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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 18 ottobre 2023

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 18 ottobre 2023.

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Caiata, Calderone, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lucaselli, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Ascani, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Bellucci, Benvenuto, Bignami, Bitonci, Braga, Brambilla, Calderone, Cappellacci, Carloni, Cavandoli, Cecchetti, Cirielli, Colosimo, Enrico Costa, Sergio Costa, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferrante, Fitto, Foti, Frassinetti, Freni, Gava, Gebhard, Gemmato, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Maschio, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Mollicone, Molteni, Morrone, Mulè, Nordio, Osnato, Nazario Pagano, Pastorella, Pellegrini, Pichetto Fratin, Prisco, Rampelli, Richetti, Rixi, Roccella, Rosato, Angelo Rossi, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Francesco Silvestri, Siracusano, Sportiello, Tabacci, Tajani, Trancassini, Tremonti, Vaccari, Varchi, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 17 ottobre 2023 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   AMATO ed altri: «Disposizioni per il riconoscimento delle associazioni sportive costituite all'estero da italiani o da soggetti aventi origine italiana da parte del Comitato olimpico nazionale italiano e del Comitato italiano paralimpico» (1488);

   ANDREA ROSSI ed altri: «Introduzione dell'insegnamento dell'educazione alimentare nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado» (1489);

   GNASSI: «Disposizioni in materia di turismo accessibile e di partecipazione delle persone disabili alle attività culturali, turistiche, ricreative e sportive» (1490).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 18 ottobre 2023 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:

   dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro della giustizia:

  «Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 144, recante disposizioni urgenti per gli Uffici presso la Corte di cassazione in materia di referendum» (1491).

  Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge BAGNAI ed altri: «Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'incolumità fisica del soggetto interessato» (1074) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Bisa.

  La proposta di legge MAIORANO ed altri: «Modifiche agli articoli 336, 337 e 651 del codice penale in materia di violenza, minaccia e resistenza a un pubblico ufficiale e di rifiuto di dare indicazioni sull'identità personale» (1225) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Zurzolo.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali)

  BARBAGALLO e BRAGA: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'omicidio di Piersanti Mattarella e sul terrorismo mafioso negli anni dal 1970 al 1993» (1216) Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) e V.

   II Commissione (Giustizia)

  RUFFINO: «Modifica all'articolo 2 della legge 3 febbraio 1975, n. 18, in materia di formulazione e di firma degli atti da parte di persone affette da cecità» (1095) Parere delle Commissioni I e XII;

  PELLICINI ed altri: «Modifica all'articolo 100 del codice di procedura penale, concernente l'ufficio del difensore delle altre parti private» (1220) Parere delle Commissioni I e V;

  BISA ed altri: «Modifica all'articolo 1 della legge 7 ottobre 1969, n. 742, in materia di sospensione feriale dei termini processuali» (1232) Parere delle Commissioni I, V e XI;

  DORI: «Modifiche alla legge 31 dicembre 2012, n. 247, concernenti l'istituzione della sezione disciplinare del Consiglio nazionale forense» (1359) Parere delle Commissioni I e V.

   V Commissione (Bilancio e Tesoro)

  GHIRRA ed altri: «Piano organico per favorire la rinascita economica e sociale della Sardegna, in attuazione dell'articolo 13 dello Statuto speciale per la Sardegna, di cui alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3» (1331) Parere delle Commissioni I, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VI Commissione (Finanze)

  RUFFINO: «Modifiche all'articolo 37-bis del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, concernente la disciplina del gruppo bancario cooperativo» (1097) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   VII Commissione (Cultura)

  MOLINARI ed altri: «Modifiche alla legge 8 ottobre 2010, n. 170, per favorire l'inserimento scolastico delle persone con disturbi specifici di apprendimento» (1236) Parere delle Commissioni I, II, V, XI, XII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XII Commissione (Affari sociali)

  RUFFINO: «Modifiche alla legge 24 giugno 2010, n. 107, in materia di diritti delle persone sordocieche» (1094) Parere delle Commissioni I, V, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   XIII Commissione (Agricoltura)

  CIABURRO e CARETTA: «Disposizioni per la promozione del lavoro e dell'imprenditoria femminile nel settore dell'agricoltura, delle foreste, della pesca e dell'acquacoltura» (1158) Parere delle Commissioni I, II, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 17 ottobre 2023, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, dell'accordo, nel quadro della convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, relativo alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità marina delle zone non soggette a giurisdizione nazionale (COM(2023) 580 final), corredata dai relativi allegati (COM(2023) 580 final – Annexes 1 to 3), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/62/UE per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione (COM(2023) 582 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);

   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2007/2/CE per quanto riguarda taluni obblighi di comunicazione per le infrastrutture per l'informazione territoriale (COM(2023) 584 final), che è assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);

   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (CE) n. 451/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, che definisce una nuova classificazione statistica dei prodotti associata alle attività (CPA) e abroga il regolamento (CEE) n. 3696/93 del Consiglio (COM(2023) 588 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 80/2009, (UE) n. 996/2010 e (UE) n. 165/2014 per quanto riguarda alcuni obblighi di comunicazione nei settori del trasporto aereo e su strada (COM(2023) 591 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);

   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2009/12/CE, 2009/33/CE e (UE) 2022/1999 del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 96/67/CE del Consiglio per quanto riguarda alcuni obblighi di comunicazione nei settori del trasporto aereo e su strada (COM(2023) 592 final), corredata dal relativo allegato (COM(2023) 592 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);

   Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda i termini per l'adozione di principi di rendicontazione di sostenibilità per taluni settori e per talune imprese di paesi terzi (COM(2023) 596 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze).

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

  Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 ottobre 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, commi 4, lettera c), e 6, della legge 15 luglio 2022, n. 106, e dell'articolo 2, comma 5, della legge 22 novembre 2017, n. 175, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo recante il riordino e la revisione degli ammortizzatori e delle indennità e per l'introduzione di un'indennità di discontinuità in favore dei lavoratori del settore dello spettacolo (86).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro) e, per le conseguenze di carattere finanziario, alla V Commissione (Bilancio), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 17 novembre 2023.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

DISEGNO DI LEGGE: CONVERSIONE IN LEGGE DEL DECRETO-LEGGE 5 OTTOBRE 2023, N. 133, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE E PROTEZIONE INTERNAZIONALE, NONCHÉ PER IL SUPPORTO ALLE POLITICHE DI SICUREZZA E LA FUNZIONALITÀ DEL MINISTERO DELL'INTERNO (A.C. 1458)

A.C. 1458 – Questioni pregiudiziali

QUESTIONI PREGIUDIZIALI

   La Camera,

   premesso che:

    è all'esame dell'Aula la conversione in legge del decreto-legge n. 133 del 2023 recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno;

    il provvedimento in esame si compone di 13 articoli suddivisi in cinque capi, rispettivamente in materia di prevenzione e contrasto dell'immigrazione irregolare, protezione internazionale e minori stranieri non accompagnati, accoglienza e supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno;

    particolarmente problematico risulta essere il capo II laddove vengono introdotte alcune previsioni relative alla possibilità di accogliere, in via provvisoria, i minori ultrasedicenni nelle strutture di prima accoglienza ed accoglienza straordinaria per adulti, disposizioni queste che creano grave allarme sotto il profilo della promiscuità che verrebbe inevitabilmente a crearsi tra adulti e minori, con possibili conseguenze anche sotto il profilo della sicurezza del minore, non essendo tali centri attrezzati a garantire l'accesso dei minori a taluni diritti fondamentali come il primo colloquio, o l'accesso ad una assistenza psicologica adeguata alla loro condizione di vulnerabilità;

    né è sufficiente a tal proposito richiamare l'articolo 24, paragrafo 2 della Direttiva 2013/33/UE che prevede la possibilità di alloggiare i minorenni non accompagnati che abbiano compiuto i 16 anni in centri di accoglienza per adulti richiedenti, ma solo «se è nel loro interesse superiore», ad esempio per non venire separato da un legame con un adulto di riferimento, interesse superiore del minore che non è mai preso in considerazione nel decreto in esame;

    è bene ricordare che la Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176 e in vigore a tutt'oggi in 193 Stati, prevede la collocazione dei minori di età, privi di ambiente familiare, in adeguati istituti a loro dedicati e non opera alcuna distinzione nei confronti di chiunque abbia un'età inferiore ai diciotto anni, ma riconosce il diritto di ciascun minore a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo, senza condizioni né differenziazioni in base alla nazionalità, al sesso, né alla disponibilità di documenti di riconoscimento;

    le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame appaiono pertanto lesive sia dell'articolo 10 della Costituzione, laddove prevede che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali, sia dell'articolo 117, comma primo, della Costituzione, laddove prevede che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali;

    altrettanto grave è la procedura introdotta dall'articolo 5 del provvedimento in esame che prevede che, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, l'autorità di pubblica sicurezza – in deroga alle disposizioni di carattere generale previste dal comma 6 dell'articolo 19-bis del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 – possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all'individuazione dell'età, così derogando le disposizioni dell'accordo stipulato in sede di Conferenza unificata che ha stabilito il protocollo multidisciplinare per la determinazione dei trattamenti da tenere nei confronti dei minori stranieri non accompagnati; né è riscontrabile alcun criterio di urgenza atto a giustificare l'uso di un decreto-legge per introdurre novità legislative in merito all'accertamento della minore età;

    tali disposizioni contrastano inoltre con i criteri previsti dal parere del Consiglio Superiore della Sanità del 2009 e dalle raccomandazioni dell'UNHCR del 2014, atti che incorporano alcuni principi fondamentali volti a garantire il rispetto dei diritti dei minori nel caso in cui la valutazione dell'età sia sottoposta ad accertamenti tramite procedure mediche;

    nel marzo del 2014, inoltre, l'UNHCR ha pubblicato un documento relativo all'accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati dal quale si evince l'orientamento prevalente in merito al fatto che la valutazione sanitaria dell'età, gli esami medici necessari e in particolare quelli radiologici, siano ammessi solo come extrema ratio, evitando di ricorrere ad automatismi che porterebbero alla lesione di una pluralità di diritti costituzionalmente garantiti;

    tali previsioni derogatorie, oltre ad essere inutilmente coercitive nei confronti dei minori non accompagnati, finiscono per introdurre una differenza immotivata anche sulla metodologia utilizzata per determinare l'età del minore in relazione al momento in cui è giunto in Italia (se ad esempio con arrivi consistenti, multipli e ravvicinati oppure no) che sembrano violare in modo palese il principio di ragionevolezza come elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, prevedendosi procedimenti e standard diversi per conseguire il medesimo obiettivo, ovvero condurre in modo rigoroso l'accertamento dell'età;

    va infine segnalato che l'articolo 4, comma 1, lettera a), del provvedimento in esame prevede la decadenza della domanda di asilo qualora il migrante non si presenti presso l'ufficio di polizia per la formalizzazione della domanda di protezione internazionale, anche qualora questa sia già stata espressa in precedenza;

    tale disposizione, che finisce per complicare ulteriormente i meccanismi per avanzare domanda di protezione internazionale, sembra costituire un vulnus alla reale esigibilità di un diritto universalmente riconosciuto, così come l'assenza di termini temporali certi entro i quali doversi presentare, e di una previsione in merito al fatto che l'eventuale ritardo sia dovuto a motivi di forza maggiore, sembrano profilare un'ulteriore violazione dell'articolo 10, comma terzo, della Costituzione,

delibera

di non procedere all'esame dell'A.C. 1458.
N. 1. Bonafè, Braga, Schlein, Cuperlo, Fornaro, Mauri, Boldrini, Orfini, Toni Ricciardi, Ciani.

   La Camera,

   premesso che:

    è all'esame il disegno di legge di conversione del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno, assegnato in sede referente alla I Commissione affari costituzionali;

    è contestualmente all'esame il disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, recante «Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell'economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione», assegnato in sede referente alla sola V Commissione bilancio;

    è stata già stigmatizzata, in questa stessa sede e dagli stessi firmatari, l'elusione del necessario approfondimento nelle sedi competenti e con le prerogative proprie della sede referente del decreto-legge n. 124 del 2023 – il decreto reca temi delicati e complessi che concernono la condizione, il trattamento e il trattenimento dei migranti e misure speciali e derogatorie per la realizzazione di nuovi hot spot e centri di permanenza per i rimpatri, sottratti alle attività proprie della Commissione affari costituzionali;

    al modus operandi del Governo in carica – abuso della decretazione d'urgenza e utilizzo pervicace della posizione della questione di fiducia, inspiegabile e ingiustificabile, ad avviso dei firmatari, a fronte di una asserita maggioranza compatta nonché, si sottolinea, schiacciante – si somma da tempo la lesione, reiterata delle Commissioni parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni – si rammenta, in proposito, l'assegnazione del decreto-legge cosiddetto «aiuti-quater» alla sola Commissione Bilancio, pur recando misure concernenti la strategia energetica nazionale, che investono pienamente le competenze della Commissione Ambiente, e le delicate e complesse misure derogatorie concernenti l'ILVA, piovute in corso d'esame del decreto-legge cosiddetto «salva infrazioni» –;

    nel loro susseguirsi incessante, i provvedimenti d'urgenza, nel caso in esame finanche contestuali – recanti, ad avviso dei firmatari, norme «tampone», improvvisate, derogatorie e di piena compatibilità con il nostro ordinamento tutta da appurare – rappresentano gli strumenti meno appropriati a garantire soluzioni efficaci, equilibrate, durevoli e, soprattutto, lungimiranti, in ordine alla gestione del fenomeno migratorio;

    in proposito, preme ai firmatari ripercorrere i più recenti atti e fatti:

     il Governo ha adottato il decreto-legge n. 124 scavalcando completamente il coinvolgimento e il ruolo delle regioni, ledendo i principi di leale collaborazione istituzionale e di buon andamento; la «straordinaria necessità e urgenza di adottare disposizioni in materia di trattenimento presso i Centri di permanenza per i rimpatri» sono riassunte, all'articolo 20, nel mero innalzamento del termine di trattenimento dei migranti – fino al limite massimo consentito dalle attuali normative europee, diciotto mesi – e in una estensione della casistica e della discrezionalità nella determinazione delle proroghe; l'articolo 21 provvede, invece, alla realizzazione sul territorio nazionale, da parte del Ministero della difesa, di nuovi punti di crisi, i cosiddetti hot spot, e di nuovi centri di permanenza per i rimpatri – con riguardo ai centri, «in numero congruo» recita il testo, «almeno uno» per ogni regione dichiara il Governo –; l'articolo 21 si sovrappone, alle già vigenti disposizioni introdotte dagli articoli 5-bis e 10 del decreto-legge cosiddetto «Cutro» – già deplorate in questa stessa sede – che prevedono anch'esse la realizzazione di (nuovi) hotspot e di (nuovi) centri di permanenza per i rimpatri;

     il timore, ad avviso dei firmatari, è il rischio che il territorio nazionale o parti di esso si trasformino in un gigantesco hot spot, con grave nocumento della sicurezza e in assenza di personale delle forze dell'ordine e di strumenti che possano garantire la convivenza civile all'interno e all'esterno dei centri per una tempistica che vede i migranti in detenzione amministrativa fino a 18 mesi;

     con il decreto-legge n. 20 del 2023 (cosiddetto «Cutro») il Governo ha avviato lo smantellamento del sistema di accoglienza e integrazione (SAI) nel suo complesso – l'unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale di cui il nostro Paese era dotato – escludendovi dall'accesso i richiedenti protezione internazionale;

     con il nuovo decreto-legge – n. 133 del 2023, oggetto del presente atto – si chiudono le porte del SAI anche ai minori stranieri non accompagnati, il loro diritto di accesso essendo rimesso alla consistenza dei flussi migratori e alla piena discrezionalità del prefetto;

     l'accanimento del Governo in carica sui minori stranieri non accompagnati si era già palesato con il decreto «Cutro» (articolo 4-bis), che ha imposto la durata di un anno alla conversione del loro permesso di soggiorno in permesso di studio o di lavoro, limitando, con ciò, la loro inclusione e integrazione;

