 2024, ma le condizioni offerte per il trasferimento appaiono agli stessi lavoratori e lavoratrici inadeguate e la perdita di posti di lavoro sarà ingente;

   l'azienda prevede al momento di mantenere temporaneamente a Roma 66 dipendenti, il cui futuro però rimane incerto perché la prospettiva sembra essere quella della chiusura di ogni attività presso la sede di Roma;

   i tavoli di discussione tra i rappresentanti dei lavoratori e l'ufficio risorse umane dell'azienda si sono rivelati infruttuosi, l'azienda rifiuterebbe ogni dialogo tanto che le organizzazioni sindacali nelle scorse settimane hanno dichiarato per la prima volta in assoluto nella storia dell'azienda lo «stato di agitazione», senza tuttavia ricevere alcuna risposta dalla proprietà;

   la decisione assunta da Gucci e dall'azienda proprietaria del marchio, la francese Kering, appare agli interroganti come un licenziamento collettivo mascherato ed è dunque necessario un intervento immediato dei Ministri interrogati per comprendere quali siano le reali intenzioni della Kering e di Gucci e per tutelare i lavoratori e le lavoratrici coinvolti dal trasferimento di sede;

   già l'anno scorso la Kering ha avviato licenziamenti collettivi presso la Brioni, un altro marchio del gruppo, per cui occorre scongiurare che la stessa storia si ripeta per i dipendenti dell'ufficio stile di Gucci o per altri comparti produttivi dell'azienda presenti in Italia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano assumere per verificare le reali intenzioni di Gucci circa l'annunciato trasferimento dell'ufficio stile dalla sede di Roma a quella di Milano e per scongiurare quello che agli interroganti appare come un licenziamento collettivo mascherato, al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali della sede romana dell'ufficio stile del marchio Gucci.
(4-01934)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   DORI e GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto interministeriale n. 234 del 6 giugno 2020, per le finalità previste dall'articolo 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 aprile 2019, alle «città ad alto inquinamento» sono destinati 66 milioni di euro per l'anno 2019 e 83 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023 a valere sulle risorse del fondo di cui all'articolo 1 comma 866, della legge 28 dicembre 2015 n. 208 (piano nazionale strategico delle mobilità sostenibile – Pnsms) «destinate all'acquisto di veicoli adibiti esclusivamente al trasporto pubblico locale e alle relative infrastrutture»;

   le tempistiche per l'effettuazione di tali investimenti, definite dal successivo decreto dirigenziale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 175 del 22 giugno 2021, prevedevano esclusivamente il vincolo di integrale utilizzo delle risorse destinate all'acquisto degli autobus entro il 31 dicembre 2025, e delle risorse destinate alla realizzazione delle infrastrutture di supporto entro il 2027;

   solamente il 25 ottobre 2023, con comunicazione ministeriale inviata ad alcuni comuni beneficiari di tali contributi, l'Unita di missione PNRR all'interno del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha formalmente affermato che, pur non modificando la fonte di finanziamento degli interventi in essere, per questi ultimi sarà doveroso garantire il rispetto delle procedure, delle condizionalità nonché delle tempistiche stringenti previste dal PNRR;

   tra le condizioni da rispettare, pena la revoca del finanziamento, desta particolare preoccupazione per i comuni l'obbligo di aggiudicare i contratti relativi alle forniture entro il 31 dicembre 2023;

   una scadenza così ravvicinata rischia infatti di rendere impossibile per alcune realtà locali l'acquisto dei bus e delle infrastrutture di alimentazione/ricarica, non essendovi con evidenza il tempo per l'espletamento di nuove procedure di gara ed essendo pertanto indispensabile accedere al nuovo accordo quadro Consip, appena attivato;

