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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 7 novembre 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 7 novembre 2023.

  Albano, Ascani, Bagnai, Baldino, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Alessandro Colucci, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Ferro, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Ubaldo Pagano, Pastorella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Polidori, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Rizzetto, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zanella, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 6 novembre 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   BICCHIELLI: «Disposizioni in materia di diagnosi, cura e integrazione sociale, scolastica e lavorativa delle persone affette dal disturbo da deficit di attenzione o iperattività» (1527);

   SERRACCHIANI ed altri: «Modifiche agli articoli 8 e 11 del testo unico di cui al decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, in materia di sospensione di diritto da cariche elettive e di governo delle regioni e degli enti locali» (1528);

   TASSINARI: «Disposizioni per la diagnosi e la cura della sindrome di Hikikomori e per l'assistenza delle persone che ne sono affette» (1529);

   DORI: «Modifica all'articolo 76 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di patrocinio a spese dello Stato per i discendenti minorenni ovvero inabili al lavoro vittime del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, di cui all'articolo 570 del codice penale» (1530).

  Saranno stampate e distribuite.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE DEL BARBA: «Modifiche agli articoli 2, 9 e 41 della Costituzione, in materia di tutela dell'ambiente e di promozione dello sviluppo sostenibile» (909) Parere delle Commissioni VIII e X.

   VII Commissione (Cultura):

  ORRICO ed altri: «Disposizioni per il sostegno del diritto allo studio e per la prevenzione della dispersione scolastica» (1367) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA: «Disposizioni in materia di accesso ai corsi universitari di area sanitaria» (1403) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV;

  ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA: «Disposizioni in materia di abolizione del numero chiuso o programmato per l'accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e delle professioni sanitarie. Modifiche alla legge 2 agosto 1999, n. 264» (1511) Parere delle Commissioni I, V, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e XIV.

Trasmissione dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia dell'ordinanza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. 193 T del 12 luglio 2023, relativa a scioperi del personale di società di trasporto ferroviario, programmati per il 13 e 14 luglio 2023.

  Questa ordinanza è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti) e alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 7 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), aggiornata al 10 ottobre 2023 (Doc. XIII-bis, n. 2).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), nonché a tutte le altre Commissioni permanenti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 7 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza per i consulenti del lavoro (ENPACL), per l'esercizio 2022, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 138).

  Questi documenti sono stati trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 7 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di ANPAL Servizi Spa, per l'esercizio 2021, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 139).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla XI Commissione (Lavoro).

  Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 7 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione, approvata dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte stessa con la deliberazione n. 32/2023 del 31 ottobre 2023, sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2023 (Doc. XLVIII, n. 4).

  Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 7 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione, predisposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle norme di circolarità per la progettazione dei veicoli e alla gestione dei veicoli fuori uso, che modifica i regolamenti (UE) 2018/858 e (UE) 2019/1020 e abroga le direttive 2000/53/CE e 2005/64/CE (COM(2023) 451 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente), alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Annunzio di progetti di atti
dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 6 novembre 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1092/2010, (UE) n. 1093/2010, (UE) n. 1094/2010, (UE) n. 1095/2010 e (UE) 2021/523 per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione nei settori dei servizi finanziari e del sostegno agli investimenti (COM(2023) 593 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 novembre 2023;

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda i programmi d'indagine pluriennali, le notifiche relative alla presenza di organismi nocivi regolamentati non da quarantena, le deroghe temporanee ai divieti di importazione e alle prescrizioni particolari per l'importazione e la definizione di procedure per la loro concessione, le prescrizioni temporanee per l'importazione di piante, prodotti vegetali e altri oggetti ad alto rischio, la definizione di procedure per la redazione di un elenco delle piante ad alto rischio, il contenuto dei certificati fitosanitari, l'uso dei passaporti delle piante e per quanto riguarda talune prescrizioni in materia di comunicazione per le aree delimitate e le indagini sugli organismi nocivi (COM(2023) 661 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 novembre 2023.

  La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che abroga il regolamento (UE) n. 524/2013 e modifica i regolamenti (UE) 2017/2394 e (UE) 2018/1724 per quanto riguarda la dismissione della piattaforma europea ODR (COM(2023) 647 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 6 novembre 2023, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 7 novembre 2023.

Trasmissione dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

  La Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, le delibere adottate dalla Commissione, ai sensi della lettera d) del comma 1 dell'articolo 13 della legge 12 giugno 1990, n. 146, nei mesi di giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre 2023.

  Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Comunicazione di nomine ministeriali.

  La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 3 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le seguenti comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19, di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle sottoindicate Commissioni:

  alla III Commissione (Affari esteri) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale:

   alla dottoressa Maria Gabriella Di Gioia, l'incarico di consigliere ministeriale con funzioni di vice direttore generale/direttore centrale per il patrimonio e i finanziamenti agli uffici all'estero presso la Direzione generale per l'amministrazione, l'informatica e le comunicazioni;

  alla VII Commissione (Cultura) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'istruzione e del merito:

   al dottor Francesco Feliziani, l'incarico di direttore dell'Ufficio scolastico regionale per la Sardegna.

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 3 novembre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante conferimento dell'incarico di Commissario straordinario per le opere relative al collegamento viario con caratteristiche autostradali della SS 514 «di Chiaromonte» e della SS 194 «Ragusana», dallo svincolo con la SS 115 allo svincolo con la SS 114 (89).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 27 novembre 2023. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 17 novembre 2023.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: S. 878 – CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 15 SETTEMBRE 2023, N. 123, RECANTE MISURE URGENTI DI CONTRASTO AL DISAGIO GIOVANILE, ALLA POVERTÀ EDUCATIVA E ALLA CRIMINALITÀ MINORILE, NONCHÉ PER LA SICUREZZA DEI MINORI IN AMBITO DIGITALE (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 1517)

A.C. 1517 – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale e in particolare il Capo I si concentra su interventi in favore del comune di Caivano di diversa natura;

    per esempio con il decreto saranno realizzati: interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale, realizzazione o riqualificazione di infrastrutture culturali, costruzione o rigenerazione di edifici e spazi da destinare ad attività educative e formative, intervento in favore dei giovani della Agenzia Italiana per la Gioventù, orientamento universitario;

    il comune di Caivano ha una popolazione di circa 36 mila abitanti, posta in un'area che, limitandoci ai comuni confinati, è popolata da altri 220 mila abitanti investendo realtà come Acerra, Afragola, Cardito, Marcianise, ancor di più se ci si riferisce a altre località limitrofe, in assoluta continuità territoriale con le citate località;

    purtroppo il comune di Caivano non è l'unico, anche con riferimento esclusivo a quell'area, a essere interessato dalle problematiche di disagio giovanile, povertà educativa e criminalità, che si intende affrontare con le misure adottate dal citato Capo I,

impegna il Governo

a individuare e finanziare adeguatamente analoghi interventi anche per gli altri comuni dell'area circostante.
9/1517/1. Boschi, Patriarca, Zinzi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale e in particolare il Capo I si concentra su interventi in favore del comune di Caivano di diversa natura;

    per esempio con il decreto saranno realizzati: interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale, realizzazione o riqualificazione di infrastrutture culturali, costruzione o rigenerazione di edifici e spazi da destinare ad attività educative e formative, intervento in favore dei giovani della Agenzia Italiana per la Gioventù, orientamento universitario;

    il comune di Caivano ha una popolazione di circa 36 mila abitanti, posta in un'area che, limitandoci ai comuni confinati, è popolata da altri 220 mila abitanti investendo realtà come Acerra, Afragola, Cardito, Marcianise, ancor di più se ci si riferisce a altre località limitrofe, in assoluta continuità territoriale con le citate località;

    purtroppo il comune di Caivano non è l'unico, anche con riferimento esclusivo a quell'area, a essere interessato dalle problematiche di disagio giovanile, povertà educativa e criminalità, che si intende affrontare con le misure adottate dal citato Capo I,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di individuare misure anche per gli altri comuni.
9/1517/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Boschi, Patriarca, Zinzi.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale e in particolare il Capo III reca disposizioni in materia educativa;

    gli articoli 41, 42 e 43 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 disciplinano i corsi di istruzione secondaria e di istruzione e formazione professionale per i detenuti e gli internati e prevedono che l'organizzazione didattica e lo svolgimento dei corsi e delle attività integrative dei relativi curricoli sono curati dai competenti organi della scuola e che anche quando i corsi vengono svolti da volontari qualificati essi operano sotto la responsabilità didattica del personale scolastico;

    il personale scolastico allo scopo impiegato, sia esso amministrativo o docente, può trovarsi a operare in condizioni disagiate e non sempre l'amministrazione riesce a garantire un servizio adeguato, anche per il continuo turn-over e per la difficoltà a individuare personale che scelga le scuole e i centri di istruzione degli adulti (CPIA) interessati da questi corsi;

    il personale impiegato in queste strutture avrebbe invece bisogno di adeguata esperienza e specifica formazione per interfacciarsi con la popolazione carceraria che ha caratteristiche e bisogni in parte differenti dalla popolazione scolastica, anche rispetto a quella dei tradizionali percorsi per gli adulti,

impegna il Governo:

   a prevedere nel prossimo provvedimento utile anche di natura legislativa, per i docenti e il personale di cui in premessa incentivi di natura sia economica che non economica in caso di impiego nella sede carceraria;

   a prevedere, nell'ambito delle attività di formazione in servizio e attraverso la Scuola di alta formazione di cui agli articoli 16-bis e 16-ter del decreto legislativo n. 59 del 2017, specifiche attività formative che contribuiscano a fornire adeguata qualificazione ai docenti che svolgono la propria attività anche in carcere.
9/1517/2. Giachetti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale e in particolare il Capo III reca disposizioni in materia educativa;

    gli articoli 41, 42 e 43 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 disciplinano i corsi di istruzione secondaria e di istruzione e formazione professionale per i detenuti e gli internati e prevedono che l'organizzazione didattica e lo svolgimento dei corsi e delle attività integrative dei relativi curricoli sono curati dai competenti organi della scuola e che anche quando i corsi vengono svolti da volontari qualificati essi operano sotto la responsabilità didattica del personale scolastico;

    il personale scolastico allo scopo impiegato, sia esso amministrativo o docente, può trovarsi a operare in condizioni disagiate e non sempre l'amministrazione riesce a garantire un servizio adeguato, anche per il continuo turn-over e per la difficoltà a individuare personale che scelga le scuole e i centri di istruzione degli adulti (CPIA) interessati da questi corsi;

    il personale impiegato in queste strutture avrebbe invece bisogno di adeguata esperienza e specifica formazione per interfacciarsi con la popolazione carceraria che ha caratteristiche e bisogni in parte differenti dalla popolazione scolastica, anche rispetto a quella dei tradizionali percorsi per gli adulti,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di prevedere per i docenti e il personale di cui in premessa incentivi in caso di impiego nella sede carceraria;

   a prevedere, nell'ambito delle attività di formazione in servizio e attraverso la Scuola di alta formazione di cui agli articoli 16-bis e 16-ter del decreto legislativo n. 59 del 2017, specifiche attività formative che contribuiscano a fornire adeguata qualificazione ai docenti che svolgono la propria attività anche in carcere.
9/1517/2. (Testo modificato nel corso della seduta)Giachetti.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile;

    il capo secondo in particolare reca disposizioni specifiche finalizzate a prevenire e, ove necessario contrastare in maniera adeguata il fenomeno della criminalità minorile;

    Giovanbattista Cutolo, giovane musicista che è stato barbaramente ucciso per futili motivi lo scorso 31 agosto, è una delle vittime di questo specifico fenomeno;

    Giovanbattista non solo amava la musica classica più di ogni altra cosa, ma ne sosteneva convintamente la divulgazione e l'insegnamento nelle scuole quale efficace prevenzione al dilagare della violenza e della delinquenza giovanile;

    la musica classica può aiutare i giovani a sviluppare le loro capacità sociali, come quelle di lavorare in gruppo, di comunicare in modo efficace e di risolvere i conflitti, come ormai dimostrato empiricamente dalla diffusione del così detto metodo Abreu;

    il primo ottobre la stagione 2023-2024 dei concerti del Quirinale si è aperta con il concerto per Giovanbattista Cutolo della nuova orchestra scarlatti di Napoli, e il Presidente della Repubblica ha ricevuto prima del concerto i familiari del giovane musicista defunto;

    istituire e dedicare a Giovanbattista Cutolo un'iniziativa finalizzata alla diffusione della cultura della musica classica tra i giovani oltre a lanciare dal punto di vista ideale un forte messaggio di speranza costituirebbe un esempio concreto che la cultura prevale sempre sulla violenza,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare gli strumenti più opportuni al fine della realizzazione di un progetto finalizzato alla diffusione della conoscenza e della pratica della musica classica, anche nell'ambito del sistema scolastico, tra i giovani da dedicare a Giovanbattista Cutolo.
9/1517/3. Deborah Bergamini, Patriarca, Borrelli, Fornaro, Cangiano, Carotenuto, Bonetti, Zinzi, Bicchielli, Kelany, Barelli, Nevi, Cannizzaro, Dalla Chiesa, Benigni, Arruzzolo, Bagnasco, Battilocchio, Battistoni, Cappellacci, Caroppo, Casasco, Cattaneo, Cortelazzo, D'Attis, De Palma, Fascina, Gatta, Mangialavori, Marrocco, Mazzetti, Mulè, Orsini, Nazario Pagano, Pella, Pittalis, Polidori, Rossello, Rubano, Paolo Emilio Russo, Saccani Jotti, Sala, Sorte, Squeri, Tassinari, Tenerini, Tosi, Calderone.


   La Camera,

   premesso che:

    il disagio giovanile che in forma aggregativa può sfociare in episodi di illegalità diffusa, di reiterazione di atti violenti, è spesso la conseguenza di condizioni protratte di povertà educativa e sociale, permanenza in contesti urbani degradati, scarsità di servizi pubblici;

    nelle aree urbane, nei quartieri in cui il disagio minorile è rilevante, è dimostrato che una rete di comunità capillare di servizi sociali, educativi, sportivi, ricreativi sono elementi fondamentale per fornire ai ragazzi e alle ragazze l'inserimento consapevole nella società e percorsi di cittadinanza attiva e positiva;

    i comuni, insieme alla scuola e alle altre agenzie formative, sociali, culturali, sportive, rappresentano il nucleo delle comunità locali e l'elemento attivatore dei servizi necessari al suo benessere e alla prevenzione di devianze, oltreché il soggetto che può coordinare la rete fra le diverse agenzie, in modo da agire in un'ottica non soltanto repressiva ma soprattutto di prevenzione del disagio giovanile e dell'abbandono scolastico, oltreché di promozione del benessere;

    i comuni sono i primi riferimenti sul territorio,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa utile per supportare i sindaci e i comuni e a incrementare fin dai primi provvedimenti utili le risorse relative al fondo nazionale per le politiche sociali.
9/1517/4. Ghio.


   La Camera,

   premesso che:

    il disagio giovanile che in forma aggregativa può sfociare in episodi di illegalità diffusa, di reiterazione di atti violenti, è spesso la conseguenza di condizioni protratte di povertà educativa e sociale, permanenza in contesti urbani degradati, scarsità di servizi pubblici;

    nelle aree urbane, nei quartieri in cui il disagio minorile è rilevante, è dimostrato che una rete di comunità capillare di servizi sociali, educativi, sportivi, ricreativi sono elementi fondamentale per fornire ai ragazzi e alle ragazze l'inserimento consapevole nella società e percorsi di cittadinanza attiva e positiva;

    i comuni, insieme alla scuola e alle altre agenzie formative, sociali, culturali, sportive, rappresentano il nucleo delle comunità locali e l'elemento attivatore dei servizi necessari al suo benessere e alla prevenzione di devianze, oltreché il soggetto che può coordinare la rete fra le diverse agenzie, in modo da agire in un'ottica non soltanto repressiva ma soprattutto di prevenzione del disagio giovanile e dell'abbandono scolastico, oltreché di promozione del benessere;

    i comuni sono i primi riferimenti sul territorio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di adottare ogni iniziativa utile per supportare i sindaci e i comuni delle aree urbane degradate.
9/1517/4. (Testo modificato nel corso della seduta)Ghio.


   La Camera,

   premesso che:

    è all'esame dell'aula l'A.C. 1517 per la conversione in legge del decreto-legge 15 settembre 2023 n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    tale decreto è stato adottato sulla scorta del grande allarme sociale suscitato da taluni fatti di cronaca che hanno nuovamente riportato alla luce il grave disagio in cui giacciono alcune aree degradate del nostro territorio, per le quali non appare sufficiente una risposta meramente repressiva, ma occorre promuovere interventi atti a favorire una vera e propria rigenerazione urbana al fine di ripristinare la sicurezza e la coesione di queste aree, spesso periferiche, delle città metropolitane e dei comuni in maniera stabile e continuativa;

    solo la promozione di progetti di miglioramento della qualità del decoro urbano, di manutenzione, riuso e rifunzionalizzazione delle aree pubbliche e delle strutture edilizie esistenti, e al tempo stesso lo sviluppo di pratiche per l'inclusione sociale e l'adeguamento delle infrastrutture destinate ai servizi sociali, culturali, educativi e didattici, promosse da soggetti pubblici e privati, possono garantire uno sviluppo urbano in sicurezza, e nel lungo periodo, di queste aree;

    tali politiche appaiono infatti assolutamente indispensabili per la costruzione di un nuovo modello di relazioni sul territorio che possa prevenire il ripetersi in futuro di fatti analoghi a quelli gravissimi di Caivano, sorti in contesti familiari, culturali e sociali molto degradati,

impegna il Governo

ad assumere opportune iniziative, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, volte a promuovere la realizzazione di interventi per la rigenerazione delle aree degradate attraverso progetti di miglioramento della qualità del decoro urbano, di manutenzione, riuso e rifunzionalizzazione delle aree pubbliche e delle strutture edilizie esistenti, nell'ottica di rafforzare la sicurezza e la coesione territoriale e sociale attraverso lo sviluppo di pratiche per l'inclusione sociale, nonché attività culturali, educative e ricreative, anche avvalendosi di progetti promossi dagli enti interessati e favorendo l'attivazione di sinergie tra finanziamenti pubblici e privati.
9/1517/5. Bonafè, Morassut.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame interviene con misure finalizzate, tra l'altro, a contrastare il disagio giovanile e la povertà educativa;

    l'integrazione degli alunni stranieri, soprattutto per quanto riguarda i minori non accompagnati, costituisce un obiettivo fondamentale dell'attività di contrasto al disagio giovanile e per assicurare l'inclusione sociale;

    spesso la mancanza delle adeguate competenze linguistiche del minore crea difficoltà nella comunicazione e può minare alla radice l'attività di accoglienza e inserimento a questo rivolta;

    per il superamento di queste specifiche difficoltà diventa prioritario promuovere e sostenere lo sviluppo delle competenze nell'italiano parlato e scritto, nelle forme ricettive e produttive, anche al fine di assicurare il successo scolastico;

    lo studio dell'italiano diventa rilevante e produttivo se inserito nella quotidianità dell'apprendimento e della vita scolastica degli alunni stranieri; agiscono per il raggiungimento di tale fine, il potenziamento delle attività di laboratorio linguistico e la predisposizione di percorsi e strumenti per l'insegnamento intensivo dell'italiano oltre alla presenza del mediatore culturale al fine di rendere maggiormente positiva la comunicazione tra il minore e la scuola;

    i mediatori linguistici e culturali sono soggetti esterni alla scuola, che agiscono come un ponte tra il minore straniero e la scuola che lo accoglie, che ne conosce la lingua e la cultura ed agevola così l'inserimento del minore nel gruppo e la comunicazione con i coetanei, soprattutto nella fase iniziale di inserimento e accoglienza,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di individuare misure volte a potenziare la presenza dei mediatori culturali nelle scuole, specialmente nelle superiori di primo e secondo grado, al fine di agevolare l'inclusione e l'integrazione dei minori stranieri, soprattutto non accompagnati;

   ad incentivare, inoltre, le attività di potenziamento linguistico al fine di colmare il fenomeno dei ritardi scolastici degli studenti di origine straniera, spesso fonte di abbandono precoce del percorso scolastico e strettamente connessi con la scarsa conoscenza della lingua italiana, considerata poco sviluppata per una partecipazione fruttuosa alle attività didattiche, con conseguente accumulo progressivo di svantaggio in tutte le materie.
9/1517/6. Paolo Emilio Russo.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    diverse disposizioni del provvedimento in commento sono specificamente dedicate al comune di Caivano al fine di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile;

    l'articolo 3-bis del decreto-legge in corso di conversione in legge prevede l'istituzione di un osservatorio, presso il Ministero dell'interno, per la promozione di iniziative per il monitoraggio delle condizioni di vivibilità e decoro delle aree periferiche delle città, a riprova del fatto che sussiste oggi una vera e propria emergenza in termini di sicurezza e legalità;

    il comune di Castel Volturno, una delle città più belle della Campania e del meridione in generale, è purtroppo sempre di più un ulteriore esempio ormai, insieme al comune di Caivano per cui si è ritenuto giustamente di intervenire con sollecitudine e senza remore, di crocevia di illegalità e terreno fertile per il degrado urbano e sociale, determinato anche da una forte presenza di immigrati irregolari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre adeguati interventi normativi al fine di attuare un piano straordinario di riqualificazione funzionale al territorio del comune di Castel Volturno prevedendo anche, ove si reputi necessario, le opportune misure in materia di sicurezza urbana ed extraurbana nell'area del territorio comunale anzidetto.
9/1517/7. Cangiano, Cerreto, Patriarca, Zinzi.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    un fenomeno di particolare allarme sociale e in continua espansione nelle nostre città è quello delle cosiddette baby gang, termine che racchiude sia vere bande organizzate sul modello dei clan giovanili delle metropoli internazionali, sia un fenomeno diverso e più sfumato, definito bullismo da strada;

    spesso, si tratta di gruppi di ragazzi che hanno come unico scopo quello di affermare la propria autorità attraverso la prepotenza, l'arroganza e la violenza, senza alcun fine economico e senza un'organizzazione criminale alle spalle;