     ad avviso dei firmatari, lo scombiccherato spezzettamento degli interventi «necessari e urgenti» in materia di immigrazione non impedisce di vederne l'enormità delle ricadute nel loro combinato disposto e, a prescindere dalla compatibilità rispetto ai precetti costituzionali e agli obblighi derivanti da convenzioni e accordi internazionali, le misure di cui agli articoli 5 e 6 del decreto in titolo nei confronti dei minori stranieri, oltre ad essere vessatorie, rappresentano un (altro) vero e proprio atto di inciviltà;

     la relazione con la quale il Governo illustra il contenuto del provvedimento in titolo recita, in modo fuorviante, di «norme che attengono alle attività svolte per l'accertamento dell'età dei minori stranieri non accompagnati e per assicurare loro adeguati livelli di accoglienza e di tutela», di «talune novelle in materia di accertamento dell'età del minore e di accoglienza, nell'ambito del decreto legislativo n. 142 del 2015»;

    ad onta della predetta relazione, le misure prevedono:

     ad avviso dei firmatari, l'introduzione nel nostro ordinamento di una nuova fattispecie di maggiorenni, costituita dai minori stranieri non accompagnati che «appaiano essere (come dalla predetta relazione illustrativa del Governo) – di almeno 16 anni e per i quali è disposto un trattamento al pari e insieme ai migranti adulti»;

     l'inserimento del minore straniero, maschio o femmina che sia, che «ad una prima analisi appaia essere di età superiore ai 16 anni», insieme agli adulti nei centri governativi e nelle strutture temporanee – gli stessi luoghi la cui capienza può essere raddoppiata e nei quali l'assistenza e i servizi sono ridotti all'osso (combinato disposto dell'articolo 7 e delle norme del decreto «Cutro»);

     si rammenta che, ai sensi del vigente articolo 19, comma 4, del decreto legislativo n. 142 del 2015, il minore non accompagnato non può essere trattenuto o accolto presso i centri governativi;

     l'espulsione, in luogo dell'espiazione della pena, nel caso di condanna per falsa attestazione delle generalità (articolo 5) – ci si domanda se l'espulsione possa, paradossalmente, operare nel caso in cui il minore straniero dichiari falsamente la maggiore età;

     la deroga, generale e generica, alla disciplina dell'accertamento dell'età dei migranti (articolo 5) – attività oggetto di cautele assolute al livello di disciplina internazionale e di presunzione della minore età in caso di dubbio ai sensi del vigente articolo 19-bis, comma 8, del decreto legislativo n. 142 del 2015;

     in proposito, si segnala la formulazione dell'articolo 5, comma 1, lettera b), n. 3), in base alla quale il Tribunale per i minorenni di competenza sembrerebbe non avere alternativa e dover pedissequamente autorizzare l'accertamento dell'età del migrante svolto «nell'immediatezza» dall'autorità di pubblica sicurezza;

     è palese la lesione dei principi dell'ordinamento giuridico, della disciplina pattizia e comunitaria, volta ad una speciale tutela e protezione dei minori stranieri, la cui accoglienza richiede risposte dedicate e che per l'età e la loro situazione rischiano di divenire vittime di violenze, abusi, sfruttamenti e maltrattamenti;

     le misure sopra riportate non sembrano operare quali deroghe temporanee, in quanto, per la formulazione, esse rischiano di essere strutturali, in quanto generate «da arrivi consistenti e ravvicinati di migranti» e la loro applicazione riposta nella piena discrezionalità dell'autorità amministrativa;

     la Commissione indica il fenomeno della migrazione dei minori «come una componente a lungo termine delle migrazioni nell'Unione europea che richiede una “impostazione comune” basata “sul rispetto dei diritti dei minori quali definiti nella Carta dei diritti fondamentali dell'UE e nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (UNCRC), sulla solidarietà tra i paesi coinvolti, nonché su una cooperazione con le organizzazioni della società civile e con le organizzazioni internazionali”»;

    altre misure del provvedimento in titolo, da leggere in combinato disposto, prevedono:

     (articolo 7) la piena discrezionalità dell'autorità amministrativa di incrementare la capienza delle strutture e dei centri di accoglienza dei migranti (in particolare, centri governativi e strutture temporanee allestite ad hoc) anche del doppio rispetto a quella consentita, «in deroga alle disposizioni normative e amministrative delle regioni, delle province autonome o degli enti locali» (dalla predetta relazione illustrativa del Governo) – con ciò: potendo stipare più migranti possibili nello stesso luogo, in spregio ai requisiti igienico-sanitari, ai parametri di agilità degli spazi, abitativi e di convivenza, con rischio accresciuto di disagio e sicurezza all'interno dei centri e anche per le aree del territorio nazionale al loro esterno;

     in proposito, si rammenta che il decreto «Cutro» ha eliminato dai predetti centri i servizi di assistenza psicologica – da considerarsi, invece, un efficace strumento di prevenzione proprio rispetto all'eventualità di comportamenti inconsulti o violenti all'interno delle strutture – di informazione legale e di orientamento per i migranti, mentre le strutture temporanee assicureranno solo i servizi «essenziali» per la sopravvivenza;

     con ciò, violando il divieto di trattamenti degradanti di cui all'articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo;

     già in occasione dell'adozione del decreto n. 20 del 2023 (cosiddetto «Cutro») i firmatari avevano già sottolineato l'irragionevolezza delle misure adottate, suscettibili, con l'abrogazione di una serie di istituti, di incrementare il numero di stranieri in condizioni di irregolarità sul territorio nazionale, condizioni che a loro volta avrebbero alimentano situazioni di rischio di marginalità sociale e cooptazione nell'ambito del lavoro nero e criminale e suscettibili, altresì, di azioni legali e contenziosi che l'autorità giudiziaria sarebbe stata chiamata a dirimere in ordine al riconoscimento di diritti ivi negati, ma protetti dalla nostra Costituzione, come già accaduto in passato, perché nel nostro Paese si può sempre agire per l'invocazione diretta dell'articolo 10 davanti al giudice e i migranti che non potranno comunque essere espulsi assumeranno uno status indefinito, a tutto svantaggio dell'interesse pubblico e del sistema Paese, anche in termini economici;

     la medesima irragionevolezza, acuita dall'assenza di proporzionalità, colpisce e nega, nel decreto in titolo, i diritti dei minori stranieri non accompagnati;

     il provvedimento non reca alcuna misura che possa definirsi di programmazione, gestione e buon governo del fenomeno migratorio, non opera né prevede una logica di sostenibilità sociale e di equa e diffusa distribuzione territoriale dell'afflusso di migranti, ma appare un nuovo e ulteriore tassello nella concatenazione di provvedimenti d'urgenza con il quale il Governo affronta sistematicamente e indiscriminatamente tutte le materie e tutti i temi, in reiterato spregio dei precetti di cui all'articolo 77 della Costituzione, sottraendoli alla ponderata valutazione e discussione nel consesso democratico parlamentare, alterando lo schema fisiologico del rapporto tra Governo e Parlamento acuito oltremodo dalla ordinaria posizione della questione di fiducia e dalla configurazione dell'esame dei provvedimenti d'urgenza, che interessa, alternativamente, solo l'uno o l'altro ramo del Parlamento, svuotandone, a turno, ruolo e prerogative, trasformando gravemente l'architettura costituzionale, in assenza di giustificazione e al fine esclusivo, ad avviso dei firmatari, di non perdere tempo,

delibera

di non procedere all'esame dell'A.C. 1458.
N. 2. Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri.

   La Camera,

   premesso che:

    è all'esame della Camera il disegno di legge di Conversione in legge del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'interno;

    con il decreto all'esame prosegue un indirizzo politico, legislativo e amministrativo che affronta un fenomeno strutturale come quello dei flussi migratori esclusivamente in chiave e con strumenti emergenziali;

    le disposizioni urgenti contenute in questo provvedimento precedono solo di qualche giorno: quelle contenute negli articoli 20 e 21 del decreto-legge 19 settembre 2023 cosiddetto Mezzogiorno e Immigrazione, n. 124 ancora all'esame della Camera; il decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare definitivamente approvato il 4 maggio 2023, il decreto 14 settembre 2023 del Ministro dell'interno «Indicazione dell'importo e delle modalità di prestazione della garanzia finanziaria a carico dello straniero durante lo svolgimento della procedura per l'accertamento del diritto di accedere al territorio dello Stato»;

    appare, quindi, evidente come il Governo abusi in questa materia, stravolgendone le finalità, dei presupposti della necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione, stravolgendone le finalità;

    il Governo, al fine di alimentare la propria strumentale narrazione della immigrazione esclusivamente come tema di ordine e sicurezza pubblica, alimenta emergenze con emergenze con il susseguirsi uno dietro l'altro di decreti leggi e singoli provvedimenti, senza affrontare anche con proprie iniziative legislative in modo organico e sistematico il fenomeno, garantendo la conformità delle norme emanate e/o approvate all'articolo 10 della costituzione, alle convenzioni internazionali e alla normativa europea;

    con il decreto-legge n. 133 del 2023, il governo ha disposto un'ulteriore stretta in materia di immigrazione, ma anche queste misure, unitamente alle precedenti, non sembrano essere risolutive per contrastare efficacemente il fenomeno migratorio, mentre gli sbarchi proseguono incessantemente soprattutto a Lampedusa;

    alcuni dei provvedimenti contenuti nel decreto-legge n. 133 del 2023, come quelli previsti nei decreti legge che lo hanno proceduto, sono quanto meno di dubbia costituzionalità quando non lo siano con evidenza, così come contrastano in molte parti con le convenzioni internazionali e la normativa europea, oltre a contenere previsioni di difficile realizzazioni e formulate in modo non chiaro e confuso;

    infatti l'applicazione di queste norme spesso non supera l'esame di merito e di legittimità affidato alla magistratura;

    dall'esame anche limitato ad alcune norme decreto-legge n. 133 del 2023 si evidenziano vizi di costituzionalità;

    la previsione di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), il quale stabilisce che «in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee di cui al presente comma, il prefetto può disporre la provvisoria accoglienza del minore di età non inferiore a sedici anni in una sezione dedicata nei centri e strutture di cui agli articoli 9 e 11, per un periodo comunque non superiore a novanta giorni» viola l'articolo 31 della Costituzione sulla protezione dell'infanzia, oltre che le convenzioni internazionali e le normative comunitarie, tanto più che l'articolo 7, comma 1, lettera c) prevede «nei casi di estrema urgenza la realizzazione o l'ampliamento delle strutture ricettive temporanee di cui al primo periodo sono consentiti in deroga al limite di capienza stabilito dalla medesima disposizione, nella misura massima del 50 per cento rispetto ai posti previsti, determinando così una inevitabile promiscuità tra minori e adulti in luoghi che diventeranno ancor più affollati ed invivibili;

    la previsione di cui all'articolo 5, comma 1 lettera b), il quale stabilisce un termine di impugnazione, pari a 5 giorni, degli atti rivolti ad accertamenti volti all'individuazione dell'età, contrasta con i principi costituzionali costituzionalmente garantiti delle garanzie processuali;

    la richiamata previsione dell'articolo 7, comma 1, lettera c), aumentando l'affollamento delle strutture a cui si riferisce, pone con tutta evidenza coloro che vi saranno ospitati ad un serio rischio sanitario, ponendosi in contrasto con il diritto alla salute di cui all'articolo 32 della Costituzione;

    il supporto delle forze armate previsto dall'articolo 9 decreto-legge n. 133 del 2023 unitamente alla previsione contenuta nel decreto-legge n. 124 del 2023 della realizzazione dei Centri di permanenza dei rimpatri «quali opere destinate alla difesa ed alla sicurezza nazionale, non solo preoccupa per la visione di «militarizzazione» della gestione dei flussi migratori, ma solleva anche seri dubbi di costituzionalità relativamente all'utilizzo improprio rispetto alle funzioni e ai compiti delle nostre forze armate,

delibera

di non procedere all'esame dell'A.C. 1458.
N. 3. Zaratti, Zanella.

DISEGNO DI LEGGE: S. 614 – ISTITUZIONE DEL MUSEO DELLA SHOAH IN ROMA (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 1295)

A.C. 1295 – Articolo unico

ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.

  1. Al fine di concorrere a mantenere viva e presente la memoria della tragedia della Shoah e realizzare il «Museo della Shoah» con sede in Roma, il Ministero della cultura partecipa alla «Fondazione Museo della Shoah» in Roma, ai sensi degli articoli 112 e 113 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
  2. Alla gestione del Museo di cui al comma 1 provvede la Fondazione Museo della Shoah.
  3. La Fondazione Museo della Shoah è sottoposta alla vigilanza del Ministero della cultura secondo le modalità previste dalla normativa vigente. Tale attività è svolta dal predetto Ministero nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
  4. Per la realizzazione e il funzionamento del Museo di cui al comma 1 è autorizzata la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2023, di 3 milioni di euro per l'anno 2024, di 3,050 milioni di euro per l'anno 2025 e di 50.000 euro annui a decorrere dall'anno 2026. Ai relativi oneri si provvede:

   a) quanto a 4 milioni di euro per l'anno 2023, 3 milioni di euro per l'anno 2024 e 3 milioni di euro per l'anno 2025, finalizzati alle spese necessarie alla realizzazione del Museo, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2023, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della cultura;

   b) quanto a 50.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025, finalizzati al sostegno delle spese necessarie per il funzionamento del Museo, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2023, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della cultura.

  5. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

MOZIONI MONTARULI, PANIZZUT, TASSINARI, LUPI ED ALTRI N. 1-00160, DI BIASE ED ALTRI N. 1-00198, DI LAURO ED ALTRI N. 1-00200 E ZANELLA ED ALTRI N. 1-00202 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A PREVENIRE E CONTRASTARE IL COSIDDETTO FENOMENO«HIKIKOMORI» RELATIVO ALL'ISOLAMENTO SOCIALE VOLONTARIO, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE FASCE PIÙ GIOVANI DELLA POPOLAZIONE

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) secondo l'Associazione Hikikomori Italia il termine giapponese – il cui significato letterale è «stare in disparte» – è riferibile a chi «decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori»;

    2) l'Associazione – anche in assenza di dati ufficiali – stimava quale verosimile la presenza di almeno 100 mila casi nella nostra nazione. L'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-lfc) ha svolto, su impulso del Gruppo Abele ed in collaborazione con l'Università della strada, il primo studio nazionale sull'isolamento volontario nella popolazione adolescente, fornendo una stima quantitativa su un campione di oltre 12.237 studenti fra i 15 e i 19 anni fondata sull'autovalutazione degli stessi partecipanti;

    3) in particolare risulta dallo studio che il 18,7 per cento dei ragazzi ha risposto affermativamente circa la presenza di periodi di isolamento volontario (non uscire di casa per un tempo significativo senza andare a scuola e/o frequentare amici e/o conoscenti) nell'arco della propria vita, mentre il 12,3, pur rispondendo negativamente, ha dichiarato che avrebbe tuttavia voluto;

    4) tra gli studenti che hanno dichiarato di essersi isolati, il 9,1 per cento lo avrebbe fatto per 6 o più mesi, il 14,1 per cento per 3 mesi, il 20,7 per cento per 1-2 mesi. Nello studio si legge, inoltre, come «quasi il 13 per cento degli studenti ha affermato di conoscere qualcuno che può essere definito Hikikomori ovvero qualcuno che evita il coinvolgimento sociale, ha lasciato la scuola, non frequenta praticamente nessun amico e passa tantissimo tempo davanti ad un monitor, isolato nella propria camera o abitazione»; «in termini di prevalenza» – si legge – «gli studenti che si autodefinirebbero Hikikomori rappresentano il 2,1 per cento del campione dello studio»;

    5) le cause di tale isolamento possono essere assai diverse, da quelle caratteriali a ragioni famigliari, da problemi insorti durante il percorso scolastico con crescente demotivazione del soggetto nel confrontarsi con gli altri, soffrendone talvolta le pressioni o il confronto, fino a rifiutare la vita sociale stessa;