   tale procedura di acquisto dei mezzi risulta limitante dal punto di vista delle caratteristiche dei mezzi disponibili rispetto alla progettualità sviluppata dagli enti, deve comunque essere completata in tempi estremamente stretti e, non ultimo, rischia di non andare a buon fine perché le richieste potrebbero eccedere le disponibilità di mezzi prevista dall'accordo quadro (1000 mezzi suddivisi fra le varie tipologie) e basata sulle esigenze che Consip aveva quantificato a partire dalla ricognizione compiuta per il rinnovo del parco autobus da effettuarsi con risorse PNRR;

   l'impossibilità di rispettare il termine del 31 dicembre 2023 anche per l'utilizzo dei fondi Pnsms – città ad alto inquinamento –, conosciuto solo alla fine del mese di ottobre con la comunicazione sopra richiamata, comporterebbe per molte realtà urbane la perdita di un'importante opportunità di cambiamento e, più in generale, rallenterebbe il raggiungimento dell'obiettivo alla base del progetto di rinnovo del parco veicolare Tpl, ossia quello di rendere sempre più sostenibile la mobilità nelle grandi città italiane, contribuendo in modo significativo al miglioramento della qualità dell'aria –:

   se i Ministri interrogati non intendano adottare le iniziative di competenza volte a rivedere urgentemente le tempistiche entro cui notificare l'aggiudicazione degli appalti pubblici d'acquisto dei bus da parte dei comuni italiani, anche in considerazione della complessità delle procedure, al fine di consentire l'effettivo rinnovo del parco veicolare Tpl nell'ottica della sostenibilità ambientale, garantendo conseguentemente le risorse di cui in premessa.
(3-00818)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   all'inizio del 2022 Rfi annuncia che, nel giro di pochi anni, tre traghetti veloci «con doppia alimentazione diesel/gas/elettrica» navigheranno nello Stretto di Messina;

   in realtà, i traghetti previsti non verranno costruiti, o quanto meno non più in questa fase, visto che la stessa Rfi ha azzerato le procedure di gara in fase di valutazione delle offerte, una decisione ventilata già da settimane poi ufficializzata nelle più importanti riviste specializzate del trasporto marittimo italiano;

   i tre traghetti veloci erano stati pubblicizzati come il prototipo del nuovo «collegamento dinamico» nello Stretto, alimentati da un sistema gas/elettrico/diesel che avrebbe permesso la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e dotati di un sistema elettrico a emissioni zero nei porti di ormeggio, grazie ai pannelli solari ubicati su una superficie di 400 metri quadri; l'importo complessivo a base di gara era stato stimato intorno ai 50 milioni di euro, di cui oltre 3 milioni per la progettazione e 9 milioni assegnati dal PNRR;

   nell'aprile del 2022 la prima gara andava deserta, Rfi ci riprovava ma arrivavano le offerte di due cantieri navali; di fatto, l'iter è fermo dall'ottobre 2022;

   ora distanza di 13 mesi, arriva l'avviso di Rfi, pubblicato sulla Gazzetta dell'Unione europea, con cui si dichiara conclusa la gara, senza aggiudicazione per «interruzione della procedura»;

   la decisione di Rfi pare sia legata agli sviluppi sul collegamento stabile nello Stretto, nell'ambito del quale le Fs dovranno svolgere un ruolo determinante per tutte le opere ferroviarie connesse al ponte;

   nei giorni scorsi, con un tratto di penna, è stato fermato l'iter avviato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 7 marzo 2022: il Ministero affermava, in quell'occasione, che con interventi quantificati in complessivi 510 milioni di euro, realizzando nuove navi e migliorando le infrastrutture a supporto, sarebbe stato possibile entro il 2027 ridurre i tempi di attraversamento ferroviario a solo un'ora e cinque minuti;

   ad avviso dell'interrogante Rfi ha fatto una clamorosa marcia indietro, una rinuncia inammissibile, un ulteriore atto che mortifica ancora una volta i cittadini ed il nostro territorio, utile soltanto alla propaganda del devastante progetto del ponte, ennesimo ricatto alle popolazioni siciliane e calabresi nel silenzio di tutte le istituzioni;