    in particolare, è la rabbia sociale a guidare le azioni di questi gruppi; una rabbia dettata «dall'eccessiva ricchezza circostante, da un senso di ingiustizia sociale» e che si scatena «verso coloro che non appartengono alla loro stessa comunità», come racconta Don Claudio Burgio, collaboratore di don Gino Rigoldi come cappellano dell'istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kairos: «Accogliamo una cinquantina di ragazzi, la maggior parte dei quali arriva dal penale minorile. Nei loro racconti notiamo diverse forme di rabbia contro le istituzioni, l'avversione nei confronti dello Stato, delle forze dell'ordine»;

    l'ultima ricerca del 2023 del dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità conferma un numero di minorenni e giovani adulti in carico agli uffici di servizio sociale dal 2007 al 2022 pressoché stabile, ma ciò non significa che non esista un problema sociale o che non esistano baby gang in Italia, bensì che conoscere il problema è necessario per comprendere appieno il fenomeno e intervenire in modo adeguato e con approcci differenziati;

    la presenza e il lavoro insostituibile delle forze dell'ordine sono importanti, così come lo è un impianto penale rigoroso ed efficace, ma allo stesso tempo è fondamentale intervenire sulla prevenzione degli atti di violenza e sulla predisposizione di azioni di supporto,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di costituite un archivio informativo digitale che riporti il profilo dei soggetti coinvolti nelle bande minorili, le attività delinquenziali e i contatti interni ed esterni con altri soggetti;

   a valutare l'opportunità di creare un Osservatorio Nazionale sulla devianza giovanile che opererà in stretto coordinamento con il Ministero dell'interno e il Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, con funzioni di osservazione, analisi, monitoraggio e ricerca scientifica sul fenomeno delle baby gang sul territorio nazionale, anche al fine di supportare in modo costruttivo le attività investigative delle forze dell'ordine italiane e contribuire a predisporre piani di intervento inseriti in specifici programmi strategici.
9/1517/8. Padovani, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    un fenomeno di particolare allarme sociale e in continua espansione nelle nostre città è quello delle cosiddette baby gang, termine che racchiude sia vere bande organizzate sul modello dei clan giovanili delle metropoli internazionali, sia un fenomeno diverso e più sfumato, definito bullismo da strada;

    spesso, si tratta di gruppi di ragazzi che hanno come unico scopo quello di affermare la propria autorità attraverso la prepotenza, l'arroganza e la violenza, senza alcun fine economico e senza un'organizzazione criminale alle spalle;

    in particolare, è la rabbia sociale a guidare le azioni di questi gruppi; una rabbia dettata «dall'eccessiva ricchezza circostante, da un senso di ingiustizia sociale» e che si scatena «verso coloro che non appartengono alla loro stessa comunità», come racconta Don Claudio Burgio, collaboratore di don Gino Rigoldi come cappellano dell'istituto penale minorile Cesare Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kairos: «Accogliamo una cinquantina di ragazzi, la maggior parte dei quali arriva dal penale minorile. Nei loro racconti notiamo diverse forme di rabbia contro le istituzioni, l'avversione nei confronti dello Stato, delle forze dell'ordine»;

    l'ultima ricerca del 2023 del dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità conferma un numero di minorenni e giovani adulti in carico agli uffici di servizio sociale dal 2007 al 2022 pressoché stabile, ma ciò non significa che non esista un problema sociale o che non esistano baby gang in Italia, bensì che conoscere il problema è necessario per comprendere appieno il fenomeno e intervenire in modo adeguato e con approcci differenziati;

    la presenza e il lavoro insostituibile delle forze dell'ordine sono importanti, così come lo è un impianto penale rigoroso ed efficace, ma allo stesso tempo è fondamentale intervenire sulla prevenzione degli atti di violenza e sulla predisposizione di azioni di supporto,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di creare un Osservatorio Nazionale sulla devianza giovanile che opererà in stretto coordinamento con il Ministero dell'interno, il Dipartimento per le politiche giovanili, il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, con funzioni di osservazione, analisi, monitoraggio e ricerca scientifica sul fenomeno delle baby gang sul territorio nazionale.
9/1517/8. (Testo modificato nel corso della seduta)Padovani, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1 del provvedimento sottoposto al nostro esame introduce una serie di disposizioni volte a fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti nel territorio del comune di Caivano;

    il provvedimento ha meritoriamente fornito una pronta ed immediata risposta al fenomeno della criminalità minorile balzata alla ribalta della cronaca a causa dei gravi fatti di cronaca accaduti negli ultimi tempi in un territorio con particolari problemi di ordine pubblico;

    come rilevato e descritto nel rapporto «Transcrime», pubblicato nell'ottobre 2022: «Ciò che ha segnato una differenza ed un'evoluzione nell'ultimo decennio, rispetto ai reati commessi dagli adolescenti – sia da soli e sia in gruppo – è, piuttosto, il carattere di crescente efferatezza, violenza “gratuita” ed apparente “insensatezza” di alcune condotte, riconducibili spesso a uno/due ragazzi o a gruppi agglomerati in maniera fortuita e contingente»;

    come noto, il consumo di stupefacenti rappresenta un fattore capace di alterare la condotta del singolo alterandone azioni e reazioni;

    per tale ragione l'European Drug Report 2023 realizzato dall'European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), l'Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze (OEDT) ha monitorato gli effetti di circa 930 nuove sostanze psicoattive, fotografando un preoccupante fenomeno di incremento della diffusione delle droghe sintetiche;

    anche il quotidiano «il Sole 24 Ore» del 7 agosto 2023, ha pubblicato la notizia in base alla quale «41 nuove sostanze stupefacenti, di diverso tipo, sono state immesse sul mercato e segnalate dal sistema di allarme rapido dell'unione Europea solo nel 2022»;

    alla luce di tale fatti questo Governo ritiene che la prevenzione e la cura delle dipendenze patologiche rappresenti un valore non negoziabile;

    la normalizzazione del consumo di cannabinoli, diffusa a causa delle spinte politiche liberalizzatrici promosse da alcune organizzazioni antiproibizioniste, rappresenta un pericoloso messaggio sociale, perché distorce la percezione del pericoloso fenomeno legato al consumo, in particolare ci si riferisce ai giovanissimi i quali – essendo ancora in una fase di sviluppo psicofisico – sono più esposti rispetto ad altri cittadini, adulti, ai danni causati anche a lungo termine dalle sostanze stupefacenti;

    si segnala il fatto che le nuove sostanze psicoattive NPS rappresentano una seria minaccia per la salute pubblica, dato scientificamente provato, come testimoniato anche dalla Direzione Centrale per i servizi Antidroga,

impegna il Governo

a promuovere, anche nelle competenti istituzioni europee, provvedimenti finalizzati a promuovere campagne di corretta e completa informazione scientifica con l'intento di sensibilizzare la popolazione – in particolare quella giovane – e renderla consapevole della pericolosità del consumo di sostanze stupefacenti, con particolare attenzione per le nuove sostanze psicoattive (NPS).
9/1517/9. Gardini, Morgante, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto reca misure volte ad arginare i fenomeni di disagio sociale e, in particolare, giovanile, agendo sul duplice binario della prevenzione e, successivamente, della repressione;

    parte integrante della tradizione culturale italiana in campo sociale, le ex Ipab – oggi Aziende Pubbliche di Servizi alla persona, disciplinate dal decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207 – sono le istituzioni pubbliche che hanno tradizionalmente perseguito l'opera di assistenza a poveri, anziani, minori e persone malate e sono inserite nella programmazione regionale del sistema integrato di interventi e servizi sociali;

    l'articolo 48 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (così detto Codice delle leggi antimafia), in materia di destinazione dei beni confiscati, prevede alla lettera c) che questi ultimi possano essere «trasferiti per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio indisponibile del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio indisponibile della provincia, della città metropolitana o della regione»;

    nel corso degli ultimi anni, a fronte di persistenti difficoltà manifestatesi nella gestione, recupero e rigenerazione a fini sociali degli immobili sottoposti a confisca definitiva, attesi anche i vincoli imposti dal patto di stabilità nei confronti degli enti locali, si è affermato da parte di alcune aziende pubbliche di servizi alla persona, quali l'Asilo Savoia di Roma, un modello virtuoso di gestione che ha condotto a risultati oggettivi, sia con riferimento alla preservazione dei beni da situazioni e rischi di depauperamento, che rispetto al loro reinserimento in circuiti virtuosi di economia solidale attraverso progettualità volte all'inserimento lavorativo di giovani in situazioni di disagio e potenziale devianza, quali il programma «Talento & Tenacia-Crescere nella legalità»;

    tale sperimentazione, caratterizzata dal sistematico coinvolgimento di tutti gli stakeholder pubblici locali, ha però evidenziato limiti applicativi insiti proprio nell'attuale ordinamento giuridico, atteso che allo stato attuale, contrariamente a quanto previsto per gli organismi del terzo settore a favore dei quali, in virtù del disposto di cui alla lettera c)-bis dell'articolo 48 del decreto legislativo n. 159 del 2011 è stata introdotta la possibilità di disporre l'assegnazione a titolo gratuito dei beni confiscati, le aziende pubbliche di servizi alla persona non possono essere destinatarie dirette dell'assegnazione di tali beni, ma esclusivamente concessionarie di detti beni dalle amministrazioni locali;

    l'attuale impossibilità che le aziende pubbliche di servizi alla persona – la cui governance è peraltro in capo al sistema delle autonomie locali e prevede usualmente la partecipazione agli organi di amministrazione delle ASP a rappresentanti designati dalle regioni, dalle province o Città Metropolitane e dai comuni – risultino destinatarie dirette dell'assegnazione dei beni confiscati, come invece reso possibile a tutte le altre tipologie di amministrazioni pubbliche e finance agli enti del terzo settore, limita fortemente, fino a renderlo sostanzialmente pregiudizievole, l'intervento delle ASP nelle attività di recupero e valorizzazione a scopi sociali dei beni stessi, in quanto, l'investimento di risorse finanziarie provenienti dalle rendite dal patrimonio immobiliare di proprietà delle ASP – che rappresenta il principale provento attraverso il quale le ASP realizzano i propri interventi sociali – non può essere indirizzato se non in immobili appartenenti al patrimonio disponibile o indisponibile delle ASP stesse e non in immobili di proprietà di soggetti terzi, sebbene pubblici,

impegna il Governo

quale ulteriore misura volta a fronteggiare i fenomeni di disagio sociale e rafforzare il ruolo che le aziende pubbliche di servizi alla persone svolgono nel contesto sociale, a inserire, nel primo provvedimento utile, le Aziende Pubbliche di Servizi alla persona di cui al Capo II del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, fra i soggetti destinatari dei beni confiscati alle mafie ai sensi dell'Articolo 48 del decreto legislativo n. 159 del 2011.
9/1517/10. Battilocchio.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto reca misure volte ad arginare i fenomeni di disagio sociale e, in particolare, giovanile, agendo sul duplice binario della prevenzione e, successivamente, della repressione;

    parte integrante della tradizione culturale italiana in campo sociale, le ex Ipab – oggi Aziende Pubbliche di Servizi alla persona, disciplinate dal decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207 – sono le istituzioni pubbliche che hanno tradizionalmente perseguito l'opera di assistenza a poveri, anziani, minori e persone malate e sono inserite nella programmazione regionale del sistema integrato di interventi e servizi sociali;

    l'articolo 48 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 (così detto Codice delle leggi antimafia), in materia di destinazione dei beni confiscati, prevede alla lettera c) che questi ultimi possano essere «trasferiti per finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali, in via prioritaria, al patrimonio indisponibile del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio indisponibile della provincia, della città metropolitana o della regione»;

    nel corso degli ultimi anni, a fronte di persistenti difficoltà manifestatesi nella gestione, recupero e rigenerazione a fini sociali degli immobili sottoposti a confisca definitiva, attesi anche i vincoli imposti dal patto di stabilità nei confronti degli enti locali, si è affermato da parte di alcune aziende pubbliche di servizi alla persona, quali l'Asilo Savoia di Roma, un modello virtuoso di gestione che ha condotto a risultati oggettivi, sia con riferimento alla preservazione dei beni da situazioni e rischi di depauperamento, che rispetto al loro reinserimento in circuiti virtuosi di economia solidale attraverso progettualità volte all'inserimento lavorativo di giovani in situazioni di disagio e potenziale devianza, quali il programma «Talento & Tenacia-Crescere nella legalità»;

    tale sperimentazione, caratterizzata dal sistematico coinvolgimento di tutti gli stakeholder pubblici locali, ha però evidenziato limiti applicativi insiti proprio nell'attuale ordinamento giuridico, atteso che allo stato attuale, contrariamente a quanto previsto per gli organismi del terzo settore a favore dei quali, in virtù del disposto di cui alla lettera c)-bis dell'articolo 48 del decreto legislativo n. 159 del 2011 è stata introdotta la possibilità di disporre l'assegnazione a titolo gratuito dei beni confiscati, le aziende pubbliche di servizi alla persona non possono essere destinatarie dirette dell'assegnazione di tali beni, ma esclusivamente concessionarie di detti beni dalle amministrazioni locali;

    l'attuale impossibilità che le aziende pubbliche di servizi alla persona – la cui governance è peraltro in capo al sistema delle autonomie locali e prevede usualmente la partecipazione agli organi di amministrazione delle ASP a rappresentanti designati dalle regioni, dalle province o Città Metropolitane e dai comuni – risultino destinatarie dirette dell'assegnazione dei beni confiscati, come invece reso possibile a tutte le altre tipologie di amministrazioni pubbliche e finance agli enti del terzo settore, limita fortemente, fino a renderlo sostanzialmente pregiudizievole, l'intervento delle ASP nelle attività di recupero e valorizzazione a scopi sociali dei beni stessi, in quanto, l'investimento di risorse finanziarie provenienti dalle rendite dal patrimonio immobiliare di proprietà delle ASP – che rappresenta il principale provento attraverso il quale le ASP realizzano i propri interventi sociali – non può essere indirizzato se non in immobili appartenenti al patrimonio disponibile o indisponibile delle ASP stesse e non in immobili di proprietà di soggetti terzi, sebbene pubblici,

impegna il Governo

quale ulteriore misura volta a fronteggiare i fenomeni di disagio sociale e rafforzare il ruolo che le aziende pubbliche di servizi alla persone svolgono nel contesto sociale, a valutare l'opportunità di inserire, nel primo provvedimento utile, le Aziende Pubbliche di Servizi alla persona di cui al Capo II del decreto legislativo 4 maggio 2001, n. 207, fra i soggetti destinatari dei beni confiscati alle mafie ai sensi dell'Articolo 48 del decreto legislativo n. 159 del 2011.
9/1517/10. (Testo modificato nel corso della seduta)Battilocchio.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggi in discussione, decreto Caivano, testimonia ancora una volta l'uso della decretazione d'urgenza, all'indomani di fatti di cronaca drammatici, con l'illusione di inseguire questa o quella emergenza attraverso l'irrigidimento degli strumenti penali;

    alla luce dei fatti accaduti e che continuano ad accadere ancor prima delle politiche repressive, è necessario investire in politiche preventive ed educative, nonché educare alla non violenza fin dalle scuole dell'infanzia al fine di creare relazioni positive e paritarie;

    l'esercizio della cooperazione e della condivisione, l'abitudine all'ascolto partecipe, all'empatia, al rispetto, soprattutto se promossi sin dalla tenera età, incentivano lo sviluppo di un clima di accoglienza, prevengono fenomeni di discriminazione ed esclusione e favoriscono la capacità di stare in una relazione in cui la forza personale non si traduce e non si esprime nel dominio sull'altro;

    educare alla non violenza vuol dire sviluppare la capacità di costruire relazioni basate sui principi di parità, equità, rispetto, inclusività;

    secondo un'indagine Ipsos «I giovani e la violenza tra pari» condotta per ActionAid per 4 giovani su 5 una donna può sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole, per 1 su 5 non è violenza toccare le parti intime senza consenso, per 1 su 5 le ragazze possono provocare la violenza sessuale se mostrano un abbigliamento o un comportamento provocante; quasi 1 su 3 sostiene che molte persone che si identificano come non binarie/fluide/trans stanno solo seguendo una moda del momento;

    è necessario promuovere nelle scuole un'educazione all'affettività che non si concentri solo sugli aspetti biologici, ma anche su quelli psicologici, sociali ed emotivi, come raccomandato dall'Unesco e dall'OMS, che educhi al rispetto delle diversità;

    la stessa Agenda 2030 dell'Onu, all'obiettivo 4, parla di «istruzione di qualità, equa e inclusiva» proponendosi di garantire «che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un'educazione volta a uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali»;

    in Europa, l'Italia è tra i pochi paesi (come, ad esempio, Bulgaria e Lituania) che non hanno mai introdotto l'educazione affettività nelle scuole e quando si è tentato anche solo di inserire nei percorsi formativi delle ore destinate alla lotta alle discriminazioni, si è gridato allo scandalo dell'avvento della teoria gender, si è urlato di lasciare stare i bambini,

impegna il Governo

a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado la prevenzione e l'educazione all'affettività, all'empatia e alla parità di genere, nella convinzione che tali politiche siano lo strumento più valido per combattere la povertà, l'emarginazione, il disagio e la devianza giovanile.
9/1517/11. Furfaro, Malavasi, Ciani, Girelli, Stumpo, Ascari, Zaratti.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggi in discussione, decreto Caivano, testimonia ancora una volta l'uso della decretazione d'urgenza, all'indomani di fatti di cronaca drammatici, con l'illusione di inseguire questa o quella emergenza attraverso l'irrigidimento degli strumenti penali;

    la giustizia minorile penale ha come obiettivo accanto all'accertamento della verità, non già la sterile punizione ma la responsabilizzazione del minore per il reato commesso;

    le soluzioni meramente repressive hanno sempre, nei fatti, per lo più dimostrato la loro inefficacia specie nei contesti maggiormente degradati se non accompagnate da appropriati interventi di prevenzione di analisi delle motivazioni poste alla base dell'aumento delle condotte violente da parte dei minorenni;

    l'attuale situazione di violenza è un fenomeno sociale e culturale che sembra attraversare tutti i contesti, non solo quello minorile, e che non ha confini, dal momento che è analogamente presente anche negli altri paesi europei compreso quelli che hanno un'età imputabile decisamente inferiore alla nostra;

    attualmente in Italia vi è un numero assolutamente insufficiente di comunità educative e terapeutiche in cui collocare sia adolescenti coinvolti in vicende penali (rendendo il carcere minorile soluzione davvero residuale e temporanea), che adolescenti privi di un ambiente familiare idoneo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di coinvolgere gli Enti del Terzo settore di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, nella procedura di adozione di uno o più decreti del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ai fini dell'individuazione degli interventi di attuazione della Missione 4, componente 1, Investimento 1.1 del PNRR, compatibilmente con le procedure e le modalità del PNRR e con i vincoli di finanza pubblica.
9/1517/12. Malavasi, Furfaro, Ciani, Girelli, Stumpo.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggi in discussione, decreto Caivano, testimonia ancora una volta l'uso della decretazione d'urgenza, all'indomani di fatti di cronaca drammatici, con l'illusione di inseguire questa o quella emergenza attraverso l'irrigidimento degli strumenti penali;

    l'espansione dell'azione punitiva proposta a scapito dell'approccio educativo verso i giovani si pone in contrasto con le basi culturali che hanno informato un modello che ha dato, fino ad ora, prova di funzionare;

    è un dato di fatto che il disagio giovanile, che effettivamente è cresciuto moltissimo, soprattutto dopo la pandemia, e le sue proiezioni sul piano delle condotte illecite, che sono aumentate in questi ultimi mesi e in questi ultimi anni, creino allarme nell'opinione pubblica e devono essere al centro delle nostre preoccupazioni, ma la risposta che dà questo decreto è del tutto irrazionale: invece di puntare con ancora maggiore decisione nella direzione dimostratasi virtuosa, si inverte la rotta spingendo su una pericolosa omologazione degli strumenti penali destinati ai minori con quelli destinati agli adulti;

    la filosofia di fondo alla base delle misure molto diverse tra loro si basa unicamente sull'impostazione che i problemi sociali che hanno a che fare con la sicurezza si risolvano solo con lo strumento penale, con la repressione e l'inasprimento delle pene e non analizzandone i problemi sociali economico ed educativi che ne stanno alla base;

    come dichiarato dalla Garante dei diritti per l'infanzia e l'adolescenza Carla Garlatti l'inasprimento delle pene non è la soluzione perché «non è un deterrente e non può combattere il problema della recidiva»; il carcere per i genitori che non mandano i figli a scuola «potrebbe essere addirittura una misura controproducente, soprattutto per determinate categorie di reati, perché gli autori provengono già da famiglie che appartengono ad un contesto marginale, e la circostanza che il genitore o i genitori vadano in carcere potrebbe gettare la famiglia in una situazione ancora peggiore»;

    la strada da intraprendere è allora esattamente quella contraria rispetto alle nuove norme: invece di avvicinare la gestione del minore a quella dell'adulto in ambito procedurale, bisognerebbe riflettere ancora più a fondo sulla considerazione dei bisogni propri dei giovani,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, iniziative volte al sostegno della genitorialità, alla prevenzione e al contrasto della devianza e della marginalità minorile e giovanile, anche personalizzate e a domicilio, d'intesa con i servizi sociali, scolastici, sanitari ed educativi competenti.
9/1517/13. Stumpo, Furfaro, Ciani, Malavasi, Girelli.


