Camera dei deputati

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 17 ottobre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il tema della sanità e della difesa del diritto alla salute è tra gli obiettivi prioritari di questo Esecutivo, che sin dal suo insediamento, attraverso i provvedimenti adottati e l'azione concreta del Ministero competente, ha più volte applicato disposizioni finalizzate a garantire il diritto alla salute come diritto fondamentale dell'individuo, interesse della collettività e diritto inviolabile dell'uomo, assicurando cure gratuite agli indigenti nel rispetto e in attuazione degli articoli 32 e 2 della Costituzione;

    come ha più volte evidenziato il Ministro della salute nel corso di audizioni e di discussioni parlamentari, purtroppo, nonostante i diversi provvedimenti adottati, volti alla tutela costituzionale del diritto alla salute, occorre constatare come il Servizio sanitario nazionale si trovi di fronte ad una serie di criticità assai rilevanti, per risolvere le quali è necessario assumere iniziative concrete e, ove occorra, specifici e ulteriori finanziamenti;

    l'attuale Governo ha posto in essere ogni azione necessaria ad aumentare i fondi destinati al sistema sanitario nazionale, ad abbattere le liste di attesa e a contrastare la carenza di personale, problemi endemici per la sanità italiana ormai da diversi anni;

    le misure di contenimento della spesa di personale adottate negli ultimi anni, in particolare i vincoli assunzionali, hanno determinato una significativa riduzione del personale del sistema sanitario nazionale, e la pandemia ha ulteriormente acuito le difficoltà, anche se i dati più recenti mostrano un incremento dei rapporti di lavoro subordinato nella sanità pubblica; in base ai dati, è emerso, tuttavia, che le difficoltà di reclutamento di personale, in particolare medici e infermieri, sono determinate anche dalla scarsa attrattività del servizio pubblico, con la preoccupante conseguenza che spesso i concorsi non consentono la copertura dei posti per carenza di aspiranti, soprattutto nei settori dell'emergenza-urgenza, anestesia, terapia intensiva, ostetricia e ginecologia, nonché da limitazioni poste all'accesso delle facoltà universitarie di riferimento e dei successivi percorsi di specializzazione;

    è necessario evidenziare, a fronte delle recenti critiche mosse al Governo Meloni sui presunti tagli alla sanità scaturiti dalla nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, dove la spesa sanitaria passa dai 134,7 miliardi nel 2023 a 132,9 miliardi nel 2024, con un passaggio della spesa sanitaria dal 6,6 al 6,2 per cento in rapporto al Pil, che si parla di dati della spesa sanitaria a legislazione vigente e cioè sulla base della legge di bilancio scorsa, che non tengono ovviamente conto dell'ulteriore finanziamento del FSN che sarà fatto con la nuova legge di bilancio e che riporterà i valori in linea con i precedenti;

    da una parte, dunque, ci sono i dati della spesa sanitaria a legislazione vigente, che non tengono conto dei finanziamenti che saranno fatti nella nuova manovra di bilancio, e, dall'altra, l'evidenza che, rispetto a quanto previsto in precedenza, si stia realizzando una chiara inversione di tendenza, considerato che, nel decennio antecedente l'emergenza COVID-19, il Fondo sanitario è stato definanziato da tutti i Governi di centro-sinistra che si sono succeduti, mentre nel 2020 l'incremento è stato dovuto proprio alla pandemia da COVID-19; il taglio operato, nell'arco di un decennio, dai passati Governi di centro-sinistra ammonta a circa 37 miliardi di euro, cui si aggiunge il non aver fatto nulla per sbloccare le assunzioni, contrariamente all'attuale Esecutivo che ha incrementato i fondi, disponendo misure concrete a favore del personale medico e della medicina in generale;

    è di tutta evidenza, tuttavia, la necessità di intraprendere interventi strutturali, partendo dalle risorse a disposizione e adeguandole, anche al fine di rendere il servizio pubblico più attrattivo per i giovani, proseguendo nell'impegno già iniziato con la scorsa legge di bilancio e il decreto-legge n. 34 del 2023 per incrementare le remunerazioni del personale dell'emergenza-urgenza e contrastare l'indiscriminato uso dei cosiddetti medici a gettone;

    a fine aprile 2023 è stata raggiunta l'intesa in conferenza Stato-regioni sul decreto tariffe dei nuovi LEA – livelli essenziali di assistenza, in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, che, in particolare, innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale – in vigore dal 1° gennaio 2024 – e dell'assistenza protesica – in vigore dal 1° aprile 2024 –, rimasti fermi rispettivamente al 1996 e al 1999, introducendo prestazioni tecnologicamente più avanzate ed espungendo quelle non più attuali;

    per ciò che concerne gli investimenti a carattere sanitario e socio-sanitario – definiti in attuazione dello strumento di programmazione di spesa del PNRR che rientrano nello specifico inquadramento generale relativo al tema M6 salute, componente 2, del PNRR – è opportuno evidenziare che il Ministero della salute, amministrazione titolare della missione e i soggetti attuatori, le regioni, tramite i Contratti istituzionali di sviluppo (Cis) hanno avviato l'iter di ripartizione delle risorse con il decreto di ripartizione programmatica delle risorse del 20 gennaio 2022, con cui si dà inizio al processo di attuazione degli interventi della missione 6, a cui sono stati destinati nel complesso circa 15,63 miliardi di euro, di cui il 41,1 per cento indirizzato alle regioni del Mezzogiorno; ai sensi dell'articolo 3 del decreto, costituiscono parte integrante del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) i piani operativi regionali, comprendenti gli action-plan per ciascuna linea di investimento; tutti i 21 Cis previsti sono stati sottoscritti dal Ministero della salute e dalle regioni e province autonome a fine maggio 2022;

    nel corso della legislatura è stata data attuazione alla riforma riguardante la riorganizzazione della rete degli Irccs (ora legge n. 129 del 3 agosto 2022). Nell'ambito della missione relativa all'investimento M6C1I1.3 – Rafforzamento dell'assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (ospedali di comunità) è stato raggiunto l'obiettivo di assegnazione di almeno 400 codici CIG/provvedimento di convenzione per la realizzazione degli ospedali di comunità. Inoltre è stato raggiunto entro giugno 2023 l'obiettivo relativo all'investimento M6C2I2.2 – Sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario e al sub investimento M6C2I2.2 (a) – Borse aggiuntive di formazione specifica in medicina generale, che prevedeva l'assegnazione di 1.800 borse di studio per la formazione specifica in medicina generale;

    si parte dalla consapevolezza della criticità del sistema sanitario nazionale, che tanto è stato realizzato fino ad oggi, ma che indubbiamente tanto ancora deve essere fatto: è opportuno evidenziare, tra le altre criticità evidenti, che già prima dell'emergenza sanitaria, nel 2018, i dati nazionali rivelavano che solo il 2,9 per cento della popolazione anziana avesse ricevuto interventi di assistenza, con una media di 18 ore di trattamento all'anno invece delle 240 ore circa che i riferimenti internazionali stimano necessarie, nonché le marcate disparità regionali nell'offerta dell'assistenza domiciliare integrata;

    recenti rilevazioni Istat prevedono che tra il 2015 e il 2065 la popolazione di età superiore ai 65 anni crescerà dal 21,7 per cento al 32,6 per cento, con il 10 per cento di età superiore agli 85 anni, in modo che l'indice di vecchiaia della popolazione, cioè il rapporto di composizione tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), si incrementerà da 157,7 a 257,9;

    si rileva la necessità della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, basato non esclusivamente sulla creazione di nuove strutture, ma anche sulla valorizzazione e riqualificazione di quelle già esistenti, nonché su un congruo investimento sulle figure professionali all'interno di percorsi che migliorino la prossimità di cura, di accesso alle cure e alle prestazioni socio-sanitarie, in particolare per i pazienti cronici;

    altro grande tema della riorganizzazione e dei processi di gestione inerenti la sanità è quello riguardante le liste d'attesa dei ricoveri programmati, il servizio sanitario paga ancora oggi le conseguenze della pandemia e della difficoltà nel recupero delle liste di attesa, a tal proposito si ritiene improcrastinabile attivare gli strumenti che consentano di potenziare i processi burocratici del percorso del paziente, dal momento della presa in carico della domanda, all'inserimento nella lista d'attesa, all'accesso al ricovero fino alla sua dimissione, attraverso il miglioramento della governance aziendale e regionale;

    attesa e variabilità regionale che si rileva anche per le prestazioni sanitarie finalizzate alla prevenzione secondaria, quali ad esempio gli screening mammografici, o altri esami diagnostici finalizzati all'identificazione precoce di possibili patologie che potrebbero sensibilmente migliorare gli esiti di cura a seguito di diagnosi tempestiva;

    a tal proposito si rileva che il Ministero della salute, per il tramite del Comando carabinieri per le tutela della salute, effettua i monitoraggi periodici previsti dal vigente Piano nazionale di governo delle liste di attesa; negli scorsi mesi di luglio e agosto è stata espletata una campagna di controlli, da Nord a Sud del Paese, finalizzata alla verifica della gestione delle liste di attesa per l'erogazione di prestazioni sanitarie ambulatoriali riconducibili a visite specialistiche ed esami diagnostici afferenti al Servizio sanitario pubblico;

    in un recente intervento in Aula alla Camera dei deputati il Ministro della salute ha dichiarato che il Piano nazionale, adottato d'intesa con la conferenza Stato-regioni nel febbraio 2019, prevede il monitoraggio dei tempi di attesa quale elemento essenziale per il più generale monitoraggio dei LEA, sia ex ante che ex post; si sta, tuttavia, valutando un'evoluzione del sistema per il monitoraggio ex ante delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, favorendo il collegamento automatico con i CUP, per aumentare la tempestività di rilevazione;

    a tal proposito è bene evidenziare che già il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, cosiddetto decreto milleproroghe, ha introdotto alcune misure volte a favorire l'abbattimento delle liste d'attesa per le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e per le prestazioni ospedaliere, prevedendo la possibilità per le regioni e le province autonome:

     a) di «rendere disponibili, per l'equilibrio finanziario 2022, le risorse correnti di cui all'articolo 1, comma 278, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, non utilizzate al 31 dicembre 2022 per le finalità di cui all'articolo 1, commi 276 e 277, di detta legge»;

     b) di avvalersi, fino al 31 dicembre 2023, di puntuali misure finanziarie atte a garantire la completa attuazione del Piano operativo per il recupero delle liste d'attesa, consentendo alle stesse regioni e province autonome di utilizzare «una quota non superiore allo 0,3 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2023»;

    più nello specifico, il provvedimento citato ha disposto la proroga dell'utilizzo delle risorse stanziate nel limite dell'autorizzazione di spesa per complessivi 500 milioni di euro, a valere sul livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato per l'anno 2022, di cui 150 milioni destinati allo smaltimento delle liste di attesa tramite il ricorso alle strutture private accreditate, per consentire la prosecuzione delle attività già avviate, dal momento che a fine 2022 non tutte le risorse disponibili erano state utilizzate;

    incide sulla mancata riduzione dei tempi d'attesa anche il coinvolgimento solo in via marginale e residuale delle strutture di diritto privato, benché pubblicamente chiamate a dare disponibilità per il recupero delle liste;

    in merito alle liste d'attesa, il Ministro Schillaci nei giorni scorsi ha preannunciato, per la prossima manovra finanziaria, le linee di un nuovo piano di sfoltimento, prevedendo la presenza di un'autorità (la più indicata potrebbe essere l'Agenzia per i servizi sanitari regionali e per la sanità digitale, che già oggi gestisce tutti i flussi informativi delle Asl e produce report aggiornati sulle liste d'attesa) che controlli cosa accade nelle singole regioni e per ogni singola prestazione, e sia rapidamente in grado di intervenire nel caso in cui dovesse allungarsi la lista di attesa su un determinato esame diagnostico o intervento chirurgico in una determinata regione; non occorre necessariamente spendere di più per risolvere i problemi, ma utilizzare le risorse in modo efficiente in tutte le regioni;

    tra i provvedimenti collegati alla manovra di bilancio, riportati nella Nadef, tra gli altri è prevista l'adozione di disegni di legge inerenti la riorganizzazione e il potenziamento dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale e dell'assistenza ospedaliera, la delega in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal Ministero della salute e il Codice in materia di disabilità;

    tra i principali provvedimenti di finanza pubblica adottati nel 2023 nel settore della sanità, si ricorda che è stato istituito un Fondo a carico del bilancio statale per l'anno 2023 per fare fronte a quota parte degli oneri a carico delle aziende fornitrici di dispositivi medici a seguito del superamento del relativo tetto della spesa relativo agli anni 2015-2018;

    inoltre, per affrontare la carenza di personale presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e al fine di ridurre l'utilizzo delle esternalizzazioni, è stato stabilito che le aziende e gli enti del Ssn possano ricorrere per il personale medico a prestazioni aggiuntive la cui tariffa oraria, in deroga alla contrattazione, può essere aumentata;

    misure a sostegno del Ssn sono contenute anche all'interno della legge delega per la riforma fiscale, che dispone la previsione del graduale superamento dell'Irap tale da garantire il finanziamento del Servizio sanitario nazionale e il gettito in misura equivalente per le regioni che presentino squilibri di bilancio sanitario o siano sottoposte a piani di rientro, e che dispone che il riordino delle tax expenditures (agevolazioni fiscali) dovrà essere effettuato ponendo attenzione, in particolare, alla tutela del bene salute;

    si è consapevoli dell'importanza del potenziamento e dello sviluppo della telemedicina, in grado di intervenire tempestivamente sui sintomi prima che le condizioni di salute richiedano un intervento emergenziale, e che potrà determinare una riduzione degli accessi impropri al Pronto soccorso; nonché dell'utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale a supporto della lettura dei referti diagnostici, come ad esempio gli screening mammografici, riducendo il carico di lavoro dei radiologi e di conseguenza contribuendo a ridurre le liste di attesa;

    in merito, nell'ambito del PNRR sono previsti 50 milioni di euro per promuovere un utilizzo diffuso delle televisite, oltre a 2 miliardi e 800 milioni destinati alla digitalizzazione, e all'ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, finalizzato a migliorare l'efficienza dei livelli assistenziali e adeguare strutture e modelli organizzativi ai migliori standard di sicurezza internazionali, attraverso l'adozione di soluzioni innovative e tecnologicamente avanzate e il potenziamento del patrimonio digitale delle strutture sanitarie pubbliche;

    nell'ultimo decennio, a causa dei tagli ai finanziamenti e una scarsa attenzione, il nostro Ssn ha viaggiato a velocità ridotta, ma si sta avviando un percorso di ammodernamento tecnologico della sanità pubblica per garantire elevati standard assistenziali ad ogni cittadino,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa necessaria volta a valorizzare tutti i professionisti del servizio sanitario pubblico dal punto di vista contrattuale ed economico, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ampliando inoltre l'accesso ai corsi universitari di riferimento e ai corsi di specializzazione per disporre di un numero adeguato di medici e operatori sanitari nel prossimo futuro;

2) a provvedere con ogni mezzo al reperimento di apposite e adeguate risorse per finanziare ulteriori strumenti incentivanti il personale, agendo attraverso il ricorso a tutti i necessari approfondimenti tecnici per individuare le misure più opportune nell'ambito degli istituti normativi e contrattuali vigenti;

3) ad assicurare e potenziare l'adeguata ripartizione e le risorse finanziarie necessarie a sostenere il finanziamento dei costi di funzionamento dell'offerta sanitaria che garantiscano il potenziamento degli ospedali, l'assistenza domiciliare estesa, la riduzione delle liste d'attesa, i programmi di prevenzione secondaria, le case e gli ospedali della comunità, le spese per il personale e per le terapie innovative, gli eventuali risparmi legati alla riorganizzazione e al miglioramento dell'efficienza e dell'appropriatezza, il costo dell'assistenza domiciliare;

4) a intraprendere tutte le iniziative necessarie a dare concretezza alla sanità digitale, al fine di potenziare gli strumenti diagnostici e tecnologici in nostro possesso e in grado di portare il Servizio sanitario a domicilio del paziente e di dare equità alle cure, potendo azzerare le distanze geografiche e consentire a chiunque, ovunque risieda, di accedere alle cure migliori, valorizzando l'utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale per la lettura dei referti diagnostici, quali ad esempio gli esami di screening per il cancro del seno;

5) in tale ambito, a potenziare e promuovere la telemedicina e il telemonitoraggio domiciliare per decongestionare gli ospedali, anche collocando la televisita all'interno di un percorso clinico che preveda l'alternanza di prestazioni in presenza e prestazioni a distanza;

6) ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a ridurre le differenze territoriali per l'accesso ai servizi diagnostici e alle prestazioni sanitarie previste dai LEA, potenziando i programmi di prevenzione primaria e secondaria e riducendo i tempi di accesso alle terapie innovative e per cui non esistano ulteriori opzioni di cura;

7) a promuovere l'aggiornamento dei LEA e l'implementazione su tutto il territorio nazionale dei piani nazionali di prevenzione e cronicità, inserendo patologie ad alto impatto socio-sanitario quali Alzheimer, o causa di comorbidità ad alto impatto economico per il sistema e di salute pubblica quali l'obesità;

8) a promuovere campagne di sensibilizzazione per l'eliminazione di fattori di rischio quali fumo, abuso di alcool, sedentarietà, obesità, promuovendo piani di contrasto ai comportamenti scorretti, migliorando attività di prevenzione, diagnosi e presa in carico precoce dei soggetti ad alto rischio di sviluppo di patologie croniche correlate agli stili di vita o di carattere ereditario;

9) a promuovere la salute mentale e il benessere psicologico dei cittadini, attraverso iniziative dedicate, volte alla prevenzione e alla cura pubblica e capillare sul territorio dei disturbi psicologici, prestando particolare attenzione alle patologie sviluppate negli ultimi anni da adolescenti, preadolescenti e bambini e ai disagi delle famiglie.
(1-00203) «Vietri, Panizzut, Benigni, Lupi, Ciancitto, Lazzarini, Cappellacci, Cavo, Ciocchetti, Loizzo, Patriarca, Colosimo, Matone, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».