   si tratta, a parere dell'interrogante, di una dimostrazione del fatto che l'insensato progetto del ponte non attira investimenti a supporto, ma prosciuga le risorse pubbliche destinabili alle infrastrutture del Sud e dell'intero Paese, come denunciato da Ance e Corte dei conti –:

   alla luce dei fatti sopra esposti in premessa, se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza:

    a) i motivi che giustificano l'interruzione della procedura di gara, tenuto conto delle offerte pervenute per la costruzione delle navi previste dal bando in alternativa «diesel elettrico» o «diesel gas»;

    b) in che modo Rfi, società pubblica obbligata da un contratto di servizio, intenda garantire la continuità territoriale e la mobilità in Sicilia, in particolare nello Stretto di Messina, e al contempo migliorare l'efficienza del servizio;

    c) quale sia oggi la destinazione dei fondi finanziati col PNRR che erano stati destinati al collegamento dinamico.
(5-01662)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il numero di persone che prende il treno ogni giorno nel nostro Paese è stimato in circa 5 milioni;

   la linea ferroviaria ad alta velocità, in particolare, rappresenta un servizio collettivo di trasporto nazionale;

   la pianificazione delle linee è effettuata da Trenitalia in accordo con il gestore dell'infrastruttura e le fermate sono impianti appositamente attrezzati per la salita e la discesa dei viaggiatori dai treni. Le motivazioni per cui un treno può effettuare una fermata straordinaria, possono essere varie, ma tutte caratterizzate o da una pianificazione pregressa o da un evento emergenziale: fra questi, ad esempio gli interventi del 118, la presenza a bordo del treno di viaggiatori intemperanti o a casi di ordine pubblico;

   negli ultimi mesi, le associazioni di pendolari denunciano numerosi problemi alla rete ferroviaria e tanti disagi dovuti a ritardi o soppressione di linee;

   numerosi articoli di stampa ripartano la notizia secondo cui un treno Frecciarossa su cui era a bordo il Ministro dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, si sarebbe fermato proprio per consentire al Ministro di scendere perché il treno viaggiava in ritardo sulla tabella di marcia;

   in particolare, come denunciato dalla stampa nazionale, a causa di un guasto sulla tratta da Roma e Napoli, il Frecciarossa 9519 partito il 21 novembre 2023 Torino alle 7 e diretto a Salerno, ha accumulato un ritardo di 111 minuti. Proprio su quel convoglio, a Roma Termini, intorno alle 12, è salito il Ministro Lollobrigida;

   il convoglio ha continuato a viaggiare in ritardo rispetto a quanto previsto da tutti coloro che si trovavano sul treno a causa del passaggio sulla vecchia linea «Roma-Napoli» che non consente gli standard tipici della linea AV;

   visto il ritardo, la decisione del Ministro e dello staff sarebbe stata quella di richiedere una fermata «ad personam», scendere alla stazione di Ciampino e proseguire con l'auto blu, provocando un ulteriore ritardo al convoglio e a tutti coloro che vi viaggiavano;

   il personale di Rfi alla stazione di Ciampino, allertato dalla centrale operativa, autorizzava dunque il capotreno ad una «fermata straordinaria» nella cittadina aeroportuale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga questo genere di procedura lesiva dei diritti dei viaggiatori del convoglio suddetto, oltre che una forzatura rispetto ai normali protocolli di sicurezza ferroviaria, in spregio a tutti i pendolari che ogni giorno viaggiano, attraversando il Paese.
(4-01931)