   La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di assumere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, iniziative volte al sostegno della genitorialità, alla prevenzione e al contrasto della devianza e della marginalità minorile e giovanile, anche personalizzate e a domicilio, d'intesa con i servizi sociali, scolastici, sanitari ed educativi competenti.
9/1517/13. (Testo modificato nel corso della seduta)Stumpo, Furfaro, Ciani, Malavasi, Girelli.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggi in discussione, decreto Caivano, contiene il pacchetto di misure con cui il governo ha affrontato l'emergenza creata dagli ultimi fatti di cronaca nera che hanno visto come protagonisti dei minorenni;

    le misure introdotte sono principalmente repressive ma lo Stato non può reagire con emotività, la sola punizione non può diventare politica dello Stato;

    è necessario porre in essere interventi strutturali dando risposte concrete a questioni complesse;

    è necessario porre l'attenzione al territorio, investire nei servizi di prossimità territoriali poiché non è possibile che, ancora oggi, il nostro welfare sia così fragile, debole, disuguale a seconda di quale parte del Paese ci troviamo;

    invece, il decreto, a fronte di una situazione giovanile drammatica, innalza le pene per alcuni reati, tra cui lo spaccio di lieve entità, che avrà certamente un impatto significativo sui numeri dei giovani in carcere, minorenni o giovani adulti e prima ancora della pena si abbassa l'età in cui si può diventare destinatari di misure di polizia, come il Daspo urbano o si può essere destinatari di un «avviso orale» del questore, diventa più facile per i minorenni finire in custodia cautelare, in carcere o ai domiciliari, quando ancora presunti innocenti, e si allungano per loro i termini massimi della custodia cautelare stessa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, a fronte della possibilità di disporre il divieto per un minore di possedere o utilizzare telefoni cellulari, piattaforme informatiche o qualsiasi altro dispositivo di trasmissione dati o voce, di prevedere il coinvolgimento dei servizi socio-sanitari del territorio al fine di accompagnare le famiglie e il minore stesso in percorsi di sostegno, recupero e cura, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica.
9/1517/14. Ciani, Furfaro, Malavasi, Girelli, Stumpo.


   La Camera,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, a fronte della possibilità di disporre il divieto per un minore di possedere o utilizzare telefoni cellulari, piattaforme informatiche o qualsiasi altro dispositivo di trasmissione dati o voce, di prevedere il coinvolgimento dei servizi socio-sanitari del territorio al fine di accompagnare le famiglie e il minore stesso in percorsi di sostegno, recupero e cura, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica.
9/1517/14. (Testo modificato nel corso della seduta)Ciani, Furfaro, Malavasi, Girelli, Stumpo.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge oggi in discussione, decreto Caivano, contiene il pacchetto di misure con cui il Governo ha affrontato l'emergenza creata dagli ultimi fatti di cronaca nera che hanno visto come protagonisti dei minorenni;

    il rafforzamento degli interventi repressivi, presenti ampiamente in questo decreto non producono gli effetti desiderati se non sono coniugati ad un massiccio potenziamento degli strumenti di prevenzione;

    qualsiasi intervento sui minori richiede la preliminare valutazione delle condizioni personali, familiari, sociali, ambientali, anche per valutare la sua maturità e il grado di responsabilità;

    è necessario porre la giusta attenzione anche nei confronti degli operatori dei servizi sociali, già in grande affanno e in inevitabile ritardo nella presa in carico dei minori e nell'elaborazione dei progetti di recupero/reinserimento, in difficoltà nel reperire le risorse sul territorio che consentano di impiegare i minorenni,

impegna il Governo

ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni opportuna iniziativa volta a rafforzare la sicurezza urbana e la coesione sociale, favorendo ulteriormente l'innalzamento dei livelli di presenza e operatività, nel territorio interessato, del personale della polizia locale e dei servizi, quali educatori, assistenti sociali, operatori culturali e mediatori familiari.
9/1517/15. Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani, Stumpo.


   La Camera,

   premesso che:

    qualsiasi intervento sui minori richiede la preliminare valutazione delle condizioni personali, familiari, sociali, ambientali, anche per valutare la sua maturità e il grado di responsabilità;

    è necessario porre la giusta attenzione anche nei confronti degli operatori dei servizi sociali, già in grande affanno e in inevitabile ritardo nella presa in carico dei minori e nell'elaborazione dei progetti di recupero/reinserimento, in difficoltà nel reperire le risorse sul territorio che consentano di impiegare i minorenni,

impegna il Governo

ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni opportuna iniziativa volta a rafforzare la sicurezza urbana e la coesione sociale, favorendo ulteriormente l'innalzamento dei livelli di presenza e operatività, nel territorio interessato, del personale della polizia locale e dei servizi, quali educatori, assistenti sociali, operatori culturali e mediatori familiari.
9/1517/15. (Testo modificato nel corso della seduta)Girelli, Furfaro, Malavasi, Ciani, Stumpo.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di esame del disegno di legge A.C. 1517, recante «Conversione in legge del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale» è emersa la necessità e l'urgenza di approfondire alcuni temi;

    l'articolo 10 del decreto in fase di conversione è dedicato a interventi a supporto delle istituzioni scolastiche del Mezzogiorno – «Agenda Sud» e al comma 3 prevede che al fine di ridurre i divari territoriali, contrastare la dispersione scolastica e l'abbandono precoce, nonché prevenire processi di emarginazione sociale, sia autorizzata la spesa di 25 milioni di euro a valere sulle risorse del Programma operativo complementare POC «Per la Scuola» 2014-2020 destinata alle istituzioni scolastiche statali, anche per progetti di rete, delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, individuate sulla base dei dati relativi alla fragilità negli apprendimenti, come risultanti dalle rilevazioni nazionali dell'INVALSI;

    per le finalità di cui al suddetto comma sono adottate iniziative dirette a rafforzare le competenze di base degli studenti, promuovere misure di mobilità studentesca per esperienze fuori contesto di origine, promuovere l'apprendimento in una pluralità di contesti attraverso modalità più flessibili dell'organizzazione scolastica e strategie didattiche innovative, promuovere il supporto socio-educativo;

    il disagio giovanile è un fenomeno complesso, spesso radicato in realtà sociali e territoriali in cui sono frequenti le commistioni fra il tessuto sociale ed economico e il malaffare, in cui la violenza è tollerata come metodo di risoluzione di ogni genere di controversia e in cui violenza e prevaricazione sono spesso considerate ordinarie modalità di relazione, anche affettiva, fra coetanei;

    in questo contesto si inserisce il gravissimo fatto di cronaca che ha dato origine al provvedimento in discussione che è, ad ogni evidenza, un caso di violenza contro le donne;

    per contrastare efficacemente il fenomeno del disagio giovanile è importante promuovere nei territori, soprattutto in quelli in cui tale fenomeno è più diffuso, percorsi di educazione alla legalità e rispetto dei diritti costituzionali di ogni individuo, di educazione all'affettività, all'emotività e alla sessualità, oltre che di educazione al rispetto delle differenze di genere e al contrasto alla violenza contro le donne. Il provvedimento in corso di approvazione tuttavia non contiene alcuna misura in tal senso;

    quanto al tema specifico della violenza contro le donne il provvedimento non prevede lo stanziamento di risorse dirette al potenziamento della rete territoriale antiviolenza né con riguardo al comune di Caivano, tanto meno con riguardo al resto del territorio nazionale;

    a oggi sono oltre 100 le vittime di femminicidi avvenuti nel 2023: un dato veramente preoccupante che rende improrogabile una reale presa d'atto e conseguenti investimenti per la prevenzione quali l'inserimento nelle scuole dell'educazione alla affettività, alla emotività e alla sessualità e al più efficace sostegno delle strutture che garantiscono libertà e autodeterminazione alle donne che fuoriescono da storie di violenza,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative utili alla promozione della cultura del rispetto delle differenze, dell'eliminazione di ogni forma di violenza di genere e nello specifico di contrasto alla violenza contro le donne;

   a introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla affettività, alla emotività e alla sessualità;

   a stanziare con il prossimo provvedimento utile adeguate risorse dirette al potenziamento della rete territoriale antiviolenza nel comune di Caivano e nel resto del territorio nazionale, in particolare attraverso l'adeguato stanziamento di finanziamenti diretti al sostegno e al potenziamento dei centri antiviolenza e case rifugio e alla tutela delle vittime di violenza previsti dal decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, anche mediante l'adozione di opportune iniziative volte a ridurre i ritardi nella distribuzione delle risorse.
9/1517/16. Ghirra, Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Caso, Ferrari.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di discussione del disegno di legge A.C. 1517, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    l'articolo 1 introduce una serie di disposizioni volte a fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti nel territorio del comune di Caivano, prevedendo la predisposizione e attuazione, da parte di un Commissario straordinario nominato con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di un piano straordinario di interventi infrastrutturale o di riqualificazione funzionale del territorio da attuarsi anche attraverso la semplificazione delle procedure di concessione di immobili pubblici per fini sociali, con particolare riferimento al sostegno di enti del Terzo settore;

    la legge 7 marzo 1996, n. 109 ha introdotto nel nostro ordinamento disposizioni in materia di gestione e destinazione dei beni sequestrati o confiscati, regolando la confisca dei beni di proprietà della criminalità organizzata e la loro riassegnazione per il riutilizzo pubblico e sociale;

    con l'articolo 110 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 è stata istituita l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), posta sotto la vigilanza del Ministero dell'interno, con il compito di acquisire i dati relativi ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, amministrare i beni definitivamente confiscati e adottare iniziative e provvedimenti necessari per la tempestiva assegnazione e destinazione degli stessi a fini istituzionali e sociali;

    dai dati ufficiali sugli immobili confiscati alla criminalità aggiornato in tempo reale dall'ANBSC pubblicati sulla piattaforma Open Regio risulta nel comune di Caivano una lista di 30 beni immobili oggetto di procedura giudiziaria e relativa destinazione,

impegna il Governo

nell'ambito del Piano straordinario di interventi infrastrutturale o di riqualificazione funzionale del territorio del comune di Caivano ad assumere ogni iniziativa di propria competenza per favorire l'immediata acquisizione al patrimonio pubblico dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e la loro tempestiva assegnazione per il riutilizzo ai fini sociali.
9/1517/17. Bonelli, Zaratti, Zanella, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di discussione del disegno di legge A.C. 1517, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    l'articolo 8 apporta modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988, che reca disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni, introducendo un percorso specifico di rieducazione del minore nel caso di reati non gravi. L'iter è attivato a condizione che il minore acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale sulla base di un programma che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti del terzo settore o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da due a otto mesi;

    in caso di esito positivo del programma rieducativo il giudice dichiara con sentenza estinto il reato. Viceversa, in caso di valutazione negativa il giudice restituisce gli atti al pubblico ministero che può procedere con richiesta di giudizio immediato;

    l'intervento normativo può sicuramente produrre effetti positivi in quanto è diretto a rafforzare la risposta ai crimini minorili potenziando le attività giudiziarie in capo al pubblico ministero, deflazionando il carico processuale mediante l'accesso da parte del minore ad un percorso rieducativo che preveda, sentiti i servizi minorili e compatibilmente con la legislazione sul lavoro minorile, lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza;

    l'attivazione di tali percorsi rieducativi per i minori rappresenta un'efficiente alternativa all'istituto della messa alla prova, già previsto a legislazione vigente da parte dei servizi minorili in collaborazione con i servizi di assistenza istituiti dagli enti locali e pertanto fronteggiabile mediante l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili;

    con l'introduzione del nuovo articolo 27-bis al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 inerente i nuovi percorsi di rieducazione del minore nonché con l'estensione delle previsioni contenute alle disposizioni in materia di misure di prevenzione a tutela della sicurezza pubblica e della sicurezza delle città di cui all'articolo 3 del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, i comuni assistono da un lato ad un incremento delle attività previste dall'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 che necessita, per la parte di competenza, ad un potenziamento del personale e attività dedicati ai servizi di assistenza e, dall'altro, al potenziamento delle attività di contrasto e vigilanza con apposito personale aggiuntivo di polizia locale. Appare del tutto plausibile e con un approccio prudenziale in fase di prima applicazione la previsione di finanziamento per detti comuni alla copertura delle spese per il triennio,

impegna il Governo

al fine di potenziare le attività in favore dei minori inseriti in percorsi di rieducazione previsti dall'articolo 27-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, ad adottare ulteriori iniziative normative volte a istituire, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, per il prossimo triennio un adeguato fondo da destinare anche ad assunzioni a tempo determinato di personale di polizia locale o di personale dei servizi di assistenza degli enti locali.
9/1517/18. Zanella, Zaratti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    in sede di discussione del disegno di legge A.C. 1517, Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    l'articolo 8 apporta modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988, che reca disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni, introducendo un percorso specifico di rieducazione del minore nel caso di reati non gravi. L'iter è attivato a condizione che il minore acceda a un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale sulla base di un programma che preveda lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti del terzo settore o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per un periodo compreso da due a otto mesi;

    in caso di esito positivo del programma rieducativo il giudice dichiara con sentenza estinto il reato. Viceversa, in caso di valutazione negativa il giudice restituisce gli atti al pubblico ministero che può procedere con richiesta di giudizio immediato;

    l'intervento normativo può sicuramente produrre effetti positivi in quanto è diretto a rafforzare la risposta ai crimini minorili potenziando le attività giudiziarie in capo al pubblico ministero, deflazionando il carico processuale mediante l'accesso da parte del minore ad un percorso rieducativo che preveda, sentiti i servizi minorili e compatibilmente con la legislazione sul lavoro minorile, lo svolgimento di lavori socialmente utili o la collaborazione a titolo gratuito con enti no profit o lo svolgimento di altre attività a beneficio della comunità di appartenenza;

    l'attivazione di tali percorsi rieducativi per i minori rappresenta un'efficiente alternativa all'istituto della messa alla prova, già previsto a legislazione vigente da parte dei servizi minorili in collaborazione con i servizi di assistenza istituiti dagli enti locali e pertanto fronteggiabile mediante l'utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili;

    con l'introduzione del nuovo articolo 27-bis al decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 inerente i nuovi percorsi di rieducazione del minore nonché con l'estensione delle previsioni contenute alle disposizioni in materia di misure di prevenzione a tutela della sicurezza pubblica e della sicurezza delle città di cui all'articolo 3 del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, i comuni assistono da un lato ad un incremento delle attività previste dall'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448 che necessita, per la parte di competenza, ad un potenziamento del personale e attività dedicati ai servizi di assistenza e, dall'altro, al potenziamento delle attività di contrasto e vigilanza con apposito personale aggiuntivo di polizia locale. Appare del tutto plausibile e con un approccio prudenziale in fase di prima applicazione la previsione di finanziamento per detti comuni alla copertura delle spese per il triennio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di potenziare le attività in favore dei minori inseriti in percorsi di rieducazione previsti dall'articolo 27-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448.
9/1517/18. (Testo modificato nel corso della seduta)Zanella, Zaratti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 10 del provvedimento intende dare supporto alle iniziative e alle azioni di «Agenda Sud» – il Piano varato dal Ministero, di cui al decreto ministeriale del 30 agosto 2023, che persegue l'obiettivo di ridurre la dispersione scolastica e i divari territoriali e negli apprendimenti nelle scuole del Mezzogiorno con maggiori deficit educativi o che operano nei contesti di maggiore marginalità;

    è indispensabile contenere e prevenire fenomeni di dispersione nelle istituzioni scolastiche in aree a forte rischio di abbandono, e ampliare l'offerta formativa delle medesime istituzioni scolastiche mediante l'attivazione di progetti specifici, anche in ambito extracurricolare, con l'eventuale coinvolgimento degli attori sociali e istituzionali dei territori interessati;

    è necessario valorizzare la professionalità dei docenti delle istituzioni scolastiche che garantiscono l'interesse degli alunni e degli studenti alla continuità didattica, ed è pertanto essenziale che, una quota non inferiore pari al 50 per cento dell'incremento del Fondo venga riservata ai docenti a tempo indeterminato;

    il solo fattore degli anni di permanenza non è rappresentativo di alcuna valorizzazione ed è pertanto necessario riportare queste risorse nei competenti livelli contrattuali per definire criteri più adeguati al contesto in esame, anche perché l'interesse degli studenti alla continuità didattica non può essere ristretto ad un numero contingentato di scuole e va esteso, con le necessarie risorse, per rendere esigibile il diritto agli alunni e alle alunne di tutti gli istituti,

impegna il Governo:

   a valutare gli effetti applicativi della disciplina richiamata in premessa, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a valorizzare la professionalità dei docenti delle istituzioni scolastiche che garantiscono l'interesse degli alunni e degli studenti alla continuità didattica, destinando una quota non inferiore al 50 per cento dell'incremento ai docenti a tempo indeterminato;

   a porre in essere tutte le misure per garantire ed estendere la continuità didattica, con le necessarie risorse, per rendere esigibile il diritto agli alunni e alle alunne di tutti gli istituti scolastici dei cosiddetti territori fragili.
9/1517/19. Mari, Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 11 del decreto in esame autorizza un ulteriore piano per asili nido per l'incremento dei posti per la prima infanzia nella fascia di età 0-2 anni, al fine di assicurare il rispetto del target della Missione 4 – Componente 1 – Investimento 1.1 «Piano per asili nido e scuole dell'infanzia – 50 – e servizi di educazione e cura per la prima infanzia»;

    i relativi interventi sono individuati con uno o più decreti del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche tenendo conto dei dati di copertura del servizio e della popolazione esistente nella fascia di età 0-2 anni;

    negli ultimi anni a seguito dei tanti finanziamenti ordinari erogati ai comuni per interventi di edilizia scolastica (verifiche di vulnerabilità sismica, Piano palestre, scuole antisismiche, fondo comma 140, Piano antincendio, indagini diagnostiche, Scuole sicure) si sono attivate decine di migliaia di istanze da parte degli enti locali, anche di importi di minima entità;

    il controllo massivo da parte del MIM di tutte queste istanze che ad oggi, come da informazioni del Ministero si attestano alle 12.000 con relative rendicontazioni, integrazioni, rettifiche, produce un rallentamento dell'azione amministrava nello svolgimento delle attività ed erogazione finale delle risorse,

impegna il Governo

ad introdurre la metodologia del controllo a campione per gli interventi di edilizia scolastica non PNRR, al fine di velocizzare le procedure di verifica e i pagamenti delle somme ai comuni che hanno anticipato per interventi finanziati anche con fondi pregressi.
9/1517/20. Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 11 del decreto in esame autorizza un ulteriore piano per asili nido per l'incremento dei posti per la prima infanzia nella fascia di età 0-2 anni, al fine di assicurare il rispetto del target della Missione 4 – Componente 1 – Investimento 1.1 «Piano per asili nido e scuole dell'infanzia – 50 – e servizi di educazione e cura per la prima infanzia»;

    i relativi interventi sono individuati con uno o più decreti del Ministro dell'istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, anche tenendo conto dei dati di copertura del servizio e della popolazione esistente nella fascia di età 0-2 anni;

    negli ultimi anni a seguito dei tanti finanziamenti ordinari erogati ai comuni per interventi di edilizia scolastica (verifiche di vulnerabilità sismica, Piano palestre, scuole antisismiche, fondo comma 140, Piano antincendio, indagini diagnostiche, Scuole sicure) si sono attivate decine di migliaia di istanze da parte degli enti locali, anche di importi di minima entità;

    il controllo massivo da parte del MIM di tutte queste istanze che ad oggi, come da informazioni del Ministero si attestano alle 12.000 con relative rendicontazioni, integrazioni, rettifiche, produce un rallentamento dell'azione amministrava nello svolgimento delle attività ed erogazione finale delle risorse,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di introdurre la metodologia del controllo a campione per gli interventi di edilizia scolastica non PNRR, al fine di velocizzare le procedure di verifica e i pagamenti delle somme ai comuni che hanno anticipato per interventi finanziati anche con fondi pregressi.
9/1517/20. (Testo modificato nel corso della seduta)Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Si tratta di un decreto che il Governo ha inteso varare dopo un drammatico fatto di cronaca, la violenza sessuale di gruppo su due minorenni a Caivano, per fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti nel territorio del comune di Caivano e in altri territori che vivono una situazione simile di forte disagio socio-economico e di forte presenza della criminalità organizzata;

    il testo prevede diversi capitoli di finanziamento di interventi destinati alle giovani generazioni e in particolare prevede che l'Agenzia italiana per la gioventù destini almeno un progetto annuale a Caivano; prevede che vengano avviate annualmente campagne di informazione sull'uso consapevole della rete e sui rischi connessi; stanzia risorse finalizzate alla ricostruzione dell'ex Teatro Caivano Arte e risorse destinate ad interventi per la riqualificazione del centro sportivo ex Delphinia;

    il testo prevede inoltre un lungo elenco di articoli che intervengono sul diritto penale per inasprire le pene riguardanti i reati commessi dai minori, con un approccio che si configura come un vero e proprio manifesto di quell'uso simbolico del diritto penale che si fonda su aumenti irrazionali del carico sanzionatorio pur nell'evidenza storicamente dimostrata della loro totale incapacità preventiva e mancanza di efficacia deterrente;

    per quanto riguarda l'istruzione e la formazione le misure previste dal presente testo sono caratterizzate tutte dalla sporadicità degli interventi e non configurano riforme strutturali e durature, in particolare per quanto riguarda la frequentazione dei corsi universitari il testo non prevede misure di potenziamento degli strumenti del diritto allo studio, ma prevede soltanto che il Ministero dell'università e della ricerca sottoscriva un accordo di programma con una o più Università statali aventi sede in Campania volto alla predisposizione di specifici percorsi di orientamento universitario presso le scuole secondarie di secondo grado site nel territorio comunale di Caivano e nei comuni limitrofi;

    in materia di dispersione scolastica il testo prevede l'utilizzo di diverse fonti di finanziamento al fine di attivare progetti speciali e temporanei finalizzati a contenere e prevenire fenomeni di dispersione nelle istituzioni scolastiche in aree a forte rischio di abbandono, in particolare nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, senza prevedere misure strutturali di contrasto all'abbandono scolastico e di potenziamento della qualità della didattica in tutte le aree caratterizzate da fragilità degli apprendimenti;

    durante una recente missione della Commissione Antimafia a Caivano in cui la Commissione ha ascoltato alcune rappresentanze degli studenti, dei docenti, dei genitori e la Dirigente Scolastica professoressa Eugenia Carfora dell'istituto Francesco Morano, è emersa in maniera chiara la necessità che il Parlamento legiferi al fine di affrontare con misure strutturali, adeguatamente finanziate, il grande problema della dispersione scolastica e della povertà educativa, abbandonando la mera logica dei progetti speciali e temporanei per intervenire sull'aumento del tempo scuola e il potenziamento dell'organico in modo da garantire a questi interventi una continuità di lungo periodo;