   La Camera,

   premesso che:

    dal 1992 ottobre è il mese della sensibilizzazione sul cancro al seno, il cosiddetto mese rosa, durante il quale vengono promosse azioni per informare e sensibilizzare un sempre maggior numero di donne sull'importanza della prevenzione del cancro al seno e della diagnosi precoce;

    dal 1° al 31 ottobre, operatori sanitari, istituzioni, organizzazioni di volontariato e associazioni, in tutto il mondo organizzano eventi ed iniziative per sottolineare l'importanza dello screening per la diagnosi precoce dei tumori al seno così da identificare la malattia nei primi stadi del suo sviluppo e rendere un eventuale trattamento più efficace;

    in Italia il cancro al seno rappresenta il 30 per cento dei tumori che colpiscono le donne con circa 60 mila nuovi casi l'anno ma, grazie alla ricerca sulle terapie e nuove tecnologie diagnostiche, che permettono innovatività e specificità degli interventi terapeutici, e alla possibilità di intervenire in fase iniziale grazie alla maggiore sensibilità acquisita dalle donne in merito alla importanza della prevenzione, la guaribilità raggiunge l'85 per cento dei casi;

    il calo della mortalità è attribuibile alla ricerca e a migliori conoscenze della biologia dei tumori al seno che permettono maggiore velocità e precisione delle diagnosi oltre alla maggiore diffusione dei programmi di diagnosi precoce;

    ciò nonostante, il cancro al seno è la prima causa di morte nelle diverse età della vita, rappresentando il 28 per cento delle cause di morte oncologica prima dei 50 anni, il 21 per cento tra i 50 e i 69 anni e il 14 per cento dopo i 70 anni. La mortalità, che supera i 12.000 decessi l'anno, si sta riducendo per tutte le classi di età, soprattutto nelle donne con meno di 50 anni;

    anche a livello europeo il cancro al seno è attualmente quello più comunemente diagnosticato nelle donne e la principale causa di morte correlata al cancro, con circa 530.000 nuovi casi e 140.000 decessi all'anno. Tuttavia, la situazione varia notevolmente da un Paese europeo all'altro: l'Europa settentrionale e occidentale presenta un tasso molto più elevato rispetto all'Europa meridionale o orientale di incidenza ma la situazione si capovolge per quanto riguarda la mortalità che è significativamente inferiore nell'Europa settentrionale e occidentale rispetto all'Europa meridionale e orientale;

    secondo il Global Cancer Observatory – agenzia internazionale di ricerca sul cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità – se non si adottano interventi specifici entro il 2040 il numero di nuovi casi di cancro al seno a livello mondiale aumenterà ogni anno da circa 530.000 a 570.000. Allo stesso modo, seguirà lo stesso trend il numero di decessi annuali per cancro al seno che da circa 140.000 arriveranno a circa 170.000 entro il 2040;

    nello specifico europeo, si prevede che l'incidenza e la mortalità del cancro al seno diminuiranno nelle donne di età inferiore ai 70 anni ma, se non verranno adottate ulteriori misure specifiche per le donne anziane, l'incidenza e la mortalità del cancro al seno aumenteranno significativamente nelle donne di età superiore ai 70 anni;

    le donne sopra i 50 anni d'età, infatti, hanno un maggior rischio di sviluppare un tumore mammario in quanto l'età è uno dei fattori di rischio non modificabili anche se, oggi, le diagnosi di cancro al seno riguardano donne sempre più giovani, il che comporta la necessità di sensibilizzare le ragazze a eseguire controlli non invasivi, quali l'ecografia mammaria, per individuare già a partire dai 25 anni, eventuali anomalie – nelle donne anziane il tumore al seno viene diagnosticato in una fase successiva in cui la malattia ha raggiunto stadi già più difficili da curare;

    nelle donne più anziane il tumore si presenta con modalità diverse: in un contesto fisico di un sistema immunitario più debole spesso i tumori sono più grandi, coinvolgono i linfonodi ascellari e comportano maggiore rischio di mortalità;

    a ciò si aggiunge che a volte, in sede di esame, il tumore non viene diagnosticato per le difficoltà che comporta la struttura di un seno anziano, oltre a essere diffusa la convinzione che il cancro al seno nelle donne anziane non sia pericoloso mente, in realtà, questo tende a progredire più facilmente ed è quindi necessario diagnosticarlo nella fase iniziale;

    nelle giovani il cancro al seno si presenta in forme più aggressive: secondo l'American Cancer Society il tasso di carcinoma mammario è aumentato del 3 per cento ogni anno dal 2000 al 2019 per le donne con meno di 40 anni;

    le giovani donne colpite da tumore al seno hanno, inoltre, maggiori probabilità di ammalarsi di forme tumorali aggressive e in fase avanzata, un maggiore rischio di recidiva e tutto ciò si accompagna, spesso, con un disagio emotivo maggiore rispetto alle più anziane, con forti ripercussioni su lavoro e famiglia e possibili influenze sulla fertilità derivante da alcune terapie;

    la prevenzione primaria si propone la riduzione dell'incidenza dei tumori intervenendo sulla conoscenza e rimozione delle cause determinanti: in materia la ricerca sta cercando di individuare modalità per l'identificazione di gruppi di donne a più alto rischio e con più probabilità di sviluppare il tumore;

    gli sforzi della ricerca dovrebbero essere canalizzati e concentrati sulla individuazione dei fattori di rischio e sulla prevenzione primaria in quanto alcuni fattori di rischio possono essere rimossi riducendo così in misura considerevole, il rischio di sviluppare un tumore mammario;

    per quanto riguarda i fattori di rischio, infatti, alcuni non sono modificabili, ma su alcuni è possibile intervenire riducendo in misura considerevole il rischio di sviluppare un tumore mammario: ci sono fattori di rischio ereditari e familiari, alcuni sono di natura ormonale e sono legati al ciclo mestruale (menarca precoce e menopausa tardiva) ma altri fattori, è ormai noto, sono legati allo stile di vita: incidono sul rischio di tumore l'obesità, il consumo di alcol, l'inattività fisica, un ridotto consumo di frutta e verdura e, in misura minore, il fumo. Accanto a questi fattori si pongono l'impatto di sostanze inquinanti, dei pesticidi e di cattive abitudini alimentari;

    la prevenzione secondaria si propone la riduzione della mortalità e l'aumento della sopravvivenza attraverso la diagnosi precoce in quanto intervenire nella fase iniziale dello sviluppo del tumore permette di intervenire chirurgicamente con terapie meno invasive e aggressive oltre a rendere maggiori le possibilità di guarigione: l'atto chirurgico assume una importanza fondamentale e costituisce l'atto terapeutico determinante cui si affiancano terapie mediche sistemiche finalizzate ad aumentare le chance di sopravvivenza e guarigione e una migliore qualità della vita della donna;

    i costi socioeconomici del tumore rischiano di esplodere se non si potenzia la prevenzione e non si riorganizza la spesa investendo sul bisogno di prevenzione e diagnosi precoce non ancora soddisfatti. Quello del cancro al seno è un problema che rischia di incidere fortemente sulla sanità pubblica, considerato che l'aspettativa di vita aumenterà nei prossimi decenni, è quindi fondamentale prevedere misure specifiche: la prevenzione dei tumori della mammella deve diventare prioritaria nell'agenda politica sanitaria per contenere sia l'insorgere della malattia, ridurre il tasso di mortalità e deve essere incentivata sia come prevenzione primaria che secondaria;

    assumono rilevanza, in tal senso, anche le campagne di sensibilizzazione per modificare abitudini di vita errate ed iniziative per promuovere una corretta educazione alimentare che possono avere ricadute positive per la prevenzione dei tumori e per la salute in generale, e con risultati di portata superiore a quelli ipotizzabili esclusivamente con interventi medicalizzati, costosi e con conseguenze a lunga distanza ancora non ben valutabili;

    intervenire sugli stili di vita però non basta ed è fondamentale sostenere e promuovere gli screening di senologia diagnostica: la mammografia può essere usata per lo screening. In Italia è raccomandata e offerta gratuitamente alle donne nella fascia di età tra i 50 e i 69 anni con frequenza biennale. Per quanto già evidenziato precedentemente, alcune regioni, su indicazione del Ministero della salute, stanno estendendo lo screening alle donne tra i 45 e 49 anni con intervallo annuale e alle donne tra i 70 e 74 anni con intervallo biennale;

    si aggiunge, a tutto quanto già espresso, l'importanza dell'assistenza e del sostegno alle donne nel corso della malattia, nel periodo del follow up e dopo: la qualità della vita della donna operata al seno è un fine che bisogna perseguire sottolineando il valore della femminilità che si persegue mediante l'utilizzo di protesi oggi anche meno invasive in quanto predisposte con materiali meno nocivi per la salute della donna;

    l'11 ottobre 2022, il gruppo Women@PACE, costituito dal Segretario generale dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nel 2022 in occasione della Giornata internazionale della donna, nell'ambito della campagna di sensibilizzazione sul cancro al seno, ha organizzato un dibattito in merito agli ostacoli nell'individuazione e nel trattamento del cancro al seno. Nello specifico, l'incontro ha sviluppato il tema delle numerose ricerche che si stanno conducendo volte a individuare la correlazione tra l'ambiente e lo sviluppo del cancro al seno;

    il dibattito ha preso il via dalla premessa che la nozione di ambiente non è univoca e presenta aspetti di complessità; comprende diversi fattori di rischio, come stili di vita e comportamenti (attività fisica, sedentarietà, sovrappeso), influenze culturali e sociali (consumo di alcol, fumo, cure ormonali), vita riproduttiva (età della prima gravidanza, numero di figli, allattamento, gravidanze tardive), senza dimenticare gli agenti chimici come pesticidi, inquinanti industriali e metalli;

    nel corso delle iniziative di sensibilizzazione adottate nel corso del cosiddetto «mese rosa» verrà, tra l'altro, distribuito materiale informativo e illustrativo finalizzato da una parte a ridurre i fattori di rischio e, dall'altro, a fornire l'adeguata conoscenza affinché ogni donna possa acquisire quel minimo di conoscenze adeguate a effettuare in autonomia una corretta autopalpazione con l'autoesame mensile, che costituisce una pratica fondamentale per conoscere meglio il proprio corpo e riconoscere il carcinoma della mammella nella sua fase iniziale, seguito da controlli clinico-diagnostico-strumentali di fondamentale importanza (ecografia-mammografia-RMM), indispensabili, visto che, la possibilità di guarigione per tumori al seno che misurano meno di un centimetro è di oltre il 90 per cento,

impegna il Governo:

1) ad assicurare l'uniformità territoriale dello screening, a partire dai 40 anni e sino ai 75 anni di età, con cadenza annuale;

2) ad adottare iniziative volte a prevedere la dotazione presso tutte le strutture ospedaliere, di strumentazione di ultima generazione quale quella digitale, al fine di poter sviluppare una migliore capacità diagnostica in grado di individuare con sufficiente anticipo anche piccolissime anomalie così da intervenire con diagnosi precoci e ove possibile, evitare ulteriori esami che esporrebbero le pazienti a quantità di radiazioni nocive proprie di macchinari più antiquati e analogici;

3) a incentivare la diffusione e l'accesso ai test diagnostici molecolari al fine di permettere l'accesso a terapie target personalizzate, utilizzando in modo appropriato le risorse del Servizio sanitario nazionale e distribuendole omogeneamente sul territorio nazionale;

4) a implementare campagne mirate a migliorare l'adesione ai programmi di screening mammario già esistenti al fine di ridurre le differenze regionali e a migliorare l'aderenza alle terapie adiuvanti per ridurre i rischi di recidiva e/o metastasi e, di conseguenza, il tasso di mortalità per questo tipo di tumore;

5) ad avviare, di concerto con il Ministero dell'istruzione e del merito, progetti di informazione e sensibilizzazione nelle scuole, finalizzate a educare le ragazze all'adozione di stili di vita salutari e all'importanza della prevenzione anche attraverso la pratica dell'autoesame.
(1-00204) «Polidori, Benigni, Cappellacci, Patriarca, Barelli, Bagnasco, Deborah Bergamini, Dalla Chiesa, De Palma, Gatta, Mangialavori, Marrocco, Pittalis, Rossello, Paolo Emilio Russo, Saccani Jotti, Tassinari, Tosi, Battilocchio, Tenerini».


   La Camera,

   premesso che:

    le evoluzioni recenti dello scenario internazionale rendono ancora più rilevante la tutela della sicurezza energetica e la necessità di diversificare maggiormente le fonti di approvvigionamento;

    dipendere da un Paese, o principalmente da un Paese, come dimostrato dalle recenti vicende legate alla guerra Russo-Ucraina, può comportare difficoltà di approvvigionamento sia nel caso di instabilità interna che per l'allocazione nello scacchiere internazionale del Paese esportatore;

    la dipendenza energetica è peraltro uno dei fattori che maggiormente incide negativamente sulla capacità di un Paese di esercitare una politica estera autonoma e indipendente;

    una maggiore diversificazione delle fonti energetiche, sia sotto il profilo tecnologico che geografico, ridurrebbe la dipendenza e costituirebbe un deterrente alla speculazione dei mercati, soprattutto in caso di crisi geopolitiche;

    nel 2022, a seguito dell'invasione della Ucraina da parte della Federazione Russa ai danni dell'Ucraina, l'Italia ha inaugurato una strategia di diversificazione delle forniture energetiche, anche per ridurre il tasso di dipendenza da Mosca quale principale fornitore di idrocarburi;

    gli attacchi di Hamas a Israele avvenuti il 7 ottobre 2023, oltre che generare preoccupazioni sul piano umanitario, destano altresì inquietudine per le ripercussioni sui mercati internazionali dell'energia, rendendo ancora più necessario accelerare la strategia inaugurata durante lo scorso anno;

    tra le misure italiane di risposte alla crisi energetica a seguito del conflitto russo-ucraino, rientra la decisione di aumentare la capacità di rigassificazione del Paese. Il Governo italiano si è infatti attivato per aumentare le importazioni di gas sotto forma di gas naturale liquefatto (GNL), con un aumento delle importazioni tra il 2021 e il 2022 del 46 per cento;

    nel 2022 l'Italia ha consumato 79 miliardi di metri cubi di gas naturale nel settore civile, principalmente (28,8 miliardi), termoelettrico (25,2 miliardi), industriale (11,9 miliardi). Di questi l'80 per cento è giunto in Italia attraverso gasdotti;

    in Italia si contano oggi tre rigassificatori attivi: il terminale di Panigaglia, in provincia di La Spezia, prima struttura per ricezione e rigassificazione del gas in Italia, dove è attivo un impianto onshore con una produzione massima annuale di 3,5 miliardi di metri cubi e una capacità di produzione giornaliera pari a 17.500 metri cubi; il rigassificatore offshore Adriatic LNG, collocato a circa 15 chilometri al largo della costa di Porto Viro, in provincia di Rovigo, che può produrre fino ad un massimo di 8 miliardi di metro cubo all'anno; il terminale di rigassificazione «FSRU Toscana» (FSRU) a largo del mar Tirreno, con una capacità produttiva fino a 3,75 miliardi di metri cubi all'anno;

    la previsione di ricorrere ai rigassificatori costituisce una parte integrante dei Piani nazionali integrati per l'energia e il clima (Pniec), di cui il Paese si è dotato già con il precedente Esecutivo, per fornire una risposta adeguata alle emergenze energetiche: come ricordato dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, l'11 ottobre 2023: «i rigassificatori costituiscono opere strategiche per l'approvvigionamento di gas ai fini della sicurezza energetica nazionale, fermo restando il programma di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale»;