    6) particolarmente rilevante risulta essere la reazione delle famiglie registrata nello studio: dal campione intervistato, oltre il 25 per cento ha dichiarato che i propri genitori avrebbero accettato l'isolamento e l'azzeramento delle relazioni sociali senza porsi particolari domande a riguardo. Si tratta di un fenomeno che non può essere sottovalutato e che necessita di uno sforzo organico di informazione, formazione e supporto a tutti i soggetti coinvolti. Un ulteriore studio dell'Istituto superiore di sanità ha identificato il fenomeno Hikikomori in circa 65 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni;

    7) è evidente che il fenomeno descritto non può manifestarsi esclusivamente nella popolazione studentesca; tuttavia, manca uno studio su scala nazionale che prenda in considerazione tutte le fasce d'età della popolazione. Occorre un'attenzione puntuale a livello sociale, ma anche normativo in grado di prevenire e contrastare detti fenomeni, unitamente a forme di disagio più specificatamente giovanile, fornendo strumenti sempre attuali in sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie;

    8) occorre, altresì, sostenere e promuovere l'istituzione di centri di consulenza giovani all'interno dei distretti delle aziende sanitarie, al fine di mettere a disposizione dei giovani stessi, degli adolescenti, delle famiglie e di tutte le figure educative spazi per il confronto, il primo ascolto, la prevenzione degli stati patologici e il sostegno psicologico, anche attraverso approcci progressivi che comprendano visite domiciliari e l'utilizzo della telepsichiatria;

    9) si rileva al tempo stesso la necessità di sostenere, con iniziative di carattere normativo, la popolazione adulta, che, a maggior ragione dopo gli anni di pandemia, è sottoposta a gravi ripercussioni legate alla capacità di relazionarsi e di vivere in società, offrendo strumenti che impediscano l'emarginazione e ulteriori conseguenze negative;

    10) la Commissione affari sociali della Camera dei deputati sta esaminando alcune proposte di legge sul cosiddetto «psicologo di base», che rafforzano il supporto psicologico offerto ai cittadini,

impegna il Governo:

1) ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione;

2) ad attivare presso il Ministero della salute una commissione di esperti atta a formulare un questionario condiviso in grado di individuare i sintomi dell'isolamento sociale volontario nelle sue fasi più precoci e per l'identificazione dei soggetti coinvolti nel fenomeno comunemente chiamato Hikikomori;

3) a promuovere, d'intesa con le regioni, l'istituzione e il rafforzamento dei centri di consulenza giovani nell'ambito dei distretti delle aziende sanitarie, al fine sviluppare un sistema integrato e coordinato per la tutela della salute e del benessere dei giovani e degli adolescenti, in grado di prevenire eventuali stati patologici, intercettare tempestivamente situazioni di disagio e strutturare approcci progressivi centrati sul sostegno familiare, con visite domiciliari frequenti e utilizzo della telepsichiatria;

4) a promuovere periodicamente uno studio su scala nazionale che coinvolga tutte le fasce d'età della popolazione circa l'incidenza di tale fenomeno e le sue ripercussioni;

5) a promuovere campagne informative e di salute pubblica circa il fenomeno sopra citato, anche coinvolgendo l'Associazione Hikikomori Italia, con particolare attenzione alle scuole, alle università e ai mezzi di informazione digitale che possono essere utili per raggiungere potenziali Hikikomori e le loro famiglie;

6) ad attivare ogni utile iniziativa per un'adeguata formazione di insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento, per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario;

7) ad adottare iniziative di competenza per attivare presso le regioni protocolli volti al supporto dei soggetti coinvolti e al loro reinserimento nel percorso scolastico o lavorativo;

8) a promuovere misure di supporto psicologico e specifico sia durante il percorso scolastico e formativo sia durante quello lavorativo, con particolare attenzione alle fasce economicamente più fragili della popolazione;

9) a potenziare il servizio psicologico presso strutture pubbliche o convenzioni con liberi professionisti, introducendo misure di sostegno alle famiglie con persone affette da «Hikikomori», anche valutando la possibilità di promuovere la formazione di comunità ad essi dedicate.
(1-00160)(Nuova formulazione) «Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi, Foti, Lazzarini, Benigni, Cavo, Zurzolo, Loizzo, Cappellacci, Roscani, Matone, Patriarca, Vietri, Ciocchetti, Ciancitto, Colosimo, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».


   La Camera,

   premesso che:

    1) secondo l'Associazione Hikikomori Italia il termine giapponese – il cui significato letterale è «stare in disparte» – è riferibile a chi «decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori»;

    2) l'Associazione – anche in assenza di dati ufficiali – stimava quale verosimile la presenza di almeno 100 mila casi nella nostra nazione. L'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-lfc) ha svolto, su impulso del Gruppo Abele ed in collaborazione con l'Università della strada, il primo studio nazionale sull'isolamento volontario nella popolazione adolescente, fornendo una stima quantitativa su un campione di oltre 12.237 studenti fra i 15 e i 19 anni fondata sull'autovalutazione degli stessi partecipanti;

    3) in particolare risulta dallo studio che il 18,7 per cento dei ragazzi ha risposto affermativamente circa la presenza di periodi di isolamento volontario (non uscire di casa per un tempo significativo senza andare a scuola e/o frequentare amici e/o conoscenti) nell'arco della propria vita, mentre il 12,3, pur rispondendo negativamente, ha dichiarato che avrebbe tuttavia voluto;

    4) tra gli studenti che hanno dichiarato di essersi isolati, il 9,1 per cento lo avrebbe fatto per 6 o più mesi, il 14,1 per cento per 3 mesi, il 20,7 per cento per 1-2 mesi. Nello studio si legge, inoltre, come «quasi il 13 per cento degli studenti ha affermato di conoscere qualcuno che può essere definito Hikikomori ovvero qualcuno che evita il coinvolgimento sociale, ha lasciato la scuola, non frequenta praticamente nessun amico e passa tantissimo tempo davanti ad un monitor, isolato nella propria camera o abitazione»; «in termini di prevalenza» – si legge – «gli studenti che si autodefinirebbero Hikikomori rappresentano il 2,1 per cento del campione dello studio»;

    5) le cause di tale isolamento possono essere assai diverse, da quelle caratteriali a ragioni famigliari, da problemi insorti durante il percorso scolastico con crescente demotivazione del soggetto nel confrontarsi con gli altri, soffrendone talvolta le pressioni o il confronto, fino a rifiutare la vita sociale stessa;

    6) particolarmente rilevante risulta essere la reazione delle famiglie registrata nello studio: dal campione intervistato, oltre il 25 per cento ha dichiarato che i propri genitori avrebbero accettato l'isolamento e l'azzeramento delle relazioni sociali senza porsi particolari domande a riguardo. Si tratta di un fenomeno che non può essere sottovalutato e che necessita di uno sforzo organico di informazione, formazione e supporto a tutti i soggetti coinvolti. Un ulteriore studio dell'Istituto superiore di sanità ha identificato il fenomeno Hikikomori in circa 65 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni;

    7) è evidente che il fenomeno descritto non può manifestarsi esclusivamente nella popolazione studentesca; tuttavia, manca uno studio su scala nazionale che prenda in considerazione tutte le fasce d'età della popolazione. Occorre un'attenzione puntuale a livello sociale, ma anche normativo in grado di prevenire e contrastare detti fenomeni, unitamente a forme di disagio più specificatamente giovanile, fornendo strumenti sempre attuali in sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie;

    8) occorre, altresì, sostenere e promuovere l'istituzione di centri di consulenza giovani all'interno dei distretti delle aziende sanitarie, al fine di mettere a disposizione dei giovani stessi, degli adolescenti, delle famiglie e di tutte le figure educative spazi per il confronto, il primo ascolto, la prevenzione degli stati patologici e il sostegno psicologico, anche attraverso approcci progressivi che comprendano visite domiciliari e l'utilizzo della telepsichiatria;

    9) si rileva al tempo stesso la necessità di sostenere, con iniziative di carattere normativo, la popolazione adulta, che, a maggior ragione dopo gli anni di pandemia, è sottoposta a gravi ripercussioni legate alla capacità di relazionarsi e di vivere in società, offrendo strumenti che impediscano l'emarginazione e ulteriori conseguenze negative;

    10) la Commissione affari sociali della Camera dei deputati sta esaminando alcune proposte di legge sul cosiddetto «psicologo di base», che rafforzano il supporto psicologico offerto ai cittadini,

impegna il Governo:

1) ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione;

2) ad attivare presso il Ministero della salute una commissione di esperti atta a formulare un questionario condiviso in grado di individuare i sintomi dell'isolamento sociale volontario nelle sue fasi più precoci e per l'identificazione dei soggetti coinvolti nel fenomeno comunemente chiamato Hikikomori;

3) a promuovere, nei limiti delle risorse disponibili, d'intesa con le regioni, l'istituzione e il rafforzamento dei centri di consulenza giovani nell'ambito dei distretti delle aziende sanitarie, al fine sviluppare un sistema integrato e coordinato per la tutela della salute e del benessere dei giovani e degli adolescenti, in grado di prevenire eventuali stati patologici, intercettare tempestivamente situazioni di disagio e strutturare approcci progressivi centrati sul sostegno familiare, con visite domiciliari frequenti e utilizzo della telepsichiatria;

4) a promuovere periodicamente, in collaborazione con l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, uno studio su scala nazionale che coinvolga tutte le fasce d'età della popolazione circa l'incidenza di tale fenomeno e le sue ripercussioni;

5) a promuovere campagne informative e di salute pubblica circa il fenomeno sopra citato, anche coinvolgendo l'Associazione Hikikomori Italia, con particolare attenzione alle scuole, alle università e ai mezzi di informazione digitale che possono essere utili per raggiungere potenziali Hikikomori e le loro famiglie;

6) ad attivare ogni utile iniziativa per un'adeguata formazione di insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento, per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario;

7) ad adottare iniziative di competenza per attivare presso le regioni protocolli volti al supporto dei soggetti coinvolti e al loro reinserimento nel percorso scolastico o lavorativo;

8) a promuovere, nei limiti delle risorse disponibili, misure di supporto psicologico e specifico sia durante il percorso scolastico e formativo sia durante quello lavorativo, con particolare attenzione alle fasce economicamente più fragili della popolazione;

9) a potenziare il servizio psicologico presso strutture pubbliche o convenzioni con liberi professionisti, introducendo misure di sostegno alle famiglie con persone affette da «Hikikomori», anche valutando la possibilità di promuovere la formazione di comunità ad essi dedicate.
(1-00160)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi, Foti, Lazzarini, Benigni, Cavo, Zurzolo, Loizzo, Cappellacci, Roscani, Matone, Patriarca, Vietri, Ciocchetti, Ciancitto, Colosimo, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il fenomeno degli Hikikomori, persone affette da un particolare disturbo psicologico, il cui significato letterale è «stare in disparte» nasce in Giappone alla fine degli anni Settanta, per poi espandersi a macchia d'olio nel resto del mondo;

    2) chi è afflitto da questa sindrome tende ad autoescludersi dal mondo che lo circonda, rifugiandosi in un universo tutto suo, delimitato dalle mura della propria stanza;

    3) riteniamo importante oggi, soprattutto dopo le conseguenze evidenti derivate dal periodo di pandemia, parlare di questo fenomeno in quanto si sta diffondendo molto rapidamente anche nel nostro Paese;

    4) secondo un'indagine condotta dagli psicologi dell'associazione Hikikomori Italia, dopo i mesi di isolamento dovuti alla pandemia da Covid-19, i casi di Hikikomori sono ampiamente aumentati, con un numero che arriva a toccare i 150 mila casi dichiarati, senza contare tutti quei casi silenziosi, di coloro che decidono di non parlarne e conservare la propria storia all'interno delle mura domestiche;

    5) le prime manifestazioni di questa forma di ritiro sociale comparvero in Giappone nell'era pre-digitale, precisamente nel 1978, quando si parlava di tajkyaku shinkeishou ovvero «curare la nevrosi», e ci si riferiva a persone che abbandonavano la loro vita fatta di amicizie, studio, lavoro e tanto altro per rinchiudersi tra le mura domestiche;

    6) a queste persone non era stata diagnosticata nessuna patologia mentale come schizofrenia o depressione. Perciò si cercava un termine per poterle definire ed identificare;

    7) i giovani Hikikomori si rinchiudono volontariamente nella loro stanza per un periodo che va da qualche mese a diversi anni. In questo luogo sicuro si creano una seconda vita in quanto stanchi della prima, quella vera;

    8) a volte questi ragazzi rifiutano i contatti con qualsiasi persona esterna dal loro essere, perfino con i loro genitori, con la quale condividono l'abitazione;

    9) l'unico ponte con la realtà è il mondo virtuale, dove possono essere loro stessi e creare un'esistenza parallela, nella quale le pressioni sociali non esistono e non hanno la meglio su di loro;

    10) tale fenomeno non è ancora così conosciuto e studiato, soprattutto in Italia, tanto che ancora non viene classificato come un disturbo psichiatrico a sé stante ma legato ad altre patologie quali schizofrenia, depressione e ansia sociale;

    11) il Ministero della salute giapponese, vista l'importanza del fenomeno e i casi che aumentavano sempre di più, ha deciso di stilare una lista di sintomi e caratteristiche peculiari, per riconoscere i casi di Hikikomori e provare a distinguerli da altre patologie;

    12) oggi si ha, comunque, la certezza che non si tratti di un fenomeno sociale, ma di una dimensione psicologica che non può e non deve essere sottovalutata;

    13) il sottile limite tra la sfera sociale e psicologica richiede un maggiore impegno e coinvolge diversi ambiti, da quello familiare, a quello della scuola e della sanità, fino alle istituzioni;

    14) la maggior parte degli Hikikomori inizia il ritiro in età adolescenziale, all'interno della scuola quindi, è probabile che ci sia quanto meno il motivo apparente, la causa superficiale, che li spinge verso l'isolamento;

    15) una delle cause scatenanti di questo fenomeno, che porta i giovani all'autoesclusione dalla società, sembrerebbe essere la forte competitività, insita oggi nella nostra società;

    16) l'autorealizzazione personale e il perseguimento del successo, e tutto ciò che provoca in alcuni di loro una forte pressione derivante dall'ansia di prestazione;

    17) non a caso si ricorda lo slogan delle proteste degli studenti contro la «scuola del merito» voluta dall'esecutivo che denunciavano in piazza di voler «imparare e non gareggiare»;

    18) i recenti dati elaborati dagli esiti della ricerca condotta dalla Fondazione Foresta Onlus di Padova tramite un questionario distribuito a 4.383 studenti tra i 18 e i 20 anni evidenziano un aumento del disagio tra i giovani che si manifesta con un maggior senso di solitudine;

    19) oggi, se, da un lato, è vero che la pandemia ha, almeno sul piano strettamente sanitario, colpito poco i bambini e in modo non grave, dall'altro, è innegabile che la stessa ha profondamente modificato la vita dei bambini e degli adolescenti;

    20) il trauma legato alla chiusura delle scuole e alla limitazione alla libertà di movimento ha rappresentato senza dubbio un gravissimo danno per la socialità dei bambini, nonché per il loro normale sviluppo psicofisico;

    21) non è da escludere tra i motivi dell'isolamento, e più in generale del disagio sociale, anche il fenomeno del bullismo; i ragazzi iniziano a sviluppare forme di ansia sociale, che prendono il sopravvento e fanno piombare il giovane in uno stato di isolamento e malessere;

    22) alcuni dati, come quelli più recenti di Save the Children, rilevano che un giovane su quattro, tra i 6 e i 17 anni, almeno una volta nella vita, ha subito un episodio di bullismo o cyberbullismo;

    23) spesso i social network sono il principale strumento utilizzato per il cyberbullismo, seguiti dalle chat, dai messaggi e dai videogiochi online;

    24) i ragazzi che subiscono bullismo o cyberbullismo spesso tacciono e non denunciano gli episodi, tendendo ad isolarsi;

    25) secondo studi recenti, solo il 5 per cento delle vittime lo segnala alle autorità competenti. Peraltro, coloro che hanno sperimentato episodi di bullismo e cyberbullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare difficoltà relazionali, sentirsi depressi, soli, ansiosi, avere scarsa autostima o sperimentare pensieri suicidari; ma anche i bulli possono spesso sviluppare problemi psicologici a lungo termine;