   FRATOIANNI e BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha chiesto e ottenuto che il treno Frecciarossa sul quale viaggiava facesse una fermata straordinaria a Ciampino per consentirgli di scendere e proseguire il suo viaggio verso Napoli in auto;

   la vicenda, ricostruita dal Fatto Quotidiano, è avvenuta il 21 novembre 2023, giornata che ha registrato ritardi a cascata su tutta la rete ferroviaria a causa di un guasto sulla tratta da Roma e Napoli;

   il Ministro Lollobrigida era diretto a Napoli Afragola, da dove poi si sarebbe dovuto recare a Caivano per l'inaugurazione di un nuovo parco urbano e il treno sul quale viaggiava aveva accumulato due ore di ritardo;

   il Frecciarossa 9519 su cui si trovava il Ministro era partito da Torino alle 7.00 ed era diretto a Salerno ma un guasto sulla linea alta velocità, a Sud Est di Roma Termini, ha costretto Trenitalia a dirottare tutte le frecce e gli intercity sulla vecchia linea Roma-Napoli;

   da quanto si apprende Rfi avrebbe autorizzato il capotreno ad effettuare la fermata straordinaria a Ciampino, dove il Ministro, imbarcatosi a Roma Termini intorno alle 12, è sceso per proseguire il suo viaggio con un'auto di servizio;

   decidere di far fermare un treno per le proprie esigenze di agenda è un gesto che un Ministro della Repubblica non dovrebbe mai compiere. A parere degli interroganti la fermata straordinaria imposta da Lollobrigida a Ciampino rappresenta un abuso di potere senza precedenti, un atto di una prepotenza ingiustificabile e irrispettoso nei confronti sia di tutti i passeggeri presenti sullo stesso treno, che già viaggiavano in ritardo, che nei confronti di Trenitalia, Rfi e del personale a bordo e denota un uso privatistico e personalistico di un'azienda di trasporto pubblico;

   invece di chiedere fermate «ad personam» sarebbe più opportuno che il Governo si adoperasse per migliorare e modernizzare la rete ferroviaria, specialmente quella che coinvolge i tanti pendolari che quotidianamente sono costretti a subire ritardi, guasti, e ad estenuanti viaggi in treni sovraffollati;

   in una nota stampa del 22 novembre 2023 la stessa Trenitalia afferma che le motivazioni per cui un treno effettua una fermata straordinaria sono diverse: tra queste la stessa società cita, come esempio, interventi del 118, presenza a bordo treno di viaggiatori intemperanti o casi di ordine pubblico, tutte casistiche che non riguardano l'episodio in oggetto;

   appare quindi del tutto evidente che l'ordine di effettuare una fermata straordinaria di qualsiasi treno, tanto più di un convoglio ferroviario ad alta velocità, può e deve essere giustificato da situazioni di reale emergenza nelle quali non possono certamente rientrare le esigenze di un Ministro della Repubblica –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti in premessa, non intenda porre in essere ogni iniziativa di competenza per verificare chi ha avanzato la richiesta a Trenitalia e/o a Rfi di effettuare una fermata straordinaria presso la stazione di Ciampino e chi da Trenitalia e/o Rfi l'ha autorizzata, dal momento che, a parere degli interroganti, non sussistevano reali esigenze di necessità e urgenza;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di evitare che simili episodi possano ripetersi.
(4-01935)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PASTORELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con «nomadi digitali» e «lavoratori da remoto» si intendono anche i cittadini di un Paese extra-Ue che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto in via autonoma o per un'impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano;

   con l'articolo 6-quinquies, del decreto-legge n. 4 del 2022 (cosiddetto «Sostegni-ter») si introduceva la procedura semplificata per l'ottenimento del visto e del permesso di soggiorno, della durata massima di un anno, per i nomadi digitali e i lavoratori da remoto che vogliano trasferirsi in Italia;

   lo stesso articolo stabilisce che con «decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro del turismo e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della disposizione, sono definiti le modalità e i requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno ai nomadi digitali, ivi comprese le categorie di lavoratori altamente qualificati che possono beneficiare del permesso, i limiti minimi di reddito del richiedente nonché le modalità necessarie per la verifica dell'attività lavorativa da svolgere»;

   a quasi due anni ormai dall'entrata in vigore del provvedimento, il suddetto decreto interministeriale non è ancora stato emanato. Attualmente, quindi, per i nomadi digitali e i lavoratori da remoto non è ancora possibile richiedere il visto e ottenere il permesso di soggiorno in Italia;