    durante la stessa audizione, in particolare grazie all'intervento di alcuni rappresentati della componente studentesca, sono emerse le difficoltà di natura economica e infrastrutturale che scoraggiano la frequentazione dei percorsi universitari da parte dei giovani provenienti da famiglie a basso reddito, con un riferimento particolare all'assenza di un adeguato servizio di trasporto e al suo costo, oltre che al costo esorbitante degli affitti per i fuori sede;

    l'audizione ha di fatto ribadito che la dispersione scolastica, o la mancata acquisizione di competenze adeguate al proseguimento degli studi universitari o l'ingresso nel mondo del lavoro, sono fenomeni largamente diffusi nel nostro paese che purtroppo dipendono in larga parte dalla condizione socioeconomica e culturale delle famiglie e dei territori dove i bambini nascono e crescono;

    la scuola rappresenta un presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. Una scuola di qualità, che offra quindi spazi sicuri, infrastrutture e servizi adeguati, può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse, anche, e soprattutto, a quelli che sono maggiormente svantaggiati;

    un requisito particolarmente efficace per combattere le disuguaglianze educative è il tempo pieno e il tempo prolungato. Restare a scuola per tempi prolungati contribuisce allo sviluppo delle competenze sociali ed emozionali, fondamentali per crescere ed avere una vita attiva in un mondo sempre più «connesso» ed in costante mutamento. Il tempo pieno e il tempo prolungato, soprattutto se garantito ai minori più svantaggiati, risultano quindi essere una delle misure più efficaci per combattere la dispersione scolastica;

    secondo il rapporto «Alla ricerca del tempo perduto – Un'analisi delle disuguaglianze nell'offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana» prodotto da Save the Children, già prima del conflitto in Ucraina, nel 2021, la povertà assoluta riguardava 1 milione e 382 mila minori nel nostro Paese, il 14,2 per cento, in crescita rispetto al 2020 (13,5 per cento). Le conseguenze della crisi energetica e dell'impennata dell'inflazione, che ha un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti e con minore capacità di spesa (+9,8 per cento, contro il +6,1 per cento delle famiglie con livelli di spesa più elevati), sono una grave minaccia e potrebbero sospingere rapidamente un numero ancora maggiore di minori nella povertà. Ma l'impoverimento materiale di bambini, bambine e adolescenti, in crescita nonostante gli sforzi compensativi attuati per proteggere categorie e famiglie più esposte, non è che la cornice di un quadro ancora più preoccupante, se possibile, per il loro futuro: l'impoverimento educativo sconta ancora gli effetti di Covid e DAD, soprattutto tra i minori già in svantaggio socioeconomico. Il 9,7 per cento degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione «implicita», cioè senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell'università, mentre il 12,7 per cento dei minori non arriva neanche al diploma delle superiori, perché abbandona precocemente gli studi. Il confronto con l'Europa è pesante, visto che l'incidenza della dispersione scolastica, nonostante i progressi compiuti, in Italia resta tra le più elevate in assoluto dopo quella della Romania (15,3 per cento) e della Spagna (13,3 per cento), ed è ben lontana dall'obiettivo del 9 per cento entro il 2030 stabilito dalla UE. Il numero dei NEET nel nostro Paese, i 15-29enni che si trovano in un limbo fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, raggiunge il 23,1 per cento ed è addirittura il più alto rispetto ai paesi UE (media 13,1 per cento), segnando quasi 10 punti in più rispetto a Spagna (14,1 per cento) e Polonia (13,4 per cento), e più del doppio se si considerano Germania e Francia (9,2 per cento);

    in Italia, le disuguaglianze territoriali si configurano come un filo rosso in negativo che attraversa le diverse dimensioni della povertà educativa in Italia. Guardando in dettaglio i dati sulla dispersione «implicita» al termine del ciclo scolastico della scuola superiore, che a livello nazionale si attesta al 9,7 per cento, emerge infatti una forte disparità geografica. Nelle regioni meridionali, nonostante una riduzione consistente avvenuta nell'ultimo anno in particolare in Puglia (-4,3 per cento) e in Calabria (-3,8 per cento), permangono percentuali di «dispersi» alla fine del percorso di istruzione più elevate rispetto alla media nazionale, con una punta del 19,8 per cento in Campania. Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60 per cento degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70 per cento degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Nel caso della dispersione esplicita, l'abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (12,7 per cento), con le punte di Sicilia (21,1 per cento) e Puglia (17,6 per cento), e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4 per cento) e Calabria (14 per cento). Anche prendendo in esame la percentuale dei NEET, che in Italia è del 23,1 per cento, in regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i 15-29enni nel limbo hanno addirittura superato i coetanei che lavorano (3 giovani NEET ogni 2 giovani occupati);

    secondo un approfondimento reso noto da Svimez, in occasione dell'incontro «Un paese due scuole», promosso assieme all'Altra Napoli onlus, nel Mezzogiorno, tra il 2015 e il 2020, si sono persi 250 mila studenti dall'infanzia alle superiori; nel Centro Nord, il calo è risultato inferiore –75 mila. A ciò si aggiunga il crollo degli investimenti in 10 anni che al Sud è stato del 30 per cento. Inoltre un bambino del Meridione frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel Centro-Nord che coincide di fatto con un anno di scuola persa per il bambino del Sud. Secondo i dati Svimez, nel Mezzogiorno, circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79 per cento del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87 per cento), in Sicilia 184 mila (88 per cento), in Puglia 100 mila (65 per cento), in Calabria 60mila (80 per cento). Nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46 per cento del totale;

    è fondamentale quindi aumentare significativamente le risorse per l'istruzione, portandole al pari della media europea (5 per cento del PIL). È evidente, infatti, che i fondi attualmente previsti sono già oggi insufficienti a garantire un'offerta educativa di qualità, con spazi e servizi adeguati in tutti i territori, nonostante i minori costi dovuti al calo demografico;

    il tempo pieno, unitamente all'introduzione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni riguardanti il servizio mensa, al fine di garantire un pasto gratuito ed equilibrato al giorno per i bambini e le bambine della scuola primaria, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella scuola italiana, contribuendo ad aumentare significativamente i livelli di apprendimento di tutti gli alunni del nostro paese, anche quelli che provengono da famiglie più economicamente e socialmente svantaggiate, riducendo in modo drastico la dispersione scolastica esplicita e implicita;

    poiché si ritiene necessario superare i divari e le disuguaglianze tra studenti, appare fondamentale adottare misure omogenee per l'accesso alla gratuità dei libri di testo, per assicurare a tutti l'utilizzo dei mezzi pubblici e per garantire a tutti i giovani il diritto allo studio;

    infine in tutti i contesti difficili, come quello di Caivano, ma anche più in generale in tutte le scuole del paese, è necessario intervenire a livello educativo per combattere gli stereotipi e la violenza di genere. Negli ultimi anni molte scuole attente ai fenomeni della prevenzione della violenza di genere, usufruendo dell'autonomia scolastica, hanno avviato progetti didattici incentrati, oltre che sull'educazione sessuale, sulla scoperta della consapevolezza del proprio corpo, nonché sull'educazione sentimentale degli studenti, è importante quindi sottolineare come anche in questo caso sia necessario uscire dalla logica dei progetti temporanei e di breve periodo per approdare ad un approccio sistemico e strutturale,

impegna il Governo:

   ad istituire delle «Zone di educazione prioritaria e solidale» nelle aree più disagiate del Paese tenendo conto sia dell'indice di abbandono scolastico, sia dello IDS (indice Disagio Sociale), opportunamente aggiornati entrambi, a cura dei rispettivi Ministeri e a prendere in queste zone l'assegnazione ai singoli istituti scolastici di una percentuale aggiuntiva non inferiore al 40 per cento dell'organico docente e ATA esistente, cui viene garantita una specifica attività di formazione, nonché la presenza, nelle forme contrattuali o di convenzione previste dalla legislazione vigente, di almeno una figura professionale ogni 100 alunni, per il sostegno pedagogico e psicologico; determinano, altresì, il potenziamento del fondo d'istituto nella misura del 50% in più rispetto alla cifra attuale;

   a prevedere inoltre una riduzione del numero massimo di alunni per classe in tutti gli istituti del paese, stabilendo in ogni caso che negli istituti di ogni ordine e grado nelle Zone di educazione «prioritaria e solidale» non possono essere costituite classi con più di 15 alunni;

   a garantire, nel prossimo provvedimento utile, la gratuità delle mense scolastiche, dei libri di testo, dei trasporti pubblici e dei viaggi di istruzione per tutti gli studenti che frequentano fino all'ultimo anno di obbligo scolastico e appartenenti a nuclei familiari con ISEE fino a 35.000 euro;

   ad inserire, nel prossimo provvedimento utile, il progressivo ampliamento dell'obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni di età dello studente;

   ad introdurre, nel prossimo provvedimento utile, nelle scuole del primo e del secondo ciclo, l'insegnamento dell'educazione sentimentale, finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva dei giovani in materia di parità e di solidarietà tra uomini e donne;

   a rivedere il piano di dimensionamento della rete scolastica, inserendo criteri più favorevoli per le scuole non solo delle aree interne (montane e insulari) ma anche per quelle delle zone ad alta dispersione scolastica.
9/1517/21. Piccolotti, Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari.


   La Camera,

   premesso che:

    il testo in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale. Si tratta di un decreto che il Governo ha inteso varare dopo un drammatico fatto di cronaca, la violenza sessuale di gruppo su due minorenni a Caivano, per fronteggiare le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti nel territorio del comune di Caivano e in altri territori che vivono una situazione simile di forte disagio socio-economico e di forte presenza della criminalità organizzata;

    il testo prevede diversi capitoli di finanziamento di interventi destinati alle giovani generazioni e in particolare prevede che l'Agenzia italiana per la gioventù destini almeno un progetto annuale a Caivano; prevede che vengano avviate annualmente campagne di informazione sull'uso consapevole della rete e sui rischi connessi; stanzia risorse finalizzate alla ricostruzione dell'ex Teatro Caivano Arte e risorse destinate ad interventi per la riqualificazione del centro sportivo ex Delphinia;

    durante una recente missione della Commissione Antimafia a Caivano in cui la Commissione ha ascoltato alcune rappresentanze degli studenti, dei docenti, dei genitori e la Dirigente Scolastica professoressa Eugenia Carfora dell'istituto Francesco Morano, è emersa in maniera chiara la necessità che il Parlamento legiferi al fine di affrontare con misure strutturali, adeguatamente finanziate, il grande problema della dispersione scolastica e della povertà educativa, abbandonando la mera logica dei progetti speciali e temporanei per intervenire sull'aumento del tempo scuola e il potenziamento dell'organico in modo da garantire a questi interventi una continuità di lungo periodo;

    durante la stessa audizione, in particolare grazie all'intervento di alcuni rappresentati della componente studentesca, sono emerse le difficoltà di natura economica e infrastrutturale che scoraggiano la frequentazione dei percorsi universitari da parte dei giovani provenienti da famiglie a basso reddito, con un riferimento particolare all'assenza di un adeguato servizio di trasporto e al suo costo, oltre che al costo esorbitante degli affitti per i fuori sede;

    l'audizione ha di fatto ribadito che la dispersione scolastica, o la mancata acquisizione di competenze adeguate al proseguimento degli studi universitari o l'ingresso nel mondo del lavoro, sono fenomeni largamente diffusi nel nostro paese che purtroppo dipendono in larga parte dalla condizione socioeconomica e culturale delle famiglie e dei territori dove i bambini nascono e crescono;

    la scuola rappresenta un presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. Una scuola di qualità, che offra quindi spazi sicuri, infrastrutture e servizi adeguati, può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse, anche, e soprattutto, a quelli che sono maggiormente svantaggiati;

    il tempo pieno, unitamente all'introduzione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni riguardanti il servizio mensa, al fine di garantire un pasto gratuito ed equilibrato al giorno per i bambini e le bambine della scuola primaria, potrebbe rappresentare un punto di svolta nella scuola italiana, contribuendo ad aumentare significativamente i livelli di apprendimento di tutti gli alunni del nostro paese, anche quelli che provengono da famiglie più economicamente e socialmente svantaggiate, riducendo in modo drastico la dispersione scolastica esplicita e implicita;

    poiché si ritiene necessario superare i divari e le disuguaglianze tra studenti, appare fondamentale adottare misure omogenee per l'accesso alla gratuità dei libri di testo, per assicurare a tutti l'utilizzo dei mezzi pubblici e per garantire a tutti i giovani il diritto allo studio;

    è importante quindi sottolineare come anche in questo caso sia necessario uscire dalla logica dei progetti temporanei e di breve periodo per approdare ad un approccio sistemico e strutturale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere nelle aree ad alta dispersione scolastica, entro i limiti di finanza pubblica, l'aumento dell'organico docente e del personale ATA cui viene garantita una specifica attività di formazione nonché la presenza nelle forme contrattuali o di convenzione previste dalla legislazione vigente di almeno una figura professionale ogni 100 alunni per il sostegno pedagogico e psicologico.
9/1517/21. (Testo modificato nel corso della seduta)Piccolotti, Zaratti, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile;

    a tal proposito, occorre segnalare il disallineamento tra gli articoli 163 e 175 del codice penale per quanto attiene ai reati commessi da minori o da soggetti fino a 21 anni;

    l'articolo 163 del codice penale prevede infatti che se il reato è stato commesso da un minore, può essere ordinata la sospensione della pena quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a tre anni; se il reato è stato commesso da persona di età superiore a diciotto anni ma inferiore a ventuno, può essere ordinata la sospensione quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a due anni e sei mesi; in via ordinaria, invece, la sospensione della pena è possibile solo in caso di condanna alla reclusione o all'arresto per un tempo non superiore a due anni;

    l'articolo 175 del codice penale non distingue in base all'età del soggetto che ha commesso il reato e prevede in via generale che, se con una prima condanna è inflitta una pena detentiva non superiore a due anni, il giudice, avuto riguardo alle circostanze indicate nell'articolo 133, può ordinare in sentenza che non sia fatta menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale;

    considerati gli effetti negativi della menzione nel casellario giudiziario ai fini dell'inserimento lavorativo e sociale di un ragazzo che abbia commesso un reato la cui pena sia stata sospesa, e considerato che sia i commi 2 e 3 dell'articolo 163 che l'articolo 175 si basano su analoghi presupposti e perseguono la medesima finalità di reinserimento sociale del reo, sarebbe quanto mai opportuno un allineamento temporale tra le due disposizioni,

impegna il Governo

ad adottare ulteriori iniziative normative volte a modificare l'articolo 175 del codice penale prevedendo che il giudice possa ordinare che non sia fatta menzione nel certificato del casellario giudiziale di una prima condanna fino a tre anni per reati commessi da un minore e fino a due anni e sei mesi per reati commessi da persona di età superiore a diciotto ma inferiore a ventuno anni.
9/1517/22. Grippo, Enrico Costa, Benzoni, D'Alessio.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge in esame reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile;

    a tal proposito, occorre segnalare il disallineamento tra gli articoli 163 e 175 del codice penale per quanto attiene ai reati commessi da minori o da soggetti fino a 21 anni;

    l'articolo 163 del codice penale prevede infatti che se il reato è stato commesso da un minore, può essere ordinata la sospensione della pena quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a tre anni; se il reato è stato commesso da persona di età superiore a diciotto anni ma inferiore a ventuno, può essere ordinata la sospensione quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a due anni e sei mesi; in via ordinaria, invece, la sospensione della pena è possibile solo in caso di condanna alla reclusione o all'arresto per un tempo non superiore a due anni;

    l'articolo 175 del codice penale non distingue in base all'età del soggetto che ha commesso il reato e prevede in via generale che, se con una prima condanna è inflitta una pena detentiva non superiore a due anni, il giudice, avuto riguardo alle circostanze indicate nell'articolo 133, può ordinare in sentenza che non sia fatta menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale;

    considerati gli effetti negativi della menzione nel casellario giudiziario ai fini dell'inserimento lavorativo e sociale di un ragazzo che abbia commesso un reato la cui pena sia stata sospesa, e considerato che sia i commi 2 e 3 dell'articolo 163 che l'articolo 175 si basano su analoghi presupposti e perseguono la medesima finalità di reinserimento sociale del reo, sarebbe quanto mai opportuno un allineamento temporale tra le due disposizioni,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a modificare l'articolo 175 del codice penale prevedendo che il giudice possa ordinare che non sia fatta menzione nel certificato del casellario giudiziale di una prima condanna fino a tre anni per reati commessi da un minore e fino a due anni e sei mesi per reati commessi da persona di età superiore a diciotto anni ma inferiore a ventuno.
9/1517/22. (Testo modificato nel corso della seduta)Grippo, Enrico Costa, Benzoni, D'Alessio.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme riportate dal provvedimento in esame, che da rubrica dovrebbero interviene per contrastare il disagio giovanile e la povertà educativa, non intervengono sulla prevenzione, la formazione e la cura delle cause sociali;

    riteniamo che la prevenzione e il contrasto alla criminalità giovanile, alla dispersione scolastica, alle povertà educative deve necessariamente avvenire attraverso un rafforzamento delle infrastrutture educative, sociali e culturali di comunità;

    per affrontare seriamente la problematica, riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, garantire un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e il rafforzamento della comunità educante con la costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali,

impegna il Governo

a reperire, già in fase di approvazione della prossima legge di bilancio, risorse adeguate e permanenti, finalizzate a garantire l'avvio di un maggior numero di insegnanti, presìdi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità diretti alla costruzione di reti tra scuole, terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e assistenti sociali.
9/1517/23. Manzi, Orfini, Berruto, Zingaretti.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme riportate dal provvedimento in esame, che da rubrica dovrebbero interviene per contrastare il disagio giovanile e la povertà educativa, non intervengono sulla prevenzione, la formazione e la cura delle cause sociali;

    riteniamo che la prevenzione e il contrasto alla criminalità giovanile, alla dispersione scolastica, alle povertà educative deve necessariamente passare da un rafforzamento delle infrastrutture educative, sociali e culturali di comunità;

    per affrontare seriamente la problematica, riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, incrementare l'offerta di tempi e spazi educativi;

    dal rapporto di Save the Children «Alla ricerca del tempo perduto – Un'analisi delle disuguaglianze nell'offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana» emergono dati preoccupanti sullo stato dell'educazione scolastica nel nostro Paese, secondo cui i territori dove la povertà minorile è più forte sono quelli dove la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre e confermano, inoltre, quanto la privazione educativa sia strettamente legata a quella materiale e come un'offerta adeguata di spazi e servizi educativi a scuola potrebbe fare la differenza nello spezzare tale legame ed offrire opportunità di apprendimento eguali anche agli studenti più svantaggiati;

    fin dalla sua introduzione nell'ordinamento, all'inizio degli anni '70 con la legge n. 820 del 1971, il tempo pieno è stato considerato funzionale a 2 obiettivi. Da un lato, rendere possibile una migliore conciliazione dei tempi lavorativi per le famiglie, anche nell'ottica di incentivare l'occupazione femminile. Allo stesso tempo, fin dall'introduzione della legge, è stata chiara la valenza didattica e formativa di queste ore aggiuntive. Difatti, il tempo pieno contribuisce allo sviluppo delle competenze cosiddette non-cognitive, sociali ed emozionali. Inoltre, soprattutto se garantito a quei minori più svantaggiati, risulta essere una delle misure più efficaci per combattere la dispersione scolastica;

    per la realizzazione di una scuola aperta, come laboratorio di partecipazione e di educazione alla cittadinanza, anche al fine di contrastare la dispersione scolastica ed assicurare benessere educativo a tutti gli studenti, è tuttavia necessario assicurare fondi sufficienti e strutturali, tali da consentire una prospettiva di medio-lungo periodo a tutti i soggetti coinvolti,

impegna il Governo

in fase di approvazione della legge di bilancio, a reperire risorse adeguate ad assicurare il diritto all'istruzione per tutte le bambine e i bambini, elemento fondamentale per colmare il divario tra nord e sud e sostenere le famiglie con azioni concrete, anche prevedendo nella prospettiva dell'introduzione di un Livello Essenziale delle Prestazioni, il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale.
9/1517/24. Zingaretti, Manzi, Orfini, Berruto.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 10, comma 1, autorizza le istituzioni scolastiche statali del primo e del secondo ciclo di istruzione delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia ad attivare incarichi temporanei di personale ATA a tempo determinato fino al 31 dicembre 2023 al fine di contrastare la dispersione scolastica e ridurre i divari territoriali e negli apprendimenti;

    tale facoltà è esercitabile nel limite dell'incremento – disposto dal comma in esame – pari a 12 milioni di euro per il 2023, delle risorse del fondo istituito per le assunzioni temporanee;

    riteniamo da sempre necessario un organico ulteriore per le istituzioni scolastiche site in contesti ad alto disagio educativo, che non può limitarsi, come disposto dal provvedimento in esame, ad un tempo così ristretto;

    per affrontare seriamente la problematica, riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, garantire almeno per l'intero anno scolastico tali incarichi temporanei di personale ATA,

impegna il Governo

a reperire risorse adeguate finalizzate ad attivare gli incarichi di personale Ata, di cui all'articolo 10, comma 1, almeno fino al 31 dicembre 2024.
9/1517/25. Orfini, Zingaretti, Manzi, Berruto.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme riportate dal provvedimento in esame, che da rubrica dovrebbero interviene per contrastare il disagio giovanile e la povertà educativa, non intervengono sulla prevenzione, la formazione e la cura delle cause sociali;

    riteniamo che la prevenzione e il contrasto alla criminalità giovanile, alla dispersione scolastica, alle povertà educative deve necessariamente passare da un rafforzamento delle infrastrutture educative, sociali e culturali di comunità;

    per affrontare seriamente la problematica, riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, incrementare l'offerta di tempi e spazi educativi;

    riteniamo fondamentale, al fine di sostenere una battaglia culturale, avviare una politica di sostegno del settore sportivo, ambito che riveste particolare importanza quale veicolo di inclusione sociale, portatore di valori elevati, quali il rispetto, la collaborazione, l'integrazione, la gestione delle emozioni, la disciplina, la costanza, l'impegno, l'etica, la cura di sé;