    sviluppare ulteriori terminali di Gnl, anche on-shore, risulta oggi, oltre che opportuno, urgente; nuovi terminali di rigassificazione possono garantire un miglioramento della sicurezza energetica sia per quanto riguarda la garanzia di approvvigionamento in termini di stabilità politica dei Paesi fornitori, che in caso di difficoltà tecniche;

    ulteriori terminali di rigassificazione oltre che rappresentare un asset strategico per il sistema energetico e industriale nazionale costituiscono anche uno strumento di calmieramento dei costi per gli utilizzatori finali. Infatti, la maggiore diversificazione delle fonti energetiche, sia sotto il profilo tecnologico che geografico, ridurrebbe la dipendenza e costituirebbe un deterrente alla speculazione dei mercati, soprattutto in caso di crisi geopolitiche;

    la realizzazione di alcuni progetti di costruzione di diversi rigassificatori è bloccata da anni: in particolare, il progetto del rigassificatore di Gioia Tauro è stato oggetto di un decreto di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'allora Ministero per lo sviluppo economico che risale al 14 febbraio 2012 e di un decreto del 4 luglio 2013 che ha sospeso il termine di inizio lavori, congelando di fatto la realizzazione dell'opera. Il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, aveva annunciato pubblicamente in Senato, durante il voto di fiducia per l'insediamento del nuovo Governo il 26 ottobre 2022 che sarebbe bastata l'approvazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per dare il via libera alla realizzazione dell'infrastruttura dichiarandolo strategico, ma al momento il provvedimento non risulta essere stato approvato;

    con riguardo al progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, un impianto con capacità di rigassificazione onshore di 8 miliardi di metri cubi all'anno e di trasmissione alla rete nazionale fino a 28 milioni di metri cubi al giorno, si sottolinea che il progetto è stato autorizzato dalla regione Siciliana, che ha recentemente concesso la proroga dei termini della citata autorizzazione per la fine dei lavori entro aprile 2028, con emissione del relativo decreto da parte della regione Siciliana in data 15 settembre 2023. Risulterà necessaria una nuova autorizzazione unica a Snam S.p.A., da parte della stessa regione Siciliana, su richiesta della stessa società, per l'allacciamento del terminale alla rete nazionale;

    con riguardo alla realizzazione del rigassificatore di Vado ligure e della disponibilità della regione Liguria ad accogliere il rigassificatore nel proprio mare, a seguito della identificazione del Mar Ligure occidentale come area adatta ad accogliere l'infrastruttura di rigassificazione, ai sensi del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, sempre il Ministro competente ha dichiarato mercoledì 11 ottobre 2023 che «il procedimento di VIA, comprensivo della valutazione d'incidenza, incardinato presso il MASE, è ancora nella fase iniziale»;

    il Piano integrato energia e clima ipotizza un consumo complessivo di gas naturale al 2030 pari a 47 miliardi di metri cubi, dato probabilmente ottimistico considerato il ritardo nello sviluppo delle fonti rinnovabili e nel raggiungimento degli obiettivi di elettrificazione dei consumi individuati nel piano medesimo. Stime più realistiche ipotizzano un consumo di almeno 61 miliardi di metri cubi;

    in entrambi gli scenari – considerando realizzati solo i due rigassificatori indicati come strategici dal Governo Draghi (Piombino e Ravenna) oltre agli attuali Livorno, Panigaglia e Rovigo – la quota maggiore di gas approvvigionato dall'Italia sarebbe ancora proveniente dai gasdotti, in particolare dall'Algeria;

    da quanto sopra emerge chiaramente come una crisi politica in uno dei Paesi di partenza o di transito dei gasdotti possa minacciare la sicurezza energetica dell'Italia, così come appare evidente l'eccessiva dipendenza da Algeri, mantenendo l'ipotesi che nel 2027 siano rinnovati tutti i contratti in vigore, facendo leva su tutta la capacità esistente;

    giovedì 12 ottobre 2023, il prezzo dei contratti futures del Title Transfer Facility (Ttf) di Amsterdam, il punto di riferimento europeo per lo scambio di energia, è aumentato del 14,2 per cento a 53 euro per megawattora, portando i suoi guadagni a oltre il 30 per cento dall'attacco di Hamas a Israele;

    l'escalation del conflitto tra Hamas e Israele potrebbe causare una nuova crisi energetica per l'Italia,

impegna il Governo:

1) a perseguire la sicurezza energetica favorendo la diversificazione tecnologica e geografica delle fonti energetiche di approvvigionamento, anche semplificando le procedure necessarie a raggiungere tale scopo;

2) ad adottare iniziative volte ad ampliare il numero degli impianti di rigassificazione operativi, considerando anche quelli on-shore specie se di immediata canteriabilità, alla luce del ruolo strategico che potrebbe essere svolto dai medesimi;

3) ad adottare iniziative normative volte a identificare anche i terminali di rigassificazione Gnl on-shore come impianti di rilevanza strategica, come è stato fatto per i due nuovi terminali off-shore di Piombino e Ravenna.
(1-00205) «Lupi».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    per la prima volta dal 1973, Israele ha dichiarato lo stato di guerra, a seguito di un attacco senza precedenti da Gaza sferrato dal gruppo terroristico palestinese islamico di Hamas. Il Consiglio di sicurezza del Governo israeliano ha, infatti, votato l'8 ottobre 2023 lo stato di guerra, preparandosi ad un conflitto di lunga durata;

    il 7 ottobre 2023 Hamas lancia un attacco congiunto via aria, terra e mare verso Israele: migliaia di razzi lanciati dalla striscia di Gaza e, contemporaneamente, miliziani del gruppo si sono introdotti in territorio israeliano;

    la situazione attuale tra Hamas e Israele presenta dei profili di violenza tra i più elevati degli ultimi anni, tanto che molti analisti politici evidenziano similitudini con la guerra del Yom Kippur (o guerra di ottobre) del 1973;

    il bilancio delle vittime e dei feriti è pesantissimo e, purtroppo, destinato ad aumentare vista la volatilità dello scenario e l'intensificarsi del conflitto;

    la situazione umanitaria nella striscia di Gaza è drammatica: quasi 2.800 morti di cui oltre 700 bambini e 10 mila feriti secondo fonti mediche palestinesi e oltre un milione di sfollati intrappolati secondo le Nazioni Unite;

    lo scorso 10 ottobre 2023 sono state votate e approvate le risoluzioni presentate al termine delle Comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele;

    in particolare, la risoluzione 6-00052 prevedeva negli impegni di promuovere ogni iniziativa volta alla tutela della popolazione, anche attraverso l'apertura di corridoi umanitari, considerata la drammatica situazione della popolazione civile di Gaza, dove vivono due milioni di cittadini palestinesi, tra cui circa novecentomila bambini;

    il 15 ottobre 2023 i membri del Consiglio europeo hanno adottato una dichiarazione che definisce la posizione comune dell'UE sull'evolversi della situazione in Medio Oriente;

    nella dichiarazione citata è stata ribadita la necessità urgente di fornire aiuti umanitari e di perseverare nel sostegno dei civili più bisognosi di Gaza;

    è fondamentale adoperarsi affinché l'Egitto permetta l'immediata totale e duratura apertura di un corridoio umanitario al valico di Rafah,

impegna il Governo

ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale per consentire l'immediata e duratura apertura di adeguati corridoi umanitari al fine di consentire l'ingresso di aiuti umanitari e, al contempo, permettere l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani.
(7-00160) «Onori, Lomuti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   BRAGA, SCHLEIN, PROVENZANO, AMENDOLA, BOLDRINI, BONAFÈ, CASU, CIANI, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, GHIO, MORASSUT, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, TONI RICCIARDI e ROGGIANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si ribadisce la più ferma condanna per l'attacco terroristico e indiscriminato di Hamas;

   si riconosce il diritto di Israele di esistere e di difendersi nel pieno rispetto del diritto internazionale e umanitario;

   la situazione umanitaria a Gaza è catastrofica e Israele ha ordinato l'evacuazione di 1,1 milioni di civili palestinesi dalla Striscia;

   il segretario Onu, Guterres, ha chiesto nuovamente ad Hamas di rilasciare gli ostaggi senza precondizioni, ma ha anche dichiarato che «spostare più di un milione di persone attraverso una zona di guerra densamente popolata verso un luogo senza cibo, acqua o alloggio, quando l'intero territorio è sotto assedio, è estremamente pericoloso – e in alcuni casi semplicemente impossibile (...) anche le guerre hanno delle regole. Il diritto internazionale umanitario e il diritto dei diritti umani devono essere rispettati e sostenuti»;

   anche l'Alto rappresentante dell'Unione europea, Borrell, ha detto che «il piano di evacuazione di Israele è assolutamente impossibile da attuare»;

   il valico di Rafah, l'unico non controllato da Israele, è ancora bloccato e sono fermi migliaia di aiuti umanitari;

   il Ministro interrogato ha dichiarato che si spera «di far uscire dalla Striscia i 10-12 italiani che vivevano qui»;

   in una nota i Governi dell'Unione europea ribadiscono «con la massima fermezza» la condanna ad Hamas, ma avvertono anche il Governo di Netanyahu «di garantire, in ogni momento, la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario» e di evitare «un'escalation regionale»;

   la Commissione europea aumenterà di 50 milioni di euro gli aiuti umanitari per Gaza, ribadendo che l'Unione europea continuerà «la nostra stretta collaborazione con le Nazioni Unite per garantire che questi aiuti raggiungano coloro che ne hanno bisogno a Gaza»;

   gli interroganti ribadiscono la richiesta al Governo di favorire ogni iniziativa utile volta a rilasciare gli ostaggi senza condizioni, fermare l'escalation militare e promuovere la ripresa del processo di pace in Medio Oriente verso la soluzione politica dei «due popoli e due Stati», con il pieno riconoscimento di Israele e Palestina ad esistere e convivere in sicurezza –:

   quali iniziative stia intraprendendo nei consessi internazionali per sostenere con forza l'importanza della fornitura di aiuti umanitari urgenti all'interno della Striscia e l'apertura immediata di corridoi umanitari per la salvaguardia dei civili a Gaza, nonché la previsione di «safe zones» per i civili, incluse scuole, ospedali e altre strutture di uso pubblico, nel pieno rispetto dei princìpi del diritto internazionale umanitario e anche per garantire l'incolumità dei cittadini e dei nostri cooperanti e ristabilire le loro condizioni di operatività.
(3-00745)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la serata dell'11 ottobre 2023, si è tenuta presso l'ambasciata italiana a Mosca, l'iniziativa benefica «Per un fiore di senape»;

   come si legge sul sito della stessa ambasciata, «l'evento è stato organizzato in collaborazione con la Comunità dei Santi Francesco d'Assisi e Caterina da Siena, punto di riferimento per i Cattolici italiani di Mosca. La serata ha avuto lo scopo di sostenere la raccolta fondi a sostegno del restauro dell'edificio storico di due piani di Milyutinskiy Pereulok 18, nel centro di Mosca, destinato nell'intenzione della Comunità stessa a divenire una Casa Parrocchiale italiana polifunzionale che ospiti iniziative benefiche a favore dei più bisognosi, nonché occasioni di dialogo inter-religioso.»;

   come documentato da foto riportate a mezzo social, all'evento era presente anche Andrea Lucidi, giornalista freelance, che ha più volte postato on line la propria fotografia dal fronte del conflitto russo-ucraino, con la lettera «Z» al braccio – divenuta in Russia e nel mondo una marca di riconoscimento tra i sostenitori dell'invasione della Russia all'Ucraina;

   inoltre, lo stesso Lucidi, il 24 febbraio del 2022, giorno dell'avvio dell'aggressione russa all'Ucraina, in risposta a Giorgia Meloni che allora, da capo dell'opposizione, condannava la scelta di Putin, rispondeva: «Meritate la ghigliottina voi e tutti i sostenitori del regime ucraino». Ancora, ha definito il massacro di Bucha una «fake news», o le deportazioni dei bambini ucraini come «evacuazioni di sicurezza» –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato riguardo alla vicenda e chi abbia gestito gli inviti dell'ambasciata italiana a Mosca per la serata dell'11 ottobre 2023.
(5-01494)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della salute, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il progetto di rinaturazione dell'area del Po è uno degli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza italiano nell'ambito della missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» Componente 4 (M2C4) «Tutela del territorio e della risorsa idrica»;

   in particolare, l'investimento 3.3, con un finanziamento pari a 357 milioni di euro, ha come obiettivo quello di riattivare i processi naturali e favorire il recupero della diversità nel bacino del fiume Po;

   il Po va tutelato da escavazioni, inquinamento, consumo di suolo e canalizzazione eccessiva che nel corso degli anni lo hanno già coinvolto e che ne hanno conseguentemente aumentato il rischio idrogeologico, ridotto i servizi ecosistemici nonché devastato gli habitat naturali;

   secondo quanto previsto dal PNRR, entro il 2026 saranno riqualificati circa 1.500 ettari di bacino e riattivati 51 milioni di metri cubi di lanche e rami abbandonati. Si tratta di traguardi che porteranno al recupero della capacità autodepurativa fornito dalle riforestazioni e dal ripristino delle zone umide, all'assorbimento di carbonio favorito dal ripristino della fascia naturale e al miglioramento della regolazione del ciclo idrologico;

   il progetto proposto dal Wwf e Anepla di Confindustria determinerà inoltre concreti benefìci sia per la salute umana attraverso il miglioramento della qualità dell'aria che respiriamo, sia per il turismo, contribuendo infatti al miglioramento della qualità per le attività turistiche e ricreative del territorio;

   il progetto di rinaturazione del Po rappresenta un importante impegno concreto da parte dell'Italia al processo di restoration ecology tanto da essere elogiato dalla stessa Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, durante la sua visita alle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna;

   incredibilmente, ad avviso dell'interrogante, alcune realtà del mondo produttivo, tra cui Federlegno, hanno contestato l'investimento, sostenendo che con questo progetto si «vuole annullare in un sol colpo anni di sforzi tesi al rafforzamento e allo sviluppo della pioppicoltura in Italia. Revoca di concessioni in atto ed esproprio di aree a pioppeto in proprietà o in gestione per più di 7.000 ettari lungo il fiume Po»;

   per il Wwf si tratta però di «un allarmismo fuori luogo» in quanto, «carte alla mano, è facilmente verificabile che sono coinvolti solo 200 ettari per espropri o revoca delle concessioni e non 7.000, prevalentemente nelle aree prospicienti al fiume (fascia A), ovvero la fascia di deflusso della piena che è da restituire alle dinamiche morfologiche tipiche dell'alveo, come previsto dal Programma generale di gestione dei sedimenti (2009) dell'Autorità di Bacino del Po»;

   allo stato attuale non sembra esistere un piano di monitoraggio ante-operam e post-operam i cui criteri dovevano essere definiti dal Comitato scientifico istituito a seguito dell'accordo per l'attuazione della misura M2C4.3 – investimento 3.3: «rinaturazione dell'area del Po» prevista dal piano nazionale di ripresa e resilienza (art7/ii), indispensabile per poi valutare l'efficacia degli interventi;

   i costi previsti per la realizzazione dei primi 5 interventi, così come illustrati nel piano di fattibilità tecnico-economica (Pfte) redatto da Aipo sono di gran lunga superiori a quanto indicato dal programma d'azione (ben 14,490 milioni in più), con il rischio di non avere risorse economiche sufficienti per realizzare tutti e 56 gli interventi previsti nel PNRR;

   l'erogazione dei fondi del PNRR sono subordinati al rispetto di precise tempistiche che, nel caso specifico, prevede la rinaturazione entro il 2024 di 13 chilometri di corso del Po –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere affinché l'investimento 3.3 di rinaturazione del fiume Po previsto dal PNRR proceda il più rapidamente possibile al fine di garantire il concreto contrasto al cambiamento climatico, al rischio idrogeologico, nonché la tutela della biodiversità in linea con l'articolo 9 della Costituzione.
(4-01738)