   il ritardo nell'emanazione del decreto attuativo necessario alla messa in atto del visto per i nomadi digitali appare come un differimento immotivato all'entrata in vigore di procedure semplificate che consentiranno un agevole ingresso di professionisti e lavoratori altamente qualificati nel nostro Paese;

   tale ritardo risulta, inoltre, come un ingiustificato rinvio alla possibilità di beneficiare di tali professionisti come risorse di innovazione sul nostro territorio che potrebbero essere chiamati a operare anche al servizio di imprese italiane, svolgendo nel nostro Paese l'attività lavorativa da remoto –:

   quali siano i motivi del ritardo nell'emanazione del suddetto decreto interministeriale attuativo di quanto previsto dal decreto-legge n. 4 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge n. 25 del 2022 e quando si preveda che verrà emanato, così da rendere finalmente concreta la possibilità di richiedere il visto e ottenere il permesso di soggiorno per i nomadi digitali.
(4-01932)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da diversi articoli di stampa, la magistrata Emanuela Attura, che dal marzo 2020 era finita sotto scorta, protetta da una tutela di quarto livello, dal 22 novembre 2023 non sarà più tutelata per decisione dell'Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale del dipartimento della Pubblica sicurezza (Ucis);

   la tutela personale era stata assegnata al Gip dallo stesso Ucis su indicazione del Ministero della giustizia a seguito delle minacce a lei rivolte da Raffaele Casamonica, uno dei boss dell'omonimo gruppo criminale qualificato come mafioso in diverse sentenze, finito al centro di ripetute indagini da parte delle forze dell'ordine;

   su di lei, il boss, intercettato dagli inquirenti aveva affermato: «Questa giudice me la porterò nella tomba». È di questi giorni la notizia, riportata da svariati organi di stampa, che Raffaele Casamonica, affetto da una grave malattia, è ricoverato in ospedale e alla giudice è stata revocata la protezione;

   il provvedimento di revoca della tutela personale sarebbe stato deciso già da qualche giorno, ma è diventato esecutivo mercoledì 22 novembre 2023;

   Emanuela Attura è stata giudice per le indagini preliminari in importanti inchieste della direzione distrettuale antimafia di Roma, non solo sul clan Casamonica ma anche sulla 'ndrangheta trapiantata nel viterbese; inoltre in questi mesi si è anche occupata di altri procedimenti come la strage di Fidene commessa da Claudio Campiti e ha disposto l'imputazione coatta nei confronti dell'attuale Sottosegretario alla giustizia e deputato di Fratelli d'Italia Andrea Delmastro Delle Vedove, accusato di avere trasmesso informazioni sensibili sulla detenzione dell'anarchico Alfredo Cospito al suo collega di partito Giovanni Donzelli, la cui udienza preliminare è fissata per il prossimo 29 novembre;

   per quell'imputazione coatta il Gip finì al centro delle polemiche tanto che all'epoca, «fonti di Palazzo Chigi» avevano accusato parte della magistratura «di svolgere un ruolo attivo di opposizione» e denunciavano che «in un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l'archiviazione e il giudice per le indagini preliminari imponga che si avvii il giudizio», sottolineando come la decisione della magistrata Attura in qualche maniera «inaugurava anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee»;

   la scelta di revocare la scorta alla magistrata Attura appare all'interrogante sbagliata e ingiustificata dal momento che la pericolosità criminale del clan Casamonica non si esaurisce di certo con la malattia e il ricovero di Raffaele Casamonica, autore della minaccia più esplicita rivolta alla giudice;

   viste le importanti e delicate inchieste seguite da Attura è plausibile che la stessa rimanga un obiettivo sensibile da proteggere e revocarle la tutela può apparire come un segnale di debolezza nel contrasto ai clan presenti nella Capitale –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del Dipartimento della Pubblica sicurezza riconsideri la decisione di revoca della tutela personale alla magistrata Emanuela Attura, ripristinando urgentemente le misure di protezione assunte già dal 2020.
(4-01939)