    risulta, quindi, essenziale lavorare per il superamento delle discriminazioni e il rafforzamento dei grandi valori che lo sport rappresenta promuovendo misure di sostegno al ruolo dello stesso quale veicolo di inclusione sociale e di superamento di ogni forma di violenza,

impegna il Governo:

   a reperire risorse adeguate, già in fase di approvazione della legge di bilancio, necessarie a finanziare voucher di spesa per la pratica sportiva per le famiglie in difficoltà economica con particolare attenzione alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e in ogni caso, alle regioni, altresì, certificate con un maggiore tasso di sedentarietà;

   nell'ambito delle sue proprie prerogative a stanziare adeguate risorse finanziarie e a predisporre congrue misure organizzative finalizzate a promuovere l'attività sportiva presso gli istituti penitenziari per i minori nonché a rendere immediatamente operative le strutture già esistenti.
9/1517/26. Berruto, Manzi, Orfini, Zingaretti, Borrelli.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale contiene numerose e importanti disposizioni, in particolare per il settore della pubblica sicurezza, con riferimento al territorio di Caivano e, più in generale, intervenendo anche per quanto concerne il sistema delle misure di prevenzione;

    nell'ambito dei diversi e articolati interventi previsti, si interviene sulla disciplina di alcune delle misure di prevenzione, applicate dal Questore (foglio di via obbligatorio, D.AC.U.R. e cosiddetto DASPO Willy), al fine di aumentare il livello di sicurezza pubblica e di rafforzare la tutela di alcuni «luoghi-chiave» del contesto urbano e della vita comunitaria, recando inoltre alcune ulteriori disposizioni in materia di guardie particolari giurate e di comunicazioni a carico di chiunque, a qualsiasi titolo, alloggi o ospiti uno straniero;

    in specie, non può negarsi come il territorio nazionale, purtroppo e tristemente, viva una significativa presenza di numerose «Caivano», e questo in particolar modo in alcune realtà del Mezzogiorno che, di recente, salgono alla cronaca nazionale proprio per fenomeni di criminalità giovanile atta, nella sostanza, a determinare un vero e proprio malsano ed illecito presidio di talune aree urbane non più nelle aree periferiche, bensì anche nelle aree centrali del centro urbano;

    a titolo esemplificativo e non esaustivo, si pensi anche a Foggia, capoluogo di provincia della cosiddetta Quarta Mafia e alla sua Piazza Mercato, luogo di ritrovo di giovani e giovanissimi insistente nel cuore della città, ormai già molte volte teatro di episodi violenti e criminali particolarmente cruenti (pestaggio, tentato omicidio, brutali aggressioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti etc.), spesso ad opera del cosiddetto «branco» o di minori probabilmente vicini alla criminalità organizzata, a cui le Forze di Polizia non riescono a far fronte con gli ordinari strumenti di controllo del territorio. Anche in questo caso, un luogo simbolo del centro storico divenuto pericoloso e fuori il controllo anche della forza pubblica, a causa di una ondata criminale inarrestabile, per quanto poco di risalto nelle cronache nazionali;

    il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14 aveva già introdotto una serie di disposizioni in materia di sicurezza urbana affidando, in particolare, ai Sindaci e alle Autorità di Pubblica Sicurezza nuovi strumenti operativi, volti a prevenire e contrastare l'insorgenza di condotte di diversa natura che – pur non costituendo violazioni di legge – sono da ritenersi, comunque, di ostacolo alla piena mobilità e fruibilità di specifiche aree pubbliche. In particolare, l'articolo 9 del suddetto decreto-legge n. 14 ha introdotto una serie di misure a tutela del decoro di particolari luoghi;

    sulla scorta dell'attuale normativa, e così secondo la ratio legis del provvedimento in esame, non v'è chi non veda come corra comunque la necessità di intervenire, secondo le specifiche indicazioni dei Prefetti e dei Comitati per la pubblica sicurezza, e di creare strumenti di sostegno alle Forze dell'Ordine;

    a tal fine, ad avviso dello scrivente del presente ordine del giorno, appare urgente e indifferibile, promuovere soluzioni a problemi di disagio e fragilità sociale in quelle realtà urbane ad alto rischio di assoggettamento alle criminalità organizzate, soprattutto ove connesse a crescenti fenomeni di criminalità minorile, mediante la creazione di nuovi servizi e rafforzamento delle infrastrutture sociali anche già esistenti;

    appare, altresì opportuno, per le finalità di un maggiore presidio del territorio, implementare gli investimenti in infrastrutture sociali nelle aree del Mezzogiorno maggiormente segnate da un crescendo di criminalità minorile, in contesti di accertata presenza di criminalità organizzata,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di finanza pubblica, misure normative volte al reperimento di risorse finanziarie aggiuntive, per i comuni e per le Forze di Pubblica Sicurezza per rinforzare e implementare il personale diretto al presidio del territorio e volte al miglioramento delle infrastrutture sociali presenti.
9/1517/27. La Salandra, Maiorano, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, recante misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale contiene numerose e importanti disposizioni, in particolare per il settore della pubblica sicurezza, con riferimento al territorio di Caivano e, più in generale, intervenendo anche per quanto concerne il sistema delle misure di prevenzione;

    nell'ambito dei diversi e articolati interventi previsti, si interviene sulla disciplina di alcune delle misure di prevenzione, applicate dal Questore (foglio di via obbligatorio, D.AC.U.R. e cosiddetto DASPO Willy), al fine di aumentare il livello di sicurezza pubblica e di rafforzare la tutela di alcuni «luoghi-chiave» del contesto urbano e della vita comunitaria, recando inoltre alcune ulteriori disposizioni in materia di guardie particolari giurate e di comunicazioni a carico di chiunque, a qualsiasi titolo, alloggi o ospiti uno straniero;

    in specie, non può negarsi come il territorio nazionale, purtroppo e tristemente, viva una significativa presenza di numerose «Caivano», e questo in particolar modo in alcune realtà del Mezzogiorno che, di recente, salgono alla cronaca nazionale proprio per fenomeni di criminalità giovanile atta, nella sostanza, a determinare un vero e proprio malsano ed illecito presidio di talune aree urbane non più nelle aree periferiche, bensì anche nelle aree centrali del centro urbano;

    a titolo esemplificativo e non esaustivo, si pensi anche a Foggia, capoluogo di provincia della cosiddetta Quarta Mafia e alla sua Piazza Mercato, luogo di ritrovo di giovani e giovanissimi insistente nel cuore della città, ormai già molte volte teatro di episodi violenti e criminali particolarmente cruenti (pestaggio, tentato omicidio, brutali aggressioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti etc.), spesso ad opera del cosiddetto «branco» o di minori probabilmente vicini alla criminalità organizzata, a cui le Forze di Polizia non riescono a far fronte con gli ordinari strumenti di controllo del territorio. Anche in questo caso, un luogo simbolo del centro storico divenuto pericoloso e fuori il controllo anche della forza pubblica, a causa di una ondata criminale inarrestabile, per quanto poco di risalto nelle cronache nazionali;

    il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14 aveva già introdotto una serie di disposizioni in materia di sicurezza urbana affidando, in particolare, ai Sindaci e alle Autorità di Pubblica Sicurezza nuovi strumenti operativi, volti a prevenire e contrastare l'insorgenza di condotte di diversa natura che – pur non costituendo violazioni di legge – sono da ritenersi, comunque, di ostacolo alla piena mobilità e fruibilità di specifiche aree pubbliche. In particolare, l'articolo 9 del suddetto decreto-legge n. 14 ha introdotto una serie di misure a tutela del decoro di particolari luoghi;

    sulla scorta dell'attuale normativa, e così secondo la ratio legis del provvedimento in esame, non v'è chi non veda come corra comunque la necessità di intervenire, secondo le specifiche indicazioni dei Prefetti e dei Comitati per la pubblica sicurezza, e di creare strumenti di sostegno alle Forze dell'Ordine;

    a tal fine, ad avviso dello scrivente del presente ordine del giorno, appare urgente e indifferibile, promuovere soluzioni a problemi di disagio e fragilità sociale in quelle realtà urbane ad alto rischio di assoggettamento alle criminalità organizzate, soprattutto ove connesse a crescenti fenomeni di criminalità minorile, mediante la creazione di nuovi servizi e rafforzamento delle infrastrutture sociali anche già esistenti;

    appare, altresì opportuno, per le finalità di un maggiore presidio del territorio, implementare gli investimenti in infrastrutture sociali nelle aree del Mezzogiorno maggiormente segnate da un crescendo di criminalità minorile, in contesti di accertata presenza di criminalità organizzata,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili e i vincoli di finanza pubblica, misure normative volte al reperimento di risorse finanziarie aggiuntive in favore delle Forze di polizia nonché a beneficio dei comuni, al fine di promuovere il miglioramento delle infrastrutture sociali di competenza comunale.
9/1517/27. (Testo modificato nel corso della seduta)La Salandra, Maiorano, Caretta, Ciaburro.


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123, reca misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale;

    il Capo III del presente decreto-legge reca disposizioni in materia di offerta educativa e, in particolare, l'articolo 10 prevede interventi a supporto delle istituzioni scolastiche del Mezzogiorno – Agenda Sud;

    gli sportelli di ascolto psicologico sono un servizio che può essere messo a disposizione dalle scuole di ogni ordine e grado e offrono uno spazio sicuro di confronto e sostegno psicologico agli studenti con l'obiettivo di promuovere il benessere psico-fisico e relazionale nonché prevenire fenomeni di dispersione scolastica;

    secondo alcuni sondaggi, la maggior presenza di sportelli di ascolto è desiderata da 9 studenti su 10;

    la quasi totalità degli studenti italiani vorrebbe fossero rivisti il numero e la distribuzione delle ore destinate a tali servizi;

    attualmente le occasioni di incontro con uno psicologo scolastico, laddove presente, sono poche e spesso concentrate durante la mattina, contemporaneamente con le ore di lezione;

    per ampliare i momenti di ascolto sarebbe opportuno che tale servizio sia reso disponibile anche fuori dall'orario scolastico per poter garantire agli studenti che decidano di avvalersi di tali servizi la dovuta privacy e riservatezza,

impegna il Governo

a favorire la creazione di nuovi sportelli di ascolto psicologico per gli studenti di ogni ordine e grado al fine di sostenere gli studenti nelle scelte future e prevenire fenomeni di isolamento e bullismo.
9/1517/28. Giagoni.


   La Camera,

   premesso che:

    pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi di fenomeni di criminalità minorile, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte meditate e opportunamente approfondite in sede legislativa, ciò che non è adeguatamente consentito dai tempi necessariamente compressi del procedimento di conversione in legge di un decreto-legge; e infatti, tanto le modalità di adozione del decreto-legge quanto, soprattutto, i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono per loro stessa natura la possibilità di adottare una disciplina organica e meditata di una materia che, oltre a presentare profili di complessità e delicatezza, incide direttamente sulla tenuta di princìpi costituzionali e diritti fondamentali;

    ancora più gravi le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato, che sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero. Le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità;

    il combinato disposto tra le norme proposte dal Governo e le modifiche introdotte al Senato determinerà un grave impatto sui penitenziari minorili, e porterà ad un aumento notevole dei detenuti negli istituti penitenziari minorili, pari anche al 20 per cento secondo quanto dichiarato da alcuni auditi al Senato, in strutture già al limite della capienza;

    verrà dunque pesantemente indebolito, in modo del tutto ingiustificabile, proprio quel modello italiano con un basso livello di reclusione dei minori (nel 2022, a fronte di circa quattordicimila arresti, erano meno di quattrocento i giovanissimi presenti negli istituti penali per minorenni) che è guardato con grande interesse nel resto del mondo, in quanto particolarmente sensibile all'istanza di reinserimento sociale del minore, in linea con l'articolo 27 della Costituzione e con il legame – da esso consacrato – tra rieducazione e umanità della pena;

    proprio per quanto sin qui osservato, un intervento organico in materia di criminalità e disagio giovanile dovrebbe intervenire in ambito penale solo in via residuale: con riferimento ai minori, il carattere sussidiario e minimale dell'intervento penale assume infatti un significato particolarmente pregnante, laddove la prevenzione e il contrasto della criminalità giovanile deve necessariamente passare per un irrobustimento delle infrastrutture educative, sociali, culturali e di comunità che – sole – possono consentire di sottrarre i minori al circuito della criminalità; tutto al contrario, il decreto-legge in conversione si caratterizza per un ricorso sproporzionato allo strumento penale e, viceversa, per una attenzione minima all'articolazione di politiche educative, sociali e culturali idonee a favorire il recupero dei minori; sproporzione che emerge con grande chiarezza, sol che si pensi che – per fare un esempio – allo strumento penale viene addirittura affidato il contrasto all'abbandono scolastico;

    in materia di investimenti sulle dotazioni di personale e organizzative del comparto giustizia e del carcere, mentre il Ministro della giustizia sottolinea spesso l'importanza degli investimenti sul carcere e degli investimenti sulle misure alternative alla esecuzione, in realtà il primo atto del suo Governo è stato, con la legge di bilancio per il 2023, quello di operare tagli molto pesanti in modo assolutamente contraddittorio e dannoso per l'intero sistema nel settore Giustizia, in particolare per quanto riguarda il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, responsabile degli aspetti organizzativi dell'esecuzione penale negli istituti penitenziari e della gestione del personale amministrativo e di polizia penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che si occupa dell'esecuzione penale per i minori, dell'esecuzione penale esterna e messa alla prova degli adulti, e che in qualità di Autorità centrale cura i rapporti tra Stati in materia di sottrazione internazionale dei minori;

    l'Amministrazione penitenziaria rappresenta un comparto fondamentale della Pubblica amministrazione;

    le significative riduzioni di spesa stanno incidendo pesantemente sulla tenuta di un sistema oggettivamente fragile, interrompendo il difficile percorso di risanamento avviato negli ultimi anni, in particolare, rischiano di essere colpite le attività trattamentali delle persone detenute nell'ambito dei percorsi di reinserimento e, allo stesso tempo, rischia di rallentare il percorso delle nuove assunzioni di personale, fondamentale per garantire la funzionalità degli istituti e, con essa, dignitose condizioni di vita delle persone private della libertà personale, e i minori rappresentano anche nell'esecuzione penale una categoria particolarmente esposta e fragile;

    si aggiunga, inoltre, che le riduzioni di spesa operano nel quadro di una manovra di finanza pubblica che non prevede altra misura relativa al comparto penitenziario,

impegna il Governo

a ripristinare, nonché ad incrementare, dal primo provvedimento utile, le risorse tagliate con la legge di bilancio per il 2023 al Dipartimento della amministrazione penitenziaria e in particolare al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, nonché a prevedere il reclutamento di personale adeguato a coprire le vacanze di organico nel ruolo iniziale del Corpo di polizia penitenziaria, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente.
9/1517/29. Gianassi, Di Biase, Serracchiani, Zan, Lacarra.


   La Camera,

   premesso che:

    le norme riportate dal provvedimento in esame, che da rubrica dovrebbero interviene per contrastare il disagio giovanile e la povertà educativa, non intervengono sulla prevenzione, la formazione e la cura delle cause sociali;

    riteniamo che la prevenzione e il contrasto alla criminalità giovanile, alla dispersione scolastica, alle povertà educative deve necessariamente passare da un rafforzamento delle infrastrutture educative, sociali e culturali di comunità;

    per affrontare seriamente la problematica, riteniamo fondamentale, come delineato dalle nostre proposte emendative, incrementare l'offerta di tempi e spazi educativi;

    dai dati Istat 2022 emerge che oggi, complice anche il post pandemia, più di 1,2 milioni di minori nel nostro Paese, pari al 15,5 per cento del totale dei bambini e delle bambine, vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero di grave indigenza. Una condizione di immobilismo sociale, dovuta all'incapacità oggettiva di questi bambini di immaginare un futuro diverso;

    tra i dati che emergono i più impressionanti riguardano la deprivazione culturale: il 76 per cento del campione intervistato, infatti, non svolge attività ricreative e sportive quotidianamente, il 43 per cento non ha a casa libri adatti alla propria età e al proprio livello di conoscenza. Il 53 per cento non è mai stato al cinema nell'ultimo anno e il 37 per cento ci è stato una volta sola. L'89 per cento del campione non è stato a teatro nell'ultimo anno, mentre il 78 per cento non ha partecipato a visite al patrimonio artistico, culturale e ambientale;

    dai dati Istat emerge che nel 2022, la percentuale di giovani d'età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell'11,5 per cento. Nel Mezzogiorno, l'incidenza raggiunge il 15,1 per cento. L'abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6 per cento) delle ragazze (9,1 per cento). Sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0 per cento della popolazione d'età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord con alcune punte come in Sicilia dove l'indice di dispersione è del 4,14 per cento;

    in occasione dell'incontro «Un paese due scuole», promosso da SVIMEZ nel febbraio 2023 è emerso come un bambino di Napoli, o che vive nel Mezzogiorno, frequenta la scuola primaria per una media annua di 200 ore in meno rispetto al suo coetaneo che cresce nel centro-nord che coincide di fatto con un anno di scuola persa per il bambino del sud; in pratica i bambini che crescono al sud non hanno a disposizione la stessa offerta educativa, perché nel Mezzogiorno mancano infrastrutture e tempo pieno;

    come evidenzia l'ultimo Rapporto SVIMEZ, infatti, i servizi socio-educativi per l'infanzia sono caratterizzati dall'estrema frammentarietà dell'offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali;

    secondo i dati SVIMEZ, nel Mezzogiorno, circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79 per cento del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87 per cento), in Sicilia 184 mila (88 per cento), in Puglia 100 mila (65 per cento), in Calabria 60 mila (80 per cento). Nel Centro-Nord, gli studenti senza mensa sono 700 mila, il 46 per cento del totale;

    per effetto delle carenze infrastrutturali, solo il 18 per cento degli alunni del Mezzogiorno accede al tempo pieno a scuola, rispetto al 48 per cento del Centro-Nord. Circa 550 mila allievi delle scuole primarie del Mezzogiorno (66 per cento del totale) non frequentano inoltre scuole dotate di una palestra;

    tra il 2008 e il 2020, la spesa complessiva per la filiera dell'istruzione, in termini reali, si è ridotta del 19,5 per cento al Sud, oltre 8 punti percentuali in più del Centro-Nord. Ancora più marcato il differenziale a svantaggio del Sud nel calo della spesa per investimenti, calati di quasi un terzo contro «solo» il 23 per cento nel resto del Paese;

    l'indebolimento dell'azione pubblica nella filiera dell'istruzione incrocia un trend demografico avverso, un fenomeno che causa la riduzione degli studenti. I due fattori rischiano di autoalimentarsi in un circolo vizioso nazionale, ma particolarmente intenso al Sud. La debolezza dell'offerta scolastica e, più in generale, la limitata qualità dei servizi pubblici alimenta il processo di denatalità e i flussi di migrazione giovanile che, a loro volta, comprimono il numero di alunni, con il conseguente adeguamento al ribasso dell'«offerta» di istruzione. Tra il 2015 e il 2020 il numero di studenti del Mezzogiorno (dalla materna alle superiori) si è ridotto di quasi 250.000 unità (-75.000 nel Centro-Nord);

    è, dunque, urgente invertire il trend di spesa e rafforzare le finalità di coesione delle politiche pubbliche nazionali in tema di istruzione. Il PNRR è l'occasione per colmare i divari infrastrutturali, tuttavia l'allocazione delle risorse deve essere resa più coerente con l'analisi dei fabbisogni di investimento, superando i vincoli di capacità amministrativa,

impegna il Governo

a rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord, garantendo asili nido, tempo pieno, palestre e rafforzando l'offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono in questo modo tutelando in maniera determinata la funzione di crescita e di pari opportunità che la scuola può garantire ai cittadini.
9/1517/30. Barbagallo.


   La Camera,

impegna il Governo

a rafforzare il sistema di istruzione soprattutto nelle aree più marginali, sia del Sud che del Nord, garantendo asili nido, tempo pieno, palestre e rafforzando l'offerta formativa dove più alto è il rischio di abbandono in questo modo tutelando in maniera determinata la funzione di crescita e di pari opportunità che la scuola può garantire ai cittadini.
9/1517/30. (Testo modificato nel corso della seduta)Barbagallo.


   La Camera,

   premesso che:

    pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi di fenomeni di criminalità minorile, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte meditate e opportunamente approfondite in sede legislativa, ciò che non è adeguatamente consentito dai tempi necessariamente compressi del procedimento di conversione in legge di un decreto-legge; e infatti, tanto le modalità di adozione del decreto-legge quanto, soprattutto, i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono per loro stessa natura la possibilità di adottare una disciplina organica e meditata di una materia che, oltre a presentare profili di complessità e delicatezza, incide direttamente sulla tenuta di principi costituzionali e diritti fondamentali;

    ancora più gravi le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato, che sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero. Le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità;

    il combinato disposto tra le norme proposte dal Governo e le modifiche introdotte al Senato determinerà un grave impatto sui penitenziari minorili, e porterà ad un aumento notevole dei detenuti negli istituti penitenziari minorili, pari anche al 20 per cento secondo quanto dichiarato da alcuni auditi al Senato, in strutture già al limite della capienza;

    verrà dunque pesantemente indebolito, in modo del tutto ingiustificabile, proprio quel modello italiano con un basso livello di reclusione dei minori (nel 2022, a fronte di circa quattordicimila arresti, erano meno di quattrocento i giovanissimi presenti negli istituti penali per minorenni) che è guardato con grande interesse nel resto del mondo, in quanto particolarmente sensibile all'istanza di reinserimento sociale del minore, in linea con l'articolo 27 della Costituzione e con il legame – da esso consacrato – tra rieducazione e umanità della pena;

    proprio per quanto sin qui osservato, un intervento organico in materia di criminalità e disagio giovanile dovrebbe intervenire in ambito penale solo in via residuale: con riferimento ai minori, il carattere sussidiario e minimale dell'intervento penale assume infatti un significato particolarmente pregnante, laddove la prevenzione e il contrasto della criminalità giovanile deve necessariamente passare per un irrobustimento delle infrastrutture educative, sociali, culturali e di comunità che – sole – possono consentire di sottrarre i minori al circuito della criminalità; tutto al contrario, il decreto-legge in conversione si caratterizza per un ricorso sproporzionato allo strumento penale e, viceversa, per una attenzione minima all'articolazione di politiche educative, sociali e culturali idonee a favorire il recupero dei minori; sproporzione che emerge con grande chiarezza, sol che si pensi che – per fare un esempio – allo strumento penale viene addirittura affidato il contrasto all'abbandono scolastico;

    vanno particolarmente stigmatizzate le misure contenute nelle norme di cui proponiamo la soppressione, che prevedono la sostanziale equiparazione dei minori con gli adulti, con l'estensione abnorme dell'accompagnamento in flagranza, con la sostanziale equiparazione del perimetro della custodia cautelare per i minori e per gli adulti, con la estensione oltre al limite previsto ora di un mese per la custodia cautelare dei minori, con la riduzione a quattro anni in alcuni casi per la custodia cautelare, che viene estesa anche nel caso di sostituzione della misura di collocamento in comunità. Inoltre viene ampliato il catalogo dei reati per i minori per andare in carcere,

impegna il Governo

ad effettuare un accurato, nonché omogeneo dal punto di vista territoriale monitoraggio in merito all'impatto delle nuove norme in particolare sui flussi di minori in ingresso negli istituti penitenziari minorili, nonché ai dati relativi del sovraffollamento e alle comunità di accoglienza, e, nell'ambito delle sue proprie prerogative, di conseguenza eventualmente prevedere iniziative normative volte alla soppressione delle norme che prevedono l'estensione abnorme dell'accompagnamento in flagranza, con la sostanziale equiparazione del perimetro della custodia cautelare per i minori e per gli adulti, nonché la estensione oltre al limite previsto ora di un mese per la custodia cautelare dei minori, con la riduzione a quattro anni in alcuni casi per la custodia cautelare, che viene estesa anche nel caso di sostituzione della misura di collocamento in comunità.
9/1517/31. Lacarra, Di Biase, Gianassi, Serracchiani, Zan.