AGRICOLTURA, SOVRANITÀ ALIMENTARE E FORESTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro della salute, il Ministro delle imprese e del made in Italy, per sapere – premesso che:

   da gennaio 2022 è stata rinvenuta la presenza sul territorio nazionale di un cinghiale infetto da peste suina africana (Psa) nelle aree tra Liguria e Piemonte;

   a marzo 2022 è stato nominato un commissario straordinario presso il Ministero della salute con il compito di coordinare l'attività di contrasto ed eradicazione messa in atto dalle regioni e di attuare un piano di eradicazione alla Psa;

   allo stesso è stata affidata una prima dotazione finanziaria pari a 25 milioni di euro per la realizzazione di alcune opere di contenimento della fauna selvatica al fine di favorirne un abbattimento selettivo rapido e tempestivo;

   sono stati posati circa 130 chilometri di reti contenitive nei territori limitrofi alle zone di primi ritrovamenti, tuttavia, nel corso del 2022 e del 2023 sono emersi nuovi focolai tra i cinghiali selvatici con ritrovamenti in Lazio, Calabria, Campania e successivamente anche in Emilia-Romagna e Lombardia;

   da agosto 2023 sono stati individuati focolai tra suini domestici in allevamenti aziendali protetti, dimostrando la necessità di azioni urgenti per la messa in sicurezza della filiera dall'avanzamento della malattia;

   la provincia di Pavia è attualmente sottoposta a restrizioni alla movimentazione di carni e animali con danni agli allevamenti per oltre 500.000 suini, con le aziende che hanno limitazioni e difficoltà a vendere i propri capi, ma devono anche continuare ad alimentare e gestire le deiezioni degli animali, basandosi esclusivamente sulle proprie forze e capacità, cercando di fronteggiare l'emergenza al meglio in attesa dei necessari interventi pubblici;

   il settore suinicolo nazionale sviluppa nella fase industriale un fatturato di circa 8,5 miliardi di euro, di cui 1,9 generati dall'export; nella fase di allevamento circa 2,5 miliardi di fatturato; nella fase dell'industria di macellazione circa 5 miliardi di fatturato;

   la filiera suinicola annovera oltre 3500 aziende di allevamento – di cui 4,4 milioni di maiali sono allevati nella sola Lombardia – e circa 200 aziende industriali della lavorazione carni e salumi e occupa complessivamente oltre 30.000 addetti;

   i prezzi della filiera stanno mostrando segnali di incessante crescita sia per l'andamento dei costi dei fattori di produzione sia per i timori collegati all'ulteriore diffusione della Psa;

   il ritrovamento di un focolaio prossimo a zone ad alta intensità di allevamento come Brescia, Cremona o Mantova, relativamente vicine a Pavia, rischierebbe di decimare l'allevamento suinicolo nazionale con l'obbligo di abbattimento di più di un milione di capi sani istantaneamente; ciò inciderebbe principalmente sulla produzione di prodotti di alta qualità e certificati come Dop che non possono impiegare materia prima differente da quella nazionale;

   molti Paesi con cui l'Italia ha un intenso interscambio commerciale ed un positivo export di carni suine e salumi hanno chiuso all'importazione di carni suine e salumi italiani proprio a causa della comparsa della Psa sul territorio nazionale continentale, disconoscendo il principio della cosiddetta «zonizzazione»;

   tale chiusura ha comportato da gennaio 2022 un mancato export per oltre 20 milioni di euro al mese con una perdita di quote di mercato incalcolabile e lasciando spazio al fenomeno dell'italian sounding;

   numerose aziende hanno dovuto inviare a distruzione milioni di euro di prodotti potenzialmente entrati in contatto con carni dei focolai emersi nel pavese e devono oggi confrontarsi con procedure per la distruzione differenziata livello regionale, senza sapere se, quando e come potranno accedere ai giusti indennizzi per la distruzione dei prodotti previsti dalla legge n. 218 del 1988 e dal decreto ministeriale n. 298 del 1989 –:

   quali siano le iniziative che il Governo sta attuando per far fronte in maniera concreta a tale nuova situazione emergenziale causata dalla Psa e quali siano le reali tempistiche delle azioni da realizzare;

   quali e quante risorse siano state messe a disposizione del Commissario per lo svolgimento dei propri compiti e quali ulteriori risorse si preveda di assegnare allo stesso;

   se sia consapevole del rischio di non tenuta dell'intera filiera suinicola che, in caso di nuovi focolai, potrebbe trovarsi a non avere più materia prima nazionale;

   quali iniziative stia intraprendendo per evitare che il territorio italiano venga dichiarato a Psa endemica, impedendo qualsiasi tipo di scambio commerciale anche sul mercato interno europeo, azzerando interamente l'export del settore, e quali iniziative siano state messe in atto con i Paesi terzi al fine di riavviare percorsi di interscambio commerciale in questo settore;

   quale sia l'esatto ruolo dell'Esercito nell'opera di abbattimento della fauna selvatica e quali siano le modalità i criteri e i tempi degli eventuali interventi;

   quali iniziative siano state intraprese per consentire agli allevamenti con animali sani di non abbattere i propri capi e di poterli conferire per la macellazione e l'utilizzo nella produzione alimentare;

   quali risorse siano messe a disposizione per la realizzazione di iniziative di biosicurezza negli allevamenti con finanziamento degli investimenti a livello nazionale e quali iniziative siano state messe in atto per coordinare l'erogazione di fondi comunitari nella disponibilità delle regioni in materia di biosicurezza affinché i bandi e la realizzazione delle attività avvengano con tempestività e certezza;

   quali iniziative siano previste per sostenere economicamente il comparto a cui ancora devono essere indennizzati in giusta misura i danni per il mercato export 2022, solo in parte coperti dalle misure di aiuto erogate a fine 2022, avendo tali misure permesso un indennizzo limitato;

   quali risorse siano disponibili per le aziende della filiera che hanno dovuto subire il ritiro di prodotti dal mercato per l'invio a distruzione affinché possano ricevere un adeguato indennizzo come previsto dalla legge n. 218 del 1988 e dal decreto ministeriale n. 298 del 1989;

   quali siano i dettagli del cronoprogramma di intervento messo a punto dal Governo e dal commissario per la realizzazione delle attività di eradicazione, rafforzamento della biosicurezza, gestione dei danni e degli indennizzi e, di conseguenza, quali siano i risultati abbia fin qui conseguiti, con indicazione del numero dei cinghiali selvatici abbattuti da inizio 2023, percentuale degli stessi rispetto alla totale fauna selvatica dei cinghiali, numero degli allevamenti che hanno conseguito condizioni di biosicurezza rafforzata e numero di capi ad essi afferenti, entità delle richieste di indennizzo e stima del danno finora complessivamente presentate sulla base dei bandi emanati e somme effettivamente erogate.
(2-00244) «Barzotti, Caramiello, Aiello, Alifano, Amato, Ascari, Bruno, Cafiero De Raho, Cantone, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, D'Orso, Fede, Iaria, L'Abbate, Lomuti, Giuliano, Gubitosa, Lovecchio, Morfino, Onori, Orrico, Pavanelli, Pellegrini, Penza».

Interrogazione a risposta orale:


   GATTA. — Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   le importazioni europee di grano duro turco e russo sono cresciuti esponenzialmente negli ultimi mesi;

   secondo i dati della Commissione UE, dal 1° luglio al 1° ottobre 2023, sono arrivate in Europa 735.000 tonnellate di grano duro di cui 611.000 arrivate in Italia (pari all'83 per cento);

   il grano che arriva in Europa proviene in prevalenza dalla Turchia per 327.000 tonnellate (44,5 per cento), dalla Russia per 231.000 tonnellate (31,4 per cento), dal Canada per 85.000 tonnellate (11,6 per cento), dal Kazakhstan per 70.000 tonnellate (9,5 per cento) e dagli Stati Uniti per 15.000 tonnellate (2,2 per cento);

   si può dunque affermare che il 76 per cento di grano importato dal 1° luglio al 1 ottobre 2023 sia prevalentemente grano turco-russo, e che oltre l'80 per cento di questo grano finisca nel piatto degli italiani con pasta, pane e altri derivati;

   tale situazione genera due motivi di preoccupazione. Il primo riguarda la sicurezza alimentare dei consumatori. Quel grano proviene da Paesi terzi in cui, a seguito dell'incidente verificatosi il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl, si sono disperse nell'atmosfera considerevoli quantità di elementi nocivi per la salute;

   la Turchia e la Russia rientrano nell'elenco di cui all'articolo 1, paragrafo 1, del regolamento (UE) 2020/1158 della Commissione del 5 agosto 2020 relativo alle condizioni d'importazione di prodotti alimentari originari dei Paesi terzi a seguito dell'incidente verificatosi nella centrale nucleare di Chernobyl;

   il principio di precauzione previsto dall'attuale legislazione alimentare (regolamento (CE) n. 178/2002) può essere invocato quando è necessario un intervento urgente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana;

   appare legittimo, in tale circostanza, invocare l'applicazione del principio di precauzione, applicando una regolamentazione più restrittiva e protettiva motivata dalla clausola di salvaguardia di cui all'articolo 23 della direttiva 2001/18/CE, già adottata per gli Ogm;

   il secondo motivo riguarda la nostra economia, poiché, in assenza di un sistema di tracciabilità del prodotto nazionale, questi volumi di grano importati a basso prezzo, costringono gli agricoltori italiani a vendere sottocosto, ad abbandonare ulteriormente i terreni e mettono a rischio anche la pasta made in Italy, con risvolti negativi per i consumatori italiani;

   a destare preoccupazione è anche lo stoccaggio del grano importato che spesso avviene attraverso fondi pubblici riservati a favore del grano italiano. Molti di questi importatori beneficiano di risorse pubbliche per realizzare centri di stoccaggio che, nell'ambito degli aiuti nazionali sul made in Italy, dovrebbero immagazzinare grano italiano e differenziarlo. In realtà i silos vengono utilizzati per stoccare grano straniero;

   anche molte cooperative, dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici per agevolare lo stoccaggio del grano italiano dei propri soci, fittano i silos a commercianti e importatori per stoccare grano straniero –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per invocare il principio di precauzione, tutelare la salute dei consumatori e difendere la competitività dei cerealicoltori italiani;

   se sia il caso di prevedere una griglia di qualità tossicologica, nell'ambito della Commissione unica nazionale del grano duro, per armonizzare le quotazioni nazionali rispetto al mercato internazionale;

   se sia il caso di adottare iniziative normative volte a porre dei limiti stringenti nell'uso delle risorse pubbliche a favore dello stoccaggio di grano italiano e a porre dei divieti ad utilizzare tali strutture a favore dello stoccaggio di grano straniero.
(3-00747)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta immediata:


   FOTI, GIORGIANNI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, LUCASELLI, TRANCASSINI, CANNATA, MASCARETTI, RAMPELLI, ANGELO ROSSI e TREMAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 16 ottobre 2023 sarà operativo il passaggio forzoso di circa 300 mila clienti di Intesa Sanpaolo alla banca online Isybank; saranno interessati al momento solo i clienti «prevalentemente digitali», entro il 2024 saranno circa quattro milioni i clienti trasferiti;

   Intesa Sanpaolo, in maniera autoreferenziale, ha identificato come «prevalentemente digitali» i clienti che abbiano meno di 65 anni e che nell'ultimo anno abbiano effettuate operazioni solo mediante il servizio My Key;

   a oggi sono esclusi i clienti con giacenze finanziarie superiori a centomila euro o che hanno effettuato più di dieci operazioni in filiale nell'ultimo anno;

   Isybank è una banca digitale pensata esclusivamente per app, quindi gestibile solo via smartphone e tablet, non ha filiali sul territorio, né una piattaforma di internet banking accessibile online;

   la comunicazione di tale trasferimento «forzoso», inviata tra giugno e luglio 2023, ha scatenato le proteste di molti clienti, come dimostrano i tanti reclami ricevuti dalle associazioni dei consumatori, perché inviata in maniera alquanto discutibile;

   si riscontrano carenze prima di tutto sul piano comunicativo: la modalità dell'opt-out, ovvero l'obbligo di comunicare la volontà di non aderire, avrebbe dovuto essere ribaltata, richiedendo l'espressa adesione da parte dell'utente;

   inoltre, sul sito della banca non è presente alcun riferimento a tale passaggio e molti che hanno contattato il numero verde per manifestare la propria volontà non hanno ancora ricevuto riscontro;

   tale trasferimento è tutt'altro che indolore, visto che con il passaggio a Isybank sarà cambiato il codice iban di ciascun utente e, quindi, oltre a diverse interruzioni di operatività per alcuni giorni, ci potrebbero essere problemi relativi a cambi di domiciliazione sbagliati o perdita di bonifici in arrivo;

   a parere degli interroganti, ancora una volta è stato intaccato il rapporto di fiducia tra istituti di credito e cliente, posto che la gestione e la messa in sicurezza dei propri risparmi si basa su un rapporto così delicato che andrebbe gestito sempre con la massima lealtà e trasparenza;

   certamente gli organi competenti sulla vigilanza bancaria e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato saranno chiamati a valutare il «silenzio assenso» utilizzato per accettare un cambio così radicale di rapporto bancario –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di tutelare gli interessi degli utenti coinvolti e affinché possano determinarsi le condizioni per la riapertura dei termini che consenta loro di manifestare la mancata volontà di adesione alla proposta, nonché per il rientro in possesso del conto originario senza lungaggini.
(3-00738)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   PELUFFO, BRAGA, DE MICHELI, DI SANZO, GNASSI e ORLANDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il distretto tessile lariano, al quale afferiscono oltre 1.300 imprese che occupano complessivamente 15.200 dipendenti, è custode di un patrimonio di esperienze e competenze tecnico-artistiche tramandate da generazioni, costantemente aggiornato nel tempo e rafforzato da un'innata propensione all'innovazione sostenuta da centri formativi d'eccellenza;

   la filiera tessile del distretto lariano è tra le più complete e articolate al mondo, basti pensare che per quanto concerne l'utilizzo della seta il 70 per cento della produzione europea viene lavorato nella provincia di Como;

   il legame tra cultura, industria e artigianato è presidiato sul territorio lariano, definito «The Italian Textile Valley», da una filiera che valorizza le competenze del made in Italy, la creatività del saper fare, la ricerca, l'innovazione. Como è peraltro «Città creativa UNESCO», con riferimento al cluster «Crafts and Folk Art», ambito della cultura del fare, dell'artigianato tessile, del design, dell'economia circolare, della filiera moda sostenibile e di quella serica;

   lo scorso agosto 2023 sono stati emanati due specifici decreti interministeriali che hanno consentito ai distretti tessili locali, Prato e Biella, di ricevere un aiuto per la ripartenza e il rilancio della loro competitività colpita duramente dalla crisi pandemica e dall'aumento dei costi energetici e delle materie prime, con la destinazione di risorse complessivamente quantificate in 15 milioni di euro;

   il distretto tessile di Como-Lecco, parimenti duramente segnato dalle conseguenze della crisi sanitaria e dagli effetti negativi globali della guerra russo-ucraina con un aumento tendenziale dei costi energetici non regolamentati del 5,7 per cento e prezzi di gas e petrolio ben superiori a quelli precedenti al 2022 (dati Istat), non ha invece beneficiato di alcuna forma di sostegno;

   nonostante la grave flessione della produzione industriale e artigianale del territorio, le imprese tessili lariane hanno continuato a dimostrare una capacità di reazione e resilienza alle sfide proposte dalle esigenze della digitalizzazione e della sostenibilità;

   la Camera di Commercio di Como-Lecco, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali si sono fatti portavoce di un documento condiviso e unitario nel quale evidenziano l'urgente esigenza di un'applicazione equa e uniforme delle politiche di sostegno al settore tessile anche nel distretto di Como-Lecco –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno applicare in modo equo e uniforme anche al distretto tessile di Como-Lecco adeguate politiche di sostegno, così come fatto per il distretto tessile di Prato e Biella, volte ad assicurare pari opportunità di ripresa e crescita economica.
(5-01485)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il settore commerciale Ho.Re.Ca., acronimo di «Hotellerie-Restaurant-Café», ricomprende tutte le attività connesse ai consumi fuori casa e si differenzia dal GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che invece interessa quei prodotti alimentari destinati ai consumi alimentari domestici;

   nel 2019, in Italia, la spesa sui consumi alimentari extra-domestici ha sfiorato gli 86 miliardi di euro, tutti veicolati attraverso medie, piccole e microimprese: circa 405.000 aziende e 1.300.000 di occupati;

   il settore Ho.Re.Ca. è stato tra i più esposti agli effetti della crisi, pandemica ed energetica. Finora, il comparto Ho.Re.Ca., a differenza di quanto accaduto nella GDO, è stato in grado di resistere alla ricaduta sul consumatore dell'impennata dei prezzi subita dai prodotti alimentari distribuiti. Tuttavia, nei primi dieci giorni del 2023, i produttori di beni alimentari hanno già chiesto 434 aumenti di listino, pari a un quarto di quelli registrati nell'intero 2022;

   da tempo la filiera chiede soluzioni concrete per consentire al settore di assorbire gli oneri delle dinamiche inflattive che nell'ultimo anno hanno causato la chiusura di 17.000 esercizi del settore. A tale esito, in particolare, ritengono di potere giungere attraverso un tavolo di concertazione che coinvolga i Ministeri interessati, distribuzione e rappresentanti degli esercizi Ho.Re.Ca.;

   ulteriori problematiche riscontrate nel settore afferiscono alle difficoltà di reclutamento del personale, a causa del naturale avvento del take away e delle piattaforme di intermediazione digitale, nonché, per quanto riguarda il personale addetto alla guida dei mezzi, a causa degli oneri burocratici ed economici per conseguire le necessarie autorizzazioni –:

   se non intenda il Ministro interrogato adoperarsi per adottare iniziative urgenti dirette a sostenere concretamente il settore, avviando un tavolo di concertazione che coinvolga Ministeri competenti e i rappresentanti dei settori dell'industria, della distribuzione e degli esercizi Ho.Re.Ca.
(5-01486)