    26) sono numeri che interrogano tutte le istituzioni e impongono interventi di carattere socioeducativo e formativo, con un ruolo centrale per il mondo della scuola, le azioni a carattere preventivo e l'attenzione alla tutela e all'educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto fossero le vittime o i responsabili degli illeciti;

    27) fondamentale è il compito della scuola, dei servizi territoriali anche con l'ausilio delle associazioni e degli altri enti di supporto alle famiglie;

    28) molto spesso le famiglie si trovano in una condizione di impotenza, compresse da una parte dal rifiuto del figlio a socializzare e a frequentare la scuola e dall'altra dalle richieste che la scuola pongono, spesso inconsapevoli del reale disagio del ragazzo;

    29) considerata la particolarità del tema, nasce l'esigenza di fare una ricognizione di alcuni strumenti a supporto delle famiglie e più in generale riteniamo necessario porre l'attenzione su alcune misure che possono essere intraprese nella scuola, attraverso la riformulazione di obiettivi, tempi, luoghi e modalità, a sostegno delle famiglie e dei giovani che manifestano un disagio;

    30) è di monito l'impegno dell'associazione «Hikikomori Italia Genitori», che ha promosso ed identificato le linee guida utili per sostenere i genitori nelle difficoltà che incontrano quotidianamente nella spiegazione di quello che stanno vivendo i loro figli;

    31) le linee guida sono finalizzate ad avviare un rapporto costruttivo con le scuole dei ragazzi in ritiro sociale volontario, traccia strade percorribili, dimostrando che il problema del ritiro sociale è affrontabile già con alcuni strumenti disponibili. In particolare sono individuati indirizzi di tipo relazionale e indirizzi di tipo operativo;

    32) il documento illustra le modalità generali con cui possono essere gestite le principali criticità, partendo dalle scuole, che si incontrano con ragazzi in ritiro sociale volontario. In particolare il documento suggerisce l'attivazione di un gruppo di lavoro integrato che coinvolga il consiglio di classe, la famiglia e l'eventuale professionista che segue il ragazzo per lo studio di soluzioni personalizzate. In questo modo le soluzioni operative potranno essere concordate attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato, da creare coinvolgendo tutte le parti interessate e garantendo soluzioni equilibrate e su misura,

impegna il Governo:

1) a promuovere all'interno degli istituti scolastici, in un'ottica di prevenzione e di contrasto al disagio giovanile, progetti di intervento volti a favorire il benessere sociale al fine di creare le condizioni adatte per consentire ai giovani di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo, rendendoli protagonisti delle proprie scelte e della propria crescita, facendo emergere le loro potenzialità e dando spazio alle loro voci;

2) ad istituire, al fine di assicurare il benessere, la consapevolezza, l'adozione di comportamenti positivi e la salute psicofisica dei giovani, anche a seguito delle conseguenze dovute all'isolamento durante la pandemia da Covid-19, la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, cost effective ed integrato con gli altri servizi sanitari per una presa in carico rapida della persona;

3) a promuovere campagne informative sul disagio giovanile ed in particolare sul fenomeno degli Hikikomori coinvolgendo anche le principali associazioni che si occupano di tale tematica;

4) a promuovere la sottoscrizione di un protocollo d'intesa fra il Ministero dell'istruzione e del merito, il Ministero della salute e le regioni così da sensibilizzare e prevenire i fenomeni legati al disagio giovanile;

5) a promuovere, presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, giornate dedicate, con il supporto di competenze specifiche, per favorire il riconoscimento delle problematiche legate al disagio giovanile;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a firmare un protocollo di intesa con Coni, federazioni sportive, enti di promozione sportiva di sensibilizzazione sul tema attraverso le società sportive e, con la società Sport e Salute, giornate di avvicinamento gratuito alla pratica sportiva al fine di prevenire e contenere il fenomeno del Hikikomori.
(1-00198) (Nuova formulazione) «Di Biase, Manzi, Furfaro, Malavasi, Madia, Berruto, Iacono, Orfini, Ciani, Zingaretti, Girelli, Stumpo».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il fenomeno degli Hikikomori, persone affette da un particolare disturbo psicologico, il cui significato letterale è «stare in disparte» nasce in Giappone alla fine degli anni Settanta, per poi espandersi a macchia d'olio nel resto del mondo;

    2) chi è afflitto da questa sindrome tende ad autoescludersi dal mondo che lo circonda, rifugiandosi in un universo tutto suo, delimitato dalle mura della propria stanza;

    3) riteniamo importante oggi, soprattutto dopo le conseguenze evidenti derivate dal periodo di pandemia, parlare di questo fenomeno in quanto si sta diffondendo molto rapidamente anche nel nostro Paese;

    4) secondo un'indagine condotta dagli psicologi dell'associazione Hikikomori Italia, dopo i mesi di isolamento dovuti alla pandemia da Covid-19, i casi di Hikikomori sono ampiamente aumentati, con un numero che arriva a toccare i 150 mila casi dichiarati, senza contare tutti quei casi silenziosi, di coloro che decidono di non parlarne e conservare la propria storia all'interno delle mura domestiche;

    5) le prime manifestazioni di questa forma di ritiro sociale comparvero in Giappone nell'era pre-digitale, precisamente nel 1978, quando si parlava di tajkyaku shinkeishou ovvero «curare la nevrosi», e ci si riferiva a persone che abbandonavano la loro vita fatta di amicizie, studio, lavoro e tanto altro per rinchiudersi tra le mura domestiche;

    6) a queste persone non era stata diagnosticata nessuna patologia mentale come schizofrenia o depressione. Perciò si cercava un termine per poterle definire ed identificare;

    7) i giovani Hikikomori si rinchiudono volontariamente nella loro stanza per un periodo che va da qualche mese a diversi anni. In questo luogo sicuro si creano una seconda vita in quanto stanchi della prima, quella vera;

    8) a volte questi ragazzi rifiutano i contatti con qualsiasi persona esterna dal loro essere, perfino con i loro genitori, con la quale condividono l'abitazione;

    9) l'unico ponte con la realtà è il mondo virtuale, dove possono essere loro stessi e creare un'esistenza parallela, nella quale le pressioni sociali non esistono e non hanno la meglio su di loro;

    10) tale fenomeno non è ancora così conosciuto e studiato, soprattutto in Italia, tanto che ancora non viene classificato come un disturbo psichiatrico a sé stante ma legato ad altre patologie quali schizofrenia, depressione e ansia sociale;

    11) il Ministero della salute giapponese, vista l'importanza del fenomeno e i casi che aumentavano sempre di più, ha deciso di stilare una lista di sintomi e caratteristiche peculiari, per riconoscere i casi di Hikikomori e provare a distinguerli da altre patologie;

    12) oggi si ha, comunque, la certezza che non si tratti di un fenomeno sociale, ma di una dimensione psicologica che non può e non deve essere sottovalutata;

    13) il sottile limite tra la sfera sociale e psicologica richiede un maggiore impegno e coinvolge diversi ambiti, da quello familiare, a quello della scuola e della sanità, fino alle istituzioni;

    14) la maggior parte degli Hikikomori inizia il ritiro in età adolescenziale, all'interno della scuola quindi, è probabile che ci sia quanto meno il motivo apparente, la causa superficiale, che li spinge verso l'isolamento;

    15) una delle cause scatenanti di questo fenomeno, che porta i giovani all'autoesclusione dalla società, sembrerebbe essere la forte competitività, insita oggi nella nostra società;

    16) l'autorealizzazione personale e il perseguimento del successo, e tutto ciò che provoca in alcuni di loro una forte pressione derivante dall'ansia di prestazione;

    17) i recenti dati elaborati dagli esiti della ricerca condotta dalla Fondazione Foresta Onlus di Padova tramite un questionario distribuito a 4.383 studenti tra i 18 e i 20 anni evidenziano un aumento del disagio tra i giovani che si manifesta con un maggior senso di solitudine;

    18) oggi, se, da un lato, è vero che la pandemia ha, almeno sul piano strettamente sanitario, colpito poco i bambini e in modo non grave, dall'altro, è innegabile che la stessa ha profondamente modificato la vita dei bambini e degli adolescenti;

    19) il trauma legato alla chiusura delle scuole e alla limitazione alla libertà di movimento ha rappresentato senza dubbio un gravissimo danno per la socialità dei bambini, nonché per il loro normale sviluppo psicofisico;

    20) non è da escludere tra i motivi dell'isolamento, e più in generale del disagio sociale, anche il fenomeno del bullismo; i ragazzi iniziano a sviluppare forme di ansia sociale, che prendono il sopravvento e fanno piombare il giovane in uno stato di isolamento e malessere;

    21) alcuni dati, come quelli più recenti di Save the Children, rilevano che un giovane su quattro, tra i 6 e i 17 anni, almeno una volta nella vita, ha subito un episodio di bullismo o cyberbullismo;

    22) spesso i social network sono il principale strumento utilizzato per il cyberbullismo, seguiti dalle chat, dai messaggi e dai videogiochi online;

    23) i ragazzi che subiscono bullismo o cyberbullismo spesso tacciono e non denunciano gli episodi, tendendo ad isolarsi;

    24) secondo studi recenti, solo il 5 per cento delle vittime lo segnala alle autorità competenti. Peraltro, coloro che hanno sperimentato episodi di bullismo e cyberbullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare difficoltà relazionali, sentirsi depressi, soli, ansiosi, avere scarsa autostima o sperimentare pensieri suicidari; ma anche i bulli possono spesso sviluppare problemi psicologici a lungo termine;

    25) sono numeri che interrogano tutte le istituzioni e impongono interventi di carattere socioeducativo e formativo, con un ruolo centrale per il mondo della scuola, le azioni a carattere preventivo e l'attenzione alla tutela e all'educazione nei confronti dei minori coinvolti, a prescindere dal fatto fossero le vittime o i responsabili degli illeciti;

    26) fondamentale è il compito della scuola, dei servizi territoriali anche con l'ausilio delle associazioni e degli altri enti di supporto alle famiglie;

    27) molto spesso le famiglie si trovano in una condizione di impotenza, compresse da una parte dal rifiuto del figlio a socializzare e a frequentare la scuola e dall'altra dalle richieste che la scuola pongono, spesso inconsapevoli del reale disagio del ragazzo;

    28) considerata la particolarità del tema, nasce l'esigenza di fare una ricognizione di alcuni strumenti a supporto delle famiglie e più in generale riteniamo necessario porre l'attenzione su alcune misure che possono essere intraprese nella scuola, attraverso la riformulazione di obiettivi, tempi, luoghi e modalità, a sostegno delle famiglie e dei giovani che manifestano un disagio;

    29) è di monito l'impegno dell'associazione «Hikikomori Italia Genitori», che ha promosso ed identificato le linee guida utili per sostenere i genitori nelle difficoltà che incontrano quotidianamente nella spiegazione di quello che stanno vivendo i loro figli;

    30) le linee guida sono finalizzate ad avviare un rapporto costruttivo con le scuole dei ragazzi in ritiro sociale volontario, traccia strade percorribili, dimostrando che il problema del ritiro sociale è affrontabile già con alcuni strumenti disponibili. In particolare sono individuati indirizzi di tipo relazionale e indirizzi di tipo operativo;

    31) il documento illustra le modalità generali con cui possono essere gestite le principali criticità, partendo dalle scuole, che si incontrano con ragazzi in ritiro sociale volontario. In particolare il documento suggerisce l'attivazione di un gruppo di lavoro integrato che coinvolga il consiglio di classe, la famiglia e l'eventuale professionista che segue il ragazzo per lo studio di soluzioni personalizzate. In questo modo le soluzioni operative potranno essere concordate attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato, da creare coinvolgendo tutte le parti interessate e garantendo soluzioni equilibrate e su misura,

impegna il Governo:

1) a promuovere all'interno degli istituti scolastici, in un'ottica di prevenzione e di contrasto al disagio giovanile, progetti di intervento volti a favorire il benessere sociale al fine di creare le condizioni adatte per consentire ai giovani di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo, rendendoli protagonisti delle proprie scelte e della propria crescita, facendo emergere le loro potenzialità e dando spazio alle loro voci;

2) a valorizzare, al fine di assicurare il benessere, la consapevolezza, l'adozione di comportamenti positivi e la salute psicofisica dei giovani, anche a seguito delle conseguenze dovute all'isolamento durante la pandemia da Covid-19, la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizi di cure psicologiche di qualità, accessibile, efficace, cost effective ed integrato con gli altri servizi sanitari per una presa in carico rapida della persona;

3) a promuovere campagne informative sul disagio giovanile ed in particolare sul fenomeno degli Hikikomori coinvolgendo anche le principali associazioni che si occupano di tale tematica;

4) ad implementare le iniziative del protocollo d'intesa del 2022 fra il Ministero dell'istruzione e del merito, il Ministero della salute e le regioni così da sensibilizzare e prevenire i fenomeni legati al disagio giovanile;

5) a promuovere, presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, giornate dedicate, con il supporto di competenze specifiche, per favorire il riconoscimento delle problematiche legate al disagio giovanile;

6) ad adottare iniziative di competenza volte a firmare un protocollo di intesa con Coni, federazioni sportive, enti di promozione sportiva di sensibilizzazione sul tema attraverso le società sportive e, con la società Sport e Salute, giornate di avvicinamento gratuito alla pratica sportiva al fine di prevenire e contenere il fenomeno del Hikikomori.
(1-00198)(Nuova formulazione – Testo modificato nel corso della seduta) «Di Biase, Manzi, Furfaro, Malavasi, Madia, Berruto, Iacono, Orfini, Ciani, Zingaretti, Girelli, Stumpo».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 16 marzo 2022 l'Istituto Superiore di sanità ha pubblicato il rapporto Istisan 22/5 – Dipendenze da Internet – con lo scopo di fornire una panoramica sulle principali problematiche legate all'uso di Internet e come contributo per la creazione di definizioni condivise e studi confrontabili;

    2) una parte del predetto rapporto è dedicata alla presentazione del fenomeno emergente del ritiro sociale (Hikikomori) e delle sue implicazioni con la dipendenza da Internet; secondo quanto emerge da questo studio, dagli anni '70 del secolo scorso in poi in Giappone è emersa una peculiare forma di ritiro sociale chiamata Hikikomori; una parola nipponica che deriva dal verbo hiki, che significa tornare indietro, e komoru che significa entrare;

    3) il disturbo del ritiro sociale colpisce principalmente quegli adolescenti o giovani adulti che vivono a casa dei genitori, isolati dal mondo; questi giovani rimangono chiusi nelle loro camere da letto per giorni, mesi o addirittura anni, e rifiutano la comunicazione con l'esterno e addirittura anche con la loro famiglia;

    4) usano Internet in maniera compulsiva e si attivano solo per affrontare i loro bisogni fisici primari; molti giovani che presentano sintomi di «ritiro sociale», trascorrono più di 12 ore al giorno davanti al computer sono soggetti a rischio di assuefazione da Internet e fra essi circa il 10 per cento risponde ai criteri diagnostici per lo sviluppo di una dipendenza;

    5) per arginare la confusione semantica che circonda la definizione di Hikikomori, è stato recentemente proposto un nuovo criterio diagnostico internazionale secondo il quale Hikikomori è una forma di ritiro sociale patologico o distacco sociale la cui caratteristica essenziale è l'isolamento fisico nella propria casa; la persona con tale patologia deve soddisfare i seguenti criteri: 1) marcato isolamento sociale nella propria abitazione; 2) isolamento sociale continuo per almeno 6 mesi; 3) significativa compromissione funzionale o disagio associato all'isolamento sociale; gli individui con una durata di ritiro sociale continuo di almeno 3 (ma non 6) mesi dovrebbero essere identificati come «pre-Hikikomori»; inoltre, è possibile classificare L'Hikikomori come lieve se l'individuo lascia la stanza 2-3 giorni a settimana, moderato se lascia la stanza 1 giorno a settimana o meno, o grave se i tempi rispecchiano quanto precedentemente descritto; gli individui che escono di casa frequentemente (4 o più giorni/settimana), per definizione, non soddisfano i criteri per l'Hikikomori;