   SERRACCHIANI, ORLANDO e LAI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Emanuela Attura, giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, dal marzo del 2020 è stata posta – dall'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, la struttura del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno che si occupa della tutela e della protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio per ragioni di terrorismo, criminalità organizzata, operazioni di intelligence – sotto tutela di IV livello, un dispositivo di sicurezza che non comporta privilegi bensì limitazioni delle proprie libertà personali: ogni spostamento deve essere pianificato in anticipo seguendo particolari protocolli, viene limitata la privacy, poiché lo scortato è sempre accompagnato, ogni viaggio che la persona scortata fa deve essere segnalato per poter predisporre turni e servizi di agenti in ogni città, e la persona che vi è sottoposta non può rifiutarla;

   la magistrata era dunque protetta giorno e notte da militari della Guardia di finanza in seguito alle minacce a lei rivolte da Raffaele Casamonica, uno dei boss dell'omonima associazione criminale, riconosciuta come mafiosa da numerose sentenze, e ancora al centro di numerose indagini da parte della forze dell'ordine: «Questa giudice me la porterò con me nella tomba»: era stata questa frase, pronunciata da Raffaele Casamonica, intercettata durante un colloquio con un familiare in carcere, a far scattare la protezione nei suoi confronti, protezione che, secondo quanto emerge da fonti di stampa, risulta essere stata revocata proprio di recente;

   con la disposizione di misure cautelari molto importanti, la giudice per le indagini preliminari Attura ha inoltre riconosciuto l'attività investigativa che ha portato alla contestazione del 416-bis nei confronti di alcuni appartenenti della famiglia Casamonica; il nome della giudice è diventato ulteriormente noto perché ha firmato l'imputazione coatta nei confronti dell'attuale Sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, nella vicenda della fuga di notizie nell'inchiesta sulla detenzione dell'anarchico Alfredo Cospito; l'udienza preliminare è fissata per il prossimo 29 novembre 2023 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dovere fare chiarezza su quali siano le esatte motivazioni che hanno indotto le autorità preposte al procedimento, in particolare l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale (Ucis), alla revoca della tutela nei confronti della giudice Emanuela Attura, e se non ritengano opportuno – sia al fine di garantire la sicurezza personale di una magistrata alla quale era stata concessa, proprio in virtù della natura non individuale bensì organizzata dell'entità criminale a cui appartiene il soggetto da cui provengono le gravissime minacce nei suoi confronti, sia al fine di assicurare la corretta prosecuzione dell'azione della magistratura – verificare l'opportunità di annullare il provvedimento di revoca.
(4-01940)


   ZARATTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi sono diversi i provvedimenti – prevalentemente decreti-legge – adottati e annunciati (come l'intesa con il Governo albanese) dal Governo Meloni per fronteggiare la crisi emigratoria;

   il protocollo con il Governo albanese consentirebbe, una volta recuperati in mare i cittadini extra-Ue, di decidere se sbarcarli sulle coste italiane o delocalizzarli in Albania, dove è prevista la costruzione di due centri di accoglienza;

   il protocollo è ad avviso dell'interrogante in palese contrasto con il diritto dell'Unione europea, Regolamento di Dublino, perché in sostanza i migranti hanno il diritto di essere accolti dallo Stato europeo in cui mettono piede. Quindi, se salvati in mare da navi italiane, il territorio di pronta accoglienza è l'Italia, non l'Albania che agirebbe in sua vece senza averne titolo;

   si tratterebbe di respingimenti collettivi, pratica vietata dal diritto internazionale del mare e in violazione degli articoli 10 e 117 della Costituzione, in netto contrasto con il codice della navigazione e con le disposizioni del codice penale che punisce l'omissione di soccorso, e pratica per la quale l'Italia è già stata condannata;