   SQUERI, CASASCO e POLIDORI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   Una recente ricerca dell'European Association of Automotive Supplier (CLEPA) spiega come il 70 per cento del valore aggiunto delle auto elettriche (EV) dipenda dalla produzione di batterie, un settore ad elevata automazione. Aggiunge che in conseguenza dell'elettrificazione del parco veicoli saranno persi circa 275.000 (su circa 500.000) dei posti di lavoro direttamente impegnati nel settore della propulsione a combustione interna (ICE) e che la trasformazione del settore creerà meno opportunità di lavoro;

   altrettanto difficili le sfide per le aziende della componentistica: il caso dei 230 lavoratori della Magneti Marelli è un ulteriore esempio del rischio di desertificazione produttiva che si sta profilando. Arrivano segnali preoccupanti: a Termoli è stata decisa da Stellantis la fine, tra cinque mesi, della produzione del cambio, che coinvolge 350 persone, in Irpinia la Denso (che produce condizionatori per auto) sta avviando il licenziamento di 30 lavoratori; altri 27 sono a rischio alla Fub Sud di Nusco (batterie tradizionali), alla ex Gkn di Campi Bisenzio (semiassi e elementi di trasmissione) 422 dipendenti sono in cassa integrazione, con pesanti nubi sul loro futuro;

   la transizione trova sul suo cammino una filiera che in Italia ha 3.100 aziende con 268.000 occupati (secondo l'ANFIA, l'associazione degli imprenditori del settore). Secondo CLEPA in Italia sono a rischio immeditato 450-500 aziende di tale settore, che occupano 70.000 lavoratori;

   l'Europa sarà l'unica che nel 2035 cesserà di produrre le auto a combustione, dismettendo una supremazia tecnologica, senza possedere materie prime per la transizione elettrica e perdendo quote del mercato globale (dal 26 per cento attuale al 12 per cento nel 2040). Cina, Asia, Stati Uniti potranno continuare a produrle;

   secondo alcuni studi la possibilità per i lavoratori che operano in settori ad alta intensità carbonica di passare a occupazioni green si aggira tra il 4 e il 7 per cento. Addirittura l'1 per cento secondo una ricerca dello statunitense National Bureau of Economic Research. La salubrità dell'ambiente è prioritaria ma le modalità per arrivarci non possono distruggere un intero comparto produttivo;

   è in discussione il valore stesso della mobilità privata, motore dello sviluppo europeo nel dopoguerra –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato sulle problematiche esposte in premessa, in particolare per quel che riguarda gli obiettivi del tavolo automotive e le misure di sostegno e difesa della propulsione endotermica sia in Italia sia in sede europea.
(5-01487)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   gli organi di stampa riportano della grave crisi dell'azienda Radiators di Moimacco (Udine) attiva nella produzione di radiatori tubolari, termoarredo e piastra, acquistata nel 2022 dal gruppo inglese Stelrad;

   le prospettive, all'atto di acquisizione dell'azienda erano particolarmente interessanti, come dichiarato dal ceo di DL Radiators, Stefano Valente: «Questo accordo consentirà a DL Radiators di affermare con vigore ed efficacia la propria strategia, consolidando l'attuale posizione di market leader e product innovator. Essere parte integrante di Stelrad Group pic permetterà di affrontare con positività ed entusiasmo le future opportunità che si manifesteranno. Stelrad Group sarà un leader di mercato in sei Paesi e manterrà una delle prime 3 posizioni in altri cinque»;

   l'azienda ha comunicato il licenziamento di 50 dipendenti e il mancato rinnovo di 29 contratti atipici. La decisione di tagliare i posti di lavoro, ha dichiarato la società alle parti sociali, è determinata da un mercato in forte contrazione che ha portato a una flessione dei volumi produttivi per la sede friulana. Sempre secondo l'azienda, la situazione problematica non è destinata a esaurirsi in breve tempo. Molta preoccupazione tra i lavoratori, principalmente donne, anche per la notizia dell'attivazione del contratto di solidarietà solo per sei mesi, procedendo successivamente ai licenziamenti;

   sulla crisi aziendale è intervenuto il segretario regionale Fim Cisl, Pasquale Stasio: «Il conto è fortemente amaro con l'azienda che propone di gestire la flessione di mercato utilizzando solo sei mesi di contratto di solidarietà per poi procedere con i licenziamenti. Non riteniamo sia una modalità corretta per affrontare la situazione. Chiediamo che vengano utilizzati più ammortizzatori e che si trovi una soluzione per evitare i licenziamenti»;

   la preoccupazione è presente anche rispetto al piano industriale, come dichiarato da Fabio Beuzer di Fiom Cgil Udine: «La nuova proprietà è all'opera da circa un anno e ci presenta oggi una ristrutturazione di questa portata. È una multinazionale che ha interessi in diversi punti del mondo che ci induce a rivendicare con forza un piano industriale: vogliamo sapere qual è il futuro di questa azienda per il sito di Moimacco». I sindacati vogliono che lo si dica al tavolo con le istituzioni regionali, che hanno già chiesto di attivare e ora sono in attesa di essere convocati;

   è stato reso noto dalla stampa che per l'amministratore delegato dell'azienda, Stefano Valente il taglio del personale sarebbe una misura necessaria per mantenere l'azienda competitiva e garantire continuità e competitività, confermando una riduzione dell'organico di 40/50 unità;

   al tempo stesso Valente ha rimarcato la centralità dello stabilimento e gli importanti investimenti messi in essere negli ultimi dodici mesi che avrebbero reso lo stabilimento friulano il più avanzato tecnologicamente tra le aziende del settore –:

   se il Governo sia a conoscenza della crisi aziendale dello stabilimento Radiators di Moimacco e se, in collaborazione con l'amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia, intenda avviare ogni procedura utile e necessaria per impedire la perdita di decine posti di lavoro, attivandosi direttamente con la multinazionale per verificare modalità efficaci per contrastare la contrazione del mercato e la conseguente flessione dei volumi produttivi, e chiedere la presentazione di un piano industriale inteso a consentire al sito di «rimanere competitivo anche nei prossimi anni», come l'ad Valente ha dichiarato essere nelle intenzioni dell'azienda;

   se si concordi, come espresso dalle sigle sindacali, sul fatto che un ricorso agli ammortizzatori sociali limitato a sei mesi sia oggettivamente insufficiente a ipotizzare e impostare misure di rilancio e salvaguardia dei livelli occupazionali, e quindi sia necessario un prolungamento delle misure di solidarietà.
(4-01736)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta orale:


   SCERRA e AMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad inizio del mese di aprile 2023 sono stati erogati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 2,37 milioni – sui 14 totali previsti – che il Consorzio autostrade siciliane (CAS) avrebbe dovuto utilizzare principalmente per pagare la Cosedil s.p.a. per i lavori di realizzazione della autostrada Siracusa-Gela, relativi al completamento del tratto autostradale Ispica-Modica;

   da articoli di stampa locale si è appreso che la predetta somma è stata oggetto di pignoramento da parte della Banca d'Italia per debiti pregressi del Cas, poi sbloccata e utilizzata per il pagamento dell'impresa appaltatrice;

   nonostante nel 2019 veniva sottoscritto tra il Cas e la Cosedil s.p.a. un atto aggiuntivo al contratto di appalto del 17 luglio 2014, con il quale veniva altresì stabilito il cronoprogramma per il completamento dell'opera, la cui conclusione dei lavori sarebbe dovuta avvenire entro il mese di marzo 2022, l'opera ad oggi rimane non terminata;

   lo scorso aprile 2023 il Governo accoglieva come raccomandazione un ordine del giorno dell'interrogante, con il quale si è impegnato a valutare ogni azione possibile per monitorare e velocizzare i lavori di completamento dell'autostrada de qua. Tuttavia, ad oggi, l'opera in questione non vede ancora la luce e sussiste il rischio concreto che, dopo 50 anni di lavori, siano necessari nuovi investimenti per sistemare i tratti già aperti da decenni, che nel frattempo si sono deteriorati e avrebbero bisogno di manutenzione. Il quadro descritto non consente previsioni concrete sui tempi di conclusione lavori, con ovvio pregiudizio per la viabilità di questo tratto autostradale;

   infatti, il completamento dell'autostrada Siracusa-Gela costituisce una importante infrastruttura strategica, imprescindibile per lo sviluppo della Regione Siciliana –:

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per accelerare lo stato dei lavori di completamento dell'autostrada de qua, magari rendendo noto il relativo cronoprogramma, che si immagina subisca gli effetti dei continui rallentamenti;

   se in relazione a quest'opera potrebbero rendersi necessari ulteriori stanziamenti o siano già stati previsti al fine di manutenzionare i tratti aperti da decenni.
(3-00746)


   SCERRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con nota n. 15953 del 6 aprile 2023 il Presidente della Regione Siciliana convocava la conferenza di servizi per la riattivazione degli oneri di servizio pubblico da imporre sui collegamenti aerei da e per l'aeroporto di Comiso;

   in sede di conferenza di servizi veniva accertata la necessità di assicurare la continuità territoriale aerea attraverso voli di linea adeguati, regolari e continuativi tra lo scalo di Comiso e gli scali di Roma Fiumicino e, alternativamente, uno dei tre scali dell'area milanese, Milano Linate o Milano Malpensa o Bergamo Orio al Serio;

   con decreto ministeriale dell'11 luglio 2023 il Governo decideva di imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei di linea sulle rotte seguenti:

    a) per il collegamento con Roma: Comiso-Roma Fiumicino e viceversa;

    b) per il collegamento con l'area milanese (in alternativa): Comiso-Milano Linate e viceversa; Comiso - Milano Malpensa e viceversa; Comiso-Bergamo Orio al Serio e viceversa;

   finalmente, dopo tre anni di fermo, causato dalla pandemia e dal fallimento della compagnia che gestiva il servizio nell'aeroporto di Comiso, i residenti in Sicilia potranno nuovamente usufruire di voli con tariffe agevolate, almeno per le rotte da e per Roma e Milano;

   tuttavia, da notizie di stampa locale, risalenti ai primi di settembre 2023, si apprende della necessità di attendere ancora alcuni mesi affinché il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti possa emanare il relativo bando –:

   se, rispetto a quanto appreso, sia stato emanato il bando e/o vi siano impedimenti che rallentano la procedura, o, ancora quali siano i tempi previsti per la predisposizione dello stesso.
(3-00748)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   IAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 172 risale al 1953. Il tracciato, nel tempo, ha subìto lavori di ammodernamento e messa in sicurezza;

   la via è una delle più importanti della regione per la viabilità dei residenti, dei turisti e per lo sviluppo economico perché, partendo da Gioia del Colle giunge a Taranto passando per località di grande attrattiva come Turi, Putignano e i principali centri turistici del Sud-Est barese e della Valle d'Itria come Alberobello, Locorotondo e Martina Franca, collegando il mare Adriatico con lo Jonio;

   nel 2016 dopo un'interlocuzione con la procura di Taranto fu realizzata una bretella provvisoria a causa del rischio di cedimento parziale del tratto in cui un depuratore riversò dei reflui; sui terreni su cui poggia la strada furono chiesti agli amministratori regionali interventi rapidi ed efficaci per proteggere l'economia della Valle d'Itria che accoglie annualmente centinaia di migliaia di turisti;

   la strada è fondamentale anche per l'accesso all'ospedale, non garantito poiché è sufficiente l'avaria di un mezzo pesante per impedire il transito dei mezzi di emergenza e soccorso;

   ad aprile 2016 un consigliere regionale incontrò il presidente di regione Puglia e l'assessore ai trasporti poiché la magistratura pose sotto sequestro la strada chiudendola al traffico. Il presidente affermò di comprendere tardivamente la grave portata del problema, proponendo la realizzazione di trincee drenanti;

   si precisa inoltre che, ad avviso dell'interrogante, il primo tratto da ripristinare avrebbe dovuto riguardare quello tra San Paolo-Martina Franca perché estremamente pericoloso. Invece, si è voluto investire su un tratto che non necessitava di lavori urgenti, quello tra Orimini e Taranto;

   nell'aprile 2021, un atto di sindacato ispettivo regionale presentato alle competenti istituzioni regionali chiedeva conto dell'interruzione dei lavori evidenziando come il tratto Orimini-Taranto, particolarmente trafficato e molto suggestivo, fosse da anni interessato da lavori di manutenzione, regolarmente appaltati e avviati, mai terminati;

   nel maggio 2021, l'assessore visitando il cantiere confermava la ripresa dei lavori. A maggio 2021 Anas annunciava la conclusione dei lavori dell'intera tratta SS 172 per metà luglio 2021. A luglio però, in V commissione regionale, audendo il responsabile Anas e l'assessore competente per conoscere la data di ultimazione, furono chieste informazioni anche sui problemi paesaggistici derivanti dallo sventramento delle colline e dalla rimozione dei muretti a secco in violazione del PPTR, sollecitata anche la ripresa dei lavori nel tratto Orimini, San Paolo, Martina Franca;

   nel settembre 2021, l'assessore competente, rispondendo a un'interrogazione, confermava il ritardo nel tratto Martina Franca-Taranto per necessari approfondimenti geologici connessi a rinvenimenti di forme di microcarsismo fossile;

   a marzo, il consigliere regionale chiese all'assessore competente un ennesimo sopralluogo del cantiere sulla tratta Orimini-San Paolo, alla presenza di tecnici regionali e Anas, per verificare la effettiva fine lavori nel giugno 2022;

   il finanziamento dell'opera, pari a circa 35 milioni di euro prevedeva, oltre alle nuove rotatorie già realizzate, anche una quarta corsia proprio sul tratto interrotto Orimini-Taranto, costringendo alla percorrenza di vie alternative, a corsia unica, compresi i mezzi pesanti, mettendo così a repentaglio la sicurezza degli automobilisti;

   nonostante l'attenta attività di sindacato ispettivo di un consigliere regionale, la strada non è ancora stata completata, e preoccupa in particolare per i tratti che costringono a utilizzare strade alternative e pericolosissime, anche a causa della corsia unica e dell'eccessivo traffico che vi transita, considerata la dimensione –:

   se, ed eventualmente come, intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di risolvere il pericoloso e grave disservizio causato innanzitutto ai cittadini pugliesi, coinvolgendo anche i lavoratori trasportatori di merci e i turisti.
(5-01495)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOMUTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   a Matera è stato realizzato un progetto di social housing di 115 appartamenti per colmare la mancanza di abitazioni a canone agevolato, assegnati nel 2022 a famiglie numerose, giovani coppie, anziani e studenti fuori sede, per rispondere a situazioni di disagio socioeconomico;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti emanava il decreto n. 22 aprile 2008, per gli alloggi sociali, in ottemperanza della legge 8 febbraio 2007 n. 9, finalizzata a contenere il disagio abitativo;

   il comma 2 dell'articolo 1 del decreto n. 22 aprile 2008 definisce «alloggio sociale» l'unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato;

   il comma 2 dell'articolo 2 del decreto n. 22 aprile 2008 afferma che il canone di locazione dell'alloggio sociale va definito in relazione alle diverse capacità economiche degli aventi diritto e deve tener conto, della funzione sociale dell'alloggio;

   a fine gennaio 2023, Fabrica Immobiliare, tramite il gestore sociale Netural Coop Impresa Sociale, ha avvisato i residenti che a partire dal canone di febbraio 2023 applicava un adeguamento Istat pari all'11,8 per cento che si aggira attorno a euro 40,00 mensili per nucleo familiare, vanificando gli sconti ai canoni di locazione, in un momento di grande inflazione e grave crisi economica che colpisce principalmente le famiglie a redditi bassi e annullando la funzione che il social housing deve assolvere, ovvero la salvaguardia dei nuclei familiari svantaggiati e la riduzione del disagio abitativo;

   il gruppo Cassa Depositi e Prestiti è stato il principale investitore nel progetto realizzato attraverso il fondo Esperia, gestito da Fabrica SGR e sottoscritto da CDP, quindi trattasi di progetti realizzati con soldi pubblici per incrementare tramite il social housing la dotazione di alloggi sociali a canone calmierato, destinati ai nuclei familiari da una soluzione abitativa all'altra in funzione delle loro condizioni socioeconomiche, la cosiddetta «fascia grigia» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle criticità sollevate, e soprattutto se intendano provvedere ed intervenire per trovare soluzioni per la tutela dei residenti del social housing nella città dei Sassi.
(4-01737)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il 7 ottobre 2023, Israele ha subito un attacco a sorpresa su larga scala nel corso del quale civili inermi sono stati assaliti e assassinati mentre celebravano Sukkot, la Festa delle capanne, una ricorrenza molto importante del calendario ebraico;

   l'incessante lancio di razzi verso Tel Aviv, Gerusalemme e il Sud del Paese è stato accompagnato da incursioni di unità armate in territorio israeliano. Gruppi di miliziani armati hanno assaltato città e piccole comunità israeliane vicine al confine con la Striscia di Gaza e colpito in maniera indiscriminata obiettivi civili, seminando morte e terrore;