    6) l'età di comparsa di questa problematica è solitamente nel corso dell'adolescenza o la prima età adulta; tuttavia, non è raro che avvenga anche dopo i 30 anni, con la diagnosi che si estende anche a casalinghe e anziani;

    7) il «ritiro sociale» è un fenomeno multidimensionale ad etiologia multifattoriale derivando da fattori individuali (es. esperienze traumatiche precoci, personalità introversa), dal contesto in cui si vive (relazioni con i genitori, basso rendimento scolastico, ecc.) e da contesti socioculturali tra cui il progresso tecnologico, i cambiamenti nel modo di comunicare tra persone dovuti all'avvento di Internet, e da ultimo anche l'esperienza drammatica della pandemia Covid e il conseguente isolamento forzoso può aver aggravato tale fenomeno;

    8) l'avvento di Internet con le conseguenti modifiche al modo in cui le persone interagiscono con e all'interno della società possono anche essere fattori importanti che contribuiscono al «ritiro sociale»; il ritiro sociale patologico può creare dipendenza da Internet così come l'uso di Internet può causare il «ritiro sociale»;

    9) nel Rapporto Istisan si evince che il «ritiro sociale» sarebbe più frequente nei maschi e si verifica soprattutto durante la pubertà e l'adolescenza, i fattori di rischio più noti per il «ritiro sociale» sono la presenza di un disturbo psichiatrico, disturbo dello sviluppo, disturbi legati alla dipendenza da sostanze o comportamentali (incluso l'abuso di Internet e del gioco) e contesti psicosociali poveri;

    10) l'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) ha condotto il primo studio nazionale volto a fornire una stima quantitativa dell'isolamento volontario nella popolazione adolescente del nostro Paese; lo studio, promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l'Università della Strada, ha preso le mosse dallo studio ESPAD®Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, condotto annualmente dal Cnr-Ifc rispetto al consumo di sostanze psicoattive), coinvolgendo un campione di oltre 12.000 studenti rappresentativo della popolazione studentesca italiana fra i 15 e i 19 anni;

    11) dallo studio emerge che il 2,1% del campione attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori e proiettando il dato sulla popolazione studentesca (fonte Ministero dell'istruzione) 15-19enne a livello nazionale, si può quindi stimare che circa 54.000 studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di ritiro sociale;

    12) il 18,7 per cento degli intervistati ha affermato di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l'8,2 per cento non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest'area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi); le proiezioni parlano di circa l'1,7 per cento degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6 per cento (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo;

    13) secondo il predetto studio, l'età che si rivela maggiormente a rischio per la scelta di ritiro è quella che va dai 15 ai 17 anni, con un'incubazione delle cause del comportamento di auto-reclusione già nel periodo della scuola media;

    14) con deliberazione della Giunta regionale 19 ottobre 2018, n. 24-7727, la regione Piemonte ha approvato il protocollo d'intesa tra la regione, l'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte del Ministero dell'istruzione, università e ricerca e l'Associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus per la promozione della cultura e la definizione di strategie d'intervento sull'emergente fenomeno del ritiro sociale volontario;

    15) il 7 giugno 2022, in occasione del seminario «Vicini ma lontani. Approcci per prevenire ed intercettare il ritiro sociale di ragazze e ragazzi» la regione Emila-Romagna ha presentato le Linee di indirizzo su ritiro sociale. Prevenzione, rilevazione precoce ed attivazione di interventi di primo e secondo livello;

    16) nel documento oltre un'analisi del contesto, una definizione del fenomeno, una descrizione dell'insorgenza e delle prime manifestazioni ed un riferimento all'uso di internet e videogiochi, sono riportati i principali riferimenti normativi sia dell'ambito della scuola, sia di quelli sociale e sanitario e un interessante focus sulle azioni da mettere in atto in materia di prevenzione, rilevazione precoce e attivazione tempestiva di azioni di primo e secondo livello;

    17) tra le normative ove si fa un esplicito riferimento al tema del ritiro sociale volontario, rileva il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, n. 141 del 19 febbraio 2019 con il quale è stato istituito un Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario con il compito di definire: a) linee guida nazionali condivise per l'assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario; b) iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida; c) iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario;

    18) nelle predette linee di indirizzo, in funzione di prevenzione, rilevazione precoce e attivazione tempestiva di azioni, si individuano:

     a) azioni di prevenzione universale come la promozione del benessere a scuola con particolare riferimento alla creazione di un ambiente positivo ed al sostegno dello sviluppo delle abilità sociali;

     b) la creazione in ambito scolastico di uno spazio d'ascolto;

     c) formazione specifica sui quadri di ritiro sociale rivolta a docenti, genitori, personale educativo, sociale e sanitario;

     d) rilevazione periodica da parte della scuola, con verifica del consiglio di classe, per quanto riguarda possibili situazioni potenzialmente riconducibili a «ritiri», i casi di studenti o studentesse che abbiano effettuato periodi consecutivi di assenza scolastica, che abbiano una quantità di assenze «frammentarie» e «intermittenti», che abbiano allontanamenti in assenza di giustificati motivi di tipo sanitario collegati a gravi malattie o assenze in presenza di pregresse segnalazioni di difficoltà relazionali, di tratti caratteriali tendenti all'inibizione e all'evitamento delle situazioni sociali tra pari;

     e) contatto scuola/famiglia a seguito della rilevazione;

     f) progetti individualizzati domiciliari o di piccolo gruppo volti al reinserimento sociale e scolastico;

     g) progetti individualizzati da parte dei servizi territoriali (laboratori nel contesto scolastico ed extrascolastico da attivare in tempi brevi), eventuale attivazione dei servizi sanitari;

     h) l'istituzione di équipe territoriali formate sul tema del ritiro, attivabili al bisogno, capaci di lavorare in sinergia nella programmazione delle azioni, che vedano la partecipazione di referenti delle istituzioni scolastiche, dei servizi sanitari, sociali, educativi, centri per le famiglie, del terzo settore, in ottemperanza agli accordi territoriali vigenti e alle competenze degli Enti coinvolti;

     i) coinvolgimento degli attori esterni alla scuola a sostegno del nucleo familiare al fine di sostenere il più ampio percorso evolutivo del ragazzo e della sua famiglia e curare la psicopatologia eventualmente presente;

     j) interventi educativi domiciliari a cura dell'Ente Locale e spazi laboratoriali educativi con attività extrascolastiche;

     k) potenziamento del ruolo dei servizi di neuropsichiatria infanzia e adolescenza (Npia);

    19) la presa in carico della patologia del «ritiro sociale» deve prevedere l'accoglienza, una visita medica iniziale per verificare se siano presenti malattie psichiatriche, interventi psicologici e psicosociali, servizi di ascolto e supporto, psicoterapia individuale o di gruppo (terapia comportamentale e familiare);

    20) molti genitori di ragazzi che si autoescludono dalla vita sociale non cercano l'aiuto del medico, rendendo così difficile anche il censimento delle persone in questa condizione e ritardando l'inizio delle cure;

    21) poiché il «ritiro sociale» deriva spesso da un malfunzionamento della comunicazione tra società, famiglia, scuola e individuo, le azioni di prevenzione dovrebbero riguardare non solo la persona malata ma anche tutti i contesti di vita in cui è inserita;

    22) famiglia e scuola soprattutto dovrebbero educare i ragazzi a essere socialmente competenti, ossia in possesso di quelle capacità di ragionamento, linguaggio ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l'ambiente circostante;

    23) un approccio educativo indirizzato sia ai giovani che ai loro genitori, nelle fasi iniziali del comportamento di ritiro, è considerato da alcuni la chiave per affrontare questa condizione; un maggiore supporto sociale (incluse visite a casa) dovrebbe essere fornito nel caso di abbandono scolastico, così come nel delicato momento della transizione scuola-lavoro;

    24) in considerazione dell'espansione del fenomeno, è importante ampliare le conoscenze sia in ambito clinico sia di ricerca al fine di favorire la comunicazione tra professionisti di discipline diverse (psichiatri, psicologi, antropologi, sociologi) e la trasmissione delle corrette informazioni a genitori e insegnanti,

impegna il Governo:

1) a dare completa attuazione al decreto, citato in premessa, con il quale è prevista l'istituzione di un Comitato tecnico nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario con il compito di definire: a) linee guida nazionali condivise per l'assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario; b) iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida; c) iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario;

2) ad approntare gli strumenti più opportuni, anche finanziari, per promuovere la ricerca e la conoscenza epidemiologica del fenomeno del ritiro sociale in Italia e per rafforzare le evidenze sanitarie e le conoscenze in ambito clinico, favorendo la comunicazione tra professionisti di discipline diverse (psichiatri, psicologi, antropologi, sociologi, epidemiologi e altro) e la trasmissione delle corrette informazioni a genitori e insegnanti;

3) ad approntare un monitoraggio del fenomeno con la collaborazione degli istituti scolastici, delle strutture sanitarie, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e degli enti del terzo settore, che consenta il censimento delle persone in questa condizione;

4) a rafforzare le azioni di prevenzione universale, come la promozione del benessere a scuola con particolare riferimento alla creazione di un ambiente positivo ed al sostegno dello sviluppo delle abilità sociali;

5) a promuovere presso tutti gli istituti scolastici e universitari la creazione almeno una volta al mese un momento d'ascolto e di dibattito sul problema;

6) ad istituire la figura professionale dello psicologo scolastico e universitario quale figura di riferimento per il sostegno agli alunni e agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico e universitario e promuoverne il benessere psicofisico;

7) ad assicurare una formazione specifica e obbligatoria sui quadri di ritiro sociale rivolta a docenti, genitori, personale educativo, sociale e sanitario, al fine di rilevare il fenomeno e arginarne gli effetti e la diffusione;

8) ad adottare iniziative volte a rendere obbligatoria una rilevazione periodica da parte della scuola sulle situazioni potenzialmente riconducibili a «ritiri», i casi di studenti o studentesse che abbiano effettuato periodi consecutivi di assenza scolastica, che abbiano una quantità di assenze «frammentarie» e «intermittenti», che abbiano allontanamenti in assenza di giustificati motivi di tipo sanitario collegati a gravi malattie o assenze in presenza di pregresse segnalazioni di difficoltà relazionali, di tratti caratteriali tendenti all'inibizione e all'evitamento delle situazioni sociali tra pari;

9) a rafforzare la comunicazione tra famiglia e scuola nell'ottica di creare la giusta alleanza per educare i ragazzi a essere socialmente competenti, ossia in possesso di quelle capacità di ragionamento, linguaggio ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l'ambiente circostante;

10) ad adottare iniziative volte a garantire le necessarie risorse e i percorsi istitutivi idonei per la realizzazione di progetti individualizzati domiciliari o di piccolo gruppo volti al reinserimento sociale e scolastico, da parte delle istituzioni scolastiche e dei servizi territoriali, con interventi educativi domiciliari e spazi laboratoriali educativi con attività extrascolastiche, gratuiti, per i ragazzi cui sia stata diagnosticata la patologia del ritiro sociale;

11) ad adottare iniziative per l'istituzione di équipe territoriali formate sul tema del ritiro sociale, attivabili al bisogno, capaci di lavorare in sinergia nella programmazione delle azioni, che vedano la partecipazione di referenti delle istituzioni scolastiche, dei servizi sanitari, sociali, educativi, centri per le famiglie, del terzo settore, in ottemperanza agli accordi territoriali vigenti e alle competenze degli enti coinvolti;

12) a potenziare l'organico sanitario e socio-sanitario adeguato dei consultori familiari, delle strutture sanitarie territoriali e dei servizi di neuropsichiatria infanzia e adolescenza (Npia) al fine di assicurare la necessaria assistenza e cura ai giovani cui sia stata diagnosticata la patologia, con tutti i necessari interventi psicologici e psicosociali come la psicoterapia individuale o di gruppo (terapia comportamentale e familiare);

13) ad attivare una campagna informativa efficace sulla patologia del ritiro sociale affinché la collettività intera sia consapevole del problema, coinvolgendo le istituzioni scolastiche le strutture del Ssn e le associazioni impegnate sul fenomeno.
(1-00200) «Di Lauro, Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Auriemma, Cherchi».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il 16 marzo 2022 l'Istituto Superiore di sanità ha pubblicato il rapporto Istisan 22/5 – Dipendenze da Internet – con lo scopo di fornire una panoramica sulle principali problematiche legate all'uso di Internet e come contributo per la creazione di definizioni condivise e studi confrontabili;

    2) una parte del predetto rapporto è dedicata alla presentazione del fenomeno emergente del ritiro sociale (Hikikomori) e delle sue implicazioni con la dipendenza da Internet; secondo quanto emerge da questo studio, dagli anni '70 del secolo scorso in poi in Giappone è emersa una peculiare forma di ritiro sociale chiamata Hikikomori; una parola nipponica che deriva dal verbo hiki, che significa tornare indietro, e komoru che significa entrare;

    3) il disturbo del ritiro sociale colpisce principalmente quegli adolescenti o giovani adulti che vivono a casa dei genitori, isolati dal mondo; questi giovani rimangono chiusi nelle loro camere da letto per giorni, mesi o addirittura anni, e rifiutano la comunicazione con l'esterno e addirittura anche con la loro famiglia;

    4) usano Internet in maniera compulsiva e si attivano solo per affrontare i loro bisogni fisici primari; molti giovani che presentano sintomi di «ritiro sociale», trascorrono più di 12 ore al giorno davanti al computer sono soggetti a rischio di assuefazione da Internet e fra essi circa il 10 per cento risponde ai criteri diagnostici per lo sviluppo di una dipendenza;

    5) per arginare la confusione semantica che circonda la definizione di Hikikomori, è stato recentemente proposto un nuovo criterio diagnostico internazionale secondo il quale Hikikomori è una forma di ritiro sociale patologico o distacco sociale la cui caratteristica essenziale è l'isolamento fisico nella propria casa; la persona con tale patologia deve soddisfare i seguenti criteri: 1) marcato isolamento sociale nella propria abitazione; 2) isolamento sociale continuo per almeno 6 mesi; 3) significativa compromissione funzionale o disagio associato all'isolamento sociale; gli individui con una durata di ritiro sociale continuo di almeno 3 (ma non 6) mesi dovrebbero essere identificati come «pre-Hikikomori»; inoltre, è possibile classificare L'Hikikomori come lieve se l'individuo lascia la stanza 2-3 giorni a settimana, moderato se lascia la stanza 1 giorno a settimana o meno, o grave se i tempi rispecchiano quanto precedentemente descritto; gli individui che escono di casa frequentemente (4 o più giorni/settimana), per definizione, non soddisfano i criteri per l'Hikikomori;

    6) l'età di comparsa di questa problematica è solitamente nel corso dell'adolescenza o la prima età adulta; tuttavia, non è raro che avvenga anche dopo i 30 anni, con la diagnosi che si estende anche a casalinghe e anziani;

    7) il «ritiro sociale» è un fenomeno multidimensionale ad etiologia multifattoriale derivando da fattori individuali (es. esperienze traumatiche precoci, personalità introversa), dal contesto in cui si vive (relazioni con i genitori, basso rendimento scolastico, ecc.) e da contesti socioculturali tra cui il progresso tecnologico, i cambiamenti nel modo di comunicare tra persone dovuti all'avvento di Internet, e da ultimo anche l'esperienza drammatica della pandemia Covid e il conseguente isolamento forzoso può aver aggravato tale fenomeno;

    8) l'avvento di Internet con le conseguenti modifiche al modo in cui le persone interagiscono con e all'interno della società possono anche essere fattori importanti che contribuiscono al «ritiro sociale»; il ritiro sociale patologico può creare dipendenza da Internet così come l'uso di Internet può causare il «ritiro sociale»;

    9) nel Rapporto Istisan si evince che il «ritiro sociale» sarebbe più frequente nei maschi e si verifica soprattutto durante la pubertà e l'adolescenza, i fattori di rischio più noti per il «ritiro sociale» sono la presenza di un disturbo psichiatrico, disturbo dello sviluppo, disturbi legati alla dipendenza da sostanze o comportamentali (incluso l'abuso di Internet e del gioco) e contesti psicosociali poveri;