   i dati forniti dal Ministero dell'interno riguardo gli ingressi irregolari in Italia per l'anno in corso, al 13 novembre 2023, risultano essere 147 mila persone a fronte delle 91 mila del 2022 e delle 57 mila del 2021; a fronte di ciò non risulta che sia stato assicurato alle patrie galere nessun trafficante, nonostante l'impegno della premier, enfaticamente proclamato di una caccia spietata per tutto il globo terracqueo contro gli scafisti;

   già l'Alto Commissario per i rifugiati, Filippo Grandi, in più occasioni ha dichiarato che il numero di persone costrette a migrare è superiore ai 70 milioni e, di questi, 8 su 10 si trovano in Paesi in via di sviluppo. Ritiene quindi che non ci sia una crisi relativa al numero dei migranti, bensì una crisi culturale, alimentata, tra l'altro, dal Governo italiano che a parere dell'interrogante, punta sulla narrativa del «nemico alle porte» e del «rischio di sostituzione etnica»;

   stando a quanto dichiarato dal Governo, in termini di stime verosimili, l'accordo con l'Albania, consentirebbe l'invio di oltre 30.000 migranti l'anno, per un massimo di 3.000 presenze contemporaneamente, e i costi saranno tutti a carico dell'Italia: subito 16,5 milioni di euro, mentre altri 100 milioni dovrebbero essere congelati su un conto bancario di secondo livello a titolo di garanzia;

   il porto di sbarco sarà a Shengjin (dove sarà costruito un primo centro d'accoglienza), mentre gli alloggi saranno costruiti a Gjadri, in un'area interna e saranno esclusi donne incinte, bambini e bambine, questo potrebbe portare a situazioni incredibili con famiglie divise, con gli uomini portati in Albania e le donne in altro centro in Italia;

   la giurisdizione e la sicurezza in questi centri sarà solo italiana, mentre le autorità albanesi dovranno garantire solo quella all'esterno dei centri –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di avviare, in sede europea, iniziative atte ad ottenere regole più eque di re-distribuzione dei migranti, per cambiare il regolamento di Dublino e sviluppare vere cooperazioni con i Paesi africani;

   se non ritengano di dover trasmettere tempestivamente al Parlamento l'accordo stipulato con l'Albania, anche al fine dell'esame parlamentare funzionale alla ratifica, ai sensi dell'articolo 80 della Costituzione nel rispetto delle normative italiane, europee e internazionali;

   a quanto ammontino realmente i costi complessivi, compreso il costo del personale, viaggi, istruttorie e altro, che l'Italia dovrà sostenere ogni anno per la gestione dei suddetti centri;

   se e quali iniziative intendano adottare al fine di evitare che componenti della stessa famiglia possano essere separati, chi in Albania, chi in Italia;

   come, dove e da chi verranno effettuate le verifiche sulla minore età degli immigrati o sullo stato di gravidanza delle donne.
(4-01941)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Matone e altri n. 2-00276, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Morrone, Montemagni, Nisini, Barabotti, Sasso, Billi, Lazzarini, Cattoi, Zinzi, Andreuzza, Latini, Formentini, Giglio Vigna, Loizzo, Miele, Giagoni, Candiani, Ottaviani, Carloni, Panizzut, Ziello, Di Mattina, Pizzimenti, Crippa, Toccalini, Bordonali, Frassini, Maccanti, Pierro, Comaroli, Benvenuto, Marchetti, Coin, Davide Bergamini, Patriarca, Pittalis, Calderone, Tassinari, Tenerini, Battilocchio, Deborah Bergamini, Dalla Chiesa, Bagnai, Enrico Costa, Giaccone.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Sorte n. 5-01655, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Dalla Chiesa, Benigni, Casasco, Cattaneo, Rossello, Sala, Squeri, Tassinari.

  L'interrogazione a risposta scritta Serracchiani n. 4-01919, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 novembre 2023, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gianassi, Lai, Malavasi, Roggiani, D'Alfonso.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Bonelli n. 2-00267 del 7 novembre 2023.