   dalle ultime notizie di stampa, si apprende di gravissimi crimini ai danni di civili israeliani, che riportano alla mente le immagini dei più violenti attacchi terroristici subiti negli ultimi decenni da Israele e dai Paesi del blocco occidentale;

   per questa folle spirale di violenza c'è, per ora, un responsabile: il gruppo terroristico palestinese di Hamas che, nel rivendicare la paternità dell'attacco, ha anche lanciato un appello ad altre formazioni militari radicali e all'intero popolo palestinese affinché si unisca alla mobilitazione contro Israele;

   l'attacco di Hamas contro Israele è un gravissimo atto di aggressione;

   nella puntata di mercoledì 11 ottobre 2023 della trasmissione «Fuori dal coro», di Rete 4, è stato mandato in onda un servizio che ha raccolto le dichiarazioni di alcuni membri della comunità islamica presente nel nostro Paese. Le immagini testimoniano l'esultanza esplicita e senza indugio di questi soggetti che, alla notizia del violento massacro perpetrato in Israele, sostengono e incoraggiano con esternazioni di vario e gravissimo genere gli attacchi terroristici di Hamas: «tutti gli israeliani devono morire», «Hamas ha fatto bene», «per Allah questa è la fine del Mondo» con un elevato rischio che ci possano essere anche in Italia delle cellule dormienti del fondamentalismo islamico;

   manifestazioni pubbliche di questo genere delineano un evidente sostegno alla violenza e rappresentano ben altra cosa rispetto alle manifestazioni di solidarietà al popolo palestinese, come alcune di quelle svoltesi lo scorso 14 ottobre 2023 in diverse città italiane; manifestazioni pro Hamas obbligano a una riflessione seria sugli strumenti posti in essere, nel nostro Paese, a difesa dei cittadini, evidenziando come siano a rischio anche la nostra vita, la nostra libertà, la nostra civiltà;

   la concomitanza tra la mobilitazione pro palestinese in Italia e l'appello invocato dall'ex capo di Hamas Khaled Meshaal per un venerdì 13 di collera ha creato forte preoccupazione nella cittadinanza per la propria sicurezza ed incolumità;

   secondo fonti stampa, la Ministra dell'interno tedesca, Nancy Faeser, vuole espellere dalla Germania i sostenitori del movimento islamista palestinese Hamas, che ha attaccato Israele. A tal fine «utilizzeremo tutte le possibilità offerte dalla legge», ha dichiarato l'esponente del Governo federale durante un'intervista che ha rilasciato al quotidiano «Bild» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo abbia intrapreso per identificare ed espellere, ove stranieri, i responsabili di queste esternazioni al fine di contrastare sul nascere ogni iniziativa o manifestazione che possano mettere a rischio l'incolumità dei concittadini ebrei del nostro Paese, nonché per prevenire i reati che tali manifestazioni configurano, indipendentemente dalla nazionalità del reo.
(2-00243) «Toccalini, Molinari, Formentini, Andreuzza, Angelucci, Bagnai, Barabotti, Bellomo, Benvenuto, Davide Bergamini, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Comaroli, Crippa, Dara, Di Mattina, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Gusmeroli, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Pierro, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Sasso, Stefani, Sudano, Ziello, Zinzi, Zoffili».

Interrogazione a risposta scritta:


   RUBANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 151 del 2001 (Testo unico in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità) prevede per la lavoratrice madre dipendente un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro riconosciuto durante la gravidanza per un arco di tempo di 5 mesi a cavallo del parto (congedo di maternità). Tale previsione, oltre ad essere un obbligo per il datore di lavoro, è anche un diritto indisponibile per la lavoratrice;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982 in materia di ordinamento del personale della polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, nella parte delle «dimissioni dal corso per la nomina a vice ispettore», dispone che «gli allievi vice ispettori di sesso femminile, la cui assenza oltre 90 giorni è stata determinata da maternità, sono ammessi a partecipare al primo corso successivo ai periodi di assenza dal lavoro previsti dalle disposizioni sulla tutela delle lavoratrici madri» (decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, articolo 27-quater, comma 2);

   il combinato disposto delle normative vigenti implica, de facto, le dimissioni obbligatorie dal corso per le allieve in stato di maternità, con conseguente frequenza dello stesso al primo corso successivo;

   tali previsioni determinano una situazione di sostanziale sperequazione in danno alle allieve vice ispettrici della polizia di Stato, con particolare riguardo all'incertezza sul periodo di svolgimento del futuro corso e della sua durata, al fatto che le allieve sarebbero tenute a rifrequentare interamente il corso nonostante ne avessero già seguita una parte e sostenuto i relativi esami, all'impossibilità di partecipare ad ulteriori concorsi per l'avanzamento di qualifica;

   in un'ipotesi similare, riguardante il corso di formazione per l'assunzione della qualifica di vice commissario di polizia penitenziaria, è intervenuta una pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea (C-595/12), la quale, con sentenza del 6 marzo 2014, ha dichiarato come l'esclusione automatica dal corso di formazione per congedo di maternità non appare conforme al principio di proporzionalità, oltre che in contrasto con la direttiva 2006/54 riguardante la parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego. Sul punto, la Corte afferma come l'articolo 15, della citata direttiva vada interpretato «nel senso che esso osta a una normativa nazionale la quale esclude una donna in congedo di maternità da un corso di formazione professionale inerente al suo impiego ed obbligatorio per poter ottenere la nomina definitiva in ruolo e beneficiare di condizioni d'impiego migliori, pur garantendole il diritto di partecipare a un corso di formazione successivo, del quale tuttavia resta incerto il periodo di svolgimento» –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo il Governo, intenda adottare in merito alle criticità di cui in premessa.
(4-01739)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SCOTTO, BONAFÈ, BRAGA, GUERRA, ORLANDO, CUPERLO, GRIBAUDO, FORNARO, FOSSI, LAUS, MAURI e SARRACINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'esame del decreto-legge n. 75 del 2023, è stata introdotta una norma che ha disposto la sostituzione del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare (Previdenza Italia) con l'Associazione italiana per la previdenza complementare (Assoprevidenza), nelle funzioni di analisi, ricerche, studi e valutazioni concernenti investimenti dei fondi pensione nel capitale delle micro, piccole e medie imprese;

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali erogherà quindi direttamente ad Assoprevidenza le risorse previste per lo svolgimento dei suoi compiti, pari a 2 milioni di euro annui fino al 2034, al fine di accelerare la capacità amministrativa nei processi di analisi e di valutazione degli interventi in materia di previdenza complementare;

   l'articolo 58-bis, comma 4, del decreto-legge n. 124 del 2019, nella sua attuale formulazione, prevede che per le finalità relative ad investimenti dei fondi pensione nel capitale delle micro, piccole e medie imprese, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali si avvale anche delle attività di analisi e studio del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare denominato «Previdenza Italia», con la partecipazione dei rappresentanti delle Associazione dei Fondi pensione;

   la modifica in questione è stata introdotta con un emendamento che nella seduta delle Commissioni in sede referente dell'11 luglio 2023 era stato dapprima dichiarato inammissibile, poi riammesso, e successivamente approvato;

   il Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare dovrebbe svolgere funzioni di interesse generale di accompagnamento e sostegno alla previdenza integrativa e i suoi compiti non dovrebbero essere affidati a una struttura privata, che inoltre rappresenta solo una parte dei fondi pensione, a cui, tra l'altro, verrebbero corrisposti i corrispondenti contributi finanziari;

   il rilancio delle adesioni alla previdenza complementare negoziale, rendendola effettivamente accessibile anche a chi lavora nelle piccole imprese e ai giovani è un obiettivo che va perseguito senza esitazioni e soluzioni contraddittorie che rischiano di togliere credibilità a tale fondamentale strumento di miglioramento dei trattamenti previdenziali per milioni di lavoratori –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per quanto di competenza, al fine di rivedere la soluzione in questione e per restituire credibilità e imparzialità nella gestione di importanti funzioni riguardanti una questione sociale di primaria rilevanza come la previdenza complementare.
(5-01482)


   SOUMAHORO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 2 ottobre 2023 la sezione lavoro della Corte di cassazione ha pubblicato la sentenza n. 27711 del 2023 nella quale chiarisce come il salario minimo fissato dalla contrattazione collettiva non sia esente da una verifica del giudice sulla congruità rispetto ai parametri costituzionali della giusta retribuzione sanciti dall'articolo 36 della Costituzione;

   alla richiamata sentenza si è aggiunta poi la sentenza n. 28320 del 2023, in cui sempre la sezione lavoro della Corte di cassazione ha disapplicato il contratto collettivo richiamato dal contratto, applicando una più giusta retribuzione, poiché il salario netto risultava poco sopra la soglia di povertà;

   secondo la Corte di cassazione, quindi, la retribuzione deve essere «sufficiente» ad assicurare un'esistenza «libera e dignitosa» e la contrattazione collettiva «non può tradursi in un fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale»;

   di conseguenza, nonostante la libertà negoziale, i contratti collettivi non possono prevedere minimi salariali che non siano «proporzionati alla quantità e qualità del lavoro e sufficienti ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa» così come prevede la Costituzione all'articolo 36. È necessario invece, sottolinea la Cassazione, fissare una cifra che risulti adeguata a tali necessità di base: un «salario minimo costituzionale» in grado di garantire «una vita libera e dignitosa e non solo non povera»;

   secondo la Corte di cassazione negli ultimi anni si sono affacciati sulla scena negoziale associazioni collettive – sindacali e datoriali – «di discutibile rappresentatività» tanto da sottoscrivere cosiddetti «contratti pirata» e il numero dei Ccnl è, secondo il censimento del CNEL, lievitato fino a 946 nel solo settore privato e di questi 563 risultano scaduti, ovvero non rinnovati;

   questi contratti condannano le lavoratrici e i lavoratori italiani alla «povertà nonostante il lavoro»: in Italia circa 4 milioni di lavoratori e lavoratrici sono sotto la soglia retributiva dei 9 euro all'ora –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno e urgente adottare iniziative di competenza per contrastare il cosiddetto «lavoro povero» che, anche in base a quanto esposto in premessa, non può realizzarsi esclusivamente attraverso un mero rinvio in bianco alla contrattazione collettiva.
(5-01483)


   BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), istituito dal decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, dal 1° settembre 2023, è utilizzabile dai componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con valore dell'ISEE familiare non superiore a euro 6.000 annui, senza i requisiti per accedere all'assegno di inclusione (AdI);

   il Sfl costituisce una misura di attivazione al lavoro, mediante la partecipazione a progetti di formazione e politiche attive comunque denominate e prevede una indennità di partecipazione di 350 euro mese, nel limite massimo di 12 mensilità;

   per usufruire del Sfl, bisogna presentare domanda all'Inps, quindi iscriversi al sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa (Siisl), poi sottoscrivere il patto di attivazione digitale (Pad), quindi sottoscrivere il patto di servizio personalizzato e, infine, frequentare un corso o altra iniziativa di attivazione lavorativa;

   con circolare Inps n. 77/2023 del 29 agosto 2023 sono stati forniti chiarimenti per velocizzare il percorso di accesso ed erogazione della misura sostitutiva del reddito di cittadinanza (RdC);

   al 13 ottobre 2023, le domande per il Sfl già acquisite sarebbero 99.349;

   in merito al Siisl, il 13 settembre 2023, il sottosegretario Durigon ha dichiarato che lo stesso «non realizza direttamente il "matching" tra datore di lavoro e lavoratore» e che i centri per l'impiego (Cpi), pur specializzati nell'assistenza e orientamento della platea anche cosiddetto «attivabile al lavoro» – raramente capace di valorizzare il curriculum, descrivere le esperienze ai fini di una riqualificazione o scegliere l'agenzia per il lavoro più opportuna – possono solo vedere «i dati di ritorno»;

   in merito al Siisl, sebbene sia possibile rivolgersi ai patronati, questi non hanno ricevuto indicazione o formazione sull'utilizzo della piattaforma, oltre a non conoscere gli enti del territorio e, a differenza dei Cpi, non saper selezionare quelli adatti a una platea particolare come quella degli ex percettori di RdC –:

   se e come intenda garantire, via Siisl, assistenza e orientamento ai destinatari di Sfl e AdI, attraverso i Cpi, così anche perseguendone il potenziamento come da obiettivo PNRR, nonché quali dati disaggregati possa ad oggi fornire sulle domande di Sfl, di modo da distinguerne tipi, modi, tempi e costi, nonché esplicitare quante indennità mensili ad oggi siano state erogate.
(5-01484)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   GADDA, BOSCHI, FARAONE, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GRIPPO, MARATTIN e SOTTANELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando alle notizie diffuse dagli organi di informazione, al Policlinico romano di Tor Vergata si sono verificati diversi casi di pazienti rimasti a lungo al pronto soccorso: un 77enne rimasto su una barella per più di un mese e mezzo, un uomo di 81 anni per quattro settimane, una 51enne per tre settimane e un anziano di 90 anni per 15 giorni;

   la stampa riferisce quasi quotidianamente di casi analoghi su tutto il territorio nazionale, tanto da aver individuato una terminologia specifica per questo fenomeno, il «boarding sanitario», e le iniziative per gestirlo si sono limitate a documenti ufficiali che ne definiscono il perimetro e la durata massima – fissata a 6 ore –, ma la maggior parte dei pazienti, anche al di là dei casi limite citati, aspetta molto più di 6 ore, ovvero dai 2 fino a 5 giorni;

   sui reparti di pronto soccorso degli ospedali di tutto il Paese si riversano i problemi irrisolti del malfunzionamento del sistema sanitario, ulteriormente congestionato dalla lenta uscita dagli effetti della pandemia, che, come noto, hanno acutizzato e cronicizzato situazioni già difficili;

   il fattore che più incide sulle inefficienze dei pronto soccorso italiani è la carenza di personale, a causa sia dell'elevato numero di dimissioni che si verificano tra i medici in servizio presso il pronto soccorso, sia della fuga degli aspiranti medici dalla specializzazione in medicina d'emergenza (secondo i dati delle associazioni di categoria, mediamente non viene assegnato il 50 per cento dei contratti di specializzazione in quest'area);

   lo stesso Ministro interrogato, rispondendo ad atti di sindacato ispettivo, anche della sua stessa maggioranza di Governo, ha più volte affermato che «i cittadini hanno perso punti di riferimento territoriali e si riversano negli ospedali» e, dunque, «il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso è il sintomo di una malattia più grande, che possiamo fermare solo attraverso azioni concrete e strutturali», salvo poi non far seguire alle parole fatti concreti e strutturali –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della grave situazione che affligge le strutture sanitarie di emergenza e se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere ispettivo, per scongiurare il ripetersi di casi così gravi e ogni altra opportuna iniziativa per limitare il fenomeno del cosiddetto «boarding sanitario» e, più in generale, per il potenziamento del sistema sanitario, a cominciare dagli investimenti necessari per accorciare le liste d'attesa e aumentare gli stipendi del personale.
(3-00740)


   QUARTINI, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalle anticipazioni, annunciate dalla stessa Presidente del Consiglio dei ministri, parrebbe che nella prossima manovra di bilancio ci saranno 3 miliardi in più sulla sanità da destinare all'abbattimento delle liste d'attesa e le risorse per il rinnovo del contratto del comparto;

   per le liste di attesa sembrerebbe puntarsi alla detassazione di straordinari e a far lavorare di più i privati accreditati; l'idea è dunque quella, non già di aumentare gli organici e implementare i servizi, ma di far lavorare fino all'inverosimile e con turni massacranti quel poco personale che c'è e di foraggiare il privato;

   questi annunciati tre miliardi di euro, come da più parti sottolineato, sono un po' il gioco delle tre carte: si tolgono rispetto a quanto già programmato e poi si aggiungono per sottolinearne un incremento e quasi tutti serviranno al mantenimento dello status quo;

   a chi dichiara che in realtà le risorse sono in aumento, è bene ricordare come nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2023, discussa solo pochi giorni fa, il rapporto spesa sanitaria/prodotto interno lordo precipita dal 6,6 per cento del 2023 al 6,2 per cento nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1 per cento nel 2026, precipizio che significa «meno salute»;

   come rilevato anche dalla Fondazione Gimbe, «è del tutto evidente che l'irrisorio aumento della spesa sanitaria di 4.238 milioni di euro (+1,1 per cento) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l'aumento dei prezzi, sia per l'erosione dovuta all'inflazione, sia perché l'indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all'indice generale di quelli al consumo» e, pertanto, le stime previsionali sulla spesa sanitaria certificano evidenti segnali di definanziamento;

   la detassazione degli straordinari non risolve il problema delle liste di attesa e stressare ulteriormente l'esiguo personale sanitario presente nelle strutture sanitarie significa mettere a rischio la sicurezza delle cure; detassare gli straordinari è oltretutto un beneficio per pochi, più di rado per chi ha contingenze pressanti di famiglia e figli numerosi;