    10) l'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) ha condotto il primo studio nazionale volto a fornire una stima quantitativa dell'isolamento volontario nella popolazione adolescente del nostro Paese; lo studio, promosso dal Gruppo Abele in collaborazione con l'Università della Strada, ha preso le mosse dallo studio ESPAD®Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, condotto annualmente dal Cnr-Ifc rispetto al consumo di sostanze psicoattive), coinvolgendo un campione di oltre 12.000 studenti rappresentativo della popolazione studentesca italiana fra i 15 e i 19 anni;

    11) dallo studio emerge che il 2,1% del campione attribuisce a sé stesso la definizione di Hikikomori e proiettando il dato sulla popolazione studentesca (fonte Ministero dell'istruzione) 15-19enne a livello nazionale, si può quindi stimare che circa 54.000 studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di ritiro sociale;

    12) il 18,7 per cento degli intervistati ha affermato di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l'8,2 per cento non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre: in quest'area si collocano sia le situazioni più gravi (oltre 6 mesi di chiusura), sia quelle a maggiore rischio (da 3 a 6 mesi); le proiezioni parlano di circa l'1,7 per cento degli studenti totali (44.000 ragazzi a livello nazionale) che si possono definire Hikikomori, mentre il 2,6 per cento (67.000 giovani) sarebbero a rischio grave di diventarlo;

    13) secondo il predetto studio, l'età che si rivela maggiormente a rischio per la scelta di ritiro è quella che va dai 15 ai 17 anni, con un'incubazione delle cause del comportamento di auto-reclusione già nel periodo della scuola media;

    14) con deliberazione della Giunta regionale 19 ottobre 2018, n. 24-7727, la regione Piemonte ha approvato il protocollo d'intesa tra la regione, l'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte del Ministero dell'istruzione, università e ricerca e l'Associazione Hikikomori Italia Genitori Onlus per la promozione della cultura e la definizione di strategie d'intervento sull'emergente fenomeno del ritiro sociale volontario;

    15) il 7 giugno 2022, in occasione del seminario «Vicini ma lontani. Approcci per prevenire ed intercettare il ritiro sociale di ragazze e ragazzi» la regione Emila-Romagna ha presentato le Linee di indirizzo su ritiro sociale. Prevenzione, rilevazione precoce ed attivazione di interventi di primo e secondo livello;

    16) nel documento oltre un'analisi del contesto, una definizione del fenomeno, una descrizione dell'insorgenza e delle prime manifestazioni ed un riferimento all'uso di internet e videogiochi, sono riportati i principali riferimenti normativi sia dell'ambito della scuola, sia di quelli sociale e sanitario e un interessante focus sulle azioni da mettere in atto in materia di prevenzione, rilevazione precoce e attivazione tempestiva di azioni di primo e secondo livello;

    17) tra le normative ove si fa un esplicito riferimento al tema del ritiro sociale volontario, rileva il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, n. 141 del 19 febbraio 2019 con il quale è stato istituito un Comitato Tecnico Nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario con il compito di definire: a) linee guida nazionali condivise per l'assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario; b) iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida; c) iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario;

    18) nelle predette linee di indirizzo, in funzione di prevenzione, rilevazione precoce e attivazione tempestiva di azioni, si individuano:

     a) azioni di prevenzione universale come la promozione del benessere a scuola con particolare riferimento alla creazione di un ambiente positivo ed al sostegno dello sviluppo delle abilità sociali;

     b) la creazione in ambito scolastico di uno spazio d'ascolto;

     c) formazione specifica sui quadri di ritiro sociale rivolta a docenti, genitori, personale educativo, sociale e sanitario;

     d) rilevazione periodica da parte della scuola, con verifica del consiglio di classe, per quanto riguarda possibili situazioni potenzialmente riconducibili a «ritiri», i casi di studenti o studentesse che abbiano effettuato periodi consecutivi di assenza scolastica, che abbiano una quantità di assenze «frammentarie» e «intermittenti», che abbiano allontanamenti in assenza di giustificati motivi di tipo sanitario collegati a gravi malattie o assenze in presenza di pregresse segnalazioni di difficoltà relazionali, di tratti caratteriali tendenti all'inibizione e all'evitamento delle situazioni sociali tra pari;

     e) contatto scuola/famiglia a seguito della rilevazione;

     f) progetti individualizzati domiciliari o di piccolo gruppo volti al reinserimento sociale e scolastico;

     g) progetti individualizzati da parte dei servizi territoriali (laboratori nel contesto scolastico ed extrascolastico da attivare in tempi brevi), eventuale attivazione dei servizi sanitari;

     h) l'istituzione di équipe territoriali formate sul tema del ritiro, attivabili al bisogno, capaci di lavorare in sinergia nella programmazione delle azioni, che vedano la partecipazione di referenti delle istituzioni scolastiche, dei servizi sanitari, sociali, educativi, centri per le famiglie, del terzo settore, in ottemperanza agli accordi territoriali vigenti e alle competenze degli Enti coinvolti;

     i) coinvolgimento degli attori esterni alla scuola a sostegno del nucleo familiare al fine di sostenere il più ampio percorso evolutivo del ragazzo e della sua famiglia e curare la psicopatologia eventualmente presente;

     j) interventi educativi domiciliari a cura dell'Ente Locale e spazi laboratoriali educativi con attività extrascolastiche;

     k) potenziamento del ruolo dei servizi di neuropsichiatria infanzia e adolescenza (Npia);

    19) la presa in carico della patologia del «ritiro sociale» deve prevedere l'accoglienza, una visita medica iniziale per verificare se siano presenti malattie psichiatriche, interventi psicologici e psicosociali, servizi di ascolto e supporto, psicoterapia individuale o di gruppo (terapia comportamentale e familiare);

    20) molti genitori di ragazzi che si autoescludono dalla vita sociale non cercano l'aiuto del medico, rendendo così difficile anche il censimento delle persone in questa condizione e ritardando l'inizio delle cure;

    21) poiché il «ritiro sociale» deriva spesso da un malfunzionamento della comunicazione tra società, famiglia, scuola e individuo, le azioni di prevenzione dovrebbero riguardare non solo la persona malata ma anche tutti i contesti di vita in cui è inserita;

    22) famiglia e scuola soprattutto dovrebbero educare i ragazzi a essere socialmente competenti, ossia in possesso di quelle capacità di ragionamento, linguaggio ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l'ambiente circostante;

    23) un approccio educativo indirizzato sia ai giovani che ai loro genitori, nelle fasi iniziali del comportamento di ritiro, è considerato da alcuni la chiave per affrontare questa condizione; un maggiore supporto sociale (incluse visite a casa) dovrebbe essere fornito nel caso di abbandono scolastico, così come nel delicato momento della transizione scuola-lavoro;

    24) in considerazione dell'espansione del fenomeno, è importante ampliare le conoscenze sia in ambito clinico sia di ricerca al fine di favorire la comunicazione tra professionisti di discipline diverse (psichiatri, psicologi, antropologi, sociologi) e la trasmissione delle corrette informazioni a genitori e insegnanti,

impegna il Governo:

1) a valutare la possibilità di approntare, nei limiti delle risorse disponibili, gli strumenti più opportuni, anche finanziari, per promuovere la ricerca e la conoscenza epidemiologica del fenomeno del ritiro sociale in Italia e per rafforzare le evidenze sanitarie e le conoscenze in ambito clinico, favorendo la comunicazione tra professionisti di discipline diverse (psichiatri, psicologi, antropologi, sociologi, epidemiologi e altro) e la trasmissione delle corrette informazioni a genitori e insegnanti;

2) a valutare iniziative volte a promuovere un monitoraggio del fenomeno con la collaborazione degli istituti scolastici, delle strutture sanitarie, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e degli enti del terzo settore, che consenta di censire le persone in questa condizione;

3) ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione;

4) ad adottare ogni iniziativa utile a promuovere l'istituzione del servizio di psicologia scolastica per il sostegno agli alunni e agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico e universitario e promuovere il benessere psicofisico e a valorizzare il ruolo del docente universitario delegato al sostegno psicologico, quali figure di riferimento per il sostegno agli alunni e agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico e universitario e per la promozione del benessere psicofisico, e per promuovere misure di supporto psicologico e specifico sia durante il percorso scolastico e formativo sia durante quello lavorativo con particolare attenzione alle fasce economicamente più fragili della popolazione;

5) ad attivare ogni utile iniziativa per una formazione adeguata degli insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento e per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario;

6) a rafforzare la comunicazione tra famiglia e scuola nell'ottica di creare la giusta alleanza per educare i ragazzi a essere socialmente competenti, ossia in possesso di quelle capacità di ragionamento, linguaggio ed emotive necessarie per instaurare relazioni con gli altri e con l'ambiente circostante;

7) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a garantire le necessarie risorse e i percorsi istitutivi idonei per la realizzazione di progetti individualizzati domiciliari o di piccolo gruppo volti al reinserimento sociale e scolastico, da parte delle istituzioni scolastiche e dei servizi territoriali, con interventi educativi domiciliari e spazi laboratoriali educativi con attività extrascolastiche, gratuiti, per i ragazzi coinvolti dal fenomeno del ritiro sociale;

8) a valutare la possibilità di adottare, nei limiti delle risorse disponibili, iniziative per l'istituzione di équipe territoriali formate sul tema del ritiro sociale, attivabili al bisogno, capaci di lavorare in sinergia nella programmazione delle azioni, che vedano la partecipazione di referenti delle istituzioni scolastiche, dei servizi sanitari, sociali, educativi, centri per le famiglie, del terzo settore, in ottemperanza agli accordi territoriali vigenti e alle competenze degli enti coinvolti;

9) a valutare ogni opportuna iniziativa per potenziare il personale sanitario e socio-sanitario dei consultori familiari, delle strutture sanitarie territoriali e dei servizi di neuropsichiatria infanzia e adolescenza (Npia) al fine di assicurare la necessaria assistenza e cura ai giovani cui sia stata diagnosticata la patologia, con tutti i necessari interventi psicologici e psicosociali come la psicoterapia individuale o di gruppo (terapia comportamentale e familiare);

10) a promuovere una campagna informativa efficace sul fenomeno del ritiro sociale affinché la collettività intera sia consapevole del problema, coinvolgendo le istituzioni scolastiche le strutture del Ssn e le associazioni maggiormente rappresentative impegnate sul fenomeno.
(1-00200)(Testo modificato nel corso della seduta) «Di Lauro, Quartini, Sportiello, Marianna Ricciardi, Auriemma, Cherchi».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il termine giapponese «Hikikomori» significa «stare in disparte». Con questo termine si indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale scolastica o lavorativa per lunghi periodi, alle volte anni, chiudendosi nell'abitazione ed evitando qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, spesso anche con i familiari;

    2) le persone Hikikomori sono in particolare giovani tra i 14 e i 30 anni, nella maggioranza dei casi di genere maschile, anche se da più parti si afferma che il numero delle ragazze che si ritirano dalla vita sociale potrebbe essere sottostimato;

    3) la ricerca sociologica su questo argomento è iniziata negli anni 2000 e nel 2010 la parola «Hikikomori» è stata introdotta nell'Oxford English dictionary. Da allora, questo concetto è stato sempre più menzionato nella letteratura psichiatrica; l'Hikikomori è stato segnalato anche in altri Paesi, tra cui Hong Kong, Oman, Spagna, Francia, Brasile, Cina, India, Corea, Stati Uniti, Canada e Italia. L'Hikikomori è attualmente considerato un fenomeno mondiale;

    4) nel solo Giappone, le indagini ufficiali condotte finora dal Governo hanno identificato circa un milione di persone di casi, almeno l'1,2 per cento della popolazione, mentre si stima che in Italia siano tra i 50 mila e i 100 mila i giovani potenzialmente colpiti dal fenomeno di abbandono sociale. L'attenzione nei confronti del fenomeno è aumentato, soprattutto a seguito della pandemia di Covid-19, che ha estremizzato il problema;

    5) la condizione Hikikomori ha alla base un disagio adattivo sociale, con i giovani che esprimono una forte ansia sociale, accompagnata dalla difficoltà nella relazione con i coetanei e nella relazione più ampia con la società, trattandosi di giovani introversi e inibiti socialmente, nella convinzione che si sta meglio isolati e da soli;

    6) secondo lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell'associazione Hikikomori Italia, i principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione sono legati all'insofferenza nella socialità che parte dal rifiuto delle attività extrascolatiche per passare al rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo;

    7) gli Hikikomori sono generalmente giovani che si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, ma la dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è la causa che causa l'esplosione del fenomeno, ma rappresenta una conseguenza;

    8) dalla condizione di Hikikomori derivano problematiche che coinvolgono la salute, in quanto, oltre al rischio di uno stato depressivo, si assiste ad un impatto su alimentazione e attività fisica e sulla cura della propria persona;

    9) per i soggetti Hikikomori, il rischio di una tendenza autodistruttiva è elevato, in quanto autolesionismo e abuso di sostanze sembra siano molto diffusi, con la finalità di farsi del male. I soggetti Hikikomori, perdendo contatto con la realtà, aumentano il rischio di subire disturbi dissociativi e ossessivo-compulsivi;

    10) il 2 marzo 2023 sono stati comunicati i risultati del primo grande studio quantitativo sul fenomeno degli Hikikomori in Italia, una ricerca condotta dal CNR-Istituto di fisiologia clinica, in collaborazione con l'Associazione Gruppo Abele onlus di Torino. Come strumento di raccolta dati è stato utilizzato il questionario ESPAD®Italia 2021, che da molti anni ormai analizza i consumi psicoattivi, quali alcol, tabacco ed altri, e altri comportamenti a rischio degli studenti delle scuole superiori tra i 15 e i 19 anni;

    11) l'81,6 per cento dei dirigenti rispondenti al questionario ha affermato che, nell'anno scolastico 2020-2021, vi è stato almeno uno studente della scuola coinvolto nel fenomeno della dispersione scolastica, mentre il 26,7 per cento ha affermato che almeno uno studente è stato coinvolto nel fenomeno dell'isolamento sociale;

    12) il Centro e il Sud Italia risultano ben sette volte più colpiti rispetto al Nord, mentre l'esperienza dell'associazione Hikikomori Italia afferma che la maggior parte delle richieste di aiuto giungono dalle regioni nel Nord del Paese. Tale differenza di incidenza territoriale può derivare da una sovrapposizione della dispersione scolastica e quello del ritiro sociale volontario cronico Hikikomori;

    13) con il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, direzione generale per lo studente, l'integrazione e la partecipazione n. 141 del 19 febbraio 2019, presso l'amministrazione centrale è stato istituito un comitato tecnico nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario, con il compito di definire: a) linee guida nazionali condivise per l'assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario; b) iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida; c) iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario;

    14) la possibilità di attivare servizi educativi con personale adeguatamente formato e competente sul tema del ritiro sociale è uno strumento fondamentale sia in ottica preventiva (lavoro sulle relazioni nelle classi ed altro), sia su interventi di primo livello, rivolti agli alunni a forte rischio di ritiro sociale, quali, ad esempio, attuare modalità alternative alla lezione frontale per rinnovare l'interesse alla frequenza scolastica, che su interventi di secondo livello, ovvero successivamente a ritiro sociale avvenuto. Tali interventi non possono che essere attivati attraverso la collaborazione con scuola, famiglia, servizi sociali e sanitari con progetti individualizzati e/o a piccolo gruppo, che possono prevedere interventi a domicilio e l'attivazione di modalità di lavoro in sinergia con il territorio, con l'obiettivo del graduale rientro sociale e scolastico,

impegna il Governo:

1) a sostenere con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati una ricerca nazionale e periodica con valenza scientifica del fenomeno «Hikikomori», rivolta, in particolare, ai giovani che hanno abbandonato la scuola, agli studenti che non rientrano nelle storie di negligenza da parte delle famiglie e agli adulti che non riescono a rientrare nel mondo del lavoro;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere l'istituzione di un fondo finalizzato alla prevenzione e al contrasto del disagio adolescenziale e del ritiro sociale volontario;