   La Camera,

   premesso che:

    pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi di fenomeni di criminalità minorile, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte meditate e opportunamente approfondite in sede legislativa, ciò che non è adeguatamente consentito dai tempi necessariamente compressi del procedimento di conversione in legge di un decreto-legge; e infatti, tanto le modalità di adozione del decreto-legge quanto, soprattutto, i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono per loro stessa natura la possibilità di adottare una disciplina organica e meditata di una materia che, oltre a presentare profili di complessità e delicatezza, incide direttamente sulla tenuta di princìpi costituzionali e diritti fondamentali;

    ancora più gravi le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato, che sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero. Le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità;

    si estende notevolmente la possibilità di applicare al minore la misura della custodia cautelare prevedendo che la stessa possa essere applicata quando si procede per delitti non colposi per i quali la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel massimo a sei anni, in luogo dei nove sinora previsti; e che al di fuori di tali casi, la custodia cautelare possa comunque essere applicata qualora si proceda – oltre che per alcuni dei delitti per i quali l'articolo 380 codice di procedura penale prevede l'arresto in flagranza (e in particolare: furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo, illegale fabbricazione, introduzione nello Stato, messa in vendita, cessione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi da guerra o tipo guerra o parti di esse, di esplosivi, di armi clandestine nonché di più armi comuni da sparo), nonché per i delitti di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti – anche per i delitti di violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale; al di là delle singole ipotesi di delitto, l'estensione della possibilità di applicare la custodia cautelare al minore restringe notevolmente, per converso, la possibilità di applicare misure alternative maggiormente idonee a favorire percorsi di reinserimento, assicurando egualmente, al tempo stesso, la sicurezza;

    nel corso dell'esame al Senato è stata aggiunta al comma 1 dell'articolo 6 la lettera c-bis), la quale, aggiungendo il comma 5-bis all'articolo 28 del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, esclude la possibilità di accedere all'istituto della sospensione del processo con messa alla prova per una serie di reati di particolare gravità, quali l'omicidio aggravato, la violenza sessuale e di gruppo, limitatamente alle aggravanti di cui all'articolo 609-ter codice penale, la rapina aggravata dalle circostanze di cui all'articolo 628, comma 3, n. 2 (fatto commesso ponendo taluno in stato di incapacità di volere o agire), 3 (fatto commesso da persona che fa parte di un'associazione di tipo mafioso) e 3-quinquies (fatto commesso nei confronti di persona ultrasessantacinquenne) del codice penale;

    le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero;

    il combinato disposto tra le norme proposte dal Governo e le modifiche introdotte al Senato determinerà un grave impatto sui penitenziari minorili, e porterà ad un aumento notevole dei detenuti negli istituti penitenziari minorili, pari anche al 20 per cento secondo quanto dichiarato da alcuni auditi al Senato, in strutture già al limite della capienza; le norme in esame, dunque, indeboliranno gravemente proprio quel modello italiano con un basso livello di reclusione dei minori (nel 2022, a fronte di circa quattordicimila arresti, erano meno di quattrocento i giovanissimi presenti negli istituti penali per minorenni) che è guardato con grande interesse nel resto del mondo, in quanto particolarmente sensibile all'istanza di reinserimento sociale del minore, in linea con l'articolo 27 della Costituzione e con il legame – da esso consacrato – tra rieducazione e umanità della pena;

    le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità; riteniamo fondamentale preservare un percorso coerente volto al reinserimento e alla rieducazione anche in relazione alle indicazioni delle normative sovranazionali, prevedendo programmi rieducati in linea con la giustizia riparativa e in coerenza con il fondamentale cardine della giustizia minorile rappresentato dalla probation,

impegna il Governo

ad effettuare un accurato, nonché omogeneo dal punto di vista territoriale, monitoraggio dell'impatto delle nuove norme, con particolare attenzione ai flussi di minori in ingresso negli istituti penitenziari minorili, nonché ai relativi dati del sovraffollamento, e, nell'ambito delle sue proprie prerogative, di conseguenza, eventualmente ad adottare iniziative normative volte al ripristino completo del sistema della messa alla prova e dell'intero complesso di norme per la probation nella giustizia minorile.
9/1517/32. Di Biase, Serracchiani, Gianassi, Zan, Lacarra.


   La Camera,

   premesso che:

    pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi di fenomeni di criminalità minorile, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte meditate e opportunamente approfondite in sede legislativa, ciò che non è adeguatamente consentito dai tempi necessariamente compressi del procedimento di conversione in legge di un decreto-legge; e infatti, tanto le modalità di adozione del decreto-legge quanto, soprattutto, i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono per loro stessa natura la possibilità di adottare una disciplina organica e meditata di una materia che, oltre a presentare profili di complessità e delicatezza, incide direttamente sulla tenuta di principi costituzionali e diritti fondamentali;

    ancora più gravi le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato, che sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero. Le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità;

    il combinato disposto tra le norme proposte dal Governo e le modifiche introdotte al Senato determinerà un grave impatto sui penitenziari minorili, e porterà ad un aumento notevole dei detenuti negli istituti penitenziari minorili, pari anche al 20 per cento secondo quanto dichiarato da alcuni auditi al Senato, in strutture già al limite della capienza;

    verrà dunque pesantemente indebolito, in modo del tutto ingiustificabile, proprio quel modello italiano con un basso livello di reclusione dei minori (nel 2022, a fronte di circa quattordicimila arresti, erano meno di quattrocento i giovanissimi presenti negli istituti penali per minorenni) che è guardato con grande interesse nel resto del mondo, in quanto particolarmente sensibile all'istanza di reinserimento sociale del minore, in linea con l'articolo 27 della Costituzione e con il legame – da esso consacrato tra rieducazione e umanità della pena;

    proprio per quanto sin qui osservato, un intervento organico in materia di criminalità e disagio giovanile dovrebbe intervenire in ambito penale solo in via residuale: con riferimento ai minori, il carattere sussidiario e minimale dell'intervento penale assume infatti un significato particolarmente pregnante, laddove la prevenzione e il contrasto della criminalità giovanile deve necessariamente passare per un irrobustimento delle infrastrutture educative, sociali, culturali e di comunità che – sole – possono consentire di sottrarre i minori al circuito della criminalità; tutto al contrario, il decreto-legge in conversione si caratterizza per un ricorso sproporzionato allo strumento penale e, viceversa, per una attenzione minima all'articolazione di politiche educative, sociali e culturali idonee a favorire il recupero dei minori; sproporzione che emerge con grande chiarezza, sol che si pensi che – per fare un esempio allo strumento penale viene addirittura affidato il contrasto all'abbandono scolastico;

    altrettanto grave, infine, e con effetti sia sugli adulti che sui minori, è stata la scelta di aumentare le pene per il reato di traffico di stupefacenti di lieve entità, che essendo stata innalzata dai 4 ai 5 anni comporterà l'arresto obbligatorio in flagranza di reato e la custodia cautelare in carcere, con il rischio di un impatto sulla popolazione carceraria di diverse migliaia di unità, che porteranno ad un incremento del sovraffollamento carcerario,

impegna il Governo

ad effettuare un accurato, nonché omogeneo dal punto di vista territoriale, monitoraggio dell'impatto delle nuove norme, con particolare attenzione ai flussi di minori in ingresso negli istituti penitenziari minorili, nonché ai relativi dati del sovraffollamento, e, nell'ambito delle sue proprie prerogative, di conseguenza, eventualmente ad adottare iniziative normative volte ad una revisione delle disposizioni che prevedono di aumentare le pene per il reato di traffico di stupefacenti di lieve entità.
9/1517/33. Zan, Serracchiani, Lacarra, Di Biase.


   La Camera,

   premesso che:

    pur sussistendo infatti, indubbiamente, l'esigenza di far fronte in modo organico al disagio giovanile, alla povertà educativa, alla sicurezza dei minori in ambito digitale nonché all'intensificarsi di fenomeni di criminalità minorile, tali fenomeni mal si prestano ad essere affrontati con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte meditate e opportunamente approfondite in sede legislativa, ciò che non è adeguatamente consentito dai tempi necessariamente compressi del procedimento di conversione in legge di un decreto-legge; e infatti, tanto le modalità di adozione del decreto-legge quanto, soprattutto, i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono per loro stessa natura la possibilità di adottare una disciplina organica e meditata di una materia che, oltre a presentare profili di complessità e delicatezza, incide direttamente sulla tenuta di principi costituzionali e diritti fondamentali;

    ancora più gravi le modifiche introdotte durante l'esame presso il Senato, che sono riuscite a peggiorare un provvedimento di legge già fortemente penalizzante per i minori, riducendo ad esempio il perimetro di applicazione della messa alla prova, ossia dello strumento più efficace nel nostro ordinamento per il loro recupero. Le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità;

    il combinato disposto tra le norme proposte dal Governo e le modifiche introdotte al Senato determinerà un grave impatto sui penitenziari minorili, e porterà ad un aumento notevole dei detenuti negli istituti penitenziari minorili, pari anche al 20 per cento secondo quanto dichiarato da alcuni auditi al Senato, in strutture già al limite della capienza;

    verrà dunque pesantemente indebolito, in modo del tutto ingiustificabile, proprio quel modello italiano con un basso livello di reclusione dei minori (nel 2022, a fronte di circa quattordicimila arresti, erano meno di quattrocento i giovanissimi presenti negli istituti penali per minorenni) che è guardato con grande interesse nel resto del mondo, in quanto particolarmente sensibile all'istanza di reinserimento sociale del minore, in linea con l'articolo 27 della Costituzione e con il legame – da esso consacrato – tra rieducazione e umanità della pena;

    proprio per quanto sin qui osservato, un intervento organico in materia di criminalità e disagio giovanile dovrebbe intervenire in ambito penale solo in via residuale: con riferimento ai minori, il carattere sussidiario e minimale dell'intervento penale assume infatti un significato particolarmente pregnante, laddove la prevenzione e il contrasto della criminalità giovanile deve necessariamente passare per un irrobustimento delle infrastrutture educative, sociali, culturali e di comunità che – sole possono consentire di sottrarre i minori al circuito della criminalità; tutto al contrario, il decreto-legge in conversione si caratterizza per un ricorso sproporzionato allo strumento penale e, viceversa, per una attenzione minima all'articolazione di politiche educative, sociali e culturali idonee a favorire il recupero dei minori; sproporzione che emerge con grande chiarezza, sol che si pensi che – per fare un esempio – allo strumento penale viene addirittura affidato il contrasto all'abbandono scolastico;

    vanno particolarmente stigmatizzate le misure contenute nelle norme che sopprimiamo che prevedono la sostanziale equiparazione dei minori con gli adulti, con l'estensione abnorme dell'accompagnamento in flagranza, con la sostanziale equiparazione del perimetro della custodia cautelare per i minori e per gli adulti, con la estensione oltre al limite previsto ora di un mese per la custodia cautelare dei minori, con la riduzione a quattro in alcuni casi per la custodia cautelare, che viene estesa anche nel caso di sostituzione della misura di collocamento in comunità. Inoltre viene ampliato il catalogo dei reati per i minori per andare in carcere;

    le norme introdotte infatti renderanno persino più facile l'ingresso in carcere per i minori che solleveranno difficoltà nelle case di comunità; riteniamo fondamentale preservare un percorso coerente volto al reinserimento e alla rieducazione anche in relazione alle indicazioni delle normative sovranazionali, prevedendo programmi rieducati in linea con la giustizia riparativa e in coerenza con il fondamentale cardine della giustizia minorile rappresentato dalla probation;

    inoltre materia di investimenti sulle dotazioni di personale e organizzative del comparto giustizia e del carcere, mentre il Ministro della giustizia sottolinea spesso l'importanza degli investimenti sul carcere e degli investimenti sulle misure alternative alla esecuzione, in realtà il primo atto del suo Governo è stato, con la legge di bilancio per il 2023, quello di operare tagli molto pesanti in modo assolutamente contraddittorio e dannoso per l'intero sistema nel settore Giustizia, in particolare per quanto riguarda il personale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, responsabile degli aspetti organizzativi dell'esecuzione penale negli istituti penitenziari e della gestione del personale amministrativo e di polizia penitenziaria e al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che si occupa dell'esecuzione penale per i minori, dell'esecuzione penale esterna e messa alla prova degli adulti, e che in qualità di Autorità centrale cura i rapporti tra Stati in materia di sottrazione internazionale dei minori;

    l'Amministrazione penitenziaria rappresenta un comparto fondamentale della Pubblica amministrazione;

    le significative riduzioni di spesa stanno incidendo pesantemente sulla tenuta di un sistema oggettivamente fragile, interrompendo il difficile percorso di risanamento avviato negli ultimi anni, in particolare, rischiano di essere colpite le attività trattamentali delle persone detenute nell'ambito dei percorsi di reinserimento e, allo stesso tempo, rischia di rallentare il percorso delle nuove assunzioni di personale, fondamentale per garantire la funzionalità degli istituti e, con essa, dignitose condizioni di vita delle persone private della libertà personale: i minori, categoria fragile e interprete «principe» dei principi costituzionali, rischiano di rimanere schiacciati in un sistema asfittico e che invece di evolvere in linea con i principali paesi europei guarda, pericolosamente, all'indietro,

impegna il Governo

ad effettuare un accurato, nonché omogeneo dal punto di vista territoriale monitoraggio in merito all'impatto delle nuove norme con particolare riferimento ai flussi di minori in ingresso negli istituti penitenziari minorili, nonché ai dati relativi del sovraffollamento, ai medesimi istituti alle comunità di accoglienza, alla relativa dotazione di personale e a eventuali carenze di organico e strutturali, e, nell'ambito delle sue proprie prerogative, di conseguenza eventualmente ad adottare ulteriori iniziative normative volte alla revisione delle nuove disposizioni, con particolare riferimento a quelle che prevedono una sostanziale equiparazione, in merito alle misure cautelari, dei minori agli adulti, nonché a quelle che depotenziano il sistema della messa alla prova e della probation nella giustizia minorile, nonché a stanziare adeguate risorse per il funzionamento dell'intero comparto della giustizia minorile.
9/1517/34. Serracchiani, Di Biase, Gianassi, Lacarra, Zan.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in titolo si pone l'obiettivo di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano nonché di introdurre disposizioni per il contrasto alla criminalità minorile e all'elusione scolastica;

    l'articolo 1 assegna al Commissario straordinario, d'intesa con il comune di Caivano e con il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, il compito di predisporre e attuare un piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale al territorio del comune, prevedendo, laddove occorra, anche una semplificazione per le procedure di concessione di immobili pubblici per fini sociali, con particolare riferimento al sostegno a enti del Terzo settore operanti in ambito artistico e culturale, sociosanitario, sportivo, di contrasto alla povertà educativa e per l'integrazione;

    unitamente al piano Agenda Sud, alla luce del forte e fermo impegno del nostro Paese all'insegna dell'Agenda 2030 e della Agenda urbana europea, adottata con il patto di Amsterdam il 30 maggio 2016, che innalza a strategia nazionale la riqualificazione delle periferie degradate, unitamente agli obiettivi del Next Generation EU nonché alle risorse per l'attuazione del PNRR, è opportuno rafforzare al massimo l'ambito e il tema dello sviluppo sostenibile in ordine alla previsione di interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione edilizia, che la stessa Agenda 2030 riconnette alla sicurezza, ove recita che lo sviluppo sostenibile «non può essere realizzato senza la pace, l'integrazione e la sicurezza, che a loro volta saranno a rischio senza uno sviluppo sostenibile.»; rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri e sostenibili è uno degli obiettivi principali che gli Stati aderenti si sono dati; la gestione sostenibile dell'urbanità è inscindibile dalla coesione tra le comunità che la vivono e dalle condizioni della sicurezza, personale e nelle strade, effettiva e percepita,

impegna il Governo:

   nell'ambito della predisposizione del piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale al territorio del comune di Caivano, di cui all'articolo 1 del provvedimento in titolo, a dare priorità agli interventi di riqualificazione dell'area Parco Verde e di bonifica del capannone dell'ex fabbrica Partenofond di Casella, conosciuta come «capannone dei veleni», immobile contenente amianto e luogo di sversamento di rifiuti tossici, già oggetto di procedimenti giudiziari;

   a prevedere che la riqualificazione dell'area Parco Verde si attui per il tramite di interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione edilizia ecosostenibile, in attuazione dei principi dell'Agenda 2030 e dell'Agenda urbana europea di cui alla premessa;

   a promuovere, nell'ambito degli interventi e delle misure di cui al provvedimento in titolo, la cultura della legalità e della sostenibilità ambientale, in collaborazione e congiuntamente all'amministrazione comunale interessata, alle istituzioni pubbliche e private operanti sul territorio ed enti del Terzo settore;

   a favorire, ai fini della predisposizione del predetto piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione, la partecipazione e la consultazione della collettività, in particolare dei giovani, e delle loro associazioni e organizzazioni, acquisendone eventuali proposte;

   ad adottare un piano nazionale di recupero delle aree degradate, ispirato ai principi dell'Agenda urbana europea e dell'Agenda 2030, a partire dalla riqualificazione degli spazi urbani secondo i principi della sostenibilità ambientale e dell'innovazione sociale e dalla riqualificazione sociale in termini di occupazione, istruzione, servizi, mobilità, luoghi della cultura, ricreativi e dello sport, individuando, altresì, misure speciali per contrastare le condizioni dei giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione o di aggiornamento professionale e per favorire l'attuazione di politiche urbane integrate atte a promuovere la coesione e l'inclusione sociale.
9/1517/35. Riccardo Ricciardi, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in titolo si pone l'obiettivo di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano nonché di introdurre disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica;

    l'articolo 1 assegna al Commissario straordinario, d'intesa con il comune di Caivano e con il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, il compito di predisporre e attuare un piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale al territorio del comune, tra i quali la concessioni di immobili pubblici per finalità sociali, con particolare riferimento al sostegno a enti del Terzo settore operanti in ambito artistico e culturale, sociosanitario, sportivo, di contrasto alla povertà educativa e all'esclusione sociale;

    il fenomeno della devianza minorile interessa migliaia di minori, secondo le stime sono circa 20.000 i ragazzi e i giovani adulti che, ogni anno, nel nostro Paese, sono interessati da procedimenti penali avviati dall'Autorità Giudiziaria Minorile e sono presi in carico dagli USSM; si tratta di ragazzi per la maggior parte italiani (74 per cento) e maschi (89 per cento), che in circa il 40 per cento dei casi hanno 16-17 anni; per quanto riguarda gli illeciti, si registrano soprattutto reati contro il patrimonio (45 per cento), in particolare furti e rapine, ma anche reati contro la persona (25 per cento), con una prevalenza di lesioni personali e minacce;

    al fine di rafforzare le azioni e le misure di prevenzione rispetto agli interventi restrittivi nonché allo scopo di conoscere e valutare l'effettiva incidenza del rischio di devianza minorile e potenziare le attività, nell'ambito di tutto il territorio nazionale, in favore dei minori inseriti in percorsi di rieducazione di cui all'articolo 27-bis del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448,

impegna il Governo:

   ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad istituire un Fondo per il potenziamento delle iniziative di assistenza per i minori a rischio di devianza, le cui risorse siano assegnate, sulla base di criteri e modalità di attribuzione stabiliti d'intesa con la Conferenza Stato-città ed Autonomie locali, ai comuni che ne facciano richiesta e possano essere utilizzate anche per assunzioni di personale dei servizi di assistenza degli enti locali;

   ad istituire presso ogni prefettura un Osservatorio di monitoraggio della condizione minorile che preveda la partecipazione e il coinvolgimento di rappresentanti degli enti locali interessati, dell'ufficio scolastico regionale e delle istituzioni scolastiche presenti sul territorio di riferimento, dell'università, delle forze dell'ordine, dell'Azienda Sanitaria Provinciale, delle Direzioni Provinciali dell'INPS, delle diocesi del territorio, della magistratura, dell'avvocatura, delle professioni psicopedagogiche, delle realtà del terzo settore e di tutti i soggetti ritenuti utili per monitorare la condizione socio-economica dei minorenni, al fine di promuovere iniziative di educazione alla legalità e alla cittadinanza consapevole, per programmare strategie di intervento, con particolare attenzione al problema della dispersione scolastica e alla prevenzione di ogni forma di disagio e di devianza minorili.
9/1517/36. Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in titolo si pone l'obiettivo di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano nonché di introdurre disposizioni per il contrasto alla criminalità minorile e all'elusione scolastica;

    l'articolo 1 assegna al Commissario straordinario il compito di predisporre e attuare un piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale al territorio del comune di Caivano; il piano ricomprende anche interventi urgenti per il risanamento, il ripristino, il completamento, l'adeguamento, la ricostruzione e la riqualificazione del centro sportivo ex Delphinia di Caivano nonché i criteri e le modalità per l'affidamento in uso degli impianti;

    la promozione dell'attività sportiva e la pratica di discipline sportive contribuiscono alla riduzione della marginalizzazione e del degrado sociale, incrementando i valori della convivenza, l'integrazione, il rispetto dell'altro, la crescita armoniosa, lo spirito di collaborazione e di squadra, l'educazione alla cittadinanza,

impegna il Governo

sulla base di quanto richiamato ed esposto in premessa, anche in conformità con l'Avviso «Sport e periferie 2023», alla realizzazione di un campo da calcio e di una pista di atletica circostante, per la pratica di discipline sportive da parte della collettività del comune di Caivano, anche valutando a tal fine l'opportunità di utilizzare la superficie di proprietà del predetto comune nella zona di Santarcangelo e prevedendo, comunque, il coinvolgimento delle associazioni sportive dilettantistiche del territorio al fine di promuovere attività ludico-sportive di inclusione sociale.
9/1517/37. Penza, Alfonso Colucci, Auriemma, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in titolo si pone l'obiettivo di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano nonché di introdurre disposizioni per il contrasto alla criminalità minorile e all'elusione scolastica e reca, altresì, misure di rafforzamento della capacità amministrativa e organizzativa del comune, anche con riguardo all'incremento delle unità di personale impegnate nei servizi sociali e nelle attività di vigilanza urbana;

    nonostante l'alto indice di presenza criminale e mafiosa nonché la recrudescenza di atti di violenza e intimidazione urbana, tanto da aver spinto il Governo a interventi urgenti e misure specifiche quali quelle recate dal provvedimento in titolo, il comune di Caivano risulta non essere sede di un posto fisso di polizia, in quanto esso dipende dal Commissariato del comune di Afragola, anch'esso territorio ad alta densità di crimine organizzato, funestato da rapine, aggressioni e violenza minorile,

impegna il Governo

al fine di corrispondere alla accresciuta esigenza di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di innalzare i livelli di presenza e operatività della Polizia di Stato nel territorio del comune di Caivano, con conseguente maggiore controllo e incisività nella lotta alla criminalità organizzata e miglioramento dei servizi a beneficio della cittadinanza, ad attivare e definire le procedure per l'istituzione di un Commissariato distaccato di pubblica sicurezza nel territorio del comune di Caivano nonché per l'organizzazione e la dotazione di personale e mezzi.
9/1517/38. Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, introducendo disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica;

    l'atto interviene su diversi aspetti attinenti altresì all'applicazione delle misure cautelari disposte nei confronti di indagati minori di età, quali i presupposti di applicabilità delle misure cautelari ed un procedimento anticipato, idoneo al reinserimento e alla rieducazione del minore autore di condotte criminose, al fine di rispondere alle caratteristiche di maggiore pericolosità e lesività acquisite nei tempi recenti dalla criminalità minorile, di approntare una risposta sanzionatoria ed altresì dissuasiva, che mantenga l'attenzione per la specificità della condizione dell'autore di reato minorenne;

    in particolare, tra le modifiche proposte, si riduce da cinque a quattro anni il limite edittale previsto per l'applicazione delle misure cautelari diverse dalla custodia cautelare; è stato soppresso il limite massimo di un mese per la durata della misura della custodia cautelare disposta a seguito delle gravi e ripetute violazioni delle prescrizioni derivanti dalla misura del collocamento in comunità. Si è poi prevista la riduzione da cinque a quattro anni del limite edittale per l'applicazione della custodia cautelare, nell'ipotesi di gravi e ripetute violazioni delle prescrizioni connesse alla predetta misura del collocamento in comunità;

    si è, inoltre, introdotto nell'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 1988 il comma 4-bis, il quale dispone che qualora le esigenze cautelari risultino aggravate, il giudice, su richiesta del pubblico ministero, può disporre la sostituzione della misura del collocamento in comunità con quella della custodia cautelare, nei casi consentiti dall'articolo 23 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica. La sostituzione della misura del collocamento in comunità con la custodia cautelare potrà quindi essere disposta, sia nell'ipotesi di gravi e ripetute violazioni delle prescrizioni connesse al collocamento in comunità, sia nell'ipotesi di aggravamento delle esigenze cautelari;

    il decreto-legge, modificando il comma 1 dell'articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 448, da un lato, abbassa da 9 a 6 anni la soglia edittale che consente di applicare la misura detentiva, e, dall'altro, amplia il catalogo di reati per i quali è applicabile la custodia cautelare. Si modificano anche i termini di durata massima della custodia cautelare, che per i minorenni sono attualmente ridotti della metà per i reati commessi da minori degli anni diciotto e dei due terzi per quelli commessi da minori degli anni sedici;

    si ricordi che il comma 1 dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 448 circoscrive la tipologia delle misure cautelari applicabili, in ossequio al principio di tassatività-tipicità, ai minori. Al contempo, oltre al rispetto dei principi di non obbligatorietà, della massima flessibilità e gradualità, il procedimento de libertate nei confronti di imputati minorenni deve garantire che non vengano interrotti i processi educativi in atto e deve assicurare il computo della diminuente della minore età ai fini della determinazione della pena;

    con riguardo alla determinazione della pena agli effetti dell'applicazione delle misure cautelari, la normativa minorile prevede criteri più stringenti rispetto alla disciplina dettata dall'articolo 280 del codice di rito con riguardo agli imputati «adulti». Oltre ad essere previste soglie minime di pena più alte oltre le quali il provvedimento cautelare si giustifica, vengono individuati tetti edittali differenziati per le varie misure;

   sotto altro profilo, si tenga presente, altresì, quanto imposto a livello europeo ed internazionale in materia di garanzie procedurali per i minori in contatto con la giustizia penale:

    la Direttiva europea n. 800/16 fissa principi e garanzie fondamentali per i minori. In particolare, l'art. 10 stabilisce espressamente che il ricorso alla limitazione della libertà debba essere per i minorenni misura di extrema ratio e che debba durare il minor tempo possibile e soggetta al controllo giudiziario periodico. Debbono essere previste delle misure alternative alla detenzione (articolo 11) e in caso di detenzione, la stessa deve essere adattata alle esigenze del minorenne e salvaguardarne i percorsi di formazione ed istruzione così come l'accesso al diritto alla salute (articolo 12);

    similmente, la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo del 1989 fissa disposizioni cogenti per gli Stati che la hanno recepita e fissa espressamente, oltre ai principi di non discriminazione (articolo 2), dell'interesse superiore del minore (articolo 3), il diritto di essere ascoltato e di partecipare al processo e alle sue fasi (articolo 12), anche che la giustizia minorile debba avere un approccio pedagogico ed individualizzato, con garanzie procedurali (articolo 40) e che la deprivazione della libertà costituisce misura di extrema ratio (articolo 37) e deve perdurare il minor tempo possibile,

impegna il Governo:

a monitorare gli effetti applicativi delle disposizioni introdotte dal provvedimento individuato in premessa, allo scopo di verificare l'impatto della nuova disciplina in termini di rispetto dei principi cui deve essere ispirato il procedimento de libertate nei confronti di imputati minorenni, in considerazione della specificità della condizione dell'autore.
9/1517/39. Cafiero De Raho, D'Orso, Ascari, Giuliano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile; nonché introdurre disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica;

    segnatamente, l'atto risponde alle esigenze di rafforzamento delle misure a tutela del rispetto dell'obbligo scolastico, in relazione all'incremento dell'elusione scolastica, soprattutto in specifiche aree del territorio nazionale, ed al valore di incoraggiamento alla devianza che tale fenomeno comporta;

    l'articolo 7 del provvedimento in esame reca disposizioni relative a minorenni coinvolti in reati di particolare allarme sociale;

   considerato che:

    appare imprescindibile fornire un adeguato sostegno ai minorenni e agli eventuali loro prossimi congiunti che si trovino in una condizione di grave e concreto pericolo a causa della volontà di recidere il legame derivante da rapporti di parentela, di affinità, di coniugio o di stabile convivenza con soggetti indagati, imputati o condannati per i reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale mediante:

     a) un adeguato supporto pedagogico e psicologico diretto a conseguire una rivisitazione critica delle pregresse esperienze di vita, in modo da portare a compimento una piena cesura con modelli e stili di vita propri del contesto criminale di provenienza;

     b) servizi di orientamento volti a far emergere nel soggetto capacità, talenti, aspirazioni e progettualità alternative rispetto a quelle offerte dal contesto criminale di provenienza;

     c) la messa a disposizione di una sistemazione abitativa autonoma alternativa qualora sia necessario l'allontanamento dall'abitazione abituale e di un assegno periodico volto a garantirne il sostentamento, in assenza di sostanze proprie e fintantoché non venga reperita un'occupazione;

     d) la promozione di percorsi di formazione, riqualificazione professionale e di inserimento o reinserimento lavorativo per i destinatari della misura che abbiano già assolto l'obbligo scolastico;

     e) la garanzia della conclusione del percorso formativo ai destinatari della misura che, ancorché adulti, non abbiano assolto l'obbligo scolastico;

     f) la garanzia di idonei presidi di sicurezza individuale a tutela dell'incolumità,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità, nei limiti di finanza pubblica, di adottare ulteriori iniziative normative volte a istituire, nello stato di previsione del Ministero della Giustizia, un Fondo destinato alla protezione e assistenza dei soggetti minorenni che siano già interessati da provvedimenti di cui agli articoli 330 o 333 del codice civile ovvero già raggiunti da misure amministrative ai sensi degli articoli 25, 25-bis e 26 del Regio decreto-legge 20 luglio 1934, n. 1404, nonché i minorenni indagati, imputati o condannati per i reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale o comunque provenienti da nuclei familiari organici o affiliati o contigui alla criminalità organizzata del territorio e che abbiano manifestato la volontà di rifiutare il contesto criminale di provenienza nonché i prossimi congiunti dei minorenni medesimi, ancorché maggiorenni, nei casi in cui sia stata accertata dall'Autorità Giudiziaria la volontà di affrancarsi dal nucleo familiare di provenienza e dal contesto criminale in cui esso è inserito;

   a prevedere, nei limiti dei vincoli di finanza pubblica, presso il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia l'istituzione di una Commissione tecnica che valuti la sussistenza delle condizioni per l'applicazione delle misure di protezione nei confronti dei minori nei cui confronti vi sia imminente e concreto rischio di ritorsioni che mettano in pericolo la vita del destinatario delle misure di protezione al fine di disporre la temporanea assegnazione di nuove generalità al soggetto nonché al soggetto adulto congiunto che lo accompagni nel percorso di fuoriuscita dal contesto criminale ed il contestuale trasferimento presso altra idonea località.
9/1517/40. Ascari, D'Orso, Cafiero De Raho, Giuliano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile; nonché di introdurre disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica, soprattutto in specifiche aree del territorio nazionale, considerando il valore di incoraggiamento alla devianza che tale fenomeno comporta;

    nelle fasce in cui il disagio minorile è maggiore, è necessario che la rete dei servizi sociali, culturali e sportivi sia meglio conosciuta e facilmente raggiungibile dalle famiglie e che queste a loro volta possano essere tempestivamente raggiunte, in caso di necessità, da servizi in coordinamento tra loro;

    la scuola è un essenziale polo di aggregazione per la comunità nel quartiere di riferimento, rappresentando un luogo fisico in grado di favorire, a volte anche solo con la sua presenza, l'integrazione dei gruppi più deboli. Tale scopo può essere raggiunto, inoltre, attraverso l'attivazione in ogni istituto scolastico di ogni ordine e grado di un servizio di coordinamento pedagogico, offerto da pedagogisti o educatori socio-pedagogici, diretto a coadiuvare dirigenti scolastici, corpo docente e famiglie, in ogni azione, iniziativa ed intervento volti a raccogliere tempestivamente i segnali di disagio minorile e a favorire il pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale, di inserimento e partecipazione sociale degli studenti e delle studentesse, agendo in particolare sulle relazioni interpersonali e sulle dinamiche di gruppo,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per prevedere che le scuole di ogni ordine e grado possano attivare un servizio di coordinamento pedagogico a sostegno di dirigenti scolastici, corpo docente e famiglie, al fine di raccogliere tempestivamente i segnali di disagio minorile, favorire il pieno sviluppo delle potenzialità di crescita personale, di inserimento e partecipazione sociale degli studenti e delle studentesse, agendo in particolare sulle relazioni interpersonali e sulle dinamiche di gruppo, e che possa effettuare, quando occorra, le opportune segnalazioni per mettere in campo adeguate politiche sociali, in coordinamento con gli enti locali.
9/1517/41. D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, introducendo disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica;

    in particolare, l'articolo 1, commi 6-7 prevedono che il Ministero dell'università e della Ricerca finanzi specifici progetti finalizzati alla costruzione o rigenerazione di edifici e spazi nell'area del comune di Caivano da destinare ad attività educative e formative;

    nelle fasce in cui il disagio minorile è maggiore, è necessario che la rete dei servizi sociali, culturali e sportivi sia meglio conosciuta e facilmente raggiungibile dalle famiglie e che queste a loro volta possano essere tempestivamente raggiunte, in caso di necessità, da servizi in coordinamento tra loro;

    occorre operare su più fronti per garantire l'inclusione sociale, nonché per contrastare la criminalità minorile e i fenomeni di marginalizzazione nelle periferie urbane delle grandi aree metropolitane su tutto il territorio nazionale;

    a tal fine appare indispensabile la realizzazione di progetti di inclusione sociale, attività socio-educative e sportive, nonché interventi di rigenerazione urbana per le aree altamente degradate nelle aree periferiche a maggiore tasso di vulnerabilità sociale ed economica,

impegna il Governo

a prevedere, con il primo provvedimento utile, la destinazione di specifiche risorse a favore delle aree periferiche delle grandi città su tutto il territorio nazionale, per contrastare la criminalità minorile e i fenomeni di marginalizzazione sociale.
9/1517/42. Giuliano, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, introducendo disposizioni volte al contrasto della criminalità minorile e dell'elusione scolastica;

    diversi studi indicano una connessione ineluttabile fra essere stato vittima di atti di «bullismo» e abbandono scolastico. Le evidenze disponibili sugli effetti negativi sulla salute, intesa nel senso più ampio del termine, dimostrano quanto lo stesso debba essere considerato alla stregua di un serio problema di salute pubblica;

    il bullismo è un fenomeno che ha origine prevalentemente in ambito scolastico e rappresenta una fonte non trascurabile di costi per il sistema economico, sociale, educativo, e giudiziario;

    la dispersione scolastica è un fenomeno preoccupante e complesso, che riguarda diverse dimensioni della vita sociale della persona di minore età e della comunità in cui vive: dai servizi per la prima infanzia alla formazione professionale, dalle politiche sociali a quelle abitative e del lavoro. I fattori connessi possono dipendere dalla disoccupazione, dalle situazioni di esclusione sociale e di povertà, ma non si possono escludere nemmeno quelle motivazioni riconducibili a disagi personali e/o familiari, difficoltà nell'apprendimento e, più in generale, il modo in cui il singolo studente reagisce al sistema scolastico;

    per tali motivi, le risposte al fenomeno non possono essere unidirezionali, ma molteplici e multidimensionali, rivolte alle politiche educative, sociali, del lavoro e della salute;

    secondo i dati diffusi dall'ISTAT nel dossier Noi Italia 2023, emerge una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d'insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell'Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo;

    nel 2022, la percentuale di giovani d'età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell'11,5 per cento. Nel Mezzogiorno, l'incidenza raggiunge il 15,1 per cento. L'abbandono precoce degli studi caratterizza più i ragazzi (13,6 per cento) delle ragazze (9,1 per cento);

    sempre nel 2022, i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono stimati al 19,0 per cento della popolazione d'età tra i 15 e i 29 anni. Nel Sud Italia, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord;

    Il disagio sociale e, a maggior ragione, minorile è strettamente connesso al contesto territoriale, alla scarsa presenza di servizi, di occasioni di apprendimento e di socialità del quartiere, la condizione di povertà;

    le aree geografiche del Paese in cui si registra maggiormente tale fenomeno sono le stesse in cui la capacità dell'amministrazione pubblica di sostenere i bisogni famigliari è più bassa (scarsità di nidi e di servizi per l'infanzia, difficoltà di accesso ai servizi sociali e servizi meno efficienti), in cui si registrano fenomeni di dispersione scolastica e dove minori sono le risorse sociali e culturali del territorio;

    è necessario realizzare azioni sinergiche di prevenzione e di intervento precoce per contrastare la diffusione di tali fenomeni. Il bullismo e il cyberbullismo, infatti, per la complessità che li caratterizza e per la delicatezza dell'ambito di interesse, relativo alla crescita, alla vita quotidiana dei ragazzi e quindi alla loro salute, impone grande attenzione a tutte le persone coinvolte: per tali ragioni, testimoni, genitori, insegnanti, amici, pediatri, svolgono un ruolo potenzialmente decisivo per intercettare, sostenere e interrompere un'azione fisicamente e psicologicamente dolorosa;

    appare opportuno implementare l'attività di monitoraggio della condizione minorile, attraverso il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche più vicine alle realtà minorili, quali le scuole, le università, gli enti locali, al fine di avviare una proficua sensibilizzazione sui territori più disagiati per circoscrivere il fenomeno della dispersione scolastica e del bullismo e cyberbullismo e se del caso, consentire più puntuali interventi;

    presso la Prefettura della città di Catania è stato istituito l'Osservatorio metropolitano di coordinamento e monitoraggio per la pianificazione degli interventi e delle strategie nei quartieri più disagiati del territorio catanese metropolitano per i minori a rischio, allo scopo di individuare le azioni prioritarie da avviare, come la «mappatura» dei quartieri più a rischio, l'istituzione di tavoli tematici, la previsione di un focus specifico sulla dispersione scolastica;

    l'iniziativa messa in atto presso la Prefettura di Catania rappresenta un esempio virtuoso che dovrebbe essere attuato indistintamente su tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo

con il primo provvedimento utile, ad introdurre strumenti, anche normativi, per la promozione sull'intero territorio nazionale di tavoli inter-istituzionali per il monitoraggio dei fattori e dei processi della condizione minorile nei luoghi più disagiati, così da circoscrivere il fenomeno della dispersione scolastica e del bullismo e cyberbullismo, sulla scorta dell'esperienza portata avanti nella città di Catania.
9/1517/43. Scutellà, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 1 autorizza il comune di Caivano ad assumere a tempo indeterminato, mediante procedure concorsuali semplificate o mediante scorrimento di graduatorie vigenti di altre amministrazioni, 15 unità di personale non dirigenziale del corpo della polizia locale, in deroga ai vincoli assunzionali, al fine di garantire l'incremento della sicurezza urbana ed il controllo del territorio;

    il predetto articolo autorizza altresì il comune di Caivano ad assumere a tempo indeterminato tre unità di personale non dirigenziale della professionalità di servizio sociale, anche in questo caso mediante procedure concorsuali semplificate o mediante scorrimento di graduatorie vigenti di altre amministrazioni;

    infine si autorizza il comune di Caivano ad assumere anche sei unità di personale non dirigenziale della professionalità degli educatori scolastici anche in questo caso mediante procedure concorsuali semplificate o mediante scorrimento di graduatorie vigenti di altre amministrazioni;

    il potenziamento dei servizi sociali non può riguardare un solo comune ma dovrebbero essere una azione preordinata a fronteggiare in egual misure tutte le situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile presenti nel territorio del nostro paese;

    proprio per fronteggiare le situazioni di disagio la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178) ai commi da 797 a 804, ha previsto misure specifiche per il potenziamento e la strutturazione dei servizi sociali territoriali e, in particolare, del servizio sociale professionale ed ha favorito l'incremento di assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali;

    tuttavia la predetta previsione si applica esclusivamente ai comuni che già rispettano il rapporto assistenti sociali/popolazione di 1 a 6.500 o 1 a 5000 e che lo riducono rispettivamente a 1 a 5.000 e 1 a 4.000

   considerato che:

    in realtà ci sono comuni che non rispettano neanche il rapporto assistenti sociali/popolazione di 1 a 6.500 o 1 a 5000 e quanto a degrado e vulnerabilità sociale, purtroppo, sono nella stessa situazione di Caivano o anche peggio,

impegna il Governo:

   ad incrementare sensibilmente le risorse già stanziate dalla legge di bilancio 2021 al fine di aumentare ulteriormente le assunzioni di assistenti sociali anche presso i comuni che non rispettano il rapporto assistenti sociali/popolazione di 1 a 6.500 o 1 a 5000;

   a prevedere che, qualora un comune non riesca ad assumere gli assistenti sociali in numero congruo, comunque idoneo a soddisfare almeno il rapporto di 1 a 6.500, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali intervenga, per quanto di competenza, con misure idonee ad assicurare che i servizi sociali dei comuni siano in grado di garantire il livello essenziale delle prestazioni.
9/1517/44. Sportiello, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Quartini, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 12, come modificato al Senato, modifica il decreto-legge n. 48 del 2023, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, in materia di assegno di inclusione, introducendo, in primo luogo, la fattispecie della esclusione dal diritto al beneficio del nucleo familiare in caso di mancata documentazione dell'adempimento dell'obbligo di istruzione dei componenti minorenni del nucleo medesimo e, in secondo luogo, la fattispecie della sospensione del beneficio, in caso di condanna definitiva per il delitto di inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori, fino alla ripresa della regolare frequenza scolastica del minore, documentata con certificazione rilasciata dal dirigente scolastico, ovvero, in mancanza di tale certificazione, per un periodo di due anni;

    l'Assegno di inclusione è una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, alla prova dei mezzi sulla base dell'ISEE, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare e all'adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa;