   è di tutta evidenza come non si voglia veramente tutelare il Servizio sanitario nazionale, come richiesto ormai da tutti gli osservatori del sistema salute –:

   se intenda porre in essere azioni strutturali e di più ampio respiro per restituire centralità e unitarietà al Servizio sanitario nazionale, anche avendo il coraggio d'intervenire sui meccanismi di finanziamento affinché la spesa sanitaria non soccomba ai processi inflattivi e sia in linea con i Paesi del G7 e, comunque, non inferiore alla media dell'Unione europea.
(3-00741)


   PANIZZUT, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI, ZOFFILI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il rilancio del Servizio sanitario nazionale, l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, la valorizzazione dei professionisti e l'incremento dei fondi a tal fine destinati rappresentano obiettivi prioritari sui quali il Governo è intervenuto con decisione, in difesa del diritto alla salute costituzionalmente garantito;

   nonostante le misure adottate, lo stato di salute del Servizio sanitario nazionale rimane condizionato da fattori interni ed esterni, non imputabili alla gestione delle singole regioni, che rischiano di pregiudicare l'erogazione delle funzioni assistenziali e l'attuazione delle riforme in atto, anche legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   tra le criticità in questione, si possono citare, senza pretesa di esaustività, l'aumento dei costi energetici, la presenza di inflazione di lungo periodo, la carenza di professionisti sanitari, ma anche i bisogni assistenziali crescenti legati al quadro post Covid, all'invecchiamento della popolazione e all'aumento delle cronicità;

   secondo fonti stampa, in conseguenza dei fattori sopra indicati e, soprattutto, del quadro inflattivo persistente, i conti di numerose regioni si apprestano a chiudere in rosso, riportando di attualità lo spettro dei commissariamenti e dei relativi piani di rientro in sanità, assolutamente da evitare per le ripercussioni in termini di tagli alle prestazioni e blocchi alle assunzioni che da essi deriverebbero;

   come ha evidenziato la Conferenza delle regioni e delle province autonome, sono necessari interventi di carattere normativo per consentire alle regioni di proseguire nella programmazione sanitaria, scongiurando l'applicazione di misure penalizzanti e concedendo maggiore elasticità e flessibilità, in considerazione delle criticità oggettive sopra rammentate, delle quali le regioni stesse non possono in alcun modo essere ritenute responsabili;

   sarebbe auspicabile, ad esempio, prevedere, d'intesa con le regioni, sia pure in via temporanea, una revisione al rialzo degli standard dimensionali dei disavanzi sanitari regionali definiti dall'articolo 2, commi 75 e seguenti, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, con applicazione di detti standard dimensionali all'articolo 1, comma 174, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 –:

   se il Ministro interrogato convenga sulla necessità di riconoscere alle regioni una maggiore flessibilità ed elasticità che consenta di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in un perdurante quadro inflattivo, anche per il solo anno in corso.
(3-00742)


   ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   entro il 2025 in Italia usciranno dal Servizio sanitario nazionale fisiologicamente 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali, 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 medici, senza contare i prepensionamenti, le dimissioni volontarie e i medici che scelgono di lavorare nel privato, in cooperative o di andare all'estero con proposte economiche nettamente migliori;

   nel 2021, 124.506 medici lavoravano nelle strutture sanitarie: 102.491 dipendenti del Servizio sanitario nazionale e 22.015 dipendenti delle strutture equiparate al Servizio sanitario nazionale. La media nazionale era di 2,11 medici per 1.000 abitanti, con un range dai 1,84 di Campania e Veneto ai 2,56 della Toscana;

   nel 2021, 298.597 infermieri lavoravano nelle strutture sanitarie: 264.768 dipendenti del Servizio sanitario nazionale e 33.829 dipendenti delle strutture equiparate al Servizio sanitario nazionale. La media nazionale era di 5,06 per 1.000 abitanti, con un range dai 3,59 della Campania ai 6,72 del Friuli Venezia Giulia;

   nel 2021 il rapporto infermieri/medici tra il personale dipendente era di 2,4, con un range dagli 1,83 della Sicilia ai 3,3 della provincia autonoma di Bolzano. Ad eccezione del Molise, le regioni in piano di rientro si trovano tutte sotto la media nazionale, dimostrando che le restrizioni di personale hanno colpito più il personale infermieristico che quello medico. L'Italia si colloca molto al di sotto della media Ocse per rapporto infermieri/medici;

   le scelte a favore della sanità privata stanno già comportando maggiori costi per i cittadini, quelli che hanno meno possibilità economiche, ma questo significa l'abbandono dell'universalismo, dell'equità e dell'uguaglianza dei cittadini rispetto alla prevenzione e alla malattia;

   la ridotta offerta specialistica sul territorio, con le riduzioni delle ore nei poliambulatori, è uno dei principali motivi che generano liste d'attesa interminabili rispetto alla medicina difensiva e alla domanda crescente di salute delle persone;

   il modello sanitario pubblico, istituto con la legge n. 833 del 1978, è in crisi a causa di una sanità pubblica che vede scarsi investimenti, retribuzioni tra le più basse in Europa, difficoltà di accedere alle cure, scarsità di personale, difficili condizioni di lavoro, denunce e atti di violenza, anche mortali, contro gli operatori sanitari –:

   quali iniziative intenda assumere per superare le evidenti carenze di personale sanitario quale elemento indispensabile di un Servizio sanitario nazionale in grado di ottemperare all'articolo 32 della Costituzione e attuare integralmente la legge n. 833 del 1978, garantendo l'universalità, l'uguaglianza e l'uniformità delle prestazioni sull'intero territorio nazionale.
(3-00743)


   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo le fasi più acute della pandemia di Covid-19, prosegue anche nel 2023 una domanda di rilevante entità di cure mentali, soprattutto nei giovani adolescenti;

   la XII Commissione (affari sociali) della Camera dei deputati sta esaminando alcune proposte di legge per introdurre un servizio di supporto psicologico, tra cui la proposta di legge n. 1034, a prima firma dell'onorevole Maurizio Lupi, recante «Istituzione della figura professionale dello psicologo di base»;

   per il mese di novembre 2023 è stata calendarizzato alla Camera dei deputati l'esame in Aula della proposta di legge promossa dal gruppo parlamentare Noi Moderati, recante «Istituzione della figura professionale dello psicologo di base»;

   la proposta di legge citata garantisce un rapporto stretto di collaborazione tra la rete dei medici di medicina generale e dei futuri psicologi di base, ponendo l'accento sul valore del rapporto diretto tra medico di base e paziente;

   l'11 gennaio 2023, 91 direttori di dipartimenti di salute mentale hanno inviato una lettera alle più alte cariche dello Stato, tra cui il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e il Ministro interrogato, «a fronte dell'aumento del disagio mentale nel nostro Paese, in particolare degli adolescenti, senza più possibilità di adeguate risposte da parte dei dipartimenti di salute mentale»;

   da tempo numerose associazioni, regioni, enti locali ed esperti di settore auspicano l'introduzione del cosiddetto «psicologo di base», riconosciuto dal Sistema sanitario nazionale, che possa offrire un sollievo alla salute mentale dei cittadini, soprattutto a supporto delle fasce più deboli della popolazione, in particolare dei pre-adolescenti e degli adolescenti –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per rispondere all'aumento delle patologie che interessano la salute psicologica dei cittadini, anche con riferimento all'introduzione della figura dello psicologo di base così come illustrata in premessa.
(3-00744)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GHIO, FURFARO, ORLANDO, MALAVASI, GIRELLI e PASTORINO. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella puntata andata in onda su RAI 3 domenica 15 ottobre 2023, la trasmissione televisiva Report, ha messo in evidenza una situazione molto grave riguardante la sanità ligure;

   in particolare, sono state evidenziate carenze sostanziali fra le quali: liste di attesa di oltre un anno per la prenotazione di esami medici e visite specialistiche (220 giorni di attesa per una colonscopia, 330 per una visita oculistica, 194 per una visita cardiologica), privatizzazione indiscriminata di strutture ospedaliere pubbliche per il 20 per cento del totale, chiusura di servizi di pronto soccorso (Albenga), chiusura di presìdi decentrati (Busalla e della Val Polcevera), esistenza di ospedali nuovi fortemente sottoutilizzati per mancanza di personale (Rapallo), presenza di strutture fatiscenti come l'ospedale Sant'Andrea di La Spezia o ospedale San Martino di Genova che ha subìto diversi allagamenti e blackout solo nelle ultime settimane, sottostima dei costi di realizzazione delle case di comunità previste dal PNRR e, in alcuni casi, loro sovrapposizione con le strutture già esistenti e operative (Genova Pegli e Genova Fiumara);

   soprattutto è emersa l'assenza di una pianificazione pluriennale del fabbisogno e incremento del personale necessario, nei documenti programmatori della ragione, sia per consentire il funzionamento delle nuove strutture che per sopperire alla carenza strutturale di personale medico sanitario che determina disfunzioni e attese non più sostenibili dai cittadini liguri;

   è stato poi portato all'attenzione il tema dell'ospedale degli Erzelli, «progetto bandiera» di cui all'articolo 33 del decreto-legge n. 152 del 2021, dove è prevista la realizzazione di un centro nazionale di medicina computazionale e tecnologica, dal costo di 405 milioni, di cui 60 finanziati dal PNRR e 280 milioni solo per l'ospedale, da realizzarsi con finanziamento pubblico di Inail. Ma negli ultimi mesi, così come confermato anche dall'assessore regionale Gratarola, è emerso un nuovo percorso, che prevede di realizzare la struttura con finanziamenti privati (attualmente ci sarebbe una manifestazione di interesse di Ght), anziché procedere con un finanziamento interamente pubblico come previsto nel protocollo di intesa tra il Ministero per gli affari regionali e le autonomie, il Ministero della salute, il Ministero dell'università e della ricerca e la regione Liguria;

   queste preoccupanti segnalazioni sono emerse anche da numerose interrogazioni sottoposte alla Giunta regionale ligure da diversi consiglieri regionali nel corso degli ultimi due anni;

   inoltre, da una indagine effettuata fra la popolazione ligure è emerso che oltre il 5 per cento dei cittadini ha rinunciato alle cure perché non trova risposte nella sanità pubblica e non ha risorse economiche per sostenere il costo di prestazioni sanitarie private;

   dai dati diffusi recentemente dalla fondazione Gimbe è emerso che la Liguria è ultima in Italia per recupero di interventi chirurgici programmati e saltati causa Covid (solo il 14 per cento rispetto al 65 per cento italiano) e per quanto riguarda le liste d'attesa è quintultima in Italia;

   dalla relazione della Corte dei conti è emerso che le fughe sanitarie verso le altre regioni sono costate alla Liguria 52,2 milioni di euro nel 2022 –:

   se il Ministro della salute sia a conoscenza di queste gravi disfunzioni e carenze del sistema sanitario pubblico della regione Liguria e, per quanto di competenza quali iniziative intenda adottare per verificare lo stato della situazione e introdurre correttivi affinché sia garantito alle/i cittadine/i liguri il diritto della cura così come previsto dalla nostra Costituzione;

   se il cronoprogramma e le nuove modalità di finanziamento ipotizzate per la realizzazione del Centro nazionale di medicina computazionale presso la collina degli Erzelli, siano in linea con le tempistiche del PNRR e rispettino quanto indicato nel protocollo sopra citato e siglato dai ministeri e da regione Liguria.
(5-01493)

Interrogazione a risposta scritta:


   BOSCHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando alle notizie diffuse da alcuni organi di informazione, al policlinico romano di Tor Vergata, da 43 giorni un anziano di 77 anni, si trova su una barella del pronto soccorso;

   l'anziano è entrato nella struttura di emergenza dell'ospedale romano la sera del 30 agosto 2023 e non ne è ancora uscito;

   il caso citato, pur costituendo per durata un caso limite, non rappresenta un unicum nel policlinico romano; infatti un uomo di 81 anni sarebbe al pronto soccorso da 25 giorni, una 51enne da 22 e un anziano di 90 anni da 16;

   restando sui dati del policlinico Tor Vergata alla data dell'11 ottobre 2023, ben 8 pazienti risultavano in attesa di un posto in reparto, oltre a quelli citati, alcuni in attesa anche da otto giorni;

   il presidente della regione Lazio Francesco Rocca, appena insediatosi a marzo 2023 alla guida della regione Lazio, sostenuto da un'ampia maggioranza di centrodestra, aveva assicurato che avrebbe cancellato subito quelle lunghissime e degradanti attese nei pronti soccorso da parte di pazienti che necessitano di ricovero;

   più recentemente, la stessa presidenza della regione Lazio ha annunciato che il fenomeno del boarding sanitario, nel Lazio, si sarebbe ridotto del 25 per cento dall'insediamento della nuova giunta regionale, ma il caso citato e i dati relativi all'ospedale di Tor Vergata, sembrano dipingere un quadro assai differente che vede pazienti, anche molto anziani che, dimenticati nei pronti soccorso, non sono nelle condizioni neanche di fare una doccia o di poter togliere panni ed effetti personali dal borsone per sistemarli in un armadietto;

   risulta chiaro che un paziente che deve restare per giorni al pronto soccorso è esposto ad un maggiore rischio di infezioni, occupa una barella, limitando le disponibilità di azione del nosocomio e costa di più al servizio sanitario, a fronte di una maggiore difficoltà nella gestione dei protocolli di cura;

   stando alle notizie diffuse da un organo di stampa, solo a Roma ci sono mediamente 600-700 persone in pronto soccorso e in attesa di un posto letto in reparto, che sono destinate ad aumentare con l'arrivo dell'influenza invernale;

   la regione Lazio, in relazione ai casi citati, avrebbe reso noto che i problemi di quei degenti non sarebbero di natura medica, ma di natura sociale, in quanto soggetti fragili per i quali le interlocuzioni con i servizi sociali dei comuni e delle Asl competenti per territorio hanno richiesto un tempo maggiore del dovuto –:

   il Ministro interrogato sia al corrente della grave situazione che affligge le strutture sanitarie di emergenza nella regione Lazio e se non ritenga di disporre attività ispettive e ogni altra iniziativa di competenza ritenga opportuna per limitare il fenomeno del boarding sanitario, se necessario, anche attraverso le opportune interlocuzioni istituzionali che garantiscano l'ottimizzazione delle risorse disponibili e un migliore raccordo tra le parti coinvolte.
(4-01735)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   TASSINARI, DALLA CHIESA, MULÈ, BARELLI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, D'ATTIS, DE PALMA, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   alla luce dei ripetuti episodi di violenza e criminalità accaduti nel territorio di Caivano, che hanno scosso l'intera opinione pubblica, il 31 agosto 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione della sua partecipazione a Caivano alla riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha affermato che «in Italia non possono esistere zone franche» e che «il Parco verde di Caivano non è l'unico territorio che versa in queste condizioni», ma tanti sono i «territori che versano in queste condizioni»;

   tali brutali episodi hanno riportato al centro della riflessione politica il bisogno e l'urgenza di intervenire, con risolutezza e responsabilità, per contrastare i fenomeni di violenza, soprattutto compiuti dai giovani; questa condizione ha condotto il Governo alla tempestiva adozione di specifiche misure di contrasto alla criminalità e al disagio giovanile sul territorio, con l'approvazione del decreto-legge 15 settembre 2023, n. 123;

   alcuni territori, come quello di Caivano, sono caratterizzati da una carente integrazione sociale, da alti tassi di abbandono scolastico e universitario e da un impoverimento educativo, culturale e ricreativo, per cui specifiche misure anche legate alla formazione dei giovani paiono quanto mai necessarie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contribuire al contrasto dei fenomeni di violenza nel territorio di Caivano, anche in coordinamento con le autorità locali e in raccordo con le istituzioni universitarie e dell'alta formazione superiore.
(3-00739)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MANZI, ZINGARETTI, ORFINI e BERRUTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 29 giugno 2022, n. 79 all'articolo 14 prevede, ai commi da 6-septies a 6-vicies semel, nonché al comma 6-vicies ter, disposizioni in materia di reclutamento del personale della ricerca delle università, intervenendo sul segmento del preruolo universitario successivo al conseguimento del dottorato di ricerca, in attuazione della missione 4, componente 2, riforma 1.1 («Attuazione di misure di sostegno alla R&S per favorire la semplificazione e mobilità») del PNRR;

   come segnalato dall'associazione dottorandi e dottori di ricerca nonché da diverse organizzazioni sindacali, il rimando alla contrattazione collettiva come base della disciplina del contratto di ricerca risulta fallito sul piano sostanziale, avendo il Governo deciso, attraverso l'Agenzia negoziale, di escludere il contratto di ricerca da una declinazione dei termini contrattuali, limitando la proposta di CCNL alla mera disciplina ordinamentale;

   del resto, nella seduta congiunta di martedì 22 novembre 2022 delle commissioni 7a la Ministra interrogata in sede di replica, aveva affermato che il contratto di ricerca «non può entrare in vigore ora»;

   tali affermazioni, come evidente, risultano in contraddizione con l'immediata esecutività dell'articolo 14, comma 6-septies, della legge 29 giugno 2022, n. 79; infatti, se l'Aran propone quale declinazione della norma nel Ccnl la norma medesima, ciò significa – implicitamente – che essa è immediatamente applicabile, sia sotto il profilo economico, sia lavoristico;

   nell'ultimo mese è iniziato il confronto di merito ai tavoli contrattuali. Il 7 settembre 2023 è infatti stata convocata dall'Aran la ripresa della trattativa sulle sequenze contrattuali riguardanti le nuove figure professionali del contratto di ricerca per università, enti di ricerca e per le istituzioni dell'Afam e di quella del tecnologo a tempo indeterminato per le università e il 18 settembre 2023 si è tenuto il primo incontro, ancora interlocutorio;

   gli interroganti ritengano fondamentale che la nuova figura sia definita nel più breve tempo possibile, per eliminare ogni spazio possibile di articolazione e atipicità di questo rapporto di lavoro, risolvendo una situazione che interessa decine di migliaia di ricercatori in Atenei, Enti e centri di ricerca;

   gli interroganti condividono con tutte le organizzazioni sindacali presenti al tavolo l'urgenza e quindi la necessità di definire e attivare il contratto di ricerca entro l'anno, impedendo così un'ulteriore proroga degli assegni e la continua stratificazione e quindi una regressione delle condizioni e dei diritti nel lavoro di ricerca, unica in senso negativo nel quadro europeo della ricerca e controproducente sia nel senso di trattenere, sia di attrarre giovani ricercatori –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda attuare per consentire l'effettiva attivazione – senza ulteriori rinvii – della nuova figura del «contratto di ricerca», sia in termini di mandato all'Aran per la definizione degli aspetti contrattuali, sia in termini di sostegni e incentivi economici agli Atenei che faranno partire i nuovi contratti.
(5-01488)