3) a predisporre percorsi e progetti educativi di gruppo specificamente orientati a sostenere nei ragazzi quelle competenze socio-relazionali indispensabili all'assolvimento dei compiti evolutivi dell'adolescenza;

4) a promuovere azioni per realizzare misure di prevenzione, ascolto, valutazione, accompagnamento ed eventuale presa in carico di preadolescenti ed adolescenti che vivono situazioni di fragilità o a rischio di ritiro sociale e abbandono scolastico, che coinvolgano le scuole secondarie di I e II grado e le realtà della formazione professionale nelle diverse articolazioni, i servizi educativi, i servizi sociali territoriali, i centri per le famiglie, i servizi di neuropsichiatria e psicologia per l'infanzia e l'adolescenza, gli spazi giovani, i pediatri e i medici di medicina generale, le organizzazioni del terzo settore e le famiglie stesse;

5) a promuovere la formazione periodica sul ritiro sociale rivolto a docenti e dirigenti scolastici, genitori, personale educativo e sociale degli enti locali e del terzo settore, personale sanitario, al fine della migliore individuazione dei segnali di ritiro sociale dei giovani, definendo un linguaggio comune, una sensibilità condivisa che metta in connessione i nodi della rete sociale che dovranno intervenire a vario livello, in quanto per coloro che opereranno sul ritiro sociale servono competenze specifiche per intervenire precocemente e avviare modalità efficaci sin dalle prime manifestazioni, tramite percorsi formativi, attraverso i quali fornire informazioni aggiornate sul fenomeno del ritiro sociale volontario, sul riconoscimento del fenomeno e sulle azioni per prevenire e contrastare il fenomeno, nonché sulla sua evoluzione e sull'aggiornamento delle migliori pratiche;

6) ad attivare servizi educativi con personale adeguatamente formato e competente sul tema del ritiro sociale, uno strumento fondamentale sia in ottica preventiva (lavoro sulle relazioni nelle classi ed altro) sia su interventi di primo livello, rivolti agli alunni a forte rischio di ritiro sociale, che su interventi di secondo livello, ovvero successivamente a ritiro sociale avvenuto, interventi da attivare attraverso la collaborazione tra scuola, famiglia, servizi sociali e sanitari con progetti individualizzati e/o a piccolo gruppo, che possono prevedere anche interventi a domicilio e attivazione di modalità di lavoro in sinergia con il territorio, con l'obiettivo del graduale rientro sociale e scolastico;

7) ad adottare iniziative volte a prevedere l'introduzione di pratiche didattiche che consentano ai giovani di proseguire gli studi e di reintegrarsi all'interno del contesto sociale in questione attraverso la definizione di percorsi formativi flessibili nell'ottica della personalizzazione, percorsi integrativi ed alternativi, in modo da adattarsi agli interessi e sviluppare le potenzialità di coloro a forte rischio di ritiro sociale o in ritiro sociale, riducendo eventuali situazioni di pressione e mancanza di realizzazione personale all'interno del percorso scolastico da parte degli studenti a rischio;

8) ad adottare le iniziative di competenza per definire l'applicazione di un piano didattico personalizzato che preveda la possibilità di istruzione domiciliare autonoma, con il supporto di insegnanti presso il domicilio dello studente e attraverso l'utilizzo di tecnologie di formazione a distanza e video-lezioni, anche assumendo le necessarie iniziative dirette al riconoscimento economico agli insegnanti per adempiere al piano didattico personalizzato;

9) a promuovere campagne capillari informative, anche attraverso il web circa il fenomeno Hikikomori di ritiro sociale, coinvolgendo le amministrazioni locali, le amministrazioni scolastiche e sanitarie, nonché le associazioni che intervengono su soggetti che si sono ritirati dalla vita sociale scolastica o lavorativa o che sono a rischio, in particolare nelle scuole e nelle università.
(1-00202) «Zanella, Piccolotti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il termine giapponese «Hikikomori» significa «stare in disparte». Con questo termine si indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale scolastica o lavorativa per lunghi periodi, alle volte anni, chiudendosi nell'abitazione ed evitando qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno, spesso anche con i familiari;

    2) le persone Hikikomori sono in particolare giovani tra i 14 e i 30 anni, nella maggioranza dei casi di genere maschile, anche se da più parti si afferma che il numero delle ragazze che si ritirano dalla vita sociale potrebbe essere sottostimato;

    3) la ricerca sociologica su questo argomento è iniziata negli anni 2000 e nel 2010 la parola «Hikikomori» è stata introdotta nell'Oxford English dictionary. Da allora, questo concetto è stato sempre più menzionato nella letteratura psichiatrica; l'Hikikomori è stato segnalato anche in altri Paesi, tra cui Hong Kong, Oman, Spagna, Francia, Brasile, Cina, India, Corea, Stati Uniti, Canada e Italia. L'Hikikomori è attualmente considerato un fenomeno mondiale;

    4) nel solo Giappone, le indagini ufficiali condotte finora dal Governo hanno identificato circa un milione di persone di casi, almeno l'1,2 per cento della popolazione, mentre si stima che in Italia siano tra i 50 mila e i 100 mila i giovani potenzialmente colpiti dal fenomeno di abbandono sociale. L'attenzione nei confronti del fenomeno è aumentato, soprattutto a seguito della pandemia di Covid-19, che ha estremizzato il problema;

    5) la condizione Hikikomori ha alla base un disagio adattivo sociale, con i giovani che esprimono una forte ansia sociale, accompagnata dalla difficoltà nella relazione con i coetanei e nella relazione più ampia con la società, trattandosi di giovani introversi e inibiti socialmente, nella convinzione che si sta meglio isolati e da soli;

    6) secondo lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell'associazione Hikikomori Italia, i principali campanelli di allarme a cui le famiglie dovrebbero prestare attenzione sono legati all'insofferenza nella socialità che parte dal rifiuto delle attività extrascolatiche per passare al rifiuto della scuola, il cui ambiente, dove possono celarsi storie di bullismo, viene vissuto in modo particolarmente negativo;

    7) gli Hikikomori sono generalmente giovani che si isolano progressivamente e sviluppano una visione molto negativa della società, ma la dipendenza da internet, al contrario di quanto si pensi, non è la causa che causa l'esplosione del fenomeno, ma rappresenta una conseguenza;

    8) dalla condizione di Hikikomori derivano problematiche che coinvolgono la salute, in quanto, oltre al rischio di uno stato depressivo, si assiste ad un impatto su alimentazione e attività fisica e sulla cura della propria persona;

    9) per i soggetti Hikikomori, il rischio di una tendenza autodistruttiva è elevato, in quanto autolesionismo e abuso di sostanze sembra siano molto diffusi, con la finalità di farsi del male. I soggetti Hikikomori, perdendo contatto con la realtà, aumentano il rischio di subire disturbi dissociativi e ossessivo-compulsivi;

    10) il 2 marzo 2023 sono stati comunicati i risultati del primo grande studio quantitativo sul fenomeno degli Hikikomori in Italia, una ricerca condotta dal CNR-Istituto di fisiologia clinica, in collaborazione con l'Associazione Gruppo Abele onlus di Torino. Come strumento di raccolta dati è stato utilizzato il questionario ESPAD®Italia 2021, che da molti anni ormai analizza i consumi psicoattivi, quali alcol, tabacco ed altri, e altri comportamenti a rischio degli studenti delle scuole superiori tra i 15 e i 19 anni;

    11) l'81,6 per cento dei dirigenti rispondenti al questionario ha affermato che, nell'anno scolastico 2020-2021, vi è stato almeno uno studente della scuola coinvolto nel fenomeno della dispersione scolastica, mentre il 26,7 per cento ha affermato che almeno uno studente è stato coinvolto nel fenomeno dell'isolamento sociale;

    12) il Centro e il Sud Italia risultano ben sette volte più colpiti rispetto al Nord, mentre l'esperienza dell'associazione Hikikomori Italia afferma che la maggior parte delle richieste di aiuto giungono dalle regioni nel Nord del Paese. Tale differenza di incidenza territoriale può derivare da una sovrapposizione della dispersione scolastica e quello del ritiro sociale volontario cronico Hikikomori;

    13) con il decreto direttoriale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, direzione generale per lo studente, l'integrazione e la partecipazione n. 141 del 19 febbraio 2019, presso l'amministrazione centrale è stato istituito un comitato tecnico nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario, con il compito di definire: a) linee guida nazionali condivise per l'assistenza di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario; b) iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida; c) iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio, della salute e del benessere di alunni e studenti in condizione di ritiro sociale volontario;

    14) la possibilità di attivare servizi educativi con personale adeguatamente formato e competente sul tema del ritiro sociale è uno strumento fondamentale sia in ottica preventiva (lavoro sulle relazioni nelle classi ed altro), sia su interventi di primo livello, rivolti agli alunni a forte rischio di ritiro sociale, quali, ad esempio, attuare modalità alternative alla lezione frontale per rinnovare l'interesse alla frequenza scolastica, che su interventi di secondo livello, ovvero successivamente a ritiro sociale avvenuto. Tali interventi non possono che essere attivati attraverso la collaborazione con scuola, famiglia, servizi sociali e sanitari con progetti individualizzati e/o a piccolo gruppo, che possono prevedere interventi a domicilio e l'attivazione di modalità di lavoro in sinergia con il territorio, con l'obiettivo del graduale rientro sociale e scolastico,

impegna il Governo:

1) a promuovere periodicamente uno studio su scala nazionale che coinvolga tutte le fasce di età della popolazione circa l'incidenza di tale fenomeno e le sue ripercussioni;

2) a valutare la possibilità di adottare, nei limiti delle risorse disponibili, iniziative di competenza volte a prevedere l'istituzione di un fondo finalizzato alla prevenzione e al contrasto del disagio adolescenziale e del ritiro sociale volontario;

3) a valutare la possibilità di predisporre percorsi e progetti educativi di gruppo specificamente orientati a sostenere nei ragazzi quelle competenze socio-relazionali indispensabili all'assolvimento dei compiti evolutivi dell'adolescenza;

4) ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire ed arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione;

5) ad attivare ogni utile iniziativa per un'adeguata formazione di insegnanti e operatori del settore, per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento per poter prevenire ed arginare l'abbandono scolastico e universitario;

6) a valutare l'opportunità di attivare, nei limiti delle risorse disponibili, servizi educativi con personale adeguatamente formato e competente sul tema del ritiro sociale, uno strumento fondamentale sia in ottica preventiva (lavoro sulle relazioni nelle classi ed altro) sia su interventi di primo livello, rivolti agli alunni a forte rischio di ritiro sociale, che su interventi di secondo livello, ovvero successivamente a ritiro sociale avvenuto, interventi da attivare attraverso la collaborazione tra scuola, famiglia, servizi sociali e sanitari con progetti individualizzati e/o a piccolo gruppo, che possono prevedere anche interventi a domicilio e attivazione di modalità di lavoro in sinergia con il territorio, con l'obiettivo del graduale rientro sociale e scolastico;

7) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a sviluppare attività didattiche a favore di una personalizzazione dell'istruzione, anche attraverso la figura del docente tutor, promuovendo il recupero dei ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e sviluppando le potenzialità di coloro a forte rischio di ritiro sociale, riducendo eventuali situazioni di pressione e mancanza di realizzazione personale all'interno del percorso scolastico;

8) a valutare l'opportunità di adottare e definire iniziative di competenza per definire l'applicazione di un piano didattico personalizzato che preveda la possibilità di istruzione domiciliare autonoma, con il supporto di insegnanti presso il domicilio dello studente e attraverso l'utilizzo di tecnologie di formazione a distanza e video-lezioni, anche assumendo le necessarie iniziative dirette al riconoscimento economico agli insegnanti per adempiere al piano didattico personalizzato;

9) a promuovere campagne capillari informative, anche attraverso il web circa il fenomeno Hikikomori di ritiro sociale, coinvolgendo le amministrazioni locali, le amministrazioni scolastiche e sanitarie, nonché le associazioni che intervengono su soggetti che si sono ritirati dalla vita sociale scolastica o lavorativa o che sono a rischio, in particolare nelle scuole e nelle università.
(1-00202)(Testo modificato nel corso della seduta) «Zanella, Piccolotti, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Zaratti».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a tutelare i risparmiatori in relazione alla recente vicenda del passaggio forzoso di clienti di Intesa Sanpaolo alla banca online Isybank – 3-00738

   FOTI, GIORGIANNI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, LUCASELLI, TRANCASSINI, CANNATA, MASCARETTI, RAMPELLI, ANGELO ROSSI e TREMAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 16 ottobre 2023 sarà operativo il passaggio forzoso di circa 300 mila clienti di Intesa Sanpaolo alla banca online Isybank; saranno interessati al momento solo i clienti «prevalentemente digitali», entro il 2024 saranno circa quattro milioni i clienti trasferiti;

   Intesa Sanpaolo, in maniera autoreferenziale, ha identificato come «prevalentemente digitali» i clienti che abbiano meno di 65 anni e che nell'ultimo anno abbiano effettuate operazioni solo mediante il servizio My Key;

   a oggi sono esclusi i clienti con giacenze finanziarie superiori a centomila euro o che hanno effettuato più di dieci operazioni in filiale nell'ultimo anno;

   Isybank è una banca digitale pensata esclusivamente per app, quindi gestibile solo via smartphone e tablet, non ha filiali sul territorio, né una piattaforma di internet banking accessibile online;

   la comunicazione di tale trasferimento «forzoso», inviata tra giugno e luglio 2023, ha scatenato le proteste di molti clienti, come dimostrano i tanti reclami ricevuti dalle associazioni dei consumatori, perché inviata in maniera alquanto discutibile;

   si riscontrano carenze prima di tutto sul piano comunicativo: la modalità dell'opt-out, ovvero l'obbligo di comunicare la volontà di non aderire, avrebbe dovuto essere ribaltata, richiedendo l'espressa adesione da parte dell'utente;

   inoltre, sul sito della banca non è presente alcun riferimento a tale passaggio e molti che hanno contattato il numero verde per manifestare la propria volontà non hanno ancora ricevuto riscontro;

   tale trasferimento è tutt'altro che indolore, visto che con il passaggio a Isybank sarà cambiato il codice iban di ciascun utente e, quindi, oltre a diverse interruzioni di operatività per alcuni giorni, ci potrebbero essere problemi relativi a cambi di domiciliazione sbagliati o perdita di bonifici in arrivo;

   a parere degli interroganti, ancora una volta è stato intaccato il rapporto di fiducia tra istituti di credito e cliente, posto che la gestione e la messa in sicurezza dei propri risparmi si basa su un rapporto così delicato che andrebbe gestito sempre con la massima lealtà e trasparenza;

   certamente gli organi competenti sulla vigilanza bancaria e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato saranno chiamati a valutare il «silenzio assenso» utilizzato per accettare un cambio così radicale di rapporto bancario –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di tutelare gli interessi degli utenti coinvolti e affinché possano determinarsi le condizioni per la riapertura dei termini che consenta loro di manifestare la mancata volontà di adesione alla proposta, nonché per il rientro in possesso del conto originario senza lungaggini.
(3-00738)


Iniziative di competenza volte a contrastare l'abbandono scolastico e universitario e l'impoverimento educativo e culturale in territori quali quello di Caivano – 3-00739

   TASSINARI, DALLA CHIESA, MULÈ, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   alla luce dei ripetuti episodi di violenza e criminalità accaduti nel territorio di Caivano, che hanno scosso l'intera opinione pubblica, il 31 agosto 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione della sua partecipazione a Caivano alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha affermato che «in Italia non possono esistere zone franche» e che «il Parco verde di Caivano non è l'unico territorio che versa in queste condizioni», ma tanti sono i «territori che versano in queste condizioni»;

   tali brutali episodi hanno riportato al centro della riflessione politica il bisogno e l'urgenza di intervenire, con risolutezza e responsabilità, per contrastare i fenomeni di violenza, soprattutto compiuti dai giovani; questa condizione ha condotto il Governo alla tempestiva adozione di specifiche misure di contrasto alla criminalità e al disagio giovanile sul territorio, con l'approvazione del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123;

   alcuni territori, come quello di Caivano, sono caratterizzati da una carente integrazione sociale, da alti tassi di abbandono scolastico e universitario e da un impoverimento educativo, culturale e ricreativo, per cui specifiche misure anche legate alla formazione dei giovani paiono quanto mai necessarie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contribuire al contrasto dei fenomeni di violenza nel territorio di Caivano, anche in coordinamento con le autorità locali e in raccordo con le istituzioni universitarie e dell'alta formazione superiore.
(3-00739)