    l'Assegno di inclusione è riconosciuto ai nuclei familiari che abbiano almeno un componente in una delle seguenti condizioni: con disabilità; minorenne; con almeno 60 anni di età; in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione;

   considerato che:

    l'Assegno di inclusione è la nuova misura nazionale di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli;

    contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica privando il nucleo familiare proprio dell'unico strumento che questo Governo, seppure in misura del tutto insufficiente, ha pensato come misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle fasce deboli, appare un evidente ossimoro,

impegna il Governo

ad adottare le misure più idonee affinché il Ministero dell'istruzione e del merito possa intervenire, con propri ispettori, nei territori ove sia certificata una mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi dell'istruzione da parte di ragazzi e giovani in età scolare, al fine di verificarne le cause e, in collaborazione con i servizi sociali dei comuni coinvolti, istituire presidi di supporto socio-educativo per intercettare le famiglie dei giovani coinvolti nonché per organizzare e gestire progetti e servizi educativi e riabilitativi all'interno del territorio di riferimento
9/1517/45. Marianna Ricciardi, Di Lauro, Sportiello, Quartini, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 13 del provvedimento all'esame detta disposizioni per il controllo parentale nei dispositivi di comunicazione elettronica;

    in particolare reca norme intese ad assicurare la possibilità di fruizione, gratuita, di applicazioni per il controllo parentale dei dispositivi di comunicazione elettronica; tale possibilità viene garantita mediante la previsione di obblighi, in via immediata a carico dei fornitori e, a regime, a carico dei produttori; per la violazione di tali obblighi sono comminate sanzioni amministrative pecuniarie;

    per le offerte di servizi di comunicazione elettronica dedicate ai minori di età viene confermata la disciplina già vigente, la quale prevede per il fornitore l'obbligo di preattivazione (anch'essa gratuita) di un'applicazione di controllo parentale (disapplicabile da parte di chi esercita la responsabilità genitoriale);

   considerato che:

    diversi studi e ricerche hanno comprovato che nel disagio giovanile e nel fenomeno del bullismo e delle prepotenze, che sfociano anche in episodi come quello di Caivano, vi sono spesso disturbi da uso di sostanze o da altro; sempre più frequenti e diffusi sono i disturbi legati all'uso distorto delle tecnologie (il «gaming», internet) o i casi di disturbi legati all'azzardo tra i minori,

impegna il Governo

a vietare la promozione e l'induzione dell'azzardo, in qualsiasi forma e modalità, nei confronti di minori di anni 18, vietando qualsiasi attività volta a sollecitare o indurre i minori all'azzardo e alle scommesse, ivi inclusa la pubblicità ingannevole presente su portali internet di carattere sportivo che richiamano al mondo delle scommesse e ai giochi di carte legati all'azzardo; l'offerta di bonus o promozioni per incoraggiare le persone a scommettere; la sponsorizzazione di eventi o attività per promuovere l'azzardo e le scommesse; la diffusione di informazioni false o fuorvianti sull'azzardo e le scommesse.
9/1517/46. Quartini, Marianna Ricciardi, Di Lauro, Sportiello, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento all'esame detta disposizioni anche per ridurre i divari territoriali e contrastare la dispersione scolastica e l'abbandono precoce, nonché prevenire processi di emarginazione sociale;

    intero provvedimento ha un'impostazione nel complesso repressiva e solo marginalmente preventiva e di supporto;

    è totalmente assente, nell'articolato in esame, un riferimento anche blando al benessere psicologico dei giovani e alla necessità di assicurare l'adeguato sostegno psicologico ai giovani e alle loro famiglie;

    l'articolo 1-quater del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante «Disposizioni in materia di potenziamento dell'assistenza a tutela della salute mentale e dell'assistenza psicologica e psicoterapica», ha introdotto alcune misure di contrasto al disagio psicologico, tra cui anche «un contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia fruibili presso specialisti privati regolarmente iscritti nell'elenco degli psicoterapeuti nell'ambito dell'albo degli psicologi»;

    tale norma è stata poi oggetto di modifica dalla legge di bilancio per il 2023 che all'articolo 1, comma 538, ha stanziato 5 milioni di euro per il 2023 e 8 dal 2024 per rifinanziare il bonus psicologo e il limite di contributo è passato da 600 euro a 1.500 euro;

    le risorse sono quindi sensibilmente ridotte se paragonate ai 25 milioni stanziati nel 2022, comunque appena sufficienti a coprire solo per il 10 per cento delle domande presentate;

    gli investimenti specifici sul benessere psicologico, da ultimo inclusi nella legge di bilancio 2023, tornano dunque ad essere gravemente insufficienti, nonostante l'inversione di tendenza degli anni 2021 e 2022 con lo stanziamento di 38 milioni di euro destinati per il disagio psicologico di bambini e adolescenti, per l'accesso a servizi psicologici delle fasce più deboli, per il potenziamento dei servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale e, infine, per il cosiddetto bonus psicologico e per il potenziamento della rete dei servizi pubblici;

    le predette risorse ancorché insufficienti, denotano peraltro una visione frammentata che occorre assolutamente superare attraverso una visione sistemica della salute mentale e attraverso interventi strutturali, per consentire alle regioni di contare su risorse messe a sistema;

    ad un anno dall'entrata in vigore della legge di bilancio non ci sono ancora indicazioni su come e quando si potrà fare domanda per il 2023 e il decreto attuativo per la definizione dei criteri e delle modalità per accedere al beneficio, così come avvenuto per il 2022, non è ancora stato adottato e non sono ancora conosciute le tempistiche;

   considerato altresì che:

    anche il noto personaggio Fedez negli scorsi giorni ha lanciato una petizione per difendere il bonus psicologo: «Chiediamo al Governo maggiori fondi per la salute mentale» ed in pochi giorni le sottoscrizioni alla petizione sono già salite a quasi 300 mila;

    nel testo della petizione si legge: «In Italia 2 milioni di adolescenti tra i 10 e i 20 anni soffrono di disturbi mentali. Un numero enorme pari al 20 per cento della Gen Z, cioè di tutti i nati tra il 1997 e il 2012. L'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) indica il suicidio come la seconda causa di morte nel mondo tra i teenager tra i 15 e i 25 anni. L'Istat ha certificato che nel 2021 il 6,2 per cento (l'anno prima erano il 3,2 per cento) dei ragazzi tra 14 e 19 anni, oltre 220 mila giovani, erano insoddisfatti della propria vita e vivevano una condizione di cattiva salute mentale. Negli ospedali e nei consultori ci sono 2,8 psicologi ogni 100 mila abitanti, ma secondo l'istituto superiore di sanità servirebbe 1 psicologo ogni 1.000 abitanti. L'Italia, destinando alla salute mentale poco più di 60 euro per cittadino – prosegue il testo – si colloca fra gli ultimi posti in Europa. Nel 2022 è stato previsto il “bonus psicologo”, un contributo economico per sostenere le spese relative alle sessioni di psicoterapia. Il totale stanziato era di 25 milioni di euro. Secondo il rapporto annuale 2023 dell'Inps, su circa 395 mila domande presentate per accedere al “bonus psicologo”, il 99 per cento rispondeva ai requisiti di ammissibilità. Solo il 10,5 per cento però è stato finanziato: circa 41.600 domande. Nel 2023 l'attuale Governo ha stanziato 5 milioni di euro per l'anno in corso e 8 milioni di euro per ogni anno dal 2024 in poi. Il bonus ha il merito di essere diventato strutturale, ma con un finanziamento drasticamente ridotto che non soddisfa tutte le richieste di aiuto. Inoltre, ciò che manca in questo momento è il decreto attuativo di questa misura che, se non varato nei prossimi 2 mesi, rischia di vanificare l'operazione facendo confluire i fondi previsti nel bilancio generale dello Stato»;

    dunque l'appello della petizione: «Chiediamo al Governo che vengano varati i decreti attuativi rispetto al bonus psicologo e che, in generale, ci sia un impegno a stanziare maggiori fondi per la salute mentale. È ora che il benessere psicologico di tutti, e dei nostri ragazzi in particolare, diventi una priorità per questo Paese»,

impegna il Governo:

   ad emanare senza ulteriori indugi il decreto attuativo per l'erogazione del cosiddetto bonus psicologico, per l'anno 2023, così da consentire, anche per l'anno in corso, di poter usufruire delle risorse utili per le sessioni di psicoterapia;

   a stanziare maggiori fondi per la salute mentale affinché il benessere psicologico di tutti, e dei nostri ragazzi in particolare, diventi una priorità per questo Paese.
9/1517/47. Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, rafforzando le misure a tutela del rispetto dell'obbligo scolastico, soprattutto in specifiche aree del territorio nazionale, considerando il valore di incoraggiamento alla devianza che tale fenomeno comporta;

    nelle fasce in cui il disagio minorile è maggiore, è necessario che la rete dei servizi sociali, culturali e sportivi sia meglio conosciuta e facilmente raggiungibile dalle famiglie e che queste a loro volta possano essere tempestivamente raggiunte, in caso di necessità, da servizi in coordinamento tra loro;

    la dispersione scolastica è uno strumento in grado di misurare il grado di uguaglianza ed equità presente in una determinata società. I giovani lasciano la scuola o la frequentano in maniera irregolare, per mancanza di stimoli o per motivi socioeconomici, quali l'originario stato di povertà della famiglia, il territorio di provenienza, le differenze culturali e di genere, nonché le incertezze delle prospettive occupazionali. La dispersione scolastica comporta un costo per lo Stato in termini di misure di protezione sociale e criminalità, oltre ad una minore ricchezza nazionale poiché l'investimento realizzato dallo Stato nei confronti delle ragazze e dei ragazzi che poi non terminano gli studi si traduce in minore risorsa lavoro e, di conseguenza, minore sviluppo economico e crescita del sistema Paese;

    i provvedimenti normativi di questo governo sulla scuola non sembrano tener conto delle evidenti problematiche da affrontare;

    la legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di Bilancio 2023), all'articolo 1, comma 557, ha introdotto – a decorrere dall'anno scolastico 2024/2025 – una nuova disciplina relativa al dimensionamento della rete scolastica e alla determinazione dei criteri per la definizione del contingente organico dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi generali e amministrativi (DSGA);

    un dimensionamento così perseguito – attraverso la diminuzione di figure centrali quali quella del dirigente scolastico e del direttore dei servizi generali e amministrativi e per il tramite di numerosi «accorpamenti», basato su finalità restrittive e su un'economia di risparmio – rischia di essere fortemente divisivo e comporta inevitabilmente una sensibile riduzione delle istituzioni scolastiche, con gravi conseguenze sulla vita di studenti e studentesse;

    la scuola è un essenziale polo di aggregazione per la comunità nel quartiere di riferimento, rappresentando un luogo fisico in grado di favorire, a volte anche solo con la sua presenza, l'integrazione dei gruppi più deboli e la promozione dell'economia sociale,

impegna il Governo

allo scopo di restituire centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione scolastica, ad adottare iniziative volte a rivedere la normativa inerente il dimensionamento scolastico, in particolare al fine di abrogare la disciplina introdotta, particolarmente per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, nei contesti di disagio giovanile o caratterizzate dalla presenza di alunni con fragilità negli apprendimenti, nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Calabria, Sardegna e Sicilia.
9/1517/48. Orrico, Caso, Amato, Cherchi, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, rafforzando le misure a tutela del rispetto dell'obbligo scolastico, soprattutto in specifiche aree del territorio nazionale, considerando il valore di incoraggiamento alla devianza che tale fenomeno comporta;

    appare necessario, al fine di prevenire e contrastare la dispersione scolastica e per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, promuovere reti di sussidiarietà e corresponsabilità socio-educativa e garantire il benessere educativo e psicologico della comunità scolastica, collaborare con i docenti, il personale ATA e i genitori nelle relazioni con gli studenti, potenziare le reti educative con enti locali, Terzo settore e tutte le realtà che agiscono negli ambiti educativi;

    appare dunque urgente che i comuni promuovano patti educativi con le istituzioni scolastiche ed educative del territorio, al fine di supportare e potenziare le comunità educanti mediante la predisposizione e l'attuazione di uno o più progetti volti, attraverso l'educatore socio-pedagogico e il pedagogista, a prevenire e recuperare i fenomeni di vulnerabilità sociale, povertà culturale ed educativa, a garantire il benessere degli alunni, ridurre l'abbandono scolastico precoce e la dispersione scolastica, nonché ad intervenire, attraverso lo psicologo, nelle situazioni di disagio psicologico e disturbo psico-emotivo,

impegna il Governo

a reperire le necessarie e adeguate risorse da destinare ai comuni per consentire un tempestivo ed efficace sostegno e sviluppo della comunità educante, al fine di prevenire e contrastare la dispersione scolastica e per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva.
9/1517/49. Caso, Orrico, Amato, Cherchi, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in esame si pone l'obiettivo di fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile, rafforzando le misure a tutela del rispetto dell'obbligo scolastico, soprattutto in specifiche aree del territorio nazionale, considerando il valore di incoraggiamento alla devianza che tale fenomeno comporta;

    nelle fasce in cui il disagio minorile è maggiore, è necessario che la rete dei servizi sociali, culturali e sportivi sia meglio conosciuta e facilmente raggiungibile dalle famiglie e che queste a loro volta possano essere tempestivamente raggiunte, in caso di necessità, da servizi in coordinamento tra loro;

    per arginare la dispersione scolastica è prioritariamente necessario intervenire sugli aspetti connessi alla formazione, fornendo agli studenti maggiori strumenti di consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società, quanto su quelli legati alle dinamiche sociali, coinvolgendo attivamente le famiglie nella strategia dell'inclusione. È necessario che le azioni di contrasto alla dispersione scolastica nelle aree del Paese che presentano maggiori criticità pongano particolare attenzione ai ragazzi che esprimono particolare fragilità o che sono contraddistinti da esigenze specifiche;

    la scuola è un essenziale polo di aggregazione per la comunità nel quartiere di riferimento, rappresentando un luogo fisico in grado di favorire, a volte anche solo con la sua presenza, l'integrazione dei gruppi più deboli e la promozione dell'economia sociale. Tale scopo può essere raggiunto, inoltre, attraverso l'importante contributo dei gruppi di associazioni, soggetti del terzo settore, di gruppi di volontariato già attivi sul territorio, nonché di altri soggetti pubblici e privati, che devono essere messi in condizione di dialogare tra loro per monitorare costantemente ed insieme l'efficacia delle azioni messe in campo,

impegna il Governo

allo scopo di arginare il fenomeno della dispersione scolastica, ad adottare iniziative per attuare un piano di informazione capillare delle attività sociali sul territorio e di potenziamento delle strutture scolastiche, con particolare riguardo agli istituti situati in territori che presentano problematiche socio-economiche e di criminalità rilevanti, prevedendo l'apertura pomeridiana delle scuole e l'adozione di intese e protocolli con enti del terzo settore capaci di offrire nei locali messi a disposizione dalle scuole attività extracurriculari quali laboratori teatrali, musicali, di scrittura creativa, discipline sportive.
9/1517/50. Amato, Caso, Cherchi, Orrico, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    l'articolo 8 del provvedimento in esame novella il decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 448, prevedendo, nel caso di reati non gravi, la definizione anticipata del procedimento con sentenza di non luogo a procedere ed estinzione del reato nel caso di esito positivo di un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale del minore;

    l'aumento del tasso di criminalità minorile è strettamente connesso alle condizioni di disagio e degrado che vivono i giovani in alcuni territori caratterizzati da scarsa coesione sociale, elevati tassi di dispersione e abbandono scolastico, carenza strutturale di infrastrutture sociali e materiali nonché dalla assenza di un'adeguata offerta in termini di attività in ambito educativo, scolastico, culturale e ricreativo;

    l'analisi di recenti casi in Campania dimostra come le politiche che si concentrano esclusivamente su interventi repressivi dei fenomeni criminali sono fallimentari se non vengono accompagnate da interventi strutturali sul territorio in termini di efficaci politiche sociali ed educative mirate alla coesione e all'inclusione sociale, coessenziali per la piena realizzazione del principio costituzionale che attribuisce alla pena una finalità rieducativa;

    le misure in materia di sicurezza e prevenzione della criminalità minorile non devono mai abdicare alla loro funzione educativa e rieducativa né tantomeno essere concepite in un'ottica esclusivamente punitiva, ma, al contrario, devono essere tempestive, coinvolgere la famiglia, attivare reti e sinergie socio-educative, riavvicinare i ragazzi alla comunità, con l'obiettivo di un loro pieno reinserimento sociale;

    le attività socio-culturali, come quelle ricadenti nell'ambito del teatro sociale, svolgono un ruolo fondamentale in tale percorso rieducativo, non solo del minore, ma anche dell'adulto e nello svolgimento della personalità in ambito educativo, culturale e ricreativo e, per questo motivo, dovrebbero essere ricomprese, in maniera esplicitata e a pieno titolo, tra le attività previste nel percorso di rieducazione del minore a beneficio della comunità di appartenenza,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di intervenire, nel primo provvedimento utile, al fine di ricomprendere, nell'ambito nel percorso di rieducazione del minore, anche le attività sociali e culturali nel novero delle altre attività a beneficio della comunità di appartenenza, per potenziare le attività in favore dei minori inseriti in percorsi di rieducazione ed allo stesso tempo apportare giovamento al tessuto sociale.
9/1517/51. Bruno, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    il provvedimento in titolo si pone l'obiettivo di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel comune di Caivano nonché di introdurre disposizioni per il contrasto alla criminalità minorile e all'elusione scolastica;

    l'articolo 1 assegna al Commissario straordinario, d'intesa con il comune di Caivano e con il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, il compito di predisporre e attuare un piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionale al territorio del comune, prevedendo, laddove occorra, anche una semplificazione per le procedure di concessione di immobili pubblici per fini sociali, con particolare riferimento al sostegno a enti del Terzo settore operanti in ambito artistico e culturale, sociosanitario, sportivo, di contrasto alla povertà educativa e per l'integrazione;

    è necessario lo stanziamento di risorse mirate rivolte a quei territori, non solo nel Sud Italia, dove maggiormente si concentra la povertà materiale ed educativa, le cosiddette «periferie dei bambini»;

    si tratta di aree dove si registrano più bassi livelli di apprendimento degli studenti e più alti livelli di dispersione, dove è alta la percentuale di minori che vivono in famiglie a rischio povertà ed esclusione sociale, dove la comunità educante si caratterizza per un'offerta educativa (formale e non formale) molto limitata;

    in queste aree è necessario investire più risorse per potenziare le offerte formative (scolastiche ed extra scolastiche), favorire la cooperazione tra scuole, supportare lo sviluppo dei Patti Educativi di Comunità;

    quasi 3 milioni e 800 mila bambini e adolescenti tra 0 e 19 anni in Italia vivono nelle 14 città metropolitane e in maggior parte nei quartieri svantaggiati e privi di spazi, stimoli e opportunità per crescere;

    su 114 municipi dei comuni principali, 33 presentano fattori di svantaggio più elevati. Nelle stesse zone, 240 istituzioni scolastiche a rischio «dimensionamento»,

impegna il Governo

ad introdurre, in occasione dell'adozione di un successivo provvedimento utile allo scopo, specifici interventi per garantire lo stanziamento di maggiori risorse volte a potenziare la comunità educante e favorire l'accesso ad attività culturali, sportive ed educative gratuite nelle aree dove maggiore è la concentrazione della povertà materiale ed educativa e minore l'offerta di servizi.
9/1517/52. L'Abbate, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Morfino.


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2022 il Governo siglò con la regione Campania e l'Agenzia nazionale per l'attrazione e lo sviluppo d'impresa S.p.A. (Invitalia) il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) denominato «Dalla Terra dei Fuochi al Giardino d'Europa»;

    oggetto del CIS è l'attuazione del Programma generale degli interventi per lo sviluppo socioeconomico nei territori della regione Campania, con particolare riferimento al territorio della cosiddetta «Terra dei Fuochi»;

    tra i comuni dell'area figura anche il comune di Caivano (Napoli) – dove peraltro lo stesso CIS fu sottoscritto, con 52 sindaci del territorio;

    il CIS ha finanziato per il comune un impianto di video-sorveglianza per un importo totale di circa 1,160 milioni di euro – anche a seguito delle gravi minacce subite da don Maurizio Patriciello – rapportandosi ed interagendo direttamente con la Prefettura;

    sono stati previsti, inoltre, due interventi con obiettivi di rafforzamento ed inclusione sociale: il «Teatro Caivano Arte Ambito di intervento», con uno stanziamento di circa 1,119 milioni di euro e l'Urban Regeneration Factory («URF, Factory»), con risorse per 2,5 milioni di euro;

    tutti e tre gli interventi per il comune di Caivano risultano inclusi nella lista di circa 70 interventi con priorità «ALTA», per i quali le risorse totali ammontano a circa 200,6 milioni di euro;

    grazie alla norma – anch'essa introdotta dal precedente Governo – che ha finanziato i LEP, già a partire dal 2022 Caivano avrebbe potuto assumere 8 figure professionali di assistenti sociali;

    a quest'ultimo punto si ricollegano sia le ingenti risorse stanziate sino al 2027 (circa 5 milioni di euro) per i posti asilo 0-36 mesi che gli oltre centomila euro destinati alla definizione e al finanziamento del servizio di trasporto scolastico per alunni con disabilità;

    va da sé che nessuna di queste iniziative possa singolarmente risolvere il disagio sociale, culturale ed economico del «Parco Verde» di Caivano, ma se tutto questo venisse messo a sistema in un più ampio piano sulle periferie che non sia solo di ristrutturazione architettonica, ma che contestualmente alimenti esperienze positive di formazione ed integrazione di inserimento nel mondo del lavoro, si sarà indubbiamente fatto un concreto passo in avanti nella lotta al degrado sociale e culturale che, purtroppo, colpisce gravemente determinate zone del Paese, tra cui figura il comune di Caivano,

impegna il Governo

a procedere alla rapida attuazione dei progetti con alta priorità del CIS «Terra dei Fuochi» con particolare riguardo a quelli previsti nel comune di Caivano.
9/1517/53. Carfagna.