   LOIZZO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'introduzione negli Istituti universitari statali della cosiddetta «NO-TAX Area», con la legge n. 232 del 2016 ha comportato il notevole incremento degli studenti totalmente esonerati dal pagamento delle tasse universitarie;

   a livello territoriale esiste una notevole variabilità della contribuzione media: da oltre 1.700 euro per gli studenti paganti delle università del Nord, a poco più di 1.000 di quelli delle Isole;

   emerge così l'impatto che sul sistema dell'istruzione superiore hanno le diverse condizioni economiche delle regioni italiane poiché la vita degli atenei è influenzata dal contesto nel quale essi si collocano: i livelli di reddito delle famiglie determinano la loro capacità di sopportare i costi degli studi e a minori livelli di reddito corrispondono minori iscrizioni e dunque, ad oggi, minori risorse disponibili per gli atenei;

   le politiche di finanziamento del sistema universitario dovrebbero tenere conto di queste differenze ancor più perché il ruolo delle università, ovunque prezioso, è decisivo nelle aree meno avanzate;

   ad oggi le politiche di distribuzione delle risorse penalizzano gli atenei collocati nelle aree più deboli laddove, invece, la quota premiale di Fondo di finanziamento ordinario dovrebbe avere una funzione meramente integrativa del finanziamento complessivo, in una logica maggiormente perequativa per non aggravare le condizioni di atenei (presenti soprattutto nel sud-Italia) già pervasi da problemi strutturali e difficilmente risolvibili senza importanti interventi esterni di finanziamento;

   sarebbe inoltre necessaria un'iniziativa volta a proporzionare la compensazione destinata ad ogni ateneo in base all'incidenza del minor gettito da contribuzione studentesca, che varia in base al reddito medio degli studenti iscritti;

   inoltre, l'attuale sistema di riparto penalizza gli atenei virtuosi che, di propria iniziativa, abbiano innalzato la no tax area a livelli superiori rispetto ai minimi fissati dalla legge e pare non tenere conto delle nuove immatricolazioni, peraltro in calo, determinando quindi un peso gravoso sui bilanci dei singoli atenei –:

   se il Ministro interrogato, al fine di garantire parità di condizioni in tutti gli istituti universitari statali, intenda procedere ad una revisione dei parametri di distribuzione del Fondo di finanziamento ordinario e quali iniziative urgenti intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per compensare il minor gettito che deriva alle casse delle Università site in territori più disagiati dalla presenza di un maggior numero di iscritti completamente esonerati dal pagamento delle tasse universitarie.
(5-01489)


   PICCOLOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Università degli studi Link Campus University dal 2011 è un'università dell'ordinamento universitario italiano, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con proprio decreto (n. 374 dei 21 settembre 2011) e previo parere favorevole dell'Anvur, ha accreditato i corsi di laurea;

   è di queste ore la notizia di un'inchiesta della procura di Roma e della Guardia di finanza su una maxi truffa ai danni dell'erario, inerente – stando a quanto riportano numerosi quotidiani on-line – falsi progetti di ricerca utilizzati da numerose imprese private al fine di maturare indebitamente crediti d'imposta, che vedrebbe coinvolto, fra gli altri, l'ex prorettore alla ricerca della Link University;

   l'Università Link Campus già in passato è stata al centro di notizie che hanno fatto emergere ombre sulla corretta conduzione delle attività didattiche e sulla gestione delle proprietà in cui l'università ha sede. In particolare, secondo gli organi di stampa, dal processo a carico dell'ex-fondatore della Link Campus University, Vincenzo Scotti, emergerebbero gravi irregolarità relative alle modalità e alla sede di svolgimento degli esami in due corsi di laurea negli anni 2016, 2017 e 2018;

   il rapporto Anvur di accreditamento periodico dell'Università degli studi Link Campus University, approvato con delibera del Consiglio direttivo n. 128 del 23 luglio 2020, elenca, tra gli aspetti che risultano migliorabili: la definizione e la comunicazione delle modalità di verifica dell'apprendimento; il sistema di monitoraggio dei risultati della ricerca e la mancanza di target legati agli obiettivi del Dipartimento per la ricerca; la pianificazione e il monitoraggio delle attività di ricerca e terza missione;

   il Consiglio direttivo dell'Anvur propone, quindi, l'accreditamento della sede e di tutti i suoi corsi di studio con giudizio finale di Livello «D», corrispondente al giudizio condizionato, precisando che saranno disposte verifiche nel novembre 2021 per i corsi di laurea magistrale attivati nell'a.a. 19/20 o precedenti e nel novembre 2022 per i corsi di laurea triennale attivati nell'a.a. 19/20 o precedenti, ma di queste verifiche non si trovano report sul sito dell'Anvur –:

   se negli anni 2021 e 2022 si siano svolte le verifiche previste dall'Anvur e se non intenda avviare ulteriori accertamenti al fine di valutare se non sussistano i presupposti di legge per la revoca dell'accreditamento, così come previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo del 27 gennaio 2012, n. 19.
(5-01490)


   AMATO, CASO, CHERCHI e ORRICO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   per diventare insegnanti di sostegno oltre ad avere l'attitudine necessaria alla delicatezza del ruolo, bisogna avere il titolo di specializzazione per l'insegnamento di questa disciplina che si consegue presso le università;

   in Italia vige il numero chiuso per l'accesso alla specializzazione sul sostegno, che rischia di precludere una risposta concreta alle esigenze degli alunni con disabilità e delle loro famiglie, favorendo le possibili speculazioni sui docenti di sostegno con i titoli conseguiti nelle università straniere;

   basti pensare che quest'anno si sono specializzati in Italia solo 20.000 docenti a fronte di una esigenza di 100.000 docenti di sostegno;

   come evince da una intervista di Rai Radio 1 Sportello Italia al segretario della Uil Giuseppe D'Aprile, anche per quest'anno scolastico il numero delle immissioni in ruolo degli insegnanti diminuisce sensibilmente, mentre il numero degli insegnanti a tempo aumenta; la situazione più pesante riguarda proprio gli insegnanti di sostegno, con una precarietà dilagante che sta sfiorando l'emergenza; pertanto il diritto allo studio di 250.000 alunni con disabilità potrebbe essere disatteso;

   l'insegnante di sostegno in Italia è un docente specializzato che viene assegnato ad una classe dove sono presenti alunni con disabilità, al fine di favorirne l'inclusione e l'apprendimento;

   la figura dell'insegnante di sostegno, in Italia, è stata introdotta nel 1977 e sono state abolite le classi differenziate;

   pur se l'abolizione delle classi differenziate abbia reso il nostro Paese all'avanguardia nell'integrazione degli alunni con disabilità, la figura dell'insegnante di sostegno risulta poco tutelata e poco valorizzata;

   nell'anno scolastico 2023-24 gli insegnanti di sostegno sono 125.000 a fronte di un fabbisogno di circa 100.000 insegnanti di sostegno in più (come evince dai dati forniti dal Ministero dell'istruzione e del merito); pertanto avremo per questo anno scolastico 100.000 posti in deroga per il sostegno assegnati dunque a docenti non specializzati;

   appare incomprensibile che il numero programmato, così definito, non consenta ai molti aspiranti di poter conseguire il titolo di specializzazione in Italia, di fatto costringendoli ad andare all'estero –:

   se non ritenga urgente intervenire per risolvere i problemi legati all'accesso ai corsi di specializzazione sul sostegno nelle università.
(5-01491)


   AMORESE, ROSCANI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la problematica del caroaffitti universitario ha assunto criticità sistemiche;

   il costo delle camere doppie è aumentato in quasi tutte le città italiane e ora vengono affittate in media a 253 euro al mese. La camera singola resta invece stabile a 437 euro al mese, ma con differenze tra città e città;

   i prezzi degli affitti sono aumentati del 40 per cento rispetto al 2019 e, a oggi, costa più affittare una stanza a Milano che un bilocale a Torino. Ma il caro affitti non riguarda solo il Nord o le grandi città, ma è un fenomeno espanso a macchia d'olio in tutta Italia, come dimostrato dalle proteste scoppiate da Milano a Cagliari appena tre mesi fa –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di affrontare questa grave problematica, che rischia di ledere il diritto allo studio.
(5-01492)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Montaruli n. 1-00160, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 126 del 26 giugno 2023.

   La Camera,

   premesso che:

    secondo l'Associazione Hikikomori Italia il termine giapponese – il cui significato letterale è «stare in disparte» – è riferibile a chi «decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori»;

    l'Associazione – anche in assenza di dati ufficiali – stimava quale verosimile la presenza di almeno 100 mila casi nella nostra nazione. L'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-lfc) ha svolto, su impulso del Gruppo Abele ed in collaborazione con l'Università della strada, il primo studio nazionale sull'isolamento volontario nella popolazione adolescente, fornendo una stima quantitativa su un campione di oltre 12.237 studenti fra i 15 e i 19 anni fondata sull'autovalutazione degli stessi partecipanti;

    in particolare risulta dallo studio che il 18,7 per cento dei ragazzi ha risposto affermativamente circa la presenza di periodi di isolamento volontario (non uscire di casa per un tempo significativo senza andare a scuola e/o frequentare amici e/o conoscenti) nell'arco della propria vita, mentre il 12,3, pur rispondendo negativamente, ha dichiarato che avrebbe tuttavia voluto;

    tra gli studenti che hanno dichiarato di essersi isolati, il 9,1 per cento lo avrebbe fatto per 6 o più mesi, il 14,1 per cento per 3 mesi, il 20,7 per cento per 1-2 mesi. Nello studio si legge, inoltre, come «quasi il 13 per cento degli studenti ha affermato di conoscere qualcuno che può essere definito Hikikomori ovvero qualcuno che evita il coinvolgimento sociale, ha lasciato la scuola, non frequenta praticamente nessun amico e passa tantissimo tempo davanti ad un monitor, isolato nella propria camera o abitazione»; «in termini di prevalenza» – si legge – «gli studenti che si autodefinirebbero Hikikomori rappresentano il 2,1 per cento del campione dello studio»;

    le cause di tale isolamento possono essere assai diverse, da quelle caratteriali a ragioni famigliari, da problemi insorti durante il percorso scolastico con crescente demotivazione del soggetto nel confrontarsi con gli altri, soffrendone talvolta le pressioni o il confronto, fino a rifiutare la vita sociale stessa;

    particolarmente rilevante risulta essere la reazione delle famiglie registrata nello studio: dal campione intervistato, oltre il 25 per cento ha dichiarato che i propri genitori avrebbero accettato l'isolamento e l'azzeramento delle relazioni sociali senza porsi particolari domande a riguardo. Si tratta di un fenomeno che non può essere sottovalutato e che necessita di uno sforzo organico di informazione, formazione e supporto a tutti i soggetti coinvolti. Un ulteriore studio dell'Istituto superiore di sanità ha identificato il fenomeno Hikikomori in circa 65 mila studenti tra gli 11 e i 17 anni;

    è evidente che il fenomeno descritto non può manifestarsi esclusivamente nella popolazione studentesca; tuttavia, manca uno studio su scala nazionale che prenda in considerazione tutte le fasce d'età della popolazione. Occorre un'attenzione puntuale a livello sociale, ma anche normativo in grado di prevenire e contrastare detti fenomeni, unitamente a forme di disagio più specificatamente giovanile, fornendo strumenti sempre attuali in sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie;

    occorre, altresì, sostenere e promuovere l'istituzione di centri di consulenza giovani all'interno dei distretti delle aziende sanitarie, al fine di mettere a disposizione dei giovani stessi, degli adolescenti, delle famiglie e di tutte le figure educative spazi per il confronto, il primo ascolto, la prevenzione degli stati patologici e il sostegno psicologico, anche attraverso approcci progressivi che comprendano visite domiciliari e l'utilizzo della telepsichiatria;

    si rileva al tempo stesso la necessità di sostenere, con iniziative di carattere normativo, la popolazione adulta, che, a maggior ragione dopo gli anni di pandemia, è sottoposta a gravi ripercussioni legate alla capacità di relazionarsi e di vivere in società, offrendo strumenti che impediscano l'emarginazione e ulteriori conseguenze negative;

    la Commissione affari sociali della Camera dei deputati sta esaminando alcune proposte di legge sul cosiddetto «psicologo di base», che rafforzano il supporto psicologico offerto ai cittadini,

impegna il Governo:

1) ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione;

2) ad attivare presso il Ministero della salute una commissione di esperti atta a formulare un questionario condiviso in grado di individuare i sintomi dell'isolamento sociale volontario nelle sue fasi più precoci e per l'identificazione dei soggetti coinvolti nel fenomeno comunemente chiamato Hikikomori;

3) a promuovere, d'intesa con le regioni, l'istituzione e il rafforzamento dei centri di consulenza giovani nell'ambito dei distretti delle aziende sanitarie, al fine sviluppare un sistema integrato e coordinato per la tutela della salute e del benessere dei giovani e degli adolescenti, in grado di prevenire eventuali stati patologici, intercettare tempestivamente situazioni di disagio e strutturare approcci progressivi centrati sul sostegno familiare, con visite domiciliari frequenti e utilizzo della telepsichiatria;

4) a promuovere periodicamente uno studio su scala nazionale che coinvolga tutte le fasce d'età della popolazione circa l'incidenza di tale fenomeno e le sue ripercussioni;

5) a promuovere campagne informative e di salute pubblica circa il fenomeno sopra citato, anche coinvolgendo l'Associazione Hikikomori Italia, con particolare attenzione alle scuole, alle università e ai mezzi di informazione digitale che possono essere utili per raggiungere potenziali Hikikomori e le loro famiglie;

6) ad attivare ogni utile iniziativa per un'adeguata formazione di insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento, per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario;

7) ad adottare iniziative di competenza per attivare presso le regioni protocolli volti al supporto dei soggetti coinvolti e al loro reinserimento nel percorso scolastico o lavorativo;

8) a promuovere misure di supporto psicologico e specifico sia durante il percorso scolastico e formativo sia durante quello lavorativo, con particolare attenzione alle fasce economicamente più fragili della popolazione;

9) a potenziare il servizio psicologico presso strutture pubbliche o convenzioni con liberi professionisti, introducendo misure di sostegno alle famiglie con persone affette da «Hikikomori», anche valutando la possibilità di promuovere la formazione di comunità ad essi dedicate.
(1-00160) (Nuova formulazione) «Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi, Foti, Lazzarini, Benigni, Cavo, Zurzolo, Loizzo, Cappellacci, Roscani, Matone, Patriarca, Vietri, Ciocchetti, Ciancitto, Colosimo, Lancellotta, Maccari, Morgante, Rosso, Schifone».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Pavanelli n. 3-00133 del 25 gennaio 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Scotto n. 5-01233 del 3 agosto 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Amato n. 5-01410 del 2 ottobre 2023;

   interrogazione a risposta scritta Braga n. 4-01674 del 4 ottobre 2023;

   interpellanza urgente Traversi n. 2-00242 del 13 ottobre 2023.