Iniziative di competenza per il potenziamento del sistema sanitario, con particolare riferimento alle strutture di emergenza, anche alla luce del fenomeno delle improprie e prolungate degenze presso i reparti di pronto soccorso – 3-00740

   GADDA, BOSCHI, FARAONE, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando alle notizie diffuse dagli organi di informazione, al Policlinico romano di Tor Vergata si sono verificati diversi casi di pazienti rimasti a lungo al pronto soccorso: un 77enne rimasto su una barella per più di un mese e mezzo, un uomo di 81 anni per quattro settimane, una 51enne per tre settimane e un anziano di 90 anni per 15 giorni;

   la stampa riferisce quasi quotidianamente di casi analoghi su tutto il territorio nazionale, tanto da aver individuato una terminologia specifica per questo fenomeno, il «boarding sanitario», e le iniziative per gestirlo si sono limitate a documenti ufficiali che ne definiscono il perimetro e la durata massima – fissata a 6 ore –, ma la maggior parte dei pazienti, anche al di là dei casi limite citati, aspetta molto più di 6 ore, ovvero dai 2 fino a 5 giorni;

   sui reparti di pronto soccorso degli ospedali di tutto il Paese si riversano i problemi irrisolti del malfunzionamento del sistema sanitario, ulteriormente congestionato dalla lenta uscita dagli effetti della pandemia, che, come noto, hanno acutizzato e cronicizzato situazioni già difficili;

   il fattore che più incide sulle inefficienze dei pronto soccorso italiani è la carenza di personale, a causa sia dell'elevato numero di dimissioni che si verificano tra i medici in servizio presso il pronto soccorso, sia della fuga degli aspiranti medici dalla specializzazione in medicina d'emergenza (secondo i dati delle associazioni di categoria, mediamente non viene assegnato il 50 per cento dei contratti di specializzazione in quest'area);

   lo stesso Ministro interrogato, rispondendo ad atti di sindacato ispettivo, anche della sua stessa maggioranza di Governo, ha più volte affermato che «i cittadini hanno perso punti di riferimento territoriali e si riversano negli ospedali» e, dunque, «il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso è il sintomo di una malattia più grande, che possiamo fermare solo attraverso azioni concrete e strutturali», salvo poi non far seguire alle parole fatti concreti e strutturali –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della grave situazione che affligge le strutture sanitarie di emergenza e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere ispettivo, per scongiurare il ripetersi di casi così gravi e ogni altra opportuna iniziativa per limitare il fenomeno del cosiddetto «boarding sanitario» e, più in generale, per il potenziamento del sistema sanitario, a cominciare dagli investimenti necessari per accorciare le liste d'attesa e aumentare gli stipendi del personale.
(3-00740)


Iniziative strutturali a favore del Servizio sanitario nazionale, anche salvaguardando il livello delle risorse finanziarie ad esso destinate, in linea con i Paesi del G7 e con la media dell'Unione europea – 3-00741

   QUARTINI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalle anticipazioni, annunciate dalla stessa Presidente del Consiglio dei ministri, parrebbe che nella prossima manovra di bilancio ci saranno 3 miliardi in più sulla sanità da destinare all'abbattimento delle liste d'attesa e le risorse per il rinnovo del contratto del comparto;

   per le liste di attesa sembrerebbe puntarsi alla detassazione di straordinari e a far lavorare di più i privati accreditati; l'idea è dunque quella, non già di aumentare gli organici e implementare i servizi, ma di far lavorare fino all'inverosimile e con turni massacranti quel poco personale che c'è e di foraggiare il privato;

   questi annunciati tre miliardi di euro, come da più parti sottolineato, sono un po' il gioco delle tre carte: si tolgono rispetto a quanto già programmato e poi si aggiungono per sottolinearne un incremento e quasi tutti serviranno al mantenimento dello status quo;

   a chi dichiara che in realtà le risorse sono in aumento, è bene ricordare come nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2023, discussa solo pochi giorni fa, il rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo precipita dal 6,6 per cento del 2023 al 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1 per cento nel 2026, precipizio che significa «meno salute»;

   come rilevato anche dalla Fondazione Gimbe, «è del tutto evidente che l'irrisorio aumento della spesa sanitaria di 4.238 milioni di euro (+1,1 per cento) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l'aumento dei prezzi, sia per l'erosione dovuta all'inflazione, sia perché l'indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all'indice generale di quelli al consumo» e, pertanto, le stime previsionali sulla spesa sanitaria certificano evidenti segnali di definanziamento;

   la detassazione degli straordinari non risolve il problema delle liste di attesa e stressare ulteriormente l'esiguo personale sanitario presente nelle strutture sanitarie significa mettere a rischio la sicurezza delle cure; detassare gli straordinari è oltretutto un beneficio per pochi, più di rado per chi ha contingenze pressanti di famiglia e figli numerosi;

   è di tutta evidenza come non si voglia veramente tutelare il Servizio sanitario nazionale, come richiesto ormai da tutti gli osservatori del sistema salute –:

   se intenda porre in essere azioni strutturali e di più ampio respiro per restituire centralità e unitarietà al Servizio sanitario nazionale, anche avendo il coraggio d'intervenire sui meccanismi di finanziamento affinché la spesa sanitaria non soccomba ai processi inflattivi e sia in linea con i Paesi del G7 e, comunque, non inferiore alla media dell'Unione europea.
(3-00741)


Iniziative volte a riconoscere alle regioni una maggiore flessibilità nella programmazione sanitaria, al fine di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza – 3-00742

   PANIZZUT, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI, ZOFFILI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il rilancio del Servizio sanitario nazionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, la valorizzazione dei professionisti e l'incremento dei fondi a tal fine destinati rappresentano obiettivi prioritari sui quali il Governo è intervenuto con decisione, in difesa del diritto alla salute costituzionalmente garantito;

   nonostante le misure adottate, lo stato di salute del Servizio sanitario nazionale rimane condizionato da fattori interni ed esterni, non imputabili alla gestione delle singole regioni, che rischiano di pregiudicare l'erogazione delle funzioni assistenziali e l'attuazione delle riforme in atto, anche legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   tra le criticità in questione, si possono citare, senza pretesa di esaustività, l'aumento dei costi energetici, la presenza di inflazione di lungo periodo, la carenza di professionisti sanitari, ma anche i bisogni assistenziali crescenti legati al quadro post Covid, all'invecchiamento della popolazione e all'aumento delle cronicità;

   secondo fonti stampa, in conseguenza dei fattori sopra indicati e, soprattutto, del quadro inflattivo persistente, i conti di numerose regioni si apprestano a chiudere in rosso, riportando di attualità lo spettro dei commissariamenti e dei relativi piani di rientro in sanità, assolutamente da evitare per le ripercussioni in termini di tagli alle prestazioni e blocchi alle assunzioni che da essi deriverebbero;

   come ha evidenziato la Conferenza delle regioni e delle province autonome, sono necessari interventi di carattere normativo per consentire alle regioni di proseguire nella programmazione sanitaria, scongiurando l'applicazione di misure penalizzanti e concedendo maggiore elasticità e flessibilità, in considerazione delle criticità oggettive sopra rammentate, delle quali le regioni stesse non possono in alcun modo essere ritenute responsabili;

   sarebbe auspicabile, ad esempio, prevedere, d'intesa con le regioni, sia pure in via temporanea, una revisione al rialzo degli standard dimensionali dei disavanzi sanitari regionali definiti dall'articolo 2, commi 75 e seguenti, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, con applicazione di detti standard dimensionali all'articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 –:

   se il Ministro interrogato convenga sulla necessità di riconoscere alle regioni una maggiore flessibilità ed elasticità che consenta di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in un perdurante quadro inflattivo, anche per il solo anno in corso.
(3-00742)


Iniziative di competenza volte a superare le carenze di personale sanitario, al fine di garantire l'universalità e l'uniformità delle prestazioni sul territorio nazionale – 3-00743

   ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   entro il 2025 in Italia usciranno dal Servizio sanitario nazionale fisiologicamente 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali, 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 medici, senza contare i prepensionamenti, le dimissioni volontarie e i medici che scelgono di lavorare nel privato, in cooperative o di andare all'estero con proposte economiche nettamente migliori;

   nel 2021, 124.506 medici lavoravano nelle strutture sanitarie: 102.491 dipendenti del Servizio sanitario nazionale e 22.015 dipendenti delle strutture equiparate al Servizio sanitario nazionale. La media nazionale era di 2,11 medici per 1.000 abitanti, con un range dai 1,84 di Campania e Veneto ai 2,56 della Toscana;

   nel 2021, 298.597 infermieri lavoravano nelle strutture sanitarie: 264.768 dipendenti del Servizio sanitario nazionale e 33.829 dipendenti delle strutture equiparate al Servizio sanitario nazionale. La media nazionale era di 5,06 per 1.000 abitanti, con un range dai 3,59 della Campania ai 6,72 del Friuli Venezia Giulia;

   nel 2021 il rapporto infermieri/medici tra il personale dipendente era di 2,4, con un range dagli 1,83 della Sicilia ai 3,3 della provincia autonoma di Bolzano. Ad eccezione del Molise, le regioni in piano di rientro si trovano tutte sotto la media nazionale, dimostrando che le restrizioni di personale hanno colpito più il personale infermieristico che quello medico. L'Italia si colloca molto al di sotto della media Ocse per rapporto infermieri/medici;

   le scelte a favore della sanità privata stanno già comportando maggiori costi per i cittadini, quelli che hanno meno possibilità economiche, ma questo significa l'abbandono dell'universalismo, dell'equità e dell'uguaglianza dei cittadini rispetto alla prevenzione e alla malattia;

   la ridotta offerta specialistica sul territorio, con le riduzioni delle ore nei poliambulatori, è uno dei principali motivi che generano liste d'attesa interminabili rispetto alla medicina difensiva e alla domanda crescente di salute delle persone;

   il modello sanitario pubblico, istituto con la legge n. 833 del 1978, è in crisi a causa di una sanità pubblica che vede scarsi investimenti, retribuzioni tra le più basse in Europa, difficoltà di accedere alle cure, scarsità di personale, difficili condizioni di lavoro, denunce e atti di violenza, anche mortali, contro gli operatori sanitari –:

   quali iniziative intenda assumere per superare le evidenti carenze di personale sanitario quale elemento indispensabile di un Servizio sanitario nazionale in grado di ottemperare all'articolo 32 della Costituzione e attuare integralmente la legge n. 833 del 1978, garantendo l'universalità, l'uguaglianza e l'uniformità delle prestazioni sull'intero territorio nazionale.
(3-00743)


Iniziative di competenza in materia di salute mentale, con particolare riferimento all'introduzione della figura dello psicologo di base – 3-00744

   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo le fasi più acute della pandemia di Covid-19, prosegue anche nel 2023 una domanda di rilevante entità di cure mentali, soprattutto nei giovani adolescenti;

   la XII Commissione (affari sociali) della Camera dei deputati sta esaminando alcune proposte di legge per introdurre un servizio di supporto psicologico, tra cui la proposta di legge n. 1034, a prima firma dell'onorevole Maurizio Lupi, recante «Istituzione della figura professionale dello psicologo di base»;

   per il mese di novembre 2023 è stata calendarizzato alla Camera dei deputati l'esame in Aula della proposta di legge promossa dal gruppo parlamentare Noi Moderati, recante «Istituzione della figura professionale dello psicologo di base»;

   la proposta di legge citata garantisce un rapporto stretto di collaborazione tra la rete dei medici di medicina generale e dei futuri psicologi di base, ponendo l'accento sul valore del rapporto diretto tra medico di base e paziente;

   l'11 gennaio 2023, 91 direttori di dipartimenti di salute mentale hanno inviato una lettera alle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il Ministro interrogato, «a fronte dell'aumento del disagio mentale nel nostro Paese, in particolare degli adolescenti, senza più possibilità di adeguate risposte da parte dei dipartimenti di salute mentale»;

   da tempo numerose associazioni, regioni, enti locali ed esperti di settore auspicano l'introduzione del cosiddetto «psicologo di base», riconosciuto dal Sistema sanitario nazionale, che possa offrire un sollievo alla salute mentale dei cittadini, soprattutto a supporto delle fasce più deboli della popolazione, in particolare dei pre-adolescenti e degli adolescenti –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per rispondere all'aumento delle patologie che interessano la salute psicologica dei cittadini, anche con riferimento all'introduzione della figura dello psicologo di base così come illustrata in premessa.
(3-00744)


Iniziative urgenti volte alla ripresa del processo di pace in Medio Oriente e all'apertura immediata di corridoi umanitari per la salvaguardia dei civili a Gaza – 3-00745

   BRAGA, SCHLEIN, PROVENZANO, AMENDOLA, BOLDRINI, BONAFÈ, CASU, CIANI, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, GHIO, MORASSUT, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI e ROGGIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si ribadisce la più ferma condanna per l'attacco terroristico e indiscriminato di Hamas;

   si riconosce il diritto di Israele di esistere e di difendersi nel pieno rispetto del diritto internazionale e umanitario;

   la situazione umanitaria a Gaza è catastrofica e Israele ha ordinato l'evacuazione di 1,1 milioni di civili palestinesi dalla Striscia;

   il segretario Onu, Guterres, ha chiesto nuovamente ad Hamas di rilasciare gli ostaggi senza precondizioni, ma ha anche dichiarato che «spostare più di un milione di persone attraverso una zona di guerra densamente popolata verso un luogo senza cibo, acqua o alloggio, quando l'intero territorio è sotto assedio, è estremamente pericoloso – e in alcuni casi semplicemente impossibile (...) anche le guerre hanno delle regole. Il diritto internazionale umanitario e il diritto dei diritti umani devono essere rispettati e sostenuti»;

   anche l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Borrell, ha detto che «il piano di evacuazione di Israele è assolutamente impossibile da attuare»;

   il valico di Rafah, l'unico non controllato da Israele, è ancora bloccato e sono fermi migliaia di aiuti umanitari;

   il Ministro interrogato ha dichiarato che si spera «di far uscire dalla Striscia i 10-12 italiani che vivevano qui»;

   in una nota i Governi dell'Unione europea ribadiscono «con la massima fermezza» la condanna ad Hamas, ma avvertono anche il Governo di Netanyahu «di garantire, in ogni momento, la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario» e di evitare «un'escalation regionale»;

   la Commissione europea aumenterà di 50 milioni di euro gli aiuti umanitari per Gaza, ribadendo che l'Unione europea continuerà «la nostra stretta collaborazione con le Nazioni Unite per garantire che questi aiuti raggiungano coloro che ne hanno bisogno a Gaza»;

   gli interroganti ribadiscono la richiesta al Governo di favorire ogni iniziativa utile volta a rilasciare gli ostaggi senza condizioni, fermare l'escalation militare e promuovere la ripresa del processo di pace in Medio Oriente verso la soluzione politica dei «due popoli e due Stati», con il pieno riconoscimento di Israele e Palestina ad esistere e convivere in sicurezza –:

   quali iniziative stia intraprendendo nei consessi internazionali per sostenere con forza l'importanza della fornitura di aiuti umanitari urgenti all'interno della Striscia e l'apertura immediata di corridoi umanitari per la salvaguardia dei civili a Gaza, nonché la previsione di «safe zones» per i civili, incluse scuole, ospedali e altre strutture di uso pubblico, nel pieno rispetto dei princìpi del diritto internazionale umanitario e anche per garantire l'incolumità dei cittadini e dei nostri cooperanti e ristabilire le loro condizioni di operatività.
(3-00745)